Orrore e morte in India
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Orrore e morte in India
Anno III - Numero 127 - Venerdì 30 maggio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Cronaca Società Da Confindustria cambiale a Renzi Scandalo Carige: Berneschi in carcere Brunello falso made in Italy ko Vignola a pag. 2 Calvo a pag. 3 Fruch a pag. 11 PRONTO IL RIMPASTO DI GOVERNO, CHI ENTRA E CHI ESCE di Igor Traboni unica rottamazione che potrebbe riuscire a Matteo Renzi è quella di alcuni ministri. A rischiare grosso sono Maurizio Lupi (Infrastrutture), Stefania Giannini (Pubblica Istruzione) e Federica Mogherini (Esteri). Certo, Renzi anche ieri, a margine dell’ennesima direzione Pd, ha smentito. Ma con frasi così di circostanza che rasentano un “Lupi-Giannini-Mogherini state sereni”: l’anticamera della ‘cacciata’, come per Letta. Facciamo ordine: Maurizio Lupi in realtà vorrebbe andar via lui, per dedicarsi all’europarlamento, dove è stato eletto con il Nuovo centrodestra. Il segretarioAlfano, che ieri sera ha riunito i suoi, ha provato a glissare: “La nostra squadra al governo non cambia”. Ma deve fare i conti non solo con il volere di Lupi, ma anche con quello di Renzi, intenzionato ad accogliere le dimissioni del ministro ciellino, senza però sostituirlo con un altro Ncd. Per il premier si tratterebbe di un discorso tutto politico: ‘Siete andati male alle Europee, per cui riducete la vostra pattuglia al governo oppure sparite del tutto’. Con quest’ultimo invito rivolto alla Giannini (montiana), che sembra avere i giorni contati: il suo mancato decisionismo alla pub- L’ I MARTIRI donne deve sostituirla con un’altra figura ‘di genere’. Paola De Micheli, lettiana, è quotatissima per sostituire la Mogherini, soprattutto dopo il riavvicinamento di queste ore tra Renzi e il suo predecessore. Al posto di Lupi, finirebbe quindi un altro Pd: Matteo Richetti o l’attuale capogruppo alla Camera, Roberto Speranza sono in prima fila. Ma a Renzi piace l’opzione Gennaro Migliore, di Sel, ma in rotta con Nichi Vendola: Migliore muore dalla voglia di fare il ministro e accetterebbe anche di lasciare Sel. Per la Pubblica istruzione, il premier potrebbe spostare qualche casella interna, facendo così entrare nell’esecutivo Guglielmo Epifani e pagando la ‘cambiale’ firmata quando l’ex segretario Cgil ha traghettato il partito nella fase post- Bersani. Ma c’è anche la componente catto-comunista che preme, rivendicando presunti meriti nell’avanzata del Pd alle Europee, per Andrea Riccardi: dopo la non felice parentesi con Monti, il barbuto professore ha snobbato Scelta Civica, per cui si sentirebbe legittimato a rituffarsi nell’agone governativo, con tanto di indicazioni di qualche pezzo grosso d’oltre Tevere. Solo che Riccardi punta agli Esteri, mentre Renzi non vuole privare il suo Pd di un dicastero così importante, per cui alla fine non se ne farà niente. Il premier vorrebbe far fuori Lupi, Giannini e Mogherini, polverizzando i montiani e riducendo Ncd ai minimi termini. Altro spazio al Pd e Sel verso la scissione blica istruzione l’ha ridotta a comparsa alle Europee, con un migliaio di miseri voti raccattati qua e là. Poi c’è il discorso Mogherini: anche le mura della sede nazionale del Pd sanno che Renzi non gradisce la sua politica estera, dalla storia dei Marò (il premier freme per riportarli a casa, giusto per mettersi quest’altra medaglia al bavero, ma la sua ministra tentenna) a quella dei bambini arrivati dal Congo, PIÙ PARTENZE CHE ARRIVI con tanto di ‘gelosie’ con la Boschi, pupilla del premier. A questo punto, si apre la girandola delle sostituzioni: conoscendo Renzi e la sua voglia di apparire, è chiaro che almeno una delle due DUE RAGAZZINE STUPRATE DAL BRANCO: FINISCONO IMPICCATE Orrore e morte in India di Valter Brogino Siamo tornati terra di emigrati Musumeci a pag 4 GUERRA CIVILE AD UN PASSO Elicottero abbattuto in Ucraina: 14 vittime Ceccarelli a pag 5 na nuova ondata di orrore scuote l’India. Un altro agghiacciante crimine a sfondo sessuale, che riapre ferite mai cicatrizzate. Sì, perché nel sub-continente la violenza contro le donne sta raggiungendo livelli tali da gelare il sangue. Ultime vittime, altre due anime innocenti: due ragazzine di 14 e 15 anni Dalit, cioè senza casta, sono state stuprate da un branco di sette uomini e poi sono state trovate impiccate a un albero di mango. È accaduto nel villaggio di Katra, nello Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh. Caso non nuovo. L'India è purtroppo ormai da anni teatro sempre più frequente di orribili violenze contro le donne. L'emergenza è scoppiata quando nel dicembre 2012, una studentessa di 23 anni fu violentata da sei uomini a New Delhi mentre tornava a casa in autobus. U La giovane morì dopo dieci 10 giorni di agonia. Nel febbraio scorso è stata aggredita una bimba di 9 anni che giocava nel cortile di casa e a gennaio una dodicenne era stata stuprata e bruciata viva e una turista danese violentata e picchiata. Tornando a quest’ultimo episodio, L’autopsia ha chiarito l’orrenda agonia a cui le adolescenti sono state sottoposte. Al momento dell'impiccagione erano infatti vive, tanto che non è stato possibile in questa fase alle autorità escludere l’ipotesi di un doppio suicidio. Fatto sta che il principale sospettato è stato arrestato dopo la denuncia dei parenti delle due ragazzine e la polizia ha mobilitato 50 agenti per trovare gli altri sei: ma fra essi, particolare per niente incoraggiante, ci sono due poliziotti. Anche per questo gli abitanti del villaggio, inferociti, hanno accusato la polizia di essersi mossa con troppo ritardo, dopo la presentazione della denuncia, che è arrivata mercoledì sera, e hanno anche bloccato una strada per protesta. Un quadro assolutamente poco incoraggiante sulla tenuta sociale di un Paese al quale, in maniera davvero inopinata, si sta facendo decidere della sorte di due marò italiani. 2 Venerdì 30 maggio 2014 Attualità IERI L’ATTESA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DAVANTI ALL’ASSEMBL E A ANNUAL E DI CONF INDUS T RIA Squinzi: chi visse sperando... “Il Governo Renzi ha avuto un risultato straordinario, confidiamo nelle riforme e nel semestre di presidenza Ue” di Robert Vignola e speranze, certo. Anche perché di risultati ce ne sono pochi. L’assemblea annuale di Confindustria che si è tenuta ieri è quotata attorno alla relazione del presidente Giorgio Squinzi. Lunga e articolata, com’è normale che sia. Zeppa di numeri ed anche di indicazioni alla politica, anche qui come da prassi. E come sempre, sulla natura di tali indicazioni ci si divide: quasi tutti i commentatori, ebbri di riflesso dell’aria da sbornia elettorale che spira nel vento post-europee, vi leggono l’adesione senza se e senza me degli industriali al renzianesimo, nuova religione laica. Altri (pochissimi) si permettono di stonare rispetto al coro e di mettere in evidenza che speranza è diverso da fiducia: chiave semantica nella quale potrebbe affondare le radici anche il famoso 41%... L Gioverà forse, allora, rifarsi alle parole di Squinzi. “Il governo può agire con determinazione, con il vento della legittimazione popolare alle spalle”. E poi mister Mapei parla di risultato elettorale “straordinario”, di azione “vivace” dell’esecutivo, cose che “ci fanno sperare che la stagione delle riforme istituzionali adesso parta per davvero”. Alcuni si ristampano nella mente la prima pagina del giornale confindustriale pubblicata nei burrascosi giorni del novembre 2011: quel “Fate presto” a caratteri cubitali, così poco da Il Sole24 Ore, che anticipò di qualche ora la caduta del governo Berlusconi, oggi (a distanza giusto di due anni e mezzo) ammantata dal poco gradevole tono di grigio proprio a un golpe di velluto. Cosa sia successo all’economia in questi due anni e mezzo, da quell’urlo implorante (“fate presto!”) non è dato sapere. Giusto lo spread è tornato a quote più normali, ma l’unica impennata di vendite l’hanno avuta solo i pezzi di corda con cui gli imprenditori italiani si sono impiccati. Tant’è che in mezzo a tanta speranza Squinzi deve pur parlare di numeri: ed anche in prospettiva di speranza, rebus sic stantibus, ce n’è poca: “anche quest'anno la crescita che vor- remmo vedere non ci sarà e, assieme alla crescita, non ci sarà il lavoro”. La realtà è d’altronde l’inquietante 0,1% stimato da Istat per il Pil del primo trimestre. Da un trimestre a un semestre: quello di presidenza dell’Ue che, dice Squinzi, può essere l'occasione per ridurre il peso delle politiche di austerity. Come se il tabaccaio sotto la redazione non sembra aspettare altro… “L'Italia è il Paese più adeguato e convinto per sostenerlo e ha oggi un mandato forte”. La ricetta anti-austerity cotta sui fornelli dei giornaloni nostrani è d’altronde ormai nota. “Bene farà la Bce a intervenire per spezzare sul nascere l'eventualità di un effetto combinato di recessione e deflazione che metterebbe nuovamente l'Unione e l'euro a repentaglio”, sostiene ancora Squinzi. L’ANALISI DEL VOTO ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DIVENTA UN ALTRO SPOT Dal premier una raffica di annunci P iù Europa, più riforme. D’altronde, non potevano esserci sorprese nell’analisi del voto del capo di un governo che è stato baciato lingua in bocca dalle urne. Solo, occorre un po’ aggiornare il calendario, giacché i ritardi si sono puntualmente accumulati. Peccato veniale che Matteo Renzi d’altronde, ieri alla direzione del Pd in streaming, non ha sentito il bisogno – chissà perché? – di mettere troppo in evidenza. “Il tempo delle riforme è questo. Non ci sarà alcun rinvio”. Sono state le sue prime parole. Con il lavoro che, tanto per tenersi a debita distanza dalla pericolosa tentazione di cedere il passo alla retorica (sia mai!), sarà “la madre di tutte le battaglie”. E poi, “entro l'estate la riforma della Carta e subito dopo il varo della nuova legge elettorale”. Capitolo lavoro, appunti. “Faremo - ha spiegato Renzi - un passo avanti sul ddl delega. Su questo tema saremo giudicati più che dai mercati internazionali, da potenziali investitori. Mai come ora c'è uno sguardo di attenzione verso l'Italia”. È sull’analisi del voto che l’ex sindaco di Firenze dimostra almeno un po’ di sobrietà. “Abbiamo detto in campagna elettorale che non sarebbe stato un referendum sul governo. Adesso che abbiamo vinto possiamo dire che non si è trattato di un referendum sul governo: abbiamo il dovere di presentarci a quella storica battaglia europea togliendo ogni alibi a chi dice che il problema dell'Europa è l'Italia e il problema dell'Italia sono le istituzioni europee”, ha detto successivamente, riservando una cerchiobottista stoccata all’Europa e l’altra ai “populisti”. “Per questo auspico che entro l'estate si chiuda il capitolo legge elettorale, subito dopo la riforma della Costituzione ma non per andare al voto”. Ma non basterà: ci vorrà pure una qualche azione governativa. “Sulla scheda uscita dall'urna c'è scritto: fate le riforme”. Squinzi nel dirlo alza un po’ il tono della voce, la platea scatta e applaude: in rapida successione vengono citati legge elettorale e la revisione della Costituzione e del Titolo V, azioni a sostegno del lavoro, a cominciare da una maggiore flessibilità dei