Gennaio/Febbraio 2013

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Gennaio/Febbraio 2013
Il Giornale del PiloAlbertelli di Roma - Gen/Feb 2012 - Numero III -Anno VI
Dimessosi un Papa...se ne fa un altro
Alias: considerazioni laiche sul nuovo Pontefice
F
Davide Galeotti
ilosofo, teologo, laureato in chimica,
settantasettenne, Argentino (ma di origini
Italiane), mediatico, Gesuita, emozionato alla
sua prima apparizione da successore di Pietro, ma
capace di stupire e affabulare la folla in piazza San
Pietro con un informale "Buonasera" dopo la formula
latina di rito. Così si presenta, a pochi giorni dalla
sua elezione nel brevissimo "Sine­clave" (vista
la quantità di indiscrezioni trapelate), Papa
Francesco I, al secolo Jorge Mario
Bergoglio, affabile successore dell'ancor
vivo e vegeto Joseph Ratzinger. Il
nuovo
Vescovo
di
Roma
sembrerebbe dunque accontentare,
al di là delle facili ironie calcistiche,
proprio tutti. Né troppo anziano,
né
troppo
giovane,
apparentemente
mite,
decisamente meno "spigoloso" del
predecessore, che possa essere lui,
pur non definibile un "progressista",
a riavvicinare la Chiesa di Roma,
scossa da scandali e fughe di notizie,
accuse e dileggi, ad un presente
sempre più diffidente verso il clero
cattolico se non proprio verso la religione
in generale? Tante sono, infatti, le
questioni aperte che il nuovo Pontefice dovrà
prendere in considerazione, dallo spostarsi della
maggiore percentuale di fedeli dall'Europa ai paesi "in
via di sviluppo" alla possibile apertura ai matrimoni
omosessuali, dall'uso dei metodi contraccettivi per la
prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili
alla ricerca sulle cellule staminali. Altrettante sono poi
le ombre infamanti che gravano sull'immagine
pubblica mondiale della Chiesa del Terzo Millennio e
da cui il neoeletto Francesco dovrà cercare di
risollevarla: dallo scandalo della Banca Vaticana, lo
IOR, all'aberrante piaga della pedofilia nei vescovadi
americani, dall'immunità fiscale alle ingerenze nella
vita politica di Stati Laici. Che poi il novello Santo
Padre, nonostante il nome che lo vorrebbe
innovatore, mite, vicino al popolo e da esso amato, sia
totalmente digiuno da affermazioni quanto mai
vicine alla linea conservatrice già abbracciata da
Benedetto XVI è già messo in dubbio da più
parti; a cominciare dal quotidiano online
"Cronache Laiche" che, riscorrendo la
vita del fu Cardinale Bergoglio,
arcivescovo di Buenos Aires,
rispolvera la non troppo antica
vicenda, a metà tra l'ingerenza
nella giurisdizione del tribunale
della capitale argentina e il piglio
inquisitore, che lo vedeva
denunciare, nel 2009, l'illegalità
della sentenza che sanciva la
liceità del matrimonio civile tra
persone omosessuali. Scadendo
per forza di cose nella banalità, mi
viene
dunque
spontaneo
ripropormi e riproporvi il medesimo
quesito: che sia effettivamente Jorge
Bergoglio il Papa "moderno" acclamato
a squarciagola dalla moltitudine che
riempiva la Piazza progettata dal Bernini,
anche in quanto pressato dall'imponente ricordo
del pontificato di Ratzinger? Come già precisato nel
sottotitolo, questo articolo, che stavolta funge da
imprevisto Editoriale per il nostro giornale, è stato
scritto non per indagare nel passato del nuovo
Pontefice, ma per fornire una valutazione per quanto
possibile obbiettiva della tempestiva elezione di
Francesco I, primo Papa a convivere all'interno delle
Mura Vaticane con un predecessore dimissionario
"Emerito". Ritenendo perciò di aver sufficientemente
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esplicato le speranze e le critiche che circondano la
persona di Papa Bergoglio, mi si permetta (benché
non pretenda di rappresentare le opinioni di alcuno
se non le mie personali) un breve commento ed
un'altrettanto sintetica risposta alla domanda
precedentemente posta a titolo retorico.
L'elezione di un nuovo Pontefice, come quella di ogni
nuovo capo di Stato (volendo considerare la questione
da un punto di vista totalmente laico) porta
necessariamente una ventata di entusiasmo, nella
popolazione; ci si domanda speranzosi se sia proprio
l'eletto l'uomo giusto per risolvere i problemi che fino
a questo momento hanno afflitto l'istituzione in
questione... Ebbene, mai come in questo caso mi
auguro che le speranze di milioni di persone non
vengano deluse.
Da laico, potrei tranquillamente ignorare le vicende
interne alla Chiesa, eppure, benché per tanti altri la
sua importanza sia diminuita, non posso non notare
per quanti il papato romano costituisca ancora un
faro di fede, di rinnovata speranza in un futuro che si
prospetta di giorno in giorno più tetro, un "ponte tra
antico e moderno" o, semplicemente, un punto
stabile su cui abbarbicare le proprie certezze.
Quel che dunque più profondamente mi auguro è
che questo faro, destinato a guidare tanti "naviganti",
risplenda almeno di una luce chiara, nitida, non
offuscata come da diverso tempo a questa parte,
rimaste senza seguito le proposte innovative del
Concilio Vaticano Secondo, si prospetta
all'osservatore esterno e non collassi, come è
probabile se un radicale rinnovamento non verrà
operato, sulle sue antiche e forse non più attuali
fondamenta.
Sarebbe dura per molti, forse troppi, vedere
sgretolarsi una certezza, vieppiù una certezza così
antica come quella del pontificato, consacrata
persino dalla saggezza popolare della nostra Roma
che, per concludere, in qualche modo mi influenza
nel dire: "Dimessosi un Papa, se ne fa un altro"... e
speriamo sia quello giusto.
Addio Montalcini, la scienza nel cuore
L
a scienza nel cuore. Che
ha smesso di battere in
una piccola camera a
Roma, traboccante di libri e
fogliettini di appunti sparsi
dappertutto.
Rita
Levi
Montalcini si è spenta il 30
Dicembre 2012 nella Capitale a
103 anni, onorando il suo pre­
mio Nobel fino alla fine.
Anche il giorno della sua
morte studiava, umilmente,
come una scolaretta: sentiva di
avere forze ­ aveva detto ­ che
a vent'anni non aveva. La sua
perdita ha commosso l'intero
Paese, come ha detto il Presi­
dente
della
Repubblica,
Giorgio Napolitano. E sono
stati tanti i vicini di casa, resi­
denti del quartiere, gente co­
mune e soprattutto tanti
giovani che hanno voluto
rendere omaggio alla senatrice
Paolo Bianchi
a vita e premio Nobel per la
medicina, lasciando nella sua
casa rose, mazzi di fiori e
messaggi.
