Scarica - Rèclame Savigliano
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ANNO 4 NUMERO 40 aprile 2015 d e l l a P r o v i n c i a G RAN D A La primavera sfida la matematica 1 L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI 2 3 Sommario Aprile 2015 Fisco e tributi 8 10 Agevolazioni fabbricati rurali Il fisco aggiusta il tiro Fatturazione elettronica: chi, dove, come e quando 39 Rosatello, la tecnologia su misura per i frutteti Diritto agrario 55 Il comodato d’uso serve alla ruralità Aproma informa 32 L’editoriale 6 La libera primavera delle vacche magre L’aria che tira 7 4 A ognuno la sua diversa strada L’incontro dei costruttori rilancia la meccanizzazione Notizie dalle aziende 24 Proteine in razione Chi chiede di differenziarle con sottoprodotti non crede nell’allevatore piemontese! 27 La buona carne piemontese tra colline di vini e nocciole Enologia 46 Testo unico sul vino Qui comincia l’avventura 48 Vigneti, cosa c’è da sapere sui diritti di reimpianto Seguici anche su: www.imprenditoreagricolo.com Zootecnia 12 14 31 Meccanizzazione, ecco tutti i premiati «Non possiamo lasciare che chiudano le stalle» 34 Fiori e frutti protagonisti a Lagnasco dal 10 al 12 aprile L’importanza del bilancio per far rendere le stalle 36 La fiera di Mondovì esalta la primavera 58 Stradegustando sui sentieri del gusto Copagri all’attacco: Attualità 28 18 Sistemi normali e alternativi per la pulizia della stalla 22 Latte, perchè solo in Italia non si multano le industrie? Selvicoltura 52 Normative e procedure per il taglio del bosco ceduo Il futuro della montagna tra Psr e parco del Monviso Ortofrutticoltura 40 Arriva Crimson Snow la mela australiana 44 Ministero, Isa spa e Rivoira spa. Un progetto da 19 milioni di euro Osservatorio prezzi 60 Prezzi e mercati all’ingrosso Scadenze fiscali 61 30 Vigone, la fiera agrimeccanica è più forte della pioggia 63 della provincia Granda Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 [email protected] www.imprenditoreagricolo.com Editore: Réclame S.r.l. Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Pubblicità: Réclame Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 e-mail: [email protected] www.reclamesavigliano.it Progetto grafico: Marco Grussu Stampa: G. Canale & C. S.p.A. 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Ormai si è capito che la manna non arriverà più dal plumbeo cielo del programma di sviluppo rurale, il quale, anzi, nell’immediato rischia addirittura di oscurarsi del tutto, se non si porrà rimedio ai ritardi e ai pasticci causati dall’affrettata abolizione delle Province e dalla mancata riorganizzazione dei servizi regionali. E’ la stagione delle vacche magre, ma anche delle vacche libere. Libere da trent’anni di quote, che ne hanno condizionato la produzione e la vita. Libere di rinascere, pensare e fare pace, se lo vorranno (e potranno) gli allevatori, stremati dalla “guerra civile” delle multe e fucilati al petto dall’ultima raffica di cartelle esattoriali della pubblica amministrazione. E’ la stagione dei frutteti fioriti che tremano al gelo della guerra in Ucraina, e delle vigne che scrutano il nuovo orizzonte dei diritti di reimpianto… Ma è anche la stagione, quest’anno, dell’Expo di Milano dedicata al cibo, per cercare nel linguaggio universale dell’agricoltura il senso di una nuova primavera possibile, tra economia e ambiente, speculazioni e sostenibilità. Interrogativi sul destino della terra e sull’identità dell’uomo, ai quali non si sottrarrà papa Francesco, che a giugno sarà a Torino per celebrare don Bosco e ribadire, come è avvenuto nel recente incontro con il mondo delle cooperative, che va combattuta la “cultura dello scarto”, “coltivata dai poteri che reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato, dove al centro c’è il dio denaro”. Una sfida possibile per le cooperative, ha detto il papa, ma anche per l’agricoltura, si potrebbe aggiungere, dove si è abituati a sfidare tutto, anche la matematica! In gioco c’è “la necessità di riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso integrale della persona, che ha bisogno certamente di reddito, ma non soltanto del reddito!”. Anche per questo, si torna a sperare. Cantava Fabrizio de André: “Primavera non bussa lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne i capelli di grano; che paura, che voglia che ti prenda per mano. Che paura, che voglia che ti porti lontano”. l ’ a r i a c h e t i r a A ognuno la sua diversa strada M ichele A ntonio F ino Arriva finalmente la primavera e le nubi all’orizzonte invece di diradarsi si accumulano. No, non solo nel senso metereologico che nel 2014 ci ha insegnato che la Provincia di Cuneo può essere come l’Irlanda. Carne che non tira per la riduzione dei consumi a causa della crisi; latte sull’altalena per via dell’import facile di prodotto con costi minori; frutta che “io speriamo che me la cavo” (e auspichiamo cessi l’embargo alla Russia); vino con altissimi e bassissimi. Sembra soprattutto che una strategia complessiva fatichi a farsi largo e forse, mi viene da dire, la strategia complessiva è una boiata pazzesca (piccola volutissima citazione dell’immortale Fantozzi, che 40 anni fa usciva per la prima volta nei cinema). Forse l’unica strada è diversificare più e meglio di come la nuova PAC ci obbliga a fare (e quindi, implicitamente ci spinge a non fare). Non ho né l’autorità né le capacità per dare ricette a chi il mestiere lo conosce, ma non posso non riscontrare con sempre maggiore frequenza un dato: laddove il produttore riesce ad avere qualcosa di più per la sua carne, la sua frutta, il suo miele o il suo latte, questo si spiega grazie alla qualità della produzione, alla sua riconoscibilità sul mercato, al valore aggiunto che il territorio riesce a dargli. Qualcuno penserà; ma mica possiamo entrare tutti ne La Granda o fare le marmellate come Agrimontana o produrre formaggi DOP come il Castelmagno o rarissimo come il Plaisentif. Esattamente come non tutti possiamo produrre Barolo! Certamente, e infatti diversificare significa cercare per la propria impresa, compatibilmente al proprio progetto aziendale e alla propria collocazione sul mercato, di avere una produzione di buona qualità media, ma senza rinunciare a cercare di diversificare una quota, anche piccola del proprio lavoro per concentrare in essa il racconto e l’orgoglio della propria terra. Non è certo un’idea originale o temeraria: in molti stanno provando una strada che i loro padri non avevano battuto e questo, tutto sommato, non è affatto un male. Così come la rivoluzione del vino di Langa si compì quando molti iniziarono a produrre, smettendo di vendere le uve, così potrà avvenire e sta lentamente avvenendo in altri campi. Piccoli caseifici, cascine che trasformano e vedono direttamente la propria carne e i propri frutti o vegetali sono un caso interessante di diversificazione: quella del 2015, quella che può offrire una prospettiva nuova. 7 Agevolazioni fabbricati rurali Il fisco aggiusta il tiro Importante (e favorevole) chiarimento dell’Agenzia delle Entrate sulle caratteristiche di piccola proprietà contadina 8 Un’importante e favorevole chiarimento è pervenuto dall’Agenzia delle Entrate con la Risoluzione n. 26/E del 6 marzo in materia di agevolazione per la piccola proprietà contadina. In particolare l’Amministrazione Finanziaria è intervenuta confermando che il trasferimento di un fabbricato rurale pertinenza del terreno agricolo gode anch’esso dell’agevolazione in oggetto. Questo intervento si è reso necessario in quanto la stessa Agenzia delle Entrate aveva disconosciuto tale possibilità prevedendo che la cessione del terreno poteva usufruire dell’agevolazione (che prevede tassa di registro e ipotecaria in misura fissa pari ad 200 euro cadauna e imposta catastale all’1%) e quella del fabbricato scontava l’imposta di registro in misura piena pari al 9%. CONDIZIONI Nella risoluzione in commento, oltre a ribadire che il soggetto acquirente deve essere un coltivatore diretto od un imprenditore agricolo professionale regolarmente iscritto nell’appo- Fisco e tributi sita gestione previdenziale, viene ribadito il concetto di pertinenzialità di cui all’art. 817 del codice civile. Sulla base di tale dettato normativo è necessario che sussista congiuntamente un elemento soggettivo, vale a dire una volontà manifestata dal proprietario del bene principale (in questo caso il terreno agricolo) di destinare durevolmente la cosa accessoria (il fabbricato rurale) a servizio del bene principale ed un elemento oggettivo consistente nel rapporto funzionale che deve intercorrere tra bene principale e bene accessorio. In altre parole il fabbricato rurale deve essere destinato all’attività agricola svolta sul fondo e soprattutto deve essere ubicato sul fondo medesimo. PERTINENZIALITà Da parte dell’amministrazione finanziaria c’è stato un cambio di orientamento perché non si parla più di strumentalità del fabbricato ma di pertinenzialità. Infatti la stessa Agenzia delle Entrate precisa che il contestato contenuto della Circolare 2/E/2014 era riferito ad un esempio in cui il fabbricato, seppure strumentale all’attività agricola, non era pertinenziale al fondo perché non ubicato sullo stesso e quindi non poteva per tale motivo godere dell’agevolazione per la piccola proprietà contadina. Agroenergie, per il 2015 non cambia nulla Confermata l’esclusione da tassazione per la tariffa incentivante Con la definitiva conversione in Legge del DL milleproroghe viene prorogata anche per il 2015 la più favorevole tassazione delle agroenergie, vale a dire la possibilità di determinare forfettariamente il reddito derivante dalla produzione di energia elettrica sulla base del 25% dei soli ricavi derivanti dalla cessione dell’energia medesima e non anche della quota (distinta od omnicomprensiva) della tariffa incentivante. Inoltre sono state confermate le franchigie pari a 200 Kw circa di potenza per gli impianti fotovoltaici e 300 Kw circa per quelli a biogas o biomasse sotto le quali, anche per il 2015, rimane la tassazione su base catastale. La più onerosa tassazione, prevista originariamente dal DL 66/2014, rimane pertanto “congelata” fino al periodo di imposta 2016 con l’auspicio che nel frattempo la norma possa essere definitivamente modificata. 