Scarica - Rèclame Savigliano

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Scarica - Rèclame Savigliano
ANNO 4
NUMERO
40
aprile
2015
d e l l a
P r o v i n c i a
G RAN D A
La primavera
sfida la matematica
1
L’UNICO GIORNALE INVIATO A TUTTI GLI IMPRENDITORI AGRICOLI
2
3
Sommario
Aprile
2015
Fisco e tributi
8
10
Agevolazioni fabbricati rurali
Il fisco aggiusta il tiro
Fatturazione elettronica:
chi, dove, come e quando
39
Rosatello, la tecnologia su
misura per i frutteti
Diritto agrario
55
Il comodato d’uso
serve alla ruralità
Aproma informa
32
L’editoriale
6
La libera primavera
delle vacche magre
L’aria che tira
7
4
A ognuno
la sua diversa strada
L’incontro dei costruttori
rilancia la meccanizzazione
Notizie dalle aziende
24
Proteine in razione
Chi chiede di differenziarle
con sottoprodotti non crede
nell’allevatore piemontese!
27
La buona carne piemontese
tra colline di vini e nocciole
Enologia
46
Testo unico sul vino
Qui comincia l’avventura
48
Vigneti, cosa c’è da sapere
sui diritti di reimpianto
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Zootecnia
12
14
31
Meccanizzazione,
ecco tutti i premiati
«Non possiamo lasciare
che chiudano le stalle»
34
Fiori e frutti protagonisti a
Lagnasco dal 10 al 12 aprile
L’importanza del bilancio
per far rendere le stalle
36
La fiera di Mondovì
esalta la primavera
58
Stradegustando
sui sentieri del gusto
Copagri all’attacco:
Attualità
28
18
Sistemi normali e alternativi
per la pulizia della stalla
22
Latte, perchè solo in Italia
non si multano le industrie?
Selvicoltura
52
Normative e procedure
per il taglio del bosco ceduo
Il futuro della montagna
tra Psr e parco del Monviso
Ortofrutticoltura
40
Arriva Crimson Snow
la mela australiana
44
Ministero, Isa spa e Rivoira
spa. Un progetto da
19 milioni di euro
Osservatorio prezzi
60
Prezzi e mercati all’ingrosso
Scadenze fiscali
61
30
Vigone, la fiera agrimeccanica
è più forte della pioggia
63
della provincia Granda
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L’IMPRENDITORE AGRICOLO
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5
l
’
e d i t o r i a l e
La libera primavera
delle vacche magre
O svaldo
B ellino
6
Tutti gli anni a primavera si torna a sperare. E non importa che ci siano momenti in cui tutto sembra finito. Viene la primavera e si guarda avanti, alla
rinascita insegnata dalla natura. Ormai si è capito che la manna non arriverà
più dal plumbeo cielo del programma di sviluppo rurale, il quale, anzi, nell’immediato rischia addirittura di oscurarsi del tutto, se non si porrà rimedio ai
ritardi e ai pasticci causati dall’affrettata abolizione delle Province e dalla
mancata riorganizzazione dei servizi regionali.
E’ la stagione delle vacche magre, ma anche delle vacche libere. Libere da
trent’anni di quote, che ne hanno condizionato la produzione e la vita. Libere
di rinascere, pensare e fare pace, se lo vorranno (e potranno) gli allevatori,
stremati dalla “guerra civile” delle multe e fucilati al petto dall’ultima raffica
di cartelle esattoriali della pubblica amministrazione.
E’ la stagione dei frutteti fioriti che tremano al gelo della guerra in Ucraina,
e delle vigne che scrutano il nuovo orizzonte dei diritti di reimpianto… Ma è
anche la stagione, quest’anno, dell’Expo di Milano dedicata al cibo, per cercare nel linguaggio universale dell’agricoltura il senso di una nuova primavera
possibile, tra economia e ambiente, speculazioni e sostenibilità.
Interrogativi sul destino della terra e sull’identità dell’uomo, ai quali non si
sottrarrà papa Francesco, che a giugno sarà a Torino per celebrare don Bosco
e ribadire, come è avvenuto nel recente incontro con il mondo delle cooperative, che va combattuta la “cultura dello scarto”, “coltivata dai poteri che
reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato, dove al
centro c’è il dio denaro”.
Una sfida possibile per le cooperative, ha detto il papa, ma anche per l’agricoltura, si potrebbe aggiungere, dove si è abituati a sfidare tutto, anche la
matematica! In gioco c’è “la necessità di riprendere uno sviluppo che sia un
vero progresso integrale della persona, che ha bisogno certamente di reddito,
ma non soltanto del reddito!”.
Anche per questo, si torna a sperare.
Cantava Fabrizio de André: “Primavera non bussa lei entra sicura, come il
fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne i capelli di grano; che
paura, che voglia che ti prenda per mano. Che paura, che voglia che ti porti
lontano”.
l
’
a r i a
c h e
t i r a
A ognuno la sua
diversa strada
M ichele
A ntonio
F ino
Arriva finalmente la primavera e le nubi all’orizzonte invece di diradarsi si accumulano. No, non solo nel senso metereologico che nel 2014 ci ha insegnato che
la Provincia di Cuneo può essere come l’Irlanda.
Carne che non tira per la riduzione dei consumi a causa della crisi; latte sull’altalena per via dell’import facile di prodotto con costi minori; frutta che “io
speriamo che me la cavo” (e auspichiamo cessi l’embargo alla Russia); vino con
altissimi e bassissimi.
Sembra soprattutto che una strategia complessiva fatichi a farsi largo e forse,
mi viene da dire, la strategia complessiva è una boiata pazzesca (piccola volutissima citazione dell’immortale Fantozzi, che 40 anni fa usciva per la prima volta
nei cinema).
Forse l’unica strada è diversificare più e meglio di come la nuova PAC ci obbliga
a fare (e quindi, implicitamente ci spinge a non fare).
Non ho né l’autorità né le capacità per dare ricette a chi il mestiere lo conosce,
ma non posso non riscontrare con sempre maggiore frequenza un dato: laddove
il produttore riesce ad avere qualcosa di più per la sua carne, la sua frutta, il suo
miele o il suo latte, questo si spiega grazie alla qualità della produzione, alla sua
riconoscibilità sul mercato, al valore aggiunto che il territorio riesce a dargli.
Qualcuno penserà; ma mica possiamo entrare tutti ne La Granda o fare le
marmellate come Agrimontana o produrre formaggi DOP come il Castelmagno
o rarissimo come il Plaisentif. Esattamente come non tutti possiamo produrre
Barolo!
Certamente, e infatti diversificare significa cercare per la propria impresa,
compatibilmente al proprio progetto aziendale e alla propria collocazione sul
mercato, di avere una produzione di buona qualità media, ma senza rinunciare a
cercare di diversificare una quota, anche piccola del proprio lavoro per concentrare in essa il racconto e l’orgoglio della propria terra.
Non è certo un’idea originale o temeraria: in molti stanno provando una strada
che i loro padri non avevano battuto e questo, tutto sommato, non è affatto un
male. Così come la rivoluzione del vino di Langa si compì quando molti iniziarono a produrre, smettendo di vendere le uve, così potrà avvenire e sta lentamente avvenendo in altri campi.
Piccoli caseifici, cascine che trasformano e vedono direttamente la propria carne
e i propri frutti o vegetali sono un caso interessante di diversificazione: quella
del 2015, quella che può offrire una prospettiva nuova.
7
Agevolazioni
fabbricati rurali
Il fisco aggiusta il tiro
Importante
(e favorevole)
chiarimento
dell’Agenzia
delle Entrate
sulle caratteristiche di piccola
proprietà
contadina
8
Un’importante e favorevole chiarimento è pervenuto dall’Agenzia delle
Entrate con la Risoluzione n. 26/E del
6 marzo in materia di agevolazione
per la piccola proprietà contadina. In
particolare l’Amministrazione Finanziaria è intervenuta confermando
che il trasferimento di un fabbricato
rurale pertinenza del terreno agricolo
gode anch’esso dell’agevolazione in
oggetto. Questo intervento si è reso
necessario in quanto la stessa Agenzia delle Entrate aveva disconosciuto
tale possibilità prevedendo che la
cessione del terreno poteva usufruire
dell’agevolazione (che prevede tassa
di registro e ipotecaria in misura fissa
pari ad 200 euro cadauna e imposta
catastale all’1%) e quella del fabbricato scontava l’imposta di registro in
misura piena pari al 9%.
CONDIZIONI
Nella risoluzione in commento, oltre
a ribadire che il soggetto acquirente
deve essere un coltivatore diretto od
un imprenditore agricolo professionale regolarmente iscritto nell’appo-
Fisco e tributi
sita gestione previdenziale,
viene ribadito il concetto di
pertinenzialità di cui all’art.
817 del codice civile.
Sulla base di tale dettato
normativo è necessario che
sussista congiuntamente
un elemento soggettivo,
vale a dire una volontà
manifestata dal proprietario del bene principale (in
questo caso il terreno agricolo) di destinare durevolmente la cosa accessoria (il
fabbricato rurale) a servizio
del bene principale ed un
elemento oggettivo consistente nel rapporto funzionale che deve intercorrere
tra bene principale e bene
accessorio. In altre parole
il fabbricato rurale deve
essere destinato all’attività
agricola svolta sul fondo
e soprattutto deve essere
ubicato sul fondo medesimo.
PERTINENZIALITà
Da parte dell’amministrazione finanziaria c’è stato
un cambio di orientamento
perché non si parla più di
strumentalità del fabbricato ma di pertinenzialità.
Infatti la stessa Agenzia
delle Entrate precisa che il
contestato contenuto della
Circolare 2/E/2014 era riferito ad un esempio in cui il
fabbricato, seppure strumentale all’attività agricola, non era pertinenziale al
fondo perché non ubicato
sullo stesso e quindi non
poteva per tale motivo
godere dell’agevolazione
per la piccola proprietà
contadina.
Agroenergie,
per il 2015
non cambia nulla
Confermata l’esclusione da tassazione per la tariffa incentivante
Con la definitiva conversione in Legge del DL
milleproroghe viene prorogata anche per il 2015 la
più favorevole tassazione delle agroenergie, vale a
dire la possibilità di determinare forfettariamente
il reddito derivante dalla produzione di energia
elettrica sulla base del 25% dei soli ricavi derivanti
dalla cessione dell’energia medesima e non anche
della quota (distinta od omnicomprensiva) della
tariffa incentivante. Inoltre sono state confermate le
franchigie pari a 200 Kw circa di potenza per gli impianti fotovoltaici e 300 Kw circa per quelli a biogas
o biomasse sotto le quali, anche per il 2015, rimane
la tassazione su base catastale. La più onerosa tassazione, prevista originariamente dal DL 66/2014,
rimane pertanto “congelata” fino al periodo di
imposta 2016 con l’auspicio che nel frattempo la
norma possa essere definitivamente modificata.
9
Fatturazione
elettronica: chi, dove
come e quando
Dal 31 marzo
le Pubbliche
Amministrazioni non
possono
più effettuare
pagamenti
a fronte
di fatture
cartacee
10
A partire dal 31 marzo 2015 i contribuenti che effettuano cessioni di beni e
prestazioni di servizi nei confronti delle
Pubbliche Amministrazioni sono obbligati ad emettere le relative fatture
secondo la disciplina della fatturazione
elettronica, dal momento che le Pubbliche Amministrazioni non possono più
effettuare pagamenti a fronte di fatture
cartacee.