I primi malori erano co­
minciati da qualche giorno.
Nell' ultima settimana la se­
natrice a vita, nominata il 1°
agosto 2001 dal Presidente
della Repubblica Carlo Aze­
glio Ciampi, onorata del Pre­
mio Nobel per la Medicina
nel 1986 consegnatoli dal re
Carlo Gustavo di Svezia, ave­
va confidato alle sue strette
collaboratrici che si sentiva
molto stanca e provata. A chi
voleva andare a trovarla nella
sua casa in via di Villa Massi­
mo, lei rispondeva che prefe­
riva di no. All'ora di pranzo si
è aggravata e i suoi cari in un
primo momento hanno chia­
mato un'ambulanza per
portarla alla vicina clinica Villa Margheri­
ta. Aveva freddo e i domestici si sono
allontanati per qualche minuto per
prendere le medicine in farmacia, ma al
loro ritorno la Montalcini era già spirata,
l'ultimo respiro speso nel suo apparta­
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mento al quarto piano di un pa­
lazzo immerso nel verde, a due
passi da villa Torlonia, dove i vi­
cini non la vedevano più pas­
seggiare da un po' di tempo.
Nelle parole della nipote, la
morte della scienziata diventa
una metafora: "si è spenta come si
spegne un faro. Per fortuna non
ha sofferto", ha detto Piera Levi­
Montalcini, consigliere comunale
a Torino, che si è subito messa in
viaggio in treno verso Roma per
arrivare in serata. L'anziana
scienziata, nata a Torino, dove
sarà sepolta accanto alla sorella,
aveva ancora gli appunti accanto
al computer dove lavorava.
Continuava nella sua ricerca e
aveva lavorato ai suoi studi fino
alle 21 del 30 Dicembre. Tra­
scorreva gran parte del suo
tempo in una piccolissima came­
retta in una casa enorme. Nella sua
stanza c'era appena lo spazio per
un letto e per una scrivania sulla
quale era sistemato un computer di
ultima generazione. La stanza era
sommersa di libri, cd e documenti
scientifici. Sulla testata del letto
c'era un'unica foto, quella della
madre. Il primo a fare visita alla
senatrice è stato il presidente della
comunità ebraica di Roma
Riccardo Pacifici, che ha parlato di
"perdita per l'umanità intera".
Poi il Sindaco Gianni Alemanno
che ha annunciato che sarà avviato
l'iter per dedicarle una strada di
Roma di cui la scienziata era anche
cittadina onoraria. "Il modo mi­
gliore per ricordarla ora" ­ ha spie­
gato il sindaco ­ "è far sì che la sua
Fondazione vada avanti". Giuseppe
Nisticò, direttore scientifico
della Fondazione Ebri, l'istituto
fondato
dalla
Montalcini,
quando arriva a casa della
scienziata è ancora incredulo,
"non ce l'aspettavamo. Io
personalmente l'ho vista due
giorni fa e stava bene. Se ne è
andata in modo dolce così come
era lei". Dolce. Un atteggia­
mento che si addice poco a una
scienziata, molto a una donna
come lei. Forse perché ­ diceva ­
"credo di avere una curiosa
immaginazione
che
mi
permette di vedere quello che
altri ignorano". Se all'occhio
della scienza serve il microsco­
pio, lei ha guardato dalla lente
senza distogliere lo sguardo
delle emozioni.
Il ritorno del commissario Ponzetti
Intervista a Giovanni Ricciardi
N
ell'aspetto ricorda un po'
Zafón, Ricciardi; e, come
Zafón, anche lui è uno
scrittore. "Portami a ballare",
uscito di recente per Fazi Editore,
è il quarto capitolo delle indagini
del commissario Ponzetti. Densa
di rimandi alla letteratura classica
e moderna (uno scrittore scrive
di ciò che conosce, e si dà il caso
che Ricciardi sia un professore),
la serie è ambientata in una Ro­
ma in cui riecheggia il ricordo,
narrata da una voce lenta e ri­
flessiva.
Ponzetti
è
così,
d'altronde: lontano da quel mo­
dello di commissario tutto azione
e sparatorie. Meno cinematogra­
fico. Più umano.
"Portami a ballare" inizia così:
con l'omicidio di un ghost­wri­
ter. Il cadavere si trova nei pressi
di Porta Latina, un luogo caro al
Nicola Savino
fumo, quasi un'ombra, uno
spettro. Al suo fianco, come
sempre, il fedele Iannotta.
Per OndanomalA, ho intervistato
l'autore.
Com'è nata l'idea per il romanzo?
giovane Ponzetti. Forse proprio per la
suggestione del ricordo, il commissa­
rio riesce a ottenere il caso. Si troverà
così a indagare su un famoso ballerino
argentino, fra scuole di tango e i se­
greti di una donna sfuggente come il
E' nata dall'aver incontrato e co­
nosciuto un ghost­writer che mi
aveva parlato a lungo e con pas­
sione del suo proprio lavoro.
Questo mi ha suggerito una delle
idee portanti del romanzo, che
poi non è nuova: l'idea del
doppio, della sostituzione, di un
uomo che presta voce e parola a
un altro. E' un tema che c'era già
nel mondo antico, con i logografi
come Lisia, mentre nella lette­
ratura moderna, naturalmente,
non si può non pensare a Cyrano.
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Nel libro si esplorano due diversi mondi: quello
dei ghost­writers e quello del ballo. Si è dovuto
documentare o aveva già avuto un contatto con
uno di questi universi?
Ho conosciuto, come dicevo, un ghost writer, di
cui sono tuttora amico, e quando è nata l'idea del
romanzo mi sono documentato approfondendo
con lui i caratteri di questo lavoro. Col mondo del
tango e delle "milonghe" romane ho avuto un
contatto piuttosto breve, ma intenso e pieno di
suggestioni. Il tango, poi, è Argentina, e l'Argenti­
na è il luogo lontano per eccellenza, il luogo della
fuga e del desiderio di una vita nuova. Il tango è
Piazzolla e alcune bellissime pagine di Borges.
Nel romanzo si parla anche del cammino di
Santiago. Ci è mai stato?
Ho fatto il Cammino per intero nel 2007, 800 km
a piedi da Roncisvalle a Santiago. E' stata un'espe­
rienza difficile da dimenticare e da paragonare a
qualunque altra della mia vita. Il Cammino ti vie­
ne incontro a un certo punto, ne senti parlare,
t'incuriosisce, poi viene un momento in cui senti
una forte attrazione a farlo, e per me è coinciso
con un periodo di profondi cambiamenti perso­
nali. E' una cosa che ti porti dentro.
Ci sono state letture che La hanno influenzata
nella stesura?
No, se intendi un modello a cui mi sono ispirato
direttamente. Ma lo scrivere è un condensato, o se
vuoi un frullato di mille echi e suggestioni; quelle
che vengono dalla tua vita, quelle che sorgono da
storie ascoltate, quelle che si depositano e si inte­
riorizzano dalle molte letture fatte in tanti anni.