9 Fatturazione elettronica: chi, dove come e quando Dal 31 marzo le Pubbliche Amministrazioni non possono più effettuare pagamenti a fronte di fatture cartacee 10 A partire dal 31 marzo 2015 i contribuenti che effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizi nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni sono obbligati ad emettere le relative fatture secondo la disciplina della fatturazione elettronica, dal momento che le Pubbliche Amministrazioni non possono più effettuare pagamenti a fronte di fatture cartacee. CONSERVAZIONE ELETTRONICA È stato disposto altresì che devono essere effettuati in forma elettronica gli ulteriori adempimenti di trasmissione, conservazione e archiviazione delle fatture medesime. È possibile per il soggetto emittente adottare la conservazione elettronica delle sole fatture verso la Pubblica Amministrazione a condizione che esse siano annotate in un apposito registro sezionale e numerate progressivamente con una distinta serie numerica. FIRMA DIGITALE. Le fatture elettroniche sono trasmesse in un file formato XML e devono essere sottoscritte con firma elettronica digitale. Esse devono riportare le ulteriori infor- mazioni di natura fiscale previste dagli art. 21 e 21-bis del DPR 633/72 (Testo Unico dell’Iva) e tra gli elementi essenziali che devono obbligatoriamente riportare figura il codice univoco assegnato dall’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA) pubblicato sul sito www. indicepa.gov.it. La legge istitutiva dell’obbligo prevede che le fatture siano veicolate tramite il Sistema di Interscambio (SDI), cui i fornitori delle Pubbliche Amministrazioni sono dunque tenuti a inviare le proprie fatture. All’atto della ricezione di una fattura elettronica e una volta superati i controlli previsti per la fattura stessa il SDI provvede ad inoltrarla al competente ufficio dell’Amministrazione committente, identificato tramite il codice univoco riportato nella fattura medesima. SPEDIZIONE. La trasmissione della fattura al SDI e da questo all’Amministrazione destinataria avviene attraverso l’utilizzo di canali alternativi, tra i quali rientra il sistema di posta elettronica certificata (PEC) o analogo sistema di posta elettronica basato su tecnologie che certifichino data e ora dell’invio e Fisco e tributi della ricezione delle comunicazioni, nonché l’integrità del contenuto delle stesse. L’invio delle fatture può essere effettuato direttamente dal fornitore o tramite intermediari. La fattura elettronica si considera trasmessa per via elettronica e ricevuta dalle Amministrazioni solo a fronte del rilascio della ricevuta di consegna da parte del SDI. È peraltro opportuno segnalare che l’emissione della fattura elettronica è obbligatoria per i soli soggetti muniti di partita Iva. Nel caso pertanto di soggetti esonerati, quali ad esempio persone fisiche od enti che non svolgono attività commerciali, la fattura continuerà ad essere inviata in forma cartacea. DESTINATARI. Occorre pertanto effettuare un’attenta verifica dell’eventuale obbligo di emettere fattura elettronica nei confronti di alcuni dei propri clienti, quando si suppone che gli stessi possano configurarsi quali soggetti rientranti nell’ambito delle Pubbliche Amministrazioni. Per individuare i soggetti cui dovranno essere inviate le fatture elettroniche è sufficiente accedere al sito http://indicepa.gov.it/documentale/ricerca.php inserendo il codice fiscale dell’ente nel campo di ricerca. Si consiglia altresì agli enti con particolare forma giuridica di verificare quanto prima la propria eventuale inclusione nell’elenco delle Pubbliche Amministrazioni in quanto per costoro è necessario dotarsi, nel più breve tempo possibile, dei programmi e delle procedure necessarie per la ricezione delle fatture elettroniche. CONSULENTI. Il servizio di fatturazione, trasmissione, conservazione ed archiviazione può essere affidato esternamente a consulenti o società di servizi; se la conservazione viene tenuta da tali soggetti terzi rispetto all’azienda occorre effettuare una variazione ai fini Iva segnalando il deposito delle scritture contabili per quella data attività soggetta a fatturazione elettronica. Si segnala che il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) rientra nell’elenco delle Pubbliche Amministrazioni e pertanto le fatture emesse nei suoi confronti a decorrere dal 31.03.2015 dovranno seguire la procedura di fatturazione elettronica. Tuttavia, atteso che già ora il GSE si occupa della procedura di fatturazione (seppur non elettronica) attraverso il proprio portale, è presumibile che lo stesso si attivi al fine di effettuare direttamente il servizio esternalizzato di fatturazione, trasmissione, conservazione ed archiviazione elettronica per conto dei propri cedenti; se ciò sarà confermato occorrerà effettuare quindi la variazione ai fini Iva del deposito delle scritture contabili per la sola attività di cessione dell’energia, indicando il GSE come depositario delle medesime. Si attendono al più presto chiarimenti in merito da parte del Gestore. 11 Zootecnia Copagri all’attacco: «Non possiamo lasciare che chiudano le stalle» Parla il presidente della Confederazione produttori agricoli, Francesco Carrù: «Sulle multe arretrate, situazione disastrosa. La politica non faccia finta di non vedere cosa sta accadendo» In questi giorni, centinaia di aziende zootecniche vivono l’incubo della stretta finale sul pagamento delle multe arretrate delle quote latte. Decine, centinaia di migliaia di euro vengono richiesti ad allevatori che non sembrano più avere alternative, se non il fallimento. Una situazione disperata, della quale si sta facendo paladina la sede piemontese della Copagri, Confederazione produttori agricoli, presieduta da Francesco Carrù. Presidente Carrù, cosa sta accadendo? «Agea sta inviando intimazioni di pagamento chiedendo agli allevatori di rientrare del presunto debito delle quote latte entro 60 giorni dal ricevimento delle comunicazioni. Ci sono in ballo cifre assurde…». Non è una novità… «Questa volta sono tutti coinvolti, nessuno escluso, compresi molti agricoltori 12 definiti “onesti”, che ad oggi non riescono a pagare la rateizzazione e sono obbligati, come tutti, ad affittare quote con prezzi fuori da ogni ragione di mercato. Una situazione che il Governo sta gestendo malissimo». Cosa intendete fare? «Adotteremo tutte le misure legali per bloccare queste cartelle di pagamento, il cui unico risultato sarà di mettere in mezzo alla strada un mucchio di famiglie. Vogliamo vedere se il mondo politico tutto e la società si assumeranno anche questa responsabilità. Nell’immediato, produrremo un documento politico da sottoporre all’approvazione del Consiglio regionale e chiederemo che il Ministero faccia la sua parte bloccando le ingiunzioni di pagamento e istruendo un tavolo a Roma di confronto con dati certi, per trovare tutti insieme la giusta soluzione ad un pro- Zootecnia blema che dura 30 anni». Come si è arrivati a questa situazione? «A suo tempo, l’Italia ha dichiarato all’Unione europea una produzione interna di latte decisamente inferiore alla reale produttività, innescando così il meccanismo perverso delle multe: non a caso fu concesso quel famoso 6 per cento in più all’ex ministro Zaia. Nel 1995 il Piemonte aveva 6449 aziende da latte che oggi si sono ridotte a 2442, con un trend destinato a scendere, per colpa delle multe e dei costi di produzione che sono superiori ai ricavi della produzione stessa, senza dimenticare che il prezzo del latte oggi è al di sotto del reale costo di produzione: siamo nell’ordine di 37 centesimi lordi alle aziende, contro 1, 60 euro di vendita al consumatore, mentre continua l’importazione di latte che proviene dall’estero». Sul pagamento delle multe, però, se ne sono viste di tutti i colori… «Qualche furbetto può esserci, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Nessuno vuole sottrarsi alle proprie responsabilità, se ce ne sono. Se chi ha rateizzato i pagamenti non è riuscito a mantenere l’impegno, è solo per la grave situazione economica in cui versa il mondo agricolo. Dopo di che, se si deve pagare, è legittimo pretendere di sapere cosa si va a pagare, visto che nei cassetti giacciono fior di inchieste dei carabinieri che hanno smascherato clamorose anomalie del sistema, senza che siano stati presi provvedimenti. E’ troppo semplice scaricare le responsabilità sull’anello più debole. Vogliamo chiarezza, vogliamo che il signor ministro Martina dia corso a ciò che sta nel cassetto. Non serve l’ennesima indagine che si fermerebbe di nuovo o che nasconderebbe l’ennesima campagna elettorale. I dati degli inquirenti e delle Commissioni ministeriali sono già tutti disponibili, basterebbe leggerli». Intanto, c’è da pagare «Certo… E si tenga conto che tutte queste aziende non percepiscono più nessun contributo, in quanto i crediti vengono compensati con i debiti e finiscono nelle casse delle Stato, peraltro senza che i dati incrociati con i registri debitori siano sempre allineati. Ma questa volta andremo fino in fondo, le stalle non devono chiudere, sarebbe un disastro». 13 Zootecnia L’importanza del bilancio per far rendere le stalle Avere sotto controllo entrate e uscite, costi e ricavi, è ormai indispensabile per stare sul mercato 14 Sappiamo tutti che lo scenario zootecnico piemontese ha subito un notevole cambiamento negli ultimi anni. Si è ridotto progressivamente il numero di aziende medio piccole e si è registrato una aumento delle realtà aziendali più grandi; è quindi aumentata la consistenza media aziendale dei capi allevati. Queste nuove realtà, oltre all’utilizzo del lavoro famigliare, si trovano spesso a dover ricorrere alla manodopera esterna (dipendenti) ed all’affitto di terreni con costi spesso onerosi, tutto questo determina una riduzione del profitto dell’allevatore. È un dato di fatto che le aziende agricole piemontesi, non a statuto societario, che annualmente redigono un accurato bilancio sono pochissime. ANALISI DELLA REDDITIVITà A differenza di altri paesi, in Italia, si tende a trascurare l’analisi della redditività dell’azienda cosa che invece diventa sempre più impor- tante col crescere delle dimensioni dell’allevamento. Queste analisi sono molto utili per l’allevatore, poiché danno una visione oggettiva sull’andamento economico dell’impresa. Spesso passando molto tempo in stalla e non avendo una visione globale dei numeri si tende a fare scelte legate alla sensazione e non basate sui dati concreti. Essendo le stalle da latte ormai delle vere e proprie imprese, con fatturati medi che superano talvolta abbondantemente i 500.000,00 euro annui, diventa basilare avere sotto controllo entrate e uscite, costi e ricavi e possibili investimenti basati sui risultati economici e sugli obbiettivi. In più, bisogna considerare che con la fine delle “quote latte” il prezzo sarà sempre più influenzato dal mercato. Questo nuovo quadro economico non permetterà più di fare errori nelle scelte gestionali