storia economica
Transcript
storia economica
STORIA ECONOMICA INDICE UNA STORIA ECONOMICA D‟EUROPA p.2 introduzione p.11 premesse al capitalismo industriale p.20 la Prima Grande Globalizzazione p.22 il Mercantilismo Gruppo R-Z (prof Romani) p.31 la Protoindustria p.33 La rivoluzione industriale inglese p.45 Dinamiche demografiche e di Anno accademico 2012/13 Mutamento Sociale p.49 La seconda Rivoluzione industriale p.61 La grande Globalizzazione APPUNTI DELLE LEZIONI INTEGRATI CON I LIBRI DI TESTO E SLIDE Libri: 1) una storia economica d‟europa 2) l‟italia economica – tempi e fenomeni del cambiamento A cura di Martina Steardo & Ilaria Tranquillo p.66 Il Gold Standard p.69 l‟età degli imperi p.72 la prima guerra mondiale p.74 Conseguenze economiche della pace di Versailles p.76 gli anni 20 e la crisi del 29 p79 la s.econda guerra mondiale p.80 un nuovo ordine mondiale (Bretton Woods e Piano Marshall) p.89 il crollo del blocco sovietico p.92 la terza globalizzazione p.93 una panoramica sulla politiche economiche e sociali del XX secolo UNO SGUARDO SULL‟ITALIA P.98 la seconda guerra mondiale P.104 la ricostruzione P.109 il miracolo economico P. 112 le trasformazioni sociali, la svolta del 63 e le occasioni mancate STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag1 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it UNA STORIA ECONOMICA D‟EUROPA NOTE TERMINOLOGICHE: periodi di riferimento. Antico Regime = Con Ancien Régimeveniva definita anche un'intera epoca, corrispondente, in linea di massima, a quella oggi conosciuta come Età moderna, dal XIV al XVIII secolo. Età Moderna = elemento di rottura rispetto all'epoca medievale; copre un arco temporale di circa tre secoli, dagli ultimi anni del XV secolo (1400) alla fine del XVIII (1700) o inizi del XIX (1800) secolo. Età contemporanea = La storia contemporanea è, convenzionalmente, il periodo storico che parte dal Congresso di Vienna (1815 – sconfitta di Napoleone e riassetto dell'ordine europeo) a oggi. L‟oggetto del presente corso è lo studio della storia economica d‟Europa ed è pertanto logico che ci si interroghi su quella: ma quando possiamo realisticamente iniziare a ragionare in termini d‟Europa? Il punto di partenza è il XV secolo, una fase importante per molteplici aspetti infatti solo dal XV secolo è possibile parlare d'Europa in un'ottica unitaria, come una comunità di soggetti legati da interessi simili o almeno complementari, pur nella persistenza di una frazionamento politico. Il primo approccio è funzionalista: la constatazione dell‟esistenza di un processo di integrazione del tessuto economico europeo ha indotto economisti e storici a riflettere sulle cause centripete che lo hanno permesso. Alcune teorie economiche e storiche sull‟europa: JanTimbergen (1903-1994) mutua un concetto della fisica classica, l‟interazione gravitazionale, proponendoci nel 1962 una suggestiva equazione: AMPIEZZA (massa) + PROSSIMITÀ (distanza) = COMMERCIO Secondo Timbergen il commercio opera come una forza di gravità: l‟Europa sta in piedi perché il commercio sta in piedi. L‟EUROPA COMMERCIA DUNQUE ESISTE. Tutto cominciò con l‟Impero Romano che ampliandosi generò un effetto globalizzante e omogeneizzante su costumi, lingua e cultura delle Regioni conquistate determinando l‟intensificazione di commerci. La constatazione della presenza di un processo d‟integrazione del tessuto economico europeo tra Medio Evo ed Età Moderna ha permesso a Fernand Braudel di applicare al vecchio continente un modello di sviluppo economico unitario e complessivo: il modello "ECONOMIA-MONDO". Esso presuppone, all'interno dello spazio territoriale individuato con questo termine, prima di tutto un‟autosufficienza sostanziale nel soddisfacimento dei bisogni della popolazione, articolata nelle varie classi sociali, e quindi con riferimento ad una domanda di beni e di manufatti qualitativamente differenziata, in secondo luogo, e come conseguenza della ipotesi precedente, il territorio così individuato afferma la mancanza di convenienza economica (quindi di possibilità di ottenere un adeguato Livello di profitto) nell‟effettuare scambi con le altre realtà al di fuori dei propri confini. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag2 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it ECONOMIA MONDO: questo concetto presuppone, negli spazi geografici contraddistinti dal termine un‟autosufficienza sostanziale nel soddisfacimento dei bisogni della popolazione con riferimento a una domanda di beni e manufatti qualitativamente diversi. E‟ un‟area relativamente autosufficiente in cui si afferma la mancanza di convenienza economica nell‟effettuare scambi con altre realtà al di fuori del confine. Relativa autosufficienza economica assenza di convenienza di scambi al di fuori dei confini Con il termine Economia Mondo si intende una sfera economica (=regione) economicamente quasi autosufficiente (si vedano anche riflessioni Timbergen/Braudel) •Braudel recupera una dimensione di Europa che comprende l‟area mediterranea (=medio oriente) all‟interno della quale individua di volta in volta aree più dinamiche (capitanate da poli di sviluppo urbani) che alternandosi trainano l‟economia complessiva •Si ratta di una elaborazione riverita al periodo tra basso (bassisimo) medioevo e età moderna Secondo Braudel è grazie all‟azione trainante di alcuni centri urbani (“poli”) la cui leadership volta a volta emerge e si definisce che si attua un‟azione di spinta e aggregazione di vari settori dell‟economia che, nei diversi momenti storici si impongono come i campi di convergenza del maggior numero di risorse produttive, grazie alle redditizie condizioni di operatività. La dimensione territoriale abbracciata in questa teoria comprende non solo tutto il continente ma anche i paesi dell‟africa settentrionale che si affacciano sul Mediterraneo, legati agli scambi attivi attraverso le acque del Mare Nostrum. I confini che delimitano questa Europa sono il deserto del Sahra, le catene montuose e il polo nord. Il modello di Braudel è valido per i traffici quattrocenteschi ma si adatta con qualche differenza anche per i due secoli successivi. Gli ELEMENTI DI DINAMICITÀ dell‟economia mondo che portano a progredire verso fasi sempre più avanzate di sviluppo sono i Poli urbani di sviluppo: per ogni epoca osserviamo uno (o più nella prima metà del 400) poli urbani dominanti intorno ai quali gravitano una rete di poli minori gerarchicamente organizzata. Essi attuano un‟azione di spinta e aggregazione dei vari settori dell‟economia che, nei diversi momenti storici, si impongono come campi di convergenza del maggior numero di risorse produttive, grazie alle redditizie condizioni di operatività. I settori trainanti dell‟economia del periodo sono il tessile e i commerci. Già dal XIII secolo si afferma IL CAPITALISMO COMMERCIALE, consistente nell‟attività di intermediazione svolta dal mercante che si interpone tra i mercati di approvvigionamento e quelli di vendita sfruttando la distanza spaziale tra i luoghi. Si tratta di un capitalismo non specializzato e congiunturale: il mercante infatti transava merci differenti a seconda delle variazioni della domanda (valido per i beni non di prima necessità). I mercanti sono operatori non specializzati, dotati di cospicui mezzi finanziari e di credito, cioè dell'affidabilità, oltre che di competenze merceologiche e tecniche, sia in campo commerciale che giuridico e contabile. I mercanti traggono profitto dall‟arbitraggio, ovvero lucrando sulla differenza di prezzo del bene in mercati spazialmente distanti (dimensione geografica/fisica). L‟arbitraggio è un concetto ben diverso dalla speculazione, ovvero lucrare sulla differenza di prezzo temporale delle merci transate. I traffici commerciali si avvalgono di vie di comunicazione diverse a seconda della natura delle merci transate: Via acqua venivano trasportate merci povere e pesanti, traffici di tessuti, materie prime Via terra venivano trasportate merci leggere e di lusso STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag3 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Per altri beni di alto valore unitario e poco ingombro le fiere internazionalisono il luogo di scambio dove si incontravano mercanti dal Nord e del Sud. In queste località ogni 3 mesi mercanti provenienti da tutti i paesi cercavano e trovavano occasioni di scambio. La via preferita rimanequin di il mare (la rete fluviale non era fruibile per vari motivi), che permette un trasporto lento e rischioso ma indubbiamente più economico: non si naviga di inverno ma si possono percorrere distanze più lunghe e conseguire maggiori profitti trasportando accanto alle merci più ricche anche quelle relativamente povere e voluminose. I traffici del 1400 videro emergere due protagonisti come punti di rifermento per tutto il sistema economico europeo: le città italiane del Mediterraneo (Genova, Venezia, Pisa, Amalfi, ...) --> specializzate nel commercio con l‟Oriente di prodotti come le spezie,beni di prima necessità e materie prime. In particolare Genova e Venezia fornivano moneta. l‟area dell‟Ansa (complesso centri portuali del MAr Baltico) --> specializzate nella fornitura e nel commercio del sale. I fattori politici contingenti hanno contribuito a complicare gli equilibri socio-economici. La guerra dei Cento Anni (1337-1453) ha reso difficili gli scambi attraverso le vie terrestri e ha permesso a Bruges di affermarsi come città portuale. Per tutto il 1400 i settori di traino dell‟economia europea erano: - produzione tessile (prima della lana e poi della seta) - scambi commerciali (soprattutto di sale e legname). per altri beni ad alto valore e di ingombro minore le fiere internazionali sono state per lungo tempo punto di incontro di mercanti del Sud e del Nord. Ogni tre mesi i mercanti provenienti da tutti i principali Paesi cercarono e trovarono occasioni di scambio regolando tra loro, al termine delle contrattazioni, i saldi delle varie operazioni. Un celebre storico francese, Fernand Braudel, utilizza il concetto di “economia mondo” che designa un‟area diversa, anche geograficamente, dall‟Europa che conosciamo, e anche dall‟Europa di JanTinbergen. Egli va oltre l‟idea di autarchia e limitatezza degli scambi di Tinbergen. Ma cosa presuppone un “economia mondo”? 1) Sostanziale autarchia 2)Esistenza di uno (da XVI) o più poli urbani dominanti e di una rete di poli minori gerarchicamente organizzati. Nel XV secolo si delineano due grandi regioni commerciali: ✤città italiane del Mediterraneo ✤città dell‟area Ansa. Traffici si avvalgono di vie diverse in relazione alle diverse tipologie di merci. Il “capitalismo” che si afferma fa capo a una specifica figura: il mercante un soggetto che spezza equilibri statici e trae profitto dall‟arbitraggio ( possibilità di lucrare le differenze di prezzo tra due spazi diversi). Il capitalismo che si afferma è: - non specializzato - congiunturale A seconda della domanda del mercato, il mercato sceglie cosa trasportare. Questo capitalismo riguarda solo i beni che non sono di prima necessità. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag4 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it LA MONETA E IL CREDITO La moneta è un mezzo di pagamento con potere liberatorio assoluto che evita le asimmetrie informative, evita ai contraenti di cercare informazioni sulla controparte circa la sua affidabilità, la validità della contropartita dello scambio in caso di baratto. La moneta è un istituzione essenziale del sistema capitalista. Tuttavia, per molto tempo, ad eccezione delle teorie Marxiste, gli economisti considerano la moneta come facilitatore degli scambi, ma non come espressione della ricchezza: la ricchezza era rappresentata dalle merci e dai mezzi di produzione. Solo dal 900 in poi emerge l‟importanza della moneta e del credito. La moneta è un„istituzione fragile: esiste se c‟è fiducia, la sua esistenza non è scontata. E‟ una tecnologia sociale, una costruzione sociale e politica. La moneta si afferma nel contesto del Baratto. Una merce, per le sue caratteristiche (è apprezzata e non deperibile) viene utilizzata per essere utilizzata come mezzo di scambio: il sale, le capre, le conchiglie, i metalli preziosi ne sono un esempio. La MONETA MERCE risolve solo parzialmente i problemi che caratterizzavano gli scambi: Problema delle preferenze: non abbiamo una misura univoca dei valori. Non è detto che tutti siano interessati a barattare la merce per il sale o le conchiglie. Problema dei multipli e sottomultipli: la moneta merce non ha multipli e sottomultipli. L‟esistenza di molti sottomultipli e multipli è indice della vitalità dell‟economia, vuol dire che la gente scambia molto. Problema del pagamento dilazionato: non conserva il suo valore nel tempo. Carlo Magno nell‟VIII secolo formò un sistema monetario su base argentea che assunse le seguenti funzioni: - facilità negli scambi - unità di conto (tutti con quella moneta potevano valutare tutti beni: la moneta serviva da metro). - riserva di valore nel tempo. Progressivamente la moneta diventa un mezzo di pagamento e di scambio, un‟unità di conto e una riserva di valore. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag5 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Carlo Magno nel VIII secolo introdusse un sistema monetario monometallico a base argentea. Tale moneta è unità di conto e riserva di valore nel tempo grazie al suo elevato valore intrinseco; aveva fatti elevate quantità di fino. Il fino è la quantità di metallo prezioso in rapporto al peso totale della moneta. Il Soldo di Carlo Magno aveva un fino alto. Il piede monetario, la Libbra (successivamente chiamata anche Lira) era un peso e si afferma come unità di misura del mondo cristiano: corrisponde a 240 denari non viene mai coniata ma impiegata come unità di conto. C‟è una distinzione tra moneta reale e moneta di conto. L‟organizzazione monetaria resta per molto tempo contraddistinta dalla distinzione tra moneta reale e moneta di conto, tra le quali esiste un rapporto fissato dallo stato: La seconda moneta funge da misura omogenea del numerario in circolazione (fino al XVI secolo) Carlo Magno creò un‟area monetaria omogenea. Ciò regge finché la zecca resta una e i commerci sono scarsi. Tra i diritti che le città rivendicavano e riuscivano a ottenere dopo lunghe e non sempre agevoli lotte vi è quello di battere moneta. Il motivo di questa conflittualità al riguardo è il cosi detto diritto di signoria: chi aveva metallo prezioso poteva portarlo alla zecca perché esso venga fuso per coniare moneta. Siccome la moneta era una lega, parte dell‟argento veniva trattenuto e a chi portava metallo veniva restituito l‟equivalente in termini di peso in moneta di lega. Inoltre la zecca poteva ricavare illegalmente emettendo monete sempre più scadenti mantenendone lo stesso valore legale. Il sistema monetario carolingio regge fino all‟anno 1000: l‟offerta di moneta è rigida quindi si coniano monete con una minore quantità di fino: c‟è una tendenza alla diminuzione della quantità di metalli preziosi. E‟ una risposta intelligente alla rigidità dell‟offerta di metalli idonei a monetare. Il sistema monetario dell‟antico regime definisce un mercato monetario imperfetto, dove la moneta è rara, l‟offerta di metalli preziosi è rigida e la circolazione della moneta è scarsa. In questo contesto l‟oro è utilizzato come mezzo di pagamento, usando oggettistica o verghe (valutate in peso) in forma di monete bizantine o arabe. I secoli fino all XI sono stati caratterizzati dalla scarsità degli scambi, l‟autoconsumo, il baratto e i consumi gratuiti ad opera della chiesa e degli ordini monastici. Dalle metà del XIII secolo la moneta penetra in tutti i campi della vita economica e le stesse imposte feudali cominciarono ad essere versati in denaro. La prima moneta importante coniata in oro è il genovino, nella seconda metà del XII secolo. Dopo la metà del secolo il sistema bimetallico europeo si irrobustisce (anche perchè il migliore sfruttamento delle risorse di argento e alle nuove scoperte geografiche che portano in spagna l‟oro delle Americhe). Col moltiplicarsi dei commerci intanto l‟area monetaria omogenea creata da Carlo Magno si è disgregata e ogni città conia monete a suo piacimento. Le monete sono sempre più leggere e Venezia crea il Soldo grosso per regolare le transazioni internazionali Lira 20 soldi Soldo Denari 12 denari Mercato interno Lira come misura del valore Mercato esterno Moneta reale come misura del valore Moneta piccola come mezzo di scambio Moneta grossa per gli scambi Nascono 3 circuiti monetari 1) Moneta nera per le transazioni minori 2) Moneta d‟argento per le transazioni più importanti 3) Moneta d‟oro per le transazioni internazionali STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag6 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Nel XV secolo undici sovrani e 74 città tedesche sottoscrissero un accordo che trasforma in fiorino renano nell‟unica moneta legale della Confederazione Reniana. Lo scudo di marco, a partire dalle fiere di Champagne nel 1200 per quasi tre secoli resta unità di conto. La legge di Grisham “la moneta cattiva scaccia la buona”:se in un‟economia nazionale circolano due monete con il medesimo valore nominale ma con valore intrinseco diverso, ad esempio una moneta in metallo semplice e una moneta con contenuto d'oro, aventi entrambe lo stesso valore nominali, quella con valore intrinseco maggiore viene tesaurizzata, fusa o utilizzata per gli scambi con l'estero. La moneta cattiva con valore intrinseco inferiore, invece, è utilizzata per i pagamenti correnti. Dopo pochi anni la moneta buona scompare del tutto dalla circolazione, essendo completamente tesaurizzata o spesa all'estero, mentre resta in circolazione soltanto la moneta cattiva. La legge di Gresham descrive il fallimento dei sistemi bimetallici dell'epoca. In questi sistemi la parità tra oro e argento è fissata dallo Stato in modo fisso senza tenere in conto delle fluttuazioni del valore di mercato. Un fenomeno particolarmente importante nel sedicesimo secolo, quando il grande afflusso di oro dalle Americhe modifica rapidamente il valore dei metalli. Coniando la moneta lo stato appone su essa il suo sigillo e si impegna ad accettarlo come mezzo di pagamento. Al tempo si usava “tosare” la moneta, ovvero limarla ai lati per incamerare metallo prezioso. Per questo motivo i mercanti accettavano pagamenti pesando la moneta. Dato che lo stato non poteva non accettare la moneta con la sua effige la moneta “tosata” quindi “cattiva” veniva usata per pagare lo stato e quella buona veniva tesaurizzata e conservata per le transazioni importanti coi privati. Sempre in forza di questa legge, nel sistema bimetallico notiamo che l‟oro circola meno velocemente dell‟argento perché viene tesaurizzato. La moneta era vista con diffidenza dalle autorità ecclesiastiche perché simboleggia la merce senza avere la vitalità di esse, non è naturale, è un mero artificio dell‟uomo non riconducibile alla divinità. Questa concezione ostacolò la formazione di un mercato monetario. A osteggiare la formazione di un mercato monetario intervenne anche la visione cristiano – medievale che la diffidava appunto in quanto istituzione tutta umana. Velocità di circolazione della moneta una misura della reattività dell‟economia:la velocità di circolazione della moneta esprime la frequenza (numero di volte) con cui una moneta viene spesa in un certo periodo di tempo e in un dato luogo. (tanto più è elevata, tanto più l‟economia è vitale perché la velocità è tanto maggiore tanto è elevato numero di transazioni). Questa grandezza nel XV secolo è difficilmente quantificabile perché le singole realtà territoriali, il ruolo del credito, la lentezza nel recupero dei capitali condizionano la variabile. Ipotizziamo che in una certa economia siano disponibili in tutto 50 euro e ci siano solo due attori. Si svolgono le seguenti operazioni: • A compra da B cibo per 40 euro • B compra da A tessili per 30 euro (40+30=70) • A compra da B cibo per 20 euro (70+20=90) • B compra da A una pentola per 10 euro (90+10=100) In totale pur essendo in circolazione una massa monetaria di 50 euro ne sono stati spesi 100, ciò significa che mediamente un euro ha passato di mano 2 volte, cioè la moneta ha circolato a una velocità di 2/anno. Il credito e la moneta scritturale moltiplicano la velocità di circolazione della moneta e consentono l‟ampliamento della produzione e degli scambi. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag7 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La moneta scritturale Il progressivo vivacizzarsi degli scambi ha determinato una fondamentale innovazione che è rappresentata dalla moneta scritturale, un surrogato della moneta merce che ne velocizza la circolazione: con la sua nascita acquisiscono importanza i banchieri e i cambiavalute, ma anche gli strumenti finanziari come il pagherò o la lettera di cambio. In questo senso risultafondamentale il contributo delle fiere. Le fiere sono mercati che riunivano periodicamente tutti gli operatori che scambiavano merci. Si svolgevano ogni tre mesi e l‟ultimo giorno era dedicato ai pagamenti. Le fiere videro la nascita della LETTERA DI CAMBIO: in un rapporto tra quattro persone o più è il mezzo per rendere disponibili soldi su una piazza in un dato periodo. La moneta scritturale surrogato della moneta merce che ne velocizza la circolazione. Le banconote sono biglietti emessi nel 1600 inizialmente come elemento probatorio di un deposito, successivamente come elemento di credito. Dichiarano che il soggetto che ha il foglietto ha depositato una certa somma presso la banca. Tale documento può essere girato ai debitori a titolo di pagamento. innovazione che si afferma nelle fiere. Le fiere sono Mercati per Mercanti, riunivano periodicamente tutti gli operatori del settore. Altre innovazioni che si affermano in questo contesto: La compensazione: le fiere duravano più giorni in cui avvenivano le contrattazioni. L‟ultimo giorno era destinato ai pagamenti. Il banchiere si occupava di effettuare la compensazione tra debiti e crediti e determinare i saldi Viene introdotta la lettera di cambio: essa rende disponibile una certa somma in un certo momento in un certo luogo. Il mercante si reca in banca e impegna una certa somma di valuta locale che desidera avere all‟estero nella valuta estera. Il banchiere prende contatti con un suo corrispondente per rendere disponibile la somma nel luogo desiderato dal mercante. Il mercante o un suo incaricato quando si trovano all‟estero possono ritirare il denaro presso il corrispondente e disporre dei soldi senza averli dovuti trasportare fisicamente (con tutti i rischi che ne derivano). Gli operatori di banca si accordavano così non si doveva spostare moneta da uno stato A ad uno stato B. Trasportare grandi somme era pericoloso e così facendo si risparmiava la risorsa scarsa della moneta. Le fiere ridussero i costi transnazionali che possono essere: - costi di ricerca: costi per trovare la controparte disposta a fare lo scambio; - costi di contrattazione: costi per la stipulazione di un contratto che da garanzie agli operatori; - costi di contenzioso: costi che si sostengono quando si viene fregati per riavere la propria merce. Per questo esistono le sanzioni: ad esempio se un mercante veneziano fregava un mercante di Lucca, tutti i mercanti veneziani venivano banditi dalla fiera. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag8 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it IL CREDITO anticipazione di potere d‟acquisto. Richiede la fiducia e la disposizione, da parte di una parte, ad accettare un adempimento tardivo della controparte. L‟esercizio del credito in una società in cui il sociale prevale sull‟economico risulta complicato. Inoltre la chiesa osservava con diffidenza questa pratica anche per la questione dell‟usura: non si poteva prestare denaro chiedendo interesse in cambio. Ogni trasferimento oneroso di denaro è considerato immorale. Per molto tempo il credito è stato esercitato illegalmente e chiedendo elevati tassi che impediscono ai mercanti e artigiani di finanziarsi col credito perchè il profitto dell‟investimento sarebbe stato di certo minore del costo. Tuttavia sono state trovate scappatoie al veto cristiano anche perchè il credito era uno strumento efficace al sostegno dei consumi a sua volta un‟efficace strategia per mantenere l‟ordine in città. Il mercato creditizio è compartimento. I mercanti-banchieri: non specializzati, aprono conti correnti e ricevono depositi, inizialmente almeno in apparenza senza corrispondere interesse. L‟apertura del conto serve per facilitare i pagamenti, le riscossioni e le operazioni di giro “per scritta” cioè con l‟iscrizione della partita nel libro contabile del mercante-banchiere. Da parte sua il mercante-banchiere dispone delle somme raccolte per i suoi affari. Col passare del tempo e l‟evolversi delle dottrine può corrispondere un giusto interesse ai depositanti. Accanto a loro si affermano istituzioni pubbliche come il Banco di San Giorgio, fondato a Genova nel 1408. Coloro che necessitavano di credito potevano rivolgersi agli ebrei, che esercitavano credito a tassi calmierati. Nello stesso periodo si diffonde il credito su pegno. Il primo nel 1462 a Perugia era gestito dai Monti di pietà con fini prevalentemente assistenziali. Fondati dai francescani costituivano l‟alternativa ai prestiti usurari per la popolazione povera, ma non indigente, che si trovava in stato di temporanea necessità (i c.d. poveri congiunturali), ma che riteneva di poter trovare, entro un lasso di tempo non troppo lungo, le risorse necessarie per far fronte al proprio debito, riscattando gli oggetti dati in pegno. Richiedevano bassi tassi di interesse, se non nulli per somme esigue. Il capitale con il quale svolgevano la loro attività infatti, era il risultato di proprie fonti di entrata non onerose. Solo un secolo più tardi alcuni di loro iniziarono a raccogliere depositi, senza corrispondere interessi per un lungo periodo. Il credito su pegno presenta analogie col credito al consumo attuale. Premesse al capitalismo industriale: individuare gli elementi dell‟antico regime per comprendere le dinamiche della Rivoluzione Industriale CAPITALISMO INDUSTRIALE COME PECULIARITÀ OCCIDENTALE Per poter parlare di capitalismo industriale si devono verificare alcune condizioni: 1. la maggior parte delle risorse deve essere allocata presso il mercato (No Stato- No Autoconsumo); 2. la produzione deve essere realizzata da IMPRESE PRIVATE che si muovono sulla scorta del calcolo razionale del profitto; 3. deve esserci mobilita nei fattori di produzione; 4. i lavoratori devono essere liberi di offrire sul mercato il proprio lavoro. Per vedere il funzionamento del mercato si devono analizzare: 1. popolazione: la numerosità della popolazione è determinata da fattori naturali ( nascita/morte) e da fattori ambientali. La capacità di crescita è dovuta a: a. disponibilità di risorse b. capacità di utilizzo delle risorse 2. il rapporto risorse/popolazione (SOSTENIBILITA‟)dipende anche dalla soglia tecnologica: 3. reddito; 4. consumi. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag9 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Sostenibilità = risorse/popolazionevaria in base alla soglia tecnologica: più è avanzato il progresso più è efficiente lo sfruttamento delle risorse. Quando si sposta in avanti la soglia tecnologica le risorse vengono sfruttate in modo più efficiente, e la sostenibilità aumenta. In questo periodo vennero fatti anche tentativi di creare aree monetarie omogenee come la Confederazione renana mentre si afferma un “metro” monetario: lo scudo di marco. Il primo fattore che condiziona dal punto di vista quantitativo la domanda di beni è la POPOLAZIONE che si rivolge al mercato degli stessi. Tra il Medio Evo e l‟ Età moderna non ci sono dati sicuri e completi perché non esisteva ancora la statistica. La demografia è un fattore importante nel determinare l‟ampiezza del mercato. Quanti abitanti ha l‟Europa cristiana? La demografia è una variabile su cui tra Medioevo e Età Moderna non si hanno dati certi. Le stime mostrano una certa attendibilità se riferite ai centri urbani, mentre sono praticamente inattendibili per quanto riguarda le aree rurali. I dati incerti sull‟area urbana (si censivano le bocche da sfamare) escludevano bambini, prostitute, vagabondi e tutti coloro ai margini della società. Sappiamo per certo che la popolazione cresce e tra l‟anno mille e il 1800 raddoppia. Tuttavia le stime affermano che nell‟anno mille la popolazione europea oscillasse tra i 22.000.000 e i 40.000.000 di abitanti, mentre nel 1300 tra 44.000.000 e 90.000.000 a seconda delle stime considerate. molto incerto! Andamento della popolazione La popolazione tra l‟anno 1000 e il 1300 segue un trend di crescita secolare: la popolazione cresce senza avvantaggiarsi di miglioramenti tecnici o agronomici. Si osserva una crescita estensiva (aumentano le aree popolate). Tuttavia data l‟assenza di miglioramenti tecnologici, il rapporto popolazione-risorse tra fine 1200 e inizio 1300 è squilibrato: in questi casi intervengono freni regolatori, ovvero la mortalità catastrofica causata da guerre, epidemie e carestie. Un esempio di questa mortalità è la peste, che compare nel 1300 e abbatte la popolazione di 1/3: tra il 1347 e il 1351 la peste falcia 1/3 della popolazione europea e si stabilisce in Europa con Focolai sparsi che danno luogo a nuove epidemie. Per questo per quasi un secolo la popolazione rimane su livelli inferiori di quelli precedenti allo scoppiare dell‟epidemia. Storicamente l‟epidemia ha un effetto redistributivo delle risorse tra la popolazione, il rapporto risorse/popolazione cresce perché cala il denominatore popolazione; aumentano le risorse a disposizione dei singoli e quindi migliorano per alcuni decenni le loro condizioni di vita, ma senza stimoli per il sistema economico nel complesso (la domanda è più bassa perché c‟è meno gente). La peste si abbatte ciclicamente sull‟Europa fino al termine del 1600. Accanto alla peste le guerre e le carestie incidono molto sul popolamento: Cipolla sostiene che fosse la guerra a provocare una maggiore intensità di carestie e epidemie perché i soldati saccheggiavano le terre conquistate e portavano malattie che si diffondevano più facilmente tra la popolazione malnutrita. Alla fine del 400‟ la popolazione torna ai livelli pre-peste e riprende lentamente la crescita: tale crescita è però irregolare e varia da regione a regione; per esempio è lenta in Francia, travagliata dalla Guerra dei Cent‟Anni mentre il ritmo è più sostenuto nella penisola iberica, in Germania e in Inghilterra. Oltre a questa elevatissima mortalità straordinaria vi è un'elevata mortalità ordinaria diretta conseguenza della povertà della popolazione e della vita stentata che essa conduceva. La popolazione dell‟antico regime è giovane, ha un‟aspettativa media di vita compresa tra 40 e 50 STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag10 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it anni (stimata da Carlo Cipolla): questo perché la mortalità non è ordinata cronologicamente, non muoiono solo le fasce anziane della popolazione prevalentemente (ad esempio per l‟elevata mortalità infantile). Neolitico: l‟uomo non è più parte della natura; si passa dallacaccia-raccolta alla sedentarietà. Medio Evo: la popolazione Europea è costantemente crescente, nonostante l‟alta mortalità, definita “catastrofica”, causata da guerre, carestie ed epidemie. In contrapposizione ad essa vi è poi una mortalità “ordinaria” specialmente per quanto riguarda i decessi infantili e dei giovani sotto i dieci anni: questa è diretta conseguenza della povertà della popolazione e della vita sedentaria di essa. 1374-1351: “peste nera” proveniente dall‟Oriente (guerra di Crimea e Crociate) e diffusasi con grande rapidità, ridusse di un terzo la Popolazione. La peste nera ebbe due conseguenze: 1) si stabilì in Europa con focolai sparsi; 2) per oltre un secolo la popolazione rimase su livelli sensibilmente ridotti di crescita. A fine del 1400 la popolazione era di circa 80 milioni. In seguito la popolazione europea,oltre che ad aumentare, si concentro nelle città, specialmente per ragioni di difesa oltre che per la ricerca di attività lavorative più redditizie. Il trend di crescita della popolazione sul lungo periodo è positivo. Nel medio periodo carestie e guerre incidono con oscillazioni anche violente. Con la Rivoluzione Industriale Inglese (1760-1830) la popolazione cresce rapidamente grazie alle nuove scoperte. La capacità di crescere di una popolazione è legata al numero di figli per donna e alla loro possibilità di sopravvivere; entrambe queste variabili sono strettamente correlate alle risorse disponibili: dal Neolitico in avanti l‟Umanità è riuscita a incrementarle in misura notevolissima e tuttavia fino alla Rivoluzione Industriale le forze della costrizione hanno la meglio. Uno dei fattori che concorrono a determinare l‟ampiezza del mercato di una data regione è la numerosità della popolazione. Pur in assenza di statistiche attendibili è stato valutato che all‟inizio del XIV secolo la popolazione europea ammontava a circa 80 milioni di abitanti, essendo quasi triplicata a partire dall‟anno Mille: la Peste Neraattua un colossale processo redistributivo. L‟instaurarsi endemico della peste rallenta la crescita della popolazione che recupererà i livelli trecenteschi solo alla fine del XV secolo. A partire dal questo momento in molte parti d‟Europa la popolazione rurale inizia a seguendo un trend diversificato nelle varie regioni europee. Sul bilancio demografico continuano tuttavia a pesare una mortalitàdi natura ordinariae una di natura catastroficaconnesse tra l‟altro a carenze alimentari, scarsa igiene e all‟arretratezza della scienza medica. I farmacisti inoltre non sapevano curare. La popolazione dell‟Antico Regime è una popolazione giovane: l‟età media oscilla, secondo i calcoli di C.M. Cipolla, tra i 40 e i 50 anni. La ripresa demografica è stata più lenta in Francia che in Inghilterra. PIRAMIDI DELL‟ETA‟:è una rappresentazione grafica usata nella statistica demografica per descrivere la distribuzione per età di una popolazione. Sono un utile strumento grafico che fotografa la situazione della popolazione in un certo periodo. Osservando il grafico possiamo notare che nei paesi meno sviluppati c‟è una forte natalità. Tuttavia notiamo una rapida diminuzione con l‟innalzarsi dell‟età a causa dell‟elevata mortalità infantile. Ipotizzando una stessa base, la contrazione che osserviamo salendo comporta che la popolazione sia morta man mano. Se la società diventa opulenta, la piramide assumerà un andamento simile a quello illustrato a sinistra: se la natalità è molto bassa la base sarà più stretta rispetto alla fascia dei 20-40 anni: un tempo nascevano di più, e la mortalità STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag11 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it infantile non ha ridotto il loro numero. La popolazione invecchia perché nascono meno bambini, ma la mortalità è ordinata gerarchicamente. Ciò causa i problemi del nostro sistema previdenziale: sono pochi i giovani che lavorano rispetto agli anziani a cui pagare la pensione, anche perché la durata media della vita è aumentata In conclusione: Alta mortalità e alta natalità LENTO TREND DI CRESCITA IN BREVE Nel 1798 Malthus osservò, senza dati, la popolazione inglese del 1700. Egli notò uno crescita e uno spostamento dalle campagne. I poveri del tempo erano considerati il prodotto delle istituzioni: Malthus dice che i poveri ci sono perché le risorse e la popolazione crescono in modo squilibrato: la popolazione cresce più delle risorse disponibili. Politicamente questa teoria assolve le classi politiche dalla responsabilità del sostentamento dei poveri perché un miglioramento delle loro condizioni provocherebbe solo un aumento demografico indiscriminato appena le risorse aumentano leggermente. Questo modello non si adatta al periodo in cui è stato elaborato ma è adatto a descrivere la demografia dell‟antico regime, considerata la sua produttività limitata e quindi la conseguente scarsità delle risorse. Il rapporto risorse popolazione è quindi molto rilevante perché essere più o meno numerosi, più o meno esigenti determina problemi di sostenibilità economica e ecologica. Braudel: il sovrappopolamento è un concetto relativo perché dipende anche dall‟impiego del terreno. Il riso ha rendimenti per ettaro elevati, più del grano o del campo destinato all‟allevamento. Il riso favorì quindi la crescita di paesi che basavano la loro alimentazione su questo alimento come la Cina. L‟abbondanza di risorse consentiva alla popolazione di crescere di più: si sposavano prima, a 15 anni. Il grano e il manzo richiedevano più capitali, più investimenti, più ettari per garantire la stessa resa. Questo modello di alimentazione manteneva la popolazione al di sotto del suo potenziale biotico: cresceva meno del suo potenziale di crescita. T.R. Malthus scrive nel 1798 il “Saggio sul principio della popolazione” come pamphlet polemico in risposta alle tesi illuministiche e alle utopie egualitarie che volevano che eliminate alcune storture istituzionali sarebbe stata possibile una maggior diffusione del benessere. •Vuole dimostrare che la miseria non dipende dalle istituzioni ma dallo squilibrio naturalmente esistente tra l‟aumento della popolazione che avviene in progressione geometrica (cioè tale che: qn /qn-1=k, ex. successioni del tipo 1,2, 4, 8, 16 infatti 16/8=8/4=4/2=2/1=2) e l‟aumento delle risorse (che avviene in progressione aritmetica (cioè tale che: dn – dn-1= k, ex. successione del tipo 1,2,3,4 infatti (43)=(3-2)=(2-1)= 1)• Lo squilibrio popolazione/risorse determinava l‟azione di freni positivi o repressivi (carestia, epidemie, calo natalità, aumento mortalità) •La soluzione per evitare che entrassero in azione i freni positivi consisteva nell‟adozione da parte della popolazione di un comportamento virtuoso (freni preventivi: astinenza ritardare matrimonio) •La tesi è però verificata solo per l‟Antico Regime STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag12 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Un‟economia fondata sul grano e il pane pone l‟accento sul capitale e cresce meno del suo potenziale biotico, si sposavano dopo. Il mercato dell‟antico regime resta ristretto anche se la popolazione aumenta perché il potere d‟acquisto è basso e i bisogni hanno rilievo economico solo se sostenuti dal potere d‟acquisto. C‟erano sbocchi solo per i beni primari la cui domanda era rigida. L‟inurbamento è stato uno dei tratti significativi del 1400. La popolazione tende a concentrarsi nelle città per ragioni di difesa, oltre che per la ricerca di attività lavorative più redditizie. La popolazione urbana è circa il 10%: dal punto di vista economico dell‟analisi della formazione del mercato questo dato è importante perché in città si vive di scambi, è il luogo dei “non produttori”, dove la divisione del lavoro consente l‟economia di scambio. Più la popolazione urbana è elevata più le campagne sono efficienti perché producono a sufficienza per il sostentamento della popolazione urbana. Più numerosa è la popolazione accentrata, più ampio e efficiente deve essere il sistema di approvvigionamento e di distribuzione dei beni di consumo primari organizzato dalle attività pubbliche. In cittaspecializzazione del lavoro i cittadini sono interdipendenti, nessuno è autosufficiente, c‟è solidarietà organica e consapevole Per Adam Smith la specializzazione è la scambio ricchezza delle nazioni La proprietà diventa un concetto centrale ed è ben tutelata: per scambiare occorre avere piena disponibilità della cosa. C‟è una notevole attenzione e tutela della proprietà e notevole rilievo dei contratti. Nel 1200-1300 i notai hanno molta importanza: sono i garanti della pubblica fede dal punto di vista giuridico. Anche il documento in sé è importante come elemento probatorio e per organizzare rapporti economici e politici Garantire la certezza giuridica: alle basi delle transazioni di mercato. Con l‟affrancazione anche i servi della gleba diventano titolari di diritti e doveri e possono contrarre: entrano a far parte del mercato. Le direttrici dello spostamento sono almeno due, inurbamento dalla campagna alla città e dai centri più piccoli ai centri più grandi. L‟Italia da sola nel 1400 conta una decina di città intorno ai 50.000 abitanti, mentre il resto d‟Europa ne ha complessivamente non più di 9. L‟efficienza allocativa del mercato è sacrificata per la salvaguardia della coesione sociale. La quota più rilevante del reddito dei cittadini è destinata al soddisfacimento delle risorse primarie. Nonostante l‟affrancazione, siamo ancora lontani dall‟affermazione dell‟individualismo come inteso dagli economisti classici. Il sistema economico infatti non è autonomo, ma influenzato da elementi non economici: ad esempio la chiesa voleva relazioni eticamente permeate ( giusto prezzo, giusto salario) e non impermeabili e razionali (prezzo e salario di mercato). Anche le autorità politiche appoggiano questo orientamento perché vogliono garantire trasparenza nei prezzi e equità distributiva. L‟obiettivo non è l‟efficienza allocativa del mercato ma la salvaguardia della coesione sociale. La legittimazione della classe dirigente si ricava dalla capacitàdi fornire alla piazza beni di prima necessità a un prezzo ritenuto equo in quel momento. Gli operatori della filiera dei beni primari non sono liberi di essere imprenditori, sono controllati dalla classe dirigente. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag13 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it L‟imprenditorialità infatti è una variabile indipendente solo se il contesto storico-sociale lo permette. Il mercato non è la sede del giudizio di valore delle cose e delle persone: ad esse si da un valore etico. Il prezzo non si forma sul mercato, non è frutto della trattative, del libero incontro tra domanda e offerta. I consumi e gli investimenti La spesa globale dell‟Europa del 1400 è soprattutto una spesa di consumo ed è alimentata, in larga misura, dalla domanda dei privati. Le uniche infrastrutture per le quali , all‟epoca dimostravano attenzione erano le vie e i mezzi di comunicazione: porti canali, rete stradale, cantieri navali, edifichi di rappresentanza ( Chiese ed edifici di esercizio del potere civile). Le necessità primarie della popolazione assorbono la quota più rilevante del reddito individuale come alimentazione, abitazione, riscaldamento, ... : in anni normali circa l‟80% del reddito dei singoli risulta destinato alle spese di prima necessità, la cui domanda è rigida dal punto di vista delle scelte economiche (si mangia poco e male a causa della media molto bassa dei redditi individuali). La spesa pubblica è insignificante per quanto concerne gli investimenti: le uniche infrastrutture costruite all‟epoca erano le vie e i mezzi di comunicazione. CONSUMI acquisto di beni primari: il mercato è debole, sono la maggioranza dei consumi pubblici e privati pane: il diritto al pane è un diritto del cittadino. Assorbe la maggioranza del reddito, e se il prezzo del pane è troppo elevato la coesione sociale si spezza e ci saranno rivolte. Cereali e bevande energetiche sono alla base della dieta delle classi povere. Le differenze socioeconomiche si riflettono sia sull‟apporto calorico, sia sulla diversificazione degli alimenti poiché desideri e bisogni sono limitati dal reddito individuale e dal livello dei prezzi. In questo quadro occorre ricordare che non esiste lo stato assistenziale: la spesa pubblica era destinata prevalentemente a edilizia e infrastrutture. Dieta delle classi povere:grano, segale, orzo, avena, farro, castagne, vino e birra. Oltre alle differenze tra i ricchi e i poveri occorre accostare quelle tra città e campagne e le forti alternanze geografiche all‟interno dell‟Europa: così per i paesi orientali occorre rivalutare il consumo di carne e grassi animali, e nel Mediterraneo quello di oli vegetali e del pesce. Anche sale e spezie avevano una domanda rigida anche se limitata a ridotte quantità pro-capite. Settore primario: attività i cui prodotti sono ottenuti direttamente della natura: agricoltura, silvicoltura e pesca. L‟agricoltura è l‟occupazione principale delle popolazioni. Alla fine del Medioevo la risorsa principale è ancora la terra, sia in termini di valore che di quantità di prodotto e di forza lavoro impegnata. Europa mediterranea: cereali, vite, ulivo, gelso, agrumi, canna da zucchero cotone. Terre Settentrionali e Atlantiche:avena, orzo, segale, piante tessili (lino e canapa). Europa Centrale e Orientale: cereali. La famiglia è autarchica, si mantiene con la policoltura di sussistenza: la gente produce, consuma e ripristina il ciclo. Producono tutto e male: infatti la specializzazione non è conveniente ne praticabile perché le famiglie non domandano nulla dato che sono autarchiche e le strade non permettono l‟affermarsi dei commerci. Inoltre è rischioso specializzarsi, coltivando più colture si diversifica il rischio (ogni contadino aveva proprietà sparse, coltivava cose diverse in luoghi diversi). Osserviamo quindi un‟agricoltura estensiva, caratterizzata dalla scarsità delle innovazioni agronomiche. In breve riguardo al rapporto Ambiente – Popolazione nel 400‟: La maggioranza della popolazione vive in campagna STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag14 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it I fattori produttivi sono terra e lavoro La coltura dominante è quella cerealicola ( contenimento del potenziale biotico) Agricoltura di tipo estensivo, che si avvantaggia di estensioni crescenti di terra Nessuno spazio per pratiche individualistiche: la cifra che connota il mondo rurale è indubbiamente il misoneismo, gli spazi per l‟affermazione di pratiche individualistiche sono nulli Tuttavia notiamo Miglioramenti nelle tecnologie e nelle tecniche agronomiche In vaste zone d‟Europa lo sfruttamento del suolo era cadenzato da pratiche collettive e coattive di coltivazione. Nessuno poteva decidere per sé, il villaggio decideva per tutti: cosa si coltivava, quando lo si coltivava, se si coltivava, se si pascolava e dove. Il singolo non poteva, (né gli conveniva) scegliere. Il villaggio decide: - Perché detiene i campi comuni coltivati dai contadini per integrare i loro raccolti - Siccome la proprietà non era accorpata ma sparsa per frazionare il rischio, il villaggio decideva coattivamente le colture da praticare nei diversi campi e le rotazioni di colture. INNOVAZIONE PIU‟ IMPORTANTEintroduzione della Rotazione Triennale: periodicamente si lasciava il campo a riposo (a maggese) perché le tecnologie di fertilizzazione non erano efficienti e occorreva evitare un eccessivo impoverimento del suolo. La rotazione triennale ha determinato un aumento della produttività rispetto a quando si coltivava metà campo e si lasciava l‟altra metà a maggese. Consente: a) Mettere a coltura 1/3 in più di terreno b) Più equa distribuzione del lavoro agricolo nel corso dell‟anno, semina autunnale e primaverile c) Più sicurezza nei confronti delle carestie. Schema della rotazione Anno 1 Anno 2 Anno 3 Terreno a Colture invernali Colture estive maggese Terreno b Colture estive maggese Colture invernali Terreno c maggese Colture invernali Colture estive Alla nuova forma di rotazione sono connesse altre due invenzioni significative: 1) Aratro pesante a ruote (di ferro e non più di legno); 2) L'uso dei cavalli come animali da tiro. Altri cambiamenti nel settore (libro): - Popolazione in aumento - Comincia a disgregarsi la curtismedioevale - Disboscamento e bonificheche consentono una crescita estensiva dell‟agricoltura Come la gente affrontava l‟ alea Nessuna previsione, nessuna autonomia decisionale, non esiste l‟individualismo perché. L‟alea è un orizzonte temporale futuro opaco, in cui non è possibile prevedere il successo o l‟insuccesso. È diversa dal rischio, un orizzonte incerto in cui si possono stimare le probabilità di successo, accettare di correre il rischio e stabilire quanto si vuole essere remunerati per aver corso tale rischio. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag15 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Surplus scarsi o nulli, trasporti inefficienti, popolazione scarsa Avversione al nuovo Conservatorismo economico L‟individuo non esiste per queste concatenazioni causali, vincoli strutturali Carenza di capitale umano, credulità Senso di inadeguatezza, coazione all‟aggregazione, prevalgono sentimenti di natura collettivistica Dipendenza dal più forte, organizzazione giuridica basata su fiducia a vincoli personali L‟unico bene che rappresenta un eccezione in questo tipo di mercato sono le spezie: sono un bene costoso a domanda rigida il cui commercio avviene su lunghissimo raggio. Per mantenere elevato il prezzo delle spezie se ne importano meno del potenziale vendibile. Su questo mercato operano grandi mercanti in grado di fare accurate valutazioni per prevedere l‟andamento futuro dei mercati di approvvigionamento e sbocco: fronteggiano il rischio curando anche fonti di trasmissione delle informazioni come libri aggiornati fino al 700‟. Essi affrontano il rischio, non l‟alea. I mercanti guadagnano per arbitraggio, chi acquista le spezie non è conoscenza del loro prezzo nei mercati di approvvigionamento. Settore secondario: attività di trasformazione delle materie prime e distribuzione s+dei prodotti finiti. Nel XV Secolo si è nel pieno dell‟epoca “preindustriale”. Sono ferventi l‟industria della carta, prodotta dagli stracci e da fibre ricche di cellulosa, le industri tessili (laneria in particolare), l'industria estrattiva e mineraria (forniscono attrezzi da lavoro, aratri, materiali da costruzione, armi, metalli preziosi. Anche il mare offre risorse cui sono collegate attività di trasformazione e occasioni di lavoro per le popolazioni vicine ad esso: corallo pesce, sale. Il sale oltre che per uso quotidiano serve alla popolazione sulle montagne che lo usa per nutrire gli animali, salare le carni, conciare le pelli. Alle popolazioni Nord Europee invece serviva per conservare il pesce. Le importazioni dal continente asiatico All‟interno dell‟ “ economia mondo” europee, autosufficiente nelle proprie produzioni (Braudel) esiste tuttavia un particolare gruppo di beni, le spezie e non solo, per il quale gli Europei sono per secoli dipendenti dall‟importazioni di un altro continente, l‟Asia. i importava pepe, noce moscata, zenzero, cannella, chiodi di garofano, profumi, erbe e radici medicinali, coloranti, tappeti, cotone, pietre preziose, avorio. Si trattava di beni di lusso, molto costosi, ma che ormai nella società europea costituivano un “bisogno” la cui curva di domanda era tendenzialmente rigida: questo significava chesi era comunque pronti a sacrificare per essi una quota del proprio reddito anche se la domanda non poteva aumentare oltre un certo livello, dato il tipo di utilizzazione. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag16 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Anche i medi e gli speziali ai malati e le vendevano a prezzi molto alti ai malati e ai cuochi: il pepe in particolare sperava da solo, come quantità commercializzata, tutte le altre spezie messe insieme. Se l‟inurbamento costituisce un tratto tipico del basso Medioevo non è meno vero che la stragrande maggioranza della popolazione viveva (oltre il 75%) e lavorava (oltre il 65%) in campagna. I fattori di produzione preminenti erano la terra e il lavoro. La sfera della produzione e quella del consumo sono sostanzialmente coincidenti: parliamo infattid‟industria familiare per autoconsumo. Il tipo di coltura dominante in tutta Europa è quella cerealicola. Si tratta di una “scelta” che implica altre opzioni (l‟accento sul “capitale”) e, latamente, alcune conseguenze come il contenimento del potenziale biotico. Si afferma un‟agricoltura di tipo estensivo, che si avvantaggia di estensioni crescenti di terra: la cifra che connota il mondo rurale è indubbiamente il misoneismo, gli spazi per l‟affermazione di pratiche individualistiche sono nulli. Tuttavia si segnalano miglioramenti nelle tecnologie e nelle tecniche agronomiche. In vaste zone d‟Europa lo sfruttamento del suolo era cadenzato da pratiche collettive e coattive di coltivazione. Nessuno poteva decidere per sé, il villaggio decideva per tutti: cosa si coltivava, quando lo si coltivava, se si coltivava, se si pascolava e dove. Il singolo non poteva, né gli conveniva, scegliere. All‟interno dell‟economia mondo autosufficiente (e dell‟economia urbana regolata) rileviamo un‟importante eccezione: le spezie: chi compra non conosce il prezzo che esse hanno in un altro luogo, si può allora speculare sulla differenza di prezzo tra due località diverse. Si tratta di un bene costoso ma a domanda rigida, il cui commercio avviene su lunghissimo raggio. Le spezie inter mediate dai grandi mercanti diventeranno, nel corso del XVI, un importante business per la corona portoghese. Industria domestica rurale La famiglia agricola per lungo tempo produce al proprio interno, per sé, attraverso la trasformazione di materie prime di facile acquisizione, una lunga serie di manufatti (utensili, utensili in legno e ferro, ...) per il cui approvvigionamento non ci si rivolge al mercato. Si tratta di produzioni di sussistenza che occupano il nucleo famigliare soprattutto nei lunghi periodi di riposo del ciclo agrario. Artigiani e corporazioni Fin dal Medioevo, le principali attività economiche erano organizzate in gruppi di mestiere o professionali con due principi comuni: 1) eguaglianza e solidarietà dei soci tra loro; 2) Separamento da tutti gli altri. Essi erano molto coordinati tra loro: acquistavano collettivamente le materie prime; non potevano farsi concorrenza interna ( tutti i prodotti dovevano avere caratteristiche qualitative standard e prezzi dei manufatti prodotti dovevano essere gli stessi). Poiché agli appartenenti alla corporazione spetta il monopolio delle specifiche produzioni, attraverso il filato produttivo, essi si difendono dalle posizioni già acquisite; avevano procedura prefissate per l'ingresso e l‟apprendimento dei singoli mestieri: guardano con diffidenza tutte le innovazioni e chiedono il divieto di prodotti stranieri concorrenti; erano previste misure assistenziali per gli iscritti al gruppo; erano previste forme di culto religioso da svolgersi in comune (ogni mestiere ha un santo protettore e una particolare cappella di devozione in una chiesa).ù l‟imposizione fiscale non era fatta sul singolo ma sull‟ente Tutti questi soggetti sono uniti da vincoli formali collegati allo Statuto. Di norma, l‟artigiano produce per il mercato, non solo locale, o su commessa:la domanda è asfittica difficilmente l‟artigiano produce per il magazzino, assumendosi ogni minino rischio d‟impresa. Le corporazioni detengono il monopolio della produzione nel rispettivo settore. Si muovono come cartelli (=gruppi industriali che si accordano per non farsi concorrenza fissando i prezzi o ripartendosi le quote di mercato). C‟erano sbarramenti all‟ingresso (l‟apprendistato durava anche 6 o 7 anni). Tutto ciò è una risposta razionale alla domanda asfittica: il mercato è limitato e gli operatori economici attivano meccanismi di autotutela. Le corporazioni offrono assistenza, tutelano il produttore e il consumatore: il prodotto è fatto a regola d‟arte, c‟è formazione professionale accurata. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag17 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Sono collettori fiscali: l‟imposizione fiscale è fatta sull‟ente, non sul singolo operatore. La corporazione è solidalmente responsabile per il pagamento. Erano il braccio economico e rappresentavano il potere politico nel medioevo. In questo contesto il singolo operatore non esiste e l‟efficienza del mercato è sacrificata per la salvaguardia della coesione sociale. Con i primi secoli dell‟Età moderna si pongono le premesse per lo svuotamento dell‟istituto corporativo. Opportunità economiche e dinamismo commerciale determinano il ritorno della manifattura nelle campagne e la progressiva disgregazione dell‟autarchia rurale. L‟artigiano, del resto non è in grado di controllare/gestire individualmente il reperimento delle materie prime e, spesso, nemmeno il collocamento dei prodotti due circostanze che condurranno alla perdita della sua autonomia a vantaggio di una figura semi nuova: il mercante - imprenditore. Egli seppe sfruttare intelligentemente le proprie conoscenze commerciali e le proprie capacità organizzative, tanto che finì per trasformare gli aderenti alla corporazione in figure professionali assimilabili ai lavoratori subordinati. Il mercante: Forniva all‟artigiano le materie prime e il capitale fisso; Organizzava la commercializzazione; non limitava la propria attività organizzativa all‟interno della città, ma, alla ricerca di più bassi costi di produzione, spesso forniva lavoro anche alle famiglie contadine: nacque così il “putting-out system” un sistema di produzione basato sul lavoro a domicilio. Mercante Imprenditore 1. cerca le materie prime; 2. consegna le materie prime alla famiglie contadine (poco remunerate) che svolgevano le operazioni che richiedevano molto lavoro e scarsa capacità professionale: i contadini svolgevano questi lavori nel periodi di riposo dei terreni; 3. ritira il prodotto semilavorato e lo consegna agli artigiani (molto remunerati) che si occupavano delle operazioni più delicate di rifinitura, che richiedevano alta capacità professionale. 4. rivende il prodotto finito su mercati privati; 5. non limita la propria attività organizzativa all‟interno della città, ma, alla ricerca di più bassi costi di produzione. Il “putting-out system”: 1. è un sistema in cui il mercante usa CAPITALE CIRCOLANTE (=capitale che ha vita utile su un solo esercizio); 2. è un sistema elastico, FLESSIBILE DI FRONTE A CALI DELLA DOMANDA; 3. è un sistema RIGIDO DI FORNTE AD AUMENTI DELLA DOMANDA perché i contadini non lavoravano di più: siamo di fronte ad una CURVA DI REGRESSIONE DEL LAVORO. Si può concludere che questo sistema è più razionale del sistema delle corporazioni ma inefficiente STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag18 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it rispetto all‟aumento della domanda. OSSERVIAMO TRE TIPI DI MANIFATTURA PREINDUSTRIALE Corporazioni Il mercante fornisce le materie prime, le corporazioni lavorano con le loro attrezzature, si dedicano al finissaggio e si commercializza sul mercato pubblico. Si ottengono prodotti di qualità molto costosi. Putting out system Il mercante fornisce le materie prime, i contadini le lavorano in casa con le loro attrezzature quando non sono nei campi. Il semilavorato torna in città per il finissaggio e la commercializzazione Manifattura accentrata Grande impresa accentrata, nella quale lavorano fino a alcune centinaia di persone, promossa dai governi secondo una strategia di politica sociale e economica. Essi lavorano solo per mantenersi un tenore di vita sufficiente Curva di lavoro regressiva Forma inefficiente di fronte Se li pago di più lavorano meno perché a un aumento significativo raggiungono prima la soglia prefissata. di domanda: non è Inoltre ci sono problemi di trasporto e controllo se possibile aumentare aumenta il numero di contadini coinvolti l‟offerta premessa al sistema fabbrica La tecnologia del XV secolo La tecnologia è stata il fattore più dinamico di mutamento economico e sviluppo. Il XV secolo è anche un momento tecnologicamente vivace si mutuano scoperte e invenzioni di altri popoli cui se ne aggiungono di nuove. A una data soglia tecnologica le risorse a disposizione determinano il limite massimo di sviluppo economico. Importante è rilevare l‟apertura degli Europei verso il nuovo e la disponibilità a recepire innovazioni, un atteggiamento che è anche il frutto della frammentazione politica del continente. Il XV secolo fu un periodo tecnologicamente vivace per l‟Europa: si fanno nuove scoperte e si mutuano le scoperte degli altri popoli. In generale l‟occidente è più ricettivo alle innovazioni. Perché: 1) I risultati positivi dei viaggi d‟esplorazione cementano il senso di superiorità degli europei importante elemento psicologico; 2) Nuovo approccio: osservare la natura per cogliere le leggi che la regolano e governarla; 3) Frammentazione politica dell‟Europa: di certo il fattore che ha più peso; il desiderio di prevalere sui vicini spinge a una necessità di arricchirsi. Per arricchirsi servono innovazioni. Inoltre anche le guerre portano innovazionequindi il desiderio di prevalere porta innovazione. N.B. se la popolazione non è ricettiva nell‟accettare l‟innovazione, l‟innovazione non serve a nulla. È quindi importantissima l‟apertura degli Europei verso il nuovo e la loro disponibilità a reperire innovazioni, un atteggiamento frutto anche della frammentazione politica del continente. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag19 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Premesse al capitalismo industriale: la Prima Grande Globalizzazione 1 grande globalizzazione: movimenti di merci 2 globalizzazione: movimento di persone e capitali 3 globalizzazione: Bretton Woods 1971-1975 L‟apertura di mondi chiusi Il XV secolo è anche il secolo dei grandi viaggi di esplorazione e delle scoperte geografiche e dell‟aggiunta e del controllo di nuove vie di acqua due fattori alla base della supremazia europea. In questo contesto si afferma la prima grande globalizzazione, secondo Braudel, la più importante. Il raggiungimento di Cina e India e le nuove scoperte geografiche sono state possibili grazie al miglioramento della tecnologie e delle pratiche nautiche: 1) Si sostituisce la vela al remo, sfruttando l‟energia eolica; 2) Si sostituisce il timone al remo, consentendo un miglioramento della manovrabilità; 3) Si abbandona la navigazione sotto costa con l‟introduzione della bussola. I maggiori successi spettano inizialmente al Portogallo. Le prime scoperte (o riscoperte), le isole atlantiche, sono una ottima base di apprendimento e un supporto all‟espansione transoceanica. Importante è il contributo di Enrico il Navigatore (1393-1460) il cui sforzo viene proseguito dalla Corona in direzione dell‟esplorazione dell‟Africa. L‟obiettivo è sostituirsi agli Arabi nel commercio delle spezie. Nel 1487 B. Diaz doppia il capo di Buona Speranza. Al periodo di crescita demografica corrisponde l‟epoca delle grandi esplorazioni. Le conseguenze sono l‟individuazione di rotte interamente marittime tra Europa e Asia e la colonizzazione di nuove terre occidentali. Il Mediterraneo perde la centralità ed il monopolio delle spezie. I protagonisti sono il Portogallo e la Spagna che tuttavia non saranno in grado di gestire l‟opportunità conquistata e la nuova ricchezza. Questo periodo è stato definito prospero. IL PORTOGALLO Sebbene il Portogallo fosse uno Stato poco popolato e povero, con un‟economia prevalentemente di sussistenza e non autosufficiente per quanto riguarda le risorse alimentari, si assicurò un vasto impero marittimo in Africa e America ma soprattutto in Asia, dove divenne padrone dell‟Oceano Indiano, e riuscì ad esportare sale, pesce, olio, vino, frutta, sughero e pellami. Questo fu possibile grazie alle conoscenze accumulate nella progettazione di navi e nelle tecniche di navigazione. Il principe Enrico si dedicò alle esplorazioni. Dopo la morte di Enrico, l‟attività di esplorazione rallentò per la mancanza del sostegno regio e per la concorrenza del traffico di avorio, oro e schiavi. Il Re Giovanni II salito al trono nel 1481, riprende le esplorazioni, infatti l‟opera scientifica e di esplorazione svolta sotto il patrocinio del monarca posero le fondamenta delle scoperte successive. Nel 1488 uno dei navigatori del Re, Bartolomeo Diaz, doppiò il Capo di Buona Speranza. Vasco De Gama raggiunse Calicut circumnavigando l‟Africa: malattie, tempeste, etc. decimarono la spedizione ma il carico di spezie con il quale si fece ritorno compensò di gran lunga tutti i costi del viaggio. I portoghesi riuscirono a spazzare via gli arabi dall‟Oceano Indiano e nel 1513 una delle loro navi attraccò nella Cina meridionale. Si stavano, infatti, allargando sempre più verso Oriente i confini degli interessi economici del vecchio continente. LA SPAGNA E L‟ARRIVO NEL NUOVO MONDO Il secondo paese protagonista, ma verso Occidente, è la Spagna: paese con condizioni economiche particolari ed inoltre con problemi per quanto concerne l‟unificazione interna. L‟agricoltura aveva ricevuto una cospicua eredità dai predecessori mussulmani, poiché i popoli arabi e Moreschi che avevano popolato l‟Andalusia prima della riconquista cristiana erano stati eccellenti orticoltori e vano portato l‟arte dell‟irrigazione ad un alto livello, ma i sovrani spagnoli, infiammati da fervore religioso, sperperarono questo patrimonio. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag20 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Nello stesso anno della conquista del Regno di Granada e della scoperta dell‟America da parte di Colombo essi ordinarono l‟espulsione dal Regno degli Ebrei (abili artigiani e commercianti). La maggiore difficoltà dell‟agricoltura deriva dalla rivalità tra contadini e grandi proprietari terrieri, che destinavano i loro possedimenti all‟allevamento di bovini. La produzione laniera ha avuto per lungo tempo uno sbocco molto redditizio (pratica della transumanza): essa era considerata una merce di valore ed era tassabile. Privilegio speciale per questa produzione è stato il diritto di pascolo illimitato sulle terre comuni accordato alla corporazione imprenditoriale della Mesta, in cambio di tasse. Nel 1483, mentre gli equipaggi del portoghese Giovanni II stanno ancora aprendosi la strada lungo la costa africana, Colombo chiede al Re di finanziare una spedizione. Solo nel 1492, Isabella di Castiglia, per celebrare la vittoria sui Mori di Granada, acconsentì a finanziare la spedizione di Colombo. Egli, dopo aver fatto ritorno in Spagna, l‟anno successivo torna con una spedizione molto più numerosa e attrezzata con cui inizia la colonizzazione. In questo contesto avviene la scoperta dell‟America il 12 ottobre 1492. UNA NUOVA CONFLITTUALITÀ SUI MARI ED IL TRATTATO DI TORDESILLAS Subito dopo il rientro della prima spedizione, Ferdinando e Isabella si rivolsero al Papa Alessandro VI affinché stabilisse una “linea di demarcazione” che confermasse i diritti spagnoli sulle terre appena scoperte. Il 1494, nel Trattato di Tordesillas, il Re del Portogallo convinse gli Spagnoli a tracciare una nuova linea circa 210 miglia più a ovest di quella del 1493, facendo pensare che i portoghesi conoscessero già l‟esistenza del nuovo mondo. Nel 1500, durante la prima grande spedizione commerciale portoghese successiva al ritorno di Vasco De Gama, Pedro De Cabral face vela direttamente verso quella zona e rivendicò il territorio su cui era approdato il Portogallo prima di proseguire per l‟India. Nel 1497Giovanni Caboto, genovese alla corte d‟Inghilterra di Enrico VII compì un viaggio che lo portò all‟isola di Terranova e alla Nuova Scozia. Caboto, con il fratello esplorò anche la costa settentrionale del Nord America ma i loro risultati sono stati giudicati insignificanti dal Re che li ricompensò solo con 10 sterline. Il trapianto della cultura europee, con la modificazione e a volte l‟estinzione delle culture non occidentali, rappresentò l‟aspetto più drammatico dell‟espansione europea. Ai mutamenti di prospettive economiche bisogna aggiungere le ricadute culturali, sociali e politiche che questi eventi produrranno successivamente. N.B: Il pontefice concede ai regnanti spagnoli e portoghesi il consenso di colonizzare le terre a patto di evangelizzare i nuovi popoli. Con il trattato di Tordesillas del 1494 alla Spagna venne attribuita la fascia a 400 km (300 miglia) dalle Azzorre, mentre i portoghesi, ottennero uno spostamento di 200 miglia e riuscirono ad allargarsi fino al Brasile. Questi cambiamenti portati delle nuove scoperte geografiche hanno modificato la gerarchia delle economie urbane: le principali città europee, quelle più dinamiche, capaci di costituire stabili punti di riferimento per le economie continentali ed extra continentali, si trovavano nell‟Europa nord-occidentale. Si osserva in questo secolo una crescita esponenziale della popolazione di Londra e Amsterdam e lo sviluppo di una fitta rete di città medio- grandi che furono causa-effetto dello sviluppo economico di quei due Paesi. L‟ampliamento dei mercati determinò una profonda evoluzione nell‟organizzazione dell‟attività manifatturiera. La colonizzazione del nuovo continente e l‟apertura delle nuove rotte oceaniche determinarono l‟arrivo in Europa di prodotti sconosciuti che incontrarono progressivamente il favore dei mercati come tabacco, caffè, cioccolato, zucchero. Le stesse rotte commerciali continuavano ad assicurare un consistente flusso di metalli preziosi, oro e argento. La vera novità del XVII secolo fu la crescita vertiginosa delle rotte dall‟Europa all‟America. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag21 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Le popolazioni europee emigrate iniziarono ad esprimere una domanda di manufatti del vecchio continente alle prese con un calo della domanda interna. Questi commerci divennero uno dei maggiori motivi di scontro tra tutti gli Stati colonizzatori. Il periodo 1550-1630 è passato ai posteri come un periodo di inflazione: l‟epoca della Rivoluzione dei prezzi. Malthus identifica questo periodo come un momento di forte inflazione determinato dall‟aumento di disponibilità di metalli preziosi: esiste una proporzionalità inversa tra quantità di denaro disponibile e valore del metallo, elemento molto importante per la base monetaria. In realtà in questo periodo l‟inflazione era bassa rispetto ai valori attuali, circa il 2% annuo e dovuta, più che all‟argento americano, al comportamento dei sovrani. Tuttavia in epoca preindustriale ciò rappresentava un evento straordinario. Questo fenomeno dura fino alla prima metà del XVII secolo, dove iniziò il periodo di deflazione. Il fenomeno venne attribuito all‟arrivo dell‟argento americano, in realtà fu determinato da molteplici circostanze: l‟aumento della disponibilità dei modelli preziosi e l‟aumento dei prezzi si chiama inflazione (perdita del valore della moneta metallica). TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA: quanto più metallo c‟è a disposizione tanto più si riduce la velocità di circolazione della moneta. Tra il 1550 e il 1630 l‟inflazione era bassa (2%) e la domanda era prevalentemente dei beni di prima necessità. Nel „600 la leadership venne assunta dall‟Inghilterra che iniziava una lenta penetrazione anche nei commerci del Mediterraneo e dai Paesi Bassi che controllavano le rotte atlantiche. La necessità di mettere a coltura gli immensi territori americani e la scarsità di popolazione indigena spinseroil commercio degli schiavi per le piantagioni di zucchero e cotone. Questi grandi traffici oceanici imponevano enormi sforzi economici; nei paesi iberici fu lo Stato stesso che si fece promotore, mentre in Inghilterra e in Olanda, l‟iniziativa fu quasi esclusivamente privata anche se godeva di grandi agevolazioni da parte dello Stato. Metalli americani e bancarotte spagnole: le difficoltà monetarie e finanziarie Nel XVI secolo, tra il 1550 e il 1630 l‟arrivo dei metalli americani provocò un‟inflazione che venne chiamata “rivoluzione dei prezzi”. La deflazione iniziò prima della metà del XVII secolo e ad essa contribuì anche il sensibile calo degli arrivi dei metalli preziosi dall‟America. La rarefazione dell‟oro e dell‟argento americano ebbe conseguenze in campo monetario e finanziario. Gran parte dei metalli americani giungeva in Spagna, in parte sotto forma di prelievo fiscale ed in gran parte sotto forma di merci di scambio, in quanto i coloni potevano commerciare solo con la madre patria. La Spagna non era in grado di far fronte alla domanda delle colonie, perciò l‟oro e l‟argento americani presero ben presto la via di Amsterdam, Firenze, Milano e Lione. Ad aggravare al situazione si era aggiunta la rivolta dei Paesi Bassi. Nel 1609 l‟80% delle entrate fiscali spagnole era già stato ipotecato. 10 anni dopo, Filippo IV, scoprì che tutte le tasse erano in mano a banchieri stranieri. In effetti periodicamente il re di Spagna era costretta a dichiarare bancarotta, che in realtà, era un modo per rinegoziare i tassi di interesse sui debiti. L‟Europa non asburgica beneficiò della grande liquidità proveniente dall‟America e godette di tassi di interesse molto bassi: soprattutto in Olanda e Inghilterra ma anche in Francia e nella Serenissima i tassi tendevano al ribasso. Il Mercantilismo (1500-1750 circa) L‟affermazione dello Stato moderno Con l‟età moderna e il consolidamento degli stati nazionali, i problemi della crescita, della ricchezza e della sua distribuzione si pongono al centro della riflessione economica. Si consolida l‟idea che l‟origine della ricchezza risieda nella sfera della circolazione dei beni. Col termine MERCANTILISMO intendiamo una letteratura che si afferma tra il 1500 e il 1750 che assume questo nome perché gli autori erano in gran parte mercanti che portavano avanti teorie STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag22 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it coerenti con la pratica della mercatura. La mercatura è un complesso di pratiche economiche caratterizzate da elementi comuni e che fronteggiano stesse necessità. (definizione da dizionario: Pratica e tecnica del commercio, perlopiù in riferimento all'attività mercantile alla fine del Medioevo). La necessità comune è quella di ritagliarsi posizioni di vendita per favorire le proprie attività a discapito di quelle altrui. Questa politica economica quindi era basata sul concetto che la potenza di una nazione sia accresciuta dalla prevalenza delle esportazioni sulle importazioni. I principi fondamentali del mercantilismo erano aumentare la capacità produttiva del paese, accrescere le esportazioni incoraggiando le produzioni destinate a questo mercato e la loro collocazione all‟estero e scoraggiare le importazioni di merci estere, eccetto quelle che servivano alle produzioni locali. Conseguenze: Incentivato il commercio; Incentivate le attività di trasformazione perché i manufatti nazionali possano imporsi sui mercati esteri; Politica volta a incrementare la popolazione: una IN BREVE popolazione numerosa implicava un mercato del Le pratiche e la letteratura lavoro in cui i salari tendevano ad abbassarsi mercantilistica nascono al termine del favorendo le manifatture. Medioevo e si affinano nel corso Il mercantilismo si cura poco dell‟agricoltura perché è dell‟età moderna: con questo temine si ritenuta poco idoneaa produrre ricchezza in quanto indicano quindi sia una teoria sia legata ai limiti naturali di rendimento. pratiche economiche che si sviluppano In questo periodo si incomincia a ragionare sulle determinanti della ricchezza delle nazioni: gli autori si focalizzano soprattutto sulla circolazione monetaria, sulla quantità di metalli preziosi che un paese ha a disposizione. Dopo ciò che accade in spagna questa visione si modifica, e si considera la ricchezza residente nei commerci: il commercio internazionale è uno dei fattori principali del processo di accumulazionecapitalistica. I primi autori sottolineano l‟importanza dei mercati internazionali e di una politica commerciale e industriale che i nascenti stati nazionali dovrebbero portare avanti, razionalizzando il fisco e riducendo le imposte dirette e indirette. Il pensiero mercantilista afferma che l‟economia può essere oggetto di analisi utilizzando gli stessi strumenti con cui si analizza la natura. Al pensiero moralistico si sostituisce la concatenazione causa-effetto. Partendo da queste due ipotesi a) La ricchezza del mondo è fissa: ci si può arricchire solo a scapito di qualcun altro b) La ricchezza è frutto di fattori monetari il relazione al fenomeno del consolidamento dello stato nazionale e della sua necessità di dotarsi di entrate adeguate •L‟ipotesi teorica era che la ricchezza del mondo fosse fissa e dunque che ci si potesse arricchire solo a discapito di qualcun altro. Gli autori si concentrano quindi sulla disponibilità di metalli preziosi e sul ruolo del commercio internazionale mentre si afferma l‟idea che l‟origine della ricchezza stia nella sfera della circolazione •La ricchezza nazionale sarebbe potuta crescere valorizzando le ricchezze e le manifatture nazionali. Il governo avrebbe dovuto stimolare la produzione e l‟esportazione e contenere le importazioni e il costo del lavoro: un saldo positivo della bilancia commerciale avrebbe infatti generato un flusso di metalli preziosi verso il paese (perché i pagamenti internazionali avvenivano in valuta metallica pregiata) •Uno dei risultati teorici più significativi della letteratura mercantilistica fu il riconoscimento che le leggi che regolavano l‟economia potessero essere indagate usando gli stessi strumenti che si usavano per indagare le scienze naturali . Conoscere le leggi dell‟economia, si noti, comporta in prospettiva la possibilità di regolarla Gli autori arrivano a formulare queste teorie William Petty (1683- 1687): inizia ad usare le serie statistiche per analizzare basi sociali Mandeville (1670- 1733): elabora la teoria “la favola delle api”, illustrando come i vizi privati generano pubbliche virtù. I peccati e l‟egoismo sono congeniti alla natura umana; tuttavia se siamo in grado di indirizzare questi peccati potremmo ottenere un meccanismo virtuoso per tutto il mercato. Si parla di api perché Mandeville utilizza la metafora dell‟alveare che produce per i vanitosi : se non produce più causa il STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag23 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it crollo dell‟economia. La gente (uomini, donne e bambini) deve lavorare e ci deve essere un organismo che coordina le virtù private al fine di realizzare interessi pubblici e appianare il conflitto tra pubblico e privato. La ricchezza più sicura consiste in una miriade di poveri laboriosi. Il lusso, l‟orgoglio, l‟invidia e la vanità danno lavoro a moltissime persone. Cantillon (1680-1734) è un esponente dell‟economia classica che riteneva che i settori dell‟economia non fossero separati e che si potesse quindi definire una teoria sul funzionamento delle variabili economiche in modo unitario, confrontabile con statistiche e dati. Riteneva che fosse possibile armonizzare l‟interesse dei singoli grazie al mercato concorrenziale tra imprenditori. Nel corso del XVII secolo cominciarono faticosamente a formarsi gli Stati nazionali. Solo paesi con dimensioni territoriali adeguate potevano permettersi il lusso di mantenere una burocrazia stabile con lo scopo di amministrare lo Stato, ma soprattutto di esigere le tasse, e solo con entrate adeguate gli Stati potevano mantenere eserciti e flotte sempre più grandi e sempre più costosi. Il 1600 segnò la definitiva affermazione del mercantilismo. Olanda, Inghilterra e Francia furono i primi paesi a sperimentare nuove forme di amministrazione pubblica, di rappresentanza degli interessi e d‟intervento statale nell‟economia. Le tre diverse esperienze identificano tre diversi modelli di Stato e tre livelli diversi di performance economica. L‟Olanda - Le province unite Nella seconda metà del XVI secolo, all‟atto della ribellione alla Spagna Imperiale le Province Unite sono una realtà territorialmente inconsistente e povera di materie prime. L‟incremento degli scambi è l‟impulso motore della crescita economica di quest‟area che si colloca in un quadro istituzionale di marca medievale antitetico a quello che allora costituiva il trend moderno, l‟assolutismo e la centralizzazione dei poteri e delle funzioni. Dall‟indipendenza al primato nel commercio internazionale Il centro finanziario e manifatturiero di maggiore importanza fu Bruges, fino al XV secolo e quello successivo la leadership passò ad Anversa. Le principali città delle province del nord aderivano alla lega Anseatica, dalla quale furono escluse nel corso del XV secolo. Nonostante l‟esclusione dalla Lega, nel 1471 venne sancita la libertà di commercio nel Mar Baltico anche per le navi olandesi. Nel 1600 si concretizzò un sistema dualistico dove Anversa era la capitale finanziaria ed il principale centro commerciale ed Amsterdam assumeva l‟assoluto predominio nel Baltico. A ciò si aggiunge un‟affermata agricoltura molto evoluta. Nella seconda metà del 1500 i Paesi Bassi iniziarono una lunga lotta per l‟indipendenza dall‟impero spagnolo; le cause furono i motivi religiosi e la difesa di antiche autonomie municipali. L‟azione repressiva inasprì la lotta e portò, nel 1581, alla divisione dei Paesi Bassi. La regione meridionale rimase sotto il controllo spagnolo mentre la settentrionale dichiarò l‟indipendenza nel luglio di quell‟anno. Fu decisivo l‟appoggio dell‟Inghilterra e la superiorità in mare che segnò l‟inizio del declino spagnolo. Dopo 40 anni di guerra, questa giovane nazione era la più sviluppata d‟Europa; uno dei fattori che ne favorì il successo fu il grande esodo di protestanti dalle province meridionali. Amsterdam e l‟intera Olanda divennero il centro propulsivo dello sviluppo, mentre ci fu la decadenza di Anversa determinata dal blocco del porto, imposto dagli olandesi. La flotta olandese era superiore a quella spagnola e francese e rivaleggiava alla pari con quella inglese. La cantieristica olandese era all‟avanguardia e costruiva navi migliori a minor costo. Con questo vantaggio tecnologico e con avanzate conoscenze in campo finanziario e commerciale gli olandesi assunsero il controllo del commercio internazionale e Amsterdam divenne il centro della più ampia rete di commerci esistente. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag24 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Il vero salto di qualità avvenne quando gli Olandesi si inserirono nei commerci con l‟Oriente (compagnia olandese delle Indie orientali: VOC, fondata nel 1602), superando il predominio portoghese. Il successo olandese fu legato, oltre al commercio, anche al grande sviluppo manifatturiero e delle aree agricole che avevano un‟agricoltura molto avanzata basata su efficienti sistemi di canalizzazione ed irrigazione oltre che su razionali metodi di concimazione e rotazione. Oltre all‟importante industria tessile, anche altre attività di trasformazione conobbero grande sviluppo, come lo zuccherificio e la cantieristica. Un grandioso sistema di dighe e di idrovore allargò di parecchio la superficie coltivabile ed il risultato fu una produttività superiore alla media europea e la possibilità di utilizzare manodopera contadina anche in attività manifatturiere. La supremazia sui mari e un colonialismo nuovo Un ruolo determinante fu svolto dalle risorse naturali e dai fattori tecnologici (torba, energia eolica). Inoltre la mancanza di un potere centrale e la scarsa importanza delle corporazioni permisero il libero sviluppo di nuove attività. Le ragioni dello sviluppo furono molte e tutte rilevanti: religione, tecnologia e forma di governo contribuirono senz‟altro ad avviare il processo di sviluppo LA BORSA DI AMSTERDAM Il primato commerciale e l‟adozione di tecniche e strumenti rivolti a ridurre i costi di transazione pongono Amsterdam al “limite superiore” del grande capitalismo mondiale. La formazione di sale vendita permanenti (conosciute come BORSE) è da ascrivere ai Paesi Bassi: ad Amsterdam si riunivano speculatori di ogni specie, qui come a Londra, la diversa nazionalità non sembra costituire una discriminante. E‟ bene però tenere presente che la fortuna olandese è anche frutto di una peculiare congiuntura. Con il 1600 Amsterdam diventa il Centro della Economia-Mondo. Amsterdam si può considerare il FULCRO DEI COMMERCI: alla Borsa di Amsterdam confluiscono operatori di qualsiasi etnia e religione. Lì convenivano grandi quantità di capitale ed inoltre il coste del capitale era basso:AD AMSTERDAM NEL 1600 INDEBITARSI COSTAVA POCO. Questo comportò una riduzione dei costi transazionali. Ad Amsterdam si affermarono due nuovi tipi di operazioni: 1) VENDITA SU CAMPIONE: l‟acquirente vede il campione che vuole comprare e il venditore garantisce la conformità, alla consegna, della marce al campione visto; 2) VENDITA A TERMINE: la prestazione e la controprestazione avverranno in un dato periodo successivo stabilito da compratore e venditore. QUALI ATTRATTIVE SI HANNO SE SI COMPRA A TERMINE?? CHI COMPRA: si aspetta un prezzo più alto se comprasse più in là nel tempo CHI VENDE: lucra sul tempo Si può concludere che la BORSA VALORIZZA LA RICCHEZZA e DETERMINA LA CRESCITA DEI PAESI BASSI che già avevano agricoltura, manifattura e commercio fiorenti. La prima speculazione della storia è connessa ai Tulipani:si ha una speculazione quando il titolo perde il suo valore d‟uso mantenendo solo il valore di scambio. Il commercio di bulbi di tulipano, un fiore che all‟epoca costituiva uno status symbol, era inizialmente limitato a pochi appassionati, tuttavia determinò la prima bolla speculativa della storia. Alla base di tutto ci fu la sete di guadagno che spinse i commercianti a vendere i bulbi ancora nel terreno. Per sveltire la produzione di tulipani si iniziò a staccare i bulbi dalla pianta madre in modo da avere più probabilità di assomiglianza ad essa.Tuttavia la produzione di tulipani non può essere seriale. Il commercio di tulipani avveniva di solito in estate: chi andava a comprare il bulbo, professionisti e amatori, andavano per comprare quel particolare fiore. In seguito con lo sviluppo del mercato delle vendite a termine (mercatospeculativo) chi vendeva iniziò a cedere un pezzo di carta con il prezzo e chi comprava iniziò a sua volta a cedere il pezzo di carta ad altri con un prezzo più elevato. Chi vendeva volle tuttavia una garanzia del 5% in quanto questi acquisti venivano fatti senza che il compratore avesse al momento della vendita tutta la liquidità per pagare. Le aspettative di crescita dei prezzi alimentarono un mercato delle negoziazioni a termine (futures) in cui venivano venduti e rivenduti i certificati che attestavano la proprietà del bulbo . STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag25 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Nel 1637 crollò il mercato dei tulipani e chi non aveva i soldi per pagare rimase fregato. Il credito non è una merce ma una relazione tra creditore e debitore. Se il meccanismo si inceppa si ha un crollo immediato della fiducia: questo è proprio quello che è accaduto nel mercato dei tulipani. Tutto ciò avvenne perché salta la relazione tra creditore e debitore, frutto della valutazione personale del rischio di insolvenza del creditore. Nel momento in cui il creditore cartolarizza il credito, sposta il rischio sul mercato. Quando il titolo diventa solo merce di scambio finalizzato a essere venduto e rivenduto potrebbe causare una bolla speculativa. La finanza presenta sin da subito il suo connotato tipico: è cosmopolita, mossa da proprie regole; è la repubblica internazionale del denaro. Alla borsa di Amsterdam si negoziavano i titoli delle compagnie delle Indie. Sintomo di una corretta circolazione dei capitali era che tali titoli presentavano quotazioni simili sia alla borsa di Amsterdam che a quella di Londra. La borsa evoluta è stata fondamentale per permettere il pieno sviluppo delle compagnie delle indie. In generale era più facile per gli imprenditori olandesi procurarsi i capitali. La fortuna delle Provincie Unite è dettata anche dal commercio: quando dopo le guerre perdono come clienti nemici europei (non potevano ad esempio più contare sul sale portoghese), si dedicano all‟avventura coloniale (sbarcano ad esempio in Venezuela). Per commerciare con le colonie si fondano grandi compagnie privilegiate: esse sono antenate delle spa, la responsabilità è limitata al solo capitale conferito, per raccogliere capitali su grande scala. I capitali sono divisi in quote che col tempo diventano negoziabili in borsa. Permettono il coordinamento nei traffici transoceanici. Le compagnie delle indie sono frutto di un accordo tra governo e borghesia: - Il governo riscuote più agevolmente i dazi; - Le compagnie hanno il monopolio su alcune tratte e riscuotono profitti monopolistici; - Le compagnie Beneficiano della limitazione della responsabilità; Le compagnie, a differenza delle commende medioevali sopravvivono al singolo affare. Le compagnie delle indie non sono una prerogativa olandese: esistono anche in Inghilterra, con alcune differenze. Sono entrambe totalmente privatea differenza delle compagnie francesi, connotate da un forte legame con lo stato, erano elettive con componenti della nobiltà. Compagnie olandesi 1602 Fusione tra compagnie esistenti per evitare l‟erosione dei profitti e mantenere elevati i prezzi. Sono gestite da despoti, che fanno ciò che vogliono con l‟appoggio dello stato. Rilasciavano azioni fino al raggiungimento delle quote necessarie. La sottoscrizione era vincolata per 10 anni, non al singolo affare (poi rifiutarono di liquidarle). Compagnie inglesi1602 C‟è una chiara separazione tra proprietà e gestione. I soci possono votare, controllare il libro contabile e l‟operato degli amministratori Distinguiamo tra a) Compagnie delle indie occidentali: preposte al popolamento di alcune aree, verso Americhe e Africa, meno profittevoli. Approccio abbandonato dopo che hanno ceduto Nuova Amsterdam agli inglesi nel 1664. b) Compagnie delle indie orientali: puramente commerciali. Il commercio di spezie, sete, tappeti e tutti gli altri prodotti orientali fu in mano agli olandesi per tutto il 600. Il successo delle compagnie olandesi era senz‟altro dovuto al fatto che le naviviaggiavano sempre cariche, sia all‟andata che al ritorno. Gli olandesi usavano come merci di scambio non solo metalli preziosi ma anche manufatti anche importati da altri paesi. Amsterdam diventa un centro di riesportazione. Inoltre il colonialismo olandese conciliava la massimizzazione dei profitti con un contenimento estremo dei costo di gestione: il colonialismo olandese era fondato sulla costruzione, STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag26 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it sulla conquista di basi commerciali con cui controllare l‟economia; non si preoccupavano di conquistare i territori ma davano appoggio ai principi locali. La Francia Le vicende francesi risultano assai complesse e ricche di contraddizioni. La Francia non conobbe una crescita economica paragonabile a quella inglese e tanto meno a quella olandese, ma fu comunque un‟assoluta protagonista degli avvenimenti politici, militari ed economici a livello mondiale. È un paese popoloso con una dinamica demografica rallentata. La popolazione è prevalentemente rurale e assistiamo a una concentrazione della proprietà fondiaria, la borghesia acquistava la terra per motivi di prestigio. C‟è scarso inurbamento e una bassa densità demografica. Nel sistema agrario prevaleva ancora la signoria di stampo feudale, fino a quando la borghesia per motivi di prestigio e per la sicurezza dell‟investimento. La rendita fondiaria venne incrementata attraverso un inasprimento dei prelievi a carico dei contadini da parte dei proprietari. Inoltre lo stato, per aumentare il gettito fiscale colpisce con l‟imposizione i contadini, rendendo più precarie le loro condizioni. L‟esito finale di questa evoluzione fu l‟affermazione di nuovi contratti come la mezzadria e l‟affitto a breve termine che imponevano uno sfruttamento più intensivo della terra. A partire dal 1660 la crescita della Francia si fece più sostenuta. La grande maggioranza della popolazione francese viveva nelle campagne con una percentuale di contadini senz'altro superiore alla media dell‟Europa Occidentale. Nel sistema agrario predominava ancora la signoria di stampo feudale come accennato sopra. MEZZADRIA: il contadino coltiva le terre che gli vengono affidate e da metà del raccolto al padrone. I contadini ricevono pressioni sia dallo Stato, che emanò ulteriori tasse per chi coltivava la terra, sia da parte dei proprietari dei fondi. L‟aumento dei prelievi e della pressione fiscale limitò l‟accumulazione di capitali e quindi il pieno sviluppo di un‟agricoltura moderna. Solo nelle terre signorili si registrarono significativi progressi. Fino al 1630 l‟industria tessile fece segnare una costante, benché contenuta, crescita. Ma a partire dalla prima grave crisi demografica a livello continentale, queste manifatture entrarono in una profonda recessione, che durò almeno fino alla metà del secolo.A partire dal 1660 la tendenza si inverte: i contadini vennero impegnati soprattutto nella filatura e nella tessitura. Sotto l‟influsso di un forte sostegno statale e di una politica doganale molto protettiva, la Francia conobbe un vigoroso impulso nella produzione di oggetti di lusso. Lo sviluppo delle grandi manifatture aveva lo scopo di accrescere le capacità produttive ma anche di perseguire una più solida pace sociale. Durante il regno di Luigi XIV l‟industria francese raggiunse i vertici mondiali nella produzione di beni di lusso. Infatti durante il regno dei Valois la Francia mostrò mire espansionistiche ed egemoniche sul continente europeo, in particolare in Italia, in alcune regioni dell‟Europa centrale e nell‟espansione coloniale. Il Regno di Francia fu l‟ultimo ad impegnarsi nelle imprese transoceaniche: la compagnia francese delle Indie Orientali venne fondata nel 1604. Fu Richelieu a intuire per primo la grande importanza dello sviluppo coloniale, soprattutto in funzione anti-spagnola. Nel 1626 i francesi organizzarono alcuni insediamenti in Guyana e nelle Antille e in Canada dove nel 1641 venne fondata Montreal. In altre aree la colonizzazione ebbe maggior successo come in Africa. Gli economisti avevano individuato il commercio internazionale come uno dei fattori principali del processo di accumulazione capitalistica e avevano intuito la validità della teoria quantitativa della moneta. Su questa base, economisti e governanti cercarono tutti i modi per sviluppare il commercio e la produzione del proprio paese. Nel 1660 Jean-BaptisteColbert, ministro delle finanze di Re Luigi XIV notò un generale rallentamento dell‟economia e cercò di sanare le finanze pubbliche in deficit a causa delle guerre e di dotare la Francia di un settore manifatturiero e di una flotta competitiva. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag27 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Colbert riorganizzò l‟apparato burocratico preposto alla riscossione delle tasse fondiarie (taille): nel giro di 10 anni il netto delle entrate fiscali passò da 31 milioni di livres a 75 milioni. Questo consentì un forte intervento pubblico nell‟economia. Il sistema di Colbert era basato su questa idea: LO STATO NON DEVE ESSERE SOLTANTO REGOLATORE MA DEVE ANCHE INTERVENIRE DIRETTAMENTE INDIRETTAMENTE NELL‟ECONOMIA. Egli infatti escogitò una politica industriale: 1. doveva esserci creazione diretta di manifatture per l'esportazione--> PRODUZIONE DI LUSSO PER L‟ESPORTAZIONE; 2. i capi di stoffa dovevano avere standard qualitativi sempre uguali--> FORNIRE TRASPARENZA AL MERCATO CON QUALITÀ COSTANTE; 3. spingere l‟industria mediante l‟esenzione fiscale e l‟assegnazione di privative--> CONCEDERE MONOPOLI. Colbert fece la scelta di puntare sulla qualità delle produzioni e non sul contenimento dei costi: creò una struttura burocratica preposta al costante controllo dell‟economia nazionale e si avvalse del preesistente sistema delle arti delle quali ampliò le prerogative e i poteri. Per migliorare la qualità delle produzioni nazionali non si esitò a favorire l‟immigrazione da altri paesi di tecnici specializzati. Il limite del mercantilismo Colbertista non stava né nei risultati, né nei metodi ma nelle sue motivazioni finanziare le guerre di Luigi XIV: i risultati della razionalizzazione Colbertista furono molti ma incontrarono precisi limiti e non stimolarono la libera iniziativa. Allo stato fondato su base giuridica Colbert sostituì lo Stato finanziario ma solo alla fine dell‟esperienza napoleonica si consolidò un sistema giuridico-istituzionale che superasse l‟assolutismo e fosse in grado di dare allo Stato un assetto moderno, fondato proprio sulla burocrazia creata da Colbert: il dirigismo Colbertista, dal punto di vista economico, dotò la Francia di un sistema burocratico e istituzionale in grado di sostenere una forte evoluzione in senso capitalistico dell‟economia nazionale. L'Inghilterra L'Inghilterra esce dal Medioevo passando dalla produzione di lande grezze alla produzione di tessuto: la terra coltivata venne ridotta a vantaggio della terra destinata al pascolo. Tra i settori trainanti dell‟economia inglese vi fu anche l‟industria siderurgica, poco diffusa in passato, ma che ebbe uno sviluppo rapido. Carlo Cipolla ritiene che tale aumento sia dovuto alla sostituzione dei rari combustibili vegetali con il carbone, poco costoso ed abbondante. Nonostante tutto il settore trainante dell‟economia inglese fu il commercio. Alla fine del secolo la marina inglese era la migliore al mondo. Il seicento inglese fu un secolo di grandi conflitti (guerre civili) ma anche un secolo in cui si affermarono nuovi assetti costituzionali e nuove classi sociali presero le redini dell‟economia e della politica nazionale. Tutti questi sconvolgimenti non rallentarono però la crescita economica avviata nel secolo precedente. Nella prima metà del 600 l‟Inghilterra poteva contare su una solida struttura manifatturiera e su una marina in grado di sostenere una rete commerciale in rapida evoluzione. Nel 1602 venne fondata la compagnia inglese delle Indie Orientali, l‟unica in grado di competere con la VOC olandese in Asia e soprattutto in India. 1609 --> predomino dell‟India. 1610 --> coltivazione di tabacco in Virgina, che divenne quasi subito la principale fornitrice di questo importante prodotto nella madrepatria. 1620-1640--> gli inglesi giungono in America attratti dalle enormi potenzialità di quella terra che non produceva solo tabacco ma anche cotone (sempre più importante per l‟economia inglese) e lo zucchero. La Virginia Company era la compagnia che gestiva la colonizzazione nel nord America e che portò oltre Oceano agricoltori e commercianti. Nell‟America del Sud la penetrazione fu più difficoltosa, ma gli inglesi si assicurarono, in ogni caso, nell‟Atlantico i due commerci più lucrosi: schiavi e zucchero. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag28 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Londra divenne, al pari di Amsterdam, una nazione colonizzatrice ed esperta nella riesportazione. Alla base dell‟espansione vi era sicuramente il progresso agricolo, con grandi incrementi della superficie coltivabile e l‟uso più massiccio di fertilizzanti. Un altro settore che conobbe un‟evoluzione decisiva fu quello creditizio: l‟aumento dei servizi e delle tecniche andò di pari passo con un continuo calo dei tassi d‟interesse. Questa evoluzione è indice di un indiscutibile salto di qualità nell‟economia di questo paese, si esportano prodotti con un valore aggiunto maggiore. La crescente domanda di materia prima per l‟industria della lana causò l‟ampliamento della quota dei terreni dedicata ai pascoli. Inoltre la manifattura sitrasferisce nelle campagne e si affermano le new draperies, stoffe meno pregiate ma molto più richieste. Assistiamo a un processo di concentrazione della proprietà fondiaria e al passaggio da agricoltura di sussistenza a agricoltura che produce secondo la domanda di mercato. Assistiamo al prendere piede di una nuova classe di imprenditori agricoli che impiegano ex coloni o ex piccoli proprietari, diversificano le produzioni e investono in fertilizzanti e sviluppano l‟allevamento. L‟incremento della domanda di derrate alimentari e di lana, i mutamenti che rendono la terra uno degli investimenti possibili porta all‟enclosio (enclosures): i proprietari delle pecore si muovono per tagliare fuori i contadini dalle rotazioni e dall‟uso comune dei campi. Si appongono recinzioni ai campi per facilitare il pascolo. Per i contadini, che avevano un diritto di godimento comune delle terre, viene a meno un cespite fondamentale per la loro esistenza dato che non possono usare le terre recintate. Le recinzioni vengono dichiarate legali (nel 1662 esplicitamente approvate dal Parlamento): ci muoviamo verso l‟individualismo con gli atti parlamentari di recinzione, la solidarietà del villaggio viene sacrificata per favorire lo sviluppo industriale, assistiamo alla proletarizzazione dei contadini. Tra gli elementi trainanti dell‟economia di questo secolo ricordiamo anchel‟industria siderurgica, che a partire dalla seconda metà del XVI secolo conobbe una crescita spettacolare (produzione di ghisa). Il settore che conobbe la crescita più vistosa fu senz‟altro il commercio, in particolare quello internazionale. Crebbe anche il settore creditizio e la borsa di Londra acquistava terreno nei confronti di Amsterdam. I tassi di interesse sono molto bassi. In questo periodo c‟è forte crescita demografica soprattutto di popolazione urbana: a causa della crescente domanda di derrate alimentari si introducono innovazioni, si svecchia l‟agricoltura, si stimola lo sviluppo col metodo olandese, si introduce la rotazione continua. Compagnie delle Indie Inglesi: fondate dall‟inizio del 600‟, sono importanti per il controllo inglese dell‟india (nel 1609 avevano già il predominio). Era l‟unica in grado di competere con la V.O.C (compagnia delle indie) Olandese. In America, grazie alle coltivazioni di tabacco cotone e zucchero in Virginia, giunsero 80.000 inglesi attratti dalle enormi potenzialità. La Virginia Company portò oltreoceano agricoltori e commercianti. Londra divenne il centro direzionale di una estesa rete commerciale. Le enclosures e gli atti di navigazione In Inghilterra, alla base della futura industrializzazione vi era soprattutto il nuovo assetto socioeconomico ed istituzionale, oltre alla non belligeranza ed alla minor incidenza delle crisi demografiche. Il settore agricolo fu dominato e si sviluppò grazie alla concentrazione fondiaria. Le classi più abbienti percorsero tre strade per estendere i propri possedimenti: 1. la trasformazione dei contratti colonici da lungo a breve termine e da trasmissibili ereditariamente a non trasmissibili: questo segnò la fine del sistema della signoria feudale: 2. l‟acquisto di lotti di terra dai piccoli proprietari, colpiti dal crollo dei prezzi; 3. l‟accaparramento degli openfield, ovvero i terreni comuni: grazie ad esso, i grandi proprietari potevano accumulare denaro proveniente anche dai pascoli, settore sempre più in sviluppo, visto la crescente richiesta di lana nelle industrie. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag29 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Tipico fu l‟aumento delle coltivazioni di malto, visto l‟incremento del consumo di birra. L‟aumento della pressione fiscale fu assorbito meglio che altrove, per merito dell‟innovazione tecnologica e organizzativa. Gli ex coloni o gli ex piccoli proprietari furono indotti a diversificare le produzioni, a investire in fertilizzanti e a sviluppare l‟allevamento. Le politiche dei governi erano volte all‟accrescimento della ricchezza e della potenza nazionale: nonostante ciò esse coincidevano perfettamente con gli interessi di un‟ampia fascia della popolazione inglese. ATTI DI NAVIGAZIONE Il mercantilismo si sviluppò in tutti i ceti sociali. Essendo l‟Inghilterra un‟isola, molto importante era il controllo del traffico portuale: gli atti di navigazione vennero emanati con l‟intento di eliminare l‟Olanda come intermediario di navigazione: nel 1651,si estese a tutti i porti inglesi il divieto di sbarcare merci da navi che non battessero bandiera britannica; nel 1660fu imposta la registrazione di tutte le navi inglesi costruite all‟estero, sancendo inoltre che le e navi inglesi dovessero avere: un capitano e un equipaggio composto per almeno tre quarti da inglesi; nel 1663si stabilì, con lo StapleAct, che le colonie potessero comprare solo in Inghilterra i prodotti di cui avevano bisogno: questo garantì l‟espansione del mercato interno che poteva contare su prezzi costantemente inferiori a quelli praticati al di fuori dell‟Inghilterra. Le classiche compagnie inglesi erano unioni tra mercanti, prive di un proprio capitale sociale, mentre le nuove, chiamate Joint Stock Companies, si organizzarono sul modello delle compagnie olandesi. Inoltre ricordiamo: Guerre con gli Olandesi e vittoria di Nuova Amsterdam che diventa New York. Rafforzamento della marina Interessi della classe mercantile tutelati dal parlamento, si dettano le basi del diritto commerciale Età degli Stuart: 1603 – 1714 Classi in ascesa: nuovi fittavoli, proprietari terrieri, investitori e operatori nel commercio. Erano ampiamente rappresentanti in parlamento Trattato di Methuen (1703): Stipulato tra Inghilterra e Portogallo, prevedeva l'ingresso del Portogallo nella coalizione antiborbonica (guerra di successione spagnola) e privilegi per l'importazione in Portogallo dei tessuti inglesi e dei vini portoghesi in Inghilterra. Sancì la subalternità economica e politica del Portogallo agli interessi inglesi. L‟età degli Stuart fu un periodo decisivo per l‟Inghilterra. I poteri che il parlamento riuscì a conseguire crearono un assetto istituzionale nuovo, che gli garantiva ampi poteri economici e fiscali ed, inoltre, garantiva anche per i debiti del Regno, incentivando i sudditi ad imprestare soldi al Sovrano. Il crescente potere politico del Parlamento a discapito del Sovrano, andò a vantaggio delle classi in ascesa. Si generò, dunque, un circolo vizioso che vedeva il reinvestimento del surplus degli affittuari in nuove produzioni. La nobiltà inglese si distingueva da gran parte di quella continentale anche per il fatto che non disdegnava d‟ impegnare capitali in attività produttive: le famiglie nobili prestavano soldi e acquistavano azioni delle compagnie. Esse stesse si facevano promotori d‟imprese commerciali e manifatturiere e investivano in attività minerarie. L‟altra grande possibilità di investimento era quella legata al commercio dove i rischi ma anche i profitti erano più alti. Con la trasformazione delle compagnie in SPA tutte quelle persone che erano riuscite ad accumulare un piccolo risparmio investivano in esse. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag30 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Il mondo agricolo e quello commerciale erano rappresentati in parlamento e nessuna istituzione rappresentativa in Europa era paragonabile alla camera dei Comuni inglese in campo politico ed economico. Il sistema parlamentare inglese non perse mai di vista la politica commerciale, il rafforzamento della marina e la privatizzazione delle terre. Dal punto di vista economico gli inglesi seppero sempre imparare, in particolare dagli olandesi, tutto quello che poteva tornare a proprio vantaggio. Nel 1694 nacque la banca d‟Inghilterra, che riuscì a sfruttare a pieno le potenzialità di sviluppo ed investimento di un ben regolato debito pubblico. Molto importante era il commercio di riesportazione. Il commercio triangolareha consentito l‟accumulo dei capitali necessari per la rivoluzione industriale. IL 1700 LA PROTOINDUSTRIA Quest‟espressione richiama l‟attenzione sulla misura e sull‟importanza della ruralizzazione delle industrie manifatturiere nel corso del XVIII secolo. Quest‟innovazione stava nel fatto che l‟attività artigianale produceva esclusivamente per il mercato: usando il lavoro rurale i mercanti cittadini potevano ridurre i costi di produzione e aumentare la concorrenza dei loro prodotti sui mercati locali ed esterni. Nelle comunità rurali, dove predominanti erano le attività proto-industriali, vi erano forti spinte all‟incremento del tasso di natalità. Nel XVIII secolo l‟espansione della produzione tessile europea avviene principalmente nelle aree rurali ed è organizzata da mercanti imprenditori nella sostanziale assenza di trasformazioni tecnologiche Cause: cambiamento della domanda e nuovi mercati Effetti: 1. nuovi prodotti : si passa da una produzione di beni costosi ad una produzione di beni a basso costo; si passa dalla città alla campagna dove i contadini svolgono le operazioni intermedie. 2. smantellamento sacche autosufficienza: si passa dalla città alla campagna dove i contadini svolgono le operazioni intermedie; 3. incremento demografico: si hanno più soldi e quindi i giovani si sposano prima e fanno più figli; 4. caduta dei prezzi dovuta ad una maggior produzione. Quando la produzione protoindustriale si ampliò anche l‟incremento della produzione tessile provocò la caduta dei prezzi e la riduzione dei livelli di redditività. 5. declino dei più antichi insediamenti tessili urbani 6. nascono nuove regioni manifatturiere. L‟espansione del commercio fu severamente limitata dalla politica protezionistica adottata sia dagli Asburgo sia dai governanti tedeschi. L‟assenza di mercati elastici o accessibili era uno degli ostacoli più critici all‟espansione. Era un sistema vantaggioso, ma con qualche inconveniente. È un sistema flessibile in caso di cali della domanda, rigido in caso di aumento della domanda: la funzione lavoro è regressiva, avendo salari più alti la gente lavorerebbe di meno dato che non c‟erano ambizioni di miglioramento delle STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag31 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it condizioni di vita. Si poteva sviluppare solo dove vi era un eccesso di manodopera rurale dato che il lavoro manifatturiero era solo una fonte supplementare di reddito. La funzione si trasforma solo quando le famiglie diventano monoreddito per effetto della concentrazione terriera. L‟iperbole diventa una retta perché i contadini non praticano più economia di sussistenza ma devono ricorrere al mercato per tutto. La proto industria venne abbandonata in favore del sistema fabbrica quando l‟incremento della produzione tessile provocò la caduta dei prezzi e la riduzione dei livelli di redditività sia per i produttori contadini sia per i mercanti capitalisti: per quest‟ultimi era sempre più difficile controllare la produzione, c‟erano forti ritardi. Il sistema fabbrica offriva economie di scala, cicli produttivi più rapidi, maggior controllo su qualità e quantità, recuperi più veloci degli esborsi di capitali, maggiore flessibilità nel rispondere alle mutevoli condizioni di mercato. Alcuni paesi si sviluppano senza industrializzarsi e passare al sistema fabbrica, i livelli della domanda erano limitati: L‟espansione manifatturiera in Europa (XVIII sec.): i Paesi Bassi meridionali Nel corso del XVIII secolo l‟economia dei Paesi Bassi meridionali sperimenta una certa espansione: essi crescono senza passare al sistema di fabbrica. È il paese a industrializzarsi per primo dopo l‟Inghilterra. Beneficia di risorse congrue e adatte alla soglia tecnologica, e di un‟avanzata economia agricola. Poteva contare su vie d‟acqua navigabili e poteva contare su uno dei migliori sistemi di comunicazione d‟Europa. Possiamo assistere, più che a una rivoluzione “industriale” a una rivoluzione “industriosa”caratterizzata da: materie prime agevolmente accessibili: carbone e ferro sono facilmente accessibili perché i giacimenti sono poco profondi e non servono strumenti costosi per l‟estrazione; competenze professionali nella lavorazione di lana e cotone e nella metallurgia: la regione è piccola ma molto popolata : vi era ampia disponibilità di manodopera a basso costo: bassa tensione a creare attività ad alta intensità di capitale dato il basso costo della manodopera (ecco perché non parliamo di industrializzazione). Non si avverte la pressione a rimpiazzare la forza lavoro umana con le macchine, l‟analisi costi-benefici nel rimpiazzare uomini con le macchine era meno persuasiva. Questi fattori determinano una “rivoluzione industriosa”, ma non ancora industriale. L‟espansione manifatturiera in Europa (XVIII sec.): la Francia Nel corso del Settecento l‟espansione del prodotto interno pro-capite Francese era allineato a quello inglese, ma la Francia cresce meno e si sviluppa più tardi. Giocarono principalmente questi fattori: la popolazione era numerosa: la manodopera era abbondante e a buon mercato. esisteva un ampia disponibilità di legname e di forza idraulica il livello di urbanizzazione era limitato il quadro economico restò fortemente tradizionalista la Rivoluzione Presi insieme, questi fattori spiegano perché la propensione verso la meccanizzazione fosse sentita molto meno fortemente nelle industrie e nelle manifatture francesi che in Inghilterra. La produzione tessile si converte dai tessuti di lana ai tessuti di cotone: anche in questo caso abbiamo una economia che si espande senza rilevanti trasformazioni tecnologiche e che, come nel Seicento, è prevalentemente orientata alla produzione e alla esportazione di beni di lusso. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE (1760-1830) STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag32 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La Rivoluzione Industriale ha rappresentato o per la popolazione industriale un impatto sconvolgente: più sconvolgente dell‟attuale rivoluzione informatica. La classe dirigente inglese aveva fede nella capacità di autoregolazione del mercato, si produceva giorno e notte, con turni di 14 ore e in condizioni critiche: l‟imperativo era produrre (l‟offerta crea la domanda). La politica e le convenzioni sociali hanno portato il capitalismo su binari più tranquilli in termini di condizioni di lavoro. Settori traenti, guida all‟industrializzazione FERRO: produzione della ghisa COTONE: ha avuto un impatto maggiore del settore siderurgico per volumi di produzione, occupati, esportazioni, innovazioni. Le innovazioni nella produzione del cotone. La fortuna dell‟industria tessile inglese inizia con la lana greggia che nel Medioevo era stata il principale articolo di esportazione del Paese, anche in seguito, durante l‟Età moderna i panni di lana rappresentavano i 2/3 delle esportazioni del Paese. La trasformazione industriale è però innescata dal cotone per la quale il mercato si mostra molto ricettivo. IL COTONE Perché la rivoluzione industriale è stata innescata dal cotone e non dalla lana? Il cotone è una fibra nuova, non è prodotto in Inghilterra ed ha quindi un mercato più grande: ci sono più potenziali acquirenti: 1. la materia prima, la fibra, costava poco e si poteva importare dall‟India: il prodotto restava competitivo nonostante i costi di importazione; 2. il cotone era più adatto ai primi caldi 3. il cotone si poteva lavare più facilmente: era più agevole la manutenzione e si poteva usare come biancheria. GRAZIE AL COTONE MIGLIORO‟ L‟IGENE!! 4. il cotone era più resistente alla trazione meccanica: poteva essere lavorato dalle nuove macchine. Il successo del cotone in Inghilterra si deve anche ai provvedimenti protezionistici presi dai produttori della lana: vennero vietate le importazioni di cotone dall‟India tutti i bambini dovevano indossare berretti di lana i morti dovevano essere avvolti nella lana. Per far fronte a questi provvedimenti protezionistici allora si iniziò a produrre cotone in Inghilterra e si iniziò ad investite nelle macchine per filare il cotone. Le principali erano: la NAVETTA VOLANTE: era in grado di aumentare la produttività del tessitore poiché aumentava la velocità della tessitura. Poiché serviva più filo erano necessarie 4-5 filatrici per alimentare il tessitore e questo comportò l‟aumento dei salari nelle filatrici. GENNY: filatoio a pedale FILATOIO IDRAULICO: produceva un filato più resistente ma era legato alla disponibilità di acqua ed era molto più costoso: il rischio di impresa era più elevato e vincolava l‟imprenditore all‟investimento. MULA: incrocio tra filatoio idraulico e la Genny. Il flusso di offerta di lavoro è molto importante: la rivoluzione industriale non viene soffocata da un offerta rigida perché c‟è manodopera proveniente dalle campagne e si può contare sulla crescita demografica. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag33 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it I filatoi producevano un sacco di filo, la produttività si incrementò in modo considerevole e il prezzo dei filati si abbassò. Nel contempo si è verificata una strozzatura e sono aumentati i salari dei tessitori: i salari aumentarono poiché si poteva pare di più i lavoratori in quanto essi svolgevano, grazie all‟aiuto delle macchine, lo stesso lavoro che prima svolgevano molte più persone. Le innovazioni furono a cascate: l‟industria chimica si sviluppò a seguito dell‟industria del cotone. Prima la lana e poi il cotone erano sbiancati con il latte acido o con l‟urina: questi sbiancanti animali però erano antieconomici e fu per questo che nacquero il cloro e la soda. Le innovazioni a cascata sono risposte a strozzature che si manifestano nelle diverse fasi dellaproduzioni.I progressi nella tecnica e nelle tecnologie sono risposte alle problematiche che si presentano. Le innovazioni avvengono empiricamente, come risposta a situazioni di mercato. IL FERRO E LE INNOVAZIONI DELL‟INDUSTRIA SIDERURGICA LA CRISI DEL LEGNO La Rivoluzione Industriale si innesta sulla crescita di alcuni settori chiave e molto spesso i progressi nelle tecniche e nelle tecnologie si configurano come risposte a problemi L‟evoluzione della siderurgia risponde ai problemi derivanti dal depauperamento del patrimonio boschivo. La strozzatura sarà risolta grazie al precoce utilizzo di carbone di origine minerale. La sua superiorità è evidente : 1 tonn di carbone bruciato emette calore doppio rispetto a una tonnellata di legname asciutto rispettivamente nella misura di 8000 kcal/kg il primo e di 4200 kcal/kg il secondo. Un ettaro di bosco produce circa 2 tonnellate di legna asciutta l‟anno : 1 tonnellata di carbone produce la stessa quantità di calore ottenibile con un ettaro di foresta. Grazie all‟uso del carbone al posto del legno si poteva fondere più ferro ma per avere più carbone si doveva scavare in profondità con il rischio di allagare le miniere. Per far fronte a questo problema nacquero le prime pompe a vapore (1695). Nell‟industria estrattiva e siderurgica l‟Inghilterra era agevolata dalla ampia disponibilità materie prime che sono della qualità adatta ad essere utilizzata lungo la soglia tecnologica che connota il periodo tra il XVIII secolo e l‟inizio del XIX.Una volta sfruttati i giacimenti più superficiali fu necessario scavare più in profondità per cercare altro carbone, ma ci si scontrò con le falde frenetiche e le miniere si allagano. Per ovviare a ciò vennero introdotte pompe a vapore: sono cruciali le scoperte di Darby (pompa che però esplodeva), Newcommen (consumava un sacco) e Watt (inventa la macchina a vapore migliorando la pompa Newcommen). Si migliorano i rendimenti delle miniere in profondità col progresso tecnologico. Grazie a queste scoperte: si ridusse drasticamente la dipendenza dal carbone di legna ; si poterono lavorare più grandi quantità di metallo si poterono sfruttare le miniere in profondità si migliorano i rendimenti e i consumi delle pompe accrebbe la scala delle unità produttive e se ne modificò la loro ubicazione. L‟industria siderurgica è un‟industria capital intensive, si accresce la scala delle unità produttive e si modifica la loro ubicazione. Carbone + ferrobrumo/ghisabudellaggio, si rimescola la ghisa per evitare le impurità allora si ottengono materiali migliori. Il vantaggio inglese sta nell‟ampia disponibilità di materie prime che sono della qualità adatta ad essere utilizzata data la soglia tecnologica del periodo (ad esempio le risorse della Germania erano inadatte data la soglia tecnologica). L‟Inghilterra è leader nei prodotti ferrosi. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag34 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Tra il 1680 e il 1780 la produzione di carbone aumentò del 300% e alla fine del secolo la Gran Bretagna diventò un paese esportatore di prodotti ferrosi. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE ED UN MERCATO PRECOCEMENTE INTEGRATO La Rivoluzione Industriale si può considerare come una serie di innovazioni che avvennero empiricamente per risolvere alcuni problemi. La Gran Bretagna divenne Leader nella produzione di prodotti famosi grazie a condizioni favorevoli quali: 1. MORFOLOGIA DEL PAESE: il territorio è prevalentemente piatto e circondato dal mare, le comunicazioni erano più facile i si poterono costruire fabbriche più grandi perché il mercato era integrato; 2. RAPIDA ELIMINAZIONE DI DAZI E DOGANE INTERNE; 3. CREAZIONE DI STRADE A PEDAGGIO, create dai parroci: il rendimento delle strade dipende dallo stato di mantenimento; 4. CREAZIONE DI CANALI: consentono il trasporto facilitato del carbone e l‟abbassamento dei prezzo. I canali saranno soppiantati dal 1830 dalle ferrovie. 5. ESPANSIONE URBANA: il mercato delle imprese cresce e in città la gente deve poter comprare tutto. L‟industria inglese guardò ai volumi: prodotti nuovi di largo consumo come le ceramiche e la birra conquistarono il mercato locale. IL RUOLO DELLO STATO NEL XVIII SECOLO Il XVIII secolo vide ancora prevalere l‟orientamento mercantilistico su quello liberista. Il potenziamento dello stato, secondo la logica mercantilistica, si doveva perseguire con: ECONOMIA GUERRA. Uno dei temi centrali delle rivoluzioni industriali fu la libera impresa. Spesso si sostiene che una delle maggiori restrizioni allo sviluppo derivò dall‟intervento statale. Il mercantilismo era basato sul presupposto che ogni Stato avrebbe dovuto adottare misure protettive per assicurarsi la propria quota commerciale. Ricordiamo ancora che i NavigationActs inglesi ordinavano che tutte le merci dovessero essere trasbordate nei porti metropolitani britannici, mentre in Francia il colbertismo aveva funzione protezionista analoga. Queste politiche furono causate soprattutto dall‟aumento dei costi bellici: ciò avrebbe accelerato la crisi politica ed istituzionale dello Stato dell‟Ancien Regime. Gli esperimenti noti come assolutismo illuminato erano tentativi di accrescere i limitati poteri della monarchia, che aveva intense necessità fiscali. In Germania, le classi fondiarie erano ostili all‟espansione industriale perché essa avrebbe sottratto forza lavoro agricolo. In Prussia l‟80% delle entrate era devoluta alla spesa militare. Nel caso del commercio estero i principi della liberalizzazione erano persino più difficili, a causa di restrizioni e monopoli. L‟Inghilterra aveva imposto al Portogallo il Trattato di Methuen, che gli aveva permesso il completo controllo del commercio col Brasile. Pombal rinegoziò il Trattato sulla reciprocità di concessione su merci specifiche e questa fu la base per successive negoziazioni. Queste si conclusero con il Trattato di Eden del 1786 tra la Gran Bretagna e la Francia, che segnò una breccia nelle politiche protezionistiche francesi. La combinazione del liberalismo economico col protezionismo sarebbe rimasta l‟indispensabile politica economica fino a dopo il 1805 con l‟Impero Napoleonico. Il protezionismo industriale si concentrò sulle manifatture: il più famoso esempio fu la fabbrica di porcellana segreta di Meissen in Sassonia, copiata da Carlo III di Napoli. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag35 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La chiave di questo successo inglese fu la capacità di non indebitarsi, grazie alla Banca d‟Inghilterra ed al rinnovamento all‟interno del Parlamento, che garantiva indipendenza finanziaria dalla monarchia e generava sicurezza negli investitori. L‟Inghilterra, in questo modo, riuscì in 20 anni a saldare le spese belliche per la Guerra americana d‟Indipendenza, al contrario della Francia, che entrò nella crisi finanziaria che provocò la rivoluzione del 1789. In questo periodo Londra sostituì Amsterdam come principale porto internazionale. Scontro tra Inghilterra e Francia Al fine di proteggere e estendere i propri interessi commerciali, Inghilterra e Francia si affrontarono nella Guerra dei Sette Anni (1756-63): i motivo, come accennato erano puramente economici, in quanto si voleva impedire alla Francia di congiungere la Lousiana al Quebec e formare un sistema coloniale in grado di rivaleggiare con quello inglese. In questo periodo l‟Inghilterra affronta numerosi conflitti con le altre potenze europee che riesce a sostenere grazie alla sua stabilità finanziaria: lo stato inglese poteva imporre tributi e chiedere prestiti senza cadere nelle crisi finanziarie che sommersero le altre potenze europee, e poteva contare sulla Banca di Inghilterra (1694) che permise al Governo Britannico di ottenere prestiti garantiti. L‟indipendenza dalla monarchia di tale istituzione dava sicurezza a coloro che investivano nel debito pubblico inglese. Portarono alla fondazione della banca di Inghilterra: La nuova idea consistente nel fatto che il governo non dovesse intralciare l‟economia drenando le risorse con le guerre. Il fatto che il Regno Unito fosse una monarchia costituzionale, perché ciò costringeva il Re a fornire copertura finanziaria a ogni spesa e a doversi guadagnare l‟approvazione del Parlamento in tali spese: dato che in parlamento erano rappresentati gli interessi economici, il Re non poteva muoversi per mere ambizioni egemoniche, ma doveva difendere la preminenza economica del regno. Per non assorbire le risorse del settore privato si creò questo sistema. Il monarca chiese un prestito nel 1694 alla Banca di Inghilterra: gli azionisti conferironoil denaro necessario per la guerra contro la Spagna. La Banca deteneva titoli del debito pubblico: la restituzione era prevista dopo 12 anni e maturavano interessi all‟8%. La banca scontò effetti commerciali per l‟importo dei titoli di stato (cedono i titoli di credito ottenendo un anticipo pari a una somma minore del valore nominale per il compenso di sconto). I titoli di stato erano garanzia perché chi portava gli effetti riceveva note di banco (banconote) utilizzabili nei commerci. Il credito è stato cartolarizzato: con questo sistema il debito diventa a tempo indeterminato e lo stato comincia finanziarsi così senza sottrarre oro alla circolazione. Questo meccanismo creò un circolo virtuoso in cui la gente aveva molta fiducia e finanziava lo stato. Ovviamente l‟Inghilterra non fu immune da bolle speculative. La maggiore capacità finanziaria non solo gli permise di muovere guerra con più efficacia, ma significava anche che il commercio britannico poteva contare su ciò che era alla fine del secolo la più grande e più potente marina militare del mondo. Siccome l‟Inghilterra ha potere economico è potente militarmente. L‟età napoleonica (1799- 1815) A seguito del colpo di stato di Napoleone nel 1799 vennero ancor più alla ribalta le vecchie rivalità commerciali tra Francia e Gran Bretagna. Il nuovo impero francese tenta di creare un sistema economico continentale sotto la sovranità francese che riesca a scalzare l‟egemonia inglese. La distruzione della flotta francese e della flotta spagnola nella battaglia diTrafalgar (1805) ha segnato la definitiva egemonia marittima della Gran Bretagna. Napoleone, instaurando il blocco continentale(1806) prova a creare un mercato integrato continentale tagliando fuori l‟Inghilterra: fallisce a causa delle resistenze dei paesi occupati e il STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag36 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it commercio di contrabbando inglese. I successivi decreti di Berlino (1806) e del Trianon (1810)per ovviare a questi problemi non riuscirono a far rispettare il sistema. Lo storico francese Bergeron ha descritto il “Blocco Continentale” come un modo particolare di condurre la guerra, che in futuro si sarebbe dovuto fondare sul dominio economico del continente. ASPETTI POSITIVI DEL DOMINIO DI NAPOLEONE 1) L‟aspetto più positivo del retaggio napoleonico fu l‟abolizione del feudalesimo: le monarchie dell‟Ancien Regime si ritirarono di fronte a nuove autocrazie amministrative che prendevano a modello il regime napoleonico. 2) Lo Stato riguadagnò completa sovranità e furono abolite le giurisdizioni private. 3) Si riorganizzarono le tasse per favorire lo sviluppo della proprietà privata e dell‟impresa individuale. 4) Riforme: a. unificazione dei pesi e delle misure; b. abolizione della servitù: lo stato venne riorganizzato secondo i principi emersi nella Rivoluzione in Francia. Furono abolite le giurisdizioni private e si riorganizzano le tasse. c. abolizione dei corpi intermedi; d. secolarizzazione dei principati; e. vendita dei terreni ecclesiali; f. creazione del Codice di Commercioche tutela la proprietà privata come diritto borghese. Cosa accadde in Germania? Nella confederazione tedesca vennero introdotte riforme (da Von Stein e Von Hardenburg) per la liberalizzazione del mercato. Cosa accadde nel Regno d‟Asburgo? Anche nella monarchia asburgica l‟esperienza della sconfitta e della fine del Sacro Romano Impero fu un forte incentivo alle riforme amministrative. Cosa accadde in Italia? Le conseguenze delle politiche economiche di Napoleone non furono affatto sempre negative; per esempio nell‟Italia settentrionale portò all‟espansione della produzione di seta e della seta grezza, che diventarono la principale merce di esportazione, e al ruolo di fornitrice di materie prime. LO SVILUPPO ECONOMICO NELL‟EUROPA DEL XIX SECOLO Nel periodo intercorrente tra l‟inizio del XVIII e la prima metà del XX l‟economia europea subì trasformazioni strutturali e il settore secondario acquisì preminenza sul primario. La trasformazione si rese inizialmente evidente in Inghilterra dove furono precocemente utilizzati: macchine mosse da energia meccanica nuove materie prime nuove fonti di energia -->il paradigma del carbone aumento dimensionale delle imprese di molti settori. Il fenomeno, avvenuto all‟insegna dell‟empirismo, ebbe una sua etichetta: “Rivoluzione industriale” un termine da intendersi nel senso della durevolezza e della pervasività della trasformazione, ma non nel senso della sua rapidità. SI TRATTO‟ DI “RIVOLUZIONE INDUSTRIALE” OPPURE DI “EVOLUZIONE INDUSTRIALE”? Rivoluzione,siè comunque una rivoluzione perché il punto di arrivo è che nulla fu come prima: ha avuto effetti rivoluzionari, ha cambiato tutto, introducendo una nuova forma di organizzazione della produzione, il sistema di fabbrica. Evoluzione:modificazione che si verifica in un periodo lungo, per molto tempo. Con il concetto di “Evoluzione industriale” si tenderebbe a pensare a qualcosa di più simile al STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag37 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it modificarsi biologico dell‟organismo, per questo motivo gli storici hanno preferito utilizzare il termine “Rivoluzione Industriale” in quanto da quel momento: NIENTE FU PIU‟ COME PRIMA. Questo modello ha al centro una nuova forma di organizzazione della produzione basata sul SISTEMA DI FABBRICA (nuove macchine mosse a energia, nuove materie prime, più imprese). L‟innovazione tecnologica non fu il prodotto di una (o della) rivoluzione scientifica, ma dello sforzo convergente e cumulativo di molti inventori. Un secolo di crescita continuativa Secondo A. Maddison, nel corso dello sviluppo, esistono aree guida ed aree inseguitrici. Per economie guida egli intende quelle che sfruttano più efficacemente le conoscenze tecniche disponibili in un dato periodo. I paesi sviluppati, dunque, risultano favoriti dalla cumulazione delle ricerche. Secondo questa teoria esistono quattro fasi successive corrispondenti a quattro aree guida: 1100-1500: Italia del Nord e Fiandre 1600-1750: Olanda 1750-1890: Inghilterra 1890 ad oggi: USA La prima vera forza industriale fu l‟Inghilterra, grazie alla produzione tessile, siderurgica, meccanica, ma soprattutto grazie allo sfruttamento intensivo del carbone. L‟importanza del settore primario, soprattutto in Gran Bretagna, infatti, andò riducendosi a favore del secondario, per questo si tende ad identificare il progresso con l‟industrializzazione . Spesso, però, l‟agricoltura non era arretrata e anch‟essa contribuiva allo sviluppo. Con la Rivoluzione Industriale l‟Europa si liberò della forza animale sostituendola con la meccanica, e iniziò a sfruttare meglio le risorse scarse. A differenza dei secoli precedenti, il 1800 sestuplicò il PIL, secondo l‟analisi di Bairoch , senza un corrispondente aumento demografico, aumentando quindi il reddito pro-capite con grande continuità fino alla vigilia della prima guerra mondiale. L‟aumento di reddito pro-capite fu relativamente basso negli USA, invece, perché la popolazione aumentò notevolmente a cause delle immigrazioni. DA SAPERE SEMPRE!!! Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è la somma di tutti i beni e servizi finali prodotti all‟interno di un Paese sia dai cittadini che dagli stranieri in esso attivi al lordo degli ammortamenti in un determinato periodo di tempo IlPNL (Prodotto Nazionale Lordo) è il valore della produzione di beni e servizi, al lordo degli ammortamenti, realizzati da una nazione, anche all‟estero, nell‟arco di tempo considerato (solitamente un anno). Il PPP (PurchasingPowerParity) è un tasso di cambio che tiene conto del diverso livello dei prezzi. La crescita economica moderna • Essa è rapportata alla quantità di beni prodotti da un Paese. • Si calcola sommando il valore aggiunto da ciascuno stadio di lavorazione dei beni, vale a dire la differenza tra il valore del prodotto finito e il valore dei prodotti intermedi utilizzati. Tale cifra corrisponde per definizione alla somma dei costi dei fattori di produzione impiegati. La produzione totale è quindi praticamente uguale al reddito. • Viene valutata in base alla variazione del PIL a prezzi costanti. MISURARE LA RICCHEZZA & PARADIGMI INTERPRETATIVI Vengono inventati nuovi indicatori idonei a misurare la ricchezza dei paesi per poter interpretare lo sviluppo economico PIL E PNL Si considera nel conteggio lo stadio finale del bene, i prodotti finiti al lordo degli ammortamenti STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag38 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it PIL Beni e servizi prodotti all‟interno di un paese indipendentemente dalla nazionalità dei produttori PNL Beni e servizi prodotti da operatori nazionali, in italia e all‟estero. Importa CHI produce Esistono tre metodi di calcolo del PIL: 1) Il PIL è la somma del valore aggiuntoa ogni livello della produzione prodotto dall‟economia in un dato periodo di tempo. Si considera il valore aggiunto per evitare la duplicazione dei valori. 2) Metodo della spesa: il PIL è la somma di consumi delle famiglie, investimenti delle imprese, spesa pubblica e esportazioni nette. 