Gennaio/Febbraio 2013
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Gennaio/Febbraio 2013
Il Giornale del PiloAlbertelli di Roma - Gen/Feb 2012 - Numero III -Anno VI Dimessosi un Papa...se ne fa un altro Alias: considerazioni laiche sul nuovo Pontefice F Davide Galeotti ilosofo, teologo, laureato in chimica, settantasettenne, Argentino (ma di origini Italiane), mediatico, Gesuita, emozionato alla sua prima apparizione da successore di Pietro, ma capace di stupire e affabulare la folla in piazza San Pietro con un informale "Buonasera" dopo la formula latina di rito. Così si presenta, a pochi giorni dalla sua elezione nel brevissimo "Sineclave" (vista la quantità di indiscrezioni trapelate), Papa Francesco I, al secolo Jorge Mario Bergoglio, affabile successore dell'ancor vivo e vegeto Joseph Ratzinger. Il nuovo Vescovo di Roma sembrerebbe dunque accontentare, al di là delle facili ironie calcistiche, proprio tutti. Né troppo anziano, né troppo giovane, apparentemente mite, decisamente meno "spigoloso" del predecessore, che possa essere lui, pur non definibile un "progressista", a riavvicinare la Chiesa di Roma, scossa da scandali e fughe di notizie, accuse e dileggi, ad un presente sempre più diffidente verso il clero cattolico se non proprio verso la religione in generale? Tante sono, infatti, le questioni aperte che il nuovo Pontefice dovrà prendere in considerazione, dallo spostarsi della maggiore percentuale di fedeli dall'Europa ai paesi "in via di sviluppo" alla possibile apertura ai matrimoni omosessuali, dall'uso dei metodi contraccettivi per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili alla ricerca sulle cellule staminali. Altrettante sono poi le ombre infamanti che gravano sull'immagine pubblica mondiale della Chiesa del Terzo Millennio e da cui il neoeletto Francesco dovrà cercare di risollevarla: dallo scandalo della Banca Vaticana, lo IOR, all'aberrante piaga della pedofilia nei vescovadi americani, dall'immunità fiscale alle ingerenze nella vita politica di Stati Laici. Che poi il novello Santo Padre, nonostante il nome che lo vorrebbe innovatore, mite, vicino al popolo e da esso amato, sia totalmente digiuno da affermazioni quanto mai vicine alla linea conservatrice già abbracciata da Benedetto XVI è già messo in dubbio da più parti; a cominciare dal quotidiano online "Cronache Laiche" che, riscorrendo la vita del fu Cardinale Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, rispolvera la non troppo antica vicenda, a metà tra l'ingerenza nella giurisdizione del tribunale della capitale argentina e il piglio inquisitore, che lo vedeva denunciare, nel 2009, l'illegalità della sentenza che sanciva la liceità del matrimonio civile tra persone omosessuali. Scadendo per forza di cose nella banalità, mi viene dunque spontaneo ripropormi e riproporvi il medesimo quesito: che sia effettivamente Jorge Bergoglio il Papa "moderno" acclamato a squarciagola dalla moltitudine che riempiva la Piazza progettata dal Bernini, anche in quanto pressato dall'imponente ricordo del pontificato di Ratzinger? Come già precisato nel sottotitolo, questo articolo, che stavolta funge da imprevisto Editoriale per il nostro giornale, è stato scritto non per indagare nel passato del nuovo Pontefice, ma per fornire una valutazione per quanto possibile obbiettiva della tempestiva elezione di Francesco I, primo Papa a convivere all'interno delle Mura Vaticane con un predecessore dimissionario "Emerito". Ritenendo perciò di aver sufficientemente Gennaio/Febbraio 2012 Anno VI - Numero 3 2 esplicato le speranze e le critiche che circondano la persona di Papa Bergoglio, mi si permetta (benché non pretenda di rappresentare le opinioni di alcuno se non le mie personali) un breve commento ed un'altrettanto sintetica risposta alla domanda precedentemente posta a titolo retorico. L'elezione di un nuovo Pontefice, come quella di ogni nuovo capo di Stato (volendo considerare la questione da un punto di vista totalmente laico) porta necessariamente una ventata di entusiasmo, nella popolazione; ci si domanda speranzosi se sia proprio l'eletto l'uomo giusto per risolvere i problemi che fino a questo momento hanno afflitto l'istituzione in questione... Ebbene, mai come in questo caso mi auguro che le speranze di milioni di persone non vengano deluse. Da laico, potrei tranquillamente ignorare le vicende interne alla Chiesa, eppure, benché per tanti altri la sua importanza sia diminuita, non posso non notare per quanti il papato romano costituisca ancora un faro di fede, di rinnovata speranza in un futuro che si prospetta di giorno in giorno più tetro, un "ponte tra antico e moderno" o, semplicemente, un punto stabile su cui abbarbicare le proprie certezze. Quel che dunque più profondamente mi auguro è che questo faro, destinato a guidare tanti "naviganti", risplenda almeno di una luce chiara, nitida, non offuscata come da diverso tempo a questa parte, rimaste senza seguito le proposte innovative del Concilio Vaticano Secondo, si prospetta all'osservatore esterno e non collassi, come è probabile se un radicale rinnovamento non verrà operato, sulle sue antiche e forse non più attuali fondamenta. Sarebbe dura per molti, forse troppi, vedere sgretolarsi una certezza, vieppiù una certezza così antica come quella del pontificato, consacrata persino dalla saggezza popolare della nostra Roma che, per concludere, in qualche modo mi influenza nel dire: "Dimessosi un Papa, se ne fa un altro"... e speriamo sia quello giusto. Addio Montalcini, la scienza nel cuore L a scienza nel cuore. Che ha smesso di battere in una piccola camera a Roma, traboccante di libri e fogliettini di appunti sparsi dappertutto. Rita Levi Montalcini si è spenta il 30 Dicembre 2012 nella Capitale a 103 anni, onorando il suo pre mio Nobel fino alla fine. Anche il giorno della sua morte studiava, umilmente, come una scolaretta: sentiva di avere forze aveva detto che a vent'anni non aveva. La sua perdita ha commosso l'intero Paese, come ha detto il Presi