Letta: Renzi, non c`è dualismo Prove di patto

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Letta: Renzi, non c`è dualismo Prove di patto
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
MARTEDÌ 24 DICEMBRE 2013
QQ SERVIZIO CIVILE
ANNO XI • N°252 € 1,00
IITALIA IRAN
GOVERNO
G
PD
D ritorno da Teheran, Massimo D’Alema risponde alle
Di
d
domande di Guido Moltedo: “Roma in prima linea nel dialogo
ccon Rowhani, non lasciamo soli i riformisti”
A PAGINA 3
R
Riforma
elettorale e lavoro: si
cconsolida l’asse tra il premier
e il leader dem
A PAGINA 2
GOVERNO
EDITORIALE
VIA LIBERA A LEGGE DI STABILITÀ E DL “SALVA ROMA”
L’Erasmus
della
solidarietà
Come nella
Montagna
incantata
PIERLUIGI
CASTAGNETTI
MARIO
LAVIA
L’
idea di Renzi di istituire un
servizio civile europeo obbligatorio non so quanto sia solo
un’idea o sia già un progetto definito. È, in ogni caso, una proposta interessante e coraggiosa,
non foss’altro perché non popolarissima tra i giovani. Andrebbe
forse rivestita di qualche allettamento.
Dire ad esempio che si tratta
di una sorta di Erasmus della solidarietà che consente ai ragazzi
di circolare in tutti i paesi del
continente.
G
SEGUE A PAGINA 4
QQ CANONE RAI
Quel regalo
rischia di
costarci caro
NINO
RIZZO NERVO
F
inalmente possiamo affrontare il nuovo anno con maggiore ottimismo. Il regalo che il
ministro dello sviluppo economico, Zanonato, ha fatto trovare
alle famiglie italiane sotto l’albero era davvero inaspettato: il canone Rai non aumenterà perché
il governo non è insensibile alla
crisi e al grido di dolore che si
leva in tutto il paese, da Palermo
a Bolzano.
Il risparmio per coloro che il
canone lo hanno sempre pagato
non è da buttar via.
SEGUE A PAGINA 4
QQ RUSSIA
Lo zar Putin
libera-tutti,
si sente sicuro
MATTEO
TACCONI
F
uori Khodorkovsky, fuori le
Pussy Riot. Nello spazio d’una
manciata di giorni Vladimir Putin
ha liberato l’uno e le altre. Se la
prima scarcerazione è arrivata a
sorpresa, con un provvedimento di
grazia concesso per ragioni umanitarie (la madre dell’ex oligarca ha
più poco da vivere) e facilitato dalla mediazione dell’ex ministro degli esteri tedesco Hans-Dietrich
Genscher, l’uscita di cella di Nadezhda Tolokonnikova e Maria
Alyokhina, avvenuta ieri, non ha il
registro del colpo di scena.
SEGUE A PAGINA 4
Letta: Renzi, non c’è dualismo
Prove di patto generazionale
«I quarantenni al potere, non ripeteremo gli errori del passato». Nella conferenza stampa
di fine anno il premier esclude problemi con il segretario: «Dialoghi con Forza Italia»
GIOVANNI
COCCONI
L
a mia generazione ha perso,
cantava Giorgio Gaber. Quella di Enrico Letta vuole provare
a vincere e ieri lo ha fatto sapere
con un messaggio recapitato soprattutto a Matteo Renzi.
«Il 2013 è stato l’anno di una
svolta generazionale senza precedenti nella storia repubblicana» ha detto il premier in apertura della tradizionale conferenza stampa di fine anno, con un’allusione non soltanto a se stesso,
il terzo presidente del consiglio
più giovane del dopoguerra con i
suoi 47 anni, ma a un parlamento
mai così rinnovato e a un leader
del Pd di quasi dieci anni di meno. Quel Renzi che nelle stesse
ore, a Firenze, annunciava la candidatura a sindaco «per altri cinque anni». Per Letta non ci sarà
dualismo con il segretario del Pd
(«una delle iatture del centrosinistra in questi anni»), anzi ci
sarà un «gioco di squadra, come
abbiamo dimostrato di saper fare in queste due settimane». Perché «la nostra generazione non
può fallire, non abbiamo alibi».
Siamo come l’Italia del dopoguerra, aggiunge il premier con
un confronto storico temerario,
«quando il paese si affidò a trentenni e quarantenni perché la
generazione precedente era stata
spazzata via dalla guerra».
L’insistenza di Letta sul tema
generazionale risponde a due ra-
gioni. Primo, riappropriarsene,
non lasciarselo scippare da Renzi, l’inventore della rottamazione, la cui trionfale vittoria alle
primarie nel segno della “generazione Leopolda” rappresenta uno
straordinario segnale di rinnovamento. La svolta c’è già stata –
suggerisce il premier – guardate
le facce dei miei ministri, non c’è
bisogno di un’altra scossa, il futuro è giù qui.
Secondo, provare a coinvolgere il segretario del Pd in un
gioco di squadra che dovrebbe
puntellare l’azione del governo
invece di logorarlo. Di qui il via
libera a Renzi sul dialogo con
Forza Italia sulla legge elettorale
e il coinvolgimento in un “contratto di governo” che includerà
anche la riforma del lavoro tanto
cara al sindaco.
Insomma, come nel caso del
taglio al finanziamento pubblico
ai partiti e del taglio delle Province, una collaborazione competitiva che non è ancora un patto
scritto con il sangue ma nemmeno un logorante e quotidiano corpo a corpo. Un doppio binario
non facile come si è visto anche
con le tensioni sulla web tax e
l’emendamento sulle slot machine, entrambi svuotati dall’intervento a gamba tesa del segretario.
«Non sospetto che Renzi vo-
) FRANCIA _
Bianchitudine,
l’altro razzismo
glia subito le elezioni» taglia corto il premier alla domanda di un
giornalista. Il suo messaggio è
rivolto al futuro, la parola d’ordine è ottimismo, «perché la crisi
è alle spalle», «l’Italia ce la farà»
e alla conferenza stampa di fine
anno 2014 «sono convinto che
commenteremo dati economici
diversi e migliori, e riforme istituzionali compiute, a partire dalla fine del bicameralismo perfetto». Non solo. L’agenda Letta è
un programma di legislatura,
dall’istruzione alla giustizia, dalla riforma fiscale alla revisione
della Bossi-Fini. Sicuro che Renzi abbia tutto questo tempo?
