Letta: Renzi, non c`è dualismo Prove di patto
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Letta: Renzi, non c`è dualismo Prove di patto
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA MARTEDÌ 24 DICEMBRE 2013 QQ SERVIZIO CIVILE ANNO XI • N°252 € 1,00 IITALIA IRAN GOVERNO G PD D ritorno da Teheran, Massimo D’Alema risponde alle Di d domande di Guido Moltedo: “Roma in prima linea nel dialogo ccon Rowhani, non lasciamo soli i riformisti” A PAGINA 3 R Riforma elettorale e lavoro: si cconsolida l’asse tra il premier e il leader dem A PAGINA 2 GOVERNO EDITORIALE VIA LIBERA A LEGGE DI STABILITÀ E DL “SALVA ROMA” L’Erasmus della solidarietà Come nella Montagna incantata PIERLUIGI CASTAGNETTI MARIO LAVIA L’ idea di Renzi di istituire un servizio civile europeo obbligatorio non so quanto sia solo un’idea o sia già un progetto definito. È, in ogni caso, una proposta interessante e coraggiosa, non foss’altro perché non popolarissima tra i giovani. Andrebbe forse rivestita di qualche allettamento. Dire ad esempio che si tratta di una sorta di Erasmus della solidarietà che consente ai ragazzi di circolare in tutti i paesi del continente. G SEGUE A PAGINA 4 QQ CANONE RAI Quel regalo rischia di costarci caro NINO RIZZO NERVO F inalmente possiamo affrontare il nuovo anno con maggiore ottimismo. Il regalo che il ministro dello sviluppo economico, Zanonato, ha fatto trovare alle famiglie italiane sotto l’albero era davvero inaspettato: il canone Rai non aumenterà perché il governo non è insensibile alla crisi e al grido di dolore che si leva in tutto il paese, da Palermo a Bolzano. Il risparmio per coloro che il canone lo hanno sempre pagato non è da buttar via. SEGUE A PAGINA 4 QQ RUSSIA Lo zar Putin libera-tutti, si sente sicuro MATTEO TACCONI F uori Khodorkovsky, fuori le Pussy Riot. Nello spazio d’una manciata di giorni Vladimir Putin ha liberato l’uno e le altre. Se la prima scarcerazione è arrivata a sorpresa, con un provvedimento di grazia concesso per ragioni umanitarie (la madre dell’ex oligarca ha più poco da vivere) e facilitato dalla mediazione dell’ex ministro degli esteri tedesco Hans-Dietrich Genscher, l’uscita di cella di Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina, avvenuta ieri, non ha il registro del colpo di scena. SEGUE A PAGINA 4 Letta: Renzi, non c’è dualismo Prove di patto generazionale «I quarantenni al potere, non ripeteremo gli errori del passato». Nella conferenza stampa di fine anno il premier esclude problemi con il segretario: «Dialoghi con Forza Italia» GIOVANNI COCCONI L a mia generazione ha perso, cantava Giorgio Gaber. Quella di Enrico Letta vuole provare a vincere e ieri lo ha fatto sapere con un messaggio recapitato soprattutto a Matteo Renzi. «Il 2013 è stato l’anno di una svolta generazionale senza precedenti nella storia repubblicana» ha detto il premier in apertura della tradizionale conferenza stampa di fine anno, con un’allusione non soltanto a se stesso, il terzo presidente del consiglio più giovane del dopoguerra con i suoi 47 anni, ma a un parlamento mai così rinnovato e a un leader del Pd di quasi dieci anni di meno. Quel Renzi che nelle stesse ore, a Firenze, annunciava la candidatura a sindaco «per altri cinque anni». Per Letta non ci sarà dualismo con il segretario del Pd («una delle iatture del centrosinistra in questi anni»), anzi ci sarà un «gioco di squadra, come abbiamo dimostrato di saper fare in queste due settimane». Perché «la nostra generazione non può fallire, non abbiamo alibi». Siamo come l’Italia del dopoguerra, aggiunge il premier con un confronto storico temerario, «quando il paese si affidò a trentenni e quarantenni perché la generazione precedente era stata spazzata via dalla guerra». L’insistenza di Letta sul tema generazionale risponde a due ra- gioni. Primo, riappropriarsene, non lasciarselo scippare da Renzi, l’inventore della rottamazione, la cui trionfale vittoria alle primarie nel segno della “generazione Leopolda” rappresenta uno straordinario segnale di rinnovamento. La svolta c’è già stata – suggerisce il premier – guardate le facce dei miei ministri, non c’è bisogno di un’altra scossa, il futuro è giù qui. Secondo, provare a coinvolgere il segretario del Pd in un gioco di squadra che dovrebbe puntellare l’azione del governo invece di logorarlo. Di qui il via libera a Renzi sul dialogo con Forza Italia sulla legge elettorale e il coinvolgimento in un “contratto di governo” che includerà anche la riforma del lavoro tanto cara al sindaco. Insomma, come nel caso del taglio al finanziamento pubblico ai partiti e del taglio delle Province, una collaborazione competitiva che non è ancora un patto scritto con il sangue ma nemmeno un logorante e quotidiano corpo a corpo. Un doppio binario non facile come si è visto anche con le tensioni sulla web tax e l’emendamento sulle slot machine, entrambi svuotati dall’intervento a gamba tesa del segretario. «Non sospetto che Renzi vo- ) FRANCIA _ Bianchitudine, l’altro razzismo glia subito le elezioni» taglia corto il premier alla domanda di un giornalista. Il suo messaggio è rivolto al futuro, la parola d’ordine è ottimismo, «perché la crisi è alle spalle», «l’Italia ce la farà» e alla conferenza stampa di fine anno 2014 «sono convinto che commenteremo dati economici diversi e migliori, e riforme istituzionali compiute, a partire dalla fine del bicameralismo perfetto». Non solo. L’agenda Letta è un programma di legislatura, dall’istruzione alla giustizia, dalla riforma fiscale alla revisione della Bossi-Fini. Sicuro che Renzi abbia tutto questo tempo? @GiovanniCocconi QQ ROBIN Pussy Riot Ma non è che adesso Putin grazia anche