4. Eucaristia - Roberto Nardin
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4. Eucaristia - Roberto Nardin
Pontificia Università Lateranense Facoltà di S. Teologia a.a. 2015/16 Corso 10134 TEOLOGIA SACRAMENTARIA L’ E U C A R I S T I A 4a P a r t e Eucaristia Roberto Nardin Ad uso degli studenti 2 INDICE Gli studenti, oltre a studiare in uno dei manuali consigliati, sono tenuti a prendere accurata visione di: - Tutti i riferimenti biblici e del magistero indicati negli schemi. - I Praenotanda ai riti [disponibili in files]. - Il CCC e il CIC [disponibili in files]. - L’esortazione apostolica postsinadale di Benedetto XVI Sacramentum caritatis [disponibile in file]. L’EUCARISTIA Premesse - Prospettiva fonomenologica - Terminologia Si consiglia la lettura di: • I commentari biblici per le pericopi prese in esame soprattutto per il NT. • Le parole chiave di sacramentaria biblica speciale nel GLNT. • I commentari del conc. Vat. II per i passi citati negli schemi. • Un commento all’esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis (es. Scola, Fisichella, Semeraro). • I temi fondamentali di sacramentaria nei dizionari teologici. 1. Il fondamento biblico 1.1. La radice veterotestamentaria 1.1.1. Gli eventi tipologico-eucaristici nell’AT - La Pasqua di liberazione dall’Egitto - Il sangue e il sacrificio dell‘alleanza - Il banchetto di comunione - La dimora di Dio 1.1.2. La berākāh La bibliografia da portare per l’esame è segnalata a parte. 3 1.2. Il Nuovo Testamento 1.2.1. L’istituzione dell’Eucaristia 4 2. L’esperienza e la riflessione patristica 2.1. L’Eucaristia nel II secolo 2.1.1. Didaché 2.1.2. Ignazio di Antiochia 2.1.3. Giustino 2.1.4. Ireneo di Lione 2.1.5. Ippolito di Roma - Le quattro redazioni - La Cena di Gesù: un banchetto pasquale ebraico? 1.2.2. L’Eucaristia in Paolo - La comunione con il Signore - Il vincolo di unità - L’annuncio di Cristo crocifisso - Il banchetto escatologico 2.1.1. Tematiche A. Rendere grazie: 1.2.3. L’Eucaristia in Giovanni - Anamnesi - Sacrificio - Benedizione - epiclesi - La Cena di Gesù: lavanda dei piedi - L‘Eucaristia: rimanere in Cristo 1.2.4. Tematiche bibliche B. Valenze: - Cultura biblica di sfondo - Mangiare insieme - Morte e vita - Ecclesiologiche - Cristologiche - Antropologiche 5 6 1 3. Il medioevo 3.1. L’epoca carolingia: Pascasio Radberto - Ratramno 3.2. L’inizio del II millennio: Lanfranco - Berengario 3.3. Corpus Christi verum / mysticum 3.4. I Concili medievali: la trasustanziazione 3.5. La pietà eucaristica 3.6. La Scolastica: 2.2. Padri latini 2.2.1. Tertulliano 2.2.2. Cipriano 2.2.3. Ambrogio - Segno sacramentale - Consecratio - Sacrificio - Cancellare i peccati - Pietro Lombardo; Ugo di S. Vittore - Tommaso - Bonaventura 2.2.4. Agostino - Platonismo agostiniano - Dimensione cristologica - Dimensione ecclesiologica - Dimensione sacrificale 3.7. Il tardo Medioevo: - Teorie - Limiti - Negazioni 7 4. La Riforma protestante 4.1. Lutero 4.2. Zwingli 4.3. Calvino 8 7. Il concilio Vaticano II 7.1. Sacrosanctum concilium - Mistero pasquale - Partecipazione attiva - Unità della Messa 5. Il concilio di Trento 5.1. La presenza reale di Cristo nell’Eucaristia 5.2. La comunione 5.3. La Messa come sacrificio 7.2. Lumen gentium - Eucaristia: culmen et fons 7.3. Unitatis redintegratio 6. Dal concilio di Trento al concilio Vaticano II 6.1. La presenza reale di Cristo nell’Eucaristia 6.2. Il carattere sacrificale della celebrazione eucaristica 6.3. La frequenza alla comunione eucaristica 6.4. Il movimento liturgico 6.5. La teologia dei misteri 6.6. Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) 8. La celebrazione del sacramento 8.1. Paolo VI, Missale Romanum (1969) 8.2. Institutio Generalis Messalis Romani (Principi e norme per l’uso del MR) 9 9. Magistero postconciliare 9.1. Paolo VI, Enciclica Mysterium fidei (1965) 9.2. Giovanni Paolo II, Encicl. Ecclesia de Eucharistia (2003) 9.3. Benedetto XVI, Esort. Sacramentum caritatis (2007) 9.4. Benedetto XVI, Cost. Ap. Summorum Pontificum (2007) 10 Indicazioni bibliografiche 10. Aspetti 10.1. Ecumenismo 10.2. Aspetti liturgici 11. Tematiche 11.1. La transustanziazione 11.2. L’Eucaristia come sacrificio (questioni soteriologiche) 11.3. La centralità dell’Eucaristia 11.4. La frequenza della celebrazione eucaristica 11.5. Il culto eucaristico 11.6. L’Eucaristia e l’iniziazione cristiana 11.7. Pubblicazioni sull’Eucaristia R. Nardin - G. Tangorra (edd.), Sacramentum caritatis. Studi e commenti sull’esortazione apostolica postsinodale, LUP, Città del Vaticano 2008, bibliografia pp. 775-804. 11 12 2 Indicazioni bibliografiche P r e m e s s e: - Prospettiva fenomenologica - Terminologia M. Brouard (ed.), Eucharistia. Enciclopedia dell’Eucaristia, EDB, Bologna 2004, bibl. 101-102; 131-134; 235-237; 885-907 13 14 Dimensione antropologica PROSPETTIVA Dimensione biblica (AT) Prospettiva fenomenologica FENOMENOLOGICA Aspetto individuale Dimensione sacrificale Aspetto conviviale 15 16 Dimensione antropologica Il mangiare e il bere L’Eucaristia: L’Eucaristia nella sua radice antropologica pone in evidenza il valore del nutrimento nella vita terrena, nei suoi vari aspetti, annunciando il Vero nutrimento per la vera Vita. realtà che si inserisce nell’ambito più profondo dell’esistenza umana, trasfigurandolo in una tangibilità che dice, invera e anticipa Aspetto individuale (= nutrirsi; avere la vita) la comunione con Dio, Mangiare e bere vivendo la comunione con i fratelli e le sorelle Aspetto conviviale (= stare insieme; communio) 17 18 3 Dimensione antropologica Dimensione antropologica Il mangiare e il bere Il mangiare e il bere L’aspetto conviviale esprime e rafforza la comunione tra i membri di un gruppo. «Comunque sia, il luogo normale del pasto (e, per la maggior parte degli uomini, il luogo reale, almeno una volta al giorno) è la famiglia o anche un’altra comunità di vita, la communitas vitae che comporta e suppone sempre la communitas victus. Il punto importante è che il nutrirsi sia condividere il cibo comune e non prendere insieme un cibo individuale, anche se occorre che la ripartizione sia equa tra tutte le persone» Il pasto del gruppo si compie nei momenti più importanti della sua vita o della vita di un suo membro. (Nascita, matrimonio, funerale, ricorrenze) Gh. Lafont, Eucaristia il pasto e la parola, 38 Nella cultura dell’antico Oriente e non solo ... 20 19 Dimensione biblica Dimensione biblica Il mangiare e il bere (AT) Il mangiare e il bere (AT) Nell’aspetto conviviale si esprime la comunione umana che si manifesta come: Nell’aspetto individuale permette di vivere e di compiere ciò che si deve fare - Saul senza forze mangia (1Sam 28,20-25) - Ospitalità (Gen 18,1-8) - Davide mangia pani dell’offerta (1Sam 21,4-7; Mt 12,3-4) - Suggello di un’alleanza (Gen 26,30; 31,4) non tollerabile la presenza di un falso amico o di un traditore (Sal 41,10) - Elia camminò per 40 giorni … Oreb (1Re 19,5-8) - Mangiare è segno di vita - Non mangiare è segno di morte - Perdono (2Re 25,27-30) 21 22 Dimensione biblica Dimensione sacrificale Il mangiare e il bere (AT) Il mangiare e il bere Nell’aspetto conviviale si esprime la comunione con la divinità. Il cibarsi implica il morire - Sacrifici di comunione con il Dio d’Israele (Lv 7,15; Dt 12,7.18; Sir 35,1; Ez 43,27; 44,3) Qualcosa cessa di vivere (si dona/sacrifica) - Pasti sacri: mangiare carni immolate agli idoli perché possa diventare cibo (1Cor 10,14-30) che dà la vita 23 24 4 Eucaristia Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 «Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio. I termini εὐ-χαριστεν (Lc 22,19; 1Cor 11,24) e εὐ-λογεν (Mt 26,26; Mc 14,22) ricordano le benedizioni ebraiche che – soprattutto durante il pasto – proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione». TERMINOLOGIA F. Courth, I sacramenti, 202-204 J. Auer - J. Ratzinger, Il mistero dell’Eucaristia, 195-196 CCC 1328-1332 GLNT CCC 1328 (cf. berākāh) 25 26 Eucaristia Eucaristia Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 «Frazione del pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, (cf. Mt 14,19; 15,36; Mc 8,6.19) soprattutto durante l’ultima Cena (cf Mt 26,26; 1Cor 11,24). Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la sua risurrezione (cf. Lc 24,13-35), e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche (cf. At 2,42.46; 20,7.11). In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangiano dell’unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui un solo corpo (cf. 1Cor 10,16-17)». «Cena del Signore, (cf. 1Cor 11,20) perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passione e dell’anticipazione della cena delle nozze dell’Agnello (cf. Ap 19,9) nella Gerusalemme celeste». CCC 1329 CCC 1329 (cf. Didaché 14, 1) 27 28 Eucaristia Eucaristia Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 «Memoriale della passione risurrezione del Signore». eucaristica (σύναξις), in quanto l’Eucaristia viene celebrata nell’assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa (cf. 1Cor 11,17-34)». «Assemblea e della CCC 1330 (cf. shekināh) CCC 1329 29 30 5 Eucaristia Eucaristia Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 «Santa e divina liturgia, perché tutta la liturgia «Santo sacrificio, perché attualizza l’unico della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento; è nello stesso senso che lo si chiama pure celebrazione dei santi misteri. Si parla anche del Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il sacramento dei sacramenti. Con questo nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo». sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l’offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della Messa, “sacrificio di lode” (Eb 13,15) (cf. Sal 116,13.17), sacrificio spirituale (cf. 1Pt 2,5), sacrificio puro (cf Ml 1,11) e santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell’Antica Alleanza». CCC 1330 (cf. Eb 10,5.10.14) CCC 1330 (cf. Fons et culmen: SC 10) 31 Eucaristia 32 Eucaristia Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 Si dice in molti nomi CCC 1328-1332 «Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo (cf. 1Cor 10,16-17) viene inoltre chiamato le cose sante (τὰ ἄγια; sancta) (Didaché 9,5) – è il significato originale dell’espressione “comunione dei santi” di cui parla il Simbolo degli Apostoli – pane degli angeli, pane del cielo, farmaco d’immortalità (Ignazio di Antiochia), viatico...». «Santa Messa, perché la liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l’invio dei fedeli (“missio”) affinché compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana». CCC 1330 CCC 1330 33 34 Eucaristia Eucaristia Si dice in molti nomi Si dice in molti nomi Paolo Agostino Calice del Signore (1Cor 11,27) Comunione con il sangue di Cristo (e fare la Sua volontà) «Sacramentum altaris». Agostino, Sermo 59, 3 «Sacramentum unitatis et caritatis». Non comunione con il “calice di demoni” (1Cor 10,21) Agostino, Super Ioannem tract. 26,13 35 36 6 Eucaristia Si dice in molti nomi Eucaristia nel NT Tommaso due riferimenti fondamentali 1. Cena del Signore (1Cor 11,20) «Sacramentum caritatis». 2. Frazione del pane (At 2,42; 20,7.11) Tommaso, STh III, q. 73, a. 3, ad 3 [et alia] «Est autem haec Eucharistia specialiter sacramentum unitatis et caritatis, ut dicit Augustinus, Super Ioannem». 1. Riferimento all’evento dell’ultima cena del Signore Tommaso, Super Primam Ep. ad Corinthios 2. Riferimento alla celebrazione della Chiesa apostolica R. Ferri, Sacramentum caritatis nel pensiero di Tommaso d’Aquino in R. Nardin - G. Tangorra (edd.), Sacramentum caritatis, 163-176 37 Eucaristia nel NT 38 Eucaristia nel NT 1. Cena del Signore (1Cor 11,20.23-26) 2. Frazione del pane (At 2,42; 20,7.11; cf. CCC 1329) Partecipare al mistero pasquale nella “memoria” di quanto il Kyrios ha detto e fatto: Riferimento alla cena pasquale ebraica Antipasto: - Benedizione del capofamiglia sul 1°calice - Verdure intinte nella passata di frutta (cf. Mc 14,20) - «Nella notte in cui fu tradito» (1Cor 11,23): gesuano - «Il calice … il pane … comunione … con Cristo» (1Cor 10,16): cristologico Pasto principale: - Benedizione del capofamiglia sul 2°calice - Benedizione del capofamiglia sul pane non fermentato - Il capofamiglia spezza il pane e ne distribuisce un pezzo ai commensali - «Siamo un solo corpo» (1Cor 10,17): ecclesiologico - «Ogni volta … annunciate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,26; cf. Ap 19,9): escatologico 39 40 IL FONDAMENTO LA RADIC E BIBLICO VETEROTESTAMENTARIA 41 42 7 LA RAD IC E VETEROTESTAMENTARIA GLI EVENTI TIPOLOGICO - EUCARISTICI 1. Gli eventi tipologico-eucaristici nell’AT N E L L’ A T 2. La berākāh 43 44 Eventi tipologico-eucaristici dell’AT nel NT Eventi tipologico-eucaristici dell’AT nel NT Comprensione storico salvifica che guarda al passato, lo rende presente e lo annuncia per un ulteriore intervento di Dio nella storia (Messia) typos Archetypos Prototypos 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù dell’Egitto AT Evento CRISTO 2. Il sangue e il sacrificio dell’alleanza antitypos 3. Il banchetto di comunione NT 4. La dimora di Dio 45 46 Eventi tipologico-eucaristici dell’AT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto Evento tipologico-eucaristico dell’AT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto a. Passaggio dalla schiavitù senza identità alla libertà di servire Dio come popolo in cammino nella mediazione (Mosè) verso la terra promessa Pasqua festa di primavera legate alle primizie: - frutti della terra con offerta di pane azzimo (nord) - pastorizia con l’offerta dell’agnello (sud). b. Il mangiare pane azzimo Dopo la liberazione dall’Egitto diventa “memoria” del passaggio dalla schiavitù alla libertà. c. L’immolazione dell’agnello d. Essere sotto la nube e attraversare il mare e. La manna dal cielo e la bevanda dalla roccia Evento centrale della storia di salvezza di Israele che verrà sempre richiamato dai profeti. f. Un paese dove scorre latte e miele 47 48 8 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT Evento tipologico-eucaristico dell’AT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto «Prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine. Mentre cenavano […] depose le vesti, e preso un asciugatoio, […]» (Gv 13,1-2) a. Passaggio - dalla schiavitù senza identità (insieme di tribù, un non-popolo) - alla libertà di servire Dio (offrire il sacrificio nel deserto: Es 3,18; 5,1 …) Pasqua di Cristo: - passaggio da questo mondo al Padre - come popolo in cammino (il popolo di Dio nella storia, la storia è historia salutis) - orizzonte agapico-diaconale - offre se stesso (il suo corpo e il suo sangue) - per la salvezza di tutti (Gv 3,13-15; 12,32) nuovo esodo - nella mediazione (Mosè) verso la terra promessa (pellegrinare non vagabondare) 49 Evento tipologico-eucaristico dell’AT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto 50 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto b. Il mangiare pane azzimo b. Il mangiare pane azzimo «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato. Celebrate dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1Cor 5,7-8) Pane azzimo (senza lievito): partire in fretta. Es 12,15-19 - Far sparire il lievito dalle case - Si mangia pane non lievitato - Partire in fretta: urgenza della conversione - Far sparire il lievito: radicalità della conversione - Si mangia pane non lievitato: esperienza concreta 51 Evento tipologico-eucaristico dell’AT 52 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto c. L’immolazione dell’agnello 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto c. L’immolazione dell’agnello (in Egitto) Gesù, nell’ultima Cena, quando è il momento di mangiare l’agnello, prende il pane e il vino, benedice e rivela: Questo è il mio corpo dato per voi … questo è il mio sangue versato per voi Es 12,3-14 Il sangue dell’agnello immolato aveva preservato gli ebrei dall’angelo sterminatore (sono salvati) L’ultima Cena è l’anticipazione dell’evento della morte di Gesù espressa attraverso i simboli del pane dato e del vino versato. L’immolazione dell’agnello celebrata nella terra promessa rende partecipi i frutti della liberazione dall’Egitto: la salvezza La morte di Gesù è l’immolazione del vero agnello 53 54 9 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto d. Essere sotto la nube e attraversare il mare e. La manna dal cielo e la bevanda dalla roccia c. L’immolazione dell’agnello «[…] i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto». Gesù: - Agnello che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29) - Agnello immolato in piedi, riceve adorazione (Ap 5,6-14) 1Cor 10,1-5 55 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto typos Morti 56 e. Manna dal cielo e bevanda dalla roccia 2 1 Archetypos Prototypos Nube e mare AT Manna bevanda (Roccia) Evento CRISTO 3 antitypos Eucaristia Dio Sangue di Cristo (De myst.) Battesimo (De sacr.) 2 Morti Ermeneutica patristica di 1Cor 10, 3 NT 1 Battesimo 1Cor 10,1-5 Ambrogio (De myst. 48; De sacr. V,3-4) Eucaristia 3 57 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 1. La Pasqua di liberazione dalla schiavitù di Egitto 58 Evento tipologico-eucaristico dell’AT 2. Il sangue e il sacrificio dell’alleanza f. Un paese dove scorre latte e miele - Abramo (gesto ancestrale) nel sangue (Gen 15,9-18) Es 3,8; Is 7,22 - Al Sinai: Mosé asperge con il sangue Tipologia nel catecumenato: l’altare e il popolo (Es 24,8) Dopo il battesimo e la confermazione prima di ricevere il corpo e il sangue di Cristo si mangiava del miele intinto nel latte. Simbolo della terra promessa ormai raggiunta con l’imminente Eucaristia - Unica oblazione sacrificale con il Messia (Ml 1,1-11) 59 60 10 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 2. Il sangue e il sacrificio dell’alleanza 2. Il sangue e il sacrificio dell’alleanza Il sangue della croce è il sangue della nuova ed eterna alleanza (1Pt 1,18-19; Eb 8,6-13) Gesù nell’ultima Cena pone un riferimento esplicito all’alleanza Il sangue di Gesù dà la vita al mondo (Gv 6,51-56) Mc 14,24; Mt 26,27 Mio sangue dell’alleanza Lc 20,20; 1Cor 11,25 Calice, nuova alleanza nel mio sangue L’Eucaristia: “memoria” dell’alleanza definitiva 61 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT Partecipare all’Eucaristia: dimorare nell’alleanza (Gv 6,56-57) 62 Evento tipologico-eucaristico dell’AT 2. Il sangue e il sacrificio dell’alleanza 3. Banchetto di comunione - Ancestrale indica comunione con la divinità (1Cor 10,14-30) L’ultima cena anticipa la morte di Gesù quale oblazione di sacrificio della croce. La croce di Cristo ricapitola e porta a compimento tutti i precedenti sacrifici - I profeti descrivono l’alleanza messianica come un banchetto in cui tutti sono invitati (Is 25,6; 55,1-3) - A livello antropologico (Abele) - A livello religioso (Melchisedech) - A livello di fede biblica dell’AT (Abramo) 63 Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 64 Evento tipologico-eucaristico dell’AT 3. Banchetto di comunione 4. Dimora di Dio (shekināh) - In mezzo al suo popolo (Ez 37,27) - In Gerusalemme (Ez 48,35) - Mostrato dal Gesù storico - Dio è un Dio-con-noi (Is 7,14) - Anticipo messianico della presenza dello sposo (Mc 2,18-22) - Nel tempio (1Re 8,10-13) - Banchetto messianico (Lc 22,29-30) - Dio vicino ogni volta che lo invochiamo (Dt 4,7) - Nella tenda (cielo) che contiene l’arca dell’alleanza (Dt 12,5) Nome 65 Abside Altare Presenza/essenza 66 11 Eventi tipologico-eucaristici dell’AT nel NT typos Evento tipologico-eucaristico dell’AT nel NT 4. Dimora di Dio (shekināh) Cristo nuova e definitiva presenza di Dio: AT - Incarnazione (Gv 1,14) Archetypos Evento Prototypos CRISTO Per giungere alla: antitypos - Gerusalemme celeste (Ap 21,3) NT L’Eucaristia si pone come intermedio 67 68 Eventi tipologico-eucaristici dell’AT nel NT Is 43,18-21 2 1 Liberaz. Egitto Sacrificio 4 Dimora di Dio AT Manna Evento 3 «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche. Ecco io faccio una cosa nuova: CRISTO 1 Salvezza Chiesa (1Cor 10,6) 2 NT 4 Offrire la vita (Rm 12,1) Proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? - Passaggio al Padre - Unico sacrificio - Pane della vita - Dimora di Dio piena Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mangiare pane = avere vita 3 (Gv 6,58) Noi siamo il tempio del Dio vivente Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro (2Cor 6,16) […] Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi» 69 70 Is 43,22-23 «Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe; Anzi ti sei stancato di me, o Israele. Non mi hai portato neppure un agnello per olocausto, Non mi hai onorato con i tuoi sacrifici. […] mi hai stancato con le tue iniquità. Io, io cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati» LA 71 BERĀKĀH 72 12 La berākāh Berākāh Non semplice ringraziamento Atto di rendimento di grazie come risposta ai benefici operati da Dio Comprende: in favore del suo popolo Lode, narrazione, ricordo, dossologia. Celebrazione che rimanda e ripresenta Non semplice gesto rituale (formale ed estrinseco) le meraviglie compite da Dio nella storia. Non semplice “gratitudine” (affettiva e soggettiva) Berākāh Comprendere l’Eucaristia nell’orizzonte della storia della salvezza (primi atteggiamenti) Stupore Confessione 74 73 Berākāh Berākāh 1. Stupore e ammirazione per le opere di Dio (alleluja) 2. Confessione di fede - Canto di lode - Proclamazione di Dio come unico liberatore (Esodo) - Contemplare le opere di Dio - Proclamazione di Dio come unico Signore (nel deserto) - Contemplare lo splendore di Dio - Proclamazione di Dio come unico Dio (2°Esodo) Sal 111; 113; 116-118; 135-138; 145-150 Sal 30; 46-47; 66; 68 75 76 Berākāh Opere di Dio Berākāh (primi atteggiamenti) Stupore Confessione Opere di Dio Berākāh Riconoscimento dell’infedeltà all’alleanza - Domanda di perdono - Abbandono fiducioso in Dio Sal 106-107 77 78 13 Opere di Dio: La berākāh ha radici extra cultuali - Creazione (il novum) (Sal 104) - Redenzione (nella storia) (Sal 103; 144) Benedizione del servitore di Abramo (Gen 24,27) Benedizione di Jetro (Es 18,10) Berākāh - Discendente Sal 75,2; 115,12-15 Entra nella liturgia del tempio (Sal 106) - Ascendente 80 79 Berākāh, tre componenti: Memoriale: 1. Benedizione (iniziale, breve) 2. Memoriale (anamnesi) delle opere di Dio - Ricordo delle opere di Dio (passato-memoria) 3. Benedizione finale (dossologia) - reso contemporaneo (presente-celebrazione) - prepara e anticipa l’incontro (futuro-profezia) 1; 3 inclusione 2 Più sviluppato 81 «E poiché le opere divine vanno dalla creazione alla nascita d’Israele fino ai tempi messianici, il rendimento di grazie abbraccia in un solo sguardo tutta la storia, diventando memoria collettiva di ciò che di grande JHWH ha compiuto per la realizzazione del suo disegno eterno di salvezza. Proprio per questa sua ampiezza, la berākāh biblica non è in genere una produzione estemporanea di individui isolati, ma l’espressione della fede del popolo ed è pronunciata dall’assemblea. Un esempio significativo, in tal senso, ci è fornito dalla preghiera di benedizione del libro di Neemia, capitolo 9» 82 Berākāh - Benedizione introduttiva - Memoriale (anamnesi) delle opere di Dio - Benedizione dossologica Fondamentale è la comunità: il soggetto è Israele Neemia 9 C. Rocchetta, I sacramenti della fede, II, 120-121 83 84 14 Opera di Dio (AT) per eccellenza e sintetica: Esodo - liberazione dall’Egitto Paolo/Lc in generale εὐχαριστέω - passaggio del mar Rosso (Dt 6,2-22; 26,5-8; Gs 24,3-7) Berākāh Mt/Mc per il calice LXX εὐλογέω Mt/Mc per il pane Festa di Pasqua (Es 12,14.25-27; Dt 16,1-3) Pane Calice 85 86 Il NUOVO TESTAMENTO 1. L’istituzione dell’Eucaristia 1.1. Le quattro redazioni 1.2. La Cena di Gesù: un banchetto pasquale ebraico? IL NUOVO 2. L’Eucaristia in Paolo 2.1. La comunione con il Signore 2.2. Il vincolo di unità 2.3. L’annuncio di Cristo crocifisso 2.4. Il banchetto escatologico TESTA MENTO 3. L’Eucaristia in Giovanni 3.1. La Cena di Gesù: lavanda dei piedi 3.2. L’Eucaristia: rimanere in Cristo 87 L’ISTITUZIONE ISTITUZIONE DELL’EUCARISTIA DELL EUCARISTIA A 4. Tematiche bibliche 4.1. Cultura biblica di sfondo 4.2. Mangiare insieme 4.3. Morte e vita 88 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia B Dato storico: Triplice dimensione La cena di Gesù - Il tempo di Gesù come “memoria anticipata” e “profezia in atto” L’ultima cena di Gesù con gli apostoli prima di morire dell’evento pasquale - Il tempo della Chiesa Cristallizzazione liturgica palestinese e antiochena - Il tempo degli scritti Tradizione comune, concorde e con peculiarità proprie 89 Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 P.