dente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E sono stati tanti i vicini di casa, resi denti del quartiere, gente co mune e soprattutto tanti giovani che hanno voluto rendere omaggio alla senatrice Paolo Bianchi a vita e premio Nobel per la medicina, lasciando nella sua casa rose, mazzi di fiori e messaggi. I primi malori erano co minciati da qualche giorno. Nell' ultima settimana la se natrice a vita, nominata il 1° agosto 2001 dal Presidente della Repubblica Carlo Aze glio Ciampi, onorata del Pre mio Nobel per la Medicina nel 1986 consegnatoli dal re Carlo Gustavo di Svezia, ave va confidato alle sue strette collaboratrici che si sentiva molto stanca e provata. A chi voleva andare a trovarla nella sua casa in via di Villa Massi mo, lei rispondeva che prefe riva di no. All'ora di pranzo si è aggravata e i suoi cari in un primo momento hanno chia mato un'ambulanza per portarla alla vicina clinica Villa Margheri ta. Aveva freddo e i domestici si sono allontanati per qualche minuto per prendere le medicine in farmacia, ma al loro ritorno la Montalcini era già spirata, l'ultimo respiro speso nel suo apparta Anno VI - Numero 3 3 Gennaio/Febbraio 2012 mento al quarto piano di un pa lazzo immerso nel verde, a due passi da villa Torlonia, dove i vi cini non la vedevano più pas seggiare da un po' di tempo. Nelle parole della nipote, la morte della scienziata diventa una metafora: "si è spenta come si spegne un faro. Per fortuna non ha sofferto", ha detto Piera Levi Montalcini, consigliere comunale a Torino, che si è subito messa in viaggio in treno verso Roma per arrivare in serata. L'anziana scienziata, nata a Torino, dove sarà sepolta accanto alla sorella, aveva ancora gli appunti accanto al computer dove lavorava. Continuava nella sua ricerca e aveva lavorato ai suoi studi fino alle 21 del 30 Dicembre. Tra scorreva gran parte del suo tempo in una piccolissima came retta in una casa enorme. Nella sua stanza c'era appena lo spazio per un letto e per una scrivania sulla quale era sistemato un computer di ultima generazione. La stanza era sommersa di libri, cd e documenti scientifici. Sulla testata del letto c'era un'unica foto, quella della madre. Il primo a fare visita alla senatrice è stato il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che ha parlato di "perdita per l'umanità intera". Poi il Sindaco Gianni Alemanno che ha annunciato che sarà avviato l'iter per dedicarle una strada di Roma di cui la scienziata era anche cittadina onoraria. "Il modo mi gliore per ricordarla ora" ha spie gato il sindaco "è far sì che la sua Fondazione vada avanti". Giuseppe Nisticò, direttore scientifico della Fondazione Ebri, l'istituto fondato dalla Montalcini, quando arriva a casa della scienziata è ancora incredulo, "non ce l'aspettavamo. Io personalmente l'ho vista due giorni fa e stava bene. Se ne è andata in modo dolce così come era lei". Dolce. Un atteggia mento che si addice poco a una scienziata, molto a una donna come lei. Forse perché diceva "credo di avere una curiosa immaginazione che mi permette di vedere quello che altri ignorano". Se all'occhio della scienza serve il microsco pio, lei ha guardato dalla lente senza distogliere lo sguardo delle emozioni. Il ritorno del commissario Ponzetti Intervista a Giovanni Ricciardi N ell'aspetto ricorda un po' Zafón, Ricciardi; e, come Zafón, anche lui è uno scrittore. "Portami a ballare", uscito di recente per Fazi Editore, è il quarto capitolo delle indagini del commissario Ponzetti. Densa di rimandi alla letteratura classica e moderna (uno scrittore scrive di ciò che conosce, e si dà il caso che Ricciardi sia un professore), la serie è ambientata in una Ro ma in cui riecheggia il ricordo, narrata da una voce lenta e ri flessiva. Ponzetti è così, d'altronde: lontano da quel mo dello di commissario tutto azione e sparatorie. Meno cinematogra fico. Più umano. "Portami a ballare" inizia così: con l'omicidio di un ghostwri ter. Il cadavere si trova nei pressi di Porta Latina, un luogo caro al Nicola Savino fumo, quasi un'ombra, uno spettro. Al suo fianco, come sempre, il fedele Iannotta. Per OndanomalA, ho intervistato l'autore. Com'è nata l'idea per il romanzo? giovane Ponzetti. Forse proprio per la suggestione del ricordo, il commissa rio riesce a ottenere il caso. Si troverà così a indagare su un famoso ballerino argentino, fra scuole di tango e i se greti di una donna sfuggente come il E' nata dall'aver incontrato e co nosciuto un ghostwriter che mi aveva parlato a lungo e con pas sione del suo proprio lavoro. Questo mi ha suggerito una delle idee portanti del romanzo, che poi non è nuova: l'idea del doppio, della sostituzione, di un uomo che presta voce e parola a un altro. E' un tema che c'era già nel mondo antico, con i logografi come Lisia, mentre nella lette ratura moderna, naturalmente, non si può non pensare a Cyrano. Gennaio/Febbraio 2012 Anno VI - Numero 3 4 Nel libro si esplorano due diversi mondi: quello dei ghostwriters e quello del ballo. Si è dovuto documentare o aveva già avuto un contatto con uno di questi universi? Ho conosciuto, come dicevo, un ghost writer, di cui sono tuttora amico, e quando è nata l'idea del romanzo mi sono documentato approfondendo con lui i caratteri di questo lavoro. Col mondo del tango e delle "milonghe" romane ho avuto un contatto piuttosto breve, ma intenso e pieno di suggestioni. Il tango, poi, è Argentina, e l'Argenti na è il luogo lontano per eccellenza, il luogo della fuga e del desiderio di una vita nuova. Il tango è Piazzolla e alcune bellissime pagine di Borges. Nel romanzo si parla anche del cammino di Santiago. Ci è mai stato? Ho fatto il Cammino per intero nel 2007, 800 km a piedi da Roncisvalle a Santiago. E' stata un'espe rienza difficile da dimenticare e da paragonare a qualunque altra della mia vita. Il Cammino ti vie ne incontro a un certo punto, ne senti parlare, t'incuriosisce, poi viene un momento in cui senti una forte attrazione a farlo, e per me è coinciso con un periodo di profondi cambiamenti perso nali. E' una cosa che