CONSERVAZIONE ELETTRONICA
È stato disposto altresì che devono
essere effettuati in forma elettronica gli
ulteriori adempimenti di trasmissione, conservazione e archiviazione
delle fatture medesime. È possibile per
il soggetto emittente adottare la conservazione elettronica delle sole fatture
verso la Pubblica Amministrazione a
condizione che esse siano annotate in un
apposito registro sezionale e numerate
progressivamente con una distinta serie
numerica.
FIRMA DIGITALE. Le fatture elettroniche
sono trasmesse in un file formato XML
e devono essere sottoscritte con firma
elettronica digitale.
Esse devono riportare le ulteriori infor-
mazioni di natura fiscale previste dagli
art. 21 e 21-bis del DPR 633/72 (Testo
Unico dell’Iva) e tra gli elementi essenziali che devono obbligatoriamente riportare figura il codice univoco assegnato
dall’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA) pubblicato sul sito www.
indicepa.gov.it.
La legge istitutiva dell’obbligo prevede
che le fatture siano veicolate tramite il
Sistema di Interscambio (SDI), cui i
fornitori delle Pubbliche Amministrazioni
sono dunque tenuti a inviare le proprie
fatture.
All’atto della ricezione di una fattura
elettronica e una volta superati i controlli previsti per la fattura stessa il SDI
provvede ad inoltrarla al competente
ufficio dell’Amministrazione committente, identificato tramite il codice univoco
riportato nella fattura medesima.
SPEDIZIONE. La trasmissione della
fattura al SDI e da questo all’Amministrazione destinataria avviene attraverso
l’utilizzo di canali alternativi, tra i quali
rientra il sistema di posta elettronica
certificata (PEC) o analogo sistema di
posta elettronica basato su tecnologie
che certifichino data e ora dell’invio e
Fisco e tributi
della ricezione delle comunicazioni,
nonché l’integrità del contenuto
delle stesse. L’invio delle fatture può
essere effettuato direttamente dal
fornitore o tramite intermediari. La
fattura elettronica si considera trasmessa per via elettronica e ricevuta
dalle Amministrazioni solo a fronte
del rilascio della ricevuta di consegna da parte del SDI.
È peraltro opportuno segnalare che
l’emissione della fattura elettronica
è obbligatoria per i soli soggetti
muniti di partita Iva.
Nel caso pertanto di soggetti esonerati, quali ad esempio persone fisiche
od enti che non svolgono attività
commerciali, la fattura continuerà ad
essere inviata in forma cartacea.
DESTINATARI. Occorre pertanto effettuare un’attenta verifica
dell’eventuale obbligo di emettere
fattura elettronica nei confronti
di alcuni dei propri clienti, quando
si suppone che gli stessi possano
configurarsi quali soggetti rientranti
nell’ambito delle Pubbliche Amministrazioni. Per individuare i soggetti
cui dovranno essere inviate le fatture
elettroniche è sufficiente accedere al
sito http://indicepa.gov.it/documentale/ricerca.php inserendo il codice
fiscale dell’ente nel campo di ricerca.
Si consiglia altresì agli enti con particolare forma giuridica di verificare
quanto prima la propria eventuale
inclusione nell’elenco delle Pubbliche Amministrazioni in quanto per
costoro è necessario dotarsi, nel più
breve tempo possibile, dei programmi e delle procedure necessarie per
la ricezione delle fatture elettroniche.
CONSULENTI. Il servizio di fatturazione, trasmissione, conservazione
ed archiviazione può essere affidato esternamente a consulenti o
società di servizi; se la conservazione
viene tenuta da tali soggetti terzi rispetto all’azienda occorre effettuare
una variazione ai fini Iva segnalando
il deposito delle scritture contabili
per quella data attività soggetta a
fatturazione elettronica.
Si segnala che il GSE (Gestore dei
Servizi Energetici) rientra nell’elenco delle Pubbliche Amministrazioni e pertanto le fatture emesse
nei suoi confronti a decorrere dal
31.03.2015 dovranno seguire la procedura di fatturazione elettronica.
Tuttavia, atteso che già ora il GSE
si occupa della procedura di fatturazione (seppur non elettronica)
attraverso il proprio portale, è
presumibile che lo stesso si attivi
al fine di effettuare direttamente il
servizio esternalizzato di fatturazione, trasmissione, conservazione ed
archiviazione elettronica per conto
dei propri cedenti; se ciò sarà confermato occorrerà effettuare quindi
la variazione ai fini Iva del deposito
delle scritture contabili per la sola
attività di cessione dell’energia,
indicando il GSE come depositario
delle medesime. Si attendono al più
presto chiarimenti in merito da parte
del Gestore.
11
Zootecnia
Copagri all’attacco:
«Non possiamo lasciare
che chiudano le stalle»
Parla il presidente della
Confederazione produttori
agricoli, Francesco Carrù:
«Sulle multe arretrate,
situazione disastrosa.
La politica non faccia finta
di non vedere cosa sta
accadendo»
In questi giorni, centinaia
di aziende zootecniche
vivono l’incubo della stretta
finale sul pagamento delle
multe arretrate delle quote
latte. Decine, centinaia di
migliaia di euro vengono
richiesti ad allevatori che
non sembrano più avere alternative, se non il
fallimento. Una situazione
disperata, della quale si sta
facendo paladina la sede
piemontese della Copagri,
Confederazione produttori agricoli, presieduta da
Francesco Carrù.
Presidente Carrù,
cosa sta accadendo?
«Agea sta inviando intimazioni di pagamento chiedendo agli allevatori di rientrare del presunto debito
delle quote latte entro 60
giorni dal ricevimento delle
comunicazioni. Ci sono in
ballo cifre assurde…».
Non è una novità…
«Questa volta sono tutti
coinvolti, nessuno escluso,
compresi molti agricoltori
12
definiti “onesti”, che ad
oggi non riescono a pagare
la rateizzazione e sono
obbligati, come tutti, ad
affittare quote con prezzi
fuori da ogni ragione di
mercato. Una situazione
che il Governo sta gestendo malissimo».
Cosa intendete fare?
«Adotteremo tutte le
misure legali per bloccare
queste cartelle di pagamento, il cui unico risultato
sarà di mettere in mezzo
alla strada un mucchio di
famiglie. Vogliamo vedere
se il mondo politico tutto e
la società si assumeranno
anche questa responsabilità. Nell’immediato,
produrremo un documento politico da sottoporre
all’approvazione del Consiglio regionale e chiederemo che il Ministero faccia
la sua parte bloccando le
ingiunzioni di pagamento e
istruendo un tavolo a Roma
di confronto con dati certi,
per trovare tutti insieme la
giusta soluzione ad un pro-
Zootecnia
blema che dura 30 anni».
Come si è arrivati
a questa situazione?
«A suo tempo, l’Italia ha dichiarato all’Unione europea
una produzione interna di
latte decisamente inferiore
alla reale produttività, innescando così il meccanismo
perverso delle multe: non
a caso fu concesso quel
famoso 6 per cento in più
all’ex ministro Zaia.
Nel 1995 il Piemonte aveva
6449 aziende da latte che
oggi si sono ridotte a 2442,
con un trend destinato a
scendere, per colpa delle
multe e dei costi di produzione che sono superiori ai
ricavi della produzione stessa, senza dimenticare che il
prezzo del latte oggi è al di
sotto del reale costo di produzione: siamo nell’ordine
di 37 centesimi lordi alle
aziende, contro 1, 60 euro
di vendita al consumatore,
mentre continua l’importazione di latte che proviene
dall’estero».
Sul pagamento delle
multe, però, se ne sono
viste di tutti i colori…
«Qualche furbetto può
esserci, ma non si può fare
di tutta l’erba un fascio.
Nessuno vuole sottrarsi alle
proprie responsabilità, se ce
ne sono. Se chi ha rateizzato i pagamenti non è riuscito a mantenere l’impegno,
è solo per la grave situazione economica in cui versa
il mondo agricolo. Dopo
di che, se si deve pagare,
è legittimo pretendere di
sapere cosa si va a pagare, visto che nei cassetti
giacciono fior di inchieste
dei carabinieri che hanno
smascherato clamorose
anomalie del sistema, senza
che siano stati presi provvedimenti. E’ troppo semplice
scaricare le responsabilità
sull’anello più debole.
Vogliamo chiarezza, vogliamo che il signor ministro
Martina dia corso a ciò che
sta nel cassetto. Non serve
l’ennesima indagine che si
fermerebbe di nuovo o che
nasconderebbe l’ennesima campagna elettorale. I
dati degli inquirenti e delle
Commissioni ministeriali
sono già tutti disponibili,
basterebbe leggerli».
Intanto, c’è da pagare
«Certo… E si tenga conto
che tutte queste aziende
non percepiscono più nessun contributo, in quanto
i crediti vengono compensati con i debiti e finiscono
nelle casse delle Stato,
peraltro senza che i dati
incrociati con i registri debitori siano sempre allineati.
Ma questa volta andremo
fino in fondo, le stalle non
devono chiudere, sarebbe
un disastro».
13
Zootecnia
L’importanza
del bilancio
per far rendere
le stalle
Avere
sotto controllo
entrate e uscite,
costi e ricavi,
è ormai
indispensabile
per stare
sul mercato
14
Sappiamo tutti che lo scenario zootecnico piemontese ha subito un
notevole cambiamento negli ultimi
anni.
Si è ridotto progressivamente il
numero di aziende medio piccole
e si è registrato una aumento delle
realtà aziendali più grandi; è quindi
aumentata la consistenza media
aziendale dei capi allevati.
Queste nuove realtà, oltre all’utilizzo del lavoro famigliare, si trovano
spesso a dover ricorrere alla manodopera esterna (dipendenti) ed
all’affitto di terreni con costi spesso
onerosi, tutto questo determina
una riduzione del profitto dell’allevatore.
È un dato di fatto che le aziende
agricole piemontesi, non a statuto societario, che annualmente
redigono un accurato bilancio sono
pochissime.
ANALISI DELLA REDDITIVITà
A differenza di altri paesi, in Italia,
si tende a trascurare l’analisi della
redditività dell’azienda cosa che
invece diventa sempre più impor-
tante col crescere delle dimensioni
dell’allevamento.
Queste analisi sono molto utili per
l’allevatore, poiché danno una
visione oggettiva sull’andamento
economico dell’impresa.
Spesso passando molto tempo in
stalla e non avendo una visione
globale dei numeri si tende a fare
scelte legate alla sensazione e non
basate sui dati concreti.
Essendo le stalle da latte ormai
delle vere e proprie imprese, con
fatturati medi che superano talvolta
abbondantemente i 500.000,00
euro annui, diventa basilare avere
sotto controllo entrate e uscite,
costi e ricavi e possibili investimenti
basati sui risultati economici e sugli
obbiettivi. In più, bisogna considerare che con la fine delle “quote
latte” il prezzo sarà sempre più
influenzato dal mercato. Questo
nuovo quadro economico non
permetterà più di fare errori nelle
scelte gestionali dell’azienda, quindi
il conto economico e l’identificazione delle aree di miglioramento del
processo produttivo diventano un
Zootecnia
deve essere almeno pari al
3-5% per poter garantire
che gli animali abbiano
mangiato tutto ciò che
potevano mangiare);
• il prezzo di vendita del
latte.
Raccolti questi parametri possiamo iniziare ad
elaborarli per avere degli
indici che ci guidino nella
gestione.
obbligo se si vuole rimanere sul mercato.
RACCOGLIERE I NUMERI
L’allevatore può avere un
maggior controllo sulla
redditività della sua stalla
semplicemente valutando con continuità alcuni
parametri ricavati mediante l’elaborazione di dati
facilmente disponibili.