@GiovanniCocconi
QQ ROBIN
Pussy Riot
Ma non è che adesso Putin
grazia anche Silvio?
QQMASSIMILIANO PANARARI QQ
C
hi di tweet colpisce, di cinguettio perisce. O, meglio, viene licenziato per il razzismo sfrontatamente esibito, come nel caso della
pr americana Justine Sacco. Al
momento del suo atterraggio in Sudafrica, dopo avere inviato un messaggio che si commenta stolidamente da solo («Sto andando in
Africa. Spero di non prendere l’Aids.
Sto scherzando. Sono bianca!»),
Sacco era stata fulmineamente li-
quidata dall’impresa per la quale
lavorava (un gigante della new economy del web), così come erano stati rimossi da Twitter il suo account
e il testo di cattivissimo gusto.
La vicenda, accaduta un paio di
giorni fa, ha fatto il giro del mondo
e della Rete, e non è che uno degli
incessanti episodi di razzismo e xenofobia ai quali (purtroppo) ci è
dato di assistere quotidianamente.
SEGUE A PAGINA 4
uardando ieri Enrico Letta
alla sua prima conferenza
stampa di fine anno inevitabilmente è venuto il ricordo della
stessa occasione di un anno fa –
c’era Mario Monti che annunciava la sua “salita in campo” –
o quella di due anni fa – sempre
con Monti ma in veste di salvatore della patria dopo lo sfascio
berlusconiano. Un anno, due
anni, pare un’altra era.
Poi sempre ieri si è visto
Matteo Renzi nel suo incontro
tutto fiorentino con i giornalisti, quel Renzi che guida il Pd
da quindici giorni: e anche in
questo caso sembra molto di
più, perché ha già detto e fatto
un sacco di cose, ricevuto critiche e elogi da riempire una stagione politica.
Come nel gran romanzo di
Thomas Mann, un giorno pare
un anno e un anno un giorno.
Quello della Montagna incantata
è lo strano effetto ottico-temporale che attraversa questa fase politica: abbiamo tutti la
sensazione simultanea che il
tempo sfugga dalle dita e all’opposto che non passi mai.
Accade forse perché questa
generazione (molto fine l’uso di
questo concetto da parte di
Letta) ha fretta, fretta di concludere, ha bisogno di certezze,
di scadenze, di cronoprogrammi: di qui l’idea di Renzi e Letta
di un “contratto” dettagliato
entro gennaio con tanto di date
da rispettare. Una visione un
po’ manageriale che sarebbe
benvenuta qualora trovasse attuazione vera, altro che quella
padronale del ventennio, tanto
lesta nell’azzeccare i garbugli
quanto vacua nel realizzare le
cose.
Già, i due ragazzi hanno
fretta di fare i conti con l’Italia.
Sanno, Renzi e Letta, che dovranno essere anche molto duttili – il tutto e subito semplicemente non esiste oggi come non
esisteva nel Sessantotto – e
dunque del job act si può ipotizzare la messa in campo di qualcosa e non di tutto e così dei
cento interventi riformatori annunciati ieri dal presidente del
consiglio.
Ma essere duttili non vuol
dire rinviare. A fine gennaio
ognuno farà le sue valutazioni.
Il paese che davvero è stremato
chiede una sola cosa, ormai: di
avere qualche certezza più sul
quando, che sul cosa fare. Perché
agli italiani non si può più raccontare che è passato un giorno
quando invece è trascorso un
anno.
@mariolavia
Chiuso in redazione alle 20,30
martedì
24 dicembre
2013
2
< N E W S
A N A L Y S I S >
LEGGE ELETTORALE
Il premier fa sua la linea del Pd, preme su Alfano e così evita le elezioni
RUDY FRANCESCO
CALVO
A
gennaio la definizione di un testo chiaro e
dettagliato nella commissione affari costituzionali della camera, a febbraio l’approvazione in
aula e il passaggio a palazzo Madama, dove la
trafila ricomincia e – anche volendo evitare correzioni – inevitabilmente porta via tempo. Si arriva
così facilmente a cavallo tra marzo e aprile, quando sarà definitivamente scongiurata la possibilità
di elezioni politiche anticipate, in coincidenza con
le europee. È così che Matteo Renzi ed Enrico
Letta si muovono all’unisono per arrivare al più
presto all’approvazione di una nuova legge elettorale, che mantenga in vita il governo (è l’interesse
del premier) ed eviti il perpetuarsi delle larghe
intese anche nella prossima legislatura (timore che
rimane vivo nel leader del Pd, soprattutto dopo la
sentenza della corte costituzionale, che ha proporzionalizzato il Porcellum).
Il cronoprogramma è stato anticipato in parte
da Letta nella conferenza stampa pre-natalizia di
ieri. Il 2014 – ha ribadito il premier – sarà l’anno
«in cui le istituzioni si riformeranno in modo completo e compiuto». In questo quadro, «prima delle elezioni europee e il prima possibile dobbiamo
avere la legge elettorale», alla quale seguiranno «i
primi passaggi per eliminare il bicameralismo perfetto, sulla riforma del Titolo V» e sull’abrogazione
delle province, «per evitare anche i ricorsi al disegno di legge appena approvato».
Il presidente del consiglio ci tiene a mostrarsi
in sintonia con il segretario del suo partito, lo
chiama a condividere la sfida generazionale di cui
si sente investito e, soprattutto, lo ritiene un alle-
ato nella più importante battaglia politica dei prossimi mesi: sconfiggere il populismo e l’antieuropeismo grillino in occasione dell’appuntamento elettorale di fine maggio. Per questo, se c’è una cosa
che a palazzo Chigi vedono di cattivo occhio nelle
mosse renziane è proprio la ricerca (quanto meno
minacciata) di una sponda nel M5s per approvare
la nuova legge elettorale. Letta cita esplicitamente
Sel, Lega e perfino Forza Italia come interlocutori
per le riforme, anche se «naturalmente» bisognerà partire dalla «maggioranza di governo».
