serie tv - docenti
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SCIENZA = RIVOLUZIONE Le onde gravitazionali: cosa mai saranno? Nei giorni scorsi ne avete sicuramente sentito parlare, poi… fine, game over. Ma le teorie scientifiche sono difficilotte a volte, sapete? Non tutti sono in grado di dissertarne. E allora, che le bufale corrano in rete, mentre gli argomenti scientifici, poverini, hanno le gambe corte e dopo un po’ si fermano, affannati. Le scie chimiche? Quelle sì che sono interessanti! Ne parlano tutti. Le vaccinazioni fanno male? Le banche mondiali ordiscono quotidianamente macchinazioni alle nostre spalle? E il Bilderberg, quella specie di Spectre de “noantri”? Tutti a parlarne e a sparlarne. Tutti medici, consulenti finanziari, economisti e, ovviamente, commissari tecnici della Nazionale. Eppure è la scienza a fare le vere rivoluzioni. Continuamente, da quando i primi filosofi greci si misero in testa l’idea folle di descrivere l’universo. E gli scienziati chi sono? Ma dei pazzi scatenati, è ovvio. Alla continua ricerca di conferme e smentite, pensate un po’… Eppure, siamo noi che dobbiamo adeguarci alla scienza, non il contrario. Quattro pazzi scatenati davanti, e noi a inseguirli, a sfruttare la loro follia. Salvo, però, dimenticarcene e parlare di scie chimiche. Che, diciamoci la verità, sono molto più divertenti delle onde gravitazionali. Amen. Prof. Bernardo Cicchetti Rivoluzione o rivolta? Rivoluzione: mutamento radicale di un ordine statuale e sociale nei suoi aspetti economici e politici. dimenticandosi della sostanza genuina delle cose. Una delle rivoluzioni che l’uomo subisce da sempre è il cambiamento di se stesso, processo che dura dalla nascita dell’individuo fino alla sua Soffermandomi sul significato di questa parola, faccio un flashback che ha influenzato tutti noi. Partendo dalla rivoluzione francese, vediamo rivoluzionari contingenti quali ad esempio Luigi IV, ma potremmo stare a elencare un’infinità di persone che hanno imposto e hanno manipolato le nostre vite, rivoluzionando il mondo fino ad arrivare ai nostri giorni. Esistono varie tipologie di rivoluzioni. Un esempio evidente cui tutt’oggi assistiamo è la rivoluzione tecnologica. Ormai da circa trenta anni viviamo in un paese globalizzato, dove, con un click, quasi puoi catapultarti dall’altra parte del mondo o magari assistere in streaming a conferenze mondiali. Rivoluzione può essere anche uguale a crescita, progresso, rivalutazione di diversi settori. Rivoluzione può essere anche uguale a libertà. Libertà di scegliere il modo di vestire, di pensare, di vivere. Abitiamo in mondo in cui si vive sempre con gli occhi addosso, si ha sempre il dito puntato e chi chiede scusa è spesso punito. Un mondo in cui ormai non si dà più valore al vero senso della vita, dove la promiscuità è pane quotidiano e si dà più importanza all’ apparenza, morte. Ognuno di noi si trova sin dall’infanzia a combattere con la sua immagine per accettarsi e farsi accettare. Un’altra rivoluzione di cui voglio parlare è quella della donna. La donna è stata ed è ancora, in alcune parti del mondo, discriminata e sottomessa. Basti pensare all’antica Roma o alla Giulietta di William Shakespeare… insomma, la donna non è stata mai considerata tale, forse per la grettezza mentale di quei grandi condottieri che hanno fatto grande il mondo, ma che, a mio avviso, erano più che maschilisti. Solo perché si è dell’altro sesso non vuol dire assolutamente che non si è un essere umano e che non ci sia parità di diritti. Si sbaglia se si pensa che una donna sia debole perché, se è in grado di sopportare i dolori naturali di un parto, non può esserle vietato il diritto di parola. Ogni anno, l’8 Marzo, si festeggia la liberazione da tutte quelle violenze, da tutti quei soprusi morali e fisici che le donne hanno subito. Ricordando la frase di Martin Luther King, termino col dire: una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato. REVOLUTION: E’ TUTTO UN SELFIE ? Il termine rivoluzione (dal latino revolutio-onis, "rivolgimento, ritorno") nel suo significato più ampio indica qualsiasi cambiamento radicale nelle strutture sociali. Con rivoluzione digitale si intende l'ampia diffusione che hanno avuto i vari prodotti digitali e tutta quella serie di cambiamenti sociali, economici e politici avvenuti in merito all'avvento della digitalizzazione di gran parte degli accessi all’ informazione. La rivoluzione digitale è nata grazie alla creazione del linguaggio binario da parte del matematico britannico Alan Turing, che con la sua macchina –MdT- è da considerarsi il vero artefice di questa rivoluzione nella scienza informatica, creando così un linguaggio matematico oggi comune a tutti, che viene sempre più utilizzato dai media per trasformare i mezzi di comunicazione tradizionali o per crearne di nuovi, che a loro volta hanno contribuito a mutare profondamente il concetto di comunicazione. Grazie allo sviluppo di devices interattivi, quali il World Wide Web, digitale terrestre, smartphone, si è assistito alla proliferazione e alla moltiplicazione di canali d'accesso all'informazione che hanno cambiato le modalità in cui avviene l'atto comunicativo. La rivoluzione digitale ha inoltre mutato enormemente l'approccio alla cultura, al lavoro e al tempo libero: in tutti gli ambiti della vita sociale è diventata indispensabile e ovvia la digitalizzazione dell'informazione. Non si tratta dunque di un evento tecnologico che fa discutere il mondo della ricerca, ma ormai è un avvenimento che guida la trasformazione della società in tutte le sue forme. Cambia il rapporto tra le persone, modifica la comunicazione tra lo Stato e i cittadini e porta grandi trasformazioni nel mondo del lavoro e delle arti. Ad esempio, le nuove forme tecnologiche amplificano alcune delle potenzialità della fotografia tradizionale. Basti pensare al formidabile utilizzo delle fotocamere dei cellulari nella produzione e archiviazione di immagini come "oggetti" di memoria. Il digitale è divenuto l'affermazione di una tecnologia che fa della manipolazione la sua arma migliore e sembra aver dissipato le critiche mosse a teorici, artisti e operatori di epoca analogica, secondo le quali la fotografia di prima generazione veniva considerata un mezzo di duplicazione della realtà, incapace di "mentire" e, quindi, di produrre forme culturali. Ma con il passaggio dall'analogico al digitale, definito da molti epocale e dirompente, la fotografia ha veramente cambiato modalità e filosofia di rappresentazione. Anche i difensori più oltranzisti della tradizione e i passatisti più Bacio analogico ciechi ormai se ne sono convinti: con la rivoluzione tecnologica in atto, la fotografia è morta. Quel che chiamavamo fotografia non esiste più. Ogni legame della fotografia con la realtà è definitivamente sciolto, annullato, abolito. C'è stata un'epoca in cui la fotografia poteva legittimamente rivendicare un rapporto privilegiato con il mondo reale: ora non più. Con l'avvento della fotografia digitale e la scomparsa della fotografia analogica (tranne che per pochi nostalgici ), la morte della fotografia sta nell'ordine delle cose, ed è indiscutibile. Tutti noi oggi siamo muniti di uno smartphone con il quale con un click siamo al centro del mondo e subito informati su tutto. Con l’“arrivo” del selfie, come rito collettivo, poi, tutto ciò che accade ha senso solo se viene immediatamente postato e condiviso da tutti, mutando così il vero senso della fotografia. Fermare l’istante irripetibile della realtà, apportando vere emozioni per ogni scatto, nell’era del selfie non è più possibile, in quanto le foto sono divenute oggetti di largo consumo, spesso vuote e prive di significato. Stiamo,però, vivendo in un mondo che si sta ridimensionando. C'è sempre meno tempo per tutto, anche per mettere a fuoco con una macchina fotografica. Instagram, ad esempio, permette di accelerare e accorciare i tempi di realizzazione. C’è però, chi, come il fotografo Mario Dondero, recentemente scomparso, temeva il digitale perché a suo dire bloccava la riflessione sul vedere. L’individuo sta vivendo un decentramento rispetto a se stesso, infatti non può fare a meno di strumenti tecnologici che lo mantengono in contatto con il mondo. Tutto ciò comporta il rischio di non comprendere più le immagini che si osservano copiose, ma di leggerle soltanto con l’emotività. Il giornalista Roberto Saviano a riguardo, ha recentemente affermato: “Se non prendi il tempo per osservare la foto, per leggerla, le immagini rischiano di diventare a un’unica dimensione: la dimensione dell’intrattenimento. Nel flusso continuo delle news di oggi la fotografia, grazie al fatto che ferma un frammento, un dettaglio, un momento, può essere il tempo della riflessione, dell’approfondimento”. In conclusione, potremmo dire che il giusto modo di fotografare rimane ancora la capacità di porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore, indipendentemente dallo strumento che si usa per farlo (H.C.Bresson). Chiara Iavazzo IV C Bacio digitale La rivoluzione delle comunicazioni: i social network La maggior parte dei bambini sa usare un condivisione delle informazioni e di opinioni iPhone, accendere un tablet ma non sa personali, nonché la possibilità di stringere in allacciarsi le scarpe o andare in bici. Con la breve tempo moltissime "amicizie" virtuali. Tutto nascita di sempre più numerosi e moderni ciò che può sembrare facile e veloce apparecchi multimediali stiamo assistendo ad nasconde in realtà il pericolo di non saper più un periodo di profonda rivoluzione che non distinguere quali contatti sono reali e quali investe solo il settore multimediale ma anche e finzione. Nell'era dello sviluppo delle soprattutto quello culturale e sociale. Al giorno comunicazioni, dunque, ciò che sta d'oggi tutti partecipiamo al "mondo" del web diventando sempre più difficile è proprio in modo attivo o passivo, tanto che non sta comunicare; se per strada si incontra una mutando solo il modo di comunicare tra noi, persona interessante si preferisce cercarla su ma la Facebook comunicazione piuttosto che stessa. comunicarle