dell’azienda, quindi il conto economico e l’identificazione delle aree di miglioramento del processo produttivo diventano un Zootecnia deve essere almeno pari al 3-5% per poter garantire che gli animali abbiano mangiato tutto ciò che potevano mangiare); • il prezzo di vendita del latte. Raccolti questi parametri possiamo iniziare ad elaborarli per avere degli indici che ci guidino nella gestione. obbligo se si vuole rimanere sul mercato. RACCOGLIERE I NUMERI L’allevatore può avere un maggior controllo sulla redditività della sua stalla semplicemente valutando con continuità alcuni parametri ricavati mediante l’elaborazione di dati facilmente disponibili. In questo articolo vogliamo prenderne in considerazione alcuni ma prima di iniziare la loro analisi dobbiamo fare un passo indietro per sottolineare che per poter elaborare i dati bisogna prima di tutto averli, è quindi fondamentale che ogni allevatore intraprenda una attività sistematica di registrazione dei numeri. I dati da registrare giornalmente sono: • i costi alimentari della razione con le quantità ed i prezzi sia dei concentrati acquistati dall’esterno sia dei foraggi aziendali; • il numero di vacche munte giorno per giorno e l’entità di quelle il cui latte non è stato venduto. (La percentuale di quest’ulti- me non deve superare il 2-3%); • i litri di latte venduti; • l’ingestione di sostanza secca. Per calcolare questo parametro è necessario registrare la quantità di unifeed scaricato e l’avanzo raccolto il giorno successivo. (Il residuo LATTE VENDUTO E SOSTANZA SECCA Il rapporto tra latte venduto e sostanza secca ingerita ci descrive quanto latte produce il chilogrammo di sostanza secca ingerita con l’alimentazione. Questo valore si ottiene semplicemente dividendo i Kg di latte prodotto per i Kg di sostanza secca quindi numeri bassi indicano un basso rendimento 15 Zootecnia della razione. L’obbiettivo da raggiungere è un valore almeno pari a 1.4, ma in aziende che sono state in grado di ottimizzare questo parametro si rilevano anche numeri pari a 1,7. ENTRATE AL NETTO DEI COSTI ALIMENTARI (IOFC) Si ottiene sottraendo al ricavo totale del latte i costi alimentari sostenuti per le vacche in produzione. Questo dato è influenzato da diverse variabili le più significative sono: il costo alimentare, l’indice di conversione della sostanza secca in latte, l’ingestione totale di sostanza secca e il prezzo di vendita del latte. L’allevatore può incidere in maniera più o meno significativa sui primi tre parametri mentre diventa più difficile poter influenzare positivamente il quarto. Con gli attuali: prezzo del latte e costi delle materie il valore obbiettivo è pari a 8,00 euro per vacca al giorno. A questo riguardo bisogna sottolineare che l’obbiettivo finale dell’azienda da latte non 16 è quello di ridurre per forza i costi alimentari ma piuttosto di aumentare il divario tra costi e ricavi. IOFC MARGINALE Esprime la variazione dei ricavi all’aumentare della produzione di un litro di latte, quindi il latte marginale è quel litro di produzione in più rispetto a quelli già prodotti. Secondo uno studio fatto dal SATA su 62 allevamenti della Lombardia qualsiasi intervento che porti a produrre 1 litro di latte in più ad un costo inferiore a 0,29 euro conviene. Questo valore può subire delle variazioni essendo legato al prezzo del latte e al costo alimentare ed è quindi da valutare da stalla a stalla. LIMITE DI SOSTITUZIONE DELLA BOVINA E’ il parametro che indica la produzione in latte al di sotto della quale conviene eliminare un animale, dato influenzato oltre che dal prezzo del latte e dal costo alimentare anche dal costo per l’acquisto o l’alleva- mento di una manza. È importante ricordare che ogni posto stalla comporta dei costi fissi che obbligatoriamente devono essere coperti, quindi per massimizzare l’efficienza dell’allevamento è essenziale che ogni cuccetta disponibile sia occupata da una bovina in piena produzione o quantomeno nella media. Zootecnia Per contro si deve mantenere costante il numero di animali in stalla non eccedendo rispetto ai posti in cuccetta, in modo da avere condizioni di benessere ottimali che permettano ad ogni animale di esprimere appieno il proprio potenziale. TASSO DI GRAVIDANZA E’ il parametro più significativo per quanto riguarda l’efficienza delle performance riproduttive ed è normalmente indicato con la sigla Pr dall’inglese Pregnancy rate. Il Pr si calcola su periodi di 21 giorni dividendo il numero di bovine gravide per il numero di bovine potenzialmente fecondabili nello stesso periodo. Questa misura prende in considerazione tutte le vacche presenti ed è possibile rilevare sue oscillazioni in brevi periodi di tempo. Il tasso di gravidanza è condizionato a sua volta da altri due valori: il tasso di rilevamento calori indicato con la sigla Hdr dall’inglese Heat detection rate e il tasso di concepimento indicato con la sigla Cr ossia conception rate L’Hdr ci dice il numero di bovine che sono state effettivamente fecondate sul totale di quelle fecondabili sempre su periodi di 21 giorni, questo valore deve essere almeno pari al pari al 50 %. Il Cr invece indica il numero di bovine che si sono ingravidate sul totale di quelle fecondate; il tasso di concepimento deve registrare valori pari al 35%. Il Pr si ottiene moltiplicando l’ Hdr per il Cr quindi con un tasso di rilevamento calori del 50% e un tasso di concepimento del 35% si ottiene un tasso di gravidanza del 17,5%. Questi dati riguardanti l’efficienza riproduttiva sono essenziali nella determinazione del reddito negli allevamenti da latte. Per dare un riferimento economico basti pensare che passando da Pr 12% a 13% si ha un aumento del reddito di 40 euro/capo/anno. DATI UTILI Sicuramente con l’attuale andamento del mercato tutti i numeri, siano essi tecnici o economici, che riguardato l’efficienza della stalla, saranno sempre più di utilità sia per i professionisti che per gli allevatori e ci aiuteranno ad indirizzare le scelte aziendali e gli obbiettivi per poter rimanere sul mercato del prossimo futuro. 17 Sistemi normali e alternativi per la pulizia della stalla La pulizia della stalla è un elemento fondamentale per la buona riuscita di un allevamento, poichè curandola in modo adeguato è possibile limitare notevolmente la carica batterica ed escludere di conseguenza affezioni particolari all’intera mandria stabulata. E’ dunque evidente che, come per noi umani, anche per i bovini vivere in un ambiente salubre ne giova la vitalità, la serenità e, soprattutto, la produttività, fattore di maggior rilievo per l’imprenditore agricolo. I sistemi atti alla rimozione delle deiezioni animali sono diversi ed il loro impiego in stalla dipende da come questa è stata strutturata; il 18 complesso di elementi ed attrezzature interne, infatti, varia in base al tipo di allevamento scelto (latte, carne, linea vacca-vitello, eccetera). A seconda dell’indirizzo produttivo e della stabulazione dell’allevamento possiamo identificare diversi tipi di sistemi per l’asporto del letame: possono arrivare sino a 17 m. circa e con un consumo di energia elettrica che va dai 0,55 ai 0,75 Kw/gg; ALLEVAMENTI DA LATTE (zona di riposo a cuccette e zona di alimentazione a posta libera con autocatturanti) • PAVIMENTAZIONE GRIGLIATA: L’utilizzo del raschiatore in questo caso è molto raro (lo si impiega nel caso si abbia una maggior percentuale di materiale palabile, quindi deiezioni più asciutte) ma facoltativo infatti, in alcuni casi, lo si impiega al di sotto della pavimentazione grigliata. • PAVIMENTAZIONE PIENA (rigata per l’antiscivolo): Viene utilizzato un raschiatore con larghezze che ALLEVAMENTI DA CARNE (organizzazione a box, zona di riposo su lettiera permanente e zona di alimentazione a posta libera con autocatturanti per vacche nutrici o con mangiatoia per ingrasso) • PAVIMENTAZIONE PIENA CON LETTIERA IN PIANO: L’asporto del letame viene effettuato con la combine di impianto asporta letame, con la canalina di 0,40 m posta dietro la zona di alimentazione, e trattrice per rimuovere il materiale palabile su tutta la superficie del box; • PAVIMENTAZIONE PIENA CON LETTIERA IN PENDENZA: L’asporto delle deiezioni viene effettuato con un impianto asporta letame. Sfruttando la pendenza (5-6 % al metro di norma, ma si può arrivare anche all’ 8% al metro in caso di box poco estesi) ed il calpestio degli animali lo stallatico scende verso la canalina di passaggio dell’asporta letame e viene stoccato all’esterno nelle apposite platee. Esistono tuttavia delle eccezioni in alcuni casi in cui si possono trovare bovini all’ingrasso su grigliato o altresì ritrovare bovine ad attitudine L’asporto del letame può variare a seconda dell’indirizzo produttivo e della stabulazione dell’allevamento: ecco come lattifera (es. la frisona italiana) stabulate su lettiera permanente. Questi sono casi limite che si scaturiscono per motivi di spazio, abitudini degli allevatori, obblighi costruttivi imposti dalla legge ed altri. LA POTENZA DELL’ACQUA Terminata questa introduzione per inquadrare al meglio i vari sistemi di movimentazione dello stallatico, ritorniamo al fulcro dell’argomento: “sarebbe possibile applicare un impianto Zootecnia basato esclusivamente sulla potenza scaturita da un getto d’acqua per pulire una stalla?” . La risposta è “sì!”. Esiste un sistema, nato da un’idea francese, che sfrutta appunto il moto provocato dal flusso d’acqua (pompata ad una pressione di circa 5 bar) per ottenere un’efficace pulizia delle corsie di transito degli animali. Tale impianto può essere applicato non solo su strutture di nuova realizzazione bensì anche su strutture esistenti, l’unico adattamento da apportare è quello di dare alla stalla una pendenza dell’1% che si sviluppi per tutta la sua lunghezza in modo da agevolare lo scorrimento dell’acqua da un capo all’altro del fabbricato. SMALTIMENTO O RECUPERO? Sorge però il problema del recupero dell’acqua impura, data la presenza delle deiezioni, la quale ha due vie: la prima consisterebbe in un semplice smaltimento delle acque reflue mentre la seconda in un recupero di questa. La risposta a tale quesito può essere 19 riassunta in sei fondamentali passaggi: 1) STOCCAGGIO. L’acqua, rigorosamente pulita, viene stoccata all’interno di un apposito silos dimensionato in base all’area da pulire ed al numero di capi stabulati. Il passaggio dell’acqua dal silos di stoccaggio avviene sfruttando la sola forza di gravità (N.B.: l’acqua va cambiata 2/3 volte all’anno per evitare la proliferazione di colonie batteriche); 2) SPANDIMENTO. Nel momento in cui l’acqua arriva alle bocchette 20 di spandimento, poste all’ingresso della corsia di transito degli animali, presenta una pressione pari a circa 5 bar. Raggiunta questa le bocchette si aprono automaticamente facendo defluire il liquido lungo tutta la corsia; 3) RECUPERO. L’acqua impura viene raccolta da una canalina in CLS (l’effluente non può avere contatti diretti con il terreno come in un normale fosso irriguo) e fatta confluire verso un vascone di raccolta; 4) OMOGENEIZZAZIONE. L’effluente che arriva alla vasca di raccolta, costituito da una fase liquida (materiale non palabile) e da una solida (materiale palabile), è un composto cosiddetto eterogeneo cioè caratterizzato da un diverso gradiente di concentrazione tra le parti che lo compongono. Grazie a tale processo la miscela viene resa omogenea ossia con uguale concentrazione in ogni punto dello spazio. 