Silvio? QQMASSIMILIANO PANARARI QQ C hi di tweet colpisce, di cinguettio perisce. O, meglio, viene licenziato per il razzismo sfrontatamente esibito, come nel caso della pr americana Justine Sacco. Al momento del suo atterraggio in Sudafrica, dopo avere inviato un messaggio che si commenta stolidamente da solo («Sto andando in Africa. Spero di non prendere l’Aids. Sto scherzando. Sono bianca!»), Sacco era stata fulmineamente li- quidata dall’impresa per la quale lavorava (un gigante della new economy del web), così come erano stati rimossi da Twitter il suo account e il testo di cattivissimo gusto. La vicenda, accaduta un paio di giorni fa, ha fatto il giro del mondo e della Rete, e non è che uno degli incessanti episodi di razzismo e xenofobia ai quali (purtroppo) ci è dato di assistere quotidianamente. SEGUE A PAGINA 4 uardando ieri Enrico Letta alla sua prima conferenza stampa di fine anno inevitabilmente è venuto il ricordo della stessa occasione di un anno fa – c’era Mario Monti che annunciava la sua “salita in campo” – o quella di due anni fa – sempre con Monti ma in veste di salvatore della patria dopo lo sfascio berlusconiano. Un anno, due anni, pare un’altra era. Poi sempre ieri si è visto Matteo Renzi nel suo incontro tutto fiorentino con i giornalisti, quel Renzi che guida il Pd da quindici giorni: e anche in questo caso sembra molto di più, perché ha già detto e fatto un sacco di cose, ricevuto critiche e elogi da riempire una stagione politica. Come nel gran romanzo di Thomas Mann, un giorno pare un anno e un anno un giorno. Quello della Montagna incantata è lo strano effetto ottico-temporale che attraversa questa fase politica: abbiamo tutti la sensazione simultanea che il tempo sfugga dalle dita e all’opposto che non passi mai. Accade forse perché questa generazione (molto fine l’uso di questo concetto da parte di Letta) ha fretta, fretta di concludere, ha bisogno di certezze, di scadenze, di cronoprogrammi: di qui l’idea di Renzi e Letta di un “contratto” dettagliato entro gennaio con tanto di date da rispettare. Una visione un po’ manageriale che sarebbe benvenuta qualora trovasse attuazione vera, altro che quella padronale del ventennio, tanto lesta nell’azzeccare i garbugli quanto vacua nel realizzare le cose. Già, i due ragazzi hanno fretta di fare i conti con l’Italia. Sanno, Renzi e Letta, che dovranno essere anche molto duttili – il tutto e subito semplicemente non esiste oggi come non esisteva nel Sessantotto – e dunque del job act si può ipotizzare la messa in campo di qualcosa e non di tutto e così dei cento interventi riformatori annunciati ieri dal presidente del consiglio. Ma essere duttili non vuol dire rinviare. A fine gennaio ognuno farà le sue valutazioni. Il paese che davvero è stremato chiede una sola cosa, ormai: di avere qualche certezza più sul quando, che sul cosa fare. Perché agli italiani non si può più raccontare che è passato un giorno quando invece è trascorso un anno. @mariolavia Chiuso in redazione alle 20,30 martedì 24 dicembre 2013 2 < N E W S A N A L Y S I S > LEGGE ELETTORALE Il premier fa sua la linea del Pd, preme su Alfano e così evita le elezioni RUDY FRANCESCO CALVO A gennaio la definizione di un testo chiaro e dettagliato nella commissione affari costituzionali della camera, a febbraio l’approvazione in aula e il passaggio a palazzo Madama, dove la trafila ricomincia e – anche volendo evitare correzioni – inevitabilmente porta via tempo. Si arriva così facilmente a cavallo tra marzo e aprile, quando sarà definitivamente scongiurata la possibilità di elezioni politiche anticipate, in coincidenza con le europee. È così che Matteo Renzi ed Enrico Letta si muovono all’unisono per arrivare al più presto all’approvazione di una nuova legge elettorale, che mantenga in vita il governo (è l’interesse del premier) ed eviti il perpetuarsi delle larghe intese anche nella prossima legislatura (timore che rimane vivo nel leader del Pd, soprattutto dopo la sentenza della corte costituzionale, che ha proporzionalizzato il Porcellum). Il cronoprogramma è stato anticipato in parte da Letta nella conferenza stampa pre-natalizia di ieri. Il 2014 – ha ribadito il premier – sarà l’anno «in cui le istituzioni si riformeranno in modo completo e compiuto». In questo quadro, «prima delle elezioni europee e il prima possibile dobbiamo avere la legge elettorale», alla quale seguiranno «i primi passaggi per eliminare il bicameralismo perfetto, sulla riforma del Titolo V» e sull’abrogazione delle province, «per evitare anche i ricorsi al disegno di legge appena approvato». Il presidente del consiglio ci tiene a mostrarsi in sintonia con il segretario del suo partito, lo chiama a condividere la sfida generazionale di cui si sente investito e, soprattutto, lo ritiene un alle- ato nella più importante battaglia politica dei prossimi mesi: sconfiggere il populismo e l’antieuropeismo grillino in occasione dell’appuntamento elettorale di fine maggio. Per questo, se c’è una cosa che a palazzo Chigi vedono di cattivo occhio nelle mosse renziane è proprio la ricerca (quanto meno minacciata) di una sponda nel M5s per approvare la nuova legge elettorale. Letta cita esplicitamente Sel, Lega e perfino Forza Italia come interlocutori per le riforme, anche se «naturalmente» bisognerà partire dalla «maggioranza di governo». Più che Renzi, però, il destinatario del messaggio in questo caso è Angelino Alfano. Il premier preme infatti sul suo vice per indurlo ad accantonare i futuri interessi elettoralistici del suo neonato movimento, in favore di un’intesa – da sottoscrivere già nel patto di governo di gennaio, anche senza entrare dettagliatamente