ti porti dentro. Ci sono state letture che La hanno influenzata nella stesura? No, se intendi un modello a cui mi sono ispirato direttamente. Ma lo scrivere è un condensato, o se vuoi un frullato di mille echi e suggestioni; quelle che vengono dalla tua vita, quelle che sorgono da storie ascoltate, quelle che si depositano e si inte riorizzano dalle molte letture fatte in tanti anni. Ogni scrittore, volente e non, mette qualcosa di suo nei personaggi che crea. In quali caratteristi che di Ponzetti (o di altri personaggi) si identifica? In una certa vena malinconica e nella tendenza a divagare con la mente. Ma anche in un senso del dovere che non è però quello della rigida obbe dienza alla legge. Ponzetti crede nella giustizia "tanto quanto" gli detta il suo buon senso. Nei ringraziamenti fa riferimento a Maurizio De Giovanni, anch'egli autore di gialli, noto per la se rie del commissario Ricciardi: cosa molto curiosa. E' solo una coincidenza? Ho conosciuto De Giovanni come scrittore prima che diventasse famoso proprio perché mi incuriosiva un commissario che portava il mio cognome. Poi ci siamo incontrati e siamo diventati amici. Ponzetti è alla sua quarta avventura. Possiamo aspettarcene una quinta? Perché no? In futuro ha intenzione di dedicarsi anche ad altri ge neri? Mi piacerebbe affrontare un romanzo "puro", non giallo. Ma deve ancora maturare una buona idea. Per concludere: quale lettura si sente di consigliare agli studenti del Pilo? Se non l'avete mai letto, direi senz'altro i romanzi di Leonardo Sciascia. Brevi, densi, perfetti nella forma. E dato che siamo all'Albertelli, la scuola di Enrico Fermi, proporrei La scomparsa di Majorana, il fisico che collaborava con Fermi in via Panisperna... Gennaio/Febbraio 2012 5 Anno VI - Numero 3 Omofollia O mossessualità. Shhhhhhhh. Il suono di questa pagina che viene voltata. Libertà. Il soave suono di una parola per chi sta conti nuando a leggere. Perché parlare di questo argomento proprio adesso, con l’immenso rischio, se non forse la certezza, di essere ignorato? Non so quanti di voi leggano i giornali. Non so quanti di voi leggano giornali Francesi. Quasi nessuno immagino; Il pre sidente transalpino François Hollande ha varato da poco una legge che di fatto consente il matrimonio gay, l’adozione di bambini da parte di coppie omo sessuali e forse anche l’insemina zione artificiale per unioni di sole donne. Il centrodestra francese ha promesso di abrogare la legge non appena ritornerà al potere. Sono partite anche un numero impressionante di manifestazioni omofobiche in tutto il paese. Ma non è neanche questa la cosa più preoccupante: a prendere la po sizione più radicale nei confronti del decreto è stata la chiesa cattolica. Attivisti cattolici di tutto il paese sono scesi in piazza per difendere la presunta “fami glia”, giungendo qualche volta anche alla violenza nei confronti di manifestanti di parte opposta. Come accaduto a Tolosa nei confronti di alcune manifestanti del gruppo femminista "Femen". Si, Stiamo parlando di attivisti cattolici. In molte occasioni a scendere in piazza sono stati gli stessi vescovi . La repulsione della chiesa per l’omosessualità è ormai cosa appurata, ma appro fondendone il contenuto scopri remo interessanti verità. La chiesa cattolica rivendica l’impossibilità di procreare delle Gianluca Bogino coppie omosessuali. “siate fecondi e moltiplicatevi” dice infatti la genesi. L’unica coppia ereditaria dell’imma gine trinitaria di Dio è quindi quella eterosessuale. E fin qui niente di strano. Ma “il catechismo della chiesa cattolica” (2358, ed 1992) parlando dell’omosessualità esplicita che – un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omoses suali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale . La chiesa ammette quindi che natu ralmente alcuni uomini dimostrano tendenze omosessuali, ed esse non sono frutto della loro volontà. Ma in questo caso, che fare? La dottrina cattolica specifica che la condizione omosessuale può essere di origine naturale, ma l’atto sessuale è sempre frutto della volontà umana; In virtù della libertà di cui l’uomo è investito, ogni individuo ha la possibilità di non praticare comunque atti ed esperienze omosessuali. La chiesa invita quindi ogni individuo omo sessuale a negare la propria naturali tà, per vivere una vita di abdicazione di se stesso e sofferenza emotiva . Chiedere ad un individuo di rinne gare la propria natura, farlo crescere nella convinzione che in lui c’è qualcosa di sbagliato, qualcosa di di verso, qualcosa da censurare , è un abominio che getta una triste ombra d’inciviltà sull’evoluzione umana. L’omofobia non è un problema degli omosessuali, è una barbara limitazione delle libertà naturali di ogni uomo, nonché una viola zione dell’essere più intrinseco di ogni persona. “ Je ne suis pas d'accord avec ce que vous dites, mais je me battrai jusqu'au bout pour que vous puissiez le dire” diceva Voltaire. Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita purché tu possa dirlo. Non è un caso che Voltaire fosse Francese. Questo articolo è ini ziato come una denuncia, finirà come un appello. È arrivato il momento di smettere di fissare gli omosessuali per la strada, solo perché non si nascondono. È il momento di apprezzare la di versità. Diverso non significa peggiore, ma vario, spesso, vuol dire migliore . Magnifico sarà il giorno in cui, fissando una coppia di gay mano nella mano, la gente penserà: quegli uomini non hanno paura; quegli uomini sono finalmente liberi. Quale senti mento è più invidiabile di quello di un ragazzo, che portando la verità nell'assemblea della sua scuola, comprende di essere circondato da uomini giusti? Gennaio/Febbraio 2012 Anno VI - Numero 3 6 Altra Cultura 6 Gradi di... Risate Giobbe Covatta il ritorno Davide Galeotti A l Teatro Sala Umberto, una domenica sera come tante, la "maschera" di turno consiglia di prendere posto, le luci in sala si spengono e..... il tempo scompare. Quando i tre riflettori accendono il palco di una luce surreale, Giobbe