Ogni scrittore, volente e non, mette qualcosa di
suo nei personaggi che crea. In quali caratteristi­
che di Ponzetti (o di altri personaggi) si identifica?
In una certa vena malinconica e nella tendenza a
divagare con la mente. Ma anche in un senso del
dovere che non è però quello della rigida obbe­
dienza alla legge. Ponzetti crede nella giustizia
"tanto quanto" gli detta il suo buon senso.
Nei ringraziamenti fa riferimento a Maurizio De
Giovanni, anch'egli autore di gialli, noto per la se­
rie del commissario Ricciardi: cosa molto curiosa.
E' solo una coincidenza?
Ho conosciuto De Giovanni come scrittore prima che
diventasse famoso proprio perché mi incuriosiva un
commissario che portava il mio cognome. Poi ci siamo
incontrati e siamo diventati amici.
Ponzetti è alla sua quarta avventura. Possiamo
aspettarcene una quinta?
Perché no?
In futuro ha intenzione di dedicarsi anche ad altri ge­
neri?
Mi piacerebbe affrontare un romanzo "puro", non
giallo. Ma deve ancora maturare una buona idea.
Per concludere: quale lettura si sente di consigliare agli
studenti del Pilo?
Se non l'avete mai letto, direi senz'altro i romanzi di
Leonardo Sciascia. Brevi, densi, perfetti nella forma. E
dato che siamo all'Albertelli, la scuola di Enrico Fermi,
proporrei La scomparsa di Majorana, il fisico che
collaborava con Fermi in via Panisperna...
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Omofollia
O
mossessualità.
Shhhhhhhh. Il suono di
questa pagina che viene
voltata. Libertà. Il soave suono di
una parola per chi sta conti­
nuando a leggere. Perché parlare
di questo argomento proprio
adesso, con l’immenso rischio, se
non forse la certezza, di essere
ignorato? Non so quanti di voi
leggano i giornali. Non so quanti
di voi leggano giornali Francesi.
Quasi nessuno immagino; Il pre­
sidente transalpino François
Hollande ha varato da poco una
legge che di fatto consente il
matrimonio gay, l’adozione di
bambini da parte di coppie omo­
sessuali e forse anche l’insemina­
zione artificiale per unioni di sole
donne. Il centrodestra francese ha
promesso di abrogare la legge non
appena ritornerà al potere. Sono
partite anche un numero
impressionante di manifestazioni
omofobiche in tutto il paese. Ma
non è neanche questa la cosa più
preoccupante: a prendere la po­
sizione più radicale nei confronti
del decreto è stata la chiesa
cattolica. Attivisti cattolici di
tutto il paese sono scesi in piazza
per difendere la presunta “fami­
glia”, giungendo qualche volta
anche alla violenza nei confronti
di manifestanti di parte opposta.
Come accaduto a Tolosa nei
confronti di alcune manifestanti
del gruppo femminista "Femen".
Si, Stiamo parlando di attivisti
cattolici. In molte occasioni a
scendere in piazza sono stati gli
stessi vescovi . La repulsione della
chiesa per l’omosessualità è ormai
cosa appurata, ma appro­
fondendone il contenuto scopri­
remo interessanti verità. La
chiesa
cattolica
rivendica
l’impossibilità di procreare delle
Gianluca Bogino
coppie omosessuali. “siate fecondi e
moltiplicatevi” dice infatti la genesi.
L’unica coppia ereditaria dell’imma­
gine trinitaria di Dio è quindi quella
eterosessuale. E fin qui niente di
strano. Ma “il catechismo della chiesa
cattolica” (2358, ed 1992) parlando
dell’omosessualità esplicita che – un
numero non trascurabile di uomini e
di donne presenta tendenze omoses­
suali innate. Costoro non scelgono la
loro condizione omosessuale­ . La
chiesa ammette quindi che natu­
ralmente alcuni uomini dimostrano
tendenze omosessuali, ed esse non
sono frutto della loro volontà. Ma in
questo caso, che fare? La dottrina
cattolica specifica che la condizione
omosessuale può essere di origine
naturale, ma l’atto sessuale è sempre
frutto della volontà umana; In virtù
della libertà di cui l’uomo è investito,
ogni individuo ha la possibilità di
non praticare comunque atti ed
esperienze omosessuali. La chiesa
invita quindi ogni individuo omo­
sessuale a negare la propria naturali­
tà, per vivere una vita di abdicazione
di se stesso e sofferenza emotiva .
Chiedere ad un individuo di rinne­
gare la propria natura, farlo crescere
nella convinzione che in lui c’è
qualcosa di sbagliato, qualcosa di di­
verso, qualcosa da censurare , è un
abominio che getta una triste ombra
d’inciviltà sull’evoluzione umana.
L’omofobia non è un problema
degli omosessuali, è una barbara
limitazione delle libertà naturali
di ogni uomo, nonché una viola­
zione dell’essere più intrinseco di
ogni persona. “ Je ne suis pas
d'accord avec ce que vous dites,
mais je me battrai jusqu'au bout
pour que vous puissiez le dire”
diceva Voltaire. Non sono
d’accordo con quello che dici, ma
darei la vita purché tu possa dirlo.
Non è un caso che Voltaire fosse
Francese. Questo articolo è ini­
ziato come una denuncia, finirà
come un appello. È arrivato il
momento di smettere di fissare gli
omosessuali per la strada, solo
perché non si nascondono. È il
momento di apprezzare la di­
versità. Diverso non significa
peggiore, ma vario, spesso, vuol
dire migliore . Magnifico sarà il
giorno in cui, fissando una coppia
di gay mano nella mano, la gente
penserà: quegli uomini non
hanno paura; quegli uomini sono
finalmente liberi. Quale senti­
mento è più invidiabile di quello
di un ragazzo, che portando la
verità nell'assemblea della sua
scuola, comprende di essere
circondato da uomini giusti?
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Altra Cultura
6 Gradi di... Risate
Giobbe Covatta ­ il ritorno
Davide Galeotti
A
l Teatro Sala Umberto, una domenica sera
come tante, la "maschera" di turno consiglia
di prendere posto, le luci in sala si spengono
e..... il tempo scompare.
Quando i tre riflettori accendono il palco di una luce
surreale, Giobbe Covatta, completo di barba occhia­
lini da lettura e cappa rossa da inquisitore, trasporta
l'uditorio in un'ipotetica Terra del 2112 in cui il ri­
scaldamento globale ha causato l'innalzamento della
temperatura media di 6 gradi in 112 anni.
L'umanità si è quasi estinta e quel che ne resta, pochi,
decadenti, anzianotti (per l'aumento dell'età media)
sopravvivono in qualche angolo di mondo (tra cui,
guarda caso, il Sala Umberto) senza energia per
l'inevitabile esaurimento delle riserve di combusti­
bili fossili e con poche risorse.