-R. Tragan, La cena del Signore negli scritti sinottici e paolini, in L’Eucaristia nella Bibbia, 82-127 (Dizionario di spiritualità biblico-patristica 19) 90 15 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia C Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Concordanze delle 4 redazioni D Concordanze delle 4 redazioni - Cena di Gesù con gli apostoli in contesto pasquale - Legame tra ultima cena e mistero della Pasqua di Gesù, quale servo che dona la vita in riscatto di molti (Is 53,12) - Due riti (giudaismo): 1. Benedizione e distribuzione del pane 2. Offerta del calice ai commensali - Legame tra ultima cena e il banchetto escatologico - Gesù pone una duplice relazione tra 1. Suo corpo e pane “dato per” 2. Suo sangue e vino “versato per” - Eco della valenza liturgica già vissuta dalla Chiesa 92 91 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia E Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Divergenze delle 4 redazioni F Divergenze delle 4 redazioni Lc - 1Cor Mt - Mc le due benedizioni sono unite da sembrare una Maggiore distinzione tra la benedizione sul pane (prima della cena) e quella sul vino (dopo la cena) Mt - Mc risentono della prassi liturgica della Chiesa Lc - 1Cor rispettano maggiormente l’ordine giudaico 93 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia G 94 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Divergenze delle 4 redazioni Divergenze delle 4 redazioni Lc - 1Cor Ordine di Gesù «fate questo in memoria di me» Mt - Mc Non c’è l’Ordine di Gesù «fate questo in memoria di me» Lc - 1Cor rispettano maggiormente la convinzione giudaica, sulla necessità di ripetere in forma celebrativa l’evento fondamentale e costitutivo 95 H Mt - Mc risentono della prassi liturgica della Chiesa 96 16 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia I Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Lc - 1Cor «la nuova alleanza nel mio sangue» Tradizione palestinese (prima del 40) Tradizione antiochena (prima del 45) Mt - Mc «il mio sangue dell’alleanza» Pietro Gerusalemme Ambito semitico Paolo Antiochia Ambito ellenistico L Divergenze delle 4 redazioni 97 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia 98 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mt 26,20-21.26-29 Lc 22,14-20 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Mc 14,17-18.22-25 1Cor 11,23-26 Novità sostanziali a livello gesuano Gesù benedicendo il pane porta come motivo non solo fare memoria della pasqua di liberazione dall’Egitto, ma la Pasqua della sua morte, espresso nella corrispondenza: corpo donato Pane spezzato Gesù benedicendo il vino pone il passaggio dall’antica alla nuova alleanza nel “mio sangue” Due modalità complementari di descrizione dell’ultima cena - Necessità di contestualizzare le pericopi - Necessità di cogliere la vicenda di Gesù in una prospettiva globale che tiene conto del passato e del futuro 99 100 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia - Prioritaria è la paradosi di Mc 14,22-25 a causa di diversi semitismi e del logion testamentario sul “frutto della vite” (R. Pesch). - Prioritaria è la tradizione di 1Cor 11,23-25 a causa della sequenza della cena che prevede la frazione del pane (v. 24), la consumazione del pasto (v. 25a) e le parole sul calice (I.H. Marshall). - Prioritaria è la tradizione di Lc 22,15-20 a motivo del contesto pasquale della cena (H. Schürmann). - Nessuna tradizione è prioritaria ma per ogni termine il peso della bilancia cade sull’una o sull’altra paradosi (G. Barbaglio). La prospettiva delle due tradizioni, palestinese e antiochena, fortemente separate, non è accolta da tutti gli esegeti Molteplici posizioni negli ultimi decenni: J. Jeremias, Le parole dell’ultima cena (or. 1935, 19674) R. Pesch (1978); G. Friedrich (1982); X. Léon Dufour (1983); H. Schürmann (1987); I.H. Marshall (1999) 101 A. Pitta, Quale impatto comunitario della paradosi di 1Cor 11,17-34? in R. Nardin - G. Tangorra (edd.), Sacramentum caritatis, 81-94 102 17 Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia Istituzione dell dell’Eucaristia Eucaristia «Rispetto al dibattito sulle diverse paradosi dell’istituzione eucaristica ci sembra di poter sostenere l’ipotesi che prevede a livello pre-paolino e pre-sinottico la compresenza di due tradizioni autonome a causa della redazione lucana che attesta di conoscere quella paolina e quella marciana [...]. I dati di continuità di Lc 22,15-20 rispetto a 1Cor 11,23-25 e a Mc 14,22-25 si spiegano soltanto con la dipendenza dalle due tradizioni confluite nella redazione paolina e in quella marciana dell’istituzione e non con il percorso inverso» Tradizione presinottica Mc 14,22-25 [Mt 26,20-21.26-29] Tradizione prepaolina 1Cor 11,23-25 Lc 22,15-20 A. Pitta, Quale impatto comunitario della paradosi di 1Cor 11,17-34? in R. Nardin - G. Tangorra (edd.), Sacramentum caritatis, 81-94, 83 103 104 Gesù istituisce l’Eucaristia all’interno della cena pasquale ebraica? Gesù istituisce l’Eucaristia all’interno della cena pasquale ebraica? «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?» (Mc 14,12; Mt 26,17; cf. Lc 22,8) Gesù muore poco prima della notte di Pasqua (Gv 18,28; 19, 14.31.42) per i Sinottici la cena del Signore è nel contesto di un banchetto pasquale. per Gv la cena del Signore è avvenuta il giorno prima di Pasqua quindi non in un contesto di un banchetto pasquale. 106 105 13 Nisan 14 Nisan Storicità della cronologia sinottica 15 Nisan J. Jeremias, Le parole dell’Ultima Cena, Paideia, Brescia 1973 (or. ted. 1935, 19674), Immolazione agnelli al Tempio AT Consumazione dell’agnello. Sinottici Morte di Gesù Ultima cena (pasquale) Gv Ultima cena (non pasquale) Morte di Gesù La cronologia giovannea dettata da una motivazione teologica: presentare Gesù come il vero agnello pasquale (cf. Gv 1,29; 19,36). Influsso esegetico, teologico, liturgico, pastorale enorme 107 108 18 Storicità della cronologia giovannea Storicità della cronologia giovannea G. Ogg, The Chronology of the Last Supper, in D.E. Nineham et al. (edd.), Historicity and Chronology in the New Testament, SCM Press, London 1965, 75-96. Scoperta dei rotoli di Qumran Morte storica di Gesù in concomitanza dell’immolazione degli agnelli al tempio. Nei racconti della cena del Signore è assente ogni riferimento agli elementi tipici della cena pasquale ebraica: gli azzimi, l’agnello e le erbe amare Ultima Cena secondo il calendario di Qumran, quindi almeno un giorno prima della Pasqua ebraica L’Ultima Cena non fu pasquale Apre il dibattito 109 «Si è molto discusso fino a qualche tempo fa, ad esempio, sulla cronologia della passione di Gesù e sulla data dell’ultima Cena. Qualunque sia l’interesse di queste discussioni io mi domando se esse non abbiano lasciato troppo da parte ciò che sembra in realtà l’intenzione convergente dei vangeli sinottici e di san Giovanni. Poiché non concordano sull’ultimo pasto di Gesù vuol dire che il problema di sapere se quest’ultimo pasto di Gesù è stato effettivamente e letteralmente un pasto pasquale giudeo non gli interessa. Ciò che vogliono dire, invece, e che dicono molto bene, ognuno a suo modo, è che la morte di Gesù celebrata nell’Eucaristia della Chiesa è la vera Pasqua. È a partire da qui realtà che occorre comprendere l’uso del vocabolario pasquale della redenzione» 110 L’Eucaristia in Paolo 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 Tema poco presente (a differenza del battesimo) Tratta dell’Eucaristia “costretto” dalla situazione di Corinto: lecito mangiare la carne offerta agli idoli? Gli idoli non esistono, però: non si può entrare in comunione con essi G. Lafont, Dio, il tempo e l’essere, Piemme, 1992, 152-153 111 L’Eucaristia in Paolo A B 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 112 L’Eucaristia in Paolo C 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 1. Eucaristia: la comunione con il Signore 1. La comunione con il Signore (1Cor 10,14-16) (1Cor 10,14-16) 2. Il vincolo di unità (1Cor 10,17) Il calice che benediciamo comunione con il sangue di Cristo 3. L’annuncio di Cristo crocifisso (1Cor 11,26) 4. Il banchetto escatologico (1Cor 11,26) Il pane che spezziamo comunione con il corpo di Cristo 113 114 19 L’Eucaristia in Paolo 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 D E L’Eucaristia in Paolo 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 2. Eucaristia: il vincolo di unità Il calice che benediciamo comunione con il sangue di Cristo (1Cor 10,17) Il pane che spezziamo comunione con il corpo di Cristo A Il corpo di Cristo è presente attraverso la figura del pane B Comunità/Chiesa: non è una semplice unione di persone, che sanziona la propria unità/identità attraverso la celebrazione dell’eucaristia, ma: Corpo di Cristo unificato dall’Eucaristia (1Cor 10,17) La comunione con il Signore è realizzata nella “mensa” offerta dal Signore 116 115 L’Eucaristia in Paolo 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 E 2. Eucaristia: il vincolo di unità 2. Eucaristia: il vincolo di unità (1Cor 10,17) (1Cor 10,17) A Eucaristia funzionale alla comunità/Chiesa B Eucaristia fondativa della comunità/Chiesa A εθος B ηθος F L’Eucaristia in Paolo 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 Corpo di Cristo Eucaristia Chiesa 117 L’Eucaristia in Paolo 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 G 118 L’Eucaristia in Paolo 1Cor 10,1-5.14-22; 11,17-34 3. Eucaristia: l’annuncio di Cristo crocifisso 4. Eucaristia: il banchetto escatologico (1Cor 11,26) (1Cor 11,26) L’Eucaristia non è semplice ripetizione del banchetto pasquale (ultima cena), ma: Eucaristia come prefigurazione e speranza per il futuro. annuncio (del testimone dell’oggettività) della presenza del Signore nell’oggi della storia. Nell’Eucaristia si ha “già” la comunione con Cristo ma al tempo stesso si tratta del “non ancora” di una comunione piena e definitiva. 119 H 120 20 L’Eucaristia in Giovanni Gv 2,1-10; 6; 13; 15,1-7; 19,31-37 Maria A 2,1-10 Acqua - vino 6 Rimanere in Cristo: pane B Ultima cena - Lavanda dei piedi C 15,1-7 Rimanere in Cristo: vite B’ 19,31-37 Acqua - sangue - Maria A’ X 13 - L’Eucaristia in Giovanni Gv 13 Descrizione dell’ultima cena con la lavanda dei piedi, senza Eucaristia La lavanda presente nel banchetto pasquale ebraico Varianti di Gesù rispetto al banchetto ebraico: - Il soggetto: non è il più giovane che lava (Giovanni) ma chi presiede il banchetto (Gesù). Primi sono ultimi, autorità come servizio - L’oggetto: non vengono lavate le mani ma i piedi. Non semplice gesto rituale-cultuale (purificazione) ma servizio concreto Inclusione 122 121 L’Eucaristia in Giovanni Gv 13 Descrizione dell’ultima cena con la lavanda dei piedi, senza Eucaristia La lavanda dei piedi (schiavo) L’Eucaristia in Giovanni Gv 13 Descrizione dell’ultima cena con la lavanda dei piedi, senza Eucaristia Amore incondizionato è il senso dell’Eucaristia - L’Eucaristia è già descritta dai sinottici «Vi ho dato l’esempio perché, come ho fatto io, facciate anche voi» Gv 13,15 Memoria dell’Eucaristia nella diakonia - L’Eucaristia è già celebrata nella Comunità - Tutto Gv è eucaristico-pasquale Cristo offre la vita L’Eucaristia in Giovanni Gv 6, 26-59 [66] Cercare Gesù Cristologico non perché visto dei segni Teologico ma saziati del pane (v. 26) Antropologico 124 L’Eucaristia in Giovanni Gv 6, 26-59 [66] Inizio è il v. 31: «Diede loro da mangiare pane dal cielo» vv. 26-59 = esegesi del v. 31 Credere in colui che egli ha mandato v. 29 Antropologico Cristo passa/ritorna al Padre 123 Es 16,1; Sal 77,23-24; 104,40 Manna come nutrimento dato da Dio: - Durante l’esodo - Nel tempo messianico Teologico Cristologico 125 126 21 L’Eucaristia in Giovanni Gv 6, 26-59 [66] A vv. 26-51 mangiare = credere in Gesù B vv. 51-59 mangiare = carne e sangue di Gesù L’Eucaristia in Giovanni Gv 6, 26-59 [66] - Necessità della fede (vv. 26-51) - Comunione nel mistero cristologico (vv. 53s; 57; 58a) A Prospettiva simbolica (fede) B Prospettiva reale (sacramento) - Dimorare con Cristo (v. 56) A Accolta dal mondo protestante - Necessità del mangiare la sua carne bere il suo sangue, si oppone al docetismo B Non accolta dal mondo protestante (Bultmann) - Comunicazione della vita (v. 53) Aggiunta redazionale 128 127 A Cultura biblica di sfondo - Pane e vino (doni): Frutto della terra (promessa) e del lavoro dell’uomo Tematiche bibliche Cultura biblica di sfondo - Benedizione (comunione con Dio, suo dono): Atto in cui passa la vita divina Mangiare insieme - Mangiare insieme (comunione tra i fratelli): Comunione con i commensali Morte e vita Gesù pone esplicitamente una relazione tra lui e i doni (pane e vino) nella benedizione e comunione 129 Cultura biblica di sfondo B Il soggetto del memoriale è Dio: - AT ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto - NT ha risuscitato Gesù I doni indicano e realizzano la relazione comunionale con lui Cultura biblica di sfondo 130 C Memoriale: 1. Ricordo delle opere di Dio: passato-memoria Corpo: 2. Reso contemporaneo: presente-celebrazione 3. Prepara e anticipa: futuro-profezia - Totalità della persona (che si dona) (valenza cristologica) AT: - Mantiene in unità le membra (1Cor 12) (valenza ecclesiologica) 1. Ricordo delle opere di Dio: esodo 2. Reso contemporaneo: celebrazione pasquale - Per molti (Mc/Mt): Totalità degli uomini 3. Prepara e anticipa: tempi messianici 131 132 22 Cultura biblica di sfondo D Ultima cena: pane donato, vino versato morte in croce venuta escatologica 3. Prepara e anticipa: E Ultima cena (protestanti): 1. Ricordo delle opere di Dio: esodo / le opere di Gesù 2. Reso contemporaneo: Cultura biblica di sfondo Semplice allegoria della morte prossima Rappresentazione simbolica Eucaristia: 1. Ricordo delle opere di Dio: ultima cena/pasqua Christi 2. Reso contemporaneo: pane donato, vino versato 3. Prepara e anticipa: la venuta escatologica I doni non sarebbero segni “realistici” della morte di Gesù Solo predizione della morte imminente 133 Cultura biblica di sfondo F Cultura biblica di sfondo G Ultima cena: Ultima cena: Non semplice allegoria della morte prossima. Non semplice allegoria della morte prossima. Nella dinamica della rivelazione cristologica il rivelarsi con parabole indica il Regno del Padre nell’ultima cena Gesù rivela se stesso come colui che compie in pienezza la volontà del Padre, donando la propria vita (croce) Momento decisivo della vita di Gesù: compimento 135 Mangiare insieme 134 A Nella vita di Gesù i momenti forti di rivelazione sono espressi da realtà concrete: - Risurrezione di Lazzaro (verificabile) segno che Gesù dà la vita (tempi messianici) - Guarigione dello storpio (verificabile) segno che Gesù può perdonare i peccati - Morte in croce (verificabile) segno che Gesù può dare da mangiare il suo corpo e da bere il suo sangue 136 Mangiare insieme B Pasto giudaico nelle feste: Dimensione biologica (= nutrirsi) Ha un carattere liturgico, simile alla cena pasquale: Mangiare e bere - Il capofamiglia alza la focaccia di pane, benedice Dio, rende grazie, la distribuisce Dimensione conviviale (= stare insieme) - Si aveva il pasto vero e proprio - Il capofamiglia alza il calice del vino, benedice il vino, ne beve un po’ e lo distribuisce - Ospitalità (Gen 18,1-8) - Alle due benedizioni: iniziale sul pane e finale sul vino tutti i commensali rispondono “Amen” - Suggello di un’alleanza (Gen 26,30; 31,4) - Perdono (2Re 25,27-30) 137 138 23 Mangiare insieme C Pasto giudaico nelle feste: C Non è possibile mangiare con i peccatori, i pagani ... con gli esclusi dall’alleanza con Dio, significava partecipare con loro all’esclusione dell’alleanza. Non un semplice mangiare insieme, ma una comunione profonda orizzontale e verticale Comunione con i commensali Mangiare insieme Davanti al peccatore l’unico modo per salvare Israele era la sua eliminazione dalla comunità. Comunione con Dio Gesù stravolge questa concezione: Non eliminare il peccatore ma il peccato Partecipare della stessa benedizione di Dio Mangiare insieme 139 D 140 Mangiare insieme E Pasto giudaico nelle feste: Pasto giudaico nelle feste: Gesù banchetta con i peccatori! Gesù banchetta con i peccatori! Comunione con i commensali I profeti descrivono l’alleanza messianica come un banchetto in cui tutti sono invitati (Is 25,6; 55,1-3) Comunione con Dio Remissione dei peccati (Mt 26,28) Pregustazione delle banchetto messianico-escatologico (Mc 14,25; Mt 26,29) Partecipare della stessa benedizione di Dio 141 Mangiare insieme F 142 Mangiare insieme G Non si possiede il Risorto (Emmaus), ma il pane spezzato è segno (simbolo) di presenza/assenza del Risorto. Gesù mangia con i discepoli dopo la risurrezione Lc 24,13-35; 24,36-43; Gv 21,9-14 Non semplice dato fenomenico (espressivo): - necessità della Parola accolta nella fede - e dello “spezzare il pane” La Comunità ecclesiale ha consapevolezza di essere il nuovo popolo di Dio riunito attorno al Risorto “mangiando” (At 10,40-43) - Convincerli della risurrezione (meno importante) - Il Risorto, Signore, continua ad essere presente nel segno pasquale del pasto (più importante) 143 l’Eucaristia diviene espressione del fondamento della Chiesa (1Cor 10,14-17; 11,17-26; At 2,42.46; 20,7-12) 144 24 Morte e vita (croce - risurrezione - venuta escatologica) A Inizio (morte) Morte e vita (croce - risurrezione - venuta escatologica) B Inizio (morte) Il contesto dell’istituzione dell’Eucaristia non può essere separato dalla morte imminente di Gesù - Contesto della passione (sinottici) - «Nella notte in cui fu tradito» (1Cor 11,23) Conclusione (escatologia) Conclusione (escatologia) - Versetto escatologico (Mt 26,29; Mc 14,25; Lc 22,18) «Non berrò … finché … lo berrò nuovo nel regno» - «Finché egli venga» (1Cor 11,26) 145 Morte e vita (croce - risurrezione - venuta escatologica) C La celebrazione dell’Eucaristia annuncia il banchetto escatologico suppone la glorificazione/risurrezione di Gesù, Signore 146 Morte e vita (croce - risurrezione - venuta escatologica) D Croce - risurrezione - venuta escatologica Inizio: Gesù muore in croce Conclusione: Gesù ritorna glorioso Risurrezione Venuta escatologica Croce Presente: Gesù risorto 147 Morte e vita (croce - risurrezione - venuta escatologica) E Croce: compimento della volontà del Padre 148 Morte e vita (croce - risurrezione - venuta escatologica) F Discepoli: facendo memoria, in obbedienza al comando del Signore Morire per di quanto Gesù ha vissuto in sé Risurrezione/glorificazione entrano nel dinamismo di risurrezione perché il Risorto è presente Morte di Cristo come éschaton di salvezza per dare la vita senza fine Gv 19,30 149 150 25 L’Eucaristia NT «Consumare questi segni dell’alleanza significa avere la vita (Giovanni). Paolo approfondisce l’idea sinottica dell’eucaristia come funzione costitutiva ed unificante della stessa comunità. I discepoli celebrano e consumano il santo banchetto come permanente memoria, ricordando la morte di Gesù, proclamando la sua presenza (Paolo) e attendendo, in speranza, il suo ritorno (sinottici, Paolo» L’ O R I Z Z O N T E P A T R I S T I C O D E L L’ E U C A R I S T I A F. Courth, I sacramenti, 226 151 Primi tre secoli 152 Eucaristia (II secolo) Si formano Indica l’azione liturgica e i doni - Il Canone della Scrittura ispirata - Didachè 9-10; 14-15 (web) - Il Simbolo apostolico Sensibilità occidentale - La preghiera eucaristica Sensibilità orientale - Ignazio di Antiochia (+117): Efeso, Filadelfia, Smirne - Giustino (+165): Apologia I (web); Dialogo con Trifone - Ireneo (+202): Adversus haereses IV - Ippolito (+235?): Traditio apostolica (web) 153 154 Eucaristia (II secolo) Eucaristia (II secolo) Rendere grazie - 1. Anamnesi «1. Riguardo all’eucaristia, così rendete grazie: 2. dapprima per il calice: Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. 3. Poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. 4. Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei secoli». Didachè 9,1-4 1. Anamnesi Rendere grazie eucaristico: tre aspetti 2. Sacrificio 3. Benedizione 155 156 26 Eucaristia (II secolo) Eucaristia (II secolo) Rendere grazie - 1. Anamnesi «1. Dopo che vi sarete saziati, così rendete grazie: 2. Ti rendiamo grazie, Padre santo, per il tuo santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l’immortalità che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. 3. Tu, Signore onnipotente, hai creato ogni cosa a gloria del tuo nome; hai dato agli uomini cibo e bevanda a loro conforto, affinché ti rendano grazie; ma a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituali e la vita eterna per mezzo del tuo servo. 4. Soprattutto ti rendiamo grazie perché sei potente. A te gloria nei secoli. 5. Ricordati, Signore, della tua chiesa, di preservarla da ogni male e di renderla perfetta nel tuo amore; santificata, raccoglila dai quattro venti nel tuo regno che per lei preparasti. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli. 6. Venga la grazia e passi questo mondo». Didachè 10,1-5 Rendere grazie - 1. Anamnesi 1. Anamnesi (lode riconoscente): Didachè - per la redenzione (storia della salvezza) - per la salvezza in Cristo - per il dono di Cristo presente - per il cibo e la bevanda per la vita eterna - per la creazione - tensione verso l’unità della Chiesa 157 158 Eucaristia (II secolo) Eucaristia (II secolo) Rendere grazie - 2. Sacrificio Didachè Dopo aver confessato i peccati affinché il vostro sacrificio sia puro (14,1) Giustino Sacrificio come nome Rendere grazie - 3. Benedizione Rendere grazie sui doni, pane e vino Preghiera (Apologia I,13,1) Ippolito (Traditio apostolica 4) Doni, pane e vino (Dialogo Trifone) Consacrare i doni, pane e vino Rendere grazie al Signore Ireneo (Adversus haereses IV,18,6) Sacrificio come azione Consacrare i doni, pane e vino 159 160 Eucaristia (II secolo) Eucaristia (II secolo) Ippolito Ippolito «Il vescovo, con tutto il collegio dei sacerdoti, pronuncerà questa azione di grazie […] Ti rendiamo grazie, o Dio, per mezzo del tuo Figlio diletto, Gesù Cristo, che nella pienezza dei tempi ci hai inviato come salvatore, redentore e portatore della tua volontà. […] si è manifestato come tuo figlio, nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine. Ha fatto la tua volontà e per acquistarti un popolo santo, ha steso le mani, mentre soffriva, onde liberare dalla sofferenza coloro che hanno creduto in te”». «Allora, sottostando ad una sofferenza liberamente accettata, per distruggere la morte, calpestare l’inferno, illuminare i giusti, confermare il testamento e manifestare la sua risurrezione, egli prese del pane, rese grazie e disse: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che sarà spezzato per voi. Così pure per il calice, disse: “Questo è il mio sangue che è sparso per voi. Quando fate ciò, fatelo in memoria di me”». Traditio apostolica, 4 Traditio apostolica, 4 161 162 27 Ippolito Ippolito «Ricordandoci dunque della sua morte e della sua risurrezione, ti offriamo il pane e il calice, rendendoti grazie, perché ci hai giudicati degni di stare davanti a te e di servirti. Ti chiediamo di inviare il tuo Spirito sull’offerta della santa Chiesa, di raccogliere nell’unità coloro che si comunicano, di colmarli dello Spirito Santo, per rinforzare la loro fede nella verità. Così vogliamo lodarti e glorificarti per mezzo del tuo Figlio, Gesù Cristo. Per lui ti siano resi gloria ed onore, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa ora e nei secoli dei secoli. Amen». 1. Anámnesis Rendere grazie eucaristico: tre aspetti 2. Prosphorà (offerta cultuale) 3. Epiclesis Traditio apostolica, 4 163 Eucaristia (II secolo) 1. Anamnesi Rendere grazie eucaristico: tre aspetti 164 Rendere grazie Convito Anamnesi Eucologia Cristologia Anamnesi Anamnesi Anamnesi Sacrificio Comunione con Cristo Offerta (prosphorà) Corpo e sangue di Cristo Benedizione Martyria Epiclesi Risurrezione del credente 2. Sacrificio 3. Benedizione 165 166 Ignazio di Antiochia Eucaristia (II secolo) - Eucaristia causa e segno dell’unità Ignazio di Antiochia Causa l’unità della Chiesa (Filadelfia) (dimensione ecclesiologica) L’Eucaristia È la carne di Cristo (Smirne, Roma) (dimensione cristologica) Medicina per vivere in Cristo (Efeso) e antidodo per non morire «Preoccupati di attendere a una sola eucaristia. Una è la carne di nostro Signore Gesù Cristo e uno il calice nell’unità nel suo sangue, uno è l’altare come uno solo è il vescovo con il presbiterio e i diaconi, miei conservi». Filad. IV (dimensione antropologica) 167 168 28 Ignazio di Antiochia Eucaristia (II secolo) Ignazio (alla Chiesa di Filadelfia) - Eucaristia causa dell’unità L’Eucaristia causa l’unità della Chiesa Rendimento di grazie «Procurate di radunarvi più frequentemente per la divina Eucaristia e per lodare il Signore. Perché quando vi adunate con frequenza, le forze di Satana restano annientate e la rovina che egli porta si dissipa nella concordia della vostra fede». Unità della Chiesa - una sola eucaristia - una sola carne di Cristo - un solo calice - un solo altare - un solo vescovo Efes. 13,1 169 Ignazio di Antiochia 170 Eucaristia (II secolo) - Eucaristia è la carne e il sangue di Cristo Ignazio (alle Chiese di Smirne, Roma) «Voglio il pane di Dio, quel pane che è la carne di Gesù Cristo, figlio di David, voglio per bevanda il suo sangue, che è amore incorruttibile». Eucaristia = carne di Cristo - Pane di Dio = carne di Cristo, della stirpe di Davide - Bevanda = il sangue di Cristo Rm. 7,3 171 Ignazio di Antiochia 172 Eucaristia (II secolo) - Eucaristia farmaco d’immortalità «Ciascuno di voi in particolare e tutti insieme, sorretti dalla grazia, animati da una stessa fede, e concordi in Gesù Cristo, della stirpe di Davide secondo la carne, figlio dell’uomo e figlio di Dio, mantenetevi indissolubilmente uniti nell’obbedienza ai vescovi e al collegio dei presbiteri, spezzando un unico pane, che è farmaco d’immortalità, antidoto che preserva dalla morte e assicura per sempre la vita in Gesù Cristo» Ignazio (alla Chiesa di Efeso) Eucaristia = - Medicina per vivere sempre in Cristo Gesù - Antidoto per non morire - È necessaria la comunione nella Chiesa (Efes. 20, 2) 173 174 29 Eucaristia (II secolo) Eucaristia (II secolo) Ignazio Giustino (Apologia I) L’Eucaristia non è una cosa, ma un processo di - Rapporto con il battesimo e la vita identificazione con Cristo - Analogia con l’incarnazione F. Courth, I sacramenti, 231 - Celebrazione eucaristica Si tratta di un processo che avviene nella communio della Chiesa 175 Giustino (rapporto con il battesimo e la vita) 176 Eucaristia (II secolo) «dopo aver così lavato chi è divenuto credente e ha aderito, lo conduciamo presso quelli che chiamiamo fratelli, dove essi si trovano radunati, per pregare insieme fervidamente, […], affinché, appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna» (I Apologia, 65,1) «Questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato» (I Apologia, 66,1) Eucaristia (II secolo) Giustino (Apologia I) Analogia con l’incarnazione Cristo = Verbo di Dio ha preso la carne e il sangue Alimento consacrato = preghiera fatta al Verbo che diviene corpo e sangue del Verbo incarnato 178 Giustino (analogia con l’incarnazione) Giustino (Apologia I) Analogia con l’incarnazione 1. Eucaristia = carne e sangue del Verbo fatto Uomo 2. Parallelo all’incarnazione Preghiera eucaristica in nuce L’Epiclesi al Verbo Pneumatologia in nuce «Infatti noi li prendiamo non come pane comune e bevanda comune; ma come Gesù Cristo, il nostro Salvatore incarnatosi, per la parola di Dio, prese carne e sangue per la nostra salvezza, così abbiamo appreso che anche quel nutrimento, consacrato con la preghiera che contiene la parola di Lui stesso e di cui si nutrono il nostro sangue e la nostra carne per trasformazione, è carne e sangue di quel Gesù incarnato» I Apologia, 66,2 179 30 Eucaristia (II secolo) Eucaristia (II secolo) Giustino (celebrazione) Ireneo (Adversus haereses) «Nel primo giorno chiamato “del sole”, si fa una riunione in uno stesso luogo di tutti quelli che abitano sparsi per le città o le campagne, e vengono lette le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti, finché il tempo lo consente. Quando il lettore ha terminato, colui che è preposto alla comunità, mediante un discorso, ammonisce ed esorta all’imitazione di queste belle cose». I Apologia, 67,3-4 Rendere grazie al Signore Eucaristia (sacrificio) Consacrare i doni «Noi non gli offriamo questo sacrificio per i suoi (di Dio) bisogni, ma - per ringraziarlo della sua potenza - e per consacrare le offerte» Creazione Redenzione 181 182 Eucaristia (II secolo) Ireneo (Adversus haereses) Rendere grazie Eucaristia (II secolo) Dualismo, gnosi Dualismo, gnosi Bontà della creazione Unità di carne e spirito Eucaristia terreno Bontà della creazione celeste Azione del Verbo (trasformante) Eucaristia terreno Pane dalla terra Ireneo (Adversus haereses) (due elementi) celeste Antropologia: il nostro corpo è nel raggio della salvezza perché nutrito dal corpo di Cristo 183 184 Scuola alessandrina Scuola antiochena (+ cappadoci) Attenzione allo “spirito” (Platone) Attenzione alla “materia” (Aristotele) Il Verbo rivela la Verità Il Verbo si rivela nella storia Comunione = “conoscenza” della Verità Comunione = partecipazione alla ri-presentazione nella storia del mistero di Cristo Nuovo ēthos (cuore biblico) Svalutazione della “materia” Lo spirito attualizza la storia salvifica 185 186 31 Padri latini Padri latini Tertulliano Attenzione ai doni offerti (ambito pragmatico) Carattere sacrificale dell’Eucaristia 1. Attenzione alla “fisicità” Legame con la croce Tertulliano 2. Sottolineatura giuridica Come se Cristo morisse di nuovo 3. Rilevanza della presenza di Cristo nelle offerte Eucaristia: sacrificium crucis in forma sacramentale - Tertulliano (+220), Adversus Marcionem - Cipriano (+258), Epistula 63; 70 187 188 Padri latini Padri latini Cipriano Azione che rende presente l’oblazione di Cristo L’Eucaristia non solo ricorda la Pasqua di Cristo nella comunità. ma la rende presente quando la comunità ne fa memoria. La comunità rivive quella azione partecipandovi in prima persona Comunione della Chiesa venendo trasformata in essa. frutto e presupposto dell’Eucaristia 189 190 Padri latini - Ambrogio (+397) (Medioevo latino) Ambrogio Segno sacramentale: Dottrina eucaristica corpo e sangue di Cristo, presente De mysteriis oggettività cristica Consecratio: - Agostino (+430) (Medioevo latino) - Gregorio M. (+604) (Medioevo latino) Teologia (Trinità, antropologia) parola di Cristo, ripetuta De sacramentis Sacrificio Spiritualità Cancellare i peccati 191 192 32 Ambrogio Ambrogio Segno sacramentale: corpo e sangue di Cristo, presente De mysteriis Corpo e sangue di Cristo sono presenti «Vera utique caro Christi, quae crucifixa est, quae sepulta est: vere ergo carnis illius sacramentum est» - oggettivamente: nel segno sacramentale - non soggettivamente: nella fede di chi partecipa «È la vera carne di Cristo, che venne crocifissa e sepolta. È, quindi, veramente il sacramento di quella carne». 193 194 Ambrogio Ambrogio Consecratio: parola di Cristo, ripetuta Consecratio: parola di Cristo, ripetuta Dato biblico (De mysteriis): - parola di Elia: fa scendere il fuoco - parola di Cristo: ottiene la consacrazione La consecratio non è causata: - dall’epiclesi al Verbo Dato liturgico (De sacramentis): - parola del vescovo: prega, loda - parola di Cristo: ottiene la consacrazione - dall’epiclesi allo Spirito Santo La consecratio è causata dalla parola di Cristo ripetuta Dato cosmologico (De sacramentis): - parola del Signore: crea dal nulla - parola di Cristo: trasforma la creazione 196 195 Ambrogio Ambrogio Consecratio: parola di Cristo, ripetuta Cambiamento causato dalla parola di Cristo: sacrificio Ricordo della morte di Gesù cancellare i peccati Assumere il sacramento Eucaristia - Non cambiamento di significato (nuova funzione) - Trasformazione reale (nuova realtà) Necessità della fede - Non percepibile all’esterno 197 198 33 Agostino Agostino Ambrogio Platonismo agostiniano Identità (del sacramento) Prospettiva liturgica: realismo Dimensione cristologica Ecclesiale Agostino Eucaristia Dimensione ecclesiologica Soggetti Antropologico Dimensione sacrificale Prospettiva ecclesiologica: simbolismo 199 200 Agostino Agostino Leggere Agostino nel suo contesto Realista (cattolici) Agostino e nell’orizzonte dei destinatari (Aristotele) (ermeneutica) Simbolica (protestanti) Recupero di Agostino “recente” (Platone) Non leggere Agostino con una ermeneutica posteriore e pre-definita. Costituirebbe un apriori ideologico che applicherebbe ad Agostino Concilio Vaticano II problematiche successive 201 202 Agostino Agostino I due aspetti (simbolo e realtà) Realista: catechesi Pastore Simbolico: trattati Teologo Agostino 1 oggi sono visti come complementari non vi è contrapposizione tra immagine e realtà Agostino 2 Eucaristia: simbolo reale 203 Realista e simbolico nella stessa opera 204 34 Agostino Agostino Realista «Nessuno mangia di quella carne senza prima essersi prostrato in adorazione» Annuncio dell’Eucaristia come corpo e sangue di Cristo Realista: «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono Spirito e vita» (Gv 6,63) Segno che indica un’altra realtà: pneumatica Simbolico: Simbolico «Ciò che vi ho detto dovete intenderlo in modo spirituale» Agostino, En. in Ps. 98,9 205 206 Platonismo agostiniano Platonismo agostiniano La copia Il signum contiene (secundum quaedam modum) la res senza esaurirla (signum, segno esteriore, immagine, figura) perché al tempo stesso rimanda ad essa (res ipsa) trascendendo il signum non è una semplice ombra senza valore rispetto alla realtà (res), ma la forma in cui l’originale «Aliud videtur, aliud intelligitur» si rende storicamente presente. signum res 207 208 Celeste «Aliud videtur, aliud intelligitur» Aristotele Platonismo agostiniano Motivo cristologico: comunione con Cristo Res importante Terrestre signum res Eucaristia Corpo e sangue di Cristo Realtà Prototipo Platone (ontologico) Motivo ecclesiologico: Ricevono gli indegni Non in comunione con Cristo. Signum poco importante Polemica antidonatista: non ricevono Cristo Ricevono i buoni Realtà Prototipo 209 Realtà Immagine Figura Copia (ontologico) Immagine Figura Copia Res Signum Platonismo-agostiniano 210 35 Agostino (cristologico) Agostino (ecclesiologico) Sacramentum tantum Segno esteriore 1 Res tantum Effetto del sacramento 2 Sacramentum tantum Segno esteriore 1 Res tantum Effetto del sacramento 2 1. Mangiare la carne (realismo) 1. Mangiare la carne (realismo) 2. Dimorare in Cristo che dimora in me (simbolismo) 2. Membra del Corpo di Cristo, la Chiesa (simbolismo) 211 «Il tuo nutrimento sia la vita, la tua bevanda sia la vita; avrai la vita e la vita sussiste nella sua integrità. Allora avverrà questo, cioè, che corpo e sangue di Cristo saranno la vita per ognuno, se ciò che si riceve visibilmente nel Sacramento si mangi spiritualmente, si beva spiritualmente nella realtà propria significata. Abbiamo ascoltato il Signore stesso che dice: “È lo Spirito che dà la vita; la carne, invece, non serve a nulla. Le parole che vi ho detto sono spirito e vita” (Gv 6, 54-65)». 212 «Una giustizia che essi presumevano dalle loro forze, illudendosi di poterla compiere appoggiandosi sulla propria virtù. Ora, nessuno può adempiere la legge, senza l’aiuto della grazia, che è il pane che discende dal cielo. Compie la legge - dice in maniera concisa l’Apostolo, - soltanto chi ama (Rm 13, 10): chi ama non il denaro, ma chi ama Dio; chi ama non la terra o il cielo, ma colui che ha fatto il cielo e la terra. Donde attinge, l’uomo, questo amore?». Agostino, In Jo tr. 26,1 (comm. Gv 6,41-59) Agostino, Sermo 131 (comm. Gv 6,54-66) 213 214 «“E tutti bevvero la medesima bevanda spirituale”. Era diversa la loro bevanda dalla nostra solo nella specie visibile, ma era identica nella virtù spirituale da essa significata. In che senso essi “bevevano la medesima bevanda?” Bevevano - dice – “ad una pietra spirituale che li accompagnava”, e quella pietra era Cristo (1Cor 10, 4). […]. “Questo è” - dunque – “il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia” (Gv 6, 50). Ma questo si riferisce alla virtù del sacramento, non alla sua forma visibile: ciò che conta è che uno mangi interiormente, non solo esteriormente: che mangi col cuore, non che mastichi coi denti». «Ascoltiamo lo stesso Apostolo: L’amore di Dio viene riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5, 5). Il Signore, che avrebbe donato lo Spirito Santo, affermò di essere il pane che discende dal cielo, esortandoci a credere in lui. Mangiare il pane vivo, infatti, significa credere in lui. Chi crede, mangia; in modo invisibile è saziato, come in modo altrettanto invisibile rinasce. Egli rinasce di dentro, nel suo intimo diventa un uomo nuovo. Dove viene rinnovellato, lì viene saziato». Agostino, In Jo tr. 26,1 (comm. Gv 6,41-59) Agostino, In Jo tr. 26,12 (comm. Gv 6,41-59) 215 36 «Ciò che vedete sopra l’altare di Dio, l’avete visto anche nella notte passata; ma non avete ancora udito che cosa sia, che cosa significhi, di quale grande realtà nasconda il mistero. Ciò che vedete è il pane e il calice: ve lo assicurano i vostri stessi occhi. Invece secondo la fede che si deve formare in voi il pane è il corpo di Cristo, il calice è il sangue di Cristo». «“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui” (Gv 6, 57). Mangiare questo cibo e bere questa bevanda, vuol dire dimorare in Cristo e avere Cristo sempre in noi. Colui invece che non dimora in Cristo, e nel quale Cristo non dimora, né mangia la sua carne né beve il suo sangue, ma mangia e beve a propria condanna […]». Agostino, In Jo tr. 26,18 (comm. Gv 6,41-59) Agostino, Sermo 272 (Omelia ai neofiti) 217 «[…] questo pane come può essere il suo corpo? E questo calice, o meglio ciò che è contenuto nel calice, come può essere il sangue suo? Queste cose, fratelli, si chiamano sacramenti proprio perché in esse si vede una realtà e se ne intende un’altra (Aliud videtur, aliud intelligitur). Ciò che si vede ha un aspetto materiale, ciò che si intende produce un effetto spirituale». Agostino, Sermo 272 (Omelia ai neofiti) 219 «Quando si facevano gli esorcismi su di voi venivate, per così dire, macinati; quando siete stati battezzati, siete stati, per così dire, impastati; quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo siete stati, per così dire, cotti. Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete. Questo disse l’Apostolo in riguardo al pane. E ciò che dobbiamo intendere del calice, anche se non è stato detto, ce l’ha fatto capire abbastanza. Come infatti perché ci sia la forma visibile del pane molti chicchi di grano vengono impastati fino a formare un’unica cosa - come se avvenisse quanto la sacra Scrittura dice dei fedeli: “Avevano un’anima sola e un solo cuore protesi verso Dio” (At 4, 32) - così è anche per il vino». Agostino, Sermo 272 218 «Se vuoi comprendere [il mistero] del corpo di Cristo, ascolta l’Apostolo che dice ai fedeli: “Voi siete il corpo di Cristo e sue membra” (1Cor 12,27). Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen. Perché dunque [il corpo di Cristo] nel pane? […] ascoltiamo sempre l’Apostolo il quale, parlando di questo sacramento, dice: “Pur essendo molti formiamo un solo pane, un solo corpo” (1Cor 10,17). Cercate di capire ed esultate. Unità, verità, pietà, carità. “Un solo pane”: chi è questo unico pane? “Pur essendo molti, formiamo un solo corpo”. Ricordate che il pane non è composto da un solo chicco di grano, ma da molti». Agostino, Sermo 272 Il signum (videtur) similitudo alla res (intelligitur) Ciò che i segni del pane e del vino indicano a livello visibile (videtur) (unità di più chicchi di frumento, di più acini di uva) [tra il videtur e l’intelligitur c’è similitudo] il sacramento (l’Eucaristia) realizza a livello invisibile (intelligitur) (unità della Chiesa, aspetto mistico) La Chiesa quando celebra l’Eucaristia diventa ciò che è: comunione, quindi unità ecclesiale e corpo di Cristo 222 37 «Se dunque avrete in lui la vita, sarete con lui in una sola carne. Non è infatti che questo sacramento dia il corpo di Cristo per poi lasciarvene separati. E l’Apostolo ricorda che questo era già stato predetto nella santa Scrittura: I due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande, soggiunge, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa (cf. Ef 5,31-32). E in un altro passo, riguardo a questa medesima Eucarestia, dice: Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo (1Cor 10,17)». «Voi quindi cominciate a ricevere quel che già avete cominciato ad essere, purché non lo riceviate indegnamente, mangiando e bevendo la vostra condanna». Agostino, Sermo 228 B Agostino, Sermo 228 B L’Eucaristia è letta in chiave sponsale 223 Sintesi su Agostino 224 Sintesi su Agostino «La virtù propria di questo sacramento La Chiesa quando celebra l’Eucaristia è l’unità: diventa ciò che è: comunione, un’unità tale che, riuniti nel suo corpo e divenuti sue membra, noi siamo ciò che riceviamo». quindi unità ecclesiale e corpo di Cristo e noi diventiamo ciò che riceviamo (Cristo). Agostino, Sermo 57,7,7 225 226 Sintesi su Agostino Unità ecclesiale Eucaristia EPOCA MEDIEVALE Corpo di Cristo Implicazione antropologica: diventiamo ciò che riceviamo 227 228 38 Epoca carolingia (IX sec.) Epoca carolingia (IX sec.) Pascasio Radberto - Ratramno Orizzonte metafisico Medioevo eucaristico Inizio II millennio (XI sec.) Area culturale franco-germanica Berengario - Lanfranco Orizzonte ermeneutico Scolastica (XIII sec.) Tommaso Bonaventura 229 230 Epoca carolingia (IX sec.) Epoca carolingia (IX sec.) Area culturale franco-germanica Ermeneutica: lettera e/o allegoria Orizzonte metafisico - Lettera grammatica: Parola = etimologia (Aristotele, Antiochia) Esiste solo ciò che è presente in re - Allegoria L’immagine, la figura, non ha in sé una vera realtà, retorica: Parola = significato nella frase (Platone, Alessandria) come nel platonismo agostiniano Trivium: grammatica, retorica, dialettica 231 232 Epoca carolingia (IX sec.) (Pascasio Radberto - Ratramno) Epoca carolingia (IX sec.) (Pascasio Radberto - Ratramno) Domanda: Metafisica presenza di Cristo nell’Eucaristia Realismo-materiale Ermeneutica Lettera (Alcuino, Amalario di Metz) vera o simbolica? Pascasio Radberto [Lanfranco] Eucaristia Prospettiva patristica: greca e latina Simbolismo-spiritualista Simbolico = reale Spirito (Beda, Gv Scoto Eriugena, Floro) che rimanda alla realtà piena, quella celeste Ratramno [Berengario] 233 234 39 Epoca carolingia (IX sec.) (Pascasio Radberto - Ratramno) A 1 Pascasio Radberto Epoca carolingia (IX sec.) (Pascasio Radberto - Ratramno) Pascasio Radberto (+859) 2 Ratramno Tempo De corpore et sanguine Domini 1? Pascasio Radberto B Carlo il calvo (Abate di Corbie) Eucaristia = corpo storico di Gesù = nato da Maria = posto sulla croce 2? Ratramno AoB? Eucaristia = ripete la passione di Gesù (Cf. G. d’Onofrio, Storia della teologia medievale, I, 201-202) 235 236 Epoca carolingia (IX sec.) (Pascasio Radberto - Ratramno) Ratramno (+868) Inizio II millennio (XI sec.) (Lanfranco - Berengario) (Monaco di Corbie) De corpore et sanguine Domini Realtà Prototipo Res Immagine Figura Copia Signum Platonismo-agostiniano Ratramno Veritas Corpo di Cristo storico/metastorico Lettera Simbolismo-spiritualista Spirito Eucaristia Mysterium Imago Species Berengario Eucaristia (da Maria, crocifisso e risorto) (Spiritualiter) (Corporaliter) Realismo-materiale Lanfranco 237 S.P. Bonanni, La controversia eucaristica dell’XI secolo in R. Nardin - G. Tangorra (edd.), Sacramentum caritatis, 145-161 Inizio II millennio (XI sec.) Inizio II millennio (XI sec.) (Lanfranco - Berengario) (Lanfranco - Berengario) Berengario di Tours (+1088) Magister della scuola di Tours (ex discepolo di Chartres) Scrive a Lanfranco scopre il che è in un concilio a Roma (1050). 238 Berengario De corpore et Sanguine Domini La lettera di Berengario letta (pubblicamente) di Ratramno Lanfranco deve esprimersi (pubblicamente) lo attribuisce a Giovanni Scoto Eriugena Il concilio scomunica di Berengario L’ermeneutica simbolica è autorevole (Eriugena) 239 240 40 Inizio II millennio (XI sec.) Inizio II millennio (XI sec.) (Lanfranco - Berengario) (Lanfranco - Berengario) Berengario Sinodo di Roma 1059 (DH 690) (sensualiter) Invitato al sinodo di Vercelli Berengario, Scriptum contra Synodum non si presenta Lanfranco, De corpore et sanguine Domini Sinodo di Roma 1059 (sensualiter) Sinodo di Roma 1079 (DH 700) (converti, substantialiter, substantia, veram) 241 242 Inizio II millennio (XI sec.) Inizio II millennio (XI sec.) (Lanfranco - Berengario) Realtà Prototipo (Lanfranco - Berengario) Berengario (ontologico) Immagine Figura Copia Res Signum Importanza del soggetto Veritas Platonismo-agostiniano che riceve il sacramento Berengario Figura Corpo di Cristo storico/metastorico il quale non è oggettivamente Eucaristia in corpo di Cristo (da Maria, crocifisso e risorto) ma lo è per l’uomo spirituale (Visibile) (Invisibile) Sostanza = accidenti = pane e vino 243 244 Inizio II millennio (XI sec.) Inizio II millennio (XI sec.) (Lanfranco - Berengario) (Lanfranco - Berengario) Berengario Lanfranco di Pavia (+1089) - Estremizza Agostino (= gli eretici non ricevono Cristo) Sostanza Corpo e sangue di Cristo - Importanza del soggetto (sec. XI, Abelardo) Figure esteriori (species) Pane e vino - Platonismo ontologico Guitmondo di Aversa (+1095) Realtà Prototipo (ontologico) Platone anima Immagine Figura Copia Substantialiter transmutata Substantia mutari 245 246 41 Transustanziazione Gregorio VII, sinodo di Roma 1079 Transustanziazione: aspetti accolti e positivi «panem et vinum, quae ponitur in altari, per mysterium sacrae orationis et verba nostri Redemptoris substantialiter converti in veram et propriam ac vivificantem carnem et sanguinem Iesu Christi Domini nostri et post consecrationem esse verum Christi corpus [...] in veritate substantiae» (DH 700) - La presenza di Cristo realtà previa alla fede - Ricucita la frattura tra sacramentum tantum e res sacramenti - Cristo presente nell’Eucaristia in modo sostanziale, quindi: 1. Non ha dimensioni, è immateriale e invisibile Concilio Lateranense IV (1215) 2. Merita l’adorazione «cuius [Iesus Christus] corpus et sanguis in sacramento altaris sub specibus panis et vini veraciter continetur, transsubstantiatis pane in corpus, et vino in sanguinem» (DH 802) 247 248 (ontologico) Immagine Figura Copia Res Signum Realtà Prototipo Transustanziazione: obiezioni del XX secolo Platonismo agostiniano - Termine troppo filosofico, quindi: Signum tantum Sacramentum Sacr.tum tantum Res tantum Res sacramenti 1. Piega la fede a una visione razionale 2. Difficoltà di comprensione in una diversa visione concettuale (scienze naturali, prospettiva meno metafisica) Invisibile Visibile Prima scolastica Pietro Lombardo (Summa Sententiarum) Res tantum Res sacramenti 249 Tommaso Signum tantum Res et signum Sacr.tum tantum Res et sacramentum 250 Primo millennio Ugo di S. Vittore Spirito Santo 1 Sacramentum tantum Species (segno) Visibile Effetti / Grazia 2 Res et sacramentum Veritas (realtà) Visibile/ invisibile Corpus Christi eucaristico Corpus Christi ecclesiale B D 3 Res sacramenti Virtus (potenza) 3 Invisibile Secondo millennio 2°e 3°momento 1 Segno esteriore, specie visibili, sacramento in sé e per sé Attualizzazione del sacrificio di Cristo Presenza reale del suo corpo e sangue B A 2 Effetto intermedio: 3 Fine del sacramento: Grazia dona C Incontro col Signore Appartenenza alla Chiesa D Accentuazioni Dimensione sacrificale A Dimensione individuale C 252 42 Radberto Ratramno (nominale) Primo millennio Corpus Christi eucaristico Corpus Christi ecclesiale B D Corpus Christi eucaristico B II millennio Chiesa (unità) Eucaristia Eucaristia Chiesa (unità) Corpus Christi verum Secondo millennio A I millennio Memoria Sacrificio di Cristo Corpus Christi mysticum C Incontro (individuale) col Signore H. de Lubac, Corpus mysticum (1944) 253 Primo millennio P. Sguazzardo, Corpus Christi tra primo e secondo millennio in R. Nardin - G. Tangorra (edd.), Sacramentum caritatis, 131-144 254 Secondo millennio (Pietro Lombardo) Corpus Christi Mysticum (Eucaristia) Corpus Christi Mysticum (Chiesa) Dall’ambito sacramentale Naturale e sociale (giuridico) Visibile e invisibile insieme Corpus Christi Verum (Eucaristia) Corpus Christi Verum (Chiesa) Presenza reale del corpo e sangue di Cristo Fine: unità della Chiesa 255 256 Ignazio di Antiochia (I millennio) Primo millennio Res sacramenti Eucaristia al centro Celebrata dal vescovo che presiede la comunità: - l’eucaristia fonda la comunità - il vescovo è il primo ministro dell’eucaristia - l’episcopato come sacramento originario dell’Ordine Chiesa (unità) Secondo millennio Res sacramenti Tommaso (II millennio) Eucaristia al centro Celebrata dal singolo presbitero che consacra: - l’eucaristia “indipendente” dalla comunità - l’eucaristia questione “privata” del presbitero - l’episcopato non è un sacramento Presenza reale 257 258 43 Prospettiva ieratica della celebrazione Pietà eucaristica - Preghiera eucaristica in silenzio Negazione della presenza reale (Berengario) - Comunione sotto una specie - Frequenza alla comunione bassissima - Adorazione eucaristica - Festa del Corpus Domini (1264) Concilio Lateranense IV (1215): comunione almeno una volta all’anno - Sottolineatura dei miracoli eucaristici 260 259 Tommaso Deviazioni Summa theologiae III, qq. 73-83 - Vedere l’Ostia senza fare la comunione - Il sacrificio eucaristico «Primo, del sacramento in se stesso [q. 73]; secondo, della non posto in rapporto sacramentale al sacrificio di Cristo sulla croce ma svincolato da esso Sacrificio = opera buona da compiere e da offrire a Dio sua materia [q. 74]; terzo, della sua forma [q. 78]; quarto, dei suoi effetti [q. 79]; quinto, di coloro che lo ricevono [q. 80]; sesto, del suo ministro [q. 82]; settimo, del suo rito [q. 83]. Sul primo tema esamineremo: 1. Se l’Eucaristia sia un sacramento; 2. Se sia un sacramento unico o molteplice; 3. Se sia necessario per la salvezza; 4. Le sue denominazioni; 5. La sua istituzione; 6. Le sue prefigurazioni» STh III, q. 73, Pr. Moltiplicazione delle Messe e degli altari 261 262 Tommaso Tommaso Summa theologiae III, q. 73, a. 1 resp. Summa theologiae III, q. 73, a. 1 resp Sacramento: segno e strumento della vita spirituale dell’essere umano «Et ideo, sicut ad vitam spiritualem oportuit esse Baptismum, qui est spiritualis generatio, et confirmationem, quae est spirituale augmentum; ita oportuit esse sacramentum Eucharistiae, quod est spirituale alimentum» «Sacramenta Ecclesiae ordinantur ad subveniendum homini in vita spirituali. Vita autem spiritualis vitae corporali conformatur, eo quod corporalia spiritualium similitudinem gerunt» 263 264 44 Tommaso Tommaso Summa theologiae III, q. 73, a. 1, ad 2um Summa theologiae III, q. 73, a. 1, ad 3um «Nam in sacramento Eucharistiae id quod est res et sacramentum, est in ipsa materia; id autem quod est res tantum, est in suscipiente, scilicet gratia quae confertur. In Baptismo autem utrumque est in suscipiente, et character, qui est res et sacramentum; et gratia remissionis peccatorum, quae est res tantum. Et eadem ratio est de aliis sacramentis» «Sicut autem se habet virtus spiritus sancti ad aquam Baptismi, ita se habet corpus Christi verum ad species panis et vini» 265 266 Tommaso Tommaso Summa theologiae III, q. 73, a. 3, ad 3um Summa theologiae III, q. 73, a. 3, resp. «Baptismus est principium spiritualis vitae, et ianua sacramentorum. Eucharistia vero est quasi consummatio spiritualis vitae, et omnium sacramentorum finis, ut supra dictum est, per sanctificationes enim omnium sacramentorum fit praeparatio ad suscipiendam vel consecrandam Eucharistiam. Et ideo perceptio Baptismi est necessaria ad inchoandam spiritualem vitam, perceptio autem Eucharistiae est necessaria ad consummandam ipsam» «quod Baptismus est sacramentum mortis et passionis Christi prout homo regeneratur in Christo virtute passionis eius. Sed Eucharistia est sacramentum passionis Christi prout homo perficitur in unione ad Christum passum. Unde, sicut Baptismus dicitur sacramentum fidei, quae est fundamentum spiritualis vitae; ita Eucharistia dicitur sacramentum caritatis, quae est vinculum perfectionis, ut dicitur Coloss. III [Col. 3, 14» 267 268 Tommaso Tommaso Summa theologiae III, q. 73, a. 4, resp. Summa theologiae III, q. 73, a. 4, resp. Eucaristia Signum commemorativum Tre significati: Eucaristia come: - Memoriale della passione di Gesù (Passato) Commemorativum passionis (sacrificium) (Presente) Communionis (communio, synaxis) Cristo Chiesa (Futuro) Praefigurativum fruitionis Dei (viaticum) - Sacrificio dell’oblazione di Gesù - Compimento e inclusione dei precedenti sacrifici dell’AT e dell’umanità Beatitudine eterna 269 270 45 Summa theologiae III, q. 73, a. 6 resp. Summa theologiae III, q. 73, a. 6 resp. «Sed agnus paschalis quantum ad haec tria «tria considerare possumus, scilicet id quod est sacramentum tantum, scilicet panis et vinum; et id quod est res et sacramentum, scilicet corpus Christi verum; et id quod est res tantum, scilicet effectus huius sacramenti. Quantum igitur ad id quod est sacramentum tantum potissima figura fuit huius sacramenti oblatio Melchisedech, qui obtulit panem et vinum. Quantum autem ad ipsum Christum passum, qui continetur in hoc sacramento, figurae eius fuerunt omnia sacrificia veteris testamenti; et praecipue sacrificium expiationis, quod erat solemnissimum. Quantum autem ad effectum, fuit praecipua eius figura manna». praefigurabat hoc sacramentum. Quantum enim ad primum, quia manducabatur cum panibus azymis, [...]. Quantum vero ad secundum, quia immolabatur ab omni multitudine filiorum Israel quartadecima luna, quod fuit figura passionis Christi, qui propter innocentiam dicitur agnus. Quantum vero ad effectum, quia per sanguinem agni paschalis protecti sunt filii Israel a devastante Angelo, et educti de Aegyptiaca servitute. Et quantum ad hoc, ponitur figura huius sacramenti praecipua agnus paschalis, quia secundum omnia eam repraesentat». 271 272 Summa theologiae III, q. 74, a. 1, resp. Pane e vino, materia conveniente del sacramento Vedere la scheda 3058 «Christus hoc sacramentum sub specie panis et vini instituit, sicut patet Matth. XXVI. Unde panis et vinum sunt materia conveniens huius sacramenti». 273 274 Summa theologiae III, q. 75, a. 1, ad 1um Summa theologiae III, q. 75, a. 1, resp. Eucaristia simbolo reale del corpo e sangue di Cristo «Respondeo dicendum quod verum corpus Christi et sanguinem esse in hoc sacramento, non sensu deprehendi potest, sed sola fide, quae auctoritati divinae innititur» 275 «haeretici [...], male verba Augustini intelligentes. Cum enim Augustinus dicit, non hoc corpus quod videtis manducaturi estis, non intendit excludere veritatem corporis Christi, sed quod non erat manducandum in hac specie in qua ab eis videbatur. Per hoc autem quod subdit, sacramentum vobis aliquod commendavi, spiritualiter intellectum vivificabit vos, non intendit quod corpus Christi sit in hoc sacramento solum secundum mysticam significationem, sed spiritualiter dici, idest, invisibiliter et per virtutem spiritus» 276 46 Summa theologiae III, q. 78, a. 1, resp. «hoc sacramentum ab aliis sacramentis differt in duobus. Primo [...] hoc sacramentum perficitur in consecratione materiae, alia vero sacramenta perficiuntur in usu materiae consecratae. Secundo, quia in aliis sacramentis consecratio materiae consistit solum in quadam benedictione, ex qua materia consecrata accipit instrumentaliter quandam spiritualem virtutem, [...]. Sed in hoc sacramento consecratio materiae consistit in quadam miraculosa conversione substantiae [...]. Unde minister in hoc sacramento perficiendo non habet alium actum nisi prolationem verborum. [...] ideo forma huius sacramenti differt a formis aliorum sacramentorum in duobus. Primo [...] formae aliorum sacramentorum important usum materiae, puta baptizationem vel consignationem, sed forma huius sacramenti importat solam consecrationem materiae, [...] transubstantiatione [...]; puta cum dicitur, hoc est corpus meum, vel, hic est calix sanguinis mei» Summa theologiae III, qq. 79-81 - Sacramento della grazia - Uso di questo sacramento - Ha per oggetto Cristo Signore Summa theologiae III, q. 82 Ministro di questo sacramento 278 Bonaventura, Breviloquium, VI, 9 Bonaventura, Breviloquium, VI, 9 «[…] dopo la consacrazione sacerdotale che ha luogo pronunciando la forma orale istituita dal Signore; cioè sopra il pane: Questo è il mio corpo; sopra il vino: Questo è il mio sangue. Con le quali parole, pronunciate dal sacerdote con l’intenzione di compiere [il sacramento], sono transustanziati (transsubstantiatur) entrambi gli elementi secondo la sostanza nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo, rimanendo le specie sensibili, in entrambe le quali è contenuto totalmente non in modo circoscritto, ma sacramentalmente tutto Cristo» « il Verbo incarnato […] non solo istituì il sacramento che ci genera alla grazia (gratiae generaret), come il battesimo, e ci facesse crescere e ci fortificasse (augmentaret et roboraret) una volta generati, come la confermazione, ma anche che ci nutrisse (enutriret) una volta generati e cresciuti, come il sacramento dell’eucaristia; motivo per cui questi tre sacramenti sono dati a tutti coloro che accedono alla fede» 279 280 Bonaventura, Breviloquium, VI, 9 Bonaventura «Poiché il nostro nutrimento […] si rivolge ad ognuno dei fedeli per la conservazione della devozione a Dio, dell’amore al prossimo e del diletto interiore; e poiché la devozione a Dio si esercita con l’offerta del sacrificio (per sacrificii oblationem), l’amore al prossimo con la comunione ad un unico sacramento (per unius sacramenti communionem) e il diletto interiore con il ristoro del viatico; ne consegue che […] diede questo sacramento dell’eucaristia come sacrificio di offerta (sacrificium oblationis), come sacramento di comunione (sacramentum communionis) e come viatico di ristoro (viaticum refectionis)» - Sacrificio Cristo presente, realmente - Sacramento Amore fraterno, unità della Chiesa - Viatico Ristoro spirituale Bonaventura, Breviloquium, VI, 9 281 282 47 Bonaventura, Breviloquium, VI, 9 Cosa mangerebbe un topo se per disavventura rodesse un’ostia consacrata? «Da ultimo, poiché la nostra capacità di ricevere efficacemente Cristo non risiede nella carne, bensì nello Spirito; non nel ventre, bensì nella mente; e la mente non attinge Cristo se non per mezzo della conoscenza e dell’amore, per mezzo della fede e della carità, in modo tale che la fede illumina per la riflessione, e la carità infiamma per la devozione (caritas inflammat ad devotionem) […] bisogna che mangi spiritualmente, sicché con la riflessione di fede mastichi, con la devozione d’amore riceva; sicché per mezzo di queste cose, non egli trasformi Cristo in sé, ma piuttosto sia egli stesso trasportato nel di lui mistico corpo (in eius mysticum corpus» Tommaso Il topo mangia il vero corpo di Cristo, perché gli accidenti del pane, finché restano incorrotti, sono segno della sostanza del corpo di Cristo, e dove si trovano gli accidenti, lì si trova, tramite gli stessi accidenti, la sostanza del Corpo di Cristo. IV lib. Sent., d. 9, a. 2, q. 3; STh III, q. 80, a. 3, ad 3 283 Cosa mangerebbe un topo se per disavventura rodesse un’ostia consacrata? 284 Oggettività del corpo di Cristo Tommaso Bonaventura - Legata alla parola di Cristo - Legata agli accidenti - Indipendentemente dalla fede Il topo non mangia il vero corpo di Cristo, perché Cristo è nelle specie per un uso unicamente umano, questa è volontà istitutiva del memoriale conviviale; poiché la manducazione da parte del topo è al di fuori di questa volontà istitutiva di Cristo, non si può sostenere che il topo mangi il corpo di Cristo. Oggettività del corpo di Cristo Bonaventura - Legata alla volontà di Cristo - Uso umano IV lib. Sent., d. 13, a. 2, q. 1-2 285 286 Tardo medioevo: teorie Tardo medioevo: teorie Presenza reale: transustanziazione Rielaborate le teorie dell’alto medioevo - Trasformazione (pane e vino si dissolvono: gocce-oceano) - Consustanziazione (pane e vino restano) Riforma Directa: Diretta Tommaso conc. Trento Adduzione Gv Duns Scoto Transustanziazione 287 Tommaso conc. Trento Adduzione Gv Duns Scoto Transustanziazione - Annichilazione (pane e vino scompaiono) - Transustanziazione (pane e vino come accidenti) Diretta dalla sostanza del pane al corpo di Cristo alla sostanza del vino al sangue di Cristo Adductio: il corpo del Risorto riceve un nuovo esse hic che sostituisce l’essere-qui della sostanza del pane e vino. 288 48 Tardo medioevo: limiti Tardo medioevo: negazioni John Wyclif (+1384) - Orizzonte teologico povero: solo transustanziazione Scarsa la dimensione biblica e storico-salvifica - Nega l’adorazione eucaristica - Nega l’Eucaristia come sacrificio - Scarso coinvolgimento dei fedeli Attenzione esclusiva al presbitero - Nega la transustanziazione? - Nega la validità della celebrazione per un sacerdote indegno - Frantumazione rapporto Cristo (evento) - Eucaristia (memoriale) Attenzione al sacrificio a se stante, opere buone (meriti) Concilio di Costanza (1415) DH 1151-1155 289 290 Tardo medioevo: negazioni Johannes Hus (+1415) I laici possono comunicarsi al calice LA RIFORMA PROTESTANTE Concilio di Costanza (1415) DH 1199 Il corpo e il sangue di Cristo sono contenuti nella sua integralità sia sotto la specie del pane che sotto la specie del vino 291 Lutero (+1546) Prima fase: 1517-1520 Riforma protestante Tria sola: Accoglie la presenza reale Zwingli - Sola Scriptura Presupposti Fondata su Bibbia - Sola fide - Sola gratia - Istituzione dell’Eucaristia (Mt 26,26; Mc 14,22; Lc 22,19; 1Cor 11,23) - Esortazione paolina: accostarsi indegnamente - Sacrificio Rifiuto (1Cor 11,27) - Presenza reale I laici non assumano dal calice 293 Principio ermeneutico notato da Lutero: divisione tra i riformatori nell’esegesi che nega la presenza reale 294 49 Lutero (+1546) Prima fase: 1517-1520 Accoglie la presenza reale Lutero Zwingli «Nessuno consegue la grazia perché riceve l’assoluzione, il battesimo, la comunione […] Fondata su ubiquità Cristo glorificato partecipa dell’onnipotenza di Dio Presenza di Cristo nell’Eucaristia Come può un corpo terreno (umanità di Cristo) essere presente alla destra del Padre e nelle molte celebrazioni? ciò che giustifica non è il sacramento ma la fede nel sacramento» Lezione sulla lettera agli Ebrei (1517) (non dall’Eucaristia se non nella misura in cui vuole Cristo) 295 296 Lutero Lutero Fede = accoglienza della grazia senza vantare meriti Ex opere operato Lutero (x Lutero = efficacia senza la fede) Giustificazione solo per fede L’uomo non può limitarsi a togliere il peccato mortale ma occorre la fede 1. Giustificazione non si ha dal sacramento senza la quale l’Eucaristia non ha alcun effetto. 