In questo articolo vogliamo
prenderne in considerazione alcuni ma prima
di iniziare la loro analisi
dobbiamo fare un passo
indietro per sottolineare
che per poter elaborare i
dati bisogna prima di tutto
averli, è quindi fondamentale che ogni allevatore
intraprenda una attività
sistematica di registrazione
dei numeri.
I dati da registrare giornalmente sono:
• i costi alimentari della
razione con le quantità ed
i prezzi sia dei concentrati
acquistati dall’esterno sia
dei foraggi aziendali;
• il numero di vacche
munte giorno per giorno e
l’entità di quelle il cui latte
non è stato venduto. (La
percentuale di quest’ulti-
me non deve superare il
2-3%);
• i litri di latte venduti;
• l’ingestione di sostanza
secca. Per calcolare questo
parametro è necessario registrare la quantità
di unifeed scaricato e
l’avanzo raccolto il giorno successivo. (Il residuo
LATTE VENDUTO
E SOSTANZA SECCA
Il rapporto tra latte venduto e sostanza secca ingerita ci descrive quanto latte
produce il chilogrammo di
sostanza secca ingerita con
l’alimentazione.
Questo valore si ottiene
semplicemente dividendo
i Kg di latte prodotto per i
Kg di sostanza secca quindi numeri bassi indicano
un basso rendimento
15
Zootecnia
della razione. L’obbiettivo da raggiungere è un valore almeno pari a
1.4, ma in aziende che sono state in
grado di ottimizzare questo parametro si rilevano anche numeri pari a
1,7.
ENTRATE AL NETTO
DEI COSTI ALIMENTARI (IOFC)
Si ottiene sottraendo al ricavo totale
del latte i costi alimentari sostenuti
per le vacche in produzione.
Questo dato è influenzato da diverse
variabili le più significative sono: il
costo alimentare, l’indice di conversione della sostanza secca in latte,
l’ingestione totale di sostanza secca
e il prezzo di vendita del latte.
L’allevatore può incidere in maniera
più o meno significativa sui primi tre
parametri mentre diventa più difficile
poter influenzare positivamente il
quarto. Con gli attuali: prezzo del
latte e costi delle materie il valore
obbiettivo è pari a 8,00 euro per
vacca al giorno. A questo riguardo
bisogna sottolineare che l’obbiettivo finale dell’azienda da latte non
16
è quello di ridurre per forza i costi
alimentari ma piuttosto di aumentare
il divario tra costi e ricavi.
IOFC MARGINALE
Esprime la variazione dei ricavi all’aumentare della produzione di un litro
di latte, quindi il latte marginale è
quel litro di produzione in più rispetto a quelli già prodotti. Secondo uno
studio fatto dal SATA su 62 allevamenti della Lombardia qualsiasi intervento che porti a produrre 1 litro di
latte in più ad un costo inferiore a
0,29 euro conviene.
Questo valore può subire delle
variazioni essendo legato al prezzo
del latte e al costo alimentare ed è
quindi da valutare da stalla a stalla.
LIMITE DI SOSTITUZIONE
DELLA BOVINA
E’ il parametro che indica la produzione in latte al di sotto della quale
conviene eliminare un animale, dato
influenzato oltre che dal prezzo del
latte e dal costo alimentare anche
dal costo per l’acquisto o l’alleva-
mento di una manza.
È importante ricordare che ogni
posto stalla comporta dei costi
fissi che obbligatoriamente devono
essere coperti, quindi per massimizzare l’efficienza dell’allevamento è
essenziale che ogni cuccetta disponibile sia occupata da una bovina
in piena produzione o quantomeno
nella media.
Zootecnia
Per contro si deve mantenere costante il numero di animali in stalla non
eccedendo rispetto ai posti in cuccetta, in modo da avere condizioni di
benessere ottimali che permettano
ad ogni animale di esprimere appieno il proprio potenziale.
TASSO DI GRAVIDANZA
E’ il parametro più significativo per
quanto riguarda l’efficienza delle performance riproduttive ed è
normalmente indicato con la sigla
Pr dall’inglese Pregnancy rate. Il
Pr si calcola su periodi di 21 giorni
dividendo il numero di bovine gravide per il numero di bovine potenzialmente fecondabili nello stesso
periodo.
Questa misura prende in considerazione tutte le vacche presenti ed
è possibile rilevare sue oscillazioni
in brevi periodi di tempo. Il tasso
di gravidanza è condizionato a sua
volta da altri due valori: il tasso di rilevamento calori indicato con la sigla
Hdr dall’inglese Heat detection rate e
il tasso di concepimento indicato con
la sigla Cr ossia conception rate
L’Hdr ci dice il numero di bovine che
sono state effettivamente fecondate
sul totale di quelle fecondabili sempre su periodi di 21 giorni, questo
valore deve essere almeno pari al
pari al 50 %.
Il Cr invece indica il numero di
bovine che si sono ingravidate sul
totale di quelle fecondate; il tasso di
concepimento deve registrare valori
pari al 35%.
Il Pr si ottiene moltiplicando l’ Hdr
per il Cr quindi con un tasso di rilevamento calori del 50% e un tasso di
concepimento del 35% si ottiene un
tasso di gravidanza del 17,5%.
Questi dati riguardanti l’efficienza
riproduttiva sono essenziali nella
determinazione del reddito negli allevamenti da latte.
Per dare un riferimento economico
basti pensare che passando da Pr
12% a 13% si ha un aumento del
reddito di 40 euro/capo/anno.
DATI UTILI
Sicuramente con l’attuale andamento del mercato tutti i numeri,
siano essi tecnici o economici, che
riguardato l’efficienza della stalla,
saranno sempre più di utilità sia per i
professionisti che per gli allevatori e
ci aiuteranno ad indirizzare le scelte
aziendali e gli obbiettivi per poter
rimanere sul mercato del prossimo
futuro.
17
Sistemi normali
e alternativi per
la pulizia della stalla
La pulizia della stalla è un elemento
fondamentale per la buona riuscita di
un allevamento, poichè curandola in
modo adeguato è possibile limitare
notevolmente la carica batterica ed
escludere di conseguenza affezioni
particolari all’intera mandria stabulata. E’ dunque evidente che, come per
noi umani, anche per i bovini vivere
in un ambiente salubre ne giova la
vitalità, la serenità e, soprattutto, la
produttività, fattore di maggior rilievo
per l’imprenditore agricolo.
I sistemi atti alla rimozione delle
deiezioni animali sono diversi ed il
loro impiego in stalla dipende da
come questa è stata strutturata; il
18
complesso di elementi ed attrezzature
interne, infatti, varia in base al tipo di
allevamento scelto (latte, carne, linea
vacca-vitello, eccetera).
A seconda dell’indirizzo produttivo e
della stabulazione dell’allevamento
possiamo identificare diversi tipi di
sistemi per l’asporto del letame:
possono arrivare sino a 17 m. circa e
con un consumo di energia elettrica
che va dai 0,55 ai 0,75 Kw/gg;
ALLEVAMENTI DA LATTE (zona
di riposo a cuccette e zona di
alimentazione a posta libera con
autocatturanti)
• PAVIMENTAZIONE GRIGLIATA:
L’utilizzo del raschiatore in questo
caso è molto raro (lo si impiega nel
caso si abbia una maggior percentuale di materiale palabile, quindi
deiezioni più asciutte) ma facoltativo
infatti, in alcuni casi, lo si impiega al
di sotto della pavimentazione grigliata.
• PAVIMENTAZIONE PIENA (rigata
per l’antiscivolo): Viene utilizzato
un raschiatore con larghezze che
ALLEVAMENTI DA CARNE (organizzazione a box, zona di riposo
su lettiera permanente e zona di
alimentazione a posta libera con
autocatturanti per vacche nutrici
o con mangiatoia per ingrasso)
• PAVIMENTAZIONE PIENA CON
LETTIERA IN PIANO: L’asporto
del letame viene effettuato con la
combine di impianto asporta letame,
con la canalina di 0,40 m posta dietro
la zona di alimentazione, e trattrice
per rimuovere il materiale palabile su
tutta la superficie del box;
• PAVIMENTAZIONE PIENA CON
LETTIERA IN PENDENZA: L’asporto
delle deiezioni viene effettuato con
un impianto asporta letame. Sfruttando la pendenza (5-6 % al metro
di norma, ma si può arrivare anche
all’ 8% al metro in caso di box poco
estesi) ed il calpestio degli animali lo
stallatico scende verso la canalina di
passaggio dell’asporta letame e viene
stoccato all’esterno nelle apposite
platee. Esistono tuttavia delle eccezioni in alcuni casi in cui si possono
trovare bovini all’ingrasso su grigliato
o altresì ritrovare bovine ad attitudine
L’asporto
del letame può
variare a seconda
dell’indirizzo
produttivo e della
stabulazione
dell’allevamento:
ecco come
lattifera (es. la frisona italiana) stabulate su lettiera permanente.
Questi sono casi limite che si scaturiscono per motivi di spazio, abitudini
degli allevatori, obblighi costruttivi
imposti dalla legge ed altri.
LA POTENZA DELL’ACQUA
Terminata questa introduzione per
inquadrare al meglio i vari sistemi di
movimentazione dello stallatico, ritorniamo al fulcro dell’argomento: “sarebbe possibile applicare un impianto
Zootecnia
basato esclusivamente sulla potenza
scaturita da un getto d’acqua per pulire una stalla?” . La risposta è “sì!”.
Esiste un sistema, nato da un’idea
francese, che sfrutta appunto il moto
provocato dal flusso d’acqua (pompata ad una pressione di circa 5 bar)
per ottenere un’efficace pulizia delle
corsie di transito degli animali.
Tale impianto può essere applicato non solo su strutture di nuova
realizzazione bensì anche su strutture
esistenti, l’unico adattamento da apportare è quello di dare alla stalla una
pendenza dell’1% che si sviluppi per
tutta la sua lunghezza in modo da
agevolare lo scorrimento dell’acqua
da un capo all’altro del fabbricato.
SMALTIMENTO O RECUPERO?
Sorge però il problema del recupero
dell’acqua impura, data la presenza
delle deiezioni, la quale ha due vie:
la prima consisterebbe in un semplice smaltimento delle acque reflue
mentre la seconda in un recupero di
questa.
La risposta a tale quesito può essere
19
riassunta in sei fondamentali
passaggi:
1) STOCCAGGIO. L’acqua, rigorosamente pulita, viene stoccata all’interno di un apposito silos dimensionato
in base all’area da pulire ed al numero
di capi stabulati. Il passaggio dell’acqua dal silos di stoccaggio avviene
sfruttando la sola forza di gravità
(N.B.: l’acqua va cambiata 2/3 volte
all’anno per evitare la proliferazione
di colonie batteriche);
2) SPANDIMENTO. Nel momento
in cui l’acqua arriva alle bocchette
20
di spandimento, poste all’ingresso
della corsia di transito degli animali,
presenta una pressione pari a circa 5
bar. Raggiunta questa le bocchette
si aprono automaticamente facendo
defluire il liquido lungo tutta la corsia;
3) RECUPERO. L’acqua impura viene
raccolta da una canalina in CLS (l’effluente non può avere contatti diretti
con il terreno come in un normale
fosso irriguo) e fatta confluire verso
un vascone di raccolta;
4) OMOGENEIZZAZIONE. L’effluente che arriva alla vasca di raccolta,
costituito da una fase liquida (materiale non palabile) e da una solida
(materiale palabile), è un composto
cosiddetto eterogeneo cioè caratterizzato da un diverso gradiente
di concentrazione tra le parti che lo
compongono. Grazie a tale processo
la miscela viene resa omogenea ossia
con uguale concentrazione in ogni
punto dello spazio.
