storia economica

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STORIA ECONOMICA
INDICE
UNA STORIA ECONOMICA D‟EUROPA
p.2 introduzione
p.11 premesse al capitalismo industriale
p.20 la Prima Grande Globalizzazione
p.22 il Mercantilismo
Gruppo R-Z
(prof Romani)
p.31 la Protoindustria
p.33 La rivoluzione industriale inglese
p.45 Dinamiche demografiche e di
Anno accademico 2012/13
Mutamento Sociale
p.49 La seconda Rivoluzione industriale
p.61 La grande Globalizzazione
APPUNTI DELLE LEZIONI
INTEGRATI CON I LIBRI DI
TESTO E SLIDE
Libri:
1) una storia economica d‟europa
2) l‟italia economica – tempi e
fenomeni del cambiamento
A cura di
Martina Steardo
& Ilaria Tranquillo
p.66 Il Gold Standard
p.69 l‟età degli imperi
p.72 la prima guerra mondiale
p.74 Conseguenze economiche della
pace di Versailles
p.76 gli anni 20 e la crisi del 29
p79 la s.econda guerra mondiale
p.80 un nuovo ordine mondiale (Bretton
Woods e Piano Marshall)
p.89 il crollo del blocco sovietico
p.92 la terza globalizzazione
p.93 una panoramica sulla politiche
economiche e sociali del XX secolo
UNO SGUARDO SULL‟ITALIA
P.98 la seconda guerra mondiale
P.104 la ricostruzione
P.109 il miracolo economico
P. 112 le trasformazioni sociali, la svolta
del 63 e le occasioni mancate
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UNA STORIA ECONOMICA D‟EUROPA
NOTE TERMINOLOGICHE: periodi di riferimento.
Antico Regime = Con Ancien Régimeveniva definita anche un'intera epoca, corrispondente, in
linea di massima, a quella oggi conosciuta come Età moderna, dal XIV al XVIII secolo.
Età Moderna = elemento di rottura rispetto all'epoca medievale; copre un arco temporale di
circa tre secoli, dagli ultimi anni del XV secolo (1400) alla fine del XVIII (1700) o inizi del XIX (1800)
secolo.
Età contemporanea = La storia contemporanea è, convenzionalmente, il periodo storico che
parte dal Congresso di Vienna (1815 – sconfitta di Napoleone e riassetto dell'ordine europeo) a
oggi.
L‟oggetto del presente corso è lo studio della storia economica d‟Europa ed è pertanto logico che
ci si interroghi su quella: ma quando possiamo realisticamente iniziare a ragionare in termini
d‟Europa?
Il punto di partenza è il XV secolo, una fase importante per molteplici aspetti infatti solo dal XV
secolo è possibile parlare d'Europa in un'ottica unitaria, come una comunità di soggetti legati da
interessi simili o almeno complementari, pur nella persistenza di una frazionamento politico.
Il primo approccio è funzionalista: la constatazione dell‟esistenza di un processo di integrazione del
tessuto economico europeo ha indotto economisti e storici a riflettere sulle cause centripete che lo
hanno permesso.
Alcune teorie economiche e storiche sull‟europa:
JanTimbergen (1903-1994) mutua un concetto della fisica classica, l‟interazione gravitazionale,
proponendoci nel 1962 una suggestiva equazione:
AMPIEZZA (massa) + PROSSIMITÀ (distanza) = COMMERCIO
Secondo Timbergen il commercio opera come una forza di gravità: l‟Europa sta in piedi perché il
commercio sta in piedi. L‟EUROPA COMMERCIA DUNQUE ESISTE.
Tutto cominciò con l‟Impero Romano che ampliandosi generò un effetto globalizzante e
omogeneizzante su costumi, lingua e cultura delle Regioni conquistate determinando
l‟intensificazione di commerci.
La constatazione della presenza di un processo d‟integrazione del tessuto economico europeo tra
Medio Evo ed Età Moderna ha permesso a Fernand Braudel di applicare al vecchio continente un
modello di sviluppo economico unitario e complessivo: il modello "ECONOMIA-MONDO". Esso
presuppone, all'interno dello spazio territoriale individuato con questo termine, prima di tutto
un‟autosufficienza sostanziale nel soddisfacimento dei bisogni della popolazione, articolata nelle
varie classi sociali, e quindi con riferimento ad una domanda di beni e di manufatti
qualitativamente differenziata, in secondo luogo, e come conseguenza della ipotesi precedente, il
territorio così individuato afferma la mancanza di convenienza economica (quindi di possibilità di
ottenere un adeguato Livello di profitto) nell‟effettuare scambi con le altre realtà al di fuori dei
propri confini.
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ECONOMIA MONDO: questo concetto presuppone, negli spazi geografici contraddistinti dal
termine un‟autosufficienza sostanziale nel soddisfacimento dei bisogni della popolazione con
riferimento a una domanda di beni e manufatti qualitativamente diversi. E‟ un‟area relativamente
autosufficiente in cui si afferma la mancanza di convenienza economica nell‟effettuare scambi
con altre realtà al di fuori del confine.
Relativa autosufficienza economica
 assenza di convenienza di scambi al di fuori dei confini
Con il termine Economia Mondo si intende una sfera economica (=regione) economicamente quasi
autosufficiente (si vedano anche riflessioni Timbergen/Braudel)
•Braudel recupera una dimensione di Europa che comprende l‟area mediterranea (=medio oriente)
all‟interno della quale individua di volta in volta aree più dinamiche (capitanate da poli di sviluppo urbani)
che alternandosi trainano l‟economia complessiva
•Si ratta di una elaborazione riverita al periodo tra basso (bassisimo) medioevo e età moderna
Secondo Braudel è grazie all‟azione trainante di alcuni centri urbani (“poli”) la cui leadership volta
a volta emerge e si definisce che si attua un‟azione di spinta e aggregazione di vari settori
dell‟economia che, nei diversi momenti storici si impongono come i campi di convergenza del
maggior numero di risorse produttive, grazie alle redditizie condizioni di operatività.
La dimensione territoriale abbracciata in questa teoria comprende non solo tutto il continente ma
anche i paesi dell‟africa settentrionale che si affacciano sul Mediterraneo, legati agli scambi attivi
attraverso le acque del Mare Nostrum. I confini che delimitano questa Europa sono il deserto del
Sahra, le catene montuose e il polo nord. Il modello di Braudel è valido per i traffici
quattrocenteschi ma si adatta con qualche differenza anche per i due secoli successivi.
Gli ELEMENTI DI DINAMICITÀ dell‟economia mondo che portano a progredire verso fasi sempre più
avanzate di sviluppo sono i Poli urbani di sviluppo: per ogni epoca osserviamo uno (o più nella
prima metà del 400) poli urbani dominanti intorno ai quali gravitano una rete di poli minori
gerarchicamente organizzata. Essi attuano un‟azione di spinta e aggregazione dei vari settori
dell‟economia che, nei diversi momenti storici, si impongono come campi di convergenza del
maggior numero di risorse produttive, grazie alle redditizie condizioni di operatività.
I settori trainanti dell‟economia del periodo sono il tessile e i commerci.
Già dal XIII secolo si afferma IL CAPITALISMO COMMERCIALE, consistente nell‟attività di intermediazione
svolta dal mercante che si interpone tra i mercati di approvvigionamento e quelli di vendita
sfruttando la distanza spaziale tra i luoghi.
Si tratta di un capitalismo non specializzato e congiunturale: il mercante infatti transava merci
differenti a seconda delle variazioni della domanda (valido per i beni non di prima necessità). I
mercanti sono operatori non specializzati, dotati di cospicui mezzi finanziari e di credito, cioè
dell'affidabilità, oltre che di competenze merceologiche e tecniche, sia in campo commerciale
che giuridico e contabile.
I mercanti traggono profitto dall‟arbitraggio, ovvero lucrando sulla differenza di prezzo del bene in
mercati spazialmente distanti (dimensione geografica/fisica). L‟arbitraggio è un concetto ben
diverso dalla speculazione, ovvero lucrare sulla differenza di prezzo temporale delle merci transate.
I traffici commerciali si avvalgono di vie di comunicazione diverse a seconda della natura delle
merci transate:
 Via acqua venivano trasportate merci povere e pesanti, traffici di tessuti, materie prime
 Via terra venivano trasportate merci leggere e di lusso
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Per altri beni di alto valore unitario e poco ingombro le fiere internazionalisono il luogo di scambio
dove si incontravano mercanti dal Nord e del Sud. In queste località ogni 3 mesi mercanti
provenienti da tutti i paesi cercavano e trovavano occasioni di scambio.
La via preferita rimanequin di il mare (la rete fluviale non era fruibile per vari motivi), che permette
un trasporto lento e rischioso ma indubbiamente più economico: non si naviga di inverno ma si
possono percorrere distanze più lunghe e conseguire maggiori profitti trasportando accanto alle
merci più ricche anche quelle relativamente povere e voluminose.
I traffici del 1400 videro emergere due protagonisti come punti di rifermento per tutto il sistema
economico europeo:
le città italiane del Mediterraneo (Genova, Venezia, Pisa, Amalfi, ...) --> specializzate nel
commercio con l‟Oriente di prodotti come le spezie,beni di prima necessità e materie prime. In
particolare Genova e Venezia fornivano moneta.
l‟area dell‟Ansa (complesso centri portuali del MAr Baltico) --> specializzate nella fornitura e nel
commercio del sale.
I fattori politici contingenti hanno contribuito a complicare gli equilibri socio-economici. La guerra
dei Cento Anni (1337-1453) ha reso difficili gli scambi attraverso le vie terrestri e ha permesso a
Bruges di affermarsi come città portuale.
Per tutto il 1400 i settori di traino dell‟economia europea erano:
- produzione tessile (prima della lana e poi della seta)
- scambi commerciali (soprattutto di sale e legname).
per altri beni ad alto valore e di ingombro minore le fiere internazionali sono state per lungo tempo
punto di incontro di mercanti del Sud e del Nord. Ogni tre mesi i mercanti provenienti da tutti i
principali Paesi cercarono e trovarono occasioni di scambio regolando tra loro, al termine delle
contrattazioni, i saldi delle varie operazioni.
Un celebre storico francese, Fernand Braudel, utilizza il concetto di “economia mondo” che designa un‟area
diversa, anche geograficamente, dall‟Europa che conosciamo, e anche dall‟Europa di JanTinbergen. Egli va
oltre l‟idea di autarchia e limitatezza degli scambi di Tinbergen.
Ma cosa presuppone un “economia mondo”?
1) Sostanziale autarchia
2)Esistenza di uno (da XVI) o più poli urbani dominanti e di una rete di poli minori gerarchicamente organizzati.
Nel XV secolo si delineano due grandi regioni commerciali:
✤città italiane del Mediterraneo
✤città dell‟area Ansa.
Traffici si avvalgono di vie diverse in relazione alle diverse tipologie di merci.
Il “capitalismo” che si afferma fa capo a una specifica figura: il mercante un soggetto che spezza equilibri statici
e trae profitto dall‟arbitraggio ( possibilità di lucrare le differenze di prezzo tra due spazi diversi).
Il capitalismo che si afferma è:
- non specializzato
- congiunturale
A seconda della domanda del mercato, il mercato sceglie cosa trasportare. Questo capitalismo riguarda solo i
beni che non sono di prima necessità.
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LA MONETA E IL CREDITO
La moneta è un mezzo di pagamento con potere liberatorio assoluto che evita le asimmetrie
informative, evita ai contraenti di cercare informazioni sulla controparte circa la sua affidabilità, la
validità della contropartita dello scambio in caso di baratto.
La moneta è un istituzione essenziale del sistema capitalista. Tuttavia, per molto tempo, ad
eccezione delle teorie Marxiste, gli economisti considerano la moneta come facilitatore degli
scambi, ma non come espressione della ricchezza: la ricchezza era rappresentata dalle merci e
dai mezzi di produzione. Solo dal 900 in poi emerge l‟importanza della moneta e del credito.
La moneta è un„istituzione fragile: esiste se c‟è fiducia, la sua esistenza non è scontata. E‟ una
tecnologia sociale, una costruzione sociale e politica.
La moneta si afferma nel contesto del Baratto.
Una merce, per le sue caratteristiche (è apprezzata e non deperibile) viene utilizzata per essere
utilizzata come mezzo di scambio: il sale, le capre, le conchiglie, i metalli preziosi ne sono un
esempio.
La MONETA MERCE risolve solo parzialmente i problemi che caratterizzavano gli scambi:
 Problema delle preferenze: non abbiamo una misura univoca dei valori. Non è detto che
tutti siano interessati a barattare la merce per il sale o le conchiglie.
 Problema dei multipli e sottomultipli: la moneta merce non ha multipli e sottomultipli.
L‟esistenza di molti sottomultipli e multipli è indice della vitalità dell‟economia, vuol dire che
la gente scambia molto.
 Problema del pagamento dilazionato: non conserva il suo valore nel tempo.
Carlo Magno nell‟VIII secolo formò un sistema monetario su base argentea che assunse le seguenti funzioni:
- facilità negli scambi
- unità di conto (tutti con quella moneta potevano valutare tutti beni: la moneta serviva da metro).
- riserva di valore nel tempo.
Progressivamente la moneta diventa un mezzo di pagamento e di scambio, un‟unità di conto e
una riserva di valore.
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Carlo Magno nel VIII secolo introdusse un sistema monetario monometallico a base argentea. Tale
moneta è unità di conto e riserva di valore nel tempo grazie al suo elevato valore intrinseco; aveva
fatti elevate quantità di fino. Il fino è la quantità di metallo prezioso in rapporto al peso totale della
moneta. Il Soldo di Carlo Magno aveva un fino alto.
Il piede monetario, la Libbra (successivamente chiamata anche Lira) era un peso e si afferma
come unità di misura del mondo cristiano: corrisponde a 240 denari non viene mai coniata ma
impiegata come unità di conto. C‟è una distinzione tra moneta reale e moneta di conto.
L‟organizzazione monetaria resta per molto tempo contraddistinta dalla distinzione tra moneta
reale e moneta di conto, tra le quali esiste un rapporto fissato dallo stato: La seconda moneta
funge da misura omogenea del numerario in circolazione (fino al XVI secolo)
Carlo Magno creò un‟area monetaria omogenea. Ciò regge finché la zecca resta una e i
commerci sono scarsi.
Tra i diritti che le città rivendicavano e riuscivano a ottenere dopo lunghe e non sempre agevoli
lotte vi è quello di battere moneta. Il motivo di questa conflittualità al riguardo è il cosi detto diritto
di signoria: chi aveva metallo prezioso poteva portarlo alla zecca perché esso venga fuso per
coniare moneta. Siccome la moneta era una lega, parte dell‟argento veniva trattenuto e a chi
portava metallo veniva restituito l‟equivalente in termini di peso in moneta di lega.
Inoltre la zecca poteva ricavare illegalmente emettendo monete sempre più scadenti
mantenendone lo stesso valore legale.
Il sistema monetario carolingio regge fino all‟anno 1000: l‟offerta di moneta è rigida quindi si
coniano monete con una minore quantità di fino: c‟è una tendenza alla diminuzione della
quantità di metalli preziosi. E‟ una risposta intelligente alla rigidità dell‟offerta di metalli idonei a
monetare.
Il sistema monetario dell‟antico regime definisce un mercato monetario imperfetto, dove la
moneta è rara, l‟offerta di metalli preziosi è rigida e la circolazione della moneta è scarsa.
In questo contesto l‟oro è utilizzato come mezzo di pagamento, usando oggettistica o verghe
(valutate in peso) in forma di monete bizantine o arabe.
I secoli fino all XI sono stati caratterizzati dalla scarsità degli scambi, l‟autoconsumo, il baratto e i
consumi gratuiti ad opera della chiesa e degli ordini monastici.
Dalle metà del XIII secolo la moneta penetra in tutti i campi della vita economica e le stesse
imposte feudali cominciarono ad essere versati in denaro.
La prima moneta importante coniata in oro è il genovino, nella seconda metà del XII secolo.
Dopo la metà del secolo il sistema bimetallico europeo si irrobustisce (anche perchè il migliore
sfruttamento delle risorse di argento e alle nuove scoperte geografiche che portano in spagna
l‟oro delle Americhe).
Col moltiplicarsi dei commerci intanto l‟area monetaria omogenea creata da Carlo Magno si è
disgregata e ogni città conia monete a suo piacimento. Le monete sono sempre più leggere e
Venezia crea il Soldo grosso per regolare le transazioni internazionali
Lira
20 soldi
Soldo
Denari
12 denari
Mercato interno
Lira come misura del valore
Mercato esterno
Moneta reale come misura del
valore
Moneta piccola come mezzo
di scambio
Moneta grossa per gli scambi
Nascono 3 circuiti monetari
1) Moneta nera per le transazioni minori
2) Moneta d‟argento per le transazioni più importanti
3) Moneta d‟oro per le transazioni internazionali
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Nel XV secolo undici sovrani e 74 città tedesche sottoscrissero un accordo che trasforma in fiorino
renano nell‟unica moneta legale della Confederazione Reniana.
Lo scudo di marco, a partire dalle fiere di Champagne nel 1200 per quasi tre secoli resta unità di
conto.
La legge di Grisham “la moneta cattiva scaccia la buona”:se in un‟economia nazionale circolano due
monete con il medesimo valore nominale ma con valore intrinseco diverso, ad esempio una
moneta in metallo semplice e una moneta con contenuto d'oro, aventi entrambe lo stesso valore
nominali, quella con valore intrinseco maggiore viene tesaurizzata, fusa o utilizzata per gli scambi
con l'estero. La moneta cattiva con valore intrinseco inferiore, invece, è utilizzata per i pagamenti
correnti. Dopo pochi anni la moneta buona scompare del tutto dalla circolazione, essendo
completamente tesaurizzata o spesa all'estero, mentre resta in circolazione soltanto la moneta
cattiva. La legge di Gresham descrive il fallimento dei sistemi bimetallici dell'epoca. In questi sistemi
la parità tra oro e argento è fissata dallo Stato in modo fisso senza tenere in conto delle fluttuazioni
del valore di mercato. Un fenomeno particolarmente importante nel sedicesimo secolo, quando il
grande afflusso di oro dalle Americhe modifica rapidamente il valore dei metalli.
Coniando la moneta lo stato appone su essa il suo sigillo e si impegna ad accettarlo come mezzo
di pagamento.
Al tempo si usava “tosare” la moneta, ovvero limarla ai lati per incamerare metallo prezioso. Per
questo motivo i mercanti accettavano pagamenti pesando la moneta. Dato che lo stato non
poteva non accettare la moneta con la sua effige la moneta “tosata” quindi “cattiva” veniva
usata per pagare lo stato e quella buona veniva tesaurizzata e conservata per le transazioni
importanti coi privati.
Sempre in forza di questa legge, nel sistema bimetallico notiamo che l‟oro circola meno
velocemente dell‟argento perché viene tesaurizzato.
La moneta era vista con diffidenza dalle autorità ecclesiastiche perché simboleggia la merce
senza avere la vitalità di esse, non è naturale, è un mero artificio dell‟uomo non riconducibile alla
divinità. Questa concezione ostacolò la formazione di un mercato monetario.
A osteggiare la formazione di un mercato monetario intervenne anche la visione cristiano –
medievale che la diffidava appunto in quanto istituzione tutta umana.
Velocità di circolazione della moneta  una misura della reattività dell‟economia:la velocità di
circolazione della moneta esprime la frequenza (numero di volte) con cui una moneta viene spesa
in un certo periodo di tempo e in un dato luogo.
(tanto più è elevata, tanto più l‟economia è vitale perché la velocità è tanto maggiore tanto è
elevato numero di transazioni).
Questa grandezza nel XV secolo è difficilmente quantificabile perché le singole realtà territoriali, il
ruolo del credito, la lentezza nel recupero dei capitali condizionano la variabile.
Ipotizziamo che in una certa economia siano disponibili in tutto 50 euro e ci siano solo due attori. Si
svolgono le seguenti operazioni:
• A compra da B cibo per 40 euro
• B compra da A tessili per 30 euro (40+30=70)
• A compra da B cibo per 20 euro (70+20=90)
• B compra da A una pentola per 10 euro (90+10=100)
In totale pur essendo in circolazione una massa monetaria di 50 euro ne sono stati spesi 100, ciò
significa che mediamente un euro ha passato di mano 2 volte, cioè la moneta ha circolato a una
velocità di 2/anno.
Il credito e la moneta scritturale moltiplicano la velocità di circolazione della moneta e
consentono l‟ampliamento della produzione e degli scambi.
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La moneta scritturale
Il progressivo vivacizzarsi degli scambi ha determinato una fondamentale innovazione che è
rappresentata dalla moneta scritturale, un surrogato della moneta merce che ne velocizza la
circolazione: con la sua nascita acquisiscono importanza i banchieri e i cambiavalute, ma anche
gli strumenti finanziari come il pagherò o la lettera di cambio. In questo senso risultafondamentale il
contributo delle fiere.
Le fiere sono mercati che riunivano periodicamente tutti gli operatori che scambiavano merci. Si
svolgevano ogni tre mesi e l‟ultimo giorno era dedicato ai pagamenti.
Le fiere videro la nascita della LETTERA DI CAMBIO: in un rapporto tra quattro persone o più è il
mezzo per rendere disponibili soldi su una piazza in un dato periodo.
La moneta scritturale surrogato della moneta merce che ne velocizza la circolazione.
Le banconote sono biglietti emessi nel 1600 inizialmente come elemento probatorio di un deposito,
successivamente come elemento di credito. Dichiarano che il soggetto che ha il foglietto ha
depositato una certa somma presso la banca. Tale documento può essere girato ai debitori a
titolo di pagamento.
 innovazione che si afferma nelle fiere.
Le fiere sono Mercati per Mercanti, riunivano periodicamente tutti gli operatori del settore.
Altre innovazioni che si affermano in questo contesto:
 La compensazione: le fiere duravano più giorni in cui avvenivano le contrattazioni. L‟ultimo
giorno era destinato ai pagamenti. Il banchiere si occupava di effettuare la
compensazione tra debiti e crediti e determinare i saldi
 Viene introdotta la lettera di cambio: essa rende disponibile una certa somma in un certo
momento in un certo luogo.
Il mercante si reca in banca e impegna una certa somma di valuta locale che desidera
avere all‟estero nella valuta estera. Il banchiere prende contatti con un suo corrispondente
per rendere disponibile la somma nel luogo desiderato dal mercante. Il mercante o un suo
incaricato quando si trovano all‟estero possono ritirare il denaro presso il corrispondente e
disporre dei soldi senza averli dovuti trasportare fisicamente (con tutti i rischi che ne
derivano). Gli operatori di banca si accordavano così non si doveva spostare moneta da
uno stato A ad uno stato B. Trasportare grandi somme era pericoloso e così facendo si
risparmiava la risorsa scarsa della moneta.
Le fiere ridussero i costi transnazionali che possono essere:
- costi di ricerca: costi per trovare la controparte disposta a fare lo scambio;
- costi di contrattazione: costi per la stipulazione di un contratto che da garanzie agli operatori;
- costi di contenzioso: costi che si sostengono quando si viene fregati per riavere la propria merce.
Per questo esistono le sanzioni: ad esempio se un mercante veneziano fregava un mercante di
Lucca, tutti i mercanti veneziani venivano banditi dalla fiera.
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IL CREDITO anticipazione di potere d‟acquisto.
Richiede la fiducia e la disposizione, da parte di una parte, ad accettare un adempimento tardivo
della controparte.
L‟esercizio del credito in una società in cui il sociale prevale sull‟economico risulta complicato.
Inoltre la chiesa osservava con diffidenza questa pratica anche per la questione dell‟usura: non si
poteva prestare denaro chiedendo interesse in cambio. Ogni trasferimento oneroso di denaro è
considerato immorale.
Per molto tempo il credito è stato esercitato illegalmente e chiedendo elevati tassi che
impediscono ai mercanti e artigiani di finanziarsi col credito perchè il profitto dell‟investimento
sarebbe stato di certo minore del costo.
Tuttavia sono state trovate scappatoie al veto cristiano anche perchè il credito era uno strumento
efficace al sostegno dei consumi a sua volta un‟efficace strategia per mantenere l‟ordine in città.
Il mercato creditizio è compartimento.
I mercanti-banchieri: non specializzati, aprono conti correnti e ricevono depositi, inizialmente
almeno in apparenza senza corrispondere interesse. L‟apertura del conto serve per facilitare i
pagamenti, le riscossioni e le operazioni di giro “per scritta” cioè con l‟iscrizione della partita nel
libro contabile del mercante-banchiere. Da parte sua il mercante-banchiere dispone delle somme
raccolte per i suoi affari.
Col passare del tempo e l‟evolversi delle dottrine può corrispondere un giusto interesse ai
depositanti.
Accanto a loro si affermano istituzioni pubbliche come il Banco di San Giorgio, fondato a Genova
nel 1408.
Coloro che necessitavano di credito potevano rivolgersi agli ebrei, che esercitavano credito a tassi
calmierati.
Nello stesso periodo si diffonde il credito su pegno. Il primo nel 1462 a Perugia era gestito dai Monti
di pietà con fini prevalentemente assistenziali. Fondati dai francescani costituivano l‟alternativa ai
prestiti usurari per la popolazione povera, ma non indigente, che si trovava in stato di temporanea
necessità (i c.d. poveri congiunturali), ma che riteneva di poter trovare, entro un lasso di tempo
non troppo lungo, le risorse necessarie per far fronte al proprio debito, riscattando gli oggetti dati in
pegno. Richiedevano bassi tassi di interesse, se non nulli per somme esigue. Il capitale con il quale
svolgevano la loro attività infatti, era il risultato di proprie fonti di entrata non onerose. Solo un
secolo più tardi alcuni di loro iniziarono a raccogliere depositi, senza corrispondere interessi per un
lungo periodo. Il credito su pegno presenta analogie col credito al consumo attuale.
Premesse al capitalismo industriale:
individuare gli elementi dell‟antico regime per comprendere le
dinamiche della Rivoluzione Industriale
CAPITALISMO INDUSTRIALE COME PECULIARITÀ OCCIDENTALE
Per poter parlare di capitalismo industriale si devono verificare alcune condizioni:
1. la maggior parte delle risorse deve essere allocata presso il mercato (No Stato- No
Autoconsumo);
2. la produzione deve essere realizzata da IMPRESE PRIVATE che si muovono sulla scorta del
calcolo razionale del profitto;
3. deve esserci mobilita nei fattori di produzione;
4. i lavoratori devono essere liberi di offrire sul mercato il proprio lavoro.
Per vedere il funzionamento del mercato si devono analizzare:
1. popolazione: la numerosità della popolazione è determinata da fattori naturali (
nascita/morte) e da fattori ambientali. La capacità di crescita è dovuta a:
a. disponibilità di risorse
b. capacità di utilizzo delle risorse
2. il rapporto risorse/popolazione (SOSTENIBILITA‟)dipende anche dalla soglia tecnologica:
3. reddito;
4. consumi.
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Sostenibilità = risorse/popolazionevaria in base alla soglia tecnologica: più è avanzato il
progresso più è efficiente lo sfruttamento delle risorse. Quando si sposta in avanti la soglia
tecnologica le risorse vengono sfruttate in modo più efficiente, e la sostenibilità aumenta.
In questo periodo vennero fatti anche tentativi di creare aree monetarie omogenee come la
Confederazione renana mentre si afferma un “metro” monetario: lo scudo di marco.
Il primo fattore che condiziona dal punto
di vista quantitativo la domanda di beni è
la POPOLAZIONE che si rivolge al mercato
degli stessi.
Tra il Medio Evo e l‟ Età moderna non ci
sono dati sicuri e completi perché non
esisteva ancora la statistica.
La demografia è un fattore importante nel determinare l‟ampiezza del mercato.
Quanti abitanti ha l‟Europa cristiana?
La demografia è una variabile su cui tra Medioevo e Età Moderna non si hanno dati certi. Le stime
mostrano una certa attendibilità se riferite ai centri urbani, mentre sono praticamente inattendibili
per quanto riguarda le aree rurali. I dati incerti sull‟area urbana (si censivano le bocche da
sfamare) escludevano bambini, prostitute, vagabondi e tutti coloro ai margini della società.
Sappiamo per certo che la popolazione cresce e tra l‟anno mille e il 1800 raddoppia. Tuttavia le
stime affermano che nell‟anno mille la popolazione europea oscillasse tra i 22.000.000 e i 40.000.000
di abitanti, mentre nel 1300 tra 44.000.000 e 90.000.000 a seconda delle stime considerate.
molto incerto!
Andamento della popolazione
La popolazione tra l‟anno 1000 e il 1300 segue un trend di crescita secolare: la popolazione cresce
senza avvantaggiarsi di miglioramenti tecnici o agronomici. Si osserva una crescita estensiva
(aumentano le aree popolate). Tuttavia data l‟assenza di miglioramenti tecnologici, il rapporto
popolazione-risorse tra fine 1200 e inizio 1300 è squilibrato: in questi casi intervengono freni
regolatori, ovvero la mortalità catastrofica causata da guerre, epidemie e carestie.
Un esempio di questa mortalità è la peste, che compare nel 1300 e abbatte la popolazione di 1/3:
tra il 1347 e il 1351 la peste falcia 1/3 della popolazione europea e si stabilisce in Europa con
Focolai sparsi che danno luogo a nuove epidemie. Per questo per quasi un secolo la popolazione
rimane su livelli inferiori di quelli precedenti allo scoppiare dell‟epidemia. Storicamente l‟epidemia
ha un effetto redistributivo delle risorse tra la popolazione, il rapporto risorse/popolazione cresce
perché cala il denominatore popolazione; aumentano le risorse a disposizione dei singoli e quindi
migliorano per alcuni decenni le loro condizioni di vita, ma senza stimoli per il sistema economico
nel complesso (la domanda è più bassa perché c‟è meno gente).
La peste si abbatte ciclicamente sull‟Europa fino al termine del 1600.
Accanto alla peste le guerre e le carestie incidono molto sul popolamento: Cipolla sostiene che
fosse la guerra a provocare una maggiore intensità di carestie e epidemie perché i soldati
saccheggiavano le terre conquistate e portavano malattie che si diffondevano più facilmente tra
la popolazione malnutrita.
Alla fine del 400‟ la popolazione torna ai livelli pre-peste e riprende lentamente la crescita: tale
crescita è però irregolare e varia da regione a regione; per esempio è lenta in Francia, travagliata
dalla Guerra dei Cent‟Anni mentre il ritmo è più sostenuto nella penisola iberica, in Germania e in
Inghilterra.
Oltre a questa elevatissima mortalità straordinaria vi è un'elevata mortalità ordinaria diretta
conseguenza della povertà della popolazione e della vita stentata che essa conduceva. La
popolazione dell‟antico regime è giovane, ha un‟aspettativa media di vita compresa tra 40 e 50
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag10
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anni (stimata da Carlo Cipolla): questo perché la mortalità non è ordinata cronologicamente, non
muoiono solo le fasce anziane della popolazione prevalentemente (ad esempio per l‟elevata
mortalità infantile).
Neolitico: l‟uomo non è più parte della natura; si passa dallacaccia-raccolta alla sedentarietà.
Medio Evo: la popolazione Europea è costantemente crescente, nonostante l‟alta mortalità, definita “catastrofica”,
causata da guerre, carestie ed epidemie. In contrapposizione ad essa vi è poi una mortalità “ordinaria” specialmente per
quanto riguarda i decessi infantili e dei giovani sotto i dieci anni: questa è diretta conseguenza della povertà della
popolazione e della vita sedentaria di essa.
1374-1351: “peste nera” proveniente dall‟Oriente (guerra di Crimea e Crociate) e diffusasi con grande rapidità, ridusse di un
terzo la Popolazione. La peste nera ebbe due conseguenze:
1) si stabilì in Europa con focolai sparsi;
2) per oltre un secolo la popolazione rimase su livelli sensibilmente ridotti di crescita.
A fine del 1400 la popolazione era di circa 80 milioni. In seguito la popolazione europea,oltre che ad aumentare, si
concentro nelle città, specialmente per ragioni di difesa oltre che per la ricerca di attività lavorative più redditizie.
Il trend di crescita della popolazione sul lungo periodo è positivo. Nel medio periodo carestie e guerre incidono con
oscillazioni anche violente.
Con la Rivoluzione Industriale Inglese (1760-1830) la popolazione cresce rapidamente grazie alle nuove scoperte.
La capacità di crescere di una popolazione è legata al numero di figli per donna e alla loro possibilità di sopravvivere;
entrambe queste variabili sono strettamente correlate alle risorse disponibili: dal Neolitico in avanti l‟Umanità è riuscita a
incrementarle in misura notevolissima e tuttavia fino alla Rivoluzione Industriale le forze della costrizione hanno la meglio.
Uno dei fattori che concorrono a determinare l‟ampiezza del mercato di una data regione è la numerosità della
popolazione.
Pur in assenza di statistiche attendibili è stato valutato che all‟inizio del XIV secolo la popolazione europea ammontava a
circa 80 milioni di abitanti, essendo quasi triplicata a partire dall‟anno Mille: la Peste Neraattua un colossale processo
redistributivo.
L‟instaurarsi endemico della peste rallenta la crescita della popolazione che recupererà i livelli trecenteschi solo alla fine del
XV secolo.
A partire dal questo momento in molte parti d‟Europa la popolazione rurale inizia a seguendo un trend diversificato nelle
varie regioni europee.
Sul bilancio demografico continuano tuttavia a pesare una mortalitàdi natura ordinariae una di natura
catastroficaconnesse tra l‟altro a carenze alimentari, scarsa igiene e all‟arretratezza della scienza medica. I farmacisti
inoltre non sapevano curare.
La popolazione dell‟Antico Regime è una popolazione giovane: l‟età media oscilla, secondo i calcoli di C.M. Cipolla, tra i
40 e i 50 anni.
La ripresa demografica è stata più lenta in Francia che in Inghilterra.
PIRAMIDI DELL‟ETA‟:è una rappresentazione grafica usata nella statistica demografica per
descrivere la distribuzione per età di una popolazione. Sono un utile strumento grafico che
fotografa la situazione della popolazione
in un certo periodo.
Osservando il grafico possiamo notare
che nei paesi meno sviluppati c‟è una
forte natalità. Tuttavia notiamo una
rapida diminuzione
con l‟innalzarsi
dell‟età a causa dell‟elevata mortalità
infantile.
Ipotizzando
una
stessa
base,
la
contrazione che osserviamo salendo
comporta che la popolazione sia morta
man mano.
Se la società diventa opulenta, la
piramide assumerà un andamento simile
a quello illustrato a sinistra: se la natalità è
molto bassa la base sarà più stretta
rispetto alla fascia dei 20-40 anni: un
tempo nascevano di più, e la mortalità
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag11
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infantile non ha ridotto il loro numero. La popolazione invecchia perché nascono meno bambini,
ma la mortalità è ordinata gerarchicamente.
Ciò causa i problemi del nostro sistema previdenziale: sono pochi i giovani che lavorano rispetto
agli anziani a cui pagare la pensione, anche perché la durata media della vita è aumentata
In conclusione: Alta mortalità e alta natalità  LENTO TREND DI CRESCITA
IN BREVE
Nel 1798 Malthus osservò, senza dati, la popolazione inglese del
1700. Egli notò uno crescita e uno spostamento dalle campagne. I
poveri del tempo erano considerati il prodotto delle istituzioni:
Malthus dice che i poveri ci sono perché le risorse e la
popolazione crescono in modo squilibrato: la popolazione cresce
più delle risorse disponibili.
Politicamente questa teoria assolve le classi politiche dalla
responsabilità del sostentamento dei poveri perché un
miglioramento delle loro condizioni provocherebbe solo un
aumento demografico indiscriminato appena le risorse
aumentano leggermente. Questo modello non si adatta al
periodo in cui è stato elaborato ma è adatto a descrivere la
demografia dell‟antico regime, considerata la sua produttività
limitata e quindi la conseguente scarsità delle risorse.
Il rapporto risorse popolazione è quindi molto rilevante perché
essere più o meno numerosi, più o meno esigenti determina
problemi di sostenibilità economica e ecologica.
Braudel: il sovrappopolamento è un concetto relativo perché
dipende anche dall‟impiego del terreno. Il riso ha rendimenti per
ettaro elevati, più del grano o del campo destinato
all‟allevamento. Il riso favorì quindi la crescita di paesi che
basavano la loro alimentazione su questo alimento come la Cina.
L‟abbondanza di risorse consentiva alla popolazione di crescere
di più: si sposavano prima, a 15 anni. Il grano e il manzo
richiedevano più capitali, più investimenti, più ettari per garantire
la stessa resa. Questo modello di alimentazione manteneva la
popolazione al di sotto del suo potenziale biotico: cresceva meno
del suo potenziale di crescita.
T.R. Malthus scrive nel 1798 il “Saggio sul
principio della popolazione” come
pamphlet polemico in risposta alle tesi
illuministiche e alle utopie egualitarie
che volevano che eliminate alcune
storture istituzionali sarebbe stata
possibile una maggior diffusione del
benessere.
•Vuole dimostrare che la miseria non
dipende dalle istituzioni ma dallo
squilibrio naturalmente esistente tra
l‟aumento della popolazione che
avviene in progressione geometrica
(cioè tale che: qn /qn-1=k, ex.
successioni del tipo 1,2, 4, 8, 16 infatti
16/8=8/4=4/2=2/1=2) e l‟aumento delle
risorse (che avviene in progressione
aritmetica (cioè tale che: dn – dn-1= k,
ex. successione del tipo 1,2,3,4 infatti (43)=(3-2)=(2-1)= 1)• Lo squilibrio popolazione/risorse
determinava l‟azione di freni positivi o
repressivi (carestia, epidemie, calo
natalità, aumento mortalità)
•La soluzione per evitare che entrassero
in azione i freni positivi consisteva
nell‟adozione da parte della
popolazione di un comportamento
virtuoso (freni preventivi: astinenza
ritardare matrimonio)
•La tesi è però verificata solo per
l‟Antico Regime
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag12
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Un‟economia fondata sul grano e il pane pone l‟accento sul capitale e cresce meno del suo
potenziale biotico, si sposavano dopo.
Il mercato dell‟antico regime resta ristretto anche se la popolazione aumenta perché il potere
d‟acquisto è basso e i bisogni hanno rilievo economico solo se sostenuti dal potere d‟acquisto.
C‟erano sbocchi solo per i beni primari la cui domanda era rigida.
L‟inurbamento è stato uno dei tratti significativi del 1400. La popolazione tende a concentrarsi nelle
città per ragioni di difesa, oltre che per la ricerca di attività lavorative più redditizie.
La popolazione urbana è circa il 10%: dal punto di vista economico dell‟analisi della formazione
del mercato questo dato è importante perché in città si vive di scambi, è il luogo dei “non
produttori”, dove la divisione del lavoro consente l‟economia di scambio.
Più la popolazione urbana è elevata più le campagne sono efficienti perché producono a
sufficienza per il sostentamento della popolazione urbana. Più numerosa è la popolazione
accentrata, più ampio e efficiente deve essere il sistema di approvvigionamento e di distribuzione
dei beni di consumo primari organizzato dalle attività pubbliche.
In cittaspecializzazione del lavoro i cittadini sono interdipendenti, nessuno è autosufficiente,
c‟è solidarietà organica e consapevole
Per Adam Smith la
specializzazione è la
scambio
ricchezza delle
nazioni
La proprietà diventa un concetto centrale ed è ben tutelata: per scambiare occorre avere piena
disponibilità della cosa. C‟è una notevole attenzione e tutela della proprietà e notevole rilievo dei
contratti.
Nel 1200-1300 i notai hanno molta importanza: sono i garanti della pubblica fede dal punto di vista
giuridico.
Anche il documento in sé è importante come elemento probatorio e per organizzare rapporti
economici e politici
Garantire la certezza giuridica: alle basi delle transazioni di mercato.
Con l‟affrancazione anche i servi della gleba diventano titolari di diritti e doveri e possono contrarre: entrano
a far parte del mercato.
Le direttrici dello spostamento sono almeno due, inurbamento dalla campagna alla città e dai
centri più piccoli ai centri più grandi. L‟Italia da sola nel 1400 conta una decina di città intorno ai
50.000 abitanti, mentre il resto d‟Europa ne ha complessivamente non più di 9.
L‟efficienza allocativa del mercato è sacrificata per la salvaguardia della coesione sociale. La
quota più rilevante del reddito dei cittadini è destinata al soddisfacimento delle risorse primarie.
Nonostante l‟affrancazione, siamo ancora lontani dall‟affermazione dell‟individualismo come
inteso dagli economisti classici. Il sistema economico infatti non è autonomo, ma influenzato da
elementi non economici: ad esempio la chiesa voleva relazioni eticamente permeate ( giusto
prezzo, giusto salario) e non impermeabili e razionali (prezzo e salario di mercato). Anche le
autorità politiche appoggiano questo orientamento perché vogliono garantire trasparenza nei
prezzi e equità distributiva.
 L‟obiettivo non è l‟efficienza allocativa del mercato ma la salvaguardia della coesione sociale.
La legittimazione della classe dirigente si ricava dalla capacitàdi fornire alla piazza beni di prima
necessità a un prezzo ritenuto equo in quel momento. Gli operatori della filiera dei beni primari
non sono liberi di essere imprenditori, sono controllati dalla classe dirigente.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag13
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L‟imprenditorialità infatti è una variabile indipendente solo se il contesto storico-sociale lo
permette.
Il mercato non è la sede del giudizio di valore delle cose e delle persone: ad esse si da un valore
etico. Il prezzo non si forma sul mercato, non è frutto della trattative, del libero incontro tra
domanda e offerta.
I consumi e gli investimenti
La spesa globale dell‟Europa del 1400 è soprattutto una spesa di consumo ed è alimentata, in
larga misura, dalla domanda dei privati.
Le uniche infrastrutture per le quali , all‟epoca dimostravano attenzione erano le vie e i mezzi di
comunicazione: porti canali, rete stradale, cantieri navali, edifichi di rappresentanza ( Chiese ed
edifici di esercizio del potere civile).
Le necessità primarie della popolazione assorbono la quota più rilevante del reddito individuale
come alimentazione, abitazione, riscaldamento, ... : in anni normali circa l‟80% del reddito dei
singoli risulta destinato alle spese di prima necessità, la cui domanda è rigida dal punto di vista
delle scelte economiche (si mangia poco e male a causa della media molto bassa dei redditi
individuali). La spesa pubblica è insignificante per quanto concerne gli investimenti: le uniche
infrastrutture costruite all‟epoca erano le vie e i mezzi di comunicazione.
CONSUMI
acquisto di beni primari: il mercato è debole, sono la maggioranza dei consumi
pubblici e privati
pane: il diritto al pane è un diritto del cittadino. Assorbe la maggioranza del reddito,
e se il prezzo del pane è troppo elevato la coesione sociale si spezza e ci saranno
rivolte.
Cereali e bevande energetiche sono alla base della dieta delle classi povere. Le differenze
socioeconomiche si riflettono sia sull‟apporto calorico, sia sulla diversificazione degli alimenti
poiché desideri e bisogni sono limitati dal reddito individuale e dal livello dei prezzi. In questo
quadro occorre ricordare che non esiste lo stato assistenziale: la spesa pubblica era destinata
prevalentemente a edilizia e infrastrutture.
Dieta delle classi povere:grano, segale, orzo, avena, farro, castagne, vino e birra.
Oltre alle differenze tra i ricchi e i poveri occorre accostare quelle tra città e campagne e le forti
alternanze geografiche all‟interno dell‟Europa: così per i paesi orientali occorre rivalutare il
consumo di carne e grassi animali, e nel Mediterraneo quello di oli vegetali e del pesce.
Anche sale e spezie avevano una domanda rigida anche se limitata a ridotte quantità pro-capite.
Settore primario: attività i cui prodotti sono ottenuti direttamente della natura: agricoltura,
silvicoltura e pesca.
L‟agricoltura è l‟occupazione principale delle popolazioni.
Alla fine del Medioevo la risorsa principale è ancora la terra, sia in termini di valore che di quantità
di prodotto e di forza lavoro impegnata.
 Europa mediterranea: cereali, vite, ulivo, gelso, agrumi, canna da zucchero cotone.
 Terre Settentrionali e Atlantiche:avena, orzo, segale, piante tessili (lino e canapa).
 Europa Centrale e Orientale: cereali.
 La famiglia è autarchica, si mantiene con la policoltura di sussistenza: la gente produce,
consuma e ripristina il ciclo. Producono tutto e male: infatti la specializzazione non è
conveniente ne praticabile perché le famiglie non domandano nulla dato che sono
autarchiche e le strade non permettono l‟affermarsi dei commerci. Inoltre è rischioso
specializzarsi, coltivando più colture si diversifica il rischio (ogni contadino aveva proprietà
sparse, coltivava cose diverse in luoghi diversi).
 Osserviamo quindi un‟agricoltura estensiva, caratterizzata dalla scarsità delle innovazioni
agronomiche.
In breve riguardo al rapporto Ambiente – Popolazione nel 400‟:
 La maggioranza della popolazione vive in campagna
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I fattori produttivi sono terra e lavoro
La coltura dominante è quella cerealicola ( contenimento del potenziale biotico)
Agricoltura di tipo estensivo, che si avvantaggia di estensioni crescenti di terra
Nessuno spazio per pratiche individualistiche: la cifra che connota il mondo rurale è
indubbiamente il misoneismo, gli spazi per l‟affermazione di pratiche individualistiche sono
nulli
 Tuttavia notiamo Miglioramenti nelle tecnologie e nelle tecniche agronomiche