2. È erroneo dire che la fede non sarebbe necessaria, basterebbe togliere l’ostacolo alla grazia (peccato mortale) La fede è l’elemento che costituisce i sacramenti 297 Lutero 298 Lutero (La cattività babilonese della Chiesa 1520) Cristo: Eucaristia non è: - un’opera buona da offrire a Dio (l’uomo riceve) - un sacrificio (propiziatorio o soddisfatorio) - Unico sacerdote - Unico sacrificio (croce) Eucaristia è: - un dono di Dio per l’uomo, non il contrario (sacrificio) - presenza corporale di Cristo pro nobis Lettera ai Ebrei - Presuppone la fede dell’uomo - Ottiene riconciliazione con Dio col perdono dei peccati 299 300 50 Lutero Lutero Lutero Transustanziazione Volontà costitutiva di Cristo in ordine all’Eucaristia Actio liturgica Usus consumazione Consustanziazione Sostanza Unio sacramentalis Sostanza Compresenza di pane - vino e carne - sangue di Cristo Analogia con l’unione ipostatica: La natura umana non è trasformata in quella divina Consustanziazione L’adorazione eucaristica = idolatria 302 301 Lutero Zwingli (+1531) Platonismo Eucaristia, Actio liturgica è: - Ricordo della santa cena - Memoria della passione Una realtà materiale manifesta, indica, significa la vera realtà, quella spirituale Eucaristia, Actio liturgica non è: Teologia - Rinnovo della santa cena - Rendere presente l’unico sacrificio di Cristo Redenzione di Cristo: unica e completa 303 Zwingli (+1531) 304 Zwingli (+1531) Sacramenti = esprimono la fede, dono dello Spirito Respinge la transustanziazione (Chiesa cattolica) Eucaristia = ricordo, ringraziamento per la redenzione già operata da Cristo una volta per tutte Respinge l’ubiquità (Lutero) Perché contro l’umanità di Cristo Consacrazione eucaristica: Vengono “trasformati” i fedeli il pane e il vino indicano questa “trasformazione” che è alla destra del Padre 305 306 51 Calvino (+1564) Calvino (+1564) «La cena è un dono di Dio che deve essere preso e ricevuto con azioni di grazie. “Presenza reale” Al contrario si finge che il sacrificio della messa sia un tributo offerto a Dio che lo riceve da noi come soddisfazione» Lutero Comunione con il corpo di Cristo Zwingli Presenza simbolica di Cristo, non nel pane Intermedio tra G. Calvino, Instituzioni, IV,18,7 Cristo non discende dal cielo ma ci eleva mediante lo Spirito Salvaguarda l’umanità di Cristo 307 308 Concilio di Trento (1545-1563) A - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia B - XXI sessione (1562) Decr. + can. Il CONCILIO DI TRENTO Com. utraque specie Parvulorum C - XXII sessione (1562) Decr. + can. De Missae sacrificio A - La presenza reale di Cristo nell’Eucaristia Fatto Modo B - La comunione C - La Messa come sacrificio 310 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia DH 1635-1661 Proemio DH 1635 8 capitoli DH 1636-1650 11 canoni DH 1651-1661 Cap. 1 Presenza reale nell’Eucaristia (DH 1636) «Dopo la consacrazione del pane e del vino, il nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è contenuto - veramente (vere), - realmente (realiter) - e sostanzialmente (substantialiter) sotto l’apparenza della cose sensibili» Can. 1 311 312 52 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 1 Presenza reale nell’Eucaristia (DH 1636) Can. 1 (DH 1651) «Non vi è contraddizione tra il fatto che il Signore risieda nei cieli alla destra del Padre e il fatto che, tuttavia, presente sacramentalmente in molti luoghi, sia presso di noi nella sua sostanza, con quel modo di esistere, che, difficile da esprimere a parole, tuttavia possiamo comprendere con la nostra mente illuminata dalla fede, come possibile a Dio e che anzi dobbiamo credere fermissimamente» «è contenuto - veramente (vere), - realmente (realiter) - e sostanzialmente (substantialiter) Il corpo e il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, quindi Cristo tutto intero» Simbolo (signum), figura (figura) potenza (virtus) Zwingli 313 314 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 2 La ragione dell’istituzione (DH 1638) Cap. 1 Presenza reale nell’Eucaristia (DH 1636) «Non vi è contraddizione tra il fatto: «Il Signore [...] istituì questo sacramento nel quale ha effuso le ricchezze del suo divino amore verso gli uomini [...] - ricordo dei suoi prodigi - onorare la sua memoria - annunziare la sua morte finché egli venga ut ipse Salvator noster semper ad dexteram Patris in coelis assideat iuxta modum existendi naturalem, e il fatto: et ut multis nihilominus alis locis sacramentaliter praesens sua substantia nobis adsit» volle anche che fosse ricevuto come - cibo spirituale delle anime - antidoto con cui essere liberati dalle colpe di ogni giorno - e preservati dai peccati mortali» Zwingli 316 315 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 2 La ragione dell’istituzione (DH 1638) Cap. 3 Eccellenza dell’Eucaristia (DH 1639) «Volle inoltre, che fosse - pegno della nostra gloria futura - simbolo di quell’unico corpo, di cui egli è capo - e a cui volle che fossimo congiunti come membra dal vincolo strettissimo […]» Sacramenti (altri): santificano quando sono ricevuti (utitur) Eucaristia: prima dell’uso (ante usum) è presente l’autore della santità L’Eucaristia non è istituita principalmente per la remissione dei peccati ( Lutero) Can. 5 Can. 4 317 318 53 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 3 Eccellenza dell’Eucaristia (DH 1640) Can. 4 (DH 1654) Nell’Eucaristia la presenza del corpo e sangue del Signore non è solo - durante l’uso (tantum in usu) - mentre lo si riceve (dum sumitur) - né prima né dopo (non autem ante vel post) (anathema sit) Riforma protestante Per le parole: - Il corpo è sotto la specie del pane - Il sangue sotto la specie del vino Per naturale unione e concomitanza: - Il corpo è anche sotto la specie del vino - Il sangue e anche sotto la specie del pane - L’anima sotto l’una e l’altra specie - La divinità nell’unione ipostatica all’umanità (corpo, sangue e anima) 320 319 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 4 Conversione / transustanziazione (DH 1642) Cap. 3 Eccellenza dell’Eucaristia (DH 1641) con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione (conversionem) di tutta la sostanza del pane/vino nella sostanza del corpo/sangue di Cristo Sotto una specie e contenuto tanto quanto sotto entrambe «Questa conversione, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla Chiesa cattolica transustanziazione» Can. 2 321 Cap. 4 Conversione / transustanziazione (DH 1642) «I due termini decisivi nel citato decreto dottrinale, ma anche nel can. 2, sono quelli di conversio e qualificata come mirabilis e singularis, e di transsubastantiatio. Il concilio preferisce l’idea-guida di conversio a quella di transsubstantiatio, perché non s’intenda poi la presenza reale come una incarnazione, o la s’inquadri nel modello della unione ipostatica. È un modo di procedere che trova riscontro anche nella patristica. Ricorrendo al termine conversio i padri consiliari vogliono sottolineare l’‘una volta per tutte’ dell’incarnazione, della croce, dell’esaltazione di Gesù» F. Courth, I sacramenti, 265 322 Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 4 La transustanziazione (DH 1642) Si afferma il fatto della transustanziazione come presenza reale non si dogmatizza la modalità ossia il concetto filosofico di transustanziazione Presenza reale Culto di adorazione Conservare le specie Preparazione adeguata Uso consono cap. 5 cap. 6 cap. 7 cap. 8 54 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 5 I culto che di deve all’Eucaristia (DH 1643) Cap. 6 Conservare l’Eucaristia (DH 1645) «onorare questo sacramento con il culto di latria, dovuto al vero Dio» Conservare l’Eucaristia nel tabernacolo è prassi antica, fin dal concilio di Nicea. Viene portata agli infermi. Can. 6 Can. 7 Riforma protestante Riforma protestante 325 326 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia - XIII sessione (1551) Decr. + can. De Eucharistia Cap. 7 Preparazione necessaria (DH 1646-1647) Cap. 8 Uso di questo sacramento (DH 1648-1649) Tre modi: «[…] nessuno consapevole di essere in peccato mortale, per quanto possa ritenersi contrito, si accosti alla santa eucaristia senza avere premesso la confessione sacramentale» - Solo sacramentalmente Peccatori - Solo spiritualmente Desiderio - Sacramentalmente e spiritualmente Con preparazione Can. 8 328 327 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XXI sessione (1562) Decr. + can. - XXI sessione (1562) Decr. + can. De communione sub utraque specie et parvulorum De communione sub utraque specie et parvulorum Cap. 1 DH 1725-1734 Laici e chierici non celebranti non sono obbligati per disposizione divina a comunicarsi sotto le due specie (DH 1726-1727) Proemio DH 1725 4 capitoli DH 1726-1730 Nonostante l’istituzione del Signore nelle due specie 4 canoni DH 1731-1734 «Non vuole significare che tutti i fedeli, per precetto del Signore, siano obbligati a ricevere entrambe» Cann. 1.2.3 329 330 55 Concilio di Trento (1545-1563) Concilio di Trento (1545-1563) - XXI sessione (1562) Decr. + can. - XXI sessione (1562) Decr. + can. De communione sub utraque specie et parvulorum De communione sub utraque specie et parvulorum Cap. 1 Laici e chierici non celebranti non sono obbligati per disposizione divina a comunicarsi sotto le due specie Can. 3 «sotto la sola specie del pane si riceve Cristo […] tutto e integro» (DH 1726-1727) (DH 1733) Fondamento biblico giovanneo: Falso che l’intenzione di Cristo fosse quella di obbligare alla comunione sotto le due specie: “mangiatene e bevetene tutti” - Serie di citazioni - Confermano l’enunciato iniziale 332 331 Concilio di Trento (1545-1563) - XXI sessione (1562) Decr. + can. De communione sub utraque specie et parvulorum Cap. 2 Concilio di Trento (1545-1563) - XXI sessione (1562) Decr. + can. De communione sub utraque specie et parvulorum Il potere della Chiesa nell’amministrazione del sacramento dell’Eucaristia (DH 1728) Cap. 2 La Chiesa ha sempre avuto il potere di: stabilire/modificare l’amministrazione dei sacramenti Il potere della Chiesa nell’amministrazione del sacramento dell’Eucaristia (DH 1728) Eucaristia - antichità: due specie - col tempo una specie - Chiesa approva la consuetudine: una specie - gravi motivi [necessità delle due specie] - La Chiesa decide come e quanto cambiare Criteri di cui tener conto: - fatta salva la sostanza dei sacramenti - elementi utili per chi li riceve - venerazione dei sacramenti - diversità di circostanze, tempi e luoghi Can. 2 333 334 Concilio di Trento (1545-1563) - XXI sessione (1562) Decr. + can. De communione sub utraque specie et parvulorum Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) Decr. + can. De ss. Missae sacrificio Cap. 3 Sotto una sola specie (pane o vino consacr.) si riceve Cristo tutto e integro e vero sacramento (DH 1729) DH 1738-1760 A «per quanto riguarda il frutto, nessuna grazia necessaria alla salvezza è negata a quelli che ricevono una sola specie» Dottrina e canoni sul sacrificio della Messa B Decretum super petitione Proemio 9 capitoli 9 canoni DH 1738 DH 1739-1750 DH 1751-1759 DH 1760 Can. 3 335 336 56 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Cap. 1 L’istituzione del sacrificio della messa Cap. 1 L’istituzione del sacrificio della messa (DH 1739-1742) (DH 1739-1742) Antica alleanza: Insufficienza del sacerdozio levitico «Il Signore […] anche se si sarebbe immolato a Dio Padre una sola volta morendo sull’altare della croce […] poiché il suo sacerdozio non doveva estinguersi con la morte (cf. Eb 7,24), nell’ultima cena per lasciare alla chiesa, sua amata sposa, un sacrificio visibile (come esige la natura umana) con cui venisse reso presente quello cruento che avrebbe offerto una volta per tutte sulla croce» Necessità di un altro sacerdote «Il Signore nostro Gesù Cristo, che potesse condurre ad ogni perfezione tutti quelli che dovevano essere santificati (cf. Eb 10,14)» 338 337 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Cap. 1 L’istituzione del sacrificio della messa Cap. 1 L’istituzione del sacrificio della messa (DH 1739-1742) (DH 1739-1742) «prolungandone la memoria fino alla fine del mondo e applicando la sua efficacia salvifica alla remissione dei peccati quotidiani […] offrì a Dio padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino, e sotto gli stessi simboli lo diede, perché lo prendessero, gli Apostoli (che in quel momento costituiva sacerdoti della nuova alleanza) e comandò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio che l’offrissero» «Celebrata la Pasqua antica, che […] Israele immolava come ricordo (in memoriam) dell’uscita dall’Egitto (Es 12), istituì la nuova Pasqua, e cioè se stesso, che doveva essere immolato dalla chiesa per mezzo dei suoi sacerdoti sotto segni visibili, in memoria del suo passaggio da questo mondo al Padre quando ci ha redento con l’effusione del suo sangue» 339 340 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Cap. 1 L’istituzione del sacrificio della messa Cap. 2 Il sacrificio visibile come mezzo di propiziazione per vivi e defunti (DH 1743) (DH 1739-1742) «[…] offerta pura che non può essere contaminata dall’indegnità o dalla malizia di chi la offre […] Malachia (Mal 1,11) e Paolo (1Cor 10,21) Ma mensa dell’altare […] è quella che al tempo della natura e dalla legge (Gen 4,4,; 8,20; 12,8; 22,1-19) era raffigurata da diversi tipi di sacrifici: raccoglie [...] tutti i beni significati da quei sacrifici come perfezionamento e compimento di quelli» «[…] poiché questo divino sacrificio, che si compie alla messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo, che si offerse una sola volta in modo cruento sull’altare della croce» 341 342 57 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Cap. 2 Il sacrificio visibile come mezzo di propiziazione per vivi e defunti (DH 1743) Cap. 2 Il sacrificio visibile come mezzo di propiziazione per vivi e defunti (DH 1743) questo sacrificio è veramente propiziatorio (Can. 3) e per mezzo di esso ci accostiamo a Dio - contriti e pentiti, possiamo ricevere misericordia Necessità del sacramento della penitenza (DH 1677) - trovare grazia - essere aiutati (auxilio) al momento propizio» «Placato, infatti, da questa offerta, il Signore, concedendo la grazia e il dono della penitenza, perdona i peccati e le colpe, anche le più gravi. Si tratta di una sola e identica vittima lo stesso Gesù la offre per il ministero dei sacerdoti, egli che un giorno offrì se stesso sulla croce: diverso è solo il modo di offrirsi» 343 344 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Cap. 2 Il sacrificio visibile come mezzo di propiziazione per vivi e defunti (DH 1743) Can. 1 (DH 1751) Ciò che si offre: «I frutti di quella oblazione (cioè di quella cruenta) vengono ricevuti in abbondanza per mezzo di questa, incruenta. […] Essa viene offerta non solo per i peccati, le pene, […] ma anche per coloro che sono morti in Cristo e non sono ancora purificati» - Nella Messa ciò che si offre (offerri) è un vero sacrificio - Essere offerto (offerri) non significa solo che Cristo è dato in cibo (ad manducandum dari) per noi 345 346 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Can. 2 (DH 1752) Can. 3 (DH 1753) Sacrificio della Messa: Istituzione del sacerdozio: - non solo lode e ringraziamento - con le parole “Fate questo in memoria di me” - non solo commemorazione del sacrificio della croce - perché offrano (offerent) il suo corpo e il suo sangue ma - sacrificio propiziatorio (auxilio) - che giova (prodesse) non solo a chi lo riceve - è offerto per: i vivi, i morti, i peccati, le soddisfazioni ... 347 348 58 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Can. 4 (DH 1754) Decretum super petitione (DH 1760) Comunione sotto le due specie: affidata al Papa Sacrificio della Messa: non si attenta al sacrificio di Cristo sulla croce Pio IV indulto “del calice” ad alcune diocesi tedesche (1564) Non viene accolto dai fedeli perché simbolo di distinzione confessionale Gregorio XIII sospende l’indulto di Pio IV (1584) 349 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio 350 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Risposta Cattolica: Riforma: la Messa come sacrificio? Unità inseparabile tra sacrificio della croce e celebrazione della Messa Identità Annullare o disprezzare la morte di Cristo in croce unico offerente unica offerta Cap. 2 DH 1743 Diversità cruento: croce Annullare o disprezzare la sua unica valenza salvifica Modo dell’offerta Cap. 2 DH 1743 incruento: eucaristia 351 352 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Risposta Cattolica: Risposta Cattolica: Unità inseparabile Unità inseparabile tra sacrificio della croce e celebrazione della Messa tra sacrificio della croce e celebrazione della Messa repraesentatio Categorie usate memoria dal concilio di Trento applicatio «Il sacrificio della messa non consiste in altro che nell’oblatio oblationis Christi, un’offerta sacrificale dell’offerta unica di Cristo» rende presente l’oblazione di Cristo Messa C. Rocchetta, Il sacramento dell’eucarista, 259 353 ne prolunga la memoria nella celebrazione ne applica l’efficacia salvifica fino all’eschaton 354 59 Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Concilio di Trento (1545-1563) XXII sessione (1562) De ss. Missae sacrificio Risposta Cattolica: Risposta Cattolica: Unità inseparabile Unità inseparabile tra sacrificio della croce e celebrazione della Messa tra sacrificio della croce e celebrazione della Messa Ultima cena: anticipazione dell’offerta della croce La Messa: - non svaluta - non moltiplica - non ripete - non completa Messa: rende presente l’unico evento - Ultima cena - Croce senza ripeterlo, ma attualizzandolo in forma sacramentale secondo le categ.: repraesentatio, memoria, applicatio l’unico sacrificio, quello della croce 355 356 Si consiglia di leggere, per una visione d’insieme del Concilio di Trento, DAL CONCILIO DI TRENTO i restanti capitoli della sessione XXII e i canoni relativi. AL CONCILIO VATICANO II cf. DH 1744-1759 Epoca post-tridentina Epoca post-tridentina Mensa (convito) Temi poco trattati Presenza reale A Temi principali Sacerdozio dei fedeli Sacrificio B Presenza reale Poco coinvolgimento dei fedeli nella celebrazione - A e B sono elaborate a se stanti - Si sottolinea l’unità (garantita da Cristo) tra: ultima cena - croce - eucaristia Grande sviluppo del culto eucaristico fuori dalla Messa 359 360 60 Epoca post-tridentina Presenza reale: transustanziazione Rielaborate le teorie dell’alto medioevo Epoca post-tridentina Presenza reale: transustanziazione Diretta Tommaso conc. Trento Adduzione Gv Duns Scoto Rielaborate le teorie dell’alto medioevo Transustanziazione Directa: A Productio: Tomisti B Adductio: Gesuiti A Tomisti: Suarez, Franzelin Eucaristia: productio del corpo già esistente di Cristo, non moltiplicazione, ma nuova forma di presenza dalla sostanza del pane al corpo di Cristo alla sostanza del vino al sangue di Cristo Adductio: il corpo del Risorto riceve un nuovo esse hic che sostituisce l’essere-qui della sostanza del pane e vino. B Gesuiti: Bellarmino, Vàsques Eucaristia: adductio del corpo glorificato di Cristo, non cambiamento di luogo, ma nuovo esserci 361 362 Epoca post-tridentina Epoca post-tridentina Carattere sacrificale della celebrazione eucaristica Carattere sacrificale della celebrazione eucaristica Sacrificio = distruzione totale della vittima Dalla fenomenologia religiosa e dall’AT Suarez: distruzione della sostanza del pane e del vino nella transustanziazione Gabriel Vàsques Franzelin: distruzione apparente di Cristo negli accidenti di pane e vino Sacrificio = distruzione totale della vittima Difficoltà Bellarmino: distruzione dell’eucaristia nella masticazione Si può applicare al Gesù storico sulla croce ma non all’eucaristia (o separazione corpo/sangue) 364 363 Epoca post-tridentina XIX – XX secolo Carattere sacrificale della celebrazione eucaristica Carattere sacrificale della celebrazione eucaristica Sacrificio = distruzione totale della vittima Sacrificio di Cristo = offerta personale, interiore, vissuta da Gesù sulla croce Con questa impostazione del sacrificio non si giunge a particolari risultati Dal XIX sec. anziché focalizzare l’attenzione sul “sacrificio” dalla fenomenologia religiosa e dall’AT si precisa il significato unico dell’oblazione di Cristo 365 Sacrificio eucaristico = Attualizzazione sacramentale del sacrificio di Cristo in cui Cristo stesso è l’attualizzatore 366 61 XIX – XX secolo Carattere sacrificale della celebrazione