Più che Renzi, però, il destinatario del messaggio in questo caso è Angelino Alfano. Il premier
preme infatti sul suo vice per indurlo ad accantonare i futuri interessi elettoralistici del suo neonato movimento, in favore di un’intesa – da sottoscrivere già nel patto di governo di gennaio, anche
senza entrare dettagliatamente nel merito – che
porti all’approvazione di una legge elettorale di
stampo maggioritario e bipolarista. A quel punto
spetterà a Berlusconi scegliere «la strada della
deriva nichilista e populista» o rientrare nell’intesa, isolando Grillo. Ma alla vigilia delle urne, il
comportamento del Cavaliere sarà imprevedibile.
Anche per questo, Letta cerca un
antidoto “popolare” all’eventuale
fronte anti-riforme che si dovesse con- L’asse
solidare tra FI e M5s. E conferma che
le modifiche alla Costituzione saranno generazionale
approvate dai cittadini attraverso un contro
apposito referendum: «Se anche fossimo in grado di avere i due terzi del il populismo
parlamento – ha spiegato il premier di Grillo
– io penso che al quarto passaggio
apposta dovremo far mancare i voti (e Berlusconi?)
necessari».
@rudyfc
LAVORO
Letta rivendica Imu e spread: con Renzi un patto per le riforme del 2014
RAFFAELLA
CASCIOLI
S
e nel 2013 l’Italia ha voltato pagina
con un salto generazionale che le ha
permesso di recuperare 30 anni (da Letta a Renzi ad Alfano), il 2014 sarà l’anno
della crescita e del lavoro.
La missione di disegnare un futuro
per il Belpaese, da anni fossilizzato in un
eterno presente, non è impossibile. Soprattutto se ad averla intrapresa sono il
presidente del Consiglio Enrico Letta e
il neo-segretario del Pd Matteo Renzi.
La sveglia dei quarantenni a un paese
piegato dalla crisi e dal disagio sociale,
oltre che sfiduciato nell’affrontare il domani, parte da due considerazioni di
fondo esplicitate – seppure ognuno con
il suo stile – dal premier e dal leader del
primo partito di maggioranza: il lavoro
e la crescita. Due facce della stessa medaglia che lasciano presagire un 2014
“positivo”. Ne è convinto il premier Let-
ta che, nella conferenza stampa di fine
anno, si dice certo che da qui alle elezioni europee «si vedranno i primi segnali
di ripresa».
Il tutto partendo dalla considerazione che, «accanto alle opportunità per
far ripartire il paese, dovremo occuparci di chi la crisi ha distrutto». E questo
perché il premier è convinto che l’Italia
ce la farà, perché il 2014 sarà l’anno
della svolta. Uno sviluppo, quello che il
Belpaese conoscerà il prossimo anno,
che parte dal 2013 quando grazie alla
ritrovata stabilità politica – ha spiegato
ancora Letta – si sono risparmiati circa
5 miliardi di euro di interessi in meno sul
debito pubblico e in cui si sono poste le
basi per un fisco più amico dei cittadini.
Nel ricordare che nel 2013 gli italiani non
hanno pagato le tasse sulla prima casa,
Letta ha riconfermato l’impegno che le
risorse derivanti dal rientro dei capitali
dall’estero e dalla spending review alimenteranno il fondo taglia-cuneo fiscale con un automatismo che il premier ha
finalizzato a ridurre «il peso fiscale sul
lavoratore e su chi dà e genera lavoro».
Nel ricordare che «senza un clima di
fiducia» nessuno investe in Italia, Letta
ha annunciato l’intenzione di sperimentare, in un’azienda pubblica come le
Poste, meccanismi di partecipazione dei
lavoratori e di corresponsabilizzazione
alla vita d’impresa. E se per il premier a
gennaio «inizierà una discussione perché vogliamo creare occupazione buona
ma non occupazione senza diritti»,
Matteo Renzi ha ribadito domenica la
presentazione dopo le feste del piano
lavoro del Pd. Renzi ha anticipato che,
dopo un primo periodo di prova, ai giovani dovrebbe essere proposto un contratto a tempo indeterminato, con flessibilità in entrata e in uscita. Tuttavia,
per Renzi se si perde il lavoro «lo stato
deve farsi carico della persona con un
sussidio unico per 2 anni» e una formazione finalizzata a reinserimento nel
mercato del lavoro. E se sul contratto
unico e sulla riforma complessiva delle
norme sul lavoro proposti da Renzi il
ministro Giovannini è disponibile al
confronto, Letta ha rilanciato sostenendo che «saremo la dimostrazione vivente che una nuova generazione è in grado
di vivere in modo diverso la capacità di
fare gioco di squadra». @raffacascioli
STRAGE DEL RAPIDO 904, NAPOLITANO: ATTENTI AL RITORNO ALLA VIOLENZA POLITICA
Il messaggio ai familiari
L’occasione è la tragica ricorrenza
della strage sul treno 904 del 23
dicembre 1984, ma il messaggio di
Napolitano alla presidente
dell’associazione familiari delle
vittime vale anche per l’oggi: «È
importante – scrive il presidente a
Rosaria Manzo – che le giovani
generazioni siano consapevoli che i
principi di legalità, democrazia e
libertà sanciti nella Costituzione
repubblicana devono essere difesi
costantemente contro ogni
tentazione di ritorno al fanatismo
ideologico e alla pratica della
violenza politica, come il nostro
paese ha dimostrato di saper fare
con un impegno unitario in
occasione della tragica esperienza
del terrorismo».
IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 27
Dagli affitti d’oro alla Tasi alla web-tax. Ecco cosa finisce nel milleproroghe
C
on un doppio voto di fiducia incassato ieri dal governo il senato
ha approvato in terza lettura la legge
di stabilità mentre la camera ha superato l’ostruzionismo di Lega e M5S
dando il primo sì al decreto salvaRoma per il cui voto finale occorrerà
attendere venerdì prossimo, al rientro dalle festività natalizie.