In questo apocalittico scenario, assurdamente
rappresentato in scena da un paio di cyclettes (su cui
qualche malcapitato dovrà pedalare per "fornire
energia umana") e da un mappamondo gonfiabile,
Giobbe rilegge al suo pubblico gli ipotetici annali
dell'ultimo secolo, costellati da eventi catastrofici ri­
visitati in salsa comica e mirabolanti ritorni di
vecchie conoscenze (come il Gesù umanissimo già
incontrato in "Parola di Giobbe", stavolta risceso sulla
terra e preso per un Hippie), digressioni sulla vita di
un'umanità ebete che non scende in piazza neanche
quando il pianeta si sta surriscaldando (a meno che
non vi sia un Iphone 5 di mezzo, beninteso).
Eppure, il mondo stravolto che il comico campano e
la sua voce cavernosa ci prospettano sempre più as­
surdo man mano che il clima aumenta di un grado
Celsius, non è poi così lontano da quello prossimo a
venire, se la condotta del genere umano continuerà
sulla sua orba via di insostenibilità.
Tra una risata e l'altra dunque, prendiamo esempio
dalle macchiette di Giobbe, da Piero 'o fruttivendòl
(Piero il fruttivendolo) che per qualche motivo
ammacca angeli con un randello biodegradabile al
90% e dall'improbabile schiera di personaggi che lo
seguono e proviamo, tentiamo almeno, non di salva­
re il pianeta, ma di salvare NOI, perché (e così
Giobbe conclude lo spettacolo mandando in pezzi il
mappamondo)"Il mondo continua a girare senza
l'Uomo, ma gli uomini senza quest'unico pianeta,
dove vogliono andare?".
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Lettera ideale a Nazim Hikmet
Caterina Gatta
B
ell'uomo, mani forti, sguardo profondo, ti
guardo e mi commuovo, sperando di ricono­
scere un giorno nei tuoi occhi un figlio, un
amante, un padre. Un caso, tra le fila di nomi delle
costole di libri economici e senza valore, incontrare il
tuo, Poeta tra mere vacuità, tra mali esistenziali
incurabili, grevi e luttuosi. Ho imparato a poco a poco
la bella menzogna delle tue parole, che con più forza
appesantiscono il cuore tanto più lo sollevano dalle
pene. Entrando poi nella tua vita, come potevo, con i
pochi mezzi di chi non ti ha vissuto, ho scoperto la
bellezza ancora più potente, più grande e dolorosa del
tuo amore. Amore per la vita esiliato, processato,
condannato e infine incarcerato, amore per la vita
immenso, pochi cuori ne sono stati capaci, qualche
santo per lo più. Ecco forse tu per me sei stato questo:
un santo laico, che, ridotto alla latitanza, bandito,
umiliato e deriso ha avuto il coraggio, la forza di
amare. Non canzonette d'amore le tue, ma lame affi­
late che lacerano il cuore, che dentro un carcere
hanno la forza di cantare il futuro, la bellezza del
mondo che verrà. Mi hai insegnato che l'uomo è
capace di amare e di sperare, che di amore nel mondo
ce n'è, e tanto tra gli uomini. Poi un giorno te ne
andasti, lasciasti Munevver e un figlio che forse ri­
sentì proprio della tua passione, che forse parados­
salmente non hai potuto amare abbastanza, tu che di
amore ne avevi da vendere.E moristi non reggendo
più la pressione del tuo amore, ti scoppiò il cuore,
infarto, la morte dei passionali. Che ridicola coinci­
denza. A me hai lasciato le tue parole in un'economi­
ca edizione Mondadori, 180 pagine della tua gioia di
vivere, 180 pagine di coraggio. E ora il futuro, la vita
non mi spaventano più, so che un giorno ''il mio se­
colo splenderà di sole, amor mio, come i tuoi occhi...''
A Nazim, Caterina
1942, Lettere dal carcere a Munevver
Prigione di Bursa (Anatolia)
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
Nazim Hikmet
Anno VI - Numero 3
L'Ospite Inquietante
Clara Ramundo
U
n libro sui giovani, perchè questi, anche
se non sempre ne sono consci, stanno
male. ­ Con questa frase, che riassume
concisamente il significato e contenuto del saggio
stesso, Umberto Galimberti sceglie di cominciare
un libro che parla minuziosamente e
dettagliatamente del nichilismo, atteggiamento e
posizione di chi nega integralmente valori o
aspetti della vita. Un ospite inquietante appunto,
che si aggira tra i giovani penetrando nei loro
sentimenti, confondendo pensieri, cancellando
prospettive ed orizzonti. Nel frangente in cui
questo "essere" si impossessa dell'individuo, la
scuola e la famiglia hanno un ruolo più che
importante: l'una ha a che fare con quella fase
precaria dell'esistenza che è l'adolescenza, dove le
paure più drammatiche sono quelle di non sapere
chi si è e di non riuscire ad essere ciò che si sogna;
l'altra si allarma, non sa cosa fare, forse più per
un'emotività incontrollata che crea un divario tra
le due generazioni, che per altro. Una via d'uscita
però, anche se non sempre è visibile a colpo
d'occhio, c'è: bisognerebbe insegnare ai giovani l'
"arte del vivere" sostenevano i Greci, a
riconoscere le proprie capacità e a vederle fiorire
secondo misura. Questo è in sintesi ciò che
Galimberti ci vuole trasmettere, esprimendosi
con uno stile comunicativo e risoluto, sobrio e
pungente, arricchito da aneddoti di cronaca
quotidiana e nozioni di filosofia e psicologia, che
portano a riflettere su quanto sia distante, ma allo
stesso tempo possibile, l'idea di un futuro migliore
ed accessibile a tutti.
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Novembre/Dicembre 2012
Anno VI - Numero 3
SPECIALE OSCAR 2013
I
dubbi c’erano, così come le
paure: la prima ad avere
entrambi era proprio l’Aca­
demy, soprattutto per la scelta del
presentatore. Per chi non lo co­
noscesse, Seth McFarlane è il
creatore di varie serie televisive
animate (prima fra tutte I Griffin),
famose per la loro irriverenza al
pari del loro autore. Eppure, no­
nostante i presupposti, Seth ha
presentato (affiancato da Emma
Stone) la notte più attesa dell’anno
per i cinefili del mondo con una
simpatia e professionalità che ha
tranquillizzato un po’ tutti… a
parte il momento in cui lui stesso
ha cantato I saw your boobs ri­
volgendosi alle attrici in sala,
creando un bel po’ d’imbarazzo
(naturalmente tutto predisposto in
precedenza). Altra nota interes­
sante è stata poi sicuramente la
musica quest’anno: si è co­
minciato, infatti, festeggiando il
50° anniversario della saga di Ja­
mes Bond sulle note di Skyfall di
Adele, per poi riveder cantare una
grande voce che mancava da quasi
35 anni, Barbra Streisand, fino ad
assistere ad un tributo dei migliori
musical della storia del cinema, il
tutto arricchito da molti brani
tratti da Les Misérables. I veri
protagonisti, naturalmente, sono
stati i film destinati a dominare la
serata delle ambite statuette.