5) SEPARAZIONE. La miscela omogenea ottenuta dalla omogeneizzazione viene fatta fluire attraverso un separatore dotato di vibrovaglio. Questa fase è il cuore del sistema, la Zootecnia parte liquida del composto vagliato viene trasferita in parte in un successivo serbatoio di raccolta e in parte viene purificata e mandata direttamente ai silos verticali della fase di stoccaggio. La parte solida rimasta, lascia un concentrato compatto e facilmente compostabile il quale può essere riutilizzato come materiale per la lettiera oppure come mezzo per le concimazioni in pieno campo; camente sprinklers. L’area irrorata per mezzo degli sprinklers è di circa 2.800 m2 (120 m x 24 m). Nel caso in cui non si disponga di appezzamenti adiacenti o quantomeno prossimi alla stalla il liquido può essere caricato in botte e dispersa in campo. Concludendo possiamo certamente affermare che nonostante sia un’idea di pulizia avanguardista (anche se all’estero vi sono Rappresentazione del ciclo di pulizia della stalla 6) ASPERSIONE. Il liquido trasferito nel secondo vascone può essere direttamente irrorato in campo (ciò è possibile se si hanno appezzamenti direttamente vicini all’impianto) attraverso un rotolone il quale, aspirando il liquido dalla vasca, lo canalizza verso delle “pistole” a spruzzo chiamate tecni- già impianti esistenti) il problema principale è il costo elevato di installazione dell’impianto e, successivamente, sono richiesti continui controlli sulla mandria stabulata poiché la presenza dell’acqua, alzando il tasso di umidità in stalla, può portare problemi podali agli animali. 21 Zootecnia Latte, perchè solo in Italia non si multano le industrie? Anche in Italia si registrano comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori che hanno portato prima in Spagna ed ora anche in Francia alla condanna delle principali industrie lattiero casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel 22 denunciare il “silenzio assordante dell’Antitrust in Italia dove ha chiuso una stalla su cinque con la perdita di 32 mila posti di lavoro negli anni della crisi”. MULTE ALLE INDUSTRIE In Francia l’Antitrust ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero casearie tra le quali Lactalis, Laita, Zootecnia Senagral e Andros’s Novandie per pratiche anticoncorrenziali dopo che il 5 marzo scorso sottolinea la Coldiretti - era intervenuto anche l’Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Grupo Lactalis Iberica (11,6 coprire neanche i costi di produzione». SENZA PREZZO «Oggi gli allevatori italiani consegnano il latte alle industrie al buio senza un prezzo certo è anche quando questo è ufficializzato - precisa Moncalvo - non tiene minimamente conto dei costi così come prevede l’art 62 e occorre quindi Esposto di Coldiretti e Codacons per fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco milioni). «Anche in Italia esiste - sostiene Moncalvo - un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono. I prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori manifestano ormai evidenti segni di difficoltà perché non riescono a dare all’Antitrust tutti gli strumenti necessari per intervenire anche con un adeguato sistema sanzionatorio così come è accaduto in Spagna e Francia». La Coldiretti e il Codacons per questo hanno chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). 23 Notizie dalle aziende Proteine in razione Chi chiede di differenziarle con sottoprodotti non crede nell’allevatore piemontese! Quando 10 anni fa ho cominciato a lavorare nella nutrizione della vacche da latte, mi capitava di incontrare allevatori convinti che senza il girasole o la crusca per differenziare l’apporto proteico in razione non si potesse raggiungere performance di latte importanti; altri convinti che la medica fasciata non potesse essere utilizzata perché causa di mastiti gravi; altri capaci di chiamare veleno i propri insilati perché troppo umidi ed usarli in razione con il contagocce ed infine di incontrare allevatori con 24 mandrie a 210 giorni di lattazione media convinti di non avere problemi di fertilità in azienda. Oggi incontro allevatori in Piemonte che anche somministrando in razione la soia, come unica fonte proteica da concentrati, raggiungono performance zootecniche interessanti, altri allevatori che chiedono che i loro insilati o fasciati diventino gli alimenti principali della loro razione per ridurre il costo della stessa ed infine allevatori che nella collaborazione fra il proprio buiatra e nutrizionista vedono l’unica strada per migliorare la fertilità in stalla. Zoofarma con il suo staff si pone come partner ideale per quest’ultima tipologia di allevatori. Alla 69° Fiera del Bovino da Latte di Cremona, tenutasi ad ottobre del 2014, il messaggio del Team Zoofarma era “Integriamo l’animale per migliorare la digeribilità dei tuoi foraggi”. È sempre più evidente per chi opera nella nutrizione dei ruminanti, che l’efficienza alimentare, ovvero l’abilità della bovina a trasformare i nutrienti degli alimenti in latte o in componenti nobili del latte, è strettamente legata all’efficienza ruminale. La flora, infatti, che vive nel rumine “utilizza/sfrutta” gli alimenti ingeriti. Nel razionare, quindi, è necessario avere a cuore la sanità e funzionalità del rumine. Tale impegno è possibile assolverlo massimizzando l’impiego in razione dei foraggi aziendali, che devono essere prodotti con una qualità sempre migliore. La caratteristica principale da considerare per inserire i foraggi nella razione delle bovine in lattazio- Notizie dalle aziende ne è la loro digeribilità ovvero la percentuale di nutrienti effettivamente utilizzata. I foraggi devono essere valutati visivamente e chimicamente, per poi monitorare le risposte dell’animale. I foraggi, infatti, sono estremamente variabili per quanto riguarda la loro composizione (tenore in proteina e fibra), influenzando e, spesso, limitando il potenziale di ingestione di sostanza secca da parte degli animali. I foraggi devono essere e vitamine. Integriamo così l’animale e il suo rumine, potenziando la digeribilità dei foraggi. La terra coltivata in Piemonte con il progetto di incrementare sia la concentrazione in razione che migliorare la digeribilità dei foraggi prodotti, negli anni, sarà una terra ricca di energia e proteina nobile da fornire ai propri animali ! La Redditività aziendale percorrendo questa strada ne trarrà sicuramente beneficio. Per migliorare tale aspetto poi è necessario potenziare la fertilità in azienda riducendo i giorni di lattazione media otte- nendo conferme di gravidanza più ravvicinate. Zoofarma per rispondere a questa specifica esigenza ha scelto di formulare integratori con principi attivi di origine naturale perché più disponibili per l’animale. Vitamine e Oligoelementi, sono i “dadi” e i “bulloni” biochimici che permettono alle proteine, agli zuccheri e ai grassi dei tessuti di funzionare in modo coordinato. Le fonti da cui derivano tali micronutrienti, all’interno degli integratori Zoofarma, sono totalmente naturali: olio di fegato di Ipoglosso microincapsulato (Microil VitA™) e Alghe Marine Calcaree. L’obiettivo di Zoofarma è quello di influenzare positivamente la fertilità delle vacche o bufale ad alta produzione e sostenerne il Sistema Immunitario sotto attacco nel periodo invernale (vedi incremento di mastiti e influenze polmonari ed enteriche). le fondamenta di tutte le nostre razioni. Per migliorare la digeribilità dei foraggi aziendali, Zoofarma ha creato una linea di integratori, denominata Cristal Line, che ha come caratteristica principale una composizione di macrominerali ad alto coefficiente di digeribilità. La linea Cristal Line è stata formulata considerando il fabbisogno nutrizionale quotidiano specifico per la flora ruminale stessa. La flora ruminale ha necessità, per vivere e moltiplicarsi, di macrominerali 25 26 Notizie dalle aziende La buona carne piemontese tra colline di vini e nocciole A Canale d’Alba la “Cascina del Pepe” di Giovanni e Davide Sacchetto Se ci si aggira tra i tanti paesi abbarbicati sulle colline di Langa e Roero non è raro imbattersi in imprenditori agricoli che con tenacia hanno deciso di investire in attività diverse da quelle che per antonomasia caratterizzano l’Albese (vino e nocciole). E’ il caso, ad esempio, di Giovanni e Davide Sacchetto, padre e figlio di Canale che hanno deciso di dedicarsi “anima e corpo” all’allevamento di bovini di razza Piemontese. La loro è una storia che dura da generazioni e che ha visto Giovanni dedicarsi per 25 anni all’autotrasporto prima di ascoltare il richiamo dell’azienda di famiglia, nota a tutti come “Cascina del Pepe”, dall’appellativo con cui da decenni i Sacchetto sono conosciuti in paese. E’ stato lui a realizzare nel 1994 la stalla dove oggi trovano sistemazione oltre 70 maschi di razza Piemontese, e soprattutto ad affiancare anni più tardi un punto vendita aziendale in cui commercializzare direttamente la carne, ancora una rarità nella zona. Il figlio Davide, 27 anni, è cresciuto assimilando inconsciamente tutte le fasi più recenti dell’attività di famiglia e ne è rimasto “catturato”, tanto che nel 2008 ha deciso di entrare in azienda grazie alle possibilità offerte per l’insediamento giovani. La “Cascina del Pepe” un tempo era un allevamento linea vacca-vitello, poi negli anni si è specializzato in bovini maschi che Giovanni e Davide Sac- chetto acquistano ogni anno sempre dallo stesso malgaro, prima e dopo il periodo di alpeggio a Bardonecchia. I vitelli giungono così in azienda già svezzati (3/4 mesi), per poi iniziare il processo di crescita e ingrasso che li porterà a raggiungere, dopo 18/19 mesi, circa 750 kg. Solo allora i capi saranno pronti per essere macellati. Proprio qui scatta la peculiarità dei Sacchetto: riuscire a smaltire nel proprio punto vendita oltre il 95% dei maschi allevati. Se il consumatore locale sembra indirizzato verso altre abitudini di acquisto, i visitatori stranieri, giunti nelle Langhe per conoscerne i nobili vini, rimangono poi attratti anche dall’altrettanto pregiata carne Piemontese. Nel periodo natalizio si può trovare oltre la carne di vitellone anche quella del castrato o di manzo. Il segreto di tutto questo? “Il passaparola delle cantine che suggeriscono ai loro clienti di venire a provare la nostra carne. E ne rimangono talmente soddisfatti che l’anno successivo ritornano”, Le proprietà della carne sono poi promosse grazie a serate a tema in locali di Torino e Milano a cui l’azienda di tanto in tanto è invitata a partecipare. La qualità, garantita dal marchio Coalvi, è frutto di tanta cura e attenzione a partire dall’alimentazione degli animali, fatta di grano, orzo e mais, prodotti in azienda, e da un misto di soia, crusca e barbabietola. Nella “Cascina del Pepe” trovano spazio anche cavalli, polli, galline, tacchini, faraone, colombi ornamentali, maialini vietnamiti e addirittura uno struzzo. Tanti animali, tanta passione, ma anche tanti… sacrifici. 