Covatta, completo di barba occhia lini da lettura e cappa rossa da inquisitore, trasporta l'uditorio in un'ipotetica Terra del 2112 in cui il ri scaldamento globale ha causato l'innalzamento della temperatura media di 6 gradi in 112 anni. L'umanità si è quasi estinta e quel che ne resta, pochi, decadenti, anzianotti (per l'aumento dell'età media) sopravvivono in qualche angolo di mondo (tra cui, guarda caso, il Sala Umberto) senza energia per l'inevitabile esaurimento delle riserve di combusti bili fossili e con poche risorse. In questo apocalittico scenario, assurdamente rappresentato in scena da un paio di cyclettes (su cui qualche malcapitato dovrà pedalare per "fornire energia umana") e da un mappamondo gonfiabile, Giobbe rilegge al suo pubblico gli ipotetici annali dell'ultimo secolo, costellati da eventi catastrofici ri visitati in salsa comica e mirabolanti ritorni di vecchie conoscenze (come il Gesù umanissimo già incontrato in "Parola di Giobbe", stavolta risceso sulla terra e preso per un Hippie), digressioni sulla vita di un'umanità ebete che non scende in piazza neanche quando il pianeta si sta surriscaldando (a meno che non vi sia un Iphone 5 di mezzo, beninteso). Eppure, il mondo stravolto che il comico campano e la sua voce cavernosa ci prospettano sempre più as surdo man mano che il clima aumenta di un grado Celsius, non è poi così lontano da quello prossimo a venire, se la condotta del genere umano continuerà sulla sua orba via di insostenibilità. Tra una risata e l'altra dunque, prendiamo esempio dalle macchiette di Giobbe, da Piero 'o fruttivendòl (Piero il fruttivendolo) che per qualche motivo ammacca angeli con un randello biodegradabile al 90% e dall'improbabile schiera di personaggi che lo seguono e proviamo, tentiamo almeno, non di salva re il pianeta, ma di salvare NOI, perché (e così Giobbe conclude lo spettacolo mandando in pezzi il mappamondo)"Il mondo continua a girare senza l'Uomo, ma gli uomini senza quest'unico pianeta, dove vogliono andare?". Gennaio/Febbraio 2012 7 Lettera ideale a Nazim Hikmet Caterina Gatta B ell'uomo, mani forti, sguardo profondo, ti guardo e mi commuovo, sperando di ricono scere un giorno nei tuoi occhi un figlio, un amante, un padre. Un caso, tra le fila di nomi delle costole di libri economici e senza valore, incontrare il tuo, Poeta tra mere vacuità, tra mali esistenziali incurabili, grevi e luttuosi. Ho imparato a poco a poco la bella menzogna delle tue parole, che con più forza appesantiscono il cuore tanto più lo sollevano dalle pene. Entrando poi nella tua vita, come potevo, con i pochi mezzi di chi non ti ha vissuto, ho scoperto la bellezza ancora più potente, più grande e dolorosa del tuo amore. Amore per la vita esiliato, processato, condannato e infine incarcerato, amore per la vita immenso, pochi cuori ne sono stati capaci, qualche santo per lo più. Ecco forse tu per me sei stato questo: un santo laico, che, ridotto alla latitanza, bandito, umiliato e deriso ha avuto il coraggio, la forza di amare. Non canzonette d'amore le tue, ma lame affi late che lacerano il cuore, che dentro un carcere hanno la forza di cantare il futuro, la bellezza del mondo che verrà. Mi hai insegnato che l'uomo è capace di amare e di sperare, che di amore nel mondo ce n'è, e tanto tra gli uomini. Poi un giorno te ne andasti, lasciasti Munevver e un figlio che forse ri sentì proprio della tua passione, che forse parados salmente non hai potuto amare abbastanza, tu che di amore ne avevi da vendere.E moristi non reggendo più la pressione del tuo amore, ti scoppiò il cuore, infarto, la morte dei passionali. Che ridicola coinci denza. A me hai lasciato le tue parole in un'economi ca edizione Mondadori, 180 pagine della tua gioia di vivere, 180 pagine di coraggio. E ora il futuro, la vita non mi spaventano più, so che un giorno ''il mio se colo splenderà di sole, amor mio, come i tuoi occhi...'' A Nazim, Caterina 1942, Lettere dal carcere a Munevver Prigione di Bursa (Anatolia) Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto. Nazim Hikmet Anno VI - Numero 3 L'Ospite Inquietante Clara Ramundo U n libro sui giovani, perchè questi, anche se non sempre ne sono consci, stanno male. Con questa frase, che riassume concisamente il significato e contenuto del saggio stesso, Umberto Galimberti sceglie di cominciare un libro che parla minuziosamente e dettagliatamente del nichilismo, atteggiamento e posizione di chi nega integralmente valori o aspetti della vita. Un ospite inquietante appunto, che si aggira tra i giovani penetrando nei loro sentimenti, confondendo pensieri, cancellando prospettive ed orizzonti. Nel frangente in cui questo "essere" si impossessa dell'individuo, la scuola e la famiglia hanno un ruolo più che importante: l'una ha a che fare con quella fase precaria dell'esistenza che è l'adolescenza, dove le paure più drammatiche sono quelle di non sapere chi si è e di non riuscire ad essere ciò che si sogna; l'altra si allarma, non sa cosa fare, forse più per un'emotività incontrollata che crea un divario tra le due generazioni, che per altro. Una via d'uscita però, anche se non sempre è visibile a colpo d'occhio, c'è: bisognerebbe insegnare ai giovani l' "arte del vivere" sostenevano i Greci, a riconoscere le proprie capacità e a vederle fiorire secondo misura. Questo è in sintesi ciò che Galimberti ci vuole trasmettere, esprimendosi con uno stile comunicativo e risoluto, sobrio e pungente, arricchito da aneddoti di cronaca quotidiana e nozioni di filosofia e psicologia, che portano a riflettere su quanto sia distante, ma allo stesso tempo possibile, l'idea di un futuro migliore ed accessibile a tutti. 