nel merito – che porti all’approvazione di una legge elettorale di stampo maggioritario e bipolarista. A quel punto spetterà a Berlusconi scegliere «la strada della deriva nichilista e populista» o rientrare nell’intesa, isolando Grillo. Ma alla vigilia delle urne, il comportamento del Cavaliere sarà imprevedibile. Anche per questo, Letta cerca un antidoto “popolare” all’eventuale fronte anti-riforme che si dovesse con- L’asse solidare tra FI e M5s. E conferma che le modifiche alla Costituzione saranno generazionale approvate dai cittadini attraverso un contro apposito referendum: «Se anche fossimo in grado di avere i due terzi del il populismo parlamento – ha spiegato il premier di Grillo – io penso che al quarto passaggio apposta dovremo far mancare i voti (e Berlusconi?) necessari». @rudyfc LAVORO Letta rivendica Imu e spread: con Renzi un patto per le riforme del 2014 RAFFAELLA CASCIOLI S e nel 2013 l’Italia ha voltato pagina con un salto generazionale che le ha permesso di recuperare 30 anni (da Letta a Renzi ad Alfano), il 2014 sarà l’anno della crescita e del lavoro. La missione di disegnare un futuro per il Belpaese, da anni fossilizzato in un eterno presente, non è impossibile. Soprattutto se ad averla intrapresa sono il presidente del Consiglio Enrico Letta e il neo-segretario del Pd Matteo Renzi. La sveglia dei quarantenni a un paese piegato dalla crisi e dal disagio sociale, oltre che sfiduciato nell’affrontare il domani, parte da due considerazioni di fondo esplicitate – seppure ognuno con il suo stile – dal premier e dal leader del primo partito di maggioranza: il lavoro e la crescita. Due facce della stessa medaglia che lasciano presagire un 2014 “positivo”. Ne è convinto il premier Let- ta che, nella conferenza stampa di fine anno, si dice certo che da qui alle elezioni europee «si vedranno i primi segnali di ripresa». Il tutto partendo dalla considerazione che, «accanto alle opportunità per far ripartire il paese, dovremo occuparci di chi la crisi ha distrutto». E questo perché il premier è convinto che l’Italia ce la farà, perché il 2014 sarà l’anno della svolta. Uno sviluppo, quello che il Belpaese conoscerà il prossimo anno, che parte dal 2013 quando grazie alla ritrovata stabilità politica – ha spiegato ancora Letta – si sono risparmiati circa 5 miliardi di euro di interessi in meno sul debito pubblico e in cui si sono poste le basi per un fisco più amico dei cittadini. Nel ricordare che nel 2013 gli italiani non hanno pagato le tasse sulla prima casa, Letta ha riconfermato l’impegno che le risorse derivanti dal rientro dei capitali dall’estero e dalla spending review alimenteranno il fondo taglia-cuneo fiscale con un automatismo che il premier ha finalizzato a ridurre «il peso fiscale sul lavoratore e su chi dà e genera lavoro». Nel ricordare che «senza un clima di fiducia» nessuno investe in Italia, Letta ha annunciato l’intenzione di sperimentare, in un’azienda pubblica come le Poste, meccanismi di partecipazione dei lavoratori e di corresponsabilizzazione alla vita d’impresa. E se per il premier a gennaio «inizierà una discussione perché vogliamo creare occupazione buona ma non occupazione senza diritti», Matteo Renzi ha ribadito domenica la presentazione dopo le feste del piano lavoro del Pd. Renzi ha anticipato che, dopo un primo periodo di prova, ai giovani dovrebbe essere proposto un contratto a tempo indeterminato, con flessibilità in entrata e in uscita. Tuttavia, per Renzi se si perde il lavoro «lo stato deve farsi carico della persona con un sussidio unico per 2 anni» e una formazione finalizzata a reinserimento nel mercato del lavoro. E se sul contratto unico e sulla riforma complessiva delle norme sul lavoro proposti da Renzi il ministro Giovannini è disponibile al confronto, Letta ha rilanciato sostenendo che «saremo la dimostrazione vivente che una nuova generazione è in grado di vivere in modo diverso la capacità di fare gioco di squadra». @raffacascioli STRAGE DEL RAPIDO 904, NAPOLITANO: ATTENTI AL RITORNO ALLA VIOLENZA POLITICA Il messaggio ai familiari L’occasione è la tragica ricorrenza della strage sul treno 904 del 23 dicembre 1984, ma il messaggio di Napolitano alla presidente dell’associazione familiari delle vittime vale anche per l’oggi: «È importante – scrive il presidente a Rosaria Manzo – che le giovani generazioni siano consapevoli che i principi di legalità, democrazia e libertà sanciti nella Costituzione repubblicana devono essere difesi costantemente contro ogni tentazione di ritorno al fanatismo ideologico e alla pratica della violenza politica, come il nostro paese ha dimostrato di saper fare con un impegno unitario in occasione della tragica esperienza del terrorismo». IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 27 Dagli affitti d’oro alla Tasi alla web-tax. Ecco cosa finisce nel milleproroghe C on un doppio voto di fiducia incassato ieri dal governo il senato ha approvato in terza lettura la legge di stabilità mentre la camera ha superato l’ostruzionismo di Lega e M5S dando il primo sì al decreto salvaRoma per il cui voto finale occorrerà attendere venerdì prossimo, al rientro dalle festività natalizie. Sempre per il 27 è convocato un consiglio dei ministri che dovrebbe varare il consueto decreto milleproroghe di fine anno. Un provvedimento che, però, se dovesse contenere molte delle modifiche annunciate sia alla legge di stabilità che al salvaRoma rischia di trasformarsi in un decreto omnibus. Se infatti il governo sembra intenzionato a provvede- re alla proroga del blocco degli sfratti, al rinvio del pagamento dei tributi in Sicilia o a quello relativa allo stop agli incroci proprietari