eucaristica Sacrificio di Cristo = offerta personale, interiore, vissuta da Gesù sulla croce concilio Trento Frequenza alla comunione eucaristica Giansenismo Messa: rende presente l’unico evento - Ultima cena - Croce “Scuola francese” (M. de la Taille) “Scuola inglese” (A. Vonier) + Risurrezione Cristo glorificato già in Suarez Frequenza alla comunione Pio X Messa: non sacrificio naturale ma sacramentale 367 Frequenza alla comunione eucaristica Giansenismo: solo chi si sente “perfetto” può accedere alla comunione 368 Frequenza alla comunione eucaristica Pio X: Decreto Sacra Tridentina Synodus (1905) DH 3375-3383 Pascal Rifiuto della comunione Contesto storico: - Forti dispute in Belgio sulla “comunione frequente” Drastica diminuzione della frequenza - Opinione: necessità di assenza di peccato veniale 369 Frequenza alla comunione eucaristica 370 Frequenza alla comunione eucaristica Pio X: Decreto Sacra Tridentina Synodus (1905) DH 3375 Pio X: Decreto Sacra Tridentina Synodus (1905) DH 3375-3383 1. Scopo dell’eucaristia (quotidiana): santificazione dei fedeli (tutti, omnes) 1. Scopo dell’eucaristia (DH 3375) Pio X 2. Situazione storica (DH 3376-3378) Congiunti a Dio per l’eucaristia: - Reprimere ciò che allontana da Dio - Purificare dai peccati veniali - Impedire i peccati mortali 3. Disposizioni (DH 3379-3383) 371 Non è una ricompensa per buona condotta 372 62 Frequenza alla comunione eucaristica Frequenza alla comunione eucaristica Pio X: Decreto Sacra Tridentina Synodus (1905) Pio X: Decreto Sacra Tridentina Synodus (1905) 2. Situazione storica (DH 3376-3378) 3. Disposizioni (DH 3379-3383) - Comunione quotidiana per tutti i fedeli purché in stato di grazia Raffreddata la pietà a causa del giansenismo - Il peccato veniale non è un impedimento Non accostarsi all’eucaristia, se non molto raramente Esclusione dell’eucaristia a gruppi di persone: - tipo di lavoro (commercianti) - coniugati 374 373 Tendenza polemica protestante Modernismo: riprende le tematiche protestanti Contestazione di: Accentuazione del sacerdozio ministeriale Poco risalto del sacerdozio battesimale - Carattere sacrificale dell’eucaristia - La presenza reale - Il culto eucaristico fuori della messa Poco risalto dell’assemblea 375 Pio X 376 Movimento liturgico Decreto Lamentabili (DH 3401-3466) Enciclica Pascendi (DH 3475-3500) Muove da istanze pastorali Sacramenti (eucaristia) non solo come Ribadisce la dottrina eucaristica mezzi oggettivi di comunicazione di grazia in un orizzonte tomista ma l’inserimento nell’agire personale e salvifico di Cristo (Kyrios) nell’azione rituale della Chiesa 377 378 63 Movimento liturgico La teologia dei misteri (O. Casel) La salvezza operata da Cristo è un evento (mistero) Ricerca esegetica, storico-patristica e storico-liturgica Rilettura dei sacramenti (eucaristia) in chiave storico-salvifica Si comunica la salvezza attraverso l’azione cultuale Nel tempo (kairos) Oggi (hodie) Eucaristia: Ripresenta, memoriale, attuazione del mistero pasquale da partecipare e vivere nella fede 380 379 La teologia dei misteri (O. Casel) La teologia dei misteri (O. Casel) Il sacramento non tanto “produce” grazia applicando al soggetto gli effetti/frutti della redenzione ottenuta dalla morte in croce di Cristo. «Per O. Casel il “mistero” non è una verità inaccessibile all’intelligenza umana, Soggetto passivo, estrinseco rispetto a Cristo ma l’azione salvifica di Dio, che si è compiuta in Gesù Cristo, nella storia, e che si ripropone ogni volta sul piano dell’attuazione liturgico-sacramentale» Ma il sacramento rende presente il mistero di Cristo (persona e agire) che costituisce una relazione con il soggetto il quale partecipa all’agire di Cristo grazie alla celebrazione sacramentale A. Garcia Ibanez, L’Eucaristia dono e mistero, 345, n. 78 Soggetto attivo, relazionale rispetto a Cristo 381 382 Mediator Dei Pio XII, Enciclica (1947) «Sotto l’influsso delle nuove idee riguardo alla storia della salvezza (teologia dei misteri) come furono sviluppate soprattutto da A. Vonier (+1938) e O. Casel (+1948), si poté superare a poco a poco la disgraziata separazione tra convito e sacrificio, che dominava la teologia cattolica del tempo dal Tridentino» DH 3840-3855 - Sulla scia del concilio di Trento - Accoglie le istanze primarie del movimento liturgico - Prepara il concilio Vaticano II J. Auer - J. Ratzinger, Il mistero dell’Eucaristia, 210 383 384 64 Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) DH 3840 Presenze di Cristo Tre temi principali 1. Natura del sacrificio eucaristico (nn. 53-65) - Nel sacrificio dell’altare 2. Partecipazione dei fedeli (nn. 66-93) - Nella persona del ministro - Nelle specie eucaristiche 3. Comunione eucaristica (nn. 94-106) - Nei sacramenti - Nelle lodi e nelle suppliche rivolte a Dio - Adorazione eucaristica (nn. 107-115) 386 385 Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) DH 3841 Liturgia = Esterno Cerimoniale Decorativo (DH 3843) Culto che la Chiesa rende a Dio Culto che il Redentore rende al Padre come capo della Chiesa Culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di lui, al Padre Aspetto sociale (DH 3842) Interno Aspetto spirituale + importante in breve Culto integrale del corpo mistico di Gesù Cristo, cioè del capo e delle membra Non è accolta la teologia dei misteri di O. Casel, in cui la liturgia è presenza salvifica della Pasqua nei simboli 387 Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) Efficacia delle azioni liturgiche in ordine alla grazia Oggettiva (DH 3844-3846) Soggettiva 388 Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) Azione di Cristo nei segni Oggettiva Azione di Cristo nei segni Spiritualità (DH 3844-3846) Soggettiva Disposizione dell’anima 389 Disposizione dell’anima «È vero che i sacramenti e il sacrificio dell’altare hanno un’intrinseca virtù in quanto sono azioni di Cristo stesso […] ma per avere la debita efficacia esigono le buone disposizioni dell’anima» (DH 3845) 390 65 Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) Pio XII, Enciclica Mediator Dei (1947) 1. Natura del sacrificio eucaristico - Riprende il conc. di Trento Positiva la prospettiva unitaria del rapporto spiritualità oggettiva e soggettiva. 2. Partecipazione dei fedeli Negativa la sottolineatura della soggettiva. - Importanza dell’anima (soggettivo) - Auspicato il parallelismo partecipativo (cf. n. 90) Partecipazione dell’anima (devozione) 3. Comunione eucaristica - Sottolinea l’integrità del sacrificio con la sola comunione del sacerdote - Rito non coincidente, ma parallelo, con la devozione - Assistere la Messa con comunione solo spirituale - Adorazione eucaristica Non necessaria la comunione dei fedeli - Adorazione eucaristica svincolata dalla celebrazione 391 392 Sacrosanctum concilium IL CONCILIO VATICANO II Gli studenti leggano attentamente tutti i testi del Vaticano II che sono segnalati. Concilio Vaticano II Lumen gentium Li collochino all’interno del contesto prossimo e remoto per una corretta ermeneutica. 394 Concilio Vaticano II (1962-1965) Sacrosanctum concilium (1963) Sacrosanctum concilium (1963) Dal rapporto La liturgia emerge come ambito in cui la Chiesa si manifesta quale sacramento liturgia - ministro ordinato (“gerarchicamente”) Al rapporto liturgia - popolo di Dio (“totalità”) Mezzo efficace dell’intima unione con Cristo a cui sono chiamati tutti gli uomini (cf. SC 2) (SC 14; 26) Maggiore partecipazione dei fedeli all’azione liturgica 395 396 66 Sacrosanctum concilium (1963) Sacrosanctum concilium (1963) Confronto con Mediator Dei Confronto con Mediator Dei Ripresentata la partecipazione dei fedeli alla liturgia: Riproposte le varie presenze di Cristo, ma esplicitando - Liturgia come esercizio del sacerdozio di Cristo (SC 7) - Non solo la “disposizione dell’anima”, ma tutto l’uomo - Non solo il singolo fedele, ma anche la comunità - Prospettiva storico-salvifica (SC 5) - Non solo il sacerdote, ma anche l’assemblea - Non solo la comunione spirituale, ma sacramentale - Non ascolto soprattutto il mio cuore, ma la Parola 398 397 Sacrosanctum concilium (1963) «Il Concilio Vaticano II ha messo in rilievo in quasi tutti i decreti l’estrema importanza dell’eucaristia per la Chiesa come popolo di Dio e per i fedeli. Anche l’istanza della teologia dei misteri di O. Casel, che sembrava ancora essere stata in certo modo rinnegata dall’enciclica Mediator Dei del 1947, è stata ampiamente accolta nel linguaggio e nell’intenzione del Concilio». Proemio. La liturgia nel mistero della Chiesa I. Principi per la riforma e la promozione della liturgia II. Il mistero eucaristico III. Gli altri sacramenti e sacramentali IV. L’ufficio divino V. L’anno liturgico VI. La musica sacra J. Auer - J. Ratzinger, Il mistero dell’Eucaristia, 211 VII. L’arte sacra e la sacra suppellettile 399 La liturgia mediante la quale, specialmente nel divino sacrificio dell’eucaristia, “si attua l’opera della nostra redenzione”, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa. Questa […] nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati. In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica quelli che sono nella Chiesa per farne un tempio santo nel Signore, un’abitazione di Dio nello Spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo , nello stesso tempo e in modo mirabile fortifica le loro energie perché possano predicare il Cristo» SC 2 400 Sacrosanctum concilium (1963) Cap. I Principi per la riforma e la promozione della liturgia 1. Natura della liturgia e sua importanza (n. 5-13) 2. Promuovere formazione e partecipazione (n. 14) 3. Riforma della liturgia a. Norme generali (n. 21-24) b. Norme che derivano dalla natura gerarchica e comunitaria (n. 26; 27; 30) c. Norme che derivano dalla natura didattica e pastorale (n. 33-36) d. Norme per l’adattamento all’indole e tradizione dei popoli (n. 37-38) 4. Vita liturgica diocesi e parrocchia (n. 41-42) 5. Incremento della pastorale liturgica (n. 43) 402 67 «Quest’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell’Antico Testamento, è stata compiuta da Cristo Signore principalmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale “morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ha restaurato la vita”. Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa» «Pertanto, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch’egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo. Essi, predicando il Vangelo a tutti gli uomini, non dovevano limitarsi ad annunciare che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, bensì dovevano anche attuare l’opera di salvezza che annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica» SC 6 SC 5 403 404 «la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza» «per il compimento di quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l’invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’eterno Padre» SC 7 SC 7 405 «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei “sacramenti pasquali”, a vivere “in perfetta unione”; prega affinché “esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede”; la rinnovazione poi dell’alleanza di Dio con gli uomini nell’eucaristia introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa. Dalla liturgia e particolarmente dall’eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa» SC 10 406 «Ad ottenere però questa piena efficacia, è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione d’animo, armonizzino la loro mente con le parole che pronunziano e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano. Perciò i pastori di anime devono vigilare attentamente che nell’azione liturgica non solo siano osservate le leggi che rendono possibile una celebrazione valida e lecita, ma che i fedeli vi prendano parte in modo consapevole, attivo e fruttuoso» SC 11 408 68 «Il vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote del suo gregge: da lui deriva e dipende in certo modo la vita dei suoi fedeli in Cristo. Perciò tutti devono dare la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che c’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi SC 41 sacerdoti e ministri» «Poiché nella sua Chiesa il vescovo non può presiedere personalmente sempre e ovunque l’intero suo gregge, deve costituire necessariamente dei gruppi di fedeli, tra cui hanno un posto preminente le parrocchie organizzate localmente e poste sotto la guida di un pastore che fa le veci del vescovo: esse infatti rappresentano in certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra. Per questo motivo la vita liturgica della parrocchia e il suo legame con il vescovo devono essere coltivati nell’animo e nell’azione dei fedeli e del clero; e bisogna fare in modo che il senso della comunità parrocchiale fiorisca soprattutto nella celebrazione comunitaria della messa domenicale» SC 42 409 410 Sacrosanctum concilium (1963) «Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua resurrezione: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura» Cap. II – Il Mistero eucaristico 47: 48-49: 50: 51: 52: 53: 54: 55: 56: 57: La messa e il mistero pasquale Partecipazione attiva dei fedeli La Riforma dell’Ordo missae Una maggior ricchezza biblica L’omelia La preghiera dei fedeli La lingua volgare La comunione sub utraque L’unità della messa La concelebrazione SC 47 411 La salvezza operata da Cristo è un evento (mistero) (ousia Si comunica la salvezza (La storia phisis) Nel tempo (kairos) storia della salvezza) 413 412 «[…] i fedeli cristiani […] con una comprensione piena dei riti e delle preghiere (per ritus et preces id bene intelligentes, sacram actionem conscie, pie et actuose participent), partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente, siano istruiti nella parola di Dio, si nutrano alla mensa del corpo del Signore, rendano grazie a Dio offrendo la vittima immacolata non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino a offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo mediatore, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti» SC 48 414 69 Per ritus et preces La salvezza operata da Cristo è un evento (mistero) (ousia phisis) Nel tempo (kairos) Si comunica la salvezza (La storia storia della salvezza) Attraverso l’azione cultuale (Il culto L’importanza del rito, non inteso come ritualismo rubricale, che tende a ridurre all’essenziale valido; l’importanza delle preghiere non intese come formule “magiche”, che tendono a ridurre all’essenziale valido ma quale azione liturgica, per ritus et preces (actio sacra, actio Dei, opus Dei) che coinvolge tutto l’uomo (conscie, pie, actuose) Oggi (hodie) actio sacra, actio Dei) quale risposta all’azione di Dio 415 416 L’actio sacra Dio coinvolge tutto l’uomo Cristo Evento (mistero nella storia) Culto = actio sacra (mistero cultuale) Conscie Intellectus Mente concordi con le parole (SC 11) Pie Affectus Devotio (MD 90) actuose 417 Movimento liturgico 418 Pio XII Mediator Dei (1947) Pio X Tra le sollecitudini (1903) Partecipazione attiva dei fedeli I fedeli partecipano del sacerdozio di Cristo - Partecipano all’offerta del culto eucaristico - Offrono se stessi Pio XI Miserentissimus Redemptor (1928) Partecipazione attiva dei fedeli perché popolo sacerdotale 419 420 70 Il Concilio Vaticano II Il Concilio Vaticano II Lumen gentium «Cristo Signore […] ha fatto del nuovo popolo “un regno di sacerdoti […] (Ap 1,6) Dimensione sacerdotale I battezzati, infatti, vengono consacrati mediante la rigenerazione dello Spirito Santo, per essere un’abitazione spirituale e un sacerdozio santo, e per poter offrire in sacrificio spirituale tutte le attività umane del cristiano, e annunciare i prodigi di colui che dalle tenebre li ha chiamati alla sua luce ammirabile» Sacerdozio battesimale Dimensione profetica LG 9-13; cf. 31 Dimensione regale LG 10 421 422 Dimensione sacerdotale Dimensione profetica Cristo è il sacerdote che ha offerto se stesso (Eb) Cristo è la profezia, la Parola di Dio (Gv) I fedeli partecipano del sacerdozio di Cristo I fedeli partecipano della profezia di Cristo - Offrono se stessi - Offrono se stessi - Partecipano al culto divino - Testimonianza, annuncio LG 11; 34 LG 12; 35 Non divisione tra vita e culto Non divisione tra vita e missione 423 Dimensione regale 424 «I fedeli, incorporati nella Chiesa col battesimo […] rigenerati per essere figli di Dio sono tenuti a professare pubblicamente la fede [...]. Cristo è Re dell’umanità, del cosmo e della storia I fedeli partecipano della regalità di Cristo Con la confermazione vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo. - Offrono se stessi - Risorti, proprie attività LG 12; 36 Partecipando al sacrificio eucaristico, fons et culmen […]» LG 11 Non divisione tra vita e realtà terrene 425 426 71 «Partecipando (participantes) al sacrificio eucaristico, fonte e apice (fons et culmen) di tutta la vita cristiana, Battesimo e confermazione sono orientati all’eucaristia offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa; Vittima divina così tutti, All’eucaristia si partecipa offrendo Se stessi sia con l’oblazione che con la santa comunione, compiono la propria parte nell’azione liturgica» LG 11 427 428 Concilio Vaticano II (1962-1965) «Affinché poi il sacrificio della messa raggiunga la sua piena efficacia pastorale anche nella forma rituale, il sacro Concilio, in vista delle messe celebrate con partecipazione di popolo, specialmente la domenica e i giorni di precetto, stabilisce quanto segue:» (SC 49) Lumen gentium, 11 (1964) - Eucaristia fons et culmen della vita cristiana (cf. slides 1a parte) - Tutti i battezzati partecipando al sacrificio eucaristico offrono a Dio la vittima e se stessi con essa (cf. LG 11) - Riforma dell’Ordo Missae - Maggiore ricchezza biblica - Omelia - Preghiera dei fedeli - Lingua nazionale - Comunione sotto le due specie - Unità della Messa - Concelebrazione - La mensa eucaristica esprime al massimo grado la comunione del popolo di Dio: sacramento dell’unità (cf. LG 26) 430 Unitatis redintegratio (1964) «Il battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell’unità, che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati. Tuttavia il battesimo di per sé è soltanto l’inizio e l’esordio, poiché esso tende interamente all’acquisto della pienezza della vita in Cristo. Pertanto il battesimo è ordinato all’integrale professione di fede, all’integrale incorporazione nell’istituzione della salvezza, come lo stesso Cristo ha voluto e, infine, all’integrale inserzione nella comunione eucaristica» CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO UR 22 431 72 Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum, auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, Editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis MCMLXX; Editio typica altera MCMLXXV; Missale Romanum ex decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani II instauratum, auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, Ioannis Pauli PP. II cura recognitum, Editio typica tertia, Typis Vaticanis MMII [Il Decretum di approvazione porta la data del 20 aprile 2000, in cui è pubblicata l’IGMR] 1973, 1a edizione Messale Romano (ed. italiana) 1983, 2a edizione OGMR 2000 434 Paolo VI, Cost. Apost. Missale Romanum «Ma da quando si è sviluppato e diffuso nel popolo cristiano il movimento liturgico che, secondo l’espressione del Nostro Predecessore Pio XII, di venerata memoria, deve essere considerato come un segno della provvidenziale disposizione di Dio per gli uοmini del nostro tempo, un passaggio salutare dello Spirito Santo nella sua Chiesa (cf. PIO ΧII, Allocuzione ai partecipanti al primo Convegno nazionale di Liturgia pastorale), si è sentita l’esigenza che le formule del Messale Romano fossero rivedute e arricchite». Gli studenti sono tenuti a leggere (disponibili nella pagina web) - Paolo VI, Cost. Apost. Missale Romanum - Ordinamento Generale del Messale Romano (ed. it. 2004) 435 Paolo VI, Cost. Apost. Missale Romanum 436 Paolo VI, Cost. Apost. Missale Romanum «[…] dopo il Concilio di Trento, molto ha contribuito alla revisione del Messale Rοmano lo studio degli antichi manoscritti dello Biblioteca Vaticana e di altri, […], da allora sono state scoperte e pubblicate le più antiche fonti liturgiche, e nello stesso tempo sono state meglio conosciute le formule liturgiche della Chiesa Orientale; e così molti hanno insistito, perché tali ricchezze dottrinali e insieme spirituali non rimanessero nell’oscurità delle biblioteche, ma venissero invece messe in luce per rischiarare e nutrire la mente e l’animo dei cristiani». «L’Ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli (cf. SC 50); e inoltre: Perché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia (cf. SC 51); e infine che: Venga redatto un nuovo rito della concelebrazione da inserirsi nel Pontificale e nel Messale Romano (cf. SC 58)». 437 438 73 Paolo VI, Cost. Apost. Missale Romanum Paolo VI, Cost. Apost. Missale Romanum «In tale opera, oltre ad avere arricchita la Preghiera Eucaristica di un gran numero di Prefazi, presi dall’antica tradizione della Chiesa Romana, o composti ex nοvο, al fine di mettere in luce i diversi aspetti del mistero della salvezza e di offrire pii ricchi motivi di azione di grazie, abbiamo deciso di aggiungere alla medesima preghiera tre nuovi Canoni. Tuttavia, per motivi di ordine pastorale, […] abbiamo stabilito che le parole del Signore, siano uguali in ciascun formulario del Canone». «L’innovazione maggiore riguarda la Preghiera Eucaristica. Mentre nel rito romano, la prima parte di tale Preghiera, il Prefazio, ha assunto lungo i secoli formulari diversi, l’altra parte invece, chiamata Canon Actionis, ha assunto, tra il IV e V secolo, una forma invariabile, al contrario delle Liturgie Orientali, che ammettevano una certa varietà nelle loro Anafore». 