8 Novembre/Dicembre 2012 Anno VI - Numero 3 SPECIALE OSCAR 2013 I dubbi c’erano, così come le paure: la prima ad avere entrambi era proprio l’Aca demy, soprattutto per la scelta del presentatore. Per chi non lo co noscesse, Seth McFarlane è il creatore di varie serie televisive animate (prima fra tutte I Griffin), famose per la loro irriverenza al pari del loro autore. Eppure, no nostante i presupposti, Seth ha presentato (affiancato da Emma Stone) la notte più attesa dell’anno per i cinefili del mondo con una simpatia e professionalità che ha tranquillizzato un po’ tutti… a parte il momento in cui lui stesso ha cantato I saw your boobs ri volgendosi alle attrici in sala, creando un bel po’ d’imbarazzo (naturalmente tutto predisposto in precedenza). Altra nota interes sante è stata poi sicuramente la musica quest’anno: si è co minciato, infatti, festeggiando il 50° anniversario della saga di Ja mes Bond sulle note di Skyfall di Adele, per poi riveder cantare una grande voce che mancava da quasi 35 anni, Barbra Streisand, fino ad assistere ad un tributo dei migliori musical della storia del cinema, il tutto arricchito da molti brani tratti da Les Misérables. I veri protagonisti, naturalmente, sono stati i film destinati a dominare la serata delle ambite statuette. Partiamo subito da quella più quotata, una pellicola pronta a fare razzia di premi, riducendosi però alla fine a soli due "golden men" (tra cui quello per “Miglior desi gn”): parliamo del biopic di Abra Valerio Rosati ham Lincoln firmato da Spielberg e interpretato dall’immenso Daniel DayLewis. E’ proprio quest’ultimo ad entrare nella storia del cinema vincendo il suo terzo Oscar in carriera, diventando così il primo uomo ad aggiudicarsi tre premi nella categoria del Migliore Attore Protagonista: si conferma, dunque, il mancato binomio di Miglior AttoreMiglior Regista che ormai caratterizza Spielberg e i suoi pro tagonisti, i quali non hanno mai vi sto arrivare l’ambito premio quando era invece il regista a vincerlo (vedere Liam Neeson con "Schindler’s List" o Tom Hanks con "Salvate il soldato ryan"). Chi, infatti, va ad aggiu dicarsi la Miglior Regia è Ang Lee con il suo poetico "vita di Pi", che oltre a quello porta a ca sa anche il premio per la “Mi glior fotografia”, “Migliori effetti speciali” (riuscendo a superare anche Jackson con "Lo Hobbit, un viaggio inaspettato") ed infine “Miglior colonna sonora”. La prima grande sorpresa della se rata arriva, però, con l’annuncio per il premio del “Miglior attore non protagonista”: in molti si aspettavano che l’Oscar andasse a Bob De Niro, visto anche come un riconoscimento affettivo e nostalgico, o almeno ad un grande Philip Seymour Hoffman (in un film forse troppo scomodo per vincere). Clamorosamente, ma non per la mancanza di bra vura dell’attore, a salire sul palco Novembre/Dicembre 2012 e a ritirare il premio è Christoph Waltz per la sua interpretazione in "Django Unchained", vincendo ancora una volta per un ruolo in un film di Tarantino (dopo l’Oscar del 2010 per Bastardi senza gloria), mentre Tarantino, togliendosi una grossa soddisfazione (anche per la vittoria nella categoria di “Miglior sceneggiatura originale”), ri conferma il buon feeling che ha trovato con un interprete diventato ormai uno dei suoi simbolo. Tra le attrici, un’altra grande sorpresa arriva con la rivelazione della giovane Jennifer Lawrence, che si aggiudica l’Oscar alla “Mi glior attrice protagonista” per lo struggente "Il lato positivo": un volto nuovo e fresco per il panora ma cinematografico mondiale. La seconda dama a vincere in serata è la bella Anne Hathaway, che si aggiudica l’Oscar come “Migliore attrice non protagonista” per la sua interpretazione ne "Les Misérables", confermandosi così quell’ottima interprete che si era mostrata anche in altre occasioni. Il musical Les Misérable, che sembrava essere un altro protagonista di quest’annata, si 9 "accontenta" invece di altri due successi, rispettivamente nelle categorie “Miglior trucco” e “Mi glior sonoro”. L’ultimo grande protagonista della serata è stato infine "Argo", vincitore nella categoria di “Miglior sce neggiatura non originale”, “Mi glior montaggio” e “Miglior film”: a premiarlo, in quest’ultima, niente meno che la first lady Mi chelle Obama che, in diretta pro prio dalla Casa Bianca e affiancata da Jack Nicholson (presente invece alla serata) ha chiamato sul palco Ben Affleck, lodando la sua pellicola e pronunciando un Anno VI - Numero 3 toccante discorso sull’importanza dell’arte nella vita della gioventù moderna. Nelle altre categorie: Oscar per il “Miglior film stranie ro” va ad "Amour" di Haneke; “Miglior film d’animazione” all’onnipresente binomio Disney Pixar per "RibelleThe Brave"; “Migliori costumi” ad "Anna Ka renina" ed infine quello per la “Miglior canzone” va ad Adele per la potente "Skyfall". Concludendo, nessuno stravincitore; alla Notte degli Oscar ha dominato l'equili brio tra le pellicole più quotate: insomma, ce n’è stato un po’ per tutti. 10 Gennaio/Febbraio 2012 Anno VI - Numero 3 CINEP(H)ILO Simone Marino, Silvia Pellegrini, Valerio Rosati, Dario Amodio LINCOLN (di Steven Spielberg) Con dodici candidature all'oscar, “Lincoln” s' impone come una delle maggiori promesse ci nematografiche del 2013. Sebbene l'argomento schiavitù sia stato trattato in numerosi film (ri cordiamo il provocatorio “Manderlay”, di Lars Von Trier), Spielberg come al solito si pone di fronte al suo pubblico in modo originale e, in un certo senso, eccentrico. Gli ultimi burrascosi mesi di carica di uno dei presidenti più amati degli Stati Uniti d'America, sono raccontati dal grande regista grazie a lunghi dialoghi, persona li, ironici e perlopiù politici, che evidenziano tutti quei meccanismi, in molti casi disonesti e corruttori, che purtroppo ben conosciamo. E in questa rete ci finisce irrimediabilmente anche Abramo Lincoln, per uno scopo superiore: portare l'America a compiere una mossa dove rosa e decisiva nella storia mondiale, ovvero l'abolizione della schiavitù. Spielberg se la gioca tutta sui momenti di tensione, tanto che po trebbe essere definito “thriller politico”, e sulla stessa affascinante figura del protagonista. Ancora una volta, si ripropone al cinema questa maledetta domanda: è giusto arrivare ad uno scopo, se pur nobile, a qualunque costo? In bre ve, il fine può giustificare i mezzi? Per Lincoln sì, e pure per Spielberg. L'uomo, come