27 Attualità Il futuro della montagna tra Psr e parco del Monviso Si terrà al teatro Politeama di Saluzzo, martedì 28 aprile alle ore 20, il convegno organizzato dall’Adialpi in cui verranno discusse le principali problematiche dei margari e le scelte politiche che interessano il settore, in particolare per quanto riguarda la Politica Agricola Comune (Pac). PSR A RISCHIO Proprio in queste settimane, infatti, si stanno definendo le ultime scelte sui premi di sostegno all’agricoltura. Per quanto riguarda gli 28 Tradizionale convegno dell’Adialpi (margari) al teatro Politeama di Saluzzo, martedì 28 aprile, per chi vive e lavora in alpeggio alpeggi, oltre le decisioni sulla Domanda Unica (pascolo terzi, carichi d’alpeggio, animali in guardiania), grande interesse dev’esser dato al nuovo Psr (Piano di Sviluppo Rurale regionale) che a quanto pare non sembra “pronto” per la scadenza del 15 maggio prossimo. Stando alle disposizioni attuali, per la campagna 2015 non sarebbero disponibili le misure del “premio all’erba” (ex 214.6.1) e dei “piani pastorali” (ex 214.6.2) in quanto la vecchia programmazione del Psr è ormai “scaduta” mentre quella nuova (2015-2020) entrerà in vigore solo a fine anno precludendo la possibilità di richiedere i premi per l’estate 2015. LETTERA ALL’ASSESSORE L’Adialpi è intervenuta sul problema inviando un documento all’assessore all’Agricoltura del Piemonte, Giorgio Attualità Ferrero: «Gli alpeggiatori necessitano di questi premi – dichiara Giovanni Dalmasso, presidente dell’Adialpi – che da sempre sostengono chi veramente svolge l’attività del margaro. Non possiamo lasciare un anno “vuoto” senza Psr, ciò comporterebbe un danno troppo gravoso per centinaia di famiglie che ogni anno svolgono un’attività difficile e attualmente in profonda crisi, danneggiata da speculazioni e troppe volte dimenticata dalla politica agricola». PROPOSTA ADIALPI La proposta dell’Adialpi è stata di poter accedere ugualmente al premio attraverso delle “predomande” da presentare entro la metà del mese di maggio (termine ultimo per le domande di premio per la campagna in corso) con le eventuali rettifiche o formalizzazioni da eseguire in autunno quando il PSR sarà probabilmente ufficializzato. PARCO DEL MONVISO Ma i grattacapi dei margari non finiscono qui; tra gli argomenti più discussi vi sono la nascita del nuovo Parco Naturale del Monviso, i continui attacchi da lupo sui pascoli alpini e molte altre problematiche che ogni giorno interessano il settore. Il convegno sarà dunque l’occasione per approfondire i diversi argomenti e conoscere quali prospettive presenta il futuro per chi lavora e vive sulle nostre montagne. 29 Vigone, la fiera agrimeccanica è più forte della pioggia Rassegna in piena espansione, espositori qualificati e tanta voglia di vincere le sfide più difficili Nonostante una partenza con la pioggia, la due giorni della Fiera della meccanizzazione agricola di Vigone, il 22 e 23 febbraio scorsi, ha visto una partecipazione di visitatori oltre ogni previsione. «Noi dell’Associazione Manifestazioni Agricole Vigonesi – 30 commentano gli organizzatori - ringraziamo tutti per la collaborazione, in particolare gli espositori vecchi e nuovi e i visitatori. Diamo a tutti l’appuntamento alla settima edizione, il 28 e 29 febbraio 2016». In sei edizioni, gli espositori e gli spazi occupati dalla Fiera, che da due anni ha ricevuto la qualifica di mostra mercato regionale, sono aumentati fino ad esaurire la disponibilità di tutte le strade e piazze del centro. Una rassegna in piena espansione, che conta attualmente più di 150 espositori selezionati tra le più importanti ditte di trattrici e macchinari agricoli, zootecnici e per la lavorazione del terreno, con stand commerciali di ditte sementiere, energia rinnovabile e banchetti di prodotti agricoli. Un punto di riferimento per l’agricoltura pedemontana, dal Cuneese al Torinese. Fiere Meccanizzazione, ecco tutti i premiati I riconoscimenti del “Concorso novità tecniche” promosso da Cnr - Imamoter alla storica fiera di Savigliano Argo Tractors Fabbrico (RE) Novità Tecnica Myswitch - Pulsante di comando multifunzione Boffa Guido snc Diano d’Alba (CN) Menzione Tecnica Veicolo semovente per trattamenti spray Collino Costruzioni Levaldigi (CN) Novità Tecnica Sega circolare a tamburo Colombardo Mauro Marzano Ol (AT) Menzione Tecnica Spollonatrice idraulica Rotoflex Fontana Crescentino (VC) Novità Tecnica Miniraccoglitrice semovente monofila per fagiolini Frandent - Osasco (TO) Menzione Tecnica-Seminatrice per vigneti e frutteti Grella - Vigone (TO) Menzione Tecnica Sistema Krone Duogrip Merlo S.p.a. San Defendente di Cervasca (CN) Novità Tecnica - Telescopici modulari con sistema di controllo trasversale Randazzo Gianni & Giuseppe S.n.c. Fossano (CN) Menzione Tecnica Cassone tondo in alluminio 31 L’incontro dei costruttori rilancia la meccanizzazione Nella serata di sabato 14 marzo presso il ristorante della 34° Fiera della meccanizzazione agricola di Savigliano, la nostra associazione ha organizzato un incontro con tutti i costruttori di macchine agricole presenti come espositori in fiera. Il presidente Luca Crosetto dopo i saluti di benvenuto, ha dato la parola ai relatori. Il primo a parlare è stato il sindaco di Savigliano, il quale ha dato la disponibilità del Comune verso gli espositori e quanti contribuiscano per la riuscita della fiera. In seconda battuta ha parlato il nuovo presidente dell’ente manifestazione, Andrea Coletti, il quale ha ribadito il suo impegno nei prossimi tre anni del suo mandato di lasciare un segno importante nella storia della fiera. Dopo di che ha preso la parola Renato Delmastro, il quale ha illustrato le ultime novità in materia di formazione, patentini e revisioni. E’ stato invitato a parlare Amilcare Merlo, il quale breve- mente ha illustrato il suo percorso di vita aziendale, stimolando i presenti a credere in quello che fanno, ad andare avanti con professionalità, tenacia e fiducia nel futuro. Infine ha invitato i presenti a visitare la propria azienda, si è reso disponibile per i soci Arproma a condividere i propri locali per organizzare incontri con delegazioni straniere ed altri eventi. Le sue parole ci hanno incoraggiato a continuare e perseverare nel nostro lavoro, anche in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo. Poi la parola è passata al presidente di Confartigianato Domenico Massimino, il quale ha ribadito la validità della collaborazione con Arproma, al cui interno è nato un consorzio Agroita, con una struttura atta all’internazionalizzazione della meccanizzazione agricola. Ha chiuso l’incontro il presidente Luca Crosetto con un cordiale saluto ed invitando i presenti per un conviviale aperitivo. Alla Fiera di Savigliano per scommettere sul lavoro, tra crisi e speranza 32 Associazione Revisori Produttori Macchine Agricole ed attrezzature agricole 33 Fiere Fiori e frutti protagonisti a Lagnasco dal 10 al 12 aprile Fruttinfiore, tredicesima edizione: tre giorni per celebrare la migliore produzione frutticola locale, tra convegni, bancarelle e sport Torna a Lagnasco Fruttinfiore, la manifestazione che per tre giorni vuole festeggiare la migliore produzione frutticola locale, quella sana, buona... e in fiore! Giunta alla sua XIII edizione, l’inaugurazione è prevista per venerdì 10 aprile alle 16.30 nel piazzale Asprofrut. SCOPRIRE IL TERRITORIO Fruttinfiore accompagnerà i visitatori in una full immersion nel mondo della frutta facendo scoprire e valoriz- 34 zare il lavoro di un intero territorio. Un territorio ricco di colture, ma anche di cultura, di gente con ambizione, volontà, caparbietà, che grazie alla continua innovazione ha saputo trasformare antiche tradizioni nella moderna frutticoltura. Come da tradizione, anche l’edizione 2015 vanta un calendario ricco di appuntamenti. STAO. Protagonisti saranno, come sempre, lo STAO, Salone delle Tecnologie Fiere Applicate all’Ortofrutticoltura, i mercatini ricchi di prelibatezze, i laboratori e tante attività didattiche per i più piccoli. E non solo: arte e convegni, bancarelle ricche di curiosità, fuochi d’artificio, ospiti e, per tutti gli appassionati di fitwalking, la VII edizione della “Camminata tra i frutteti in fiore”. Confermato, inoltre, Fruttintavola, un percorso gastronomico in collaborazione con le Associazioni di categoria, per celebrare la frutta anche a tavola, tra piatti tradizionali e gustose ricette innovative. TRE INTENSE GIORNATE Tre giornate davvero intense, dunque, che porteranno i visitatori a conoscere ed apprezzare il mondo della frutta, nella splendida cornice di un territorio ricoperto di fiori e frutti. All’organizzazione, la cui regia è affidata alla Pro Loco di Lagnasco, partecipano, oltre all’Amministrazione comunale che ha fortemente voluto ed appoggiato la manifestazione, le tre più importanti associazioni di produttori frutticoli del Piemonte, quali Asprofrut, Lagnasco Group e Ortofruit Italia, nonché l’associazione che le raccoglie: Assortofrutta. Da ricordare, inoltre: Coldiretti Cuneo, Confartigianato Cuneo, Confcooperative Cuneo, Confagricoltura Cuneo e CReSO. Tutti gli enti si avvarranno della collaborazione esterna e del contributo finanziario, oltre che della Regione Piemonte e della Provincia di Cuneo, anche della Camera di Commercio di Cuneo, della Cassa di Risparmio di Saluzzo e dell’omonima Fondazione. 