contratti a tempo indeterminato e finendo con formazione e ricollocazioni. Il mantra è insomma ripetuto, come la formazione dell’Italia ai mondiali del 1982. Solo che a decantarlo è Giorgio Squinzi, patron del Sassuolo che si è salvato alla penultima giornata in serie A. Quando la linea di galleggiamento è vista come un miracolo, allora anche il Governo attuale può andare bene. Ma Renzi non è Bearzot e la sua formazione non pare in grado di vincere una sfida mondiale. Men che meno, quella europea… IL RETROSCENA Mogherini-Boschi: intrecci e treccine F oto di gruppo su palchi festanti, ricchi premier e cotillons. Ma dietro la crosta aurea che il Governo si è ritagliato col voto domenicale, facendo godere di luce riflessa anche il Pd, si muovono torbidi sentimenti. Nella fattispecie, c’è qualcuno che prenderebbe volentieri a capelli Maria Elena Boschi. Anzi a treccine. Ed è il ministro degli Esteri Laura Mogherini, che avrebbe voluto tanto salire sul volo per il Congo e incassare così la visibilità di un’operazione cui, d’altronde, hanno lavorato per mesi i funzionari del suo ministero, la Farnesina. Macché: il premier Renzi ha scelto il Ministro per le Riforme e, come sempre quando di mezzo c’è Fondi ai gruppi in regione, nuovi indagati in Sardegna di Giuseppe Giuffrida i allarga ancora, l’inchiesta della Procura di Cagliari sui fondi destinati ai Gruppi del Consiglio regionale della Sardegna. Le scorse ore, infatti, Guardia di Finanza e Carabinieri hanno notificato almeno una decina di avvisi a comparire per i nuovi indagati. Il registro di coloro che dovranno rispondere al pm Marco Cocco di peculato, dunque, sarebbe salito oltre gli attuali 66 consiglieri. Tra i nomi, c’è anche l’ex tesoriere del gruppo di Forza Italia dal 2004 al 2009, Mariano Contu, assessore al lavoro e all’agricoltura nella giunta guidata da Ugo Cappellacci. “Sono tranquillo e sereno –ha dichiarato al- S l’Adnkronos Contu-, sapendo di non aver mai toccato un solo centesimo di denaro pubblico.” A dare notizia dell’avviso di garanzia è stato anche un altro ex assessore di Cappellacci, Antonello Liori (Fratelli d’Italia), che sulla propria pagina Facebook ha scritto di aver “ricevuto l’invito del Pm Cocco a presentarmi come persona sottoposta ad indagini in relazione all’inchiesta dei fondi dei gruppi regionali”. Secondo le indiscrezioni, tra gli indagati ci sarebbe anche l’ex presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, finita recentemente nelle cronache per aver richiesto ed ottenuto dal Consiglio la pensione di 5.129 euro a soli 41 anni. la Boschi, i gossipari della politica si sprecano in… dietrologie sull’accaduto. Che comunque, va detto, cela un aspetto quanto meno irrituale sulla preferenza optata nell’occasione. Tant’è: gli spifferi che arrivano dalla Farnesina parlano comunque di una Mogherini che si sarebbe “chetata”, tanto per rubare lessico al toscano, dietro la promessa di un aggiustamento dei posti di comando interni al Ministero attraverso uomini a sua diretta immagine e somiglianza, con relativi riposizionamenti anche nelle ambasciate di mezzo mondo. Come dire: a mettere a posto le cose si fa sempre in tempo… R. V. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 30 maggio 2014 Attualità CARIGE: DOPO L’INTERROGATORIO E IL NUOVO BLITZ DELLA FINANZA, PER IL BANCHIERE SI APRONO LE PORTE DEL CARCERE “Depistava le indagini”, Berneschi finisce dentro Avrebbe cercato di movimentare somme di denaro anche durante la detenzione domiciliare - Il Procuratore Capo di Genova: “Nessuna talpa con la toga” di Marcello Calvo DOPO LE CASE SEQUESTRATE A SCAJOLA nchiesta Carige, terremoto giudiziario: Giovanni Berneschi finisce in carcere. Dopo l’interrogatorio di garanzia e l’ennesimo blitz della Finanza nel suo appartamento alle porte della stazione di Genova Brignole, il “potente” è finito dietro le sbarre. Per gli inquirenti avrebbe violato il divieto di contatti esterni al di fuori dell’ambito familiare, cercando di movimentare somme di denaro anche durante la detenzione domiciliare. Un vero e proprio autogoal quello del “Magro”, che a 76 anni sarà ora costretto a difendersi dalle pesantissime accuse mosse nei suoi confronti dall’interno della Casa Circondariale di Marassi. Avrebbe dovuto chiarire tutto davanti al gip, il “potente della Lanterna”, ma secondo alcune indiscrezioni trapelate dal Palazzo di Giustizia genovese, l’interrogatorio di garanzia è servito solo a peggiorare le cose. Testimonianza del fatto, le dichiarazioni dei pm, che nel corso dell’audizione hanno confidato che il ras dell’istituto di credito stava “raccontando la sua verità”. Forse alludendo al fatto che le risposte ottenute non hanno soddisfatto minimamente gli inquirenti. Aveva detto di volere rispondere a tutte le contestazioni, ma a quanto pare il “Magro” si sarebbe riservato di contestare alcune accuse mosse nei suoi confronti in “altra sede”. Sarebbe stato meglio avvalersi della fa- Mancata scorta a Biagi: l’inchiesta entra nel vivo I rosegue la nuova inchiesta della Procura di Bologna sulla mancata scorta a Marco Biagi, l’economista ucciso 12 anni fa nella città emiliana. Ieri è stato preso a verbale Luciano Zocchi, ex segretario dell’allora ministro Claudio Scajola. "Io ho sempre dato per scontato che il ministro ha ascoltato le mie richieste e secondo me ha fatto quello che doveva fare. Io penso sempre bene delle persone fino a prova contraria", ha detto poi Zocchi ai cronisti. L'ex segretario di Scajola è stato sentito per circa un'ora e mezza dai magistrati. "Ho risposto alle domande del sostituto procuratore Gustapane, in particolare in riferimento ai due appunti che scrissi al ministro Scajola la mattina del 15 marzo 2002 – ha detto ancora Zocchi ai giornalisti che lo aspettavano - e alla successiva telefonata che il ministro mi fece attorno alle 21 della stessa giornata. Credo di aver contribuito a chiarire, per quanto mi compete, al raggiungimento della ricostruzione di P coltà di non rispondere, depositando, tramite i suoi legali, una memoria difensiva volta a chiarire alcuni aspetti fondamentali. E invece Berneschi è finito alle corde e non sarebbe riuscito ad uscire dall’angolo, messo alle strette da pugili (pubblici ministeri) agguerriti. Dopo Tanzi, Rizzoli e Frigerio, nonostante la sua non più giovanissima età, anche Berneschi finisce in prigione. Sono arrivate anche alcune precisazioni (alquanto stizzite) da parte del Procuratore Capo di Genova Michele Di Lecce, circa la presenza in Tribunale di presunte talpe con la toga: “In 7 mesi di indagine su Carige non c’è stata alcuna interferenza da parte di alcun magistrato. Se ci sono stati comportamenti censurabili sono relativi a altre sedi e procedimenti”. Ma c’è chi non sembra essere d’accordo… quanto avvenne in quei giorni. E mi auguro che celermente si pervenga ad una verità, per lo meno quella giudiziaria su questo argomento che ancora lascia tanta tristezza a tutti. Lo dobbiamo al professor Biagi e alla sua famiglia e anche allo Stato democratico che ha avuto un vulnus in questo episodio tragico di 12 anni fa. Biagi era il terzo collaboratore del ministro del Lavoro, sudava e lavorava. E non dimentichiamo che qui ci sono in mezzo le Br, tutto il resto va ai cultori". L'inchiesta contro ignoti, aperta sull'ipotesi di reato di omicidio per omissione, prende spunto proprio da alcuni appunti dello stesso Zocchi e vistati dall'ex ministro, trovati tra le carte sequestrate a Scajola dopo il recente arresto dell’ex ministro. Sempre ieri, i magistrati hanno sentito anche Giuseppe Procaccini, all’epoca vice capo di gabinetto del Viminale, cui Zocchi si sarebbe rivolto per parlargli della questione della scorta da assegnare a Marco Biagi. TUTTI CONTRO TUTTI NEI GRILLINI. L’EX CAPOGRUPPO ALLA CAMERA LOMBARDI NON ESCLUDE ALTRE EPURAZIONI Terremoto a 5 stelle, nasce un nuovo partito? Il sindaco di Parma, Pizzarotti, pronto alla scissione. L’indiscrezione: “E’ questione di giorni” di Federico Colosimo el movimento pentastellato la tensione sale alle (5) stelle. E adesso è in arrivo la resa dei conti. Dopo il mezzo flop alle Europee è tutti contro tutti. E già si torna a parlare di nuove epurazioni. L’intoccabile Roberta Lombardi, travolta dalle polemiche online per la storia della segretariababy sitter pagata dai contribuenti con la diaria da deputato, torna a dare sfogo a un malumore ormai evidente e avverte i dissidenti: “O Currò, Rizzetto e gli altri ribelli si adeguano alle posizioni della maggioranza oppure, se non sono d’accordo, per dignità dovrebbero andarsene, perché non N possiamo più permetterci di avere nemici in casa. Se il massacro interno continuerà, non va esclusa l’ipotesi di nuove espulsioni”. Altro che inversione di rotta, in casa M5s il leitmotiv è sempre lo stesso: chi solo si azzarda a criticare le scelte del leader viene cacciato. L’ex capogruppo a Montecitorio se la prende con tutti e si scaglia anche contro il primo cittadino della Stalingrado gialla, Federico Pizzarotti, orma in guerra aperta con il duo GrilloCasaleggio: “Ma non ha niente da fare? Dovrebbe pensare più a essere un bravo sindaco. Sui temi nazionali, non conoscendo nel dettaglio le questioni, forse sarebbe preferibile che evitasse di intervenire”. Non solo defenestrazioni e diktat, ormai la situazione in casa 5 stelle è irrecuperabile. E adesso lo scontro è interno, tra militanti ed eletti grillini. Mentre Casaleggio junior studia da leader – di padre in figlio, alla faccia della meritocrazia e della tanto odiata Casta – il fronte dei dissidenti si allarga. Visibilmente provati da un conflitto senza fine, c’è chi vuole rompere gli indugi e costruire un partito diverso sfruttando la scossa elettorale. Sono tantissimi, i deputati-senatori che vedrebbero a capo di un’ala moderata del grillismo proprio Pizzarotti. C’è chi lo invita a rompere gli indugi e a uscire allo scoperto. E secondo le ultime indiscrezioni, ormai ci siamo: “E’ solo questione di giorni”, ha rivelato al Giornale d’Italia un esponente del movimento pentastellato. In tutto questo caos, monta la polemica per la possibile alleanza con l’Ukip di Farage, che non piace a nessuno: “Gli euroscettici inglesi ci fanno schifo”, il commento caustico della deputata Giulia Sarti. E il “cerchio magico” del partito, guidato da Alessandro Di Battista, torna ad attaccare i mezzi di informazione: “Sono asserviti come nell’Argentina del dittatore Videla”. E’ questo il cambio di strategia del Movimento 5 stelle. Insulti, attacchi e urla dovevano essere messe da parte, e invece si continua sulla stessa lunghezza d’onda. D’altronde cosa ci si poteva aspettare? Chi nasce tondo non può morire quadrato. Dalle stoccate al ridicolo. Il volto telegenico del movimento, senza vergogna, definisce “un trionfo” il risultato del gruppo pentastellato alle Europee. Tra commenti deliranti e liti interne, il M5s è alla frutta. E i consensi continuano a precipitare. L’EX PREMIER, PIÙ NOIOSO DI UN DISCO STONATO, CONTINUA AD ERGERSI A SALVATORE DELLA PATRIA Dopo la sberla, Monti ci riprova di Giuseppe Giuffrida A volte è difficile accettare il giudizio degli elettori. Ne sa qualcosa il professor Mario Monti, che pur aver assistito allo sfascio della sua creatura, Scelta Civica, alle elezioni europee, non si dà