animale politico, non deve avere timore. Questo già ce lo aveva ben inculcato in testa il film “Il divo”, di Paolo Sorrentino, dove un Andreotti raccontato in maniera originalissima, urlava a gran voce che si è costretti a scendere a compromessi per raggiungere il Bene, quello di tutti. Poi, certo, il fatto che Andreotti e Lincoln siano un po' di versi tra loro è chiaro... Sublime l'interpretazio ne nel ruolo del presidente di Daniel DayLewis, che si riconferma un attore dalle mille facce, e perfetta anche Sally Field nei panni della de terminata moglie del presidente. VOTO: 8.5 DJANGO UNCHAINED (di Quentin Tarantino) Finalmente Tarantino ha toccato il genere che lo ha educato e ci ha fatto un regalo enorme. Non pensiamo al suo film come un semplice western pieno di zoomate. Il suo, ancora una volta, è il racconto di una nazione e di un popolo incivile, capace di pensare solo al proprio bene, capace di uccidere per soldi, voglioso di sangue. La sua carriera ci ha mostrato quanto noi umani amiamo il sangue, quanto siamo disposti a spendere pur di arrivare al nostro obbiettivo. Come tutti i suoi personaggi, in questi non c'è un filo di pietà, di etica. Il problema (o meglio, la semplice questione che fa di Tarantino un grande regista) è: come fa a rendere i suoi spettatori, per due ore e mezza della loro giornata, sadici, violenti, razzisti, maso chisti e misogini? Sì, perché più o meno è così che ci si sente a vedere i suoi film, e in particolare quest' ultimo. Quanto cresce l'eccitazione quando un Di Caprio mai così bravo urla al suo lottatore: Cavagli gli occhi!... E pure chi rifiuta ogni tipo di violenza, non può non inchinarsi a cotanta malvagità, a cotanta spietatezza. E questa, come al solito, il regista la giustifica, lui ha sempre un' attenuante: questa volta, il protagonista deve uccidere per arrivare a sua moglie, tenuta schiava dallo stesso Di Caprio. Tarantino col cinema ci gioca, è come un bimbo con la sua macchinetta: ci fa quello che vuole. In conclusione c'è molto poco da dire, anche perché quando un'opera d'arte è bella bisogna solo contemplarla. Elettrizzante la colonna sonora, ineccepibili le interpretazioni (Cristoph Waltz si riconforma mattatore), da bri vidi la sequenza finale e stupende le immancabili citazioni e le egocentriche autocitazioni. Fuori dalla sala si benedicono gli otto euro spesi. VOTO: 9 Gennaio/Febbraio 2012 11 Anno VI - Numero 3 ZERO DARK THIRTY (di Kathryn Bigelow) "Zero Dark Thirty", ovvero 'mezzanotte e mezzo' in gergo militare: quell' ora in cui, nel maggio del 2011, scattò il blitz che portò al l'uccisione di Osama Bin Laden. Il film si apre con l'ascolto in lingua originale delle angoscianti telefonate registrate dalla poli zia, ricevute dalle persone rinchiuse dentro alle World Trade Center a New York l’11 settembre 2001. Veniamo poi catapultati in una prigione segreta della CIA, in Pakistan, dove si sta svolgendo un interrogatorio portato avanti con i metodi più crudi: la privazione del sonno, l'imprigionamento in una piccola cassa e infine, il famoso supplizio dell’acqua, il waterboarding. LO HOBBIT (di Peter Jackson) Per gli Tra i vari agenti della CIA figura nei primi amanti del genere, della storia o del regista, ri interrogatori una donna, Maya. Lei è una donna mettere piede nella verde Contea e rivedere minuta, isterica, dal viso pallido che lascia traspa Frodo aggirarsi in casa Baggins è stato meravi glioso. Per godersi questa nuova perla di Jackson rire tutto il suo disagio e le sue emozioni e con un unico obbiettivo nella vita, scovare Bin Laden. La è necessario entrare in sala con nuove aspettati bravissima Jessica Chastain interpreta l’agente con ve, ben diverse da quelle nutrite con la prece dente trilogia; atmosfere inedite danno ai luoghi gesti e movenze veloci, nervose, anche se il personaggio di Maya e la sua ostinazione è ormai ben conosciuti una nuova luce. In tutto questo ci rassicura uno strepitoso Gandalf, anco talvolta portata all'eccesso. Il film è realizzato in quattro capitoli e racchiude ra interpretato da sir Ian McKellen, che guida il in due ore e mezza dieci anni di storia americana, cast pieno di volti nuovi: Richard Armitage dà due mandati presidenziali e decine di tentativi, vita ad un Thorin Scudodiquercia tenebroso e spesso assurdi e culminati in tragedia, raccontati taciturno; una nota di grande merito va sicura con una precisione magistrale dalla regista premio mente al resto dei nani, meravigliosamente ca Oscar Kathryn Bigelow. Il film più difficile del ratterizzati fin nei minimi particolari, tanto da 2012 è un connubio di regia precisa e puntuale, renderli graziosi e goffi allo stesso tempo. Si ri aiutato anche da ottime interpretazioni, che porta mane però scettici di fronte alle parentesi ad un equilibrio perfetto tra documentario e puro aggiuntive che il regista ha inserito nel corso film di denuncia. La trama, che è un continuo narrativo: troppi elementi “potteriani” si susse crescendo di suspense, sfocia in un finale da vero guono tra scene e personaggi, lasciando ancora film d'azione. Risultato? La Bigelow racconta la confusi i pareri dei tanti fan dell'opera. La vera missione che più ha impegnato l'America punta di diamante della pellicola rimane, co contemporanea con freddezza, lucidità e preci munque, l'incontro tra Gollum e Bilbo: perso sione senza scadere mai nel banale. naggi, questi, che regalano a tutto il film due figure memorabili. E se da una parte Andy Serkis VOTO: 8 approfondisce la triste condizione della sua creatura, dall'altra Martin Freeman mostra tutta la potenzialità dello hobbit e della sua interpre tazione. Infine, una lode a Peter Jackson per l'inserimento nella sceneggiatura del dialogo fra Gandalf e Galadriel, che potrebbe benissimo far versare una lacrima al Tolkeniano più intransi gente. VOTO: 8 Gennaio/Febbraio 2012 12 Anno VI - Numero 3 Gatta ci cova Caterina Gatta In questo momento storico, purtroppo, è molto facile lasciarsi andare al disamore e alla repulsione per questa splendida nazione. Sia