tra stampa e tv (che quest’anno non è entrata nella legge di stabilità), il cortocircuito legislativo degli ultimi giorni che ha visto legge di stabilità e salvaRoma rimbalzare da un ramo all’altro del parlamento ha creato più di un’emergenza. A cominciare dagli affitti d’oro della camera, il cui diritto di recesso – introdotto e poi cancellato diverse volte – potrebbe consentire un risparmio sui 22 milioni di euro all’anno sborsati per pagare il canone di diversi palazzi (tra cui palazzo Marini). La norma – tra colpi di scena, accuse tra il M5S e il Pd, denun- ce della Lega e smentite – era stata introdotta nei giorni scorsi nella manovrina per poi essere neutralizzata nel salva-Roma in cui era arrivata una correzione; e infine è saltata nuovamente nella legge di stabilità. Una norma per ripristinare la quale M5S e Lega, non altrettanto inspirate sull’abolizione delle province, hanno a gran voce chiesto al governo di intervenire. L’esecutivo ha dal canto suo promesso che interverrà a correzione nel primo decreto utile, mentre rispetto alle accuse lanciate dai grillini al Pd, reo di aver neutralizzato l’intervento a più riprese nonostante il segretario Renzi abbia definito «giusta la norma contro gli affitti d’oro», ieri è spettato a Scelta Civica rivendicare il merito di aver voluto inserire il recesso: «Il M5S fa proprie battaglie non sue e arriva persino a raccontare delle vere e proprie balle». In ogni caso tra le norme che dovranno essere corrette, oltre a quella relativa agli affitti d’oro, il governo dovrà correre ai ripari sulla web-tax che probabilmente sarà sospesa in attesa della notifica in Europa e di una risposta dell’Ue, ma anche sulla norma sulle slot-machine definita dal segretario del Pd Renzi una porcata e a cui ha fatto riferimento anche ieri il premier Enrico Letta. Ancora in sospeso poi c’è il provvedimento annunciato dopo le rimostranze dell’Anci dal ministro degli affari regionali Graziano Delrio relativo alla revisione delle aliquote Tasi per i comuni e al fondo per le detrazioni in favore delle famiglie. @raffacascioli 3 ! primo piano " martedì 24 dicembre 2013 «Mano tesa all’Iran, Italia in prima linea» mondo. A me pare un discorso sensato, bisogna vedere se loro sono in grado di portarlo avanti con coerenza e con trasparenza. L’intervista Nel caso di un effettivo “scongelamento” dell’Iran, le ripercussioni non sarebbero solo su scala regionale... Massimo D’Alema parla della sua recente missione a Teheran. «Non facciamo di nuovo l’errore di lasciare da soli i riformisti» Be’, intanto, ci sarebbe un impatto economico enorme. Sarebbe per loro una spinta a uscire dalla crisi. E per l’Occidente enormi opportunità... Se avessi occasione di parlare con esponenti israeliani, come “racconteresti” l’Iran che hai visto? Purtroppo, la destra al governo in Israele è intransigente, non ha fatto nulla a favore della pace. Ho visto che, di fronte all’apertura iraniana, Shimon Peres ha parlato di un’occasione che non va persa. Ci sono reazioni differenziate. D’altra parte l’Israele che vuole la pace non può che essere interessata a che sia disinnescato il pericolo nucleare iraniano. Detto tutto questo, è chiaro che andrà controllato e verificato qualsiasi accordo. Ma oggi disponiamo di strumenti di controllo e di verifica adeguati e persuasivi. Un tema così importante, come quello iraniano, non entra nel dibattito corrente in Italia... GUIDO MOLTEDO Q ualche giorno fa Massimo D’Alema. Poi è stata la volta di Emma Bonino, il primo ministro degli esteri europeo a visitare l’Iran dopo la recente apertura del dialogo con l’Occidente. E altre visite di alto livello dall’Italia sono attese a Teheran. Il canale di comunicazione tra l’Iran e il nostro paese in realtà non si è mai interrotto, e anzi, quindici anni fa, sembrava che si fosse addirittura normalizzato. «Nel 1999 – racconta D’Alema – ci fu una visita a Roma dell’allora presidente Khatami. Prodi, l’anno prima, era stato a Teheran. Allora, a cavallo tra il governo Prodi e il mio governo, si dispiegò un’iniziativa italiana allo scopo di sostenere Khatami, che era, ed è tuttora, autorevole rappresentante dell’ala riformista in Iran». Poi il periodo di Ahmadinejad. Della «situazione nuova in Iran» parliamo con il presidente della Fondazione europea per gli studi progressisti (Feps), relatore d’onore all’Istituto per gli studi politici e internazionali (Ipis), su invito del ministero degli esteri iraniano. Già, cosa resta della situazione vecchia? Innanzitutto, parliamo dell’Iran. Non dell’Arabia saudita. Parliamo di un paese che va compreso nelle sue particolarità e complessità, un paese di settantasette milioni di abitanti, patria di una della più antiche civiltà al mondo, con una società civile articolata e una cultura ricca di personalità (si pensi solo al cinema iraniano). C’è stato un ricambio di gruppo dirigente che è anche un cambiamento di indirizzo politico, avvenuto democraticamente, certo sotto l’osservazione del potere teocratico e tenendo conto del peso che hanno tuttora le forze conservatrici, i pasdaran, che non è solo un movimento politico, paramilitare, ma anche una potenza economica. C’è un equilibrio di potere complesso, e lo dico anche perché sarebbe un grandissimo errore, e sarebbe la seconda volta, se non ci rendessimo conto che, se noi non tendiamo la mano alle forze riformiste che oggi governano l’Iran, il paese ritornerà nelle mani delle forze conservatrici. Hai potuto parlare francamente con i tuoi interlocu- tori della sicurezza di Israele? Si tenga conto che quello stesso istituto dove si teneva la conferenza ospitò il tristemente noto convegno sulla negazione