Partiamo subito da quella più
quotata, una pellicola pronta a fare
razzia di premi, riducendosi però
alla fine a soli due "golden men"
(tra cui quello per “Miglior desi­
gn”): parliamo del biopic di Abra­
Valerio Rosati
ham Lincoln firmato da Spielberg e
interpretato dall’immenso Daniel
Day­Lewis. E’ proprio quest’ultimo
ad entrare nella storia del cinema
vincendo il suo terzo Oscar in
carriera, diventando così il primo
uomo ad aggiudicarsi tre premi
nella categoria del Migliore Attore
Protagonista: si conferma, dunque,
il mancato binomio di Miglior
Attore­Miglior Regista che ormai
caratterizza Spielberg e i suoi pro­
tagonisti, i quali non hanno mai vi­
sto arrivare l’ambito premio
quando era invece il regista a
vincerlo (vedere Liam Neeson
con "Schindler’s List" o Tom
Hanks con "Salvate il soldato
ryan"). Chi, infatti, va ad aggiu­
dicarsi la Miglior Regia è Ang
Lee con il suo poetico "vita di
Pi", che oltre a quello porta a ca­
sa anche il premio per la “Mi­
glior fotografia”, “Migliori effetti
speciali” (riuscendo a superare
anche Jackson con "Lo Hobbit,
un viaggio inaspettato") ed infine
“Miglior colonna sonora”. La
prima grande sorpresa della se­
rata arriva, però, con l’annuncio
per il premio del “Miglior attore
non protagonista”: in molti si
aspettavano che l’Oscar andasse
a Bob De Niro, visto anche come
un riconoscimento affettivo e
nostalgico, o almeno ad un
grande Philip Seymour Hoffman
(in un film forse troppo scomodo
per vincere). Clamorosamente,
ma non per la mancanza di bra­
vura dell’attore, a salire sul palco
Novembre/Dicembre 2012
e a ritirare il premio è Christoph
Waltz per la sua interpretazione in
"Django Unchained", vincendo
ancora una volta per un ruolo in un
film di Tarantino (dopo l’Oscar del
2010 per Bastardi senza gloria),
mentre Tarantino, togliendosi una
grossa soddisfazione (anche per la
vittoria nella categoria di “Miglior
sceneggiatura
originale”),
ri­
conferma il buon feeling che ha
trovato con un interprete diventato
ormai uno dei suoi simbolo.
Tra le attrici, un’altra grande
sorpresa arriva con la rivelazione
della giovane Jennifer Lawrence,
che si aggiudica l’Oscar alla “Mi­
glior attrice protagonista” per lo
struggente "Il lato positivo": un
volto nuovo e fresco per il panora­
ma cinematografico mondiale. La
seconda dama a vincere in serata è
la bella Anne Hathaway, che si
aggiudica l’Oscar come “Migliore
attrice non protagonista” per la sua
interpretazione ne "Les Misérables",
confermandosi così quell’ottima
interprete che si era mostrata anche
in altre occasioni. Il musical Les
Misérable, che sembrava essere un
altro protagonista di quest’annata, si
9
"accontenta" invece di altri due
successi, rispettivamente nelle
categorie “Miglior trucco” e “Mi­
glior sonoro”. L’ultimo grande
protagonista della serata è stato
infine "Argo", vincitore nella
categoria di “Miglior sce­
neggiatura non originale”, “Mi­
glior montaggio” e “Miglior film”:
a premiarlo, in quest’ultima,
niente meno che la first lady Mi­
chelle Obama che, in diretta pro­
prio dalla Casa Bianca e affiancata
da Jack Nicholson (presente
invece alla serata) ha chiamato sul
palco Ben Affleck, lodando la sua
pellicola e pronunciando un
Anno VI - Numero 3
toccante discorso sull’importanza
dell’arte nella vita della gioventù
moderna. Nelle altre categorie:
Oscar per il “Miglior film stranie­
ro” va ad "Amour" di Haneke;
“Miglior
film
d’animazione”
all’onnipresente binomio Disney­
Pixar per "Ribelle­The Brave";
“Migliori costumi” ad "Anna Ka­
renina" ed infine quello per la
“Miglior canzone” va ad Adele per
la potente "Skyfall". Concludendo,
nessuno stravincitore; alla Notte
degli Oscar ha dominato l'equili­
brio tra le pellicole più quotate:
insomma, ce n’è stato un po’ per
tutti.
10
Gennaio/Febbraio 2012
Anno VI - Numero 3
CINEP(H)ILO
Simone Marino, Silvia Pellegrini, Valerio Rosati, Dario Amodio
LINCOLN (di Steven Spielberg)
Con dodici candidature all'oscar, “Lincoln” s'
impone come una delle maggiori promesse ci­
nematografiche del 2013. Sebbene l'argomento
schiavitù sia stato trattato in numerosi film (ri­
cordiamo il provocatorio “Manderlay”, di Lars
Von Trier), Spielberg come al solito si pone di
fronte al suo pubblico in modo originale e, in un
certo senso, eccentrico. Gli ultimi burrascosi
mesi di carica di uno dei presidenti più amati
degli Stati Uniti d'America, sono raccontati dal
grande regista grazie a lunghi dialoghi, persona­
li, ironici e perlopiù politici, che evidenziano
tutti quei meccanismi, in molti casi disonesti e
corruttori, che purtroppo ben conosciamo. E in
questa rete ci finisce irrimediabilmente anche
Abramo Lincoln, per uno scopo superiore:
portare l'America a compiere una mossa dove­
rosa e decisiva nella storia mondiale, ovvero
l'abolizione della schiavitù. Spielberg se la gioca
tutta sui momenti di tensione, tanto che po­
trebbe essere definito “thriller politico”, e sulla
stessa affascinante figura del protagonista.