Sempre per il 27 è convocato un
consiglio dei ministri che dovrebbe
varare il consueto decreto milleproroghe di fine anno. Un provvedimento che, però, se dovesse contenere
molte delle modifiche annunciate sia
alla legge di stabilità che al salvaRoma rischia di trasformarsi in un
decreto omnibus. Se infatti il governo sembra intenzionato a provvede-
re alla proroga del blocco degli sfratti, al rinvio del pagamento dei tributi in Sicilia o a quello relativa allo
stop agli incroci proprietari tra stampa e tv (che quest’anno non è entrata
nella legge di stabilità), il cortocircuito legislativo degli ultimi giorni che
ha visto legge di stabilità e salvaRoma rimbalzare da un ramo all’altro
del parlamento ha creato più di un’emergenza. A cominciare dagli affitti
d’oro della camera, il cui diritto di
recesso – introdotto e poi cancellato
diverse volte – potrebbe consentire
un risparmio sui 22 milioni di euro
all’anno sborsati per pagare il canone di diversi palazzi (tra cui palazzo
Marini). La norma – tra colpi di scena, accuse tra il M5S e il Pd, denun-
ce della Lega e smentite – era stata
introdotta nei giorni scorsi nella manovrina per poi essere neutralizzata
nel salva-Roma in cui era arrivata
una correzione; e infine è saltata
nuovamente nella legge di stabilità.
Una norma per ripristinare la quale
M5S e Lega, non altrettanto inspirate sull’abolizione delle province,
hanno a gran voce chiesto al governo
di intervenire. L’esecutivo ha dal
canto suo promesso che interverrà a
correzione nel primo decreto utile,
mentre rispetto alle accuse lanciate
dai grillini al Pd, reo di aver neutralizzato l’intervento a più riprese nonostante il segretario Renzi abbia
definito «giusta la norma contro gli
affitti d’oro», ieri è spettato a Scelta
Civica rivendicare il merito di aver
voluto inserire il recesso: «Il M5S fa
proprie battaglie non sue e arriva
persino a raccontare delle vere e proprie balle».
In ogni caso tra le norme che dovranno essere corrette, oltre a quella
relativa agli affitti d’oro, il governo
dovrà correre ai ripari sulla web-tax
che probabilmente sarà sospesa in
attesa della notifica in Europa e di
una risposta dell’Ue, ma anche sulla
norma sulle slot-machine definita
dal segretario del Pd Renzi una porcata e a cui ha fatto riferimento anche ieri il premier Enrico Letta.
Ancora in sospeso poi c’è il provvedimento annunciato dopo le rimostranze dell’Anci dal ministro degli
affari regionali Graziano Delrio relativo alla revisione delle aliquote Tasi per i comuni e al fondo per le detrazioni in favore delle famiglie.
@raffacascioli
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! primo piano "
martedì
24 dicembre
2013
«Mano tesa all’Iran,
Italia in prima linea»
mondo. A me pare un discorso sensato, bisogna vedere se loro sono in grado di portarlo avanti con coerenza e con trasparenza.
L’intervista
Nel caso di un effettivo “scongelamento” dell’Iran, le
ripercussioni non sarebbero solo su scala regionale...
Massimo D’Alema
parla della sua recente
missione a Teheran.
«Non facciamo
di nuovo l’errore
di lasciare da soli
i riformisti»
Be’, intanto, ci sarebbe un impatto economico enorme.
Sarebbe per loro una spinta a uscire dalla crisi. E per
l’Occidente enormi opportunità...
Se avessi occasione di parlare con esponenti israeliani, come “racconteresti” l’Iran che hai visto?
Purtroppo, la destra al governo in Israele è intransigente, non ha fatto nulla a favore della pace. Ho visto
che, di fronte all’apertura iraniana, Shimon Peres ha
parlato di un’occasione che non va persa. Ci sono reazioni differenziate. D’altra parte l’Israele che vuole la
pace non può che essere interessata a che sia disinnescato il pericolo nucleare iraniano. Detto tutto questo,
è chiaro che andrà controllato e verificato qualsiasi
accordo. Ma oggi disponiamo di strumenti di controllo e di verifica adeguati e persuasivi.
Un tema così importante, come quello iraniano, non
entra nel dibattito corrente in Italia...
GUIDO
MOLTEDO
Q
ualche giorno fa Massimo
D’Alema. Poi è stata la volta
di Emma Bonino, il primo
ministro degli esteri europeo
a visitare l’Iran dopo la recente apertura del dialogo con
l’Occidente. E altre visite di
alto livello dall’Italia
sono attese a Teheran. Il canale di comunicazione tra l’Iran e il nostro paese in
realtà non si è mai interrotto, e anzi, quindici anni fa,
sembrava che si fosse addirittura normalizzato. «Nel
1999 – racconta D’Alema – ci fu una visita a Roma
dell’allora presidente Khatami. Prodi, l’anno prima,
era stato a Teheran. Allora, a cavallo tra il governo
Prodi e il mio governo, si dispiegò un’iniziativa italiana
allo scopo di sostenere Khatami, che era, ed è tuttora,
autorevole rappresentante dell’ala riformista in Iran».
Poi il periodo di Ahmadinejad. Della «situazione nuova in Iran» parliamo con il presidente della Fondazione europea per gli studi progressisti (Feps), relatore
d’onore all’Istituto per gli studi politici e internazionali (Ipis), su invito del ministero degli esteri iraniano.
Già, cosa resta della situazione vecchia?
Innanzitutto, parliamo dell’Iran. Non dell’Arabia saudita. Parliamo di un paese che va compreso nelle sue
particolarità e complessità, un paese di settantasette
milioni di abitanti, patria di una della più antiche civiltà al mondo, con una società civile articolata e una
cultura ricca di personalità (si pensi solo al cinema
iraniano). C’è stato un ricambio di gruppo dirigente
che è anche un cambiamento di indirizzo politico,
avvenuto democraticamente, certo sotto l’osservazione del potere teocratico e tenendo conto del peso che
hanno tuttora le forze conservatrici, i pasdaran, che
non è solo un movimento politico, paramilitare, ma
anche una potenza economica. C’è un equilibrio di
potere complesso, e lo dico anche perché sarebbe un
grandissimo errore, e sarebbe la seconda volta, se non
ci rendessimo conto che, se noi non tendiamo la mano
alle forze riformiste che oggi governano l’Iran, il paese
ritornerà nelle mani delle forze conservatrici.
Hai potuto parlare francamente con i tuoi interlocu-
tori della sicurezza di Israele?