3) Il PIL è la somma dei redditi (Y) prodotti in economia in un dato periodo di tempo: pensioni e redditi di capitali Il PIL non considera l‟economia sommersa. Tipi di PIL: 1) A prezzi correnti: valore comprensivo dell‟inflazione 2) A prezzi reali: valore deflazionato, per fare un confronto non si considera l‟inflazione, solo il reale potere d‟acquisto. Per una corretta comparazione non basta convertire i dati espressi nelle valute nazionali (€) in quella di un solo paese (£ o $) al tasso di cambio medio dell‟anno, ma bisogna considerare un tasso di cambio speciale il PPP che tiene conto del diverso livello dei prezzi. I dati della contabilità nazionale sono indici insostituibili, ma non tengono conto delle performance delle regioni-pilota. Il caso italiano è significativo: secondo le stime di Zamagni nel 1911 il “triangolo industriale” (Lombardia, Piemonte, Liguria) era di un terzo superiore alla media italiana, tedesca e francese. Le stime regionali, comunque, restano di difficile valutazione. I cambiamenti strutturali Il tasso di attività è difficile da calcolare, tuttavia era chiaramente in crescita, soprattutto per l‟aumento di attività femminile. Il tasso di attività è il rapporto tra popolazione attiva (occupati e persone in cerca di occupazione, cioè disoccupati involontari) e popolazione totale. Il reddito pro capite è dato dal reddito nazionale diviso la popolazione residente, rappresenta un indicatore dello sviluppo economico di un paese. L‟incremento del reddito pro-capite s‟accompagnò ad un decremento della fertilità e della STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag39 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it mortalità, ad un aumento della scolarizzazione, della urbanizzazione e del commercio internazionale. Confronto con altri paesi: considero un cambio di valuta medio, dato che i tassi di cambio possono variare. Bisognerebbe usare un indice che evidenzi il reale potere d‟acquisto. Molte volte una misura aggregata non è sufficiente: si usa il PIL pro capite, dividendo il PIL per la popolazione del paese. A parità di PIL, un paese con un PIL pro capite maggiore, possiamo presumere abbia livelli di benessere maggiori. Tuttavia non da informazioni sulla sperequazione della ricchezza, ovvero sulla distribuzione della ricchezza nel paese. Per questi inconvenienti ora si usa l‟indice di sviluppo umano, che considera anche parametri qualitativi. Ritmi, fasi e modelli di crescita: l‟Inghilterra e gli altri Sulla crescita della Gran Bretagna e del mondo occidentale focalizzarono le loro attenzioni Adam Smith e Marx. Interpretazioni, chiavi di lettura, teorie degli economisti Economisti classici: c‟è un principio ordinatore del sistema economico, il consumatore. Si produce per consumare, c‟è sovranità del consumatore. È un gioco equo perché tutti i fattori produttivi sono remunerati proporzionalmente al contributo nel processo produttivo. Il prezzo è giusto, di equilibrio, che soddisfa le esigenze del consumatore e produttore formandosi dal libero incontro tra Domanda e Offerta, tutti perseguono razionalmente il proprio interesse individuale, sanno cosa vogliono e come ottenerlo. Il neo di questa teoria è che è iposocializzante: il comportamento del singolo si riflette sull‟aggregato. Il comportamento non dipende dal contesto storico. Marx:esistono interessi in conflitto, perché l‟obiettivo del capitalista di accumulare ricchezza e produrre massimizzando il profitto diverge dall‟obiettivo del lavoratore di lavorare per vivere e poter consumare. Secondo Marx il fattore preponderante è il lavoro, ma il lavoratore viene pagato meno e l‟imprenditore si appropria del sovrappiù: ci sarà inevitabilmente una lotta di classe. Il capitalismo per Marx è il preciso prodotto di un momento. Cicli, fluttuazioni e attività innovativa Nello studio della regolarità delle fluttuazioni un notevole studio fu svolto da Schumpeter, che definì tre cicli principali: STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag40 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Schumpeter e la scuola tedesca: La “scuola storica” tedesca che fondò la storia economica, rifiutò l‟esistenza di leggi universali sostenendo che le leggi dell‟economia sono determinate dalla congiuntura, dalla logistica e dalle istituzioni. Questa idea trovò la sua massima espressione nella teoria degli stadi di sviluppo. Tema centrale furono, sia per i marginalisti sia per i teorici neoclassici, le crisi cicliche che perturbavano lo sviluppo, alla ricerca di regolarità empiriche nella storia passata per ottenere delle previsioni. Nell‟800 arriviamo alla conclusione che il capitalismo sia in realtà un sistema instabile. La crisi è frutto naturale del capitalismo, non è il sistema che non funziona: ci sono cicli economici. Per Schupeter l‟andamento ciclico costituisce l‟essenza stessa del processo di sviluppo capitalistico. La su spiegazione delle fluttuazioni ha un carattere fortemente dinamico: lo sviluppo generato dal sistema economico è per sua natura „ciclico‟, poiché il progresso rende instabile il mondo economico. Le fluttuazioni sono dunque la conseguenza necessaria della rottura dell'equilibrio stazionario e rappresentano la forma che lo sviluppo assume nell'era del capitalismo. Schumpeter discostandosi dalla scuola classica, distinse invenzioni da innovazioni : o Le invenzioni hanno origine scientifica, ma non sono rilevanti per l‟analisi economica. o Le innovazioni, invece, si sviluppano in modo endogeno al sistema economico in risposta ai bisogni, dando senso anche alle invenzioni. Esse scaturiscono dall‟iniziativa degli imprenditori innovatori, che conquistano nuovi mercati e raggiungono una posizione monopolistica (che compensa il rischio iniziale) e vengono successivamente imitati. L‟impresa first mover(o leader) è quella che decide senza essere condizionata. L‟impresa followerè quella che si adegua. Il trend di crescita si giustifica col fatto che nel periodo di espansione vengono introdotte molte innovazioni (a grappolo). Nonostante poi l‟economia rallenti e rientri nell‟andamento STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag41 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it ciclico, le innovazioni hanno cambiato lo scenario (distruzione creatrice). Siccome l‟innovazione si presenta a grappoli giustifichiamo il ciclo lungo di Kondratieff. Riguardo ai cicli economici abbiamo teorie singolari come quella di Javons che sosteneva che il ciclo dipendesse dalle macchie solari che cambiavano ogni 6 anni circa: tale cambiamento secondo lui influenzava l‟umore degli operatori di borsa. Dopo essere deriso, riformula la teoria legando le macchie solari all‟andamento dell‟agricoltura: il sole influenza le rese agricole e di conseguenza il prezzo di tali prodotti. Schumpeter IN BREVE(1883-1950) •Schumpeter propose un approccio dinamico allo studio dell‟economia adatto a spiegare lo sviluppo: il capitalismo è per sua natura instabile e le fluttuazioni cicliche sono la sua essenza e la manifestazione esteriore della distruzione creatrice che sblocca l‟economia dallo stato stazionario •I cicli economici si spiegano con l‟intervento dell‟imprenditore innovatore che combina in modo nuovo i fattori di produzione avvantaggiandosi anche dei capitali messi a disposizione dalle banche •Le innovazioni sono concentrate e introdotte (=grappoli di i.) in determinati momenti: l‟introduzione di innovazioni determina la ripresa cui seguono l‟espansione, la contrazione, recessione (introduzione nuovi prodotti/tecnologie, recepimento/diffusione, maturità, saturazione). Le innovazioni epocali che determinano la fondazione di nuovi paradigmi tecnologici sarebbero responsabili dei cicli Kondratieff Le teorie della storia economica: gli stadi di Rostow e il take off: la Teoria degli stadi di Walt Rostow è costruita sull'esperienza dei paesi occidentali e dei primi paesi industrializzati della storia. Lo sviluppo economico per stadi si riferisce quindi ad uno specifico contesto storico, culturale ed ambientale e potrebbe non essere un modello efficace per interpretare lo sviluppo economico in epoca contemporanea. Oggi i paesi in via di sviluppo devono infatti affrontare le tappe dello sviluppo tenendo conto (come per la prima e la seconda rivoluzione industriale ma in maniera più stringente) dell'esistenza di paesi già sviluppati. In alcuni casi, come è successo già in passato , una economia emergente può saltare alcune tappe dell'industrializzazione e collocarsi direttamente sulla soglia superiore della tecnologia In questo senso è ancora di attualità la proposta di Alexander Gerschenkron. Il grafico illustragli stadi in cui avviene la crescita economica. Fase 1-la societàtradizionale:prevale il settore primario, scambi scarsi, investimenti scarsi. La popolazione cresce se aumentano le risorse, vale la trappola malthusiana. Fase 2-precondizione al decollo: si crea sovrappiù, nuove industrie, intervendo dello stato, nasce un sistema creditizio. Fase 3 - decollo – take off: investimenti pari almeno al 10% del PIL, nascono nuovi settori, l‟agricoltura si ritrae, l‟economia subisce trasformazioni strutturali, il peso dell‟agricoltura nel PIL diminuisce, è una trasformazione irreversibile. Fase 4 -spinta verso la maturità: gli investimenti sono pari almeno al 10% del PIL, ci sono settori nuovi dominanti, aumenta il peso dei consumi Fase 5-società opulenta: era del consumo di massa, è il consumo a consentire la crescita economica. Difetti del modello: - Troppo schematico, legami causa-effetto troppo stretti - È basato sull‟esperienza dei paesi occidentali, per gli altri non è così, fanno i conti con quelli già industrializzati - Lo sviluppo tedesco mostra com‟è possibile collocarsi immediatamente sulla superiore soglia tecnologica. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag42 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Gerschenkron e i vantaggi dell‟arretratezza Esistonovantaggi dell‟arretratezza. Un paese inseguitore può approfittare del livello superiore di conoscenza e tecnologia degli stati aree guida. La rincorsa dei secondcommers è spiegata dalla teoria sostitutista che enuncia il principio secondo cui esistono agenti sostitutivi al tessuto di imprenditorialità diffusa tipico dell‟area inglese. Tali agenti sono lo Stato e la Banca Mista e sono sostitutivi se hanno una visione telescopica del futuro e hanno ampia disponibilità di mezzi, in modo da investire in settori che non danno redditività immediata. Se un paese è meno arretrato opera la banca mista: essa è un‟innovazione finanziaria nata nell‟800. La banca mista non si limita ad erogare il credito in maniera tradizionale ma esercita credito industriale collocando azioni e obbligazioni. Entra nel capitale di rischio dell‟impresa: questo genera conflitti di interessi dato che la banca è sia socio che creditore. La liquidità è data dalla raccolta: la rete di depositi è quindi fondamentale. Questo sistema presenta una contraddizione: la raccolta è a breve termine, sono depositi a vista, mentre il rischio è a lungo termine. La banca mista è un soggetto determinante per l‟organizzazione, ma pericoloso: la sua degenerazione causò la crisi del „29. Per questo dopo il „29 ci fu una divisione tra il credito ordinario e le operazioni a lungo termine: tale separazione però non durò molto. La banca mista ha consentito la realizzazione della rete ferroviaria tedesca. se ci sono questi elementi si saltano le fasi intermedie individuate da Rostow arrivando direttamente all‟industrializzazione. Quanto più un‟economia è vicina alle condizioni della GB nella fase di accumulazione delle condizioni per il take-off, tanto più vi è la possibilità che essa possa “imitare” il processo di sviluppo inglese. Qualora i prerequisiti manchino, si possono cercare dei fattori sostitutivi (stato e banca mista): si tratta di stimolare i processi naturali al fine di un recupero (catching up) veloce. Questo modello somiglia a quello di Rostow, poiché prevede una fase di decollo (big spurt). Il vantaggio dell‟arretratezza consiste in: • chi arriva dopo può imitare le tecnologie senza il rischio iniziale, e chi parte per primo non è sicuro di mantenere la propria posizione dominante; STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag43 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it • si sviluppa più rapidamente (industrie soprattutto); • maggiore produzione di beni strumentali anziché di consumo; • migliore istituzionalizzazione; • minore crescita agricola; • maggiore importazione di tecniche; • il settore trainante non è sempre quello industriale come in G.B; • le fasi successive allo sviluppo generano diversi tipi di capitalismo, soprattutto nelle istituzioni. Il difetto di questa teoria è (visto il peso dell‟intervento statale, istituzionale e finanziario) che diventa labile la divisione tra stati leader e follower e che lo sfondo economico era esclusivamente nazionale. Data questa teoria e gli sviluppi successivi si giunse quindi a qualificare il caso inglese come un‟eccezione anziché un modello. Alexander Gerschenkron(1904-1978) IN BREVE •A. Gerschenkron elaborò la teoria sostitutista per spiegare cosa aveva reso possibile l‟inseguimento e il superamento dell‟Inghilterra ad opera dei Second Comers. •In particolare egli ritenne che avessero operato degli agenti sostitutivi dello sviluppo alternativi alla creazione tessuto industriale diffuso che aveva connotato la Rivoluzione industriale inglese. Essi avrebbero consentito al paese inseguitore di collocarsi sul livello superiore della soglia tecnologica •Essi avevano ampie disponibilità di capitale e una visione strategica telescopica(=di lungo periodo) per cui, ad ex. potevano effettuare investimenti di rilevante entità e a lento rientro : l‟industrializazione poteva perciò essere più rapida di quella inglese, ma anche più difficile • Gli agenti sostitutivi dello sviluppo sono: lo stato e/o la banca mista Polland e il problema delle unità di analisi: Con il suo volume “The peaceful Conquest ” del 1981, per la prima volta Sidney Pollardanalizzò lo sviluppo per unità regionali e non nazionali, poiché egli sostenne che l‟industrializzazione europea si realizzò in ogni nazione su base regionale. Egli introdusse il concetto di differenziale della contemporaneità, di cui è un esempio tipico la costruzione delle ferrovie, che ebbero utilità diverse a seconda delle zone. È quindi sbagliato focalizzarsi su un livello nazionale per valutare il livello di industrializzazione. Parliamo di dualismo: un esempio sono le differenze tra Nord e Sud d‟Italia. Lo sviluppo deve essere misurato secondo unità di analisi regionale. David – dipendenza da percorso/pathdependence: Seguendo un approccio più scientifico, tra i concetti significativi troviamo quello di pathdependence, elaborato da Paul David.Secondolui,il cammino dei first comers non può essere imitato perfettamente, poiché catene di eventi casuali delimitano il campo delle scelte.La competizione porta all‟abbassamento dei costi di transizione (ovvero costi di ricerca, organizzazione e diffusione), questocon riferimento anche alle istituzioni. Certi percorsi di sviluppo dipendono dalla via intrapresa dagli investimenti, da quella scelta, nonostante le diverse strade percorribili all‟inizio. Path dependence •La spiegazione delle trasformazioni della tecnologia (e dell‟economia) è il prodotto del verificarsi di eventi anche casuali (ex. la disponibilità o meno di certe risorse può indurre o non indurre a sviluppare date tecnologie) •Una volta che un percorso è stato selezionato da una serie di eventi economici casuali, la scelta resta fissata (cioè si continua sulla via intrapresa) indipendentemente dai possibili vantaggi delle alternative Douglas North e il ruolo delle istituzioni: Douglas North teorizzò il mutamento economico come risultato di cambiamenti istituzionali, poiché persino nel paese del “laissezfaire ” (la G.B.) il ruolo dello Stato fu fondamentale (soprattutto per garantire la proprietà privata). La presenza dello Stato è dunque giustificata dalla presenza dei costi di transazione. un risultato positivo o negativo in termini di sviluppo economico è connesso alla qualità delle istituzioni. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag44 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Nota terminologica: per noi istituzioni = organizzazioni. Con istituzioni intende le regole emanate dalle organizzazioni. Per tornare alla teoria regole efficienti + sviluppomeno costi transazionali North afferma che l‟efficiente tutela della proprietà privata inglese con l‟enclosio ha favorito lo sviluppo dell‟Inghilterra. A ciò possiamo obiettare osservando come la Francia, nonostante l‟ampia tutela della proprietà, non abbia seguito il medesimo percorso di ampio sviluppo. A questo punto maturarono due teorie: 1) il liberismo (mano invisibile di Adam Smith): lasciare spazio ai meccanismi di mercato 2) la dottrina interventista Già fin dal primo Ottocento USA, Belgio, Francia e Germania erano accomunati dalla fiducia nello Stato per l‟industrializzazione. Negli USA si sviluppò il modello di Stato regolatore (modello “debole”), ancor oggi prevalente, mentre in Europa prese consistenza il modello “forte” di Stato e fiducia nel big government, con politiche dirigiste. In Paesi più recenti, tra cui l‟Italia, lo Stato ebbe un ruolo fondamentale nell‟unificazione politica. Il peso dello Stato è sempre andato in crescendo (spesa pubblica e interventismo) con il passare del tempo e si è giunti alla conclusione che il capitalismo non funziona se privo di almeno uno “Stato minimo”: “law and order” (leggi, soprattutto per la difesa della proprietà, amministrazione, giustizia e ordine pubblico, istruzione, poste, sanità e trasporti). Questo concetto di Stato minimale si rifà a dei principi liberisti, totalmente opposti a quelli sovietici del 1900 che negavano il mercato. Dinamiche demografiche e di mutamento sociale A partire dagli anni „40 del Settecento la popolazione Europea riprese a crescere arrivando a raddoppiare tra 1850 e 1900, mentre la popolazione mondiale passò da 978 a 1650 milioni di abitanti. I tassi di incremento demografico si diversificarono nelle diverse regioni con un minimo per la Francia (0,4% di incremento medio annuo e un massimo per la Russia: 2%), non sono omogenei. Assistiamo a un aumento demografico senza inversioni di tendenza per tutto il periodo. Risulta evidente che la correlazione tra industrializzazione e crescita demografica non è netta: lo desumiamo dal fatto che l‟Inghilterra e la Germania hanno lo stesso tasso di crescita ma realtà di sviluppo molto differenti. L‟aumento può piuttosto essere correlato a un miglioramento dell‟agricoltura (fine delle grandi carestie, certezza negli approvvigionamenti) e dei trasporti (agevolano il trasferimento di beni primari). La crescita si accompagnò: • a migrazioni interne; • a migrazioni internazionali; • all‟urbanizzazione; • allo sfruttamento di risorse prima sottoutilizzate o sconosciute; • all‟introduzione di nuove tecnologie rese possibili da una ricerca scientifica applicata alla produzione economica. TRANSIZIONE DEMOGRAFICA E TRANSIZIONE EPIDEMIOLOGICA - SEC. XVIII Transizione demografica: passaggio da un regime demografico antico (alta natalità e mortalità )a un regime demografico moderno (natalità e mortalità sotto controllo). Transizione epidemiologica: scompaiono le grandi epidemie. Il fenomeno si origina in Inghilterra: a partire dalla metà del 1700 le accresciute disponibilità alimentari ed un miglioramento dell'igiene unitamente al miglioramento dei trasporti e all‟incremento del reddito consentono di sostenere una popolazione crescente. La mortalità si abbassa (scompaiono le grandi epidemie e carestie) mentre la natalità rimane elevata, per la prima volta la trappola malthusiana non scatta: iniziano latransizione demografica e la transizione epidemiologica. La mortalità è ordinata cronologicamente. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag45 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Alta natalità,alta mortalità Bassa crescita perchè si nasce meno e muore meno Perché il calo non contemporaneo dei tassi di natalità e mortalità produce un aumento popolazione? Aumentano le opportunità lavoro nelle fabbriche, anche per l'occupazione minorile. La Natalità rimane elevata nelle aree rurali: morale religiosa, tradizione, necessità forza lavoro. Maggiore disponibilità risorse: anticipa età matrimoniale. Migliorano quantità e qualità dell‟alimentazione: organismi più robusti e meno esposti alle malattie. Miglioramenti della medicina. Miglioramenti dell‟igiene personale e pubblica. Fine delle epidemie. Il rapporto popolazione-risorse diviene un circolo virtuoso: la crescita demografica stimola la crescita della produzione attraverso l‟innovazione; tutto ciò è a sua volta la causa di un nuovo aumento demografico. Fine della trappola malthusiana. La struttura demografica si stabilizza tra fine Ottocento e inizio Novecento, con il progressivo superamento della stretta correlazione tra matrimonio e procreazione. Ovviamenteil cambiamento dei comportamenti tradizionali è più rapido nei centri urbani, mentre è più lento nelle realtà rurali. La crescita si accompagna a 1) Urbanizzazione: a causa dell‟industrializzazione e l‟urbanizzazione aumenta la densità demografica. Industrializzazione e crescita demografica producono la progressiva modificazione della struttura occupazionale, da cui deriva un consistente processo di urbanizzazione. Nel corso dell‟Ottocento il numero di abitanti delle città passa da poco più di 5 a 46 milioni. Nel Sud America le città nascono solo in funzione delle esportazioni, assistiamo a una economia estrovertita. 2) Migrazioni interne: riguardano movimenti di persone da una regione all‟altra all‟interno dello stesso paese. 3) Migrazioni internazionali: portarono alla redistribuzione della popolazione mondiale. Nel corso dell‟Ottocento s'intensificano i fenomeni migratori: tra il 1815 e 1914,60 milioni di persone, principalmente Europei, emigrarono volontariamente dai paesi più popolosi apaesi meno popolo che offrivano al contempo migliori condizioni economiche: chi emigrava, soprattutto in America poteva ottenere salari più alti anche del 50%-60% rispetto a quelli che avrebbe ottenuto in patria, le mete erano zone in cui c‟era ampia disponibilità di terra e opportunità lavorative.Osserviamo le più grandi migrazioni volontarie della storia. Diversamente che nel passato, le migrazioni assunsero spesso una natura permanente. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag46 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Il miglioramento dei trasporti nella seconda metà del secolo incentivò gli spostamenti intercontinentali di popolazione. Tra il 1820 e il 1915 più di 50 milioni di europei prendono la via dell‟emigrazione. L‟emigrazione avviene a scaglioni, dal 1850 al 1870 gli arrivi negli USA erano soprattutto inglesi e tedeschi, a fine 800‟ Europa mediterranea. Erano prima verso gli USA e poi verso l‟America Latina. Chi emigrava faceva sapere ai suoi compatrioti che in America si stava bene: in pochi anni il numero degli emigrati aumentò rapidamente e nacquero delle comunità locali nei paesi di emigrazione catene migratorie: chi emigra è incapsulato in una rete di rapporti. L'emigrazione ebbe il merito di far studiare gli Italiani: per entrare negli USA si doveva saper leggere e scrivere. Ci sono destinazioni preferenziali per ogni paese, influenzate dal clima del paese d‟origine in parte. Un certo tipo di migrazioni apre la porta a migrazioni simili. Effetti dei flussi migratori: a) La migrazione calmiera i salari dei paesi di destinazione (si riducono per l‟aumento di manodopera) e accresce quelli dei paesi di partenza (meno manodopera). b) Si forma un‟ imprenditoria etnica, specializzata nello stesso ramo (pizzaioli italiani, ecc…). c) Il paese di destinazione diventa un nuovo mercato per i paesi di origine. d) Flusso di ricchezza nel paese di origine a causa delle rimesse degli immigrati. 4) Scoperte tecnologiche dovute alla ricerca applicata alla produzione 5) Sfruttamento risorse sottoutilizzate o sconosciute I TRASPORTI Influenzarono molto le dinamiche migratorie. L‟abbattimento di costi di trasporto permette a tutti di migrare. Ferrovie: innovazione crucialesono possibili siccome diventa possibile produrre grandi proprietà di acciaio a basso costo. Sono un‟innovazione cruciale che portò alla rivoluzione dei trasporti In particolare consentono l‟integrazione del mercato; promuovono la domanda di materie prime (promuovono la domanda di materie) e l‟espansione delle industrie(siderurgica e meccanica)ad esse correlate . le innovazioni tecnologiche si portano dietro innovazioni finanziarieperché le imprese in espansione richiedono una parallela mobilitazione di capital (si sdogana la SpA nel secondo 800); assistiamo alla conseguente espansione del mercato borsistico in cui si negoziano titoli ferroviari. Le ferrovie sono le prime compagnie in cui si separa la proprietà dalla gestione. Per raccogliere il denaro, oltre ad azioni e obbligazioni s‟introducono nuovi strumenti finanziari, le obbligazioni convertibili (a una data scadenza convertibili in azioni) e le azioni privilegiate (danno diritto a essere remunerate per prime a una certa percentuale superiore di utile ma non fanno parte dell‟assemblea ordinaria dei soci). trasformano la distribuzione: assieme al telegrafo che consente comunicazioni istantanee è più semplice programmare gli approvvigionamenti. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag47 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it determinano la nascita delle agenzie di ratingSiamo negli stati Uniti, seconda rivoluzione industriale, XIX secolo.Si costruiscono le ferrovie con antenate delle moderne SpA per reperire i capitali. Le società ferroviarie emettevano obbligazioni per finanziarsi. John Moody era un giornalista economico interessato alla trasparenza finanziaria delle aziende, causa secondo lui di un mini-crash finanziario del 1909; ha l‟idea di pubblicare un manuale (Manual of industrial securities) nel 1900 che censisce 200 società americane per aiutare gli obbligazionisti americani a scegliere in modo più opportuno dove investire.Dovete sapere che la società americana è molto più propensa a investire i risparmi in borsa piuttosto che nell‟edilizia o il banca o sotto il materasso come noi europei: la disponibilità di valutazioni è molto apprezzata dagli investitori. Moody‟s diventa la prima agenzia di rating nel 1909. Con la prima guerra mondiale abbiamo già le 3 principali agenzie di rating (Moodys, Fitch e Standard&Poor‟s). Dopo la crisi del 1929 il governo impone alle banche l‟obbligo di detenere solo titoli con valutazione positiva del rating come riserva. Nel 1949 la valutazione diventa obbligatoria anche in caso di titoli di stato (treasury bonds). Negli anni 70‟ si stabilisce che Moody‟s,Standard&Poor‟s e Fitch siano le tre agenzie autorizzate a valutare i titoli. Dagli anni 80‟ banche, fondi pensione, assicurazioni possono detenere solo titoli con un rating elevato. Se i titoli di stato vengono declassati le banche che detengono riserve composte ampiamente da tali titoli non rientrano più in questi requisiti e devono rifinanziarsi. Inoltre un rating più basso comporta una minore fiducia quindi un interesse più alto per rifinanziarsi a remunerazione del maggiore rischio e per rendere appetibili titoli che non possono più essere domandati dalle banche a titolo di riserva. Avere la tripla A (AAA) significa potersi rifinanziare agevolmente, corrispondendo interessi più bassi. La correttezza della valutazione influenza le possibilità di rifinanziarsi di un paese. Le agenzie di rating si occupano di valutare a pagamento un certo titolo:sono legate al committente, c‟è conflitto di interessi. Per ovviare questo problemasiideano sistemi di rotazione degli analisti, per evitare corruzione. I parametri di valutazione si fondano sull‟analisi della situazione politica e economica (conseguente solvibilità del paese) e del profilo monetario, finanziario, della bilancia commerciale. Il giudizio dovrebbe essere strettamente economico, anche se in alcuni casi è stato troppo poco obiettivo e mosso da interessi politici. La Grecia nel 2010 è stata declassata ancora prima che le misure di risanamento fossero rese pubbliche, facendo saltare l‟accordo in corso. Il conflitto di interesse emerge anche analizzando le partecipazioni incrociate: alcuni fondi di investimento sono tra i primi soci delle agenzie di rating. I fondi sono controllati da grandi banche, e ci sono partecipazioni incrociate. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag48 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it TRASFORMAZIONI NEL SETTORE AGRICOLO, VECCHI E NUOVI PROTAGONISTI Il settore agricolo si è progressivamente ridimensionato ma resta comunque importante a fronte di aumenti della produzione, della produttività del lavoro, della produttività totale dei fattori: conosce cioè una crescita estensiva (tramite bonifiche cresce la superficie coltivata) e una crescita intensiva (aumenta la produttività). C‟è una trasformazione strutturale e pure a fronte del ridimensionarsi aumenta la produttività dei fattori. Si ha quindi: 1) crescita estensiva nelle aree in cui sono disponili terre; negli USA ad esempio si coltivano nuovi suoli e data la scarsità della manodopera si da impulso alla meccanizzazione. 2)crescita intensiva nelle aree in cui le superfici coltivabili sono già ampiamente sfruttate [Coltivazioni a rotazione continua, nuove piante, incremento della concimazione (industria chimica)]. La crescita intensiva è spinta dalle innovazioni. La produzione del settore primario cresce meno della produzione del secondario e del terziario Si modifica la composizione della dieta. La rivoluzione dei trasporti consente l‟ingresso sul mercato internazionale di nuovi produttori. La Seconda Rivoluzione Industriale (1850/70 in poi fino alla Prima o Seconda Guerra Mondiale) INDUSTRIALIZZAZIONE: UN IMPERATIVO POLITICO La seconda rivoluzione industriale si differenzia dalla prima per la qualità della trasformazione tecnologica, strettamente legata alla scienza e per l‟invenzione dell‟invenzione. Il tessuto industriale inglese è stato largamente costituito dal capitale privato un fatto reso possibile dall‟esistenza di condizioni che hanno permesso una industrializzazione graduale. L‟Inghilterra si industrializzata avvantaggiandosi dell‟assenza di barriere all‟entrata, dell‟assenza di concorrenti e del fatto che chiunque potesse diventare imprenditore. Il credito in questa rivoluzione contava poco le imprese potevano autofinanziarsi con gli utili elevati (10-20% del capitale investito). Per i Second Comers è tutto diverso: sul mercato opera un rivale potente ed esperto e sono necessarie imponenti e costose realizzazioni tecnologiche e infrastrutturali. Gli altri riassociavano l‟industrializzazione inglese alla potenza politica e la potenza economica alla potenza militare/imperialista. L‟industrializzarsi diventa un imperativo politico. E‟ il momento di emulazione dell‟Inghilterra cercando di portar via le innovazioni tecnologiche dall‟Inghilterra offrendo stipendi esorbitanti ai tecnici. Chi s‟industrializza deve ora fare i conti con le barriere all‟ingresso poste dall‟Inghilterra: inoltre emulare l‟Inghilterra non è facilitate le diverse situazioni dei diversi paesi in termini di risorse e mentalità. Dopo l‟imitazione, lo spionaggio industriale, copiatura, era necessario adattarle le innovazioni al paese: ciò porta a innovazioni, propulsori della rivoluzione industriale. Nel periodo compreso tra il 1850 e il 1873 l‟industria continentale conosce uno sviluppo senza precedenti (sviluppo, maturazione tecnologica, creatività). Sono anni di maturazione tecnologica STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag49 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it e d‟incessante creatività contrassegnati dall‟elaborazione di alcune delle innovazioni che costituirono il nucleo propulsivo della Ricerca. I progressi nell‟ambito dei trasporti eliminano gli ostacoli al movimento dei fattori produttivi e delle merci, sono scoperte nuove fonti di energia e nuove materie prime. E‟ l‟era della chimica, dell‟acciaio, dell‟elettricità. Col secondo 800‟ il vapore si afferma sull‟energia idraulica e sul legno. La macchina di Watt impiega molti anni per diffondersi, si afferma più lentamente nei paesi poveri di carbone. La localizzazione dei giacimenti carboniferi influenza la diffusione e l‟utilizzo dell‟energia termica. Ancora oggi si utilizza il carbone perché si trova in localizzazioni più geopoliticamente favorevoli all‟assetto europeo. Acciaio Il prodotto fondamentale fu l‟acciaio, che sommava i benefici di ferro e ghisa: plasticità, elasticità , durezza. Ha più carbonio del ferro e meno della ghisa: ciò comporta sia più resistente del ferro e più lavorabile della ghisa. Era un materiale inizialmente molto costoso, utilizzato solo per piccoli oggetti di precisione come bistruri. Esso divenne utilizzabile su larga scala quando Bessemer (1856)ne abbassò i costi di produzione inventando il convertitore (permetteva di lavorare grandi quantità di metallo), e grazie anche a Gilchrist e Thomas (1879) che elaborarono un processo di eliminazione del fosforo (precedentemente la tecnologia era utilizzabile solo da alcuni paesi. Queste due innovazioni spostano la soglia tecnologica: l‟acciaio è conveniente e ottenibile in grandi quantità da tutti i tipi di ferro. Ecco perché l‟industrializzazione è storicamente datata: non poteva accadere prima con la tecnologia di quel momento.Tra il 1840 a il 1870 infatti termina l‟età del ferro: date le eccessive sollecitazioni a cui era sottoposto tale materiale, che lo avevano reso inidoneo in quanto soggetto a continue rotture. Chimica La chimica era legata alle ricerche scientifiche di laboratorio ed ebbe il suo centro in Germania, paese leader del settore. Fu il più grande successo della Germania imperiale, che produceva oltre l‟80% della produzione mondiale di coloranti. Dal business dei coloranti presto emergono prodotti farmaceutici, pellicole fotografiche, ecc. Distinguiamo tra chimica di base volta alla produzione di fertilizzanti e chimica organica (da fonti vegetali e animali) volta alla produzione dei coloranti: è proprio nell‟800 che, cercando di sintetizzare il Chimino, si ottiene il colorante Rosa. In questo contesto, ricordiamo il particolare caso della Svizzera, che si specializza in un settore di nicchia, la produzione di coloranti per banconote. L‟affermarsi di questo settore posta a istituzionalizzarsi il legame tra industria e ricerca scientifica e a applicare le economie di scopo, che permettono di ottenere dallo stesso processo prodotti diversi (più di 2000 coloranti diversi). Elettricità L‟elettricità è un‟energia facilmente trasmissibile su lunghe distanze senza perdite significative. Per le industrie meccaniche diventa possibile svincolare la macchina dal suo motore primo a vapore. L‟elettricità può essere trasformata in luce, calore, movimento. L‟illuminazione fu dimostrata da Davy nel 1808, il motore elettrico e la dinamo nel ‟21 da Faraday. Le realizzazioni di Bergèsaprirono la strada alle centrali idroelettriche. L‟uso principale dell‟elettricità fu nella telegrafia. Edison e Swan costruirono le prime lampadine, subito applicate nei dintorni di New York (lampadina di Edison 1879). L‟elenco d‟innovazioni è molto lungo: trasporti, radio, telefono, telegrafo, forno elettrico per l‟acciaio, sedia elettrica, ecc. In questo periodo il petrolio iniziò a fare concorrenza al carbone e si entrò “nell‟era del petrolio” solo nel 1914. Dai congelatori alla macchina da scrivere L‟agricoltura durante le rivoluzioni industriali beneficiò più dei fertilizzanti e dei fungicidi che delle macchine. Pasteur scoprì i batteri ed aprì la strada alle tecniche di preparazione dei cibi. La centrifuga permise di separare il siero del latte, la refrigerazione permise il trasporto delle carni congelate. L‟innovazione più famosa fu la macchina da scrivere che utilizzava la tastiera QWERTY, che risolveva il problema dell‟ accavallamento dei martelletti. Nel 1846 fu inventata la rotativa. Nel 1800 fu inventata la fotografia, poi diffusa un secolo dopo. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag50 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Un‟innovazione organizzativa: l‟american system of manufacturing È un modello di produzione contraddistinto dalla produzione in serie di componentistandardizzate in modo da consentire l‟assemblaggio da parte di manodopera non specializzata. Con questo modello è possibile sostituire la manodopera qualificata con manodopera non qualificata, meno costosa e più facilmente sostituibile. IL CREDITO E IL SETTORE BANCARIO Il credito, non molto importante nella rivoluzione inglese, acquisì in questo contesto una crescente rilevanza. Con credito intendiamo In senso ampio uno strumento che può sostituire la moneta circolante, sopperendo alle problematiche di trasporto e scarsità tipiche della moneta. Esso permette l‟aumento della velocità di circolazione della moneta. In senso ristretto un‟operazione per cui una parte cede un bene o un servizio in cambio di una controprestazione che avverrà in tempo differito. È un‟anticipazione di potere d‟acquisto. Questa operazione implica fiducia, dato il rischio che grava su entrambe le parti: per il debitore rischio di non essere in grado di pagare e per il creditore rischio di non essere pagato. Il creditore deve quindi essere in grado di valutare le qualità della controparte, la sua capacità di far fronte al debito. Il settore creditizio diventa via via più complesso. C‟è sempre una maggiore divisione tra i centri di formazione del risparmio (famiglie) e di investimento (imprese). Tale separazione giustifica la nascita degli intermediari finanziari che si fanno carico della funzione di raccordo. Le banche si occupano delle seguenti operazioni: Trasformazione delle scadenze; Trasformazione del rischio; Riduzione delle asimmetrie informative (l‟operatore specializzato sa valutare la credibilità del debitore e degli altri operatori economici perché le informazioni non sono standardizzabili. Il credito non è un rapporto standardizzabileperché deriva da un rapporto personale tra due soggetti basato sulla fiducia. Non è una merca ma una relazione fondata su informazioni non standardizzabili); Riducono i costi transazionali. Le banche nascono con facoltà di emissione. La banca di Inghilterra nasce nel 1663 e dal 1664 emette moneta. Resta privata fino al 1949. La facoltà di emissione, concessa nel 700‟ a molte banche, man mano si restringe e si vieta la costituzione di nuove banche di emissione. La banca di Inghilterra resta l‟unica a emettere moneta e assume il compito di regolare il sistema bancario attraverso il tasso di sconto, ovvero il tasso a cui sconta gli effetti delle altre banche. Incomincia a ricoprire il ruolo di prestatore di ultima istanza: può decidere se iniettare liquidità sul mercato scontando gli effetti (e per farlo emette stampa moneta )oppure no. Diventa a tutti i sensi una banca centrale. Tipi di banche: 1) Banche commerciali: raccolgono depositi da tutti e esercitano crediti commerciali. Prestano denaro a lungo termine, raccolto tramite una rete di sportelli 2) Banche d‟affari: la raccolta avviene da pochi grandi depositi di clienti facoltosi e i prestiti sono rivolti a tali clienti. Questo tipo di banca è più rischiosaperché con 10 prelievi ingenti potrebbe entrare in crisi di liquidità 3) Banche cooperative: erogano prestiti solo ai soci, depositano tutti ma il credito viene erogato solo a chi si conosce e a chi ha azioni della banca. C‟è uno stretto controllo sui debitori. Le bancheall‟inizio ebbero un ruolo limitato. Le Banche Centrali si limitavano a finanziare il commercio internazionale e fare anticipi agli Stati. Col procedere dell‟industrializzazione nacquero le Banche per Azioni che si distinguevano in banche d‟affari (es.: il Credit Lyonnais) e banche di deposito (es.: Banque de Paris et desPaysBas). STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag51 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Le banche di deposito si occupavano di investimenti a breve termine (nel passivo avevano ingenti mezzi dati dai depositi a vista. Per quanto riguarda l‟attivo si dedicavano a operazioni ordinarie, quali i conti correnti ).Le banche d‟affari si occupavano di investimenti a medio-lungo termine, più rischiosi (nel passivo avevano i depositi dei capitalisti e delle imprese, nell‟attivo partecipazioni nelle società eprestiti governativi ). Dal 1826 vennero introdotti gli assegni (chéque ) per rimediare all‟offerta anelastica di moneta della Banca d‟Inghilterra.Nel 1914 “le Big Five ” di Londra controllavano gran parte dei sistemi finanziari d‟Inghilterra, dove le banche erano molto specializzate nei diversi settori. In Francia il Credito Lionese ebbe problemi con i finanziamenti di lungo termine alle imprese e preferì limitarsi al breve periodo e alla sottoscrizione di prestiti governativi. Il Credit Mobilier fallì nella crisi del ‟67 a causa della forte immobilizzazionedelle sue fonti a lunga scadenza. La Germania subisce l‟influenza delle grandi banche miste, subisce la forza del capitalismo finanziario. C‟erano partecipazioni incrociate, le proprietà del Cda dell‟impresa e viceversa. Caratteristiche: Rete di sportelli Finanziamenti a poche grandi imprese selezionate come fanno le banche d‟affare Si penalizzano le piccole imprese aiutate dalle banche popolari e cooperative. LA GRANDE IMPRESA E LA TRASFORMAZIONE DELLA CONCORRENZE Le trasformazioni tecnologiche della seconda rivoluzione industriale portano all‟affermarsi di un capitalismo molto diverso da quello di Smith osservato durante la Prima Rivoluzione Industriale. I costi delle nuove tecnologie portano all‟affermarsi della grande impresa: produrre comporta un ampio investimento ed è redditizio solo sfruttando le economie di scala, ovvero sfruttando appieno la capacità produttiva senza discontinuità. Ciò porta a una tendenza a integrarsi orizzontalmente (con fusioni, si accresce il potere contrattuale) e verticalmente, sia a monte (per non dipendere da fornitori esterni) che a valle (nella distribuzione per offrire smercio ai prodotti). Le grandi imprese sono un fenomeno storicamente datato, nascono in questo periodo e sopravvivono ancora oggi. In questo contesto assistiamo a una trasformazione della concorrenza: c‟è un oligopolio che porteranno a una successiva lotta tra stati per l‟egemonia economica. Il processo accelera tra gli anni 70 e gli gli anni 90 dell‟800‟ con la grande deflazione (calo dei prezzi). I produttori più intraprendenti si organizzano per arrestare la discesa dei profitti attraverso meccanismi limitatori della concorrenza con esiti diversi nei diversi paesi. Negli USA si adotta il pool o cartello che si rivela inefficace. Alla breve stagione degli accordi seguirà quella dei trusts e, a ruota, quella dei mergers. Cartello/pool: è un accordo limitativo della concorrenza, o si fissa un prezzo o si spartiscono quote di mercato. In germania sono legali, in usa e uk non possono essere fatti valere in tribunale. Sono le banche. Da quando vengono dichiarati illegali su usano altri strumenti Holding: un impresa può avere altre imprese controllate Trust: accordo tra imprese che permettedi unificare il comando tra imprese. Le imprese conferiscono le attività a un trustee che si occupa della gestione. Merge: fusioni tra imprese Nel 1890 vengono vietati i trust negli usa. Il testo della legge è vago, probisce una generica ed eccessiva concentrazione del capitale (shermanact). La legislazione antitrust diverrà efficare solo nel 1914. capitalismo corporato in tutti i settori: grande impresa in ogni settore Le istituzioni pubbliche Paesi a forte autonomia locale, come la Gran Bretagna e gli USA, videro una preponderanza dell‟iniziativa privata, altri, quali laFrancia o la Prussia, videro un maggiore intervento statale. Si fece maggior ricorso alle imposte indirette, che colpivano i consumi, aumentando le disuguaglianze sociali. Si sviluppò un complesso sistema di brevetti, regolamentazioni bancarie, e spese per infrastrutture. Il contributo più importante fu nell‟educazione, associata a tre concetti: STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag52 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it 1) Educazione e sviluppo: vide la Germania molto più avanti rispetto all‟Inghilterra, sia perché in Gran Bretagna l‟insegnamento divenne gratuito soltanto nel 1891, sia perché gli inglesi non seppero strutturare un sistema efficiente, cercando di aggregare la classe operaia nel sistema sociale. 2) Educazione e declino: in Inghilterra fu commesso lo sbaglio di tralasciare la preparazione tecnico-scientificoingegneristica favorendo una preparazione umanistica. 3) Educazione e cambiamento economico: l‟associazione tra di essi ha dato sempre più peso ai concetti di capitale umano e capitale sociale. Ricordiamo che l'educazione non va intesa esclusivamente in termini di tasso di alfabetizzazione. I percorsi nazionali Gran Bretagna e Stati Uniti: il rallentamento inglese e l‟accelerazione americana Per tutto l‟800 l‟industrializzazione è un imperativo politico, la potenza economica diventa sinonimo di potenza militare. Fino agli anni 1880 la Gran Bretagna mantennesaldamente la prima posizione, poi cominciò a retrocedere dopo USA e Germania. Gli inglesi sostenuti dal clima di liberalismo ebbero la possibilità di accumulare capitale; nel 1900, però, vennero raggiunti e sorpassati dagli americani, grazie alle risorse naturali superiori, alla protezione doganale, ad un mercato dinamico ed all‟ambiente sociale favorevole all‟adozione di tecniche moderne (la relativa scarsa manodopera ed il costo alto della stessa negli USA spinse alla meccanizzazione). Al contrario, gli inglesi erano ormai appagati e la loro “mentalità di superiorità ed esperienza” frenò losviluppo. Nonostante ciò l‟Inghilterra rimase forte in servizi e finanza. Il declino relativo inglese è dovuto agli svantaggi del pioniere: essersi industrializzata per prima diventa uno svantaggio perché le strutture e il sistema creditizio sonoindaguati e sconta la perdita come clienti dei paesi che si sono successivamente industrializzati, sconta l‟inadeguatezza del suo sistema di istruzione, sconta l‟obsolescenza delle infrastrutture e delle tecnologie (ferrovie vecchie, rete di canali non integrata, diminuzione degli investimenti in nuove tecnologie dato il crescere del rischio [hanno di più da perdere]). Inoltre subisce la sindrome di Buddendrof, ovvero la stanchezza della terza generazione di imprenditori, il problema del passaggio generazionale: le nuove generazioni sono avverse al rischio di impresa e più attratti dalla politica. L‟Inghilterra quindi perde il primato di crescita nell‟ambito dell‟economia reale. Si compie il passaggio a economia post industriale. La finanza ha il ruolo principale nella formazione del PIL, insieme ai servizi. Gli USAsuperano l‟Inghilterra: perché? Grande disponibilità di risorse naturali Agricoltura molto produttiva Ampia crescita demografica dovuta ai fenomeni migratori: Meccanizzazione dell‟industria: nonostante i flussi migratori la popolazione resta poco numerosa quindi i salari sono molto elevati; ciò porta alla precoce meccanizzazione Clima sociale favorevole all‟innovazione e all‟accumulazione di ricchezza materiale. Spiccato protezionismo a partire dalla fine della guerra di secessione (tra secessionisti, a favore del liberismo, e unionisti che volevano riservarsi il mercato americano) Meno poveri degli altri paesi, il ceto medio è più ampio consumi più elevati. In America fu molto importante la Produzione di Massa/MASS PRODUCTION, la combinazione tra la Teoria fordista e taylorista Alcune annotazioni sullo schema riguardo a Ford: ♣ Ford era legato al proibizionismo perché l‟alcool accresceva l‟assenteismo e assorbiva risorse che altrimenti potevano essere destinate al consumo. ♣ L‟attenzione alla vita privata dell‟operaio era motivata dal desiderio di evitare tracolli nervosi ♣ Voleva fidelizzare il lavoratore, è meglio avere un capitale umano stabile STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag53 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Il Belgio Il Belgio è stata la prima nazione dell'Europa continentale che intraprese il percorso di industrializzazione. A metà Ottocento lo sviluppo si disegnava intorno alle miniere di carbone cokizzabile. L‟area belga, vista la posizione geografica, era quella morfologicamente più simile alla inglese, favorita dalle stesse risorse naturali. Il paese era dotato di notevoli risorse minerarie e poté creare un sistema economico dinamico e fortemente integrato, che comprendeva: industriatessile, siderurgia e chimica. In Belgio vi risiedevano 7,7 milioni di abitanti e per questo ebbe lo sviluppo del “piccolo paese”. Il Belgio era quindi un piccolo paese ma grazie all‟opera di intraprendenti imprenditori la regione della Mosa divenne uno dei maggiori poli dell‟industria estrattiva, siderurgica (industria siderurgica più grande d‟Europa) e meccanica; anche il cotonificio conobbe in questo secolo un notevole sviluppo. Il Belgio inoltre sperimentò un originale strumento finanziario di sostegno alle attività industriali non presente in Inghilterra, la Sociétégénérale de Belgique, una banca di investimenti che deteneva pacchetti azionari di imprese industriali e ne creava nuovi seguendo i propri interessi. Nel 1835 si trasformò in “Banque de Belgique ”, dopo aver rilevato ben 24 industrie. Per delle grandi imprese erano necessarie grandi banche per sopperire al loro fabbisogno. Il ruolo dello stato fu particolarmente attivo nelle costruzioni ferroviarie che rafforzarono le industrie metalmeccaniche e del carbone. In termini relativi alla sua limitatezza geografica, il Belgio fu il paese più industrializzato fino alla prima guerra mondiale. La sua estensione comportaperò una forte dipendenza dal mercato internazionale, date le ridotte dimensioni del mercato interno. La maggioranza della ricchezza deriva dalle importazioni. Questo spiega anche la loro tendenza alla neutralità politica: per commerciare con tutti devono essere amici di tutti. In breve: il Belgio è un piccolo paese con la vocazione a pensare in grande: È piccolo ma dotato delle risorse necessarie Può contare su una tradizione manifatturiera che favorisce lo sviluppo del settore della lavorazione del cotone La corona belga sostiene l‟industrializzazione sostenendo la costruzione di ferrovie, entrando come socio nelle grandi banche, ecc. La Francia La Francia ebbe un modello di crescita contraddittorio. Dagli anni 70 dell‟800 può contare su imprese tecnologicamente avanzate nell‟alluminio e nel settore automobilistico, ma l‟industrializzazione è molto lenta. Questi elementi possono motivare uno sviluppo industriale frenato: 1) l‟anomala dinamica demografica: con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche aumenta la mortalità della fascia giovane della popolazione. Tra il 1800 e il 1850 ci fu un crollo delle nascite dovuto a una politica di controllo delle nascite promossa da Napoleone: egli stabilì che tutti i figli dovessero avere la stessa quota di ereditài contadini STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag54 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it iniziarono a fare meno figli per evitare che il patrimonio debba essere diviso in quote troppo piccole ( crebbe il numero di infanticidi, aborti e matrimoni con donne più anziane e quindi meno feconde). Il crollo demograficocausa una crescita minore del PIL, ma con un livello pro-capite maggiore, dovuto al crollo demografico più che alla crescita insè. 2) la prevalenza di un settore primario tradizionalista: le rese erano minori, molte aree erano incolte, lasciate a maggese. Occupava il 40% della popolazione nel 1913, era molto arretrata. 