5) SEPARAZIONE. La miscela omogenea ottenuta dalla omogeneizzazione viene fatta fluire attraverso
un separatore dotato di vibrovaglio.
Questa fase è il cuore del sistema, la
Zootecnia
parte liquida del composto
vagliato viene trasferita in
parte in un successivo serbatoio di raccolta e in parte
viene purificata e mandata
direttamente ai silos verticali
della fase di stoccaggio. La
parte solida rimasta, lascia
un concentrato compatto
e facilmente compostabile
il quale può essere riutilizzato come materiale per la
lettiera oppure come mezzo
per le concimazioni in pieno
campo;
camente sprinklers. L’area
irrorata per mezzo degli
sprinklers è di circa 2.800
m2 (120 m x 24 m). Nel
caso in cui non si disponga
di appezzamenti adiacenti
o quantomeno prossimi
alla stalla il liquido può
essere caricato in botte e
dispersa in campo.
Concludendo possiamo
certamente affermare che
nonostante sia un’idea
di pulizia avanguardista
(anche se all’estero vi sono
Rappresentazione del ciclo di pulizia della stalla
6) ASPERSIONE. Il liquido
trasferito nel secondo vascone può essere direttamente
irrorato in campo (ciò è
possibile se si hanno appezzamenti direttamente vicini
all’impianto) attraverso un
rotolone il quale, aspirando
il liquido dalla vasca, lo canalizza verso delle “pistole”
a spruzzo chiamate tecni-
già impianti esistenti) il
problema principale è il
costo elevato di installazione dell’impianto e, successivamente, sono richiesti
continui controlli sulla
mandria stabulata poiché
la presenza dell’acqua, alzando il tasso di umidità in
stalla, può portare problemi podali agli animali.
21
Zootecnia
Latte, perchè
solo in Italia
non si multano
le industrie?
Anche in Italia si registrano
comportamenti scorretti
nel pagamento del latte
agli allevatori che hanno
portato prima in Spagna
ed ora anche in Francia
alla condanna delle
principali industrie lattiero
casearie, molte delle quali,
peraltro, operano anche
sul territorio nazionale.
E’ quanto afferma il
presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo nel
22
denunciare il “silenzio
assordante dell’Antitrust
in Italia dove ha chiuso
una stalla su cinque con
la perdita di 32 mila posti
di lavoro negli anni della
crisi”.
MULTE ALLE INDUSTRIE
In Francia l’Antitrust ha
multato per un importo
di 193 milioni di euro 11
industrie lattiero casearie
tra le quali Lactalis, Laita,
Zootecnia
Senagral e Andros’s
Novandie per pratiche
anticoncorrenziali dopo
che il 5 marzo scorso sottolinea la Coldiretti
- era intervenuto anche
l’Antitrust iberico che
aveva annunciato multe
per un totale di 88 milioni
di euro a gruppi come
Danone (23,2 milioni),
Corporation Alimentaria
(21,8 milioni), Grupo
Lactalis Iberica (11,6
coprire neanche i costi di
produzione».
SENZA PREZZO
«Oggi gli allevatori
italiani consegnano il
latte alle industrie al buio
senza un prezzo certo
è anche quando questo
è ufficializzato - precisa
Moncalvo - non tiene
minimamente conto dei
costi così come prevede
l’art 62 e occorre quindi
Esposto di Coldiretti
e Codacons per fare luce
sugli abusi di dipendenza
economica a danno dei
produttori di latte fresco
milioni). «Anche in Italia
esiste - sostiene Moncalvo
- un evidente squilibrio
contrattuale tra le parti
che determina un abuso,
da parte dei trasformatori,
della loro posizione
economica sul mercato,
dalla quale gli allevatori
dipendono. I prezzi
praticati dagli intermediari
della filiera del latte fresco
sono iniqui e gli allevatori
manifestano ormai
evidenti segni di difficoltà
perché non riescono a
dare all’Antitrust tutti gli
strumenti necessari per
intervenire anche con
un adeguato sistema
sanzionatorio così come
è accaduto in Spagna e
Francia».
La Coldiretti e il Codacons
per questo hanno chiesto
con un esposto di fare luce
sugli abusi di dipendenza
economica a danno dei
produttori di latte fresco
all’Autorità garante
della Concorrenza e del
Mercato (AGCM).
23
Notizie dalle aziende
Proteine in razione
Chi chiede di differenziarle
con sottoprodotti non crede
nell’allevatore piemontese!
Quando 10 anni fa ho cominciato a
lavorare nella nutrizione della vacche
da latte, mi capitava di incontrare allevatori convinti che senza il
girasole o la crusca per differenziare
l’apporto proteico in razione non si
potesse raggiungere performance di
latte importanti; altri convinti che la
medica fasciata non potesse essere
utilizzata perché causa di mastiti
gravi; altri capaci di chiamare veleno
i propri insilati perché troppo umidi
ed usarli in razione con il contagocce
ed infine di incontrare allevatori con
24
mandrie a 210 giorni di lattazione
media convinti di non avere problemi
di fertilità in azienda.
Oggi incontro allevatori in Piemonte
che anche somministrando in razione la soia, come unica fonte proteica
da concentrati, raggiungono performance zootecniche interessanti, altri
allevatori che chiedono che i loro
insilati o fasciati diventino gli alimenti principali della loro razione per
ridurre il costo della stessa ed infine
allevatori che nella collaborazione
fra il proprio buiatra e nutrizionista
vedono l’unica strada per migliorare
la fertilità in stalla.
Zoofarma con il suo staff si pone
come partner ideale per quest’ultima tipologia di allevatori. Alla 69°
Fiera del Bovino da Latte di Cremona, tenutasi ad ottobre del 2014, il
messaggio del Team Zoofarma era
“Integriamo l’animale per migliorare la digeribilità dei tuoi
foraggi”. È sempre più evidente
per chi opera nella nutrizione dei
ruminanti, che l’efficienza alimentare, ovvero l’abilità della bovina a
trasformare i nutrienti degli alimenti
in latte o in componenti nobili del
latte, è strettamente legata all’efficienza ruminale. La flora, infatti,
che vive nel rumine “utilizza/sfrutta”
gli alimenti ingeriti. Nel razionare,
quindi, è necessario avere a cuore la
sanità e funzionalità del rumine. Tale
impegno è possibile assolverlo massimizzando l’impiego in razione dei
foraggi aziendali, che devono essere
prodotti con una qualità sempre
migliore. La caratteristica principale
da considerare per inserire i foraggi
nella razione delle bovine in lattazio-
Notizie dalle aziende
ne è la loro digeribilità ovvero la
percentuale di nutrienti effettivamente utilizzata.
I foraggi devono essere valutati
visivamente e chimicamente, per poi
monitorare le risposte dell’animale. I
foraggi, infatti, sono estremamente
variabili per quanto riguarda la loro
composizione (tenore in proteina
e fibra), influenzando e, spesso,
limitando il potenziale di ingestione di sostanza secca da parte degli
animali. I foraggi devono essere
e vitamine. Integriamo così l’animale
e il suo rumine, potenziando la digeribilità dei foraggi.
La terra coltivata in Piemonte
con il progetto di incrementare
sia la concentrazione in razione
che migliorare la digeribilità dei
foraggi prodotti, negli anni, sarà
una terra ricca di energia e proteina nobile da fornire ai propri
animali !
La Redditività aziendale percorrendo
questa strada ne trarrà sicuramente
beneficio. Per
migliorare tale
aspetto poi
è necessario
potenziare la
fertilità in
azienda riducendo i giorni
di lattazione
media otte-
nendo conferme di gravidanza più
ravvicinate. Zoofarma per rispondere
a questa specifica esigenza ha scelto
di formulare integratori con principi
attivi di origine naturale perché più
disponibili per l’animale. Vitamine
e Oligoelementi, sono i “dadi” e i
“bulloni” biochimici che permettono
alle proteine, agli zuccheri e ai grassi
dei tessuti di funzionare in modo coordinato. Le fonti da cui derivano tali
micronutrienti, all’interno degli integratori Zoofarma, sono totalmente
naturali: olio di fegato di Ipoglosso
microincapsulato (Microil VitA™) e
Alghe Marine Calcaree. L’obiettivo
di Zoofarma è quello di influenzare
positivamente la fertilità delle vacche
o bufale ad alta produzione e sostenerne il Sistema Immunitario sotto
attacco nel periodo invernale (vedi
incremento di mastiti e influenze polmonari ed enteriche).
le fondamenta di tutte le nostre
razioni.
Per migliorare la digeribilità dei foraggi aziendali, Zoofarma ha creato
una linea di integratori, denominata
Cristal Line, che ha come caratteristica principale una composizione
di macrominerali ad alto coefficiente
di digeribilità. La linea Cristal Line
è stata formulata considerando il
fabbisogno nutrizionale quotidiano
specifico per la flora ruminale stessa.
La flora ruminale ha necessità, per vivere e moltiplicarsi, di macrominerali
25
26
Notizie dalle aziende
La buona carne piemontese
tra colline di vini e nocciole
A Canale d’Alba la “Cascina del Pepe” di Giovanni e Davide Sacchetto
Se ci si aggira tra i tanti paesi abbarbicati sulle colline di Langa e Roero
non è raro imbattersi in imprenditori
agricoli che con tenacia hanno deciso
di investire in attività diverse da quelle
che per antonomasia caratterizzano
l’Albese (vino e nocciole). E’ il caso,
ad esempio, di Giovanni e Davide
Sacchetto, padre e figlio di Canale
che hanno deciso di
dedicarsi “anima e
corpo” all’allevamento di bovini di razza
Piemontese.
La loro è una storia
che dura da generazioni e che ha visto
Giovanni dedicarsi
per 25 anni all’autotrasporto prima di
ascoltare il richiamo
dell’azienda di famiglia, nota a tutti come “Cascina del
Pepe”, dall’appellativo con cui da
decenni i Sacchetto sono conosciuti
in paese.
E’ stato lui a realizzare nel 1994 la
stalla dove oggi trovano sistemazione
oltre 70 maschi di razza Piemontese,
e soprattutto ad affiancare anni più
tardi un punto vendita aziendale in
cui commercializzare direttamente la
carne, ancora una rarità nella zona.
Il figlio Davide, 27 anni, è cresciuto
assimilando inconsciamente tutte le
fasi più recenti dell’attività di famiglia
e ne è rimasto “catturato”, tanto
che nel 2008 ha deciso di entrare in
azienda grazie alle possibilità offerte
per l’insediamento giovani.
La “Cascina del Pepe” un tempo era
un allevamento linea vacca-vitello, poi
negli anni si è specializzato in bovini
maschi che Giovanni e Davide Sac-
chetto acquistano ogni anno sempre
dallo stesso malgaro, prima e dopo il
periodo di alpeggio a Bardonecchia.
I vitelli giungono così in azienda già
svezzati (3/4 mesi), per poi iniziare il
processo di crescita e ingrasso che li
porterà a raggiungere, dopo 18/19
mesi, circa 750 kg. Solo allora i capi
saranno pronti per essere macellati.
Proprio qui scatta la peculiarità dei
Sacchetto: riuscire a smaltire nel
proprio punto vendita oltre il 95% dei
maschi allevati.
Se il consumatore locale sembra indirizzato verso altre abitudini di acquisto, i visitatori stranieri, giunti nelle
Langhe per conoscerne i nobili vini,
rimangono poi attratti anche dall’altrettanto pregiata carne Piemontese.