Ancora una volta, si ripropone al cinema questa
maledetta domanda: è giusto arrivare ad uno
scopo, se pur nobile, a qualunque costo? In bre­
ve, il fine può giustificare i mezzi? Per Lincoln
sì, e pure per Spielberg. L'uomo, come animale
politico, non deve avere timore. Questo già ce lo
aveva ben inculcato in testa il film “Il divo”, di
Paolo Sorrentino, dove un Andreotti raccontato
in maniera originalissima, urlava a gran voce che
si è costretti a scendere a compromessi per
raggiungere il Bene, quello di tutti. Poi, certo, il
fatto che Andreotti e Lincoln siano un po' di­
versi tra loro è chiaro... Sublime l'interpretazio­
ne nel ruolo del presidente di Daniel Day­Lewis,
che si riconferma un attore dalle mille facce, e
perfetta anche Sally Field nei panni della de­
terminata moglie del presidente. VOTO: 8.5
DJANGO UNCHAINED (di Quentin Tarantino)
Finalmente Tarantino ha toccato il genere che lo
ha educato e ci ha fatto un regalo enorme. Non
pensiamo al suo film come un semplice western
pieno di zoomate. Il suo, ancora una volta, è il
racconto di una nazione e di un popolo incivile,
capace di pensare solo al proprio bene, capace di
uccidere per soldi, voglioso di sangue. La sua
carriera ci ha mostrato quanto noi umani amiamo
il sangue, quanto siamo disposti a spendere pur di
arrivare al nostro obbiettivo. Come tutti i suoi
personaggi, in questi non c'è un filo di pietà, di
etica. Il problema (o meglio, la semplice questione
che fa di Tarantino un grande regista) è: come fa a
rendere i suoi spettatori, per due ore e mezza
della loro giornata, sadici, violenti, razzisti, maso­
chisti e misogini? Sì, perché più o meno è così che
ci si sente a vedere i suoi film, e in particolare
quest' ultimo. Quanto cresce l'eccitazione quando
un Di Caprio mai così bravo urla al suo lottatore:­
Cavagli gli occhi!­... E pure chi rifiuta ogni tipo di
violenza, non può non inchinarsi a cotanta
malvagità, a cotanta spietatezza. E questa, come al
solito, il regista la giustifica, lui ha sempre un'
attenuante: questa volta, il protagonista deve
uccidere per arrivare a sua moglie, tenuta schiava
dallo stesso Di Caprio. Tarantino col cinema ci
gioca, è come un bimbo con la sua macchinetta: ci
fa quello che vuole. In conclusione c'è molto poco
da dire, anche perché quando un'opera d'arte è
bella bisogna solo contemplarla. Elettrizzante la
colonna sonora, ineccepibili le interpretazioni
(Cristoph Waltz si riconforma mattatore), da bri­
vidi la sequenza finale e stupende le immancabili
citazioni e le egocentriche autocitazioni. Fuori
dalla sala si benedicono gli otto euro spesi.
VOTO: 9
Gennaio/Febbraio 2012
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Anno VI - Numero 3
ZERO DARK THIRTY (di Kathryn Bigelow)
"Zero Dark Thirty", ovvero 'mezzanotte e mezzo'
in gergo militare: quell' ora in cui, nel maggio del
2011, scattò il blitz che portò al l'uccisione di
Osama Bin Laden.
Il film si apre con l'ascolto in lingua originale
delle angoscianti telefonate registrate dalla poli­
zia, ricevute dalle persone rinchiuse dentro alle
World Trade Center a New York l’11 settembre
2001.
Veniamo poi catapultati in una prigione segreta
della CIA, in Pakistan, dove si sta svolgendo un
interrogatorio portato avanti con i metodi più
crudi: la privazione del sonno, l'imprigionamento
in una piccola cassa e infine, il famoso supplizio
dell’acqua, il waterboarding.
LO HOBBIT (di Peter Jackson)
Per gli
Tra i vari agenti della CIA figura nei primi
amanti del genere, della storia o del regista, ri­
interrogatori una donna, Maya. Lei è una donna
mettere piede nella verde Contea e rivedere
minuta, isterica, dal viso pallido che lascia traspa­
Frodo aggirarsi in casa Baggins è stato meravi­
glioso. Per godersi questa nuova perla di Jackson rire tutto il suo disagio e le sue emozioni e con un
unico obbiettivo nella vita, scovare Bin Laden. La
è necessario entrare in sala con nuove aspettati­
bravissima Jessica Chastain interpreta l’agente con
ve, ben diverse da quelle nutrite con la prece­
dente trilogia; atmosfere inedite danno ai luoghi gesti e movenze veloci, nervose, anche se il
personaggio di Maya e la sua ostinazione è
ormai ben conosciuti una nuova luce. In tutto
questo ci rassicura uno strepitoso Gandalf, anco­ talvolta portata all'eccesso.
Il film è realizzato in quattro capitoli e racchiude
ra interpretato da sir Ian McKellen, che guida il
in due ore e mezza dieci anni di storia americana,
cast pieno di volti nuovi: Richard Armitage dà
due mandati presidenziali e decine di tentativi,
vita ad un Thorin Scudodiquercia tenebroso e
spesso assurdi e culminati in tragedia, raccontati
taciturno; una nota di grande merito va sicura­
con una precisione magistrale dalla regista premio
mente al resto dei nani, meravigliosamente ca­
Oscar Kathryn Bigelow. Il film più difficile del
ratterizzati fin nei minimi particolari, tanto da
2012 è un connubio di regia precisa e puntuale,
renderli graziosi e goffi allo stesso tempo. Si ri­
aiutato anche da ottime interpretazioni, che porta
mane però scettici di fronte alle parentesi
ad un equilibrio perfetto tra documentario e puro
aggiuntive che il regista ha inserito nel corso
film di denuncia. La trama, che è un continuo
narrativo: troppi elementi “potteriani” si susse­
crescendo di suspense, sfocia in un finale da vero
guono tra scene e personaggi, lasciando ancora
film d'azione. Risultato? La Bigelow racconta la
confusi i pareri dei tanti fan dell'opera. La vera
missione che più ha impegnato l'America
punta di diamante della pellicola rimane, co­
contemporanea con freddezza, lucidità e preci­
munque, l'incontro tra Gollum e Bilbo: perso­
sione senza scadere mai nel banale.
naggi, questi, che regalano a tutto il film due
figure memorabili. E se da una parte Andy Serkis VOTO: 8
approfondisce la triste condizione della sua
creatura, dall'altra Martin Freeman mostra tutta
la potenzialità dello hobbit e della sua interpre­
tazione. Infine, una lode a Peter Jackson per
l'inserimento nella sceneggiatura del dialogo fra
Gandalf e Galadriel, che potrebbe benissimo far
versare una lacrima al Tolkeniano più intransi­
gente. VOTO: 8
Gennaio/Febbraio 2012
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Anno VI - Numero 3
Gatta ci cova
Caterina Gatta
In questo
momento storico, purtroppo, è
molto facile lasciarsi andare al disamore e
alla repulsione per questa splendida nazione. Sia
chiaro, non voglio incitare al nazionalismo squallido,
quello estremista e spesso vuoto che spinge finanche al razzismo.