439 440 Paolo VI, Cost. Apost. Missale Romanum «Si sono pure ristabiliti, secondo le tradizioni dei Padri, alcuni elementi che con il tempo erano andati perduti (cf. SC 50); per esempio l’Omelia (cf. SC 52), la Preghiera universale o Preghiera dei fedeli (cf. SC 53), l’atto penitenziale, cioè l’atto di riconciliazione con Dio e con i fratelli, all’inizio della Messa, che giustamente è stato rivalutato. Secondo la prescrizione del Concilio Vaticano II, che stabiliva: In un determinato numero di anni, si leggano al popolo le parti più importanti della Sacra Scrittura (cf. SC 51). Un’attenzione particolare è stata dedicata alle Orazioni, […] aumentate di numero […] ma anche riportate alla fedeltà degli antichi testi». «Nel prefazio la Chiesa rende grazie al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, per tutte le sue opere, per la creazione, la redenzione e la santificazione. In questo modo l’intera comunità si unisce alla lode incessante che la Chiesa celeste, gli angeli e tutti i santi cantano al Dio tre volte Santo». CCC 1352 442 «Nell’epiclesi essa [la Chiesa] prega il Padre «Nel racconto dell’istituzione di mandare il suo Santo Spirito (o la potenza della l’efficacia delle parole e dell’azione di Cristo, sua benedizione) sul pane e sul vino, e la potenza dello Spirito Santo, affinché diventino, per la sua potenza, rendono sacramentalmente presenti il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo sotto le specie del pane e del vino e perché coloro che partecipano all’Eucaristia il suo Corpo e il suo Sangue, siano un solo corpo e un solo spirito il suo sacrificio offerto sulla croce (alcune tradizioni liturgiche situano l’epiclesi dopo una volta per tutte». l’anamnesi)». CCC 1353A CCC 1354A 443 444 74 L’Anafora delle Chiese caldee, Pontificio Consiglio Promozione Unità dei cristiani. Orientamenti per l’ammissione all’Eucaristia fra la Chiesa Caldea e la Chiesa Assiria dell’Oriente che porta il nome degli Apostoli Addai e Mari, con ogni probabilità la più antica preghiera (cf. L’Osservatore Romano 26-10-2001) eucaristica giunta a noi, ancora in uso. Ci è pervenuta senza un esplicito racconto In primo luogo, l’Anafora di Addai e Mari è una delle più antiche anafore, risalente ai primordi della Chiesa. […] La sua validità non è mai stata ufficialmente confutata, né nell’Oriente né nell'Occidente cristiani. istituzionale; Congregazione per la Dottrina della Fede ne riconosce la validà (27-01-2001) C. Giraudo, Addai e Mari, l’anafora della Chiesa d’Oriente: “ortodossa” anche senza le parole istituzionali, in Rivista Liturgica 89 (2002) 205-215 445 446 Pontificio Consiglio Promozione Unità dei cristiani In secondo luogo, la Chiesa cattolica riconosce la Chiesa assira dell’Oriente come autentica Chiesa particolare, fondata sulla fede ortodossa e sulla successione apostolica. […] nella Chiesa assira dell’Oriente, sebbene essa non sia in piena comunione con la Chiesa cattolica, si trovano «veri sacramenti, soprattutto, in forza della successione apostolica, il sacerdozio e l’Eucaristia» (UR, 15). Infine, le parole dell’Istituzione Eucaristica sono di fatto presenti nell’Anafora di Addai e Mari, non in modo narrativo coerente e ad litteram, ma in modo eucologico e disseminato, vale a dire che esse sono integrate in preghiere successive di rendimento di grazie, lode e intercessione. […]. 447 «Nelle intercessioni, la Chiesa manifesta che l’Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa del cielo e della terra, dei vivi e dei defunti, e nella comunione con i Pastori della Chiesa, il Papa, il Vescovo della diocesi, il suo presbiterio e i suoi diaconi, e tutti i Vescovi del mondo con le loro Chiese». CCC 1354B 448 - Paolo VI, Encicl. Misterium fidei (cf. Tematiche. Transustanziazione) M AGISTERO - Giovanni Paolo II, Encicl. Ecclesia de Eucharistia (cf. file nella pagina web) 450 75 Benedetto XVI PRIMA PARTE EUCARISTIA, MISTERO DA CREDERE La fede eucaristica della Chiesa [6] Santissima Trinità ed Eucaristia Il pane disceso dal cielo [7] Dono gratuito della Santissima Trinità [8] Eucaristia: Gesù vero Agnello immolato La nuova ed eterna alleanza nel sangue dell’Agnello [9] L’istituzione dell’Eucaristia [10] Figura transit in veritatem [11] Lo Spirito Santo e l’Eucaristia Gesù e lo Spirito Santo [12] Spirito Santo e Celebrazione eucaristica [13] Eucaristia e Chiesa Eucaristia principio causale della Chiesa [14] Eucaristia e comunione ecclesiale [15] Sacramentum caritatis Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa (2007) 1. Mistero da credere 2. Mistero da celebrare 3. Mistero da vivere Introduzione [1] Il cibo della verità [2] Lo sviluppo del rito eucaristico [3] Il Sinodo dei Vescovi e l’Anno dell’Eucaristia [4] Scopo della presente Esortazione [5] 451 452 IV. Eucaristia e sacramento dell’Ordine In persona Christi capitis [23] Eucaristia e celibato sacerdotale [24] Scarsità di clero e pastorale vocazionale [25] Gratitudine e speranza [26] V. Eucaristia e Matrimonio Eucaristia, sacramento sponsale [27] Eucaristia e unicità del matrimonio [28] Eucaristia e indissolubilità del matrimonio [29] Eucaristia ed Escatologia Eucaristia: dono all’uomo in cammino [30] Il banchetto escatologico [31] Preghiera per i defunti [32] L’Eucaristia e la Vergine Maria [33] Eucaristia e Sacramenti Sacramentalità della Chiesa [16] I. Eucaristia e iniziazione cristiana Eucaristia, pienezza dell’iniziazione cristiana [17] L’ordine dei Sacramenti dell’iniziazione [18] Iniziazione, comunità ecclesiale e famiglia [19] II. Eucaristia e sacramento della Riconciliazione Loro nesso intrinseco [20] Alcune attenzioni pastorali [21] III. Eucaristia e Unzione degli infermi [22] 453 SECONDA PARTE EUCARISTIA, MISTERO DA CELEBRARE Lex orandi e lex credendi [34] Bellezza e liturgia [35] La Celebrazione eucaristica opera del « Christus totus » Christus totus in capite et in corpore [36] Eucaristia e Cristo risorto [37] Ars celebrandi [38] Il Vescovo, liturgo per eccellenza [39] Il rispetto dei libri liturgici e della ricchezza dei segni [40] Arte al servizio della celebrazione [41] Il canto liturgico [42] 454 La struttura della celebrazione eucaristica [43] Unità intrinseca dell’azione liturgica [44] La liturgia della Parola [45] L’omelia [46] Presentazione dei doni [47] La preghiera eucaristica [48] Scambio della pace [49] Distribuzione e ricezione dell’Eucaristia [50] Il congedo: « Ite, missa est » [51] 455 456 76 Actuosa participatio [52] Autentica partecipazione [53] Partecipazione e ministero sacerdotale [53] Celebrazione eucaristica e inculturazione [54] Condizioni personali per una « actuosa participatio [55] » Partecipazione dei cristiani non cattolici [56] Partecipazione attraverso i mezzi di comunicazione [57] «Actuosa participatio» degli infermi [58] L’attenzione per i carcerati [59] I migranti e la partecipazione all’Eucaristia [60] Le grandi concelebrazioni [61] La lingua latina [62] Celebrazioni eucaristiche in piccoli gruppi [63] La celebrazione interiormente partecipata Catechesi mistagogica [64] La riverenza verso l’Eucaristia [65] Adorazione e pietà eucaristica Il rapporto intrinseco tra celebrazione e adorazione [66] La pratica dell’adorazione eucaristica [67] Forme di devozione eucaristica [68] Il luogo del tabernacolo nella chiesa [69] 457 TERZA PARTE EUCARISTIA, MISTERO DA VIVERE Forma eucaristica della vita cristiana Il culto spirituale – logiké latreía (Rm 12,1) [70] Efficacia onnicomprensiva del culto eucaristico [71] Iuxta dominicam viventes – Vivere secondo la Domenica [72] Vivere il precetto festivo [73] Il senso del riposo e del lavoro [74] Assemblee domenicali in assenza di sacerdote [75] Una forma eucaristica dell’esistenza cristiana, l’appartenenza ecclesiale [76] Spiritualità e cultura eucaristica [77] Eucaristia ed evangelizzazione delle culture [78] Eucaristia e fedeli laici [79] Eucaristia e spiritualità sacerdotale [80] Eucaristia e vita consacrata [81] Eucaristia e trasformazione morale [82] Coerenza eucaristica [83] 459 Gli studenti sono tenuti a leggere attentamente l’esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis (disponibile in file) Sarà oggetto di esame Si consiglia la lettura di: la Eucaristia, mistero da annunciare Eucaristia e missione [84] Eucaristia e testimonianza [85] Cristo Gesù, unico Salvatore [86] Libertà di culto [87] Eucaristia, mistero da offrire al mondo Eucaristia, pane spezzato per la vita del mondo [88] Le implicazioni sociali del Mistero eucaristico [89] Il cibo della verità e l’indigenza dell’uomo [90] La dottrina sociale della Chiesa [91] Santificazione del mondo e salvaguardia del creato [92] Utilità di un Compendio eucaristico [93] Conclusione [94] 460 Gli studenti sono tenuti a leggere la lettera accompagnatoria il Motu proprio Summorum pontificum di Benedetto XVI (disponibile in file) A. Scola, L’Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis. Un atto di recepito dell’insegnamento conciliare, in Rassegna di teologia 48/2 (2007) 165-180 Oppure, dello stesso autore, dell’Esortazione disponibile in file. 458 presentazione 461 462 77 ASPETTI ECUMENISMO - Ecumenismo - Aspetti liturgici 463 464 Documenti ecumenici Convergenze ecumeniche (cf. F. Courth, I sacramenti, 283-286) L’Eucaristia [EO 1/589-653] Documento Commissione cattolico-luterana (1978) Ambito cattolico - Partecipazione dell’intera comunità celebrante (senza svincolare il presbitero, isolandolo) - Unità tra sacrificio della croce e sacrificio della messa (senza svincolare la messa, isolandola: effetti automatici) Ambito luterano Partecipazione al sacrificio di Cristo mediante la memoria riattualizzante Battesimo, eucaristia, ministero - Partecipazione dell’intera comunità celebrante [EO 1/3032-3181 [cf. file su pagina web] su Eucaristia EO 1/3071-3110] (senza svincolare il fedele, isolandolo) - Unità tra sacrificio della croce e sacrificio della messa (Documento di Lima) Consiglio Mondiale delle Chiese (1982) (senza svincolare la messa, isolandola: effetti impossibili) 465 Eucaristia ed ecumenismo 466 Eucaristia ed ecumenismo Questione del presbitero La comunione - Necessario: Chiesa cattolica - Preferibile, ma non necessario: Riforma Riforma: fondamentale il rapporto con Cristo La comunione Rapporto diretto del singolo con Cristo, non importanti le mediazioni, che sono umane La comunione eucaristica deve esprimere la comunione ecclesiale - Non concelebrazione con sacerdoti non in comunione - Non partecipazione alla comunione eucaristica 467 Possibile la comunione anche senza unità ecclesiale 468 78 Eucaristia ed ecumenismo Eucaristia ed ecumenismo La comunione Chiesa cattolica: fondamentale il rapporto con Cristo, ma esso si attua concretamente nella storia Chiesa cattolica: fondamentale il rapporto con Cristo, ma esso si attua concretamente nella storia e con le mediazioni volute e stabilite da Cristo. [non è solo spirituale] e con le mediazioni volute e stabilite da Cristo [apostoli…] Un segno o gesto storico (esterno) deve corrispondere alla realtà oggettiva che significa e al valore che ha per il soggetto che lo esprime. Un segno storico (esterno) [fare la comunione] deve corrispondere alla realtà oggettiva che significa [comunione con Cristo appartenendo all’unità della Chiesa] e al valore che ha per il soggetto che lo esprime [bisogna pensare e credere quello che si esprime all’esterno] 469 470 Eucaristia ed ecumenismo Eucaristia ed ecumenismo Riscoperta dell’indole escatologica della Chiesa «Cibandosi, poi, del corpo di Cristo nella santa assemblea mostrano [segno] concretamente l’unità del popolo di Dio, - Dimensione pellegrinante - Sguardo “teo-retico” non solo storico (passato) - Attenzione all’esperienza storica personale - Unità della Chiesa (futuro) come dono di Dio che da questo augustissimo sacramento è felicemente espressa e mirabilmente prodotta [causa]» LG 11 471 472 Eucaristia ed ecumenismo Eucaristia ed ecumenismo Eucaristia segno e causa dell’unità della Chiesa Segno Causa escatologico: escatologica: rende presente la realtà la realtà sarà solo escatologica Accento cattolico Accento protestante 473 Cattolico L’Eucaristia fa la Chiesa Protestante L’Eucaristia farà la Chiesa 474 79 La dimensione spirituale-personale: soggettiva (A. Grillo) La prima dimensione che vorrei considerare è legata alla esperienza che il soggetto ecclesiale ha della eucaristia. Il tempo del soggetto - tempo tutto suo, tempo da usare bene, da dedicare, da sacrificare - si plasma in una adesione tendenzialmente estensibile ad libitum rispetto alla eucaristia (adorata o celebrata, partecipata sacramentalmente o spiritualmente). È chiaro, tuttavia, che qui la totalizzazione del tempo (la tensione alla adorazione perpetua o alla celebrazione ripetuta e continua) deriva sostanzialmente da un evidente fenomeno di assimilazione del tempo eucaristico al tempo soggettivo. La pretesa di una sintonia della celebrazione al tempo soggettivo (cosa mai del tutto priva di fondamento, s’intende, ma estremamemente pericolosa se assolutizzata) porta ad una inevitabile deriva che la comprende anzitutto come esercizio, ascesi, compito. È tempo «investito» e «quantitativamente calcolabile», dal quale si pretende - sotto sotto - una resa. Esso è piuttosto tempo del «labora» o dello «stude» che non tempo dell’«ora». ASPETTI LITURGICI 476 La dimensione giuridico-disciplinare: oggettiva (A. Grillo) La dimensione liturgico-sacramentale: intersoggettiva (A. Grillo) Una delle ultime parole che abbiamo usato nel punto precedente - quella di compito - ci introduce anche alla seconda grande esperienza della eucaristia, che potremmo chiamare giuridicodisciplinare. Qui l’eucaristia è presa di mira e considerata come istituzione, come istituto giuridico, come struttura ecclesiale, che impegna oggettivamente il singolo e che si pone (o meglio si impone) con un tempo oggettivo, omogeneo, quasi inesorabile, rispetto alla temporalità del soggetto. Posta la oggettività della forma, della materia, del ministro competente, ogni condizione temporale e spaziale, ogni carattere contingente dell’azione risulta risucchiato in una atemporalità insignificante. Se nel primo modello che abbiamo considerato, la temporalità soggettiva finiva con il risucchiare ogni tempo del sacramento, ora in questo secondo caso è il tempo oggettivo del rito a ridurre ad «adiaphoron» il tempo del soggetto. In questa visione il tempo o è imposto oppure è irrilevante, ma comunque sottoposto anche in questo caso ad una «contabilità», ad una «resa». Tuttavia, accanto a questi due versanti - pur così diversi tra loro e però anche così simili nelle conseguenze - esiste anche una importantissima dimensione liturgico sacramentale della eucaristia. Essa affonda la sua verità nella irriducibilità della eucaristia allo spazio-tempo comune. Vi è dimensione celebrativa della eucaristia in quanto venga assunta la sua simbolicità rituale come una diversa esperienza dello spazio e del tempo. Questa è dovuto essenzialmente alla fuoriuscita della esperienza credente da una logica della contrapposizione tra soggetto e oggetto, tra tempo soggettivo-libero e tempo oggettivo-imposto, dando figura ad una dimensione dell’intersoggettivo che non può mai essere ricondotta ad un tempo come «continuum omogeneo». La rottura di questo continuum è la caratteristica di questa prospettiva di esperienza della eucaristia. Il suo «sempre» non è mai riducibile a «ripetizione quotidiana», bensì comporta una chiara assunzione dello statuto simbolico-rituale, come modalità elementare dell’esperienza di Dio e dell’uomo. 477 478 TEMATICHE - La transustanziazione La transustanziazione - L’Eucaristia come sacrificio - La centralità dell’Eucaristia - La frequenza della celebrazione eucaristica - Il culto eucaristico - L’Eucaristia e l’iniziazione cristiana 479 480 80 Critiche alla transustanziazione (anni 55-70) Pio XII, Enciclica, Humani generis (1950) Difesa della Transustanziazione (DH 3891) La critica alla transustanziazione in ambito cattolico (Nouvelle Théologie) deriva dal nuovo concetto di “sostanza” elaborato dalle scienze fisiche, per le quali sostanza = insieme di atomi Inizio ambito olandese, poi altre aree: J. de Baciocchi (1955) B. Welte (1960) Transustanziazione = antiquato concetto di sostanza J. Powers P. Schoonemberg, s.j. «Presenza reale nell’eucaristia = simbolismo» E. Schillebeeckx, o.p. Specie consacr. = segni efficaci della presenza di Cristo e della sua unione con i fedeli 482 481 Critiche alla transustanziazione Critiche alla transustanziazione (anni 55-70) Comprendere la presenza reale non da categorie ontologico-spaziali - Desiderio di superare il legame tra teologia e metafisica sostanzialista ma da categorie personali: - Rilettura esistenziale dei dogmi Comunicazione di un significato (funzionale) - Riscoperta del pensiero simbolico Definire l’essere delle cose dal loro “per noi” ossia, dal loro fine o significato Introduzione in teologia di categorie della filosofia personalista e della fenomenologia Presenza intersoggettiva 483 Critiche alla transustanziazione 484 Critiche alla transustanziazione La presenza reale è compresa in un orizzonte non solo puramente intellettuale-razionalista Si rileva che trattandosi di simboli Non un significato estrinseco ma naturale alla persona con la consacrazione si ha un cambiamento di significato, funzione e fine Coinvolgimento della totalità dell’uomo non solo del suo intelletto non tanto di essenza 485 486 81 Critiche alla transustanziazione Critiche alla transustanziazione Ancora preoccupazione di fraintendere La transustanziazione è vista come trasformazione a livello: la transustanziazione - dinamico (non statico-spaziale) con la trasformazione della sostanza chimico-fisica del pane - di significato (non ontologico) - funzionale (per noi e per la nostra salvezza) - per un fine (per noi e per la nostra salvezza) La transustanziazione è vista come - relazionale (coinvolge la persona, non estrinseca) trasformazione a livello di segno: - personale (esistenziale, non solo intellettuale) transignificazione e transifinalizzazione 487 488 Critiche alla transustanziazione Mysterium fidei La transustanziazione: due forme di trasformazione Paolo VI, Enciclica (1965) Soggettiva: DH 4410-4413 il singolo e la comunità, attraverso la celebrazione, conferiscono un nuovo significato (funzionale e per un fine) all’eucaristia a cui il singolo e la comunità aderiscono Oggettiva: L’enciclica interviene e risponde alle istanze del dibattito sulla transustanziazione 1. Alcuni errori circa l’eucaristia 2. La presenza sostanziale di Cristo nell’eucaristia La realtà stessa subisce un cambiamento (strutturale, interno) indipendentemente dal significato, dalla funzione, dal fine e dall’adesione stabilite dal soggetto e dalla comunità. 3. La presenza di Cristo dopo la consacrazione 489 490 Mysterium fidei Paolo VI, Enciclica Mysterium fidei (1965) Paolo VI, Enciclica (1965) DH 4411 1. Alcuni errori circa l’eucaristia DH 4410-4413 • Insistere sulla ragione di segno sacramentale come se il simbolismo, che tutti ammettono nell’eucaristia, esprimesse esaurientemente il modo della presenza di Cristo. Rapporto inscindibile tra presenza reale e transustanziazione Transignificazione e tranfinalizzazione sono insufficienti: devono essere completati con la transustanziazione • Discutere sul mistero della transustanziazione senza fare cenno alla conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo […] di Cristo, limitandosi a parlare di transignificazione e tranfinalizzazione • Dopo la celebrazione cessa la presenza di Cristo 491 492 82 Paolo VI, Enciclica Mysterium fidei (1965) Paolo VI, Enciclica Mysterium fidei (1965) DH 4412 DH 4413 2. La presenza sostanziale di Cristo nell’eucaristia «Tale presenza si dice “reale” non per esclusione, quasi che le altre non siano “reali”, ma per antonomasia perché è anche corporale e sostanziale, e in forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente [conc. di Trento, DH 1641]. Malamente qualcuno spiegherebbe questa forma di presenza immaginando il corpo di Cristo glorioso onnipresente; oppure riducendola ai limiti di un simbolismo, come se fosse niente altro che un segno della spirituale presenza di Cristo e della sua intima congiunzione con i fedeli [Pio XII, Humani generis]». 3. La presenza di Cristo dopo la consacrazione «Avvenuta la transustanziazione, le specie del pane e del vino senza dubbio acquistano un nuovo fine, non essendo più l’usuale pane […], ma il segno di una cosa sacra e il segno di un alimento spirituale […] acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova realtà, che giustamente chiamiamo ontologica. […] sotto le specie non c’è più quel che c’era prima […] e ciò non soltanto in base al giudizio della fede della chiesa, ma per realtà oggettiva» 493 494 Osservazioni sulla transustanziazione - Necessità della precedenza ontologica su quella funzionale rischio di vanificare la prima per la seconda L’Eucaristia come sacrificio - Importanza della dimensione personale-relazionale nell’eucaristia si incontra Qualcuno non qualcosa - Importanza della visione unitaria tra esse in (ontologico) e esse pro nobis (fine) 495 496 Questioni soteriologiche Questioni soteriologiche Il sangue di Cristo diventa il sangue della nuova alleanza (Lc 22,20; 1Cor 11,25), per cui gli uomini sono giustificati (Rm 5,9). Attraverso il sangue si realizza l’unità tra Giudei e pagani (Ef 2,13), tra uomini e potenze celesti (Col 1,20). Al sangue di Cristo gli uomini partecipano bevendo al calice eucaristico (Mt 26,28-29; 1Cor 10,16-17; 1Cor 11,25.28). La salvezza è indissolubilmente legata al dono totale con il quale Cristo ha offerto se stesso in tutta la sua esistenza, ma che ha il suo punto culminante nella morte in croce (Rm 3,25), in cui l’offerta di se stesso «è avvenuta una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti» (Eb 9,28) perché è mediante il suo sangue che Fondamentale il legame con l’AT in ordine alla comprensione della redenzione cristiana (Rm 9,15). noi siamo redenti (Ef 1, 7). 