Sicuramente il direttamente. web ha aiutato Sarebbe assurdo positivamente la respingere la comunicazione tecnologia e il perché progresso ma caratteristica occorre imparare dell’universo ad utilizzare in “social” è proprio modo corretto gli l' opportunità di strumenti a nostra fare, conoscere, disposizione condividere e affinché essi non confrontarsi con il proprio interlocutore in diventino gabbie di isolamento ma solo quanto qualsiasi utente del Social Media può strumento di arricchimento. essere al tempo stesso fruitore ed editore di contenuti. Tuttavia c'è il pericolo che a causa delle molteplici opinioni, non riusciamo più a formarne una nostra dovendo stare attenti a distinguere tra ciò che è giusto e sbagliato, ciò che è vero o ciò che è falso. Prendendo ad esempio Facebook, sono evidenti le potenzialità creative che derivano dalla Orecchio Martina 5 A REVOLUTIONARY WRITING: APHRA BEHN Per fare una rivoluzione ci vuole un eroe, anzi un’e- lei ha scritto Virginia Woolf: “Aphra Behn proved roina, ed è proprio nel secolo delle due grandi that money could be made by writing at the sacri- Rivoluzioni inglesi (1642-1688) che si colloca la fice, perhaps, of certain agreeable qualities; and figura, non sempre ben conosciuta, di una donna so by degrees writing became not merely a sign of che ha sfruttato l’arma della penna e della sua in- folly and a distracted mind, but was of practical telligenza per realizzare uno dei cambiamenti più importance1”. Dal 1670, e per i venti anni succes- significativi nella storia della letteratura inglese. sivi, Behn produsse almeno venti drammi che ne Poetessa, scrittrice di drammi, spia politica, femmi- consacrarono il successo, popolati da donne sprenista ante litteram: non è facile classificare Aphra giudicate e libertini in un contesto di viaggi e situa- Behn (1640-1689) e il suo peso culturale entro zioni rocambolesche, il tutto condito con le note una rigida definizione; sfuggirebbe ad ognuna di passionali di amori e intrighi. L’ambientazione car- esse come è sfuggita ad ogni canone culturale ed nevalesca della sua opera più conosciuta, The Rov- artistico entro il quale ella visse. er (1677), ci introduce al pensiero di una scrittrice All’indomani della Restaurazione della monarchia moderna che espresse, attraverso la voce di Helle- nel 1660, il teatro inglese conobbe una nuova na, il grido femminile di libertà e di emancipa- primavera quando Carlo II ordinò che i teatri venis- zione che già alla fine del XVII secolo si alzava sero riaperti, segno eloquente di un’affezione tutta dal palcoscenico della Restaurazione: “Why must inglese per l’arte drammatica che gli anni bui della we be either guilty of fornication or murder if we dittatura puritana erano riusciti ad oscurare solo converse with you men?” (I.ii.189-190)2. temporaneamente. Il Teatro della Restaurazione fu esso stesso una rivoluzione che coniugò femminilità e arte, quando sul palco del Drury Lane finalmente salì una donna ad interpretare un ruolo femminile. E’ in questo contesto di ritrovata solarità, di emancipazione, che Aphra Behn va stimata e ammirata. Il clima oscurantista della dittatura puritana non si confaceva allo spirito moderno di Aphra, che salutò con piacere il ritorno del Sovrano, lavorando per lui come spia; ma fu proprio quando la sua carriera clandestina terminò che ella si dedicò alla scrittura operando così una vera rivoluzione culturale e divenendo la prima scrittrice professionista, matriarca di una generazione di donne che hanno impreziosito la letteratura inglese con i loro testi. Di 1 Aphra Behn seppe dimostrare che si poteva guadagnare del denaro scrivendo, con il sacrificio, semmai, di certe piacevoli qualità; e così a poco a poco scrivere non fu più soltanto un segno di follia e di disagio mentale, ma una attività che aveva una importanza pratica. (WOOLF V., A Room of One’s Own, (trad. M. A. Saracino), Mondadori, 2010). 2 Perché mai dobbiamo essere incolpate di fornicazione o omicidio se conversiamo con voi uomini? (trad. mia). APHRA BEHN Così, la protagonista e sua sorella Florinda, l’una principe nero Oroonoko per esigere giustizia e destinata dal padre alla consacrazione monacale, libertà. l’altra ad un matrimonio combinato, scelgono il Nonostante un’attività letteraria frenetica e produtti- carnevale napoletano per vivere una notte di va, la fama di Aphra Behn è stata marginalizzata trasgressione e di libertà; qui tutto è possibile e le tanto durante la vita della scrittrice che successiva- rigide regole della loro società vengono sovvertite mente, adombrata dalle figure maschili che hanno dall’atmosfera di festa e di divertimento in cui si dominato la scena letteraria inglese sia nel teatro – svolge la vicenda e in cui entrambe seguiranno il si pensi al successo del contemporaneo John Dry- loro cuore e i propri sentimenti. A questa den, ad esempio – che nella prosa. Studiare la rivoluzione culturale, Aphra Behn associò quella sua figura e la sua produzione letteraria si impone letteraria quando si dedicò alla scrittura in prosa, oggi come espressione di interesse per una scrittri- pioniera del romanzo realistico che si sarebbe im- ce rivoluzionaria innanzitutto, ma anche come de- posto come standard letterario solo successivamen- bito nei confronti di una vera e propria eroina dei te. Con la scrittura di Oroonoko (1688), infatti, diritti di ogni minoranza. È per questo che le pa- Aphra Behn sperimentò non solo nuove forme di role di Virginia Woolf sono un punto di riferimento scrittura diverse da quella teatrale, ma affrontò per ogni approccio critico alla figura di Aphra apertamente il dramma della schiavitù e della sog- Behn: “All women together ought to let flowers fall giogazione delle popolazioni indigene, perpetrata upon the tomb of Aphra Behn, which is, most scandai colonizzatori inglesi. Ancora una volta, la dalously but rather appropriately, in Westminster voce di Behn seppe alzarsi attraverso le parole del Abbey for it was she who earned them the right to speak their minds”.3 Prof. Pasquale Pagano 3 E tutte le donne insieme dovrebbero cospargere di fiori la tomba di Aphra Behn che si trova, assai scandalosamente, ma alquanto giustamente, nella abbazia di Westminster, perché fu lei a conquistar loro il diritto di dire quello che pensavano (ivi). La Rivoluzione della Moda Fin dai tempi antichi l'uomo e la donna hanno sempre avuto il desiderio di sentirsi a proprio agio riguardo l'abbinamento e nel corso del tempo è variata tantissimo, subendo grandi evoluzioni anche a distanza di pochi anni, che cosa è una moda? Dal punto di vista artistico, di solito è una forma di bruttezza talmente intollerabile da doverla cambiare ogni sei mesi; così ironizza Oscar Wilde sicuramente per fare i conti con la vera rivoluzione della moda dobbiamo considerare i decenni del 1900, ricco di figure straordinarie che hanno la storia della moda come Chanel, Yvas Saint Laurent, Christian Dior, fondatori di case di moda attualmente tra le più famose al mondo. Agli inizi del secolo celebre per " la belle epoque", in quegli anni l'atelier del Santo rappresentava anche uno dei centri della vita mondana. Nella moda della Belle Epoque vennero introdotte numerose tipologie diverse di abiti corrispondenti alle diverse funzioni: da giorno, da pomeriggio, da sera per i balli ecc... ma accanto alle scelte estetiche, nell'abbigliamento femminile dell'epoca il sopracciglia degli anni venti sono sottilissime, gli abiti con paillettes e lustrini che erano parte integrante del ballo del charleston. Lunghe collane di perle, scarpe col tacco e cinturino alla caviglia. Arrivano in seguito gli anni della guerra, gli anni quaranta. Sobrietà e praticità sono gli aggettivi più adatti; linee diritte, lana, cotone, tessuti poveri per gli abiti dei soldati che diventano anche i tessuti della donna. Totalmente opposta è la moda degli anni cinquanta, caratterizzata dalla moda delle pin-up americane, gli occhiali modello cat eye e le giacche di pelle, must dei look di tutti i giovani del tempo, ma la vera novità sta nel fatto che la moda inizia ad essere dettata dal basso, raggiunge le strade con molta facilità , la stessa Chanel disse "una moda che non raggiunge le strade non è moda". Ovviamente una delle mode più importanti, che ancora influenzano quella del nostro tempo, é la moda anni ottanta, con i colori sgargianti e i capelli cotonati. Regina di questi anni é sicuramente madonna che contrappone il suo osare, mostrandosi sicura di se in quanto la donna in questo periodo non fa altro che affermare la sua indipendenza, e allo stesso tempo estremamente femminile, tanto che i suoi stilisti preferiti Versace ed Armani crearono un motto per il suo modo di vestire: Dress for success. Questi anni non smetteranno poi di influenzare gli anni del nuovo millennio, ricchi di innovazione rappresentata dai tessuti a stampe, per poi ritornare alla moda delle pin up con i pois e le camice legate in vita e ai colori sempre più sgargianti degli anni ottanta. cambiamento più importante, denominato rivoluzione del costume è la liberazione del corpo della donna da capi costruttivi come il busto o il corsetto. Poi, al termine della prima guerra mondiale nasce la "garçonne", Chanel rappresentò il nuovo modello di donna che si stava sviluppando nel 900, una donna dinamica che lavorava e che non poteva essere schiava dell'abbigliamento costruttivo della "belle epoque". Chanel propose alla donna in carriera il vestito giusto, quel famoso vestitino nero che sembrava proprio ispirato alla divisa delle commesse, " la vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento" diceva Coco Chanel. La stilista liberò la donna da corsetti e l'impalcatura per capelli, donando loro abiti comodi e delle linee semplici, rivisitando talvolta abiti maschili. Ma moda degli anni venti diede vita anche alle "flapper girls" icone dello stile di cui c'è rimasta memoria, quelle coi capelli a caschetto, i vestiti con le frange e la sigaretta sempre accesa tra le labbra rosse. Amavano tutto ciò che gli Mangiacapra, Moretti, Rascato consentisse di essere libera 3B movimenti