Nel periodo natalizio si può trovare
oltre la carne di vitellone anche quella
del castrato o di manzo. Il segreto di
tutto questo? “Il passaparola delle cantine
che suggeriscono ai
loro clienti di venire
a provare la nostra
carne. E ne rimangono
talmente soddisfatti
che l’anno successivo
ritornano”, Le proprietà della carne sono poi
promosse grazie a serate a tema in locali di
Torino e Milano a cui
l’azienda di tanto in tanto è invitata a
partecipare. La qualità, garantita dal
marchio Coalvi, è frutto di tanta cura
e attenzione a partire dall’alimentazione degli animali, fatta di grano,
orzo e mais, prodotti in azienda, e da
un misto di soia, crusca e barbabietola. Nella “Cascina del Pepe” trovano
spazio anche cavalli, polli, galline, tacchini, faraone, colombi ornamentali,
maialini vietnamiti e addirittura uno
struzzo. Tanti animali, tanta passione,
ma anche tanti… sacrifici.
27
Attualità
Il futuro della montagna
tra Psr e parco del Monviso
Si terrà al teatro Politeama di Saluzzo, martedì
28 aprile alle ore 20, il
convegno organizzato
dall’Adialpi in cui verranno discusse le principali
problematiche dei margari e le scelte politiche
che interessano il settore,
in particolare per quanto
riguarda la Politica Agricola Comune (Pac).
PSR A RISCHIO
Proprio in queste settimane, infatti, si stanno
definendo le ultime scelte sui premi di sostegno
all’agricoltura.
Per quanto riguarda gli
28
Tradizionale convegno
dell’Adialpi (margari) al
teatro Politeama di Saluzzo,
martedì 28 aprile, per chi
vive e lavora in alpeggio
alpeggi, oltre le decisioni sulla Domanda Unica
(pascolo terzi, carichi
d’alpeggio, animali in
guardiania), grande interesse dev’esser dato al
nuovo Psr (Piano di Sviluppo Rurale regionale)
che a quanto pare non
sembra “pronto” per la
scadenza del 15 maggio
prossimo.
Stando alle disposizioni
attuali, per la campagna
2015 non sarebbero
disponibili le misure del
“premio all’erba” (ex
214.6.1) e dei “piani
pastorali” (ex 214.6.2)
in quanto la vecchia
programmazione del
Psr è ormai “scaduta”
mentre quella nuova
(2015-2020) entrerà in
vigore solo a fine anno
precludendo la possibilità
di richiedere i premi per
l’estate 2015.
LETTERA
ALL’ASSESSORE
L’Adialpi è intervenuta
sul problema inviando
un documento all’assessore all’Agricoltura
del Piemonte, Giorgio
Attualità
Ferrero: «Gli alpeggiatori necessitano di questi
premi – dichiara Giovanni
Dalmasso, presidente
dell’Adialpi – che da
sempre sostengono chi
veramente svolge l’attività del margaro.
Non possiamo lasciare
un anno “vuoto” senza
Psr, ciò comporterebbe
un danno troppo gravoso
per centinaia di famiglie
che ogni anno svolgono un’attività difficile e
attualmente in profonda
crisi, danneggiata da
speculazioni e troppe
volte dimenticata dalla
politica agricola».
PROPOSTA ADIALPI
La proposta dell’Adialpi
è stata di poter accedere
ugualmente al premio
attraverso delle “predomande” da presentare
entro la metà del mese di
maggio (termine ultimo per le domande di
premio per la campagna
in corso) con le eventuali
rettifiche o formalizzazioni da eseguire in autunno
quando il PSR sarà probabilmente ufficializzato.
PARCO DEL MONVISO
Ma i grattacapi dei
margari non finiscono
qui; tra gli argomenti
più discussi vi sono la
nascita del nuovo Parco
Naturale del Monviso, i
continui attacchi da lupo
sui pascoli alpini e molte
altre problematiche che
ogni giorno interessano il
settore.
Il convegno sarà dunque
l’occasione per approfondire i diversi argomenti e
conoscere quali prospettive presenta il futuro
per chi lavora e vive sulle
nostre montagne.
29
Vigone, la fiera agrimeccanica
è più forte della pioggia
Rassegna in piena espansione, espositori qualificati
e tanta voglia di vincere le sfide più difficili
Nonostante una partenza con la pioggia, la due
giorni della Fiera della
meccanizzazione agricola di
Vigone, il 22 e 23 febbraio scorsi, ha visto una
partecipazione di visitatori
oltre ogni previsione. «Noi
dell’Associazione Manifestazioni Agricole Vigonesi –
30
commentano gli organizzatori - ringraziamo tutti per
la collaborazione, in particolare gli espositori vecchi e
nuovi e i visitatori. Diamo
a tutti l’appuntamento alla
settima edizione, il 28 e
29 febbraio 2016». In sei
edizioni, gli espositori e gli
spazi occupati dalla Fiera,
che da due anni ha ricevuto la qualifica di mostra
mercato regionale, sono
aumentati fino ad esaurire
la disponibilità di tutte le
strade e piazze del centro.
Una rassegna in piena
espansione, che conta attualmente più di 150 espositori selezionati tra le più
importanti ditte di trattrici e
macchinari agricoli, zootecnici e per la lavorazione del
terreno, con stand commerciali di ditte sementiere,
energia rinnovabile e banchetti di prodotti agricoli.
Un punto di riferimento per
l’agricoltura pedemontana,
dal Cuneese al Torinese.
Fiere
Meccanizzazione, ecco tutti i premiati
I riconoscimenti del “Concorso novità tecniche” promosso
da Cnr - Imamoter alla storica fiera di Savigliano
Argo Tractors
Fabbrico (RE)
Novità Tecnica
Myswitch - Pulsante
di comando multifunzione
Boffa Guido snc
Diano d’Alba (CN)
Menzione Tecnica
Veicolo semovente per
trattamenti spray
Collino Costruzioni
Levaldigi (CN)
Novità Tecnica
Sega circolare a tamburo
Colombardo Mauro
Marzano Ol (AT)
Menzione Tecnica
Spollonatrice idraulica
Rotoflex
Fontana
Crescentino (VC)
Novità Tecnica
Miniraccoglitrice semovente
monofila per fagiolini
Frandent - Osasco (TO)
Menzione Tecnica-Seminatrice
per vigneti e frutteti
Grella - Vigone (TO)
Menzione Tecnica
Sistema Krone Duogrip
Merlo S.p.a.
San Defendente
di Cervasca (CN)
Novità Tecnica - Telescopici
modulari con sistema
di controllo trasversale
Randazzo Gianni
& Giuseppe S.n.c.
Fossano (CN)
Menzione Tecnica
Cassone tondo in alluminio
31
L’incontro dei costruttori
rilancia la meccanizzazione
Nella serata di sabato 14 marzo presso il ristorante della
34° Fiera della meccanizzazione agricola di Savigliano, la
nostra associazione ha organizzato un incontro con tutti
i costruttori di macchine agricole presenti come espositori
in fiera. Il presidente Luca Crosetto
dopo i saluti di benvenuto, ha dato
la parola ai relatori.
Il primo a parlare è stato il sindaco di
Savigliano, il quale ha dato la disponibilità del Comune verso gli espositori e quanti contribuiscano per la
riuscita della fiera. In seconda battuta ha parlato il nuovo presidente
dell’ente manifestazione, Andrea
Coletti, il quale ha ribadito il suo impegno nei prossimi tre
anni del suo mandato di lasciare un segno importante nella
storia della fiera.
Dopo di che ha preso la parola Renato Delmastro, il quale
ha illustrato le ultime novità in materia di formazione, patentini e revisioni.
E’ stato invitato a parlare Amilcare Merlo, il quale breve-
mente ha illustrato il suo percorso di vita aziendale, stimolando i presenti a credere in quello che fanno, ad andare
avanti con professionalità, tenacia e fiducia nel futuro. Infine ha invitato i presenti a visitare la propria azienda, si è
reso disponibile per i soci Arproma a
condividere i propri locali per organizzare incontri con delegazioni straniere ed altri eventi. Le sue parole ci
hanno incoraggiato a continuare e
perseverare nel nostro lavoro, anche
in momenti difficili come quelli che
stiamo vivendo.
Poi la parola è passata al presidente
di Confartigianato Domenico Massimino, il quale ha ribadito la validità della collaborazione
con Arproma, al cui interno è nato un consorzio Agroita,
con una struttura atta all’internazionalizzazione della meccanizzazione agricola.
Ha chiuso l’incontro il presidente Luca Crosetto con un cordiale saluto ed invitando i presenti per un conviviale aperitivo.
Alla Fiera di Savigliano
per scommettere
sul lavoro,
tra crisi e speranza
32
Associazione
Revisori Produttori
Macchine Agricole
ed attrezzature
agricole
33
Fiere
Fiori e frutti protagonisti
a Lagnasco dal 10 al 12 aprile
Fruttinfiore, tredicesima edizione: tre giorni per celebrare la
migliore produzione frutticola locale, tra convegni, bancarelle e sport
Torna a Lagnasco Fruttinfiore, la manifestazione che
per tre giorni vuole festeggiare la migliore produzione
frutticola locale, quella
sana, buona... e in fiore!
Giunta alla sua XIII edizione,
l’inaugurazione è prevista
per venerdì 10 aprile alle
16.30 nel piazzale Asprofrut.
SCOPRIRE IL TERRITORIO
Fruttinfiore accompagnerà i
visitatori in una full immersion nel mondo della frutta
facendo scoprire e valoriz-
34
zare il lavoro di un intero
territorio. Un territorio ricco
di colture, ma anche di
cultura, di gente con ambizione, volontà, caparbietà,
che grazie alla continua
innovazione ha saputo trasformare antiche tradizioni
nella moderna frutticoltura.
Come da tradizione, anche
l’edizione 2015 vanta un
calendario ricco di appuntamenti.
STAO. Protagonisti saranno, come sempre, lo STAO,
Salone delle Tecnologie
Fiere
Applicate all’Ortofrutticoltura, i mercatini ricchi di
prelibatezze, i laboratori e
tante attività didattiche per i
più piccoli. E non solo: arte
e convegni, bancarelle
ricche di curiosità, fuochi
d’artificio, ospiti e, per tutti
gli appassionati di fitwalking, la VII edizione della
“Camminata tra i frutteti in
fiore”. Confermato, inoltre,
Fruttintavola, un percorso
gastronomico in collaborazione con le Associazioni
di categoria, per celebrare
la frutta anche a tavola, tra
piatti tradizionali e gustose
ricette innovative.
TRE INTENSE GIORNATE
Tre giornate davvero intense, dunque, che porteranno
i visitatori a conoscere ed
apprezzare il mondo della
frutta, nella splendida cornice di un territorio ricoperto
di fiori e frutti.
All’organizzazione, la cui regia è affidata alla Pro Loco
di Lagnasco, partecipano,
oltre all’Amministrazione
comunale che ha fortemente voluto ed appoggiato
la manifestazione, le tre
più importanti associazioni
di produttori frutticoli del
Piemonte, quali Asprofrut,
Lagnasco Group e Ortofruit
Italia, nonché l’associazione
che le raccoglie: Assortofrutta. Da ricordare, inoltre:
Coldiretti Cuneo, Confartigianato Cuneo, Confcooperative Cuneo, Confagricoltura Cuneo e CReSO. Tutti
gli enti si avvarranno della
collaborazione esterna e del
contributo finanziario, oltre
che della Regione Piemonte
e della Provincia di Cuneo, anche della Camera
di Commercio di Cuneo,
della Cassa di Risparmio
di Saluzzo e dell’omonima
Fondazione.