3) i tre quarti dell‟ output era costituito da beni di lusso ad alto valore aggiunto; 4) il protezionismo attuato in un paese fortemente esportatore. 5) la difficile accessibilità di alcune risorse –> sfavorevole allocazione. 6) dipendenza dall‟energia idraulica. 7) la segmentazione del mercato. Esistevano due realtà opposte, la Francia urbana di Parigi e un mosaico di realtà diverse nell‟area rurale, per cui il concetto di patria non era legato al concetto di nazione (di cui si ignoravano lingua, confini e storia) ma al concetto di pays, il borgo. Parigi era identificato come il paese delle tasse e del fisco da cui si doveva stare lontani e quindi si rimaneva nel villaggio. 8) la sconfitta nella guerra con la Prussia con la perdita dell‟Alsazia-Lorena. 9) mercato non integrato: la Francia ha le strade imperiali costruite da napoleone e la ferrovia intorno a Parigi. Molte aree rurali erano caratterizzate da enclavi isolate e ogni villaggio parlava addirittura una lingua a sé, distante dal francese ufficiale di Parigi. Si conservava l‟isolamento con una endogamia o esogamia selettiva (si sposava qualcuno del paese o di uno specifico paese vicino). La lentezza nell‟ampiamento delle comunicazioni rallenta questo processo. 10) Alfabetizzazione scarsa: la gente non andava a scuola perché i maestri insegnavano il francese, utile solo per emigrare e non per la vita di villaggio. Le cose cambianocon la costruzione delle ferrovie secondarie perché la popolazione rurale intuisce possibilità di carriera nel settore pubblico o militare. L‟educazione elementare cerca di instaurare il concetto di appartenenza alla patria nella popolazione. 11) Ampie sacche di autoconsumo, il mercato non ha funzione propulsiva dell‟economia. Centralità del ruolo della famiglia nella cultura francese: ciò non favorisce la produzione di massa standardizzata. Ancora nel 1906 la Francia era un Pays de patrons: il 71% delle imprese non aveva salariati e i proprietari e i famigliari rappresentavano il 27% degli addetti dell‟industria. 12) Le banche investono nelle ferrovie e nel debito pubblico straniero. In questo senso depone anche la crescita del PIL, che nel periodo 1871-1914 crebbe a un tasso medio annuo del 1,6% (contro un 2,1% della Gran Bretagna); tuttavia, a livello pro capite, la crescita fu di 1,4 contro 1,2. La svolta del Secondo Impero Il take off della Francia avvenne all‟epoca del Secondo Impero (1851-1870) Napoleone III puntò sull‟intervento dello Stato per svecchiare l‟economia ed aumentare il benessere della popolazione. In questo periodo ebbe inizio la vera industrializzazione della Francia, anche se il ruolo del settore primario restò dominante e la concentrazione industriale restò limitata ad alcune industrie. In questo senso pesano sfavorevolmente: la guerra franco-prussiana, la crisi agraria e la debolezza della domanda interna. Solo con la costruzione della ferrovia nacquero le scuole i contadini iniziarono a capire che chi studiava poteva far carriera nell'esercito o nella pubblica amministrazione ed iniziarono a vedere il pezzo di carta come un qualcosa per stare meglio economicamente. A scuola si veniva inoltre educati all‟ordine, all‟igiene, al decoro e alla patria. Era quindi una pedagogia di impronta nazionalistica. Le ferrovie inoltre resero convenienti lo sfruttamentodi alcune risorse come ferro e carbone dato che esse garantivano la regolarità degli ordinativi. Con la sconfitta nella guerra franco-prussiana l‟economia rallenta e la Francia sconta la debolezza della domanda interna e la crisi agraria. L‟Italia STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag55 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Lo sviluppo italiano tra modernità e arretratezza… Alla metà del 1800 l‟Italia si componeva di un mosaico di realtà che, pur in diversa misura, apparivano socialmente e economicamente arretrate. Questa situazione fu aggravata dalla mancanza di complementarietà tra le economie del Nord e del Sud della Penisola: il nord ovest era commercialmente più legato agli stati europei confinanti piuttosto che al meridione; si esportavano materie prime come il filo di seta e importavano tecnologie. Neanche le possibili complementarità dovute alle differenze di produzione colmano il gap: nord e sud non commerciano tra loro. Il vero problema fu la frammentazione degli Stati preunitari, che rese difficile l‟opera dei governi di porre le basi del nuovo Stato Unitario; tali governi si impegnarono in vaste opere di modernizzazione, facendo largo uso della leva fiscale (compresa la famigerata “ tassa sul macinato”). Si era penalizzati, tuttavia, dalla mancanza di carbone e dalla ristrettezza dell‟autofinanziamento. Mancava persino una lingua comune: nel 1861 l‟italiano è parlato da meno di 600.000 individui, il 2,5% circa della popolazione. Il problema di “fare gli Italiani” non rende meno urgente quello di fare lo Stato italiano ossia organizzare da un punto di vista politico, giuridico, fiscale ecc. il mosaico di popolazioni ora riunite entro un confine e un governo comuni. Devono darsi fondamenta solide a un nuovo Stato nazionale che, in conformità allo spirito del tempo deve anche essere liberale e borghese e inserito nel sistema internazionale di mercato allora vigente basato sulla concorrenza e sulla specializzazione produttiva. L‟UNIFICAZIONE D‟ ITALIA - schema DATA 1821 COS‟E SUCCESSO Nasconosocietàsegrete (carboneria) cheorganizzanoinsurrezioni in varieparti di Italia. CHI ERANO Appartenentiallaborghesia (letterati, studenti, musicisti...) COSA VOLEVANO Indipendenzadaglistranieri Riconoscimento di alcunidirittiessenziali (di parola, di pensiero) UnaCostituzione 18311840 Altreinsurrezioninell'Italiacentrale. Appartenentiallaborghesia (intellettuali e avvocati, commerciantiimprenditori) Mazzini fonda La Giovine Italia unita e indipendente Coinvolgimento del popolo Statorepubblicano (Mazzini) Italia. 1848 Insurrezioni in moltiStatieuropei: in Italia insorgono Milano, Venezia, Palermo Il Re Carlo Alberto dichiaraguerraall'Austria (I guerra di Indipendenza) Borghesiliberali Patria liberadagliAustriaci e daiBorboni UnaCostituzione 18481860 II guerrad'Indipendenza Spedizionedei Mille CamilloBensoconte di Cavour,ministro Re Vittorio Emanuele II di Savoia Giuseppe Garibaldi, comandante di truppevolontarie Allargare ilRegno di Sardegna e unificarel'Italia STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag56 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it 1861 Proclamazione del Regnod'Italia CamilloBensoconte di Cavour, I ministro. Re Vittorio Emanuele II di Savoia. Giuseppe Garibaldi, comandante di truppevolontarie. Unificarel'Italia 1866 III guerrad'Indipendenza: ancheil Veneto entra a far parte dell'Italia Re Vittorio Emanuele II di Savoia Giuseppe Garibaldi, comandante di truppevolontarie. AnnettereilVeneto 1870 Anche Roma entra a far parte dell‟Italia Cadornaguidaibersaglieri Annettere lo StatoPontificio L‟operato dei governi della Destra storica (1861 - 1866) ha l‟obiettivo di definire condizioni atte al dispiegamento della libera iniziativa individuale e alla creazione di capitale fisso sociale nel rispetto della tradizionale ortodossia finanziaria. Il problema è che nel 1862 le entrate coprono metà delle spese e il debito pubblico ammonta a circa il 40% del PIL. IL FENOMENO DELLA PIEMONTIZZAZIONE E LE POLITICHE DELLA DESTRA STORICA applicazione della tariffa liberista piemontese dazi molto bassi. Ciò espose il sud, che prima beneficiava del protezionismo,alla concorrenza dei prodotti provenienti dal nord e dall‟estero il monarca non cambia: i piemontesi conservano la numerazione del Re e applicano le loro leggi precedenti a tutto il Regno d‟ Italia; non ci sono segni di rottura, è annessione al Piemonte. Ildebito pubblico viene unificato, si spalma l‟elevato debito piemontese causato dalle guerre su tutti. unificazione monetaria: la moneta del Regno d‟Italia diventa la £ piemontese. Cavour voleva un‟unica Banca Centrale ma non ci riuscì. Nel sistema bancario italiano crebbe il ruolo delle banche miste alla tedesca a sostegno delle grandi imprese, mentre per quelle di piccole dimensioni c‟erano casse di risparmio di impostazione liberale e cattolica. Dato il prevalere dell‟ideologia ricardiana, l‟Italia si specializza in agricoltura e seta Realizzazione di una rete ferroviaria: le ferrovie non impattano sullo sviluppo economico data l‟assenza di materie prime e competenze tecniche, bensì per unificare idealmente l‟Italia. Per attrarre investitori lo stato garantiva un rendimento minimo per chilometro. La questione delle ferrovie fu il primo grande scandalo di corruzione del nostro paese che determinò la caduta della destra storica nel 1876. La sinistra storica gestirà la questione nello stesso modo: le ferrovie verranno nazionalizzate solo nel periodo Giolittiano nel 1905. Della sinistra storica ricordiamo le politiche protezionistiche. Dopo la guerra con l‟Austria , le banche accettano di finanziare il debito italiano solo se la moneta assume corso forzoso( viene eliminata la convertibilità in oro). Tale moneta è detta FIAT. In particolare nel 1866 viene sospesa la convertibilità durante la guerra: la moneta FIAT aveva pieno potere liberatorio ed ebbe il pregio di abituare la gente all‟utilizzo della carta moneta. Inoltre ciò ha permesso una svalutazione competitiva: la non convertibilità manteneva il valore della moneta italianain rapporto a quelle estere molto basso. Ciò consentì un aumento delle esportazioni. Caratteristiche dell‟Italia (in breve) Generale arretratezza economica con alcune punte avanzate (Piemonte, lombardo veneto) Divari regionali sin dall‟età preunitaria man mano sempre più ampi Difficoltà dell‟unificazione: infrastrutture e debito pubblico STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag57 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Debolezze: risorse energetiche e materie prime scarse,mercato interno debole, sistema bancario inadeguato. La Germania La Germania fu il concorrente continentale più temibile per l‟Inghilterra. Seguì un percorso di industrializzazione che si differenziava ancora di più da quello inglese, fondato sulla partecipazione dello Stato e sul ruolo propulsivo delle banche miste. Il modello tedesco, come quello inglese fu unico ed irripetibile, configurandosi come “capitalismo organizzato”. APETTI PIU‟ SIGNIFICATIVI DEL MODELLO TEDESCO: ♦ concentrazione degli impianti e rafforzamento della grande industria; ♦ affermazione di pratiche di cooperazione fra imprese operanti all‟interno di uno stesso settore attraverso accordi di cartello; ♦ forte legame tra scienza ed industria. I settori trainanti dello sviluppo tedesco furono; la meccanica industriale pesante (grandi macchine ed elettromeccanica), la metallurgica e la chimica: si trattava di settori produttori di beni strumentali e non di beni di consumo che si imposero grazie ad aggressive politiche di marketing sui mercati internazionali. Essi richiedevano forti investimenti iniziali dalle economie di diversificazione o i vantaggi di costo derivanti dalle economie di scala. Alla vigilia della prima guerra mondiale la Germania copriva i tre quarti delle esportazioni chimiche, grazie a colossi quali laBayer. La tendenza verso il “big business” accomunò lo stato tedesco a quello americano. Ciò che fece la differenzafu il diverso approccio legislativo e istituzionale verso gli accordi tra imprese. I cartelli, che avevano lo scopo di imitare la concorrenza, di stabilizzare i prezzi e i profitti e di raffermare il controllo monopolistico di mercato vennero riconosciuti come legittimi e protetti dallo stato. La Germania fu la prima nazione ad introdurre la previdenza sociale statale gestito dallo Stato ed esteso a tutti i lavoratori. All‟alba del XIX secolo l‟area tedesca era politicamente polverizzata in oltre trecento stati separati e 1476 feudi imperiali. Una prima “semplificazione dei confini” è realizzata da Napoleone e confermata nel 1815. In seguito, la formazione e il consolidamento di un‟area economica comune sono stati resi possibili dall‟iniziativa prussiana con la creazione dell‟Unione Doganale (Zollverein). Germania: le tappe della rivoluzione agraria 1830-1850: emancipazione dei servi della gleba 1850-1875: forte sviluppo dell‟agricoltura tedesca, in particolare delle regioni orientali, trainata dall‟aumento dei consumi urbani e dalle esportazioni. 1865: adesione al liberoscambismo 1879: crisi agraria e ritorno al protezionismo Fino a metà Ottocento l‟area tedesca è una regione in via di sviluppo. Dopo Sedan (1870), l‟ Europa Occidentale è dominata dall‟ininterrotta crescita dell‟economia tedesca: il Second Wind vede come indiscussa protagonista la Germania Imperiale la cui economia è interessata da importanti mutamenti strutturali. Germania: il capitalismo finanziario... La creazione e l‟estensione di industrie capital intensive si accompagnò all‟introduzione di politiche protezionistiche e di innovazioni in ambito finanziario. La Germania subì l‟influenza del capitalismo finanziario più di ogni altro Paese.. Fu questo paese che diede i natali alla banca mista, uno strumento capace di superare i limiti operativi delle istituzioni creditizie esistenti, consentendo la mobilitazione delle risorse necessarie a sorreggere il processo di industrializzazione del Paese. Le banche miste esercitano il credito commerciale e il credito industriale, entrano nel capitale di rischi delle imprese, inseriscono i loro uomini all‟interno del consiglio di amministrazione delle STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag58 medesime e contribuiscono a limitare la concorrenza nel mercato interno sollecitando la MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it creazione di cartelli. Germania: la formazione del capitale umano... In area tedesca si è sviluppata un‟ampia rete di scuole commerciali e di istituti tecnici superiori e si è puntato all‟ampia diffusione dell‟istruzione primaria. Puntare sull‟istruzione formale serviva per potenziare la conoscenza tecnico scientifica e produrre risultati straordinari. Si acquisirono e si consolidarono saperi passibili che acquisirono grande importanza economica. LA RINCORSA DELLA GERMANIA La Germania era politicamente iperfrazionata: vieranooltre 300 Stati e 1476 feudi imperiali all‟inizio del 1800. Napoleonerazionalizzòl‟assetto politico della Germania riducendolo a 40 Stati. Il Congresso di Vienna sancì la supremaziadella PRUSSIA che era ilpaesepiùpopolato con piùrisorse e FRIEDRICH LIST (1789-1846) conservaval‟assettonapoleonico.La Prussia •F. List fu un economista che visse negli USA : avviòundisegnoegemonicoper estendere e consolidare la in controtendenza rispetto a Ricardo e agli ambienti liberisti era persuaso che nella sua supremazia. Esso consiste in sostanza il liberismo applicato su scala 1. Realizzazione di un‟unionedoganale, simette in globale era uno strumento che le aree attoun‟unificazioneeconomica (prima avanzate usavano per dominare quelle dell‟unificazione politica). [creazione unione arretrate. doganale Zollverein] •Queste ultime per potersi industrializzare 2. La Prussia abbatte i dazi interni dovevano ergere barriere commerciali a 3. Unioni doganali tra stati protezione del mercato interno e favorire la 4. Nel 1833 sipongono le premesse per sua integrazione anche a mezzo di l‟unificazioneeconomica del paese, costruzioni ferroviarie. Il protezionismo verso l‟esterno doveva abbinarsi al liberalismo nel cheavvienegradualmente. mercato interno: fu uno dei padri dello Zollverein e della creazione di una “nazione economica” propedeutica (=che precede la) alla realizzazione dell‟unità politica Si realizza il disegno di List: sosteneva la necessitàdellacreazione di unanazioneeconomica con l‟integrazione del mercatointernotramite le ferrovie prima dell‟unificazionepolitica. IL PENSIERO DI LIST Non è vero che il liberismo è una condizione necessaria: è uno strumento che i paesi industrializzat ihanno per dominare i paesi non industrializzati. I paesi emergenti devono quindi adottare una politica protezionistica per proteggere l'industria nascente e permetterle di crescere senza la concorrenza dei paesi industrializzati. (Questa teoria è vicina allateoriache ammette tale politica solo temporaneamente a tuteladelleimpresenascenti). ♦ Lo Stato deve essere calamita delle forze migliori per industrializzarsi e attrarre talenti. ♦ L‟uomo economico esiste ma è subordinato alla nazione, diaframma tra individuo singolo e società. Di fatto è un attaccoalla visione di Smith e Ricardo che prevedeva cheognipaesesispecializzasseneibeni in cui era piùefficienteetuttiipaesidebbanoscambiare le produzionisenzadazi, nell‟ottica di un sistema economico internazionale. Infatti se non siattuanopratiche di protezioneeconomicadeipaesiilmercatosiamplia e diventamondiale. Il diritto di prelievo e il protezionismo si collocano agi antipodi In questo periodo si verificava l'emancipazione dei ferri dell'arrivo 1830 - 1850. La schiavitù viene eliminata, se vogliamo che gli Schiavi lavorino dobbiamo pagarli: diventano così anche i figli dei salariati, c‟è l‟emancipazione/affrancatura dei servi della gleba. Si verifica inoltre una razionalizzazione e uno sviluppo dell'agricoltura tedesca, in particolare nelle regioni orientali: essa è trainata dalle esportazioni e dai consumi urbani. Siamo negli anni tra il 1850 e il 1875. In passato un terzo della popolazione viveva nelle città mentre i due terzi nelle campagne, adesso un terzo vive in campagna mentre i due terzi in città. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag59 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it L‟urbanizzazione trascina quindi l‟industrializzazione. Libero scambio (1865) con l‟abbattimento dei dazi le tariffe sono più basse e si agevolano le esportazioni. 1846-1870 Prima Globalizzazione. Crisi agraria negli anni 70: si ritorna al protezionismo e si svecchia l‟agricoltura per reazione alla crisi agraria. La Germania fino alla metà del 1800 non è un paese completamente industrializzato, si esportano materie prime e beni di prima necessità: l‟area tedesca è in via di sviluppo. Grazie all‟indennità d‟oro ricevuta dalla Francia, come riparazione di guerra, la Germania adotta il GOLD STAND( dopo la vittoria a Sedan, 1870). Da questo momento l‟Europa è dominata dall‟ininterrotta crescita tedesca: le grandi industrie producono beni intermedi ad alta intensità di capitale e sfruttano economie di scala e la diversificazione. Second Wind vede come indiscussa protagonista la Germania imperiale la cui economia è interessata da importanti mutamenti strutturali (l‟industria e i servizi concorrono sempre in misura maggiore alla composizione del PIL rispetto all‟agricoltura) Nascono inoltre le grandi industrie sostenute dalle banche miste. Cambia la concorrenza: 1. competano in oligopolio 2. durante la depressione (1870-1890) le banche sollecitano le industrie a formare i cartelli: accordi che fissano i prezzi o le quote di mercato da cui conseguono profitti garantiti e la sopravvivenza di realtà meno efficienti.Essi possono essere fatti valere in tribunale, hanno valore legale, non come in USA. DUMPING: si vende all‟estero sottocosto, in questo modo si fa gravare la differenza sui consumatori interni. L‟offerta di acciaio all‟estero è a prezzi stracciati, anche lo stato italiano compraperché produrre non conviene. Questo fenomeno è possibile poiché le banche permettono l‟assenza di concorrenza, i prezzi sono dati, non c‟è concorrenza interna. Modello tedesco il breve: I settori trainanti dell‟economia sono la chimica, l‟acciaio e la meccanica; Le banche miste e le grandi imprese sono caratterizzate da partecipazioni incrociate; Dumping e Cartello CAPITALISMO MANAGERIALE COOPERATIVO ( diverso dal capitalismo famigliare inglese) La creazione e l‟estensione d‟industrie capital intensive si accompagnano all‟introduzione di politiche protezionistiche e di innovazioni in ambito finanziario.Come detto la Germania subisce l‟influenza del capitalismo finanziario più di ogni altro Paese. E‟ questo paese che dà i natali alla banca mista, uno strumento capace di superare i limiti operativi delle istituzioni creditizie esistenti, consentendo la mobilitazione delle risorse necessarie a sorreggere il processo d‟industrializzazione del Paese.Le banche miste esercitano il credito commerciale e il credito industriale, entrano nel capitale di rischi delle imprese, inseriscono i loro uomini all‟interno del consiglio di amministrazione delle medesime e contribuiscono a limitare la concorrenza nel mercato interno sollecitando la creazione di cartelli. L‟Impero Asburgico Il sistema finanziario tedesco venne imitato dall‟ Impero Asburgico. La situazione, però, era ben diversa, con un predominio dell‟industria leggera. Solo l‟Austria, la Boemia e l‟Italia del nord erano regioni avanzate (dualismo economico), il resto dell‟Impero arretrato. Era vittima di tensioni interne, molte aree controllate aspirano all‟indipendenza a) Frammentazione politica e dualismo economico b) Sopravvive la servitù della gleba c) Industrie leggere d) Politiche fortemente protezionistiche che rallentano la crescita STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag60 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it e) Cisonocartelli e le banche operano come banche miste La Russia zarista La Russia aveva raggiunto dei significativi progressi, soprattutto nelle ferrovie (col maggior chilometraggio del mondo), ma essi“annegavano” nell‟enorme estensione territoriale. Lo zar, inoltre, aveva abolito solo nel 1861 la servitù (affrancazione dal servaggio) e l‟effettiva privatizzazione delle terre avvenne solo col ministro Solypin nel 1907. Non c‟è industrializzazione, i contadini restano legati alla realtà di villaggio. Solo con Nicola II si avvia l‟industrializzazione. Lo Stato svolse un ruolo sostitutivo dei canali privati e fu la domanda pubblica a fare decollare negli anni ‟80 l‟industria pesante. L‟investimento estero in Russia fu fondamentale, soprattutto per lo sviluppo delle ferrovie. Il capitale straniero finanziava il debito russo, ma per fare questo si tassarono redditi pro-capite già bassi. La Spagna Anche in Spagna ci furono molti problemi dovuti all'arretratezza dell‟agricoltura e dell‟istruzione: casi a parte furono laCatalogna ( che aveva industria cotoniera, meccanica, dei mezzi di trasporto, elettrica e dei servizi pubblici) ed i Paesi Baschi ( che avevano sviluppato l‟industria siderurgica sfruttando le miniere di ferro che in precedenza lavoravano per l‟esportazione di materiale grezzo). La grande globalizzazione 1860-1890 Con la grande globalizzazione si ha l'incremento dei commerci. L'importanza dei commerci internazionali aumenta fortemente nel corso del XIX secolo: la crescita più rapida oltre a quella demografica quella dei capitali, favorita dai movimenti emigratori. In questo periodo aumenta la circolazione di merci, capitali, persone che si muovono senza vincoli. Questo fenomeno, unico nella storia mondiale, prende il nome di “grande globalizzazione” o in “internazionalizzazione”. La produzione è concentrata in USA, Gran Bretagna, Francia, Germania. Il commercio di importazione ed esportazione controllato per il 60-75% dai paesi europei. Gli Stati Uniti producono ma partecipano poco agli scambi internazionali, e si focalizzano sul mercato interno come elemento di crescita. Si ha un maggior commercio e questo è dovuto a: riduzione dei tempi riduzione dei costi di trasporto riduzione degli ostacoli internazionali al movimento delle merci (contingentamenti e dazi) : questo è diverso da una politica commerciale. Il pensiero economico di questo periodo è favorevole alla LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI. RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI Il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti furono la base per l‟industrializzazione. LE FERROVIE Ancora alla fine del 1700 i trasporti erano vincolati alla forza o all‟attrazione animale. L‟ottocento fu il secolo della ferrovia: dai 7200 km, esistenti al mondo nel 1840, si passò ai 925.000 km del 1906. Distinguiamo le tre fasi principale della rivoluzione dei trasporti: 1. FASE PIONERISTICA (1820-1850): fino ali anni 50‟ la diffusione della ferrovia è limitata, viene creata in seguito alle innovazioni nel settore delle miniere. 2. ETA‟ DELL‟ORO (1850-1870)(il problema del finanziamento e della costruzione) Questo problema venne risolto in modo diverso dai diversi paesi. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag61 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it 3. GRANDI COLLEGAMENTI INTERNAZIONALI Nascono i collegamenti internazionali e alpini ed inoltre le ferrovie di penetrazione: esse collegano le due coste degli USA o la Russi in direzione dell‟Asia. Le FERROVIE nascono dall‟uso combinato dei binari usati nelle miniere e della macchina a vapore, nate per svuotare le miniere e in seguito diventata locomobile. Esse avevano COSTI ELEVATISSIMI: vi furono vari problemi di finanziamento, di costruzione, gestione, manutenzione. Ogni paese risolse il problema in modo diverso: GRAN BRETAGNA: utilizzò il capitale privato. La ferrovia servì come stimolo per l‟attività della borsa valore: fu un‟invenzione che stimolò il mercato londinese già in atto e in uno stadio avanzato. BELGIO: la ferrovia fu finanziata dalla corona e fu agevolata dalla maturità meccanica della siderurgia. GERMANIA E FRANCIA: il finanziamento è stato misto: in parte furono finanziate dallo Stato e in parte rilevate delle banche miste/d‟affari. La costruzione del sistema ferroviario tedesco non seguì una formula standard, ma puntò sia sull‟iniziativa governativa che su quella privata e sull‟impiego di forti capitali esteri. In Francia il sistema dominante fu la concessione all‟industria privata sotto il controllo dello Stato. La Francia ebbe lo sviluppo maggiore grazie alla mobilitazione del risparmio attuata dal Crédit Mobilier dei fratelli Perire, questo le permise di recuperare il distacco dalla Germania e di rivaleggiare con l‟Inghilterra. La minor dotazione di carbone spinse i tecnici francesi ad adottare soluzioni energysaving(locomotive a duplice espansione), che posero le loro ferrovie all‟avanguardia in Europa. ITALIA: furono private fino al 1905 ed in seguito nazionalizzate. AREA BALTICA - EUROPA ORIENTALE E MEDITERRANEA: l‟era della ferrovia si aprì realmente solo dopo il 1850. IMPERO AUSTRO – UNGARICO:lo Stato attivò partnership con investitori stranieri. In Spagna e in Russia invece l‟investimento straniero venne visto come soluzione ottimale nell‟acquisizione di nuove tecnologie. Nell‟ultimo ventennio del secolo (la terza fase delle costruzioni ferroviarie) venne completata la rete secondaria europea e furono realizzati i grandi collegamenti internazionali in Europa e transcontinentali.Tra il 1883 e il 1893 la prima linea coast to coastfu seguita da altre tre negli Stati Uniti e da una in Canada. In generale possiamo dire che generalmente fino all‟800 il ruolo dei soggetti privati fu più rilevante mentre dal 1900 in poi lo stato subentrò. CON IL MIGLIORAMENTO DEI TRASPORTI: 1. avviene il collo dei noli 2. il mercato mondiale diventa sempre più integrato 3. le persone e le cose si muovono sempre più velocemente. FUNZIONE DELLE FERROVIE NEI DIVERSI PAESI: GRAN BRETAGNAcompletamento dell‟industrializzazione (backwardlinkages) GERMANIA, FRANCIAtraino dell‟industrializzazione (forwardlinkages) ITALIAfini politici, inutile ai fini dello sviluppo. In Italia la più importante realizzazione fu la Milano – Venezia. La costruzione avvenne grazie a capitali esteri e lo scarso successo commerciale la fece inoltre pesare sul bilancio dello Stato. Il sistema ferroviario fu di fondamentale importanza per il consolidamento dell‟unità nazionale e la modernizzazione del Paese. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag62 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Nel 1865 la rete venne privatizzata in quattro gruppi con intervento di compagnie straniere. La difficoltà di questa gestione mise in crisi il sistema e mediante la convenzione del 1885 venne affidata a 3 società che si divisero la rete nazionale. Nel 1905 si arrivò infine alla completa nazionalizzazione. PAESI COLONIALIla ferrovia non servì a creare il mercato nazionale ma per portare le merci da esportare. La locomotiva (1825), la più importante invenzione nei trasporti dell‟800, diede alla ferrovia la possibilità di diventare autonoma. George Stephenson introdusse la caldaia tubolare e realizzò la linea Liverpool – Manchester. Da allora l‟evoluzione tecnica seguì due direzioni: la ricerca di una velocità elevata e la ricerca del massimo di energia possibile in grado di consentire trasporti di massa. L‟acciaio, che si sostituì alla ghisa e al ferro, negli anni ‟70 aumentò la resistenza delle rotaie e la capacità dei vagoni. Vennero vinti anche gli ostacoli naturali con ponti, viadotti... All‟inizio del XX secolo, il 70% del chilometraggio mondiale apparteneva a compagnie capitalistiche, il restante 30% allo Stato. In Europa le linee secondarie ridussero considerevolmente la redditività degli investimenti favorendo all‟inizio del secolo la statalizzazione delle ferrovie. Le ferrovie raggiunsero la massima densità nell‟area nord – atlantica. Il sistema ferroviario rappresentò un nuovo settore ad alta tecnologia che attraeva potenziali investitori. In Inghilterra esso rappresentò un fattore essenziale nel sostenere l‟industrializzazione già in atto. Le ferrovie si infittirono sul territorio senza alcun coordinamento finché non venne creato un organismo per il coordinamento del traffico (1842). La costruzione delle reti ferroviarie assunse un forte ruolo di modernizzazione dando impulso all‟industria metalmeccanica, attivando sistemi di finanziamento ad hoc e sistemi di gestione su larga scala. Le locomotive provenivano inizialmente da USA e Inghilterra, ma già dal 1843 la produzione interna copriva oltre la metà della domanda. Nel 1860 lo Stato prussiano gestiva il 55% della rete. Anche le COMUNICAZIONIe la NAVIGAZIONE vennero radicalmente rinnovate nel 1800. NAVIGAZIONE Nel campo della navigazione il vapore gradualmente sostituì la vela: i primi esperimenti per quanto riguarda la navigazione oceanica a vapore vennero fatti nel 1860, la vela, tuttavia, restò concorrenziale fino agli anni 70. Fino al 1850 i progressi del vapore furono più sensibili nella navigazione fluviale che in quella marittima. Vennero costruiti nuovi CANALI che ridussero notevolmente i tempi di viaggio: CANALE DI SUEZ 1869: questo canale evitava la circumnavigazione dell‟Africa: secondo i canoni della geopolitica inglese è la porta delle Indie. CANALE DI CORINTO: taglia il Peloponneso. CANALE DI PANAMA (iniziato nel 1881, venne terminato nel 1914 ed inaugurato nel 1920): unisce l‟Atlantico e il pacifico. Ridusse i tempi di traversata dal 60 giorni ad 8 ore. Fu controllato per decenni dagli USA, tornò ai legittimi proprietari nel 2000. COMUNICAZIONE Nel campo delle comunicazioni l‟innovazione più importante fu il telegrafo ottico (sistema di trasmissione di segnali tra postazioni in contatto visivo) presentato durante la rivoluzione francese (1792) dal fisico Claude Chappe. Dal 1830 il suo uso si aprì anche alla comunicazione commerciale contribuendo alla propaganda dei “sistemi di rete”. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag63 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Cooke e Wheathstone svilupparono scoperte precedenti, ma il contributo più originale venne dall‟americano Morse (1835) che, a partire dal 1843, consentì di mettere in comunicazione in tempo quasi reale città e continenti diversi, unificando il mercato mondiale da quando i fondali marini vennero solcati da cavi. La simbiosi telegrafo/ferrovia estese così i suoi effetti anche al mercato finanziario: la “railways mania" degli anni 1840 – 1850 ampliò l‟attività della Borsa di Londra facendo sorgere una dozzina di borse in provincia che comunicavano grazie al telegrafo”. Anche nel telegrafo le risorse finanziarie vennero in certi casi dal pubblico per poi passare al privato (USA) o viceversa. Il passaggio di informazioni divenne ancora più rapido con l‟avvento del telefono che trasmetteva 100 – 200 parole al minuto senza alcun operatore presso gli utenti. Solo a fine secolo l‟uso si estese alla comunicazione privata. Infine le prime trasmissioni radio di Guglielmo Marconi nel 1896 aprirono la strada per l‟invenzione della radio e la creazione di un sistema di comunicazione di massa. L‟INGHILTERRA VERSO IL LIBERO SCAMBIO All‟inizio dell‟Ottocento, alcuni gruppi di pressione, capitanati da David Ricardo, premono sul governo per l‟adozione di provvedimenti liberisti.La riforma elettorale del 1832 consente che alla Camera Bassa aumentino i fautori del libero scambio.Il gruppo di pressione si rafforza nel 1839 con la creazione della Anti – Corn Law League che preme per l‟abolizione delle leggi sul grano abolite nel 1846. Nel 1849 vengono abrogati i NavigationActs. La crescita degli scambi è tale che nonostante l‟abbassamento complessivo dei dazi le entrate doganali del 1860 sono maggiori di quelle del 1842. LA TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO David Ricardo (1772-1823) era un economista influenzato dai problemi del suo tempo: in particolare la sua ambizione era quella di dare una base scientifica a sostegno della battaglia per l‟abolizione delle CornLaws, leggi sul grano avversate dalla borghesia e dall‟imprenditoria perché sostenevano in maniera eccessiva il prezzo del grano, proteggevano importazioni a basso costo, aumentavano la rendita e mantenevano i salari alti: era infatti persuaso che ogni paese (quindi anche la Gran Bretagna) avrebbe potuto trarre grandi vantaggi dalla concorrenza e dal commercio internazionale se si fosse specializzato nella produzione di quei beni per cui godeva di un vantaggio relativo (o comparato). Volevano togliere i dazi su grano ma dovettero attendere una riforma che concedesse più rappresentatività alle zone industriali: si doveva dare più spazio agli aspetti economici più favorevoli al libero scambio e si crearono gruppi di pressione (anti corn law league) che si muovevano per condizionare favorevolmente l‟opinione pubblica a riguardo dell‟abolizione. I dazi di abbassarono e la carestia irlandese fece si che crollò ogni veto infatti: nel 1840 vennero abolite le CornLaws e nel 1849 vennero aboliti gli atti di navigazione. L‟abbassamento dei dazi fece crescere gli scambi: le entrate doganali del 1860 sono maggiori di quelle del 1842. Il pensiero liberista si concretava nel superamento di barriere naturali e di barriere artificiali (dazi, e proibizioni). IN BREVE Anche Ricardo elabora le sue teorie sulla scorta delle esperienze del suo tempo e in particolare dare una base scientifica alla sua battaglia per l‟abolizione delle Corn Laws. Per lui i proprietari terrieri inglesi percepivano una rendita troppo alta a causa del permanere dei dazi sul grano che li proteggevano dalla concorrenza degli altri produttori europei e mantenevano artificialmente alti i prezzi: eliminando i dazi si sarebbero potuti contenere i salari dei lavoratori (perché andavano per la gran parte spesi in grano/pane) e dare competitività alle merci inglesi. Egli era persuaso che ogni paese avrebbe tratto vantaggio dallo specializzarsi nella produzione di quei beni nella produzione di cui deteneva un vantaggio comparato cioè era relativamente più efficiente. L‟abbattimento internazionale delle barriere doganali avrebbe favorito l‟ampliamento del mercato e dunque reso sostenibile una specializzazione sempre più accentuata. Si è concluso che il protezionismo elevato abbia avuto solo effetti negativi, anche se alcuni teorizzano che un minimo di restrizioni possano essere concepibili. Fatto sta che nessun Paese giunse all‟industrializzazione privo di proibizioni. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag64 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La maggior parte degli Stati si rifaceva a principi mercantilistici che sostenevano che la bilancia commerciale dovesse presentare un attivo. L‟illuminismo e l‟industrializzazione portarono, fin dalla seconda metà del Settecento, a nuove idee. Adam Smith (The Wealth of Nations), Ricardo e Mill giunsero alla teorizzazione del freetrade(libero mercato). Smith sostenne che la ricchezza delle nazioni aumenta con l‟aumentare dell‟efficienza nell‟allocazione delle risorse ed inoltre più il mercato è ampio più c‟è specializzazione. In questo senso, Ricardo mostrò la “TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO” e la “divisione internazionale del lavoro”. TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO: Ricardo considera come unico fattore produttivo il lavoro e pensa che l‟economia mondiale può trarre molto dalla specializzazione nella produzione di quei beni in cui gode di un vantaggio relativo: ogni paese deve specializzarsi nei beni che riesce a produrre in modo relativamente più efficiente, questo è il VANTAGGIO COMPARATO che ASSICURA UN BENESSERE MONDIALE, se bene sfruttato. Esempio: Il punto comune tra Smith e Ricardo fu il concetto di “Mano Invisibile” espressa in primis da Smith, ovvero che la soppressione di limiti al commercio porta ad un‟allocazione ottimale di fattori e produzioni. I Governi, soprattutto quelli delle nazioni forti, tentarono di agevolare il raggiungimento di “equilibrio naturale” delle economie. List sostenne, infatti, che il liberismo agevolasse i Paesi già sviluppati, mentre per quelli in via di sviluppo il protezionismo fosse necessario per passare da un‟economia agricola ad industriale. Purtroppo le guerre ed il ribasso dei prezzi (che non potevano essere rialzati eccessivamente con le tassazioni) costrinsero i Governi a concentrare il carico fiscale sulle dogane. Tipiche furono le CornLawsinglesi (dazi sull‟import del grano). L‟industriale Cobden formò la lega contro le CornLaws, sostenendo che se il prezzo del pane sale, allora si abbassano i consumi anche degli altri beni (“industriali” compresi). Ciò sfociò nel trattato Cobden-Chevalier (1860) fra Gran Bretagna e Francia che diede l‟incipit ai rapporti liberisti tra tutte le nazioni. Prevedeva, tra l‟altro, una clausola che legava i due paesi anche per quanto riguarda i rapporti con nazioni terze: qualora un contratto fosse stato stipulato dalla Francia (o dall‟Inghilterra) con un altro Stato (l‟Olanda, per esempio) a condizioni migliori, tali regole sarebbero state applicate anche tra Inghilterra (o Francia) e l‟altro Stato (l‟Olanda). LA CLAUSOLA DI NAZIONE Più FAVORITA RIVISITAZIONE DEL VANTAGGIO COMPARTATO Tra gli anni Venti e gli anni Trenta del Novecento il modello ricardiano è stato rivisitato da due economisti svedesi ElyHeckscher e BertilOlhin che attribuirono il vantaggio comparato dei singoli STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag65 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it paesi alla dotazione iniziale dei fattori ipotizzando una perfetta mobilità dei fattori all‟interno di un paese e una perfetta immobilità verso l‟esterno. Essi utilizzarono dati di fine „800, periodo in cui entrarono in gioca USA, Canada, Argentina. Essi ipotizzano che ci siano due fattori di produzione, lavoro e capitale (inclusa anche la terra) e che il contagio comparato derivi dalla maggiore disponibilità di uno o l‟altro fattore: i paesi si specializzano con produzioni labor intensive, capital intensive, land intensive a seconda delle dotazioni iniziali. Si ipotizza inoltre che sia irrilevante che la produzione sia più o meno ampia, una perfetta mobilità dei due fattori all‟interno e perfetta immobilità dei fattori verso l‟esterno (mercantilismo del periodo). Alla loro analisi furono aggiunti due corollari: 1. il teorema dell‟uguaglianza (convergenza) dei prezzi dei fattori: se c‟è libertà di commercio il prezzo dei fattori tende a convergere ed eguagliarsi sul piano internazionale. 2. il teorema di Rybczynski che sottolinea come un aumento della dotazione di un fattore di produzione porta a un aumento della produzione dei beni che lo utilizzano. Il flusso dei commerci d‟altra parte non è spontaneo e queste letture con l‟esclusione (forse) del teorema della uguaglianza dei prezzi sono state superate : Krugman sostiene che il vantaggio comparato si può infatti “creare” potenziando il capitale umano o incentivando certe industrie, si parla di politica commerciale strategica . Ad esempio lo Stato Americano investì nell‟industria dei semiconduttori e si diede un vantaggio competitivo nel settore. Era quindi necessario adottare una POLITICA COMMERCIALE STRATEGICA: questo consentiva di acquisire il vantaggio comparato investendo in un particolare settore. IL GOLD STANDARD (dal 1819) La supremazia finanziaria di Londra è dovuta al fatto che un terzo della ricchezza inglese derivava dall‟attività finanziaria ( banche, assicurazioni, noli,…): la bilancia commerciale è negativa ma sono positive le partite invisibili derivanti da investimenti all‟estero. Nel1819 il governo inglese adottò ufficialmente la parità aurea (Gold Standard): in Inghilterra si trovava più oro che argento perché si trovava una parità di zecca tale che l‟argento monetato aveva una parità minore dell‟argento metallo, che aveva un prezzo più alto. Per la legge di Grisham l‟argento si era rarefatto quindi si vincola l‟emissione di moneta alla quantità d‟oro che gli istituti d‟emissione avevano in giacenza. (L‟emissione cartacea viene vincolata alla quantità di oro giacente presso le banche.) Era escluso che di stampasse moneta FIAT, fiduciaria, non coperta da una quantità d‟oro: questo tipo di moneta si utilizzava durante la guerra quando c‟era poco oro. Gold Standard in breve •Molte letture hanno visto l‟integrazione dell‟economia mondiale dell‟Età edoardiana come il prodotto di una generalizzata adesione delle economie al GS e della centralità di Londra (e quindi della sterlina) nel sistema finanziario internazionale •Il GS è un sistema monetario monometallico a base aurea introdotto in Inghilterra nel 1819. L‟emissione di moneta è vincolata alla quantità di oro disponibile presso le banche autorizzate all‟emissione: la parità (valore) della sterlina e‟ fissata in 7 gr circa di oro •La generalizzata adozione del GS dopo gli anni Settanta dell‟Ottocento ha fatto sì che le parità (=cambi) tra le valute fossero in realtà parità tra quantità di oro perché ogni valuta GOLD STANDARD: è un sistema monetario basato sull‟oro, in cui (=moneta nazionale) corrispondeva a la sterlina è la moneta cardine. L‟oro è il mezzo di pagamento un certo numero di grammi di oro di accettato internazionalmente su cui i paesi fondano sistemi conseguenza l‟oro era monetari interni. contemporaneamente moneta Le caratteristiche del Gold Standard erano le seguenti: nazionale e internazionale e i cambi erano fissi (=stabili) e si eliminava il 1) L‟unità monetaria nazionale era definita da un dato peso rischio di cambio nelle transazioni in oro, e la banca centrale acquistava e vendeva oro a internazionali prezzo fisso. I cambi tra le diverse valute erano fissi •Il GS funzionò però solo finché furono perché se aumentava il prezzo dell‟oro, il peso dell‟oro realizzate alcune condizioni: era fisso e quindi non influenzava i cambi. In questo modo si ELIMINAVA IL RISCHIO DI cooperazione tra le diverse economie e CAMBIO. banche centrali, indipendenza banche centrali; limitata consapevolezza delle relazioni esistenti tra politica monetaria e occupazione STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag66 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it 2) La carta moneta era convertibile in oro. Il sistema stava in piedi perché la gente si fidava del fatto che l‟oro sarebbe stato dato loro in cambio della banconota. La coniazione inoltre era libera. 3) I tassi di cambio erano determinati dal peso in oro contenuto in ciascuna divisa, ed erano mantenuti fissi. 4) L‟importazione e l‟esportazione dell‟oro erano libere: se la bilancia delle partite correnti era positiva il paese avrebbe beneficiato di più flusso d‟oro PIU‟ ORO SIGNIFICA QUINDI PIU‟ MONETA IN CIRCOLAZIONE. La massa monetaria di ogni paese europeo era quindi vincolata alle oscillazioni internazionali del flusso di metallo. 