pace e tenta il possibile per salvare la faccia. Ci prova con un’intervista in collegamento da Berlino (e già la dice lunga…) al programma Rai “Agorà”. L’ex premier, della cui esperienza a Palazzo Chigi gli italiani ricordano solo tasse, lancia messaggi lusinghieri a Matteo Renzi, che definisce un prosecutore della dimenticata “agenda Monti”:“La linea che Renzi sta con capacità politica affermando è –ha dichiarato il senatore a vita-, mi permetto di dire, la linea del mio governo: mantenere disciplinati i conti e fare riforme strutturali per la crescita, avendo voce in Europa”. Siamo rovinati, dunque. Nel corso dell’intervista, Monti è anche ritornato su quanto accadde nel 2011, con l’ormai appurata spallata a Berlusconi coordinata da Berlino e il conseguente ingresso al governo dell’economista: “Normalmente una persona che si occupa di politica lo fa per entrare in una posizione di potere. A me non è capitato così – ha aggiunto Monti - Napolitano mi ha chiamato per un’operazione di salvataggio che è stata fatta.” Sarà. Fatto sta che lo stesso intervistato, ripercorrendo il passato, racconta di quando, nel finire del 2012, tentò di imbandire un matrimonio con l’allora segretario del Partito De- mocratico Pierluigi Bersani per intestarsi la vittoria alle nazionali di febbraio 2013. Evidentemente, dopo solo un anno di governo, anch’esso dev’essersi inebriato del profumo del potere. Tant’è: “Ho chiesto a Bersani se era disposto a fare un Pd non preda di Fassina e della Cgil e mi disse di no”, ha confessato Monti. Da qui, la sventurata idea di fondare Scelta Civica. Di raccontare il susseguirsi di divisioni interne, e il recente flop elettorale, il professore non ci pensa. Piuttosto, tenta di cacciare un ragno dal buco e lo fa nel peggiore dei modi: “Il partito che ho fondato ha avuto il merito di fermare Berlusconi: senza di noi oggi lui sarebbe Presidente della Repubblica”. Convinto lui, convinti tutti. Del resto, data l’irrilevanza politica venuta fuori dalle urne, sarebbe anche inutile controbattere. Basterebbe solo ricordare che Berlusconi, pur consapevole della trappola organizzatagli, per un semplice quanto raro senso delle istituzioni, fece un passo indietro lasciando strada libera al professore. Quanto, poi, Mario Monti realizzò con il suo governo, è noto a tutti gli italiani che, purtroppo, ne pagano ancora le conseguenze. 4 Venerdì 30 maggio 2014 Attualità NON SOLO ESPATRI PER STUDIO. ADESSO VANNO VIA ANCHE GLI OPERAI. LA CINA DESTINAZIONE PIÙ AMBITA Italia sedotta e abbandonata Per la prima volta da decenni, le ‘uscite’ dal nostro Paese superano gli ingressi. Clandestini inclusi di Giorgio Musumeci U na volta l’Italia era una delle mete più ambite per chi ambiva ad un futuro sicuro e felice. Oggi, dati alla mano, il nostro Paese non piace più a nessuno. Né agli stranieri, né tantomeno agli italiani stessi, che preferiscono fuggire via. Secondo quanto rileva la Caritas Migrantes, infatti, pur considerando il flusso enorme di extracomunitari che ogni giorno sbarca sulle coste della Sicilia, coloro i quali varcano i nostri confini con l’idea piantare le radici, sono ampiamente meno rispetto a coloro che, passaporto alla mano, volano via. Un dato sconcertante, che la dice lunga sulla condizione in cui versa il Paese. Nel 2011, 90 mila italiani hanno cercato rifugio all’estero, l’anno dopo erano solo 60 mila, poi 75 mila. Ma il peggio verrà registrato quest’anno, quando verrà superata la soglia dei 100 mila. Nessun margine di errore. Come ha dichiarato Sergio Durando della Caritas Migrantes, infatti, “questi numeri sono calcolati per difetto”, perché si basano su statistiche ufficiali, ad esempio dell’Aire, l’anagrafe dei residenti all’estero, “e non considerano chi si trasferisce senza cambiare residenza o senza comunicarlo alle autorità italiane”. Il dato riguardante gli stranieri che arrivano in Italia, invece, è crollato dai 300mila degli anni scorsi ai 30mila che si prevedono quest’anno. “La capacità attrattiva dell’ Italia è certamente diminuita, anche perché la crisi qui ha penalizzato gli immigrati più degli italiani”, ha spiegato Ferruccio Pastore, direttore del Forum internazionale ed europeo di ricerche sull’immigrazione. “La domanda di lavoro immigrato esiste ancora, ma oggi è in parte assorbita da stranieri che sono già in Italia e hanno perso il lavoro. Per chi arriva da fuori, quindi, le opportunità si sono ridotte”. Un fenomeno, questo, già accaduto in quei Paesi travolti da una devastante crisi economica, quali Spagna e Grecia. Per queste ultime, il saldo migratorio si era invertito un paio d’anni fa, anche perché molti stranieri sono tornati ai Paesi d’origine. Dal canto suo, l’Italia ha resistito qualche anno, ma oggi si trova nelle stesse condizioni. Esaminando l’identikit di coloro che espatriano, questi sono oltre 4 milioni, LA PROPOSTA DI LEGGE PASSA ORA AL SENATO Divorzio breve, sì della Camera una svolta epocale, che ha messo d’accordo tutti i partiti, eccezion fatta per l’Udc, unica nota stonata a Montecitorio. Dalla Camera è arrivato il primo via libera al divorzio breve. Basteranno 12 mesi di separazione giudiziale, o addirittura 180 giorni di consensuale, indipendentemente dalla presenza o no di figli, per fare calare definitivamente il sipario sul matrimonio. E’ la prima riforma tripartisan della legislatura. I voti a favore sono stati 381, 30 i contrari, 14 gli astenuti. E il testo passerà ora al Senato per l’approvazione definitiva, ma il suo transito sarà piuttosto agevole, perché esiste una quasi unanimità di vedute fra i vari schieramenti. L’applauso scrosciante in Aula subito dopo la votazione, ha evidenziato – su questo capitolo – l’unione di intenti delle varie forze politiche. “Con questa proposta di legge – il primo commento di Luca D’Alessandro, segretario della È in media quarantenni, senza sostanziali differenze tra uomini e donne. Quasi la metà ha una laurea o un diploma. L’altra metà no, ed è il segno che l’emigrazione si è estesa - come accadeva decenni fa - alla manodopera. A dimostrarlo sono i 3500 italiani che nel 2013 sono emigrati in Cina: non solo imprenditori e laureati, ma anche cuochi attratti dal boom della ristorazione italiana in Oriente che cresce a due cifre. Proprio l’Asia, secondo le statistiche, è il continente più gettonato dagli emigranti, con una percentuale che cresce di quasi il 20 per cento. Tuttavia, la metà di coloro che lasciano il nostro Paese si ferma in Europa, immaginando dunque di poter tornare. Anche in questo caso, però, gli Stati preferiti sono cambiati nel corso degli anni. Un tempo era la Spagna, invasa negli anni scorsi da 90 mila italiani. Oggi, ironia della sorte, si guarda a Est. La storia alla rovescia. Stavolta siamo noi a emigrare in Romania, Ungheria, Polonia, Russia. Nei primi mesi del 2014 oltre 6 mila italiani sono andati ad abitare a Mosca. Dal 2011, gli italiani che vivono a Budapest sono decuplicati, da 400 a 4 mila. LA CASSAZIONE: PENE DA RIDETERMINARE Spaccio lieve di droga: liberi migliaia di detenuti a Cassazione ha dato il via libera alla rideterminazione della pena al ribasso per i condannati in via definitiva per spaccio lieve di droga, per effetto di due verdetti, quello del 2012 e quello più recente del 2014, della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi. I supremi giudici - presieduti dal primo presidente Giorgio Santacroce – hanno accolto un ricorso della procura di Napoli contro la decisione del tribunale, che aveva negato ad un condannato recidivo per piccolo spaccio di ottenere il ricalcolo della pena a seguito della sentenza della Consulta che aveva dichiarato incostituzionale la norma della Fini-Giovanardi che vietava la concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi. L I condannati definitivi con recidiva per piccolo spaccio, potranno ora ottenere il ricalcolo della pena per l'incostituzionalità della norma che vietava loro la concessione delle circostanze attenuanti. Inoltre, il giudice dell'esecuzione incaricato del ricalcolo dovrà tenere presente della 'abolizione' della Fini-Giovanardi nella parte che non distingueva tra droghe leggere e pesanti, con effetti di aggravio di pena anche per le ipotesi lievi. Per effetto della decisione delle sezioni unite penali della Cassazione "potranno uscire dal carcere migliaia di detenuti condannati per piccolo spaccio, qualora venisse accolta la loro richiesta di revisione del trattamento sanzionatorio", affermano fonti della Suprema corte. Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. Commissione Giustizia della Camera per Forza Italia – abbiamo reso al passo con i tempi la legislazione senza cadere nella tentazione della voglia di emulazione degli altri Paesi. E’ una scelta di laicità senza estremismi a favore del matrimonio. Perché non alimenta la paura dell’odissea giudiziaria cui bisogna sottoporsi se le cose finiscono male”. La parte migliore è quando si torna a casa Queste, in sintesi, le novità approvate a Montecitorio: 1) Stop alla separazione di tre anni prima di chiedere il divorzio. Il termine scende a 12 mesi per la separazione giudiziale, a sei per la consensuale e decorre dalla notifica del ricorso. 2) La comunione dei beni si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. 3) Il “divorzio breve” sarà operativo anche per i procedimenti in corso. Federico Colosimo Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. 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RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 5 Venerdì 30 maggio 2014 Esteri ESCALATION DELLA VIOLENZA DA PARTE DEI SEPARATISTI FILORUSSI, TRA LE VITTIME ANCHE UN GENERALE Abbattuto un elicottero ucraino: 14 morti Si avvia invece a soluzione la vicenda dei quattro osservatori Ocse rapiti martedì scorso di Francesca Ceccarelli ribelli separatisti filorussi dell’Ucraina orientale hanno abbattuto ieri un elicottero a Slavyansk, causando la morte di 14 militari ucraini, tra cui un generale dell’esercito: a riferirlo il presidente Oleksandr Turchynov, nel corso di una seduta in Parlamento: “Ho appena ricevuto la notizia che vicino Slavyansk i terroristi, usando un sistema portatile di difesa anti-aerea di fabbricazione russa, hanno abbattuto un nostro elicottero”, ha spiegato Turchynov. “Sono morti 14 dei nostri militari, tra cui il generale Volodymyr Kulchytskiy” ha aggiunto. L'elicottero è stato colpito subito dopo che aveva trasportato un gruppo di soldati in una base militare. I Intanto fonti locali hanno riferito che davanti all'obitorio del principale ospedale della città sono allineate una trentina di bare di cittadini russi morti nella battaglia dell'aeroporto di Donetsk. Le bare verranno rimpatriate a bordo alcuni camion. Li riporteremo a casa, in Russia": ha detto il leader dei ribelli di Donetsk: "Erano volontari arrivati per aiutarci" Per quanto riguarda invece la vicenda degli osservatori Ocse, l'autoproclamato sindaco di Slavyansk, Vyacheslav Ponomaryov, lo ha ammesso: i quattro osservatori Osce spariti da martedi' sono in mano ai miliziani: "Il gruppo di quattro persone sparito a sud di Donetsk, sappiamo dove si trova e stanno tutti bene. Li avevamo avvertiti che non sarebbero dovuti andare da nessun parte per un po' di tempo, pero' quattro di loro