35
Fiere
La fiera di Mondovì
esalta la primavera
Tradizionale appuntamento sabato 11 e domenica
12 aprile con la rassegna agricola e commerciale
Mondovì celebra la stagione dei germogli con la tradizionale Fiera di Primavera,
giunta quest’anno alla sua
36
cinquantaseiesima edizione, sabato 11 e domenica
12 aprile.
Numerosi e molto vari
gli eventi e le tipologie
espositive, tra cui il mercato contadino (filiera corta
agroalimentare), le attività
commerciali (materiali e
tecnologia per l’edilizia e la
casa, energia, allestimenti),
i negozi aperti, il “Gran
mercato di primavera”,
le autovetture nuove e
d’occasione; gli autocarri
e i mezzi movimento terra,
la meccanizzazione agricola, le moto e i motori, le
vacanze e il tempo libero
(camper, caravan, bici,
campeggio, artigianato,
associazionismo, areografie
artistiche, turismo, sport),
l’arte, la cultura e l’artigianato artistico (ceramica,
editoria, pittura, grafica,
mostre). Un evento di grande richiamo, per il quale si
consiglia di parcheggiare
presso il Rione altipiano e il
piazzale Giardini.
Un appuntamento da non
perdere, per rigenerare
l’energia e lo spirito con cui
affrontare la nuova stagione agricola.
37
38
Rosatello, la tecnologia
su misura per i frutteti
Storia e produzione dell’azienda lagnaschese leader in Europa
Al contesto della frutta, Lagnasco affianca un indotto che
lavora e produce per assicurare con più efficienza la qualità a
chi coltiva. Tra queste aziende, ne esiste una che ha vecchie
radici, solida tecnologia e determinata forza familiare: la “Rosatello s.r.l.” leader in Europa nella produzione dei semoventi per
la raccolta di frutta e non solo.
produzione, e poi Riccardo, neo perito meccanico. Con loro
arrivarono le prime attrezzature per pulire i frutteti, gli aratri
da rincalzo, i primi atomizzatori e i semoventi per la raccolta.
In azienda ora sono giunti anche Claudio e Fabrizio, giovani
imprenditori figli dei due titolari. La forza dei Rosatello oltre il
lavoro e l’ingegno è la famiglia.
LA STORIA. Luciano Rosatello, nato a Revello nel lontano
1910, fu il fondatore dell’azienda. Imparò a costruire carri
lavorando nella Bottega del
Maestro Giacomo Nasi, carraio
di grande eccellenza, revellese.
Ne raccolse i saperi, imparò le
sottigliezze del mestiere, seppe
fare sua la necessità di costruire
prodotti affidabili destinati a
Il fondatore,
durare nel tempo. Arrivato a
Luciano Rosatello
Lagnasco si impiegò nella ditta di
Michele Ferrero e, fatto importantissimo, unì le capacità e la
passione professionale all’amore. Sposò infatti Michelina, figlia
del titolare, che fu, da subito, aiuto insostituibile ad ogni sua attività. Donne forti, quelle del saluzzese, che se devono dividere
la vita con il compagno, lo sanno fare in pieno, senza riserve,
con il medesimo entusiasmo che sanno mettere nella famiglia.
Fu anche perchè non era solo che nel 1937 Luciano si mise
in proprio. Costruivano carri, lui e Michelina e lo sapevano
fare bene. Con la guerra fu richiamato in forza ai pompieri e
trascorse anni a spegnere incendi causati dai bombardamenti.
Michelina ed il giovanissimo cognato Renato portarono avanti
la bottega sino alla fine del conflitto.
DECAFRUIT. Vi sono nomi di prodotti, inventati dalle aziende, che diventano nel tempo simbolo del loro uso chiunque
le fabbrichi. É testimonianza della validità di un prodotto e
Riccardo non si lamenta. In Italia quasi ovunque se si pensa ad
un macchinario che pulisca l’interfila dei frutteti si dice che serve un “Decafruit”. I Rosatello furono i primi a costruirla quella
Luciano Rosatello con la moglie e i figli Guido e Riccardo
IL PRIMO CARRO GOMMATO. A guerra terminata iniziò
la svolta: avanzava la meccanizzazione, si intensificarono i
frutteti ed il lavoro nei campi prendeva la strada della modernità. Fu alla fiera del Pesco a Lagnasco nel 1948 che Luciano
Rosatello presentò una realizzazione allora innovativa, un carro
con le ruote gommate intere al posto delle tradizionali in legno.
Un successo. E intanto iscrisse il figlio Riccardo, primogenito,
all’Istituto Tecnico Statale di Torino. Scelta azzeccata perchè
era necessario aggiornarsi, depositare brevetti, inventare e
migliorare le attrezzature rivolte a metodi di coltivazione in
crescita che chiedevano automazione. Così nella ditta a metà
degli anni ‘50 entrarono anche i figli: prima Guido, esperto di
Famiglia Rosatello, un successo che dura da 80 anni
attrezzatura. Quella macchina segnò in maniera determinante
la crescita aziendale a partire dal 1960.
E poi atomizzatori, macchine per potatura, cannoni antigrandine, ventilatori antibrina e cimatrici per kiwi ribadirono la
qualità di un marchio che ha segnato un solco nella moderna
frutticoltura. L’azienda conta ben quindici brevetti nella élite di
settore e festeggia i settantacinque anni di attività. Attualmente
il fiore all’occhiello si chiama “Columbia” ed è una macchina
per la raccolta della frutta. Avete presente quelle attrezzature
semoventi su cui trovano posto gli addetti alla raccolta quando
è stagione? É, normalmente, un prodotto “Rosatello”.
DESTINO. Era scritto nel destino che i carri avrebbero fatto
la fortuna dell’azienda. Solo che questo si muove da solo ed
è un gioiello di tecnologia. I pianali di lavoro si alzano e le
pedane si allargano mosse da idraulici congegni, la sicurezza
degli operatori è garantita e la semplicità di impiego unica. Sarà
facile trovarne, insieme ad altre attrezzature anche in Francia,
Svizzera, Polonia, Grecia, Marocco ed anche oltre oceano, negli Stati uniti ed in Argentina. La produzione è garantita dall’attento lavoro di Guido che coordina una dozzina di dipendenti
e fruisce della collaborazione di una decina di aziende esterne.
39
Ortofrutticoltura
Arriva Crimson Snow
La mela australiana
Le mele a marchio Crimson Snow®
fanno il loro ingresso sul mercato “scendendo nell’Arena”: due
importanti catene tedesche stanno
vendendo, da alcune settimane,
questo frutto all’interno di un programma “limited edition”.
Alcuni campioni sono stati anche
destinati ad una delle catene di
grande distribuzione italiane più
importanti ed in alcuni Paesi europei, nordafricani, arabi ed asiatici.
FRUITLOGISTICA
La fiera internazionale Fruitlogistica di Berlino è stata la piattaforma
di queste negoziazioni: lo stand di
KIKU Variety Management, azienda
altoatesina conosciuta per il marchio KIKU, è stato un importante
40
punto di incontro. Eraldo Barale
(Sanifrutta), Jürgen Braun (KIKU
Variety Management), Luis Clementi (Fratelli Clementi) e Marco Rivoira
(Rivoira group) hanno partecipato
alla discussione.
«La mela proviene originariamente
dall’Australia - spiega l’amministratore della KIKU Jürgen Braun - ed
oggi è coltivata, in Italia, su quasi
100 ettari.
Le zone più vocate sono quelle dei
nostri 3 Partner del Club: Sanifrutta
e Rivoira in Piemonte, Fratelli Clementi in Alto Adige e nei dintorni
di Venezia, dove noi stessi abbiamo
piantato 12 ettari».
PRIME IMPRESSIONI
Dai primi commenti dei partner
Ortofrutticoltura
commerciali, le impressioni sono
buone: i produttori sono entusiasti,
la varietà è molto attrattiva poiché richiede meno lavoro, rispetta
l´ambiente, la percentuale di qualità
di “prima categoria” è altissima e
la varietà è semplicemente perfetta
nella fase di stoccaggio.
Questa mela, una volta giunta nel
punto vendita, si comporta come
poche altre: mantiene infatti intatte, per lungo tempo, le sue eccezionali caratteristiche.
Questo ne fa una mela perfetta per
la GDO, anche perché il frutto non
ammacca ed è molto facile nella
manipolazione.
NEVE PORPORA
Alla base del successo di un nuovo
marchio, una mela deve essere buona da mangiare e Crimson Snow®
è una mela straordinaria.
Nei consumer test l’indice di
gradimento è stata di 9 su 10:
i consumatori amano il colore
rosso porpora (“Crimson” significa
porpora in inglese), la polpa chiara
In Italia
è coltivata
su quasi
cento ettari,
con partner
anche nel
Saluzzese.
Primi commenti
entusiastici:
varietà molto
attrattiva
(ecco il motivo di “snow”), ed il
gusto esotico.
Inoltre, grazie alle sue caratteristiche di lunga conservazione, Crimson Snow® è perfetta per vendite
nella seconda parte della stagione,
quando ormai tutte le altre mele
rosse sono vendute.
Il risultato è una remunerazione interessante per il produttore
e questo motiva fortemente gli
agricoltori a produrre frutti di alta
qualità oltre ad essere uno stimolo
per future innovazioni.
OBIETTIVO
I progetti di impianto del gruppo
Crimson Snow® parlano di 300 ettari totali da piantare nelle prossime
stagioni.
Data la qualità dei frutti e la potenzialità del prodotto sui mercati di
vendita, il gruppo Crimson Snow
sta già valutando di investire in
nuovi impianti. La volontà del Club
è quella di arrivare, al più presto,
a produrre 10.000 tonnellate di
prodotto.
41
Ortofrutticoltura
SITUAZIONE
PIEMONTESE
Alex Tallone, responsabile tecnico di Sanifrutta
commenta la situazione
attuale in Piemonte:
«Nata dall’esigenza di una
coltura alternativa al kiwi
a seguito della PSA, siamo
partiti con i primi frutteti
già in primavera 2013,
con un gruppo di aziende
motivate.
L’habitus della pianta è
molto semplice, la vigoria
buona e facile da gestire.
La pezzatura elevata e
l’autodiradamento sicura
42
mente
sono due dei
punti di forza del
marchio Crimson Snow.
Nel 2014 la raccolta è
stata eseguita nei primi
giorni di novembre.
Dal punto di vista della
gestione in magazzino
sicuramente questa mela
ottimizza gran parte del
processo: dal riutilizzo
delle celle di frigo conservazione a quello dei bins
senza dimenticare la lunga shelf life del prodotto
con commercializzazione
fino a giugno».
COME NASCE
UNA MELA
Alessandro Rizzato e
Diego Allasia, responsabili
tecnici di Rivoira Giovanni
e Figli S.p.A. sostengono:
«Crimson Snow conferma
le aspettative tecnicocommerciali ricercate a
partire dal mese di novembre 2010.
E’ proprio da quell’anno
che, in occasione della
Fiera Internazionale di
Interpoma, il gruppo Rivoira lavora per la ricerca
e sviluppo della varietà.
Crimson Snow si distingue per le sue eccellenti
caratteristiche organolettiche: un sapore equilibrato tra le componenti
dolci-acidule.
In fase di raccolta i frutti
contengono una buona
componente di acido malico, il quale permette un’
ottima conservabilità.
