quattro amici on the road per rifare il sorpasso
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quattro amici on the road per rifare il sorpasso
-MSGR - 20 CITTA - 16 - 08/08/12-N: 16 IL MESSAGGERO MERCOLEDÌ CRONACHE 8 AGOSTO 2012 IL MITO A bordo di una Lancia identica a quella del film sull’Aurelia da Roma fino a Castiglioncello Laura Cervellione con Giorgia Cardinaletti che fa le corna Stesso gesto nel film fatto da Gassman accanto a Trintignant Quattro amici on the road per rifare Il sorpasso Dal boom allo spread, così è cambiata l’Italia in 50 anni di ELENA CASTAGNI ROMA - Cinquant’anni fa un litro di benzina costava 120 lire, nei locali si ballava il twist, il Cynar era l’aperitivo trendy e l’ottimismo spaccone regnava sovrano in nome di un boom economico e culturale che stava per scoppiare. Cinquant’anni fa tutte queste cose venivano raccontate magistralmente da Dino Risi ne Il sorpasso, il film più cult del grande regista che festeggia in questi giorni l’anniversario delle avventure on the road compiute in 36 ore della celebre coppia Gassman-Trintignant. E per celebrarlo nel migliore dei modi un gruppo di amici complice la Lancia Aurelia B24 del 1956, identica a quella del film persino nel colore verde chiaro - ha deciso di ripercorrere lo stesso itinerario sotto il sole accecante d’agosto, nel caldo e nel vuoto di una via Aurelia vacanziera, da via Proba Petronia 66 a Roma alla curva di Calafuria in Toscana. Con il lieto fine, però, tanto che sono tornati a raccontarcelo. Giorgia Cardinaletti, Laura Cervellione, Micol Pieretti e Alberto Gioffreda, tutti di età tra i 25 e i 30 anni, compagni di corso alla scuola di giornalismo di Perugia, hanno deciso di dare forma a un sogno e si sono messi a cercare mezzi e sponsor per farlo. La macchina, che insieme all’Aurelia è l’interprete del road movie, è arrivata grazie a un amico di famiglia di Giorgia appassionato di auto d’epoca. Poi i quattro si sono armati di cineprese - professionali e non - e di Ipad per poter riprendere e documentare in video il diario di bordo al tempo di Internet. Così il viaggio è stato regolarmente postato e twittato e sia in preparazione sia in corso d’opera il contatto con il pubblico è stato costante. «Volevamo rifotografare il nostro Paese 50 anni dopo e lo abbiamo fatto. Dall’Italia del boom a quella dello spread è stato il titolo della nostra avventura- racconta Giorgia Cardinaletti, ideatrice del viaggio -. Volevamo scoprire il Paese spensierato che noi giovani purtroppo non conosciamo e ci siamo scontati con queste diversità, ferite dolorose che non hanno però influenzato il buon umore della spedizione». Già, perché subito all’altezza del distributore sull’Aurelia Giorga, Laura, Micol e Alberto sulla Lancia Aurelia B24 per ripercorrere le tappe del film i nostri hanno potuto confrontare la differenza: tremila lire il pieno per Gassman-Trintignant, 110 euro per loro. Di nuovo in strada, come da script, i ragazzi si sono fermatiallatavola calda, «che ora è un McDonald’s», notano con tristezza e al bar non cel’hannofatta a chiedere un Cynar per aperitivo optando per il ben Ristoranti chiusi o trasformati soprattutto manca la spensieratezza più attuale prosecco o spritz. Poi, alla volta del ristorante La Cambusa, quello sul porto di Civitavecchia, una nuova delusione: chiuso da due mesi. «I proprietari non ce la facevano più con le spese - racconta Giorgia - li abbiamo incontrati, ci hanno fatto entrare nella cucinadove Gassman ciprovava con la cuoca, che tristezza vederla vuota. E nella sala tanti scatoloni etavoli abbandonati». E poi, finalmente Castiglioncello. Lì hanno visto le comparse di allora, il ragazzino che dall’Ape saluta Trintignant prima dello schianto, «che ora è un uomo e fa il pescatore e che racconta emozionato di quella settimana passata con la troupe lontano da scuola», gli abitanti di una cittadinache neglianni Sessanta era il centro della mondanità vacanziera, dove passavano l’estate PaoloPanelli e Bice Valori, Alberto Sordi e lo stesso Gassman e che adesso «vive con una grande tenerezza quei tempi, ma dove di famoso non incontri più nessuno». Infine la curva di Calafuria, «nessuna superstizione, è andata benissimo», e ora c’è il futuro, il documentario da completare per dare nuova vita alla Lancia Aurelia e alla sua strada. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL FILM Pellicola di Dino Risi interpretata da Gassman e Trintignant La prima fu un flop, ma si rifece alla grande con il passaparola La locandina del film che uscì nelle sale nel 1962. La regia era di Dino Risi che lo sceneggiò con Scola e Maccari SEGUE DALLA PRIMA PAGINA di GLORIA SATTA È stato la metafora amaradel benessere economico, il ritratto impietoso dei difetti italiani. Non a caso i francesi l’hanno intitolato Le Fanfaron, come il romano spavaldo e volgare interpretato da Gassman. Mentre in America è diventato The Easy Life, la vita facile, quella dello stesso personaggio che in nome di una bravata, l’ennesimo sorpasso azzardato, stronca la vita al timido Trintignant. Sceneggiato mirabilmente da Risi con Ettore Scola e Ruggero Maccari, il film si svolge tutto on the road, nel corso del viaggio che il nullafacente Bruno intraprende a Ferragosto lasciando una Roma deserta alla volta della Versilia. Sull’altro sedile della sua Lancia Aurelia B24, dal motore truccato, siede l’assennato studente Roberto che si è fatto trascinare dall’invadente esuberanza dell’uomo, conosciuto per caso. Due generazioni, due mondi agli antipodi, due visioni della vita si confronte- Metafora amara del benessere raccontò tutti i nostri difetti ranno fino all’ultima curva, quella fatale per il più giovane. Sullo sfondo, c’è la via Aurelia che negli anni Sessanta rappresenta le vacanze e il benessere. Sfilano le prime ville sul mare e compaiono i nuovi ricchi, una categoria sociale della quale Bruno-Gassman è la riuscita caratterizzazione. Siamo nell’Italia euforica che esce dalla fame e scopre l’agiatezza, abbraccia l’evasione. L’Italia del twist: Guarda come dondolo, Saint Tropez, Con le pinne fucile ed occhiali sono gli hit dell’epoca che si alternano alla colonna sonora di Riz Ortolani. A dimostrazione dell’eternità dei capolavori del cinema, restano radicati nell’immaginario collettivo momenti e battute del film: Gassman che prima di ogni sorpasso tocca con le mani guantate un corno di plastica, l’aggressivo Vittorio Gassman era Bruno Cortona Jean-Louis Trintignant era Roberto Mariani, i due personaggi del film tataratarataratà (poi imitatissimo) del clacson, il contadino che accetta un passaggio e chiede: «Ma non gore ’sta machina?». Risi e compagni si tolgono anche lo sfizio di lanciare una frecciata al cinema dell’incomunicabilità di Antonioni, antitesi della commedia: «Hai visto L’Eclisse?», chiede Bruno a Roberto, «io ci ho dormito, me so’ fatto ’na bella pennichella». Ottimismo, esaltazione, spavalderia, disprezzo delle regole, delirio di onnipotenza: nessuno ha saputo raccontare meglio di Risi le contraddizioni della vita a 140 all’ora dei nostri anni Sessanta. «Nel personaggio di Bruno», diceva il regista, «mi riconosco in pieno: avrei voluto essere anch’io un po’ mascalzone, cialtrone, sciupafemmine». E pensare che Il Sorpasso, originariamente intitolato Il giretto, era stato pensato per Alberto Sordi, massima personificazione della cialtroneria nazionale. Ma l’attore aveva un’esclusiva con Dino De Laurentiis e il produttore Mario Cecchi Gori scritturò allora Gassman, nel pieno dei suoi 40 anni ruggenti. A Jean-Louis Trintignant, poco più che trentenne, venne affidata la parte di Roberto. La prima fu un flop: Risi e Cecchi Gori, in seguito, non si stancavanodi rievocare il gelo caduto alla fine della proiezione nel cinema Corso di Roma. Il produttore, con le mani nei capelli, mormorava: «Forse avevo ragione io a non volere un finale tragico». Poi, piano piano, il passaparola fece del film un successo strepitoso, i critici sciolsero inni, i distributori stranieri si misero in fila. La curva di Calafuria, quella del dramma conclusivo, è tuttora meta di pellegrinaggi e a ogni anniversario fervono le celebrazioni. Mai tanto attuali. Chissà quanti vedranno nella corsa sconsiderata di quella spider una metafora dell’Italia, anzi dell’Occidente stesso, un tempo ricchi e ora lanciati verso il baratro. © RIPRODUZIONE RISERVATA