come gli abiti al ginocchio senza maniche. Le HASTA LA VICTORIA SIEMPRE “Un popolo ignorante è un popolo facile da con- tro con Fidel Castro,a cena a casa di un amico in quistare”. Così affermava uno dei più grandi rivolu- comune dei due. L’utilizzo della RedCam, in quezionari del ‘900 e della storia. El Comandante sto film, denota la voglia del regista di rendere il Ernesto Guevara. Un personaggio cosi famoso e protagonista da un lato l’eroe che pur essendo ma- cosi fastidioso per i poteri forti del mondo che no- lato di asma combatte per la giustizia e la libertà nostante la sua scomparsa clamorosa, riesce anco- di un popolo, dall’altro lato invece con quei filtri in ra oggi ad attirare l’attenzione di chi ne sente par- bianco e nero vuole far notare anche l’aspetto filolare e di chi si documenta sulle sue azioni politi- sofico del personaggio. L’unica pecca di questo che,militari e anche filosofiche. Ai giorni nostri,a film è il doppiaggio, che forse non mette in luce i quasi cinquant’anni dalla sua morte, ci sono sva- dialoghi pieni di rilevanza. Il secondo capitolo in- riate testimonianze,scritte e anche in video,molti vece,” Che Guerriglia” tratta della scomparsa di documentari e molti film. Tra i film più importanti e Guevara da Cuba per poi ricomparire in Boli- più premiati riguardanti “El Che” ci sono le due via,dove addestra,prepara e combatte per portare pellicole di Steven Soderbergh, si tratta di “Che la rivoluzione in tutta l’America latina. Si nota però l’argentino” e “Che Guerriglia”. I due film sono un cambio di atteggiamento del personaggio. In- stati presentati al 61° Festival di Cannes,dove Be- fatti ormai El Che non è più come nel film prece- nicio del Toro,che interpreta Che Guevara, è stato dente. E’ invecchiato,è malato e non ha più la forpremiato come miglior interpretazione maschile. Il za di prima. Il regista anche in questo film vuole primo dei due film, parte dall’inizio della biografia dare la sua immagine e le sue sensazioni a chi del Che,da quando parte con Fidel per rovesciare guarda il film, il protagonista si trova ad addestrala dittatura di Fulgencio Batista,passando per il re persone che però non lo appoggiano, si ritrova colpo di stato del 1952,fino ai vari interventi del solo e dopo poco si ritrova prima sotto assedio da rivoluzionario cubano nelle assemblee dell’ONU. parte delle forze americane, e poi prima imprigio- In “Che l’argentino” si può notare l’intervento di nato e successivamente ucciso. Con la scena della Soderbergh, infatti nel film ci sono degli stacchi morte che viene in un certo senso evitata dal regi- avanti e indietro nel tempo, si passa dai conflitti a sta,ma che con una mossa di Benicio del Toro fa fuoco nella foresta ai discorsi e le interviste del capire le sorti. Due film che non bastano sicura- Che. Non di poca importanza è il flashback che mente per raccontare la storia di chi ha scritto pa- riporta alla mente del protagonista il primo incon- gine importanti del secolo scorso e di chi ha comunque combattuto ed è morto per la libertà. In un tema cosi importante come quello della rivoluzione non si può non fare anche un solo piccolo riferimento al Comandante Che Guevara. E noi l’abbiamo fatto a modo nostro, ricordandolo in due film che rispecchiano al meglio le sue gesta. Matteo Sorrentino V I & Vittorio Navarra V H Le Rivoluzioni politiche, oggi, servono ancora? La politica è quella scienza che studia il modo di Se analizziamo meglio, la rivoluzione russa da convivere, pacificamente, in una società civile. cosa nasce? Tutto nasce dal desiderio di potere e Nasce però un bel paradosso: quando per fare dal desiderio di vedere sperimentate folli teorie. La buona politica, quindi per poter convivere rivoluzione francese? Egoismo: c’è chi credeva di civilmente, bisogna fare una rivoluzione. poter far meglio. Rivoluzione americana? Rancore: Rivoluzione, dal latino tardo, significa letteralmente gli INGLESI d’America dicevano di non essere “ritorno”. La rivoluzione quindi è una macchina del minimamente considerati dalla madre patria. tempo, una straordinaria magia che ci permette di Cambio di forma di governo e nascita di nuovi tornare indietro nel tempo e, nel nostro caso, nel modo di fare politica. Ci sono state rivoluzioni che hanno portato alle guerre e rivolte che hanno portato a rivoluzioni. La rivoluzione francese ghigliottinò re e nobili in Stati sono solo le più evidenti e superficiali mutazioni che una società subisce dopo una rivoluzione politica; cambia modo di vivere e cambia chi comanda. Ad ogni rivoluzione, però, c’è sempre il buon tipo che progetta una nome della rivoluzione contro la democrazia; la rivoluzione. È rivoluzione impossibile americana privò la accontentare un corona britannica intero popolo e c’è delle sue colonie sempre una nordamericane per rivoluzione pronta da costituire una forma sfornare al momento di governo autonoma e più opportuno. democratica; la equilibrio e quindi Un ordine che porti rivoluzione russa stabilità economica e massacrò Nicola II con la famiglia e persino camerieri e addirittura i cani delle granduchesse in modo che falce e martello istaurassero la “democratica” Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (cinque anni dopo si sarebbe chiamata Unione Sovietica). Premettendo quindi, che la macchina del tempo è guasta, data la non preesistenza di queste forme di governo prima di quelle sconvolte dalla rivoluzione, tutte queste rivoluzioni hanno qualcosa in comune: il desiderio di una forma di governo che dia voce al popolo. La democrazia è, quindi, il primo scopo di ogni rivoluzione. Tanto ambìta, tanto difficile da conquistare… tanto sanguinosa da realizzare. governo saldo, ahimè, è impossibile. E questo è forse uno degli errori della democrazia. Le rivoluzioni (come tutte le cose del resto) nascono sempre da un'idea che può essere pura, può non essere macchinosa ed interessata. L’evoluzione dell’idea e il suo diffondersi e il suo modo di applicarsi può essere malsano e violento. Alcune rivoluzioni sono necessarie, altre meno e altre ancora muoiono prima di nascere. Certe sono covate per decenni. Solo le grandi idee non muoiono mai! Corvino Pier Ferdinando, V I Romanov: un mistero della Rivoluzione d’Ottobre donna fosse in realtà una contadina polacca, Franziska Schwanzkowska, poiché riconosciuta da alcuni evento sociopolitico di grande importanza poiché familiari. Gli studiosi non si diedero per vinti e portò al rovesciamento dell’Impero Russo, capitanato dal regime monarchico zarista. A quei tempi, il potere tentarono numerose analisi per stabilire la vera identità della donna, senza però alcun successo soddisfacente, era nelle mani dello zar Nicola II, appartenente alla dinastia dei Romanov, ascesa al trono verso la fine del fino a quando nel 1970, il tribunale tedesco dichiarò l’inesistenza di prove certe che potessero affermare ciò XVI secolo. I Romanov regnarono fino al 1917, fin che la donna sosteneva. Anna Anderson continuò a quando lo zar fu costretto ad abdicare e la famiglia dichiararsi Anastasia Romanova fino alla sua morte, imperiale venne completamente deposta. Dopo la rivoluzione d'ottobre, molti membri della dinastia furono avvenuta nel 1984. Dieci anni più tardi fu eseguito il test del DNA sui resti della ormai defunta donna, il uccisi ad opera dei bolscevichi, altri invece fuggirono all'estero. I corpi dei Romanov riposarono in un gelido quale sentenziò definitivamente che Anna Anderson era bosco nei pressi di Ekaterinburg per oltre 70 anni, fino in realtà, non Anastasia, ma la sopracitata Schwanzkowska. a quando, dopo la loro scoperta, avvenuta sul finire degli anni settanta e resa pubblica soltanto nel 1889, Nell'agosto del 2007, nella regione degli Urali furono furono riesumati. Furono rinvenuti undici scheletri, nei ritrovati i corpi di due bambini, accanto ai quali vi quali risultavano ancora evidenti le protesi dentarie erano pallottole e boccette di acido solforico (usato per d’oro e i segni del calcio dei fucili, utilizzati dal occultare i cadaveri). Gli esami del DNA, conclusi un plotone d’esecuzione. Le ossa appartenevano ai anno dopo, hanno confermato che i resti rinvenuti sono quattro servitori al seguito dei Romanov, che furono quelli di Anastasia e di Aleksej, chiudendo così per giustiziati assieme ai reali, e a sette membri della sempre la possibilità che qualche membro della famiglia imperiale. All’appello mancavano pertanto famiglia reale fosse riuscito a scappare dal massacro due corpi, probabilmente quelli dello zarevic Alessio e di Ekaterinburg. Anastasia Romanova, pertanto, avrà della granduchessa Anastasia, spariti nel nulla. Ciò per sempre diciassette anni. che alimentò le già consistenti voci circa la presunta sopravvivenza al massacro di qualche membro della Donciglio Mariapina, IV E famiglia imperiale, fu la testimonianza di una giovane ragazza confusa e smarrita, che fu ricoverata in un ospedale psichiatrico di Berlino, dopo un fallito tentativo di suicidio. Il suo nome era Anna Anderson, ma qualche tempo più tardi dichiarò di essere Anastasia Romanova, la figlia dello zar Nicola II. Raccontò i particolari della sua clamorosa fuga in quella famigerata notte tra il 16 e 17 luglio 1918: la baionetta utilizzata dai bolscevichi per finirla sarebbe stata smussata nella punta, e così, approfittando della confusione, sarebbe riuscita a salvarsi. Ovviamente la storia risultava di gran lunga inverosimile, dal momento in cui era raccontata da una donna ricoverata per tentato suicidio, se non fosse che la giovane assomigliava alla granduchessa in ogni particolare, persino in un neo sulla spalla e in un lieve difetto ad una delle dita della mano e dell’alluce. Come se non bastasse poi, la Anderson dimostrava di conoscere numerosi ed intimi dettagli della vita di corte della stessa famiglia e fu in seguito riconosciuta sia dai servitori, che da alcuni parenti dello zar, come l’ultima dei Romanov. Dopo le certezze iniziali, cominciarono però, a sorgere non pochi dubbi e si ipotizzò che la Il 2 Marzo del 1917 scoppiò la rivoluzione Russa, un LA RIVOLUZIONE CREATIVA Ha invaso i muri delle