Durante la frigoconservazione si riduce il tenore
di acidi in favore di un
aumento degli zuccheri.
La succosità dei frutti
rimane invariata rispetto
alla raccolta, tutti fattori
che confermano come
la mela possa risultare
un frutto ideale per il
consumo nella fase di
fine primavera-estate.
Pertanto Crimson Snow si
presenta al mercato come
unica e valida alternativa
alle mele importate dall’
emisfero sud.
L’epoca di maturazione
permette alle aziende
agricole di organizzare al
meglio i tempi e le operazioni di raccolta, ottimizzando i costi di gestione.
La struttura commerciale
è in grado di riutilizzare
bins e camere frigorifere
precedentemente utilizzate per altre varietà.
Questo comporta una
riduzione dei costi, elemento fondamentale per
la resa economica finale
di tutti gli elementi della
filiera».
43
Ortofrutticoltura
Ministero, Isa spa e Rivoira spa
Un progetto da 19 milioni di euro
Accordo raggiunto sull’ampliamento degli impianti
di lavorazione delle
mele a Verzuolo: 9 milioni
li mette l’Istituto di
sviluppo agroalimentare
Si è svolta mercoledì 11 marzo,
presso la sede del Ministero delle
Politiche agricole, la conferenza
stampa per la firma dell’accordo di
investimento tra la società finanziaria del Ministero delle Politiche
agricole, l’Istituto sviluppo agroalimentare – ISA S.p.A. e l’azienda
ortofrutticola Rivoira G. SpA, alla
presenza del vice ministro Andrea
Olivero.
La Rivoira Giovanni & F. S.p.A. è
44
un’azienda di riferimento per il settore delle mele in Italia, oggi nello
stabilimento produttivo di Verzuolo
vengono lavorate complessivamente
50 mila tonnellate di mele, tutte
provenienti da aziende agricole
italiane. Fiore all’occhiello della produzione è rappresentato dalla mela
Ambrosia, di cui l’azienda detiene
l’esclusiva per la commercializzazione in Europa, Russia, India, Nord
Africa e Paesi Arabi.
Ortofrutticoltura
NUOVO IMPIANTO
Il progetto d’investimento rientra
nella consolidata attività di finanza
agevolata di ISA che si appresta
a finanziare per 9 milioni di euro
l’ampliamento della struttura
produttiva di Rivoira, con la realizzazione di un nuovo impianto di
lavorazione e conservazione delle
mele, l’investimento complessivo
programmato supera i 19 milioni di
euro, confermando un effetto leva
di 1 a 2.
SOLDI PER CRESCERE
«L’investimento di ISA nell’azienda
Rivoira è la dimostrazione della capacità di mettere a sistema azioni
coerenti e di ampio respiro finalizzate a sostenere la competizione
ed a confermare il primato dei nostri prodotti - ha affermato il vice
ministro Andrea Olivero -, come
Ministero, attraverso ISA, mettiamo in campo misure in favore
della logistica e della qualità delle
produzioni, che sono la chiave di
volta perché aziende all’avanguardia possano continuare a crescere
e svilupparsi, a tutto vantaggio del
comparto e della capacità industriale del Paese».
PARTNERSHIP FINANZIARIA
«Vogliamo affiancare e supportare
gli imprenditori che puntano sulla
produzione nazionale offrendo loro
uno strumento snello ed una partnership finanziaria stabile, sebbene
minoritaria e temporanea - ha
aggiunto il prof. Corali, amministratore Unico di ISA S.p.A. –; nel
caso di Rivoira, diamo un sostegno
concreto ad un importante settore
dell’agricoltura italiana che avrà
come effetto anche la riconversione delle colture di kiwi, colpite
dalla batteriosi, con un prodotto
innovativo come la mela Ambrosia;
inoltre questa particolare produzione ha il suo mercato di riferimento
all’estero, in linea quindi con gli
obiettivi di crescita dell’export che
il ministro Martina ha indicato».
Aldo Bastino
Ciao Lupo!
Ti ricordiamo com’eri
Bolla, Fercovit, Bravo, Olivero,
Sac, Tomatis, Demaria, Ivo
e “coltivatore”
45
Enologia
Testo unico
sul vino
Qui comincia
l’avventura
Depositata alla Camera
la proposta di legge che
dovrebbe unificare tutte
le disposizioni sul
comparto vitivinicolo,
che invoca tempi celeri
E’ stato depositato il 12
marzo scorso in Commissione Agricoltura della
Camera il testo unico sul
vino, che unifica tutte le
disposizioni che disciplinano la materia del comparto vitivinicolo attualmente
contenute in svariati testi
normativi.
L’aspetto principale sul
quale verterà la nuova
proposta di legge sarà
quella dello semplificazio-
46
ne del sistema di certificazione e controllo.
GIUNGLA
NORMATIVA
E’ stato Agrinsieme,
il coordinamento che
rappresenta le aziende di
Cia, Confagricoltura ed
Alleanza delle cooperative italiane, a farsi tempo
fa promotore del testo
rilevando che il susseguirsi
di provvedimenti, a livello
Enologia
comunitario, nazionale e
regionale, ha di fatto creato nel corso degli anni un
coacervo normativo molto
intricato ed eccessivo: dalla
coltivazione in vigna, alla
produzione di vino, fino
all’imbottigliamento e alla
commercializzazione dei
prodotti, le imprese devono
ottemperare ad un numero
insostenibile di obblighi.
Per assolvere a tutti gli
adempimenti burocratici
imposti, dal vigneto alla
bottiglia, è necessario
adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20
diversi soggetti e spendere, in media, 2 euro ogni
ora di lavoro, 20 euro al
giorno, 600 euro al mese,
7.200 euro l’anno.
Non basta.
Occorrono otto giorni al
mese per riempire le carte
richieste dalla Pubblica am-
ministrazione centrale
e locale.
In pratica, cento giorni
l’anno.
moderno, della pubblica
amministrazione nei suoi
confronti e l’instaurarsi di
un rapporto per cui l’ele-
mento qualificante non è il
“controllo” ma il “supporto” delle attività aziendali».
FARE IN FRETTA
«Ora attendiamo - dichiara
Roberto Damonte, presidente della Cia di Cuneo
- la traduzione concreta in
tempi rapidi della nuova
normativa: minori adempimenti garantiranno alle
imprese una maggior
capacità competitiva dei
vitivinicoltori italiani nei
confronti di quelli europei
e internazionali dove i
controlli sono meno della
metà, così come i costi di
certificazione, e dove spesso un’autodichiarazione è
ritenuta soddisfacente.
Il mondo produttivo vitivinicolo non vuole evitare le
ispezioni ma chiede solo
un approccio diverso, più
47
Vigneti,
cosa c’è da sapere
sui diritti di reimpianto
Si è svolto di recente ad
Incisa Scapaccino (At)
un convegno organizzato dalla Cia sul nuovo
sistema autorizzativo
per gli impianti dei
vigneti con relazione
di Domenico Mastrogiovanni, responsabile
vitivinicolo della Cia
48
Nazionale. All’incontro
ha partecipato, fra i
relatori, Silvio Chionetti,
vicedirettore della Cia
di Cuneo ed esperto
vitivinicoltore.
Quale il suo commento sulle modifiche?
«Il Consiglio dei ministri
del 10 febbraio, come
noto, ha autorizzato il
Ministro delle Politiche
Agricole ad adottare il
provvedimento che prevede alcune modifiche
alla disciplina nazionale
in materia di diritti di
reimpianto, così come
previsto dalla riforma
Pac per il settore vitivinicolo.
Il responsabile nazionale della Cia, Mastrogiovanni, nell’illustrare la
nuova normativa ha dichiarato che “dobbiamo
onestamente riconoscere che il sistema attuale
ha fatto il suo tempo
ed il suo superamento si
dimostrava necessario.
Tra l’altro il mantenimento dei diritti di impianto limitava l’accesso
al settore dei più giovani, che non dispongono
dei capitali necessari
all’acquisto delle licenze.
Al fine di evitare un
pericoloso salto nel
buio, ed anche per
tutelare chi ha investito
nell’acquisire le licenze,
si sono, comunque, resi
necessari tempi di transizione prima di arrivare
ad una vera liberalizzazione.
Un ruolo sempre più importante verranno, così,
ad avere i Consorzi che
tutelano le produzioni
nella regolamentazione
del mercato e nella guida dello sviluppo futuro
della produzione”».
Quale, allora, il
tempo a disposizione dei produttori per
mettersi in regola?
«Coloro che possiedono
diritti di reimpianto in
portafoglio, per utilizzarli dovranno convertirli in autorizzazioni ed
avranno tempo per farlo
fino al 31 dicembre
2020».
Le autorizzazioni
sono trasferibili
ad altre aziende?
«No, non sono cedibili
ma utilizzabili esclusivamente dallo stesso
49
Enologia
titolare. E’ importante
tener presente, inoltre,
che i diritti di reimpianto acquistati entro il 31
dicembre 2015 dovranno essere convertiti in
autorizzazione e ed
essere utilizzati entro le
2 campagne successive.
Esempio: se un produttore acquista un diritto
di reimpianto entro
dicembre 2015, lo devo
convertire in autorizzazione dal 1° gennaio
2016 e lo può utilizzare
entro il 31 dicembre
2017.
Questo sta a significare,
quindi, che- a partire
dal 2016 per poter
impiantare un vigneto
sarà necessario essere
in possesso dell’autorizzazione.
Questa verrà assegnata
con criteri e graduatorie
50
Intervista a Silvio Chionetti
sulle nuove normative
del settore vitivinicolo,
tra esempi pratici
e scadenze
che saranno stabiliti a
livello nazionale».
Di conseguenza, è
fissata una data di
decadenza dei diritti?
«Proseguendo
nell’esemplificazione:
essi decadranno il 31
dicembre 2020 se il
produttore non avrà
fatto richiesta di conversione o il 31 dicembre 2023 se avrà fatto
richiesta di conversione,
ma non avrà effettuato
l’impianto.
Se fin da oggi un
produttore sa di non
utilizzare il diritto di
reimpianto che ha ‘in
portafoglio’, è bene
allora che lo ceda entro
il prossimo 31 dicembre
2015.
Una ulteriore novità
contenuta nel decreto è
la trasferibilità dei diritti
d’impianto tra Regioni,
con l’abrogazione della
possibilità di limitare
l’esercizio del diritto di
reimpianto “ad ambiti
territoriali omogenei e
limitati al fine di tutelare le viticolture di
qualità e salvaguardare
gli ambienti orograficamente difficili”.
Attualmente i diritti di
reimpianto detenuti dai
produttori viticoli ammontano a circa 47.000
ettari (pari al 7% della
superficie vitata nazionale).
Con le modifiche
approvate si tende a
diminuire il rischio di
non utilizzo dei diritti,
quindi di perdita di potenziale viticolo nonché
di calmierare i prezzi di
mercato attualmente in
forte aumento».
51
Selvicoltura
di
Simona Dutto - [email protected]
Normative e procedure
per il taglio del bosco ceduo
Come abbiamo visto il
bosco ceduo è tale quando la copertura data dai
polloni è pari ad almeno
il 75% mentre la parte
restante (se presente) è
data da piante nate da
seme o affrancate.
Il ceduo può andare
incontro a due destini:
l’essere ceduato periodicamente (continuando
a rimanere un ceduo
quindi, con le ceppaie
rimaste che ricacciano in
seguito al taglio), oppure evolvere in fustaia (a
questo risultato si può
arrivare in due modi: o
52
facendo un “taglio di
avviamento a fustaia”
oppure lasciando invecchiare naturalmente il
bosco – le piante vecchie
infatti non riescono più
a ricacciare - situazione
molto comune nei nostri
boschi, spesso abbandonati).