Si tenga conto che quello stesso istituto dove si teneva
la conferenza ospitò il tristemente noto convegno
sulla negazione della Shoah, e io, proprio per questo,
ho voluto dedicare una parte della mia relazione al
peso dell’olocausto, al fatto che occorre comprendere
la preoccupazione così viva in Israele per la sua sicurezza. Ho anche detto che, come europei, ancora avvertiamo una profonda responsabilità morale per
quella tragedia e solo se la ricordiamo possiamo realmente comprendere l’ossessione per la sicurezza sottesa alla politica e all’ideologia di Israele.
Nei tuoi colloqui a Teheran, si è parlato della questione siriana.
Ho avuto un lungo colloquio con il ministro degli
esteri e con uno dei suoi vice, che si occupa dei negoziati, e ho incontrato Rafsanjani, una grande personalità politica in quel paese, il mentore dell’attuale
presidente. E abbiano concordato nel dire che sarebbe un errore non invitare l’Iran alla conferenza di
Montreux. Un errore evidente. L’Iran ha interesse alla
stabilità regionale, non ha alcun interesse ad alimentare il conflitto in Siria. Il veto alla partecipazione
siriana viene dall’interno di un movimento nel quale
è crescente la presenza di estremisti sunniti, legati ad
al Qaida. Che non mi sembrano interlocutori così
brillanti. L’Occidente non è nuovo a simili abbagli. Io
non so se in questo momento il problema principale
IRAN/2
Così Bonino
T
riporta Roma
in Medio Oriente
LORENZO
BIONDI
oh, chi si rivede. È un’Italia particolarmente attiva quella che si riaffaccia sullo schacchiere mediorientale, con un ruolo da apripista come
non si vedeva da tempo. Emma Bonino
è il primo ministro europeo e occidentale a visitare Teheran dalla vittoria di
Hassan Rowhani. Ma non è l’unico segnale. Non è un caso che proprio
dall’Iran sia arrivata la conferma che
l’Italia sarà seduta al tavolo dei negoziati sulla Siria, alla seconda conferenza di Ginevra (anzi, di Montreaux, la
località svizzera scelta per l’incontro).
È stata la stessa Bonino, domenica
sera, a chiarire che altre visite da parte
di diplomatici occidentali ai nuovi ver-
sia l’Iran o non sia piuttosto l’estremismo sunnita. Che
è un problema anche per il mondo arabo sunnita. E lo
è sicuramente per la sicurezza internazionale. Quindi
la situazione siriana è molto complicata e non se ne
viene a capo senza un dialogo politico e senza il ritiro
di tutte le forze straniere, Hezbollah compreso, ovviamente, con l’applicazione di un cessate-il-fuoco effettivamente garantito, la formazione di un governo di
transizione rappresentativo.
Intanto la parte curda si sta staccando dalla Siria...
C’è il rischio di una frammentazione paurosa. Credo
che, in cambio di un riconoscimento, inevitabile, di un
ruolo di potenza regionale, l’Iran possa impegnarsi per
il ritiro garantito e controllato di tutte le forze dalla
Siria. Peraltro, senza l’aiuto dell’Iran, non si può affrontare né il tema dell’Afghanistan, di quel che accadrà dopo il ritiro delle forze armate occidentali e in
quale quadro di sicurezza, né affrontare la questione
della lotta al traffico della droga, nella quale gli iraniani sono attivamente impegnati. Lo stesso vale a proposito della stabilità e della sicurezza in Iraq.
La questione del nucleare resta il nodo principale.
La leadership iraniana afferma di rinunciare all’energia nucleare per scopi militari e di offrire alla comunità internazionale tutte le garanzie di controllo e
verifica, ma – dice anche – vogliamo essere riconosciuti per quel che siamo, un grande paese, senza il
quale non può esserci stabilità in questa parte del
Siamo, come direbbero gli americani, un paese inward
looking, ripiegato su se stesso, con un’informazione
dolorosamente provinciale. Prima di partire ho informato il governo, e prima di accettare l’invito ho chiesto un
parere. Sono stato incoraggiato
Fa bene
dal ministro Bonino. Ma l’invito
il ministro
l’ho ricevuto in quanto presidente della Feps. Prima di me c’era
a sostenere il
stato Joshka Fischer. C’è un diacoinvolgimento logo tra Europa e Iran, un dialogo interessante. Io penso che
iraniano
l’Italia abbia un ruolo primario.
sulla Siria
Il ministro Bonino ha preso alcune iniziative positive, per
esempio sostenendo la partecipazione dell’Iran alla conferenza internazionale di
Montreux sulla Siria.
Parlando di Europa e delle prossime elezioni europee,
arriviamo alla questione dell’adesione del Pd al Pse...
Io, personalmente, ne faccio già parte e dunque sono
in attesa trepidante di essere raggiunto dal Partito
democratico... Penso senza dubbio che sia un fatto
opportuno. Si può discutere, si può vedere se si può
fare qualcosa di analogo come si è fatto nel gruppo
europarlamentare, allargando la denominazione a
partito dei socialisti e dei democratici, così come
abbiamo fatto per il gruppo. Intanto, il Partito democratico della Serbia è membro osservatore del Pse e
una volta che la Serbia sarà, come spero presto, membro dell’Ue, non saremo l’unico partito democratico a
far parte del Partito socialista europeo.
Interessante la rapidità dell’iniziativa di Renzi, dopo
che la discussione ruotava un po’ su se stessa da troppi anni.
Renzi ha tagliato un nodo che andava tagliato. D’altra
parte in Europa da qualche parte dobbiamo stare. E
dobbiamo stare nel campo riformista. Naturalmente
ci staremo con la nostra identità, la nostra storia peculiare. Dobbiamo evitare una discussione teologica.
Non è una scelta di campo ideologica, è una scelta
politica. L’unica scelta ragionevole che possiamo fare.
Serve a europeizzare la politica italiana, a farla uscire
da una sorta di anomalia.
@guidomoltedo
la Bonino, al termine dell’incontro col
tici della Repubblica islamica «si sussuo omologo Javad Zarif ha ribadito
seguiranno in tempi molto rapidi».
che l’Iran deve essere «corresponsabile
Perché l’agenda è fitta di appuntamenti
nella soluzione della crisi
che non possono essere rinviati.
siriana».