non ci hanno ascoltato e sono stati arrestati." “I quattro- (di nazionalita' estone, turca, svizzera e danese) potrebbero essere liberati nelle prossime ore - ha aggiunto il leader dei ribelli nella roccaforte filorussa. "Nessuno li ha arrestati, li abbiamo fermati. Quando chiariremo chi sono, dove andavano e a far cosa, li lasceremo andare", ha continuato Ponomaryov, lasciando intendere che vuole esclude che i quattro siano spie che lavorano per le autorita' ucraine. La missione speciale in Ucraina di osservatori dell'Osce, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, e' attiva dal mese di marzo e puo' contare su circa 280 persone, tra cui 200 osservatori civili di 41 Paesi diversi. Solo mercoledi' l'Osce aveva comunicato che un altro gruppo di cui si erano perse le tracce ( e tra quelli che mancavano all'appello 'era anche una donna italiana) era invece tornato a Donetsk. "Non abbiamo contatti con i nostri quattro osservatori da lunedi', ma speriamo di ripristinarli presto": ha dichiarato Michael Bociurkiw, portavoce della Missione speciale di monitoraggio Osce in Ucraina, aggiungendo di non voler commentare per ora le dichiarazioni dell'autoproclamato sindaco di Slavyansk, Vyacheslav Ponomaryov, il quale ha riconosciuto che i quattro osservatori, di cui si erano perse le tracce a Donetsk, sono in mano ai miliziani separatisti. "Si tratta di speculazioni che non commentiamo", ha concluso Bociurkiw. LO AFFERMA JEROME VIGNON I cattolici francesi a sostegno di Le Pen n cattolico su cinque in Francia ha scelto alle elezioni europee la leader del Front National, Marine Le Pen, nonostante le raccomandazioni diverse, a favore dell’Europa, lanciate dall’Episcopato: ad affermarlo è Jérôme Vignon, presidente delle Settimane sociali francesi, intervistato dal Sir, servizio di informazioni religiose (www.agensir.it) sugli esiti del voto transalpino. “Credo che abbiano inciso l’argomentazione identitaria, la difesa dell’identità cristiana dell’Europa, la paura di un’Europa che si apre troppo alla immigrazione, con un Islam imponente che ha profondamente cambiato il volto delle città spiega Vignon all’agenzia diretta da Domenico Delle Foglie - è l’immagine di un cattolicesimo di identità che rifiuta una certa parola della Chiesa cattolica e che chiede invece di far posto allo straniero e di dargli ospitalità in maniera incondizionata”. U Con alcuni fedeli che faticano a digerire certe indicazioni provenienti dal Papa: “C’è sicuramente una minoranza di cattolici francesi che non comprende o non segue gli orientamenti contenuti nella Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’; credo che occorra oggi più di ieri mettersi in ascolto gli uni degli altri - è la conclusione del presidente delle Settimane sociali - penso che non si debba assolutamente fare finta che nulla stia succedendo nel mondo cattolico”. UN PLEBISCITO L’ELEZIONE DI SISI, PROTAGONISTA DELLA CACCIATA DEI ‘FRATELLI MUSULMANI’ L’Egitto ha il suo nuovo ‘faraone’ IL SEGRETARIO DI STATO REPLICA SUL DATAGATE “Snowden un patriota? Allora torni negli Stati Uniti” “ Se il signor Snowden vuole tornare negli Stati Uniti, gli faremo avere un aereo oggi, saremmo felici di vederlo tornare e dovrebbe farlo. E' quello che un vero patriota farebbe". Queste le parole di John Kerry dopo le dichiarazioni rilasciate in un'intervista alla Nbc dalla fonte del Datagate sui servizi segreti americani, terremoto abbattutosi sui programmi di spionaggio della National Security Agency. La risposta del segretario di Stato americano è che per Washington Snowden ha commesso comunque un reato gravissimo avendo messo a repentaglio la sicurezza del paese. "E' un uomo che ha tradito il suo paese, che se ne sta in Russia, un paese autoritario che gli ha dato rifugio - ha affermato Kerry - se vuole contestare quello che ritiene sbagliato dei programmi di sorveglianza americani, ritorni nel suo paese, affronti la giustizia e si difenda". A giugno dello scorso anno Snowden fu incriminato per spionaggio: se oggi dovesse tornare negli Stati Uniti sarebbe subito arrestato. Nell'ultima intervista Snowden ha dichiarato false le dichiarazioni fatte sul suo impiego nei servizi segreti come di un esperto di informatica: l’uomo rivendica di essere stato addestrato da vero agente. "Sono stato addestrato come una spia nel senso tradizionale del termine - ha detto - ho vissuto e lavorato sotto copertura all'estero". Sono state dette falsità per Snowden come “Quando dicono che ero un amministratore di sistemi di basso livello, che non so di che cosa sto parlando, io dico che è una mossa fuorviante". Tutte accuse che non scompongono Kerry che aggiunge: "per qualcuno che dovrebbe essere intelligente, questa è un'affermazione abbastanza stupida - ha detto il segretario di Stato - è un latitante ed è per questo non gli è permesso di andarsene in giro in aereo per il mondo". F.Cec. di Giuliano Castellino A bdel Fattah al Sisi è il nuovo Presidente dell’Egitto. Con una percentuali pari al 95,3%, degne dell’era Mubarak, o di quella più gloriosa di Nasser. L’ex generale e ministro della Difesa, protagonista della cacciata dei Fratelli musulmani nello scorso luglio, ha conquistato la guida del paese, come previsto dai più. Nonostante l’astensionismo, dovuto anche agli appelli al boicottaggio da parte delle opposizioni, in primis i sostenitori dei Fratelli musulmani, messi ancora una volta fuori legge dal nuovo potere e il cui leader Mohammed Morsi era stato destituito da capo dello Stato proprio da Sisi, allora generale a capo delle forze armate. Grazie al forte culto della personalità, Sisi ha fatto leva in ogni modo sul voto delle donne, sulla giustizia sociale, sull’appartenenza nazionale e sulla laicità della politica. Per questo Sisi viene paragonato a Nasser e come lui viene idolatrato dal suo popolo e criminalizzato dalle forze internazionali, che preferivamo un Egitto jihadista, destabilizzato, debole e controllabile. Ora però il nuovo Nasser dovrà far fronte ad un Egitto messo in ginocchio dalla “primavera araba”, da un forte debito e da una disoccupazione sopra il 13%. Nel corso della sua campagna elettorale l’ex generale ha martellato sui tema della stabilità e della sicurezza. Il pugno duro nei confronti del terrorismo e gli jihadisti del Sinai, la repressione contro i Fratelli musulmani lo hanno ac- creditato come il salvatore della patria. Lo spoglio dei voti ha confermato gli exit-poll dei giorni scorsi: Abdel Fattah al Sisi ha raccolto 23,8 milioni di consensi, un vero plebiscito. Ad Hamdine Sabbahi, l’unico rivale di Sisi, ha preso appena 757 mila voti (quindi circa il 3,1%). In Egitto anche i cristiani hanno sostenuto la cacciata dei Fratelli Musulmani che volevano scatenare una guerra civile contro di loro (ci ricordiamo ancora i massacri contro i copti) ed ora sperano molto nel governo nazional-popolare militare di Sisi, certi che non farà differenza tra egiziani musulmani ed egiziani cristiani. Ora la strada che ha di fronte il paese è tutta in salita: il turismo è il settore più colpito ma non l’unico. Il governo ha lanciato la campagna “We miss you”, ci mancate, per invitare i turisti a tornare. Il settore ha perso dal 2011 almeno 2,5 miliardi di dollari e il 40% di visitatori. Inoltre c’è da difendersi da due durissimi nemici: quello interno, l’integralismo ed il terrorismo islamico e le ingerenze occidentali, che poi sono strettamente collegate. Come è già capitato, un Egitto nasseriano, un Egitto socialista nazionale, rimane scomodo, perché troppo mediterraneo, troppo amico dell’Europa e troppo scomodo per le mire geopolitiche degli atlantici, che hanno tutt’altri piani per il medio oriente. 6 Venerdì 30 maggio 2014 Storia IL SECONDOGENITO DEL DUCE È UN "BEL RAGAZZO POSATO", CHE "NON SI LASCIA MONTARE LA TESTA" Vittorio Mussolini privato, i ricordi di Benito e Rachele/2 Quando nasce, nel 1916, il padre è al fronte: un'infanzia semplice e sobria, le scuole pubbliche e la passione per il cinema di Emma Moriconi Q uando Vittorio nasce, il 27 settembre 1916, il padre Benito è al fronte: "La nostra corrispondenza riprese racconta Rachele Guidi in "Benito ed io, una vita per l'Italia" - e presto le mie lettere gli annunciarono l'arrivo d'una mia nuova maternità. Il 27 settembre apprese della nascita del nostro secondogenito Vittorio. Benito aveva scelto questo nome di buon augurio per le nostre armi. Ero addolorata dal fatto che non poté vedere subito suo figlio. Sapevo che, esattamente in quel momento, egli era in una dolina pericolosa nel Carso dove restò per sei mesi". Vittorio viene battezzato nel 1923 insieme a Edda e a Bruno, da Don Colombo Bondanini, "il fratello di Augusta - racconta ancora Rachele - la moglie di Arnaldo, la quale assistette alla cerimonia con suo marito e Manlio Morgagni. Quel battesimo fu tra i più semplici e si svolse in casa. I ragazzi furono cresimati nel 1925 sempre in forma privata ai Camaldoli, vicino alla Verna, dal cardinale Vannutelli che diede loro la comunione". Un'infanzia semplice, quella che caratterizza le vite dei figli del Duce e di Rachele Guidi: tutto è improntato alla sobrietà, com'è nello stile di ogni famiglia di lavoratori onesti. "Edda, Vittorio e Bruno . dice Rachele - frequentavano le scuole pubbliche, secondo il preciso volere del padre, che non voleva 'tenerli lontani dalla gente comune'". Vittorio cresce, e in lui si sviluppa una grande passione per il cinema. "Sono contento di Vittorio, non si è lasciato montare la testa né da stelle né da stelline. Dice che sono quasi tutte brutte, e che il Bruno e Vittorio Mussolini ed il loro affezionato maestro di football Eraldo Monzeglio (in mezzo con il braccio fasciato) merito lo hanno i truccatori: sia uomini che donne sono di un'abilità incredibile. Rifanno completamente le facce, aggiungono un pezzo di naso, mettono una guancia o un pezzo di fronte. Formano la faccia a seconda della scena che l'artista deve girare. Gli americani sono rimasti molto meravigliati di questo giovanottone biondo, alto, semplice. Loro credono che tutti gli italiani siano bassi, piccoli come il re, con i capelli neri crespi e gli occhi grandi. Hanno un'idea molto vaga ed imprecisa degli italiani. Vittorio ha dimostrato coraggio, ha girato a piedi per le vie di New York con un solo policeman a distanza, serio e cortese con tutti, sia milionari che operai. Roosvelt è stato molto gentile con lui. Lo ha trattenuto 45 minuti domandandogli molte cose". Sono le confidenze che Benito Mussolini fa a Claretta Petacci nell'ottobre del 1937, quando Vittorio va in America per conoscere da vicino la cinematografia di oltreoceano. " All'andata ha dormito al 14° piano, al ritorno al 17° - continua il Duce - Però a tutto questo traffico, agli enormi grattacieli, è rimasto indifferente, come se ci fosse già stato. [...] Vittorio è serio, posato, non si è montato la testa né per i festeggiamenti né con le snellissime. Ed è stato naturalmente molto corteggiato, gli si sono tutte strofinate queste donne-immagine. Un bel ragazzo, Mussolini, perciò... Non ha avuto paura di nulla, eppure aveva avuto degli articoli ben poco simpatici". Il 25 luglio 143, quando Benito Mussolini viene arrestato dopo il voto del Gran Consiglio, Vittorio è a Roma, "ma non era in casa quella sera - ricorda Rachele - era a cenare da certi suoi amici. Gli telefonai, gli dissi di venir subito che avevo da dirgli delle cose, lui disse di si, io l'aspettai, ma non veniva. Lo chiamai ancora: 'Vieni', gli dissi, 'che la cosa che ho da raccontarti è grave'. Lui voleva saper la cosa, io non gliela dicevo e ci scherzava su. Arrivò dopo un quarto d'ora. Rideva. 