nostre città, la prima volta dell’immagine del sono più importanti delle parole e le pagine dei giornali, le sale ci- prodotto costellata da originalità dei contenuti. Il suo stile pubblici- nematografiche. E’ entrata nelle ed estro. Sono tre i maggiori pro- tario è volto a catturare l'attenzio- nostre case, la troviamo nella cas- motori di questa ondata di cam- ne tramite la spettacolarizzazio- setta delle lettere, sul web. Fa biamenti: David Ogilvy, Seguela ne: nascono le cosiddette Marci- parte della nostra storia, è qual- e infine Bill Bernbach. Bernbach Star: la Coca-Cola, le Marlboro cosa che ha marcato la nostra riteneva che la ricerca scientifica e la Citroën... tutti brand immorta- epoca. Il termine pubblicità in fosse controproducente perché li. A proposito di grandi marchi, italiano deriva da ''publico'', ed tendeva ad impoverire la creativi- Apple ha spopolato negli ultimi assume quindi il semplice signifi- tà. La pubblicità di Bernbach vuo- anni... Forse che è anche merito cato di rendere noto ciò che pri- le stupire, vuole essere convincen- dello spot pubblicitario? Ebbene, ma non lo era. Inizialmente la te, non abitudinaria. Dunque, se Think different fu uno dei primi pubblicità era intesa come feno- gli altri rendevano appetibile un provvedimenti intrapresi da Steve meno culturale più che economi- prodotto mostrandolo come uni- Jobs per risollevare l’immagine co. Tuttavia il corrispondente in- co, Bill Bernbach favoriva proces- dell’azienda. Il messaggio di glese ''advertising'' privilegia il si di identificazione emotiva. Un Think different racchiude un invito processo di natura economica, esempio della sua genialità è si- ad affrontare la vita pensando infatti il pensiero che si sviluppò curamente il manifesto pubblicita- con la propria testa, portando nei paesi anglosassoni si basava rio della Wolkswagen. Diversa- ciascuno ad elevarsi dall’opinio- sulla promozione commerciale e ne preconfezionata. La pubblicità del suo impatto sui mercati. E' o la si ama o la si odia, è un pro- proprio negli Stati Uniti che na- cesso in continua evoluzione e scono le prime forme moderne di siamo noi a scegliere se farci tra- agenzie di pubblicità: Raymond sportare o meno. Rubicam ha fondato la Young & Maria Chiara Patricelli, IV C Rubicam, una delle più importanti del mondo. Egli fu uno tra i primi a comprendere l'importanza, in pubblicità, della creatività e della ricerca scientifica. In quel periodo assistiamo alla crisi del '29 o crollo di Wall Street che ebbe effetti devastanti con un calo generaliz- mente Ogilvy ripudia la ricerca di zato della domanda e della pro- originalità a favore della costru- duzione, ed è proprio da questo zione dell’identità del marchio, momento in poi che possiamo infatti è proprio grazie a quest'ulti- parlare di rivoluzione creativa mo che si affermano i concetti di perché dopo la crisi, i progetti di product image e brand image. comunicazione non erano scienti- Esempio chiarificatore è il manife- ficamente costruiti ed il consuma- sto pubblicitario del marchio Do- tore era proiettato nell' annuncio. ve. Infine Séguéla, ritiene che Ci si comincia a preoccupare per l'immagine e gli aspetti estetici Conosciamoci Meglio! Come tutti gli anni, il nostro liceo ha organizzato un giorno in cui i giovani nuovi inscritti hanno la possibilità di visitare quella che sarà la loro scuola e anche qualcosa in più, per i successivi cinque anni. Novità dell’anno sono stati alunni e alunne in… ”divisa” e badge a fare da Cicerone al percorso interno al liceo. Molto curiosa è stato il karaoke in inglese organizzato in laboratorio di laboratorio, tra provette e macchinari, i docenti di chimica hanno mostrato un esperimento. Nell’aula magna, invece, si sono esibiti, tra gli applausi, gli alunni del liceo musicale. Ovviamente non sono mancate le classi dedicate alle nostre materie caratterizzanti e punti fermi del nostra scelta che è stata anche quest’anno ripetuta da sempre più pochi ragazzi. Parlo ovviamente della lingua latina e greca. Il tutto è stato rinfrescato da una giovanile e neonata “Radio Cirillo” con la sua postazione. Inesorabilmente il “Cirillo Webzine” non poteva non dare il meglio di se negli spazi lui destinatogli. Con questo articolo la redazione e tutti i collaboratori del giornale vogliono fare i migliori auguri a questi futuri nuovi motori della nostra scuola. Non diciamo bugie tra di noi ragazzi: siamo qui a studiare e a diventare grandi e maturi tutti insieme, sicuramente non è un facile lavoro ma non scoraggiatevi: il gioco informatica e, senza dubbio, affasci- vale la candela. Affidatevi a questa nante la lettura di Shakespeare a cultura, a questo modo di pensare cura del Prof. Pagano come anche ma soprattutto a questa UMANITA’ le letture in lingua organizzate dalla che il liceo classico può e vuole traProf. M. Andreozzi. smettervi. In bocca al lupo! In palestra si poteva assistere ad una partita dimostrativa della nostra ier Ferdinando Corvino, V I squadra di pallavolo che registra continui successi contro altri licei aversani. Per gli appassionati di chimica, nel LA RIVOLUZIONE INDOSSA L’HIJAB? Ciò che più di ogni altra cosa del- non a una donna. L'uomo islamico dell'uomo. Lo stesso Maometto la cultura islamica fa scalpore in non è artefice esclusivamente del avrebbe descritto nel Corano l'im- Occidente è, senza dubbio, la proprio destino, ma del destino portanza della donna per l'uomo e condizione della donna. Sottovalu- delle due, tre, quattro donne che per il mondo. A chi dice che la tata, succube della religione, om- decide di sposare. Un velo che donna islamica è una schiava, c'è bra calpestata dall’uomo: la più lascia scoperti solo gli occhi sug- chi risponde che la donna islamica quotata tra le tradizioni maggior- gerisce al mondo e agli altri quan- ha la stessa libertà di parola e mente misogine e maschiliste sem- to una donna tema o, paradossal- pensiero che ha una donna cri- brerebbe appartenere all’Islam, mente, ami la sua condizione e il stiana. La donna musulmana pare eppure siamo davvero sicuri che suo destino. L'Islam da un lato non non essere obbligata a portare il sia così? Non saremmo forse rima- pare evolversi e pone la donna velo, al contrario, questo la valoriz- sti vittime di un diffuso luogo comu- ancora alla pari con una schiava. za perché lascia intatta la sua inte- ne? Uomo è Maometto, l’ultimo L'Islam afferma che la donna non grità. A chi scrive che Maometto profeta inviato dal Signore, il fon- ha gli stessi diritti dell'uomo, l'uo- considerava la donna un essere datore della religione, uomini sono inferiore c'è chi testimonia quanto i profeti dell’Islam (il primo dei qua- la sua stessa donna, Aisha, sia li è ritenuto essere Adamo e tra i stata importante per lui e quanto quali ritroviamo anche il Gesù cri- egli abbia amato le donne e com- stiano), “Egli” è Allah, il nome con battuto per esse. Da questa distri- cui Dio definisce se stesso nel Co- buzione delle parti, il compito na- rano. Come nella Bibbia, così an- turale fondamentale dell'uomo è che nel testo sacro all’Islam, Ma- certamente quello di lavorare fuori ryam (Maria) è la figura femminile casa, mentre quello della donna di che più luminosa brilla nella storia stare in casa a svolgere le varie religiosa islamica, collocata tra le faccende di famiglia. Attenzione, sante e riconosciuta come modello nulla le vieta di lavorare, al contra- di pietà e virtù. Un panorama co- rio, le è permesso farlo anche sen- stellato da figure maschili: insom- za il consenso del tutore o del ma- ma, la tradizione islamica, da que- mo ha tra le mani un potere supre- rito. Questo lavoro viene però stasto punto di vista, presenta numero- mo, quasi come se fosse possibile bilito entro limiti precisi e principi si punti di contatto con quella cri- averne uno. La donna è di cattivo che richiedono di essere scrupolo- stiana. Basterà questo a definire auspicio, come un gatto nero. Par- samente osservati. E' necessario, maschilista una cultura così simile liamo di superstizione, di pregiudi- innanzitutto, che non ci sia incom- alla nostra? E allora la donna isla- zio? E se da un lato vi è la patibilità tra il lavoro femminile e la mica chi è? Una vittima? Una don- “credenza” che la donna sia consi- funzione della donna a casa; in na libera? "L’Islam insegna che una derata come oggetto inferiore particolare il lavoro non deve sca- moglie è passibile di punizione da all'uomo, dall'altro lato c'è chi af- ricare la donna dalle sue responsa- parte di suo marito, picchiare una ferma quanto una donna, nella bilità nei confronti del marito e nei moglie o astenersi dall’avere rap- religione musulmana come in quel- confronti dei figli, né toglierle l'in- porti sessuali con lei è permesso". la cristiana, sia non solo una don- carico di reggere le vicende di È permesso a un uomo, certo, ma na libera, ma anche alla pari casa. Come la donna ha dei diritti pres- tato rimandi alla situazione della la parità dei sessi. La chiave del so il marito, il marito ed i figli donna nella cultura islamica. D’al- successo, della felicità universale, ugualmente hanno dei diritti presso tronde, perché cercare informazio- riconosciuta e apprezzata dagli la moglie e la madre ma solo di ni su qualcosa all’ordine del gior- uomini come dalle donne, è lo sostenimento economico. La don- no che non necessita di alcun stare al passo con il corso della na deve, inoltre, lavorare in com- chiarimento? Certo, non che cam- storia, con la rivoluzione/ pagnia di donne come lei, lontano bi il risultato una volta spostato evoluzione dei tempi e l’adatta- dalla tentazione e dalla presenza l’asse di ricerca ad un’altra cultura. mento delle esigenze e dei deside- maschile per non rischiare abusi Allora come si spiega tutta que- ri degli esseri umani. Forse do- facendo così macchiare la propria st’avversione femminista esclusiva- vremmo evitare di criticare come dignità e il proprio onore. L'Islam mente verso la religione islamica? maschilista e irrispettosa nei con- ordina ad un padre di prendersi Cosa distingue questo mondo da fronti delle donne una religione di cura della figlia