35 Fiere La fiera di Mondovì esalta la primavera Tradizionale appuntamento sabato 11 e domenica 12 aprile con la rassegna agricola e commerciale Mondovì celebra la stagione dei germogli con la tradizionale Fiera di Primavera, giunta quest’anno alla sua 36 cinquantaseiesima edizione, sabato 11 e domenica 12 aprile. Numerosi e molto vari gli eventi e le tipologie espositive, tra cui il mercato contadino (filiera corta agroalimentare), le attività commerciali (materiali e tecnologia per l’edilizia e la casa, energia, allestimenti), i negozi aperti, il “Gran mercato di primavera”, le autovetture nuove e d’occasione; gli autocarri e i mezzi movimento terra, la meccanizzazione agricola, le moto e i motori, le vacanze e il tempo libero (camper, caravan, bici, campeggio, artigianato, associazionismo, areografie artistiche, turismo, sport), l’arte, la cultura e l’artigianato artistico (ceramica, editoria, pittura, grafica, mostre). Un evento di grande richiamo, per il quale si consiglia di parcheggiare presso il Rione altipiano e il piazzale Giardini. Un appuntamento da non perdere, per rigenerare l’energia e lo spirito con cui affrontare la nuova stagione agricola. 37 38 Rosatello, la tecnologia su misura per i frutteti Storia e produzione dell’azienda lagnaschese leader in Europa Al contesto della frutta, Lagnasco affianca un indotto che lavora e produce per assicurare con più efficienza la qualità a chi coltiva. Tra queste aziende, ne esiste una che ha vecchie radici, solida tecnologia e determinata forza familiare: la “Rosatello s.r.l.” leader in Europa nella produzione dei semoventi per la raccolta di frutta e non solo. produzione, e poi Riccardo, neo perito meccanico. Con loro arrivarono le prime attrezzature per pulire i frutteti, gli aratri da rincalzo, i primi atomizzatori e i semoventi per la raccolta. In azienda ora sono giunti anche Claudio e Fabrizio, giovani imprenditori figli dei due titolari. La forza dei Rosatello oltre il lavoro e l’ingegno è la famiglia. LA STORIA. Luciano Rosatello, nato a Revello nel lontano 1910, fu il fondatore dell’azienda. Imparò a costruire carri lavorando nella Bottega del Maestro Giacomo Nasi, carraio di grande eccellenza, revellese. Ne raccolse i saperi, imparò le sottigliezze del mestiere, seppe fare sua la necessità di costruire prodotti affidabili destinati a Il fondatore, durare nel tempo. Arrivato a Luciano Rosatello Lagnasco si impiegò nella ditta di Michele Ferrero e, fatto importantissimo, unì le capacità e la passione professionale all’amore. Sposò infatti Michelina, figlia del titolare, che fu, da subito, aiuto insostituibile ad ogni sua attività. Donne forti, quelle del saluzzese, che se devono dividere la vita con il compagno, lo sanno fare in pieno, senza riserve, con il medesimo entusiasmo che sanno mettere nella famiglia. Fu anche perchè non era solo che nel 1937 Luciano si mise in proprio. Costruivano carri, lui e Michelina e lo sapevano fare bene. Con la guerra fu richiamato in forza ai pompieri e trascorse anni a spegnere incendi causati dai bombardamenti. Michelina ed il giovanissimo cognato Renato portarono avanti la bottega sino alla fine del conflitto. DECAFRUIT. Vi sono nomi di prodotti, inventati dalle aziende, che diventano nel tempo simbolo del loro uso chiunque le fabbrichi. É testimonianza della validità di un prodotto e Riccardo non si lamenta. In Italia quasi ovunque se si pensa ad un macchinario che pulisca l’interfila dei frutteti si dice che serve un “Decafruit”. I Rosatello furono i primi a costruirla quella Luciano Rosatello con la moglie e i figli Guido e Riccardo IL PRIMO CARRO GOMMATO. A guerra terminata iniziò la svolta: avanzava la meccanizzazione, si intensificarono i frutteti ed il lavoro nei campi prendeva la strada della modernità. Fu alla fiera del Pesco a Lagnasco nel 1948 che Luciano Rosatello presentò una realizzazione allora innovativa, un carro con le ruote gommate intere al posto delle tradizionali in legno. Un successo. E intanto iscrisse il figlio Riccardo, primogenito, all’Istituto Tecnico Statale di Torino. Scelta azzeccata perchè era necessario aggiornarsi, depositare brevetti, inventare e migliorare le attrezzature rivolte a metodi di coltivazione in crescita che chiedevano automazione. Così nella ditta a metà degli anni ‘50 entrarono anche i figli: prima Guido, esperto di Famiglia Rosatello, un successo che dura da 80 anni attrezzatura. Quella macchina segnò in maniera determinante la crescita aziendale a partire dal 1960. E poi atomizzatori, macchine per potatura, cannoni antigrandine, ventilatori antibrina e cimatrici per kiwi ribadirono la qualità di un marchio che ha segnato un solco nella moderna frutticoltura. L’azienda conta ben quindici brevetti nella élite di settore e festeggia i settantacinque anni di attività. Attualmente il fiore all’occhiello si chiama “Columbia” ed è una macchina per la raccolta della frutta. Avete presente quelle attrezzature semoventi su cui trovano posto gli addetti alla raccolta quando è stagione? É, normalmente, un prodotto “Rosatello”. DESTINO. Era scritto nel destino che i carri avrebbero fatto la fortuna dell’azienda. Solo che questo si muove da solo ed è un gioiello di tecnologia. I pianali di lavoro si alzano e le pedane si allargano mosse da idraulici congegni, la sicurezza degli operatori è garantita e la semplicità di impiego unica. Sarà facile trovarne, insieme ad altre attrezzature anche in Francia, Svizzera, Polonia, Grecia, Marocco ed anche oltre oceano, negli Stati uniti ed in Argentina. La produzione è garantita dall’attento lavoro di Guido che coordina una dozzina di dipendenti e fruisce della collaborazione di una decina di aziende esterne. 39 Ortofrutticoltura Arriva Crimson Snow La mela australiana Le mele a marchio Crimson Snow® fanno il loro ingresso sul mercato “scendendo nell’Arena”: due importanti catene tedesche stanno vendendo, da alcune settimane, questo frutto all’interno di un programma “limited edition”. Alcuni campioni sono stati anche destinati ad una delle catene di grande distribuzione italiane più importanti ed in alcuni Paesi europei, nordafricani, arabi ed asiatici. FRUITLOGISTICA La fiera internazionale Fruitlogistica di Berlino è stata la piattaforma di queste negoziazioni: lo stand di KIKU Variety Management, azienda altoatesina conosciuta per il marchio KIKU, è stato un importante 40 punto di incontro. Eraldo Barale (Sanifrutta), Jürgen Braun (KIKU Variety Management), Luis Clementi (Fratelli Clementi) e Marco Rivoira (Rivoira group) hanno partecipato alla discussione. «La mela proviene originariamente dall’Australia - spiega l’amministratore della KIKU Jürgen Braun - ed oggi è coltivata, in Italia, su quasi 100 ettari. Le zone più vocate sono quelle dei nostri 3 Partner del Club: Sanifrutta e Rivoira in Piemonte, Fratelli Clementi in Alto Adige e nei dintorni di Venezia, dove noi stessi abbiamo piantato 12 ettari». PRIME IMPRESSIONI Dai primi commenti dei partner Ortofrutticoltura commerciali, le impressioni sono buone: i produttori sono entusiasti, la varietà è molto attrattiva poiché richiede meno lavoro, rispetta l´ambiente, la percentuale di qualità di “prima categoria” è altissima e la varietà è semplicemente perfetta nella fase di stoccaggio. Questa mela, una volta giunta nel punto vendita, si comporta come poche altre: mantiene infatti intatte, per lungo tempo, le sue eccezionali caratteristiche. Questo ne fa una mela perfetta per la GDO, anche perché il frutto non ammacca ed è molto facile nella manipolazione. NEVE PORPORA Alla base del successo di un nuovo marchio, una mela deve essere buona da mangiare e Crimson Snow® è una mela straordinaria. Nei consumer test l’indice di gradimento è stata di 9 su 10: i consumatori amano il colore rosso porpora (“Crimson” significa porpora in inglese), la polpa chiara In Italia è coltivata su quasi cento ettari, con partner anche nel Saluzzese. Primi commenti entusiastici: varietà molto attrattiva (ecco il motivo di “snow”), ed il gusto esotico. Inoltre, grazie alle sue caratteristiche di lunga conservazione, Crimson Snow® è perfetta per vendite nella seconda parte della stagione, quando ormai tutte le altre mele rosse sono vendute. Il risultato è una remunerazione interessante per il produttore e questo motiva fortemente gli agricoltori a produrre frutti di alta qualità oltre ad essere uno stimolo per future innovazioni. OBIETTIVO I progetti di impianto del gruppo Crimson Snow® parlano di 300 ettari totali da piantare nelle prossime stagioni. Data la qualità dei frutti e la potenzialità del prodotto sui mercati di vendita, il gruppo Crimson Snow sta già valutando di investire in nuovi impianti. La volontà del Club è quella di arrivare, al più presto, a produrre 10.000 tonnellate di prodotto. 41 Ortofrutticoltura SITUAZIONE PIEMONTESE Alex Tallone, responsabile tecnico di Sanifrutta commenta la situazione attuale in Piemonte: «Nata dall’esigenza di una coltura alternativa al kiwi a seguito della PSA, siamo partiti con i primi frutteti già in primavera 2013, con un gruppo di aziende motivate. L’habitus della pianta è molto semplice, la vigoria buona e facile da gestire. La pezzatura elevata e l’autodiradamento sicura 42 mente sono due dei punti di forza del marchio Crimson Snow. Nel 2014 la raccolta è stata eseguita nei primi giorni di novembre. Dal punto di vista della gestione in magazzino sicuramente questa mela ottimizza gran parte del processo: dal riutilizzo delle celle di frigo conservazione a quello dei bins senza dimenticare la lunga shelf life del prodotto con commercializzazione fino a giugno». COME NASCE UNA MELA Alessandro Rizzato e Diego Allasia, responsabili tecnici di Rivoira Giovanni e Figli S.p.A. sostengono: «Crimson Snow conferma le aspettative tecnicocommerciali ricercate a partire dal mese di novembre 2010. E’ proprio da quell’anno che, in occasione della Fiera Internazionale di Interpoma, il gruppo Rivoira lavora per la ricerca e sviluppo della varietà. Crimson Snow si distingue per le sue eccellenti caratteristiche organolettiche: un sapore equilibrato tra le componenti dolci-acidule. In fase di raccolta i frutti contengono una buona componente di acido malico, il quale permette un’ ottima conservabilità. Durante la frigoconservazione si riduce il tenore di acidi in favore di un aumento degli zuccheri. La succosità dei frutti rimane invariata rispetto alla raccolta, tutti fattori che confermano come la mela possa risultare un frutto ideale per il consumo nella fase di fine primavera-estate. Pertanto Crimson Snow si presenta al mercato come unica e valida alternativa alle mele importate dall’ emisfero sud. L’epoca di maturazione permette alle aziende agricole di organizzare al meglio i tempi e le operazioni di raccolta, ottimizzando i costi di gestione. La struttura commerciale è in grado di riutilizzare bins e camere frigorifere precedentemente utilizzate per altre varietà. Questo comporta una riduzione dei costi, elemento fondamentale per la resa economica finale di tutti gli elementi della filiera». 