497 498 83 Questioni soteriologiche Questioni soteriologiche Alla dimensione oggettiva della redenzione, in cui Nel NT, in particolare in Paolo, si ha una si sottolinea il dono di Dio, deve corrispondere la molteplicità di termini attraverso i quali si descrive risposta dell’uomo affinché la salvezza sia vissuta la nella vita (Rm 14,19; 1Cor 9,24-27; Fil 1,27; 1Tm redenzione: ‘pacificare’ (Col 6,12). In questo modo, alla venuta escatologica di ‘riconciliare’ 1,20), (2Cor 5,18s), ‘riscattare’ (Gal 4,5), ‘rimettere’ (Tt 2,14), ‘liberare’ (Rm 6,18), ‘espiare’ Cristo, potranno giungere alla pienezza della (Eb redenzione coloro che vivono in e per Cristo, 2,17), ‘salvare’ (Rm 5,9) soprattutto ‘giustificare’ (Rm 5,1), e anche ‘ricreare’ (2Cor ossia «che lo aspettano per la loro salvezza» (Eb 5,17). 9,28). 499 500 Questioni soteriologiche Questioni soteriologiche Occorre correggere l’interpretazione giuridica della redenzione sostituzione di secondo tipo la penale quale una avrebbe dato Sebbene in Is 53,5 vi sia punizione del servo per i peccati altrui, in Cristo la situazione è diversa. soddisfazione a Dio per gli oltraggi ricevuti, come 1Cor 15,3: (cf. Gal 1,4; 1Cor 6,20) «è morto per (ὑπέρ) i nostri peccati» se Dio avesse voluto castigare in Gesù tutti i peccatori. 501 502 Questioni soteriologiche ὑπέρ Questioni soteriologiche In favore di In favore di A causa di A causa di In rapporto a ὑπέρ Al posto di In rapporto a Al posto di G. Pulcinelli, La morte di Gesù come espiazione. La concezione paolina, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007 503 504 84 Questioni soteriologiche Questioni soteriologiche La morte di Cristo come atto di amore: - Di Gesù: «Egli mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20; Gv 13,1) - Di Dio: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31) Su ὑπέρ - «Morire per» - Formule di donazione La prospettiva è in continuità con l’AT: excursus «Il Signore si è legato a voi, e proprio voi ha scelto […] perché vi ama» (Dt 7,7) G. Pulcinelli, La morte di Gesù come espiazione. La concezione paolina, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007 «Con amore e compassione vi ha riscattati» (Is 63,9) 505 506 Questioni soteriologiche Questioni soteriologiche ὑπέρ - Formule di donazione - «Morire per» (non AT tranne Is 53 e 2 Mac) es. 1Cor 15,3 «Cristo morì per i nostri peccati» es. Rm 4,25: «venne consegnato per i nostri peccati» Sottolineano della morte di Gesù non tanto l’atto eroico, quanto la portata salvifica dell’autoconsegna o della consegna da parte di Dio. Il NT (soprattutto Paolo) preferisce descrivere il senso della morte di Cristo con la formula «morire per» anziché inserirsi nella prospettiva dell’AT e leggerla in senso cultuale. In questo modo si evidenzia la differenza qualitativa tra la morte di Gesù in croce e i sacrifici espiatori compiuti sul monte Sion. - Rito di espiazione (dall’analisi del vocabolario) Non un dio irato che vuole punire, ma il dono della riconciliazione nel perdono dei peccati. Distanza dal mondo greco-romano, in cui è presente la formula «morire per» in cui indica l’accento al soggetto. 507 Soddisfazione (colpa) o espiazione (pena)? 508 Soddisfazione vicaria «diversi approcci alla soteriologia si possono considerare delle varianti (anche se a volte sostanziali) di due prospettive che sono state dibattute nel corso del Novecento e che hanno avuto origine all’inizio del secolo scorso con l’acceso dibattito tra la soddisfazione vicaria (J. Rivière) e l’espiazione penale (Chr. Pesch). Per il primo il peccato segna una colpa da soddisfare e la redenzione è principalmente dovuta all’obbedienza amorosa di Cristo (Dio è amore). Per il secondo il peccato comporta una pena da espiare e la redenzione è dovuta principalmente alla sofferenza di Cristo (Dio è vendicativo)» Espiazione penale J. Rivière Chr. Pesch R. Richard: amore Scuola tomista: - riscatto - sacrificio - soddisfazione - merito É. Mersch: solidarietà Rappresentanza / sostituzione Cristo solidale con l’uomo, assumendone la sofferenza e la morte R. Nardin, Soddisfazione vicaria o rappresentanza solidale?, in Filosofia e teologia 22/1 (2008) 89-111 (web) 509 Cristo “assume” il peccato, rappresentandolo / / sostituendolo davanti a Dio 510 85 Solidarietà - H. Schürmann - Ch. Duquoc - F. Prat, - H. Hocedez, - L. Malevez, - P. Galtier, - K. Rahner, - Y. Congar, - E. Schillebeeckx, - H. Küng, - J. Moingt, - H. Kessler, - J. Alfaro - Teol. liberazione Rappresentanza / / sostituzione Gustaf Aulén - K. Barth - W. Pannenberg - H. U. von Balthasar - J. Ratzinger, - W. Kasper, - J. Moltmann, - J. Daniélou, - O. Cullmann, - G. Martelet, - J. Galot, - D. Sölle, - H. Hoffmann - K. H. Merke 511 Discendente: I Millennio Soteriologia Ascendente: II Millennio 512 1. Mediazione discendente 2. Mediazione ascendente illuminatore e rivelatore Cristo Cur Deus homo (1098) sacrificato ed espiante redentore e liberatore Cristo divinizzatore e giustificante rappresentante solidale riconciliatore 513 514 Questioni soteriologiche L’eucaristia celebra Nei testi eucaristici si sottolinea il sacrificio personale di Cristo in un orizzonte relazionale: la donazione che Gesù fa di se stesso al Padre per la nostra salvezza Questo è il mio corpo che è dato per voi. Questo è il mio sangue che è versato per voi. La morte di Gesù è spiegata alla luce di Is 53 L’eucaristia può essere vista come sacrificio Morte espiatrice del servo sofferente. 515 516 86 Sacrificare Non dare a Dio qualcosa di nostro: L’unico sacrificio è quello di Gesù sulla croce. Dio riceve (irato da placare, dispotico da convincere) Il soggetto dà (per avere qualcosa in cambio: perdono, premio) Amore alla logica Ma L’eucaristia è sacrificio relativo Rispondere all’amore di Dio: che attualizza sacramentalmente l’unico sacrificio. Dio ci prende (amore nella gratuità). Il soggetto viene preso (offre in dono) Logica dell’amore 518 517 Eucaristia come sacrificio Eucaristia come sacrificio Riluttanza iniziale di Cristo - Timore di accogliere le prospettive giudaiche e pagane Eucaristia sacrificio della Chiesa Contestato dalla Riforma, ribadito dal conc. di Trento (DH 1751-1759) - Dal III secolo la prospettiva del sacrificio da applicare all’eucaristia è abbondantemente presente confermato Conc. Vaticano II Si tratta dell’eucaristia come celebrazione/memoria della morte in croce di Cristo, unico sacrificio 519 520 Eucaristia come sacrificio Eucaristia come sacrificio Eucaristia sacrificio della Chiesa Concilio Vaticano II A Sacrificio che si attua, compiendosi, Eucaristia sacrificio della Chiesa nella celebrazione della Chiesa. Possibilità reale offerta alla Chiesa «Il sacerdote ministeriale […] compie il sacrificio eucaristico nella persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo» (LG 10) B di entrare in “sintonia” con il sacrificio di Cristo, LG 10 LG 11 partecipando al sacrificio che Cristo fa di se stesso. A La Chiesa offre il sacrificio di Cristo (sacramento) «I fedeli […] partecipando al sacrificio offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa. Cibandosi del corpo di Cristo nella santa assemblea mostrano [segno] l’unità del popolo di Dio» (LG 11) B La Chiesa si offre dal/nel sacrificio di Cristo (sacrificio) Verum Corpus Christi si offre Mysticum 521 522 87 Eucaristia come sacrificio Eucaristia sacrificio della Chiesa La centralità dell’Eucaristia Partecipazione esistenziale Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 523 524 Ignazio di Antiochia (I millennio) Eucaristia al centro Celebrata dal vescovo che presiede la comunità: - l’eucaristia fonda la comunità - il vescovo è il primo ministro dell’eucaristia - l’episcopato come sacramento originario dell’Ordine Centralità dell’Eucaristia cristologiche Tommaso antropologiche Tommaso ecclesiologiche conc. Vat. II (Motivazioni) Tommaso (II millennio) Eucaristia al centro Celebrata dal singolo presbitero che consacra: - l’eucaristia “indipendente” dalla comunità - l’eucaristia questione “privata” del presbitero - l’episcopato non è un sacramento 525 Centralità dell’Eucaristia 526 Centralità dell’Eucaristia Motivazioni cristologiche Motivazioni antropologiche «negli altri sacramenti Cristo è presente con la sua grazia, nell’Eucaristia è presente in persona come salvatore» l’Eucaristia è l’alimento del credente (analogia con la vita fisica) «Et ideo, sicut ad vitam spiritualem oportuit esse Baptismum, qui est spiritualis generatio, et confirmationem, quae est spirituale augmentum; ita oportuit esse sacramentum Eucharistiae, quod est spirituale alimentum» Tommaso, STh III, q. 73, a. 1, resp. STh, III, q. 65, a 3 «nell’Eucaristia non solo contiene la santificazione ma è presente l’autore della santificazione» «Sacramentum caritatis». Tommaso, STh III, q. 73, a. 3, ad 3 [et alia] Conc. Trento: DH 1639 527 528 88 Centralità dell’Eucaristia Motivazioni ecclesiologiche La frequenza della celebrazione eucaristica «Est autem haec Eucharistia specialiter sacramentum unitatis et caritatis, ut dicit Augustinus, Super Ioannem». Tommaso, Super Primam Ep. ad Corinthios R. Taft, La frequenza dell’eucaristia nella storia, in Concilium 2 (1982) 33-53 Eucaristia: fons et culmen La Maison-Dieu 242 (2005) della vita e della missione della Chiesa (Conc. Vat. II) G. Boselli, Ritmo e frequenza della celebrazione eucaristica, in Vita Pastorale 93/10 (2005) 28-31 (Cf. Slides della prima parte) 529 530 Frequenza della celebrazione eucaristica Frequenza della celebrazione eucaristica Quotidiana - Inizialmente solo la domenica (Demonstratio Evangelii) Eusebio di Cesarea (Palestina) - Dal IV sec. anche il sabato (tranne a Roma e Alessandria) Solo domenica (Comm. Salmi) - Nel IV sec. a Gerusalemme anche mercoledì e venerdì (Egeria) Roma Damaso (366-384) Solo domenica (sembra) Silicio (384-399) Quotidiana Innocenzo I (401-417) Solo domenica (sembra) 531 Frequenza della celebrazione eucaristica 532 Frequenza della celebrazione eucaristica «L’osservanza di tutte le altre pratiche che si possono ricordare simili a queste è lasciata alla libertà di ciascuno; non vi è disciplina migliore cui un cristiano serio e prudente possa attenersi se non quella di agire nel modo in cui vedrà agire la Chiesa in cui si trova» «In alcuni luoghi non si lascia passare nessun giorno senza offrire [il sacrificio], in altri si offre solo il sabato e la domenica e in altri solo la domenica» Agostino, Lettera 54 (a Gennaro) Agostino, Lettera 54 (a Gennaro) 533 534 89 Frequenza della celebrazione eucaristica Frequenza della celebrazione eucaristica «Mi domandi se il sabato si deve digiunare e se è bene ricevere l’Eucaristia ogni giorno, come pare facciano la Chiesa di Roma e le Spagne. [...] Ma credo che brevemente debba informarti che le tradizioni ecclesiastiche, soprattutto quelle che non costituiscono un ostacolo per la fede, devono essere osservate così come ce le hanno tramandate i padri, né la loro consuetudine dev’essere cambiata con altre. [...]. Volesse il cielo, inoltre, che potessimo ricevere sempre l’Eucaristia, non per nostra condanna e con un rimorso di coscienza e poter ascoltare le parole del Salmista, che dice: gustate e vedete quanto è buono il Signore [...]» Quotidiana (comunione eucaristica) Regula Magistri (VI sec.) Solo domenica (celebrazione eucaristica) Quotidiana (comunione eucaristica) Regula Benedicti (VI sec.) Girolamo, Lettera 71 (398) Solo domenica (celebrazione eucaristica) 535 Frequenza della celebrazione eucaristica Gregorio M. (Dialoghi) Quotidiana 536 Frequenza della celebrazione eucaristica (celebrazione eucaristica) Dal XVIII secolo Celebrazione eucaristica quotidiana in tutto l’Occidente (nelle parrocchie) Dal XX-XXI secolo Difficoltà per la celebrazione eucaristica quotidiana: mancanza di sacerdoti (in alcune zone) Celebrazione eucaristica quotidiana a Roma Dall’epoca carolingia Celebrazione eucaristica quotidiana in tutto l’Occidente (monastico) 537 Frequenza della celebrazione eucaristica 538 Frequenza della celebrazione eucaristica Prassi ecumenica Chiese ortodosse - Parrocchie: solo la domenica - Monasteri: anche altri giorni, in alcuni monasteri quotidiana Comunità della Riforma «L’analisi della frequenza della celebrazione eucaristica permette, dunque, di confermare che l’unità della fede, espressa attraverso la pluralità delle prassi liturgiche, rappresenta un elemento originario e costitutivo del cristianesimo. Unità della fede e pluralità di prassi liturgiche appare così un principio guida e un criterio ispiratore al quale attenersi per rimanere fedeli alla grande tradizione della Chiesa». - Solo la domenica (luterani) G. Boselli, Ritmo e frequenza della celebrazione - Solo la domenica, e non tutte le domeniche (calvinisti) 539 540 90 Frequenza della celebrazione eucaristica Frequenza della celebrazione eucaristica Risposte Risposte Frequenza eucaristica solo domenicale con qualche eccezione dei giorni feriali? 1. Sotto il profilo liturgico (motivazione ecumenica e carenza di sacerdoti) 2. Sotto il profilo teologico Prassi liturgiche originarie (prima il IV sec.) diverse, lasciano libertà di scelta? (motivazione storica) Prassi liturgiche originali (prima del IV sec.) solo domenicali, obbligano all’eucaristia solo domenicale? (motivazione storica) 542 541 Frequenza della celebrazione eucaristica Frequenza della celebrazione eucaristica «1. Se la liturgia è l’assimilazione in forma simbolica dell’esperienza elementare dell’essere in Cristo, come si può giustificare che il culmen et fons dell’essere in Cristo abbia una frequenza settimanale, quando l’esperienza elementare si offre più propriamente nella quotidianità? In altri termini. Se a livello antropologico l’esperienza elementare si compie nella quotidianità, come concepire che proprio la liturgia, che per definizione si situa nell’esperienza elementare, abbia il proprio culmen et fons al di là dell’esperienza elementare stessa?» «Una possibile risposta si potrebbe individuare nella valenza escatologica dell’Eucaristia e quindi la sua indisponibilità a un orizzonte riconducibile alla semplice esperienza elementare. Resterebbe allora la domanda: è corretto pensare a una dimensione escatologica cristiana lontana dall’esperienza elementare dell’uomo che ha nella ferialità il suo naturale svolgersi? Inoltre, come evidenziare il nesso fondamentale tra Eucaristia e vita quotidiana – uno dei frutti del Concilio, forse non ancora portati a compimento – se nell’orizzonte della quotidianità manca l’‘esperienza’ eucaristica?» R. Nardin, La riforma liturgica alla luce del monachesimo R. Nardin, La riforma liturgica alla luce del monachesimo 543 Frequenza della celebrazione eucaristica 544 Frequenza della celebrazione eucaristica Benedetto XVI, Sacramentum caritatis Benedetto XVI, Sacramentum caritatis «in quanto coinvolge la realtà umana del credente nella sua concretezza quotidiana, l’Eucaristia rende possibile, giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione dell’uomo chiamato per grazia ad essere ad immagine del Figlio di Dio» (71) «In realtà, l’attiva partecipazione auspicata dal Concilio deve essere compresa in termini più sostanziali, a partire da una più grande consapevolezza del mistero che viene celebrato e del suo rapporto con l’esistenza quotidiana» (52) «I fedeli cristiani hanno bisogno di una più profonda comprensione delle relazioni tra l’Eucaristia e la vita quotidiana» (77) 545 546 91 Frequenza della celebrazione eucaristica Frequenza della celebrazione eucaristica «2. Il fondamento teologico che sostiene la celebrazione eucaristica a sola frequenza settimanale è dato, in primis, dalla prassi liturgica della Chiesa delle origini – anche se non si presenta uniforme – nella sottolineatura dell’escatologica presenza del Risorto nel ‘giorno del Signore’. Pur rilevando l’importanza di tale fondamento, proporre un’esclusiva frequenza ebdomadaria alla celebrazione dell’Eucaristia sembra identificare il ritorno alle origini, auspicato dal Concilio, con il semplice ‘ricopiare’ la prassi antica». «In realtà, l’elaborazione dell’intellectus fidei – e quindi la stessa vita liturgica della Chiesa ad esso intrinsecamente legata, stante il principio lex orandi lex credendi – vede la modalità con la quale accogliere l’auditus fidei non riducibile a semplice riproposizione ‘oggettiva’ e ‘letterale’ del passato. In altri termini, la Tradizione è viva lungo la storia della Chiesa e pur fondandosi nel momento delle origini si arricchisce continuamente. È per questa dinamicità dell’intellectus fidei che la fede può entrare in dialogo con le culture di tutti i tempi e di tutti i luoghi» R. Nardin, La riforma liturgica alla luce del monachesimo R. Nardin, La riforma liturgica alla luce del monachesimo 547 548 Frequenza della celebrazione eucaristica «lasciare aperta la risposta nella determinazione della frequenza della celebrazione eucaristica e invitano a una ‘modalità plurale”, se così si può dire, in cui, fermo restando che il Dies Domini, Dies Christi, Dies Ecclesiae e Dies hominis è la domenica, da un lato, la celebrazione dell’Eucaristia quotidiana ne mette in rilievo l’intimo rapporto con l’esperienza elementare e quindi con il vissuto concreto dell’uomo, d’altro lato, la frequenza ebdomadaria sottolinea l’assoluto e intrinseco legame della celebrazione eucaristica al mistero pasquale e invita a una costante tensione escatologica, non riducibile alla quotidianità (ma forse troppo lontana da essa)» Il culto eucaristico R. Nardin, La riforma liturgica alla luce del monachesimo 549 «Scopo primario e originario della conservazione della Eucaristia fuori della Messa è l’amministrazione del Viatico; scopi secondari sono la distribuzione della comunione e l’adorazione di nostro Signore Gesù Cristo, presente nel sacramento. La conservazione delle sacre specie per gli infermi portò infatti alla lodevole abitudine di adorare questo celeste alimento riposto e custodito nelle chiese: un culto di adorazione che poggia su valida e salda base, soprattutto perché la fede nella presenza reale del Signore porta naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di questa stessa fede» 550 L’adorazione eucaristica «Le motivazioni teologiche che nel corso della storia hanno favorito nella chiesa latina, l’adorazione dell’eucaristia al di fuori della Messa sono le seguenti: 1. L’irrobustimento della fede nella presenza reale; 2. La venerazione e l’adorazione delle sacre specie durante la Messa; 3. L’esigenza, tipicamente medievale, di contemplare, con riverenza e rispetto, il Santissimo Sacramento» F. Courth, I sacramenti, 292 Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 5 552 92 - Momento patristico (mistagogia) - Tommaso: sacramenti ordinati all’Eucaristia - Concilio di Trento: Eucaristia (sorgente), sacramenti (fiumi) L’Eucaristia e l’iniziazione cristiana - Da Trento al Vaticano II: 1. Perdita visione organica dei sacramenti centrati sull’Eucaristia 2. Perdita visione organica dell’iniziazione cristiana 553 554 Concilio Vaticano II riprende: Gli studenti sono tenuti a studiare A - L’organicità dei sacramenti (LG 11; PO 5) la parte sistematica proposta dal manuale consigliato (pp. 273-326) B - La centralità dell’Eucaristia (fons et culmen) C - L’iniziazione cristiana (SC 64) Orizzonte ecclesiologico A Assemblea liturgica B Eucaristia/Chiesa C Chiesa locale 555 556 Trattato 1a parte: storica – positiva – analitica – induttiva Pubblicazioni Non metafisica sull’Eucaristia Non ipotetica Non sintetica Non deduttiva 557 558 93 Trattato Trattato 2a parte: organica Principi di sintesi Articolazione delle varie parti: unitaria e coerente non giustapposta e frammentata Eucaristia sacramento del sacrificio di Cristo celebrazione ecclesiologia antropologia cristologia cristologia trinitaria Sacramentum, sacramentum et res, res sacramenti Lex credendi, lex orandi, lex vivendi Trovare un principio unitario (di sintesi) Lex orandi, lex credendi, lex vivendi 559 560 Trattato Trattato Lex orandi, lex credendi, lex vivendi Simbolo: definito in rapporto all’uomo (Chauvet) Solo la preghiera eucaristica (Giraudo) cultura, relazione Fondazione nell’AT = al NT (Giraudo) Solo I millennio (Giraudo, Boselli) Rifiuto dell’ontologia Attenzione al rito (Mazza) Dialogo con la filosofia (ontologia) (Power) Il sacramento perde consistenza (Lafont) 561 562 R. Jaouen (1995) R. Jaouen (1995) Vita Pane e vino Vita Comunione fraterna Miglio (riso) Comunione con Dio Comunione fraterna Comunione con Dio Cameroun Cameroun Miglio (riso) Miglio (riso) 563 Eucaristia 564 94 R. Jaouen (1995) Eucaristia: pane e vino La prospettiva di Jaouen non è accettabile perché occorre tener presente due principi: Istituzione di Gesù storico legato a cultura particolare 1. Unità - identità cristologica 2. Unità del mistero pasquale Eucaristia: miglio, riso … Gesù risorto (Signore) Svincolato da cultura particolare 566 565 Unità del mistero pasquale Unità - identità cristologica Il Signore risorto è Gesù di Nazaret Eucaristia Non solo morte di Cristo Eucaristia Non solo risurrezione di Cristo Il risorto non è un mito (ma parte dalla storia) 567 568 95