Ma credo sia giusto, per non abbandonarsi alla rassegnazione, dare ri­
salto al lato migliore di questo paese, ai suoi valori più nobili, alle sue
bellezze più potenti e ai suoi personaggi più eminenti, coloro che hanno
portato qualcosa nella nostra storia di indelebile, dai meno importanti ai grandi
maestri di vita. Oggi seguiamo le orme di un pittore che, in un momento storico di
estrema superficialità e di celebrazione dello sfarzo come il periodo barocco, ha saputo
dare una nuova profondità al quotidiano e all’arte, Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
Giunto a Roma ebbe molte difficoltà economiche ma venne ben presto ospitato dal cardinal
Del Monte, noto collezionista e mecenate di artisti, nella sua residenza a palazzo Madama, dove
conobbe l’élite colta e gli artisti più illustri. Il palazzo cinquecentesco, che oggi ospita il Senato
della Repubblica, prende il nome dall’appellativo benevolo dei romani dato a Margherita d’Au­
stria, figlia di Carlo V e moglie di Alessandro de’ Medici, ‘Madama’. Nonostante le nuove fre­
quentazioni aristocratiche (il cardinale curava, infatti, la politica e il prestigio medicei a Roma),
Caravaggio conosceva molto bene l’ambiente artistico romano non ufficiale, che viveva un momento
di particolare tensione e un clima affatto sereno, bensì di violenta competizione. Innumerevoli artisti,
tra cui anche Caravaggio prima del soggiorno nel palazzo cardinalizio, vivevano senza protezione, affi­
dando la loro sopravvivenza ai mercanti che rivendevano le loro opere nelle bottegucce che un tempo
caratterizzavano piazza Navona. Facendo due passi a Corso del Rinascimento e imboccando la parallela
via della Dogana Vecchia ci troviamo alla piazzetta di San Luigi dei francesi che ospita la chiesa omoni­
ma, dove l’artista ricevette la sua prima commissione pubblica, forse grazie anche all’influenza di Del
Monte. Dopo dieci anni dall’inaugurazione, la chiesa veniva arricchita con tre tele che avevano come
soggetto San Matteo (l’apostolo con un angelo, la vocazione e il martirio). La somma pattuita era no­
tevole e degna di un pittore all’apice della fama, non certo di un giovinotto appena affacciatosi sul
panorama artistico. Una prima tela, San Matteo con l’angelo, non trovò sistemazione nella cappella
Contarelli, ma venne in seguito acquistata dal marchese Giustiniani (poi trasportata a Berlino, ed
infine distrutta durante la seconda guerra mondiale). La seconda versione, tuttavia, e le altre due
tele ebbero un tale successo da procurare a Michelangelo diversi importanti incarichi, come la
Madonna di Loreto, di cui il defunto marchese Cavalletti era devoto, e che la famiglia volle si­
stemare nella cappella della chiesa di Sant’Agostino che raggiungiamo facilmente prose­
guendo la nostra passeggiata e girando poi a sinistra a via di Sant’Agostino. Il dipinto, di
magnifico realismo e cruda bellezza, suscitò grande indignazione in un periodo artistico
che si curava così poco del quotidiano proprio per un particolare che riportava gli
scenari aulici e ideali della santità a una dimensione più vera, più semplice e ge­
nuina: i piedi sporchi dei pellegrini. Oggi la passeggiata è stata forse un po’
breve, ma in realtà molto ci sarebbe da scrivere su questa personalità, sui
suoi pregi più luminosi, sulle sue punte più profonde, ma anche sulla
sua vita rissosa, violenta e ricca di episodi oscuri e a tratti blasfe­
mi. Tuttavia, mi riesce difficile ancora oggi decifrare l’arti­
sta e l’uomo, far corrispondere la sua vita sfrenata ai
picchi di commovente genuinità, di divina
passione, di struggente bellezza.
Gennaio/Febbraio 2012
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Anno VI - Numero 3
Blog multi­autore
Creato e gestito da un gruppo di giovani Padovani, è un'interessante finestra di
informazione e discussione online sui temi più vari: Ambiente, Cronaca, Cultura,
Economia, Internet, Mondo, Politica sono solo alcune delle sfumature di realtà
analizzate dal Blog "democratico" come i promotori amano definirlo alla voce "chi
siamo", aggiungendo: "Non è il solito blog dove una voce parla e gli altri leggono e
commentano. Qui ognuno ha pari diritto di esprimere il proprio pensiero, ri­
battere ad articolo con articolo". In pratica, un Blog di tutti per tutti, dove,
prendendo contatti con gli organizzatori e creando un account, ognuno può dire
la sua sui temi che più gli stanno a cuore.
Per maggiori informazioni e contatti scrivere a: [email protected]
CERCA APPRENDISTA IMPAGINATORE!
S
ei un fenomeno al computer? Ti interessa la Grafica? Ti
piacerebbe contribuire al giornale, ma non hai voglia di
scrivere? Ondanomala cerca un nuovo impaginatore per
gli anni a venire!
Per ulteriori informazioni rivolgersi a Salvatore Diocaro II E
o a Davide Galeotti II A
14
Gennaio/Febbraio 2012
Scatti da matti
Festa di Carnevale
Alle più belle
Anno VI - Numero 3
Gennaio/Febbraio 2012
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Anno VI - Numero 3
Chi abbiamo eletto...
Gennaio/Febbraio 2012
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Anno VI - Numero 3
di Ockham
te poco serio quiz filosofico
5) L'"Esprit de finesse" per Pascal è:
a­ La linea più chic della nuova collezione Esprit autunno­inverno.
b­ La finezza d'ingegno che valse al filosofo il soprannome di "Blaise il
volpone".
c­ La "Finezza dell'intuito", che, insieme all' "Esprit de geometrie",
costituisce l'animo umano e che può esplicare, al contrario della
ragione, i problemi dell'esistenza umana.
6) Il Principe ideale per Machiavelli deve "adoperare la volpe ed il
leone" perchè:
a­ Come principe non vale niente e deve darsi agli spettacoli circensi.
b­ Allora andavano tanto per i mantelli dei reali.
c­ Sono rispettivamente il simbolo dell'astuzia e della forza, che il
Principe deve saper
utilizzare al meglio in caso di necessità.
Maggioranza di risposte A
Hai l'attitudine alla filosofia di un ornitorinco, non cerchi di risolvere i grandi dilemmi filosofici e
loro, evidentemente, non cercano te. Ma diciamoci la verità, chi dei grandi filosofi ha mai pensato in
origine di diventare un pensatore di fama internazionale, oltre che un tipo sulle sue con la testa fra le
nuvole?
Maggioranza di risposte B
Indubbiamente ti impegni più dei colleghi delle risposte A, ma ancora non ci siamo. Cerchi,
lodevolmente, di rispondere come puoi, ma a volte "svagheggi". Concentrati sul presente piuttosto che
sulla metafisica mentre cammini, potresti fare un frontale con un lampione.
Maggioranza di risposte C
La filosofia per te è qualcosa di intimo e rassicurante, è una parte di te di cui conosci ogni anfratto, è
come pane e nutella a merenda. Dai risposte sicure con i giusti termini, ti circonda una malcelata aura
di infallibilità. Confessa! Sei un/una Prof. travestito/a da studente!