'Ebbene', disse, 'va a fuoco casa?'. Ogni tanto i miei figliuoli scherzavano così, per la paura che io avevo delle cose. 'Si', dissi, 'questa volta va a fuoco davvero,. Hanno arrestato tuo padre'. 'Ma no!' disse lui, e non voleva crederci. 'Guarda là', gli dissi, 'che stanno già portando via gli agenti. Mettiti in salvo, se no portano via anche te'". (…continua…) [email protected] FLAVIA ENTERTAINMENT PRESENTA un film di emma moriconi film ammesso a UN FILM PER LA PACE A FILM FOR PEACE festival 2014 Film di interesse culturale patrocinato da con il patrocinio gratuito della al cinema dal 12 giugno 7 Venerdì 30 maggio 2014 Da Roma e dal Lazio SALGONO I MALUMORI TRA I CONSIGLIERI CAPITOLINI E I DIRIGENTI DEL PARTITO DEMOCRATICO Marino e il cambio di passo che non c’è “Capisco i ritardi da colmare, ma forse il primo cittadino avrebbe dovuto pensarci prima”, punge il ministro Madia È questione di mesi ormai. In molti lo danno già per spacciato. Perfino all’interno del suo movimento, il Partito democratico: da Largo del Nazareno al Campidoglio la stessa sensazione. Quindi dovrebbe finire presto, secondo voci insistenti, l’esperienza di Ignazio Marino a Palazzo Senatorio. Non convince neanche più i suoi compagni di viaggio. A partire dalle sue scelte: da quelle politiche fino a quelle amministrative. Tant’è che già due assessori, Daniela Morgante come delegata al Bilancio e Flavia Barca alla Cultura, hanno abbandonato la truppa. E mentre ieri il sindaco di Roma ha incassato la fiducia dell’europarlamentare Enrico Gasbarra che entrando al Nazareno, pochi minuti prima della riunione tra gli eletti del piddì e il premier e segretario del partito Matteo Renzi, ha smentito le voci che lo vedrebbero ai ferri corti col primo cittadino e il collega Goffredo Maria Bettini, dal ministro alla Pubblica amministrazione Marianna Madia invece arriva l’ennesimo altolà: “Lo straordinario risultato del Pd a Roma rispecchia quel che è accaduto in tutta Italia: è un risultato di Matteo Renzi segretario e presidente del Consiglio. Di nessun altro”, ha puntualizzato la ministra dalle colonne di Repubblica, aggiungendo che “Renzi ha vinto perché è stato percepito come portatore di un cambiamento vero, cosa che deve ancora arrivare in Campidoglio”. Non solo: la SALARIO ACCESSORIO, ALTRE PROTESTE “Lavoratori ombrello del sindaco di Roma” S Madia ha detto qualcosa in più:“Capisco che ci siano ritardi da colmare, che forse Marino avrebbe dovuto pensarci prima perché, tanto per dirne una, con i problemi finanziari di Roma non si può stare a lungo senza assessore al Bilancio”. E ancora.“Però l’obiettivo deve essere rafforzare la squadra, non rispondere all’input di qualche capocorrente. Altrimenti saprebbe tanto di vecchi schemi e vecchia politica”, ha precisato la delegata del governo alla Pubblica amministrazione che, invece, sull’ipotesi sul suo nome per il dopoMarino ha detto: “Un sindaco c’è già”, lasciando però la porta aperta: “Ho la sensazione che sia solo un modo per creare subbuglio in una giunta che c’è e non ha proprio senso mettere in discussione adesso”. Adesso, appunto. Marino, dal canto suo, a chi gli faceva notare di essere troppo lento rispetto ai ritmi del presidente del Consiglio dei Ministri ha risposto così:“Il consiglio comunale si riunisce poco, la maggioranza cambi ritmo. Sono ferme in commissione – ha punto il primo cittadino - le delibere che possono cambiare Roma”. Chiaro il segnale agli esponenti del centrosinistra dell’Assemblea capitolina a ventiquattr’ore dal vertice con la sua maggioranza. Non proprio un bel clima a ridosso del bilancio e del piano di rientro. Giuseppe Sarra ale la tensione in vista dello sciopero generale del 6 giugno, con tanto di corteo, degli amministrativi di Roma Capitale. La trattativa tra Comune e sindacati sul salario accessorio, ad oggi, non è a buon fine. Un ulteriore incontro sul tema ieri al Campidoglio, ma la fumata bianca non c’è stata. Anzi, la situazione sembra addirittura peggiorata. I sindacati accusano l’amministrazione Marino “di non avere alcuna idea ne’ su come risolvere la questione relativa al salario accessorio, ne’ su quale potrà essere un piano futuro dei servizi organizzativi della città”. “L’impressione - ha spiegato all’agenzia Dire, Giancarlo Cosentino della Cisl – è che l’am- ministrazione voglia usare i dipendenti capitolini come ‘ombrello’ per coprire i disordini amministrativi e di bilancio evidenziati nel documento del Mef. Quando in realtà lo stesso documento, se uno va a leggerselo, parla di società municipalizzate, di sprechi relativi ai costi della politica e più in generale di tenere sotto controllo le spese della macG.S china amministrativa”. TANTISSIMA GENTE INTRAPPOLATA NELLE STAZIONI DEL LAZIO Ferrovie in tilt per lo sciopero Oggi sarà la volta delle sigle minori di Atac. A rischio le fasce dalle 8 e 30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio obilità in tilt. Tantissimi disagi alla circolazione ferroviaria ha creato lo sciopero generale delle sigle minori del gruppo Trenitalia. Una adesione così alta che nemmeno le stesse organizzazioni sindacali si aspettavano, tanto da far saltare gran parte del sistema del trasporto su rotaia. Esclusa l’alta velocità, le cosiddette “Freccia rossa”, la protesta del personale ferroviario ha interessato i treni intercity e quelli regionali. Da Nord a Sud, passando per il Centro. Tra le regione più colpite il Lazio, dove migliaia di pendolari (studenti, professionisti e lavoratori) sono rimasti vittima di rinvii, ritardi e soppressioni delle corse. Una situazione che è peggiorata con il passare delle ore, in particolare nella fascia che va dal M primo fino al tardo pomeriggio, quando poi alle 21 è tornato tutto alla normalità. E così centinaia di persone, speranzose di tornare al più presto a casa, sono rimaste ‘intrappolate’ nelle stazioni della regione. A pagare lo scotto più alto, i pendolari fermi per ore presso lo scalo di Roma Termini. Occhi puntati sul maxi tabellone con le orecchie incollate all’altoparlante in attesa di una buona notizia. Qualcuno borbotta, altri imprecano, altri ancora camminano nervosamente su e giù sulle banchine. Disperazione, rabbia e sconforto viaggiano sul web. Tantissimi i commenti e le foto che sono rimbalzate da un social network all’altro. “Alla faccia delle fasce garantite – scrive Matteo sul suo profilo Facebook – ben tre treni soppressi”. Pochi minuti e arriva il commento di una sua amica, Claudia studentessa come lui: “Siamo in Italia”. E ancora. “Di cosa ti meravigli – interviene Marco - i disagi di quando c’è o non c’è lo sciopero sono a uguali a tutti i giorni... ritardi e cancellazioni!”. Non va meglio su Twitter, dove Marco si sfoga così: “Insomma oggi sciopero dei treni, domani dei mezzi. Grazie #roma #atac #sciopero”. Un altro, invece, gli fa notare: “La felicità dei tassisti quando c’è lo #sciopero dei trasporti a #roma è roba per pochi eletti…”, “Fareste bene a fornire un servizio efficiente – osserva Gianluca – invece di fare scioperi settimanali”. Ine- quivocabile il commento di Claudia: “E io pago…”. Qualcuno se la prende anche con il governo Renzi: “Oggi c’è lo sciopero, bene – esordisce Anna, insegnante precaria -. Siamo però costretti a viaggiare quotidianamente in queste condizioni. Ma noi italiani siamo fatti così – punge infine – ci facciamo abbindolare con 80 euro”. Oggi, invece, dalle 8 e 30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio sarà a rischio la rete autobus, metro e ferroviaria gestita dall’Atac a causa dello sciopero Marco Compagnoni indetto dal sindacato Usb. IL BLITZ DEI CARABINIERI Palestrina, sequestrati tre quintali di hashish La droga avrebbe fruttato un milione di euro. In manette due italiani mportante operazione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma a Palestrina, città alle porte della capitale, contro lo spaccio di sostanze stupefacenti. I militari hanno assicurato alla giustizia due uomini, sorpresi in un casolare nelle campagne della cittadina, mentre erano intenti a scaricare da un furgone a noleggio, circa 3 quintali di hashish, I per nasconderla all’interno dell’abitazione. Il carico di droga era contenuto in 15 borsoni e composto da panetti recanti un simbolo a forma di croce. L’operazione è scaturita da alcune notizie d’ambiente, acquisite nel corso dell’ordinaria attività di ricerca informativa svolta dalla stazione di via In Selci, che indicavano uno dei due arrestati, un 48enne romano con precedenti specifici, C.L. queste le sue iniziali, quale gestore di una florida attività di traffico di stupefacenti. E così sono scattati i pedinamenti per alcuni giorni fino al blitz di ieri mattina al casolare di Palestrina, quando l’uomo era alla guida di un furgone adibito al trasporto della droga. Il secondo arrestato, un cuoco di 50 anni, M.M., proprietario del casolare dove avrebbe dovuto essere temporaneamente stoccata la droga – che avrebbe fruttato circa un milione di euro - in attesa dello smercio verso le piazza dello spaccio della capitale. I due sono ora reclusi nel carcere di Rebibbia, a Roma. Antonio Testa 8 Venerdì 30 maggio 2014 Dall’Italia TREVISO - IN TEMPI DI CRISI C’È CHI METTE ALL’ASTA IL PROPRIO CORPO Non riesce più a vivere, madre di famiglia vende un rene SALERNO Abusava della figlia, arrestato padre-orco Denunciato il fratello che ha picchiato la giovane per spingerla al silenzio Il disperato appello di una quarantacinquenne con un figlio dodicenne costretta a tirare avanti con 400 euro al mese H a un figlio di dodici anni da mantenere. Ma lei, costretta a vivere con poche centinaia di euro al mese, non ha abbastanza soldi. Per questo ha deciso di vendere un rene su Ebay. È l’ennesima storia in tempo di crisi quella che arriva da Nervesa della Battaglia, in provincia di Treviso, dove un donna di 45 anni, Domenica, è disposta a vendere una parte del suo corpo pur di racimolare qual cosina. “Sono allo stremo: vendo un rene” così ha raccontato la donna a “Il Gazzettino” spiegando che, dopo la separazione dal marito avvenuta a gennaio, è costretta a vivere con soli 400 euro al mese, frutto di qualche lavoretto e del contributo che l’ex coniuge le dà. Non ha un lavoro, non ha parenti vicini (la famiglia vive in Calabria), la casa è in affitto. Un grande aiuto le arriva dalla suocera, che per lei è quasi una mamma, ma anche dai vicini che, quando e come possono, le danno una mano. Così, però, non riesce più a continuare. Da qui la decisione di vendere un rene online, una scelta difficile ma per lei forse l’unica per riuscire ad andare avanti. Non è la prima volta che cittadini disperati annunciano la vendita di un rene pur incassare. Lo aveva fatto, in segno di protesta, a gennaio, Mauro Merlino, disoccupato di Fiorano Modenese. “Vendo un rene non per mangiare, ma per pagare le tasse” aveva detto in un video caricato su youtube. L’uomo, senza