In vaste zone d‟Europa lo sfruttamento del suolo era cadenzato da pratiche collettive e coattive di
coltivazione. Nessuno poteva decidere per sé, il villaggio decideva per tutti: cosa si coltivava,
quando lo si coltivava, se si coltivava, se si pascolava e dove. Il singolo non poteva, (né gli
conveniva) scegliere.
Il villaggio decide:
- Perché detiene i campi comuni coltivati dai contadini per integrare i loro raccolti
- Siccome la proprietà non era accorpata ma sparsa per frazionare il rischio, il villaggio
decideva coattivamente le colture da praticare nei diversi campi e le rotazioni di colture.
INNOVAZIONE PIU‟ IMPORTANTEintroduzione della Rotazione Triennale: periodicamente si
lasciava il campo a riposo (a maggese) perché le tecnologie di fertilizzazione non erano efficienti
e occorreva evitare un eccessivo impoverimento del suolo. La rotazione triennale ha determinato
un aumento della produttività rispetto a quando si coltivava metà campo e si lasciava l‟altra metà
a maggese.
Consente:
a) Mettere a coltura 1/3 in più di terreno
b) Più equa distribuzione del lavoro agricolo nel corso dell‟anno, semina autunnale e
primaverile
c) Più sicurezza nei confronti delle carestie.
Schema della rotazione
Anno 1
Anno 2
Anno 3
Terreno a
Colture invernali
Colture estive
maggese
Terreno b
Colture estive
maggese
Colture invernali
Terreno c
maggese
Colture invernali
Colture estive
Alla nuova forma di rotazione sono connesse altre due invenzioni significative:
1) Aratro pesante a ruote (di ferro e non più di legno);
2) L'uso dei cavalli come animali da tiro.
Altri cambiamenti nel settore (libro):
- Popolazione in aumento
- Comincia a disgregarsi la curtismedioevale
- Disboscamento e bonificheche consentono una crescita estensiva dell‟agricoltura
Come la gente affrontava l‟ alea
Nessuna previsione,
nessuna autonomia decisionale,
non esiste l‟individualismo perché.
L‟alea è un orizzonte temporale futuro opaco, in cui non è
possibile prevedere il successo o l‟insuccesso. È diversa dal
rischio, un orizzonte incerto in cui si possono stimare le
probabilità di successo, accettare di correre il rischio e stabilire
quanto si vuole essere remunerati per aver corso tale rischio.
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Surplus scarsi o nulli, trasporti inefficienti, popolazione scarsa
Avversione al nuovo
Conservatorismo
economico
L‟individuo non esiste per
queste concatenazioni causali,
vincoli strutturali
Carenza di capitale umano,
credulità
Senso di inadeguatezza, coazione
all‟aggregazione, prevalgono
sentimenti di natura collettivistica
Dipendenza dal più forte,
organizzazione giuridica basata
su fiducia a vincoli personali
L‟unico bene che rappresenta un eccezione in questo tipo di mercato sono le spezie: sono un
bene costoso a domanda rigida il cui commercio avviene su lunghissimo raggio. Per mantenere
elevato il prezzo delle spezie se ne importano meno del potenziale vendibile.
Su questo mercato operano grandi mercanti in grado di fare accurate valutazioni per prevedere
l‟andamento futuro dei mercati di approvvigionamento e sbocco: fronteggiano il rischio curando
anche fonti di trasmissione delle informazioni come libri aggiornati fino al 700‟. Essi affrontano il
rischio, non l‟alea. I mercanti guadagnano per arbitraggio, chi acquista le spezie non è
conoscenza del loro prezzo nei mercati di approvvigionamento.
Settore secondario: attività di trasformazione delle materie prime e distribuzione s+dei prodotti finiti.
Nel XV Secolo si è nel pieno dell‟epoca “preindustriale”.
Sono ferventi l‟industria della carta, prodotta dagli stracci e da fibre ricche di cellulosa, le industri
tessili (laneria in particolare), l'industria estrattiva e mineraria (forniscono attrezzi da lavoro, aratri,
materiali da costruzione, armi, metalli preziosi.
Anche il mare offre risorse cui sono collegate attività di trasformazione e occasioni di lavoro per le
popolazioni vicine ad esso: corallo pesce, sale.
Il sale oltre che per uso quotidiano serve alla popolazione sulle montagne che lo usa per nutrire gli
animali, salare le carni, conciare le pelli. Alle popolazioni Nord Europee invece serviva per
conservare il pesce.
Le importazioni dal continente asiatico
All‟interno dell‟ “ economia mondo” europee, autosufficiente nelle proprie produzioni (Braudel)
esiste tuttavia un particolare gruppo di beni, le spezie e non solo, per il quale gli Europei sono per
secoli dipendenti dall‟importazioni di un altro continente, l‟Asia.
i importava pepe, noce moscata, zenzero, cannella, chiodi di garofano, profumi, erbe e radici
medicinali, coloranti, tappeti, cotone, pietre preziose, avorio.
Si trattava di beni di lusso, molto costosi, ma che ormai nella società europea costituivano un
“bisogno” la cui curva di domanda era tendenzialmente rigida: questo significava chesi era
comunque pronti a sacrificare per essi una quota del proprio reddito anche se la domanda non
poteva aumentare oltre un certo livello, dato il tipo di utilizzazione.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag16
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Anche i medi e gli speziali ai malati e le vendevano a prezzi molto alti ai malati e ai cuochi: il pepe
in particolare sperava da solo, come quantità commercializzata, tutte le altre spezie messe
insieme.
Se l‟inurbamento costituisce un tratto tipico del basso Medioevo non è meno vero che la stragrande maggioranza
della popolazione viveva (oltre il 75%) e lavorava (oltre il 65%) in campagna. I fattori di produzione preminenti erano
la terra e il lavoro.
La sfera della produzione e quella del consumo sono sostanzialmente coincidenti: parliamo infattid‟industria familiare
per autoconsumo. Il tipo di coltura dominante in tutta Europa è quella cerealicola. Si tratta di una “scelta” che
implica altre opzioni (l‟accento sul “capitale”) e, latamente, alcune conseguenze come il contenimento del
potenziale biotico.
Si afferma un‟agricoltura di tipo estensivo, che si avvantaggia di estensioni crescenti di terra: la cifra che connota il
mondo rurale è indubbiamente il misoneismo, gli spazi per l‟affermazione di pratiche individualistiche sono nulli.
Tuttavia si segnalano miglioramenti nelle tecnologie e nelle tecniche agronomiche. In vaste zone d‟Europa lo
sfruttamento del suolo era cadenzato da pratiche collettive e coattive di coltivazione. Nessuno poteva decidere per
sé, il villaggio decideva per tutti: cosa si coltivava, quando lo si coltivava, se si coltivava, se si pascolava e dove.
Il singolo non poteva, né gli conveniva, scegliere. All‟interno dell‟economia mondo autosufficiente (e dell‟economia
urbana regolata) rileviamo un‟importante eccezione: le spezie: chi compra non conosce il prezzo che esse hanno in
un altro luogo, si può allora speculare sulla differenza di prezzo tra due località diverse.
Si tratta di un bene costoso ma a domanda rigida, il cui commercio avviene su lunghissimo raggio.
Le spezie inter mediate dai grandi mercanti diventeranno, nel corso del XVI, un importante business per la corona
portoghese.
Industria domestica rurale
La famiglia agricola per lungo tempo produce al proprio interno, per sé, attraverso la
trasformazione di materie prime di facile acquisizione, una lunga serie di manufatti (utensili, utensili
in legno e ferro, ...) per il cui approvvigionamento non ci si rivolge al mercato.
Si tratta di produzioni di sussistenza che occupano il nucleo famigliare soprattutto nei lunghi periodi
di riposo del ciclo agrario.
Artigiani e corporazioni
Fin dal Medioevo, le principali attività economiche erano organizzate in gruppi di mestiere o
professionali con due principi comuni:
1) eguaglianza e solidarietà dei soci tra loro;
2) Separamento da tutti gli altri.
Essi erano molto coordinati tra loro:
acquistavano collettivamente le materie prime;
non potevano farsi concorrenza interna ( tutti i prodotti dovevano avere caratteristiche qualitative
standard e prezzi dei manufatti prodotti dovevano essere gli stessi). Poiché agli appartenenti alla
corporazione spetta il monopolio delle specifiche produzioni, attraverso il filato produttivo, essi si
difendono dalle posizioni già acquisite;
avevano procedura prefissate per l'ingresso e l‟apprendimento dei singoli mestieri: guardano con
diffidenza tutte le innovazioni e chiedono il divieto di prodotti stranieri concorrenti;
erano previste misure assistenziali per gli iscritti al gruppo;
erano previste forme di culto religioso da svolgersi in comune (ogni mestiere ha un santo protettore
e una particolare cappella di devozione in una chiesa).ù
l‟imposizione fiscale non era fatta sul singolo ma sull‟ente
Tutti questi soggetti sono uniti da vincoli formali collegati allo Statuto.
Di norma, l‟artigiano produce per il mercato, non solo locale, o su commessa:la domanda è
asfittica difficilmente l‟artigiano produce per il magazzino, assumendosi ogni minino rischio
d‟impresa.
Le corporazioni detengono il monopolio della produzione nel rispettivo settore. Si muovono come
cartelli (=gruppi industriali che si accordano per non farsi concorrenza fissando i prezzi o
ripartendosi le quote di mercato). C‟erano sbarramenti all‟ingresso (l‟apprendistato durava anche
6 o 7 anni). Tutto ciò è una risposta razionale alla domanda asfittica: il mercato è limitato e gli
operatori economici attivano meccanismi di autotutela.
Le corporazioni offrono assistenza, tutelano il produttore e il consumatore: il prodotto è fatto a
regola d‟arte, c‟è formazione professionale accurata.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag17
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Sono collettori fiscali: l‟imposizione fiscale è fatta sull‟ente, non sul singolo operatore.
La corporazione è solidalmente responsabile per il pagamento.
Erano il braccio economico e rappresentavano il potere politico nel medioevo.
In questo contesto il singolo operatore non esiste e l‟efficienza del mercato è sacrificata per la
salvaguardia della coesione sociale.
Con i primi secoli dell‟Età moderna si pongono le premesse per lo svuotamento dell‟istituto
corporativo. Opportunità economiche e dinamismo commerciale determinano il ritorno della
manifattura nelle campagne e la progressiva disgregazione dell‟autarchia rurale.
L‟artigiano, del resto non è in grado di controllare/gestire individualmente il reperimento delle
materie prime e, spesso, nemmeno il collocamento dei prodotti due circostanze che condurranno
alla perdita della sua autonomia a vantaggio di una figura semi nuova: il mercante - imprenditore.
Egli seppe sfruttare intelligentemente le proprie conoscenze commerciali e le proprie capacità
organizzative, tanto che finì per trasformare gli aderenti alla corporazione in figure professionali
assimilabili ai lavoratori subordinati.
Il mercante:
Forniva all‟artigiano le materie prime e il capitale fisso;
Organizzava la commercializzazione;
non limitava la propria attività organizzativa all‟interno della città, ma, alla ricerca di più bassi costi
di produzione, spesso forniva lavoro anche alle famiglie contadine: nacque così il “putting-out
system” un sistema di produzione basato sul lavoro a domicilio.
Mercante Imprenditore
1. cerca le materie prime;
2. consegna le materie prime alla famiglie contadine (poco remunerate) che svolgevano le
operazioni che richiedevano molto lavoro e scarsa capacità professionale: i contadini
svolgevano questi lavori nel periodi di riposo dei terreni;
3. ritira il prodotto semilavorato e lo consegna agli artigiani (molto remunerati) che si
occupavano delle operazioni più delicate di rifinitura, che richiedevano alta capacità
professionale.
4. rivende il prodotto finito su mercati privati;
5. non limita la propria attività organizzativa all‟interno della città, ma, alla ricerca di più bassi
costi di produzione.
Il “putting-out system”:
1. è un sistema in cui il mercante usa CAPITALE CIRCOLANTE (=capitale che ha vita utile su un
solo esercizio);
2. è un sistema elastico, FLESSIBILE DI FRONTE A CALI DELLA DOMANDA;
3. è un sistema RIGIDO DI FORNTE AD AUMENTI DELLA DOMANDA perché i contadini non
lavoravano di più: siamo di fronte ad una CURVA DI REGRESSIONE DEL LAVORO.
Si può concludere che questo sistema è più razionale del sistema delle corporazioni ma inefficiente
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag18
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rispetto all‟aumento della domanda.
OSSERVIAMO TRE TIPI DI MANIFATTURA PREINDUSTRIALE
Corporazioni
Il mercante fornisce le materie
prime, le corporazioni lavorano
con le loro attrezzature, si
dedicano al finissaggio e si
commercializza sul mercato
pubblico. Si ottengono prodotti
di qualità molto costosi.
Putting out system
Il mercante fornisce le materie
prime, i contadini le lavorano
in casa con le loro attrezzature
quando non sono nei campi.
Il semilavorato torna in città
per il finissaggio e la
commercializzazione
Manifattura accentrata
Grande impresa accentrata,
nella quale lavorano fino a
alcune centinaia di persone,
promossa dai governi secondo
una strategia di politica sociale
e economica.
Essi lavorano solo per mantenersi un tenore di vita sufficiente
Curva di lavoro regressiva
Forma inefficiente di fronte
Se li pago di più lavorano meno perché
a un aumento significativo
raggiungono prima la soglia prefissata.
di domanda: non è
Inoltre ci sono problemi di trasporto e controllo se
possibile aumentare
aumenta il numero di contadini coinvolti
l‟offerta
premessa al sistema
fabbrica
La tecnologia del XV secolo
La tecnologia è stata il fattore più dinamico di mutamento economico e sviluppo.
Il XV secolo è anche un momento tecnologicamente vivace si mutuano scoperte e invenzioni di
altri popoli cui se ne aggiungono di nuove.
A una data soglia tecnologica le risorse a disposizione determinano il limite massimo di sviluppo
economico.
Importante è rilevare l‟apertura degli Europei verso il nuovo e la disponibilità a recepire innovazioni,
un atteggiamento che è anche il frutto della frammentazione politica del continente.
Il XV secolo fu un periodo tecnologicamente vivace per l‟Europa: si fanno nuove scoperte e si
mutuano le scoperte degli altri popoli. In generale l‟occidente è più ricettivo alle innovazioni.
Perché:
1) I risultati positivi dei viaggi d‟esplorazione cementano il senso di superiorità degli europei
 importante elemento psicologico;
2) Nuovo approccio: osservare la natura per cogliere le leggi che la regolano e governarla;
3) Frammentazione politica dell‟Europa: di certo il fattore che ha più peso; il desiderio di
prevalere sui vicini spinge a una necessità di arricchirsi. Per arricchirsi servono innovazioni.
Inoltre anche le guerre portano innovazionequindi il desiderio di prevalere porta
innovazione.
N.B. se la popolazione non è ricettiva nell‟accettare l‟innovazione, l‟innovazione non serve a nulla.
È quindi importantissima l‟apertura degli Europei verso il nuovo e la loro disponibilità a reperire
innovazioni, un atteggiamento frutto anche della frammentazione politica del continente.
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Premesse al capitalismo industriale:
la Prima Grande Globalizzazione
1 grande globalizzazione: movimenti di
merci
2 globalizzazione: movimento di persone e
capitali
3 globalizzazione: Bretton Woods 1971-1975
L‟apertura di mondi chiusi
Il XV secolo è anche il secolo dei grandi viaggi di esplorazione e delle scoperte geografiche e
dell‟aggiunta e del controllo di nuove vie di acqua due fattori alla base della supremazia europea.
In questo contesto si afferma la prima grande globalizzazione, secondo Braudel, la più importante.
Il raggiungimento di Cina e India e le nuove scoperte geografiche sono state possibili grazie al
miglioramento della tecnologie e delle pratiche nautiche:
1) Si sostituisce la vela al remo, sfruttando l‟energia eolica;
2) Si sostituisce il timone al remo, consentendo un miglioramento della manovrabilità;
3) Si abbandona la navigazione sotto costa con l‟introduzione della bussola.
I maggiori successi spettano inizialmente al Portogallo. Le prime scoperte (o riscoperte), le isole
atlantiche, sono una ottima base di apprendimento e un supporto all‟espansione transoceanica.
Importante è il contributo di Enrico il Navigatore (1393-1460) il cui sforzo viene proseguito dalla
Corona in direzione dell‟esplorazione dell‟Africa. L‟obiettivo è sostituirsi agli Arabi nel commercio
delle spezie. Nel 1487 B. Diaz doppia il capo di Buona Speranza.
Al periodo di crescita demografica corrisponde l‟epoca delle grandi esplorazioni. Le conseguenze
sono l‟individuazione di rotte interamente marittime tra Europa e Asia e la colonizzazione di nuove
terre occidentali.
Il Mediterraneo perde la centralità ed il monopolio delle spezie.
I protagonisti sono il Portogallo e la Spagna che tuttavia non saranno in grado di gestire
l‟opportunità conquistata e la nuova ricchezza. Questo periodo è stato definito prospero.
IL PORTOGALLO
Sebbene il Portogallo fosse uno Stato poco popolato e povero, con un‟economia
prevalentemente di sussistenza e non autosufficiente per quanto riguarda le risorse alimentari, si
assicurò un vasto impero marittimo in Africa e America ma soprattutto in Asia, dove divenne
padrone dell‟Oceano Indiano, e riuscì ad esportare sale, pesce, olio, vino, frutta, sughero e
pellami.
Questo fu possibile grazie alle conoscenze accumulate nella progettazione di navi e nelle tecniche
di navigazione.
Il principe Enrico si dedicò alle esplorazioni. Dopo la morte di Enrico, l‟attività di esplorazione
rallentò per la mancanza del sostegno regio e per la concorrenza del traffico di avorio, oro e
schiavi. Il Re Giovanni II salito al trono nel 1481, riprende le esplorazioni, infatti l‟opera scientifica e di
esplorazione svolta sotto il patrocinio del monarca posero le fondamenta delle scoperte
successive.
Nel 1488 uno dei navigatori del Re, Bartolomeo Diaz, doppiò il Capo di Buona Speranza.
Vasco De Gama raggiunse Calicut circumnavigando l‟Africa: malattie, tempeste, etc.
decimarono la spedizione ma il carico di spezie con il quale si fece ritorno compensò di gran lunga
tutti i costi del viaggio.
I portoghesi riuscirono a spazzare via gli arabi dall‟Oceano Indiano e nel 1513 una delle loro navi
attraccò nella Cina meridionale.
Si stavano, infatti, allargando sempre più verso Oriente i confini degli interessi economici del
vecchio continente.
LA SPAGNA E L‟ARRIVO NEL NUOVO MONDO
Il secondo paese protagonista, ma verso Occidente, è la Spagna: paese con condizioni
economiche particolari ed inoltre con problemi per quanto concerne l‟unificazione interna.
L‟agricoltura aveva ricevuto una cospicua eredità dai predecessori mussulmani, poiché i popoli
arabi e Moreschi che avevano popolato l‟Andalusia prima della riconquista cristiana erano stati
eccellenti orticoltori e vano portato l‟arte dell‟irrigazione ad un alto livello, ma i sovrani spagnoli,
infiammati da fervore religioso, sperperarono questo patrimonio.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag20
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Nello stesso anno della conquista del Regno di Granada e della scoperta dell‟America da parte di
Colombo essi ordinarono l‟espulsione dal Regno degli Ebrei (abili artigiani e commercianti).
La maggiore difficoltà dell‟agricoltura deriva dalla rivalità tra contadini e grandi proprietari terrieri,
che destinavano i loro possedimenti all‟allevamento di bovini.
La produzione laniera ha avuto per lungo tempo uno sbocco molto redditizio (pratica della
transumanza): essa era considerata una merce di valore ed era tassabile. Privilegio speciale per
questa produzione è stato il diritto di pascolo illimitato sulle terre comuni accordato alla
corporazione imprenditoriale della Mesta, in cambio di tasse.
Nel 1483, mentre gli equipaggi del portoghese Giovanni II stanno ancora aprendosi la strada lungo
la costa africana, Colombo chiede al Re di finanziare una spedizione. Solo nel 1492, Isabella di
Castiglia, per celebrare la vittoria sui Mori di Granada, acconsentì a finanziare la spedizione di
Colombo. Egli, dopo aver fatto ritorno in Spagna, l‟anno successivo torna con una spedizione
molto più numerosa e attrezzata con cui inizia la colonizzazione.
In questo contesto avviene la scoperta dell‟America il 12 ottobre 1492.
UNA NUOVA CONFLITTUALITÀ SUI MARI ED IL TRATTATO DI TORDESILLAS
Subito dopo il rientro della prima spedizione, Ferdinando e Isabella si rivolsero al Papa Alessandro VI
affinché stabilisse una “linea di demarcazione” che confermasse i diritti spagnoli sulle terre appena
scoperte. Il 1494, nel Trattato di Tordesillas, il Re del Portogallo convinse gli Spagnoli a tracciare una
nuova linea circa 210 miglia più a ovest di quella del 1493, facendo pensare che i portoghesi
conoscessero già l‟esistenza del nuovo mondo.
Nel 1500, durante la prima grande spedizione commerciale portoghese successiva al ritorno di
Vasco De Gama, Pedro De Cabral face vela direttamente verso quella zona e rivendicò il territorio
su cui era approdato il Portogallo prima di proseguire per l‟India.
Nel 1497Giovanni Caboto, genovese alla corte d‟Inghilterra di Enrico VII compì un viaggio che lo
portò all‟isola di Terranova e alla Nuova Scozia. Caboto, con il fratello esplorò anche la costa
settentrionale del Nord America ma i loro risultati sono stati giudicati insignificanti dal Re che li
ricompensò solo con 10 sterline.
Il trapianto della cultura europee, con la modificazione e a volte l‟estinzione delle culture non
occidentali, rappresentò l‟aspetto più drammatico dell‟espansione europea.
Ai mutamenti di prospettive economiche bisogna aggiungere le ricadute culturali, sociali e
politiche che questi eventi produrranno successivamente.
N.B: Il pontefice concede ai regnanti spagnoli e portoghesi il consenso di colonizzare le terre a
patto di evangelizzare i nuovi popoli. Con il trattato di Tordesillas del 1494 alla Spagna venne
attribuita la fascia a 400 km (300 miglia) dalle Azzorre, mentre i portoghesi, ottennero uno
spostamento di 200 miglia e riuscirono ad allargarsi fino al Brasile.
Questi cambiamenti portati delle nuove scoperte geografiche hanno modificato la gerarchia
delle economie urbane: le principali città europee, quelle più dinamiche, capaci di costituire
stabili punti di riferimento per le economie continentali ed extra continentali, si trovavano
nell‟Europa nord-occidentale. Si osserva in questo secolo una crescita esponenziale della
popolazione di Londra e Amsterdam e lo sviluppo di una fitta rete di città medio- grandi che
furono causa-effetto dello sviluppo economico di quei due Paesi.
L‟ampliamento dei mercati determinò una profonda evoluzione nell‟organizzazione dell‟attività
manifatturiera.
La colonizzazione del nuovo continente e l‟apertura delle nuove rotte oceaniche determinarono
l‟arrivo in Europa di prodotti sconosciuti che incontrarono progressivamente il favore dei mercati
come tabacco, caffè, cioccolato, zucchero.
Le stesse rotte commerciali continuavano ad assicurare un consistente flusso di metalli preziosi, oro
e argento.
La vera novità del XVII secolo fu la crescita vertiginosa delle rotte dall‟Europa all‟America.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag21
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Le popolazioni europee emigrate iniziarono ad esprimere una domanda di manufatti del vecchio
continente alle prese con un calo della domanda interna. Questi commerci divennero uno dei
maggiori motivi di scontro tra tutti gli Stati colonizzatori.
Il periodo 1550-1630 è passato ai posteri come un periodo di inflazione: l‟epoca della Rivoluzione
dei prezzi. Malthus identifica questo periodo come un momento di forte inflazione determinato
dall‟aumento di disponibilità di metalli preziosi: esiste una proporzionalità inversa tra quantità di
denaro disponibile e valore del metallo, elemento molto importante per la base monetaria. In
realtà in questo periodo l‟inflazione era bassa rispetto ai valori attuali, circa il 2% annuo e dovuta,
più che all‟argento americano, al comportamento dei sovrani. Tuttavia in epoca preindustriale
ciò rappresentava un evento straordinario. Questo fenomeno dura fino alla prima metà del XVII
secolo, dove iniziò il periodo di deflazione.
Il fenomeno venne attribuito all‟arrivo dell‟argento americano, in realtà fu determinato da
molteplici circostanze: l‟aumento della disponibilità dei modelli preziosi e l‟aumento dei prezzi si
chiama inflazione (perdita del valore della moneta metallica).
TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA: quanto più metallo c‟è a disposizione tanto più si riduce
la velocità di circolazione della moneta. Tra il 1550 e il 1630 l‟inflazione era bassa (2%) e la
domanda era prevalentemente dei beni di prima necessità.
Nel „600 la leadership venne assunta dall‟Inghilterra che iniziava una lenta penetrazione anche nei
commerci del Mediterraneo e dai Paesi Bassi che controllavano le rotte atlantiche.
La necessità di mettere a coltura gli immensi territori americani e la scarsità di popolazione
indigena spinseroil commercio degli schiavi per le piantagioni di zucchero e cotone. Questi grandi
traffici oceanici imponevano enormi sforzi economici; nei paesi iberici fu lo Stato stesso che si fece
promotore, mentre in Inghilterra e in Olanda, l‟iniziativa fu quasi esclusivamente privata anche se
godeva di grandi agevolazioni da parte dello Stato.
Metalli americani e bancarotte spagnole: le difficoltà monetarie e finanziarie
Nel XVI secolo, tra il 1550 e il 1630 l‟arrivo dei metalli americani provocò un‟inflazione che venne
chiamata “rivoluzione dei prezzi”.
La deflazione iniziò prima della metà del XVII secolo e ad essa contribuì anche il sensibile calo degli
arrivi dei metalli preziosi dall‟America.
La rarefazione dell‟oro e dell‟argento americano ebbe conseguenze in campo monetario e
finanziario. Gran parte dei metalli americani giungeva in Spagna, in parte sotto forma di prelievo
fiscale ed in gran parte sotto forma di merci di scambio, in quanto i coloni potevano commerciare
solo con la madre patria. La Spagna non era in grado di far fronte alla domanda delle colonie,
perciò l‟oro e l‟argento americani presero ben presto la via di Amsterdam, Firenze, Milano e Lione.
Ad aggravare al situazione si era aggiunta la rivolta dei Paesi Bassi.
Nel 1609 l‟80% delle entrate fiscali spagnole era già stato ipotecato. 10 anni dopo, Filippo IV, scoprì
che tutte le tasse erano in mano a banchieri stranieri. In effetti periodicamente il re di Spagna era
costretta a dichiarare bancarotta, che in realtà, era un modo per rinegoziare i tassi di interesse sui
debiti.
L‟Europa non asburgica beneficiò della grande liquidità proveniente dall‟America e godette di
tassi di interesse molto bassi: soprattutto in Olanda e Inghilterra ma anche in Francia e nella
Serenissima i tassi tendevano al ribasso.
Il Mercantilismo
(1500-1750 circa)
L‟affermazione dello Stato moderno
Con l‟età moderna e il consolidamento degli stati nazionali, i problemi della crescita, della
ricchezza e della sua distribuzione si pongono al centro della riflessione economica.
Si consolida l‟idea che l‟origine della ricchezza risieda nella sfera della circolazione dei beni.
Col termine MERCANTILISMO intendiamo una letteratura che si afferma tra il 1500 e il 1750 che
assume questo nome perché gli autori erano in gran parte mercanti che portavano avanti teorie
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag22
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coerenti con la pratica della mercatura. La mercatura è un complesso di pratiche economiche
caratterizzate da elementi comuni e che fronteggiano stesse necessità.
(definizione da dizionario: Pratica e tecnica del commercio, perlopiù in riferimento all'attività mercantile alla fine del
Medioevo).
La necessità comune è quella di ritagliarsi posizioni di vendita per favorire le proprie attività a
discapito di quelle altrui.
Questa politica economica quindi era basata sul concetto che la potenza di una nazione sia
accresciuta dalla prevalenza delle esportazioni sulle importazioni.
I principi fondamentali del mercantilismo erano aumentare la capacità produttiva del paese,
accrescere le esportazioni incoraggiando le produzioni destinate a questo mercato e la loro
collocazione all‟estero e scoraggiare le importazioni di merci estere, eccetto quelle che servivano
alle produzioni locali.
Conseguenze:
 Incentivato il commercio;
 Incentivate le attività di trasformazione perché i manufatti nazionali possano imporsi sui
mercati esteri;
 Politica volta a incrementare la popolazione: una
IN BREVE
popolazione numerosa implicava un mercato del
Le pratiche e la letteratura
lavoro in cui i salari tendevano ad abbassarsi
mercantilistica nascono al termine del
favorendo le manifatture.
Medioevo e si affinano nel corso
 Il mercantilismo si cura poco dell‟agricoltura perché è
dell‟età moderna: con questo temine si
ritenuta poco idoneaa produrre ricchezza in quanto
indicano quindi sia una teoria sia
legata ai limiti naturali di rendimento.
pratiche economiche che si sviluppano
In questo periodo si incomincia a ragionare sulle determinanti
della ricchezza delle nazioni: gli autori si focalizzano
soprattutto sulla circolazione monetaria, sulla quantità di
metalli preziosi che un paese ha a disposizione. Dopo ciò che
accade in spagna questa visione si modifica, e si considera
la ricchezza residente nei commerci: il commercio
internazionale è uno dei fattori principali del processo di
accumulazionecapitalistica.
I primi autori sottolineano l‟importanza dei mercati
internazionali e di una politica commerciale e industriale che
i nascenti stati nazionali dovrebbero portare avanti,
razionalizzando il fisco e riducendo le imposte dirette e
indirette.
Il pensiero mercantilista afferma che l‟economia può essere
oggetto di analisi utilizzando gli stessi strumenti con cui si
analizza la natura. Al pensiero moralistico si sostituisce la
concatenazione causa-effetto.
Partendo da queste due ipotesi
a) La ricchezza del mondo è fissa: ci si può arricchire solo
a scapito di qualcun altro
b) La ricchezza è frutto di fattori monetari
il relazione al fenomeno del
consolidamento dello stato nazionale e
della sua necessità di dotarsi di entrate
adeguate
•L‟ipotesi teorica era che la ricchezza
del mondo fosse fissa e dunque che ci si
potesse arricchire solo a discapito di
qualcun altro. Gli autori si concentrano
quindi sulla disponibilità di metalli
preziosi e sul ruolo del commercio
internazionale mentre si afferma l‟idea
che l‟origine della ricchezza stia nella
sfera della circolazione
•La ricchezza nazionale sarebbe potuta
crescere valorizzando le ricchezze e le
manifatture nazionali. Il governo
avrebbe dovuto stimolare la produzione
e l‟esportazione e contenere le
importazioni e il costo del lavoro: un
saldo positivo della bilancia
commerciale avrebbe infatti generato
un flusso di metalli preziosi verso il paese
(perché i pagamenti internazionali
avvenivano in valuta metallica
pregiata)
•Uno dei risultati teorici più significativi
della letteratura mercantilistica fu il
riconoscimento che le leggi che
regolavano l‟economia potessero
essere indagate usando gli stessi
strumenti che si usavano per indagare
le scienze naturali . Conoscere le leggi
dell‟economia, si noti, comporta in
prospettiva la possibilità di regolarla
Gli autori arrivano a formulare queste teorie
 William Petty (1683- 1687): inizia ad usare le serie
statistiche per analizzare basi sociali
 Mandeville (1670- 1733): elabora la teoria “la favola
delle api”, illustrando come i vizi privati generano
pubbliche virtù. I peccati e l‟egoismo sono congeniti
alla natura umana; tuttavia se siamo in grado di indirizzare questi peccati potremmo
ottenere un meccanismo virtuoso per tutto il mercato. Si parla di api perché Mandeville
utilizza la metafora dell‟alveare che produce per i vanitosi : se non produce più causa il
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag23
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
crollo dell‟economia. La gente (uomini, donne e bambini) deve lavorare e ci deve essere
un organismo che coordina le virtù private al fine di realizzare interessi pubblici e appianare
il conflitto tra pubblico e privato. La ricchezza più sicura consiste in una miriade di poveri
laboriosi. Il lusso, l‟orgoglio, l‟invidia e la vanità danno lavoro a moltissime persone.
Cantillon (1680-1734) è un esponente dell‟economia classica che riteneva che i settori
dell‟economia non fossero separati e che si potesse quindi definire una teoria sul
funzionamento delle variabili economiche in modo unitario, confrontabile con statistiche e
dati. Riteneva che fosse possibile armonizzare l‟interesse dei singoli grazie al mercato
concorrenziale tra imprenditori.
Nel corso del XVII secolo cominciarono faticosamente a formarsi gli Stati nazionali.
Solo paesi con dimensioni territoriali adeguate potevano permettersi il lusso di mantenere una
burocrazia stabile con lo scopo di amministrare lo Stato, ma soprattutto di esigere le tasse, e solo
con entrate adeguate gli Stati potevano mantenere eserciti e flotte sempre più grandi e sempre
più costosi.
Il 1600 segnò la definitiva affermazione del mercantilismo.
Olanda, Inghilterra e Francia furono i primi paesi a sperimentare nuove forme di amministrazione
pubblica, di rappresentanza degli interessi e d‟intervento statale nell‟economia. Le tre diverse
esperienze identificano tre diversi modelli di Stato e tre livelli diversi di performance economica.
L‟Olanda - Le province unite
Nella seconda metà del XVI secolo, all‟atto della ribellione alla Spagna Imperiale
le Province Unite sono una realtà territorialmente inconsistente e povera di
materie prime. L‟incremento degli scambi è l‟impulso motore della crescita
economica di quest‟area che si colloca in un quadro istituzionale di marca
medievale antitetico a quello che allora costituiva il trend moderno, l‟assolutismo
e la centralizzazione dei poteri e delle funzioni.
Dall‟indipendenza al primato nel commercio internazionale
Il centro finanziario e manifatturiero di maggiore importanza fu Bruges, fino al XV secolo e quello
successivo la leadership passò ad Anversa.
Le principali città delle province del nord aderivano alla lega Anseatica, dalla quale furono
escluse nel corso del XV secolo. Nonostante l‟esclusione dalla Lega, nel 1471 venne sancita la
libertà di commercio nel Mar Baltico anche per le navi olandesi.
Nel 1600 si concretizzò un sistema dualistico dove Anversa era la capitale finanziaria ed il principale
centro commerciale ed Amsterdam assumeva l‟assoluto predominio nel Baltico. A ciò si aggiunge
un‟affermata agricoltura molto evoluta.
Nella seconda metà del 1500 i Paesi Bassi iniziarono una lunga lotta per l‟indipendenza dall‟impero
spagnolo; le cause furono i motivi religiosi e la difesa di antiche autonomie municipali.
L‟azione repressiva inasprì la lotta e portò, nel 1581, alla divisione dei Paesi Bassi. La regione
meridionale rimase sotto il controllo spagnolo mentre la settentrionale dichiarò l‟indipendenza nel
luglio di quell‟anno.
Fu decisivo l‟appoggio dell‟Inghilterra e la superiorità in mare che segnò l‟inizio del declino
spagnolo.
Dopo 40 anni di guerra, questa giovane nazione era la più sviluppata d‟Europa; uno dei fattori che
ne favorì il successo fu il grande esodo di protestanti dalle province meridionali.
Amsterdam e l‟intera Olanda divennero il centro propulsivo dello sviluppo, mentre ci fu la
decadenza di Anversa determinata dal blocco del porto, imposto dagli olandesi.
La flotta olandese era superiore a quella spagnola e francese e rivaleggiava alla pari con quella
inglese.
La cantieristica olandese era all‟avanguardia e costruiva navi migliori a minor costo. Con questo
vantaggio tecnologico e con avanzate conoscenze in campo finanziario e commerciale gli
olandesi assunsero il controllo del commercio internazionale e Amsterdam divenne il centro della
più ampia rete di commerci esistente.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag24
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Il vero salto di qualità avvenne quando gli Olandesi si inserirono nei commerci con l‟Oriente
(compagnia olandese delle Indie orientali: VOC, fondata nel 1602), superando il predominio
portoghese.
Il successo olandese fu legato, oltre al commercio, anche al grande sviluppo manifatturiero e delle
aree agricole che avevano un‟agricoltura molto avanzata basata su efficienti sistemi di
canalizzazione ed irrigazione oltre che su razionali metodi di concimazione e rotazione.
Oltre all‟importante industria tessile, anche altre attività di trasformazione conobbero grande
sviluppo, come lo zuccherificio e la cantieristica.
Un grandioso sistema di dighe e di idrovore allargò di parecchio la superficie coltivabile ed il
risultato fu una produttività superiore alla media europea e la possibilità di utilizzare manodopera
contadina anche in attività manifatturiere.
La supremazia sui mari e un colonialismo nuovo
Un ruolo determinante fu svolto dalle risorse naturali e dai fattori tecnologici (torba, energia eolica).
Inoltre la mancanza di un potere centrale e la scarsa importanza delle corporazioni permisero il
libero sviluppo di nuove attività. Le ragioni dello sviluppo furono molte e tutte rilevanti: religione,
tecnologia e forma di governo contribuirono senz‟altro ad avviare il processo di sviluppo
LA BORSA DI AMSTERDAM
Il primato commerciale e l‟adozione di tecniche e strumenti rivolti a ridurre i costi di transazione
pongono Amsterdam al “limite superiore” del grande capitalismo mondiale.
La formazione di sale vendita permanenti (conosciute come BORSE) è da ascrivere ai Paesi Bassi:
ad Amsterdam si riunivano speculatori di ogni specie, qui come a Londra, la diversa nazionalità
non sembra costituire una discriminante.
E‟ bene però tenere presente che la fortuna olandese è anche frutto di una peculiare
congiuntura.
Con il 1600 Amsterdam diventa il Centro della Economia-Mondo.
Amsterdam si può considerare il FULCRO DEI COMMERCI: alla Borsa di Amsterdam confluiscono
operatori di qualsiasi etnia e religione. Lì convenivano grandi quantità di capitale ed inoltre il coste
del capitale era basso:AD AMSTERDAM NEL 1600 INDEBITARSI COSTAVA POCO. Questo comportò
una riduzione dei costi transazionali.
Ad Amsterdam si affermarono due nuovi tipi di operazioni:
1) VENDITA SU CAMPIONE: l‟acquirente vede il campione che vuole comprare e il venditore
garantisce la conformità, alla consegna, della marce al campione visto;
2) VENDITA A TERMINE: la prestazione e la controprestazione avverranno in un dato periodo
successivo stabilito da compratore e venditore.
QUALI ATTRATTIVE SI HANNO SE SI COMPRA A TERMINE??
CHI COMPRA: si aspetta un prezzo più alto se comprasse più in là nel tempo
CHI VENDE: lucra sul tempo
Si può concludere che la BORSA VALORIZZA LA RICCHEZZA e DETERMINA LA CRESCITA DEI PAESI
BASSI che già avevano agricoltura, manifattura e commercio fiorenti.
La prima speculazione della storia è connessa ai Tulipani:si ha una speculazione quando il titolo
perde il suo valore d‟uso mantenendo solo il valore di scambio.
Il commercio di bulbi di tulipano, un fiore che all‟epoca costituiva uno status symbol, era
inizialmente limitato a pochi appassionati, tuttavia determinò la prima bolla speculativa della
storia. Alla base di tutto ci fu la sete di guadagno che spinse i commercianti a vendere i bulbi
ancora nel terreno. Per sveltire la produzione di tulipani si iniziò a staccare i bulbi dalla pianta
madre in modo da avere più probabilità di assomiglianza ad essa.Tuttavia la produzione di tulipani
non può essere seriale. Il commercio di tulipani avveniva di solito in estate: chi andava a comprare
il bulbo, professionisti e amatori, andavano per comprare quel particolare fiore. In seguito con lo
sviluppo del mercato delle vendite a termine (mercatospeculativo) chi vendeva iniziò a cedere un
pezzo di carta con il prezzo e chi comprava iniziò a sua volta a cedere il pezzo di carta ad altri con
un prezzo più elevato. Chi vendeva volle tuttavia una garanzia del 5% in quanto questi acquisti
venivano fatti senza che il compratore avesse al momento della vendita tutta la liquidità per
pagare. Le aspettative di crescita dei prezzi alimentarono un mercato delle negoziazioni a termine
(futures) in cui venivano venduti e rivenduti i certificati che attestavano la proprietà del bulbo .
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag25
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Nel 1637 crollò il mercato dei tulipani e chi non aveva i soldi per pagare rimase fregato.
Il credito non è una merce ma una relazione tra creditore e debitore. Se il meccanismo si inceppa
si ha un crollo immediato della fiducia: questo è proprio quello che è accaduto nel mercato dei
tulipani.
Tutto ciò avvenne perché salta la relazione tra creditore e debitore, frutto della valutazione
personale del rischio di insolvenza del creditore. Nel momento in cui il creditore cartolarizza il
credito, sposta il rischio sul mercato. Quando il titolo diventa solo merce di scambio finalizzato a
essere venduto e rivenduto potrebbe causare una bolla speculativa.
La finanza presenta sin da subito il suo connotato tipico: è cosmopolita, mossa da proprie regole; è
la repubblica internazionale del denaro. Alla borsa di Amsterdam si negoziavano i titoli delle
compagnie delle Indie. Sintomo di una corretta circolazione dei capitali era che tali titoli
presentavano quotazioni simili sia alla borsa di Amsterdam che a quella di Londra. La borsa evoluta
è stata fondamentale per permettere il pieno sviluppo delle compagnie delle indie. In generale
era più facile per gli imprenditori olandesi procurarsi i capitali.
La fortuna delle Provincie Unite è dettata anche dal commercio: quando dopo le guerre perdono
come clienti nemici europei (non potevano ad esempio più contare sul sale portoghese), si
dedicano all‟avventura coloniale (sbarcano ad esempio in Venezuela). Per commerciare con le
colonie si fondano grandi compagnie privilegiate: esse sono antenate delle spa, la responsabilità è
limitata al solo capitale conferito, per raccogliere capitali su grande scala. I capitali sono divisi in
quote che col tempo diventano negoziabili in borsa. Permettono il coordinamento nei traffici
transoceanici.
Le compagnie delle indie sono frutto di un accordo tra governo e borghesia:
- Il governo riscuote più agevolmente i dazi;
- Le compagnie hanno il monopolio su alcune tratte e riscuotono profitti monopolistici;
- Le compagnie Beneficiano della limitazione della responsabilità;
Le compagnie, a differenza delle commende medioevali sopravvivono al singolo affare.
Le compagnie delle indie non sono una prerogativa olandese: esistono anche in Inghilterra, con
alcune differenze. Sono entrambe totalmente privatea differenza delle compagnie francesi,
connotate da un forte legame con lo stato, erano elettive con componenti della nobiltà.
Compagnie olandesi 1602
Fusione tra compagnie esistenti per evitare
l‟erosione dei profitti e mantenere elevati i
prezzi.
Sono gestite da despoti, che fanno ciò che
vogliono con l‟appoggio dello stato.
Rilasciavano azioni fino al raggiungimento delle
quote necessarie. La sottoscrizione era
vincolata per 10 anni, non al singolo affare (poi
rifiutarono di liquidarle).
Compagnie inglesi1602
C‟è una chiara separazione tra proprietà e
gestione. I soci possono votare, controllare il
libro contabile e l‟operato degli amministratori
Distinguiamo tra
a) Compagnie delle indie occidentali: preposte al popolamento di alcune aree, verso
Americhe e Africa, meno profittevoli. Approccio abbandonato dopo che hanno ceduto
Nuova Amsterdam agli inglesi nel 1664.
b) Compagnie delle indie orientali: puramente commerciali. Il commercio di spezie, sete,
tappeti e tutti gli altri prodotti orientali fu in mano agli olandesi per tutto il 600.
Il successo delle compagnie olandesi era senz‟altro dovuto al fatto che le naviviaggiavano sempre
cariche, sia all‟andata che al ritorno. Gli olandesi usavano come merci di scambio non solo metalli
preziosi ma anche manufatti anche importati da altri paesi. Amsterdam diventa un centro di
riesportazione. Inoltre il colonialismo olandese conciliava la massimizzazione dei profitti con un
contenimento estremo dei costo di gestione: il colonialismo olandese era fondato sulla costruzione,
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag26
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sulla conquista di basi commerciali con cui controllare l‟economia; non si preoccupavano di
conquistare i territori ma davano appoggio ai principi locali.
La Francia
Le vicende francesi risultano assai complesse e ricche di contraddizioni. La Francia non conobbe
una crescita economica paragonabile a quella inglese e tanto meno a quella olandese, ma fu
comunque un‟assoluta protagonista degli avvenimenti politici, militari ed economici a livello
mondiale. È un paese popoloso con una dinamica demografica rallentata. La popolazione è
prevalentemente rurale e assistiamo a una concentrazione della proprietà fondiaria, la borghesia
acquistava la terra per motivi di prestigio. C‟è scarso inurbamento e una bassa densità
demografica. Nel sistema agrario prevaleva ancora la signoria di stampo feudale, fino a quando
la borghesia per motivi di prestigio e per la sicurezza dell‟investimento.
La rendita fondiaria venne incrementata attraverso un inasprimento dei prelievi a carico dei
contadini da parte dei proprietari. Inoltre lo stato, per aumentare il gettito fiscale colpisce con
l‟imposizione i contadini, rendendo più precarie le loro condizioni. L‟esito finale di questa
evoluzione fu l‟affermazione di nuovi contratti come la mezzadria e l‟affitto a breve termine che
imponevano uno sfruttamento più intensivo della terra.
A partire dal 1660 la crescita della Francia si fece più sostenuta. La grande maggioranza della
popolazione francese viveva nelle campagne con una percentuale di contadini senz'altro
superiore alla media dell‟Europa Occidentale. Nel sistema agrario predominava ancora la signoria
di stampo feudale come accennato sopra.
MEZZADRIA: il contadino coltiva le terre che gli vengono affidate e da metà del raccolto al
padrone. I contadini ricevono pressioni sia dallo Stato, che emanò ulteriori tasse per chi coltivava
la terra, sia da parte dei proprietari dei fondi.
L‟aumento dei prelievi e della pressione fiscale limitò l‟accumulazione di capitali e quindi il pieno
sviluppo di un‟agricoltura moderna. Solo nelle terre signorili si registrarono significativi progressi.
Fino al 1630 l‟industria tessile fece segnare una costante, benché contenuta, crescita. Ma a partire
dalla prima grave crisi demografica a livello continentale, queste manifatture entrarono in una
profonda recessione, che durò almeno fino alla metà del secolo.A partire dal 1660 la tendenza si
inverte: i contadini vennero impegnati soprattutto nella filatura e nella tessitura.
Sotto l‟influsso di un forte sostegno statale e di una politica doganale molto protettiva, la Francia
conobbe un vigoroso impulso nella produzione di oggetti di lusso. Lo sviluppo delle grandi
manifatture aveva lo scopo di accrescere le capacità produttive ma anche di perseguire una più
solida pace sociale. Durante il regno di Luigi XIV l‟industria francese raggiunse i vertici mondiali
nella produzione di beni di lusso.
Infatti durante il regno dei Valois la Francia mostrò mire espansionistiche ed egemoniche sul
continente europeo, in particolare in Italia, in alcune regioni dell‟Europa centrale e nell‟espansione
coloniale.
Il Regno di Francia fu l‟ultimo ad impegnarsi nelle imprese transoceaniche: la compagnia francese
delle Indie Orientali venne fondata nel 1604. Fu Richelieu a intuire per primo la grande importanza
dello sviluppo coloniale, soprattutto in funzione anti-spagnola. Nel 1626 i francesi organizzarono
alcuni insediamenti in Guyana e nelle Antille e in Canada dove nel 1641 venne fondata Montreal.
In altre aree la colonizzazione ebbe maggior successo come in Africa.
Gli economisti avevano individuato il commercio internazionale come uno dei fattori principali del
processo di accumulazione capitalistica e avevano intuito la validità della teoria quantitativa della
moneta. Su questa base, economisti e governanti cercarono tutti i modi per sviluppare il
commercio e la produzione del proprio paese.
Nel 1660 Jean-BaptisteColbert, ministro delle finanze di Re Luigi XIV notò un generale rallentamento
dell‟economia e cercò di sanare le finanze pubbliche in deficit a causa delle guerre e di dotare la
Francia di un settore manifatturiero e di una flotta competitiva.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag27
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Colbert riorganizzò l‟apparato burocratico preposto alla riscossione delle tasse fondiarie (taille): nel
giro di 10 anni il netto delle entrate fiscali passò da 31 milioni di livres a 75 milioni. Questo consentì
un forte intervento pubblico nell‟economia.
Il sistema di Colbert era basato su questa idea: LO STATO NON DEVE ESSERE SOLTANTO
REGOLATORE MA DEVE ANCHE INTERVENIRE DIRETTAMENTE INDIRETTAMENTE NELL‟ECONOMIA.
Egli infatti escogitò una politica industriale:
1. doveva esserci creazione diretta di manifatture per l'esportazione--> PRODUZIONE DI LUSSO
PER L‟ESPORTAZIONE;
2. i capi di stoffa dovevano avere standard qualitativi sempre uguali--> FORNIRE
TRASPARENZA AL MERCATO CON QUALITÀ COSTANTE;
3. spingere l‟industria mediante l‟esenzione fiscale e l‟assegnazione di privative-->
CONCEDERE MONOPOLI.
Colbert fece la scelta di puntare sulla qualità delle produzioni e non sul contenimento dei costi:
creò una struttura burocratica preposta al costante controllo dell‟economia nazionale e si avvalse
del preesistente sistema delle arti delle quali ampliò le prerogative e i poteri. Per migliorare la
qualità delle produzioni nazionali non si esitò a favorire l‟immigrazione da altri paesi di tecnici
specializzati.
Il limite del mercantilismo Colbertista non stava né nei risultati, né nei metodi ma nelle sue
motivazioni finanziare le guerre di Luigi XIV: i risultati della razionalizzazione Colbertista furono molti
ma incontrarono precisi limiti e non stimolarono la libera iniziativa.
Allo stato fondato su base giuridica Colbert sostituì lo Stato finanziario ma solo alla fine
dell‟esperienza napoleonica si consolidò un sistema giuridico-istituzionale che superasse
l‟assolutismo e fosse in grado di dare allo Stato un assetto moderno, fondato proprio sulla
burocrazia creata da Colbert: il dirigismo Colbertista, dal punto di vista economico, dotò la Francia
di un sistema burocratico e istituzionale in grado di sostenere una forte evoluzione in senso
capitalistico dell‟economia nazionale.
L'Inghilterra
L'Inghilterra esce dal Medioevo passando dalla produzione di lande grezze alla produzione di
tessuto: la terra coltivata venne ridotta a vantaggio della terra destinata al pascolo.
Tra i settori trainanti dell‟economia inglese vi fu anche l‟industria siderurgica, poco diffusa in
passato, ma che ebbe uno sviluppo rapido. Carlo Cipolla ritiene che tale aumento sia dovuto alla
sostituzione dei rari combustibili vegetali con il carbone, poco costoso ed abbondante.
Nonostante tutto il settore trainante dell‟economia inglese fu il commercio. Alla fine del secolo la
marina inglese era la migliore al mondo.
Il seicento inglese fu un secolo di grandi conflitti (guerre civili) ma anche un secolo in cui si
affermarono nuovi assetti costituzionali e nuove classi sociali presero le redini dell‟economia e della
politica nazionale. Tutti questi sconvolgimenti non rallentarono però la crescita economica avviata
nel secolo precedente. Nella prima metà del 600 l‟Inghilterra poteva contare su una solida
struttura manifatturiera e su una marina in grado di sostenere una rete commerciale in rapida
evoluzione.
Nel 1602 venne fondata la compagnia inglese delle Indie Orientali, l‟unica in grado di competere
con la VOC olandese in Asia e soprattutto in India.
1609 --> predomino dell‟India.
1610 --> coltivazione di tabacco in Virgina, che divenne quasi subito la principale fornitrice di
questo importante prodotto nella madrepatria.
1620-1640--> gli inglesi giungono in America attratti dalle enormi potenzialità di quella terra che
non produceva solo tabacco ma anche cotone (sempre più importante per l‟economia inglese) e
lo zucchero. La Virginia Company era la compagnia che gestiva la colonizzazione nel nord
America e che portò oltre Oceano agricoltori e commercianti. Nell‟America del Sud la
penetrazione fu più difficoltosa, ma gli inglesi si assicurarono, in ogni caso, nell‟Atlantico i due
commerci più lucrosi: schiavi e zucchero.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag28
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Londra divenne, al pari di Amsterdam, una nazione colonizzatrice ed esperta nella riesportazione.
Alla base dell‟espansione vi era sicuramente il progresso agricolo, con grandi incrementi della
superficie coltivabile e l‟uso più massiccio di fertilizzanti.
Un altro settore che conobbe un‟evoluzione decisiva fu quello creditizio: l‟aumento dei servizi e
delle tecniche andò di pari passo con un continuo calo dei tassi d‟interesse.
Questa evoluzione è indice di un indiscutibile salto di qualità nell‟economia di questo paese, si
esportano prodotti con un valore aggiunto maggiore.
La crescente domanda di materia prima per l‟industria della lana causò l‟ampliamento della
quota dei terreni dedicata ai pascoli. Inoltre la manifattura sitrasferisce nelle campagne e si
affermano le new draperies, stoffe meno pregiate ma molto più richieste. Assistiamo a un processo
di concentrazione della proprietà fondiaria e al passaggio da agricoltura di sussistenza a
agricoltura che produce secondo la domanda di mercato. Assistiamo al prendere piede di una
nuova classe di imprenditori agricoli che impiegano ex coloni o ex piccoli proprietari, diversificano
le produzioni e investono in fertilizzanti e sviluppano l‟allevamento.
L‟incremento della domanda di derrate alimentari e di lana, i mutamenti che rendono la terra uno
degli investimenti possibili porta all‟enclosio (enclosures): i proprietari delle pecore si muovono per
tagliare fuori i contadini dalle rotazioni e dall‟uso comune dei campi. Si appongono recinzioni ai
campi per facilitare il pascolo. Per i contadini, che avevano un diritto di godimento comune delle
terre, viene a meno un cespite fondamentale per la loro esistenza dato che non possono usare le
terre recintate. Le recinzioni vengono dichiarate legali (nel 1662 esplicitamente approvate dal
Parlamento): ci muoviamo verso l‟individualismo con gli atti parlamentari di recinzione, la
solidarietà del villaggio viene sacrificata per favorire lo sviluppo industriale, assistiamo alla
proletarizzazione dei contadini.
Tra gli elementi trainanti dell‟economia di questo secolo ricordiamo anchel‟industria siderurgica,
che a partire dalla seconda metà del XVI secolo conobbe una crescita spettacolare (produzione
di ghisa).
Il settore che conobbe la crescita più vistosa fu senz‟altro il commercio, in particolare quello
internazionale. Crebbe anche il settore creditizio e la borsa di Londra acquistava terreno nei
confronti di Amsterdam. I tassi di interesse sono molto bassi.
In questo periodo c‟è forte crescita demografica soprattutto di popolazione urbana: a causa della
crescente domanda di derrate alimentari si introducono innovazioni, si svecchia l‟agricoltura, si
stimola lo sviluppo col metodo olandese, si introduce la rotazione continua.
Compagnie delle Indie Inglesi: fondate dall‟inizio del 600‟, sono importanti per il controllo inglese
dell‟india (nel 1609 avevano già il predominio). Era l‟unica in grado di competere con la V.O.C
(compagnia delle indie) Olandese. In America, grazie alle coltivazioni di tabacco cotone e
zucchero in Virginia, giunsero 80.000 inglesi attratti dalle enormi potenzialità. La Virginia Company
portò oltreoceano agricoltori e commercianti. Londra divenne il centro direzionale di una estesa
rete commerciale.
Le enclosures e gli atti di navigazione
In Inghilterra, alla base della futura industrializzazione vi era soprattutto il nuovo assetto socioeconomico ed istituzionale, oltre alla non belligeranza ed alla minor incidenza delle crisi
demografiche.
Il settore agricolo fu dominato e si sviluppò grazie alla concentrazione fondiaria.
Le classi più abbienti percorsero tre strade per estendere i propri possedimenti:
1. la trasformazione dei contratti colonici da lungo a breve termine e da trasmissibili
ereditariamente a non trasmissibili: questo segnò la fine del sistema della signoria feudale:
2. l‟acquisto di lotti di terra dai piccoli proprietari, colpiti dal crollo dei prezzi;
3. l‟accaparramento degli openfield, ovvero i terreni comuni: grazie ad esso, i grandi proprietari
potevano accumulare denaro proveniente anche dai pascoli, settore sempre più in sviluppo,
visto la crescente richiesta di lana nelle industrie.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag29
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Tipico fu l‟aumento delle coltivazioni di malto, visto l‟incremento del consumo di birra.
L‟aumento della pressione fiscale fu assorbito meglio che altrove, per merito dell‟innovazione
tecnologica e organizzativa.
Gli ex coloni o gli ex piccoli proprietari furono indotti a diversificare le produzioni, a investire in
fertilizzanti e a sviluppare l‟allevamento.
Le politiche dei governi erano volte all‟accrescimento della ricchezza e della potenza nazionale:
nonostante ciò esse coincidevano perfettamente con gli interessi di un‟ampia fascia della
popolazione inglese.
ATTI DI NAVIGAZIONE
Il mercantilismo si sviluppò in tutti i ceti sociali. Essendo l‟Inghilterra un‟isola, molto importante era il
controllo del traffico portuale: gli atti di navigazione vennero emanati con l‟intento di eliminare
l‟Olanda come intermediario di navigazione:
nel 1651,si estese a tutti i porti inglesi il divieto di sbarcare merci da navi che non battessero
bandiera britannica;
nel 1660fu imposta la registrazione di tutte le navi inglesi costruite all‟estero, sancendo inoltre che
le e navi inglesi dovessero avere: un capitano e un equipaggio composto per almeno tre quarti da
inglesi;
nel 1663si stabilì, con lo StapleAct, che le colonie potessero comprare solo in Inghilterra i prodotti
di cui avevano bisogno: questo garantì l‟espansione del mercato interno che poteva contare su
prezzi costantemente inferiori a quelli praticati al di fuori dell‟Inghilterra.
Le classiche compagnie inglesi erano unioni tra mercanti, prive di un proprio capitale sociale,
mentre le nuove, chiamate Joint Stock Companies, si organizzarono sul modello delle compagnie
olandesi.
Inoltre ricordiamo:
 Guerre con gli Olandesi e vittoria di Nuova Amsterdam che diventa New York.
 Rafforzamento della marina
 Interessi della classe mercantile tutelati dal parlamento, si dettano le basi del diritto
commerciale
 Età degli Stuart: 1603 – 1714
 Classi in ascesa: nuovi fittavoli, proprietari terrieri, investitori e operatori nel commercio.
Erano ampiamente rappresentanti in parlamento
 Trattato di Methuen (1703): Stipulato tra Inghilterra e Portogallo, prevedeva l'ingresso del
Portogallo nella coalizione antiborbonica (guerra di successione spagnola) e privilegi
per l'importazione in Portogallo dei tessuti inglesi e dei vini portoghesi in Inghilterra. Sancì
la subalternità economica e politica del Portogallo agli interessi inglesi.
L‟età degli Stuart fu un periodo decisivo per l‟Inghilterra. I poteri che il parlamento riuscì a
conseguire crearono un assetto istituzionale nuovo, che gli garantiva ampi poteri economici e
fiscali ed, inoltre, garantiva anche per i debiti del Regno, incentivando i sudditi ad imprestare soldi
al Sovrano. Il crescente potere politico del Parlamento a discapito del Sovrano, andò a vantaggio
delle classi in ascesa. Si generò, dunque, un circolo vizioso che vedeva il reinvestimento del surplus
degli affittuari in nuove produzioni.
La nobiltà inglese si distingueva da gran parte di quella continentale anche per il fatto che non
disdegnava d‟ impegnare capitali in attività produttive: le famiglie nobili prestavano soldi e
acquistavano azioni delle compagnie. Esse stesse si facevano promotori d‟imprese commerciali e
manifatturiere e investivano in attività minerarie.
L‟altra grande possibilità di investimento era quella legata al commercio dove i rischi ma anche i
profitti erano più alti. Con la trasformazione delle compagnie in SPA tutte quelle persone che erano
riuscite ad accumulare un piccolo risparmio investivano in esse.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag30
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Il mondo agricolo e quello commerciale erano rappresentati in parlamento e nessuna istituzione
rappresentativa in Europa era paragonabile alla camera dei Comuni inglese in campo politico ed
economico.
Il sistema parlamentare inglese non perse mai di vista la politica commerciale, il rafforzamento
della marina e la privatizzazione delle terre. Dal punto di vista economico gli inglesi seppero
sempre imparare, in particolare dagli olandesi, tutto quello che poteva tornare a proprio
vantaggio.
Nel 1694 nacque la banca d‟Inghilterra, che riuscì a sfruttare a pieno le potenzialità di sviluppo ed
investimento di un ben regolato debito pubblico.
Molto importante era il commercio di riesportazione.
Il commercio triangolareha consentito l‟accumulo dei capitali necessari per la rivoluzione
industriale.
IL 1700
LA PROTOINDUSTRIA
Quest‟espressione richiama l‟attenzione sulla misura e sull‟importanza della ruralizzazione delle
industrie manifatturiere nel corso del XVIII secolo. Quest‟innovazione stava nel fatto che l‟attività
artigianale produceva esclusivamente per il mercato: usando il lavoro rurale i mercanti cittadini
potevano ridurre i costi di produzione e aumentare la concorrenza dei loro prodotti sui mercati
locali ed esterni. Nelle comunità rurali, dove predominanti erano le attività proto-industriali, vi erano
forti spinte all‟incremento del tasso di natalità.
Nel XVIII secolo l‟espansione della produzione tessile europea avviene principalmente nelle aree
rurali ed è organizzata da mercanti imprenditori nella sostanziale assenza di trasformazioni
tecnologiche
Cause: cambiamento della domanda e nuovi mercati
Effetti:
1. nuovi prodotti : si passa da una produzione di beni costosi ad una produzione di beni a
basso costo; si passa dalla città alla campagna dove i contadini svolgono le operazioni
intermedie.
2. smantellamento sacche autosufficienza: si passa dalla città alla campagna dove i
contadini svolgono le operazioni intermedie;
3. incremento demografico: si hanno più soldi e quindi i giovani si sposano prima e fanno più
figli;
4. caduta dei prezzi dovuta ad una maggior produzione. Quando la produzione protoindustriale si ampliò anche l‟incremento della produzione tessile provocò la caduta dei
prezzi e la riduzione dei livelli di redditività.
5. declino dei più antichi insediamenti tessili urbani
6. nascono nuove regioni manifatturiere.
L‟espansione del commercio fu severamente limitata dalla politica protezionistica adottata sia
dagli Asburgo sia dai governanti tedeschi. L‟assenza di mercati elastici o accessibili era uno degli
ostacoli più critici all‟espansione.
Era un sistema vantaggioso, ma con qualche inconveniente. È un sistema flessibile in caso di cali
della domanda, rigido in caso di aumento della domanda: la funzione lavoro è regressiva, avendo
salari più alti la gente lavorerebbe di meno dato che non c‟erano ambizioni di miglioramento delle
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag31
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condizioni di vita. Si poteva sviluppare solo dove vi era un eccesso di manodopera rurale dato che
il lavoro manifatturiero era solo una fonte supplementare di reddito.
La funzione si trasforma solo quando le famiglie diventano monoreddito per effetto della
concentrazione terriera. L‟iperbole diventa una retta perché i contadini non praticano più
economia di sussistenza ma devono ricorrere al mercato per tutto.
La proto industria venne abbandonata in favore del sistema fabbrica quando l‟incremento della
produzione tessile provocò la caduta dei prezzi e la riduzione dei livelli di redditività sia per i
produttori contadini sia per i mercanti capitalisti: per quest‟ultimi era sempre più difficile controllare
la produzione, c‟erano forti ritardi. Il sistema fabbrica offriva economie di scala, cicli produttivi più
rapidi, maggior controllo su qualità e quantità, recuperi più veloci degli esborsi di capitali,
maggiore flessibilità nel rispondere alle mutevoli condizioni di mercato.
Alcuni paesi si sviluppano senza industrializzarsi e passare al sistema fabbrica, i livelli della domanda
erano limitati:
L‟espansione manifatturiera in Europa (XVIII sec.): i Paesi Bassi meridionali
Nel corso del XVIII secolo l‟economia dei Paesi Bassi meridionali
sperimenta una certa espansione: essi crescono senza passare
al sistema di fabbrica. È il paese a industrializzarsi per primo
dopo l‟Inghilterra. Beneficia di risorse congrue e adatte alla
soglia tecnologica, e di un‟avanzata economia agricola.
Poteva contare su vie d‟acqua navigabili e poteva contare su
uno dei migliori sistemi di comunicazione d‟Europa.
Possiamo assistere, più che a una rivoluzione “industriale” a una
rivoluzione “industriosa”caratterizzata da:



materie prime agevolmente accessibili: carbone e ferro sono facilmente accessibili
perché i giacimenti sono poco profondi e non servono strumenti costosi per l‟estrazione;
competenze professionali nella lavorazione di lana e cotone e nella metallurgia:
la regione è piccola ma molto popolata : vi era ampia disponibilità di manodopera a
basso costo: bassa tensione a creare attività ad alta intensità di capitale dato il basso
costo della manodopera (ecco perché non parliamo di industrializzazione). Non si
avverte la pressione a rimpiazzare la forza lavoro umana con le macchine, l‟analisi
costi-benefici nel rimpiazzare uomini con le macchine era meno persuasiva.
Questi fattori determinano una “rivoluzione industriosa”, ma non ancora industriale.
L‟espansione manifatturiera in Europa (XVIII sec.): la Francia
Nel corso del Settecento l‟espansione del prodotto interno pro-capite Francese era allineato a
quello inglese, ma la Francia cresce meno e si sviluppa più tardi.
Giocarono principalmente questi fattori:
 la popolazione era numerosa: la manodopera era abbondante e a buon mercato.
 esisteva un ampia disponibilità di legname e di forza idraulica
 il livello di urbanizzazione era limitato
 il quadro economico restò fortemente tradizionalista
 la Rivoluzione
Presi insieme, questi fattori spiegano perché la propensione verso la meccanizzazione fosse sentita
molto meno fortemente nelle industrie e nelle manifatture francesi che in Inghilterra.
La produzione tessile si converte dai tessuti di lana ai tessuti di cotone: anche in questo caso
abbiamo una economia che si espande senza rilevanti trasformazioni tecnologiche e che, come
nel Seicento, è prevalentemente orientata alla produzione e alla esportazione di beni di lusso.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE (1760-1830)
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag32
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La Rivoluzione Industriale ha rappresentato o per la popolazione industriale un impatto
sconvolgente: più sconvolgente dell‟attuale rivoluzione informatica.
La classe dirigente inglese aveva fede nella capacità di autoregolazione del mercato, si
produceva giorno e notte, con turni di 14 ore e in condizioni critiche: l‟imperativo era produrre
(l‟offerta crea la domanda). La politica e le convenzioni sociali hanno portato il capitalismo su
binari più tranquilli in termini di condizioni di lavoro.
Settori traenti, guida all‟industrializzazione
 FERRO: produzione della ghisa
 COTONE: ha avuto un impatto maggiore del settore siderurgico per volumi di produzione,
occupati, esportazioni, innovazioni.
Le innovazioni nella produzione del cotone.
La fortuna dell‟industria tessile inglese inizia con la lana greggia che nel Medioevo era stata il
principale articolo di esportazione del Paese, anche in seguito, durante l‟Età moderna i panni di
lana rappresentavano i 2/3 delle esportazioni del Paese.
La trasformazione industriale è però innescata dal cotone per la quale il mercato si mostra molto
ricettivo.
IL COTONE
Perché la rivoluzione industriale è stata innescata dal cotone e non dalla lana?
Il cotone è una fibra nuova, non è prodotto in Inghilterra ed
ha quindi un mercato più grande: ci sono più potenziali
acquirenti:
1. la materia prima, la fibra, costava poco e si poteva
importare dall‟India: il prodotto restava competitivo
nonostante i costi di importazione;
2. il cotone era più adatto ai primi caldi
3. il cotone si poteva lavare più facilmente: era più
agevole la manutenzione e si poteva usare come
biancheria. GRAZIE AL COTONE MIGLIORO‟ L‟IGENE!!
4. il cotone era più resistente alla trazione meccanica:
poteva essere lavorato dalle nuove macchine.
Il successo del cotone in Inghilterra si deve anche ai provvedimenti protezionistici presi dai
produttori della lana:
 vennero vietate le importazioni di cotone dall‟India
 tutti i bambini dovevano indossare berretti di lana
 i morti dovevano essere avvolti nella lana.
Per far fronte a questi provvedimenti protezionistici allora si iniziò a produrre cotone in Inghilterra e si
iniziò ad investite nelle macchine per filare il cotone.
Le principali erano:
 la NAVETTA VOLANTE: era in grado di aumentare la produttività del tessitore poiché
aumentava la velocità della tessitura. Poiché serviva più filo erano necessarie 4-5 filatrici per
alimentare il tessitore e questo comportò l‟aumento dei salari nelle filatrici.
 GENNY: filatoio a pedale
 FILATOIO IDRAULICO: produceva un filato più resistente ma era legato alla disponibilità di
acqua ed era molto più costoso: il rischio di impresa era più elevato e vincolava l‟imprenditore
all‟investimento.
 MULA: incrocio tra filatoio idraulico e la Genny.
Il flusso di offerta di lavoro è molto importante: la rivoluzione industriale non viene soffocata da un
offerta rigida perché c‟è manodopera proveniente dalle campagne e si può contare sulla
crescita demografica.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag33
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I filatoi producevano un sacco di filo, la produttività si incrementò in modo considerevole e il
prezzo dei filati si abbassò. Nel contempo si è verificata una strozzatura e sono aumentati i salari
dei tessitori: i salari aumentarono poiché si poteva pare di più i lavoratori in quanto essi svolgevano,
grazie all‟aiuto delle macchine, lo stesso lavoro che prima svolgevano molte più persone.
Le innovazioni furono a cascate: l‟industria chimica si sviluppò a seguito dell‟industria del cotone.
Prima la lana e poi il cotone erano sbiancati con il latte acido o con l‟urina: questi sbiancanti
animali però erano antieconomici e fu per questo che nacquero il cloro e la soda.
Le innovazioni a cascata sono risposte a strozzature che si manifestano nelle diverse fasi
dellaproduzioni.I progressi nella tecnica e nelle tecnologie sono risposte alle problematiche che si
presentano. Le innovazioni avvengono empiricamente, come risposta a situazioni di mercato.
IL FERRO E LE INNOVAZIONI DELL‟INDUSTRIA SIDERURGICA
LA CRISI DEL LEGNO
La Rivoluzione Industriale si innesta sulla crescita di alcuni settori chiave e molto spesso i progressi
nelle tecniche e nelle tecnologie si configurano come risposte a problemi
L‟evoluzione della siderurgia risponde ai problemi derivanti dal depauperamento del patrimonio
boschivo.
La strozzatura sarà risolta grazie al precoce utilizzo di carbone di origine minerale. La sua superiorità
è evidente : 1 tonn di carbone bruciato emette calore doppio rispetto a una tonnellata di
legname asciutto rispettivamente nella misura di 8000 kcal/kg il primo e di 4200 kcal/kg il secondo.
Un ettaro di bosco produce circa 2 tonnellate di legna asciutta l‟anno : 1 tonnellata di carbone
produce la stessa quantità di calore ottenibile con un ettaro di foresta.
Grazie all‟uso del carbone al posto del legno si poteva fondere più ferro ma per avere più carbone
si doveva scavare in profondità con il rischio di allagare le miniere.
Per far fronte a questo problema nacquero le prime pompe a vapore (1695).
Nell‟industria estrattiva e siderurgica l‟Inghilterra era agevolata dalla ampia disponibilità materie
prime che sono della qualità adatta ad essere utilizzata lungo la soglia tecnologica che connota il
periodo tra il XVIII secolo e l‟inizio del XIX.Una volta sfruttati i giacimenti più superficiali fu necessario
scavare più in profondità per cercare altro carbone, ma ci si scontrò con le falde frenetiche e le
miniere si allagano. Per ovviare a ciò vennero introdotte pompe a vapore: sono cruciali le scoperte
di Darby (pompa che però esplodeva), Newcommen (consumava un sacco) e Watt (inventa la
macchina a vapore migliorando la pompa Newcommen). Si migliorano i rendimenti delle miniere
in profondità col progresso tecnologico.
Grazie a queste scoperte:
 si ridusse drasticamente la dipendenza dal carbone di legna ;
 si poterono lavorare più grandi quantità di metallo
 si poterono sfruttare le miniere in profondità
 si migliorano i rendimenti e i consumi delle pompe
 accrebbe la scala delle unità produttive e se ne modificò la loro ubicazione.
L‟industria siderurgica è un‟industria capital intensive, si accresce la scala delle unità produttive e si
modifica la loro ubicazione.
Carbone + ferrobrumo/ghisabudellaggio, si rimescola la ghisa per evitare le impurità allora si
ottengono materiali migliori.
Il vantaggio inglese sta nell‟ampia disponibilità di materie prime che sono della qualità adatta ad
essere utilizzata data la soglia tecnologica del periodo (ad esempio le risorse della Germania
erano inadatte data la soglia tecnologica). L‟Inghilterra è leader nei prodotti ferrosi.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag34
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Tra il 1680 e il 1780 la produzione di carbone aumentò del 300% e alla fine del secolo la Gran
Bretagna diventò un paese esportatore di prodotti ferrosi.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE ED UN MERCATO PRECOCEMENTE INTEGRATO
La Rivoluzione Industriale si può considerare come una serie di innovazioni che avvennero
empiricamente per risolvere alcuni problemi.
La Gran Bretagna divenne Leader nella produzione di prodotti famosi grazie a condizioni favorevoli
quali:
1. MORFOLOGIA DEL PAESE: il territorio è prevalentemente piatto e circondato dal mare, le
comunicazioni erano più facile i si poterono costruire fabbriche più grandi perché il
mercato era integrato;
2. RAPIDA ELIMINAZIONE DI DAZI E DOGANE INTERNE;
3. CREAZIONE DI STRADE A PEDAGGIO, create dai parroci: il rendimento delle strade dipende
dallo stato di mantenimento;
4. CREAZIONE DI CANALI: consentono il trasporto facilitato del carbone e l‟abbassamento dei
prezzo. I canali saranno soppiantati dal 1830 dalle ferrovie.
5. ESPANSIONE URBANA: il mercato delle imprese cresce e in città la gente deve poter
comprare tutto.
L‟industria inglese guardò ai volumi: prodotti nuovi di largo consumo come le ceramiche e la birra
conquistarono il mercato locale.
IL RUOLO DELLO STATO NEL XVIII SECOLO
Il XVIII secolo vide ancora prevalere l‟orientamento mercantilistico su quello liberista.
Il potenziamento dello stato, secondo la logica mercantilistica, si doveva perseguire con:
 ECONOMIA
 GUERRA.
Uno dei temi centrali delle rivoluzioni industriali fu la libera impresa.
Spesso si sostiene che una delle maggiori restrizioni allo sviluppo derivò dall‟intervento statale.
Il mercantilismo era basato sul presupposto che ogni Stato avrebbe dovuto adottare misure
protettive per assicurarsi la propria quota commerciale.
Ricordiamo ancora che i NavigationActs inglesi ordinavano che tutte le merci dovessero essere
trasbordate nei porti metropolitani britannici, mentre in Francia il colbertismo aveva funzione
protezionista analoga.
Queste politiche furono causate soprattutto dall‟aumento dei costi bellici: ciò avrebbe accelerato
la crisi politica ed istituzionale dello Stato dell‟Ancien Regime.
Gli esperimenti noti come assolutismo illuminato erano tentativi di accrescere i limitati poteri della
monarchia, che aveva intense necessità fiscali.
In Germania, le classi fondiarie erano ostili all‟espansione industriale perché essa avrebbe sottratto
forza lavoro agricolo.
In Prussia l‟80% delle entrate era devoluta alla spesa militare.
Nel caso del commercio estero i principi della liberalizzazione erano persino più difficili, a causa di
restrizioni e monopoli.
L‟Inghilterra aveva imposto al Portogallo il Trattato di Methuen, che gli aveva permesso il completo
controllo del commercio col Brasile. Pombal rinegoziò il Trattato sulla reciprocità di concessione su
merci specifiche e questa fu la base per successive negoziazioni. Queste si conclusero con il
Trattato di Eden del 1786 tra la Gran Bretagna e la Francia, che segnò una breccia nelle politiche
protezionistiche francesi. La combinazione del liberalismo economico col protezionismo sarebbe
rimasta l‟indispensabile politica economica fino a dopo il 1805 con l‟Impero Napoleonico.
Il protezionismo industriale si concentrò sulle manifatture: il più famoso esempio fu la fabbrica di
porcellana segreta di Meissen in Sassonia, copiata da Carlo III di Napoli.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag35
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La chiave di questo successo inglese fu la capacità di non indebitarsi, grazie alla Banca
d‟Inghilterra ed al rinnovamento all‟interno del Parlamento, che garantiva indipendenza finanziaria
dalla monarchia e generava sicurezza negli investitori.
L‟Inghilterra, in questo modo, riuscì in 20 anni a saldare le spese belliche per la Guerra americana
d‟Indipendenza, al contrario della Francia, che entrò nella crisi finanziaria che provocò la
rivoluzione del 1789.
In questo periodo Londra sostituì Amsterdam come principale porto internazionale.
Scontro tra Inghilterra e Francia
Al fine di proteggere e estendere i propri interessi commerciali, Inghilterra e Francia si affrontarono
nella Guerra dei Sette Anni (1756-63): i motivo, come accennato erano puramente economici, in
quanto si voleva impedire alla Francia di congiungere la Lousiana al Quebec e formare un sistema
coloniale in grado di rivaleggiare con quello inglese.
In questo periodo l‟Inghilterra affronta numerosi conflitti con le altre potenze europee che riesce a
sostenere grazie alla sua stabilità finanziaria: lo stato inglese poteva imporre tributi e chiedere
prestiti senza cadere nelle crisi finanziarie che sommersero le altre potenze europee, e poteva
contare sulla Banca di Inghilterra (1694) che permise al Governo Britannico di ottenere prestiti
garantiti. L‟indipendenza dalla monarchia di tale istituzione dava sicurezza a coloro che
investivano nel debito pubblico inglese.
Portarono alla fondazione della banca di Inghilterra:
 La nuova idea consistente nel fatto che il governo non dovesse intralciare l‟economia
drenando le risorse con le guerre.
 Il fatto che il Regno Unito fosse una monarchia costituzionale, perché ciò costringeva il Re a
fornire copertura finanziaria a ogni spesa e a doversi guadagnare l‟approvazione del
Parlamento in tali spese: dato che in parlamento erano rappresentati gli interessi
economici, il Re non poteva muoversi per mere ambizioni egemoniche, ma doveva
difendere la preminenza economica del regno.
Per non assorbire le risorse del settore privato si creò questo sistema. Il monarca chiese un prestito
nel 1694 alla Banca di Inghilterra: gli azionisti conferironoil denaro necessario per la guerra contro la
Spagna. La Banca deteneva titoli del debito pubblico: la restituzione era prevista dopo 12 anni e
maturavano interessi all‟8%. La banca scontò effetti commerciali per l‟importo dei titoli di stato
(cedono i titoli di credito ottenendo un anticipo pari a una somma minore del valore nominale per
il compenso di sconto). I titoli di stato erano garanzia perché chi portava gli effetti riceveva note di
banco (banconote) utilizzabili nei commerci. Il credito è stato cartolarizzato: con questo sistema il
debito diventa a tempo indeterminato e lo stato comincia finanziarsi così senza sottrarre oro alla
circolazione. Questo meccanismo creò un circolo virtuoso in cui la gente aveva molta fiducia e
finanziava lo stato.
Ovviamente l‟Inghilterra non fu immune da bolle speculative.
La maggiore capacità finanziaria non solo gli permise di muovere guerra con più efficacia, ma
significava anche che il commercio britannico poteva contare su ciò che era alla fine del secolo
la più grande e più potente marina militare del mondo.
Siccome l‟Inghilterra ha potere economico è potente militarmente.
L‟età napoleonica (1799- 1815)
A seguito del colpo di stato di Napoleone nel 1799 vennero ancor più alla ribalta le vecchie rivalità
commerciali tra Francia e Gran Bretagna. Il nuovo impero francese tenta di creare un sistema
economico continentale sotto la sovranità francese che riesca a scalzare l‟egemonia inglese.
La distruzione della flotta francese e della flotta spagnola nella battaglia diTrafalgar (1805) ha
segnato la definitiva egemonia marittima della Gran Bretagna.
Napoleone, instaurando il blocco continentale(1806) prova a creare un mercato integrato
continentale tagliando fuori l‟Inghilterra: fallisce a causa delle resistenze dei paesi occupati e il
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag36
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commercio di contrabbando inglese. I successivi decreti di Berlino (1806) e del Trianon (1810)per
ovviare a questi problemi non riuscirono a far rispettare il sistema.
Lo storico francese Bergeron ha descritto il “Blocco Continentale” come un modo particolare di
condurre la guerra, che in futuro si sarebbe dovuto fondare sul dominio economico del
continente.
ASPETTI POSITIVI DEL DOMINIO DI NAPOLEONE
1) L‟aspetto più positivo del retaggio napoleonico fu l‟abolizione del feudalesimo: le
monarchie dell‟Ancien Regime si ritirarono di fronte a nuove autocrazie amministrative che
prendevano a modello il regime napoleonico.
2) Lo Stato riguadagnò completa sovranità e furono abolite le giurisdizioni private.
3) Si riorganizzarono le tasse per favorire lo sviluppo della proprietà privata e dell‟impresa
individuale.
4) Riforme:
a. unificazione dei pesi e delle misure;
b. abolizione della servitù: lo stato venne riorganizzato secondo i principi emersi nella
Rivoluzione in Francia. Furono abolite le giurisdizioni private e si riorganizzano le tasse.
c. abolizione dei corpi intermedi;
d. secolarizzazione dei principati;
e. vendita dei terreni ecclesiali;
f. creazione del Codice di Commercioche tutela la proprietà privata come diritto
borghese.
Cosa accadde in Germania?
Nella confederazione tedesca vennero introdotte riforme (da Von Stein e Von Hardenburg) per la
liberalizzazione del mercato.
Cosa accadde nel Regno d‟Asburgo?
Anche nella monarchia asburgica l‟esperienza della sconfitta e della fine del Sacro Romano
Impero fu un forte incentivo alle riforme amministrative.
Cosa accadde in Italia?
Le conseguenze delle politiche economiche di Napoleone non furono affatto sempre negative;
per esempio nell‟Italia settentrionale portò all‟espansione della produzione di seta e della seta
grezza, che diventarono la principale merce di esportazione, e al ruolo di fornitrice di materie
prime.
LO SVILUPPO ECONOMICO NELL‟EUROPA DEL XIX SECOLO
Nel periodo intercorrente tra l‟inizio del XVIII e la prima metà del XX l‟economia europea subì
trasformazioni strutturali e il settore secondario acquisì preminenza sul primario. La trasformazione si
rese inizialmente evidente in Inghilterra dove furono precocemente utilizzati:
 macchine mosse da energia meccanica
 nuove materie prime
 nuove fonti di energia -->il paradigma del carbone
 aumento dimensionale delle imprese di molti settori.
Il fenomeno, avvenuto all‟insegna dell‟empirismo, ebbe una sua etichetta: “Rivoluzione industriale”
un termine da intendersi nel senso della durevolezza e della pervasività della trasformazione, ma
non nel senso della sua rapidità.
SI TRATTO‟ DI “RIVOLUZIONE INDUSTRIALE” OPPURE DI “EVOLUZIONE INDUSTRIALE”?
Rivoluzione,siè comunque una rivoluzione perché il punto di arrivo è che nulla fu come prima: ha
avuto effetti rivoluzionari, ha cambiato tutto, introducendo una nuova forma di organizzazione
della produzione, il sistema di fabbrica.
Evoluzione:modificazione che si verifica in un periodo lungo, per molto tempo.
Con il concetto di “Evoluzione industriale” si tenderebbe a pensare a qualcosa di più simile al
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag37
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modificarsi biologico dell‟organismo, per questo motivo gli storici hanno preferito utilizzare il termine
“Rivoluzione Industriale” in quanto da quel momento: NIENTE FU PIU‟ COME PRIMA. Questo modello
ha al centro una nuova forma di organizzazione della produzione basata sul SISTEMA DI FABBRICA
(nuove macchine mosse a energia, nuove materie prime, più imprese).
L‟innovazione tecnologica non fu il prodotto di una (o della) rivoluzione scientifica, ma dello sforzo
convergente e cumulativo di molti inventori.
Un secolo di crescita continuativa
Secondo A. Maddison, nel corso dello sviluppo, esistono aree guida ed aree inseguitrici.
Per economie guida egli intende quelle che sfruttano più efficacemente le conoscenze tecniche
disponibili in un dato periodo.
I paesi sviluppati, dunque, risultano favoriti dalla cumulazione delle ricerche.
Secondo questa teoria esistono quattro fasi successive corrispondenti a quattro aree guida:
 1100-1500: Italia del Nord e Fiandre
 1600-1750: Olanda
 1750-1890: Inghilterra
 1890 ad oggi: USA
La prima vera forza industriale fu l‟Inghilterra, grazie alla produzione tessile, siderurgica, meccanica,
ma soprattutto grazie allo sfruttamento intensivo del carbone.
L‟importanza del settore primario, soprattutto in Gran Bretagna, infatti, andò riducendosi a favore
del secondario, per questo si tende ad identificare il progresso con l‟industrializzazione .
Spesso, però, l‟agricoltura non era arretrata e anch‟essa contribuiva allo sviluppo.
Con la Rivoluzione Industriale l‟Europa si liberò della forza animale sostituendola con la meccanica,
e iniziò a sfruttare meglio le risorse scarse.
A differenza dei secoli precedenti, il 1800 sestuplicò il PIL, secondo l‟analisi di Bairoch , senza un
corrispondente aumento demografico, aumentando quindi il reddito pro-capite con grande
continuità fino alla vigilia della prima guerra mondiale.
L‟aumento di reddito pro-capite fu relativamente basso negli USA, invece, perché la popolazione
aumentò notevolmente a cause delle immigrazioni.
DA SAPERE SEMPRE!!!
Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è la somma di tutti i beni e servizi finali prodotti all‟interno di un
Paese sia dai cittadini che dagli stranieri in esso attivi al lordo degli ammortamenti in un
determinato periodo di tempo
IlPNL (Prodotto Nazionale Lordo) è il valore della produzione di beni e servizi, al lordo degli
ammortamenti, realizzati da una nazione, anche all‟estero, nell‟arco di tempo considerato
(solitamente un anno).
Il PPP (PurchasingPowerParity) è un tasso di cambio che tiene conto del diverso livello dei
prezzi.
La crescita economica moderna
• Essa è rapportata alla quantità di beni prodotti da un Paese.
• Si calcola sommando il valore aggiunto da ciascuno stadio di lavorazione dei beni, vale a dire la
differenza tra il valore del prodotto finito e il valore dei prodotti intermedi utilizzati. Tale cifra
corrisponde per definizione alla somma dei costi dei fattori di produzione impiegati. La produzione
totale è quindi praticamente uguale al reddito.
• Viene valutata in base alla variazione del PIL a prezzi costanti.
MISURARE LA RICCHEZZA & PARADIGMI INTERPRETATIVI
Vengono inventati nuovi indicatori idonei a misurare la ricchezza dei paesi per poter interpretare lo
sviluppo economico
PIL E PNL
Si considera nel conteggio lo stadio finale del bene, i prodotti finiti al lordo degli ammortamenti
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag38
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PIL
Beni e servizi prodotti all‟interno di
un paese indipendentemente
dalla nazionalità dei produttori
PNL
Beni e servizi prodotti da operatori
nazionali, in italia e all‟estero.
Importa CHI produce
Esistono tre metodi di calcolo del PIL:
1) Il PIL è la somma del valore aggiuntoa ogni livello della produzione prodotto dall‟economia
in un dato periodo di tempo. Si considera il valore aggiunto per evitare la duplicazione dei
valori.
2) Metodo della spesa: il PIL è la somma di consumi delle famiglie, investimenti delle imprese,
spesa pubblica e esportazioni nette.
3) Il PIL è la somma dei redditi (Y) prodotti in economia in un dato periodo di tempo: pensioni
e redditi di capitali
Il PIL non considera l‟economia sommersa.
Tipi di PIL:
1) A prezzi correnti: valore comprensivo dell‟inflazione
2) A prezzi reali: valore deflazionato, per fare un confronto non si considera l‟inflazione, solo il
reale potere d‟acquisto.
Per una corretta comparazione non basta convertire i dati espressi nelle valute nazionali (€) in
quella di un solo paese (£ o $) al tasso di cambio medio dell‟anno, ma bisogna considerare un
tasso di cambio speciale il PPP che tiene conto del diverso livello dei prezzi.
I dati della contabilità nazionale sono indici insostituibili, ma non tengono conto delle performance
delle regioni-pilota. Il caso italiano è significativo: secondo le stime di Zamagni nel 1911 il “triangolo
industriale” (Lombardia, Piemonte, Liguria) era di un terzo superiore alla media italiana, tedesca e
francese. Le stime regionali, comunque, restano di difficile
valutazione.
I cambiamenti strutturali
Il tasso di attività è difficile da calcolare, tuttavia era chiaramente in crescita, soprattutto per
l‟aumento di attività femminile.
Il tasso di attività è il rapporto tra popolazione attiva (occupati e persone in cerca di occupazione,
cioè disoccupati involontari) e popolazione totale.
Il reddito pro capite è dato dal reddito nazionale diviso la popolazione residente, rappresenta un
indicatore dello sviluppo economico di un paese.
L‟incremento del reddito pro-capite s‟accompagnò ad un decremento della fertilità e della
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag39
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mortalità, ad un aumento della scolarizzazione, della urbanizzazione e del commercio
internazionale.
Confronto con altri paesi: considero un cambio di valuta medio, dato che i tassi di cambio
possono variare. Bisognerebbe usare un indice che evidenzi il reale potere d‟acquisto.
Molte volte una misura aggregata non è sufficiente: si usa il PIL pro capite, dividendo il PIL per la
popolazione del paese. A parità di PIL, un paese con un PIL pro capite maggiore, possiamo
presumere abbia livelli di benessere maggiori. Tuttavia non da informazioni sulla sperequazione
della ricchezza, ovvero sulla distribuzione della ricchezza nel paese.
Per questi inconvenienti ora si usa l‟indice di sviluppo umano, che considera anche parametri
qualitativi.
Ritmi, fasi e modelli di crescita: l‟Inghilterra e gli altri
Sulla crescita della Gran Bretagna e del mondo occidentale focalizzarono le loro attenzioni Adam
Smith e Marx.
Interpretazioni, chiavi di lettura, teorie degli economisti


Economisti classici: c‟è un principio ordinatore del sistema economico, il consumatore. Si
produce per consumare, c‟è sovranità del consumatore. È un gioco equo perché tutti i
fattori produttivi sono remunerati proporzionalmente al contributo nel processo produttivo. Il
prezzo è giusto, di equilibrio, che soddisfa le esigenze del consumatore e produttore
formandosi dal libero incontro tra Domanda e Offerta, tutti perseguono razionalmente il
proprio interesse individuale, sanno cosa vogliono e come ottenerlo. Il neo di questa teoria
è che è iposocializzante: il comportamento del singolo si riflette sull‟aggregato. Il
comportamento non dipende dal contesto storico.
Marx:esistono interessi in conflitto, perché l‟obiettivo del capitalista di accumulare ricchezza
e produrre massimizzando il profitto diverge dall‟obiettivo del lavoratore di lavorare per
vivere e poter consumare. Secondo Marx il fattore preponderante è il lavoro, ma il
lavoratore viene pagato meno e l‟imprenditore si appropria del sovrappiù: ci sarà
inevitabilmente una lotta di classe. Il capitalismo per Marx è il preciso prodotto di un
momento.
Cicli, fluttuazioni e attività innovativa
Nello studio della regolarità delle fluttuazioni un notevole studio fu svolto da Schumpeter, che definì
tre cicli principali:
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag40
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
Schumpeter e la scuola tedesca: La “scuola storica” tedesca che fondò la storia
economica, rifiutò l‟esistenza di leggi universali sostenendo che le leggi dell‟economia sono
determinate dalla congiuntura, dalla logistica e dalle istituzioni. Questa idea trovò la sua
massima espressione nella teoria degli stadi di sviluppo. Tema centrale furono, sia per i
marginalisti sia per i teorici neoclassici, le crisi cicliche che perturbavano lo sviluppo, alla
ricerca di regolarità empiriche nella storia passata per ottenere delle previsioni. Nell‟800
arriviamo alla conclusione che il capitalismo sia in realtà un sistema instabile. La crisi è frutto
naturale del capitalismo, non è il sistema che non funziona: ci sono cicli economici.
Per Schupeter l‟andamento ciclico costituisce l‟essenza stessa del processo di sviluppo
capitalistico. La su spiegazione delle fluttuazioni ha un carattere fortemente dinamico: lo
sviluppo generato dal sistema economico è per sua natura „ciclico‟, poiché il progresso
rende instabile il mondo economico.
Le fluttuazioni sono dunque la conseguenza necessaria della rottura dell'equilibrio
stazionario e rappresentano la forma che lo sviluppo assume nell'era del capitalismo.
Schumpeter discostandosi dalla scuola classica, distinse invenzioni da innovazioni :
o Le invenzioni hanno origine scientifica, ma non sono rilevanti per l‟analisi
economica.
o Le innovazioni, invece, si sviluppano in modo endogeno al sistema economico in
risposta ai bisogni, dando senso anche alle invenzioni.
Esse scaturiscono dall‟iniziativa degli imprenditori innovatori, che conquistano nuovi mercati
e raggiungono una posizione monopolistica (che compensa il rischio iniziale) e vengono
successivamente imitati.
L‟impresa first mover(o
leader) è quella che decide
senza essere condizionata.
L‟impresa followerè quella che si
adegua.
Il trend di crescita si giustifica col
fatto che nel periodo di
espansione vengono introdotte
molte innovazioni (a grappolo).
Nonostante
poi
l‟economia
rallenti e rientri nell‟andamento
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag41
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ciclico, le innovazioni hanno cambiato lo scenario (distruzione creatrice).
Siccome l‟innovazione si presenta a grappoli giustifichiamo il ciclo lungo di Kondratieff.
Riguardo ai cicli economici abbiamo teorie singolari come quella di Javons che sosteneva
che il ciclo dipendesse dalle macchie solari che cambiavano ogni 6 anni circa: tale
cambiamento secondo lui influenzava l‟umore degli operatori di borsa. Dopo essere deriso,
riformula la teoria legando le macchie solari all‟andamento dell‟agricoltura: il sole influenza
le rese agricole e di conseguenza il prezzo di tali prodotti.
Schumpeter IN BREVE(1883-1950)
•Schumpeter propose un approccio dinamico allo studio dell‟economia adatto a spiegare lo
sviluppo: il capitalismo è per sua natura instabile e le fluttuazioni cicliche sono la sua essenza e la
manifestazione esteriore della distruzione creatrice che sblocca l‟economia dallo stato stazionario
•I cicli economici si spiegano con l‟intervento dell‟imprenditore innovatore che combina in modo
nuovo i fattori di produzione avvantaggiandosi anche dei capitali messi a disposizione dalle banche
•Le innovazioni sono concentrate e introdotte (=grappoli di i.) in determinati momenti: l‟introduzione
di innovazioni determina la ripresa cui seguono l‟espansione, la contrazione, recessione (introduzione
nuovi prodotti/tecnologie, recepimento/diffusione, maturità, saturazione). Le innovazioni epocali che
determinano la fondazione di nuovi paradigmi tecnologici sarebbero responsabili dei cicli Kondratieff
Le teorie della storia economica: gli stadi di Rostow e il take off: la Teoria degli stadi di Walt Rostow
è costruita sull'esperienza dei paesi occidentali e dei primi paesi industrializzati della storia.
Lo sviluppo economico per stadi si riferisce quindi ad uno specifico contesto storico, culturale ed
ambientale e potrebbe non essere un modello efficace per interpretare lo sviluppo economico in
epoca contemporanea.
Oggi i paesi in via di sviluppo devono infatti affrontare le tappe dello sviluppo tenendo conto
(come per la prima e la seconda rivoluzione industriale ma in maniera più stringente) dell'esistenza
di paesi già sviluppati.
In alcuni casi, come è successo già in passato , una economia emergente può saltare alcune
tappe dell'industrializzazione e collocarsi direttamente sulla soglia superiore della tecnologia
In questo senso è ancora di attualità la proposta di Alexander Gerschenkron.
Il grafico illustragli stadi in cui avviene la crescita economica.
Fase 1-la societàtradizionale:prevale il settore primario, scambi
scarsi, investimenti scarsi. La popolazione cresce se
aumentano le risorse, vale la trappola malthusiana.
Fase 2-precondizione al decollo: si crea sovrappiù,
nuove industrie, intervendo dello stato, nasce un
sistema creditizio.
Fase 3 - decollo – take off: investimenti pari almeno al
10% del PIL, nascono nuovi settori, l‟agricoltura si ritrae,
l‟economia subisce trasformazioni strutturali, il peso
dell‟agricoltura nel PIL diminuisce, è una trasformazione
irreversibile.
Fase 4 -spinta verso la maturità: gli investimenti sono
pari almeno al 10% del PIL, ci sono settori nuovi
dominanti, aumenta il peso dei consumi
Fase 5-società opulenta: era del consumo di massa, è il
consumo a consentire la crescita economica.
Difetti del modello:
- Troppo schematico, legami causa-effetto troppo stretti
- È basato sull‟esperienza dei paesi occidentali, per gli altri non è così, fanno i conti con quelli già
industrializzati
- Lo sviluppo tedesco mostra com‟è possibile collocarsi immediatamente sulla superiore soglia
tecnologica.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag42
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
 Gerschenkron e i vantaggi dell‟arretratezza
Esistonovantaggi dell‟arretratezza. Un paese inseguitore può approfittare del livello superiore di
conoscenza e tecnologia degli stati aree guida. La rincorsa dei secondcommers è spiegata
dalla teoria sostitutista che enuncia il principio secondo cui esistono agenti sostitutivi al tessuto
di imprenditorialità diffusa tipico dell‟area inglese. Tali agenti sono lo Stato e la Banca Mista e
sono sostitutivi se hanno una visione telescopica del futuro e hanno ampia disponibilità di
mezzi, in modo da investire in settori che non danno redditività immediata.
Se un paese è meno arretrato opera la banca mista: essa è un‟innovazione finanziaria nata
nell‟800. La banca mista non si limita ad erogare il credito in maniera tradizionale ma esercita
credito industriale collocando azioni e obbligazioni. Entra nel capitale di rischio dell‟impresa:
questo genera conflitti di interessi dato che la banca è sia socio che creditore. La liquidità è
data dalla raccolta: la rete di depositi è quindi fondamentale. Questo sistema presenta una
contraddizione: la raccolta è a breve termine, sono depositi a vista, mentre il rischio è a lungo
termine.
La banca mista è un soggetto determinante per l‟organizzazione, ma pericoloso: la sua
degenerazione causò la crisi del „29. Per questo dopo il „29 ci fu una divisione tra il credito
ordinario e le operazioni a lungo termine: tale separazione però non durò molto.
La banca mista ha consentito la realizzazione della rete ferroviaria tedesca.
se ci sono questi elementi si saltano le fasi intermedie individuate da Rostow arrivando
direttamente all‟industrializzazione.
Quanto più un‟economia è vicina alle condizioni della GB nella fase di accumulazione delle
condizioni per il take-off, tanto più vi è la possibilità che essa possa “imitare” il processo di
sviluppo inglese.
Qualora i prerequisiti manchino, si possono cercare dei fattori sostitutivi (stato e banca mista): si
tratta di stimolare i processi naturali al fine di un recupero (catching up) veloce. Questo
modello somiglia a quello di Rostow, poiché prevede una fase di decollo (big spurt).
Il vantaggio dell‟arretratezza consiste in:
• chi arriva dopo può imitare le tecnologie senza il rischio iniziale, e chi parte per primo non
è sicuro di mantenere la propria
posizione dominante;
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag43
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• si sviluppa più rapidamente (industrie soprattutto);
• maggiore produzione di beni strumentali anziché di consumo;
• migliore istituzionalizzazione;
• minore crescita agricola;
• maggiore importazione di tecniche;
• il settore trainante non è sempre quello industriale come in G.B;
• le fasi successive allo sviluppo generano diversi tipi di capitalismo, soprattutto nelle
istituzioni.
Il difetto di questa teoria è (visto il peso dell‟intervento statale, istituzionale e finanziario) che
diventa labile la divisione tra stati leader e follower e che lo sfondo economico era esclusivamente
nazionale.
Data questa teoria e gli sviluppi successivi si giunse quindi a qualificare il caso inglese come
un‟eccezione anziché un modello.
Alexander Gerschenkron(1904-1978) IN BREVE
•A. Gerschenkron elaborò la teoria sostitutista per spiegare cosa aveva reso possibile l‟inseguimento e il
superamento dell‟Inghilterra ad opera dei Second Comers.
•In particolare egli ritenne che avessero operato degli agenti sostitutivi dello sviluppo alternativi alla creazione
tessuto industriale diffuso che aveva connotato la Rivoluzione industriale inglese. Essi avrebbero consentito al
paese inseguitore di collocarsi sul livello superiore della soglia tecnologica
•Essi avevano ampie disponibilità di capitale e una visione strategica telescopica(=di lungo periodo) per cui,
ad ex. potevano effettuare investimenti di rilevante entità e a lento rientro : l‟industrializazione poteva perciò
essere più rapida di quella inglese, ma anche più difficile
• Gli agenti sostitutivi dello sviluppo sono: lo stato e/o la banca mista

Polland e il problema delle unità di analisi: Con il suo volume “The peaceful Conquest ” del
1981, per la prima volta Sidney Pollardanalizzò lo sviluppo per unità regionali e non
nazionali, poiché egli sostenne che l‟industrializzazione europea si realizzò in ogni nazione su
base regionale.
Egli introdusse il concetto di differenziale della contemporaneità, di cui è un esempio tipico
la costruzione delle ferrovie, che ebbero utilità diverse a seconda delle zone. È quindi
sbagliato focalizzarsi su un livello nazionale per valutare il livello di industrializzazione.
Parliamo di dualismo: un esempio sono le differenze tra Nord e Sud d‟Italia. Lo sviluppo
deve essere misurato secondo unità di analisi regionale.

David – dipendenza da percorso/pathdependence: Seguendo un approccio più
scientifico, tra i concetti significativi troviamo quello di pathdependence, elaborato da
Paul David.Secondolui,il cammino dei first comers non può essere imitato perfettamente,
poiché catene di eventi casuali delimitano il campo delle scelte.La competizione porta
all‟abbassamento dei costi di transizione (ovvero costi di ricerca, organizzazione e
diffusione), questocon riferimento anche alle istituzioni. Certi percorsi di sviluppo dipendono
dalla via intrapresa dagli investimenti, da quella scelta, nonostante le diverse strade
percorribili all‟inizio.
Path dependence
•La spiegazione delle trasformazioni della tecnologia (e dell‟economia) è il prodotto del verificarsi di
eventi anche casuali (ex. la disponibilità o meno di certe risorse può indurre o non indurre a sviluppare
date tecnologie)
•Una volta che un percorso è stato selezionato da una serie di eventi economici casuali, la scelta
resta fissata (cioè si continua sulla via intrapresa) indipendentemente dai possibili vantaggi delle
alternative

Douglas North e il ruolo delle istituzioni: Douglas North teorizzò il mutamento economico
come risultato di cambiamenti istituzionali, poiché persino nel paese del “laissezfaire ” (la
G.B.) il ruolo dello Stato fu fondamentale (soprattutto per garantire la proprietà privata).
La presenza dello Stato è dunque giustificata dalla presenza dei costi di transazione.
un risultato positivo o negativo in termini di sviluppo economico è connesso alla qualità
delle istituzioni.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag44
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Nota terminologica: per noi istituzioni = organizzazioni. Con istituzioni intende le regole
emanate dalle organizzazioni.
Per tornare alla teoria regole efficienti + sviluppomeno costi transazionali
North afferma che l‟efficiente tutela della proprietà privata inglese con l‟enclosio ha
favorito lo sviluppo dell‟Inghilterra. A ciò possiamo obiettare osservando come la Francia,
nonostante l‟ampia tutela della proprietà, non abbia seguito il medesimo percorso di
ampio sviluppo.
A questo punto maturarono due teorie:
1) il liberismo (mano invisibile di Adam Smith): lasciare spazio ai meccanismi di
mercato
2) la dottrina interventista
Già fin dal primo Ottocento USA, Belgio, Francia e Germania erano accomunati dalla fiducia nello
Stato per l‟industrializzazione. Negli USA si sviluppò il modello di Stato regolatore (modello “debole”),
ancor oggi prevalente, mentre in Europa prese consistenza il modello “forte” di Stato e fiducia nel big
government, con politiche dirigiste. In Paesi più recenti, tra cui l‟Italia, lo Stato ebbe un ruolo
fondamentale nell‟unificazione politica. Il peso dello Stato è sempre andato in crescendo (spesa
pubblica e interventismo) con il passare del tempo e si è giunti alla conclusione che il capitalismo non
funziona se privo di almeno uno “Stato minimo”: “law and order” (leggi, soprattutto per la difesa della
proprietà, amministrazione, giustizia e ordine pubblico, istruzione, poste, sanità e trasporti). Questo
concetto di Stato minimale si rifà a dei principi liberisti, totalmente opposti a quelli sovietici del 1900
che negavano il mercato.
Dinamiche demografiche e di mutamento sociale
A partire dagli anni „40 del Settecento la popolazione Europea riprese a crescere arrivando a
raddoppiare tra 1850 e 1900, mentre la popolazione mondiale passò da 978 a 1650 milioni di
abitanti. I tassi di incremento demografico si diversificarono nelle diverse regioni con un minimo per
la Francia (0,4% di incremento medio annuo e un massimo per la Russia: 2%), non sono omogenei.
Assistiamo a un aumento demografico senza inversioni di tendenza per tutto il periodo.
Risulta evidente che la correlazione tra industrializzazione e crescita demografica non è netta: lo
desumiamo dal fatto che l‟Inghilterra e la Germania hanno lo stesso tasso di crescita ma realtà di
sviluppo molto differenti. L‟aumento può piuttosto essere correlato a un miglioramento
dell‟agricoltura (fine delle grandi carestie, certezza negli approvvigionamenti) e dei trasporti
(agevolano il trasferimento di beni primari).
La crescita si accompagnò:
• a migrazioni interne;
• a migrazioni internazionali;
• all‟urbanizzazione;
• allo sfruttamento di risorse prima sottoutilizzate o sconosciute;
• all‟introduzione di nuove tecnologie rese possibili da una ricerca scientifica applicata alla
produzione economica.
TRANSIZIONE DEMOGRAFICA E TRANSIZIONE EPIDEMIOLOGICA - SEC. XVIII
Transizione demografica: passaggio da un regime demografico antico (alta natalità e mortalità )a
un regime demografico moderno (natalità e mortalità sotto controllo).
Transizione epidemiologica: scompaiono le grandi epidemie.
Il fenomeno si origina in Inghilterra: a partire dalla metà del 1700 le accresciute disponibilità
alimentari ed un miglioramento dell'igiene unitamente al miglioramento dei trasporti e
all‟incremento del reddito consentono di sostenere una popolazione crescente. La mortalità si
abbassa (scompaiono le grandi epidemie e carestie) mentre la natalità rimane elevata, per la
prima volta la trappola malthusiana non scatta: iniziano latransizione demografica e la transizione
epidemiologica. La mortalità è ordinata cronologicamente.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag45
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Alta natalità,alta mortalità
Bassa crescita perchè si nasce
meno e muore meno
Perché il calo non contemporaneo dei tassi di natalità e mortalità produce un aumento
popolazione?
 Aumentano le opportunità lavoro nelle fabbriche, anche per l'occupazione minorile.
 La Natalità rimane elevata nelle aree rurali: morale religiosa, tradizione, necessità forza
lavoro.
 Maggiore disponibilità risorse: anticipa età matrimoniale.
 Migliorano quantità e qualità dell‟alimentazione: organismi più robusti e meno esposti alle
malattie.
 Miglioramenti della medicina.
 Miglioramenti dell‟igiene personale e pubblica.
 Fine delle epidemie.
 Il rapporto popolazione-risorse diviene un circolo virtuoso: la crescita demografica stimola
la crescita della produzione attraverso l‟innovazione; tutto ciò è a sua volta la causa di un
nuovo aumento demografico. Fine della trappola malthusiana.
La struttura demografica si stabilizza tra fine Ottocento e inizio Novecento, con il progressivo
superamento della stretta correlazione tra matrimonio e procreazione.
Ovviamenteil cambiamento dei comportamenti tradizionali è più rapido nei centri urbani, mentre
è più lento nelle realtà rurali.
La crescita si accompagna a
1) Urbanizzazione: a causa dell‟industrializzazione e l‟urbanizzazione aumenta la densità
demografica. Industrializzazione e crescita demografica producono la progressiva
modificazione della struttura occupazionale, da cui deriva un consistente processo di
urbanizzazione. Nel corso dell‟Ottocento il numero di abitanti delle città passa da poco più
di 5 a 46 milioni. Nel Sud America le città nascono solo in funzione delle esportazioni,
assistiamo a una economia estrovertita.
2) Migrazioni interne: riguardano movimenti di persone da una regione all‟altra all‟interno
dello stesso paese.
3) Migrazioni internazionali: portarono alla redistribuzione della popolazione mondiale.
Nel corso dell‟Ottocento s'intensificano i fenomeni migratori: tra il 1815 e 1914,60 milioni di
persone, principalmente Europei, emigrarono volontariamente dai paesi più popolosi
apaesi meno popolo che offrivano al contempo migliori condizioni economiche: chi
emigrava, soprattutto in America poteva ottenere salari più alti anche del 50%-60% rispetto
a quelli che avrebbe ottenuto in patria, le mete erano zone in cui c‟era ampia disponibilità
di terra e opportunità lavorative.Osserviamo le più grandi migrazioni volontarie della storia.
Diversamente che nel passato, le migrazioni assunsero spesso una natura permanente.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag46
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Il miglioramento dei trasporti nella seconda metà del secolo incentivò gli spostamenti
intercontinentali di popolazione.
Tra il 1820 e il 1915 più di 50 milioni di europei prendono la via dell‟emigrazione.
L‟emigrazione avviene a scaglioni, dal 1850 al 1870 gli arrivi negli USA erano soprattutto
inglesi e tedeschi, a fine 800‟ Europa mediterranea. Erano prima verso gli USA e poi verso
l‟America Latina. Chi emigrava faceva sapere ai suoi compatrioti che in America si stava
bene: in pochi anni il numero degli emigrati aumentò rapidamente e nacquero delle
comunità locali nei paesi di emigrazione
catene migratorie: chi emigra è incapsulato in una rete di rapporti.
L'emigrazione ebbe il merito di far studiare gli Italiani: per entrare negli USA si doveva saper
leggere e scrivere. Ci sono destinazioni preferenziali per ogni paese, influenzate dal clima
del paese d‟origine in parte. Un certo tipo di migrazioni apre la porta a migrazioni simili.
Effetti dei flussi migratori:
a) La migrazione calmiera i salari dei paesi di destinazione (si riducono per l‟aumento
di manodopera) e accresce quelli dei paesi di partenza (meno manodopera).
b) Si forma un‟ imprenditoria etnica, specializzata nello stesso ramo (pizzaioli italiani,
ecc…).
c) Il paese di destinazione diventa un nuovo mercato per i paesi di origine.
d) Flusso di ricchezza nel paese di origine a causa delle rimesse degli immigrati.
4) Scoperte tecnologiche dovute alla ricerca applicata alla produzione
5) Sfruttamento risorse sottoutilizzate o sconosciute
I TRASPORTI
Influenzarono molto le dinamiche migratorie. L‟abbattimento di costi di trasporto permette a tutti di
migrare.
Ferrovie: innovazione crucialesono possibili siccome diventa possibile produrre grandi proprietà di
acciaio a basso costo. Sono un‟innovazione cruciale che portò alla rivoluzione dei trasporti
In particolare
 consentono l‟integrazione del mercato;
 promuovono la domanda di materie prime (promuovono la domanda di materie) e
l‟espansione delle industrie(siderurgica e meccanica)ad esse correlate .
 le innovazioni tecnologiche si portano dietro innovazioni finanziarieperché le imprese in
espansione richiedono una parallela mobilitazione di capital (si sdogana la SpA nel
secondo 800); assistiamo alla conseguente espansione del mercato borsistico in cui si
negoziano titoli ferroviari. Le ferrovie sono le prime compagnie in cui si separa la proprietà
dalla gestione. Per raccogliere il denaro, oltre ad azioni e obbligazioni s‟introducono nuovi
strumenti finanziari, le obbligazioni convertibili (a una data scadenza convertibili in azioni) e
le azioni privilegiate (danno diritto a essere remunerate per prime a una certa percentuale
superiore di utile ma non fanno parte dell‟assemblea ordinaria dei soci).
 trasformano la distribuzione: assieme al telegrafo che consente comunicazioni istantanee è
più semplice programmare gli approvvigionamenti.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag47
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 determinano la nascita delle agenzie di
ratingSiamo negli stati Uniti, seconda
rivoluzione
industriale,
XIX
secolo.Si
costruiscono le ferrovie con antenate delle
moderne SpA per reperire i capitali. Le
società ferroviarie emettevano obbligazioni
per finanziarsi. John Moody era un giornalista
economico interessato alla trasparenza
finanziaria delle aziende, causa secondo lui
di un mini-crash finanziario del 1909; ha l‟idea
di pubblicare un manuale (Manual of
industrial securities) nel 1900 che censisce 200
società
americane
per
aiutare
gli
obbligazionisti americani a scegliere in modo
più opportuno dove investire.Dovete sapere che la società americana è molto più
propensa a investire i risparmi in borsa piuttosto che nell‟edilizia o il banca o sotto il
materasso come noi europei: la disponibilità di valutazioni è molto apprezzata dagli
investitori. Moody‟s diventa la prima agenzia di rating nel 1909. Con la prima guerra
mondiale abbiamo già le 3 principali agenzie di rating (Moodys, Fitch e Standard&Poor‟s).
Dopo la crisi del 1929 il governo impone alle banche l‟obbligo di detenere solo titoli con
valutazione positiva del rating come riserva. Nel 1949 la valutazione diventa obbligatoria
anche in caso di titoli di stato (treasury bonds). Negli anni 70‟ si stabilisce che
Moody‟s,Standard&Poor‟s e Fitch siano le tre agenzie autorizzate a valutare i titoli. Dagli
anni 80‟ banche, fondi pensione, assicurazioni possono detenere solo titoli con un rating
elevato. Se i titoli di stato vengono declassati le banche che detengono riserve composte
ampiamente da tali titoli non rientrano più in questi requisiti e devono rifinanziarsi. Inoltre un
rating più basso comporta una minore fiducia quindi un interesse più alto per rifinanziarsi a
remunerazione del maggiore rischio e per rendere appetibili titoli che non possono più
essere domandati dalle banche a titolo di riserva. Avere la tripla A (AAA) significa potersi
rifinanziare agevolmente, corrispondendo interessi più bassi. La correttezza della
valutazione influenza le possibilità di rifinanziarsi di un paese.
Le agenzie di rating si occupano di valutare a pagamento un certo titolo:sono legate al
committente, c‟è conflitto di interessi. Per ovviare questo problemasiideano sistemi di
rotazione degli analisti, per evitare corruzione.
I parametri di valutazione si fondano sull‟analisi della situazione politica e economica
(conseguente solvibilità del paese) e del profilo monetario, finanziario, della bilancia
commerciale. Il giudizio dovrebbe essere strettamente economico, anche se in alcuni casi
è stato troppo poco obiettivo e mosso da interessi politici.
La Grecia nel 2010 è stata declassata ancora prima che le misure di risanamento fossero
rese pubbliche, facendo saltare l‟accordo in corso.
Il conflitto di interesse emerge anche analizzando le partecipazioni incrociate: alcuni fondi
di investimento sono tra i primi soci delle agenzie di rating. I fondi sono controllati da grandi
banche, e ci sono partecipazioni incrociate.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag48
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TRASFORMAZIONI NEL SETTORE AGRICOLO, VECCHI E NUOVI PROTAGONISTI
Il settore agricolo si è progressivamente ridimensionato ma resta comunque importante a fronte di
aumenti della produzione, della produttività del lavoro, della produttività totale dei fattori: conosce
cioè una crescita estensiva (tramite bonifiche cresce la superficie coltivata) e una crescita
intensiva (aumenta la produttività). C‟è una trasformazione strutturale e pure a fronte del
ridimensionarsi aumenta la produttività dei fattori.
Si ha quindi:
1) crescita estensiva nelle aree in cui sono disponili terre; negli USA ad esempio si coltivano nuovi
suoli e data la scarsità della manodopera si da impulso alla meccanizzazione.
2)crescita intensiva nelle aree in cui le superfici coltivabili sono già ampiamente sfruttate
[Coltivazioni a rotazione continua, nuove piante, incremento della concimazione (industria
chimica)]. La crescita intensiva è spinta dalle innovazioni.
La produzione del settore primario cresce meno della produzione del secondario e del terziario
Si modifica la composizione della dieta.
La rivoluzione dei trasporti consente l‟ingresso sul mercato internazionale di nuovi produttori.
La Seconda Rivoluzione Industriale
(1850/70 in poi fino alla Prima o Seconda Guerra Mondiale)
INDUSTRIALIZZAZIONE: UN IMPERATIVO POLITICO
La seconda rivoluzione industriale si differenzia dalla prima per la qualità della trasformazione
tecnologica, strettamente legata alla scienza e per l‟invenzione dell‟invenzione.
Il tessuto industriale inglese è stato largamente costituito dal capitale privato un fatto reso possibile
dall‟esistenza di condizioni che hanno permesso una industrializzazione graduale. L‟Inghilterra si
industrializzata avvantaggiandosi dell‟assenza di barriere all‟entrata, dell‟assenza di concorrenti e
del fatto che chiunque potesse diventare imprenditore. Il credito in questa rivoluzione contava
poco le imprese potevano autofinanziarsi con gli utili elevati (10-20% del capitale investito).
Per i Second Comers è tutto diverso: sul mercato opera un rivale potente ed esperto e sono
necessarie imponenti e costose realizzazioni tecnologiche e infrastrutturali. Gli altri riassociavano
l‟industrializzazione inglese alla potenza politica e la potenza economica alla potenza
militare/imperialista. L‟industrializzarsi diventa un imperativo politico.
E‟ il momento di emulazione dell‟Inghilterra cercando di portar via le innovazioni tecnologiche
dall‟Inghilterra offrendo stipendi esorbitanti ai tecnici.
Chi s‟industrializza deve ora fare i conti con le barriere all‟ingresso poste dall‟Inghilterra: inoltre
emulare l‟Inghilterra non è facilitate le diverse situazioni dei diversi paesi in termini di risorse e
mentalità.
Dopo l‟imitazione, lo spionaggio industriale, copiatura, era necessario adattarle le innovazioni al
paese: ciò porta a innovazioni, propulsori della rivoluzione industriale.
Nel periodo compreso tra il 1850 e il 1873 l‟industria continentale conosce uno sviluppo senza
precedenti (sviluppo, maturazione tecnologica, creatività). Sono anni di maturazione tecnologica
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag49
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e d‟incessante creatività contrassegnati dall‟elaborazione di alcune delle innovazioni che
costituirono il nucleo propulsivo della Ricerca.
I progressi nell‟ambito dei trasporti eliminano gli ostacoli al movimento dei fattori produttivi e delle
merci, sono scoperte nuove fonti di energia e nuove materie prime.
E‟ l‟era della chimica, dell‟acciaio, dell‟elettricità.
Col secondo 800‟ il vapore si afferma sull‟energia idraulica e sul legno. La macchina di Watt
impiega molti anni per diffondersi, si afferma più lentamente nei paesi poveri di carbone. La
localizzazione dei giacimenti carboniferi influenza la diffusione e l‟utilizzo dell‟energia termica.
Ancora oggi si utilizza il carbone perché si trova in localizzazioni più geopoliticamente favorevoli
all‟assetto europeo.
Acciaio
Il prodotto fondamentale fu l‟acciaio, che sommava i benefici di ferro e ghisa: plasticità, elasticità ,
durezza. Ha più carbonio del ferro e meno della ghisa: ciò comporta sia più resistente del ferro e
più lavorabile della ghisa. Era un materiale inizialmente molto costoso, utilizzato solo per piccoli
oggetti di precisione come bistruri. Esso divenne utilizzabile su larga scala quando Bessemer
(1856)ne abbassò i costi di produzione inventando il convertitore (permetteva di lavorare grandi
quantità di metallo), e grazie anche a Gilchrist e Thomas (1879) che elaborarono un processo di
eliminazione del fosforo (precedentemente la tecnologia era utilizzabile solo da alcuni paesi.
Queste due innovazioni spostano la soglia tecnologica: l‟acciaio è conveniente e ottenibile in
grandi quantità da tutti i tipi di ferro. Ecco perché l‟industrializzazione è storicamente datata: non
poteva accadere prima con la tecnologia di quel momento.Tra il 1840 a il 1870 infatti termina l‟età
del ferro: date le eccessive sollecitazioni a cui era sottoposto tale materiale, che lo avevano reso
inidoneo in quanto soggetto a continue rotture.
Chimica
La chimica era legata alle ricerche scientifiche di laboratorio ed ebbe il suo centro in Germania,
paese leader del settore. Fu il più grande successo della Germania imperiale, che produceva oltre
l‟80% della produzione mondiale di coloranti. Dal business dei coloranti presto emergono prodotti
farmaceutici, pellicole fotografiche, ecc. Distinguiamo tra chimica di base volta alla produzione di
fertilizzanti e chimica organica (da fonti vegetali e animali) volta alla produzione dei coloranti: è
proprio nell‟800 che, cercando di sintetizzare il Chimino, si ottiene il colorante Rosa.
In questo contesto, ricordiamo il particolare caso della Svizzera, che si specializza in un settore di
nicchia, la produzione di coloranti per banconote.
L‟affermarsi di questo settore posta a istituzionalizzarsi il legame tra industria e ricerca scientifica e a
applicare le economie di scopo, che permettono di ottenere dallo stesso processo prodotti diversi
(più di 2000 coloranti diversi).
Elettricità
L‟elettricità è un‟energia facilmente trasmissibile su lunghe distanze senza perdite significative. Per
le industrie meccaniche diventa possibile svincolare la macchina dal suo motore primo a vapore.
L‟elettricità può essere trasformata in luce, calore, movimento.
L‟illuminazione fu dimostrata da Davy nel 1808, il motore elettrico e la dinamo nel ‟21 da Faraday.
Le realizzazioni di Bergèsaprirono la strada alle centrali idroelettriche.
L‟uso principale dell‟elettricità fu nella telegrafia. Edison e Swan costruirono le prime lampadine,
subito applicate nei dintorni di New York (lampadina di Edison 1879).
L‟elenco d‟innovazioni è molto lungo: trasporti, radio, telefono, telegrafo, forno elettrico per
l‟acciaio, sedia elettrica, ecc.
In questo periodo il petrolio iniziò a fare concorrenza al carbone e si entrò “nell‟era del petrolio”
solo nel 1914.
Dai congelatori alla macchina da scrivere
L‟agricoltura durante le rivoluzioni industriali beneficiò più dei fertilizzanti e dei fungicidi che delle
macchine. Pasteur scoprì i batteri ed aprì la strada alle tecniche di preparazione dei cibi. La
centrifuga permise di separare il siero del latte, la refrigerazione permise il trasporto delle carni
congelate. L‟innovazione più famosa fu la macchina da scrivere che utilizzava la tastiera QWERTY,
che risolveva il problema dell‟ accavallamento dei martelletti.
Nel 1846 fu inventata la rotativa. Nel 1800 fu inventata la fotografia, poi diffusa un secolo dopo.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag50
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Un‟innovazione organizzativa: l‟american system of manufacturing
È un modello di produzione contraddistinto dalla produzione in serie di componentistandardizzate
in modo da consentire l‟assemblaggio da parte di manodopera non specializzata. Con questo
modello è possibile sostituire la manodopera qualificata con manodopera non qualificata, meno
costosa e più facilmente sostituibile.
IL CREDITO E IL SETTORE BANCARIO
Il credito, non molto importante nella rivoluzione inglese, acquisì in questo contesto una crescente
rilevanza.
Con credito intendiamo
 In senso ampio uno strumento che può sostituire la moneta circolante, sopperendo alle
problematiche di trasporto e scarsità tipiche della moneta. Esso permette l‟aumento della
velocità di circolazione della moneta.
 In senso ristretto un‟operazione per cui una parte cede un bene o un servizio in cambio di
una controprestazione che avverrà in tempo differito. È un‟anticipazione di potere
d‟acquisto. Questa operazione implica fiducia, dato il rischio che grava su entrambe le
parti: per il debitore rischio di non essere in grado di pagare e per il creditore rischio di non
essere pagato. Il creditore deve quindi essere in grado di valutare le qualità della
controparte, la sua capacità di far fronte al debito.
Il settore creditizio diventa via via più complesso. C‟è sempre una maggiore divisione tra i centri di
formazione del risparmio (famiglie) e di investimento (imprese). Tale separazione giustifica la
nascita degli intermediari finanziari che si fanno carico della funzione di raccordo.
Le banche si occupano delle seguenti operazioni:
 Trasformazione delle scadenze;
 Trasformazione del rischio;
 Riduzione delle asimmetrie informative (l‟operatore specializzato sa valutare la credibilità
del debitore e degli altri operatori economici perché le informazioni non sono
standardizzabili. Il credito non è un rapporto standardizzabileperché deriva da un rapporto
personale tra due soggetti basato sulla fiducia. Non è una merca ma una relazione
fondata su informazioni non standardizzabili);
 Riducono i costi transazionali.
Le banche nascono con facoltà di emissione. La banca di Inghilterra nasce nel 1663 e dal 1664
emette moneta. Resta privata fino al 1949. La facoltà di emissione, concessa nel 700‟ a molte
banche, man mano si restringe e si vieta la costituzione di nuove banche di emissione. La banca di
Inghilterra resta l‟unica a emettere moneta e assume il compito di regolare il sistema bancario
attraverso il tasso di sconto, ovvero il tasso a cui sconta gli effetti delle altre banche. Incomincia a
ricoprire il ruolo di prestatore di ultima istanza: può decidere se iniettare liquidità sul mercato
scontando gli effetti (e per farlo emette stampa moneta )oppure no. Diventa a tutti i sensi una
banca centrale.
Tipi di banche:
1) Banche commerciali: raccolgono depositi da tutti e esercitano crediti commerciali.
Prestano denaro a lungo termine, raccolto tramite una rete di sportelli
2) Banche d‟affari: la raccolta avviene da pochi grandi depositi di clienti facoltosi e i prestiti
sono rivolti a tali clienti. Questo tipo di banca è più rischiosaperché con 10 prelievi ingenti
potrebbe entrare in crisi di liquidità
3) Banche cooperative: erogano prestiti solo ai soci, depositano tutti ma il credito viene
erogato solo a chi si conosce e a chi ha azioni della banca. C‟è uno stretto controllo sui
debitori.
Le bancheall‟inizio ebbero un ruolo limitato. Le Banche Centrali si limitavano a finanziare il
commercio internazionale e fare anticipi agli Stati.
Col procedere dell‟industrializzazione nacquero le Banche per Azioni che si distinguevano in
banche d‟affari (es.: il Credit Lyonnais) e banche di deposito (es.: Banque de Paris et desPaysBas).
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag51
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Le banche di deposito si occupavano di investimenti a breve termine (nel passivo avevano ingenti
mezzi dati dai depositi a vista. Per quanto riguarda l‟attivo si dedicavano a operazioni ordinarie,
quali i conti correnti ).Le banche d‟affari si occupavano di investimenti a medio-lungo termine, più
rischiosi (nel passivo avevano i depositi dei capitalisti e delle imprese, nell‟attivo partecipazioni
nelle società eprestiti governativi ).
Dal 1826 vennero introdotti gli assegni (chéque ) per rimediare all‟offerta anelastica di moneta
della Banca d‟Inghilterra.Nel 1914 “le Big Five ” di Londra controllavano gran parte dei sistemi
finanziari d‟Inghilterra, dove le banche erano molto specializzate nei diversi settori.
In Francia il Credito Lionese ebbe problemi con i finanziamenti di lungo termine alle imprese e
preferì limitarsi al breve periodo e alla sottoscrizione di prestiti governativi. Il Credit Mobilier fallì nella
crisi del ‟67 a causa della forte immobilizzazionedelle sue fonti a lunga scadenza.
La Germania subisce l‟influenza delle grandi banche miste, subisce la forza del capitalismo
finanziario. C‟erano partecipazioni incrociate, le proprietà del Cda dell‟impresa e viceversa.
Caratteristiche:
 Rete di sportelli
 Finanziamenti a poche grandi imprese selezionate come fanno le banche d‟affare
 Si penalizzano le piccole imprese aiutate dalle banche popolari e cooperative.