Il pre-accordo sul nucleare iraniano siglato a Ginevra lo scorso
Non è una frase di circo24 novembre andrà tradotto «in Dopo l’aiuto
stanza. Da quando, a inizio
un accordo generale» (lo ricorsettembre, è stata archiviaa smaltire le
dava ieri la titolare della Farneta l’ipotesi di un attacco
sina). Ci sono sei mesi di tempo, armi chimiche militare americano alla Siquesta la durata dell’intesa ad
siriane, l’Italia ria e si è aperta la trattativa
interim. E poi c’è la scadenza –
sulle armi chimiche di Daormai alle porte – del 22 genna- sarà presente
masco, il coinvolgimento
io, quando si aprirà il negoziato a Ginevra 2
italiano nelle vicende siriasulla pace in Siria. L’Iran sarà
ne è andato crescendo. Al
presente? Ancora non è chiaro.
G20 di San Pietroburgo EnLe resistenze da parte americana
rico Letta si è trovato a fare
sono forti. Ma il ruolo di Teheran, il più
da pivot tra l’America e i paesi non-instretto alleato del governo di Bashar al
terventisti. La scorsa settimana, poi,
Assad, può essere decisivo: per questo
l’Italia ha accolto sulle sue coste (in un
porto il cui nome è stato tenuto segreto)
due navi che trasportavano materiale
chimico proveniente dalla Siria e destinato allo smaltimento. L’annuncio che
Roma parteciperà al negoziato di Ginevra 2 è arrivato subito dopo. Così come
la visita della Bonino in Iran
E pensare che non più di sette anni
fa, quando venne istituito il P5+1 – il
gruppo di paesi incaricati di negoziare
con l’Iran sul suo programma nucleare
– oltre ai cinque membri del Consiglio
di sicurezza dell’Onu si scelse la Germania. Un importante partner commerciale dell’Iran, certo. Ma non importante quanto l’Italia, che in Europa
è il paese che commercia di più con
Teheran. Ai rapporti commerciali, ora,
tornano ad affiancarsi anche quelli politici.
@lorbiondi
4
martedì
24 dicembre
2013
! segue dalla prima "
••• CANONE RAI •••
Quel regalo rischia di costarci caro
SEGUE DALLA PRIMA
NINO
RIZZO NERVO
D
ieci centesimi al mese sono sempre un euro e
venti su base annua. Potremo permetterci un
cappuccino in più e con il freddo che ci attende
una bevanda calda fa sempre piacere. Ma poi è il
pensiero che conta, quindi, grazie ministro! Solo il
ministro Landolfi, otto anni fa, aveva avuto il coraggio di prendere la stessa decisione. Allora
qualcuno disse che si voleva indebolire la competitività della Rai sul mercato, ma erano le solite
malignità dei soliti dietrologi con la fissazione del
conflitto di interesse.
C’è un aspetto, però, che mi è difficile condividere perché non sempre il fine giustifica i mezzi.
Se, infatti, l’obiettivo, cioè il cappuccino gratis, è
sicuramente nobile, realizzarlo violando la legge lo
è un po’ meno, soprattutto per un ministro. Le
leggi possono anche non piacere, e a me ad esempio la Gasparri non piace affatto, ma se non si ha
la forza, o la voglia, di cambiarle devono essere
Il lettore mi scuserà per il burocratese ma il virgocomunque rispettate. L’articolo 47 della legge in
lettato è tratto dal decreto ministeriale ed è utile
questione fissa le regole per la determinazione del
per capire in quante violazioni di legge sia incorso
canone con molta chiarezza. Il ministro in sostanil ministro che addirittura pensa di poter
za deve tener conto soltanto di due fatdefinire un nuovo perimetro del servizio
tori: il tasso di inflazione programmato
pubblico radiotelevisivo non con una rifore l’esigenza di sviluppo tecnologico
L’obiettivo del ma legislativa ma con atti amministrativi.
dell’ impresa (comma 3). Come si suol
Sinora non mi sembra di aver letto reaziodire tertium non datur.
non aumento
ni, eppure se un uguale provvedimento fosOra, nessuna di quelle due motivase stato deciso da un ministro berluscozioni è alla base della decisione del mi- è nobile,
niano come minimo ci sarebbe scappato un
nistro Zanonato che giustifica invece il ma se viola
girotondo a viale Mazzini.
mancato aumento con le esigenze della
spending review (che io pensavo doves- la legge lo è
La Rai non è esente da critiche ma è un
se incidere sui costi delle società pub- un po’ di meno fatto riconosciuto che oggi si sta seriamente
bliche, non sui ricavi) «in modo di forimpegnando in una difficile azione di risanire servizi pubblici di alta qualità al
namento economico e di adeguamento tecpiù basso costo possibile per il contrinologico (ad esempio la digitalizzazione
buente» (da cui si deduce che il ministro interverdelle testate) in un momento in cui la crisi ha perà presto per calmierare quello di artisti, film, ficraltro determinato la contrazione dei ricavi pubblition e diritti sportivi) «in un quadro di coerente
citari. Quel cappuccino gratis vale per viale Mazzidelimitazione degli obblighi di servizio pubblico
ni circa 24 milioni di euro di ricavi in meno mentre
da realizzare anche in sede di approvazione del
l’evasione si conferma a livelli intollerabili e i gocontratto di servizio Rai per gli anni 2013-2015».
verni tutti, compreso l’attuale, non hanno fatto mai
nulla per combatterla efficacemente. Il ministro
poi dimentica che la Rai è anche un operatore
commerciale che opera in un mercato competitivo,
non per sua scelta ma perché così ha deciso il legislatore. Indebolirla economicamente significa innanzitutto avvantaggiare i suoi concorrenti.
Sulla necessità e l’urgenza di una riforma della
Rai, che deve essere accompagnata però da una seria normativa antitrust nel settore televisivo, siamo
da tempo in molti ad essere d’accordo. Mi dispiace
per i tanti decisionisti che ci circondano ma nei paesi a democrazia parlamentare per modificare una
legge ce ne vuole sempre una nuova. Intervenire
con decreti ministeriali o contratti di servizio non è
solo illegittimo ma anche incostituzionale perché la
Corte ha sempre sostenuto che si tratta di materia
sensibile da cui il governo deve tenersi lontano a
garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza del
servizio pubblico, valori costituzionalmente garantiti. Le scorciatoie, inoltre, spesso creano problemi
piuttosto che risolverli e se la Rai dovesse decidere,
come è suo sacrosanto diritto, di ricorrere ai giudici
quel cappuccino rischia di costare caro.