43 Ortofrutticoltura Ministero, Isa spa e Rivoira spa Un progetto da 19 milioni di euro Accordo raggiunto sull’ampliamento degli impianti di lavorazione delle mele a Verzuolo: 9 milioni li mette l’Istituto di sviluppo agroalimentare Si è svolta mercoledì 11 marzo, presso la sede del Ministero delle Politiche agricole, la conferenza stampa per la firma dell’accordo di investimento tra la società finanziaria del Ministero delle Politiche agricole, l’Istituto sviluppo agroalimentare – ISA S.p.A. e l’azienda ortofrutticola Rivoira G. SpA, alla presenza del vice ministro Andrea Olivero. La Rivoira Giovanni & F. S.p.A. è 44 un’azienda di riferimento per il settore delle mele in Italia, oggi nello stabilimento produttivo di Verzuolo vengono lavorate complessivamente 50 mila tonnellate di mele, tutte provenienti da aziende agricole italiane. Fiore all’occhiello della produzione è rappresentato dalla mela Ambrosia, di cui l’azienda detiene l’esclusiva per la commercializzazione in Europa, Russia, India, Nord Africa e Paesi Arabi. Ortofrutticoltura NUOVO IMPIANTO Il progetto d’investimento rientra nella consolidata attività di finanza agevolata di ISA che si appresta a finanziare per 9 milioni di euro l’ampliamento della struttura produttiva di Rivoira, con la realizzazione di un nuovo impianto di lavorazione e conservazione delle mele, l’investimento complessivo programmato supera i 19 milioni di euro, confermando un effetto leva di 1 a 2. SOLDI PER CRESCERE «L’investimento di ISA nell’azienda Rivoira è la dimostrazione della capacità di mettere a sistema azioni coerenti e di ampio respiro finalizzate a sostenere la competizione ed a confermare il primato dei nostri prodotti - ha affermato il vice ministro Andrea Olivero -, come Ministero, attraverso ISA, mettiamo in campo misure in favore della logistica e della qualità delle produzioni, che sono la chiave di volta perché aziende all’avanguardia possano continuare a crescere e svilupparsi, a tutto vantaggio del comparto e della capacità industriale del Paese». PARTNERSHIP FINANZIARIA «Vogliamo affiancare e supportare gli imprenditori che puntano sulla produzione nazionale offrendo loro uno strumento snello ed una partnership finanziaria stabile, sebbene minoritaria e temporanea - ha aggiunto il prof. Corali, amministratore Unico di ISA S.p.A. –; nel caso di Rivoira, diamo un sostegno concreto ad un importante settore dell’agricoltura italiana che avrà come effetto anche la riconversione delle colture di kiwi, colpite dalla batteriosi, con un prodotto innovativo come la mela Ambrosia; inoltre questa particolare produzione ha il suo mercato di riferimento all’estero, in linea quindi con gli obiettivi di crescita dell’export che il ministro Martina ha indicato». Aldo Bastino Ciao Lupo! Ti ricordiamo com’eri Bolla, Fercovit, Bravo, Olivero, Sac, Tomatis, Demaria, Ivo e “coltivatore” 45 Enologia Testo unico sul vino Qui comincia l’avventura Depositata alla Camera la proposta di legge che dovrebbe unificare tutte le disposizioni sul comparto vitivinicolo, che invoca tempi celeri E’ stato depositato il 12 marzo scorso in Commissione Agricoltura della Camera il testo unico sul vino, che unifica tutte le disposizioni che disciplinano la materia del comparto vitivinicolo attualmente contenute in svariati testi normativi. L’aspetto principale sul quale verterà la nuova proposta di legge sarà quella dello semplificazio- 46 ne del sistema di certificazione e controllo. GIUNGLA NORMATIVA E’ stato Agrinsieme, il coordinamento che rappresenta le aziende di Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle cooperative italiane, a farsi tempo fa promotore del testo rilevando che il susseguirsi di provvedimenti, a livello Enologia comunitario, nazionale e regionale, ha di fatto creato nel corso degli anni un coacervo normativo molto intricato ed eccessivo: dalla coltivazione in vigna, alla produzione di vino, fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione dei prodotti, le imprese devono ottemperare ad un numero insostenibile di obblighi. Per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti, dal vigneto alla bottiglia, è necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti e spendere, in media, 2 euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7.200 euro l’anno. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire le carte richieste dalla Pubblica am- ministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno. moderno, della pubblica amministrazione nei suoi confronti e l’instaurarsi di un rapporto per cui l’ele- mento qualificante non è il “controllo” ma il “supporto” delle attività aziendali». FARE IN FRETTA «Ora attendiamo - dichiara Roberto Damonte, presidente della Cia di Cuneo - la traduzione concreta in tempi rapidi della nuova normativa: minori adempimenti garantiranno alle imprese una maggior capacità competitiva dei vitivinicoltori italiani nei confronti di quelli europei e internazionali dove i controlli sono meno della metà, così come i costi di certificazione, e dove spesso un’autodichiarazione è ritenuta soddisfacente. Il mondo produttivo vitivinicolo non vuole evitare le ispezioni ma chiede solo un approccio diverso, più 47 Vigneti, cosa c’è da sapere sui diritti di reimpianto Si è svolto di recente ad Incisa Scapaccino (At) un convegno organizzato dalla Cia sul nuovo sistema autorizzativo per gli impianti dei vigneti con relazione di Domenico Mastrogiovanni, responsabile vitivinicolo della Cia 48 Nazionale. All’incontro ha partecipato, fra i relatori, Silvio Chionetti, vicedirettore della Cia di Cuneo ed esperto vitivinicoltore. Quale il suo commento sulle modifiche? «Il Consiglio dei ministri del 10 febbraio, come noto, ha autorizzato il Ministro delle Politiche Agricole ad adottare il provvedimento che prevede alcune modifiche alla disciplina nazionale in materia di diritti di reimpianto, così come previsto dalla riforma Pac per il settore vitivinicolo. Il responsabile nazionale della Cia, Mastrogiovanni, nell’illustrare la nuova normativa ha dichiarato che “dobbiamo onestamente riconoscere che il sistema attuale ha fatto il suo tempo ed il suo superamento si dimostrava necessario. Tra l’altro il mantenimento dei diritti di impianto limitava l’accesso al settore dei più giovani, che non dispongono dei capitali necessari all’acquisto delle licenze. Al fine di evitare un pericoloso salto nel buio, ed anche per tutelare chi ha investito nell’acquisire le licenze, si sono, comunque, resi necessari tempi di transizione prima di arrivare ad una vera liberalizzazione. Un ruolo sempre più importante verranno, così, ad avere i Consorzi che tutelano le produzioni nella regolamentazione del mercato e nella guida dello sviluppo futuro della produzione”». Quale, allora, il tempo a disposizione dei produttori per mettersi in regola? «Coloro che possiedono diritti di reimpianto in portafoglio, per utilizzarli dovranno convertirli in autorizzazioni ed avranno tempo per farlo fino al 31 dicembre 2020». Le autorizzazioni sono trasferibili ad altre aziende? «No, non sono cedibili ma utilizzabili esclusivamente dallo stesso 49 Enologia titolare. E’ importante tener presente, inoltre, che i diritti di reimpianto acquistati entro il 31 dicembre 2015 dovranno essere convertiti in autorizzazione e ed essere utilizzati entro le 2 campagne successive. Esempio: se un produttore acquista un diritto di reimpianto entro dicembre 2015, lo devo convertire in autorizzazione dal 1° gennaio 2016 e lo può utilizzare entro il 31 dicembre 2017. Questo sta a significare, quindi, che- a partire dal 2016 per poter impiantare un vigneto sarà necessario essere in possesso dell’autorizzazione. Questa verrà assegnata con criteri e graduatorie 50 Intervista a Silvio Chionetti sulle nuove normative del settore vitivinicolo, tra esempi pratici e scadenze che saranno stabiliti a livello nazionale». Di conseguenza, è fissata una data di decadenza dei diritti? «Proseguendo nell’esemplificazione: essi decadranno il 31 dicembre 2020 se il produttore non avrà fatto richiesta di conversione o il 31 dicembre 2023 se avrà fatto richiesta di conversione, ma non avrà effettuato l’impianto. Se fin da oggi un produttore sa di non utilizzare il diritto di reimpianto che ha ‘in portafoglio’, è bene allora che lo ceda entro il prossimo 31 dicembre 2015. Una ulteriore novità contenuta nel decreto è la trasferibilità dei diritti d’impianto tra Regioni, con l’abrogazione della possibilità di limitare l’esercizio del diritto di reimpianto “ad ambiti territoriali omogenei e limitati al fine di tutelare le viticolture di qualità e salvaguardare gli ambienti orograficamente difficili”. Attualmente i diritti di reimpianto detenuti dai produttori viticoli ammontano a circa 47.000 ettari (pari al 7% della superficie vitata nazionale). Con le modifiche approvate si tende a diminuire il rischio di non utilizzo dei diritti, quindi di perdita di potenziale viticolo nonché di calmierare i prezzi di mercato attualmente in forte aumento». 