LA GRANDE IMPRESA E LA TRASFORMAZIONE DELLA CONCORRENZE
Le trasformazioni tecnologiche della seconda rivoluzione industriale portano all‟affermarsi di un
capitalismo molto diverso da quello di Smith osservato durante la Prima Rivoluzione Industriale. I
costi delle nuove tecnologie portano all‟affermarsi della grande impresa: produrre comporta un
ampio investimento ed è redditizio solo sfruttando le economie di scala, ovvero sfruttando appieno
la capacità produttiva senza discontinuità. Ciò porta a una tendenza a integrarsi orizzontalmente
(con fusioni, si accresce il potere contrattuale) e verticalmente, sia a monte (per non dipendere
da fornitori esterni) che a valle (nella distribuzione per offrire smercio ai prodotti). Le grandi imprese
sono un fenomeno storicamente datato, nascono in questo periodo e sopravvivono ancora oggi.
In questo contesto assistiamo a una trasformazione della concorrenza: c‟è un oligopolio che
porteranno a una successiva lotta tra stati per l‟egemonia economica.
Il processo accelera tra gli anni 70 e gli gli anni 90 dell‟800‟ con la grande deflazione (calo dei
prezzi). I produttori più intraprendenti si organizzano per arrestare la discesa dei profitti attraverso
meccanismi limitatori della concorrenza con esiti diversi nei diversi paesi.
Negli USA si adotta il pool o cartello che si rivela inefficace. Alla breve stagione degli accordi
seguirà quella dei trusts e, a ruota, quella dei mergers.
 Cartello/pool: è un accordo limitativo della concorrenza, o si fissa un prezzo o si spartiscono
quote di mercato. In germania sono legali, in usa e uk non possono essere fatti valere in
tribunale. Sono le banche. Da quando vengono dichiarati illegali su usano altri strumenti
 Holding: un impresa può avere altre imprese controllate
 Trust: accordo tra imprese che permettedi unificare il comando tra imprese. Le imprese
conferiscono le attività a un trustee che si occupa della gestione.
 Merge: fusioni tra imprese
Nel 1890 vengono vietati i trust negli usa. Il testo della legge è vago, probisce una generica ed
eccessiva concentrazione del capitale (shermanact). La legislazione antitrust diverrà efficare solo
nel 1914.
capitalismo corporato in tutti i settori: grande impresa in ogni settore
Le istituzioni pubbliche
Paesi a forte autonomia locale, come la Gran Bretagna e gli USA, videro una preponderanza
dell‟iniziativa privata, altri, quali laFrancia o la Prussia, videro un maggiore intervento statale. Si fece
maggior ricorso alle imposte indirette, che colpivano i consumi, aumentando le disuguaglianze
sociali.
Si sviluppò un complesso sistema di brevetti, regolamentazioni bancarie, e spese per infrastrutture.
Il contributo più importante fu nell‟educazione, associata a tre concetti:
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag52
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1) Educazione e sviluppo: vide la Germania molto più avanti rispetto all‟Inghilterra, sia perché in
Gran Bretagna l‟insegnamento divenne gratuito soltanto nel 1891, sia perché gli inglesi non
seppero strutturare un sistema efficiente, cercando di aggregare la classe operaia nel sistema
sociale.
2) Educazione e declino: in Inghilterra fu commesso lo sbaglio di tralasciare la preparazione
tecnico-scientificoingegneristica favorendo una preparazione umanistica.
3) Educazione e cambiamento economico: l‟associazione tra di essi ha dato sempre più peso ai
concetti di capitale umano e capitale sociale.
Ricordiamo che l'educazione non va intesa esclusivamente in termini di tasso di alfabetizzazione.
I percorsi nazionali
Gran Bretagna e Stati Uniti: il rallentamento inglese e l‟accelerazione americana
Per tutto l‟800 l‟industrializzazione è un imperativo politico, la potenza economica diventa sinonimo
di potenza militare. Fino agli anni 1880 la Gran Bretagna mantennesaldamente la prima posizione,
poi cominciò a retrocedere dopo USA e Germania.
Gli inglesi sostenuti dal clima di liberalismo ebbero la possibilità di accumulare capitale; nel 1900,
però, vennero raggiunti e sorpassati dagli americani, grazie alle risorse naturali superiori, alla
protezione doganale, ad un mercato dinamico ed all‟ambiente sociale favorevole all‟adozione di
tecniche moderne (la relativa scarsa manodopera ed il costo alto della stessa negli USA spinse alla
meccanizzazione). Al contrario, gli inglesi erano ormai appagati e la loro “mentalità di superiorità
ed esperienza” frenò losviluppo. Nonostante ciò l‟Inghilterra rimase forte in servizi e finanza. Il
declino relativo inglese è dovuto agli svantaggi del pioniere: essersi industrializzata per prima
diventa uno svantaggio perché le strutture e il sistema creditizio sonoindaguati e sconta la perdita
come clienti dei paesi che si sono successivamente industrializzati, sconta l‟inadeguatezza del suo
sistema di istruzione, sconta l‟obsolescenza delle infrastrutture e delle tecnologie (ferrovie vecchie,
rete di canali non integrata, diminuzione degli investimenti in nuove tecnologie dato il crescere del
rischio [hanno di più da perdere]). Inoltre subisce la sindrome di Buddendrof, ovvero la stanchezza
della terza generazione di imprenditori, il problema del passaggio generazionale: le nuove
generazioni sono avverse al rischio di impresa e più attratti dalla politica. L‟Inghilterra quindi perde
il primato di crescita nell‟ambito dell‟economia reale. Si compie il passaggio a economia post
industriale. La finanza ha il ruolo principale nella formazione del PIL, insieme ai servizi.
Gli USAsuperano l‟Inghilterra: perché?
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Grande disponibilità di risorse naturali
Agricoltura molto produttiva
Ampia crescita demografica dovuta ai fenomeni migratori:
Meccanizzazione dell‟industria: nonostante i flussi migratori la popolazione resta poco
numerosa quindi i salari sono molto elevati; ciò porta alla precoce meccanizzazione
Clima sociale favorevole all‟innovazione e all‟accumulazione di ricchezza materiale.
Spiccato protezionismo a partire dalla fine della guerra di secessione (tra secessionisti, a
favore del liberismo, e unionisti che volevano riservarsi il mercato americano)
Meno poveri degli altri paesi, il ceto medio è più ampio  consumi più elevati.
In America fu molto importante la Produzione di Massa/MASS PRODUCTION, la combinazione tra la
Teoria fordista e taylorista
Alcune annotazioni sullo schema riguardo a Ford:
♣ Ford era legato al proibizionismo perché l‟alcool accresceva l‟assenteismo e assorbiva risorse che
altrimenti potevano essere destinate al consumo.
♣ L‟attenzione alla vita privata dell‟operaio era motivata dal desiderio di evitare tracolli nervosi
♣ Voleva fidelizzare il lavoratore, è meglio avere un capitale umano stabile
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag53
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Il Belgio
Il Belgio è stata la prima nazione dell'Europa continentale che intraprese il percorso di
industrializzazione. A metà Ottocento lo sviluppo si disegnava intorno alle miniere di carbone
cokizzabile. L‟area belga, vista la posizione geografica, era quella morfologicamente più simile alla
inglese, favorita dalle stesse risorse naturali. Il paese era dotato di notevoli risorse minerarie e poté
creare un sistema economico dinamico e fortemente integrato, che comprendeva:
industriatessile, siderurgia e chimica. In Belgio vi risiedevano 7,7 milioni di abitanti e per questo
ebbe lo sviluppo del “piccolo paese”. Il Belgio era quindi un piccolo paese ma grazie all‟opera di
intraprendenti imprenditori la regione della Mosa divenne uno dei maggiori poli dell‟industria
estrattiva, siderurgica (industria siderurgica più grande d‟Europa) e meccanica; anche il
cotonificio conobbe in questo secolo un notevole sviluppo.
Il Belgio inoltre sperimentò un originale strumento finanziario di sostegno alle attività industriali non
presente in Inghilterra, la Sociétégénérale de Belgique, una banca di investimenti che deteneva
pacchetti azionari di imprese industriali e ne creava nuovi seguendo i propri interessi. Nel 1835 si
trasformò in “Banque de Belgique ”, dopo aver rilevato ben 24 industrie. Per delle grandi imprese
erano necessarie grandi banche per sopperire al loro fabbisogno.
Il ruolo dello stato fu particolarmente attivo nelle costruzioni ferroviarie che rafforzarono le industrie
metalmeccaniche e del carbone.
In termini relativi alla sua limitatezza geografica, il Belgio fu il paese più industrializzato fino alla
prima guerra mondiale. La sua estensione comportaperò una forte dipendenza dal mercato
internazionale, date le ridotte dimensioni del mercato interno. La maggioranza della ricchezza
deriva dalle importazioni. Questo spiega anche la loro tendenza alla neutralità politica: per
commerciare con tutti devono essere amici di tutti.
In breve: il Belgio è un piccolo paese con la vocazione a pensare in grande:
 È piccolo ma dotato delle risorse necessarie
 Può contare su una tradizione manifatturiera che favorisce lo sviluppo del settore
della lavorazione del cotone
 La corona belga sostiene l‟industrializzazione sostenendo la costruzione di ferrovie,
entrando come socio nelle grandi banche, ecc.
La Francia
La Francia ebbe un modello di crescita contraddittorio. Dagli anni 70 dell‟800 può contare su
imprese tecnologicamente avanzate nell‟alluminio e nel settore automobilistico, ma
l‟industrializzazione è molto lenta.
Questi elementi possono motivare uno sviluppo industriale frenato:
1) l‟anomala dinamica demografica: con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche
aumenta la mortalità della fascia giovane della popolazione. Tra il 1800 e il 1850 ci fu un
crollo delle nascite dovuto a una politica di controllo delle nascite promossa da
Napoleone: egli stabilì che tutti i figli dovessero avere la stessa quota di ereditài contadini
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag54
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iniziarono a fare meno figli per evitare che il patrimonio debba essere diviso in quote troppo
piccole ( crebbe il numero di infanticidi, aborti e matrimoni con donne più anziane e quindi
meno feconde). Il crollo demograficocausa una crescita minore del PIL, ma con un livello
pro-capite maggiore, dovuto al crollo demografico più che alla crescita insè.
2) la prevalenza di un settore primario tradizionalista: le rese erano minori, molte aree erano
incolte, lasciate a maggese. Occupava il 40% della popolazione nel 1913, era molto
arretrata.
3) i tre quarti dell‟ output era costituito da beni di lusso ad alto valore aggiunto;
4) il protezionismo attuato in un paese fortemente esportatore.
5) la difficile accessibilità di alcune risorse –> sfavorevole allocazione.
6) dipendenza dall‟energia idraulica.
7) la segmentazione del mercato. Esistevano due realtà opposte, la Francia urbana di Parigi e
un mosaico di realtà diverse nell‟area rurale, per cui il concetto di patria non era legato al
concetto di nazione (di cui si ignoravano lingua, confini e storia) ma al concetto di pays, il
borgo. Parigi era identificato come il paese delle tasse e del fisco da cui si doveva stare
lontani e quindi si rimaneva nel villaggio.
8) la sconfitta nella guerra con la Prussia con la perdita dell‟Alsazia-Lorena.
9) mercato non integrato: la Francia ha le strade imperiali costruite da napoleone e la ferrovia
intorno a Parigi. Molte aree rurali erano caratterizzate da enclavi isolate e ogni villaggio
parlava addirittura una lingua a sé, distante dal francese ufficiale di Parigi. Si conservava
l‟isolamento con una endogamia o esogamia selettiva (si sposava qualcuno del paese o di
uno specifico paese vicino). La lentezza nell‟ampiamento delle comunicazioni rallenta
questo processo.
10) Alfabetizzazione scarsa: la gente non andava a scuola perché i maestri insegnavano il
francese, utile solo per emigrare e non per la vita di villaggio. Le cose cambianocon la
costruzione delle ferrovie secondarie perché la popolazione rurale intuisce possibilità di
carriera nel settore pubblico o militare. L‟educazione elementare cerca di instaurare il
concetto di appartenenza alla patria nella popolazione.
11) Ampie sacche di autoconsumo, il mercato non ha funzione propulsiva dell‟economia.
Centralità del ruolo della famiglia nella cultura francese: ciò non favorisce la produzione di
massa standardizzata. Ancora nel 1906 la Francia era un Pays de patrons: il 71% delle
imprese non aveva salariati e i proprietari e i famigliari rappresentavano il 27% degli addetti
dell‟industria.
12) Le banche investono nelle ferrovie e nel debito pubblico straniero.
In questo senso depone anche la crescita del PIL, che nel periodo 1871-1914 crebbe a un tasso
medio annuo del 1,6% (contro un 2,1% della Gran Bretagna); tuttavia, a livello pro capite, la
crescita fu di 1,4 contro 1,2.
La svolta del Secondo Impero
Il take off della Francia avvenne all‟epoca del Secondo Impero (1851-1870)
Napoleone III puntò sull‟intervento dello Stato per svecchiare l‟economia ed aumentare il
benessere della popolazione.
In questo periodo ebbe inizio la vera industrializzazione della Francia, anche se il ruolo del settore
primario restò dominante e la concentrazione industriale restò limitata ad alcune industrie. In
questo senso pesano sfavorevolmente: la guerra franco-prussiana, la crisi agraria e la debolezza
della domanda interna.
Solo con la costruzione della ferrovia nacquero le scuole i contadini iniziarono a capire che chi
studiava poteva far carriera nell'esercito o nella pubblica amministrazione ed iniziarono a vedere il
pezzo di carta come un qualcosa per stare meglio economicamente. A scuola si veniva inoltre
educati all‟ordine, all‟igiene, al decoro e alla patria. Era quindi una pedagogia di impronta
nazionalistica. Le ferrovie inoltre resero convenienti lo sfruttamentodi alcune risorse come ferro e
carbone dato che esse garantivano la regolarità degli ordinativi.
Con la sconfitta nella guerra franco-prussiana l‟economia rallenta e la Francia sconta la debolezza
della domanda interna e la crisi agraria.
L‟Italia
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag55
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Lo sviluppo italiano tra modernità e arretratezza…
Alla metà del 1800 l‟Italia si componeva di un mosaico di realtà che, pur in diversa misura,
apparivano socialmente e economicamente arretrate.
Questa situazione fu aggravata dalla mancanza di complementarietà tra le economie del Nord e
del Sud della Penisola: il nord ovest era commercialmente più legato agli stati europei confinanti
piuttosto che al meridione; si esportavano materie prime come il filo di seta e importavano
tecnologie. Neanche le possibili complementarità dovute alle differenze di produzione colmano il
gap: nord e sud non commerciano tra loro. Il vero problema fu la frammentazione degli Stati preunitari, che rese difficile l‟opera dei governi di porre le basi del nuovo Stato Unitario; tali governi si
impegnarono in vaste opere di modernizzazione, facendo largo uso della leva fiscale (compresa la
famigerata “ tassa sul macinato”). Si era penalizzati, tuttavia, dalla mancanza di carbone e dalla
ristrettezza dell‟autofinanziamento.
Mancava persino una lingua comune: nel 1861 l‟italiano è parlato da meno di 600.000 individui, il
2,5% circa della popolazione.
Il problema di “fare gli Italiani” non rende meno urgente quello di fare lo Stato italiano ossia
organizzare da un punto di vista politico, giuridico, fiscale ecc. il mosaico di popolazioni ora riunite
entro un confine e un governo comuni.
Devono darsi fondamenta solide a un nuovo Stato nazionale che, in conformità allo spirito del
tempo deve anche essere liberale e borghese e inserito nel sistema internazionale di mercato
allora vigente basato sulla concorrenza e sulla specializzazione produttiva.
L‟UNIFICAZIONE D‟ ITALIA - schema
DATA
1821
COS‟E SUCCESSO
Nasconosocietàsegrete
(carboneria)
cheorganizzanoinsurrezioni in
varieparti di Italia.
CHI ERANO
Appartenentiallaborghesia
(letterati, studenti,
musicisti...)
COSA VOLEVANO
Indipendenzadaglistranieri
Riconoscimento di
alcunidirittiessenziali (di
parola, di pensiero)
UnaCostituzione
18311840
Altreinsurrezioninell'Italiacentrale.
Appartenentiallaborghesia
(intellettuali e avvocati,
commerciantiimprenditori)
Mazzini fonda La Giovine
Italia unita e indipendente
Coinvolgimento del
popolo
Statorepubblicano
(Mazzini)
Italia.
1848
Insurrezioni in moltiStatieuropei:
in Italia insorgono Milano,
Venezia, Palermo
Il Re Carlo Alberto
dichiaraguerraall'Austria (I
guerra di Indipendenza)
Borghesiliberali
Patria liberadagliAustriaci
e daiBorboni
UnaCostituzione
18481860
II guerrad'Indipendenza
Spedizionedei Mille
CamilloBensoconte di
Cavour,ministro
Re Vittorio Emanuele II di
Savoia
Giuseppe Garibaldi,
comandante di
truppevolontarie
Allargare ilRegno di
Sardegna e
unificarel'Italia
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag56
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1861
Proclamazione del Regnod'Italia
CamilloBensoconte di
Cavour, I ministro.
Re Vittorio Emanuele II di
Savoia.
Giuseppe Garibaldi,
comandante di
truppevolontarie.
Unificarel'Italia
1866
III guerrad'Indipendenza: ancheil
Veneto entra a far parte
dell'Italia
Re Vittorio
Emanuele II di Savoia
Giuseppe Garibaldi,
comandante di
truppevolontarie.
AnnettereilVeneto
1870
Anche Roma entra a far parte
dell‟Italia
Cadornaguidaibersaglieri
Annettere lo
StatoPontificio
L‟operato dei governi della Destra storica (1861 - 1866) ha l‟obiettivo di definire condizioni atte al
dispiegamento della libera iniziativa individuale e alla creazione di capitale fisso sociale nel rispetto
della tradizionale ortodossia finanziaria. Il problema è che nel 1862 le entrate coprono metà delle
spese e il debito pubblico ammonta a circa il 40% del PIL.
IL FENOMENO DELLA PIEMONTIZZAZIONE E LE POLITICHE DELLA DESTRA STORICA
 applicazione della tariffa liberista piemontese  dazi molto bassi. Ciò espose il sud, che
prima beneficiava del protezionismo,alla concorrenza dei prodotti provenienti dal nord e
dall‟estero
 il monarca non cambia: i piemontesi conservano la numerazione del Re e applicano le loro
leggi precedenti a tutto il Regno d‟ Italia; non ci sono segni di rottura, è annessione al
Piemonte.
 Ildebito pubblico viene unificato, si spalma l‟elevato debito piemontese causato dalle
guerre su tutti.
 unificazione monetaria: la moneta del Regno d‟Italia diventa la £ piemontese. Cavour
voleva un‟unica Banca Centrale ma non ci riuscì. Nel sistema bancario italiano crebbe il
ruolo delle banche miste alla tedesca a sostegno delle grandi imprese, mentre per quelle di
piccole dimensioni c‟erano casse di risparmio di impostazione liberale e cattolica.
 Dato il prevalere dell‟ideologia ricardiana, l‟Italia si specializza in agricoltura e seta
 Realizzazione di una rete ferroviaria: le ferrovie non impattano sullo sviluppo economico
data l‟assenza di materie prime e competenze tecniche, bensì per unificare idealmente
l‟Italia. Per attrarre investitori lo stato garantiva un rendimento minimo per chilometro. La
questione delle ferrovie fu il primo grande scandalo di corruzione del nostro paese che
determinò la caduta della destra storica nel 1876. La sinistra storica gestirà la questione
nello stesso modo: le ferrovie verranno nazionalizzate solo nel periodo Giolittiano nel 1905.
Della sinistra storica ricordiamo le politiche protezionistiche.
Dopo la guerra con l‟Austria , le banche accettano di finanziare il debito italiano solo se la moneta
assume corso forzoso( viene eliminata la convertibilità in oro). Tale moneta è detta FIAT. In
particolare nel 1866 viene sospesa la convertibilità durante la guerra: la moneta FIAT aveva pieno
potere liberatorio ed ebbe il pregio di abituare la gente all‟utilizzo della carta moneta. Inoltre ciò
ha permesso una svalutazione competitiva: la non convertibilità manteneva il valore della moneta
italianain rapporto a quelle estere molto basso. Ciò consentì un aumento delle esportazioni.
Caratteristiche dell‟Italia (in breve)
 Generale arretratezza economica con alcune punte avanzate (Piemonte, lombardo
veneto)
 Divari regionali sin dall‟età preunitaria man mano sempre più ampi
 Difficoltà dell‟unificazione: infrastrutture e debito pubblico
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag57
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 Debolezze: risorse energetiche e materie prime scarse,mercato interno debole, sistema
bancario inadeguato.
La Germania
La Germania fu il concorrente continentale più
temibile per l‟Inghilterra. Seguì un percorso di
industrializzazione che si differenziava ancora di
più
da
quello
inglese,
fondato
sulla
partecipazione dello Stato e sul ruolo propulsivo
delle banche miste.
Il modello tedesco, come quello inglese fu unico
ed irripetibile, configurandosi come “capitalismo
organizzato”.
APETTI PIU‟ SIGNIFICATIVI DEL MODELLO
TEDESCO:
♦ concentrazione
degli
impianti
e
rafforzamento della grande industria;
♦ affermazione di pratiche di cooperazione fra imprese operanti all‟interno di uno stesso
settore attraverso accordi di cartello;
♦ forte legame tra scienza ed industria.
I settori trainanti dello sviluppo tedesco furono; la meccanica industriale pesante (grandi macchine
ed elettromeccanica), la metallurgica e la chimica: si trattava di settori produttori di beni
strumentali e non di beni di consumo che si imposero grazie ad aggressive politiche di marketing
sui mercati internazionali. Essi richiedevano forti investimenti iniziali dalle economie di
diversificazione o i vantaggi di costo derivanti dalle economie di scala. Alla vigilia della prima
guerra mondiale la Germania copriva i tre quarti delle esportazioni chimiche, grazie a colossi quali
laBayer.
La tendenza verso il “big business” accomunò lo stato tedesco a quello americano. Ciò che fece
la differenzafu il diverso approccio legislativo e istituzionale verso gli accordi tra imprese. I cartelli,
che avevano lo scopo di imitare la concorrenza, di stabilizzare i prezzi e i profitti e di raffermare il
controllo monopolistico di mercato vennero riconosciuti come legittimi e protetti dallo stato.
La Germania fu la prima nazione ad introdurre la previdenza sociale statale gestito dallo Stato ed
esteso a tutti i lavoratori.
All‟alba del XIX secolo l‟area tedesca era politicamente polverizzata in oltre trecento stati separati
e 1476 feudi imperiali. Una prima “semplificazione dei confini” è realizzata da Napoleone e
confermata nel 1815.
In seguito, la formazione e il consolidamento di un‟area economica comune sono stati resi possibili
dall‟iniziativa prussiana con la creazione dell‟Unione Doganale (Zollverein).
Germania: le tappe della rivoluzione agraria
1830-1850: emancipazione dei servi della gleba
1850-1875: forte sviluppo dell‟agricoltura tedesca, in particolare delle regioni orientali, trainata dall‟aumento
dei consumi urbani e dalle esportazioni.
1865: adesione al liberoscambismo
1879: crisi agraria e ritorno al protezionismo
Fino a metà Ottocento l‟area tedesca è una regione in via di sviluppo.
Dopo Sedan (1870), l‟ Europa Occidentale è dominata dall‟ininterrotta crescita dell‟economia tedesca: il
Second Wind vede come indiscussa protagonista la Germania Imperiale la cui economia è interessata da
importanti mutamenti strutturali.
Germania: il capitalismo finanziario...
La creazione e l‟estensione di industrie capital intensive si accompagnò all‟introduzione di politiche
protezionistiche e di innovazioni in ambito finanziario.
La Germania subì l‟influenza del capitalismo finanziario più di ogni altro Paese.. Fu questo paese
che diede i natali alla banca mista, uno strumento capace di superare i limiti operativi delle
istituzioni creditizie esistenti, consentendo la mobilitazione delle risorse necessarie a sorreggere il
processo di industrializzazione del Paese.
Le banche miste esercitano il credito commerciale e il credito industriale, entrano nel capitale di
rischi delle imprese, inseriscono i loro uomini all‟interno del consiglio di amministrazione delle
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag58
medesime e contribuiscono a limitare la concorrenza nel mercato interno sollecitando la
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creazione di cartelli.
Germania: la formazione del capitale umano...
In area tedesca si è sviluppata un‟ampia rete di scuole commerciali e di istituti tecnici superiori e si
è puntato all‟ampia diffusione dell‟istruzione primaria.
Puntare sull‟istruzione formale serviva per potenziare la conoscenza tecnico scientifica e produrre
risultati straordinari. Si acquisirono e si consolidarono saperi passibili che acquisirono grande
importanza economica.
LA RINCORSA DELLA GERMANIA
La Germania era politicamente iperfrazionata: vieranooltre 300 Stati e 1476 feudi imperiali all‟inizio
del 1800. Napoleonerazionalizzòl‟assetto politico della Germania riducendolo a 40 Stati. Il
Congresso di Vienna sancì la supremaziadella PRUSSIA
che
era
ilpaesepiùpopolato
con
piùrisorse
e
FRIEDRICH LIST (1789-1846)
conservaval‟assettonapoleonico.La
Prussia
•F. List fu un economista che visse negli USA :
avviòundisegnoegemonicoper estendere e consolidare la
in controtendenza rispetto a Ricardo e agli
ambienti liberisti era persuaso che nella
sua supremazia. Esso consiste in
sostanza il liberismo applicato su scala
1. Realizzazione di un‟unionedoganale, simette in
globale era uno strumento che le aree
attoun‟unificazioneeconomica
(prima
avanzate usavano per dominare quelle
dell‟unificazione politica). [creazione unione
arretrate.
doganale Zollverein]
•Queste ultime per potersi industrializzare
2. La Prussia abbatte i dazi interni
dovevano ergere barriere commerciali a
3. Unioni doganali tra stati
protezione del mercato interno e favorire la
4. Nel
1833
sipongono
le
premesse
per
sua integrazione anche a mezzo di
l‟unificazioneeconomica
del
paese,
costruzioni ferroviarie. Il protezionismo verso
l‟esterno doveva abbinarsi al liberalismo nel
cheavvienegradualmente.
mercato interno: fu uno dei padri dello
Zollverein e della creazione di una “nazione
economica” propedeutica (=che precede
la) alla realizzazione dell‟unità politica
Si realizza il disegno di List: sosteneva la necessitàdellacreazione di unanazioneeconomica con
l‟integrazione del mercatointernotramite le ferrovie prima dell‟unificazionepolitica.
IL PENSIERO DI LIST
Non è vero che il liberismo è una condizione necessaria: è uno strumento che i paesi industrializzat
ihanno per dominare i paesi non industrializzati. I paesi emergenti devono quindi adottare una
politica protezionistica per proteggere l'industria nascente e permetterle di crescere senza la
concorrenza dei paesi industrializzati. (Questa teoria è vicina allateoriache ammette tale politica
solo temporaneamente a tuteladelleimpresenascenti).
♦ Lo Stato deve essere calamita delle forze migliori per industrializzarsi e attrarre talenti.
♦ L‟uomo economico esiste ma è subordinato alla nazione, diaframma tra individuo singolo e
società.
Di
fatto
è
un
attaccoalla
visione
di
Smith
e
Ricardo
che
prevedeva
cheognipaesesispecializzasseneibeni in cui era piùefficienteetuttiipaesidebbanoscambiare le
produzionisenzadazi, nell‟ottica di un sistema economico internazionale. Infatti se non
siattuanopratiche di protezioneeconomicadeipaesiilmercatosiamplia e diventamondiale. Il diritto
di prelievo e il protezionismo si collocano agi antipodi
In questo periodo si verificava l'emancipazione dei ferri dell'arrivo 1830 - 1850. La schiavitù viene
eliminata, se vogliamo che gli Schiavi lavorino dobbiamo pagarli: diventano così anche i figli dei
salariati, c‟è l‟emancipazione/affrancatura dei servi della gleba. Si verifica inoltre una
razionalizzazione e uno sviluppo dell'agricoltura tedesca, in particolare nelle regioni orientali: essa è
trainata dalle esportazioni e dai consumi urbani. Siamo negli anni tra il 1850 e il 1875. In passato un
terzo della popolazione viveva nelle città mentre i due terzi nelle campagne, adesso un terzo vive
in campagna mentre i due terzi in città.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag59
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L‟urbanizzazione trascina quindi l‟industrializzazione.
Libero scambio (1865) con l‟abbattimento dei dazi le tariffe sono più basse e si agevolano le
esportazioni.
1846-1870 Prima Globalizzazione.
Crisi agraria negli anni 70: si ritorna al protezionismo e si svecchia l‟agricoltura per reazione alla
crisi agraria.
La Germania fino alla metà del 1800 non è un paese completamente industrializzato, si esportano
materie prime e beni di prima necessità: l‟area tedesca è in via di sviluppo.
Grazie all‟indennità d‟oro ricevuta dalla Francia, come riparazione di guerra, la Germania adotta il
GOLD STAND( dopo la vittoria a Sedan, 1870).
Da questo momento l‟Europa è dominata dall‟ininterrotta crescita tedesca: le grandi industrie
producono beni intermedi ad alta intensità di capitale e sfruttano economie di scala e la
diversificazione. Second Wind vede come indiscussa protagonista la Germania imperiale la cui
economia è interessata da importanti mutamenti strutturali (l‟industria e i servizi concorrono sempre
in misura maggiore alla composizione del PIL rispetto all‟agricoltura)
Nascono inoltre le grandi industrie sostenute dalle banche miste.
Cambia la concorrenza:
1. competano in oligopolio
2. durante la depressione (1870-1890) le banche sollecitano le industrie a formare i cartelli:
accordi che fissano i prezzi o le quote di mercato da cui conseguono profitti garantiti e la
sopravvivenza di realtà meno efficienti.Essi possono essere fatti valere in tribunale, hanno
valore legale, non come in USA.
DUMPING: si vende all‟estero sottocosto, in questo modo si fa gravare la differenza sui consumatori
interni. L‟offerta di acciaio all‟estero è a prezzi stracciati, anche lo stato italiano compraperché
produrre non conviene. Questo fenomeno è possibile poiché le banche permettono l‟assenza di
concorrenza, i prezzi sono dati, non c‟è concorrenza interna.
Modello tedesco il breve:
 I settori trainanti dell‟economia sono la chimica, l‟acciaio e la meccanica;
 Le banche miste e le grandi imprese sono caratterizzate da partecipazioni incrociate;
 Dumping e Cartello
 CAPITALISMO MANAGERIALE COOPERATIVO ( diverso dal capitalismo famigliare inglese)
La creazione e l‟estensione d‟industrie capital intensive si accompagnano all‟introduzione di
politiche protezionistiche e di innovazioni in ambito finanziario.Come detto la Germania subisce
l‟influenza del capitalismo finanziario più di ogni altro Paese. E‟ questo paese che dà i natali alla
banca mista, uno strumento capace di superare i limiti operativi delle istituzioni creditizie esistenti,
consentendo la mobilitazione delle risorse necessarie a sorreggere il processo d‟industrializzazione
del Paese.Le banche miste esercitano il credito commerciale e il credito industriale, entrano nel
capitale di rischi delle imprese, inseriscono i loro uomini all‟interno del consiglio di amministrazione
delle medesime e contribuiscono a limitare la concorrenza nel mercato interno sollecitando la
creazione di cartelli.
L‟Impero Asburgico
Il sistema finanziario tedesco venne imitato dall‟ Impero Asburgico. La situazione, però, era ben
diversa, con un predominio dell‟industria leggera. Solo l‟Austria, la Boemia e l‟Italia del nord erano
regioni avanzate (dualismo economico), il resto dell‟Impero arretrato. Era vittima di tensioni interne,
molte aree controllate aspirano all‟indipendenza
a) Frammentazione politica e dualismo economico
b) Sopravvive la servitù della gleba
c) Industrie leggere
d) Politiche fortemente protezionistiche che rallentano la crescita
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag60
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e) Cisonocartelli e le banche operano come banche miste
La Russia zarista
La Russia aveva raggiunto dei significativi progressi, soprattutto nelle ferrovie (col maggior
chilometraggio del mondo), ma essi“annegavano” nell‟enorme estensione territoriale. Lo zar,
inoltre, aveva abolito solo nel 1861 la servitù (affrancazione dal servaggio) e l‟effettiva
privatizzazione delle terre avvenne solo col ministro Solypin nel 1907. Non c‟è industrializzazione, i
contadini restano legati alla realtà di villaggio. Solo con Nicola II si avvia l‟industrializzazione.
Lo Stato svolse un ruolo sostitutivo dei canali privati e fu la domanda pubblica a fare decollare
negli anni ‟80 l‟industria pesante.
L‟investimento estero in Russia fu fondamentale, soprattutto per lo sviluppo delle ferrovie.
Il capitale straniero finanziava il debito russo, ma per fare questo si tassarono redditi pro-capite già
bassi.
La Spagna
Anche in Spagna ci furono molti problemi dovuti all'arretratezza dell‟agricoltura e dell‟istruzione:
casi a parte furono laCatalogna ( che aveva industria cotoniera, meccanica, dei mezzi di
trasporto, elettrica e dei servizi pubblici) ed i Paesi Baschi ( che avevano sviluppato l‟industria
siderurgica sfruttando le miniere di ferro che in precedenza lavoravano per l‟esportazione di
materiale grezzo).
La grande globalizzazione 1860-1890
Con la grande globalizzazione si ha l'incremento dei commerci. L'importanza dei commerci
internazionali aumenta fortemente nel corso del XIX secolo: la crescita più rapida oltre a quella
demografica quella dei capitali, favorita dai movimenti emigratori.
In questo periodo aumenta la circolazione di merci, capitali, persone che si muovono senza vincoli.
Questo fenomeno, unico nella storia mondiale, prende il nome di “grande globalizzazione” o in
“internazionalizzazione”.
La produzione è concentrata in USA, Gran Bretagna, Francia, Germania. Il commercio di
importazione ed esportazione controllato per il 60-75% dai paesi europei. Gli Stati Uniti producono
ma partecipano poco agli scambi internazionali, e si focalizzano sul mercato interno come
elemento di crescita.
Si ha un maggior commercio e questo è dovuto a:
 riduzione dei tempi
 riduzione dei costi di trasporto
 riduzione degli ostacoli internazionali al movimento delle merci (contingentamenti e dazi) :
questo è diverso da una politica commerciale.
Il pensiero economico di questo periodo è favorevole alla LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI.
RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI
Il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti furono la base per l‟industrializzazione.
LE FERROVIE
Ancora alla fine del 1700 i trasporti erano vincolati alla forza o all‟attrazione animale.
L‟ottocento fu il secolo della ferrovia: dai 7200 km, esistenti al mondo nel 1840, si passò ai 925.000
km del 1906.
Distinguiamo le tre fasi principale della rivoluzione dei trasporti:
1. FASE PIONERISTICA (1820-1850): fino ali anni 50‟ la diffusione della ferrovia è limitata, viene
creata in seguito alle innovazioni nel settore delle miniere.
2. ETA‟ DELL‟ORO (1850-1870)(il problema del finanziamento e della costruzione)
Questo problema venne risolto in modo diverso dai diversi paesi.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag61
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3. GRANDI COLLEGAMENTI INTERNAZIONALI  Nascono i collegamenti internazionali e alpini
ed inoltre le ferrovie di penetrazione: esse collegano le due coste degli USA o la Russi in
direzione dell‟Asia.
Le FERROVIE nascono dall‟uso combinato dei binari usati nelle miniere e della macchina a vapore,
nate per svuotare le miniere e in seguito diventata locomobile.
Esse avevano COSTI ELEVATISSIMI: vi furono vari problemi di finanziamento, di costruzione, gestione,
manutenzione.
Ogni paese risolse il problema in modo diverso:
 GRAN BRETAGNA: utilizzò il capitale privato. La ferrovia servì come stimolo per l‟attività della
borsa valore: fu un‟invenzione che stimolò il mercato londinese già in atto e in uno stadio
avanzato.
 BELGIO: la ferrovia fu finanziata dalla corona e fu agevolata dalla maturità meccanica
della siderurgia.
 GERMANIA E FRANCIA: il finanziamento è stato misto: in parte furono finanziate dallo Stato e
in parte rilevate delle banche miste/d‟affari.
La costruzione del sistema ferroviario tedesco non seguì una formula standard, ma puntò sia
sull‟iniziativa governativa che su quella privata e sull‟impiego di forti capitali esteri.
In Francia il sistema dominante fu la concessione all‟industria privata sotto il controllo dello
Stato.
La Francia ebbe lo sviluppo maggiore grazie alla mobilitazione del risparmio attuata dal
Crédit Mobilier dei fratelli Perire, questo le permise di recuperare il distacco dalla Germania
e di rivaleggiare con l‟Inghilterra. La minor dotazione di carbone spinse i tecnici francesi ad
adottare soluzioni energysaving(locomotive a duplice espansione), che posero le loro
ferrovie all‟avanguardia in Europa.
 ITALIA: furono private fino al 1905 ed in seguito nazionalizzate.
 AREA BALTICA - EUROPA ORIENTALE E MEDITERRANEA: l‟era della ferrovia si aprì realmente
solo dopo il 1850.
 IMPERO AUSTRO – UNGARICO:lo Stato attivò partnership con investitori stranieri. In Spagna e
in Russia invece l‟investimento straniero venne visto come soluzione ottimale
nell‟acquisizione di nuove tecnologie.
Nell‟ultimo ventennio del secolo (la terza fase delle costruzioni ferroviarie) venne completata la
rete secondaria europea e furono realizzati i grandi collegamenti internazionali in Europa e
transcontinentali.Tra il 1883 e il 1893 la prima linea coast to coastfu seguita da altre tre negli Stati
Uniti e da una in Canada.
In generale possiamo dire che generalmente fino all‟800 il ruolo dei soggetti privati fu più rilevante
mentre dal 1900 in poi lo stato subentrò.
CON IL MIGLIORAMENTO DEI TRASPORTI:
1.
avviene il collo dei noli
2.
il mercato mondiale diventa sempre più integrato
3.
le persone e le cose si muovono sempre più velocemente.
FUNZIONE DELLE FERROVIE NEI DIVERSI PAESI:
GRAN BRETAGNAcompletamento dell‟industrializzazione (backwardlinkages)
GERMANIA, FRANCIAtraino dell‟industrializzazione (forwardlinkages)
ITALIAfini politici, inutile ai fini dello sviluppo.
In Italia la più importante realizzazione fu la Milano – Venezia. La costruzione avvenne grazie a
capitali esteri e lo scarso successo commerciale la fece inoltre pesare sul bilancio dello Stato. Il
sistema ferroviario fu di fondamentale importanza per il consolidamento dell‟unità nazionale e la
modernizzazione del Paese.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag62
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Nel 1865 la rete venne privatizzata in quattro gruppi con intervento di compagnie straniere. La
difficoltà di questa gestione mise in crisi il sistema e mediante la convenzione del 1885 venne
affidata a 3 società che si divisero la rete nazionale.
Nel 1905 si arrivò infine alla completa nazionalizzazione.
PAESI COLONIALIla ferrovia non servì a creare il mercato nazionale ma per portare le merci da
esportare.
La locomotiva (1825), la più importante invenzione nei trasporti dell‟800, diede alla ferrovia la
possibilità di diventare autonoma. George Stephenson introdusse la caldaia tubolare e realizzò la
linea Liverpool – Manchester. Da allora l‟evoluzione tecnica seguì due direzioni: la ricerca di una
velocità elevata e la ricerca del massimo di energia possibile in grado di consentire trasporti di
massa.
L‟acciaio, che si sostituì alla ghisa e al ferro, negli anni ‟70 aumentò la resistenza delle rotaie e la
capacità dei vagoni. Vennero vinti anche gli ostacoli naturali con ponti, viadotti...
All‟inizio del XX secolo, il 70% del chilometraggio mondiale apparteneva a compagnie
capitalistiche, il restante 30% allo Stato.
In Europa le linee secondarie ridussero considerevolmente la redditività degli investimenti
favorendo all‟inizio del secolo la statalizzazione delle ferrovie.
Le ferrovie raggiunsero la massima densità nell‟area nord – atlantica. Il sistema ferroviario
rappresentò un nuovo settore ad alta tecnologia che attraeva potenziali investitori. In Inghilterra
esso rappresentò un fattore essenziale nel sostenere l‟industrializzazione già in atto.
Le ferrovie si infittirono sul territorio senza alcun coordinamento finché non venne creato un
organismo per il coordinamento del traffico (1842).
La costruzione delle reti ferroviarie assunse un forte ruolo di modernizzazione dando impulso
all‟industria metalmeccanica, attivando sistemi di finanziamento ad hoc e sistemi di gestione su
larga scala.
Le locomotive provenivano inizialmente da USA e Inghilterra, ma già dal 1843 la produzione interna
copriva oltre la metà della domanda. Nel 1860 lo Stato prussiano gestiva il 55% della rete.
Anche le COMUNICAZIONIe la NAVIGAZIONE vennero radicalmente rinnovate nel 1800.
NAVIGAZIONE
Nel campo della navigazione il vapore gradualmente sostituì la vela: i primi esperimenti per quanto
riguarda la navigazione oceanica a vapore vennero fatti nel 1860, la vela, tuttavia, restò
concorrenziale fino agli anni 70.
Fino al 1850 i progressi del vapore furono più sensibili nella navigazione fluviale che in quella
marittima.
Vennero costruiti nuovi CANALI che ridussero notevolmente i tempi di viaggio:
 CANALE DI SUEZ 1869: questo canale evitava la circumnavigazione dell‟Africa: secondo i
canoni della geopolitica inglese è la porta delle Indie.
 CANALE DI CORINTO: taglia il Peloponneso.
 CANALE DI PANAMA (iniziato nel 1881, venne terminato nel 1914 ed inaugurato nel 1920):
unisce l‟Atlantico e il pacifico. Ridusse i tempi di traversata dal 60 giorni ad 8 ore.
Fu controllato per decenni dagli USA, tornò ai legittimi proprietari nel 2000.
COMUNICAZIONE
Nel campo delle comunicazioni l‟innovazione più importante fu il telegrafo ottico (sistema di trasmissione di
segnali tra postazioni in contatto visivo) presentato durante la rivoluzione francese (1792) dal fisico Claude
Chappe.
Dal 1830 il suo uso si aprì anche alla comunicazione commerciale contribuendo alla propaganda dei “sistemi
di rete”.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag63
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Cooke e Wheathstone svilupparono scoperte precedenti, ma il contributo più originale venne dall‟americano
Morse (1835) che, a partire dal 1843, consentì di mettere in comunicazione in tempo quasi reale città e
continenti diversi, unificando il mercato mondiale da quando i fondali marini vennero solcati da cavi.
La simbiosi telegrafo/ferrovia estese così i suoi effetti anche al mercato finanziario: la “railways mania" degli
anni 1840 – 1850 ampliò l‟attività della Borsa di Londra facendo sorgere una dozzina di borse in provincia che
comunicavano grazie al telegrafo”.
Anche nel telegrafo le risorse finanziarie vennero in certi casi dal pubblico per poi passare al privato (USA) o
viceversa.
Il passaggio di informazioni divenne ancora più rapido con l‟avvento del telefono che trasmetteva 100 – 200
parole al minuto senza alcun operatore presso gli utenti. Solo a fine secolo l‟uso si estese alla comunicazione
privata.
Infine le prime trasmissioni radio di Guglielmo Marconi nel 1896 aprirono la strada per l‟invenzione della radio e
la creazione di un sistema di comunicazione di massa.
L‟INGHILTERRA VERSO IL LIBERO SCAMBIO
All‟inizio dell‟Ottocento, alcuni gruppi di pressione, capitanati da David Ricardo, premono sul
governo per l‟adozione di provvedimenti liberisti.La riforma elettorale del 1832 consente che alla
Camera Bassa aumentino i fautori del libero scambio.Il gruppo di pressione si rafforza nel 1839 con
la creazione della Anti – Corn Law League che preme per l‟abolizione delle leggi sul grano abolite
nel 1846.
Nel 1849 vengono abrogati i NavigationActs.
La crescita degli scambi è tale che nonostante l‟abbassamento complessivo dei dazi le entrate
doganali del 1860 sono maggiori di quelle del 1842.
LA TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO
David Ricardo (1772-1823) era un economista influenzato dai
problemi del suo tempo: in particolare la sua ambizione era
quella di dare una base scientifica a sostegno della battaglia
per l‟abolizione delle CornLaws, leggi sul grano avversate
dalla borghesia e dall‟imprenditoria perché sostenevano in
maniera eccessiva il prezzo del grano, proteggevano
importazioni a basso costo, aumentavano la rendita e
mantenevano i salari alti: era infatti persuaso che ogni paese
(quindi anche la Gran Bretagna) avrebbe potuto trarre grandi
vantaggi dalla concorrenza e dal commercio internazionale
se si fosse specializzato nella produzione di quei beni per cui
godeva di un vantaggio relativo (o comparato).
Volevano togliere i dazi su grano ma dovettero attendere una
riforma che concedesse più rappresentatività alle zone
industriali: si doveva dare più spazio agli aspetti economici più
favorevoli al libero scambio e si crearono gruppi di pressione
(anti corn law league) che si muovevano per condizionare
favorevolmente
l‟opinione
pubblica
a
riguardo
dell‟abolizione.
I dazi di abbassarono e la carestia irlandese fece si che crollò
ogni veto infatti: nel 1840 vennero abolite le CornLaws e nel
1849 vennero aboliti gli atti di navigazione. L‟abbassamento
dei dazi fece crescere gli scambi: le entrate doganali del 1860
sono maggiori di quelle del 1842.
Il pensiero liberista si concretava nel superamento di
barriere naturali e di barriere artificiali (dazi, e
proibizioni).
IN BREVE
Anche Ricardo elabora le sue teorie
sulla scorta delle esperienze del suo
tempo e in particolare dare una base
scientifica alla sua battaglia per
l‟abolizione delle Corn Laws. Per lui i
proprietari terrieri inglesi percepivano
una rendita troppo alta a causa del
permanere dei dazi sul grano che li
proteggevano dalla concorrenza degli
altri produttori europei e mantenevano
artificialmente alti i prezzi: eliminando i
dazi si sarebbero potuti contenere i
salari dei lavoratori (perché andavano
per la gran parte spesi in grano/pane) e
dare competitività alle merci inglesi. Egli
era persuaso che ogni paese avrebbe
tratto vantaggio dallo specializzarsi
nella produzione di quei beni nella
produzione di cui deteneva un
vantaggio comparato cioè era
relativamente più efficiente.
L‟abbattimento internazionale delle
barriere doganali avrebbe favorito
l‟ampliamento del mercato e dunque
reso sostenibile una specializzazione
sempre più accentuata.
Si è concluso che il protezionismo elevato abbia avuto solo effetti negativi, anche se alcuni
teorizzano che un minimo di restrizioni possano essere concepibili. Fatto sta che nessun Paese
giunse all‟industrializzazione privo di proibizioni.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag64
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La maggior parte degli Stati si rifaceva a principi mercantilistici che sostenevano che la bilancia
commerciale dovesse presentare un attivo.
L‟illuminismo e l‟industrializzazione portarono, fin dalla seconda metà del Settecento, a nuove idee.
Adam Smith (The Wealth of Nations), Ricardo e Mill giunsero alla teorizzazione del freetrade(libero
mercato).
Smith sostenne che la ricchezza delle nazioni aumenta con l‟aumentare dell‟efficienza
nell‟allocazione delle risorse ed inoltre più il mercato è ampio più c‟è specializzazione.
In questo senso, Ricardo mostrò la “TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO” e la “divisione
internazionale del lavoro”.
TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO:
Ricardo considera come unico fattore
produttivo il lavoro e pensa che
l‟economia mondiale può trarre molto
dalla specializzazione nella produzione di
quei beni in cui gode di un vantaggio
relativo: ogni paese deve specializzarsi nei
beni che riesce a produrre in modo
relativamente più efficiente, questo è il
VANTAGGIO COMPARATO che ASSICURA
UN BENESSERE MONDIALE, se bene
sfruttato.
Esempio: 
Il punto comune tra Smith e Ricardo fu il concetto di “Mano Invisibile” espressa in primis da Smith,
ovvero che la soppressione di limiti al commercio porta ad un‟allocazione ottimale di fattori e
produzioni.
I Governi, soprattutto quelli delle nazioni forti, tentarono di agevolare il raggiungimento di
“equilibrio naturale” delle economie. List sostenne, infatti, che il liberismo agevolasse i Paesi già
sviluppati, mentre per quelli in via di sviluppo il protezionismo fosse necessario per passare da
un‟economia agricola ad industriale.
Purtroppo le guerre ed il ribasso dei prezzi (che non potevano essere rialzati eccessivamente con le
tassazioni) costrinsero i Governi a concentrare il carico fiscale sulle dogane. Tipiche furono le
CornLawsinglesi (dazi sull‟import del grano). L‟industriale Cobden formò la lega contro le CornLaws,
sostenendo che se il prezzo del pane sale, allora si abbassano i consumi anche degli altri beni
(“industriali” compresi).
Ciò sfociò nel trattato Cobden-Chevalier (1860) fra Gran Bretagna e Francia che diede l‟incipit ai
rapporti liberisti tra tutte le nazioni. Prevedeva, tra l‟altro, una clausola che legava i due paesi
anche per quanto riguarda i rapporti con nazioni terze: qualora un contratto fosse stato stipulato
dalla Francia (o dall‟Inghilterra) con un altro Stato (l‟Olanda, per esempio) a condizioni migliori, tali
regole sarebbero state applicate anche tra Inghilterra (o Francia) e l‟altro Stato (l‟Olanda).
LA CLAUSOLA DI NAZIONE Più FAVORITA
RIVISITAZIONE DEL VANTAGGIO COMPARTATO
Tra gli anni Venti e gli anni Trenta del Novecento il modello ricardiano è stato rivisitato da due
economisti svedesi ElyHeckscher e BertilOlhin che attribuirono il vantaggio comparato dei singoli
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag65
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paesi alla dotazione iniziale dei fattori ipotizzando una perfetta mobilità dei fattori all‟interno di un
paese e una perfetta immobilità verso l‟esterno.
Essi utilizzarono dati di fine „800, periodo in cui entrarono in gioca USA, Canada, Argentina.
Essi ipotizzano che ci siano due fattori di produzione, lavoro e capitale (inclusa anche la terra) e
che il contagio comparato derivi dalla maggiore disponibilità di uno o l‟altro fattore: i paesi si
specializzano con produzioni labor intensive, capital intensive, land intensive a seconda delle
dotazioni iniziali. Si ipotizza inoltre che sia irrilevante che la produzione sia più o meno ampia, una
perfetta mobilità dei due fattori all‟interno e perfetta immobilità dei fattori verso l‟esterno
(mercantilismo del periodo).
Alla loro analisi furono aggiunti due corollari:
1. il teorema dell‟uguaglianza (convergenza) dei prezzi dei fattori: se c‟è libertà di commercio
il prezzo dei fattori tende a convergere ed eguagliarsi sul piano internazionale.
2. il teorema di Rybczynski che sottolinea come un aumento della dotazione di un fattore di
produzione porta a un aumento della produzione dei beni che lo utilizzano.
Il flusso dei commerci d‟altra parte non è spontaneo e queste letture con l‟esclusione (forse) del
teorema della uguaglianza dei prezzi sono state superate : Krugman sostiene che il vantaggio
comparato si può infatti “creare” potenziando il capitale umano o incentivando certe industrie, si
parla di politica commerciale strategica .
Ad esempio lo Stato Americano investì nell‟industria dei semiconduttori e si diede un vantaggio
competitivo nel settore.
Era quindi necessario adottare una POLITICA COMMERCIALE STRATEGICA: questo consentiva di
acquisire il vantaggio comparato investendo in un particolare settore.
IL GOLD STANDARD (dal 1819)
La supremazia finanziaria di Londra è dovuta al fatto che un
terzo della ricchezza inglese derivava dall‟attività finanziaria (
banche, assicurazioni, noli,…): la bilancia commerciale è
negativa ma sono positive le partite invisibili derivanti da
investimenti all‟estero.
Nel1819 il governo inglese adottò ufficialmente la parità aurea
(Gold Standard): in Inghilterra si trovava più oro che argento
perché si trovava una parità di zecca tale che l‟argento
monetato aveva una parità minore dell‟argento metallo, che
aveva un prezzo più alto. Per la legge di Grisham l‟argento si era
rarefatto quindi si vincola l‟emissione di moneta alla quantità
d‟oro che gli istituti d‟emissione avevano in giacenza.
(L‟emissione cartacea viene vincolata alla quantità di oro
giacente presso le banche.) Era escluso che di stampasse
moneta FIAT, fiduciaria, non coperta da una quantità d‟oro:
questo tipo di moneta si utilizzava durante la guerra quando
c‟era poco oro.
Gold Standard in breve
•Molte letture hanno visto l‟integrazione
dell‟economia mondiale dell‟Età
edoardiana come il prodotto di una
generalizzata adesione delle economie
al GS e della centralità di Londra (e
quindi della sterlina) nel sistema
finanziario internazionale
•Il GS è un sistema monetario
monometallico a base aurea introdotto
in Inghilterra nel 1819. L‟emissione di
moneta è vincolata alla quantità di oro
disponibile presso le banche autorizzate
all‟emissione: la parità (valore) della
sterlina e‟ fissata in 7 gr circa di oro
•La generalizzata adozione del GS
dopo gli anni Settanta dell‟Ottocento
ha fatto sì che le parità (=cambi) tra le
valute fossero in realtà parità tra
quantità di oro perché ogni valuta
GOLD STANDARD: è un sistema monetario basato sull‟oro, in cui
(=moneta nazionale) corrispondeva a
la sterlina è la moneta cardine. L‟oro è il mezzo di pagamento
un certo numero di grammi di oro di
accettato internazionalmente su cui i paesi fondano sistemi
conseguenza l‟oro era
monetari interni.
contemporaneamente moneta
Le caratteristiche del Gold Standard erano le seguenti:
nazionale e internazionale e i cambi
erano fissi (=stabili) e si eliminava il
1) L‟unità monetaria nazionale era definita da un dato peso
rischio di cambio nelle transazioni
in oro, e la banca centrale acquistava e vendeva oro a
internazionali
prezzo fisso. I cambi tra le diverse valute erano fissi
•Il GS funzionò però solo finché furono
perché se aumentava il prezzo dell‟oro, il peso dell‟oro
realizzate alcune condizioni:
era fisso e quindi non influenzava i cambi. In questo modo si ELIMINAVA IL RISCHIO DI
cooperazione tra le diverse economie e
CAMBIO.
banche centrali, indipendenza banche
centrali; limitata consapevolezza delle
relazioni esistenti tra politica monetaria
e occupazione
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag66
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2) La carta moneta era convertibile in oro. Il sistema stava in piedi perché la gente si fidava
del fatto che l‟oro sarebbe stato dato loro in cambio della banconota. La coniazione
inoltre era libera.
3) I tassi di cambio erano determinati dal peso in oro contenuto in ciascuna divisa, ed erano
mantenuti fissi.
4) L‟importazione e l‟esportazione dell‟oro erano libere: se la bilancia delle partite correnti era
positiva il paese avrebbe beneficiato di più flusso d‟oro PIU‟ ORO SIGNIFICA QUINDI PIU‟
MONETA IN CIRCOLAZIONE. La massa monetaria di ogni paese europeo era quindi
vincolata alle oscillazioni internazionali del flusso di metallo.
5) L‟equilibrio interno dipendeva dall‟equilibrio con l‟estero : dei meccanismi automatici
garantivano il riallineamento dei prezzi verso l‟alto o verso il basso, indipendentemente
dall‟intervento politico dello stato.
Esportazioni superiori alle
importazioni:
N.B.QUESTO VALE A PATTO
AFFLUSSO
DI ORO.
i deficit e eccedenze con
l'estero automaticamente
eliminati dai meccanismi di
mercato
SI RIPRISTINA
L'EQUILIBRIO
Serve piu oro di
prima per
comprare altro
oro.
CHE NESSUN PAESE VARILE
CONDIZIONI DECIDENDO DI
METTERE L‟ECCESSO D‟ORO A
RISERVA.
AUMENTO DEI
PREZZI INTERNI PRE
RAPPORTO A
QUELLI ESTERI
Equilibrio automatico in regime
di GOLD STANDARD
(meccanismo prezzo-flusso):
anche ragionando in termini di
valuta cartacea lo schema è il
medesimo perché gli operatori
economici in possesso di valuta
straniera l‟avrebbero convertita
in oro presso le banche dei
paesi corrispondenti per poi
scambiarlo con sterline presso la
loro banca centrale
Riduzione dei
prezzi interni :
AUMENTO DELLE
ESPORTAZIONI
RIDUZIONE
DELLA
DOMANDA DI
BENI LOCALI
Il sistema si autoregolava
Assenza di rischio di cambio
Aumento delle
importazioni:
DEFLUSSO
DI
ORO
AUMENTO
DELLA
DOMANDA DEI
BENI ESTERI
Sebbene la bilancia commerciale britannica fosse costantemente in deficit (gli emigrati
trasferivano più di quanto facessero rientrare in patria), l‟aumento continuo degli investimenti
inglesi all‟estero accrebbe il saldo delle partite correnti, delle entrate perdividendi e per interessi,
fino a registrare una bilancia (totale) dei pagamenti positiva e permanente.
Questo fu uno dei principali elementi di forza della sterlina, in un sistema di GoldStandard, dove
tutte le valute potevano essere convertite nel sistema aureo.
In questo stava il pregio che si era voluto attribuire al sistema: se il regime aureo era adottato da un
grande numero di paesi, l‟oro è nello stesso tempo moneta nazionale e internazionale, e poiché le
divise sono cambiate a tasso fisso, il sistema monetario internazionale risulta unificato e omogeneo.
Siamo nel periodo della BELLA EPOQUE (1880-1914): questo è un periodo di grande prosperità, e
tutti usano il Gold Standard.
Gran Bretagna e Germania dopo la vittoria di Sedan ottennero grandi quantità di oro come
riparazione di guerra.
Francia, Italia, Belgio invece cercarono di resistere adottando un sistema bimetallico e crearono
l‟UNIONE MONETARIA MEDITERRANEA. Essi avevano scoperto nuove miniere d‟argento ma man
mano che i diversi paesi adottarono il Gold Standard l‟argento si svalutò. Ne seguì che nel 1878 si
smettè la coniazione in argento. Gli USA di fatto aderiscono anche loro al GoldStandard.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag67
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La preponderanza commerciale di Londra mantiene durevolmente l‟economia mondiale nel
segno del Gold Standard. Il centro finanziario della CITY DI LONDRA era molto importante: le
banche tenevano sterline come riserve.
Possiamo concludere dicendo che se il Gold Standard ha funzionato, è stato grazie ad un periodo
(il XIX secolo)di estrema stabilità, soprattutto per quanto riguardava la sterlina (che ispirava una
fiducia incondizionata).
Si pensi al cosiddetto potere liberatorio illimitato, ovvero la possibilità di convertire sterline in oro in
qualsiasi momento.
Al contrario, certi Paesi, come la Germania dopo la guerra con l‟Austria, furono costretti al corso
forzoso, ovveroall‟obbligatorietà di mantenere moneta cartacea.
Quindi all‟inizio l‟oro eliminò l‟argento, poi il Gold Standard eliminò l‟oro, quindi la sterlina, associata
al Gold Standard, divenne, di fatto, l‟unità di conversione internazionale.
IL TRAMONTO DELLA VISIONE RICARDIANA: verso il protezionismo
La rivincita di List
La seconda metà degli anni Settanta apre un periodo protezionista per molti paesi europei ed
extra-europei come reazione al trasformarsi dell‟economia internazionale.
Dal 1870 il protezionismo riprese vigore. Analizziamone le ragioni:
1. il raggiungimento di uno sviluppo considerevole spinse gli imprenditori a proteggersi dalla
concorrenza straniera;
2. l‟importazione del grano fu criticata dai grandi proprietari terrieri
3. cambia la natura della crisi, ed essa è vista come connaturata al sistema, data l‟instabilità del
capitalismo. Nel passaggio da liberismo a protezionismo hanno inciso:
crisi di sovrapproduzione: si allargò notevolmente la forbice tra produzioni e consumi : si aveva
quindi un eccesso di offerta.
Natura della crisi nell‟ANCIEME REGIME
Sottoproduzione- carestie
Natura della crisi nella SOCIETA‟ INDUSTRIALE
Sovrapproduzione- allargamento della forbice
tra produzione e consumi- eccesso di offerta
Crisi agraria: gradualmente avvenne la globalizzazione del mercato dei beni primari. In Europa i
cereali di importazione costano un quinto di quelli prodotti nel proprio paese.
Crisi finanziaria: in Germania la città cresce ec‟è speculazione sugli immobili di Berlino, Parigi.
L‟Italia cresce più tardi in seguito ai lavori di Roma Capitale e Napoli.
4. l‟affermarsi del nazionalismo e dell‟imperialismo (e del “prestigio nazionale”)
5. le imprese coloniali (ed i relativi scontri)
6. l‟effetto a catena (l‟abbandono di alcune nazioni importanti portò ad una rincorsa al
protezionismo, come in Germania) sotto il Governo Bismarck. L‟Italia fu tra i Paesi che seguirono
questo trend). Questa rincorsa al rialzo delle tariffe fu peculiare tra Francia e Italia (stabilizzata
soltanto nel 1892 con le tariffe Méline).
esito: svolta neomercantilistica: vengono introdotte nuove tariffe protezionistiche
LE RISPOSTE DEI SINGOLI STATIalle crisi:
il PROTEZIONISMO
Le richieste degli agrari si saldano a quelle degli industriali: la risposta dei singoli stati è il
ritorno/rafforzamento del protezionismo –
Italia (1878, 1887):richiesta di passaggio al protezionismo in aggiunta ad una svolta di tipo
ideologico: si pensava all‟Italia come paese industriale. In Italia l‟industria dell‟acciaio era molto
importante. Nel 1887 venne protetta con una tariffa volta a proteggere i costi dell‟acciaio dato il
dumping della Germania.
Germania (1879): gli Junker diventano protezionisti perché iniziarono ad arrivare i cereali dagli USA
a prezzi inferiori.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag68
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Francia (1881, 1892): i primi inasprimenti iniziarono nel 1881 e furono frenati solo nel 1882 con la
tariffa Melin imposta sui prodotti agricoli.
Austria Ungheria e Russia passarono al protezionismo nel 1891 mentre gliUSA dopo la fine della
Guerra di secessione.
PAESI CHE NON TORNARONO AL PROTEZIONISMO: questi paesi dipendono pesantemente dal
commercio internazionale e restarono quindi liberisti.
Inghilterra: non passò ad un sistema protezionistico in quanto la sua economia dipendeva
esclusivamente dalle esportazioni.
Belgio, Olanda, Danimarca:non passarono al protezionismo e specializzarono in produzioni
specifiche per l‟esportazione.
Con il protezionismo si è assistito ad una conversione produttiva: carne, latte, latticini, ortaggi
rimpiazzano le produzioni cerealicole. Inoltre si è alzato il livello di meccanizzazione dell‟agricoltura
ed aumentato l‟uso di fertilizzanti.
LA RICONVERSIONE PRODUTTIVA:
•carne, latte, latticini, ortaggi rimpiazzano le produzioni cerealicole
•si accresce il livello di meccanizzazione dell‟agricoltura e aumenta l‟uso di fertilizzanti
La visione di un mondo di economie specializzate e interdipendenti che commerciano
armonicamente salta. Occorre però precisare che IL RITORNO AL PROTEZIONISMO NON
INTERROMPE LA CRESCITA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE.
All‟inizio del XX secolo l‟economia mondiale è molto più integrata di quanto non fosse stata prima
e molto di più di quello che sarebbe stata fino a molto dopo la guerra mondiale.
Come si giustifica il protezionismo?
Nella logica di Ricardo e degli epigoni la politica commerciale è un elemento negativo che
perturba il commercio internazionale inficiandone i benefici.
Wolfgang Stolper e Paul Samuelson (1941) costruirono un teorema che nella sostanza segnala che
nel mondo esistono interessi contrastanti. Si parte dalla constatazione che il valore dei fattori di
produzione è influenzato dai prezzi relativi dei prodotti per cui il prezzo dei beni esportati tende ad
aumentare (entro il paese esportatore) mentre il prezzo dei beni importati tende a diminuire.
I produttori nazionali sono svantaggiati dalle importazioni ( i prodotti sono meno rari e il prezzo
scende).Chi viene danneggiato dal libero commercio tende ad opporvisi.
Quando la produzione nazionale entra in relazione con i paesi stranieri ( ci sono le importazioni) le
conseguenze sono molto più evidenti dei vantaggi generali causati dal vantaggio comparato.
Le libere importazioni possono causare due tipi di interessi contrastanti
 Vantaggio per il consumatore che paga prezzi minori;
 Problema per l‟industria: calo dei prodotti nazionali.
Inoltre le industrie strategiche non possono dipendere eccessivamente dalle importazioni.
L‟età degli imperi (1876-1914)
In questo periodo si dispiega un vasto processo di conquiste coloniali. In meno di mezzo secolo i
paesi più sviluppati o meglio attrezzati si assoggettano una rilevantissima frazione delle terre
emerse. Questo fenomeno è un fenomeno inconsueto in quanto si riteneva concluso con
l‟indipedenza degli USA e dell‟America Latina. In questo contesto si impongono oltre al Regno
Unito anche nuovi paesi. Questi nuovi paesi riuscirono ad imporsi grazie ai risultati tecnologici:
ferrovie, nuove armi, nuovi medicinali che aumentavano la resistenza. Grazie alla tecnologia
inoltre le perdite umane e i costi sono stati molto più limitati.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag69
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Lo spostamento delle relazioni economiche nella direzione dei paesi non industrializzati si deve
anche agli effetti di una economia in espansione. E in particolare:
•al trasformarsi dell‟impresa e della natura della concorrenza
•alle insufficienze del mercato interno connesse al limitato potere d‟acquisto dei consumatori
•alle crisi di sovrapproduzione
Ne conseguono tensioni per controllare politicamente aree che servano come mercati di
approvvigionamento, di sbocco o di valvola di sfogo delle eccedenze demografiche.
Inoltre pesano anche questioni di natura politica e ideologica e di opportunismo politico
Ma la chiave della prosperità occidentale non è (né sarà) la conquista delle colonie
SI PASSA DALLA CONCORRENZA SMITHIANA AL MODELLO DI OLIGOPOLIO
I Fenomeni di sovrapproduzione e sottoconsumo fanno si che la lotta diventi una lotta tra paesi
(non più lotta tra imprese). Questa è una ideologia romantica ed è volta alla CONQUISTA DELLO
SPAZIO COME IDEALE, la lotta è una lotta per prevalere.
Ma perché dominare altri popoli? Hobson e Lenin hanno dato due risposte.
HOBSON: la guerra Anglo-Boera porta alla teoria di Hobson, 1901. Questa teoria da una lettura
coerente al fenomeno dell‟imperialismo: Hobson dice che l‟imperialismo giova a finanziare ebrei,
banchieri, industria delle armi e industria pesante poiché secondo lui saranno proprio queste
categorie a chiedere allo stato di intervenire.
Secondo Hobsonc‟è una forbice tra
sovrapproduzione e sottoconsumo: si pagavano troppo poco gli operaia causa delle distorsioni
istituzionali. La soluzione era quindi eliminare queste distorsioni, solo così non ci saranno più
domande di imperialismo in quanto non saranno più necessarie.
LENIN: osserva la trasformazione della lotta tra oligopoli in lotta tra stati che culminerà nella
putrefazione del capitalismo.
In realtà non è necessario controllare politicamente i mercati per avere mercati di
approvvigionamento e di sbocco: i paesi ricchi sono quelli che investono e sono i migliori clienti
dise stessi. La chiave della prosperità occidentale non è (né sarà) la conquista delle colonie:
anche le teorie che giustificano l‟imperialismo come necessità di investire i capitali in eccesso sono
smentite da questo.
EUROPA: come abbiamo già detto l‟Europa costituisce il motore delle esportazioni mondiali questo
è possibile perché si sviluppano anche i sistemi di finanziamento di cui Londra, con la sterlina,
rappresenta il fulcro. Ma anche Francia e Germania investono all‟estero.
Nella prima metà dell‟800 l‟Europa investe su se stessa.
Nella seconda parte del secolo gli investimenti specie ferroviari vengono realizzati in Paesi extraeuropei: l‟Inghilterra ad esempio comincia ad investire all‟estero: AUSTRALIA, CANADA, NUOVA
ZELANDA; essa ottiene i proventi per investire dalle partite invisibili.
Gli investimenti sono:
♦ DIRETTI: si entra come imprenditori, si finanziano le attività, non il debito pubblico.
♦ INDIRETTI: si finanzia il debito pubblico di un paese e il paese spende dove ritiene meglio. Il
Regno Unito acquista titoli di debito pubblico utilizzato per la creazione di capitale fisso
sociale.
Australia, Canada, Nuova Zelanda & C.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag70
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Sono paesi molto vasti ma con poche persone. Essi si avvantaggiano largamente degli investimenti
britannici (soprattutto grazie ad investimenti nel settore ferroviario e minerario), il cui effetto risulta
notevolissimo poiché sono rapportati ad una popolazione limitata, una circostanza che spiega gli
elevati tassi di crescita che si registrano nel XX secolo.
Il Regno Unito acquista essenzialmente titoli pubblici. Il ricavato delle emissioni è utilizzato dai paesi
destinatari per la creazione di capitale fisso sociale, si tratta di un modello virtuoso che Cameron ci
dice non imitato dai paesi mediterranei.
Ma la DIPENDENZA DAI PAESI FINANZIATORI HA UN‟IMPORNTA COLONIALE: questi paesi poco
popolati sviluppano attività land – intensive: lana (Australia e Nuova Zelanda) e grano (Canada)
che costituiscono i principali prodotti di esportazione dando a queste economie un‟impronta
“coloniale”
Staplethesissi applica a paesi vasti, poco popolati e privi di tradizione economica.
La crescita di questi paesisi fondò su uno o più prodotti base che venivano esportati. Tale
produzione caratterizzava la società: anche se si deterioravano le ragioni di scambio, si
continuava ad esportare perché l‟esportazione era l‟unica attività che permetteva di ottenere
finanziamenti.
La scelta di concedere spazio al surplus da origine ad una serie di contraddizioni.
Anche nelle aree arretrate dell‟America Latina, dell‟Asia e dell‟Africa il meccanismo è simile: gli
investimenti stranieri sono finalizzati all‟estrazione e all‟esportazione di materie prime senza che la
struttura delle economie locali ne risulti trasformata. Le ferrovie non contribuiscono all‟integrazione
del mercato interno e non si sviluppano produzioni ad elevato valore aggiunto, le economie di tali
paesi sono extravertite.
USA: il mercato americano è ripiegato su se stesso anche se gli Usa sono grandi esportatori. Questo
determina la crisi agraria ma in relazione alla ricchezza è comunque una minima parte.
XX SECOLO
Gli anni dal 1900 al 1914 erano quelli della Belle Epoque e dell‟Inghilterra eduardiana. L‟economia
mondiale risultavaglobalizzata.Il tratto dell‟economia del principio del XX secolo è la convergenza
dei redditi pro capite. Gli strati sociali più poveri del 1900emigravano verso le Americhe. La chiara
leadership dei britannici semplificava il mondo e facilitava gli scambi. Il modello andò in rovina
quando altri Paesi lomisero in discussione: la Germania, la Russia e gli Stati Uniti.L‟origine delle più
importanti multinazionali, infatti, si può far risalire al principio del XX secolo.
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La Prima Guerra Mondiale (1914-1918)
Con l‟inizio della prima guerra mondiale si ha la fine dell‟imperialismo.
Il 28 giugno 1914 in occasione dell‟anniversario della battaglia combattuta dai sevi contro i turchi
nel Kosovo nel 1389 un ragazzo serbo di 19 anni, GavriloPrincip, esponente delle organizzazione
terroristica “Mano Nera”(gruppo di indipendentisti che avevano legami col governo Serbo),
uccide a Sarajevo l‟erede al trono asburgico e sua moglie innescando il domino di avvenimenti
che avrebbe portato alla tragedia della 1 Guerra Mondiale.
Dinamica dell‟attentato:una pattuglia di attentatori lanciarono esplosivi ferendo il suo seguito. Il
Duca Francesco Ferdinando andò a visitare i feriti e per tornare a case rifece la stessa strada e
venne assassinato da Gavrilo.
La Serbia in quel periodo voleva riunire tutti i Balcani sotto un unico stato ma l‟Austria non
l‟avrebbe permesso: non accettava l‟idea di disgregare il suo impero. L‟emergere del
collegamento tra Serbia el‟organizzazione fautrice dell‟attentato portò l‟Austria a dare un
ultimatum alla Serbia (non poteva lasciar correre). Poiché l‟Austria era debole chiese aiuto alla
Germania, che a sua volta coinvolse la Francia, la Russa e l‟Inghilterra: subito la questione assume
rilevanza mondiale. La Guerra è scoppiata perché si mette da parte la diplomazia: dall‟inizio del
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag72
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conflitto sono stati riutilizzati i piani militari. Appena la Russia schierò il proprio esercito, l‟esercito
tedesco si mosse per anticipare la Francia. Il piano prevedeva l‟invasione della Francia attraverso il
Belgio.
SI PASSA DA UNA GUERRA CHE DOVEVA ESSERE LAMPO AD UNA GUERRA DI POSIZIONE.
Gli USA entrano a causa della guerra sottomarina: nel 1915 venne affondato il Lusitania, in
circostanze non chiare: ciò creò un clima di tensione che spinse gli USA a entrare in guerra nel
1917.
La guerra scoppia a causa delle Complicità istituzionali La diplomazia è sostituita dai piani
militari.
CONSEGUENZE DEMOGRAFICHE:
La distruttività del conflitto superò ogni esperienza precedente: furono coinvolti 35 paesi e 64
milioni di combattenti.
Alle perdite militari (9 milioni) si unirono quelle civili (5 milioni) che continuano nel dopoguerra a
causa di epidemie e carestie: si generò un buco demografico in quanto la maggioranza delle
vittime era in età riproduttiva.
CONSEGUENZE ECONOMICHE
a) Si determinò un drastico processo di redistribuzione della ricchezza che penalizzò i
percettori di reddito fisso.
ENORMI SACRIFICI DELLA POPOLAZIONE: la guerra e la crisi causano sofferenza. Questi sono
alla base della sentimento di solidarietà che fa sì che l‟approccio Keynesiano funzioni
I Governi non esitarono a ricorrere al finanziamento più facile: l‟emissione di moneta che
genera intensa inflazione. La guerra genera quindi inflazione che penalizza chi ha redditi
fissi e avvantaggia che possiede beni da scambiare e un‟industria di guerra.
A causa dell‟inflazione si verificata la caduta del Gold Standard:con l‟eccezione degli USA
tutti gli altri paesi dovettero abbandonare il Gold Standard. Tutte le altre valute circolano a
corso forzoso.1
b) Distruzioni materiali
c) Cambiarono i meccanismi di gestione della politica: le decisioni vennero prese dai
gabinetti di guerra e non dai Parlamenti.
d) Aumentò il peso dello stato: intervenendo di più nell‟economia il liberismo si ridusse.
L‟economia di questo periodo era un‟economia a sostegno della macchina bellica: gli
stabilimenti ausiliari erano tutelati per quanto riguarda le forniture, la forza lavoro, ecc.
e) Mobilitazione industriale: asservimento dell‟industria all‟impresa bellica. Alcuni settori
crescono molto, settori non utili alla guerra si contraggono.
Questo causa CRISI DI RICONVERSIONE: la mobilitazione ha determinato un gonfiarsi
innaturale di alcuni settori. I settori che producevano per la guerra avevano dei sovrappiù,
mentre gli altri settori, che producevano anche beni importanti per la vita civile, erano
sottosviluppati.
f)
Per finanziare la guerra è stato necessario liquidare gli investimenti esteri: durante la guerra i
paesi coinvolti si videro obbligati ad importare in massa i beni che non potevano produrre,
avendo riorganizzato il loro apparato produttivo verso la fabbricazione di materiale bellico.
La loro capacità di esportare diminuì per lo stesso motivo. Le bilance commerciali di questi
paesi erano in forte deficit e dovettero chiedere prestiti, soprattutto alle banche
americane. Gli USA divennero i principali creditori dei paesi coinvolti nel conflitto
mondiale.Le necessità di finanziamento del conflitto comportarono la cessione degli
investimenti esteri.
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g) Il commercio estero venne danneggiato e la guerra sottomarina determinò nel 1917
l‟ingresso degli USA nel conflitto.Il crollo delle esportazioni europee indusse molti paesi a
effettuare un processo di sostituzione delle esportazioni.
h) Crescita del debito pubblico: per sostenere i costi della guerra occorre spalmare il sacrificio
su più generazioni. Questo per non aumentare ulteriormente la sofferenza della gente con
la pressione fiscale.
i)
Trasformazioni sociali: crescita dell‟occupazione femminile
1 I Paesi belligeranti e il Gold Standard
Dopo la crisi di riconversione i paesi belligeranti scelsero di tornare al Gold Standard: l‟abbandono
di tale sistema infatti fu vissuto come un dramma; si pensava che un ritorno alla prosperità sarebbe
stato possibile soltanto con un ritorno al Gold Standard. Dopo la crisi di riconversione si rientra
quindi nel sistema con la stessa parità oppure con diverse parità:
 Parità più bassa: scelta dalla Francia, consente di rilanciare le esportazioni.
 Con una parità più elevate: Francia e UK. È una scelta di prestigio, che causa un contrarsi
delle esportazioni.
Churchill nel 1925 fissò una parità elevata mosso dal desiderio di riportare la sterlina al suo
ruolo centrale. Ciò causò scioperi perché per mantenere tale parità era necessario ridurre i
salari.
In Italia si fissò la quota 90, raggiunta con fatica danneggiando le industrie esportatrici. I
depositanti e i percettori di rendite ne sono avvantaggiati.
Nel 1914, con l‟esplosione della Grande Guerra, il mondo economico crollò. Essa non soltanto fu terribile
durante il suo decorso, ma lasciò anche un‟eredità pesante, che generò (molti sostengono) la seconda
Guerra e la nascita del modello sovietico comecontrapposizione al capitalismo. Una volta cessato il conflitto
fu impossibile tornare indietro.
Il GoldStandard fu smantellato, il liberalismo morì, i Governi organizzarono un‟economia di guerra.
Tutti i Paesi neutrali godettero di un vero boom, come la Danimarca e l‟Olanda. L‟Italia (anche la G.B.) cadde
nella depressione postbellica, che generò il fascismo. Germania, Ungheria, Austria, Turchia e Bulgaria
compirono uno sforzo di recupero immenso.
Il maggiore costo della guerra fu, tuttavia, in vite umane (9 milioni di militari e 5 di civili).
I Governi non esitarono a ricorrere al finanziamento più facile: l‟emissione di moneta che genera intensa
inflazione. Questo fattore, unito al deficit pubblico pesò terribilmente sullo sviluppo.
Gli effetti peggiori furono definiti da Keynes come “le conseguenze della pace ”:
1. la ricomposizione della mappa politica, che generò non pochi problemi sociali
2. le pretese degli alleati sulle potenze vinte di pagamenti astronomici (generarono deficit delle
bilance commerciali)
Conseguenze economiche della Pace di Versallies (1919)
Il trattato di Versailles, anche detto patto di Versailles, è uno dei trattati di pace che pose
ufficialmente fine alla prima guerra mondiale Venne firmato nella la Sala degli Specchi del Palazzo
di Versailles, il 18 gennaio del 1919. Fu una sorta di premessa alla creazione della Società delle
Nazioni. Lo scopo dell‟organizzazione era di arbitrare i conflitti tra le nazioni, in modo da evitare
che le animosità tra le varie potenze mondiali sfociassero in un secondo conflitto.
È suddiviso in 16 parti e composto da 440 articoli.
La Società delle Nazioni era un'organizzazione intergovernativacon lo scopo di arbitrare i conflitti
tra le nazioni prima che si arrivasse alla guerra.
ll Trattato di Versailles prevedeva la cessione alla Francia, da parte della Germania, di Alsazia e
Lorena. Il rinato Stato polacco dovette cedere parte della Slesia, della Posnania e della
Pomerania, ovvero un accesso nel mar Baltico. La città di Danzica venne considerata città libera.
La Germania Orientale venne separata da quella Occidentale, l‟impero coloniale tedesco diviso
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tra Inghilterra e Francia.
Il territorio austriaco rimanente era pari a circa 1/8 del precedente, mentre quello Ungherese era
stato praticamente dimezzato.
Il trattato di Versailles oltre ad abolire la coscrizione per la Germania, pose anche grosse limitazioni
alle forze armate tedesche, che non dovevano superare le 100.000 unità.
Il trattato stabilì una commissione che doveva determinare le esatte dimensioni delle riparazioni
che dovevano essere pagate dalla Germania. Nel 1921, questa cifra fu ufficialmente stabilita in 33
miliardi di dollari. I problemi economici che questi pagamenti comportarono sono spesso citati
come la principale causa della fine della Repubblica di Weimar e della ascesa di Adolf Hitler, che
inevitabilmente portò allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Gli Stati Uniti d'America non ratificarono mai il trattato. Le elezioni del 1918 avevano visto la vittoria
del Partito Repubblicano, che prese il controllo del Senato e bloccò due volte la ratifica (la
seconda volta il 19 marzo1920), alcuni favorivano l'isolazionismo e avversavano la Società delle
Nazioni, altri lamentavano l'eccessivo ammontare delle riparazioni. Come risultato, gli Stati Uniti non
si unirono mai alla Società delle Nazioni e in seguito negoziarono una pace separata con la
Germania: il trattato di Berlino del 1921, che confermò il pagamento delle riparazioni e altre
disposizioni del trattato di Versailles ma escluse esplicitamente tutti gli articoli correlati alla Società
delle Nazioni.
Il ritorno alla normalità dopo la fine della guerra non fu facile. L‟anno 1919 fu economicamente
peggiore dei precedenti. La riconversione delle economie di guerra alle nuove necessità della
pace era un compito molto complesso: vi erano inoltre molti milioni di rifugiati.
I cambiamenti di confine dell‟Europa centrale ed orientale interessarono mezzo continente. Nuove
amministrazioni statali dovettero organizzarsi di punto in bianco. La disorganizzazione ed il miscuglio
fi sovrapproduzioni e scarsità, spiegano la paralisi del 1919.
Alla conferenza per la pace di Versailles nel 1919 al tavolo dei vincitori si scontrano due visioni
opposte:
 Wilson (USA) era magnanimo e ambiva a imporre, nei suoi 14 punti, la creazione di un
organismo sovranazionale garante della pace mondiale, la Società delle Nazioni e
l‟affermazione del principio di autoderminazione dei popoli.1
 Clemenceau (Francia) desiderava annichilire l‟economia tedesca per evitare un nuovo
conflitto mondiale.
In generale possiamo dire trattati di pace inasprirono i nazionalismi e i problemi economici.
Pesarono in particolare:
1. La questione dei prestiti interalleati: Gli USA vogliono la restituzione dei prestiti, rifiutano la
compensazione tra i crediti e le riparazioni di guerra che deve pagare la Germania. La
Germania non riesce a pagare le rate delle riparazioni: la Germania lavorava il meno
possibile per non pagarle. Gli USA si rifiutarono di ricoprire il ruolo di prestatore di ultima
istanza condonando i prestiti.
2. Vennero definiti accordi punitivi per la Germania, a cui furono addebitate riparazioni per
132 miliardi di marchi. L‟impossibilità di esportare per pagare le rate delle riparazioni
alimentò l‟iperinflazione: nel novembre 1923 un dollaro equivaleva a 4.200. 000. 000. 000 di
marchi.
La pace punitiva inflitta alla Germania getterà le basi per la seconda guerra mondiale
3. La ridefinizione dei confini: i nuovi paesi sono gelosi della propria autonomia. Si spezzano
complementarietà economiche e si apre una nuova stagione mercantilista.
1Gli
Stati Uniti d'America non ratificarono mai il trattato. Le elezioni del 1918 avevano visto la vittoria del Partito
Repubblicano, che prese il controllo del Senato e bloccò due volte la ratifica (la seconda volta il 19 marzo
1920), alcuni favorivano l'isolazionismo e avversavano la Società delle Nazioni, altri lamentavano l'eccessivo
ammontare delle riparazioni. Come risultato, gli Stati Uniti non si unirono mai alla Società delle Nazioni e in
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seguito negoziarono una pace separata con la Germania: il trattato di Berlino del 1921, che confermò il
pagamento delle riparazioni e altre disposizioni del trattato di Versailles ma escluse esplicitamente tutti gli
articoli correlati alla Società delle Nazioni.
Gli anni 20 e la crisi del 1929
Il ritorno alla normalità dopo la fine della guerra non fu facile. Il 1922 fu il primo anno di prosperità,
che permise di dare per conclusa la ricostruzione postbellica. Con il Trattato di Versailles, la
Germania fu castigata molto duramente. Vista la sua impossibilità di pagare i danni di guerra, la
Francia ed il Belgio si appropriarono dei bacini minerari dell‟ovest tedesco (Ruhr): decisero infatti di
riscuotere i debiti della Germania in natura.
Per contrastare questo appropriamento il Governo Tedesco finanziò gli scioperanti emettendo
moneta; la spirale inflazionistica fu così vasta che si tornò al baratto. Questo caos fu superato
soltanto con il credito nordamericano del piano Dawes: esso permise alla Germania di creare una
nuova base monetaria, una nuova moneta per tornare alla normalità e rimettere in funzione
l‟attività produttiva. Quindi gli USA permisero il pagamento delle riparazioni di guerra ma in cambio
volevano partecipare ai guadagni dell‟economia tedesca. Possiamo quindi affermare che
in questo periodo gli USA passano da essere un paese debitore a essere un paese creditore.
Il piano Dawes, inoltre, voleva incoraggiare i Governi a tornare al sistema aureo, simbolo distabilità
e prosperità. La Gran Bretagna accettò nel 1925, l‟Italia nel 1927, la Francia nel 1928.
Questo ritorno, tuttavia, si realizzò mediante sopravvalutazioni eccessive delle monete e ciò portò
alla recessione.
A Wilson succedono tre presidenti repubblicani: Harding, Cooldige e Hoover. Il potere ottenuto dai
repubblicani è da ricondursi a una congiuntura favorevole.
Tra il 1920 e il 1928 assistiamo a un enorme crescita del PIL americano, intorno al 43%, trainata dalle
grandi industrie (automobile, elettricità, beni di consumo durevoli, edilizia) e favorita dal
programma repubblicano che prevedeva:
 Continental Act: limitazione dei flussi migratori in entrata
 Credito facile
 Fondi provenienti dal rimborso dei prestiti interalleati.
Altri due importanti squilibri furono:
 il bisogno di ristrutturazione o “deflazione strutturale ”: le guerre distrussero campi fertili e
stimolarono la nascita di industrie belliche di difficile riconversione; inoltre le esportazioni in
Paesi che ormai erano tornati alla normalità generarono eccesso di offerta, quindi un
ribasso dei prezzi.
 l‟isolamento americano: a parte la totale indifferenza alla ricostituzione della pace e la non
partecipazione ai trattati, ad incidere pesantemente fu soprattutto l‟improvvisa chiusura
all‟immigrazione (basata sull‟imposizione di una quota, sistema tutt‟oggi in funzione); la
concorrenza dei poveri immigranti era un problema per le classi salariate statunitensi.
Visto l‟impoverimento europeo c‟erano più motivi di prima per emigrare in America. Oltre a
questo, gli Stati Uniti attuarono, per la prima volta, misure protezionistiche.
Hoover sale al potere nel 1929, anno di massimo fulgore della borsa, affermando che in
quell‟annata avrebbero messo fine alla povertà della popolazione. Il 29‟ fu l‟anno di massimo
fulgore della borsa perché, dati i rendimenti crescenti, si ritiravano i capitali dalla Germania per
investirli in borsa (rendeva di più) alimentando un colossale boom speculativo.
Il crollo di Wall Street, avvenuto il 24 ottobre 1929 non è l‟inizio della crisi ma solo il simbolo dell‟inizio
della grande depressione: essa affonda le radici in alcune problematiche come
1. Il sistema bancario era marcio: le piccole banche operavano con capitale ridotto e
personale inadeguato. Il credito era erogato facilmente e a basso costo. Inoltre si
finanziava la speculazione: bastava versare 1/5 dell‟importo per operare con
acquisti/vendite a termine.
2. Anche se il mercato era in espansione, raggiunse la saturazione: nonostante le vendite a
rate, l‟offerta di beni semidurevoli era troppo superiore alla domanda.
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3. I farmers si erano indebitati per produrre derrate alimentari durante la guerra. L‟aumento
del prezzo del grano ha determinato un aumento del prezzo del fattore terra. Finita la
guerra il prezzo del grano crolla perchél‟Europa riprende la produzione e i farmers
falliscono.
Da ciò possiamo intuire come l‟espansione della borsa non potesse durare: essa produceva profitti
su profitti slegati dall‟economia reale. Le persone iniziano a vendere i titoli determinando un ribasso
dei prezzi che innesca una corsa alla vendita dei titoli fino a portare al crollo.
I risparmi delle famiglie americane, detenuti in titoli, vanno in fumo.
Il meccanismo iniziale della crisi fu, essenzialmente, creditizio: troppi avevano comprato azioni a
credito, e le banche siaffrettarono a reclamare tali crediti, mettendo in moto la contrazione.
Hoover cerca una via d‟uscita dalla crisi. Decide di varare una politica monetaria ortodossa, rifiuta
i sussidi di disoccupazione, mette in atto politiche di austerity, restringe il credito. Questa scelta
trova origine nel suo background: è molto legato all‟etica e alla responsabilità individuale, al selfmade man, non accetta l‟abbandono del GoldStandard. Tuttavia tali politiche conducono allo
sfascio della società: ci sono forti tensioni sociali, gli industriali riducono gli stipendi, fanno la
settimana corta, si dotano di scorta personale per timore di ritorsioni. Persino Al Capone fondò una
mensa per i poveri in quel periodo.
Hoover vara la tariffa protezionistica di Smooth-Hawley che strangola il commercio internazionale:
alla chiusura del mercato americano gli altri paesi reagiscono a loro volta con politiche
protezionistiche.
Nel 1931 comincia a iniettare liquidità costruendo infrastrutture per creare posti di lavoro. Chiede
un appoggio ai democratici che gli viene negato. Questo breve periodo di ripresa viene
compromesso quasi subito dal crollo delle economie europee: la corsa al ritiro dei capitali
dall‟Europa che contagia le piazze europee. Si innesca una catena di fallimenti e licenziamenti
che grava soprattutto su Germania e Austria. Viene meno la fiducia e il ritiro di capitali continua.
Anche concedendo la moratoria per i debiti interalleati nel 1931 non si risolve nulla.
La crisi della fiducia porta le banche centrali, che precedentemente detenevano sterline nelle
riserve, a chiedere la conversione delle sterline in oro: l‟Inghilterra nel 31 abbandona il Gold
Standard, la sterlina si svaluta del 30% portandosi dietro tutti i paesi a cambio fisso.
La crisi del 1929 determina anche un crollo della fiducia nell‟autoregolamentazione dei mercati:
crolla la produzione, gli scambi e i debiti interalleati.
La crisi del 29 è detta a “L” per l‟andamento del PIL che crolla e resta piatto per 7-10 anni.
LE RISPOSTE ALLA CRISI
USA
 New Deal ( = PROGRAMMA DI RISANAMENTO
Come rispondono alla crisi i paesi
DELL‟ECONOMIA) di Roosvelt (1933-35)
europei?
Si seguono le teorie Keynesiane, percorsi ben distanti
1) fine del mercato autoregolato 
dall‟ortodossia finanziaria. Osserviamo come lo stato
fine del liberismo;
affini i metodi di intervento nell‟economia. Le reazioni
2) adozione di dazi protezionismo
USA furono:
3) intervento dello stato
a) Emergency Bank Act: si fanno chiudere le
nell‟economia
banche “malate” e si inietta liquidità a basso
4) abbandono del Gold Standard.
costo di cui beneficiano le banche sane allo
Questo vale per tutti i paesi ad
scopo di sollecitare gli investimenti. Le
eccezione della Germania.
banche possono detenere solo titoli con un
rating elevato.
b) SEC: organismo di vigilanza del mercato borsistico tipo CONSOB
c) Glass SteagalAct: si separa il credito a breve termine dal credito industriale.(netta
separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento). Le due
attività non potevano essere esercitate dallo stesso intermediario, avendo così la
separazione tra banche commerciali e banche di investimento. La ratio di tale
provvedimento era quella di evitare che il fallimento dell'intermediario comportasse altresì il
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag77
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fallimento della banca tradizionale,
impedendo di fatto che l'economia
reale fosse direttamente esposta al
pericolo
di
eventi
negativi
prettamente finanziari.
d) Federal
DepositInsurance
Corporation (istituita sempre col Glass
SteagalAct) con lo scopo di garantire
i depositi e prevenire eventuali corse
allo sportello delle banche e ridurre il
rischio di panici bancari. Lo stato
garantisce che, nel caso di insolvenza
della banca, si farà carico di
rimborsare i depositi fino a una certa
entità
e) Abbandono
del
Gold
Standard.
Roosevelt inoltre fissò prezzi minimi per
i prodotti agrari, facilitò l‟iscrizione ai
sindacati operai e la presenza dei
sindacati
nella
negoziazione
collettiva, mise in moto gradi
programmi di opere pubbliche, ecc
con l‟obiettivo di riattivare la
domanda interna di consumo e di
investimento.
Francia
Invasa dai tedeschi e distrutta dalla guerra, la Francia ha fondato la sua ricostruzione sulle
riparazioni tedesche. Data l‟insolvenza tedesca optano per svalutare la moneta per incentivare le
esportazioni: ciò genera un afflusso di oro, nonostante la crisi. La parità inferiore fa sì che la crisi duri
di meno ma incida di più.
La crisi porta malessere sociale: ciò spinge al potere la sinistra che col fronte popolare guidato da
Leon Blum che:
o Nazionalizza le ferrovie e la banca di Francia
o Impone la settimana corta per assorbire la disoccupazione
o Aumenta il servizio di leva da 1 a 2 anni per tener occupati i giovani
o Assumono personale nelle ferrovie e nell‟industria degli armamenti
Germania Nazista
È vittima di una politica di rigore che determina la salita del Fuhrer.
Nel 1924 a causa dell‟iperinflazione la Germania cambia moneta.
Nel 1931 il piano Dawes è sostituito dal piano Young, mentre il presidente Hoover propone una
moratoria, ma è troppo tardi. La crisi travolge la fragile economia tedesca e porta Hitler al potere.
L‟opera di risanamento dell‟economia portata avanti da Adolf Hitler attraverso un grandioso
programma di opere pubbliche seguito dal riarmo fu molto efficace: i 6 milioni di disoccupati della
crisi furono riassorbiti senza portare avanti programmi di nazionalizzazione. Per riassorbire la
disoccupazione infatti costruisce le autostrade, grandi complessi industriali, da incentivi alla
cartellizzazione. I sindacati furono soppressi e divenne obbligatoria l‟iscrizione al Fronte nazionale
del lavoro. A differenza dell‟Italia, non si nazionalizza. Un tratto principale della politica economica
hitleriana fu il riarmo: egli investì grandi somme in questo. Un altro tratto importate fu l‟autarchia.
Cosciente di voler provocare una guerra come rivincita, Hitler fece prevalere l‟orientamento
autarchico in tutte le decisioni di ordine economico. Hitler mantenne il Gold Standard ma passò ad
intervenire sugli scambi esteri, mediante soluzioni come i permessi di importazione, gli accordi
bilaterali e altre soluzioni volte a limitare il commercio e a risparmiare l‟uso dell‟oro.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag78
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Inghilterra
La Gran Bretagna fu il primo paese ad abbandonare il Gold Standard nel settembre 1931. Essa subì
in modo più leggero i danni della crisi economica: ma per riuscire a fronteggiare bene la crisi
dovette dimenticare completamente i suoi dogmi economici.
Italia
Con l‟IRI nel 1933 si da il via a un processo di nazionalizzazione. Lo stato diventa proprietario di
molte imprese.
La crisi INCIDE DI MENO:
 nei paesi più piccoli
 nei paesi agricoli
 in Francia per il cambio di
moneta
La crisi INCIDE DI PIU‟:
 nei paesi industrializzati
 nei paesi più grandi
La Seconda Guerra Mondiale
Più distruttiva della Prima Guerra Mondiale, è sicuramente caratterizzata dall‟importanza della
linea di produzione (produzione-banche), quasi al pari della linea del fuoco.
La Guerra porta innovazioni
non solo in campo militare
come la bomba atomica,
ma anche antibiotici, caffè
liofilizzato (il latte liofilizzato è
stato introdotto nella prima
guerra mondiale), computer,
ecc.
La Germania mostrò una
resistenza eccezionale di
fronte alle difficoltà della
guerra: ciò è dovuta alla
cura che Hitler dedicava al
fronte interno: in Germania
arrivavano comunque cibo e
beni di consumo per la
popolazione, utilizzando ad
esempio l‟imposizione fiscale
sui
paesi
occupati,
aggiustamenti di cambio per
accrescere
il
potere
d‟acquisto
dei
soldati
occupanti e misure che
consentissero
loro
di
mandare
ciò
che
acquistavano
a
casa,
distribuisce i beni espropriati
agli ebrei. Si avvale in modo
efficace delle risorse dei
deportati
e
dei
paesi
occupati.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag79
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La Francia soffrì anno dopo anno: l‟occupazione e la guerra immersero nel caos e nella distruzione
il Nord –Est del suo territorio. Come negli altri Paesi, l‟occupazione significò disorganizzazione,
sabotaggi e deviazione di risorse produttive (materiale di trasporto, macchinari, materie prime,
lavoratori) verso la Germania, che modo che l‟aumento del PIL tedesco si ottenne, in buona
misura, attraverso lo sfruttamento dei Paesi occupati.
L‟Unione Sovietica, nonostante si fosse preparata intensamente per la guerra tra il 1938 ed il 1940,
oppose malamente resistenza alle prime ondate dell‟offensiva tedesca: perse grandi quantità del
suo territorio e il suo PIL si ridusse di un quarto, tra il 1040 e il 1942. Il grande successo sovietico e di
Stalin fu proprio la capacità di riorganizzarsi e di preparare una mobilitazione totale delle proprie
risorse produttive. Lo sforzo supremo per resistere si concretizzò nel 1943 con uno spettacolare
recupero del PIL del 45%.
La Gran Bretagna facendo leva sulle risorse imperiali e su quelle prestate dagli Stati Uniti,riuscì a
rendere dinamica la sua economia. Il PIL britannico raggiunse il suo massimo nel 1943, dopo di che
arretrò, per effetto della guerra arrivata in Inghilterra. Esso avrebbe avuto seri problemi se non
fossero intervenuti gli USA. È qui che mette radici il successo produttivo spettacolare degli USA.
Durante il periodo bellico gli USA conobbero una crescita senza precedenti: la nazione americana
riuscì praticamente a raddoppiare il suo PILdel1939 in solo cinque anni. Il successo si fondò sul
totale utilizzo del lavoro e del capitale, con una particolare attenzione alla qualità del lavoro: i
nordamericano lavoravano molto di più di prima, lavoravano con più attenzione, impegno ed
entusiasmo,
Questo conflitto è caratterizzato da bombardamenti su insediamenti civili: ciò comporta costi
umani di gran lunga più elevati, dato che i bombardamenti coinvolgevano anche capitale fisso
sociale e obiettivi civili.
Due guerre e la crisi tra esse determinano il clima di incertezza alla base dell‟affermarsi del
WELFARE STATE: si
accetta una solidarietà reciproca tra classi dovuta alle esperienze
profondamente drammatiche vissute in guerra.
Il nuovo ordine mondiale
Sebbene le distruzioni della seconda guerra superarono quelle della prima, il secondo dopoguerra
sperimentò una crescita mai vista, questo per i seguenti motivi (che corrispondono all‟esatto
opposto di quanto accaduto dopo la prima):
1. Volontà di cooperazione, soprattutto tra G.B. e USA
2. La non indifferenza degli Stati Uniti verso i Paesi in ricostruzione;
3. L‟aver imparato una lezione importante: non massacrare di debiti le nazioni sconfitte;
4. L‟istituzione di una nuova architettura internazionale.
Riguardo a quest‟ultimo punto, a Bretton Woods, negli USA, si svolse una conferenza che fissò un
orizzonte, verso il quale incamminarsi, ancora oggi in vigore, con la fondazione di:
1. OCI: Organizzazione del Commercio Internazionale, non arrivò nemmeno a nascere, e fu
sostituito con il GATT;
2. BIRS: la Banca Mondiale, che doveva contribuire agli investimenti di lungo termine;
3. FMI o Fondo Monetario Internazionale: (il più importante) si occupò della difesa di un sistema a
cambi fissi, talvoltafinanziando Paesi deboli perché non soffrissero i deficit con l‟estero. Senza FMI, il
mondo avrebbe conosciuto unacrescita decisamente inferiore, anche il Piano Marshall se fu
molto più sbalorditivo.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag80
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PREMESSE DI UN NUOVO ORDINE INTERNAZIONALE (DAL PECORARI)
Quando la vittoria degli Alleati era vicina, si iniziò a pensare al nuovo ordine economico del dopoguerra.
Su iniziativa di Roosvelt (Presidente Americano) fu convocata a Bretton Woods nel ‟44 una conferenza
internazionale, cui parteciparono i delegati di 44 paesi, per ripristinare la stabilità monetaria, creare un
sistema di cambi fissi, porre le premesse per un ritorno al gold standard (sistema in cui la convertibilità dei
biglietti era in oro ma anche in una valuta pregiata subito convertibile, quindi in pratica dollari, perché gli
USA detenevano l‟80% delle riserve auree).
Per tale sistema fu istituito il Fondo monetario internazionale (Fmi, con uno stock di riserve valutarie per
aiutare i Paesi in deficit transitori delle bilance dei pagamenti) e la Banca internazionale per la ricostruzione
e lo sviluppo (Birs, finanziava progetti d‟interesse generale in Paesi usciti dalla guerra o faceva da
intermediario tra fornitori e ricevitori di credito), entrambi in funzione nel 1946.
La pre-condizione di accesso ai prestiti dell‟Fmi, oltre al versamento di una quota, era di fissare la parità
aurea della propria moneta.
L‟opera di ricostruzione dei rapporti economici internazionali fu completata nel 1947 con il GATT, accordo
tra 23 Paesi, finalizzato a ridurre le barriere commerciali e le tariffe.
PROGRAMMARE LA PACE
Dal 1941 conla carta Atlantica,ratificata a Yalta nel febbraio 45, e resa pubblica a San Francisco
con la pace firmata nel 51.
Nel 1945 a San Francisco viene fondato l‟ONU, fondato sui principi di
 La guerra non è uno strumento di risoluzione delle controversie internazionali;
 Principio di autodeterminazione dei popoli;
 Fine dell‟approccio mercantilistico MULTILATERALISMO.
Nel 1944 nasce la Banca Mondiale per finanziare la ricostruzione e l‟FMI, il fondo monetario
internazionale.
Nel 1947 si adotta il GATT (general agreement on tariffs and trade), un trattato finalizzato a
liberalizzare gli scambi e che contiene la clausola della nazione più favorita. Il GATT è rinegoziato
tramite Round. Il più importante porta alla creazione del WTO (organizzazione internazionale per il
commercio).
Assistiamo alla rinuncia dell‟individualismo che causò la crisi del 29‟.
UN SISTEMA A CAMBI FISSI
Nonostante la crisi del „29, resta la convinzione che il Gold Standard fosse l‟elemento chiave del
benessere della Belle Époque. Il nuovo sistema monetario doveva quindi essere contraddistinto da
un sistema a cambi fissi mantenendo una moneta merce legata all‟oro: questo sistema
permetteva di abbattere il rischio di
cambio e i costi transazionali ad esso
connessi per assicurazioni contro tale
rischio. In un sistema a cambi variabili
le transazioni commerciali sono molto
più complesse.
Posto questo primo punto, occorreva
scegliere tra mantenere la mobilità di
capitali oppure poter sfruttare la leva
monetaria: questi due obiettivi non
sono
realizzabili
contemporaneamente, a meno di
non abbandonare il sistema di cambi
fissi.
Sfruttare la leva monetaria, ovvero
sollecitando l‟economia del paese
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag81
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con un iniezione di liquidità; ciò determina inflazione interna. Chi deterrà tale moneta correrà a
cederla, determinandone la svalutazione. Solo vincolando i movimenti di capitali, ovvero
impedendo la libera compravendita di moneta, si può mantenere un sistema di cambi fissi e
sfruttare la leva monetaria evitando il deprezzamento. I flussi di valuta sono quindi limitati alle sole
transazioni reali (importazioni, esportazioni, rimesse), i movimenti speculativi non sono permessi.
GOLD STADANDARD 1819-1914
e successivamente
GOLDEN EXCHANGE STANDARD
1925- anni 30  è un sistema a cambi fissi e con libertà di movimento dei capitali. La politica
monetaria non era autonoma. È un sistema analogo all‟euro.
Il Gold Standard era frutto di una combinazione di eventi irripetibili venuti a mancare negli anni 30,
quando si sono resi necessari interventi di politica economica. Il Gold Standard reggeva
- per la credibilità della convertibilità in oro,
- per la credibilità dell‟indipendenza delle Banche Centrali dal sistema politico (dato
che i governi non avevano mai fatto esperienze di politica economica, non erano a
conoscenza del nesso tra politica monetaria e occupazione  aumentando la
base monetaria, aumentano gli investimenti, e cresce l‟occupazione. Questi
strumenti sono sfruttati per la prima volta dopo la crisi, e la banca centrale comincia
a subire pressioni)
- per la cooperazione internazionale (una banca in difficoltà può contare sul
soccorso in prestiti d‟oro da altre banche: con la chiusura dei mercati e il
mercantilismo, le riparazioni di guerra e i debiti interalleati questo presupposto viene
a mancare)
la guerra ha irrimediabilmente compromesso questi 3 punti
Siccome la leva monetaria (col riarmo), ha permesso di uscire dalla crisi, a Bretton Woods si decide
di salvaguardare la sovranità monetaria: ecco perché i governi scelgono di limitare la mobilità di
capitali per poter contare sugli strumenti di politica monetaria. A Bretton Woods si fissa il sistema
Dollar Standard, caratterizzato da tassi fissi e politica monetaria autonoma.
Questo sistema viene abbandonato nel 1971, quando non è più perseguibile. Nixon sceglie di
abbandonare il sistema a cambi fissi, i tassi diventano variabili e c‟è piena libertà di capitali e
autonomia di politica monetaria.
Variabili che influenzano Bretton Woods
a) egemonia statunitense: gli USA hanno vinto la guerra. Riorganizzano a loro immagine e
somiglianza un sistema monetario internazionale fondato sul ruolo preponderante del
Dollaro.
b) La convinzione che la stabilità che ha preceduto la grande guerra dipendesse da un
sistema di cambi fissi.
c) Consapevolezza dell‟interdipendenza tra fenomeni monetari e economici.
d) L‟UEP, Unione Europea dei Pagamenti, assume un ruolo centrale.
Il dollaro è ancorato all‟oro con una parità fissa di 35$ all‟oncia. Le altre monete sono ancorate al
dollaro a parità fisse. È possibile per i diversi paesi detenere come riserve dollari o oro: il vincolo di
emissione di moneta tuttavia è più morbido, non più legati alla quantità d‟oro detenuta.
Viene data flessibilità al sistema consentendo la svalutazione delle altre monete rispetto al Dollaro.
I paesi gravemente in disavanzo possono svalutare la moneta con l‟autorizzazione dell‟FMI. Il fondo
monetario internazionale può infatti intervenire:
1) Finanziando i paesi in disavanzo per disavanzi meno gravi;
2) Svalutazione della moneta per disavanzi strutturali.
Tuttavia questo sistema presenta un‟importante asimmetria: tutti possono svalutare, eccetto il
dollaro, che non può cambiare la parità rispetto all‟oro.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag82
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La possibilità di svalutare mina la credibilità della volontà di mantenere i cambi fissi: assistiamo a
speculazioni aggressive( se un paese è in deficit strutturale potrà essere attaccato da
speculazioni). Inoltre verso la fine degli anni 60 crescono le proteste, aumentano i salari, cresce
l‟inflazione. Le economie aderenti sono troppo eterogenee e c‟è un insufficiente cooperazioni
internazionali. La poca credibilità causa l‟abbandono di Bretton Woods nel 71.
In Europa
L‟Europa aderisce a Bretton Woods e si costituisce l‟UEP, un sistema di compensazione che limiti
l‟esborso di denaro: solo se c‟è uno sbilanciamento rilevante della bilancia dei pagamenti avviene
il pagamento in denaro (successivamente esteso ai paesi aderenti all‟OCSE). Questo meccanismo
facilita il rilancio e i legami.
USA
Sono imbarcati nella ricostruzione dell‟Europa col piano Marshall, avevano moltissimi oneri per il
riarmo e per le guerre in Corea e successivamente in Vietnam. Accettano l‟abbandono di Bretton
Woods anche perché erano convinti che il dollaro avrebbe comunque mantenuto la sua
egemonia.
BRETTON WOODS IN BREVE
Le caratteristiche del sistema di BW si devono alla convinzione che la prosperità dell‟economia internazionale
nei vent‟anni precedenti la prima guerra mondiale fosse da imputare al Gold Standard: rimane quindi la
preferenza perché si conservi una moneta merce. In secondo luogo gli USA usciti vincitori dalla seconda
Guerra Mondiale ambiscono a disegnare un sistema monetario internazionale imperniato sul dollaro
•In pratica: il dollaro è l‟unica moneta convertibile in oro, i cambi delle altre valute sono rapportati al dollaro
e dovrebbero essere fissi. Le riserve delle banche centrali potevano essere in oro o (vel) in dollari. Dato che si
desidera poter utilizzare la politica monetaria i movimenti di moneta calda (=speculativa) erano vincolati.
•In realtà tutti i Paesi, esclusi gli USA, in caso di deficit strutturale della bilancia delle partite correnti, possono
effettuare una svalutazione “sorvegliata”. Questo determina l‟esistenza di asimmetrie tra la situazione del
dollaro e quella delle altre monete. Intanto nel tempo il deteriorarsi della bilancia commerciale statunitense
compromette la possibilità/credibilità, per gli Usa, di sostenere la convertibilità e il timore di una crisi valutaria
spinge Nixon a dichiarare unilateralmente l‟inconvertibilità e a liberalizzare i movimenti di capitale
IL PIANO MARSHALL E LA RICOSTRUZIONE DELL‟EUROPA
Inizialmente gli aiuti all‟Europa erano soccorsi di tipo umanitario (UNRRA): l‟obiettivo era quello di
sopravvivenza dei paesi in crisi per colpa del conflitto . Tuttavia questi interventi sono insufficienti.
Per gli USA è cruciale la ricostruzione europea:
 Per contenere l‟espansione del comunismo (politica del containment). Proprio
quest‟aspetto ideologico ha convinto gli americani, tendenzialmente isolazionisti, ad
accettare gli interventi.
 Per eliminare il sentimento antiamericano
 Per ricostruire l‟economia dei propri partner commerciali e evitare gli errori che hanno
condotto alla crisi.
Anziché applicare subito, prematuramente, quanto detto a Bretton Woods, gli Stati Uniti, vista la
corsa dei Paesi europei all‟importazione di beni americani , proposero il piano Marshall (chiamato
così dal Generale G. Marshall, l‟allora Segretario di Stato), detto anche ERP: EuropeanRecovery
Program . Gli aiuti raggiunsero la cifra di 13 miliardi di dollari dell‟epoca.
Col varo dell‟EuropeanRecoveryProgram gli USA si pongono come referenti per una Pax
Americana per consentire la creazione di una grande area commerciale. Il piano di aiuti varato, il
PIANO MARSHALL(1948) è condizionato all‟accettazione della visione americana. L‟obiettivo
minimo era risanare e normalizzare l‟Europa, l‟obiettivo massimo era la creazione di un area
economica altamente integrata.
Nascono organizzazioni per gestire e coordinare gli interventi
 ECA: organizzazione USA che sovrintende alla realizzazione del Piano Marshall.
 Commissione di Cooperazione Economica Europea (OECE) che successivamente diventa
OCSE quando entrano paesi non europei. Valutava le compatibilità tra le domande
d‟aiuto e le esigenze americane.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag83
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Si cerca di trasportare in Europa la diversa visione americana
Come funziona
l‟erogazione di aiuti
a titolo gratuito?
l'azienda inoltra la
richiesta del
macchinario alla
missione ERP (European
Recovery Program) del
paese.
i fondi ricevuti dal
governo vengono
impiegati per la
ricostruzione
(infrastrutture, ecc)
se compatibile, la richiesta veniva
inoltrata alla sede europea dell'ECA,
che a sua volta la inoltrava in USA per
l'evasione
l'impresa paga il
macchinario al governo
che gliel'ha consegnato
l'azienda inviava gratis i
macchinari richiesti al
governo che li
consegnava all'impresa
 questo sistema azzera la possibilità di fregature, la scomparsa di fondi: i beni trasferiti sono molto
più facilmente tracciabili rispetto a trasferimenti in denaro
IN BREVE
Il PM consiste in un piano di aiuti prevalentemente a titolo gratuito proposto dagli USA nel 1947 e attuato dal
1948 al 1952)
•L‟obiettivo era quello del rilancio delle economie europee in uno con il sostegno a quella americana e la
creazione di una grande area di scambi integrata USA/Europa anche nell‟ottica di contenere l‟avanzata
comunista
•Gli aiuti erano concordati tra l‟OECE e le Agenzie statunitensi poste nei diversi paesi e a Washington (Eca=
European Cooperation Administration)
•L‟esportazione di tecnologie americane era finalizzata anche a promuovere in Europa (anche
ideologicamente) l‟affermazione del paradigma fordista
VERSO L‟UNIONE EUROPEA
Dal 1945 si avvia un processo di creazione di organismi sovranazionali. In particolare l‟Europa
desidera fronteggiare la perdita di rilievo politico e la minaccia comunista. Gli USA incentivano la
creazione di questi organi in cui la Germania deve essere inclusa (consapevolezza maturata dopo
le conseguenze della pace di Versailles)
Osserviamo due approcci, uno federalista che emerge nel manifesto di Ventotene e configura
uno stato federale, e uno funzionalista che punta a unire funzioni economiche. Questo secondo
prevarrà lungo il processo di creazione dell‟unione europea.
Salta l‟idea della CED, comunità europea di difesa, prevalgono le unioni di stampo economico.
Tappe storiche:
1947-48  Benelux
1950  CECA: Comunità Europea del Carbone e dell‟Acciaio. Si crea l‟asse franco-tedesco,
Francia e Germania contribuiscono alla creazione e alla messa in comune di risorse
strategiche.
1957  si fonda la Comunità Economica Europea: una CECA allargata a diverse merci, porta
all‟eliminazione dei dazi, si crea una tariffa unica riscossa alle frontiere. È il trionfo
dell‟approccio multilateralista. La Gran Bretagna, che in primo momento giudica questa
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag84
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unione troppo stretta, crea l‟associazione europea di libero scambio che coinvolge gli
esclusi dalla CEE. Tuttavia la crescita di quest‟ultima fa da calamita per i capitali
americani. L‟Inghilterra entrerà nella CEE solo dopo le dimissioni di De Gaulle nel 1972.
VERSO LA GUERRA FREDDA
L‟obiettivo del Piano Marshall era il finanziamento delle importazioni di cui l‟Europa aveva bisogno.
Gli USA eliminarono il plafond (tetto massimo) per la Germania, facilitando l‟industria europea,
notoriamente tedesco-dipendente. Gli effetti negativi furono la divisione della Germania (nel 1961
fu costruito il muro di Berlino) e la divisione, anche economica, dell‟intera Europa in due blocchi,
con la nascita della cosiddetta “guerra fredda ”.
Nel 1949 con il blocco di Berlino imposto dai sovietici si gettano le basi per la guerra fredda. Gli
americani mantengono un ponte aereo per un anno come reazione.
In questo contesto nasce il Patto Atlantico, collaborazione non solo militare.
SI SFALDA LA GRANDE UNIONE ANTINAZISTA. I russi non accettano gli aiuti americani perché
intravedono una perdita di potere, un dover sottostare all‟egemonia americana. Non aderiscono
all‟ERP.
Si fonda il COMECON, il consiglio di mutua assistenza economica come risposta al piano Marshall
per i paesi sotto l‟influenza sovietica.
Quest‟organizzazione aveva grandi limiti, derivanti dalle imposizioni russe:
1. gli scambi erano vantaggiosi soltanto per la Russia
2. le negoziazioni erano assoggettate all‟autorizzazione sovietica
3. praticamente si commerciava soltanto tra Russia e altri Paesi, e non tra tutti i Paesi
4. la mancanza di competitività data anche dall‟ignoranza del prezzo di mercato, fissato
arbitrariamente.
Questo accordo chiede però la restituzione degli indennizzi di guerra ai paesi occupati.
In risposta al Patto Atlantico stipulano invece il patto di Varsavia, accordi bilaterali finalizzati a
legare i paesi sotto l‟influenza sovietica.
Il COMECON è importante perché si vuole mostrare una autosufficienza regionale. Serve per
creare un‟area regionale che comprende i paesi dell'Unione, i quali stipulano accordi bilaterali in
cui definiscono transazioni commerciali saldate in natura e non in denaro. Serve per legare questi
paesi ancora di più all'unione sovietica. Ci si riesce perché gli scambi dei paesi passa dal 25%
prima del secondo conflitto mondiale al 75% dopo il secondo conflitto.
Dalla Golden Age alla Disgregazione di Breton Woods
(1949-1975)
LA DECOLONIZZAZIONE
La seconda Guerra Mondiale ha segnato una svolta nelle relazioni internazionali, nel sistema
monetario internazionale e si diede il via al processo di decolonizzazione.
Le premesse a questo processo sono contenute già nei 14 punti di Wilson, dove si enuncia per la
prima volta il principio di autodeterminazione dei popoli. Le cause che hanno innescato questo
processo sono:
- L‟egemonia delle due superpotenze USA e URSS, che si oppongono al vecchio
imperialismo;
- Globalizzazione economica;
- Istanze indipendentiste.
Le colonie sono diventate un peso per la madrepatria, i cittadini non accettano più di accollarsi il
mantenimento delle colonie.
 Inghilterra: avvia la decolonizzazione in modo relativamente pacifico. Il governo laburista
era meno intriso di mistica imperiale, perseguiva l‟obiettivo del pieno impiego. Nel 1947
india e Palestina ottengono l‟indipendenza. Tuttavia il venir meno dell‟elemento arbitrale
ha lasciato questi paesi l‟uno di fronte all‟altro in una posizione di conflitto.
 Francia:l‟Indocina ottiene l‟indipendenza e si adotta un governo comunista e nazionalista.
L‟Algeria ottiene l‟indipendenza, nonostante le resistenze di un gruppo agguerritissimo di
coloni francesi che non vogliono lasciare il paese.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag85
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 Portogallo: è l‟ultimo che avvia il processo di decolonizzazione in Africa, con la rivoluzione
dei garofani (1974)dopo la morte di Salazar .
La liberazione avviene prima nelle colonie in Asia e poi in Africa (eccetto la Libia nel 49) . A metà
degli anni 60 quasi tutte le potenze hanno concesso l‟indipendenza alle colonie.
In questo contesto nasce la definizione di “paesi non allineati/del terzo mondo”, alla conferenza di
Bandung nel 55‟: non allineati al blocco occidentale o al blocco sovietico.
Crisi di Suez (1956):gli egiziani nazionalizzano il canale, scatenando una reazione anglo-israelianafrancese. Segna la fine della politica delle cannoniere praticata dall‟Inghilterra e segna l‟inizio
della decolonizzazione africana.
I paesi africani sembrano partecipi della crescita economica del periodo ma:
 Scontano l‟incremento demografico, difficilmente sostenibile data la scarsità delle risorse
 L‟idea di nazione viene contestualizzata in un contesto in cui la nazione non c‟è: i confini
sono stati fissati con la conferenza di Berlino senza tener conto delle realtà tribali. Appena
viene a mancare l‟elemento di arbitraggio esterno queste realtà si scontrano.
LAGOLDEN AGE (1948-1973)
È il periodo dal 1949 al 1973 in cui si registra un incremento senza precedenti del PIL pro-capite
annuo. Si realizza un periodo di crescita economica di lunghezza e ritmo senza precedenti reso
possibile a livello internazionale anche dal grado relativamente elevato di collaborazione
intergovernativa.
Tratti essenziali della Golden Age sono:
1) la globalità della crescita economica
2)lo scarso rilievo avuto dal fattore terra
3)La differenziazione tra una crescita OCSE di tipo intensivo una crescita dell‟Europa
Orientale estensiva.
La crescita media annua del PIL nel complesso dei paesi industrializzati (area OECE/OCSE, USA,
Canada e Giappone) in questo periodo è del 4,5%. L‟Europa Orientale sperimenta una crescita
media annua intorno al 4% (anche se la differente contabilizzazione dei dati, ad esempio i servizi
non erano inclusi nel calcolo – e non solo quella- rende problematico il confronto).Il fenomeno è
più rilevante per alcuni paesi, come la Germania, l‟Italia e il Giappone ed è reso possibile dal
trasferimento tecnologico e dalla diffusione del paradigma fordista. I paesi che crescono di più
sono quelli meno evoluti: UK e Cecoslovacchia crescono meno perché avevano una base di
partenza più alta.
La parte del leone è fatta dall‟impresa privata, ma l‟amministrazione e l‟impresa pubbliche
giocano un ruolo importante.
In breve:
1. Crescita elevata;
2. L‟agricoltura non ha grande peso, rivoluzioni strutturali;
3. Paesi OCSE crescita intensiva, paesi del blocco sovietico crescita estensiva.
Le condizioni di questa crescita sono irripetibili: assistiamo a una CRESCITA SENZA INFLAZIONE,
nonostante l‟aumento del peso degli investimenti nella formazione del PIL. È resa possibile dal
lavoro a basso costo e per il basso costo delle materie prime (determinato dall‟abolizione dei dazi
e dal desiderio di partecipazione della Germania).
La crescita è trascinata dalle esportazioni unita a politiche pubbliche a sostegno della domanda:
prima del „58 la PA e l‟impresa pubblica giocano un ruolo molto importante. La crescita è resa
possibile anche dal piano Marshall e il trasferimento tecnologico permettono l‟affermarsi della
Grande Industria.
LA FINE DI BRETTON WOODS
Trasportare il modello fordista in Giappone e in Germania comporta la nascita di concorrenti di
industrie USA. Il marco e lo yen diventano monete usate nelle transazioni internazionali, dato
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag86
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l‟aumento delle esportazioni, nonostante non possano essere detenute come riserve ufficiali. Il
dollaro vede così ridursi la sua centralità e la domanda di dollari si riduce. Inoltre gli USA hanno
sopportato ingenti spese per il piano Marshall e per la guerra di Corea e del Vietnam. La bilancia
dei pagamenti degli USA è deficitaria, gli stati uniti importano molto: la fiducia nel dollaro è a
rischio, c‟è il pericolo che chi detiene dollari come riserva chieda la conversione in oro.
Per questo Nixon nel 1971 abbandona Bretton Woods sganciando la parità dollaro-oro e ponendo
fine alla convertibilità.
I cambi diventano FLESSIBILI e iniziano a fluttuare  rischio di cambio, incertezza nelle transazioni
internazionali.
La risposta europea
L‟Europa aggrega le sue monete attorno al marco.
Nel 1972 si adotta il serpete monetario europeo:
i cambi fluttuano entro bande limitate in modo da
impedire svalutazioni selvagge e garantire un minimo
di stabilità.
Entro cui oscilla
il tasso di cambio
LA CRISI PETROLIFERA E LA STAGFLAZIONE
Nel 1973 con la guerra del Kippur i paesi produttori di petrolio, uniti all‟OPEC limitano la produzione
del petrolio e il prezzo dei barili quadruplica: passa da 3 a 12 dollari al barile.
Il prezzo del petrolio aumenta e di conseguenza aumenta anche il costo dell‟energia mentre le
agitazioni sindacali a causa della piena occupazione fanno aumentare il costo del lavoro.
Questo ha innescato una violenta inflazione che si è accompagnata a un aumento della
disoccupazione: non funziona più la curva di Philips (che esprime proporzionalità inversa tra
disoccupazione ed inflazione).
Si manifesta quindi un fenomeno inedito: la stagflazione.
Le teorie keynesiane hanno valore in un contesto di depressione/disoccupazione non in un
contesto di pieno impiego e quindi non funzionano più.
A parte USA ed URSS, che disponevano di riserve proprie, tutti subirono la crisi petrolifera.
Le risposte alla crisi furono diverse: i tassi di cambio tornarono a fluttuare liberamente per dare
possibilità di manovra ai Governi.
Possiamo distinguere 3 tipi di politiche di governo, per contrastare la situazione:
 In alcuni Paesi, come la Svezia e la Spagna, si passò ad una riduzione delle imposte.
 Italia, G.B. e Francia cercarono di applicare un certo risparmio energetico, ma i sindacati ,
visti gli aumenti dei prezzi, ottennero anche l‟aumento dei salari ed il Governo fu costretto
ad emettere denaro, generando inflazione.
 Il Giappone si rassegnò all‟impoverimento, puntando allo sviluppo di settori poco intensivi
dal punto di vistaenergetico, come l‟elettronica. Anche la Bundesbank costrinse le famiglie
a ridimensionare i propri redditi, cercando dicontenere l‟inflazione. Questa fu la “manovra
migliore” e il marco ne uscì molto rafforzato, come l‟intera economiatedesca.
Mentre i Paesi Occidentali sono in crisi, i paesi OPEC non lo sono: essi beneficiano di un rilevante
surplus monetario (petrodollari) che depositano presso le banche internazionali le quali lo
impiegano prestando in dollari (a tasso variabile) ai Paesi in Via di Sviluppo.
Quando qualcosa cominciava a fare effetto, si ebbe la seconda mazzata: lo shock petrolifero del ‟79.
La rivoluzione islamica Khomeinista in Persia creò un clima di tensione che si ampliò con la guerra tra Iran ed
Iraq, l‟anno dopo.Stavolta i prezzi salirono di 2,5 volte, ma i Governi erano più preparati ed adottarono
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag87
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soluzioni uniformi. Si riattivò lo SME (Sistema Monetario Europeo) con oscillazioni ristrette, facendo trionfare il
principio della lotta comune all‟inflazione.Le monarchie arabe, diventate ricchissime, reinvestirono, con
sorpresa, i loro capitali in borsa e nei “Paesi ricchi”. In alcuni casi, investirono persino nelle industrie pesanti.
Nel ‟71, anno della fine della convertibilità del dollaro, con l‟arrivo di Reagan alla presidenza e Volcker alla
FED, i tassi di interesse salirono, parallelamente al debito pubblico americano.Ci si aspettò l‟emissione di
moneta, invece gli USA, forti della loro posizione economica positiva, lasciarono che il debito pubblico salisse,
ma aumentando enormemente il valore del dollaro dall‟80 all‟85.La Polonia (col sindacato Solidarnoscche
lottava per il potere), come tutti i Paesi dell‟Est ed anche il Messico, si era fortemente indebitata ed il rincaro
del dollaro non permetteva la restituzione dei crediti.Il panico ebbe l‟effetto identico (crisi creditizia) a quello
del ‟29: i banchieri richiedevano i propri prestiti indietro.Tra il 1985 e l‟86 tutte le tendenze si invertirono. Il
dollaro scese come i tassi nordamericani. L‟Arabia Saudita ruppe il cartello dell‟OPEC e il prezzo del greggio
tornò al suo valore reale (non monetario). In questo clima ottimistico anche Portogallo e Spagna entrarono
nella CEE, che emanò l‟Atto Unico, che rappresentava l‟unificazione economica europea.
Nel 193 con la guerra nel KIPPUR i paesi produttori di petrolio limitarono la produzione
quadruplicando il prezzo del petrolio al barile
il prezzo del petrolio
aumenta: cresce il
costo dell'energia
cambi
disallineati
le agitazioni sindacali
causate dalla piena
occupazione causano
un aumento del costo
del lavoro
inflazione e
disoccupazione
non c'è più
proporzionalità
inversa tra
disoccupazione
e inflazione
STAGFLAZIONE
le politiche Keynesiane
sono inefficaci,
funzionano solo se non
c'è piena occupazione
I PAESI OCCIDENTALI SONO IN CRISI
I PAESI OPEC SONO RICOPERTI DA PETRODOLLARI
i paesi opec
depositano i
petrodollari presso
banche
internazionali
i petrodollari sono
impiegati a tassi
molto bassi: abbinati
all'elevata inflazione
otteniamo tassi reali
nulli o negativi
la reazione USA determina
un innalzamento dei tassi
di interesse. Il debito
pubblico diventa più
oneroso e alcuni paesi non
riescono a sostenerlo
i paesi si
indebitano
sempre di
più
indebitarsi conviene:
molti paesi,
soprattutto in via di
sviluppo,
contraggono debiti
con la rivoluzione
komenista i prezzi del
petrolio salgono
ancora, c'è altra
liquidità a interessi
irrisori
Nel 1979 laRivoluzione Khomeinista e in seguito la guerra Iran-Iraq determinano un nuovo aumento
del prezzo del petrolio: aumentano inflazione e petrodollari.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag88
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REAZIONI:



USA: gli USAvolevano bloccare l‟inflazione: per questo motivo la FED di Paul Volcker adottò
misure draconiane. Con la presidenza Reagan (1981-1989) si aumentarono i tassi di
interesse per contenere l‟inflazione. Se si alzano i tassi e ci si indebita ad alti tassi di interesse
i flussi di capitali verso gli USA si intensificano attratti dagli elevati rendimenti, e si alza
l‟attrattività del mercato americano e i paesi indebitati non riescono a sostenere il debito. Il
debito pubblico diventa più oneroso e alcuni paesi non riescono a sostenerlo. Il FMI aiutò
questi paesi aprendo il mercato internazionale ed aumentando il rigore.
GIAPPONE: in Giappone si scarica il costo del petrolio sul consumatore. I giapponesi
rivoluzionarono anche il Fordismo, che riguardava un mercato in crescita e passarono
TOYOTISMO: si iniziò a produrre su ordine dando possibilità di personalizzazione: questo ha
scatenato risposte protezioniste.
EUROPA: gli Stati europei adottarono politiche di AUSTERITY per consentire un contenimento
dei consumi energetici. Questo causò uno shock monetario: prima avvenne il
disallineamento dei cambi e in seguito , nel 1970 il riallineamento con il sistema monetario
europeo: le bande di oscillazione erano fissate all‟ECU (EuropeanCurrency Unit) una
moneta che non esiste che rappresentava la media ponderata dei cambi delle monete
aderenti al sistema dei cambi internazionali.
I tassi di cambio oscillavano:
 all‟interno di bande più larghe per i paesi più deboli;
 all‟interno di bande più strette per i paesi più forti
Il crollo del blocco sovietico
Nel secondo dopoguerra l‟Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il paese che in assoluto
ha riportato i danni maggiori dalla guerra, si afferma come superpotenza e attraverso il
COMECON(rifiuta il piano Marshall) e il Patto di Varsavia estende la sua influenza economica e
politica in molti paesi dell‟Europa centro –orientale, mentre gli stati baltici rientrano a tutti gli effetti
a far parte dei territori dell‟ex – impero zarista. La Jugoslavia di Tito, resta comunista ma si muove
con dinamiche proprie.
Con il COMECON si vuole portare avanti l‟idea di un autosufficienza economica regionale. Sono
una serie di accordi bilaterali che definiscono transazioni commerciali saldate in natura con
meccanismi di compensazione. Con questo strumento da maggiore coesione alla sua sfera di
influenza: tocca i governi di centro Europa (paesi satellite) e ingloba nell‟URSS le repubbliche
baltiche
L'economia di questi paesi si riorganizza attraverso i PIANI QUINQUENNALI (grazie alle riparazioni),
che era stata inaugurata tra il 1927 e il 1928 da Stalin. Con la politica di piano si mira a due cose:
 Conseguimento dell'auto sufficienza in vista di una guerra;
 Rendono più veloce l'accumulazione capitalistica e rendono più veloce la circolazione del
capitale al servizio dello stato. Chi decide è lo stato e il partito, con obiettivo di
industrializzazione rapida anche in vista di un conflitto mondiale. L'URSS e i paesi satelliti
conobbero una forte industrializzazione, veloce ma fragile, basata però su modelli industriali
obsoleti perché non potevano importare nuove tecnologie a causa della guerra fredda.
ECONOMIA DI PIANO PRODURRE UNA CERTA QUANTITA‟ DI BENE vanno raggiunti o superati!
I piani quinquennali andavano continuamente corretti e tenevano in piedi una enorme macchina:
l'obiettivo doveva essere raggiunto o superato. Se l'obiettivo era raggiunto o superato si
beneficiava dei premi. Se non si raggiungevapoteva esserci la pena di morte. Era quindi centrale
per tutti conseguire la produzione totale indicata dal piano.
Spesso per evitare la pena di morte si truccavano i dati per far fissare obiettivi più bassi: si
diceva,ad esempio, di avere macchinari più vecchi per ricevere più fornitura di energia.
Questo sistema si è fondato quindi su una colossale truccatura di dati fatta da decine di manager.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag89
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Al centro la cosa era nota infatti aumentavano sempre di qualche punto l'obiettivo di piano. Ogni
singolo anello del sistema si opponeva all'efficienza, all'aumento della produzione e alla
razionalizzazione. OGNI ANELLO SI OPPONE  DISTORSIONE PRINCIPALE
I finanziamenti erano erogati dalla banca centrale indipendentemente da sovrappiù, perdite e
fabbisogni reali. Le forniture erano decise dallo Stato. A livello di produzione, i prezzi erano
anch'essi fissati e non esprimevano la verità. I consumi base erano soddisfatti a prezzi stracciati, al
limite al di sotto del costo di produzione, questo servì a conservare la pace sociale. I beni di
consumo erano qualitativamente insoddisfacenti
I tessili e i beni semi durevoli avevano prezzi alti, anche 4 volte superiori al prezzo di produzione.
Oltre la metà dei bilanci era destinata al settore militare. Questo settore fa sembrare più florida la
situazione economica dell'URSS. (arcipelago bianco).
Il livellamento dei salari portarono ad assenteismo, alcolismo, rotazione continua del posto di
lavoro. L'agricoltura mancava di fertilizzanti e la produzione non era in grado di soddisfare la
domanda. Le continue purghe a cui erano sottoposti i gerarchi del partito rimescolavano
continuamente la classe dirigente.
CURIOSITA‟: In Finlandia lanokia ha pagato le riparazioni di guerra all‟URSS in cavi e stivali di
gomma.
LA SUPER POTENZA SOTTOSVILUPPATA
Nel 1956 Nikita Cruščëv intraprende una campagna di destalinizzazione, ma mantiene l‟economia
di piano.L‟economia rimane impostata come un‟economia di guerra: gli imperativi di difesa, la
lotta per la supremazia militare sugli USA, la volontà di conservare o estendere la sua influenza
giustificano ampie spese militari.
Si continua a privilegiare l‟industria pesante: l‟agricoltura e la produzione di beni di consumo sono
penalizzate: Nel 1932 Stalin concedette il3% delle terre ai contadini che fornivano il 50% della carne
e il 45% di verdura. (Se potevano tenersi i raccolti i contadini producevano di più). Con il
comunismo avvenne quindi la collettivazione delle terre, le cooperative agricole dovevano essere
rette dai dirigenti eletti dai contadini, il surplus doveva servire per aiutare la popolazione.
Con Nikita Cruščëv invecesi vede la centralizzazione dell'agricoltura e nascono le fabbriche di
galline. Egli trasforma i Kolchoz , collettivi di contadini rette da dirigenti da loro eletti, i Sovchoz,
collettivi retti dallo stato.
Con la “Guerra Fredda” il paese resta tagliato fuori dal trasferimento tecnologico.
I progetti faraonici per la messa a cultura delle distese asiatiche intrapresi dal 1954 non risolvono i
problemi: nel 1990 il reddito Russo è la metà dei quello dell‟Europa occidentale e quello
dell‟Europa orientale un terzo
Tra la fine degli anni Cinquanta e la fine degli anni Sessanta il blocco comunista è in disgregazione:
restano in piedi svendendo energia in cambio di alimentari per fare arrivare le derrate necessarie.
Dall‟esterno non si percepisce nulla.
CROLLO DEL SISTEMA SOVIETICO
Il crollo del sistema sovietico fu preannunciato dalle tensioni dei paesi satelliti.
Nel 1957, la reazione sovietica consolida i governi dei paesi satelliti ed il passaggi da economia di
piano a ECONOMIA DI MERCATO fu molto difficile. Si ripercorrono le tappe della distruzione
creatrice Schupeteriana. Le dimensioni e i costi di questo processo dipendono molto dalle
condizioni iniziali
In generale possiamo individuare due fasi.
1. Quando viene abbandonata l'economia di piano crolla la produzione di beni che non
hanno mercato: con la privatizzazione parziale delle industrie saltano le imprese che
producono beni che non hanno mercato, aumenta quindi la disoccupazione (meno di
quello che potrebbe aumentare perché l'industria legata allo stato non licenzia, crolla il PIL
mentre aumenta la domanda di beni primari di consumo.
2. C'è uno shock, avviene il lento ripristino dei meccanismo di mercato, si inizia a ripristinare la
disoccupazione, reintroducendo gli scambi Esteri. Il mondo migliore non è quello sovietico,
ma i paesi occidentali.
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag90
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I fortissimi umori antisovietici e antirussi orientano i paesi dell‟ex-blocco verso valori e istituti propri
dell‟occidente.
Nel 1989 si sfalda il blocco sovietico e si verifica la caduta dei regimi comunisti in Polonia, Ungheria,
Germania Est, Cecoslovacchia, Bulgaria
Francis Fukuyama commettendo un clamoroso errore decreta “la fine della storia”: per i Paesi
occidentali fu l‟ultimo anno di crescita elevata con il PIL al 3,4%. In seguito è iniziata un'altra guerra
quella con OSAMA BIN LADDEN.
Già prima del crollo i tedeschi dell'est si spostano ad ovest passando verso l'Ungheria. In Germania
la ricostruzione fu difficile ma fu gestita bene.
Per i Paesi dell‟Est transizione al libero mercati si rivela difficoltosa e ripercorre in un certo senso le
tappe della <<distruzione creatrice schumpeteriana>> , tra il 1990 e il 1993 le economie si aprono
agli scambi con l‟estero e al movimento di persone e capitali e le proprietà pubbliche sono
privatizzate: tuttavia in questi anni il PIL si contrae.
In Polonia si verifica un fenomeno di transizione pacifica. Essa era appoggiata dalle gerarchie
ecclesiastiche, infatti il Papa era polacco: si era capito che era necessaria una transizione poco
crudele. Anche la Polonia fa fatica ma c'è la tendenza al non licenziamento per mantenere la
coesione sociale: la lotta venne condotta dai lavoratori organizzati in un sindacato – Solidarność –
che godendo di un grande seguito nella società locale riesce progressivamente a imporsi sul
regime ottenendo la vittoria alle elezioni del 1989.
L‟Ungheria, dal 1968, gode già di una sorta di sistema misto, e dopo la democratizzazione delle
istituzioni affronta più agevolmente la trasformazione dell‟economia.
Anche in Cecoslovacchia la piazza spinge il governo a negoziare una transizione pacifica verso la
democrazia, ma nel 1992 il paese si divide: a sorpresa la crescita della repubblica Slovacca si rivela
migliore di quella della repubblica Ceca.
A Berlino nell‟autunno 1989 un gruppo di dimostranti inizia a distruggere il muro, nel 1990 Helmut
Kohl avvia il processo di riunificazione economica delle due Germanie. Viene attuato il cambio
della moneta 1 a 1 sostenendo costi molto pesanti pur di facilitare l‟integrazione tra le due realtà
economiche.La politica di Khol (simile a quella di Reagan), fu quella di approfittare della potenza
economica tedesca per alzare i tassi di interesse ed accogliere capitali dal resto d‟Europa.
Il peso dell‟unificazione fu così effettivamente assorbito dall‟Europa intera. Il marco raggiunse livelli
incredibili.
La risposta collettiva a questo problema fu l‟Unione Economica e Monetaria.
I criteri di Maastricht agevolarono la riduzione dell‟inflazione e l‟impegno politico per il
contenimento del debito.
Le parità fisse vennero approvate nel 1998 e nel 1999 l‟Euro era già quotato sui mercati monetari.
La Russia
Nel 1964 Leonida Breznev diviene segretario del PCUS (Partito Comunista dell‟Unione Sovietica): un
conservatore, che vuole preservare gli interessi del paese; egli si sforza di preservare gli interessi
della Nomenklatura e punta a rafforzare la potenza militare sovietica. Nel 1982 muore dopo una
malattia. Dopo un breve interregno successivo alla sua morte nel 1985 va al potere Gorbacev e
avvia un processo di riforme volte a conseguire il consenso della popolazione civile (Perestroika e
Glassnost): consente le stampe dei libri proibiti, liberalizza in modo limitato l'economia. In realtà
l'economia versa in una grande crisi e si inizia a pensare che si stava meglio quando si stava
peggio. Nel 1991 un gruppo di comunisti conservatori compie un tentativo di colpo di stato ai suoi
danni sventato dalla reazione di Mosca.In quello stesso anno Boris El‟cin succede a Gorbac ̌ëv alla
presidenza del Paese tentando ulteriori, ma insufficienti riforme economiche: egli tenta nuove
riforme in un momento in cui non si potevano fare perché non vi era l'appoggio del parlamento,
l'esecutivo non funzionava, ecc...
Le caratteristiche della storia e dell‟economia sovietiche rendevano le riforme estremamente
ardue. Il ministro dell‟economia EgorGaidar, scrisse in proposito:
<<abbiamo cominciato le riforme in una situazione in cui non si potevano cominciare. Non avevamo un
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appoggio stabile del Parlamento, l‟esecutivo non funzionava [...] non c‟era nessuna tradizione di
imprenditoria privata [...] non c‟erano riserve di valuta convertibile, la riserva aurea era esaurita e non esisteva
la possibilità di ottenere prestiti sul mercato finanziario mondiale. Per giunta non c‟era la possibilità di
aspettare e di non fare nulla, spiegando perché non si poteva fare nulla>> [Fonte: L. Gudkov – V. Zaslavsky, La
Russia da Gorbaciov a Putin , Bologna, Il mulino 2010, p.65]
Nel 1998 assistiamo alla bancarotta della Russia.
L‟era Putin
Putin fu primo ministro dell‟URSS dal 1999 al 2000 e poi venne eletto presidente ... e poi primo
ministro e poi presidente...Nasce come uomo di El'Cin ed è sponsorizzato dagli oligarchi che
chiedevano mano libera sulla gestione delle fabbriche di stato. Putin si muove per consolidare il
potere con una svolta autoritaria. Quando va al potere è fortunato perché il prezzo dell'energia
sale rilanciando l'economia del paese. Si crea quindi consenso. Il regime si consolida anche grazie
alla guerra RUSSA-CECENA. Questo è un modo per rilanciare l'orgoglio imperiale, la censura viene
ripristinata e si da un volto autoritario al suo potere. Putin ha risanato l'economia e si riprende
l'energia ceduta agli oligarchi. Gli oligarchi non politicamente fedeli sono perseguiti con
accertamenti giudiziari sul processo di privatizzazione perché si pensa che le privatizzazioni sono
state una truffa.
La terza globalizzazione
LaGLOBALIZZAZIONE è un fenomeno che si è sviluppato in più tappe:



Prima fase: processo di Globalizzazione dell'Europa sui mari orientali, ma si tratta di una
globalizzazione limitata perché i paesi interessati non condividono gli stessi valori dei paesi
occidentali.
Seconda fase coincide con la fase liberista: dagli anni 1840 fino al 1914
Terza fase: dopo la seconda guerra mondiale: più sostenuta e più avvolgente perché è
aumentato il numero di paesi che condividono i valori del capitalismo.
In generale possiamo considerare due aspetti distinti della globalizzazione:
- L'internazionalizzazione è espressa dai flussi di persone, merci, capitali a livello internazionale;
- Creazione di forme di organizzazione diverse da quelle del passato:
 imprese multinazionali : (ad es. Coca-Cola) hanno stabilimenti nei diversi paesi che sono
tutti cloni dello stabilimento centrale.
 Imprese transnazionali: impresa che va a dislocare in vari paesi del mondo le diverse fasi
produttive, crea una catena produttiva integrata all‟interno dei diversi paesi del mondo
anche se ogni pezzo viene fatto in un luogo diverso.
Queste trascendono dalla dimensione nazionale. L‟esistenza di queste due tipologie di
imprese hadeterminato in modo più stretto l'integrazione del mercato.
L'elemento che ha intensificato il processo di globalizzazione e ha trasformato le convenienze
dell'investimento è stato tuttavia l'quello del superamento dei flussi di capitali a quelli commerciale.
Questo avviene nel 1975, anno in cui si liberalizzano i trasferimenti di capitali.
Nella seconda ondata di globalizzazione del mercato dei capitali cambiano i paesi creditori e i
paesi destinatari degli investimenti: in questa trasformazione le imprese multinazionali giocano un
ruolo rilevante.
A partire dagli anni Settanta i flussi di capitale crescono a un tasso più rapido di ogni altra misura
dell‟attività economica: il livello degli scambi valutari nel 1979 era di 17.500 miliardi di dollari (12
volte il valore delle esportazioni mondiali) e nel 1995 era di 297.500 pari a 60 volte il valore delle
esportazioni mondiali
Ma cosa ha determinato questa trasformazione? Tutto cambia quando gli USA ritengono non più
confacente alle loro esigenze il sistema di Bretton Woods: il dollaro resta moneta internazionale: nel
1995 il 61% delle riserve delle banche centrali era in dollari, e così il 77% di tutti i prestiti bancari.
Tuttavia in tempi recenti si è rilevato come la libera mobilità dei capitali non abbia sempre avuto
effetti positivi.
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Si giunge alla finanziarizzazione dall'economia non è casuale ma è un processo voluto.
La finanziarizzazione è causata dal restringersi della base sociale dell‟industria: l‟economia reale
perde importanza.Si verifica gradualmente la fine del modello keynesiano: se si guadagna più
facendo finanza, non ci si accollano i rischi d‟impresa. I lavoratori delle industrie sono penalizzati
dal fatto che vi sono paesi che producono con costi bassi del lavoro, l'integrazione ha reso meno
conveniente operare con costi alti. A seguito di questo si sono indeboliti i sindacati e il potere
contrattuale del governo.
Effetti della globalizzazione :
1. Riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e dello stato;
2. Stagnazione dei salari medio bassi.
Globalizzazione e finanziarizzazione IN BREVE
•La globalizzazione riguarda due aspetti distinti dell‟aumento e della intensificazione della attività economica
nel mondo che sono:
•L‟internazionalizzazione: cioè l‟aumento e l‟accelerazione dei flussi/scambi di beni e servizi e risorse finanziare
all‟interno degli stati nazionali
•La nascita e lo sviluppo di processi economici e forme di organizzazione che esorbitano dai confini nazionali
(esempio nascita dlle società transnazionali che hanno vari stabilimenti in vari paesi e realizzano una catena
di produzione integrata: esempio industria dell‟auto: gomme in un paese, scatola del cambio in altro, pianale
in un altro ancora, ecc.)
•La finanziarizzazione è l‟aumento del peso delle attività finanziarie sul complesso delle attività di un sistema
economico. Si tratta di un fenomeno da un lato connesso alla liberalizzazione dei movimenti di capitale dopo
il crollo del sistema di Bretton Woods, dall‟altro dal flusso di petrodollari in cerca di investimento.
Deregolamentando il mercato dei capitali gli USA si misero nella condizione di finanziare il deficit che
avevano accumulato e di attirare capitali esteri mantenendo comunque la posizione centrale del dollaro
all‟interno del sistema monetario internazionale. Si noti che tutti gli altri paesi dopo la deregolamentazione
USA abolirono le restrizioni ai movimenti dei capitali ( per beneficiare a propria volta dell‟afflusso di capitali
esteri) ne consegue che attualmente, ad esempio oltre il 95% di tutte le transazioni in valuta estera sono
speculative .
Una panoramica delle politiche economiche e sociali nel XX secolo
CONTRAPPOSIZIONE TRA STATO LEGGERO INGLESE E KEYNESIANO:il successo dell‟Inghilterra è
attribuito al fatto che lo stato non fosse la variabile che ha consentito lo strepitoso successo
industriale. Questo era funzionale ad un certo tipo di visione economica. Le libertà economiche, il
laissez fair, sono l‟anticamera delle libertà politiche. Questa concezione si abbina a una conquista
borghese francese di inizio 800 della proprietà di godere e disporre della proprietà immobiliare:
diritto pieno ed esclusivo.
Nel 700 era tutto diverso: ci si focalizzava sull'individuo. La proprietà attuale è ottocentesca.
Nel 900 con la rivoluzione bolscevica del1917 si rivede il paradigma su cui poggia l'economia, si
passa da un criterio oggettivo (allocazione delle risorse) ad un sistema soggettivo. Si ha quindi il
RIBALTO DEL CONCETTO DI PROPRIETA‟. Il ribalto avviene in particolar modo nei paesi occidentali:
nel periodo di guerra e delle dittature lo stato è più presente nell‟economia.
N.B. anche uno Stato leggero attua politiche commerciali. Inoltre la teoria di Gershenkroff solleva il
problema della maggiore o minore intervento e di clima più o meno favorevole.
Nazionalizzazioni e privatizzazioni
Il XIX secolo fu dominato dalla concezione liberal - borghese della proprietà privata un approccio
che nel corso del „900 venne:
• ribaltato (con la rivoluzione bolscevica del 1917)
• rimodulato , cioè aggiustato ( nei paesi occidentali) : si rivede l'idea del leizzefaire negli anni tra
le due guerre, ossia nei periodi delle dittature (Primo De Rivera, avvia un processo di
nazionalizzazione delle imprese , Mussolini, raccoglierà sotto lo stato alcune delle più importanti
imprese di questo paese.
 Hitler, governi Blum e Daladier e più marcatamente dopo il secondo conflitto mondiale
quando considerazioni di natura tecnica si mischiarono a opportunità di natura politica.
 Creazione nel 1933 dell'istituto ricostruzione industriale (IRI). Rilevando le banche lo stato
italiano rileva la grande proprietà delle imprese: Mussolini preleva ciò dalle banche
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corrispondendo loro un indennizzo. Le imprese diventano dello Stato ma sono condotte
con logica privata. (analogia con i Keiretzu, gruppi giapponesi con accordi trasversali che
prescindono dall‟esistenza della holding). L‟IRI è stato ideato da un socialista, Beneduce.
Egli ha creato questo strumento pensandolo come uno strumento che potesse essere utile
anche per il dopo crisi e il dopoguerra.L'idea è che l'impresa pubblica deve andare oltre:
per favorire lo sviluppo nelle aree depresse occorre raggiungere la piena occupazione
(non si intende che non ci sono disoccupati ma che c‟è una disoccupazione fisiologica del
3%) ed eliminare le barriere nord-sud.
Politiche come queste eliminano le tensioni sociali e realizzano la CITTADINANZA SOCIALE: in
Francia l'intervento è più significativo ed è sostenuto sia dai governi di destra (De Gaulle) che da
quelli di sinistra.
Con le due crisi petrolifere il quadro (anche ideologico) si trasforma radicalmente: le crisi
petrolifere si accompagnano ad un aumento dell‟inflazione (e di conseguenzaad un aumento dei
prezzi) ed auna politica dei redditi( intese tra imprenditori e sindacati)per cui gli operai si
impegnano a mantenere le rivendicazioni salariali al di sotto gli incrementi di produttività.
Dopo il crollo del muro di Berlino le privatizzazioni si estendono in Europa Orientale: il fenomeno si
concreta lentamente a causa della necessità di preservare la pace sociale.
Le politiche dei diritti di proprietà(dal libro)
Il processo storico può andare in due direzioni, la statalizzazione o la privatizzazione. Il XX secolo si inaugura
con la rivoluzione bolscevica dell‟ottobre del 1917, che provocò l‟abolizione della proprietà privata e la sua
sostituzione con la proprietà socializzata. L‟espropriazione su grande scala e senza indennizzo, realizzata
dall‟Unione Sovietica, fu uno dei fatti economici più importanti del XX secolo e di tutta l‟età contemporanea. I
settori conservatori rimasero atterriti e si mobilitarono immediatamente contro l‟URSS e contro qualunque
barlume di politica comunista.
L‟universo politico delle sinistre restò frammentato. La sinistra moderata, socialdemocratica, che aveva
appoggiato la rivoluzione del febbraio del 1917, guidata da Kerenskij, si allontanò completamente da Lenin e
dal bolscevismo. L‟ingresso dei socialdemocratici al governo, nella Germania del dopoguerra, ad immagine e
somiglianza del partito comunista dell‟Unione Sovietica raffreddarono ancora di più l‟entusiasmo del settore
riformista e moderato nei confronti della rivoluzione russa. La grande espropriazione bolscevica colpì non solo
la proprietà privata dei cittadini russi ma anche quella degli stranieri, che avevano investito in modo massiccio
in Russia, provocando un conflitto diplomatico, che avrebbe bloccato le relazioni tra l‟URSS ed i Paesi
occidentali per molte decadi.
In Spagna, il generale Primo de Rivera espropriò (con indennizzo), nel 1924, tutte le imprese telefoniche e
quelle destinate alla raffinazione ed alla distribuzione del petrolio, con l‟obiettivo di creare monopolio.
In Italia, Mussolini nazionalizzò la grande banca di investimento e tutti i suoi investimenti, a causa della crisi
dell‟inizio degli anni „30. Il “salvataggio” si realizzò nel 1931 ma ebbe il significato dell‟appropriazione, da parte
dello Stato, del capitalismo italiano. In questo caso non solo lo Stato italiano non dette indennizzi, ma dovette
rimettere in sesto con il denaro pubblico le imprese salvate dal fallimento. Mussolini creò l‟Istituto per la
Ricostruzione Industriale (IRI) per raggruppare le imprese di carattere industriale nelle sue mani. Anche la
Germania di Hitler impose la fusione di imprese. L‟interventismo di nuovo tipo di Roosvelt, negli Stati Uniti,
incoraggiò la sinistra non comunista a scommettere sulle nazionalizzazioni, come elementi plausibili del suo
programma di governo.
Il primo caso fu la nazionalizzazione delle ferrovie francesi, nel 1936. Il governo dittatoriale del generale Franco
fu molto attivo al momento di nazionalizzare e di formare nuove imprese di proprietà pubblica, concentrate,
nell‟Istituto Nazionale dell‟Industria (INI).
Dopo la seconda guerra mondiale si verificò una vera e propria ondata di nazionalizzazioni in Europa.
Nell‟Europa occidentale i grandi Paesi democratici, come la Gran Bretagna, la Francia e l‟Italia,
nazionalizzarono alcune delle grandi imprese industriali e di servizi durante gli anni di governo delle sinistre. I
servizi pubblici ed i settori industriali con una proprietà più concentrata passarono allo Stato.
Vi furono due tipi di configurazione giuridica per le imprese nazionalizzate:
1. La soluzione britannica: tentare di conservare il meglio della flessibilità della gestione privata, però,
esplicitando che la proprietà era della nazione;
2. Il modello alternativo, usato in Francia ed Italia, era quello di un‟impresa pubblica, responsabile dinanzi
ad un
dipartimento ministeriale. Nel caso estremo le imprese nazionalizzate si trasformavano in dipendenze
pubbliche (ferroviee, in generale, servizi pubblici).
In Italia si nazionalizzò l‟industria elettrica nel 1962. In capo a due anni dalle nazionalizzazioni francesi, la
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Thatcher, nel Regno Unito, cominciava già le prime privatizzazioni. Verso il 1979 l‟impresa pubblica aveva
raggiunto la massima importanza nelle economie del Regno Unito, della Germania e dell‟Italia. La Francia
conseguirà questo massimo dopo le nazionalizzazioni del primo governo Mitterand. La Spagna realizzerà
anche le nazionalizzazioni delle imprese con perdite, fino al 1983 dopo il secondo shock petrolifero.
Solo dopo il 1989 vi è stata un‟accelerazione del movimento grazie alla caduta del socialismo reale che
permise e giustificò un processo di privatizzazione su grande scala. Questo capitalismo popolare, che fu la
base del progetto thatcheriano o reaganiano, si è diffuso in tutto il mondo. Le privatizzazioni più radicali si
sono verificate nell‟URSS e negli altri Paesi ex comunisti europei. Nell‟Europa orientale, a differenza di quello
che è successo nei Paesi occidentali vicini, si è generata una depressione che ha compresso il valore di
mercato degli attivi offerti.
INTERVENTISMO PUBBLICO
Fino alla seconda guerra mondiale l'interventismo statale è volto a vincere la guerra. Lo stato
intervenne con:
 Pianificazione: contemporaneamente alla rivoluzione sovietica, l‟Europa assisteva ad
un‟altra rivoluzione: la pianificazione economica. Si sviluppò prima in Germania, poi in
Gran Bretagna per essere abbandonata dopo la prima guerra mondiale. La
recuperarono, nel 1927, i governi di Stalin nell‟Unione Sovietica ed i governi fascisti.
Nell‟immediato dopoguerra, la rivendicarono, i laburisti britannici e, poco dopo,
attraversò il Rubicone della destra. Nel 1960 la assumerà il governo franchista. Fece i suoi
ultimi passi con il primo governo socialista di Mitterand.
La pianificazione si adattava bene ad un mondo di tecnologie su grande scala e con
scarso numero di unità produttive, come gli impianti siderurgici ma andava molto male
per tecnologie di uso e gestione individuale, come l‟automobile.