fino al suo matri- quello cristiano? Perché una donna base così simile alla nostra e pro- monio, fino a quando viene data musulmana che sente di dover por- vare, invece, a cambiare punto di in sposa ed accudita dal marito. tare il velo come ossequio alla pro- vista. La società in cui la maggior Se le muore il marito spetta di nuo- pria religione è diversa da una vo al padre prendersi cura di lei; parte delle donne subisce violenze donna cristiana che per un uguale domestiche e psicologiche è una se il padre non è più in vita, sono i rispetto verso i precetti religiosi in società saldamente ancorata ai suoi figli che assumono la respon- cui crede non guarda di buon oc- pilastri di una religione i cui precet- sabilità della sua sopravvivenza, chio una coppia separata con figli ti sono impossibili da ma se i figli sono minorenni, saran- a carico? La società occidentale no i suoi fratelli ad occuparsi di porta sulle sue spalle secoli e seco- blema non sia la religione, bensì il lei. Nonostante venga "mantenuta" li di cambiamenti, rivoluzioni, ha dalla nascita economicamente, visto il succedersi di oppressioni e una donna non ha forse il diritto di rivendicazioni di diritti, ha aperto sognare e di desiderare una vita le porte all’evoluzione, se di evolu- diversa da quella di donna- zione si può parlare nel reclamare oggetto progettata esclusivamente per la cura del marito e dei figli? Ma lasciamoci, come si suol dire, il passato alle spalle e concentriamo la nostra attenzione sul presente: l’Islam avrà abbandonato la letterale interpretazione del Corano al rispettivo tempo? Favorisce, oggi giorno, le pari opportunità tra uomini e donne? Proviamo a rispondere con un esperimento: si provi a cercare su internet “condizione attuale dell’uomo musulmano” e si noti come ogni risul- “attualizzare”. Chissà che il prorapporto tra fede e società… Alessia Cianciulli, Ilaria Iovinella, Caterina Sagliano V E RIVOLUZIONE AL CERN: DA OGGI ANCHE IN ROSA Fabiola Gianotti: è questo il nome della prima fisiche. E’ anche professore onorario presso direttrice donna del CERN (European Organiza- l'Università di Edimburgo. tion for Nuclear Research), il più grande laborato- A parte la sua eccezionale biografia accademi- rio al mondo di fisica delle particelle. Questa ca, non possiamo fare a meno di sottolineare an- grande mente, tutta italiana, è entrata a far parte che altri aspetti della sua persona: è diplomata del CERN nel 1987 lavorando su vari esperimen- in pianoforte al Conservatorio di Milano e, scien- ti. Tra questi ricordiamo il cosiddetto UA2 al Su- zata e donna contro corrente, si è dichiarata cre- per Proton Synchrotron e ALEPH al LEP. Nel 1990 dente. Ha affermato, a questo proposito: "Si, io ha iniziato a lavorare sull'argon liquido e fin dal credo. La scienza è compatibile con la fede e 1992 ha partecipato all'esperimento ATLAS. Dopo esserne stata coordinatrice, in qualità di portavoce del famoso esperimento, nel 2012 ha annunciato proprio presso l'auditorium del CERN, la prima osservazione di una particella compatibile con il bosone di Higgs. Così lei stessa illustra la scoperta: « Il meccanismo di Higgs entrò in azione dopo un centesimo di miliardesimo di secondo non ci sono contraddizioni. L'importante è lasciare i due piani separati: essere credenti o non credenti, non è la fisica che ci darà risposta". Aldilà della sua biografia, ciò che rende la Gianotti una vera e propria rivoluzionaria non è altro che un dato di natura: il suo essere donna. Infatti, dalla sua fondazione fino a poco tempo fa, il CERN, dalla esplosione del Big Bang e diede massa ad così come molte delle più prestigiose istituzioni alcune particelle lasciandone altre senza massa. scientifiche, non avevano avuto che direttori di Dal Modello Standard, che è l’insieme delle no- sesso maschile. E’ più che un orgoglio che questa stre conoscenze che finora meglio descrivono la sorta di “rivoluzione rosa” porti, oltre il rosa, i co- composizione della materia e le forze che fanno lori della bandiera italiana. In qualità di donna interagire le particelle, sapevamo che ci sono par- italiana e in qualità di alunna che vede il suo futu- ticelle come il fotone che non hanno massa ma ro in un ambito scientifico quasi ancora pretta- sono pura energia e viaggiano alla velocità della mente dominato da cromosomi XY, posso sentirmi luce e altre invece che hanno massa. La ragione in qualche modo rappresentata e fiera del lavoro era un mistero. Adesso abbiamo capito che que- e della costanza, che hanno permesso ad una sto fatto dipendeva dalle differenti interazioni che così grande donna di raggiungere traguardi così queste particelle avevano con il bosone. » La Gia- alti e di poter fissare finalmente la bandiera rosa notti è membro del comitato consultivo per sul pianeta “Scienza”. la Fisica al Fermilab negli Stati Uniti e dell'Accademia dei Lincei per la classe di scienze Jole Mariniello, VI THE REVOLUTIONARY KING OF ROCK ’N’ ROLL «Da piccolo ero un sognatore. gospel ed il blues. Dalla comunità no il bisogno di ricercare nuovi Leggevo i fumetti e diventavo l'e- di colore americana, per cui ebbe ideali esistenziali ed Elvis non fu roe della storia. Guardavo un film sempre grandissimo rispetto, deri- altro che la prima espressione arti- e diventavo l'eroe del film. Ogni vano anche le sue movenze da stica dell’irrequietezza di quei tem- sogno che ho fatto si è avverato palcoscenico frutto di uno sdoga- pi. In 24 anni di carriera ha pub- un centinaio di volte». Questo di- namento e di una repressione ses- blicato 61 album, vendendo oltre ceva di sé Elvis Presley, il Re del suale presenti da tempo, che gli un miliardo di dischi in tutto il mon- rock ‘n’ roll, l’icona delle icone, il fecero attribuire l’appellativo di do e conquistando il record di mito di un’intera generazione, l’i- “Elvis the Pelvis” – non molto ap- vendita (record peraltro condiviso spiratore di molti grandi del rock, prezzato, tra l’altro, dall’artista – e con i Beatles e Michael Jackson). la voce più famosa del Novecen- scatenare l’indignazione dei per- La figura di Elvis, oltre che di gran- to. Nato nel sud degli Stati Uniti benisti dell’epoca. «La sua non è de impatto nell’epoca in cui visse, nel 1935, dopo essersi trasferito stata solo una carriera di musici- fu fortemente influente e d’ispira- nel Tennessee nel ‘48, l’ascesa al sta, ma un pezzo di storia amerisuccesso del giovane Elvis fu rapi- cana e un fenomeno di costume. dissima: dal ’54, anno del debut- In lui si possono leggere i riflessi to, al ’56 la sua popolarità creb- di due generazioni che si sono be notevolmente fino a giungere, succedute, le contraddizioni negli anni successivi, a livelli mai dell'industria musicale, l'itinerario visti fino a quel momento. La sua classico della rock star, i meccani- fama rimase inalterata fino al suo smi dei fans e le strumentalizza- declino negli anni settanta, quan- zioni che possono condizionare do il palesarsi di problemi fisici, una carriera e l'immagine» (Peppe uniti all’abuso di farmaci e ad un Videtti, critico musicale, a propo- primo stato depressivo, lo portaro- sito di Elvis nel 1981.) Insomma, no ad una morte prematura a soli in Elvis presero forma quelle che 42 anni. Contrariamente a quanto erano tutte le espressioni della si può pensare, non fu l’inventore gioventù degli anni sessanta e del rock ‘n’ roll che era un genere settanta, definiti età del decollo e zione per numerosi artisti non solo che si stava già diffondendo da americani ma anche europei dei della contestazione giovanile. In alcuni anni nel Sud degli Stati Uni- un ambiente di lassismo familiare decenni successivi, artisti del cali- ti. Elvis fu però il primo a renderlo e di repressione istituzionale, i gio- bro di Johnny Hallyday, Bruce popolare, imponendo questo ge- vani americani non riconobbero Springsteen, Roy Orbison e Cher. nere come un vero fenomeno di se stessi, né culturalmente né so- Elvis Presley ha oltrepassato netta- costume che catturò in primis i gio- cialmente. Nelle grandi università mente il confine che divide un fe- vani americani, per poi attrarre a americane gli studenti cominciaro- nomeno di natura prettamente mu- sé i giovani di tutto il mondo. Il no un'attività di smantellamento suo stile unico e particolarissimo delle tradizioni: davanti a una po- cultura pop, diventandone una nasce dalle numerose influenze litica e a una società che si richia- vera e propria icona. musicali della sua terra d’origine, mavano unicamente al realismo e dove s’incontrava il country con il al pragmatismo, i giovani sentiro- sicale da un fenomeno tipico della Federica Pesante, V D UN RIVOLUZIONARIO 1977 “NIENTE ELVIS NE’ BEATLES O ROLLING STONES” Così dicevano i Clash, proprio in quell'anno. Il rock, da sempre considerato “il genere dei pochi” e, poco più tardi, “dei borghesi” diventa quasi cosa da tutti. A tal punto bisogna scegliere: affinarsi, fare progressive e allontanarsi del tutto dalla spontaneità del rock per eseguire esercizi di pura perizia tecnica, oppure farsi portavoce di ideali con l'ausilio della musica in modo del tutto spontaneo (come si può constatare talvolta, anche troppo). Non c'è mai stata una vera propria era del punk, e se c'è stata si è consumata piuttosto in fretta (forse per fare spazio ai suoi sottogeneri e ad un'altra rivoluzione che era prossima ad avvenire: la new wave). Si può individuare nel 6 novembre ’75, data della prima apparizione pubblica dei Sex Pistols, il “giorno zero” del punk e fare coincidere la calata del sipario con la loro ultima esibizione, il 14 gennaio del ’78, anche se a tal punto sarebbe inspiegabile perché a diciassette anni dalla sera in cui, sul palco del Winterland di San Francisco, Johnny Rotten decise che ne aveva avuto abbastanza (quel pomeriggio aveva dichiarato, in un’intervista radiofonica: “Non mi piace la musica rock e non so perché ne faccio parte; l’unica cosa che voglio è distruggere tutto”) il punk rimane tuttora una faccenda terribilmente attuale.Non tanto perché band come Green Day e Offspring continuano a fare sfracelli nelle classifiche o perché sempre queste si pongono