della Shoah, e io, proprio per questo, ho voluto dedicare una parte della mia relazione al peso dell’olocausto, al fatto che occorre comprendere la preoccupazione così viva in Israele per la sua sicurezza. Ho anche detto che, come europei, ancora avvertiamo una profonda responsabilità morale per quella tragedia e solo se la ricordiamo possiamo realmente comprendere l’ossessione per la sicurezza sottesa alla politica e all’ideologia di Israele. Nei tuoi colloqui a Teheran, si è parlato della questione siriana. Ho avuto un lungo colloquio con il ministro degli esteri e con uno dei suoi vice, che si occupa dei negoziati, e ho incontrato Rafsanjani, una grande personalità politica in quel paese, il mentore dell’attuale presidente. E abbiano concordato nel dire che sarebbe un errore non invitare l’Iran alla conferenza di Montreux. Un errore evidente. L’Iran ha interesse alla stabilità regionale, non ha alcun interesse ad alimentare il conflitto in Siria. Il veto alla partecipazione siriana viene dall’interno di un movimento nel quale è crescente la presenza di estremisti sunniti, legati ad al Qaida. Che non mi sembrano interlocutori così brillanti. L’Occidente non è nuovo a simili abbagli. Io non so se in questo momento il problema principale IRAN/2 Così Bonino T riporta Roma in Medio Oriente LORENZO BIONDI oh, chi si rivede. È un’Italia particolarmente attiva quella che si riaffaccia sullo schacchiere mediorientale, con un ruolo da apripista come non si vedeva da tempo. Emma Bonino è il primo ministro europeo e occidentale a visitare Teheran dalla vittoria di Hassan Rowhani. Ma non è l’unico segnale. Non è un caso che proprio dall’Iran sia arrivata la conferma che l’Italia sarà seduta al tavolo dei negoziati sulla Siria, alla seconda conferenza di Ginevra (anzi, di Montreaux, la località svizzera scelta per l’incontro). È stata la stessa Bonino, domenica sera, a chiarire che altre visite da parte di diplomatici occidentali ai nuovi ver- sia l’Iran o non sia piuttosto l’estremismo sunnita. Che è un problema anche per il mondo arabo sunnita. E lo è sicuramente per la sicurezza internazionale. Quindi la situazione siriana è molto complicata e non se ne viene a capo senza un dialogo politico e senza il ritiro di tutte le forze straniere, Hezbollah compreso, ovviamente, con l’applicazione di un cessate-il-fuoco effettivamente garantito, la formazione di un governo di transizione rappresentativo. Intanto la parte curda si sta staccando dalla Siria... C’è il rischio di una frammentazione paurosa. Credo che, in cambio di un riconoscimento, inevitabile, di un ruolo di potenza regionale, l’Iran possa impegnarsi per il ritiro garantito e controllato di tutte le forze dalla Siria. Peraltro, senza l’aiuto dell’Iran, non si può affrontare né il tema dell’Afghanistan, di quel che accadrà dopo il ritiro delle forze armate occidentali e in quale quadro di sicurezza, né affrontare la questione della lotta al traffico della droga, nella quale gli iraniani sono attivamente impegnati. Lo stesso vale a proposito della stabilità e della sicurezza in Iraq. La questione del nucleare resta il nodo principale. La leadership iraniana afferma di rinunciare all’energia nucleare per scopi militari e di offrire alla comunità internazionale tutte le garanzie di controllo e verifica, ma – dice anche – vogliamo essere riconosciuti per quel che siamo, un grande paese, senza il quale non può esserci stabilità in questa parte del Siamo, come direbbero gli americani, un paese inward looking, ripiegato su se stesso, con un’informazione dolorosamente provinciale. Prima di partire ho informato il governo, e prima di accettare l’invito ho chiesto un parere. Sono stato incoraggiato Fa bene dal ministro Bonino. Ma l’invito il ministro l’ho ricevuto in quanto presidente della Feps. Prima di me c’era a sostenere il stato Joshka Fischer. C’è un diacoinvolgimento logo tra Europa e Iran, un dialogo interessante. Io penso che iraniano l’Italia abbia un ruolo primario. sulla Siria Il ministro Bonino ha preso alcune iniziative positive, per esempio sostenendo la partecipazione dell’Iran alla conferenza internazionale di Montreux sulla Siria. Parlando di Europa e delle prossime elezioni europee, arriviamo alla questione dell’adesione del Pd al Pse... Io, personalmente, ne faccio già parte e dunque sono in attesa trepidante di essere raggiunto dal Partito democratico... Penso senza dubbio che sia un fatto opportuno. Si può discutere, si può vedere se si può fare qualcosa di analogo come si è fatto nel gruppo europarlamentare, allargando la denominazione a partito dei socialisti e dei democratici, così come abbiamo fatto per il gruppo. Intanto, il Partito democratico della Serbia è membro osservatore del Pse e una volta che la Serbia sarà, come spero presto, membro dell’Ue, non saremo l’unico partito democratico a far parte del Partito socialista europeo. Interessante la rapidità dell’iniziativa di Renzi, dopo che la discussione ruotava un po’ su se stessa da troppi anni. Renzi ha tagliato un nodo che andava tagliato. D’altra parte in Europa da qualche parte dobbiamo stare. E dobbiamo stare nel campo riformista. Naturalmente ci staremo con la nostra identità, la nostra storia peculiare. Dobbiamo evitare una discussione teologica. Non è una scelta di campo ideologica, è una scelta politica. L’unica scelta ragionevole che possiamo fare. Serve a europeizzare la politica italiana, a farla uscire da una sorta di anomalia. @guidomoltedo la Bonino, al termine dell’incontro col tici della Repubblica islamica «si sussuo omologo Javad Zarif ha ribadito seguiranno in tempi molto rapidi». che l’Iran deve essere «corresponsabile