MATRICINE
Quando si taglia un ceduo è previsto il rilascio
di matricine o riserve
(un tempo chiamate
“quinte”) a gruppi o per
soggetti isolati stabili garantendo una copertura
Selvicoltura
minima residua del 10%,
elevata a 20% nel caso
di boschi a prevalenza di
faggio.
La legge dice che le
matricine da rilasciare
devono essere “scelte
tra le piante dominanti e
nelle migliori condizioni
vegetative per portamento, stabilità fisico-meccanica e vigoria, in grado di
sviluppare in breve tempo
una chioma ben strutturata e simmetrica”.
Generalmente le matricine sono piante nate
da seme, in assenza di
esse si scelgono i polloni
più belli. Il loro scopo
è quello di disseminare
e sostituire le ceppaie
deperite.
TAGLIO DEI POLLONI
Il taglio dei polloni sulle
ceppaie deve essere
netto, senza slabbrature
o strappi della corteccia,
il più possibile vicino al
suolo e inclinato in modo
che non si verifichino ristagni d’acqua. E’ importante inoltre non ricoprire
le ceppaie tagliate con i
residui delle lavorazioni e
non danneggiarle durante le fasi di concentramento ed esbosco.
Nel caso di cedui invecchiati si deve effettuare
un “taglio di avviamento
all’alto fusto” che prevede una copertura residua
di almeno il 45%, articolata su almeno tre classi
diametriche.
PERIODI DEI TAGLI
I tagli nei boschi cedui
sono consentiti nei seguenti periodi:
a) dal 1° ottobre al 15
aprile per quote fino a
600 metri s.l.m.;
b) dal 15 settembre al
30 aprile per quote fra
gli 600 ed i 1.000 metri
s.l.m.;
c) dal 1° settembre al 31
maggio per quote superiori ai 1.000 metri s.l.m.
Per la fase di concentramento ci sono ulteriori 30
giorni, estesi a 90 per i
boschi oltre i 1.000 metri
di quota. L’esbosco invece può essere effettuato
tutto l’anno. Sono invece
consentiti tutto l’anno:
a) interventi nella componente a fustaia dei boschi
a governo misto;
b) tagli di avviamento a
fustaia;
c) ripuliture;
d) abbattimento e sgombero di piante morte
o schiantate da eventi
atmosferici.
TURNO DEI TAGLI
Per i boschi cedui (e per
la frazione cedua dei
53
Selvicoltura
boschi a governo misto) il turno
dei tagli, cioè il tempo minimo
intercorrente tra due tagli, in base
all’età raggiunta dai polloni, non
può essere inferiore a:
a) anni 20 per faggete, querceti,
carpineti, ostrieti e acero-tigliofrassineti;
b) anni 15 per boscaglie e arbusteti;
c) anni 10 per castagneti, robinieti
e alneti;
d) anni 6 per formazioni legnose
riparie.
Il bosco e la legge
forestale, cosa
c’è da sapere
per eseguire un
lavoro in regola,
oltre che efficace
COMUNICAZIONE
Il taglio del bosco ceduo, nel caso
di superficie compresa tra 0,5 e 5
ettari, è soggetto alla presentazione di una “Comunicazione semplice” prima dell’inizio dei lavori. Essa
può essere compilata dal proprietario stesso (o da chi effettua il
taglio, anche se non è il proprietario), dagli sportelli forestali oppure
da un tecnico forestale abilitato.
Per gli interventi selvicolturali
eseguiti su una superficie compresa tra 5 e 10 ettari deve essere
presentata una “Comunicazione
corredata da relazione tecnica”.
La relazione tecnica è redatta
da un tecnico forestale abilitato;
l’intervento viene autorizzato dalla
Regione Piemonte.
54
AUTORIZZAZIONE
Per il taglio di boschi cedui su superfici superiori a 10 ettari, oppure
indipendentemente dalla superficie
per i boschi comunali (e pubblici in
generale) è necessario presentare
istanza di “Autorizzazione con
progetto di intervento”.
Anche in questo caso il progetto
deve essere redatto da un tecnico forestale abilitato e anche in
questo caso l’autorizzazione viene
rilasciata dalla Regione.
La procedura varia (e risulta molto
più complessa) nel caso in cui il
bosco ricada in area protetta, nel
sito rete Natura 2000 (SIC o ZPS)
o in bosco da seme.Gli interventi
(siano essi segnalati mediante Comunicazione semplice o autorizzati
dalla Regione nel caso di Comunicazione con relazione tecnica o
Autorizzazione con progetto) hanno due anni di tempo per essere
realizzati.
Diritto agrario
di
Davide Galfrè • geometra • [email protected]
Il comodato d’uso
serve alla ruralità
Un contratto molto utile per fruire delle
agevolazioni fiscali, soprattutto in ambito familiare
Un contratto particolare, ma sicuramente molto utile per fruire di
agevolazioni e maggiori certezze
senza incorrere in particolari spese è il
contratto di Comodato d’Uso.
REQUISITI
Tale contratto è disciplinato dal Codice Civile e consente di trasferire il
possesso di un bene ad un soggetto
in modo che quest’ultimo lo possa
utilizzare e goderne i frutti senza
che sia trasferita la piena proprietà.
Il motivo fondamentale per cui si è
deciso di dedicargli un apposito articolo è che attraverso tale contratto è
possibile sfruttare alcune agevolazioni
in casi particolari in cui alla proprietà
non spetterebbero; le agevolazioni
riguardano principalmente i requisiti
di ruralità ed eventuali agevolazioni
per lavori su fabbricati abitativi.
QUANDO CONVIENE
Succede spesso, per lo più in ambito
familiare che uno o più immobili sono
intestati ad un soggetto che non è
coltivatore diretto o imprenditore
agricolo (o soggetto giuridico simile
in attività o pensionato), ma che i
beni in questione siano utilizzati da
soggetti (mogli, figli, nipoti, fratelli
ecc.) coltivatori diretti o imprenditori
agricoli, ad esempio. Ecco, questo è il
più classico dei casi in cui la soluzione
per risparmiare sull’Imu è il contratto
di Comodato d’Uso; stipulando il
contratto in tal caso si va a dimostrare
che il bene è utilizzato da un soggetto
che ha i cosiddetti requisiti di ruralità,
pertanto l’Imu dovuta sarà calcolata
sulla base delle agevolazioni previste
55
e che purtroppo vengono modificate
troppo spesso dal legislatore.
CONDIZIONI
Per avere i requisiti di ruralità tramite
il contratto sarà necessario, per essere
in una “botte di ferro”, procedere
con la registrazione dello stesso che,
nel classico caso in cui il Comodato
sia gratuito, comporta una spesa
pari a 200 euro da sostenere tramite
Modello F23 a titolo di imposta di registro e l’apposizione di una marca da
bollo del valore di 16 euro (una ogni
100 righe scritte, tendenzialmente ne
basta una sola); in seguito alla firma
del contratto in carta bollata ed al
pagamento dell’imposta di registro
si può procedere con la registrazione
presso l’Agenzia delle Entrate.
Il Comodato d’Uso può essere stipulato sia per immobili ad uso abitativo
che per immobili strumentali e non
56
comporta, secondo la normativa
regionale piemontese la redazione
dell’Attestato di Prestazione Energetica, cosa invece dovuta, ad esempio,
per la compravendita e per il contratto di affitto.
A conti fatti, dunque, nel caso sopracitato come esempio tipologico,
con la redazione di un contratto di
locazione si vanno a spendere 216
euro più l’onorario di chi lo redige
(è possibile anche, se si ha le giuste
competenze redigerlo da soli, in
piena autonomia senza far riferimento ad un professionista) andando a
risparmiare per le imposte comunali,
con quasi tutta certezza, già a partire
dal primo anno in cui il Comodato
d’Uso è in essere.
POCHI LIMITI
Analizzando poi il Codice Civile si
nota che molta libertà viene lasciata
alle parti che intendono stipulare un
contratto, poiché sono davvero pochi
i limiti richiesti.
Si ricorda comunque che per ottenere i requisiti di ruralità non basta
registrare il contratto presso l’Agenzia
delle Entrate, ma occorre in seguito
trasmetterlo al Catasto allegandovi
alcuni allegati tecnici specifici.
RURALITà E PRIMA CASA
Non si deve confondere il requisito
di ruralità con il requisito di prima
casa o le altre agevolazioni esistenti
poiché non hanno nulla a che fare
tra di loro; si fa notare che per poter
usufruire delle agevolazioni prima
casa tramite un Comodato d’Uso è
necessario fare dapprima una piccola
ricerca in Comune, poiché quest’ultimo può decidere se accettare o meno
il contratto ai fini del riconoscimento
dei requisiti prima casa.
Ortofrutticoltura
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Fiere
Stradegustando
sui sentieri
del gusto
Percorso enogastronomico
e solidale domenica
3 maggio a Marene
Segnatevi questo appuntamento: domenica 3 maggio
2015, a Marene, con la prima rassegna STRADEGUSTANDO, un percorso enogastronomico e solidale a tappe,
immerso nel verde fra le campagne marenesi. Una camminata fra le cascine dei Ramè, Giacconi, Costa Trucchi,
Canaposo e San Bernardo per degustare, in ogni tappa,
i prodotti locali, e per valorizzare un’attenta selezione di
carni di qualità della razza piemontese. Stradegustando è
inoltre il primo percorso enogastronomico rivolto ai celiaci: in ogni tappa ci sarà infatti anche un menù adeguato
alle loro esigenze alimentari. Stradegustando è soprattutto un evento solidale, perché tutto il ricavato sarà devoluto alla Missione Manda in Tanzania, per la costruzione
di un asilo. Il percorso a tappe sarà immerso nel verde per
degustare piatti prelibati e tipici della tradizione locale:
per iniziare una colazione a base di caffè e biscotti, poi un
aperitivo con rotonda di vitello alle erbette, per stuzzicare l’appetito. Nella terza tappa verrà servita la battuta al
coltello, piatto della tradizione piemontese, nella quarta
il minestrone con scaramella. Seguirà la tagliata accompagnata dai sarsèt e il formaggio Dibianca Piemonteisä,
un prodotto dal gusto intenso di latte che sprigiona un
particolare sapore di pascoli erbosi e fioriti. Per chiudere
la giornata un dolce “a sorpresa”, con cui darsi appuntamento alla prossima rassegna. Per tutti gli amanti del
buon vino in ogni tappa verrà servito un bicchiere di
vino locale di alta qualità. Stradegustando, organizzata
dal Comune di Marene in collaborazione con la Proloco
e patrocinata dalla Regione Piemonte e dalla Provincia
di Cuneo, ha un alto fine solidale, ovvero ricavare fondi
per finanziare la costruzione di un asilo nella Missione di
Manda, nella regione di Dodoma in Tanzania. La Missione è gestita dalle Suore delle Missioni della Consolata
ed è composta da numerosi villaggi molto distanti tra
loro, dove le condizioni di vita sono difficili e i bambini
non hanno la possibilità di avere un’istruzione di base. La
richiesta è stata inviata, tramite Antonio Allemandi (volontario marenese in Tanzania, recentemente scomparso), da
suor Virgiliana Duravia, responsabile della Missione. Per
informazioni sulla prevendita (aperta fino ad esaurimento
posti) contattare [email protected], www.prolocomarene.weebly.com e www.comune.marene.cn.it
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esclusivamente per uso interno. La redazione non risponde del contenuto degli annunci.
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