sulle orme di Buzzcocks, Stranglers e Wire con una fedeltà che spesso sconfina nel plagio.Il fatto è che il punk resta a tutt’oggi probabilmente quanto di più straordinario sia accaduto al rock fra il giorno in cui Elvis entrò in uno studio di Memphis e quello in cui Cobain scrisse Smells Like Teen Spirit. Il fatto è che, con i suoi suoni e ancora di più con la sua estetica, ha inciso sull’immaginario di ormai quattro o cinque generazioni in modo tale che pare tuttora una storia di ieri (o dell’altro ieri al massimo) quando, misurato sui tempi del rock, è un fenomeno vecchio di intere ere geologiche. Ma allora perché continua ancora oggi ad influenzare le nuove generazioni? Per un semplice motivo: con il suo privilegiare l’urgenza espressiva rispetto alla tecnica strumentale ha restituito la pratica del rock (non soltanto l’ascolto, dunque) agli adolescenti, che la musica tutta virtuosismi e niente anima della prima metà dei ’70 aveva allontanato. “È stato facile/È stato economico/Vai e fai come noi.” (The Medium Was Tedium, Desperate Bycicles). La storia del punk primigenio è come le sue canzoni migliori: breve, frenetica, divertente. Anche solamente scorrendo la sua cronologia si torna a respirare l’aria di eccitazione e di sfida alle convenzioni di quei giorni. Nascono i Sex Pistols e nel giro di qualche mese, sull’onda dello scandalo provocato dalle loro prime esibizioni, ecco affacciarsi alla ribalta i Vibrators, i Damned, i Clash.Arrivano i Ramones in Inghilterra ed è come calasse dal cielo Gesù Bambino.Gruppi composti da adolescenti come gli Eater e le Slits (tutte ragazze, queste: altro che rock, qui niente sessismo) realizzano dischi pochi mesi dopo essersi formati. La CBS suscita scalpore ingaggiando i Clash. Il fatturato delle ditte che producono spray coloranti per capelli sale di punto in bianco alle stelle, come quello dei fabbricanti di colla e di magliette di cotone. Gli australiani Saints sbarcano in Gran Bretagna, dopo avere inciso in patria una pietra miliare chiamata I’m Stranded, e scoprono che non è la Terra Promessa. Nascono i Ruts e gli Wire strappano un contratto nientemeno che alla Harvest, l’etichetta dei Pink Floyd. E danno poi alle stampe un’opera prima a 33 giri indimenticabile, operazione che nell’arco degli otto mesi precedenti era riuscita anche a Clash, Damned, Stranglers, Jam, e naturalmente ai Sex Pistols. Così finisce il 1977. Anche il punk? Non proprio. Francesco Fontana, 3 A LIBRO Una rivoluzione, un libro: IL RESTO DI NIENTE In tema di rivoluzione non potevano che proporvi viaggio dalla città capitolina alla città parteno- il il romanzo storico “Il resto di niente” di Enzo pea. Durante l’andare del racconto viviamo una Striano che si ambienta in un periodo particolare Napoli diversa da quella attuale, una Napoli in perché post prima rivoluzione industriale e prima piena epoca borbonica vista e descritta da Eleo- e durante i tumulti partenopei ed i moti di rivolu- nora. Nei primi capitoli vediamo una Lenòr che zione del 1799. Il resto di niente è il quinto e più ripete le parole in napoletano che ascolta, che celebre romanzo dell’autore partenopeo Enzo esce di casa volentieri per scoprire i luoghi che la Striano. Il romanzo prende nome dall’ultimo pen- vedranno crescere finché non diventerà la signo- siero della protagonista Lenòr. Striano però dietro ra Lionora. Si tratta di luoghi ,che per chi conosce questo titolo cela una poetica secondo cui alla bene la città ,procurano sempre emozioni e sen- protagonista resta in pugno il “resto” dovuto al sazioni diverse,questi luoghi vanno da via Toledo “niente”, o meglio, una dimensione più vera del alla zona di Santa Teresella, il quartiere Vomero, reale, una verità conquistata soltanto con la mor- pallonetto di Santa Lucia,, nei pressi del Teatro te. Inoltre l’autore fa una piccola ma fondamenta- San Carlo e del san Carlino e ancora la pigna le precisazione, infatti il romanzo dallo stesso è secca ,passando per i due castelli sant’Elmo e definito storico ma, basandosi su fatti realmente Maschio Angioino terminando con la lugubre Vi- accaduti elabora tutta la trama. Il tema centrale di caria. Le fasi principali della vita di Lenòr sono questo capolavoro è la vita di Eleonora Fonseca fortemente legate ad una serie di eventi quali l’in- Pimental. Il racconto si apre nella Roma di metà contro di Vincenzo Sanges, l’ingresso ai due salot- Settecento in cui le famiglie portoghesi Fonseca ti, l’incontro di Primicerio, il matrimonio con il Pimental e Lopez vivono e da cui vanno via per Marchese Tria, la morte del suo pargoletto, il di- trasferirsi nel Regno delle due Sicilie a Napoli. Infatti nelle prime pagine abbiamo il racconto del vorzio, l’assunzione di Graziella e l’incontro di Gennaro Serra. Numerosi eventi ma ognuno a sua vota importante. Numerosi sono anche i personaggi, infatti incontriamo i parenti di Lènor (mamae, papae, tio Antonio, vovò), Sangez che si può definire il migliore amico, Vincenzo Cuoco ,un giovane ragazzo molisano con problemi dovuti all’epilessia che però non lo distolgono dal suo pensiero fisso, la repubblica. Incontriamo anche il nostro Domenico Cirillo che all’interno del racconto è uno dei più cari amici di Lenòr nonché suo medio, questo ruolo gli permette di essere presente in quasi tutto il romanzo. E’ grazie ai suoi amici che Lenòr cresce e trova la sua motivazione,fin dalla giovinezza si accosta agli ambienti letterari di Napoli e si appassiona agli ideali re- pubblicani ispirati a quelli della rivoluzione francese. Per ogni cosa bella però c’è sempre proporzionalmente una parte brutta. Lenòr infatti fronteggia più situazioni nefaste, cadrà in depressione più volte. LIBRO IL RESTO DI NIENTE Prima per il distacco dalla propria mamae, con successiva paura di non esser pronta per esser donna, moglie e mamma. La seconda depressione invece sarà dovuta alla prematura morte del figlio nato dal matrimonio con il marchese Tria. Infatti dopo la morte della madre per volere del padre e per motivi economici è costretta a sposare Pasquale Tria. Subito tra i due si manifesta un incolmabile abisso culturale, in quanto il marito si mostra come un uomo rude, senza scrupoli e malvagio. Lei resta incinta di un bambino, Francesco, che però morirà nei primi mesi di vita e da allora Lenòr smetterà di credere in Dio( da qui il resto di niente, la consapevolezza del nulla). Tria però non è il solo antagonista, abbiamo anche Primicerio ed altri. Tra gli aiutanti però abbiamo Domenico Cirillo,Sangez e Gennaro Serra. Del caro Cirillo sappiamo che anche lui cadrà in depressione per questioni affettive, invece Serra accompagnerà Eleonora fino alla morte. Infatti in seguito al divorzio si prenderà cura di Eleonora. Grazie a Serra ricomincia a frequentare i salotti in cui non si fa altro che parlare del cambiamento del governo francese e della nascita di una costituzione. Entra inoltre a far parte di un gruppo filo-francese con il solo obiettivo di far cambiare la situazione politica e sociale napoletana con una rivoluzione. Verrà arrestata perché sospettata di essere una giacobina ed in seguito liberata dagli amici mentre Napoli viene conquistata dai Francesi e viene acclamata come un'eroina del popolo. In seguito accetta di dirigere il giornale della Repubblica, "Il Monitore Napoletano". Con questo giornale Leonor spera di coinvolgere il popolo in difesa della liber- tà repubblicana ma non riuscì nel suo intento in quanto è catturata dallo stesso popolo e calle truppe regie che la condanneranno a morte.Ogni più ha il suo meno. Il meno di Serra è costituito dalla famiglia reale, Ferdinando IV e Maria Carolina, che condanneranno la nostra protagonista alla morte. Il meno della regia famiglia è Graziella. Quest’ultima e Serra saranno fondamentali per il bene di Lenòr, infatti Graziella era la sua badante e ritornerà solo per scagionare la sua signora con l’aiuto di Gennaro. Lenòr dopo esser stata nella prigione reale,la Vicarìa, viene condannata a morte con Sangez,Cuoco,Serra ed altri rivoluzionari. Venne impiccata a Piazza Mercato assieme ad altri rivoluzionari il 20 Agosto 1799 a soli 47 anni dove si dice abbia detto “orsan et haec olim meminisse iuvabit" diventando una vera e propria martire della libertà. Brevi informazioni sull’autore: Enzo Striano è stato uno scrittore e giornalista italiano. Nacque a Napoli il 22 Febbraio del 1927;suo padre era un ferroviere mentre sua madre era una maestra elementare. Frequentò la facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università Federico II di Napoli e si laureò con tesi su "La prostituzione al tempo di Masaniello". Tra il 1947 e il 1949 scrisse per vari giornali come "La Cronaca","La Repubblica d'Italia" e "l'Avanti". Nel 1982 scrisse il romanzo "Il Resto di Niente" (pubblicato nel 1986) ma non arrivò a vedere il successo della sua opera in quanto morì nel 1987. (Lapide deposta dal comune di Napoli presso la casa partenopea) (Lapide deposta presso la casa natia a Roma) Maria Domenica Grimaldi e Cesario Marino, 3D LA FILOSOFIA….PER ME? In ordine d'importanza colloco dopo italiano e prepotenza di pormi, quella spavalderia, greco, la filosofia. La mia definizione di filosofia abbassando il capo a volte al cospetto di chi è è: quel qualcosa che riesce a lasciare il segno in più saggio, più esperto di me con tutta la lealtà e ognuno di noi facendo amare la sapienza di cui l’umiltà possibile. Per questo credo di aver si occupa e giustificando attraverso ragionamenti costruito le fondamenta della mia amicizia come e idee la natura delle cose e soprattutto è quel quelle di un inespugnabile castello che pur qualcosa che aiuta a guardare oltre le piccole erigendosi a difesa degli attacchi ha sempre una cose, oltre gli orizzonti attraverso la logica e, che porticina aperta per il pellegrino bisognoso che svela i nostri dubbi più nascosti sull’essenza della cerca aiuto. Quel castello che pur avendo molti vita. Filosofia è Quel quid che per un attimo, sudditi sparsi ne ha uno che sa che c’è sempre e come in sogno mi fa vedere la meraviglia della che apre e aprirà le sue porte con la stessa realtà., come