lavoro stabile, aveva gridato ai giornali locali tutta la sua rabbia verso una società incapace di tutelare i cittadini. “Ho 44 anni – aveva spiegato – e posso ancora dare molto. Ma per la società sono inutile, è mai possibile esserlo alla mia età? Vedo la mia famiglia e mi chiedo se gli sono davvero utile, per il resto sono uno che non sta facendo nulla. Senza lavoro dal lunedì al venerdì ogni giorno è uguale. Ma che cosa devo fare? Devo lasciarmi morire in casa, come in tanti hanno già fatto? Dall'inizio dell'anno sono già 14 i suicidi a causa della crisi. Il suicidio non mi ha mai sfiorato, ma la sensazione di sentirsi soli, inutili, quella sì. Non sto chiedendo un privilegio, ma qualcosa, il lavoro, su cui secondo la Costituzione si basa l’Italia. Desidero una vita degna d'essere vissuta. Voglio tornare a casa alla sera e puzzare di fatica, di lavoro, mentre ora vivo nella malinco-noia, e come me ogni disoccupato”. Poi ancora a Pescara, la disperata protesta davanti alla sede di Equitalia il 25 febbraio di un ex imprenditore, Silvio Buttiglione, 60 anni. “Vendo un rene o una cornea a chi salva la mia casa messa all'asta” in un cartello appeso . L’uomo con passato nella gestione di punti vendita di profumeria, dal 2007 è in mano alle banche e si sarebbe anche rivolto a degli usurai, da lui definiti “più onesti degli istituti di credito”.Solo alcuni esempi di cittadini disperati che chiedono solamente di vivere una vita Barbara Fruch serena. O rrore a Salerno, dove un uomo di 55 anni è stato arrestato dai carabinieri a Giffoni Valle Piana con l’accusa di aver abusato sessualmente della figlia per 13 anni. L’uomo, per il quale il gip del tribunale di Salerno ha emesso un provvedimento ai domiciliari per violenza sessuale aggravata e atti persecutori aggravati, è finito in carcere perché alla vista dei carabinieri del reparto operativo di Salerno, mercoledì sera, si è scagliato contro i militari dopo aver tentato la fuga e minacciato di morte la moglie, che avrebbe indotto la figlia a denunciare le violenze. Secondo gli inquirenti dal 1999 la ragazza, all’epoca minorenne, è stata costretta ad avere rapporti sessuali con il padre, abusi che sarebbero andati avanti per tre lustri. Nei guai è finito anche il figlio di 27 anni per il quale è stato emesso un divieto di avvicinamento alla persona offesa, nonché una denuncia per violenza e minacce aggravate. Il giovane avrebbe tentato di coprire il comportamento del padre minacciando la sorella. Ma la ragazza, oggi 24enne, dopo anni di soprusi, spinta dalla madre che era stata costretta a tacere con botte e minacce da parte del marito, ha messo a verbale gli abusi con i carabinieri. Dopo una perquisizione in casa dell’uomo gli è stato anche sequestrato del materiale pedopornografico. B.F. 9 Venerdì 30 maggio 2014 Dall’Italia BELLUNO - TRAGEDIA SFIORATA Pullman con ragazzi si ribalta: tre feriti gravi I quaranta giovani a bordo, di età compresa tra 12 e 16 anni, stavano andando a una gara di nuoto. Il mezzo, pare per un problema ai freni, si è ribaltato. Illeso l’autista di Barbara Fruch S tavano viaggiando in direzione di Lignano per partecipare ad una gara di nuoto, quando il pullman si è ribaltato. È successo a Carpen, una frazione di Feltre, nel Bellunese. A bordo della corriera circa 40 ragazzini di età compresa tra i 12 e i 16 anni, accompagnati da cinque adulti. Il bilancio dell’incidente è di 38 feriti, tre dei quali in maniera grave: si tratta di due bambini e di un accompagnatore. Illeso l’autista, che avrebbe riferito ai soccorritori di aver avvertito un problema durante una frenata, non riuscendo più a controllare il veicolo. Il pullman si sarebbe così adagiato su un fianco e parte del tetto avrebbe schiacciato alcuni sedili. La maggioranza dei feriti e contusi è stata portata a Feltre. Qui c'è uno dei tre feriti in prognosi riservata, operato per la rottura della milza, oltre ad altri 17 contusi. A Belluno ci sono otto feriti, di cui uno in pro- gnosi riservata per trauma cranico. Il terzo ferito grave è a Treviso ed è stato operato per un trauma al fegato. Qui anche uno dei contusi. Degli altri dieci feriti in modo non grave sette sono stati portati a Montebelluna e tre Castelfranco. Nessuno, secondo quanto appreso, sarebbe in pericolo di vita. Sul mezzo viaggiavano tre società di nuoto, partite da Cavalese (provincia di Trento), e dirette a Lignano Sabbiadoro. I bambini erano attesi al villaggio Ge.Tur del centro balneare, dove sono in programma, fino al 2 giugno, le finali nazionali dei campionati italiani di nuoto organizzati dal Csi, il centro sportivo italiano. In vasca nei prossimi giorni scenderanno 1.035 nuotatori, maschi e femmine, dagli 8 ai 16 anni. Dal Trentino era atteso l'arrivo dei gruppi di cinque scuole di nuoto. Incerta la dinamica dell’incidente ma secondo quanto appreso pare che il mezzo sarebbe uscito di strada autonomamente, adagiandosi su un fianco. Il pullman è stato posto sotto sequestro e verrà trasportato nella caserma dei vigili del fuoco per accertare le cause dell'incidente. La strada regionale feltrina lungo la quale il mezzo si è rovesciato è rimasta bloccata per consentire i rilievi. Complessivamente, per i soccorsi, sono intervenuti una ventina di vigili del fuoco, 15 infermieri e varie decine di uomini delle forze dell'ordine. La Regione del Veneto ha inoltre inviato tramite il Suem, diretto dal coordinatore Paolo Rosi, due elicotteri e 6 ambulanze. Un episodio che inevitabilmente riporta la memoria al drammatico incidente del 28 luglio 2013, quando un autobus con di rientro da un fine settimana di vacanza a Telese Terme, nel beneventano, precipitò dal viadotto Acqualonga dell’autostrada Napoli-Canosa, nei pressi di Monteforte Irpino, causando la morte di 40 passeggeri. BENEVENTO - IL “SERIALE” HA CAUSATO DODICI SINISTRI Massi sulla Telesina: il colpevole è un ferroviere L’uomo è stato fermato mentre posizionava al centro della carreggiata della statale SS 372 un masso di 40 chili. Dopo la confessione, si indaga su altri episodi simili acabro divertimento quello di un uomo di 50 anni che posizionava un masso da 40 chili al centro della carreggiata della SS 372 Telesina direzione di marcia Benevento. È stato fermato l’autore seriale di simili episodi verificati, che a partire dal settembre 2013, ha causato 12 incidenti sulla SS 372 con diversi feriti e 16 veicoli gravemente danneggiati, che non sono finiti in tragedia solo per il mancato transito nell'altra direzione di marcia di veicoli. Alla sua cattura hanno provveduto i Carabinieri di Cerreto Sannita, l’uomo è Michele Tanzi, originario della provincia di Frosinone ma domiciliato a Castelvenere (Bn). Gli investigatori sono risaliti all’uomo, attraverso l’acquisizione dei dati del controllo del territorio e dei veicoli visti transitare prima e dopo gli incidenti dalle telecamere collocate nei pressi di aree di servizi lungo l’autostrada ed incrociando i risultati ottenuti gli investigatori i militari hanno ristretto il cerchio su alcuni sospettati. Alla fine si è arrivati a sorvegliare anche l’insospettabile Michele Tanzi, coniugato con due figli M di 10 e 8 anni, dalla vita irreprensibile, in servizio presso la Stazione Roma Termini come manovratore di Trenitalia, che ritornava dalla famiglia a Castelvenere al termine di turni di lavoro di quattro giorni. L’uomo agiva sempre allo stesso modo: raggiungeva a notte fonda la SS 372, raccoglieva i massi per strada o attingendo da una cava nei pressi, per poi collocare i macigni al centro della carreggiata, o in altri casi li lanciava dal cavalcavia di Pugliano sulla sottostante statale. Subito dopo si nascondeva per “ammirare” i risultati del suo del folle gesto. In alcuni casi qualora fosse stato evitato l'impatto dagli automobilisti lui ritornava indietro per “migliorare la mira” riposizionando la pietra o più di una a breve distanza in modo da poter essere più sicuro che l’incidente avvenisse. Nella notte di ieri, come d’abitudine, il ferroviere si è spostato con la sua vettura e dopo aver percorso il tratto di strada della SS 372 all'altezza della chilometrica 30+900 tra gli svincoli di Gioia Sannitica e Faicchio si è accostato al margine della carreggiata aspettando che non transitasse alcun automobilista e con estrema rapidità e precisione ha collocato il masso, allontanandosi subito dopo. Ormai intercettato il folle, i Carabinieri di Cerreto Sannita hanno impedito l’ennesimo grave incidente. Gli uomini dell’Arma hanno immediatamente spostato il grosso masso, sottoposto a sequestro, hanno fermato il responsabile che, con estrema naturalezza, aveva nel frattempo fatto inversione collocandosi nell'altro senso di marcia a breve distanza dal punto in cui aveva lasciato il masso per osservare l’esito della sua malefatta. Una volta fermato è stato condotto in caserma e dopo i primi tentennamenti ha confessato alla presenza del suo difensore Antonio Di Santo, facendo riferimento anche ai precedenti episodi. L’accusa formalizzata nei suoi confronti è per il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti ed in attesa della formalizzazione di altri gravi reati, che potrebbero collegarsi alla sua folle condotta, è stato dichiarato in arresto e dell'avvenuto fermo è stato disposto dal pm della Procura della Repubblica di Benevento Giovanni Tartaglia Polcini. I Carabinieri stanno indagando sulla vita dell'uomo e su altri analoghi episodi verificatisi anche fuori provincia. Sono state avviate le indagini tuttora in corso. L'arrestato è stato in seguito portato presso la propria abitazione in regime di detenzione domiciliare a disposizione dell'autorità giudiziaria. Chantal Capasso VENETO: GRANDE RISPOSTA ALL'APPELLO DI CHI RACCOGLIE BENI DI PRIMA NECESSITÀ La generosità italiana in aiuto della Serbia alluvionata Le associazioni: “Nelle zone colpite dal cataclisma serve ancora di tutto” L a terribile alluvione che ha recentemente colpito la Repubblica di Serbia ha provocato conseguenze estremamente drammatiche in tutto il paese, che si è trovato di fronte ad un’emergenza senza precedenti. Oltre ai danni materiali, ci sono state infatti diverse decine di morti e migliaia di persone rimaste senza casa. Una situazione estremamente grave quindi, che l’ambasciatrice Ana Hrustanovic ha sottolineato in un’intervista rilasciata all’Agenzia stampa Italia per informare il nostro Paese e chiedere aiuto per il suo popolo. A rispondere all’appello, oltre alle autorità italiane – che si sono attivate sia a livello istituzionale, con la messa a disposizione di fondi per la coo- perazione, sia fornendo mezzi e barche per le operazioni di recupero – c’è stata anche la grande partecipazione di singoli ed associazioni, impegnate nella raccolta di aiuti e materiali di cui, anche a distanza di qualche settimana dall’alluvione, c’è ancora molto bisogno. Tra i soggetti schierati in prima linea in questa gara di solidarietà finalizzata alla raccolta i beni di prima necessità per le popolazioni colpite dall'alluvione c’è “Progetto nazionale”, che in questi giorni sta organizzando un'iniziativa grazie alla quale è stata immagazzinata una notevole quantità di materiale. “Appena siamo stati informati delle dimensioni della tragedia – dicono i responsabili dell'associazione – abbiamo