Davide Galeotti
17
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Anno VI - Numero 3
Il Rasoio
Breve e dichiaratament
C
ari lettori, nell'età delle certezze in crisi forse solo il ragionamento razionale ci evita un olimpionico
tuffo dal cornicione. Anche la filosofia però, come detto così importante per la formazione
dell'individuo moderno, si scontra a volte con gaffe davanti alle quali anche Platone taglierebbe la
corda sulla sua Biga Alata. Per interesse accademico e forse anche con una punta di sadico compiacimento vi
proponiamo perciò questo breve, informale test sulle vostre conoscenze in materia.
Quesiti
1) Di fronte all'espressione "motore immobile" pensi:
a­ "Ho bisogno di un buon meccanico".
b­ "Aristotele Motors?" (sperando che lo prendano per uno scherzo).
c­ "La causa del movimento delle Sfere Celesti per Aristotele,
immobile in quanto non necessita di nulla".
2) Per "Corpus" Ermetico intendi:
a­ Un qualunque contenitore che non si apre nemmeno col piede di
porco.
b­ Un testo precristiano sul corpo umano.
c­ Una raccolta di scritti di filosofia classica riscoperta e presa a
modello in età umanistico­ rinascimentale.
3) L' άπειρον di Anassimandro è:
a­ Una bevanda leggermente alcolica adatta ad iniziare un pranzo in
allegria.
b­ L'"Infinito" in lingua greca (definizione del GI).
c­ Il Principio e la Fine di tutte le cose da cui tutto origina e a cui tutto
ritorna teorizzando il quale Anassimandro risponde al problema
dell'origine del mondo.
4) L'Ipotesi del "Genio Maligno" è:
a­ La prova che Cartesio faceva uso di allucinogeni.
b­ "ci devo pensare"...
c­ La metafora di un essere potente, ma inferiore a Dio, che altera le
nostre percezioni usata da Cartesio per dimostrare che, se si può
dubitare dell'inganno del Genio, si deve pensare e, se si pensa,
intuitivamente si E' (cogito ergo sum).
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Anno VI - Numero 3
La posta del Pilo
Voglio stampelle... sulla mia pelle... XD (ogni riferimento è
puramente casuale)
Una ragazza della IV *
Direttore:
Davide Galeotti ­ II A
A me me piac' 'a NUTELLA!
I'm sexy and FUD yeah!
by: FUD for life <3
Che occhi... sono sempre sorridenti, amano qualcosa di vivo...
forse è amore.
C.C. <3
NICULO FREGA! (con annesso disegno non pubblicato per
mancanza di scanner)
Pitocco all'Assemblea di Gennaio! Il RITORNO!
“Ciao Prisca, ciao e ancora ciao. Vorrei salutarti ogni mattina,
ogni sera,vorrei entrare a far parte della tua vita, vorrei essere
una parte di te. Vorrei che questo accadesse. Ti aspetterò.“
Flavia & Giusy NON SI GIOCA A CARTE DURANTE LE
LEZIONI!
Anita ridacci le macchinette... abbiamo fame!
Ps­ perchè sul giornalino non aggiungete una rubrica fissa di
musica? :)
(Redazione risponde)­ se qualcuno è disposto a scriverne
puntualmente con piacere.
@Carlo
Non so se mi vedi, ma ci sono. Mi dispiace che sia andata a finire
così, avrei voluto farmi conoscere, farmi capire. Ma tu hai
guardato troppo avanti, preso dal tuo ego e non ti sei accorto che
io ero lì, di fronte a te, con il sorriso.
Ora non posso pretendere nulla.
Spero solo che un giorno tu ti accorga di me. =)
PS­ la boccia te sta popo maleeeee!
Impaginazione e grafica:
Salvatore Diocaro ­ II E
Fotografia:
Paola Guarneri ­ II E
Marta Patrelli ­ II E
Redazione:
Ilaria Catanzaro ­ III E
Adriano Mamone ­ I A
Claudia Severa ­ III E
Arianna Turchini ­ II E
Caterina Gatta ­ III C
Simone Marino ­ I C
Filippo Cicchetti ­ I E
Chiara Valeri ­ I E
Giulia Parenti ­ II B
Silvia Pellegrini ­ I E
Hanno collaborato:
Clara Ramundo ­ I C
Paolo Bianchi ­ III A
Valerio Rosati ­ III A
Gianluca Bogino ­ II F
Prof. Andrea Monda
Gennaio/Febbraio 2012
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Anno VI - Numero 3
D.A.:"tu ti reputi più eucariote o procariote?"
G.S.:"più la seconda"
Prof. D.M. : "Io proprio non riesco a ricordare i nomi dei miei figli degli altri!"
Prof. P. : "Dio? E' l'asso de briscola!"
(durante l'ora di inglese)
Prof. D.S. : "Perchè stai in maglietta?"
Jek: " Fa caldo, prof"
Prof. D.S. : "In English?"
Jek: "It's COLD!"
O.O
Prof. C. :" Visto che si è detto di essere un pò più ligi, cercate anche voi di essere un pò più
gigi!"
Classe: O.o
Prof. M.: " Per Hobbes ogni sistema linguistico può assegnare un nome arbitrario a una cosa.
Gli eschimesi potrebbero chiamare il giallo ARDUSLI e il bianco PINOPPO!"
Classe: macheccc....
Prof. C. (La Trilogia)
­''su su, rispondi, non c'è mica la scossa come all'eredità''
­''ma per chi mi avete preso, per nembokid?''
­''pensa che bello se un clic e...puff scompare un alunno''
Prof. T.: "MANNAGGIA ALL'UCCELLO!"
D.: "Oh, ma perchè tutti così felici??? E' martedì mattina!"
M.:" Infatti! 6 ore di cui le prime 6 noiose!
D: O.O
Prof. A.: "Antigone, quando la murano viva, non è nè tra i vivi nè tra i morti..."
A&D: "E' UNO ZOMBIEEEEEEEEEEEEEEE!!!"
Prof. B.:" Non parlarmi come in confessionale! Io in chiesa la domenica non ci vado! I PRETI
NON MI CONOSCONO!"
LIBER
IL DARK SIDE DEL
GIORNALE DEL PILO
ALBERTELLI DI ROMA
MENTE
FRIZZI, LAZZI, POESIE DA RIDERE, COMICITA' DA
PIANGERE APPARENTI SCEMENZE, LATENTI
GENIALITA': LIBERATE LA MENTE!
Pr eghier a della
studentessa disper a ta
Sa n M a r ia no Pistilli
a iuta ci a veder e nell'a lfa
ciò che gli a ltr i non vedono
a veder e nei tuoi a ddom ina li
la luce dell'a or isto
a conoscer e i tem i ver ba li
com e i tuoi fluenti r icci
O Pistilli, du du du da da da
vivi nei nostr i com piti di
gr eco
non ci m etter e
un'insufficenza , o M a r ia no
bensì un bel 6 m er ita to.