una continua magia. C’è una umiltà: IL MIO GRUPPO DI AMICI. citazione di Sant’Agostino in cui mi ritrovo molto e condivido ossia: Vuoi essere grande? Comincia con l’essere piccolo. Vuoi erigere un edificio che arrivi fino al cielo? Costruisci prima le fondamenta della tua umiltà. Condivido pienamente la citazione di Sant’Agostino in tutto e per tutto. Criticando questa citazione mi fermo a pensare alle cose più banali e più importanti della vita. La vita stessa è una di queste, ognuno di noi vive su una base di ciò che era prima cercando di poter migliorare sempre senza presunzione… con semplicità camminando piano per poi correre….proprio come il bambino che prima inizia a gattonare e poi man mano si regge in piedi, per poi correre; come quando s'inizia a lavorare che si è disposti a svolgere anche mansioni più umili per poi magari diventare qualcuno importante. Penso infine che il regalo più bello che si possa ricevere nella vita di tutti siano la felicità e l’amicizia. Penso sinceramente questo perché quando un amico o una persona comune è in difficoltà io sono sempre lì ad soccorrerlo, a dargli una mano per alzarsi senza chiedere un tornaconto personale e senza rancore… immaginando con umiltà pronta a mettermi nei suoi panni, cercando di metterlo a proprio agio e di aiutarlo sempre in qualsiasi situazione temporale o ambientale senza quella Giuliana Vitagliano IV C LA PAURA La paura. Un sentimento ancestrale, che esiste pensiero non sarà mai e poi mai: “Grazie paura, nella vita dell’uomo fin dalla notte dei tempi. che stai per infondermi la giusta dose di coscienza Tutti abbiamo paura di qualcosa, nonostante per farmi capire che questa è una situazione di qualcuno si ostini ancora a definirsi “senza paura” pericolo dalla quale devo essere pronto a per farsi figo agli occhi di chissà chi. difendermi”. No. Il nostro primo pensiero, più Diffusissime, nei bambini e nei ragazzi di oggi, realisticamente, sarà, dopo una serie relativamente sono quelle paure nate dal genere horror, in un infinita di imprecazioni: “Dio, me la sto facendo certo senso. Parlo, ad esempio, di IT, pagliaccio addosso”. assassino creato dalla mente geniale di Stephen Infatti, come si è detto prima, la paura non riesce King che ha trasformato nella mente di molti la sempre ad inviarti il messaggio giusto, ovvero figura allegra, gioiosa e cordiale dei pagliacci quello di scappare nel caso del clown. A volte, ti circensi in inquietanti, spietate e terrificanti figure fa rimanere lì, paralizzato, impietrito, quasi come che sbucheranno da un tombino o da un cespuglio se stessi aspettando che il peggio arrivi, quasi da un momento all’altro. come se volessi che arrivi in fretta e aspettassi solo Ma che cos’è la paura? la fine di Da Wikipedia: “La paura quell’incubo. è un'emozione dominata Ecco, allora c’è da dall'istinto (cioè fare una doverosa dall'impulso) che ha come osservazione e mi obiettivo la sopravvivenza rivolgo soprattutto del soggetto ad una a colore che suffragata situazione ritengono di essere di pericolo; irrompe ogni immuni a questo qualvolta si presenti un sentimento: la possibile cimento per la paura è cosa propria incolumità, e di solito accompagna ed è buona e giusta e fa bene all’uomo provarla accompagnata da un'accelerazione del battito durante il percorso della sua vita, perché bisogna cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche essere pronti a saperla utilizzare nel modo giusto. difensive.” Se un uomo non ha mai provato una fifa tale da Dunque, la paura non è altro che un segnale che il farsela nei pantaloni, allora non saprà mai nostro cervello ci manda per renderci consapevoli decifrare il messaggio del cervello che gli dice di del pericolo in cui stiamo per incorrere. Non è scappare da quel clown spuntato nel parco. Se un altro che una scarica di adrenalina che spesso, uomo, al contrario, ha sempre rigettato questo ma non sempre, ci dà il coraggio di affrontare la sentimento, ha sempre fatto finta che non esista, ha situazione rischiosa che ci troviamo di fronte. sempre agito come se non lo tangesse, allora di Ecco, questa è razionalmente la paura. Ma se, fronte a quel clown rimarrà paralizzato, camminando in un parco, di notte, magari da soli, diventando una facile preda per il martello. sentiamo un carillon in funzione e avvicinandoci notiamo che c’è un clown lì vicino con una motosega che inizia a rincorrerci, il nostro primo Jole Mariniello V I Riceviamo e volentieri pubblichiamo... Liceo classico, istruzioni per l'uso. Partiamo da una premessa fondamentale. Qualsiasi liceo, qualsiasi tipo di scuola superiore, qualsiasi cammino scolastico - se fatto bene - può dare allo studente dei grandi mezzi e delle grandi risorse. Far bene significa approfondire, farsi guidare dalla curiosità e avere anche la fortuna di trovare insegnanti illuminati che trasmettono idee con entusiasmo e impegno. Il Liceo Classico mi ha donato due armi. La prima: una grande capacità di astrazione. Ovvero la capacità di affrontare con un approccio altamente teorico e speculativo qualsiasi tipo di problema. Vederne le simmetrie nascoste. Unire dei puntini invisibili. Vedere dall'alto le grandi linee che i dettagli tendono a nascondere. Un'arma che mi è stata fondamentale per affrontare gli studi universitari in Fisica, il dottorato di ricerca e il mio attuale impiego come ricercatore scientifico in Fisica Applicata. L'altra arma: un forte senso critico e il coraggio di utilizzarlo. La capacità di spiegare, di convincere, di relativizzare, di sollevare dubbi e fare domande, di non abboccare alle argomentazioni di chi ci vuole raggirare. La capacità di non dare per buono tutto quello che viene dall'alto. La capacità di avere il coraggio di implementare un'idea buona. Tutti noi abbiamo buone idee. Ma c'è chi si rimbocca le maniche e le mette in pratica e chi invece le lascia lì nel cassetto (per mancanza di know-how, perché non sa convincere gli altri, perché teme di fallire). Il liceo mi ha dato il coraggio di tentare. Di capire che anche il Preside o un Professore possono essere nel torto (e anche abbastanza spesso). E adesso un paio di consigli e di caveat. Il Liceo è tosto. È davvero difficile e va affrontato con una generosa dose di resistenza, ambizione e entusiasmo. I programmi del Liceo non danno molte competenze pratiche, le quali vengono semmai delegate alle scelte future, all'Università o ad altri cammini. Nessuno vi insegnerà a fare la dichiarazione dei redditi o a riparare una foratura. Spesso lo studente non è consapevole che i temi classici, le lingue antiche, la Filosofia e il Teatro hanno connessioni solidissime con la realtà moderna. La modernità ha bisogno di idee per affrontare le sfide odierne, che sono la bioetica, i diritti umani, le migrazioni di massa, la ricerca scientifica, la lotta contro le pseudoscienze e i ciarlatani, l'uso saggio della tecnologia, l'economia altalenante, la generazione e la distribuzione della ricchezza e dell'energia, l'ecologia e lo sviluppo sostenibile. Nessuno di questi argomenti verrà trattato al liceo classico, ma chi farà un buon liceo avrà le armi per affrontare queste sfide, dove oggi è richiesta competenza. Chi farà un cattivo liceo vivrà in una bolla di ottuso provincialismo e sterile nozionismo, dove le declinazioni e le grammatiche saranno lo scopo dello studio (che sono poi le prime cose a venire dimenticate dopo qualche anno). Un'ultima provocazione. Il mio professore di Storia e Filosofia del liceo, il fu don Antonio Vitale, diceva che il culmine dell'istruzione del liceo classico è la Storia dell'Arte. Il Liceo Classico non è Classico se gli togli la Storia dell'Arte. In essa converge tutto: la geometria e la matematica, il periodo storico con le sue idee filosofiche, l'istinto religioso, la psicologia e i drammi dell'uomo moderno, la tecnica, la fisica e la statica, la politica e i grandi temi che ci hanno donato i classici a cui abbiamo avuto accesso in lingua originale. Angelo Limone (ex-alunno del Cirillo e ricercatore scientifico) FUMETTI Deadpool, l’eroe “PEGI 18” Deadpool fa la sua prima apparizione in New Mutants 98 nel 1991, creato da Fabian Nicieza ai testi e Rob Liefild ai disegni. Deadpool è un ragazzo canadese di nome Wade Winston Wilson che vive solo con il padre, essendo la madre morta di cancro. Il padre, ufficiale USAF, non ha tempo per stare con il proprio figlio e, così, Wade comincia a frequentare cattive compagnie. All’età di diciassette anni, proprio uno di questi bulletti uccide suo padre lasciandolo solo al mondo. Un anno dopo si arruola nell’esercito, ma viene espulso poco dopo per insubordinazione. Wade ha un talento naturale per le armi e decide di intraprendere la carriera da mercenario finché non gli viene diagnosticato un cancro, forse ereditato dalla madre. Quando il cancro è allo stadio terminale, gli viene proposto di partecipare al progetto Arma X che mirava a trasportare il fattore rigenerativo del ben più noto Wolverine in altri soggetti. L’esperimento, all’inizio, non va a buon fine e Wade viene trasferito nell’Ospizio, dove il dott. Killebrew fa sperimentazioni illegali sui soggetti non positivi ai test. L’irriverenza di Wilson lo porta a essere il preferito dei pazienti che fanno delle vere e proprie scommesse su chi morirà prima (appunto dead pool), ma quando il suo migliore amico viene ridotto a un vegetale dal dottore, Wade per pietà lo uccide. Per regolamento chi uccide un paziente verrà ucciso a sua volta, così torturano Wilson, che sviluppa una vera attrazione verso la morte. Viene privato del cuore, ma proprio in quel momento il fattore rigenerativo comincia a fare effetto, il cuore si rigenera e lui riesce a scappare. L’ultimo barlume della sua sanità mentale viene eliminato quando il fattore rigenerativo si unisce al tumore, infatti, il suo corpo viene ricoperto di rughe e cicatrici provocate da questa insana combinazione. In seguito ricomincia la sua carriera da mercenario con il nome di Deadpool, in onore delle scommesse che si tenevano nell’Ospizio. Tra le sue caratteristiche principali c’è la sua parlantina, infatti, Deadpool non smette