51 Selvicoltura di Simona Dutto - [email protected] Normative e procedure per il taglio del bosco ceduo Come abbiamo visto il bosco ceduo è tale quando la copertura data dai polloni è pari ad almeno il 75% mentre la parte restante (se presente) è data da piante nate da seme o affrancate. Il ceduo può andare incontro a due destini: l’essere ceduato periodicamente (continuando a rimanere un ceduo quindi, con le ceppaie rimaste che ricacciano in seguito al taglio), oppure evolvere in fustaia (a questo risultato si può arrivare in due modi: o 52 facendo un “taglio di avviamento a fustaia” oppure lasciando invecchiare naturalmente il bosco – le piante vecchie infatti non riescono più a ricacciare - situazione molto comune nei nostri boschi, spesso abbandonati). MATRICINE Quando si taglia un ceduo è previsto il rilascio di matricine o riserve (un tempo chiamate “quinte”) a gruppi o per soggetti isolati stabili garantendo una copertura Selvicoltura minima residua del 10%, elevata a 20% nel caso di boschi a prevalenza di faggio. La legge dice che le matricine da rilasciare devono essere “scelte tra le piante dominanti e nelle migliori condizioni vegetative per portamento, stabilità fisico-meccanica e vigoria, in grado di sviluppare in breve tempo una chioma ben strutturata e simmetrica”. Generalmente le matricine sono piante nate da seme, in assenza di esse si scelgono i polloni più belli. Il loro scopo è quello di disseminare e sostituire le ceppaie deperite. TAGLIO DEI POLLONI Il taglio dei polloni sulle ceppaie deve essere netto, senza slabbrature o strappi della corteccia, il più possibile vicino al suolo e inclinato in modo che non si verifichino ristagni d’acqua. E’ importante inoltre non ricoprire le ceppaie tagliate con i residui delle lavorazioni e non danneggiarle durante le fasi di concentramento ed esbosco. Nel caso di cedui invecchiati si deve effettuare un “taglio di avviamento all’alto fusto” che prevede una copertura residua di almeno il 45%, articolata su almeno tre classi diametriche. PERIODI DEI TAGLI I tagli nei boschi cedui sono consentiti nei seguenti periodi: a) dal 1° ottobre al 15 aprile per quote fino a 600 metri s.l.m.; b) dal 15 settembre al 30 aprile per quote fra gli 600 ed i 1.000 metri s.l.m.; c) dal 1° settembre al 31 maggio per quote superiori ai 1.000 metri s.l.m. Per la fase di concentramento ci sono ulteriori 30 giorni, estesi a 90 per i boschi oltre i 1.000 metri di quota. L’esbosco invece può essere effettuato tutto l’anno. Sono invece consentiti tutto l’anno: a) interventi nella componente a fustaia dei boschi a governo misto; b) tagli di avviamento a fustaia; c) ripuliture; d) abbattimento e sgombero di piante morte o schiantate da eventi atmosferici. TURNO DEI TAGLI Per i boschi cedui (e per la frazione cedua dei 53 Selvicoltura boschi a governo misto) il turno dei tagli, cioè il tempo minimo intercorrente tra due tagli, in base all’età raggiunta dai polloni, non può essere inferiore a: a) anni 20 per faggete, querceti, carpineti, ostrieti e acero-tigliofrassineti; b) anni 15 per boscaglie e arbusteti; c) anni 10 per castagneti, robinieti e alneti; d) anni 6 per formazioni legnose riparie. Il bosco e la legge forestale, cosa c’è da sapere per eseguire un lavoro in regola, oltre che efficace COMUNICAZIONE Il taglio del bosco ceduo, nel caso di superficie compresa tra 0,5 e 5 ettari, è soggetto alla presentazione di una “Comunicazione semplice” prima dell’inizio dei lavori. Essa può essere compilata dal proprietario stesso (o da chi effettua il taglio, anche se non è il proprietario), dagli sportelli forestali oppure da un tecnico forestale abilitato. Per gli interventi selvicolturali eseguiti su una superficie compresa tra 5 e 10 ettari deve essere presentata una “Comunicazione corredata da relazione tecnica”. La relazione tecnica è redatta da un tecnico forestale abilitato; l’intervento viene autorizzato dalla Regione Piemonte. 54 AUTORIZZAZIONE Per il taglio di boschi cedui su superfici superiori a 10 ettari, oppure indipendentemente dalla superficie per i boschi comunali (e pubblici in generale) è necessario presentare istanza di “Autorizzazione con progetto di intervento”. Anche in questo caso il progetto deve essere redatto da un tecnico forestale abilitato e anche in questo caso l’autorizzazione viene rilasciata dalla Regione. La procedura varia (e risulta molto più complessa) nel caso in cui il bosco ricada in area protetta, nel sito rete Natura 2000 (SIC o ZPS) o in bosco da seme.Gli interventi (siano essi segnalati mediante Comunicazione semplice o autorizzati dalla Regione nel caso di Comunicazione con relazione tecnica o Autorizzazione con progetto) hanno due anni di tempo per essere realizzati. Diritto agrario di Davide Galfrè • geometra • [email protected] Il comodato d’uso serve alla ruralità Un contratto molto utile per fruire delle agevolazioni fiscali, soprattutto in ambito familiare Un contratto particolare, ma sicuramente molto utile per fruire di agevolazioni e maggiori certezze senza incorrere in particolari spese è il contratto di Comodato d’Uso. REQUISITI Tale contratto è disciplinato dal Codice Civile e consente di trasferire il possesso di un bene ad un soggetto in modo che quest’ultimo lo possa utilizzare e goderne i frutti senza che sia trasferita la piena proprietà. Il motivo fondamentale per cui si è deciso di dedicargli un apposito articolo è che attraverso tale contratto è possibile sfruttare alcune agevolazioni in casi particolari in cui alla proprietà non spetterebbero; le agevolazioni riguardano principalmente i requisiti di ruralità ed eventuali agevolazioni per lavori su fabbricati abitativi. QUANDO CONVIENE Succede spesso, per lo più in ambito familiare che uno o più immobili sono intestati ad un soggetto che non è coltivatore diretto o imprenditore agricolo (o soggetto giuridico simile in attività o pensionato), ma che i beni in questione siano utilizzati da soggetti (mogli, figli, nipoti, fratelli ecc.) coltivatori diretti o imprenditori agricoli, ad esempio. Ecco, questo è il più classico dei casi in cui la soluzione per risparmiare sull’Imu è il contratto di Comodato d’Uso; stipulando il contratto in tal caso si va a dimostrare che il bene è utilizzato da un soggetto che ha i cosiddetti requisiti di ruralità, pertanto l’Imu dovuta sarà calcolata sulla base delle agevolazioni previste 55 e che purtroppo vengono modificate troppo spesso dal legislatore. CONDIZIONI Per avere i requisiti di ruralità tramite il contratto sarà necessario, per essere in una “botte di ferro”, procedere con la registrazione dello stesso che, nel classico caso in cui il Comodato sia gratuito, comporta una spesa pari a 200 euro da sostenere tramite Modello F23 a titolo di imposta di registro e l’apposizione di una marca da bollo del valore di 16 euro (una ogni 100 righe scritte, tendenzialmente ne basta una sola); in seguito alla firma del contratto in carta bollata ed al pagamento dell’imposta di registro si può procedere con la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate. Il Comodato d’Uso può essere stipulato sia per immobili ad uso abitativo che per immobili strumentali e non 56 comporta, secondo la normativa regionale piemontese la redazione dell’Attestato di Prestazione Energetica, cosa invece dovuta, ad esempio, per la compravendita e per il contratto di affitto. A conti fatti, dunque, nel caso sopracitato come esempio tipologico, con la redazione di un contratto di locazione si vanno a spendere 216 euro più l’onorario di chi lo redige (è possibile anche, se si ha le giuste competenze redigerlo da soli, in piena autonomia senza far riferimento ad un professionista) andando a risparmiare per le imposte comunali, con quasi tutta certezza, già a partire dal primo anno in cui il Comodato d’Uso è in essere. POCHI LIMITI Analizzando poi il Codice Civile si nota che molta libertà viene lasciata alle parti che intendono stipulare un contratto, poiché sono davvero pochi i limiti richiesti. Si ricorda comunque che per ottenere i requisiti di ruralità non basta registrare il contratto presso l’Agenzia delle Entrate, ma occorre in seguito trasmetterlo al Catasto allegandovi alcuni allegati tecnici specifici. RURALITà E PRIMA CASA Non si deve confondere il requisito di ruralità con il requisito di prima casa o le altre agevolazioni esistenti poiché non hanno nulla a che fare tra di loro; si fa notare che per poter usufruire delle agevolazioni prima casa tramite un Comodato d’Uso è necessario fare dapprima una piccola ricerca in Comune, poiché quest’ultimo può decidere se accettare o meno il contratto ai fini del riconoscimento dei requisiti prima casa. Ortofrutticoltura 57 Fiere Stradegustando sui sentieri del gusto Percorso enogastronomico e solidale domenica 3 maggio a Marene Segnatevi questo appuntamento: domenica 3 maggio 2015, a Marene, con la prima rassegna STRADEGUSTANDO, un percorso enogastronomico e solidale a tappe, immerso nel verde fra le campagne marenesi. Una camminata fra le cascine dei Ramè, Giacconi, Costa Trucchi, Canaposo e San Bernardo per degustare, in ogni tappa, i prodotti locali, e per valorizzare un’attenta selezione di carni di qualità della razza piemontese. Stradegustando è inoltre il primo percorso enogastronomico rivolto ai celiaci: in ogni tappa ci sarà infatti anche un menù adeguato alle loro esigenze alimentari. Stradegustando è soprattutto un evento solidale, perché tutto il ricavato sarà devoluto alla Missione Manda in Tanzania, per la costruzione di un asilo. Il percorso a tappe sarà immerso nel verde per degustare piatti prelibati e tipici della tradizione locale: per iniziare una colazione a base di caffè e biscotti, poi un aperitivo con rotonda di vitello alle erbette, per stuzzicare l’appetito. Nella terza tappa verrà servita la battuta al coltello, piatto della tradizione piemontese, nella quarta il minestrone con scaramella. Seguirà la tagliata accompagnata dai sarsèt e il formaggio Dibianca Piemonteisä, un prodotto dal gusto intenso di latte che sprigiona un particolare sapore di pascoli erbosi e fioriti. Per chiudere la giornata un dolce “a sorpresa”, con cui darsi appuntamento alla prossima rassegna. Per tutti gli amanti del buon vino in ogni tappa verrà servito un bicchiere di vino locale di alta qualità. Stradegustando, organizzata dal Comune di Marene in collaborazione con la Proloco e patrocinata dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Cuneo, ha un alto fine solidale, ovvero ricavare fondi per finanziare la costruzione di un asilo nella Missione di Manda, nella regione di Dodoma in Tanzania. La Missione è gestita dalle Suore delle Missioni della Consolata ed è composta da numerosi villaggi molto distanti tra loro, dove le condizioni di vita sono difficili e i bambini non hanno la possibilità di avere un’istruzione di base. La richiesta è stata inviata, tramite Antonio Allemandi (volontario marenese in Tanzania, recentemente scomparso), da suor Virgiliana Duravia, responsabile della Missione. Per informazioni sulla prevendita (aperta fino ad esaurimento posti) contattare [email protected], www.prolocomarene.weebly.com e www.comune.marene.cn.it 58 59 60 61 62 Abbinato all’annuncio è possibile inserire la foto! Per gli abbonati inserire la foto costa 10 euro + iva. Per i non abbonati 18 euro + iva. Pagamento anticipato. Le foto vanno inviate a: [email protected] Gli annunci gratuiti degli abbonati hanno la precedenza. Tel. 0172/711279 Per la pubblicazione degli annunci occorre fornire nome, cognome ed indirizzo. I dati forniti verranno utilizzati esclusivamente per uso interno. La redazione non risponde del contenuto degli annunci. VENDO Trattore d’epoca Hanomag R35 funzionante 1956. Tel. 347/6540459 Mangiarin, rastrella Galfrè tipo grande e motosega. Tel. 0171/911019 Bici anni 40-50, mobili e cose varie antiche. Tel. 0175/248377 Fieno di erba medica di prato asciutto in rotoloni. Tel. 335/6754025 Panda 900 con 95.000 km. Euro 700. 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