chiaro, non voglio incitare al nazionalismo squallido, quello estremista e spesso vuoto che spinge finanche al razzismo. Ma credo sia giusto, per non abbandonarsi alla rassegnazione, dare ri salto al lato migliore di questo paese, ai suoi valori più nobili, alle sue bellezze più potenti e ai suoi personaggi più eminenti, coloro che hanno portato qualcosa nella nostra storia di indelebile, dai meno importanti ai grandi maestri di vita. Oggi seguiamo le orme di un pittore che, in un momento storico di estrema superficialità e di celebrazione dello sfarzo come il periodo barocco, ha saputo dare una nuova profondità al quotidiano e all’arte, Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. Giunto a Roma ebbe molte difficoltà economiche ma venne ben presto ospitato dal cardinal Del Monte, noto collezionista e mecenate di artisti, nella sua residenza a palazzo Madama, dove conobbe l’élite colta e gli artisti più illustri. Il palazzo cinquecentesco, che oggi ospita il Senato della Repubblica, prende il nome dall’appellativo benevolo dei romani dato a Margherita d’Au stria, figlia di Carlo V e moglie di Alessandro de’ Medici, ‘Madama’. Nonostante le nuove fre quentazioni aristocratiche (il cardinale curava, infatti, la politica e il prestigio medicei a Roma), Caravaggio conosceva molto bene l’ambiente artistico romano non ufficiale, che viveva un momento di particolare tensione e un clima affatto sereno, bensì di violenta competizione. Innumerevoli artisti, tra cui anche Caravaggio prima del soggiorno nel palazzo cardinalizio, vivevano senza protezione, affi dando la loro sopravvivenza ai mercanti che rivendevano le loro opere nelle bottegucce che un tempo caratterizzavano piazza Navona. Facendo due passi a Corso del Rinascimento e imboccando la parallela via della Dogana Vecchia ci troviamo alla piazzetta di San Luigi dei francesi che ospita la chiesa omoni ma, dove l’artista ricevette la sua prima commissione pubblica, forse grazie anche all’influenza di Del Monte. Dopo dieci anni dall’inaugurazione, la chiesa veniva arricchita con tre tele che avevano come soggetto San Matteo (l’apostolo con un angelo, la vocazione e il martirio). La somma pattuita era no tevole e degna di un pittore all’apice della fama, non certo di un giovinotto appena affacciatosi sul panorama artistico. Una prima tela, San Matteo con l’angelo, non trovò sistemazione nella cappella Contarelli, ma venne in seguito acquistata dal marchese Giustiniani (poi trasportata a Berlino, ed infine distrutta durante la seconda guerra mondiale). La seconda versione, tuttavia, e le altre due tele ebbero un tale successo da procurare a Michelangelo diversi importanti incarichi, come la Madonna di Loreto, di cui il defunto marchese Cavalletti era devoto, e che la famiglia volle si stemare nella cappella della chiesa di Sant’Agostino che raggiungiamo facilmente prose guendo la nostra passeggiata e girando poi a sinistra a via di Sant’Agostino. Il dipinto, di magnifico realismo e cruda bellezza, suscitò grande indignazione in un periodo artistico che si curava così poco del quotidiano proprio per un particolare che riportava gli scenari aulici e ideali della santità a una dimensione più vera, più semplice e ge nuina: i piedi sporchi dei pellegrini. Oggi la passeggiata è stata forse un po’ breve, ma in realtà molto ci sarebbe da scrivere su questa personalità, sui suoi pregi più luminosi, sulle sue punte più profonde, ma anche sulla sua vita rissosa, violenta e ricca di episodi oscuri e a tratti blasfe mi. Tuttavia, mi riesce difficile ancora oggi decifrare l’arti sta e l’uomo, far corrispondere la sua vita sfrenata ai picchi di commovente genuinità, di divina passione, di struggente bellezza. Gennaio/Febbraio 2012 13 Anno VI - Numero 3 Blog multiautore Creato e gestito da un gruppo di giovani Padovani, è un'interessante finestra di informazione e discussione online sui temi più vari: Ambiente, Cronaca, Cultura, Economia, Internet, Mondo, Politica sono solo alcune delle sfumature di realtà analizzate dal Blog "democratico" come i promotori amano definirlo alla voce "chi siamo", aggiungendo: "Non è il solito blog dove una voce parla e gli altri leggono e commentano. Qui ognuno ha pari diritto di esprimere il proprio pensiero, ri battere ad articolo con articolo". In pratica, un Blog di tutti per tutti, dove, prendendo contatti con gli organizzatori e creando un account, ognuno può dire la sua sui temi che più gli stanno a cuore. Per maggiori informazioni e contatti scrivere a: [email protected] CERCA APPRENDISTA IMPAGINATORE! S ei un fenomeno al computer? Ti interessa la Grafica? Ti piacerebbe contribuire al giornale, ma non hai voglia di scrivere? Ondanomala cerca un nuovo impaginatore per gli anni a venire! Per ulteriori informazioni rivolgersi a Salvatore Diocaro II E o a Davide Galeotti II A 14 Gennaio/Febbraio 2012 Scatti da matti Festa di Carnevale Alle più belle Anno VI - Numero 3 Gennaio/Febbraio 2012 15 Anno VI - Numero 3 Chi abbiamo eletto... Gennaio/Febbraio 2012 16 Anno VI - Numero 3 di Ockham te poco serio quiz filosofico 5) L'"Esprit de finesse" per Pascal è: a La linea più chic della nuova collezione Esprit autunnoinverno. b La finezza d'ingegno che valse al filosofo il soprannome di "Blaise il volpone". c La "Finezza dell'intuito", che, insieme all' "Esprit de geometrie", costituisce l'animo umano e che può esplicare, al contrario della ragione, i problemi dell'esistenza umana. 