attivato un punto di raccolta ufficiale di aiuti presso la nostra sede veronese, al quale si sono aggiunte diverse altre strutture messe a disposizione da vari imprenditori locali per lo stoccaggio di quanto raccolto grazie al buon cuore di tanta gente che ha risposto al nostro appello. Un primo carico di materiale è già stato spedito (a nostre spese e con l'appoggio logistico della Croce rossa di Teslic) e il secondo partirà la prossima settimana. Ma la raccolta prosegue – concludono - perché nelle zone colpite dall'alluvione serve ancora davvero di tutto, ed in particolare beni di prima necessità ed alimenti a lunga conservazione”. Cristina Di Giorgi 10 Venerdì 30 maggio 2014 NAPOLI Dispersione scolastica, oltre ottanta denunce Molti genitori hanno precedenti penali Dall’Italia DUPLICE OMICIDIO A MATERA Allevatori uccisi a fucilate: fermato il cognato delle vittime Giovanni Lauria, di 34 anni, e Giuseppe De Rosa, di 27, freddati in auto Graziato un terzo uomo. Potrebbe trattarsi di un movente passionale D H a tolto il coperchio ad un fenomeno diffuso, l’indagine contro la dispersione scolastica condotta dai Carabinieri della Compagnia Napoli-Vomero e della Stazione di Marianella. I genitori raggiunti dalla denuncia per inosservanza degli obblighi d’iscrizione a scuola dei figli, infatti, sono 82. Il lavoro dei Carabinieri non si è fermato alla denuncia o alla segnalazione del singolo caso di abbandono scolastico, ma di volta in volta le varie situazioni accertate sono state approfondite e vagliate grazie alla preziosa attività dei Comandanti di Stazione, che hanno verificato tutti gli aspetti e i segnali che potevano far presumere stato di abbandono, situazione di degrado o di violenza, facendo scattare l’intervento delle istituzioni preposte per l’adozione di idonee misure a tutela dei giovani. Secondo quanto emerso dalle indagini dell’Arma, i genitori denunciati hanno un’età media tra i 30 e i 40 anni, e provengono dalle condizioni più variegate e difficili. Addirittura molti di loro, circa la metà, hanno precedenti penali. Sono operai, ambulanti, muratori, disoccupati, casalinghe, collaboratrici domestiche, operaie, in possesso della licenza media. Hanno riferito di avere assecondato la volontà dei figli o ritenuto non utile o importante mandare i figli a studiare per ricevere almeno una cultura di base. La condotta omissiva, prevista dal Codice Penale, è punita con un’ammenda dalla quale deriva anche l’impossibilità di conseguire licenze di pubblica sicurezza (dalla detenzione di armi all’apertura di un esercizio pubblico). Giorgio Musumeci ue morti in un auto, uccisi da colpi di arma da fuoco, sono stati trovati ieri mattina alla periferia di Gorgoglione (Matera). I due sarebbero stati uccisi verso le 7.15 a colpi di fucile in un agguato in località Vecchio mulino. Le vittime sono Giovanni Lauria, 34 anni, e suo nipote, Giuseppe De Rosa, 27. A sparare è stato Antonio Saponara, 43 anni, pastore e cacciatore del posto, già fermato dai carabinieri davanti i quali ammesso le sue responsabilità. Sul posto sono accorsi i sanitari del 118 e i Carabinieri per effettuare i primi rilievi scientifici di rito. Come ogni mattina Giovanni Lauria e Giuseppe De Rosa erano in auto con Franco Lauria, 32 anni, fratello di Giovanni, seduto sul sedile posteriore, per raggiungere un terreno per lavoro. Ma sul posto ad aspettarli c’era Saponara, nascosto dietro un cespuglio: al loro arrivo con il suo fucile, (regolarmente denunciato) ha sparato due colpi, uccidendo Lauria e De Rosa mentre ancora erano in auto (foto Ansa). Il terzo è invece riuscito ad aprire lo sportello e scappare nei campi, rifugiandosi poi in una vicina abitazione di sua proprietà, sua residenza estiva. Ma quest’ultimo non era fra gli obiettivi dell’assassino: "Tu non c'entri, a te non ti ammazzo", gli avrebbe urlato. I carabinieri sono stati allertati da una signora che ha udito gli spari. Da quel momento sono partite le ricerche di Saponara, che è stato poi rintracciato e fermato, dagli uomini dell’Arma. Davanti i militari, ha ammesso tutto ed è stato portato in caserma per l’interrogatorio e per provvedere al suo stato di fermo. Stando a quanto ricostruito dai Carabinieri, i motivi dell’agguato sembra riferirsi alla proprietà di alcuni terreni, ma anche per i rapporti molto tesi che intercorrevano fra le famiglie Lauria e Saponara. Il presunto assassino convive con la sorella di Giovanni Lauria, ma la liason non era vista di buon occhio dalla famiglia Lauria per via dei continui litigi fra la coppia. Dopo la tragedia, i sindaci di Cirigliano e Gorgoglione hanno proclamato il lutto cittadino e deciso il rinvio delle cerimonie religiose e le manifestazioni legate ai culti arborei in programma. Nei due paesi c'è incredulità e sgomento per il duplice omicidio degli allevatori. Chantal Capasso 11 Venerdì 30 maggio 2014 Dall’Italia INDAGINE DEI NAS IN QUATTRO REGIONI ITALIANE: LIGURIA, UMBRIA, TOSCANA E LAZIO Il falso Made in Italy colpisce il Brunello Sequestrate oltre 30mila bottiglie. La frode è stata scoperta da un intenditore che ha comprato una confezione di vino al supermercato. L’allarme della Coldiretti: “Un danno incolmabile” di Barbara Fruch M ade in Italy ancora sotto attacco. Oltre 30.000 bottiglie di vino etichettato come Brunello di Montalcino, ma anche Chianti e altri docg, in realtà contenenti vino tutto falso e di scarsa qualità, sono state sequestrate dai militari dell’Arma del reparto operativo di Siena. L’operazione, che ha coinvolto oltre la Toscana altre regioni del centro-nord, riguarda una vasta frode agroalimentare nella vendita all’ingrosso e al dettaglio. Sequestrati anche ettolitri di vino sfuso pronto per essere piazzato sui mercati internazionali a prezzi 10 volte superiore e falsi documenti di certificazione di qualità. Perquisizioni in quattro regioni – Venticinque le perquisizioni condotte con l’ausilio del Nas di Firenze, dei comandi territoriali dell’Arma e dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi nel settore agroalimentare per la Toscana e l’Umbria. Le verifiche hanno riguardato aziende agricole, centri di aggregazione e smistamento, oltre a punti vendita nelle province di Siena, Grosseto e Arezzo in Toscana, di Perugia in Umbria, di Viterbo nel Lazio e di Genova in Liguria. Il vino sequestrato, di scarsa qualità, dopo essere stato imbottigliato veniva etichettato con false fascette con i sigilli di Stato e quindi commercializzato in Italia ed all’estero ad un prezzo dieci volte superiore al suo reale valore, con un danno al settore vitivinicolo italiano calcolato in centinaia di migliaia di euro. Sei persone indagate – Sono 6 le persone indagate per truffa e frode in commercio, non vi sarebbe, al momento, alcun coinvolgimento da parte dei produttori di Brunello e delle aziende di Montalcino che, anzi, potrebbero essere parte lesa. La denuncia di un consumatore – Le indagini, secondo quanto spiegato dai carabinieri di Siena, sono iniziate tre mesi fa, dopo le segnalazioni di alcuni consumatori. È stato infatti proprio un consumatore dal palato fine ad accorgersi che odore e sapore di un rosso venduto in un supermercato a prezzi da vino pregiato erano quelli di un anonimo prodotto industriale, una convinzione che lo ha portato a sporgere denuncia ai carabinieri di Siena. Secondo una prima ricostruzione, l’organizzazione acquistava il vino (sulla cui provenienza sono in corso verifiche), lo imbottigliava in centri in gran parte toscani e poi lo smerciava in piccoli punti vendita, grandi catene commerciali, prestigiose enoteche e attraverso i canali di vendita sul web. Il centro di deposito e smistamento dell’organizzazione sarebbe stato individuato nel Grossetano. L’inchiesta, che sarebbe ancora in una fase embrionale, è coordinata dal sostituto procuratore di Siena Aldo Natalini. Una truffa di quelle che le associa- zioni dei produttori denunciano da anni: un simbolo del Made in Italy, e il vino lo è davvero, contraffatto, come accade in altri settori, dalla moda alla pelletteria. Il consorzio del Brunello parte lesa – Immediata la reazione del presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci, che ha precisato come i produttori di Montalcino sono parte lesa, “nessuno è coinvolto” in questa falsificazione di etichette e di fascette con i sigilli di garanzia. “Anche se le indagini sono ancora in corso, mi sento di affermare senza alcun dubbio che i produttori e tutto il territorio montalcinese sono vittima di una frode gravissima, frode che non deve tuttavia lasciare alcuna ombra sulla nostra Docg. Da anni, attraverso la tracciabilità di ogni singola bottiglia e di periodici ed intensi controlli su tutta la filiera, abbiamo fatto in modo che il consumatore e gli appassionati venissero sempre più tutelati. Il sequestro delle bottiglie non deve assolutamente far passare in secondo piano ciò. Come ogni grande griffes internazionale, siamo vittime naturali di tentativi di contraffazione. Siamo grati anzi all’autorità inquirente che con la sua attività ha fatto emergere questo tipo di comportamento delinquenziale che getta cattiva luce su sistema che invece è conosciuto a livello internazionale per la sua serietà e capacità di garantire elevatissimi controlli di qualità. Ovviamene, interpretando il sentimento di tutti i produttori, ci costituiremo immediatamente parte civile verso chi ha condotto questa truffa”. La Coldiretti:“Un danno incolmabile per l’immagine del Paese” – Durissima anche la reazione di Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana. “Un danno incalcolabile per l’immagine del nostro Made in Tu- scany, per i nostri vini e per i produttori che, con serietà, passione ed investimenti, contribuiscono a fare di questa regione la culla mondiale della qualità agroalimentare e dello stile italiano a tavola”. Dall’inizio della crisi sono più che raddoppiate le frodi nel settore del vino e degli alcolici con un incremento record del 102 per cento del valore delle bottiglie sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate. “Nel solo 2013 – sottolinea la Coldiretti – sono stati sequestrati dai Nas nel 2013 vini ed alcolici per un valore di 31 milioni con 15 persone arrestate, 51 segnalate all’autorità giudiziaria e 267 all’autorità amministrativa”. Poco più di un mese fa un’altra operazione aveva sconvolto il mondo dell’olio con un nuovo sequestro – l’ennesimo in verità. In quell’occasione furono indagate per frode in commercio e riciclaggio merceologico 35 persone oltre. Bersagli facili, prede ghiotte per gente senza scrupoli, le due punte di diamante dello stile italiano a tavola all’estero sono sotto attacco. Il fatturato generato dalla vendita all’estero di vino e olio valgono più della metà (61%) del totale di prodotti alimentari esportati che quest’anno hanno superato, per la prima volta, il valore di 2 miliardi di euro. Insieme, vino e olio, producono 1 miliardo 230mila euro di fatturato con incrementi rispettivamente del 6,3% per il vino e del 18,3% per l’olio rispetto all’anno prima. La produzione di Brunello nel 2013 è stata di 8,1 milioni di bottiglie per un fatturato di 165 milioni di euro con la quota destinata alle esportazioni che è salita al 67%, oltre 2 bottiglie su 3. Per l’export di Brunello