Perché l’agenda è fitta di appuntamenti nella soluzione della crisi che non possono essere rinviati. siriana». Il pre-accordo sul nucleare iraniano siglato a Ginevra lo scorso Non è una frase di circo24 novembre andrà tradotto «in Dopo l’aiuto stanza. Da quando, a inizio un accordo generale» (lo ricorsettembre, è stata archiviaa smaltire le dava ieri la titolare della Farneta l’ipotesi di un attacco sina). Ci sono sei mesi di tempo, armi chimiche militare americano alla Siquesta la durata dell’intesa ad siriane, l’Italia ria e si è aperta la trattativa interim. E poi c’è la scadenza – sulle armi chimiche di Daormai alle porte – del 22 genna- sarà presente masco, il coinvolgimento io, quando si aprirà il negoziato a Ginevra 2 italiano nelle vicende siriasulla pace in Siria. L’Iran sarà ne è andato crescendo. Al presente? Ancora non è chiaro. G20 di San Pietroburgo EnLe resistenze da parte americana rico Letta si è trovato a fare sono forti. Ma il ruolo di Teheran, il più da pivot tra l’America e i paesi non-instretto alleato del governo di Bashar al terventisti. La scorsa settimana, poi, Assad, può essere decisivo: per questo l’Italia ha accolto sulle sue coste (in un porto il cui nome è stato tenuto segreto) due navi che trasportavano materiale chimico proveniente dalla Siria e destinato allo smaltimento. L’annuncio che Roma parteciperà al negoziato di Ginevra 2 è arrivato subito dopo. Così come la visita della Bonino in Iran E pensare che non più di sette anni fa, quando venne istituito il P5+1 – il gruppo di paesi incaricati di negoziare con l’Iran sul suo programma nucleare – oltre ai cinque membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu si scelse la Germania. Un importante partner commerciale dell’Iran, certo. Ma non importante quanto l’Italia, che in Europa è il paese che commercia di più con Teheran. Ai rapporti commerciali, ora, tornano ad affiancarsi anche quelli politici. @lorbiondi 4 martedì 24 dicembre 2013 ! segue dalla prima " ••• CANONE RAI ••• Quel regalo rischia di costarci caro SEGUE DALLA PRIMA NINO RIZZO NERVO D ieci centesimi al mese sono sempre un euro e venti su base annua. Potremo permetterci un cappuccino in più e con il freddo che ci attende una bevanda calda fa sempre piacere. Ma poi è il pensiero che conta, quindi, grazie ministro! Solo il ministro Landolfi, otto anni fa, aveva avuto il coraggio di prendere la stessa decisione. Allora qualcuno disse che si voleva indebolire la competitività della Rai sul mercato, ma erano le solite malignità dei soliti dietrologi con la fissazione del conflitto di interesse. C’è un aspetto, però, che mi è difficile condividere perché non sempre il fine giustifica i mezzi. Se, infatti, l’obiettivo, cioè il cappuccino gratis, è sicuramente nobile, realizzarlo violando la legge lo è un po’ meno, soprattutto per un ministro. Le leggi possono anche non piacere, e a me ad esempio la Gasparri non piace affatto, ma se non si ha la forza, o la voglia, di cambiarle devono essere Il lettore mi scuserà per il burocratese ma il virgocomunque rispettate. L’articolo 47 della legge in lettato è tratto dal decreto ministeriale ed è utile questione fissa le regole per la determinazione del per capire in quante violazioni di legge sia incorso canone con molta chiarezza. Il ministro in sostanil ministro che addirittura pensa di poter za deve tener conto soltanto di due fatdefinire un nuovo perimetro del servizio tori: il tasso di inflazione programmato pubblico radiotelevisivo non con una rifore l’esigenza di sviluppo tecnologico L’obiettivo del ma legislativa ma con atti amministrativi. dell’ impresa (comma 3). Come si suol Sinora non mi sembra di aver letto reaziodire tertium non datur. non aumento ni, eppure se un uguale provvedimento fosOra, nessuna di quelle due motivase stato deciso da un ministro berluscozioni è alla base della decisione del mi- è nobile, niano come minimo ci sarebbe scappato un nistro Zanonato che giustifica invece il ma se viola girotondo a viale Mazzini. mancato aumento con le esigenze della spending review (che io pensavo doves- la legge lo è La Rai non è esente da critiche ma è un se incidere sui costi delle società pub- un po’ di meno fatto riconosciuto che oggi si sta seriamente bliche, non sui ricavi) «in modo di forimpegnando in una difficile azione di risanire servizi pubblici di alta qualità al namento economico e di adeguamento tecpiù basso costo possibile per il contrinologico (ad esempio la digitalizzazione buente» (da cui si deduce che il ministro interverdelle testate) in un momento in cui la crisi ha perà presto per calmierare quello di artisti, film, ficraltro determinato la contrazione dei ricavi pubblition e diritti sportivi) «in un quadro di coerente citari. Quel cappuccino gratis vale per viale Mazzidelimitazione degli obblighi di servizio pubblico ni circa 24 milioni di euro di ricavi in meno mentre da realizzare anche in sede di approvazione del l’evasione si conferma a livelli intollerabili e i gocontratto di servizio Rai per gli anni 2013-2015». verni tutti, compreso l’attuale, non hanno fatto mai nulla per combatterla efficacemente. Il ministro poi dimentica che la Rai è anche un operatore commerciale che opera in un mercato competitivo, non per sua scelta ma perché così ha deciso il legislatore. Indebolirla economicamente significa innanzitutto avvantaggiare i suoi concorrenti. Sulla necessità e l’urgenza di una riforma della Rai, che deve essere accompagnata però da una seria normativa antitrust nel settore televisivo, siamo da tempo in molti ad essere d’accordo. Mi dispiace per i tanti decisionisti che ci circondano ma nei paesi a democrazia