••• FRANCIA •••
••• SERVIZIO EUROPEO •••
Bianchitudine,
l’altro razzismo
Un Erasmus della solidarietà
SEGUE DALLA PRIMA
MASSIMILIANO
PANARARI
P
roprio come quelli che hanno visto oggetto di insulti su Facebook la ministra francese della giustizia Christiane Taubira. E visto che
la Francia, a dispetto di tutto e tutti,
mantiene la (sana, a nostro avviso)
abitudine di riflettere sulle cose, il
suo mondo culturale si sta interrogando proprio in questi mesi sulla
nozione di blanchité. Così, dopo la
celebre categoria di negritudinenégritude coniata dallo scrittore (e
presidente del Senegal) Léopold
Sédar Senghor (1906-2001), gli intellos ritengono opportuno scandagliare quella di (possiamo suppergiù
tradurla in questo modo) “bianchitudine”, mentre la sinistra accademica transalpina riscopre il gusto
della dura battaglia delle idee à la
Bourdieu.
Il sociologo della comunicazione
Maxime Cervulle (docente all’università di Paris-8-Vincennes), nel
suo libro Dans le blanc des yeux (éditions Amsterdam), e un gruppo di
lavoro raccolto da Sylvie Laurent et
Thierry Leclère nel volume De quelle
couleur sont les Blancs? (éditions La
Découverte) analizzano le narrazioni della diversità, descrivendo il
processo di costruzione di
un’“egemonia bianca nella rappresentazione” mediatica. Appoggiandosi alle indagini sui canali televisivi francesi del Csa (Conseil
supérieur de l’audiovisuel), le équipe di sociologi evidenziano come la
percentuale di rappresentazione di
individui non di pelle bianca rimanga alquanto ridotta (intorno al
10%). E la sottorappresentazione
vale anche, sottolineano, per il cinema e per altre fonti audiovisive,
con l’effetto di plasmare in maniera
unidirezionale l’immaginario nazionale.
Da questa situazione non derivano necessariamente forme di ali-
INFORMAZIONI
E
ANALISI
www.europaquotidiano.it
ISSN 1722-2052
Registrazione
Tribunale di Roma
664/2002 del 28/11/02
SEGUE DALLA PRIMA
mentazione del razzismo, osservano
gli studiosi, quanto, piuttosto, il rischio di apatia e indifferenza nei
confronti delle sue manifestazioni.
Alla base di questi volumi c’è infatti
una concezione dei mass media quali sentinelle e strumenti di vigilanza
democratica, nonché l’idea della
centralità della dimensione simbolica della rappresentazione (che i progressisti italiani dovrebbero tenere
bene a mente…).
I sociologi francesi traggono parte della loro strumentazione analitica dai Critical White Studies anglosassoni (uno dei vari rivoli dei cultural studies) con la loro decostruzione
dei “rapporti sociali di ‘razza’” e
delle “identità bianche” – e non
mancano di attribuire la responsabilità delle gerarchie etniche alla
strutturazione delle relazioni sociali
e alla divisione del lavoro determinate dal modo di produzione capitalistico (siamo, come chiaro, dalle
parti della gauche molto, ma molto
rouge).
Tutto troppo teorico? Il punto è
che la teoria (il più delle volte) non
serve affatto a “pettinare le bambole” (per adottare le parole di un lucido osservatore della realtà italiana
prestato alla comicità), ma diventa
sostanza politica. E la cosa si può
apprezzare particolarmente Oltralpe, dove, non a caso, qualche tempo
fa, alcuni intellettuali capitanati da
Alain Finkielkraut (già esponente di
punta dei nouveaux philosophes) e Pascal Bruckner (autore di Le Sanglot
de l’homme blanc, pamphlet anti-multiculturalismo) – con l’adesione, da
sinistra, di Bernard Kouchner – si
erano scagliati contro il “razzismo
anti-bianchi”, dando vita a un filone
revisionista che voleva farla finita
con il “senso di colpa” per il colonialismo. Una guerra culturale con
un sottotesto, dunque, ancora una
volta, di tipo politico. Perché mille
sono i colori (e le implicazioni) del
bianco...
@MPanarari
PIERLUIGI
CASTAGNETTI
E
consente di fare, dunque,
esperienze di conoscenze
personali, linguistiche e di
lavoro preziose e aggiungere,
semmai, che quei sei mesi
spesi in solidarietà potranno
sommarsi nella biografia
contributiva una volta che si
entri finalmente nel mondo
del lavoro. Una esperienza
che aiuta i ragazzi (ad esempio dai 18 ai 28 anni, a loro
SEGUE DALLA PRIMA
MATTEO
TACCONI
I
l rilascio era programmato. Tra i ventimila beneficiari del decreto di amnistia
approvato la scorsa settimana da Putin ci
sono infatti, assieme all’equipaggio della
Arctic Sunrise, anche le interpreti della
“preghiera punk” messa in scena nel febbraio del 2012 nella cattedrale del Cristo
salvatore, a Mosca. Una volta tornate in libertà hanno subito promesso di continuare la loro battaglia contro il Cremlino. Al
contrario, Khodorkovsky non intende fare
politica, né rientrare al momento in Russia. Ma non è questa la differenza più significativa tra le due vicende. Khodorkovsky, quando finì in carcere, dieci anni fa,
aveva soldi e influenza, poteva davvero infastidire Putin. Le Pussy Riot no. La loro
opposizione è residuale e non sfonda, suscita più interesse a occidente che tra gli
stessi russi.
Senza contare che nella Russia di oggi
i margini di manovra sono ristretti. La democrazia controllata di Putin è arrivata a
una forma compiuta. Il Cremlino controlla
saldamente la situazione e ha una robusta
base di consenso. Più ancora che nella necessità di lanciare segnali distensivi in vista delle imminenti olimpiadi invernali di
Segreteria di redazione
Consiglieri
via di Ripetta, 142 – 00186 Roma
Tel 06 684331 – Fax 06 6843341/40
tità di giovani in via straordinaria nei paesi colpiti da
calamità. O alla promozione
di campagne europee di prima alfabetizzazione di massa
affidata a giovani madrelinguisti.