Politiche strutturali o sviluppo: le politiche di promozione della crescita economica nelle
aree arretrate erano sconosciute prima del 1945. Si diffusero solo a partire dal secondo
dopoguerra mondiale. Tali politiche erano propugnate dagli economisti dello sviluppo,
che argomentarono la necessità di un deciso impulso pubblico, orientato alla creazione
di infrastrutture che permettessero alle regioni o ai Paesi poveri di dotarsi del capitale
fisico indispensabile per la loro crescita. Sono rivolte quindi a pianare le disuguaglianze
strutturali all'interno di una stesso paese. Lo sviluppo, dopo la guerra, dei Paesi balcanici
distrutti fu il primo caso proposto dal fondatore della “economia dello sviluppo”, Paul
Rosenstein - Rodan. I grandi organismi di cooperazione economica, come la
Commissione Economica per l‟Europa delle Nazioni Unite prima, l‟OCSE poi e, sempre, la
Banca Mondiale, hanno scommesso su questo tipo di piano. Un esempio di intervento
dello Stato fu la creazione della Cassa per il Mezzogiorno (1950). Essa nasce seguendo le
indicazioni degli economisti dello sviluppo: per investire serve la convenienza al
l'investimento: deve esserci stabilità politica, lo stato deve creare capitale fisso sociale (lo
stato deve portare la ferrovia, le strade, allacciamento energia elettrica, scuole, sistema
creditizio efficiente). Lo stato non deve farsi imprenditore ma deve creare convenienze in
modo da incentivare il privato a mettere soldi in una data economia.
Interventi simili a questi erano già stati presi precedentemente da Giolitti, dal governo
borbonico che nella prima metà ottocento attuò bonifiche per eliminare le paludi: esse
però vennero interrotte per mancanza di soldi. Questo tipo di politiche è alla base della
CEE e dell‟UE. Con la crisi e la successiva ristrutturazione industriale degli anni a cavallo
degli anni „70 e „80, le politiche strutturali furono utilizzate per sovvenzionare le regioni ed i
settori in declino verso un futuro più promettente. Oggi tutte queste politiche sono
collegate a regioni concrete, a settori concreti o a programmi predefiniti, normalmente,
di investimento in capitale fisico o in capitale umano.

Interventi amministrativi:dal 1914 al 1918 si dispiegò un‟ampia gamma di strumenti di
intervento. Molti di essi si limitarono ad un mercato concreto, come fu il caso del
denaro.Alcuni prezzi non possono andar oltre. I prezzi calmierati intervengono anche
durante le guerre.Un intervento di questo tipo fu la “tessera annonaria” che razionava i
beni durante la guerra. Era il governo a regolare i consumi. Ancor oggi le prestazioni
sanitarie costano meno se fatte da un ente pubblico. Questi provvedimenti servono a
sgonfiare l'inflazione.
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POLITICHE DI SPESA: COME CAMBIANO E PERCHE‟
Nel 1800 non si aveva la consapevolezza di sostenere i privati. La spesa pubblica si aggirava
intorno al 10% del PIL (difesa, istruzione) ed esisteva un‟ortodossia tale che le entrate ordinarie
erano coperte dalle uscite ordinarie. Si poteva uscire dalla logica solo in caso di guerra in cui si
potevano sostenere uscite straordinarie ed abbandonare la parità aurea. Questa ortodossia
economica perseguiva il pareggio di bilancio. (Quintino Sella).
Nel 1900 tutto cambia con la guerra e la crisi: si rivede il quadro. C'è l'idea di poter uscire dal golf
standard, c'è l'idea che la banca centrale dovesse intervenire nell'economia: la politica monetaria
deve a essere uno strumento dell'economia.
Nel 1936 la pubblicazione della “Teoria dell‟occupazione interesse e moneta” di Keynes legittima
l‟intervento dello stato nell‟economia.
Keynes sposta l‟analisi dalla certezza ottimistica dei neoclassici all‟incertezza: passa il messaggio
che il mercato non si autoregola e dove non arriva lo stato deve intervenire con misure direttive e
correttive a sostegno del conseguimento di obiettivi macro mentre viene data legittimazione al
deficit spending, ossia il finanziamento della spesa pubblica in caso di bilancia negativa. Questo
determina un intervento più che proporzionale delle entrate in situazioni di deficit perché si innesca
il moltiplicatore: ogni dollaro speso, rientra più di un dollaro in entrate.
Fonaile è anche lui un‟economista simile a Keynes eppure le sue teorie sono state inizialmente
snobbate dagli stati e riprese solo da Friedman: egli sosteneva che lo stato era frutto della
schiavitù. Questo non è accettato a causa della situazione perché tutti erano disposti a farsi
tassare anche molto per politiche redistributive.
In questo periodo sorse l‟idea di instaurare un capitalismo dal volto umano, che ponga tutti
almeno sul piano di possibilità su un livello di uguaglianza. Nei paesi e dell'est Europa era stato
attuato un meccanismo di welfare state (25-35% del PIL): si voleva dimostrare che l‟Occidente e
meglio di tutto anche dell'Est anche nel garantire la cittadinanza sociale.
Per garantire istruzione, assistenza sanitaria, ecc. servono soldi:
le entrate aumentano
aumentando la tassazione. Lo stato è sociale e non socialista, non pianifica l‟economia ma drena
le risorse dell‟economia attraverso il sistema fiscale. Ad esempio con l'imposta sui redditi, impostata
sul criterio di progressività: chi ha redditi più alti paga di più . Si usano leve progressive e regressive.
In Italia prevalgono le imposte sui consumi in Italia quelle sui redditi.
Grazie alla tassazione lo stato raccoglie risorse e le redistribuisce per ottenere altri tipi di consumi o
tra gli individui a seconda della fase in cui l'individuo si trova. Normalmente il cittadino usufruisce di
questi servizi quando è giovane con l‟istruzione e quando è anziano con la pensione e l‟assistenza
sanitaria. Nell'età adulta il cittadino è solo un contributore netto.
Gravi rigidità di queste politiche USCITE RIGIDE ENTRATE FLESSIBILI (dipendono dall‟andamento
dell‟economia)
Una volta garantite queste cose, la gente si aspetta che queste vengano erogate sempre
indipendentemente dalla situazione economica. Le uscite rigide si hanno sempre mentre le
entrate flessibili dipendono dall‟economia. Se l‟economia va male aumenta l‟indebitamento.I
paesi nordici, Svezia, Norvegia, Danimarca, sono i più virtuosi.
Negli anni 50 gli svedesi hanno un buon welfare state,stanno più bene e di conseguenza vivono di
più,... ma anche questo stato non va bene in quanto ci sono molti suicidi ed un alto tasso di
alcolismo. Queste degenerazioni sono la conseguenza di uno stato molto protettivo. Questo tipo di
stato, il Welfare State, funzionerebbe bene solo se nello stato ci fossero poche persone e tutte
omogenee. Nei paesi eticamente misti e complessi è più difficile accettare la soglia di welfare.
SISTEMA PENSIONISTICO. Nei paesi occidentali la popolazione è invecchiata e sono cambiate le
modalità di consumo.
Ad appesantire i bilanci degli stati contribuisce l‟invecchiamento della popolazione: oggi il oltre il
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag96
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50%delle risorse dei paesi occidentali va sotto la voce sanità, assistenza, pensioni al 15% più
anziano della popolazione, a cui è destinato il 75% della spesa sanitaria. Questo tipo di sistema
andava bene negli anni del boom economico in cui c‟erano molti giovani. Ora c‟è un
decremento della popolazione giovane ed adulta ed un incremento della popolazione anziana.
I sistemi pensionistici possono essere a ripartizione, a capitalizzazione o misti.
Sistemi pensionistici a ripartizione (in vigore negli anni del miracolo economico) prevede che tutti i
soldi , i contributi che i lavoratori e i datori di lavorano versano in età attiva, siano legati alle
pensioni. Questo implicava l'esistenza di un patto intergenerazionale: si doveva avere la piena
fiducia che le generazioni successive avrebbero pagato le pensioni.
La solidarietà sociale agiva verticalmente.
Questo tipo di sistema ha due difetti:
1. è implicito un rischio demografico: la sostituzione non serve più a coprire le pensioni;
2. i soldi sono sottratti all'economia.
Possiamo concludere che questo sistema funziona se si fanno figli e l‟economia va bene.
Sistema a capitalizzazione: ciascuno accumula per se, i contribuiti vanno in un fondo pensione che
investe i contribuiti che verranno erogati in forma di rendita nell'età pensionabile.
Quali garanzie mi danno?
- rischio investimento è a carico di chi? Se è a carico nostro si perde tutto.
- Rischio inflazione: si deve vedere se è un investimento indicizzato e si rivaluta.
Politiche di spesa (dal libro)
Il XX secolo sarà caratterizzato da un ampliamento delle funzioni assunte dagli Stati e dal correlativo
incremento della spesa pubblica e delle entrate necessarie per finanziarla.
Dopo le guerre, lo Stato mantenne numerose funzioni, che aveva assunto in via transitoria durante gli anni dei
conflitti bellici. Il risultato fu quella spinta continua all‟incremento della spesa, messa in discussione solo in anni
recenti, quando i partiti conservatori hanno contrastato la voracità fiscale dello Stato ed hanno sostenuto un
adeguamento dell‟utilizzo delle risorse pubbliche. Fu inevitabile il finanziamento delle spese pubbliche con le
imposte sui cittadini, come quella sul reddito (introdotta nel XX secolo), per far fronte a finalità sociali durature.
Le politiche di benessere sociale si fondarono su programmi di sovvenzione pubblica. Gli scandinavi furono i
precursori di queste politiche, ma il loro grande fautore fu Lord Beveridge, quando ancora il Regno Unito
lottava contro Hitler. Le politiche del benessere sono all‟ordine del giorno in quasi tutti i Paesi europei.
I programmi di scolarizzazione obbligatoria furono i più remoti di tale politiche. La prima esperienza di
assistenza sanitaria e pensionistica corrisponde alla decade del 1880, nella Germania del cancelliere
Bismarck. Il momento più significativa della sua diffusione fu nel secondo del dopoguerra mondiale quando
parteciparono i diversi partiti di sinistra in cui era affermato il principio secondo cui bisognava garantire i
bisogni minimi della cittadinanza. Dopo la seconda guerra mondiale si svilupparono nell‟Europa orientale.
La spesa pubblica destinata al benessere della cittadinanza soffre di una forte rigidità: si tratta di
compromessi permanenti, ai quali bisogna far fronte, quali che siano le circostanze in cui si trova l‟economia.
Al contrario, le imposte sono una funzione diretta delle attività economiche. Ci troviamo di fronte ad un
paradosso: la spesa pubblica è molto stabile, mentre le entrate sono sottoposte molto al ciclo. La saldatura
provoca fasi di deficit e fasi di surplus.
Economisti come Keynes e politici di diverso orientamento ideologico provarono a far ricorso alla spesa
pubblica deficitaria, come meccanismo per elevare le aspettative economiche (moltiplicatore). Riuscirono a
farlo, ricorrendo al finanziamento di programmi di opere pubbliche.... Come Keynes indicò, queste politiche
erano giustificate quando l‟equilibrio dell‟offerta e della domanda aggregate si stabiliva in sottooccupazione. Quanto più basso era quest‟equilibrio, tanto più era indispensabile elevarlo con l‟immissione di
denaro pubblico.
Il successo di queste politiche, nel trovare una via di uscita dalla crisi economica diede loro un grande
credito. Furono conosciute come politiche “keynesiane”, in onore dell‟economista britannico che le giustificò
teoricamente nella sua grande opera sulla Teoria generale dell‟occupazione, dell‟interesse e della moneta.
Negli anni del dopoguerra il keynesismo influenzò buona parte delle politiche di spesa pubblica. Il deficit nei
conti pubblici fu accettato purché fosse giustificato. Inoltre, il fatto che l‟incremento della spesa fosse
destinato essenzialmente ad obiettivi sociali, permise di renderlo politicamente accettabile. Nel breve
termine, il keynesismo si concretizzò nelle politiche di stop and go, cioè, di freno alla spesa pubblica. Quando
la goldenagearrivò alla sua fine, tutte le politiche di impostazione keynesiana entrarono in crisi. Nell‟Europa
del decennio del 1970 il contenimento della spesa pubblica aveva effetti recessivi, ma l‟ampliamento non
aveva effetti espansivi. I critici del keynesismo furono considerati monetaristi per le loro reinterpretazioni del
ruolo macroeconomico del denaro. E‟ tornata di moda la giustezza dell‟ortodossia fiscale e si è insistito sulla
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necessità di ridimensionare la spesa pubblica, come di ridurre le imposte.
POLITICHE COMMERCIALI
Le politiche commerciali riflettono l‟atteggiamento di un paese nei confronti del commercio con
l‟estero.
Tra gli anni „40 e gli anni „70 dell‟Ottocento vi fu una fase liberista seguita da una fase protezionista
più intensa negli anni Trenta (tariffa Smoot - Hawley; autarchia) che durò fino alla seconda guerra
mondiale.
Dopo di allora i Paesi occidentali privilegiarono un approccio multilateralista (Ceca, Gatt, CEE,
WTO) anche se è più corretto dire che in molti casi il protezionismo cambiò pelle distorcendo la
struttura dei costi di alcuni produttori.
Le politiche commerciali
Nel XX secolo tutte le altre politiche si potrebbero tradurre in termini di politiche commerciali. La prima guerra
mondiale comportò un‟enorme introduzione di protezionismo in tutte le politiche nazionali. La proibizione di
commerciare con i nemici fu sfruttata dai Paesi neutrali. La guerra sottomarina fece rincarare i costi, fino a
divenire, in molti casi, proibitivo commerciare via mare.
Gli anni dal 1919 al 1921 corrisposero ad una precipitosa marcia verso il protezionismo generalizzato. Il colpo di
grazia lo diede il Congresso degli Stati Uniti, quando approvò un forte aumento della protezione doganale
mediante la cosiddetta tariffa Hawley -Smooth. L‟effetto fu tremendo. Se nel 1921 gli Stati Uniti avevano
chiuso le porte all‟immigrazione, nel 1929 annunciaronol‟intenzione di chiudere il loro mercato.
La decade del 1930 fu caratterizzata da una chiusura commerciale sempre più intensa. In alcuni Paesi il
fenomeno arrivò fino alla definizione di politiche autarchiche, cioè all‟abbandono del commercio estero
come fece la Germania.
Invece, in buona parte del mondo, l‟involuzione protezionistica favorì l‟attuazione di nuove misure di
intervento pubblico nel commercio estero. Si moltiplicarono gli accordi di “clearing” (la compensazione
bilaterale dei saldi esteri), i pagamenti in contanti ed un‟infinità di meccanismi che furono progettati in un
contesto di diffidenza e di sfiducia reciproca e che tesero alla generalizzazione del baratto.
Gli accordi di Bretton Woods del luglio del 1944, nacquero con la convinzione che un nuovo ordine
economico internazionale doveva garantire il libero commercio. La dichiarazione de L‟Avana (1948), basata
su una maggiore liberalizzazione degli scambi, doveva trasformarsi nella pietra angolare del nuovo edificio
regolatore del commercio internazionale. La difficoltà di fissare delle condizioni di liberalizzazione una volta
per tutte fu tanta e la creazione di una Organizzazione per il Commercio Internazionale (Bretton Woods) fallì.
Al suo posto si stabilì un accordo con la sigla GATT che non si trasformò in un‟organizzazione internazionale
fino al 1995, con il nome di Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Le conferenze e l‟insieme di
negoziazioni furono conosciute come rounds. La più famosa (il Kennedy round, nella decade del 1960) facilitò
la riduzione delle tariffe doganali e la libertà di commercio in tutto il mondo. Più importante fu l‟Uruguay round
che culminò nella creazione dell‟OMC.
CEE e l‟EFTA dedicarono enormi sforzi alla definizione ed all‟applicazione della loro politica commerciale
comune. Quest‟ultima ha tre grandi ambiti di sviluppo:
 le relazioni con i Paesi aspiranti all‟ammissione;
 le relazioni con i Paesi poveri;
 la politica commerciale estera ordinaria.
Il maggiore successo della CEE fu quello dell‟integrazione, per tappe, dei Paesi dell‟EFTA. Dalla formazione
della CEE, nel 1957, fino all‟entrata della Gran Bretagna, dell‟Irlanda e della Danimarca, nel gennaio del 1973,
passano 3 anni molto importanti. Lo stesso tempo per l‟ingresso della Spagna e del Portogallo, nel gennaio del
1986, ed altri 9 per l‟Austria, la Finlandia e la Svezia, nel 1995 (la Grecia entrò nel 1980). Il buon risultato, in
termini di club dell‟UE, deve interpretarsi come il trionfo della centralità della politica commerciale. Stare nel
club permette di approfittare di una combinazione di politiche strutturali e di politiche commerciali.
LA SITUAZIONE ITALIANA
L‟Italia durante la Seconda Guerra Mondiale
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale l‟Italia si trovava in pieno processo di trasformazione
della sua struttura industriale, in un periodo di crescita ma di ancora incompiuta modernizzazione.
Mussolini voleva entrare in guerra per motivi strategici o politici: voleva che l‟Italia conservasse una
forma di grande potenza. Era inevitabile quindi entrare in guerra per motivi di prestigio e potenza.
Mussolini sapeva perfettamente che l‟Italia era assolutamente impreparata per affrontare un
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nuovo conflitto: l‟inadeguatezza tecnica era spaventosa. Per poter affrontala la politica di
armamento avrebbe dovuto iniziare almeno dieci anni prima. Hitler chiese a Mussolini di entrare in
guerra affianco a lui: si fece quindi un consuntivo delle materie prime e dei fabbisogni che
evidenziò che le scorte di carbone erano sufficienti per 40 giorni, il petrolio per 1 anno, il ferro per 6
mesi, l‟acciaio per due settimane, ecc. Solo una guerra lampo, forniture da parte dell‟alleato o
l‟occupazione di un paese ricco di risorse potevano rendere fattibili l‟entra in guerra dell‟Italia.
Inoltre in Italia non c‟era un centro idoneo a gestire gli approvvigionamenti militari e Mussolini non
sapeva coordinare i ministeri di guerra. Siccome il fascismo non era pienamente totalitario per ogni
potere, si creava un contropotere: il ministero per munizioni ed armamenti non poteva entrare nei
singoli ministeri e nessun ministero doveva essere troppo potente.
Il 25 agosto del 1939 al dispaccio di Hitler che comunica l‟intenzione di invadere la Polonia, Benito
Mussolini risponde: “vi informo in anticipo che sarà opportuno per me non prendere iniziativa n
operazioni militari […]. Nondimeno il nostro intervento può avere luogo senza indugio se la
Germania ci invierà immediatamente le forniture militari e le materie prime necessarie per resistere
all‟attacco che la Francia e la Gran Bretagna dirigerebbero […] contro di noi. Nei nostri incontri la
guerra era stata prevista per il 1942 e per quell‟epoca io sarei stato pronto in terra, in mare e in
cielo […]. Considero mio sacro dovere di amico leale dirvi l‟intera verità e informarvi, in anticipo
sulla situazione reale…”
Con la NON BELLIGERANZA, termine scelto da Mussolini per chiamare il non ingresso nel conflitto,
Mussolini si è guadagnato il consenso dei borghesi e degli industriali.
Nel 1940 però alcuni episodi spinsero Mussolini a fare un calcolo politico sbagliato. Le armate
tedesche superarono la linea Maginot e giunsero velocemente a Parigi.
A Mussolini sembrò azione perfetta in quanto:
 si poteva entrare in guerra a basso costo in termini di uomini e materiali
 ottima occasione per mostrarsi all‟alleato tedesco alleati leali e fedeli agli impegni presi
 evitare possibili tensioni
Il 10 giungo 1940, quando Hitler apparve ormai avviato alla vittoria, l‟Italia entrò nel secondo
conflitto mondiale. Mussolini entrò nel conflitto pensando di poter avere un posto al tavolo dei
vincitori.
Gli errori principali della scelta furono essenzialmente due:
 pensare guerra sia vinta
 presentare la guerra come guerra fascista: diversamente da Stalin che presentò la guerra
come patriottica ed unisce la popolazione, Mussolini la presentò come guerra fascista: ciò
va bene se si vince la guerra, va male se le sorti vanno in un altro modo.
La battaglia delle Alpi, che intraprende durante la guerra, frutta 4 km di Francia (poco territorio) e
2000 morti contro 30 morti francesi: si evidenzia la impreparazione e la disorganizzazione
dell‟esercito Italiano.
Tra il 1941 e il1943 cambiano le sorti della guerra: si adottano approcci strategici, si iniziano a
bombardare i civili per indebolire il fronte interno, e di conseguenza quello esterno.
Fronte esterno: con la Battaglia di Inghilterra i tedeschi non riescono a invadere l‟Inghilterra; nel
contempo gli italiani non riescono a prendere di sorpresa gli inglesi a Malta. Ad El Halamein i
tedeschi perdono. Da punto di vista del fronte orientale non andò meglio: a Stalingrado si
combatteva casa per casa, le truppe italiane furono colte di sorpresa ed iniziò una ritirata
drammatica in un‟ansa del fiume Don. Molti soldati italiani erano stati scelti tra gli alpini e non tra i
contadini per evitare la solidarietà con i russi. Dopo questo drammatico evento coloro che tornato
in patria furono invitati a non raccontare quanto successo: ciò non accadde e cadde il consenso
verso il regime.
Per quanto riguarda il fronte interno ci furono molti problemi organizzativi.
 Il paese soffriva della carenza di materie prime: il blocco navale funzionò, la Germania non
mandava più i rifornimenti, crollarono le importazioni di petrolio e si assistette ad uno
sfruttamento molto intensivo delle materie prime nazionali (soprattutto del carbone e
argento della Sardegna). Iniziò quindi la lotta tra circoli militari e cordate industriali per
accaparrarsi gli scarsi mezzi disponibili.
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 Alla carenza di materiali occorre aggiungere la disorganizzazione produttiva. Solo nel 1939 il
Commissariato Generale per le Fabbricazioni di Guerra (CoGeFab) venne trasformato in
Ministero della Produzione Bellica e fu affidato al Generale Carlo Favagrossa. Il nuovo
organismo si dimostrò tuttavia incapace di organizzare efficientemente il rifornimento e la
distribuzione delle materie prime necessarie allo sforzo bellico. Si dovette procedere alla
mobilitazione industriale: conversione dell‟industria dalle necessità di pace all‟esigenza di
guerra  l‟industria doveva lavorare per la guerra. In questo periodo raddoppiarono gli
addetti che lavorava no negli stabilimenti no per la produzione bellica. Il Ministero doveva
sovraintendere a queste operazioni, ma si creò il caos perché ogni stabilimento decise per
sè.
 Presso il mondo industriale si è disponibili ad accettare ipotesi diverse dalla vittoria: La
guerra fece scoppiare il complesso di interessi che tenevano in piedi il regime. Il regime
fascista non era totalitario del tutto: stava in piedi grazie alle concessioni della chiesa, la
difesa, l‟industria, la burocrazia. Con lo scoppio della guerra questi interessi si deteriorarono.
L‟industria iniziò a non credere più al regime: dal 1943 iniziò a capire che la guerra era
persa; dovette quindi riorientare la propria azione. Gli industriali mostrano la loro capacità
di soddisfare i diversi interessi:
 cercarono di tenere fede e soddisfare gli ordini di guerra tedesca,
di assecondare tedeschi e repubblichini;
 chiusero gli occhi se gli operai trattavano con la resistenza;
 mantennero relazioni con gli alleati.
La loro logica era questa: i governi passano, l‟azienda resta. La penuria di viveri, i bassi
salari, la durezza dell‟occupazione portarono ad una serie di scioperi nel 1943. Gli scioperi
non erano politici, ma per richiedere adeguamenti nelle razioni, nei viveri.
I tedeschi reagirono entro certi limiti perché hanno bisogno delle produzioni. Tuttavia molti
lavoratori sono deportati in Germania per lavorare nelle fabbriche di Hitler.
 Durante il conflitto avvenne un coinvolgimento della popolazione civile senza precedenti:
la legislazione di emergenza fu varata solo nel 1941 e il tesseramento non garantiva
comunque un apporto calorico adeguato: le calorie a disposizione degli italiani (1100 kcal)
sono la metà di quelle garantite ai tedeschi e superiori solo alle 850 dei polacchi.
ll razionamento e il tesseramento vennero introdotti dal 1941. Due giorni prima
dell‟approvazione venne dichiarata la volontà di metterli in pratica e sparirono i beni dai
negozi. In Italia era inevitabile il MERCATO NERO: i generi alimentari costavano anche 30
volte di più A Napoli l‟80 % dei beni era garantito dal mercato nero.
Coloro che hanno beni da vendere riuscirono a star in piedi. Furono penalizzati i percettori
di redditi fissi. Anche i medici sopravvissero scambiando la visita con beni primari.
 La popolazione civile soffriva a causa dei bombardamenti aerei strategici:
 stravolgono il circuito città – campagna, gli operai devono sfollare
 manca una dotazione anti aera, le bombe quando arrivano sulla popolazione.
In Germania venne creato un ufficio per valutare l‟impatto economico dei bombardamenti. A
seguito di ciò nel 1944 la produzione di aerei tedeschi aumentò. L‟effetto è stato più pesante sui
civili ma meno pesante per quanto riguarda l‟organizzazione della produzione.
In Italia nel 43 ci sono molti attacchi aree su molte città e pure su Roma, dichiarata una città
aperta (A Roma c‟era il Vaticano. In teoria queste città non dovevano essere bombardate.
Un‟altra città aperta era Atene). Le città aperte vennero, solitamente, consegnate al nemico
senza combattere in modo da evitare i coinvolgimento di queste città nei combattimenti: questo
per ragioni demografiche e per salvaguardare il patrimonio artistico.
La Chiesa praticò una opposizione silenziosa: i cattolici si riunivano dal 1942 intorno a De Gasperi
per progettare un futuro, si pensando a un progetto di ridistribuzione delle terre ai contadini , al
rifiuto della guerra, alla creazione di un grande stato nazionale.
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Il reddito pro-capite del paese precipita nel corso della guerra.
Esiste il problema di finanziare il conflitto contenendo l‟inflazione. Mussolini non vuole aumentare le
tasse per evitare di perdere ulteriormente il consenso. Si cercano di adottare:
 provvedimenti amministrativi che riducano la liquidità della guerra: vengono emessi titoli
del debito pubblico, per ridurre la quantità di moneta in circolazione.
 politiche di bassi dividendi, per penalizzare chi acquista altri titoli e spingerli a comprare titoli
del debito pubblico.
 provvedimenti di contenimento dei prezzi come il calmiere, volto a non far crescere troppo
i prezzi.
Fino al 1942, prima del crollo del regime, l‟inflazione è bassa. Dopo l‟8 settembre del 43 l‟inflazione
si gonfia. All‟incertezza politica si aggiunge il fatto che gli alleati utilizzavano banconote da loro
stampate per finanziare l‟occupazione (iniettano moneta). L‟inflazione è più intensa al Sud e più
contenuta nella Repubblica di Salò. Si sposta verso nord di pari passo con l‟avanzata alleata.
Questa inflazione del 60% ebbe un effetto positivo in quanto il vecchio debito pubblico venne
ridotto moltissimo dall‟inflazione. È stato così fino al 1947, quando gli americani chiesero la stabilità
della moneta per l‟erogazione degli aiuti.
Sbarco in Sicilia, luglio 1943: l‟occupazione dell‟intera Sicilia da parte degli anglo-americani
avvenne con poca resistenza. Nel giugno 43 lo sbarco a Pantelleria rende chiaro che lo sbarco in
Sicilia sarebbe avvenuto di lì a poco e decreta la sgretolazione delle istituzioni, il “si salvi chi può”.
La marina di superficie non intervenne e la Sicilia cadde in mano agli anglo-americani. Si creò un
consenso verso agli anglo-americani al punto che i siciliani non volevano più tornare con gli
italiani. In Sicilia si fece strada il movimento autonomistico capitanato dalla destra agraria che
voleva far tornare la regione in mano a dirigenti naturali. L‟industrializzazione è vista come causa
del fascismo e rifiutata dal movimento. La Sicilia però nel 1944 venne riconsegnata all‟Italia.
L‟occupazione dell‟intera Sicilia e il crescere della sfiducia della popolazione sul continente
indussero Mussolini a chiedere ai gerarchi di tenere comizi in piazza per galvanizzare le folle. Ci
furono opposizioni, malumori e richieste di chiarimenti: “ Occorre che tu mi metta in grado di dire [Bottai a
Scorza] … quali sono gli orientamenti da dare ai nostri discorsi. Pochi giorni fa Mussolini ha detto che il nemico
avrebbe posto piede sul suolo italiano. La gente ha buona memoria. Quali sono le vostre istruzioni per
giustificare il tragico capovolgimento della popolazione?” (Bocca, L‟Italia fascista, p. 482).
Nel 1943 il regime fascista cadde, travolto dalle sconfitte militari e dalla conseguente perdita di
consenso della popolazione, provata dai bombardamenti e dal progressivo deterioramento delle
condizioni economiche e morali. Qualche giorno dopo l‟occupazione della Sicilia da parte degli
anglo-americani, nella notte tra il 24 e il 25 luglio Mussolini fu sfiduciato dal Gran Consiglio del
fascismo. Convocato dal re, fu costretto a dimettersi e venne poi arrestato. Dopo l‟armistizio
firmato con gli alleati del nuovo governo del Maresciallo Pietro Badoglio e annunciato l‟8
settembre (firmato il 3 settembre, subito doveva essere reso noto il 12), l‟Italia fu soggetta alla
duplice occupazione degli anglo-americani e dei tedeschi e inoltre alla divisione politica ed
istituzionale: a Nord vi era la Repubblica socialista italiana (Rsi), proclamata da Mussolini che era
stato liberato dai nazisti, e nel resto del Paese il Regno d‟Italia.
 si evidenzia l‟inadeguatezza etica, politica e morale della corona e della classe politica
Dopo l‟8 settembre l‟iniziativa politica viene ripresa dalla corona che instaurò un governo retto dal
Generale Pietro Badoglio. In quel momento il Partito Nazionale Fascista sembrava liquefarsi.
Per i 45 giorni successivi all‟armistizio si condusse maldestramente un gioco su due tavoli
nell‟illusione di poter portare anche la Germania a un tavolo di trattative.
Le truppe tedesche finsero di credere alla lealtà della corona e intanto portarono le loro truppe in
Italia. In ottobre un governo svuotato di ogni prerogativa in politica estera dichiarò guerra alla
Germania.
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L‟8 settembre segna per gli Italiani la morte della patria: l‟idea di nazione è persa al punto che la
popolazione agogna alla sconfitta. Non si sa più chi comanda, chi detiene il potere. Gli italiani in
quel momento erano molto vicini allo stato di natura. C‟era il disordine assoluto: questo spiega il
crollo di un intero popolo, la nazione non è esiste più. Mussolini era stato a modo suo l‟unico a
tentare di fare gli italiani, ma quando il regime crolla gli italiani non ci sono più ed emerge una
totale inadeguatezza morale e politica del governo. Il nazionalismo era legato al fascismo, l‟idea
di nazione è persa il popolo agogna la sconfitta.
L‟armistizio chiude per l‟Italia il periodo della guerra tra stati e apre una fase più drammatica che
unisce la guerra di liberazione del suolo nazionale dai tedeschi e dai fascisti e la guerra civile che è
la logica conseguenza della fuga del re: si ha la formazione del Regno di Meridione a sud e della
nascita della Repubblica di Salò a nord.
Mussolini va a Salò perché vuole rendere l‟occupazione tedesca meno dura e perché vuole
rivendicare l‟onore della patria: è un uomo vecchio e malato che accetta di guidare lo stato
fantoccio messo in campo dai tedeschi. Si apre questa fase molto drammatica in cui la resistenza
si contrappone alla repubblica di Salò e ai repubblichini: si è ricostruita l‟italianità sulla scorta della
resistenza ai tedeschi. Questo è servito a tenere insieme un sentimento nazionale debole: chi ha
combattuto a Salò non si riconosce nel 25 aprile. Durante la resistenza gli italiani non hanno trovato
l‟italianità ed essa non è stata recuperata nemmeno oggi: la spaccatura dell‟8 settembre non è
mai stata sanata.
Intanto nell‟autunno del 1943 l‟Italia acquisisce lo status di paese cobelligerante. Inizia a effettuare
piccole iniziative in politica estera: in ottobre dichiara guerra alla Germania e si prova a ricomporre
un esercito. Nessuno crede più nell‟esercito, si fa resistenza alla leva. Per evitare ulteriori problemi
alcuni mesi dopo, gli Alleati fanno pressione sul re perché formi un nuovo governo includente gli
esponenti dei partiti politici, ossia quei partiti che avevano potuto ricomporsi nel 1943. I partiti,
monarchici, liberali, chiedono l‟abdicazione del Re e la sinistra chiede anche le dimissioni di
Badoglio. Stalin però sblocca la situazione riconoscendo il Governo Badoglio. Nel marzo 1944 Stalin
riconosce il governo italiano e, Palmiro Togliatti rientrato in Italia dalla Russia, annuncia al suo
partito “la Grande Svolta” ( conosciuta come svolta di Salerno) cioè l‟abbandono
dell‟intransigenza verso il governo Badoglio e la partecipazione del Partito comunista al nuovo
governo di unità nazionale, governo in cui si abbandona la categoria dell‟avversario politico per
lavorare tutti insieme nei confronti dell‟obiettivo di metter fine al fascismo e cacciare i nazisti
dall‟Italia. Il nuovo obiettivo sarà, dunque, la democrazia progressiva: verrà indicata una maggior
partecipazione popolare delle sinistre al governo del paese. Con questo si mette fine ad una
politica elitaria. Togliatti sull‟appoggio da Mosca, legittima l‟ingresso del Partito Comunista nel
Governo di Unità nazionale. Togliatti scansa sempre la rivoluzione comunista. Si forma un secondo
governo Badoglio che riunisce tutti partiti che lascerà il passo al gabinetto di Ivanoe Bonomi: nel
maggio 1944 crolla la linea Gustav aprendo la via alla liberazione di Roma. Vittorio Emanuele
trasferisce i poteri al figlio Umberto e, in giugno, il governo Badoglio viene liquidato a favore della
creazione di un gabinetto presieduto da Ivanoe Bonomi.
RESISTENTI E REPUBLICHINI
Prima della liberazione di Mussolini, al Gran Sasso, i fascisti si riorganizzano a nord come partito
fascista repubblicano. La parabola di Salò esprime l‟agonia del regime: in questo periodo gli
italiani avevano due eserciti e tre governi. I neofascisti leggono in questo periodo il punto più alto
della parabol fascista, il fascismo eroico in cui essi si riconoscono.
Il problema della sopravvivenza tra due fuochi (partigiani o repubblichini) determina la formazione
di una grande “zona grigia” e il prevalere di un sentimento attendista. La maggior parte degli
italiani decide di non scegliere tra i due schieramenti e di non avere un ruolo attivo. Si spera nella
liberazione degli alleati, si aspetta la fine della guerra.
La chiesa, come nelle invasioni barbariche, diventa il punto attorno a cui la gente si coalizza.
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Fino al 1945 quando è chiaro che il crollo è imminente la consistenza della resistenza e del suo
contraltare, le forze repubblichine e della resistenza, sono continuamente variabili.
La resistenza è il movimento che si propone dal 1943 di liberare l‟Italia da nazisti e fascisti.
La resistenza esistenziale nacque dal fatto che la gente non aveva di che mangiare e cercava di
sfuggire all‟arruolamento e consiste nella maggioranza delle forze resistenti. L‟altra faccia della
resistenza, detta vecchia resistenza, era motivata dalle ideologie politiche
I Repubblichini erano persone che hanno vissuto male l‟episodio del re, non necessariamente
erano persone fasciste: ad esempio il principe nero, comandante della decima massa, si è legato
alla repubblica perché il re aveva offeso il suo senso estetico .
La scelta dell‟impegnarsi come partigiani o come repubblichini è stata una scelta di pochi. I più ci
andavano perché erano costretti. Molti partigiani, in Piemonte si coalizzarono per lo sbandamento
della IV armata che rientrava dalla Francia. La maggioranza della popolazione era priva di
consapevolezza politica.
La sorte peggiore in questo drammatico contesto spetta alla Venezia Giulia: i tedeschi permettono
ai Cosacchi di insediarsi lì in cambio di aiuto militare.
“Italiani brava gente?”
Il nodo dell‟epurazione  eliminazione degli elementi
In breve E‟ il processo con cui si vorrebbero
fascisti dalle pubbliche amministrazioni e dal governo.
eliminare coloro che erano stati partecipi del
Nel percorso di formazione di uno “stato nuovo” il
modello fascista dalla classe dirigente e dalla
pubblica amministrazione
nodo dell‟epurazione si colloca tra un passato da
•In pratica il tutto è compromesso dal fatto che il
rinnegare e punire e un futuro da tutelare contro ogni
fascismo è stato distrutto da una rivoluzione
possibile regime totalitario. Sono tuttavia le ragioni
dall‟alto (per cui p.e. non possono epurarsi il re e
politiche della pacificazione, la riduzione del fascismo
Badoglio), per gli Alleati (matrice politica
alla metafora crociana della parentesi o alle
conservatrice) la priorità è quella di continuare la
responsabilità <<di un uomo solo>> ne decretano il
guerra, le sinistre non esprimono chiaramente
necessario fallimento.
una domanda di epurazione, è impensabile
L‟Italia è il primo paese ad essere fuori gioco: essa
decapitare un‟intera classe dirigente
venne considerata come banco di prova per
•Diventa pertanto prioritario definire la fattispecie
del reato sulla cui scorta condannare o assolvere:
dell‟epurazione. Anche in Germania e in Giappone
more italico si delibera che è fascista solo chi ha
l‟epurazione fu molto parziale. Nell‟estate del 1943
continuato ad esserlo dopo l‟8 settembre. La
venne istituito l‟Alto Commissariato per l‟Epurazione
confusione e la disorganizzazione (anche della
un organo che, dopo la caduta del fascismo, fu
gestione alleata) fanno in modo che anche casi
incaricato di rimuovere dai loro incarichi le persone
eclatanti non siano colpiti. L‟epurazione
più coinvolte con il passato regime. L‟obiettivo
riguarderà solo un numero limitato di individui
principale era quello di individuare il reato. Si era
•Poletti in un‟ottica per così dire comtiana
considerati fascisti se lo si era rimasti dopo l‟8
pensava di cavarsela con un questionario da
settembre. La natura carismatica della dittatura ha
propinare agli impiegati della pubblica
inoltre facilitato l‟individuazione dei colpevoli.
amministrazione pensando che questi avrebbero
Riguardo a questo fenomeno ci sono varie
detto la verità (tipo: Sei stato fascista? Sì! Viva il
duce!) sottoponendosi a tutte le sanzioni del
interpretazioni:
caso. Come immaginerete non è andata così
 CROCE vede il fascismo come una
•Croce in un‟ottica assolutoria utile a rifondare su
parentesi. Egli considera gli italiani come
nuove basi un sentimento nazionale in un paese
brava gente e con questa interpretazione
materialmente e psicologicamente distrutto dalla
assolve il popolo. Questo fenomeno secondo
guerra riduce il fascismo a una deleteria
lui serve a legittimare un fragile governo
parentesi (20 anni) nell‟ambito di una luminosa
democratico e smentire il fatto che il fascismo
secolare storia nazionale
sia stato il punto più aspro dopo il
•Gli azionisti colgono viceversa l‟indicazione
risorgimento. Da questa tesi si discostano i
gobettiana (=Gobetti Piero, 1901-1926) : il
fascismo non è un caso o una parentesi) ma ha
liberali e i politici pre fascisti.
radici profonde nella storia italiana: e nell‟indole
 AZIONISTI vedono il fascismo come una
(=carattere) degli italiani: la morale bisogna
“autobiografia della Nazione”. Gli italiani sono
riformare tutto per patire su nuove basi
stati fascisti finché il regime andava bene. Per
ricostruire il paese serve una epurazione
radicale e una riforma che scolli le relazioni tra governanti e poteri forti.
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POLETTI, incaricato di risolvere la questione,riteneva che fosse necessario fare un questionario nel
quale chiedere se si era fascisti oppure no: le domande vertevano su comportamenti in situazioni
ipotetiche prima e dopo l‟8 settembre. A seconda del grado di compromissione c‟erano sanzioni
diverse: licenziamento, riduzione, razioni, richiami, ecc.
Si giunse alla conclusione pacifica che il fascismo è fallito solo a causa di Mussolini e che è stato
solo una parentesi nella storia della nazione.
La burocrazia italiana si oppose all‟epurazione. Vennero esaminate 30000 persone ma i
condannati furono solo 500 e per di più mediante lettere di richiamo. Le condanne non furono
quindi esemplari ma solo una messa in piedi dell‟impunità: coloro che vennero puniti furono pochi
e vennero punite poche persone e soprattutto male.
L‟unica fucilazione avvenne nel Regno del Sud: Montale Caruso, colui che scelse i martiri per le
fosse ardeatine.
De Gasperi accusò l‟alto commissariato di sottrarre i migliori burocratici.
La superficialità dell‟epurazione e l‟incapacità di mantenere l‟ordine pubblico offre spazio a
rappresaglie spontanee, che non riguardano solo i fascisti, ma rimandano a vendette private,
rancori interfamiliari e al riaccendersi della lotta di classe. Non si riesce a ristabilire l‟ordine pubblico:
il disordine lascia spazio a rappresaglie spontanee di tipo agrario: nelle campagne dove la
mancanza di polizia rende i controlli più lassi gli elementi più estremisti commettono gravi violenze
sui proprietari terrieri specie nella valle del Po e in Emilia Romagna un‟area che si guadagna
l‟epiteto di “Triangolo della morte”la cui pacificazione avviene solo nel 1948.
In questo periodo di confusione il collante nazionale fu la resistenza: in molti però non ci si
riconobbero, la resistenza non raccolse il consenso di tutti gli Italiani.
L'amnistia del 1946 fu un provvedimento di condono delle pene proposto dall'allora ministro di
grazia e giustizia Palmiro Togliatti e approvato dal governo italiano. L'amnistia comprendeva i reati
comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il
concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni, i reati commessi al
Sud dopo l'8 settembre1943 e l'inizio dell'occupazione militare alleata al Centro e al Nord.Lo scopo
era la pacificazione nazionale dopo gli anni della guerra civile ma vi furono polemiche sulla sua
estensione, tanto che Togliatti raccomandò interpretazioni restrittive nella concessione del
beneficio.
L‟amnistia servì per:
 recuperare la classe dirigente;
 cancellare una parte di storia scomoda;
 guadagnare consensi.
La Morte di Benito Mussolini
Il 25 aprile 1945 il CLNAI proclama l‟insurrezione di Genova. Dopo brevi e inconcludenti trattative
BenitoMussolini, Claretta Petacci e alcuni gerarchi prendono la via di Como insieme ad altri
tedeschi in fuga. Catturati da un gruppo di partigiani vengono sommariamente giustiziati il 28 di
aprile. Le salme, caricate su un camion, sono esposte il 29 a Milano in Piazzale Loreto. La salma
venne seppellita nel cimitero di Milano in forma canonica: i partigiani iniziarono a far festa sulla sua
tomba, facevano sacrilegi, ecc. I neofascisti al contempo si resero protagonisti di riti clamorosi e
Leccisi il giorno dell‟anniversario dell‟eccidio rapì il cadavere di Mussolini, lo nascose in un baule e
lo portò in Valtellina. Il cadavere arrivò poi nelle mani dei francescani nella certosa di Pavia. Essi lo
seppellirono con rito cristiano. Il feretro tornò a Predazzo solo nel 1957 dove venne costruito il
mausoleo.
La ricostruzione
Nel 1945 i partiti antifascisti si trovano di fronte al difficile compito di :
 ricostituire lo stato
 le infrastrutture (capitale fisso sociale)
 ripristinare l‟efficienza dell‟apparato produttivo
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag104
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 superare la strozzatura della bilancia dei pagamenti: l‟economia italiana dovendo
procedere a riconvertire e riattivare la produzione avrebbe dovuto effettuare rilevanti
importazioni di materie prime che si sarebbero potute pagare solo accrescendo le
esportazioni di prodotti finiti, data l‟impossibilità di riequilibrare la bilancia dei pagamenti in
altro modo. Per poter esportare inoltre era necessario disporre di tecnologie adeguate,
acquistabili solo all‟estero.
 ridurre l‟inflazione
 svecchiare l‟agricoltura (non bastavano le calorie assunte).
Circa la Ricostruzione e il ruolo che lo stato avrebbe dovuto avere nell‟economia esistevano due
visioni diverse: quella della Destra moderata e quella della Sinistra riformatrice.
DESTRA MODERATA: la Confindustria , capitanata da Costa, pur essendo consapevole che lo Stato
non potesse essere sradicato dall‟industria cerca più libertà possibile (per licenziare liberamente).
Inoltre vi era presente una leva ideologica: si doveva restringere l‟industria pubblica come opera di
defascistizzazione. Nel settore si voleva libertà di movimento. Non occorreva troppo welfare, si
dovevano comprimere i consumi, anche pubblici per dirottare la liquidità a basso costo negli
investimenti.
SINISTRA RIFORMISTA: proponeva più equilibrio nella crescita e nella distribuzione delle risorse.
Sulla questione sul grado di controllo dello Stato sull‟economia si scontrarono liberisti (destra
moderata) e dirigisti (sinistra riformatrice).
A) destra: ritenendo che l‟inflazione derivasse da eccesso di spesa pubblica, voleva rigore nelle
scelte di stanziamento. Per le entrate voleva più introiti. Si opponeva al controllo sui cambi, alla
sostituzione della moneta e si doveva indurre la classe lavoratrice ad accettare una politica di
contenimento dei salari, eliminando anche controlli amministrativi e operai sulla gestione delle
imprese, con un imprenditore come coordinatore libero.
B) sinistra: favorevole al controllo della moneta, dei cambi e dei salari, tutelati assicurando un
reddito minimo per evitare il favoritismo delle imprese al posto dei lavoratori. Sosteneva una
rigorosa politica fiscale e il cambio della moneta (per controllare l‟inflazione). Auspicava poi la
nazionalizzazione delle grandi industrie strategiche. La via vincente, che sembrava obbligata (se si
voleva uno sviluppo industriale) fu la liberalizzazione.
Ma con chi l‟Italia doveva ampliare gli scambi? Con i Paesi dell‟Europa occidentale esclusi
Mediterraneo (Balcani erano d‟influenza sovietica, Nord Africa d‟influenza franco-inglese. Anche
America latina no perché d‟influenza degli USA). Con i Paesi rimanenti ritoccò le tariffe doganali,
aderì nel 1950 all‟Unione Europea dei pagamenti (Uep), alla Comunità europea per il carbone e
acciaio (Ceca), trattati di Roma con Belgio, Francia, Repubblica federale tedesca, Lussemburgo,
Paesi Bassi che istituivano la Comunità economica europea (Cee) e Comunità europea per
l‟energia atomica (Euratom).
Nel 1945 l‟inflazione dilagava, per due cause:
 sovrabbondante emissione di cartamoneta da parte degli Alleati (per sostenere le proprie
spese avevano emesso banconote a corso legale, le Am-lire), su cui le autorità italiane non
avevano controllo. Comunque nel 1945 USA e Canada concessero all‟Italia aiuti
supplementari per compensare queste emissioni;
 il cambio lira-dollaro, che rispetto a prima della guerra era aumentato di cinque volte.
La spaccatura all‟interno del Paese (tra Nord e Sud) sembra poter essere risolta dal governo di
Ferruccio Parri (giugno – dicembre 1945). Ferruccio Parri era un‟azionista (Partito d‟azione), un
partigiano umile, alla mano, era una persona modesta. Egli sosteneva che la visone riformatrice
fosse indulgente e avrebbe portato molti disagi alla popolazione. Secondo lui era necessario
cambiare la moneta per far emergere la liquidità nascosta e favorire le piccole/medie imprese per
creare un sistema economico equilibrato. Questa visione non piaceva però agli Americani. Il
Governo Parri cadde alle elezioni politiche e amministrative.
Il paese non era più attaccato alla democrazia: i cittadini non si riconoscevano nello stato ma nei
Partiti, che portarono avanti le spaccature della resistenza.
Toccò ai gabinetti De Gasperi rieducare gli Italiani alla politica attiva in vista delle elezioni per la
formazione dell‟Assemblea Costituente. Nell‟imminenza delle elezioni monarchici, democristiani e
liberali, guidati da De Gasperi si fecero promotori di un referendum per domandare direttamente
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag105
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al popolo la scelta della forma di governo: monarchia o repubblica? In questo modo la
Democrazia Cristiana non si è spaccata e si aveva il consenso degli americani.
Il referendum del 2 giugno 1946 fu vinto dalla REPUBBLICA con 12 milioni di voti.
Si può tuttavia segnalare questo fatto, nonostante avesse vinto nel complesso la repubblica, al Sud
i voti furono a favore della monarchia. Nella Assemblea Costituente si osservano le tre forze che
avrebbero governato per molto tempo: DC, PCI, PARTITO SOCIALISTA. Sparisce il Partito d‟azione
ma nasce l‟antipolitica, “ l‟uomo qualunque che voleva lo Stato come un buon ragioniere,
sistaccato dalla politica urla contro i partiti”. Intanto la situazione sociale resta grave mentre il
debito dello stato è eroso da un‟inflazione che nel secondo semestre del 1946 arriva al 35%.
Fu attuata in questo periodo una politica di contenimento della spesa totale con una limitazione
delle opere pubbliche, lasciando crescere il credito bancario, nella convinzione che il flusso
privato di liquidità non producesse inflazione. La domanda globale di dilatò, mentre l‟offerta, per
la rigidità del mercato, rimase ferma. Queste scelte erano espressione di un modello di politica
economica temperata, che avrebbe garantito al sistema d‟impresa la stabilità della moneta,
ripresa del risparmio e degli investimenti, e in cambio il sistema d‟impresa avrebbe fornito i mezzi
per combattere la disoccupazione. Coerenti con questo modello fu l‟idea che gli aiuti attraverso il
Piano Marshall (1947) fossero impiegati per ridurre il disavanzo del bilancio statale, accrescere le
riserve valutarie e accelerare il processo di ricostruzione. Dal ‟49 la destinazione degli aiuti fu
modificata in acquisto di macchinari, materie prime e investimenti in strutture produttive.
Nel 1947 il costo della vita supera di 34 volte quello del 1938 e la carta moneta è soggetta ad un
continuo deprezzamento
Nella tarda primavera dopo la pronuncia del discorso di DeGasperi sull‟esistenza di <<un quarto
partito>>, quello degli industriali, senza cui non era dato governare, si affidano i ministeri in ambito
economico ai liberali, si vara la Linea Einaudi, una stretta deflativa che consente il calo del costo
della vita e la stabilizzazione monetaria, e permette l‟allineamento alle richieste statunitensi.
LINEA EINAUDI: vincola una parte della liquidità delle banche obbligandole ad avere riserve ed
investire in titoli di stato. Solo la metà si poteva investire. La linea inoltre prevedeva la patrimoniale
per finanziare la costutizione e non prevedeva il cambio di moneta. In questo modo si riuscì a
bloccare l‟inflazione. Va precisato che Einaudi non investì la liquidità del Piano Marshall per evitare
l‟inflazione.
I comunisti vennero estromessi dal governo.
Intanto si preparano le prime elezioni del Paese. Dal punto di vista della propaganda e della
comunicazione il ‟48 segna la nascita delle campagne elettorali moderne combattute da partiti di
massa, all‟interno di una società di massa, con strumenti di comunicazione di massa come ad
esempio la radio.
La destra per convincere la gente ad andare a votare fece processioni mariane, le Madonne
piangevano ovunque mentre le Sinistre utilizzarono il mito di Garibaldi.
La schiacciante vittoria democristiana consente il totale allineamento dell‟Italia alla Dottrina
Truman e all‟ERP.
Cosa dice il Pecorari sul Piano Marshall?
Il Piano Marshall è ispirato alla Dottrina Truman, in base alla quale gli stati uniti si impegnavano ad appoggiare
“i popoli liberi che lottavano contro i tentativi di sopraffazione da parte di minoranze armate o di pressioni
esterne” e nel contempo ad aiutarli “ a conservare le loro istituzioni e la loro integrità nazionale contro i
movimenti aggressivi miranti a imporre loro dei regimi totalitari”.
Il Piano Marshall prevedeva l‟erogazione di aiuti finanziari volti a favorire il processo di ricostruzione dei Paesi
europei le cui economie erano state sconvolte dalla guerra. Prevedeva anche che gli esperti statunitensi
fornissero assistenza tecnica alle attività produttive e sociali.
Gli aiuti vennero concessi in forma gratuita nella misura del 90% e per il restante 10% sotto forma di crediti a
lunghissimo termine (30-40 anni) e a tassi d‟interesse molto contenuti (2,5%). L‟OECE coordinava la ripartizione
degli aiuti a cui i Paesi partecipanti presentavano periodicamente le richieste di materie prime, macchinari,
generi alimentari, ecc.
Gli Stati Uniti promossero questa politica di aiuti per due motivi:
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag106
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