parlamentare per modificare una legge ce ne vuole sempre una nuova. Intervenire con decreti ministeriali o contratti di servizio non è solo illegittimo ma anche incostituzionale perché la Corte ha sempre sostenuto che si tratta di materia sensibile da cui il governo deve tenersi lontano a garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza del servizio pubblico, valori costituzionalmente garantiti. Le scorciatoie, inoltre, spesso creano problemi piuttosto che risolverli e se la Rai dovesse decidere, come è suo sacrosanto diritto, di ricorrere ai giudici quel cappuccino rischia di costare caro. ••• FRANCIA ••• ••• SERVIZIO EUROPEO ••• Bianchitudine, l’altro razzismo Un Erasmus della solidarietà SEGUE DALLA PRIMA MASSIMILIANO PANARARI P roprio come quelli che hanno visto oggetto di insulti su Facebook la ministra francese della giustizia Christiane Taubira. E visto che la Francia, a dispetto di tutto e tutti, mantiene la (sana, a nostro avviso) abitudine di riflettere sulle cose, il suo mondo culturale si sta interrogando proprio in questi mesi sulla nozione di blanchité. Così, dopo la celebre categoria di negritudinenégritude coniata dallo scrittore (e presidente del Senegal) Léopold Sédar Senghor (1906-2001), gli intellos ritengono opportuno scandagliare quella di (possiamo suppergiù tradurla in questo modo) “bianchitudine”, mentre la sinistra accademica transalpina riscopre il gusto della dura battaglia delle idee à la Bourdieu. Il sociologo della comunicazione Maxime Cervulle (docente all’università di Paris-8-Vincennes), nel suo libro Dans le blanc des yeux (éditions Amsterdam), e un gruppo di lavoro raccolto da Sylvie Laurent et Thierry Leclère nel volume De quelle couleur sont les Blancs? (éditions La Découverte) analizzano le narrazioni della diversità, descrivendo il processo di costruzione di un’“egemonia bianca nella rappresentazione” mediatica. Appoggiandosi alle indagini sui canali televisivi francesi del Csa (Conseil supérieur de l’audiovisuel), le équipe di sociologi evidenziano come la percentuale di rappresentazione di individui non di pelle bianca rimanga alquanto ridotta (intorno al 10%). E la sottorappresentazione vale anche, sottolineano, per il cinema e per altre fonti audiovisive, con l’effetto di plasmare in maniera unidirezionale l’immaginario nazionale. Da questa situazione non derivano necessariamente forme di ali- INFORMAZIONI E ANALISI www.europaquotidiano.it ISSN 1722-2052 Registrazione Tribunale di Roma 664/2002 del 28/11/02 SEGUE DALLA PRIMA mentazione del razzismo, osservano gli studiosi, quanto, piuttosto, il rischio di apatia e indifferenza nei confronti delle sue manifestazioni. Alla base di questi volumi c’è infatti una concezione dei mass media quali sentinelle e strumenti di vigilanza democratica, nonché l’idea della centralità della dimensione simbolica della rappresentazione (che i progressisti italiani dovrebbero tenere bene a mente…). I sociologi francesi traggono parte della loro strumentazione analitica dai Critical White Studies anglosassoni (uno dei vari rivoli dei cultural studies) con la loro decostruzione dei “rapporti sociali di ‘razza’” e delle “identità bianche” – e non mancano di attribuire la responsabilità delle gerarchie etniche alla strutturazione delle relazioni sociali e alla divisione del lavoro determinate dal modo di produzione capitalistico (siamo, come chiaro, dalle parti della gauche molto, ma molto rouge). Tutto troppo teorico? Il punto è che la teoria (il più delle volte) non serve affatto a “pettinare le bambole” (per adottare le parole di un lucido osservatore della realtà italiana prestato alla comicità), ma diventa sostanza politica. E la cosa si può apprezzare particolarmente Oltralpe, dove, non a caso, qualche tempo fa, alcuni intellettuali capitanati da Alain Finkielkraut (già esponente di punta dei nouveaux philosophes) e Pascal Bruckner (autore di Le Sanglot de l’homme blanc, pamphlet anti-multiculturalismo) – con l’adesione, da sinistra, di Bernard Kouchner – si erano scagliati contro il “razzismo anti-bianchi”, dando vita a un filone revisionista che voleva farla finita con il “senso di colpa” per il colonialismo. Una guerra culturale con un sottotesto, dunque, ancora una volta, di tipo politico. Perché mille sono i colori (e le implicazioni) del bianco... @MPanarari PIERLUIGI CASTAGNETTI E consente di fare, dunque, esperienze di conoscenze personali, linguistiche e di lavoro preziose e aggiungere, semmai, che quei sei mesi spesi in solidarietà potranno sommarsi nella biografia contributiva una volta che si entri finalmente nel mondo del lavoro. Una esperienza che aiuta i ragazzi (ad esempio dai 18 ai 28 anni, a loro SEGUE DALLA PRIMA MATTEO TACCONI I l rilascio era programmato. Tra i ventimila beneficiari del decreto di amnistia approvato la scorsa settimana da Putin ci sono infatti, assieme all’equipaggio della Arctic Sunrise, anche le interpreti della “preghiera punk” messa in scena nel febbraio del 2012 nella cattedrale del Cristo salvatore, a Mosca. Una volta tornate in libertà hanno subito promesso di continuare la loro battaglia contro il Cremlino. Al contrario, Khodorkovsky non intende fare politica, né rientrare al momento in Russia. Ma non è questa la differenza più significativa tra le due vicende. Khodorkovsky, quando finì in carcere, dieci anni fa, aveva soldi e influenza, poteva davvero infastidire Putin. Le Pussy Riot no. La loro opposizione è residuale e non sfonda, suscita più interesse a occidente che tra gli stessi russi. Senza contare che nella Russia di oggi i margini di manovra sono ristretti. La democrazia controllata di Putin è arrivata a una