Ma soprattutto l’idea è
interessante perché introduce il concetto, non solo nelle
nuove generazioni, che la cittadinanza è un diritto fondamentale, ma non gratuito:
ognuno è chiamato per un
periodo breve della propria
vita a dare un contributo.
Lo zar Putin libera-tutti, si sente sicuro
EDIZIONI DLM EUROPA Srl
Redazione e Amministrazione
tivare tante caserme oggi
inutilizzate e affidare le funzioni di organizzazione, gestione e supervisione del servizio a professionisti già dipendenti pubblici come ufficiali o sottufficiali dell’esercito. Ma tale servizio consentirebbe non meno di realizzare concrete economie
per lo stato nazionale che si
avvarrebbe di prestazioni
gratuite per servizi ordinari
inderogabili, ma non solo.
Pensiamo ad esempio alla
possibilità di spostare quan-
••• RUSSIA •••
Direttore responsabile
Stefano Menichini
Condirettore
Federico Orlando
Vicedirettori
Giovanni Cocconi
Mario Lavia
Filippo Sensi
[email protected]
scelta del periodo) ad adultizzarsi sotto molto profili:
umano, emotivo, culturale,
professionale, etico e della
cittadinanza europea.
Si tratta evidentemente
di una iniziativa che deve essere decisa, sostenuta e regolamentata a livello comunitario. Richiede investimenti
per l’alloggiamento e il mantenimento dei giovani nei paesi che non sono già organizzati per un servizio civile obbligatorio. In Italia, ad
esempio, si potrebbero riat-
con socio unico
Sede legale via di Ripetta, 142
00186 – Roma
Consiglio di amministrazione
Presidente
V.Presidente
Amm. delegato
Enzo Bianco
Arnaldo Sciarelli
Andrea Piana
Mario Cavallaro
Lorenzo Ciorba
Domenico Tudini
Guglielmo Vaccaro
Distribuzione
SEDI 2003 SRL
Via D.A.Azuni,9 – Roma
Direzione tel. 06-50917341
Telefono e fax : 06-30363998
333-4222055
Pubblicità:
A. Manzoni & C. S.p.A.
Via Nervesa, 21
20139 Milano
Tel. 02/57494801
Sochi (la Tolokonnikova ha chiamato al
boicottaggio), già segnate dalla polemica
sui diritti negati delle minoranze sessuali
russe, la ragione della clemenza esibita di
recente da Putin va cercata proprio qui.
Putin si sente sicuro. Può permettersi di
liberare Khodorkovsky e le Pussy Riot, così come di sospendere (a ottobre) la condanna a cinque anni di carcere di Alexei
Navalny (arrivata a luglio) e di farlo persino partecipare alle municipali di Mosca.
In cima all’agenda del Cremlino non
c’è chi si oppone. Le priorità vere sono altre. Una, s’è vista in questi giorni, è l’Ucraina. Putin vuole mantenere un piede a
Kiev. Un’altra faccenda che lo assilla è il
terrorismo di matrice islamica, che trova
nelle repubbliche del Caucaso la sua benzina. Sochi è a una spanna da quelle terre
turbolente. Il nazionalismo è un’altra questione ostica. Fa sempre più presa e potenzialmente può minare le basi multietniche della Federazione russa.
Ultimamente tiene banco anche il ristagno economico. Le previsioni sul prodotto interno lordo non sono state mantenute. Il 2013 dovrebbe chiudersi con due
punti di crescita. Dato positivo, certo. Ma
è il valore più basso registrato dal 2000 e
procura qualche grattacapo, specie se a
questa stagnazione contribuisce la fuga di
capitali. Ogni anno, anche a fronte di una
Prestampa
COMPUTIME Srl – via Caserta, 1 – Roma
Stampa
LITOSUD Srl
via Carlo Pesenti, 130 Roma
Abbonamenti
flat tax al 13% sui redditi individuali e
un’imposta sui profitti d’impresa pari al
20%, una slavina di rubli – qualcosa come
il 2% del Pil – esce dalla Russia. Uno dei
motivi è il retaggio del collasso finanziario
del 1998-1999, che pesa ancora oggi sulla
fiducia nutrita verso il sistema bancario
locale. Putin deve pensare a come fermare
l’emorragia. Le Pussy Riot lasciano il tempo che trovano.
Annuale Italia 180,00 euro
Sostenitore 1000,00 euro
Simpatizzante 500,00 euro
Semestrale Italia 100,00 euro
Trimestrale Italia 55,00 euro
Estero (Europa) posta aerea
433,00 euro
O Versamento in c/c postale
n. 39783097
O Bonifico bancario:
BANCA UNICREDIT SpA
Coordinate Bancarie
Internazionali (IBAN)
IT18Q0200805240000000815505
intestato a Edizioni DLM Europa Srl
Via di Ripetta, 142 -00186 Roma.
COMUNE
DI LUSEVERA (UD)
Servizio Tecnico e Tecnico Manutentivo
Frazione Vedronza, 22
33010 – Lusevera (UD)
Tel. 0432/787032 – Fax 0432/787014
ESTRATTO ESITO DI GARA
Il Responsabile del Procedimento visto
l’art. 65 del D. L.vo n. 163/2006 rende
noto che con determina n.28 del
14/11/13 è stata aggiudicata la procedura
aperta per “Affidamento in concessione
di progettazione esecutiva, costruzione e
gestione di un impianto idroelettrico
(derivazione d’acqua) sul Torrente Torre
- ex Centralina Malignani” all’ATI
Nagostinis s.r.l., P.zza Venezia 21, 33029
Villa Santina (UD), Elettrocarnia S.A.S.
DI Pittoni Claudio & C., Via Divisione
Osoppo 17, 33028 Tolmezzo, Alpi
Energia s.r.l. , Via Divisione Julian 59,
33026 Paluzza (UD). L’avviso di appalto
aggiudicato è stato pubblicato su GURI
n.149 del 20/12/13 ed è disponibile su
www.comune.lusevera.ud.it.
Il Responsabile del Servizio
Arch. Tiziana Bossi
Responsabile del trattamento dati
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Democrazia è Libertà La Margherita in liquidazione
«La testata fruisce dei contributi
statali diretti di cui alla Legge 7
agosto 1990 n.250»