6) Il Principe ideale per Machiavelli deve "adoperare la volpe ed il leone" perchè: a Come principe non vale niente e deve darsi agli spettacoli circensi. b Allora andavano tanto per i mantelli dei reali. c Sono rispettivamente il simbolo dell'astuzia e della forza, che il Principe deve saper utilizzare al meglio in caso di necessità. Maggioranza di risposte A Hai l'attitudine alla filosofia di un ornitorinco, non cerchi di risolvere i grandi dilemmi filosofici e loro, evidentemente, non cercano te. Ma diciamoci la verità, chi dei grandi filosofi ha mai pensato in origine di diventare un pensatore di fama internazionale, oltre che un tipo sulle sue con la testa fra le nuvole? Maggioranza di risposte B Indubbiamente ti impegni più dei colleghi delle risposte A, ma ancora non ci siamo. Cerchi, lodevolmente, di rispondere come puoi, ma a volte "svagheggi". Concentrati sul presente piuttosto che sulla metafisica mentre cammini, potresti fare un frontale con un lampione. Maggioranza di risposte C La filosofia per te è qualcosa di intimo e rassicurante, è una parte di te di cui conosci ogni anfratto, è come pane e nutella a merenda. Dai risposte sicure con i giusti termini, ti circonda una malcelata aura di infallibilità. Confessa! Sei un/una Prof. travestito/a da studente! Davide Galeotti 17 Gennaio/Febbraio 2012 Anno VI - Numero 3 Il Rasoio Breve e dichiaratament C ari lettori, nell'età delle certezze in crisi forse solo il ragionamento razionale ci evita un olimpionico tuffo dal cornicione. Anche la filosofia però, come detto così importante per la formazione dell'individuo moderno, si scontra a volte con gaffe davanti alle quali anche Platone taglierebbe la corda sulla sua Biga Alata. Per interesse accademico e forse anche con una punta di sadico compiacimento vi proponiamo perciò questo breve, informale test sulle vostre conoscenze in materia. Quesiti 1) Di fronte all'espressione "motore immobile" pensi: a "Ho bisogno di un buon meccanico". b "Aristotele Motors?" (sperando che lo prendano per uno scherzo). c "La causa del movimento delle Sfere Celesti per Aristotele, immobile in quanto non necessita di nulla". 2) Per "Corpus" Ermetico intendi: a Un qualunque contenitore che non si apre nemmeno col piede di porco. b Un testo precristiano sul corpo umano. c Una raccolta di scritti di filosofia classica riscoperta e presa a modello in età umanistico rinascimentale. 3) L' άπειρον di Anassimandro è: a Una bevanda leggermente alcolica adatta ad iniziare un pranzo in allegria. b L'"Infinito" in lingua greca (definizione del GI). c Il Principio e la Fine di tutte le cose da cui tutto origina e a cui tutto ritorna teorizzando il quale Anassimandro risponde al problema dell'origine del mondo. 4) L'Ipotesi del "Genio Maligno" è: a La prova che Cartesio faceva uso di allucinogeni. b "ci devo pensare"... c La metafora di un essere potente, ma inferiore a Dio, che altera le nostre percezioni usata da Cartesio per dimostrare che, se si può dubitare dell'inganno del Genio, si deve pensare e, se si pensa, intuitivamente si E' (cogito ergo sum). Gennaio/Febbraio 2012 18 Anno VI - Numero 3 La posta del Pilo Voglio stampelle... sulla mia pelle... XD (ogni riferimento è puramente casuale) Una ragazza della IV * Direttore: Davide Galeotti II A A me me piac' 'a NUTELLA! I'm sexy and FUD yeah! by: FUD for life <3 Che occhi... sono sempre sorridenti, amano qualcosa di vivo... forse è amore. C.C. <3 NICULO FREGA! (con annesso disegno non pubblicato per mancanza di scanner) Pitocco all'Assemblea di Gennaio! Il RITORNO! “Ciao Prisca, ciao e ancora ciao. Vorrei salutarti ogni mattina, ogni sera,vorrei entrare a far parte della tua vita, vorrei essere una parte di te. Vorrei che questo accadesse. Ti aspetterò.“ Flavia & Giusy NON SI GIOCA A CARTE DURANTE LE LEZIONI! Anita ridacci le macchinette... abbiamo fame! Ps perchè sul giornalino non aggiungete una rubrica fissa di musica? :) (Redazione risponde) se qualcuno è disposto a scriverne puntualmente con piacere. @Carlo Non so se mi vedi, ma ci sono. Mi dispiace che sia andata a finire così, avrei voluto farmi conoscere, farmi capire. Ma tu hai guardato troppo avanti, preso dal tuo ego e non ti sei accorto che io ero lì, di fronte a te, con il sorriso. Ora non posso pretendere nulla. Spero solo che un giorno tu ti accorga di me. =) PS la boccia te sta popo maleeeee! Impaginazione e grafica: Salvatore Diocaro II E Fotografia: Paola Guarneri II E Marta Patrelli II E Redazione: Ilaria Catanzaro III E Adriano Mamone I A Claudia Severa III E Arianna Turchini II E Caterina Gatta III C Simone Marino I C Filippo Cicchetti I E Chiara Valeri I E Giulia Parenti II B Silvia Pellegrini I E Hanno collaborato: Clara Ramundo I C Paolo Bianchi III A Valerio Rosati III A Gianluca Bogino II F Prof. Andrea Monda Gennaio/Febbraio 2012 19 Anno VI - Numero 3 D.A.:"tu ti reputi più eucariote o procariote?" G.S.:"più la seconda" Prof. D.M. : "Io proprio non riesco a ricordare i nomi dei miei figli degli altri!" Prof. P. : "Dio? E' l'asso de briscola!" (durante l'ora di inglese) Prof. D.S. : "Perchè stai in maglietta?" Jek: " Fa caldo, prof" Prof. D.S. : "In English?" Jek: "It's COLD!" O.O Prof. C. :" Visto che si è detto di essere un pò più ligi, cercate anche voi di essere un pò più gigi!" Classe: O.o Prof. M.: " Per Hobbes ogni sistema linguistico può assegnare un nome arbitrario a una cosa. Gli eschimesi potrebbero chiamare il giallo ARDUSLI e il bianco PINOPPO!" Classe: macheccc.... Prof. C. (La Trilogia) ''su su, rispondi, non c'è mica la scossa come all'eredità'' ''ma per chi mi avete preso, per nembokid?'' ''pensa che bello se un clic e...puff scompare un alunno'' Prof. T.: "MANNAGGIA ALL'UCCELLO!" D.: "Oh, ma perchè tutti così felici??? E' martedì mattina!" M.:" Infatti! 6 ore di cui le prime 6 noiose! D: O.O Prof. A.: "Antigone, quando la murano viva, non è nè tra i vivi nè tra i morti..." A&D: "E' UNO ZOMBIEEEEEEEEEEEEEEE!!!" Prof. B.:" Non parlarmi come in confessionale! Io in chiesa la domenica non ci vado! I PRETI NON MI CONOSCONO!" LIBER IL DARK SIDE DEL GIORNALE DEL PILO ALBERTELLI DI ROMA MENTE FRIZZI, LAZZI, POESIE DA RIDERE, COMICITA' DA PIANGERE APPARENTI SCEMENZE, LATENTI GENIALITA': LIBERATE LA MENTE! Pr eghier a della studentessa disper a ta Sa n M a r ia no Pistilli a iuta ci a veder e nell'a lfa ciò che gli a ltr i non vedono a veder e nei tuoi a ddom ina li la luce dell'a or isto a conoscer e i tem i ver ba li com e i tuoi fluenti r icci O Pistilli, du du du da da da vivi nei nostr i com piti di gr eco non ci m etter e un'insufficenza , o M a r ia no bensì un bel 6 m er ita to.