forma compiuta. Il Cremlino controlla saldamente la situazione e ha una robusta base di consenso. Più ancora che nella necessità di lanciare segnali distensivi in vista delle imminenti olimpiadi invernali di Segreteria di redazione Consiglieri via di Ripetta, 142 – 00186 Roma Tel 06 684331 – Fax 06 6843341/40 tità di giovani in via straordinaria nei paesi colpiti da calamità. O alla promozione di campagne europee di prima alfabetizzazione di massa affidata a giovani madrelinguisti. Ma soprattutto l’idea è interessante perché introduce il concetto, non solo nelle nuove generazioni, che la cittadinanza è un diritto fondamentale, ma non gratuito: ognuno è chiamato per un periodo breve della propria vita a dare un contributo. Lo zar Putin libera-tutti, si sente sicuro EDIZIONI DLM EUROPA Srl Redazione e Amministrazione tivare tante caserme oggi inutilizzate e affidare le funzioni di organizzazione, gestione e supervisione del servizio a professionisti già dipendenti pubblici come ufficiali o sottufficiali dell’esercito. Ma tale servizio consentirebbe non meno di realizzare concrete economie per lo stato nazionale che si avvarrebbe di prestazioni gratuite per servizi ordinari inderogabili, ma non solo. Pensiamo ad esempio alla possibilità di spostare quan- ••• RUSSIA ••• Direttore responsabile Stefano Menichini Condirettore Federico Orlando Vicedirettori Giovanni Cocconi Mario Lavia Filippo Sensi [email protected] scelta del periodo) ad adultizzarsi sotto molto profili: umano, emotivo, culturale, professionale, etico e della cittadinanza europea. Si tratta evidentemente di una iniziativa che deve essere decisa, sostenuta e regolamentata a livello comunitario. Richiede investimenti per l’alloggiamento e il mantenimento dei giovani nei paesi che non sono già organizzati per un servizio civile obbligatorio. In Italia, ad esempio, si potrebbero riat- con socio unico Sede legale via di Ripetta, 142 00186 – Roma Consiglio di amministrazione Presidente V.Presidente Amm. delegato Enzo Bianco Arnaldo Sciarelli Andrea Piana Mario Cavallaro Lorenzo Ciorba Domenico Tudini Guglielmo Vaccaro Distribuzione SEDI 2003 SRL Via D.A.Azuni,9 – Roma Direzione tel. 06-50917341 Telefono e fax : 06-30363998 333-4222055 Pubblicità: A. Manzoni & C. S.p.A. Via Nervesa, 21 20139 Milano Tel. 02/57494801 Sochi (la Tolokonnikova ha chiamato al boicottaggio), già segnate dalla polemica sui diritti negati delle minoranze sessuali russe, la ragione della clemenza esibita di recente da Putin va cercata proprio qui. Putin si sente sicuro. Può permettersi di liberare Khodorkovsky e le Pussy Riot, così come di sospendere (a ottobre) la condanna a cinque anni di carcere di Alexei Navalny (arrivata a luglio) e di farlo persino partecipare alle municipali di Mosca. In cima all’agenda del Cremlino non c’è chi si oppone. Le priorità vere sono altre. Una, s’è vista in questi giorni, è l’Ucraina. Putin vuole mantenere un piede a Kiev. Un’altra faccenda che lo assilla è il terrorismo di matrice islamica, che trova nelle repubbliche del Caucaso la sua benzina. Sochi è a una spanna da quelle terre turbolente. Il nazionalismo è un’altra questione ostica. Fa sempre più presa e potenzialmente può minare le basi multietniche della Federazione russa. Ultimamente tiene banco anche il ristagno economico. Le previsioni sul prodotto interno lordo non sono state mantenute. Il 2013 dovrebbe chiudersi con due punti di crescita. Dato positivo, certo. Ma è il valore più basso registrato dal 2000 e procura qualche grattacapo, specie se a questa stagnazione contribuisce la fuga di capitali. Ogni anno, anche a fronte di una Prestampa COMPUTIME Srl – via Caserta, 1 – Roma Stampa LITOSUD Srl via Carlo Pesenti, 130 Roma Abbonamenti flat tax al 13% sui redditi individuali e un’imposta sui profitti d’impresa pari al 20%, una slavina di rubli – qualcosa come il 2% del Pil – esce dalla Russia. Uno dei motivi è il retaggio del collasso finanziario del 1998-1999, che pesa ancora oggi sulla fiducia nutrita verso il sistema bancario locale. Putin deve pensare a come fermare l’emorragia. Le Pussy Riot lasciano il tempo che trovano. Annuale Italia 180,00 euro Sostenitore 1000,00 euro Simpatizzante 500,00 euro Semestrale Italia 100,00 euro Trimestrale Italia 55,00 euro Estero (Europa) posta aerea 433,00 euro O Versamento in c/c postale n. 39783097 O Bonifico bancario: BANCA UNICREDIT SpA Coordinate Bancarie Internazionali (IBAN) IT18Q0200805240000000815505 intestato a Edizioni DLM Europa Srl Via di Ripetta, 142 -00186 Roma. COMUNE DI LUSEVERA (UD) Servizio Tecnico e Tecnico Manutentivo Frazione Vedronza, 22 33010 – Lusevera (UD) Tel. 0432/787032 – Fax 0432/787014 ESTRATTO ESITO DI GARA Il Responsabile del Procedimento visto l’art. 65 del D. L.vo n. 163/2006 rende noto che con determina n.28 del 14/11/13 è stata aggiudicata la procedura aperta per “Affidamento in concessione di progettazione esecutiva, costruzione e gestione di un impianto idroelettrico (derivazione d’acqua) sul Torrente Torre - ex Centralina Malignani” all’ATI Nagostinis s.r.l., P.zza Venezia 21, 33029 Villa Santina (UD), Elettrocarnia S.A.S. DI Pittoni Claudio & C., Via Divisione Osoppo 17, 33028 Tolmezzo, Alpi Energia s.r.l. , Via Divisione Julian 59, 33026 Paluzza (UD). L’avviso di appalto aggiudicato è stato pubblicato su GURI n.149 del 20/12/13 ed è disponibile su www.comune.lusevera.ud.it. Il Responsabile del Servizio Arch. Tiziana Bossi Responsabile del trattamento dati D.Lgs 196/2003 Stefano Menichini Organo dell’Associazione Politica Democrazia è Libertà La Margherita in liquidazione «La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 agosto 1990 n.250»