mai di parlare e questo lo rende irritante per gli altri membri dei suoi fumetti.Deadpool, in più, va in giro con una moltitudine di armi tra cui due katane che tiene sempre dietro la schiena. Durante la sua carriera è stato a contatto con altri supereroi come Wolverine, Bob l’agente dell’Hydra o Cable, che lo affiancherà in molte sue avventure. Infine Deadpool è uno dei pochi, come Joker o She-Hulk, a infrangere la quarta parete, ossia, lui sa di essere un personaggio inventato e nel corso degli albi spesso si trovano esilaranti conversazioni tra il protagonista e il lettore. Raffaele Chiantese, I C SERIE TV SLEEPY HOLLOW Sleepy Hollow è una serie televi- dopo nella cittadina di “Sleepy siva statunitense in onda dal 16 della loro eredità di Testimoni, Hollow” a New York, in un mon- incaricati di sconfiggere Moloch. settembre 2013 sulla rete televisi- do totalmente diverso da quello Ad aiutarli, il capo della polizia va Fox. All’origine c’è il racconto che conosceva, nel quale strani Frank Irving (Orlando Jones) e la di Washington Irving, seguito da eventi iniziano ad avvenire. Poco moglie-strega di Ichabod, Katrina una serie di trasposizioni cinema- dopo scopre che anche il suo (Katia Winter), rinchiusa dal de- tografiche, una versione Disney nemico si è risvegliato ed è in mone in un purgatorio di pena del 1949 e la versione di Tim cerca della sua testa. Il tenente da cui suo marito tenterà poi di Burton che ha per protagonisti Abigail Mills, (Nicole Beharie) salvarla. Svariati personaggi cer- Cristina Ricci e Johnny Depp. In dopo essere sfuggita da un dolo- cheranno però di ostacolarli in questo telefilm emerge la consa- roso passato, è ora una promet- questa lunga battaglia tra bene e pevolezza di un pezzo della sto- tente detective che sta per arruo- male. Oltre ad ammettere l’impre- ria americana fortemente trascu- larsi nell'FBI. Dopo aver assistito vedibilità e l’originalità della sto- rato dal mondo delle serie tv, all'omicidio del suo collega e ria, bisogna attribuire un particolare merito a Tom Mison, che è stato capace di interpretare in maniera eccelsa un gentiluomo del sud, catapultato in un mondo di tecnologia e volgarità, da cui cerca di tenersi distante. È una serie che ha colpito sotto molti punti di vista e che promette di migliorare ed evolversi anche in futuro: non a caso, risulta essere il miglior debutto della FOX dal 2006… quello della guerra di secessione mentore sceriffo Collins, è la prie dunque del Generale Wa- ma ad incontrare il cavaliere in Jolette d’Onofrio & Daniela Rauc- shington e degli altri grandi pa- città e decide di aiutare Crane. ci, VI trioti americani. Nel 1781 A rappresentare il nemico nume- Ichabod Crane (Tom Mison), sol- ro uno dei protagonisti, è in realdato coloniale sotto il comando tà un demone, Moloch, che Ab- del Generale Washington duran- bie aveva già visto sorgere dal te la guerra di Indipendenza, tro- terreno quando era ancora una va la morte lottando contro un bambina. Crane e Abbie, nel temibile nemico Assiano, che rie- combattere contro il demone, sce però a decapitare, prima di scopriranno un legame mistico morire. La storia comincia con il che li porterà sulle tracce della risveglio di Ichabod 250 anni storia della nazione americana e FILM L’OTTAVA MERAVIGLIA DEL CINEMA: THE HATEFUL EIGHT Tarantino ci mostra il suo ottavo film e il suo secon- avvelenato il caffè e John muore. Qualcuno do western (dopo “Django”) in tutta la sua realisti- nell’emporio è in combutta con Daisy, è suo com- ca crudezza. Diviso in sei capitoli, il film racconta plice nella progettata fuga. Chi sarà? Avvincente la storia di otto personaggi incastrati in un empo- fin dalle prime inquadrature con un paradisiaco rio durante una bufera qualche anno dopo la rivo- sottofondo musicale composto dal maestro Ennio luzione americana. O.B. Jackson porta la sua car- Morricone. Un film da non perdere assolutamente rozza con Daisy Domergue, spregiudicata fuori- che tiene senza fiato in alcune scene, commuove legge, che è trasportata da John Ruth, cacciatore in altre e annichilisce con una violenza messa da- di taglie (detto "Il Boia" perché ama consegnare vanti allo schermo tipica di Tarantino, ma che per- vive le sue prede), a Red Rock per essere giustizia- mette un'immedesimazione sconvolgente per la ta. Sulla strada incontrano il Magg. Marquis War- sua realtà. Un cast spettacolare con attori dal cali- ren, esercito degli unionisti, di colore, esonerato bro di Samuel L. Jackson (maggiore Warren), Tim con demerito e ora anch’egli cacciatore di taglie, Roth (Osvaldo Morbay) e Kurt Russell (John Ruth). il quale richiede un passaggio per Red Rock per Un plauso va fatto anche al doppiaggio di Luca sé e per consegnare i criminali morti. John accetta Ward (John Ruth) e Francesco Pannofino (Warren). ma deve essere incatenato e accetta anche la Per le riprese sono state utilizzate delle cineprese, stessa richiesta da parte di Chris Mannix, sudista quelle che venivano usate anni fa, al fine di mi- e nuovo sceriffo di Red Rock. Arrivano all’emporio gliorare la qualità delle immagini. …piccola curio- di Minnie, luogo dove sostano per qualche giorno sità che farà male a molti: in una scena del film data la violente bufera, qui incontrano Bob detto Kurt Russell spacca una chitarra, era una scena ”il Messicano”, sostituto di Minnie a capo dell’em- che Tarantino voleva improvvisare. Piccolo partico- porio; Oswaldo Mobray, nuovo boia di Red lare: Russell non sapeva che fra le mani aveva Rock; Joe Gage, cowboy in viaggio per visitare una Martin del 1860 da 40.000 dollari. Taranti- la mamma e l’anziano Sanford Smithers, genera- no ha commentato la scena così: “buona la prima le dell' esercito degli Stati Confederati del Sud, in Kurt!”. viaggio per cercare suo figlio anche se con la cer- Corvino Pier Ferdinando, V I tezza della sua morte. Ad un certo punto viene VIDEOGAME FALLOUT 4 Il 3 giugno 2015, dopo anni di interminabile so anno per la next gen. Le texture sono inespres- attesa, ricca di numerose indiscrezioni e specula- sive, i modelli dei personaggi sono molto basilari zioni, l’azienda videoludica “Bethesda” annuncia e le animazioni “legnose”. Anche la fluidità del l’uscita del quinto capitolo della serie “Fallout”, gioco non è delle migliori, specialmente in pre- con data di pubblicazione il 10 novembre dello senza di numerosi nemici, e complica spesso l’a- stesso anno. Fallout 4, rispettando la tradizione zione di gioco, così come non manca un altro dei precedenti capitoli, si presenta come un tipico marchio di fabbrica della Bethesda : i bug, tra i gioco di ruolo : il giocatore completa missioni più fastidiosi ai più “divertenti”. In poche parole, principali, secondarie e diverse altre attività, ac- Fallout 4 è forse uno dei giochi più difficile da quisendo punti esperienza necessari per aumenta- giudicare; esso, più di tanti altri videogiochi, di- re il livello e le statistiche del proprio personag- pende fortemente dal gusto soggettivo del gioca- gio, che può essere giocato con la visuale della tore. Probabilmente non è il gioco più adatto ai prima o della terza persona e che per la prima videogiocatori “casual”, complice, come abbia- volta in un capitolo della famosa serie avrà una mo precedentemente scritto, una componente tec- propria voce. La trama si svolge in una Boston nica non proprio all’altezza, una grafica insoddi- post-apocalittica, più di duecento anni dopo una guerra nucleare, con il nostro personaggio che, per salvare se stesso e la propria famiglia, raggiunge il rifugio antiatomico, chiamato “Vault 111”, subendo un’ibernazione, al risveglio della quale osserverà due individui sconosciuti aprire il tubo criogenico del coniuge, con l’intento di rapire Shaun, il proprio figlio. Eseguito il rapimento, il nostro giocatore fuggirà dal Vault per poi subito iniziare la ricerca del figlio rapito. Riprendendo sfacente, una trama anonima e scialba e missioni, una delle caratteristiche dei precedenti capitoli, che se pur di una quantità esagerata, risultano presente ad esempio nel terzo, durante l’esplora- molto schematiche e ripetitive, per non parlare di zione (punto di forza del capitolo, con una map- quanto siano banali e fini a se stesse molte secon- pa vastissima e piena di zone interessanti e ricche darie. I fan del genere e specialmente quelli della di oggettistica), il personaggio potrà essere ac- saga, apprezzeranno quasi sicuramente il capito- compagnato da un alleato scelto a sua volta, il lo, oltre a conoscere già al meglio le sue mecca- quale lo aiuterà nei combattimenti contro qualsiasi niche, avendo giocato ai precedenti capitoli, e nemico. Il gameplay, generalmente, non è cam- avranno la possibilità di dedicare un numero spro- biato tantissimo rispetto ai precedenti capitoli, se positato di ore di gioco all’esplorazione della Bo- non per qualche innovazione nel crafting. Si tratta ston post-apocalittica. Noi, dalla nostra, ci aspet- di un gioco di ruolo finalizzato all’azione, nel tavamo qualcosa in più da uno dei titoli più attesi quale è consigliabile la visuale della prima perso- dell’anno video ludico. na, come in un classico “First Person Shooter”. Ciò che purtroppo grava su questo capitolo è sicuramente la componente tecnologica e grafica, assai arretrata rispetto a tanti titoli usciti nello stes- Diego Corrado, Vincenzo Capone, V I LICEO CIRILLO SETTIMANA DELLO STUDENTE 10-16 FEBBRAIO 2016 con Il senatore Lucio Romano Il Vescovo di Aversa mons. Spinillo Il sindaco di Casal di Principe Renato Natale Mario Cecchi Paone Mina Welby Gianni Solino di Libera e altri… Cineforum Conferenze in streaming Laboratori e altro... CIRILLO WEBZINE - N. 25 Febbraio 2016 Periodico Mensile del Liceo “D. Cirillo” di Aversa Supervisione prof. Bernardo Cicchetti Segretaria di Redazione Giulia Martino Redazione Miriam Manna, Alessia Polverino Rubriche D’Onofrio & Raucci (Serie TV), P. F. Corvino (Film), Maria D. Grimaldi & Cesario Marino (Libri), Raffaele Chiantese (Fumetti), Diego Corrado & Vincenzo Capone (Videogame) Grafica & Impaginazione Rosa Pannullo, Carmine D’Angelo Copertina Vincenzo Capone & prof.