la destinazione più importante – conclude Coldiretti – è rappresentata dagli Usa (28%), seguiti dai mercati asiatici (15%) e dal centro America (Brasile, Messico, Panama, Venezuela e altri), che rappresenta circa il 10%. In crescita è stato anche il giro d’affari del settore enoturistico a Montalcino (ristoranti, alberghi, enoteche e altro): che registra un aumento del 5% e supera i 30 milioni. “E’ chiaro ed evidente come questi due prodotti siano appetibili da organizzazioni a delinquere e da imprenditori senza nessun tipo di scrupolo a cui basta cambiare un’etichetta e storpiare il contenuto per ingannare il consumatore. Per fortuna – spiega ancora Marcelli – gli ottimi risultati dell’attività delle forze dell’ordine confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia contro un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull’inganno. La strada è giusta: bisogna colpire duramente chi inganna il consumatore e il Paese”. AVELLINO La ex Irisbus riapre, ma è cinese La King Logn, primo produttore di autobus al mondo, “preleva” lo stabilimento chiuso nel 2011 dalla Fiat I l Dragone mette le mani sulla ex Irisbus di Valle Ufita (Avellino). L’attività, chiusa dalla Fiat alla fine del 2001, riaprirà sì entro il nuovo anno ma solamente grazie alle risorse cinesi. Lo stabilimento farà parte infatti di un nuovo polo industriale degli autobus (Industria italiana autobus, Iia in sigla) presentato alle istituzioni e ai sindacati dagli investitori cinesi di King Long (primo produttore di autobus al mondo), in un incontro al Ministero dello Sviluppo economico a cui hanno partecipato anche rappresentati del gruppo Fiat e di Finmeccanica (che sarà parte della newco nella quale confluirà anche la Breda Menarini Bus di Bologna). La newco dovrebbe assorbire le attività e tutti i lavoratori dei due produttori nazionali di pullman (Irisbus e Breda), in totale 500 persone, e sarà controllata all’80-85% dalla filiale nazionale del primo produttore di autobus al mondo, la King Long. Finmeccanica manterrà invece una quota di minoranza ancora da definire tra il 15-20%. La società, secondo quanto riporta l’Ansa, vedrà la luce entro fine maggio, quando si avvierà la prima fase del progetto che prevede l’incorporamento di Breda Menarini. A settembre inizierà invece acquisizione dell’impianto avellinese che farà pullman a trazione anteriore, piccoli autobus e servizi di manutenzione e ristrutturazione. I sindacati hanno manifestato una prudente soddisfazione per il progetto, in attesa di dettagli sul piano industriale, gli investimenti e le garanzie occupazionali. 12 Venerdì 30 maggio 2014 Spettacoli SI È UFFICIALMENTE CHIUSA LA 67 a EDIZIONE DEL FESTIVAL DI CANNES Croisette: tutti i vincitori La cerimonia di chiusura ha visto sul palco le star internazionali sbarcate per la kermesse di Luciana Caprara C hiusura della Croisette con molte le star che hanno sfilato sul red carpet, primo fra tutti Quentin Tarantino con una più che radiosa Uma Thurman che festeggia l’anniversario del suo fortunatissimo “Pulp Fiction” rimasto, negli anni, capolavoro assoluto e manifesto dello stile dell’autore. Sono proprio loro infatti a consegnare il premio più ambito al regista turco Nuri Bilge Ceylan, durante la cerimonia conclusiva della manifestazione nel grande auditorium Lumière. Il 2014, poi, sembra essere l’anno della ri-consacrazione del cinema italiano. Dopo il trionfo ai Golden Globes e agli Oscar 2014 de La Grande Bellezza di Sorrentino che l’anno scorso a Cannes non aveva ricevuto lo stesso plauso, il Festival ha visto premiare anche “Le Meraviglie” di Alice Rohrwacher con l’ambito Grand Prix Speciale della Giuria. Nota di colore, si tratta della prima volta di una regista italiana donna nel Palmarès, a consegnarle il riconoscimento la Loren al grido di Alice! Un festival intenso dove a trionfare è stato il cinema tout court. Premio come miglior attrice è andato a Julianne Moore per l’innegabilmente intenso Maps to the Stars di David Cronenberg. Miglior attore invece a Timothy Spall per l’ottimo Mr. Turner. La Palma d’Oro per il miglior cortometraggio è stata vinta da Leidi di Simón Mesa Soto mentre il premio Camera d’Oro è stato vinto da Claire Burger, Smuel Theis e Marie Amachoukell per il loro Party Girl. Leviathan ha vinto il premio come miglior sceneggiatura. Ma il vero trionfo è per l’Italia grazie ad Alice Rohrwacher che vince il Grand Prix con il suo “Le Meraviglie” opera seconda che non ha assolutamente deluso le aspettative dopo il successo riportato dall’opera prima “Corpo Celeste” sempre prodotto da Carlo Cresto – Dina, giovane produttore italiano che, in un panorama difficile per il cinema italiano d’autore, sembra sempre riuscire a portar a casa successi con ottimi film di qualità. Ed è grazie a loro che il cinema italiano ha fatto da protagonista in questa edizione di Cannes, omaggiando il festival già dall’inizio con la proiezione di un breve ritaglio di Matrimonio all’italiana, presentato come versione restaurata in Cannes Classics, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, il cui volto quest’anno campeggia sul poster del Festival. A Sophia il piacere di consegnare il Grand Prix, proprio ad Alice Rohrwacher . La regista italiana ha ringraziato la giuria nelle parole: “Grazie al Festival di Cannes e a Thierry Fremaux per avermi fatto venire qui. Grazie a questa giuria per avermi fatto tornare e soprattutto grazie perché il vostro lavoro è qualcosa che che mi ha fatto innamorare (guardando con ammirazione la Campion, ndr) e mi ha portato qui”. Poi alla platea ha raccontato un aneddoto sul suo film che racconta la quotidianità di una strana famiglia di apicoltori: “Ogni tanto ci hanno pizzicato delle api e si è sparsa la voce che da vecchi non verranno i reumatismi”. E ancora: “Grazie veramente alla mia famiglia, ad Alba mia sorella e al mio babbo”. Inoltre, due drammi giovanili sono stati protagonisti del finale di questo Festival di Cannes, almeno per quanto riguarda le sezioni in cui sono stati presentati. Annunciati in corso d’opera i premi di Un Certain Regard - che ha visto vincitore White God di Kornél Mundruczó. E ancora un grande riscontro per The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy, storia di un ragazzo sordomuto che entra in un college speciale e deve confrontarsi con gli inevitabili riti di aggregazione giovanili e una gang di malviventi dediti a spaccio e prostituzione - porta a casa tre premi della Semaine de la Critique. Così come The Tribe, anche il vincitore principale della Quinzaine chiude Cannes con un tris di premi: Love at First Fight, incentrato sull’estate di due ragazzi, Arnaud e l’irrequieta Madeleine, che darà una svolta alle vite di entrambi. Il film di Thomas Cailley ha vinto anche uno dei premi Fipresci. Selezione Ufficiale Palma d’oro: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan IN ARRIVO IN SALA “The Congress”, il futuro di una star 2.0 Dopo un anno in Italia l’opera di Ari Folman ssendo un ottimista, credo che la scelta di attori in carne ed ossa prevarrà e spero che ‘The Congress’ fornisca un piccolo contributo nel raggiungimento di tale obiettivo”: così parla il regista Ari Folman che dopo “Valzer con Bashir” del 2008 ha diretto un nuovo film basato sul romanzo “Il congresso di futurologia” di Stanisław Lem. In Italia uscirà il 12 giugno, distribuito dalla Wider Films. La pellicola è stata presentata in anteprima alla 66esima edizione del Festival di Cannes del 2013, come film d’apertura della Quinzaine des réalisateurs, e che in Francia fu distribuito subito dopo, il 3 luglio 2013. Protagonista del film Robin Wright, che interpreta una versione fittizia di se stessa. Un‘attrice ormai in declino, un figlio ammalato gravemente e l’impegno “E a cedere i diritti di sfruttamento della propria immagine ad uno studio cinematografico: così ne viene scannerizzato il corpo e le emozioni per dar vita ad un’attrice digitale per sempre trentenne. Lei non potrà recitare mai più e lo studio potrà utilizzare la nuova attrice virtuale in qualsiasi modo ritenga opportuno. “Mentre a Los Angeles cercavo una location adatta a girare la scena della scansione – dichiara Ari Foman -, sono rimasto scioccato quando ho saputo che una stanza di quel tipo esisteva già”. Il contratto ha validità per 20 anni: dopo questo arco di tempo l’attrice reale si troverà, ormai sessantenne, a dover fare i conti con la nuova era dove il virtuale ha preso il sopravvento. Lo spettatore è catapultato in un ricco mondo animato dove regna la chimica: non ci sono più tanti film di cui ricordarsi, ma esistono tante storie di finzione per quante persone esistono. Un disperato bisogno di autodeterminazione che porta ognuno a co- struirsi la propria storia: potrebbe essere una riflessione sul mondo del cinema riflessione e su una realtà virtuale che prende il comando spingendosi oltre il grande schermo. F.Ce. Grand Prix: Le meraviglie di Alice Rohrwacher Migliore Regia: Bennett Miller per Foxcatcher Premio della Giuria (ex aequo): Mommy di Xavier Dolan e Adieu au langage di Jean-Luc Godard Migliore attore: Timothy Spall per Mr. Turner Migliore attrice: Julianne Moore per Maps to the Stars Migliore sceneggiatura: Andrey Zvyagintsev e Oleg Negin per Leviathan Palma d’oro per il miglior cortometraggio: Leidi del colombiano Simón Mesa Soto Menzione speciale ex aequo: Aissa di Clement Trehin-Lalanne e Yes we love di Hallvar Witzo Camera d’or (migliore opera prima): Party Girl dei francesi Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli Un certain regard Premio Un certain regard: Fehér Isten (White God) dell’ungherese Kornél Mundruczó, film che film denuncia la stigmatizzazione dei più deboli utilizzando come metafora una schiera impressionante di cani. Premio della giuria: Force majeure (Turist) dello svedese Ruben Östlund, commedia amara su una famiglia svedese in vacanza sulle Alpi sorpresa da una valanga. Premio speciale Un Certain Regard: The Salt of the Earth di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, documentario sul fotografo Sebastiao Salgado. Premio “d’ensemble”: Party Girl dei francesi Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli. Migliore attore: David Gulpilil per Charlie’s Country dell’australiano aborigeno Rolf de Heer. Semaine Internationale de la Critique Gran Premio: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy Premio Sacd: Hope di Boris Lojkine France 4 Visionary Award: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy Quinzaine des Réalisateurs Art Cinema Award: Les Combattants, opera prima di Thomas Cailley Premio Sacd: Les Combattants di Thomas Cailley Label Europa Cinema: Les Combattants di Thomas Cailley Premio Illy per il miglior cortometraggio: Sem coração di Nara Normande e Tião Menzione speciale: Trece si prin perete di Radu Jude Palma Queer: Pride di Matthew Warchus Palma Dog: Fehér Isten (White God) di Kornél Mundruczó Premio Giuria Ecumenica:Timbuktu di Abderrahmane Sissako Premio Fipresci (Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) -Concorso internazionale: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan Premio Fipresci - Un Certain Regard: Jauja di Lisandro Alonso Premio Fipresci - Sezioni parallele: Love at First Fight di Thomas Cailley