convincimento che la crescita e lo sviluppo di libere economie fosse la migliore garanzia contro il pericolo
di „tentazioni‟ comuniste;
consapevolezza (di matrice keynesiana e roosveltiana) che occorresse mantenere la domanda effettiva
sul mercato a un livello tale da garantire la piena occupazione.
Grazie al Piano Marshall l‟Italia, tra il 1948 e il 1952, poté giovarsi di eccezionali aperture di credito; in
particolare le furono assegnati 10 milioni di tonnellate di carbone, 500000 di cotone, 9 milioni di tonnellate di
prodotti prolifici e 190000 di macchinari ed equipaggiamenti. Nel complesso toccarono all‟Italia l‟11% del
totale.
Il caso dell‟Unione Sovietica: anche l‟Unione Sovietica fu invitata ad aderire al Piano Marshall. Essa però
respinse l‟invito perché riteneva che attraverso il Piano gli Usa intendessero asservire le economi e la politica
europee e perché temevano che gli aiuti costituissero per i Paesi dell‟Est europeo un‟ occasione di
sganciamento da Mosca. Inoltre:

tra il 1945 e il 1946 , l‟Unione Sovietica, diede vita nei Paesi europei sotto il suo controllo ad una sere di
società di capitale misto a cui partecipava una quota rappresentata dalle proprietà tedesche
sequestrate a titolo di riparazioni;

la politica di nazionalizzazione dell‟industria attutata nei medesimi Paesi colpì anche i grandi investimenti
stranieri;

dopo aver respinto la proposta di adesione al piano si costituì l‟ufficio di informazione tra i partiti comunisti
europei che doveva assicurare lo stretto coordinamento dei questi partiti con il Partito Comunista
Sovietico.
Con la vittoria del 1948 si arrivo alla redazione di una COSTITUZIONE MATERIALE. Questo è stato
possibile perché era una costituzione non programmatica: non forniva norme precettive ma
indicazioni che richiedevano leggi attuative. Una parte di costituzione venne attuata solo dopo la
vittoria della Democrazia Cristiana.
La questione Meridionale
Intanto il disagio nel Mezzogiorno si era aggravato dal 1944 con rivolte contadine contro Stato e
proprietari. La questione meridionale esiste già prima dell'unità di Italia e non si risolve: poca gente
ha molta terra, l'agricoltura è arretrata e c'è molto analfabetismo. I contadini a cui la terra era
stata promessa a tutte le guerre iniziano ad occupare . Nel 1944 Fausto Gullo emana un decreto
per l‟assegnazione delle terre a cooperative ai contadini che devono fornire i raccolti ai centri di
raccolta. Si cercò di garantire ai contadini:
1. Imponibile di manodopera: in proporzione alla estensione della proprietà devono
assumere obbligatoriamente un certo numero di braccianti. Questo serve per
eliminare il caporalto, ossia il fenomeno per cui alcuni soggetti, i caporali, dicevano
quali persone sarebbero dovute andare a lavorare.
2. Creazione delle liste di collegamento.
I decreti Gullo del 1944 incontrano la resistenza dei proprietari terrieri e della burocrazia. Nel 1946 i
contadini vennero di nuovo mandati fuori dalle terre che avevano conquistato.
Nel 1947, in Sicilia, prima regione autonoma, ci sono le elezioni regionali e si consolida il Partito
Comunista. Col 1947 la lotta sociale si inasprisce: gli uomini di Salvatore Giuliano sparano sui
lavoratori riuniti per festeggiare a Portella delle Ginestre il primo maggio e la vittoria delle sinistre
alle elezioni regionali, si contano una decina di morti e numerosi feriti. La cosa desta scandalo e il
ministro dell'interno Mario Scelba dice che non c'è nulla di istituzionale perché l'azione era ad
opera di contadini. Un‟inchiesta fece emergere che le figure coinvolte non erano quelle di banditi
e contadini che hanno sparato per difendersi ma hanno sparato perché hanno ricevuto ordini
dagli agrari e dalla mafia. Si avvia un processo e anche Salvatore Giuliano, colui che ha
ammazzato tutti, manda delle lettere per giustificarsi. Questa può essere considera la prima delle
stragi italiane impunite: in cui non sono stati condannati i colpevoli. È il prototipo di quello che
succederà a Dallas con Kennedy con la doppia linea di fuoco.
Quando scoppia il caos, Salvatore Giuliano venne ucciso formalmente in un agguato a
Castelvetrano dai carabinieri e in sostanza da suo cugino Gaspare Pisceotta che lo attira in una
trappola: gli dice che ha le possibilità di farlo emigrare in America e mentre lui è in casa a letto e il
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cugino gli spara. I carabinieri gli sparano mentre lui era a letto. Pisceotta aveva trattato con loro:
aveva chiesto la libertà per sé in cambio dell‟assassinio di Giuliano. I carabinieri non devono far
capire la situazione e quindi tirano fuori dal letto il cadavere, e tentano di far figurare un omicidio
da fuoco. Su questo caso vennero proposte più teorie:
a) Giuliano è scappato in America e il corpo è di una controfigura
b) inchiesta sui coinvolti
c) arrestano Gaspare Pisciotta che a un certo punto si sente perduto e ha paura di morire. In
seguito venne avvelenato attraverso un farmaco che prendeva.
Non si apre nessuna inchiesta fino al 1972, 22 anni dopo dove c‟era una relazione di maggioranza
in cui si dice Portello della ginestra è il prodotto dell‟azione degli spari di Salvatore Giuliano.
Un‟altra relazione di minoranza dice che Portello della ginestra è il prodotto dell‟azione degli
agrari, della mafia e di una terza persona.
La necessità di affrontare il malessere della società meridionale sfocia in un ampio complesso di
riforme:
1. riforme agrarie: a partire dal 1950 si fanno delle leggi per distribuire la terra ai contadini
e portala via ai latifondisti che non la coltivano. Con che criteri vennero fatte le riforme
agrarie: si porta via la parte di terra che eccede il valore di 30000 lire. Se possiedo terra
per più di 30000 lire, il valore che eccede può essere espropriato: lo stato corrisponde al
proprietario un indennizzo in denaro per la parte della terra portata via. L'esproprio è
inversamente proporzionale al reddito medio del terreno e direttamente proporzionale
al reddito del proprietario. L‟allevamento e le fattorie modello non sono espropriate. La
logica della legge è: si espropriano i terreni non coltivati o coltivati male. Per questo se il
reddito è elevato è perché è ben coltivato. Un‟azienda sana quindi non la portano via.
Tutte le terre con queste caratteristiche sono 8 milioni. Ne vengono espropriate solo in
una percentuale del 10%. I 2/3 della terra espropriata sono nel sud e nelle isole. La terra
viene data ai contadini in piccoli lotti: i contadini lo pagano in 30 anni. La riforma
tuttavia è insufficiente perché la terra è insufficiente per tutti. La riforma ha avuto il
merito di spezzare il latifondo: ha quindi cambiato i rapporti di poteri.
(legge Sila, legge Stralcio, Legge regionale in Sicilia)
2. nascita della Cassa per il Mezzogiorno sempre nel 1950: questo progetto nasce per far
crescere il reddito al sud ed eliminare le divisioni Nord-Sud. Si vuole far crescere il
reddito del sud e far crescere il meridione come mercato per l‟industria del Nord. Agli
industriali era chiaro che ci si sarebbe dovuti rapportare con gli altri paesi europei
perché era chiaro che si sarebbe adottato il multilateralismo: conveniva buttarsi sulle
industrie del nord, e non crearne nuove al sud, e dare denaro al sud poiché la gente
avesse più soldi e potessecomperare i prodotti dell‟industria del nord. Il nome cassa per
il mezzogiorno è dato dal direttore della banca d‟Italia Mennichella per dare l‟idea
della completezza dell‟intervento. Questo intervento doveva essere di carattere
straordinario e che era pensato per poterlo fare utilizzando soldi del fondo
internazionale, cioè i fondi del Piano Marshall e della Banca Mondiale. Il modello è
quello della TVA (Tennessee Valley Authority ) autorità della valle del Tennessee fondata
nel 1933 su modello rooseveltiano che sosteneva che era necessario realizzare opere
infrastrutturali: allacciamento energia elettrica, credito, banche. In realtà l‟intervento
era sostanzialmente umanitario:si dovevano portare condizioni di vita civile nel
Mezzogiorno. Non c'è un incremento di reddito inizialmente, si portano solo migliori
condizioni. Non c‟è un vero bilancio economico, si alleggerisce la miseria, non è
previsto il rafforzamento dell‟industria. Dagli anni 60 si cerca di favorire la creazione di
industrie del movimento.
Dopo il 60 si cerca di creare le condizioni per rendere conveniente la creazione di
industrie in meridione. L‟intervento è indiretto.
Lo stato si muove per ridurre:
a. costi di impianto: riducono ad esempio le tasse da pagare per fondare una
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag108
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nuova impresa
b. costi di esercizio (si sostengono per mandare avanti la fabbrica): ad esempio
ridurre le imposte da pagare sull‟energia
c. costi per crearsi una riserva: le amministrazioni pubbliche devono fare il 30%
degli ordinativi presso imprese meridionali oppure il 40% dei loro investimenti in
meridione. Le imprese a partecipazione statale devono investire
obbligatoriamente il 60% in meridione.
La cassa doveva nascere e morire in tempi brevi. Salterà solo nel 1984. La cassa è
stata utilizzata come strumento per la gestione del consenso politico.
Dalla ricostruzione al miracolo economico
1953: la legge truffa
Le amministrative del 1951-1952 confermano la Democrazia Cristiana come maggior partito ma il
consenso si riduce dal 48,5 al 35,1%. Essa subisce l‟erosione dei voti da destra e da sinistra un fatto
che evidenzia il cambiamento di clima.
Per garantire sul medio termine la governabilità del Paese si vara la così detta “legge truffa”
deputata ad assicurare un premio di maggioranza (2/3i seggi) alla coalizione di partiti che avesse
raggiunto il 50%+1 dei voti validi. Questa legge è prevista anche per i partiti apparentati.
Questa legge è "truffa" perché:
1. la gente non ha chiaro che c'è una coalizione di partiti;
2. Non tutti i partiti hanno la possibilità di aggirare la maggioranza: ad esempio ai neofascisti non
venivano dati voti
Questa legge è fatta per premiare chi ha già la maggioranza.
La democrazia cristiana ha una grade maggioranza ma per pochi punti la manovra salta, la
democrazia cristiana prende il 49% e finisce la carriera politica di De Gaspari.
La legge truffa non funziona e viene abolita immediatamente.
La fine del centrismo e la stagione degli scandali
Dopo la sconfitta elettorale del 1953 a De Gasperi succede Giuseppe Pella legato ai liberali(e ad
Einaudi), monetarista (ritiene che bisogna controllare la base monetaria per poter controllare
l‟inflazione) e assertore della libertà economica. Pella condivideva i propri orientamenti con
Donato Menichella, succeduto a Luigi Einaudi al governatorato della Banca d‟Italia. Pella nel suo
governo vuole garantire le risorse all‟economia reale.Il liberalismo di Pella era però estraneo alle
concezioni della Democrazia Cristiana, che puntava a una politica di maggiore spesa pubblica e di una
precisa programmazione degli investimenti. Nella DC c‟era chi si sosteneva l‟esigenza di trovare un punto di
equilibrio tra iniziativa privata e intervento pubblico e la necessità di combattere il dualismo territoriale.
Per la soluzione di questi problemi cruciali dell‟economia italiana si assumevano tre obiettivi:
1) creazione di posti di lavoro al di fuori del primario;
2) raggiungimento dell‟equilibrio nella bilancia dei pagamenti;
3) eliminazione del divario di reddito tra Nord e Sud.
Per realizzarli era necessaria una crescita reale del reddito effettivo. Necessari erano anche:
A) un incremento degli investimenti;
B) più propensione al risparmio;
C) una crescita delle esportazioni e delle importazioni (ma in % minore delle esportazioni).
I settori propulsivi dovevano essere l‟agricoltura, le imprese di pubblica utilità e le opere pubbliche. La
programmazione degli investimenti della DC fu contestata dal Partito liberale e dalla Confindustria, che era
ostile all‟intervento pubblico. La svolta programmatrice si rivelò invece vincente anche alla luce dei
cambiamenti nello scenario mondiale per la denuncia dei crimini di Stalin. Gli effetti di tale denuncia furono
sul piano internazionale (crisi del colonialismo) e nazionale (partecipazioni statali, frontiere aperte e
produttivismo). Nel campo partecipazioni, un passo avanti fu compiuto attraverso l‟istituzione dell‟Ente
nazionale idrocarburi (Eni), centro plurisettoriale in Italia, con sviluppi nella chimica e nella meccanica, e
attraverso grandi progetti infrastrutturali (autostrade, telefoni). L‟influenza delle aziende pubbliche crebbe con
la nazionalizzazione dell‟energia elettrica con la nascita dell‟Enel.
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Il governo Pella doveva durare poco ma si distingue per gli interventi di politica internazionale, tra
cui ricordiamo la vicenda di Trieste. Trieste era divisa in due: egli organizza un referendum. Tito
schiera l'esercito, il referendum viene bloccato. la vicenda si conclude con un niente di fatto.Nel
1954 il governo Pella dimissionario dopo la conclusione della vicenda di Trieste viene sostituito dal
governo Scelba.
Scelba era il Ministro degli Interni. Aveva usato, per tenere l'ordine, in maniera massiccia la polizia.
Il governo di Mario Scelba viene danneggiato da due importanti scandali relativi ad avvenimenti
verificatisi prima della sua presidenza, ma che ebbero larga eco sulla stampa e coinvolsero le forze
di polizia da lui largamente utilizzata in azioni repressive:
1. Caso di Pesciotta avvelenato
2. Trovano morta una ragazza, Wilma Montesi. Subito si attribuisce la sua morte a un bagno in mare
ed a un successivo malore: mancano però le sue calze. Qulche tempo dopo, il giornale satirico "il
merlo giallo" pubblica un piccione con una giarrettiera in bocca (quella che mancava alla
ragazza). Piccioni era uno degli avversari politici di Scelba: e circola la voce che il figlio del ministro
degli interni Piccioni partecipasse a festini equivocie che la ragazza drogata fosse morta durante
la festa. Il figlio di Piccioni aveva un alibi di ferro perché era l‟amante di una signora sposata.
Il tutto però ritorna fuori in una forma nuova : Adriana Concetta Bisaccia, ex amante di Ugo
Montana, per vendicarsi del fatto che Montana l‟aveva lasciata, ha raccontato ad un gesuita al
giornalista di aver partecipato con Wilma ad un'orgia, che si sarebbe tenuta a Capocotta, presso
Castelporziano e non distante dal luogo del ritrovamento. In quell'occasione avevano avuto modo
di incontrare alcuni personaggi famosi, principalmente nomi noti della nobiltà della capitale e figli
di politici della giovane Repubblica Italiana. Stando al racconto della Bisaccia, la Montesi avrebbe
assunto un cocktail letale di droga e alcool, e avrebbe avuto un grave malore. Il corpo esanime
sarebbe stato trasportato da alcuni partecipanti all'orgia sulla spiaggia, dove fu abbandonata.
Tra i nomi citati nell'articolo, vi erano Piero Piccioni e il marchese Ugo Montagna, proprietario della
tenuta di Capocotta. Piccolo dettaglio: Wilma era illibata.
Il gesuita ha trasmesso la relazione a Fanfani che riapre le indagine usando questa volta, non la
Polizia che ha infangato tutto quanto, ma i Carabinieri. In questa fase che si consuma uno scontro
con Amintore Fanfani segretario della DC. PER LA PRIMA VOLTA LO SCANDALO VIEN UTILIZZATO
COME ARMA POLITICA PER SBARAZZARSI DEGLI AVVERSARI. Scelba deve dimettersi e così il ministro
degli esteri Attilio Piccioni.
Fanfani riesce quindi a consolidare la sua posizione al governo e viene fatto segretario.
Fanfani ha una visione diversa a quella di De Gasperi: egli è legato agli ideali della solidarietà
cattolica e ritiene che ci voglia più stato e lo stato debba intervenire a favore delle fasce più
povere della popolazione e che quindi l‟ispettore pubblico debba essere potenziato. Lo stato
doveva intervenire di più per assolvere la disoccupazione, equilibrio bilancia pagamenti.
Intanto Ezio Vanoni definisce lo schema di sviluppo dell‟occupazione e del reddito in Italia nel
decennio 1955-1964 con l‟obiettivo di trovare un punto di equilibrio tra iniziativa privata e statale.
Vanoni definisce linee statali volte ad eliminare il dualismo nord sud. Per fare questo si doveva
lavora in direzione dell‟aumento degli investimenti produttivi dell‟industria in modo da favorire
l‟incremento dei risparmi da gestire in modo che ci fosse un incremento reale del reddito del 5%. Il
suo piano venne approvato dal congresso ma non era politicamente vincolante.
In Sintesi: Vanoni persegue questo tipo di obiettivi:
 stato deve indirizzare la politica economica attraverso certi strumenti,
 lo stato deve intervenire di più per sollecitare l‟assorbimento della disoccupazione,
 bilanciare la bilancia dei pagamenti ed eliminare il dualismo nord-sud.
L‟impresa pubblica rafforzata con la nascita dell‟Eni (Ente Nazionale Idrocarburi) nel 1953 ritrova
piena legittimità nel quadro economico nazionale. In questo periodo viene rafforzato anche IRI
L‟aumento del peso del settore pubblico nell‟economia nazionale si accompagna all‟uso politico
dell‟impresa di stato chiamata anche ad assolvere compiti come il finanziamento dei partiti (in
questo caso dei partiti di Governo) e ad assicurare i mezzi necessari alla crescita organizzativa e
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all‟espansione capillare democristiana.
Nel 1956 avviene nascita del ministero delle partecipazioni statali: raccoglie l'industria pubblica. Si
crea un ministero delle partecipazioni statali e uno per quelle provate.
Due parole sull‟ENI
L‟intervento pubblico ricevette notevole impulso dalla costituzione dell‟ENI
Grazie alla scoperta del metano in Pianura Padana l‟Agip, impresa che doveva essere liquidata,
divenne un tassello della strategia di Enrico Mattei fautore di un “capitalismo anticapitalista” che
accentuò le linee di espansione dell‟economia italiana verso il Mediterraneo. Mattei recupera
alcuno caratteristiche mussoliniane, pensa di dover pagare di più i paesi coloniali, pagando più il
petrolio per fagli ottenere l'indipendenza e far si che l'Italia diventi il fulcro delle
economie mediterranee. Perché fossero assecondate le iniziative.
Mattei muore ma l'impresa resta. La sua impresa sarà importante per assicurare la produzione di
energia in Italia.
In generale l‟aumento del peso del settore pubblico nell‟economia nazionale si accompagna
all‟uso politico dell‟impresa di stato chiamata anche ad assolvere compiti come il finanziamento
dei partiti e ad assicurare i mezzi necessari alla crescita organizzativa e all‟espansione capillare
democristiana.
Con gli anni Cinquanta la Società Italiana si trasforma pienamente in società industriale e
l‟economia subisce profondi cambiamenti strutturali : crolla il peso dell'agricoltura del secondario e
del terziario
Tra il 1958 e il 1963 il tasso di crescita annuo del prodotto intero lordo supera il 6%.
Italia insieme alla Germania e al Giappone è stata protagonista del MIRACOLO ECONOMICO.
La crescita industriale non si accompagna a significative dinamiche inflazioniste (tasso basso) né a
squilibri nella bilancia dei pagamenti. Questo si verifica perché molti lavoratori sono disoccupati e
disposti a lavorare con salari bassi. C'è una imitazione della tecnologia americana: le industrie più
competitive sono moderne e capital intensive (e ciò porta a un incompleto assorbimento della
disoccupazione). Tale peculiare concorso di circostanze valse a questa fase storica l‟epiteto di
miracolo economico.
Sui suoi esiti scrive, nel 1963, E. Scalfari, <<l‟Italia industriale non era più un triangolo era diventata
una cometa>>. Il suo centro stellare è posto tra Torino e la Lombardia, la sua coda attraversa
l‟intera Valle Padana.
Vista a distanza di anni l‟intelaiatura industriale che va delinearsi è in realtà più complessa e
presenta articolazioni diversamente significative al centro e a meridione del Paese. A questa
trasformazione contribuiscono l‟impresa pubblica e l‟impresa privata.
Nell‟ambito complessivo del fenomeno si distinguono due fasi ante e post 1958: nella prima pesò la
domanda interna, nella seconda quella internazionale.
Il Sistema industriale viaggia a due velocità: industrie che esportano negli altri paesi europei a
prezzi competitivi, e accanto ad esse ci sono industrie arretrate, non competitive, che producono
per soddisfare la domanda interna.
Nascono i distretti industriali, zone in cui i produttori fanno tutti la stessa cosa, o producono
componenti della stessa filiera produttiva, dove operano piccole azienda famigliari. Le aziende
famigliari invece trainano il Made in Italy: Veneto, Marche, ecc. creano molto valore e si ha la
terza Italia.
Prima del 1958 la crescita è trainata dalla domanda interna. È stato l'intervento pubblico a
iniettare la ricchezza e la liquidità. Le riforme e la cassa hanno aumentato la funzione di spesa di
alcune fascia.
Dopo il 1958 la crescita è trascinata dalle importazioni. Avviene il miracolo economico (possibile
per un esercito di riserva, molti disoccupati comportano un basso costo del lavoro e tecnologia
americana). Avviene lo spopolamento del meridione. Le strade e le ferrovie fatte durante la
riforma agraria servono ora per spopolamento del meridione e in seguito del veneto.
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Tra il 1955 e il ‟63, il sistema economico italiano realizzò alcuni obiettivi che consentirono una rapida
industrializzazione:
A) investimenti produttivi: non fecero aumentare la domanda globale, perché la distribuzione di
reddito favorì i redditi d‟impresa, non di quelli da lavoro;
B) stabilità monetaria: la lira non si svalutò ma anzi si deprezzò meno. In realtà nei prezzi al consumo
vi era la tendenza a crescere, ma i prezzo all‟ingrosso erano stazionari, influendo positivamente
sulla competitività delle esportazioni italiane, e la competitività fece crescere la produzione nei
comparti dinamici. In questo modo si formarono nuovi posti di lavoro e si polarizzò la crescita
industriale in Lombardia, Piemonte e Liguria, scatenando un flusso migratorio dal Mezzogiorno al
Nord. La forza lavoro non assorbita emigrò in Europa, mentre quelli rimasti non tutti trovarono
impiego nell‟industria, ma molti nel terziario.
Il progresso economico tra la fine degli anni ‟50 e primi anni „60 fu tale che aumentarono il PIL, la
produttività totale, tassi di risparmio e d‟investimento. Notevole fu anche l‟incremento del
commercio internazionale.
L‟agricoltura smetteva di essere il settore dominante. Nel triangolo industriale si affermò
un‟imprenditoria piccola/media vitale e competitiva.
Tutto questo ebbe effetti sulla dilatazione dei consumi e sull‟affermarsi di un nuovo stile di vita.
Le città (più che altro del nord industriale) cambiarono volto con i quartieri popolari e primi
grattacieli.
Nel 1962 dall‟avvio della caduta dei profitti per il rinnovo dei contratti di lavoro nel
metalmeccanico, ci fu una riduzione degli investimenti e una dura politica monetaria. La crescita
economica era finita.
Trasformazioni sociali del miracolo economico:
(ultima lezione, non integrata col libro)
Migrazione: spostamento delle persone verso le città industriale.
Tra il 1955 e il 1961 il flusso migratorio più rilevante dal veneto verso Lombardia e Piemonte. Sia a
Milano che a Torino questa manodopera è più apprezzata. Il flusso dal meridione prevale su quello
settentrionale si intensifica nel 1961. Lo spreco del denaro pubblico è stata la via per tranquillizzare
operai e popolazioni dai problemi di ordine pubblico.
Il centro Italia, con i ministeri, attira poca gente.
L'immigrazione non ha regole fino al 1961, per poter lavorare serviva la residenza e per avere
serviva la residenza. Tutti gli immigrati erano quindi irregolari. La gente si trovava quindi alla mercè.
C'erano degli aggiustamenti all'Italia, permessi all'italiana , ecc. Il flusso è torrentizio, milioni di
persone si muovono verso il nord e si fermano nelle grandi città.
I politici non osservano i piani regolatori, si da l'esca ad un edilizia non funzionale. A Milano si
creano le "coree": chi poteva si comprava un terreno che costava poco e vi creavano una
cantina. Successivamente, quando stavano meglio creavano un primo piano e nella cantina
mettevano le nuove famiglie. E così via.
Nel 1960 a Roma c'è circa 1/6 di abitazioni che non dovevano esserci.
Si ha quindi uno sviluppo verticale dell'edilizia. Non si osservano i piani regolatori. Chi coglie
l'opportunità è fanfani con il PIANO CASA nel 1949 perché capisce che il miracolo economico
porterà alla disgregazione delle famiglie. La casa comune era l'ancora materiale che avrebbe
tenuto in piedi la famiglia. Tuttavia il piano era insufficiente per andare in contro alle necessità
della popolazione.
Negli anni del miracolo economico, l'occupazione cala perché cala la manodopera femminile. Il
crollo dell'occupazione femminile, fino agli anni 70, è un caso tipicamente italiano.
Negli anni del miracolo economico si ha l'atomizzazione della società civile. Aumenta il numero dei
singoli. Diminuiscono le famiglie allargate, che però sono più significative al sud e nelle isole dove si
è ancora attaccati alla produzione.
PROCESSO DI SECOLARIZZAZIONE: spiega perché la chiesa riduce la sua influenza sulla società.
Questo processo lo possiamo chiamate così anche per il partito comunista. Non è solo un
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allentamento dalla fede ma anche un allentamento dal partito etico. La secolarizzazione è il
venire meno del partito chiesa, la DC, e del partito etico. Si inizia a votare il PC. Il voto di protesta è
un'altra componente italiana.
Tra la fine degli anni 50 e l'inizio degli anni 60 la società è cambiata, sono cambiati coloro che
votavano DC e sono aumentati gli operai. La società esprime un desiderio di cambiamento:
bisogna inglobare una parte delle nuove forze nuove, operai, all'interno del sistema politico. La DC
doveva tirare dentro il partito socialista. Il centro sinistra nasce da una riflessione sulle trasformazioni
dell'elettorato, sulla presenza di nuove forze e da un piano internazionale favorevole al centro
sinistra.
Centro sinistra = democristiani + socialisti.
DC ha un forza che avversa l'alleanza mentre la sinistra di fanfani è favorevole all'ingresso dei
socialisti.
Questo perché si verificano queste cose:
Presidenza di Giovanni Gronchi (1955-1962) : fa politica attiva, è favorevole al centro sinistra, alla
presenza di un Italia forte nel Mediterraneo (medio oriente- nord Africa ), promuove il disgelo
costituzionale. Nel 1948 non vennero attuate le norme percettive. Non c'è l'organo costituzionale.
Gronchi promuove la creazione del CSM e della corte costituzionale.
Gronchi promuove il disgelo politico e si reca in visita ufficiale in Russia. È il primo presidente che fa
il discorso in tv di fine anno. È consapevole del potere dei nuovi mezzi. Egli però non riesce a
promuovere la pacificazione tra le due anime del paese.
Pubblicazione del discorso di Kruscev che critica i crimini di Stalin
L'uneria vuole mollare i patti di Varsavia nel 1956
L'ascesa del papa Roncalli nel 1958, era un pontefice ad interim, aveva più di 80 anni. Egli morì nel
1962 ma lasciò un impronta incancellabile. Pur essendo conservatore, promuove la conservazione
di fedi diversi e ha la percezione che la chiesa deva cambiare. Promuove l'azione cattolica. Si
stacca un po' la chiesa dal politica.
Esiti delle consultazioni elettorali del 1958: DC e socialisti si affermano bene. Il segnale è che si può
fare una forte alleanza perché la gente approva.
Kennedy nel 1960 viene eletto presidente americano. Grazie all'azione dei suoi consiglieri si fa
portatore di un "via libera" verso il socialismo.
IL IV GOVERNO FANFANI (febbraio 1962-giugno 1963)
Nel 1962 i socialisti non sono ancora ufficialmente al governo ma sostengono astenendosi il
governo Fanfani che aveva annunciato un governo di centro sinistra programmatico. Egli fece
una serie di riforme:
Riforma della scuola, organizza la scuola media unica con il latino opzionale e che poteva
consentire a tutti di accedere alle superiori. Si ha la democratizzazione della scuola.
PIANO VERDE: serve per svecchiare l'agricoltura rispetto alle esigenze del paese. Questo continuò
con il PIANO MANSHOLT.
Salta l'ordinamento regionale perché teme l'affermazione di governi regionali rossi. Salta anche la
creazione di un'edilizia a costi bassi.
Istituzione della politica dei redditi, politica concordata con i sindacati che accettano di
contenere le rivendicazioni salariali al di sotto della produttività per sostenere i profitti.
alla istituzione di un comitato di studio deputato a proporre un piano di programmazione
economica; Ugo La Malfa presenta la Nota aggiuntiva alla Relazione generale sulla situazione
economica del paese.
Stanziamento delle risorse a meridione.
Riforma fiscale che consente di sostenere le entrate delle stato.
L‟Efim raccoglie l‟eredità del Fim: le imprese meccaniche sono assorbite dall'entrata pubbliche.
Nazionalizzazione dell‟energia elettrica: le aziende ex-elettriche si impegnano nella diversificazione
settoriale. Lo stato avrebbe dovuto nazionalizzare perché le tariffere sarebbero scese e si sarebbe
portata a tutti l'energia elettrica. Si voleva con questo controllare tutte le distribuzioni di energia
elettrica ed energia ed energia atomica (CLEN).
Nel 1962 viene creato l'ENEL che nazionalizza le vecchie imprese pubbliche e assorbe quelle
provate. Ma ci sono anche imprese private a cui arrivavano molti soldi di indennizzi.
MONETECATINI, nel 1966 la EDISON si fonda con la Montecatini per evitare la concorrenza e nasce
ma MONTEDISON. Si scontrano però le due visioni. La creazione di questo colosso scontenta l'ENI
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che potrebbe affrontare seriamente la concorrenza ed investire in tecnologia. Dal piano Marshal si
utilizza manodopera poco qualificata e a basso costo. L'Eni non investe ma compra una quota
della MONTEDISON.
La svolta del 1963
Il 1963 rappresenta un punto di svolta: il costo del lavoro aumenta più della produttività con il
conseguente calo di competitività delle produzioni nazionali e deficit della bilancia delle partite
correnti. Aumenta il potere d'acquisto dei lavoratori che consumano di più, aumentano le
esportazioni e le importazioni . Si crea un deficit che diventerà strutturale. Nel 1964 la crescita
riprende ma cala il tasso di accumulazione. Si avrebbe dovuto investire ma invece si sono portati i
soldi all'estero.
Il miracolo economico sconta alcune dei suoi limiti originari: la strutturale insufficienza della
agricoltura, l‟inadeguatezza degli investimenti, la concentrazione territoriale
L‟aumento dell‟inflazione spinge le autorità monetarie ad operare una stretta deflativa. Si
aumenta il costo del denaro, aumentando il tasso di sconto.
Il governo Moro (che comprende per la prima volta i socialisti) aumenta il peso dell‟imposizione
indiretta mentre l‟introduzione di una imposta sui dividendi azionari trasforma il mercato mobiliare:
aumenta il peso delle obbligazioni. Sono imposte sui consumi, con lo stesso reddito si consuma
meno.
Le “occasioni mancate”
L‟esito della manovra è positivo e la crescita può riprendere, ma ci sono luci e ombre: la classe
politica ha perso l‟occasione di sfruttare la favorevole congiuntura per impostare con chiarezza il
ruolo dello stato nella programmazione dello sviluppo. L‟impresa pubblica accresce ulteriormente il
suo peso mentre entrano in funzione alcune centrali nucleari.(Italia è al terzo posto nella
produzione dell'energia nucleare. Lo stato entra in imprese private come l'olivetti.
Rimane importante la produzione dell‟acciaio da parte dell‟industria pubblica strettamente
complementare alla produzione dell‟industria meccanica (sp. Fiat)
Aumenta il peso del terziario.
La fine della Golden Age
Alla fine degli anni Sessanta le rivendicazioni dei lavoratori sfociarono in miglioramenti generali e in
un aumento delle retribuzioni ampiamente superiore a quello della produttività
• Nel 1971 crolla il sistema di Bretton Woods : finisce il sistema di cambi fissi e nel 1972 nasce il
serpente monetario (Studiare questi temi qui pp. 255-256 e nota) mentre nel 1973 la guerra del
Kippur scatenava la reazione dei paesi aderenti all‟Opec: il governo Rumor vara un piano di
Austerity. Per la prima volta si fa strada l‟idea che lo sviluppo potesse finire (mentre emerge l‟idea
che l‟ambiente non possa sostenere indefinitamente certi ritmi di crescita industriale)
• Emergono nuovi paesi produttori le cui esportazioni colpiscono l‟export italiano
• La crescita economica rallenta, la grande impresa fordista si destruttura adottando pratiche di
outsurcing. Si consolidano i distretti industriali perché il costo del lavoro era troppo alto. Negli anni
70 si ha una ristrutturazione dei sistemi industriali nazionali.
• La spesa pubblica aumenta ma senza innescare alcun circuito virtuoso. Cresce invece
l‟inflazione e la Banca d‟Italia attua una politica restrittiva: ne 1974 si registra una grave crisi
connotata da stagnazione più inflazione che continua nel 1975 anche se la forza dei sindacati
impedisce che essa si scarichi sui salari. Nel1975 si accetta un incremento salariale che innesca
una spirale di inflazione a cui non si riesce a mettere ordine ne con il prelievo fiscale ne con la
spesa più ampia dello stato. Non si pianifica un rilancio dell'economia. In questa fase rientra in crisi
l'Italia industriale.
Intanto la tenuta delle istituzioni viene messa alla prova dallo stragismo.
COCLUSIONE: lo stato economico è finito perché ormai l'economia e globalizzata. La
globalizzazione è una sfida. La tecnologia informatica ha imposta una sfida nuova: la rete ha
creato un nuovo mondo di far finanza. Chi poteva si è arricchito usando questi strumenti. Mentre
l'economia reale non può far essenza all'economia reale, l'economia reale non può far fronte
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all'economia. Dobbiamo essere grandi per mettere dei paletti. La via per venire fuori è crescere.
L'Europa ha ancora un ruolo di rispetto. Dobbiamo sperare in una coesione più grande.
Su quest‟ultima lezione riassumendo il Pecorari (tratto dal riassunto di Riccardo Zebrino):
Capitolo IX
LE OCCASIONI MANCATE
La battuta di arresto del 1963
mentre gli anni del “miracolo” erano stati contraddistinti da:
- elevati investimenti produttivi
- stabilità monetaria
-equilibrio nei conti con l'estero
Il decennio successivo fu segnato da aspre lotte fiscali che determinarono un aumento del costo del lavoro
che costrinse le imprese a fare dei tagli per tornare ad essere competitive.
nel 1963 si assistette ad un inceppamento della crescita economica
inoltre tra il 61 e il 63 le retribuzioni crebbero di un ritmo più che doppio rispetto alla produttività, cominciarono
quindi a risultate non competitive le imprese. Si venne a creare un grande squilibrio commerciale dato che
aumentavano le importazioni anche per la maggiore spesa che il lavoratori potevano effettuare (perchè
con salari maggiori).
Altro problema rappresentò il deficit dell'agricoltura che andò a sommarsi agli interventi dell'imprenditoria che
per recuperari i margini perduti scaricava tutto sui prezzi dei prodotti
Riassumendo, i problemi nel '63 erano:
-squilibrio dei conti esteri
-aumento dei consumi e dei prezzi
-situazione occupazionale ormai satura nei centri industriali del Nord
Le autorità monetarie (che durante a tutto il '62 aveva immesso liquidità) dovevano far fronte :
-all'inflazione con una manovra restrittiva
-alle aspettative di svalutazione con una contrazione della domanda globale
dal 63 al 64: Governo Moro:
-rafforzo dei controlli sul bilancio dello Stato e degli enti locali
-provvedimenti fiscali sull'aumento dell'imposizione indiretta e sulla compressione dei
consumi
Entrambi gli interventi risultarono rapidi e di straordinaria efficacia. Nel frattempo il rapporto tra salari e
produttività si ridusse. Riprese vigore il processo di crescita e dimostro che lavoro e capitale non fossero risorse
illimitate (come si credeva durante il miracolo). L‟ Industria italiana non era uscita ancora dai comparti
tradizionali e faticava a mantenere il passo con il progresso tecnologico,e anche la sua espansione era
limitata a poche aree.
Contrariamente agli effetti sperati, la presenza della nuova coalizione di centro-sinistra al governo non aveva
effettivamente provveduto allo svolgimento di alcuna azione programmatoria che prevedesse investimenti
sociali adatti.Il crollo degli investimenti ebbe conseguenze sul livello occupazionale
Le contraddizioni degli anni Sessanta
Gli anni 60 costituirono la stagione delle occasioni mancate:
-non si seppe cogliere l'opportunità di rilanciare il processo di sviluppo economico o di
attenuare gli squilibri storici nazionali
-la crescita del miracolo non era stata accompagnata da un adeguato processo di
trasformazione delle istituzioni economiche, né da una precisa fissazione del ruolo
dell'impresa
Caratterizzante fu l'avvio del processo di industrializzazione (le imprese cercavano aumenti di produttività), vi
furono diverse fusioni al fine di raggiungere una migliore efficienza. Peculiare era anche l'intervento dello
Stato ( che talvolta provvedeva solo a salvare l'industria privata in crisi)
Assieme alla Eni nacque anche la Efim (Ente partecipazioni e finanziarie industria
manifatturiera), che collaborò anche ai piani per lo sviluppo del Sud nel 1964 si giunse all'unificazione dei
servizi telefonici
Al processo di espansione dell'impresa pubblica partecipò anche l'Iri che potenziòle proprie attività in quanto
a:
-meccanica
-siderurgia
-cantieristica
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la vecchia Sme (Società meridionale di elettricità) appartenente al gruppo Iri, si trasformò nel principale
gruppo alimentare italiano.
Con la ristrutturazione industriale vi è una contrazione dei profitti, diminuiscono quindi i metodi di
finanziamento: il sistema creditizio diventa quindi “bancocentrico”, costituiva quindi ne rivolgersi agli istituti di
credito mobiliare che si approvvigionavano emettendo obbligazioni acquistate da
-risparmiatori
-banche di credito ordinario
Vi furono in quegli anni incrementi grandi anche nel comparto siderurgico , che si pose al servizio dell'industria
meccanica. Questa assoribiva un terzo degli addetti del manifatturiero, costituiva inltre il nucleo del sistema
industriale italiano (industria automobilistica, sesto produttore al mondo nel 1969 con la Fiat).
Accanto la comparto automobilistico crescono:
-motociclette
-macchine agricole
-macchine operatrici
E assieme:
-macchine da scrivere, armi da fuoco ecc...costruzioni navali
Determinante anche l'apporto dell'industria chimica:
-distillazione e raffinazione di olii minerali
-produzione di acidi e fertilizzanti e antiparassitari
Continua a mantenere una posizione di riguardo l'industria tessile
Necessità di industria elettrica  dato il maggiore fabbisogno di energia dopo l'espansione economica del
secondo dopoguerra (vennero realizzate tre centrali nucleari)
Trasformazioni nella struttura fondiaria e nei rapporti di produzione
-indebolimento della piccola proprietà contadina
-contrazione della superficie agraria utilizzata
-incremento della meccanizzazione
-agricoltura deteneva una quota sempre decrescente del prodotto nazionale
Governo Moro vara il secondo piano verde (1966):
-incentivare la meccanizzazione
-ridurre i costi di produzione
-riorganizzare i mercati agricoli
1968: Comunità Europea approva il
l'ammodernamento delle aziende agrarie
Piano
Mansholt
:
realizzazione
di
interventi
strutturali
per
negli anni 60: assistiamo a un'espansione del settore terziario ( i suoi occupanti per la prima volta superano
quelli del secondario) aumenta il personale della P.A.
Sviluppo di diverse attività legate a commercio e trasporto con apertura di due importanti trafori alpini.
Turismo beneficia dello sviluppo infrastrutturale. Rafforzamento delle attività alberghiere grazie all'intervento
statale
La fine dell'età dell'oro
In quel momento l'economia italiana era ancora in positivo, il cui equilibrio era però compromesso da due
problemi:
-progressivo peggioramento delle condizioni dei lavoratori
-le tensioni valutarie
-crescita prezzi di MP e combustibili
Con il settembre del 69 comincia “l'autunno caldo” (intensi scontri sociali). le agitazioni conducono a
Conquiste di tipo:
-economico
-normativo
Tali istanze vennero formalmente recepite nello Statuto dei Lavoratori (1970)
-diritti fondamentali
-libertà di organizzazione della rappresentanza sindacale
Contemporaneamente allo shock salariale vi fu il crollo di BW e la fine del basso costo delle MP:
nei primi anni 60 il dollaro perse valore storico di moneta di riferimento, dopo l'abbandono
del G dollar S, inoltre gli Usa non possono più garantire la sua convertibilità in oro.
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Gli Usa dovettero fronteggiare
-vistosa crescita dei prezzi
-minore competitività industriale.
 entrambi i fattori determinarono un profondo deficit nella bilancia commerciale (con conseguente ondata
speculativa nei confronti del dollaro).
-dilagare dell'inflazione
-presenza di una sensibile domanda di liquidità a livello internazionale
Indussero Nixon a violare gli accordi di BW del 1944: abbandonando unilateralmente la parità aurea e
svalutando il dollaro rispetto al metallo giallo.
Il che determinò la fine del sistema di cambi fissi
1973:petrolio aveva ruolo fondamentale nelle economie dei Paesi industrializzati,
evidenziando la vulnerabilità di chi non lo possedesse:
in seguito alla Guerra dello Yom Kippur i produttori di greggio aderenti all'Opec decisero per la sua graduale
riduzione, determinando una salita dei prezzi.
Questo avvenimento insieme alla caduta di BW determinarono la formazione di tre grandi macro aree
economiche e valutarie:
-Stati Uniti
-Germania Occidentale
-Giappone
Insieme a queste vi fu l'avvento dei cosiddetti Nic (New Industrializing countries) che misero a dura prova
l'economica italiana (soprattuto l'industria leggera)
Di fronte ad un sempre maggiore crisi industriale, venne a formarsi una nuova
impostazione volta a :
-ridurre le rigidità create dalla forza contrattuale dei lavoratori
-rispondere adeguatamente alla concorrenza basata soprattutto su elementi di innovazione e variazione del
prodotto (abbandono del modello fordista basata sui vantaggi dell'impiego di grandi misure di operai)
La nuova parola d'ordine diventa la flessibilità da attuarsi attraverso una destrutturazione.Nel caso dell'Italia si
andò anche verso una deflagrazione delle attività produttive in imprese di piccole dimensioni (iniziano quindi
a proliferare in diverse regioni numerose imprese nate come iniziative autonome)
Il Problema dell'industria pesante era invece l'acquisto di mezzi finanziari a basso costo dal momento che
aumenti di produzione venivano registrati con investimenti poderosi (qui l'occupazione cresceva lentamente)
Tra Espansione e Recessione
Imprese avviano processi di ristrutturazione produttiva a seguito di:
-crisi monetaria internazionale
-concorrenza dei Paesi emergenti
-Primo shock petrolifero
-Nuovo incremento del costo del lavoro
Fase espansiva si era esaurita nel 71, quando venne raggiunto il più basso tasso di crescita reale del PIL dagli
anni 50 (1,6 %)
Problemi anche riguardanti la disoccupazione per via della crisi del settore edilizio.
Si ebbe una crescita della spesa pubblica che tuttavia non fu sufficiente a stimolare la ripresa
economicamente. Tuttavia ciò non impedì la crisi fiscale dal momento che il gettito non riusciva a coprire
l'incremento della spesa pubblica
Nel febbraio 1973: autorità monetarie furono costrette ad abbandonare la difesa della parità ufficiale e dopo
un piccolo periodo in cui provarono a praticare una politica di cambi multipli, dichiararono la lira “valuta
fluttuante”, tale fluttuazione venne accompagna da una disastrosa inflazione
Il secondo governo Andrenotti per farvi fronte tenne sotto controllo i conti dello Stato e bloccò i prezzi dei beni
a largo consumo
A questo punto la Banca d'Italia varò una politica moderatamente restrittiva che prevedeva:
-innalzamento del tasso di sconto
-introduzione del “vincolo di portafoglio”: imposizione alle banche di destinare parte degli
impieghi in titoli di Stato o garantiti dallo Stato
Il che si tradusse in :
-crescita dei titoli del tesoro
-diminuzione degli impieghi a favore delle imprese
la crisi petrolifera si fece sentire parecchio in Italia dal momento che :
-altissima concentrazione degli impieghi indusstriali de greggio
-la produzione energetica poggiava prevalentemente sul petrolio
Governo comprese l'urgenza a ridurne gli approvvigionamenti esteri, così fu fatto, accettando le riadute sul
piano della produzione e dell'occupazione
STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag117
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1973: una politica di aggiustamento proposta dal governo Rumor “piano di austerity” prevedeva misure
destinate a fronteggiare l'emergenza petrolifera, ad esempio:
-chiusura anticipata di negozi e uffici pubblici
-meno illuminazione pubblica
-blocco della circolazione automobilistica nei giorni festivi
La crisi determino problemi:
-sul versante economico
-nell'immaginario collettivo
Portarono al manifestarsi dei primi segnali di crisi politica
Bisognava far fronte a crisi e contestazione operaia (oltre che alle varie manifestazioni). Era in gioco anche la
sopravvivenza delle istituzioni democratiche dato che si verificò una frequenza impressionante di atti
terroristici (piazza Fontana,Milano 1969). Psi e Dc si dimostrarono favorevoli a un nuovo centro-sinistra organico
guidato dal democristiano Mariano Rumor (godeva dell'appoggio di socialisti, solcialdemocratici e
repubblicani).
nel 74 ebbe inizio una delle più gravi recessioni del dopoguerra : caratterizzata dalla stagflazione (un mix di
inflazione e stagnazione). Era una cosa precedentemente ritenuta impossibile dato che la stagnazione era
dovuta all'eccessiva produttività accompagnata dalla caduta dei prezzi.
Si verificarono quindi:
-aggravamento della crisi occupazionale
-impennata dei prezzi delle MP
Il tutto accompagnato da una svalutazione della lira (si creò un forte differenziale rispetto agli altri Paesi
industrializzati) e da un'aumento delle esportazioni (dovuta ad un'eccesiva concentrazione sulla domanda
interna). Per evitare la bancarotta la Banca d'Italia attuò una stretta creditizia (protratta fino al 75) quando
venne iniettata nuova liquidità nel sistema.
Nel 1974 fu istituita la Consob (commissione nazionale per le società e la borsa) con lo
scopo di:
-fornire ossigeno alle imprese (nella raccolta di capitale di rischio)
-regolamentare il mercato borsistico
Si manifestò la crisi in tutta la sua gravità nel 1975 quando il Pil evidenzio una crescita reale negativa per la
prima volta dopo il dopoguerra.
-Debito estero pesante
-Debito interno crescente (alimentato da una spesa pubblica in continua espansione e da un rallentamento
nella progressione delle entrate)
I sindacati impedirono però che il peso si scaricasse sui salari. Un accordo (guidato da Agnelli) tra
Confindustria e le organizzazioni sindacali determinò una rivalutazione del meccanismo di indicizzazione, ciò
determinò però una spropositata crescita dei salari nominali che portò necessariamente all'inflazione
penalizzando le imprese. E ciò avveniva nel momento in cui bisognava :
-risanare molte imprese (crisi della siderurgica e chimica)
-liberare le banche dall'obbligo di emissione di crediti di dubbia esigibilità
-sviluppare un mercato dei capitali e un circuito finanziario adeguati alla dimensione industriale del Paese
In questo momento il sistema delle partecipazioni statali raggiunse il suo punto di massima
espansione nel momento in cui la formula di Stato imprenditore venne messa in
discussione
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