5) L‟equilibrio interno dipendeva dall‟equilibrio con l‟estero : dei meccanismi automatici garantivano il riallineamento dei prezzi verso l‟alto o verso il basso, indipendentemente dall‟intervento politico dello stato. Esportazioni superiori alle importazioni: N.B.QUESTO VALE A PATTO AFFLUSSO DI ORO. i deficit e eccedenze con l'estero automaticamente eliminati dai meccanismi di mercato SI RIPRISTINA L'EQUILIBRIO Serve piu oro di prima per comprare altro oro. CHE NESSUN PAESE VARILE CONDIZIONI DECIDENDO DI METTERE L‟ECCESSO D‟ORO A RISERVA. AUMENTO DEI PREZZI INTERNI PRE RAPPORTO A QUELLI ESTERI Equilibrio automatico in regime di GOLD STANDARD (meccanismo prezzo-flusso): anche ragionando in termini di valuta cartacea lo schema è il medesimo perché gli operatori economici in possesso di valuta straniera l‟avrebbero convertita in oro presso le banche dei paesi corrispondenti per poi scambiarlo con sterline presso la loro banca centrale Riduzione dei prezzi interni : AUMENTO DELLE ESPORTAZIONI RIDUZIONE DELLA DOMANDA DI BENI LOCALI Il sistema si autoregolava Assenza di rischio di cambio Aumento delle importazioni: DEFLUSSO DI ORO AUMENTO DELLA DOMANDA DEI BENI ESTERI Sebbene la bilancia commerciale britannica fosse costantemente in deficit (gli emigrati trasferivano più di quanto facessero rientrare in patria), l‟aumento continuo degli investimenti inglesi all‟estero accrebbe il saldo delle partite correnti, delle entrate perdividendi e per interessi, fino a registrare una bilancia (totale) dei pagamenti positiva e permanente. Questo fu uno dei principali elementi di forza della sterlina, in un sistema di GoldStandard, dove tutte le valute potevano essere convertite nel sistema aureo. In questo stava il pregio che si era voluto attribuire al sistema: se il regime aureo era adottato da un grande numero di paesi, l‟oro è nello stesso tempo moneta nazionale e internazionale, e poiché le divise sono cambiate a tasso fisso, il sistema monetario internazionale risulta unificato e omogeneo. Siamo nel periodo della BELLA EPOQUE (1880-1914): questo è un periodo di grande prosperità, e tutti usano il Gold Standard. Gran Bretagna e Germania dopo la vittoria di Sedan ottennero grandi quantità di oro come riparazione di guerra. Francia, Italia, Belgio invece cercarono di resistere adottando un sistema bimetallico e crearono l‟UNIONE MONETARIA MEDITERRANEA. Essi avevano scoperto nuove miniere d‟argento ma man mano che i diversi paesi adottarono il Gold Standard l‟argento si svalutò. Ne seguì che nel 1878 si smettè la coniazione in argento. Gli USA di fatto aderiscono anche loro al GoldStandard. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag67 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La preponderanza commerciale di Londra mantiene durevolmente l‟economia mondiale nel segno del Gold Standard. Il centro finanziario della CITY DI LONDRA era molto importante: le banche tenevano sterline come riserve. Possiamo concludere dicendo che se il Gold Standard ha funzionato, è stato grazie ad un periodo (il XIX secolo)di estrema stabilità, soprattutto per quanto riguardava la sterlina (che ispirava una fiducia incondizionata). Si pensi al cosiddetto potere liberatorio illimitato, ovvero la possibilità di convertire sterline in oro in qualsiasi momento. Al contrario, certi Paesi, come la Germania dopo la guerra con l‟Austria, furono costretti al corso forzoso, ovveroall‟obbligatorietà di mantenere moneta cartacea. Quindi all‟inizio l‟oro eliminò l‟argento, poi il Gold Standard eliminò l‟oro, quindi la sterlina, associata al Gold Standard, divenne, di fatto, l‟unità di conversione internazionale. IL TRAMONTO DELLA VISIONE RICARDIANA: verso il protezionismo La rivincita di List La seconda metà degli anni Settanta apre un periodo protezionista per molti paesi europei ed extra-europei come reazione al trasformarsi dell‟economia internazionale. Dal 1870 il protezionismo riprese vigore. Analizziamone le ragioni: 1. il raggiungimento di uno sviluppo considerevole spinse gli imprenditori a proteggersi dalla concorrenza straniera; 2. l‟importazione del grano fu criticata dai grandi proprietari terrieri 3. cambia la natura della crisi, ed essa è vista come connaturata al sistema, data l‟instabilità del capitalismo. Nel passaggio da liberismo a protezionismo hanno inciso: crisi di sovrapproduzione: si allargò notevolmente la forbice tra produzioni e consumi : si aveva quindi un eccesso di offerta. Natura della crisi nell‟ANCIEME REGIME Sottoproduzione- carestie Natura della crisi nella SOCIETA‟ INDUSTRIALE Sovrapproduzione- allargamento della forbice tra produzione e consumi- eccesso di offerta Crisi agraria: gradualmente avvenne la globalizzazione del mercato dei beni primari. In Europa i cereali di importazione costano un quinto di quelli prodotti nel proprio paese. Crisi finanziaria: in Germania la città cresce ec‟è speculazione sugli immobili di Berlino, Parigi. L‟Italia cresce più tardi in seguito ai lavori di Roma Capitale e Napoli. 4. l‟affermarsi del nazionalismo e dell‟imperialismo (e del “prestigio nazionale”) 5. le imprese coloniali (ed i relativi scontri) 6. l‟effetto a catena (l‟abbandono di alcune nazioni importanti portò ad una rincorsa al protezionismo, come in Germania) sotto il Governo Bismarck. L‟Italia fu tra i Paesi che seguirono questo trend). Questa rincorsa al rialzo delle tariffe fu peculiare tra Francia e Italia (stabilizzata soltanto nel 1892 con le tariffe Méline). esito: svolta neomercantilistica: vengono introdotte nuove tariffe protezionistiche LE RISPOSTE DEI SINGOLI STATIalle crisi: il PROTEZIONISMO Le richieste degli agrari si saldano a quelle degli industriali: la risposta dei singoli stati è il ritorno/rafforzamento del protezionismo – Italia (1878, 1887):richiesta di passaggio al protezionismo in aggiunta ad una svolta di tipo ideologico: si pensava all‟Italia come paese industriale. In Italia l‟industria dell‟acciaio era molto importante. Nel 1887 venne protetta con una tariffa volta a proteggere i costi dell‟acciaio dato il dumping della Germania. Germania (1879): gli Junker diventano protezionisti perché iniziarono ad arrivare i cereali dagli USA a prezzi inferiori. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag68 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Francia (1881, 1892): i primi inasprimenti iniziarono nel 1881 e furono frenati solo nel 1882 con la tariffa Melin imposta sui prodotti agricoli. Austria Ungheria e Russia passarono al protezionismo nel 1891 mentre gliUSA dopo la fine della Guerra di secessione. PAESI CHE NON TORNARONO AL PROTEZIONISMO: questi paesi dipendono pesantemente dal commercio internazionale e restarono quindi liberisti. Inghilterra: non passò ad un sistema protezionistico in quanto la sua economia dipendeva esclusivamente dalle esportazioni. Belgio, Olanda, Danimarca:non passarono al protezionismo e specializzarono in produzioni specifiche per l‟esportazione. Con il protezionismo si è assistito ad una conversione produttiva: carne, latte, latticini, ortaggi rimpiazzano le produzioni cerealicole. Inoltre si è alzato il livello di meccanizzazione dell‟agricoltura ed aumentato l‟uso di fertilizzanti. LA RICONVERSIONE PRODUTTIVA: •carne, latte, latticini, ortaggi rimpiazzano le produzioni cerealicole •si accresce il livello di meccanizzazione dell‟agricoltura e aumenta l‟uso di fertilizzanti La visione di un mondo di economie specializzate e interdipendenti che commerciano armonicamente salta. Occorre però precisare che IL RITORNO AL PROTEZIONISMO NON INTERROMPE LA CRESCITA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE. All‟inizio del XX secolo l‟economia mondiale è molto più integrata di quanto non fosse stata prima e molto di più di quello che sarebbe stata fino a molto dopo la guerra mondiale. Come si giustifica il protezionismo? Nella logica di Ricardo e degli epigoni la politica commerciale è un elemento negativo che perturba il commercio internazionale inficiandone i benefici. Wolfgang Stolper e Paul Samuelson (1941) costruirono un teorema che nella sostanza segnala che nel mondo esistono interessi contrastanti. Si parte dalla constatazione che il valore dei fattori di produzione è influenzato dai prezzi relativi dei prodotti per cui il prezzo dei beni esportati tende ad aumentare (entro il paese esportatore) mentre il prezzo dei beni importati tende a diminuire. I produttori nazionali sono svantaggiati dalle importazioni ( i prodotti sono meno rari e il prezzo scende).Chi viene danneggiato dal libero commercio tende ad opporvisi. Quando la produzione nazionale entra in relazione con i paesi stranieri ( ci sono le importazioni) le conseguenze sono molto più evidenti dei vantaggi generali causati dal vantaggio comparato. Le libere importazioni possono causare due tipi di interessi contrastanti Vantaggio per il consumatore che paga prezzi minori; Problema per l‟industria: calo dei prodotti nazionali. Inoltre le industrie strategiche non possono dipendere eccessivamente dalle importazioni. L‟età degli imperi (1876-1914) In questo periodo si dispiega un vasto processo di conquiste coloniali. In meno di mezzo secolo i paesi più sviluppati o meglio attrezzati si assoggettano una rilevantissima frazione delle terre emerse. Questo fenomeno è un fenomeno inconsueto in quanto si riteneva concluso con l‟indipedenza degli USA e dell‟America Latina. In questo contesto si impongono oltre al Regno Unito anche nuovi paesi. Questi nuovi paesi riuscirono ad imporsi grazie ai risultati tecnologici: ferrovie, nuove armi, nuovi medicinali che aumentavano la resistenza. Grazie alla tecnologia inoltre le perdite umane e i costi sono stati molto più limitati. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag69 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Lo spostamento delle relazioni economiche nella direzione dei paesi non industrializzati si deve anche agli effetti di una economia in espansione. E in particolare: •al trasformarsi dell‟impresa e della natura della concorrenza •alle insufficienze del mercato interno connesse al limitato potere d‟acquisto dei consumatori •alle crisi di sovrapproduzione Ne conseguono tensioni per controllare politicamente aree che servano come mercati di approvvigionamento, di sbocco o di valvola di sfogo delle eccedenze demografiche. Inoltre pesano anche questioni di natura politica e ideologica e di opportunismo politico Ma la chiave della prosperità occidentale non è (né sarà) la conquista delle colonie SI PASSA DALLA CONCORRENZA SMITHIANA AL MODELLO DI OLIGOPOLIO I Fenomeni di sovrapproduzione e sottoconsumo fanno si che la lotta diventi una lotta tra paesi (non più lotta tra imprese). Questa è una ideologia romantica ed è volta alla CONQUISTA DELLO SPAZIO COME IDEALE, la lotta è una lotta per prevalere. Ma perché dominare altri popoli? Hobson e Lenin hanno dato due risposte. HOBSON: la guerra Anglo-Boera porta alla teoria di Hobson, 1901. Questa teoria da una lettura coerente al fenomeno dell‟imperialismo: Hobson dice che l‟imperialismo giova a finanziare ebrei, banchieri, industria delle armi e industria pesante poiché secondo lui saranno proprio queste categorie a chiedere allo stato di intervenire. Secondo Hobsonc‟è una forbice tra sovrapproduzione e sottoconsumo: si pagavano troppo poco gli operaia causa delle distorsioni istituzionali. La soluzione era quindi eliminare queste distorsioni, solo così non ci saranno più domande di imperialismo in quanto non saranno più necessarie. LENIN: osserva la trasformazione della lotta tra oligopoli in lotta tra stati che culminerà nella putrefazione del capitalismo. In realtà non è necessario controllare politicamente i mercati per avere mercati di approvvigionamento e di sbocco: i paesi ricchi sono quelli che investono e sono i migliori clienti dise stessi. La chiave della prosperità occidentale non è (né sarà) la conquista delle colonie: anche le teorie che giustificano l‟imperialismo come necessità di investire i capitali in eccesso sono smentite da questo. EUROPA: come abbiamo già detto l‟Europa costituisce il motore delle esportazioni mondiali questo è possibile perché si sviluppano anche i sistemi di finanziamento di cui Londra, con la sterlina, rappresenta il fulcro. Ma anche Francia e Germania investono all‟estero. Nella prima metà dell‟800 l‟Europa investe su se stessa. Nella seconda parte del secolo gli investimenti specie ferroviari vengono realizzati in Paesi extraeuropei: l‟Inghilterra ad esempio comincia ad investire all‟estero: AUSTRALIA, CANADA, NUOVA ZELANDA; essa ottiene i proventi per investire dalle partite invisibili. Gli investimenti sono: ♦ DIRETTI: si entra come imprenditori, si finanziano le attività, non il debito pubblico. ♦ INDIRETTI: si finanzia il debito pubblico di un paese e il paese spende dove ritiene meglio. Il Regno Unito acquista titoli di debito pubblico utilizzato per la creazione di capitale fisso sociale. Australia, Canada, Nuova Zelanda & C. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag70 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Sono paesi molto vasti ma con poche persone. Essi si avvantaggiano largamente degli investimenti britannici (soprattutto grazie ad investimenti nel settore ferroviario e minerario), il cui effetto risulta notevolissimo poiché sono rapportati ad una popolazione limitata, una circostanza che spiega gli elevati tassi di crescita che si registrano nel XX secolo. Il Regno Unito acquista essenzialmente titoli pubblici. Il ricavato delle emissioni è utilizzato dai paesi destinatari per la creazione di capitale fisso sociale, si tratta di un modello virtuoso che Cameron ci dice non imitato dai paesi mediterranei. Ma la DIPENDENZA DAI PAESI FINANZIATORI HA UN‟IMPORNTA COLONIALE: questi paesi poco popolati sviluppano attività land – intensive: lana (Australia e Nuova Zelanda) e grano (Canada) che costituiscono i principali prodotti di esportazione dando a queste economie un‟impronta “coloniale” Staplethesissi applica a paesi vasti, poco popolati e privi di tradizione economica. La crescita di questi paesisi fondò su uno o più prodotti base che venivano esportati. Tale produzione caratterizzava la società: anche se si deterioravano le ragioni di scambio, si continuava ad esportare perché l‟esportazione era l‟unica attività che permetteva di ottenere finanziamenti. La scelta di concedere spazio al surplus da origine ad una serie di contraddizioni. Anche nelle aree arretrate dell‟America Latina, dell‟Asia e dell‟Africa il meccanismo è simile: gli investimenti stranieri sono finalizzati all‟estrazione e all‟esportazione di materie prime senza che la struttura delle economie locali ne risulti trasformata. Le ferrovie non contribuiscono all‟integrazione del mercato interno e non si sviluppano produzioni ad elevato valore aggiunto, le economie di tali paesi sono extravertite. USA: il mercato americano è ripiegato su se stesso anche se gli Usa sono grandi esportatori. Questo determina la crisi agraria ma in relazione alla ricchezza è comunque una minima parte. XX SECOLO Gli anni dal 1900 al 1914 erano quelli della Belle Epoque e dell‟Inghilterra eduardiana. L‟economia mondiale risultavaglobalizzata.Il tratto dell‟economia del principio del XX secolo è la convergenza dei redditi pro capite. Gli strati sociali più poveri del 1900emigravano verso le Americhe. La chiara leadership dei britannici semplificava il mondo e facilitava gli scambi. Il modello andò in rovina quando altri Paesi lomisero in discussione: la Germania, la Russia e gli Stati Uniti.L‟origine delle più importanti multinazionali, infatti, si può far risalire al principio del XX secolo. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag71 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La Prima Guerra Mondiale (1914-1918) Con l‟inizio della prima guerra mondiale si ha la fine dell‟imperialismo. Il 28 giugno 1914 in occasione dell‟anniversario della battaglia combattuta dai sevi contro i turchi nel Kosovo nel 1389 un ragazzo serbo di 19 anni, GavriloPrincip, esponente delle organizzazione terroristica “Mano Nera”(gruppo di indipendentisti che avevano legami col governo Serbo), uccide a Sarajevo l‟erede al trono asburgico e sua moglie innescando il domino di avvenimenti che avrebbe portato alla tragedia della 1 Guerra Mondiale. Dinamica dell‟attentato:una pattuglia di attentatori lanciarono esplosivi ferendo il suo seguito. Il Duca Francesco Ferdinando andò a visitare i feriti e per tornare a case rifece la stessa strada e venne assassinato da Gavrilo. La Serbia in quel periodo voleva riunire tutti i Balcani sotto un unico stato ma l‟Austria non l‟avrebbe permesso: non accettava l‟idea di disgregare il suo impero. L‟emergere del collegamento tra Serbia el‟organizzazione fautrice dell‟attentato portò l‟Austria a dare un ultimatum alla Serbia (non poteva lasciar correre). Poiché l‟Austria era debole chiese aiuto alla Germania, che a sua volta coinvolse la Francia, la Russa e l‟Inghilterra: subito la questione assume rilevanza mondiale. La Guerra è scoppiata perché si mette da parte la diplomazia: dall‟inizio del STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag72 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it conflitto sono stati riutilizzati i piani militari. Appena la Russia schierò il proprio esercito, l‟esercito tedesco si mosse per anticipare la Francia. Il piano prevedeva l‟invasione della Francia attraverso il Belgio. SI PASSA DA UNA GUERRA CHE DOVEVA ESSERE LAMPO AD UNA GUERRA DI POSIZIONE. Gli USA entrano a causa della guerra sottomarina: nel 1915 venne affondato il Lusitania, in circostanze non chiare: ciò creò un clima di tensione che spinse gli USA a entrare in guerra nel 1917. La guerra scoppia a causa delle Complicità istituzionali La diplomazia è sostituita dai piani militari. CONSEGUENZE DEMOGRAFICHE: La distruttività del conflitto superò ogni esperienza precedente: furono coinvolti 35 paesi e 64 milioni di combattenti. Alle perdite militari (9 milioni) si unirono quelle civili (5 milioni) che continuano nel dopoguerra a causa di epidemie e carestie: si generò un buco demografico in quanto la maggioranza delle vittime era in età riproduttiva. CONSEGUENZE ECONOMICHE a) Si determinò un drastico processo di redistribuzione della ricchezza che penalizzò i percettori di reddito fisso. ENORMI SACRIFICI DELLA POPOLAZIONE: la guerra e la crisi causano sofferenza. Questi sono alla base della sentimento di solidarietà che fa sì che l‟approccio Keynesiano funzioni I Governi non esitarono a ricorrere al finanziamento più facile: l‟emissione di moneta che genera intensa inflazione. La guerra genera quindi inflazione che penalizza chi ha redditi fissi e avvantaggia che possiede beni da scambiare e un‟industria di guerra. A causa dell‟inflazione si verificata la caduta del Gold Standard:con l‟eccezione degli USA tutti gli altri paesi dovettero abbandonare il Gold Standard. Tutte le altre valute circolano a corso forzoso.1 b) Distruzioni materiali c) Cambiarono i meccanismi di gestione della politica: le decisioni vennero prese dai gabinetti di guerra e non dai Parlamenti. d) Aumentò il peso dello stato: intervenendo di più nell‟economia il liberismo si ridusse. L‟economia di questo periodo era un‟economia a sostegno della macchina bellica: gli stabilimenti ausiliari erano tutelati per quanto riguarda le forniture, la forza lavoro, ecc. e) Mobilitazione industriale: asservimento dell‟industria all‟impresa bellica. Alcuni settori crescono molto, settori non utili alla guerra si contraggono. Questo causa CRISI DI RICONVERSIONE: la mobilitazione ha determinato un gonfiarsi innaturale di alcuni settori. I settori che producevano per la guerra avevano dei sovrappiù, mentre gli altri settori, che producevano anche beni importanti per la vita civile, erano sottosviluppati. f) Per finanziare la guerra è stato necessario liquidare gli investimenti esteri: durante la guerra i paesi coinvolti si videro obbligati ad importare in massa i beni che non potevano produrre, avendo riorganizzato il loro apparato produttivo verso la fabbricazione di materiale bellico. La loro capacità di esportare diminuì per lo stesso motivo. Le bilance commerciali di questi paesi erano in forte deficit e dovettero chiedere prestiti, soprattutto alle banche americane. Gli USA divennero i principali creditori dei paesi coinvolti nel conflitto mondiale.Le necessità di finanziamento del conflitto comportarono la cessione degli investimenti esteri. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag73 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it g) Il commercio estero venne danneggiato e la guerra sottomarina determinò nel 1917 l‟ingresso degli USA nel conflitto.Il crollo delle esportazioni europee indusse molti paesi a effettuare un processo di sostituzione delle esportazioni. h) Crescita del debito pubblico: per sostenere i costi della guerra occorre spalmare il sacrificio su più generazioni. Questo per non aumentare ulteriormente la sofferenza della gente con la pressione fiscale. i) Trasformazioni sociali: crescita dell‟occupazione femminile 1 I Paesi belligeranti e il Gold Standard Dopo la crisi di riconversione i paesi belligeranti scelsero di tornare al Gold Standard: l‟abbandono di tale sistema infatti fu vissuto come un dramma; si pensava che un ritorno alla prosperità sarebbe stato possibile soltanto con un ritorno al Gold Standard. Dopo la crisi di riconversione si rientra quindi nel sistema con la stessa parità oppure con diverse parità: Parità più bassa: scelta dalla Francia, consente di rilanciare le esportazioni. Con una parità più elevate: Francia e UK. È una scelta di prestigio, che causa un contrarsi delle esportazioni. Churchill nel 1925 fissò una parità elevata mosso dal desiderio di riportare la sterlina al suo ruolo centrale. Ciò causò scioperi perché per mantenere tale parità era necessario ridurre i salari. In Italia si fissò la quota 90, raggiunta con fatica danneggiando le industrie esportatrici. I depositanti e i percettori di rendite ne sono avvantaggiati. Nel 1914, con l‟esplosione della Grande Guerra, il mondo economico crollò. Essa non soltanto fu terribile durante il suo decorso, ma lasciò anche un‟eredità pesante, che generò (molti sostengono) la seconda Guerra e la nascita del modello sovietico comecontrapposizione al capitalismo. Una volta cessato il conflitto fu impossibile tornare indietro. Il GoldStandard fu smantellato, il liberalismo morì, i Governi organizzarono un‟economia di guerra. Tutti i Paesi neutrali godettero di un vero boom, come la Danimarca e l‟Olanda. L‟Italia (anche la G.B.) cadde nella depressione postbellica, che generò il fascismo. Germania, Ungheria, Austria, Turchia e Bulgaria compirono uno sforzo di recupero immenso. Il maggiore costo della guerra fu, tuttavia, in vite umane (9 milioni di militari e 5 di civili). I Governi non esitarono a ricorrere al finanziamento più facile: l‟emissione di moneta che genera intensa inflazione. Questo fattore, unito al deficit pubblico pesò terribilmente sullo sviluppo. Gli effetti peggiori furono definiti da Keynes come “le conseguenze della pace ”: 1. la ricomposizione della mappa politica, che generò non pochi problemi sociali 2. le pretese degli alleati sulle potenze vinte di pagamenti astronomici (generarono deficit delle bilance commerciali) Conseguenze economiche della Pace di Versallies (1919) Il trattato di Versailles, anche detto patto di Versailles, è uno dei trattati di pace che pose ufficialmente fine alla prima guerra mondiale Venne firmato nella la Sala degli Specchi del Palazzo di Versailles, il 18 gennaio del 1919. Fu una sorta di premessa alla creazione della Società delle Nazioni. Lo scopo dell‟organizzazione era di arbitrare i conflitti tra le nazioni, in modo da evitare che le animosità tra le varie potenze mondiali sfociassero in un secondo conflitto. È suddiviso in 16 parti e composto da 440 articoli. La Società delle Nazioni era un'organizzazione intergovernativacon lo scopo di arbitrare i conflitti tra le nazioni prima che si arrivasse alla guerra. ll Trattato di Versailles prevedeva la cessione alla Francia, da parte della Germania, di Alsazia e Lorena. Il rinato Stato polacco dovette cedere parte della Slesia, della Posnania e della Pomerania, ovvero un accesso nel mar Baltico. La città di Danzica venne considerata città libera. La Germania Orientale venne separata da quella Occidentale, l‟impero coloniale tedesco diviso STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag74 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it tra Inghilterra e Francia. Il territorio austriaco rimanente era pari a circa 1/8 del precedente, mentre quello Ungherese era stato praticamente dimezzato. Il trattato di Versailles oltre ad abolire la coscrizione per la Germania, pose anche grosse limitazioni alle forze armate tedesche, che non dovevano superare le 100.000 unità. Il trattato stabilì una commissione che doveva determinare le esatte dimensioni delle riparazioni che dovevano essere pagate dalla Germania. Nel 1921, questa cifra fu ufficialmente stabilita in 33 miliardi di dollari. I problemi economici che questi pagamenti comportarono sono spesso citati come la principale causa della fine della Repubblica di Weimar e della ascesa di Adolf Hitler, che inevitabilmente portò allo scoppio della seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti d'America non ratificarono mai il trattato. Le elezioni del 1918 avevano visto la vittoria del Partito Repubblicano, che prese il controllo del Senato e bloccò due volte la ratifica (la seconda volta il 19 marzo1920), alcuni favorivano l'isolazionismo e avversavano la Società delle Nazioni, altri lamentavano l'eccessivo ammontare delle riparazioni. Come risultato, gli Stati Uniti non si unirono mai alla Società delle Nazioni e in seguito negoziarono una pace separata con la Germania: il trattato di Berlino del 1921, che confermò il pagamento delle riparazioni e altre disposizioni del trattato di Versailles ma escluse esplicitamente tutti gli articoli correlati alla Società delle Nazioni. Il ritorno alla normalità dopo la fine della guerra non fu facile. L‟anno 1919 fu economicamente peggiore dei precedenti. La riconversione delle economie di guerra alle nuove necessità della pace era un compito molto complesso: vi erano inoltre molti milioni di rifugiati. I cambiamenti di confine dell‟Europa centrale ed orientale interessarono mezzo continente. Nuove amministrazioni statali dovettero organizzarsi di punto in bianco. La disorganizzazione ed il miscuglio fi sovrapproduzioni e scarsità, spiegano la paralisi del 1919. Alla conferenza per la pace di Versailles nel 1919 al tavolo dei vincitori si scontrano due visioni opposte: Wilson (USA) era magnanimo e ambiva a imporre, nei suoi 14 punti, la creazione di un organismo sovranazionale garante della pace mondiale, la Società delle Nazioni e l‟affermazione del principio di autoderminazione dei popoli.1 Clemenceau (Francia) desiderava annichilire l‟economia tedesca per evitare un nuovo conflitto mondiale. In generale possiamo dire trattati di pace inasprirono i nazionalismi e i problemi economici. Pesarono in particolare: 1. La questione dei prestiti interalleati: Gli USA vogliono la restituzione dei prestiti, rifiutano la compensazione tra i crediti e le riparazioni di guerra che deve pagare la Germania. La Germania non riesce a pagare le rate delle riparazioni: la Germania lavorava il meno possibile per non pagarle. Gli USA si rifiutarono di ricoprire il ruolo di prestatore di ultima istanza condonando i prestiti. 2. Vennero definiti accordi punitivi per la Germania, a cui furono addebitate riparazioni per 132 miliardi di marchi. L‟impossibilità di esportare per pagare le rate delle riparazioni alimentò l‟iperinflazione: nel novembre 1923 un dollaro equivaleva a 4.200. 000. 000. 000 di marchi. La pace punitiva inflitta alla Germania getterà le basi per la seconda guerra mondiale 3. La ridefinizione dei confini: i nuovi paesi sono gelosi della propria autonomia. Si spezzano complementarietà economiche e si apre una nuova stagione mercantilista. 1Gli Stati Uniti d'America non ratificarono mai il trattato. Le elezioni del 1918 avevano visto la vittoria del Partito Repubblicano, che prese il controllo del Senato e bloccò due volte la ratifica (la seconda volta il 19 marzo 1920), alcuni favorivano l'isolazionismo e avversavano la Società delle Nazioni, altri lamentavano l'eccessivo ammontare delle riparazioni. Come risultato, gli Stati Uniti non si unirono mai alla Società delle Nazioni e in STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag75 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it seguito negoziarono una pace separata con la Germania: il trattato di Berlino del 1921, che confermò il pagamento delle riparazioni e altre disposizioni del trattato di Versailles ma escluse esplicitamente tutti gli articoli correlati alla Società delle Nazioni. Gli anni 20 e la crisi del 1929 Il ritorno alla normalità dopo la fine della guerra non fu facile. Il 1922 fu il primo anno di prosperità, che permise di dare per conclusa la ricostruzione postbellica. Con il Trattato di Versailles, la Germania fu castigata molto duramente. Vista la sua impossibilità di pagare i danni di guerra, la Francia ed il Belgio si appropriarono dei bacini minerari dell‟ovest tedesco (Ruhr): decisero infatti di riscuotere i debiti della Germania in natura. Per contrastare questo appropriamento il Governo Tedesco finanziò gli scioperanti emettendo moneta; la spirale inflazionistica fu così vasta che si tornò al baratto. Questo caos fu superato soltanto con il credito nordamericano del piano Dawes: esso permise alla Germania di creare una nuova base monetaria, una nuova moneta per tornare alla normalità e rimettere in funzione l‟attività produttiva. Quindi gli USA permisero il pagamento delle riparazioni di guerra ma in cambio volevano partecipare ai guadagni dell‟economia tedesca. Possiamo quindi affermare che in questo periodo gli USA passano da essere un paese debitore a essere un paese creditore. Il piano Dawes, inoltre, voleva incoraggiare i Governi a tornare al sistema aureo, simbolo distabilità e prosperità. La Gran Bretagna accettò nel 1925, l‟Italia nel 1927, la Francia nel 1928. Questo ritorno, tuttavia, si realizzò mediante sopravvalutazioni eccessive delle monete e ciò portò alla recessione. A Wilson succedono tre presidenti repubblicani: Harding, Cooldige e Hoover. Il potere ottenuto dai repubblicani è da ricondursi a una congiuntura favorevole. Tra il 1920 e il 1928 assistiamo a un enorme crescita del PIL americano, intorno al 43%, trainata dalle grandi industrie (automobile, elettricità, beni di consumo durevoli, edilizia) e favorita dal programma repubblicano che prevedeva: Continental Act: limitazione dei flussi migratori in entrata Credito facile Fondi provenienti dal rimborso dei prestiti interalleati. Altri due importanti squilibri furono: il bisogno di ristrutturazione o “deflazione strutturale ”: le guerre distrussero campi fertili e stimolarono la nascita di industrie belliche di difficile riconversione; inoltre le esportazioni in Paesi che ormai erano tornati alla normalità generarono eccesso di offerta, quindi un ribasso dei prezzi. l‟isolamento americano: a parte la totale indifferenza alla ricostituzione della pace e la non partecipazione ai trattati, ad incidere pesantemente fu soprattutto l‟improvvisa chiusura all‟immigrazione (basata sull‟imposizione di una quota, sistema tutt‟oggi in funzione); la concorrenza dei poveri immigranti era un problema per le classi salariate statunitensi. Visto l‟impoverimento europeo c‟erano più motivi di prima per emigrare in America. Oltre a questo, gli Stati Uniti attuarono, per la prima volta, misure protezionistiche. Hoover sale al potere nel 1929, anno di massimo fulgore della borsa, affermando che in quell‟annata avrebbero messo fine alla povertà della popolazione. Il 29‟ fu l‟anno di massimo fulgore della borsa perché, dati i rendimenti crescenti, si ritiravano i capitali dalla Germania per investirli in borsa (rendeva di più) alimentando un colossale boom speculativo. Il crollo di Wall Street, avvenuto il 24 ottobre 1929 non è l‟inizio della crisi ma solo il simbolo dell‟inizio della grande depressione: essa affonda le radici in alcune problematiche come 1. Il sistema bancario era marcio: le piccole banche operavano con capitale ridotto e personale inadeguato. Il credito era erogato facilmente e a basso costo. Inoltre si finanziava la speculazione: bastava versare 1/5 dell‟importo per operare con acquisti/vendite a termine. 2. Anche se il mercato era in espansione, raggiunse la saturazione: nonostante le vendite a rate, l‟offerta di beni semidurevoli era troppo superiore alla domanda. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag76 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it 3. I farmers si erano indebitati per produrre derrate alimentari durante la guerra. L‟aumento del prezzo del grano ha determinato un aumento del prezzo del fattore terra. Finita la guerra il prezzo del grano crolla perchél‟Europa riprende la produzione e i farmers falliscono. Da ciò possiamo intuire come l‟espansione della borsa non potesse durare: essa produceva profitti su profitti slegati dall‟economia reale. Le persone iniziano a vendere i titoli determinando un ribasso dei prezzi che innesca una corsa alla vendita dei titoli fino a portare al crollo. I risparmi delle famiglie americane, detenuti in titoli, vanno in fumo. Il meccanismo iniziale della crisi fu, essenzialmente, creditizio: troppi avevano comprato azioni a credito, e le banche siaffrettarono a reclamare tali crediti, mettendo in moto la contrazione. Hoover cerca una via d‟uscita dalla crisi. Decide di varare una politica monetaria ortodossa, rifiuta i sussidi di disoccupazione, mette in atto politiche di austerity, restringe il credito. Questa scelta trova origine nel suo background: è molto legato all‟etica e alla responsabilità individuale, al selfmade man, non accetta l‟abbandono del GoldStandard. Tuttavia tali politiche conducono allo sfascio della società: ci sono forti tensioni sociali, gli industriali riducono gli stipendi, fanno la settimana corta, si dotano di scorta personale per timore di ritorsioni. Persino Al Capone fondò una mensa per i poveri in quel periodo. Hoover vara la tariffa protezionistica di Smooth-Hawley che strangola il commercio internazionale: alla chiusura del mercato americano gli altri paesi reagiscono a loro volta con politiche protezionistiche. Nel 1931 comincia a iniettare liquidità costruendo infrastrutture per creare posti di lavoro. Chiede un appoggio ai democratici che gli viene negato. Questo breve periodo di ripresa viene compromesso quasi subito dal crollo delle economie europee: la corsa al ritiro dei capitali dall‟Europa che contagia le piazze europee. Si innesca una catena di fallimenti e licenziamenti che grava soprattutto su Germania e Austria. Viene meno la fiducia e il ritiro di capitali continua. Anche concedendo la moratoria per i debiti interalleati nel 1931 non si risolve nulla. La crisi della fiducia porta le banche centrali, che precedentemente detenevano sterline nelle riserve, a chiedere la conversione delle sterline in oro: l‟Inghilterra nel 31 abbandona il Gold Standard, la sterlina si svaluta del 30% portandosi dietro tutti i paesi a cambio fisso. La crisi del 1929 determina anche un crollo della fiducia nell‟autoregolamentazione dei mercati: crolla la produzione, gli scambi e i debiti interalleati. La crisi del 29 è detta a “L” per l‟andamento del PIL che crolla e resta piatto per 7-10 anni. LE RISPOSTE ALLA CRISI USA New Deal ( = PROGRAMMA DI RISANAMENTO Come rispondono alla crisi i paesi DELL‟ECONOMIA) di Roosvelt (1933-35) europei? Si seguono le teorie Keynesiane, percorsi ben distanti 1) fine del mercato autoregolato dall‟ortodossia finanziaria. Osserviamo come lo stato fine del liberismo; affini i metodi di intervento nell‟economia. Le reazioni 2) adozione di dazi protezionismo USA furono: 3) intervento dello stato a) Emergency Bank Act: si fanno chiudere le nell‟economia banche “malate” e si inietta liquidità a basso 4) abbandono del Gold Standard. costo di cui beneficiano le banche sane allo Questo vale per tutti i paesi ad scopo di sollecitare gli investimenti. Le eccezione della Germania. banche possono detenere solo titoli con un rating elevato. b) SEC: organismo di vigilanza del mercato borsistico tipo CONSOB c) Glass SteagalAct: si separa il credito a breve termine dal credito industriale.(netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento). Le due attività non potevano essere esercitate dallo stesso intermediario, avendo così la separazione tra banche commerciali e banche di investimento. La ratio di tale provvedimento era quella di evitare che il fallimento dell'intermediario comportasse altresì il STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag77 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it fallimento della banca tradizionale, impedendo di fatto che l'economia reale fosse direttamente esposta al pericolo di eventi negativi prettamente finanziari. d) Federal DepositInsurance Corporation (istituita sempre col Glass SteagalAct) con lo scopo di garantire i depositi e prevenire eventuali corse allo sportello delle banche e ridurre il rischio di panici bancari. Lo stato garantisce che, nel caso di insolvenza della banca, si farà carico di rimborsare i depositi fino a una certa entità e) Abbandono del Gold Standard. Roosevelt inoltre fissò prezzi minimi per i prodotti agrari, facilitò l‟iscrizione ai sindacati operai e la presenza dei sindacati nella negoziazione collettiva, mise in moto gradi programmi di opere pubbliche, ecc con l‟obiettivo di riattivare la domanda interna di consumo e di investimento. Francia Invasa dai tedeschi e distrutta dalla guerra, la Francia ha fondato la sua ricostruzione sulle riparazioni tedesche. Data l‟insolvenza tedesca optano per svalutare la moneta per incentivare le esportazioni: ciò genera un afflusso di oro, nonostante la crisi. La parità inferiore fa sì che la crisi duri di meno ma incida di più. La crisi porta malessere sociale: ciò spinge al potere la sinistra che col fronte popolare guidato da Leon Blum che: o Nazionalizza le ferrovie e la banca di Francia o Impone la settimana corta per assorbire la disoccupazione o Aumenta il servizio di leva da 1 a 2 anni per tener occupati i giovani o Assumono personale nelle ferrovie e nell‟industria degli armamenti Germania Nazista È vittima di una politica di rigore che determina la salita del Fuhrer. Nel 1924 a causa dell‟iperinflazione la Germania cambia moneta. Nel 1931 il piano Dawes è sostituito dal piano Young, mentre il presidente Hoover propone una moratoria, ma è troppo tardi. La crisi travolge la fragile economia tedesca e porta Hitler al potere. L‟opera di risanamento dell‟economia portata avanti da Adolf Hitler attraverso un grandioso programma di opere pubbliche seguito dal riarmo fu molto efficace: i 6 milioni di disoccupati della crisi furono riassorbiti senza portare avanti programmi di nazionalizzazione. Per riassorbire la disoccupazione infatti costruisce le autostrade, grandi complessi industriali, da incentivi alla cartellizzazione. I sindacati furono soppressi e divenne obbligatoria l‟iscrizione al Fronte nazionale del lavoro. A differenza dell‟Italia, non si nazionalizza. Un tratto principale della politica economica hitleriana fu il riarmo: egli investì grandi somme in questo. Un altro tratto importate fu l‟autarchia. Cosciente di voler provocare una guerra come rivincita, Hitler fece prevalere l‟orientamento autarchico in tutte le decisioni di ordine economico. Hitler mantenne il Gold Standard ma passò ad intervenire sugli scambi esteri, mediante soluzioni come i permessi di importazione, gli accordi bilaterali e altre soluzioni volte a limitare il commercio e a risparmiare l‟uso dell‟oro. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag78 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Inghilterra La Gran Bretagna fu il primo paese ad abbandonare il Gold Standard nel settembre 1931. Essa subì in modo più leggero i danni della crisi economica: ma per riuscire a fronteggiare bene la crisi dovette dimenticare completamente i suoi dogmi economici. Italia Con l‟IRI nel 1933 si da il via a un processo di nazionalizzazione. Lo stato diventa proprietario di molte imprese. La crisi INCIDE DI MENO: nei paesi più piccoli nei paesi agricoli in Francia per il cambio di moneta La crisi INCIDE DI PIU‟: nei paesi industrializzati nei paesi più grandi La Seconda Guerra Mondiale Più distruttiva della Prima Guerra Mondiale, è sicuramente caratterizzata dall‟importanza della linea di produzione (produzione-banche), quasi al pari della linea del fuoco. La Guerra porta innovazioni non solo in campo militare come la bomba atomica, ma anche antibiotici, caffè liofilizzato (il latte liofilizzato è stato introdotto nella prima guerra mondiale), computer, ecc. La Germania mostrò una resistenza eccezionale di fronte alle difficoltà della guerra: ciò è dovuta alla cura che Hitler dedicava al fronte interno: in Germania arrivavano comunque cibo e beni di consumo per la popolazione, utilizzando ad esempio l‟imposizione fiscale sui paesi occupati, aggiustamenti di cambio per accrescere il potere d‟acquisto dei soldati occupanti e misure che consentissero loro di mandare ciò che acquistavano a casa, distribuisce i beni espropriati agli ebrei. Si avvale in modo efficace delle risorse dei deportati e dei paesi occupati. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag79 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La Francia soffrì anno dopo anno: l‟occupazione e la guerra immersero nel caos e nella distruzione il Nord –Est del suo territorio. Come negli altri Paesi, l‟occupazione significò disorganizzazione, sabotaggi e deviazione di risorse produttive (materiale di trasporto, macchinari, materie prime, lavoratori) verso la Germania, che modo che l‟aumento del PIL tedesco si ottenne, in buona misura, attraverso lo sfruttamento dei Paesi occupati. L‟Unione Sovietica, nonostante si fosse preparata intensamente per la guerra tra il 1938 ed il 1940, oppose malamente resistenza alle prime ondate dell‟offensiva tedesca: perse grandi quantità del suo territorio e il suo PIL si ridusse di un quarto, tra il 1040 e il 1942. Il grande successo sovietico e di Stalin fu proprio la capacità di riorganizzarsi e di preparare una mobilitazione totale delle proprie risorse produttive. Lo sforzo supremo per resistere si concretizzò nel 1943 con uno spettacolare recupero del PIL del 45%. La Gran Bretagna facendo leva sulle risorse imperiali e su quelle prestate dagli Stati Uniti,riuscì a rendere dinamica la sua economia. Il PIL britannico raggiunse il suo massimo nel 1943, dopo di che arretrò, per effetto della guerra arrivata in Inghilterra. Esso avrebbe avuto seri problemi se non fossero intervenuti gli USA. È qui che mette radici il successo produttivo spettacolare degli USA. Durante il periodo bellico gli USA conobbero una crescita senza precedenti: la nazione americana riuscì praticamente a raddoppiare il suo PILdel1939 in solo cinque anni. Il successo si fondò sul totale utilizzo del lavoro e del capitale, con una particolare attenzione alla qualità del lavoro: i nordamericano lavoravano molto di più di prima, lavoravano con più attenzione, impegno ed entusiasmo, Questo conflitto è caratterizzato da bombardamenti su insediamenti civili: ciò comporta costi umani di gran lunga più elevati, dato che i bombardamenti coinvolgevano anche capitale fisso sociale e obiettivi civili. Due guerre e la crisi tra esse determinano il clima di incertezza alla base dell‟affermarsi del WELFARE STATE: si accetta una solidarietà reciproca tra classi dovuta alle esperienze profondamente drammatiche vissute in guerra. Il nuovo ordine mondiale Sebbene le distruzioni della seconda guerra superarono quelle della prima, il secondo dopoguerra sperimentò una crescita mai vista, questo per i seguenti motivi (che corrispondono all‟esatto opposto di quanto accaduto dopo la prima): 1. Volontà di cooperazione, soprattutto tra G.B. e USA 2. La non indifferenza degli Stati Uniti verso i Paesi in ricostruzione; 3. L‟aver imparato una lezione importante: non massacrare di debiti le nazioni sconfitte; 4. L‟istituzione di una nuova architettura internazionale. Riguardo a quest‟ultimo punto, a Bretton Woods, negli USA, si svolse una conferenza che fissò un orizzonte, verso il quale incamminarsi, ancora oggi in vigore, con la fondazione di: 1. OCI: Organizzazione del Commercio Internazionale, non arrivò nemmeno a nascere, e fu sostituito con il GATT; 2. BIRS: la Banca Mondiale, che doveva contribuire agli investimenti di lungo termine; 3. FMI o Fondo Monetario Internazionale: (il più importante) si occupò della difesa di un sistema a cambi fissi, talvoltafinanziando Paesi deboli perché non soffrissero i deficit con l‟estero. Senza FMI, il mondo avrebbe conosciuto unacrescita decisamente inferiore, anche il Piano Marshall se fu molto più sbalorditivo. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag80 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it PREMESSE DI UN NUOVO ORDINE INTERNAZIONALE (DAL PECORARI) Quando la vittoria degli Alleati era vicina, si iniziò a pensare al nuovo ordine economico del dopoguerra. Su iniziativa di Roosvelt (Presidente Americano) fu convocata a Bretton Woods nel ‟44 una conferenza internazionale, cui parteciparono i delegati di 44 paesi, per ripristinare la stabilità monetaria, creare un sistema di cambi fissi, porre le premesse per un ritorno al gold standard (sistema in cui la convertibilità dei biglietti era in oro ma anche in una valuta pregiata subito convertibile, quindi in pratica dollari, perché gli USA detenevano l‟80% delle riserve auree). Per tale sistema fu istituito il Fondo monetario internazionale (Fmi, con uno stock di riserve valutarie per aiutare i Paesi in deficit transitori delle bilance dei pagamenti) e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Birs, finanziava progetti d‟interesse generale in Paesi usciti dalla guerra o faceva da intermediario tra fornitori e ricevitori di credito), entrambi in funzione nel 1946. La pre-condizione di accesso ai prestiti dell‟Fmi, oltre al versamento di una quota, era di fissare la parità aurea della propria moneta. L‟opera di ricostruzione dei rapporti economici internazionali fu completata nel 1947 con il GATT, accordo tra 23 Paesi, finalizzato a ridurre le barriere commerciali e le tariffe. PROGRAMMARE LA PACE Dal 1941 conla carta Atlantica,ratificata a Yalta nel febbraio 45, e resa pubblica a San Francisco con la pace firmata nel 51. Nel 1945 a San Francisco viene fondato l‟ONU, fondato sui principi di La guerra non è uno strumento di risoluzione delle controversie internazionali; Principio di autodeterminazione dei popoli; Fine dell‟approccio mercantilistico MULTILATERALISMO. Nel 1944 nasce la Banca Mondiale per finanziare la ricostruzione e l‟FMI, il fondo monetario internazionale. Nel 1947 si adotta il GATT (general agreement on tariffs and trade), un trattato finalizzato a liberalizzare gli scambi e che contiene la clausola della nazione più favorita. Il GATT è rinegoziato tramite Round. Il più importante porta alla creazione del WTO (organizzazione internazionale per il commercio). Assistiamo alla rinuncia dell‟individualismo che causò la crisi del 29‟. UN SISTEMA A CAMBI FISSI Nonostante la crisi del „29, resta la convinzione che il Gold Standard fosse l‟elemento chiave del benessere della Belle Époque. Il nuovo sistema monetario doveva quindi essere contraddistinto da un sistema a cambi fissi mantenendo una moneta merce legata all‟oro: questo sistema permetteva di abbattere il rischio di cambio e i costi transazionali ad esso connessi per assicurazioni contro tale rischio. In un sistema a cambi variabili le transazioni commerciali sono molto più complesse. Posto questo primo punto, occorreva scegliere tra mantenere la mobilità di capitali oppure poter sfruttare la leva monetaria: questi due obiettivi non sono realizzabili contemporaneamente, a meno di non abbandonare il sistema di cambi fissi. Sfruttare la leva monetaria, ovvero sollecitando l‟economia del paese STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag81 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it con un iniezione di liquidità; ciò determina inflazione interna. Chi deterrà tale moneta correrà a cederla, determinandone la svalutazione. Solo vincolando i movimenti di capitali, ovvero impedendo la libera compravendita di moneta, si può mantenere un sistema di cambi fissi e sfruttare la leva monetaria evitando il deprezzamento. I flussi di valuta sono quindi limitati alle sole transazioni reali (importazioni, esportazioni, rimesse), i movimenti speculativi non sono permessi. GOLD STADANDARD 1819-1914 e successivamente GOLDEN EXCHANGE STANDARD 1925- anni 30 è un sistema a cambi fissi e con libertà di movimento dei capitali. La politica monetaria non era autonoma. È un sistema analogo all‟euro. Il Gold Standard era frutto di una combinazione di eventi irripetibili venuti a mancare negli anni 30, quando si sono resi necessari interventi di politica economica. Il Gold Standard reggeva - per la credibilità della convertibilità in oro, - per la credibilità dell‟indipendenza delle Banche Centrali dal sistema politico (dato che i governi non avevano mai fatto esperienze di politica economica, non erano a conoscenza del nesso tra politica monetaria e occupazione aumentando la base monetaria, aumentano gli investimenti, e cresce l‟occupazione. Questi strumenti sono sfruttati per la prima volta dopo la crisi, e la banca centrale comincia a subire pressioni) - per la cooperazione internazionale (una banca in difficoltà può contare sul soccorso in prestiti d‟oro da altre banche: con la chiusura dei mercati e il mercantilismo, le riparazioni di guerra e i debiti interalleati questo presupposto viene a mancare) la guerra ha irrimediabilmente compromesso questi 3 punti Siccome la leva monetaria (col riarmo), ha permesso di uscire dalla crisi, a Bretton Woods si decide di salvaguardare la sovranità monetaria: ecco perché i governi scelgono di limitare la mobilità di capitali per poter contare sugli strumenti di politica monetaria. A Bretton Woods si fissa il sistema Dollar Standard, caratterizzato da tassi fissi e politica monetaria autonoma. Questo sistema viene abbandonato nel 1971, quando non è più perseguibile. Nixon sceglie di abbandonare il sistema a cambi fissi, i tassi diventano variabili e c‟è piena libertà di capitali e autonomia di politica monetaria. Variabili che influenzano Bretton Woods a) egemonia statunitense: gli USA hanno vinto la guerra. Riorganizzano a loro immagine e somiglianza un sistema monetario internazionale fondato sul ruolo preponderante del Dollaro. b) La convinzione che la stabilità che ha preceduto la grande guerra dipendesse da un sistema di cambi fissi. c) Consapevolezza dell‟interdipendenza tra fenomeni monetari e economici. d) L‟UEP, Unione Europea dei Pagamenti, assume un ruolo centrale. Il dollaro è ancorato all‟oro con una parità fissa di 35$ all‟oncia. Le altre monete sono ancorate al dollaro a parità fisse. È possibile per i diversi paesi detenere come riserve dollari o oro: il vincolo di emissione di moneta tuttavia è più morbido, non più legati alla quantità d‟oro detenuta. Viene data flessibilità al sistema consentendo la svalutazione delle altre monete rispetto al Dollaro. I paesi gravemente in disavanzo possono svalutare la moneta con l‟autorizzazione dell‟FMI. Il fondo monetario internazionale può infatti intervenire: 1) Finanziando i paesi in disavanzo per disavanzi meno gravi; 2) Svalutazione della moneta per disavanzi strutturali. Tuttavia questo sistema presenta un‟importante asimmetria: tutti possono svalutare, eccetto il dollaro, che non può cambiare la parità rispetto all‟oro. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag82 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it La possibilità di svalutare mina la credibilità della volontà di mantenere i cambi fissi: assistiamo a speculazioni aggressive( se un paese è in deficit strutturale potrà essere attaccato da speculazioni). Inoltre verso la fine degli anni 60 crescono le proteste, aumentano i salari, cresce l‟inflazione. Le economie aderenti sono troppo eterogenee e c‟è un insufficiente cooperazioni internazionali. La poca credibilità causa l‟abbandono di Bretton Woods nel 71. In Europa L‟Europa aderisce a Bretton Woods e si costituisce l‟UEP, un sistema di compensazione che limiti l‟esborso di denaro: solo se c‟è uno sbilanciamento rilevante della bilancia dei pagamenti avviene il pagamento in denaro (successivamente esteso ai paesi aderenti all‟OCSE). Questo meccanismo facilita il rilancio e i legami. USA Sono imbarcati nella ricostruzione dell‟Europa col piano Marshall, avevano moltissimi oneri per il riarmo e per le guerre in Corea e successivamente in Vietnam. Accettano l‟abbandono di Bretton Woods anche perché erano convinti che il dollaro avrebbe comunque mantenuto la sua egemonia. BRETTON WOODS IN BREVE Le caratteristiche del sistema di BW si devono alla convinzione che la prosperità dell‟economia internazionale nei vent‟anni precedenti la prima guerra mondiale fosse da imputare al Gold Standard: rimane quindi la preferenza perché si conservi una moneta merce. In secondo luogo gli USA usciti vincitori dalla seconda Guerra Mondiale ambiscono a disegnare un sistema monetario internazionale imperniato sul dollaro •In pratica: il dollaro è l‟unica moneta convertibile in oro, i cambi delle altre valute sono rapportati al dollaro e dovrebbero essere fissi. Le riserve delle banche centrali potevano essere in oro o (vel) in dollari. Dato che si desidera poter utilizzare la politica monetaria i movimenti di moneta calda (=speculativa) erano vincolati. •In realtà tutti i Paesi, esclusi gli USA, in caso di deficit strutturale della bilancia delle partite correnti, possono effettuare una svalutazione “sorvegliata”. Questo determina l‟esistenza di asimmetrie tra la situazione del dollaro e quella delle altre monete. Intanto nel tempo il deteriorarsi della bilancia commerciale statunitense compromette la possibilità/credibilità, per gli Usa, di sostenere la convertibilità e il timore di una crisi valutaria spinge Nixon a dichiarare unilateralmente l‟inconvertibilità e a liberalizzare i movimenti di capitale IL PIANO MARSHALL E LA RICOSTRUZIONE DELL‟EUROPA Inizialmente gli aiuti all‟Europa erano soccorsi di tipo umanitario (UNRRA): l‟obiettivo era quello di sopravvivenza dei paesi in crisi per colpa del conflitto . Tuttavia questi interventi sono insufficienti. Per gli USA è cruciale la ricostruzione europea: Per contenere l‟espansione del comunismo (politica del containment). Proprio quest‟aspetto ideologico ha convinto gli americani, tendenzialmente isolazionisti, ad accettare gli interventi. Per eliminare il sentimento antiamericano Per ricostruire l‟economia dei propri partner commerciali e evitare gli errori che hanno condotto alla crisi. Anziché applicare subito, prematuramente, quanto detto a Bretton Woods, gli Stati Uniti, vista la corsa dei Paesi europei all‟importazione di beni americani , proposero il piano Marshall (chiamato così dal Generale G. Marshall, l‟allora Segretario di Stato), detto anche ERP: EuropeanRecovery Program . Gli aiuti raggiunsero la cifra di 13 miliardi di dollari dell‟epoca. Col varo dell‟EuropeanRecoveryProgram gli USA si pongono come referenti per una Pax Americana per consentire la creazione di una grande area commerciale. Il piano di aiuti varato, il PIANO MARSHALL(1948) è condizionato all‟accettazione della visione americana. L‟obiettivo minimo era risanare e normalizzare l‟Europa, l‟obiettivo massimo era la creazione di un area economica altamente integrata. Nascono organizzazioni per gestire e coordinare gli interventi ECA: organizzazione USA che sovrintende alla realizzazione del Piano Marshall. Commissione di Cooperazione Economica Europea (OECE) che successivamente diventa OCSE quando entrano paesi non europei. Valutava le compatibilità tra le domande d‟aiuto e le esigenze americane. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag83 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Si cerca di trasportare in Europa la diversa visione americana Come funziona l‟erogazione di aiuti a titolo gratuito? l'azienda inoltra la richiesta del macchinario alla missione ERP (European Recovery Program) del paese. i fondi ricevuti dal governo vengono impiegati per la ricostruzione (infrastrutture, ecc) se compatibile, la richiesta veniva inoltrata alla sede europea dell'ECA, che a sua volta la inoltrava in USA per l'evasione l'impresa paga il macchinario al governo che gliel'ha consegnato l'azienda inviava gratis i macchinari richiesti al governo che li consegnava all'impresa questo sistema azzera la possibilità di fregature, la scomparsa di fondi: i beni trasferiti sono molto più facilmente tracciabili rispetto a trasferimenti in denaro IN BREVE Il PM consiste in un piano di aiuti prevalentemente a titolo gratuito proposto dagli USA nel 1947 e attuato dal 1948 al 1952) •L‟obiettivo era quello del rilancio delle economie europee in uno con il sostegno a quella americana e la creazione di una grande area di scambi integrata USA/Europa anche nell‟ottica di contenere l‟avanzata comunista •Gli aiuti erano concordati tra l‟OECE e le Agenzie statunitensi poste nei diversi paesi e a Washington (Eca= European Cooperation Administration) •L‟esportazione di tecnologie americane era finalizzata anche a promuovere in Europa (anche ideologicamente) l‟affermazione del paradigma fordista VERSO L‟UNIONE EUROPEA Dal 1945 si avvia un processo di creazione di organismi sovranazionali. In particolare l‟Europa desidera fronteggiare la perdita di rilievo politico e la minaccia comunista. Gli USA incentivano la creazione di questi organi in cui la Germania deve essere inclusa (consapevolezza maturata dopo le conseguenze della pace di Versailles) Osserviamo due approcci, uno federalista che emerge nel manifesto di Ventotene e configura uno stato federale, e uno funzionalista che punta a unire funzioni economiche. Questo secondo prevarrà lungo il processo di creazione dell‟unione europea. Salta l‟idea della CED, comunità europea di difesa, prevalgono le unioni di stampo economico. Tappe storiche: 1947-48 Benelux 1950 CECA: Comunità Europea del Carbone e dell‟Acciaio. Si crea l‟asse franco-tedesco, Francia e Germania contribuiscono alla creazione e alla messa in comune di risorse strategiche. 1957 si fonda la Comunità Economica Europea: una CECA allargata a diverse merci, porta all‟eliminazione dei dazi, si crea una tariffa unica riscossa alle frontiere. È il trionfo dell‟approccio multilateralista. La Gran Bretagna, che in primo momento giudica questa STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag84 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it unione troppo stretta, crea l‟associazione europea di libero scambio che coinvolge gli esclusi dalla CEE. Tuttavia la crescita di quest‟ultima fa da calamita per i capitali americani. L‟Inghilterra entrerà nella CEE solo dopo le dimissioni di De Gaulle nel 1972. VERSO LA GUERRA FREDDA L‟obiettivo del Piano Marshall era il finanziamento delle importazioni di cui l‟Europa aveva bisogno. Gli USA eliminarono il plafond (tetto massimo) per la Germania, facilitando l‟industria europea, notoriamente tedesco-dipendente. Gli effetti negativi furono la divisione della Germania (nel 1961 fu costruito il muro di Berlino) e la divisione, anche economica, dell‟intera Europa in due blocchi, con la nascita della cosiddetta “guerra fredda ”. Nel 1949 con il blocco di Berlino imposto dai sovietici si gettano le basi per la guerra fredda. Gli americani mantengono un ponte aereo per un anno come reazione. In questo contesto nasce il Patto Atlantico, collaborazione non solo militare. SI SFALDA LA GRANDE UNIONE ANTINAZISTA. I russi non accettano gli aiuti americani perché intravedono una perdita di potere, un dover sottostare all‟egemonia americana. Non aderiscono all‟ERP. Si fonda il COMECON, il consiglio di mutua assistenza economica come risposta al piano Marshall per i paesi sotto l‟influenza sovietica. Quest‟organizzazione aveva grandi limiti, derivanti dalle imposizioni russe: 1. gli scambi erano vantaggiosi soltanto per la Russia 2. le negoziazioni erano assoggettate all‟autorizzazione sovietica 3. praticamente si commerciava soltanto tra Russia e altri Paesi, e non tra tutti i Paesi 4. la mancanza di competitività data anche dall‟ignoranza del prezzo di mercato, fissato arbitrariamente. Questo accordo chiede però la restituzione degli indennizzi di guerra ai paesi occupati. In risposta al Patto Atlantico stipulano invece il patto di Varsavia, accordi bilaterali finalizzati a legare i paesi sotto l‟influenza sovietica. Il COMECON è importante perché si vuole mostrare una autosufficienza regionale. Serve per creare un‟area regionale che comprende i paesi dell'Unione, i quali stipulano accordi bilaterali in cui definiscono transazioni commerciali saldate in natura e non in denaro. Serve per legare questi paesi ancora di più all'unione sovietica. Ci si riesce perché gli scambi dei paesi passa dal 25% prima del secondo conflitto mondiale al 75% dopo il secondo conflitto. Dalla Golden Age alla Disgregazione di Breton Woods (1949-1975) LA DECOLONIZZAZIONE La seconda Guerra Mondiale ha segnato una svolta nelle relazioni internazionali, nel sistema monetario internazionale e si diede il via al processo di decolonizzazione. Le premesse a questo processo sono contenute già nei 14 punti di Wilson, dove si enuncia per la prima volta il principio di autodeterminazione dei popoli. Le cause che hanno innescato questo processo sono: - L‟egemonia delle due superpotenze USA e URSS, che si oppongono al vecchio imperialismo; - Globalizzazione economica; - Istanze indipendentiste. Le colonie sono diventate un peso per la madrepatria, i cittadini non accettano più di accollarsi il mantenimento delle colonie. Inghilterra: avvia la decolonizzazione in modo relativamente pacifico. Il governo laburista era meno intriso di mistica imperiale, perseguiva l‟obiettivo del pieno impiego. Nel 1947 india e Palestina ottengono l‟indipendenza. Tuttavia il venir meno dell‟elemento arbitrale ha lasciato questi paesi l‟uno di fronte all‟altro in una posizione di conflitto. Francia:l‟Indocina ottiene l‟indipendenza e si adotta un governo comunista e nazionalista. L‟Algeria ottiene l‟indipendenza, nonostante le resistenze di un gruppo agguerritissimo di coloni francesi che non vogliono lasciare il paese. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag85 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Portogallo: è l‟ultimo che avvia il processo di decolonizzazione in Africa, con la rivoluzione dei garofani (1974)dopo la morte di Salazar . La liberazione avviene prima nelle colonie in Asia e poi in Africa (eccetto la Libia nel 49) . A metà degli anni 60 quasi tutte le potenze hanno concesso l‟indipendenza alle colonie. In questo contesto nasce la definizione di “paesi non allineati/del terzo mondo”, alla conferenza di Bandung nel 55‟: non allineati al blocco occidentale o al blocco sovietico. Crisi di Suez (1956):gli egiziani nazionalizzano il canale, scatenando una reazione anglo-israelianafrancese. Segna la fine della politica delle cannoniere praticata dall‟Inghilterra e segna l‟inizio della decolonizzazione africana. I paesi africani sembrano partecipi della crescita economica del periodo ma: Scontano l‟incremento demografico, difficilmente sostenibile data la scarsità delle risorse L‟idea di nazione viene contestualizzata in un contesto in cui la nazione non c‟è: i confini sono stati fissati con la conferenza di Berlino senza tener conto delle realtà tribali. Appena viene a mancare l‟elemento di arbitraggio esterno queste realtà si scontrano. LAGOLDEN AGE (1948-1973) È il periodo dal 1949 al 1973 in cui si registra un incremento senza precedenti del PIL pro-capite annuo. Si realizza un periodo di crescita economica di lunghezza e ritmo senza precedenti reso possibile a livello internazionale anche dal grado relativamente elevato di collaborazione intergovernativa. Tratti essenziali della Golden Age sono: 1) la globalità della crescita economica 2)lo scarso rilievo avuto dal fattore terra 3)La differenziazione tra una crescita OCSE di tipo intensivo una crescita dell‟Europa Orientale estensiva. La crescita media annua del PIL nel complesso dei paesi industrializzati (area OECE/OCSE, USA, Canada e Giappone) in questo periodo è del 4,5%. L‟Europa Orientale sperimenta una crescita media annua intorno al 4% (anche se la differente contabilizzazione dei dati, ad esempio i servizi non erano inclusi nel calcolo – e non solo quella- rende problematico il confronto).Il fenomeno è più rilevante per alcuni paesi, come la Germania, l‟Italia e il Giappone ed è reso possibile dal trasferimento tecnologico e dalla diffusione del paradigma fordista. I paesi che crescono di più sono quelli meno evoluti: UK e Cecoslovacchia crescono meno perché avevano una base di partenza più alta. La parte del leone è fatta dall‟impresa privata, ma l‟amministrazione e l‟impresa pubbliche giocano un ruolo importante. In breve: 1. Crescita elevata; 2. L‟agricoltura non ha grande peso, rivoluzioni strutturali; 3. Paesi OCSE crescita intensiva, paesi del blocco sovietico crescita estensiva. Le condizioni di questa crescita sono irripetibili: assistiamo a una CRESCITA SENZA INFLAZIONE, nonostante l‟aumento del peso degli investimenti nella formazione del PIL. È resa possibile dal lavoro a basso costo e per il basso costo delle materie prime (determinato dall‟abolizione dei dazi e dal desiderio di partecipazione della Germania). La crescita è trascinata dalle esportazioni unita a politiche pubbliche a sostegno della domanda: prima del „58 la PA e l‟impresa pubblica giocano un ruolo molto importante. La crescita è resa possibile anche dal piano Marshall e il trasferimento tecnologico permettono l‟affermarsi della Grande Industria. LA FINE DI BRETTON WOODS Trasportare il modello fordista in Giappone e in Germania comporta la nascita di concorrenti di industrie USA. Il marco e lo yen diventano monete usate nelle transazioni internazionali, dato STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag86 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it l‟aumento delle esportazioni, nonostante non possano essere detenute come riserve ufficiali. Il dollaro vede così ridursi la sua centralità e la domanda di dollari si riduce. Inoltre gli USA hanno sopportato ingenti spese per il piano Marshall e per la guerra di Corea e del Vietnam. La bilancia dei pagamenti degli USA è deficitaria, gli stati uniti importano molto: la fiducia nel dollaro è a rischio, c‟è il pericolo che chi detiene dollari come riserva chieda la conversione in oro. Per questo Nixon nel 1971 abbandona Bretton Woods sganciando la parità dollaro-oro e ponendo fine alla convertibilità. I cambi diventano FLESSIBILI e iniziano a fluttuare rischio di cambio, incertezza nelle transazioni internazionali. La risposta europea L‟Europa aggrega le sue monete attorno al marco. Nel 1972 si adotta il serpete monetario europeo: i cambi fluttuano entro bande limitate in modo da impedire svalutazioni selvagge e garantire un minimo di stabilità. Entro cui oscilla il tasso di cambio LA CRISI PETROLIFERA E LA STAGFLAZIONE Nel 1973 con la guerra del Kippur i paesi produttori di petrolio, uniti all‟OPEC limitano la produzione del petrolio e il prezzo dei barili quadruplica: passa da 3 a 12 dollari al barile. Il prezzo del petrolio aumenta e di conseguenza aumenta anche il costo dell‟energia mentre le agitazioni sindacali a causa della piena occupazione fanno aumentare il costo del lavoro. Questo ha innescato una violenta inflazione che si è accompagnata a un aumento della disoccupazione: non funziona più la curva di Philips (che esprime proporzionalità inversa tra disoccupazione ed inflazione). Si manifesta quindi un fenomeno inedito: la stagflazione. Le teorie keynesiane hanno valore in un contesto di depressione/disoccupazione non in un contesto di pieno impiego e quindi non funzionano più. A parte USA ed URSS, che disponevano di riserve proprie, tutti subirono la crisi petrolifera. Le risposte alla crisi furono diverse: i tassi di cambio tornarono a fluttuare liberamente per dare possibilità di manovra ai Governi. Possiamo distinguere 3 tipi di politiche di governo, per contrastare la situazione: In alcuni Paesi, come la Svezia e la Spagna, si passò ad una riduzione delle imposte. Italia, G.B. e Francia cercarono di applicare un certo risparmio energetico, ma i sindacati , visti gli aumenti dei prezzi, ottennero anche l‟aumento dei salari ed il Governo fu costretto ad emettere denaro, generando inflazione. Il Giappone si rassegnò all‟impoverimento, puntando allo sviluppo di settori poco intensivi dal punto di vistaenergetico, come l‟elettronica. Anche la Bundesbank costrinse le famiglie a ridimensionare i propri redditi, cercando dicontenere l‟inflazione. Questa fu la “manovra migliore” e il marco ne uscì molto rafforzato, come l‟intera economiatedesca. Mentre i Paesi Occidentali sono in crisi, i paesi OPEC non lo sono: essi beneficiano di un rilevante surplus monetario (petrodollari) che depositano presso le banche internazionali le quali lo impiegano prestando in dollari (a tasso variabile) ai Paesi in Via di Sviluppo. Quando qualcosa cominciava a fare effetto, si ebbe la seconda mazzata: lo shock petrolifero del ‟79. La rivoluzione islamica Khomeinista in Persia creò un clima di tensione che si ampliò con la guerra tra Iran ed Iraq, l‟anno dopo.Stavolta i prezzi salirono di 2,5 volte, ma i Governi erano più preparati ed adottarono STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag87 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it soluzioni uniformi. Si riattivò lo SME (Sistema Monetario Europeo) con oscillazioni ristrette, facendo trionfare il principio della lotta comune all‟inflazione.Le monarchie arabe, diventate ricchissime, reinvestirono, con sorpresa, i loro capitali in borsa e nei “Paesi ricchi”. In alcuni casi, investirono persino nelle industrie pesanti. Nel ‟71, anno della fine della convertibilità del dollaro, con l‟arrivo di Reagan alla presidenza e Volcker alla FED, i tassi di interesse salirono, parallelamente al debito pubblico americano.Ci si aspettò l‟emissione di moneta, invece gli USA, forti della loro posizione economica positiva, lasciarono che il debito pubblico salisse, ma aumentando enormemente il valore del dollaro dall‟80 all‟85.La Polonia (col sindacato Solidarnoscche lottava per il potere), come tutti i Paesi dell‟Est ed anche il Messico, si era fortemente indebitata ed il rincaro del dollaro non permetteva la restituzione dei crediti.Il panico ebbe l‟effetto identico (crisi creditizia) a quello del ‟29: i banchieri richiedevano i propri prestiti indietro.Tra il 1985 e l‟86 tutte le tendenze si invertirono. Il dollaro scese come i tassi nordamericani. L‟Arabia Saudita ruppe il cartello dell‟OPEC e il prezzo del greggio tornò al suo valore reale (non monetario). In questo clima ottimistico anche Portogallo e Spagna entrarono nella CEE, che emanò l‟Atto Unico, che rappresentava l‟unificazione economica europea. Nel 193 con la guerra nel KIPPUR i paesi produttori di petrolio limitarono la produzione quadruplicando il prezzo del petrolio al barile il prezzo del petrolio aumenta: cresce il costo dell'energia cambi disallineati le agitazioni sindacali causate dalla piena occupazione causano un aumento del costo del lavoro inflazione e disoccupazione non c'è più proporzionalità inversa tra disoccupazione e inflazione STAGFLAZIONE le politiche Keynesiane sono inefficaci, funzionano solo se non c'è piena occupazione I PAESI OCCIDENTALI SONO IN CRISI I PAESI OPEC SONO RICOPERTI DA PETRODOLLARI i paesi opec depositano i petrodollari presso banche internazionali i petrodollari sono impiegati a tassi molto bassi: abbinati all'elevata inflazione otteniamo tassi reali nulli o negativi la reazione USA determina un innalzamento dei tassi di interesse. Il debito pubblico diventa più oneroso e alcuni paesi non riescono a sostenerlo i paesi si indebitano sempre di più indebitarsi conviene: molti paesi, soprattutto in via di sviluppo, contraggono debiti con la rivoluzione komenista i prezzi del petrolio salgono ancora, c'è altra liquidità a interessi irrisori Nel 1979 laRivoluzione Khomeinista e in seguito la guerra Iran-Iraq determinano un nuovo aumento del prezzo del petrolio: aumentano inflazione e petrodollari. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag88 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it REAZIONI: USA: gli USAvolevano bloccare l‟inflazione: per questo motivo la FED di Paul Volcker adottò misure draconiane. Con la presidenza Reagan (1981-1989) si aumentarono i tassi di interesse per contenere l‟inflazione. Se si alzano i tassi e ci si indebita ad alti tassi di interesse i flussi di capitali verso gli USA si intensificano attratti dagli elevati rendimenti, e si alza l‟attrattività del mercato americano e i paesi indebitati non riescono a sostenere il debito. Il debito pubblico diventa più oneroso e alcuni paesi non riescono a sostenerlo. Il FMI aiutò questi paesi aprendo il mercato internazionale ed aumentando il rigore. GIAPPONE: in Giappone si scarica il costo del petrolio sul consumatore. I giapponesi rivoluzionarono anche il Fordismo, che riguardava un mercato in crescita e passarono TOYOTISMO: si iniziò a produrre su ordine dando possibilità di personalizzazione: questo ha scatenato risposte protezioniste. EUROPA: gli Stati europei adottarono politiche di AUSTERITY per consentire un contenimento dei consumi energetici. Questo causò uno shock monetario: prima avvenne il disallineamento dei cambi e in seguito , nel 1970 il riallineamento con il sistema monetario europeo: le bande di oscillazione erano fissate all‟ECU (EuropeanCurrency Unit) una moneta che non esiste che rappresentava la media ponderata dei cambi delle monete aderenti al sistema dei cambi internazionali. I tassi di cambio oscillavano: all‟interno di bande più larghe per i paesi più deboli; all‟interno di bande più strette per i paesi più forti Il crollo del blocco sovietico Nel secondo dopoguerra l‟Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il paese che in assoluto ha riportato i danni maggiori dalla guerra, si afferma come superpotenza e attraverso il COMECON(rifiuta il piano Marshall) e il Patto di Varsavia estende la sua influenza economica e politica in molti paesi dell‟Europa centro –orientale, mentre gli stati baltici rientrano a tutti gli effetti a far parte dei territori dell‟ex – impero zarista. La Jugoslavia di Tito, resta comunista ma si muove con dinamiche proprie. Con il COMECON si vuole portare avanti l‟idea di un autosufficienza economica regionale. Sono una serie di accordi bilaterali che definiscono transazioni commerciali saldate in natura con meccanismi di compensazione. Con questo strumento da maggiore coesione alla sua sfera di influenza: tocca i governi di centro Europa (paesi satellite) e ingloba nell‟URSS le repubbliche baltiche L'economia di questi paesi si riorganizza attraverso i PIANI QUINQUENNALI (grazie alle riparazioni), che era stata inaugurata tra il 1927 e il 1928 da Stalin. Con la politica di piano si mira a due cose: Conseguimento dell'auto sufficienza in vista di una guerra; Rendono più veloce l'accumulazione capitalistica e rendono più veloce la circolazione del capitale al servizio dello stato. Chi decide è lo stato e il partito, con obiettivo di industrializzazione rapida anche in vista di un conflitto mondiale. L'URSS e i paesi satelliti conobbero una forte industrializzazione, veloce ma fragile, basata però su modelli industriali obsoleti perché non potevano importare nuove tecnologie a causa della guerra fredda. ECONOMIA DI PIANO PRODURRE UNA CERTA QUANTITA‟ DI BENE vanno raggiunti o superati! I piani quinquennali andavano continuamente corretti e tenevano in piedi una enorme macchina: l'obiettivo doveva essere raggiunto o superato. Se l'obiettivo era raggiunto o superato si beneficiava dei premi. Se non si raggiungevapoteva esserci la pena di morte. Era quindi centrale per tutti conseguire la produzione totale indicata dal piano. Spesso per evitare la pena di morte si truccavano i dati per far fissare obiettivi più bassi: si diceva,ad esempio, di avere macchinari più vecchi per ricevere più fornitura di energia. Questo sistema si è fondato quindi su una colossale truccatura di dati fatta da decine di manager. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag89 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Al centro la cosa era nota infatti aumentavano sempre di qualche punto l'obiettivo di piano. Ogni singolo anello del sistema si opponeva all'efficienza, all'aumento della produzione e alla razionalizzazione. OGNI ANELLO SI OPPONE DISTORSIONE PRINCIPALE I finanziamenti erano erogati dalla banca centrale indipendentemente da sovrappiù, perdite e fabbisogni reali. Le forniture erano decise dallo Stato. A livello di produzione, i prezzi erano anch'essi fissati e non esprimevano la verità. I consumi base erano soddisfatti a prezzi stracciati, al limite al di sotto del costo di produzione, questo servì a conservare la pace sociale. I beni di consumo erano qualitativamente insoddisfacenti I tessili e i beni semi durevoli avevano prezzi alti, anche 4 volte superiori al prezzo di produzione. Oltre la metà dei bilanci era destinata al settore militare. Questo settore fa sembrare più florida la situazione economica dell'URSS. (arcipelago bianco). Il livellamento dei salari portarono ad assenteismo, alcolismo, rotazione continua del posto di lavoro. L'agricoltura mancava di fertilizzanti e la produzione non era in grado di soddisfare la domanda. Le continue purghe a cui erano sottoposti i gerarchi del partito rimescolavano continuamente la classe dirigente. CURIOSITA‟: In Finlandia lanokia ha pagato le riparazioni di guerra all‟URSS in cavi e stivali di gomma. LA SUPER POTENZA SOTTOSVILUPPATA Nel 1956 Nikita Cruščëv intraprende una campagna di destalinizzazione, ma mantiene l‟economia di piano.L‟economia rimane impostata come un‟economia di guerra: gli imperativi di difesa, la lotta per la supremazia militare sugli USA, la volontà di conservare o estendere la sua influenza giustificano ampie spese militari. Si continua a privilegiare l‟industria pesante: l‟agricoltura e la produzione di beni di consumo sono penalizzate: Nel 1932 Stalin concedette il3% delle terre ai contadini che fornivano il 50% della carne e il 45% di verdura. (Se potevano tenersi i raccolti i contadini producevano di più). Con il comunismo avvenne quindi la collettivazione delle terre, le cooperative agricole dovevano essere rette dai dirigenti eletti dai contadini, il surplus doveva servire per aiutare la popolazione. Con Nikita Cruščëv invecesi vede la centralizzazione dell'agricoltura e nascono le fabbriche di galline. Egli trasforma i Kolchoz , collettivi di contadini rette da dirigenti da loro eletti, i Sovchoz, collettivi retti dallo stato. Con la “Guerra Fredda” il paese resta tagliato fuori dal trasferimento tecnologico. I progetti faraonici per la messa a cultura delle distese asiatiche intrapresi dal 1954 non risolvono i problemi: nel 1990 il reddito Russo è la metà dei quello dell‟Europa occidentale e quello dell‟Europa orientale un terzo Tra la fine degli anni Cinquanta e la fine degli anni Sessanta il blocco comunista è in disgregazione: restano in piedi svendendo energia in cambio di alimentari per fare arrivare le derrate necessarie. Dall‟esterno non si percepisce nulla. CROLLO DEL SISTEMA SOVIETICO Il crollo del sistema sovietico fu preannunciato dalle tensioni dei paesi satelliti. Nel 1957, la reazione sovietica consolida i governi dei paesi satelliti ed il passaggi da economia di piano a ECONOMIA DI MERCATO fu molto difficile. Si ripercorrono le tappe della distruzione creatrice Schupeteriana. Le dimensioni e i costi di questo processo dipendono molto dalle condizioni iniziali In generale possiamo individuare due fasi. 1. Quando viene abbandonata l'economia di piano crolla la produzione di beni che non hanno mercato: con la privatizzazione parziale delle industrie saltano le imprese che producono beni che non hanno mercato, aumenta quindi la disoccupazione (meno di quello che potrebbe aumentare perché l'industria legata allo stato non licenzia, crolla il PIL mentre aumenta la domanda di beni primari di consumo. 2. C'è uno shock, avviene il lento ripristino dei meccanismo di mercato, si inizia a ripristinare la disoccupazione, reintroducendo gli scambi Esteri. Il mondo migliore non è quello sovietico, ma i paesi occidentali. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag90 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it I fortissimi umori antisovietici e antirussi orientano i paesi dell‟ex-blocco verso valori e istituti propri dell‟occidente. Nel 1989 si sfalda il blocco sovietico e si verifica la caduta dei regimi comunisti in Polonia, Ungheria, Germania Est, Cecoslovacchia, Bulgaria Francis Fukuyama commettendo un clamoroso errore decreta “la fine della storia”: per i Paesi occidentali fu l‟ultimo anno di crescita elevata con il PIL al 3,4%. In seguito è iniziata un'altra guerra quella con OSAMA BIN LADDEN. Già prima del crollo i tedeschi dell'est si spostano ad ovest passando verso l'Ungheria. In Germania la ricostruzione fu difficile ma fu gestita bene. Per i Paesi dell‟Est transizione al libero mercati si rivela difficoltosa e ripercorre in un certo senso le tappe della <<distruzione creatrice schumpeteriana>> , tra il 1990 e il 1993 le economie si aprono agli scambi con l‟estero e al movimento di persone e capitali e le proprietà pubbliche sono privatizzate: tuttavia in questi anni il PIL si contrae. In Polonia si verifica un fenomeno di transizione pacifica. Essa era appoggiata dalle gerarchie ecclesiastiche, infatti il Papa era polacco: si era capito che era necessaria una transizione poco crudele. Anche la Polonia fa fatica ma c'è la tendenza al non licenziamento per mantenere la coesione sociale: la lotta venne condotta dai lavoratori organizzati in un sindacato – Solidarność – che godendo di un grande seguito nella società locale riesce progressivamente a imporsi sul regime ottenendo la vittoria alle elezioni del 1989. L‟Ungheria, dal 1968, gode già di una sorta di sistema misto, e dopo la democratizzazione delle istituzioni affronta più agevolmente la trasformazione dell‟economia. Anche in Cecoslovacchia la piazza spinge il governo a negoziare una transizione pacifica verso la democrazia, ma nel 1992 il paese si divide: a sorpresa la crescita della repubblica Slovacca si rivela migliore di quella della repubblica Ceca. A Berlino nell‟autunno 1989 un gruppo di dimostranti inizia a distruggere il muro, nel 1990 Helmut Kohl avvia il processo di riunificazione economica delle due Germanie. Viene attuato il cambio della moneta 1 a 1 sostenendo costi molto pesanti pur di facilitare l‟integrazione tra le due realtà economiche.La politica di Khol (simile a quella di Reagan), fu quella di approfittare della potenza economica tedesca per alzare i tassi di interesse ed accogliere capitali dal resto d‟Europa. Il peso dell‟unificazione fu così effettivamente assorbito dall‟Europa intera. Il marco raggiunse livelli incredibili. La risposta collettiva a questo problema fu l‟Unione Economica e Monetaria. I criteri di Maastricht agevolarono la riduzione dell‟inflazione e l‟impegno politico per il contenimento del debito. Le parità fisse vennero approvate nel 1998 e nel 1999 l‟Euro era già quotato sui mercati monetari. La Russia Nel 1964 Leonida Breznev diviene segretario del PCUS (Partito Comunista dell‟Unione Sovietica): un conservatore, che vuole preservare gli interessi del paese; egli si sforza di preservare gli interessi della Nomenklatura e punta a rafforzare la potenza militare sovietica. Nel 1982 muore dopo una malattia. Dopo un breve interregno successivo alla sua morte nel 1985 va al potere Gorbacev e avvia un processo di riforme volte a conseguire il consenso della popolazione civile (Perestroika e Glassnost): consente le stampe dei libri proibiti, liberalizza in modo limitato l'economia. In realtà l'economia versa in una grande crisi e si inizia a pensare che si stava meglio quando si stava peggio. Nel 1991 un gruppo di comunisti conservatori compie un tentativo di colpo di stato ai suoi danni sventato dalla reazione di Mosca.In quello stesso anno Boris El‟cin succede a Gorbac ̌ëv alla presidenza del Paese tentando ulteriori, ma insufficienti riforme economiche: egli tenta nuove riforme in un momento in cui non si potevano fare perché non vi era l'appoggio del parlamento, l'esecutivo non funzionava, ecc... Le caratteristiche della storia e dell‟economia sovietiche rendevano le riforme estremamente ardue. Il ministro dell‟economia EgorGaidar, scrisse in proposito: <<abbiamo cominciato le riforme in una situazione in cui non si potevano cominciare. Non avevamo un STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag91 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it appoggio stabile del Parlamento, l‟esecutivo non funzionava [...] non c‟era nessuna tradizione di imprenditoria privata [...] non c‟erano riserve di valuta convertibile, la riserva aurea era esaurita e non esisteva la possibilità di ottenere prestiti sul mercato finanziario mondiale. Per giunta non c‟era la possibilità di aspettare e di non fare nulla, spiegando perché non si poteva fare nulla>> [Fonte: L. Gudkov – V. Zaslavsky, La Russia da Gorbaciov a Putin , Bologna, Il mulino 2010, p.65] Nel 1998 assistiamo alla bancarotta della Russia. L‟era Putin Putin fu primo ministro dell‟URSS dal 1999 al 2000 e poi venne eletto presidente ... e poi primo ministro e poi presidente...Nasce come uomo di El'Cin ed è sponsorizzato dagli oligarchi che chiedevano mano libera sulla gestione delle fabbriche di stato. Putin si muove per consolidare il potere con una svolta autoritaria. Quando va al potere è fortunato perché il prezzo dell'energia sale rilanciando l'economia del paese. Si crea quindi consenso. Il regime si consolida anche grazie alla guerra RUSSA-CECENA. Questo è un modo per rilanciare l'orgoglio imperiale, la censura viene ripristinata e si da un volto autoritario al suo potere. Putin ha risanato l'economia e si riprende l'energia ceduta agli oligarchi. Gli oligarchi non politicamente fedeli sono perseguiti con accertamenti giudiziari sul processo di privatizzazione perché si pensa che le privatizzazioni sono state una truffa. La terza globalizzazione LaGLOBALIZZAZIONE è un fenomeno che si è sviluppato in più tappe: Prima fase: processo di Globalizzazione dell'Europa sui mari orientali, ma si tratta di una globalizzazione limitata perché i paesi interessati non condividono gli stessi valori dei paesi occidentali. Seconda fase coincide con la fase liberista: dagli anni 1840 fino al 1914 Terza fase: dopo la seconda guerra mondiale: più sostenuta e più avvolgente perché è aumentato il numero di paesi che condividono i valori del capitalismo. In generale possiamo considerare due aspetti distinti della globalizzazione: - L'internazionalizzazione è espressa dai flussi di persone, merci, capitali a livello internazionale; - Creazione di forme di organizzazione diverse da quelle del passato: imprese multinazionali : (ad es. Coca-Cola) hanno stabilimenti nei diversi paesi che sono tutti cloni dello stabilimento centrale. Imprese transnazionali: impresa che va a dislocare in vari paesi del mondo le diverse fasi produttive, crea una catena produttiva integrata all‟interno dei diversi paesi del mondo anche se ogni pezzo viene fatto in un luogo diverso. Queste trascendono dalla dimensione nazionale. L‟esistenza di queste due tipologie di imprese hadeterminato in modo più stretto l'integrazione del mercato. L'elemento che ha intensificato il processo di globalizzazione e ha trasformato le convenienze dell'investimento è stato tuttavia l'quello del superamento dei flussi di capitali a quelli commerciale. Questo avviene nel 1975, anno in cui si liberalizzano i trasferimenti di capitali. Nella seconda ondata di globalizzazione del mercato dei capitali cambiano i paesi creditori e i paesi destinatari degli investimenti: in questa trasformazione le imprese multinazionali giocano un ruolo rilevante. A partire dagli anni Settanta i flussi di capitale crescono a un tasso più rapido di ogni altra misura dell‟attività economica: il livello degli scambi valutari nel 1979 era di 17.500 miliardi di dollari (12 volte il valore delle esportazioni mondiali) e nel 1995 era di 297.500 pari a 60 volte il valore delle esportazioni mondiali Ma cosa ha determinato questa trasformazione? Tutto cambia quando gli USA ritengono non più confacente alle loro esigenze il sistema di Bretton Woods: il dollaro resta moneta internazionale: nel 1995 il 61% delle riserve delle banche centrali era in dollari, e così il 77% di tutti i prestiti bancari. Tuttavia in tempi recenti si è rilevato come la libera mobilità dei capitali non abbia sempre avuto effetti positivi. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag92 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Si giunge alla finanziarizzazione dall'economia non è casuale ma è un processo voluto. La finanziarizzazione è causata dal restringersi della base sociale dell‟industria: l‟economia reale perde importanza.Si verifica gradualmente la fine del modello keynesiano: se si guadagna più facendo finanza, non ci si accollano i rischi d‟impresa. I lavoratori delle industrie sono penalizzati dal fatto che vi sono paesi che producono con costi bassi del lavoro, l'integrazione ha reso meno conveniente operare con costi alti. A seguito di questo si sono indeboliti i sindacati e il potere contrattuale del governo. Effetti della globalizzazione : 1. Riduzione del potere contrattuale dei lavoratori e dello stato; 2. Stagnazione dei salari medio bassi. Globalizzazione e finanziarizzazione IN BREVE •La globalizzazione riguarda due aspetti distinti dell‟aumento e della intensificazione della attività economica nel mondo che sono: •L‟internazionalizzazione: cioè l‟aumento e l‟accelerazione dei flussi/scambi di beni e servizi e risorse finanziare all‟interno degli stati nazionali •La nascita e lo sviluppo di processi economici e forme di organizzazione che esorbitano dai confini nazionali (esempio nascita dlle società transnazionali che hanno vari stabilimenti in vari paesi e realizzano una catena di produzione integrata: esempio industria dell‟auto: gomme in un paese, scatola del cambio in altro, pianale in un altro ancora, ecc.) •La finanziarizzazione è l‟aumento del peso delle attività finanziarie sul complesso delle attività di un sistema economico. Si tratta di un fenomeno da un lato connesso alla liberalizzazione dei movimenti di capitale dopo il crollo del sistema di Bretton Woods, dall‟altro dal flusso di petrodollari in cerca di investimento. Deregolamentando il mercato dei capitali gli USA si misero nella condizione di finanziare il deficit che avevano accumulato e di attirare capitali esteri mantenendo comunque la posizione centrale del dollaro all‟interno del sistema monetario internazionale. Si noti che tutti gli altri paesi dopo la deregolamentazione USA abolirono le restrizioni ai movimenti dei capitali ( per beneficiare a propria volta dell‟afflusso di capitali esteri) ne consegue che attualmente, ad esempio oltre il 95% di tutte le transazioni in valuta estera sono speculative . Una panoramica delle politiche economiche e sociali nel XX secolo CONTRAPPOSIZIONE TRA STATO LEGGERO INGLESE E KEYNESIANO:il successo dell‟Inghilterra è attribuito al fatto che lo stato non fosse la variabile che ha consentito lo strepitoso successo industriale. Questo era funzionale ad un certo tipo di visione economica. Le libertà economiche, il laissez fair, sono l‟anticamera delle libertà politiche. Questa concezione si abbina a una conquista borghese francese di inizio 800 della proprietà di godere e disporre della proprietà immobiliare: diritto pieno ed esclusivo. Nel 700 era tutto diverso: ci si focalizzava sull'individuo. La proprietà attuale è ottocentesca. Nel 900 con la rivoluzione bolscevica del1917 si rivede il paradigma su cui poggia l'economia, si passa da un criterio oggettivo (allocazione delle risorse) ad un sistema soggettivo. Si ha quindi il RIBALTO DEL CONCETTO DI PROPRIETA‟. Il ribalto avviene in particolar modo nei paesi occidentali: nel periodo di guerra e delle dittature lo stato è più presente nell‟economia. N.B. anche uno Stato leggero attua politiche commerciali. Inoltre la teoria di Gershenkroff solleva il problema della maggiore o minore intervento e di clima più o meno favorevole. Nazionalizzazioni e privatizzazioni Il XIX secolo fu dominato dalla concezione liberal - borghese della proprietà privata un approccio che nel corso del „900 venne: • ribaltato (con la rivoluzione bolscevica del 1917) • rimodulato , cioè aggiustato ( nei paesi occidentali) : si rivede l'idea del leizzefaire negli anni tra le due guerre, ossia nei periodi delle dittature (Primo De Rivera, avvia un processo di nazionalizzazione delle imprese , Mussolini, raccoglierà sotto lo stato alcune delle più importanti imprese di questo paese. Hitler, governi Blum e Daladier e più marcatamente dopo il secondo conflitto mondiale quando considerazioni di natura tecnica si mischiarono a opportunità di natura politica. Creazione nel 1933 dell'istituto ricostruzione industriale (IRI). Rilevando le banche lo stato italiano rileva la grande proprietà delle imprese: Mussolini preleva ciò dalle banche STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag93 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it corrispondendo loro un indennizzo. Le imprese diventano dello Stato ma sono condotte con logica privata. (analogia con i Keiretzu, gruppi giapponesi con accordi trasversali che prescindono dall‟esistenza della holding). L‟IRI è stato ideato da un socialista, Beneduce. Egli ha creato questo strumento pensandolo come uno strumento che potesse essere utile anche per il dopo crisi e il dopoguerra.L'idea è che l'impresa pubblica deve andare oltre: per favorire lo sviluppo nelle aree depresse occorre raggiungere la piena occupazione (non si intende che non ci sono disoccupati ma che c‟è una disoccupazione fisiologica del 3%) ed eliminare le barriere nord-sud. Politiche come queste eliminano le tensioni sociali e realizzano la CITTADINANZA SOCIALE: in Francia l'intervento è più significativo ed è sostenuto sia dai governi di destra (De Gaulle) che da quelli di sinistra. Con le due crisi petrolifere il quadro (anche ideologico) si trasforma radicalmente: le crisi petrolifere si accompagnano ad un aumento dell‟inflazione (e di conseguenzaad un aumento dei prezzi) ed auna politica dei redditi( intese tra imprenditori e sindacati)per cui gli operai si impegnano a mantenere le rivendicazioni salariali al di sotto gli incrementi di produttività. Dopo il crollo del muro di Berlino le privatizzazioni si estendono in Europa Orientale: il fenomeno si concreta lentamente a causa della necessità di preservare la pace sociale. Le politiche dei diritti di proprietà(dal libro) Il processo storico può andare in due direzioni, la statalizzazione o la privatizzazione. Il XX secolo si inaugura con la rivoluzione bolscevica dell‟ottobre del 1917, che provocò l‟abolizione della proprietà privata e la sua sostituzione con la proprietà socializzata. L‟espropriazione su grande scala e senza indennizzo, realizzata dall‟Unione Sovietica, fu uno dei fatti economici più importanti del XX secolo e di tutta l‟età contemporanea. I settori conservatori rimasero atterriti e si mobilitarono immediatamente contro l‟URSS e contro qualunque barlume di politica comunista. L‟universo politico delle sinistre restò frammentato. La sinistra moderata, socialdemocratica, che aveva appoggiato la rivoluzione del febbraio del 1917, guidata da Kerenskij, si allontanò completamente da Lenin e dal bolscevismo. L‟ingresso dei socialdemocratici al governo, nella Germania del dopoguerra, ad immagine e somiglianza del partito comunista dell‟Unione Sovietica raffreddarono ancora di più l‟entusiasmo del settore riformista e moderato nei confronti della rivoluzione russa. La grande espropriazione bolscevica colpì non solo la proprietà privata dei cittadini russi ma anche quella degli stranieri, che avevano investito in modo massiccio in Russia, provocando un conflitto diplomatico, che avrebbe bloccato le relazioni tra l‟URSS ed i Paesi occidentali per molte decadi. In Spagna, il generale Primo de Rivera espropriò (con indennizzo), nel 1924, tutte le imprese telefoniche e quelle destinate alla raffinazione ed alla distribuzione del petrolio, con l‟obiettivo di creare monopolio. In Italia, Mussolini nazionalizzò la grande banca di investimento e tutti i suoi investimenti, a causa della crisi dell‟inizio degli anni „30. Il “salvataggio” si realizzò nel 1931 ma ebbe il significato dell‟appropriazione, da parte dello Stato, del capitalismo italiano. In questo caso non solo lo Stato italiano non dette indennizzi, ma dovette rimettere in sesto con il denaro pubblico le imprese salvate dal fallimento. Mussolini creò l‟Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) per raggruppare le imprese di carattere industriale nelle sue mani. Anche la Germania di Hitler impose la fusione di imprese. L‟interventismo di nuovo tipo di Roosvelt, negli Stati Uniti, incoraggiò la sinistra non comunista a scommettere sulle nazionalizzazioni, come elementi plausibili del suo programma di governo. Il primo caso fu la nazionalizzazione delle ferrovie francesi, nel 1936. Il governo dittatoriale del generale Franco fu molto attivo al momento di nazionalizzare e di formare nuove imprese di proprietà pubblica, concentrate, nell‟Istituto Nazionale dell‟Industria (INI). Dopo la seconda guerra mondiale si verificò una vera e propria ondata di nazionalizzazioni in Europa. Nell‟Europa occidentale i grandi Paesi democratici, come la Gran Bretagna, la Francia e l‟Italia, nazionalizzarono alcune delle grandi imprese industriali e di servizi durante gli anni di governo delle sinistre. I servizi pubblici ed i settori industriali con una proprietà più concentrata passarono allo Stato. Vi furono due tipi di configurazione giuridica per le imprese nazionalizzate: 1. La soluzione britannica: tentare di conservare il meglio della flessibilità della gestione privata, però, esplicitando che la proprietà era della nazione; 2. Il modello alternativo, usato in Francia ed Italia, era quello di un‟impresa pubblica, responsabile dinanzi ad un dipartimento ministeriale. Nel caso estremo le imprese nazionalizzate si trasformavano in dipendenze pubbliche (ferroviee, in generale, servizi pubblici). In Italia si nazionalizzò l‟industria elettrica nel 1962. In capo a due anni dalle nazionalizzazioni francesi, la STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag94 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Thatcher, nel Regno Unito, cominciava già le prime privatizzazioni. Verso il 1979 l‟impresa pubblica aveva raggiunto la massima importanza nelle economie del Regno Unito, della Germania e dell‟Italia. La Francia conseguirà questo massimo dopo le nazionalizzazioni del primo governo Mitterand. La Spagna realizzerà anche le nazionalizzazioni delle imprese con perdite, fino al 1983 dopo il secondo shock petrolifero. Solo dopo il 1989 vi è stata un‟accelerazione del movimento grazie alla caduta del socialismo reale che permise e giustificò un processo di privatizzazione su grande scala. Questo capitalismo popolare, che fu la base del progetto thatcheriano o reaganiano, si è diffuso in tutto il mondo. Le privatizzazioni più radicali si sono verificate nell‟URSS e negli altri Paesi ex comunisti europei. Nell‟Europa orientale, a differenza di quello che è successo nei Paesi occidentali vicini, si è generata una depressione che ha compresso il valore di mercato degli attivi offerti. INTERVENTISMO PUBBLICO Fino alla seconda guerra mondiale l'interventismo statale è volto a vincere la guerra. Lo stato intervenne con: Pianificazione: contemporaneamente alla rivoluzione sovietica, l‟Europa assisteva ad un‟altra rivoluzione: la pianificazione economica. Si sviluppò prima in Germania, poi in Gran Bretagna per essere abbandonata dopo la prima guerra mondiale. La recuperarono, nel 1927, i governi di Stalin nell‟Unione Sovietica ed i governi fascisti. Nell‟immediato dopoguerra, la rivendicarono, i laburisti britannici e, poco dopo, attraversò il Rubicone della destra. Nel 1960 la assumerà il governo franchista. Fece i suoi ultimi passi con il primo governo socialista di Mitterand. La pianificazione si adattava bene ad un mondo di tecnologie su grande scala e con scarso numero di unità produttive, come gli impianti siderurgici ma andava molto male per tecnologie di uso e gestione individuale, come l‟automobile. Politiche strutturali o sviluppo: le politiche di promozione della crescita economica nelle aree arretrate erano sconosciute prima del 1945. Si diffusero solo a partire dal secondo dopoguerra mondiale. Tali politiche erano propugnate dagli economisti dello sviluppo, che argomentarono la necessità di un deciso impulso pubblico, orientato alla creazione di infrastrutture che permettessero alle regioni o ai Paesi poveri di dotarsi del capitale fisico indispensabile per la loro crescita. Sono rivolte quindi a pianare le disuguaglianze strutturali all'interno di una stesso paese. Lo sviluppo, dopo la guerra, dei Paesi balcanici distrutti fu il primo caso proposto dal fondatore della “economia dello sviluppo”, Paul Rosenstein - Rodan. I grandi organismi di cooperazione economica, come la Commissione Economica per l‟Europa delle Nazioni Unite prima, l‟OCSE poi e, sempre, la Banca Mondiale, hanno scommesso su questo tipo di piano. Un esempio di intervento dello Stato fu la creazione della Cassa per il Mezzogiorno (1950). Essa nasce seguendo le indicazioni degli economisti dello sviluppo: per investire serve la convenienza al l'investimento: deve esserci stabilità politica, lo stato deve creare capitale fisso sociale (lo stato deve portare la ferrovia, le strade, allacciamento energia elettrica, scuole, sistema creditizio efficiente). Lo stato non deve farsi imprenditore ma deve creare convenienze in modo da incentivare il privato a mettere soldi in una data economia. Interventi simili a questi erano già stati presi precedentemente da Giolitti, dal governo borbonico che nella prima metà ottocento attuò bonifiche per eliminare le paludi: esse però vennero interrotte per mancanza di soldi. Questo tipo di politiche è alla base della CEE e dell‟UE. Con la crisi e la successiva ristrutturazione industriale degli anni a cavallo degli anni „70 e „80, le politiche strutturali furono utilizzate per sovvenzionare le regioni ed i settori in declino verso un futuro più promettente. Oggi tutte queste politiche sono collegate a regioni concrete, a settori concreti o a programmi predefiniti, normalmente, di investimento in capitale fisico o in capitale umano. Interventi amministrativi:dal 1914 al 1918 si dispiegò un‟ampia gamma di strumenti di intervento. Molti di essi si limitarono ad un mercato concreto, come fu il caso del denaro.Alcuni prezzi non possono andar oltre. I prezzi calmierati intervengono anche durante le guerre.Un intervento di questo tipo fu la “tessera annonaria” che razionava i beni durante la guerra. Era il governo a regolare i consumi. Ancor oggi le prestazioni sanitarie costano meno se fatte da un ente pubblico. Questi provvedimenti servono a sgonfiare l'inflazione. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag95 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it POLITICHE DI SPESA: COME CAMBIANO E PERCHE‟ Nel 1800 non si aveva la consapevolezza di sostenere i privati. La spesa pubblica si aggirava intorno al 10% del PIL (difesa, istruzione) ed esisteva un‟ortodossia tale che le entrate ordinarie erano coperte dalle uscite ordinarie. Si poteva uscire dalla logica solo in caso di guerra in cui si potevano sostenere uscite straordinarie ed abbandonare la parità aurea. Questa ortodossia economica perseguiva il pareggio di bilancio. (Quintino Sella). Nel 1900 tutto cambia con la guerra e la crisi: si rivede il quadro. C'è l'idea di poter uscire dal golf standard, c'è l'idea che la banca centrale dovesse intervenire nell'economia: la politica monetaria deve a essere uno strumento dell'economia. Nel 1936 la pubblicazione della “Teoria dell‟occupazione interesse e moneta” di Keynes legittima l‟intervento dello stato nell‟economia. Keynes sposta l‟analisi dalla certezza ottimistica dei neoclassici all‟incertezza: passa il messaggio che il mercato non si autoregola e dove non arriva lo stato deve intervenire con misure direttive e correttive a sostegno del conseguimento di obiettivi macro mentre viene data legittimazione al deficit spending, ossia il finanziamento della spesa pubblica in caso di bilancia negativa. Questo determina un intervento più che proporzionale delle entrate in situazioni di deficit perché si innesca il moltiplicatore: ogni dollaro speso, rientra più di un dollaro in entrate. Fonaile è anche lui un‟economista simile a Keynes eppure le sue teorie sono state inizialmente snobbate dagli stati e riprese solo da Friedman: egli sosteneva che lo stato era frutto della schiavitù. Questo non è accettato a causa della situazione perché tutti erano disposti a farsi tassare anche molto per politiche redistributive. In questo periodo sorse l‟idea di instaurare un capitalismo dal volto umano, che ponga tutti almeno sul piano di possibilità su un livello di uguaglianza. Nei paesi e dell'est Europa era stato attuato un meccanismo di welfare state (25-35% del PIL): si voleva dimostrare che l‟Occidente e meglio di tutto anche dell'Est anche nel garantire la cittadinanza sociale. Per garantire istruzione, assistenza sanitaria, ecc. servono soldi: le entrate aumentano aumentando la tassazione. Lo stato è sociale e non socialista, non pianifica l‟economia ma drena le risorse dell‟economia attraverso il sistema fiscale. Ad esempio con l'imposta sui redditi, impostata sul criterio di progressività: chi ha redditi più alti paga di più . Si usano leve progressive e regressive. In Italia prevalgono le imposte sui consumi in Italia quelle sui redditi. Grazie alla tassazione lo stato raccoglie risorse e le redistribuisce per ottenere altri tipi di consumi o tra gli individui a seconda della fase in cui l'individuo si trova. Normalmente il cittadino usufruisce di questi servizi quando è giovane con l‟istruzione e quando è anziano con la pensione e l‟assistenza sanitaria. Nell'età adulta il cittadino è solo un contributore netto. Gravi rigidità di queste politiche USCITE RIGIDE ENTRATE FLESSIBILI (dipendono dall‟andamento dell‟economia) Una volta garantite queste cose, la gente si aspetta che queste vengano erogate sempre indipendentemente dalla situazione economica. Le uscite rigide si hanno sempre mentre le entrate flessibili dipendono dall‟economia. Se l‟economia va male aumenta l‟indebitamento.I paesi nordici, Svezia, Norvegia, Danimarca, sono i più virtuosi. Negli anni 50 gli svedesi hanno un buon welfare state,stanno più bene e di conseguenza vivono di più,... ma anche questo stato non va bene in quanto ci sono molti suicidi ed un alto tasso di alcolismo. Queste degenerazioni sono la conseguenza di uno stato molto protettivo. Questo tipo di stato, il Welfare State, funzionerebbe bene solo se nello stato ci fossero poche persone e tutte omogenee. Nei paesi eticamente misti e complessi è più difficile accettare la soglia di welfare. SISTEMA PENSIONISTICO. Nei paesi occidentali la popolazione è invecchiata e sono cambiate le modalità di consumo. Ad appesantire i bilanci degli stati contribuisce l‟invecchiamento della popolazione: oggi il oltre il STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag96 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it 50%delle risorse dei paesi occidentali va sotto la voce sanità, assistenza, pensioni al 15% più anziano della popolazione, a cui è destinato il 75% della spesa sanitaria. Questo tipo di sistema andava bene negli anni del boom economico in cui c‟erano molti giovani. Ora c‟è un decremento della popolazione giovane ed adulta ed un incremento della popolazione anziana. I sistemi pensionistici possono essere a ripartizione, a capitalizzazione o misti. Sistemi pensionistici a ripartizione (in vigore negli anni del miracolo economico) prevede che tutti i soldi , i contributi che i lavoratori e i datori di lavorano versano in età attiva, siano legati alle pensioni. Questo implicava l'esistenza di un patto intergenerazionale: si doveva avere la piena fiducia che le generazioni successive avrebbero pagato le pensioni. La solidarietà sociale agiva verticalmente. Questo tipo di sistema ha due difetti: 1. è implicito un rischio demografico: la sostituzione non serve più a coprire le pensioni; 2. i soldi sono sottratti all'economia. Possiamo concludere che questo sistema funziona se si fanno figli e l‟economia va bene. Sistema a capitalizzazione: ciascuno accumula per se, i contribuiti vanno in un fondo pensione che investe i contribuiti che verranno erogati in forma di rendita nell'età pensionabile. Quali garanzie mi danno? - rischio investimento è a carico di chi? Se è a carico nostro si perde tutto. - Rischio inflazione: si deve vedere se è un investimento indicizzato e si rivaluta. Politiche di spesa (dal libro) Il XX secolo sarà caratterizzato da un ampliamento delle funzioni assunte dagli Stati e dal correlativo incremento della spesa pubblica e delle entrate necessarie per finanziarla. Dopo le guerre, lo Stato mantenne numerose funzioni, che aveva assunto in via transitoria durante gli anni dei conflitti bellici. Il risultato fu quella spinta continua all‟incremento della spesa, messa in discussione solo in anni recenti, quando i partiti conservatori hanno contrastato la voracità fiscale dello Stato ed hanno sostenuto un adeguamento dell‟utilizzo delle risorse pubbliche. Fu inevitabile il finanziamento delle spese pubbliche con le imposte sui cittadini, come quella sul reddito (introdotta nel XX secolo), per far fronte a finalità sociali durature. Le politiche di benessere sociale si fondarono su programmi di sovvenzione pubblica. Gli scandinavi furono i precursori di queste politiche, ma il loro grande fautore fu Lord Beveridge, quando ancora il Regno Unito lottava contro Hitler. Le politiche del benessere sono all‟ordine del giorno in quasi tutti i Paesi europei. I programmi di scolarizzazione obbligatoria furono i più remoti di tale politiche. La prima esperienza di assistenza sanitaria e pensionistica corrisponde alla decade del 1880, nella Germania del cancelliere Bismarck. Il momento più significativa della sua diffusione fu nel secondo del dopoguerra mondiale quando parteciparono i diversi partiti di sinistra in cui era affermato il principio secondo cui bisognava garantire i bisogni minimi della cittadinanza. Dopo la seconda guerra mondiale si svilupparono nell‟Europa orientale. La spesa pubblica destinata al benessere della cittadinanza soffre di una forte rigidità: si tratta di compromessi permanenti, ai quali bisogna far fronte, quali che siano le circostanze in cui si trova l‟economia. Al contrario, le imposte sono una funzione diretta delle attività economiche. Ci troviamo di fronte ad un paradosso: la spesa pubblica è molto stabile, mentre le entrate sono sottoposte molto al ciclo. La saldatura provoca fasi di deficit e fasi di surplus. Economisti come Keynes e politici di diverso orientamento ideologico provarono a far ricorso alla spesa pubblica deficitaria, come meccanismo per elevare le aspettative economiche (moltiplicatore). Riuscirono a farlo, ricorrendo al finanziamento di programmi di opere pubbliche.... Come Keynes indicò, queste politiche erano giustificate quando l‟equilibrio dell‟offerta e della domanda aggregate si stabiliva in sottooccupazione. Quanto più basso era quest‟equilibrio, tanto più era indispensabile elevarlo con l‟immissione di denaro pubblico. Il successo di queste politiche, nel trovare una via di uscita dalla crisi economica diede loro un grande credito. Furono conosciute come politiche “keynesiane”, in onore dell‟economista britannico che le giustificò teoricamente nella sua grande opera sulla Teoria generale dell‟occupazione, dell‟interesse e della moneta. Negli anni del dopoguerra il keynesismo influenzò buona parte delle politiche di spesa pubblica. Il deficit nei conti pubblici fu accettato purché fosse giustificato. Inoltre, il fatto che l‟incremento della spesa fosse destinato essenzialmente ad obiettivi sociali, permise di renderlo politicamente accettabile. Nel breve termine, il keynesismo si concretizzò nelle politiche di stop and go, cioè, di freno alla spesa pubblica. Quando la goldenagearrivò alla sua fine, tutte le politiche di impostazione keynesiana entrarono in crisi. Nell‟Europa del decennio del 1970 il contenimento della spesa pubblica aveva effetti recessivi, ma l‟ampliamento non aveva effetti espansivi. I critici del keynesismo furono considerati monetaristi per le loro reinterpretazioni del ruolo macroeconomico del denaro. E‟ tornata di moda la giustezza dell‟ortodossia fiscale e si è insistito sulla STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag97 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it necessità di ridimensionare la spesa pubblica, come di ridurre le imposte. POLITICHE COMMERCIALI Le politiche commerciali riflettono l‟atteggiamento di un paese nei confronti del commercio con l‟estero. Tra gli anni „40 e gli anni „70 dell‟Ottocento vi fu una fase liberista seguita da una fase protezionista più intensa negli anni Trenta (tariffa Smoot - Hawley; autarchia) che durò fino alla seconda guerra mondiale. Dopo di allora i Paesi occidentali privilegiarono un approccio multilateralista (Ceca, Gatt, CEE, WTO) anche se è più corretto dire che in molti casi il protezionismo cambiò pelle distorcendo la struttura dei costi di alcuni produttori. Le politiche commerciali Nel XX secolo tutte le altre politiche si potrebbero tradurre in termini di politiche commerciali. La prima guerra mondiale comportò un‟enorme introduzione di protezionismo in tutte le politiche nazionali. La proibizione di commerciare con i nemici fu sfruttata dai Paesi neutrali. La guerra sottomarina fece rincarare i costi, fino a divenire, in molti casi, proibitivo commerciare via mare. Gli anni dal 1919 al 1921 corrisposero ad una precipitosa marcia verso il protezionismo generalizzato. Il colpo di grazia lo diede il Congresso degli Stati Uniti, quando approvò un forte aumento della protezione doganale mediante la cosiddetta tariffa Hawley -Smooth. L‟effetto fu tremendo. Se nel 1921 gli Stati Uniti avevano chiuso le porte all‟immigrazione, nel 1929 annunciaronol‟intenzione di chiudere il loro mercato. La decade del 1930 fu caratterizzata da una chiusura commerciale sempre più intensa. In alcuni Paesi il fenomeno arrivò fino alla definizione di politiche autarchiche, cioè all‟abbandono del commercio estero come fece la Germania. Invece, in buona parte del mondo, l‟involuzione protezionistica favorì l‟attuazione di nuove misure di intervento pubblico nel commercio estero. Si moltiplicarono gli accordi di “clearing” (la compensazione bilaterale dei saldi esteri), i pagamenti in contanti ed un‟infinità di meccanismi che furono progettati in un contesto di diffidenza e di sfiducia reciproca e che tesero alla generalizzazione del baratto. Gli accordi di Bretton Woods del luglio del 1944, nacquero con la convinzione che un nuovo ordine economico internazionale doveva garantire il libero commercio. La dichiarazione de L‟Avana (1948), basata su una maggiore liberalizzazione degli scambi, doveva trasformarsi nella pietra angolare del nuovo edificio regolatore del commercio internazionale. La difficoltà di fissare delle condizioni di liberalizzazione una volta per tutte fu tanta e la creazione di una Organizzazione per il Commercio Internazionale (Bretton Woods) fallì. Al suo posto si stabilì un accordo con la sigla GATT che non si trasformò in un‟organizzazione internazionale fino al 1995, con il nome di Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Le conferenze e l‟insieme di negoziazioni furono conosciute come rounds. La più famosa (il Kennedy round, nella decade del 1960) facilitò la riduzione delle tariffe doganali e la libertà di commercio in tutto il mondo. Più importante fu l‟Uruguay round che culminò nella creazione dell‟OMC. CEE e l‟EFTA dedicarono enormi sforzi alla definizione ed all‟applicazione della loro politica commerciale comune. Quest‟ultima ha tre grandi ambiti di sviluppo: le relazioni con i Paesi aspiranti all‟ammissione; le relazioni con i Paesi poveri; la politica commerciale estera ordinaria. Il maggiore successo della CEE fu quello dell‟integrazione, per tappe, dei Paesi dell‟EFTA. Dalla formazione della CEE, nel 1957, fino all‟entrata della Gran Bretagna, dell‟Irlanda e della Danimarca, nel gennaio del 1973, passano 3 anni molto importanti. Lo stesso tempo per l‟ingresso della Spagna e del Portogallo, nel gennaio del 1986, ed altri 9 per l‟Austria, la Finlandia e la Svezia, nel 1995 (la Grecia entrò nel 1980). Il buon risultato, in termini di club dell‟UE, deve interpretarsi come il trionfo della centralità della politica commerciale. Stare nel club permette di approfittare di una combinazione di politiche strutturali e di politiche commerciali. LA SITUAZIONE ITALIANA L‟Italia durante la Seconda Guerra Mondiale Allo scoppio del secondo conflitto mondiale l‟Italia si trovava in pieno processo di trasformazione della sua struttura industriale, in un periodo di crescita ma di ancora incompiuta modernizzazione. Mussolini voleva entrare in guerra per motivi strategici o politici: voleva che l‟Italia conservasse una forma di grande potenza. Era inevitabile quindi entrare in guerra per motivi di prestigio e potenza. Mussolini sapeva perfettamente che l‟Italia era assolutamente impreparata per affrontare un STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag98 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it nuovo conflitto: l‟inadeguatezza tecnica era spaventosa. Per poter affrontala la politica di armamento avrebbe dovuto iniziare almeno dieci anni prima. Hitler chiese a Mussolini di entrare in guerra affianco a lui: si fece quindi un consuntivo delle materie prime e dei fabbisogni che evidenziò che le scorte di carbone erano sufficienti per 40 giorni, il petrolio per 1 anno, il ferro per 6 mesi, l‟acciaio per due settimane, ecc. Solo una guerra lampo, forniture da parte dell‟alleato o l‟occupazione di un paese ricco di risorse potevano rendere fattibili l‟entra in guerra dell‟Italia. Inoltre in Italia non c‟era un centro idoneo a gestire gli approvvigionamenti militari e Mussolini non sapeva coordinare i ministeri di guerra. Siccome il fascismo non era pienamente totalitario per ogni potere, si creava un contropotere: il ministero per munizioni ed armamenti non poteva entrare nei singoli ministeri e nessun ministero doveva essere troppo potente. Il 25 agosto del 1939 al dispaccio di Hitler che comunica l‟intenzione di invadere la Polonia, Benito Mussolini risponde: “vi informo in anticipo che sarà opportuno per me non prendere iniziativa n operazioni militari […]. Nondimeno il nostro intervento può avere luogo senza indugio se la Germania ci invierà immediatamente le forniture militari e le materie prime necessarie per resistere all‟attacco che la Francia e la Gran Bretagna dirigerebbero […] contro di noi. Nei nostri incontri la guerra era stata prevista per il 1942 e per quell‟epoca io sarei stato pronto in terra, in mare e in cielo […]. Considero mio sacro dovere di amico leale dirvi l‟intera verità e informarvi, in anticipo sulla situazione reale…” Con la NON BELLIGERANZA, termine scelto da Mussolini per chiamare il non ingresso nel conflitto, Mussolini si è guadagnato il consenso dei borghesi e degli industriali. Nel 1940 però alcuni episodi spinsero Mussolini a fare un calcolo politico sbagliato. Le armate tedesche superarono la linea Maginot e giunsero velocemente a Parigi. A Mussolini sembrò azione perfetta in quanto: si poteva entrare in guerra a basso costo in termini di uomini e materiali ottima occasione per mostrarsi all‟alleato tedesco alleati leali e fedeli agli impegni presi evitare possibili tensioni Il 10 giungo 1940, quando Hitler apparve ormai avviato alla vittoria, l‟Italia entrò nel secondo conflitto mondiale. Mussolini entrò nel conflitto pensando di poter avere un posto al tavolo dei vincitori. Gli errori principali della scelta furono essenzialmente due: pensare guerra sia vinta presentare la guerra come guerra fascista: diversamente da Stalin che presentò la guerra come patriottica ed unisce la popolazione, Mussolini la presentò come guerra fascista: ciò va bene se si vince la guerra, va male se le sorti vanno in un altro modo. La battaglia delle Alpi, che intraprende durante la guerra, frutta 4 km di Francia (poco territorio) e 2000 morti contro 30 morti francesi: si evidenzia la impreparazione e la disorganizzazione dell‟esercito Italiano. Tra il 1941 e il1943 cambiano le sorti della guerra: si adottano approcci strategici, si iniziano a bombardare i civili per indebolire il fronte interno, e di conseguenza quello esterno. Fronte esterno: con la Battaglia di Inghilterra i tedeschi non riescono a invadere l‟Inghilterra; nel contempo gli italiani non riescono a prendere di sorpresa gli inglesi a Malta. Ad El Halamein i tedeschi perdono. Da punto di vista del fronte orientale non andò meglio: a Stalingrado si combatteva casa per casa, le truppe italiane furono colte di sorpresa ed iniziò una ritirata drammatica in un‟ansa del fiume Don. Molti soldati italiani erano stati scelti tra gli alpini e non tra i contadini per evitare la solidarietà con i russi. Dopo questo drammatico evento coloro che tornato in patria furono invitati a non raccontare quanto successo: ciò non accadde e cadde il consenso verso il regime. Per quanto riguarda il fronte interno ci furono molti problemi organizzativi. Il paese soffriva della carenza di materie prime: il blocco navale funzionò, la Germania non mandava più i rifornimenti, crollarono le importazioni di petrolio e si assistette ad uno sfruttamento molto intensivo delle materie prime nazionali (soprattutto del carbone e argento della Sardegna). Iniziò quindi la lotta tra circoli militari e cordate industriali per accaparrarsi gli scarsi mezzi disponibili. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag99 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Alla carenza di materiali occorre aggiungere la disorganizzazione produttiva. Solo nel 1939 il Commissariato Generale per le Fabbricazioni di Guerra (CoGeFab) venne trasformato in Ministero della Produzione Bellica e fu affidato al Generale Carlo Favagrossa. Il nuovo organismo si dimostrò tuttavia incapace di organizzare efficientemente il rifornimento e la distribuzione delle materie prime necessarie allo sforzo bellico. Si dovette procedere alla mobilitazione industriale: conversione dell‟industria dalle necessità di pace all‟esigenza di guerra l‟industria doveva lavorare per la guerra. In questo periodo raddoppiarono gli addetti che lavorava no negli stabilimenti no per la produzione bellica. Il Ministero doveva sovraintendere a queste operazioni, ma si creò il caos perché ogni stabilimento decise per sè. Presso il mondo industriale si è disponibili ad accettare ipotesi diverse dalla vittoria: La guerra fece scoppiare il complesso di interessi che tenevano in piedi il regime. Il regime fascista non era totalitario del tutto: stava in piedi grazie alle concessioni della chiesa, la difesa, l‟industria, la burocrazia. Con lo scoppio della guerra questi interessi si deteriorarono. L‟industria iniziò a non credere più al regime: dal 1943 iniziò a capire che la guerra era persa; dovette quindi riorientare la propria azione. Gli industriali mostrano la loro capacità di soddisfare i diversi interessi: cercarono di tenere fede e soddisfare gli ordini di guerra tedesca, di assecondare tedeschi e repubblichini; chiusero gli occhi se gli operai trattavano con la resistenza; mantennero relazioni con gli alleati. La loro logica era questa: i governi passano, l‟azienda resta. La penuria di viveri, i bassi salari, la durezza dell‟occupazione portarono ad una serie di scioperi nel 1943. Gli scioperi non erano politici, ma per richiedere adeguamenti nelle razioni, nei viveri. I tedeschi reagirono entro certi limiti perché hanno bisogno delle produzioni. Tuttavia molti lavoratori sono deportati in Germania per lavorare nelle fabbriche di Hitler. Durante il conflitto avvenne un coinvolgimento della popolazione civile senza precedenti: la legislazione di emergenza fu varata solo nel 1941 e il tesseramento non garantiva comunque un apporto calorico adeguato: le calorie a disposizione degli italiani (1100 kcal) sono la metà di quelle garantite ai tedeschi e superiori solo alle 850 dei polacchi. ll razionamento e il tesseramento vennero introdotti dal 1941. Due giorni prima dell‟approvazione venne dichiarata la volontà di metterli in pratica e sparirono i beni dai negozi. In Italia era inevitabile il MERCATO NERO: i generi alimentari costavano anche 30 volte di più A Napoli l‟80 % dei beni era garantito dal mercato nero. Coloro che hanno beni da vendere riuscirono a star in piedi. Furono penalizzati i percettori di redditi fissi. Anche i medici sopravvissero scambiando la visita con beni primari. La popolazione civile soffriva a causa dei bombardamenti aerei strategici: stravolgono il circuito città – campagna, gli operai devono sfollare manca una dotazione anti aera, le bombe quando arrivano sulla popolazione. In Germania venne creato un ufficio per valutare l‟impatto economico dei bombardamenti. A seguito di ciò nel 1944 la produzione di aerei tedeschi aumentò. L‟effetto è stato più pesante sui civili ma meno pesante per quanto riguarda l‟organizzazione della produzione. In Italia nel 43 ci sono molti attacchi aree su molte città e pure su Roma, dichiarata una città aperta (A Roma c‟era il Vaticano. In teoria queste città non dovevano essere bombardate. Un‟altra città aperta era Atene). Le città aperte vennero, solitamente, consegnate al nemico senza combattere in modo da evitare i coinvolgimento di queste città nei combattimenti: questo per ragioni demografiche e per salvaguardare il patrimonio artistico. La Chiesa praticò una opposizione silenziosa: i cattolici si riunivano dal 1942 intorno a De Gasperi per progettare un futuro, si pensando a un progetto di ridistribuzione delle terre ai contadini , al rifiuto della guerra, alla creazione di un grande stato nazionale. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag100 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Il reddito pro-capite del paese precipita nel corso della guerra. Esiste il problema di finanziare il conflitto contenendo l‟inflazione. Mussolini non vuole aumentare le tasse per evitare di perdere ulteriormente il consenso. Si cercano di adottare: provvedimenti amministrativi che riducano la liquidità della guerra: vengono emessi titoli del debito pubblico, per ridurre la quantità di moneta in circolazione. politiche di bassi dividendi, per penalizzare chi acquista altri titoli e spingerli a comprare titoli del debito pubblico. provvedimenti di contenimento dei prezzi come il calmiere, volto a non far crescere troppo i prezzi. Fino al 1942, prima del crollo del regime, l‟inflazione è bassa. Dopo l‟8 settembre del 43 l‟inflazione si gonfia. All‟incertezza politica si aggiunge il fatto che gli alleati utilizzavano banconote da loro stampate per finanziare l‟occupazione (iniettano moneta). L‟inflazione è più intensa al Sud e più contenuta nella Repubblica di Salò. Si sposta verso nord di pari passo con l‟avanzata alleata. Questa inflazione del 60% ebbe un effetto positivo in quanto il vecchio debito pubblico venne ridotto moltissimo dall‟inflazione. È stato così fino al 1947, quando gli americani chiesero la stabilità della moneta per l‟erogazione degli aiuti. Sbarco in Sicilia, luglio 1943: l‟occupazione dell‟intera Sicilia da parte degli anglo-americani avvenne con poca resistenza. Nel giugno 43 lo sbarco a Pantelleria rende chiaro che lo sbarco in Sicilia sarebbe avvenuto di lì a poco e decreta la sgretolazione delle istituzioni, il “si salvi chi può”. La marina di superficie non intervenne e la Sicilia cadde in mano agli anglo-americani. Si creò un consenso verso agli anglo-americani al punto che i siciliani non volevano più tornare con gli italiani. In Sicilia si fece strada il movimento autonomistico capitanato dalla destra agraria che voleva far tornare la regione in mano a dirigenti naturali. L‟industrializzazione è vista come causa del fascismo e rifiutata dal movimento. La Sicilia però nel 1944 venne riconsegnata all‟Italia. L‟occupazione dell‟intera Sicilia e il crescere della sfiducia della popolazione sul continente indussero Mussolini a chiedere ai gerarchi di tenere comizi in piazza per galvanizzare le folle. Ci furono opposizioni, malumori e richieste di chiarimenti: “ Occorre che tu mi metta in grado di dire [Bottai a Scorza] … quali sono gli orientamenti da dare ai nostri discorsi. Pochi giorni fa Mussolini ha detto che il nemico avrebbe posto piede sul suolo italiano. La gente ha buona memoria. Quali sono le vostre istruzioni per giustificare il tragico capovolgimento della popolazione?” (Bocca, L‟Italia fascista, p. 482). Nel 1943 il regime fascista cadde, travolto dalle sconfitte militari e dalla conseguente perdita di consenso della popolazione, provata dai bombardamenti e dal progressivo deterioramento delle condizioni economiche e morali. Qualche giorno dopo l‟occupazione della Sicilia da parte degli anglo-americani, nella notte tra il 24 e il 25 luglio Mussolini fu sfiduciato dal Gran Consiglio del fascismo. Convocato dal re, fu costretto a dimettersi e venne poi arrestato. Dopo l‟armistizio firmato con gli alleati del nuovo governo del Maresciallo Pietro Badoglio e annunciato l‟8 settembre (firmato il 3 settembre, subito doveva essere reso noto il 12), l‟Italia fu soggetta alla duplice occupazione degli anglo-americani e dei tedeschi e inoltre alla divisione politica ed istituzionale: a Nord vi era la Repubblica socialista italiana (Rsi), proclamata da Mussolini che era stato liberato dai nazisti, e nel resto del Paese il Regno d‟Italia. si evidenzia l‟inadeguatezza etica, politica e morale della corona e della classe politica Dopo l‟8 settembre l‟iniziativa politica viene ripresa dalla corona che instaurò un governo retto dal Generale Pietro Badoglio. In quel momento il Partito Nazionale Fascista sembrava liquefarsi. Per i 45 giorni successivi all‟armistizio si condusse maldestramente un gioco su due tavoli nell‟illusione di poter portare anche la Germania a un tavolo di trattative. Le truppe tedesche finsero di credere alla lealtà della corona e intanto portarono le loro truppe in Italia. In ottobre un governo svuotato di ogni prerogativa in politica estera dichiarò guerra alla Germania. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag101 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it L‟8 settembre segna per gli Italiani la morte della patria: l‟idea di nazione è persa al punto che la popolazione agogna alla sconfitta. Non si sa più chi comanda, chi detiene il potere. Gli italiani in quel momento erano molto vicini allo stato di natura. C‟era il disordine assoluto: questo spiega il crollo di un intero popolo, la nazione non è esiste più. Mussolini era stato a modo suo l‟unico a tentare di fare gli italiani, ma quando il regime crolla gli italiani non ci sono più ed emerge una totale inadeguatezza morale e politica del governo. Il nazionalismo era legato al fascismo, l‟idea di nazione è persa il popolo agogna la sconfitta. L‟armistizio chiude per l‟Italia il periodo della guerra tra stati e apre una fase più drammatica che unisce la guerra di liberazione del suolo nazionale dai tedeschi e dai fascisti e la guerra civile che è la logica conseguenza della fuga del re: si ha la formazione del Regno di Meridione a sud e della nascita della Repubblica di Salò a nord. Mussolini va a Salò perché vuole rendere l‟occupazione tedesca meno dura e perché vuole rivendicare l‟onore della patria: è un uomo vecchio e malato che accetta di guidare lo stato fantoccio messo in campo dai tedeschi. Si apre questa fase molto drammatica in cui la resistenza si contrappone alla repubblica di Salò e ai repubblichini: si è ricostruita l‟italianità sulla scorta della resistenza ai tedeschi. Questo è servito a tenere insieme un sentimento nazionale debole: chi ha combattuto a Salò non si riconosce nel 25 aprile. Durante la resistenza gli italiani non hanno trovato l‟italianità ed essa non è stata recuperata nemmeno oggi: la spaccatura dell‟8 settembre non è mai stata sanata. Intanto nell‟autunno del 1943 l‟Italia acquisisce lo status di paese cobelligerante. Inizia a effettuare piccole iniziative in politica estera: in ottobre dichiara guerra alla Germania e si prova a ricomporre un esercito. Nessuno crede più nell‟esercito, si fa resistenza alla leva. Per evitare ulteriori problemi alcuni mesi dopo, gli Alleati fanno pressione sul re perché formi un nuovo governo includente gli esponenti dei partiti politici, ossia quei partiti che avevano potuto ricomporsi nel 1943. I partiti, monarchici, liberali, chiedono l‟abdicazione del Re e la sinistra chiede anche le dimissioni di Badoglio. Stalin però sblocca la situazione riconoscendo il Governo Badoglio. Nel marzo 1944 Stalin riconosce il governo italiano e, Palmiro Togliatti rientrato in Italia dalla Russia, annuncia al suo partito “la Grande Svolta” ( conosciuta come svolta di Salerno) cioè l‟abbandono dell‟intransigenza verso il governo Badoglio e la partecipazione del Partito comunista al nuovo governo di unità nazionale, governo in cui si abbandona la categoria dell‟avversario politico per lavorare tutti insieme nei confronti dell‟obiettivo di metter fine al fascismo e cacciare i nazisti dall‟Italia. Il nuovo obiettivo sarà, dunque, la democrazia progressiva: verrà indicata una maggior partecipazione popolare delle sinistre al governo del paese. Con questo si mette fine ad una politica elitaria. Togliatti sull‟appoggio da Mosca, legittima l‟ingresso del Partito Comunista nel Governo di Unità nazionale. Togliatti scansa sempre la rivoluzione comunista. Si forma un secondo governo Badoglio che riunisce tutti partiti che lascerà il passo al gabinetto di Ivanoe Bonomi: nel maggio 1944 crolla la linea Gustav aprendo la via alla liberazione di Roma. Vittorio Emanuele trasferisce i poteri al figlio Umberto e, in giugno, il governo Badoglio viene liquidato a favore della creazione di un gabinetto presieduto da Ivanoe Bonomi. RESISTENTI E REPUBLICHINI Prima della liberazione di Mussolini, al Gran Sasso, i fascisti si riorganizzano a nord come partito fascista repubblicano. La parabola di Salò esprime l‟agonia del regime: in questo periodo gli italiani avevano due eserciti e tre governi. I neofascisti leggono in questo periodo il punto più alto della parabol fascista, il fascismo eroico in cui essi si riconoscono. Il problema della sopravvivenza tra due fuochi (partigiani o repubblichini) determina la formazione di una grande “zona grigia” e il prevalere di un sentimento attendista. La maggior parte degli italiani decide di non scegliere tra i due schieramenti e di non avere un ruolo attivo. Si spera nella liberazione degli alleati, si aspetta la fine della guerra. La chiesa, come nelle invasioni barbariche, diventa il punto attorno a cui la gente si coalizza. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag102 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Fino al 1945 quando è chiaro che il crollo è imminente la consistenza della resistenza e del suo contraltare, le forze repubblichine e della resistenza, sono continuamente variabili. La resistenza è il movimento che si propone dal 1943 di liberare l‟Italia da nazisti e fascisti. La resistenza esistenziale nacque dal fatto che la gente non aveva di che mangiare e cercava di sfuggire all‟arruolamento e consiste nella maggioranza delle forze resistenti. L‟altra faccia della resistenza, detta vecchia resistenza, era motivata dalle ideologie politiche I Repubblichini erano persone che hanno vissuto male l‟episodio del re, non necessariamente erano persone fasciste: ad esempio il principe nero, comandante della decima massa, si è legato alla repubblica perché il re aveva offeso il suo senso estetico . La scelta dell‟impegnarsi come partigiani o come repubblichini è stata una scelta di pochi. I più ci andavano perché erano costretti. Molti partigiani, in Piemonte si coalizzarono per lo sbandamento della IV armata che rientrava dalla Francia. La maggioranza della popolazione era priva di consapevolezza politica. La sorte peggiore in questo drammatico contesto spetta alla Venezia Giulia: i tedeschi permettono ai Cosacchi di insediarsi lì in cambio di aiuto militare. “Italiani brava gente?” Il nodo dell‟epurazione eliminazione degli elementi In breve E‟ il processo con cui si vorrebbero fascisti dalle pubbliche amministrazioni e dal governo. eliminare coloro che erano stati partecipi del Nel percorso di formazione di uno “stato nuovo” il modello fascista dalla classe dirigente e dalla pubblica amministrazione nodo dell‟epurazione si colloca tra un passato da •In pratica il tutto è compromesso dal fatto che il rinnegare e punire e un futuro da tutelare contro ogni fascismo è stato distrutto da una rivoluzione possibile regime totalitario. Sono tuttavia le ragioni dall‟alto (per cui p.e. non possono epurarsi il re e politiche della pacificazione, la riduzione del fascismo Badoglio), per gli Alleati (matrice politica alla metafora crociana della parentesi o alle conservatrice) la priorità è quella di continuare la responsabilità <<di un uomo solo>> ne decretano il guerra, le sinistre non esprimono chiaramente necessario fallimento. una domanda di epurazione, è impensabile L‟Italia è il primo paese ad essere fuori gioco: essa decapitare un‟intera classe dirigente venne considerata come banco di prova per •Diventa pertanto prioritario definire la fattispecie del reato sulla cui scorta condannare o assolvere: dell‟epurazione. Anche in Germania e in Giappone more italico si delibera che è fascista solo chi ha l‟epurazione fu molto parziale. Nell‟estate del 1943 continuato ad esserlo dopo l‟8 settembre. La venne istituito l‟Alto Commissariato per l‟Epurazione confusione e la disorganizzazione (anche della un organo che, dopo la caduta del fascismo, fu gestione alleata) fanno in modo che anche casi incaricato di rimuovere dai loro incarichi le persone eclatanti non siano colpiti. L‟epurazione più coinvolte con il passato regime. L‟obiettivo riguarderà solo un numero limitato di individui principale era quello di individuare il reato. Si era •Poletti in un‟ottica per così dire comtiana considerati fascisti se lo si era rimasti dopo l‟8 pensava di cavarsela con un questionario da settembre. La natura carismatica della dittatura ha propinare agli impiegati della pubblica inoltre facilitato l‟individuazione dei colpevoli. amministrazione pensando che questi avrebbero Riguardo a questo fenomeno ci sono varie detto la verità (tipo: Sei stato fascista? Sì! Viva il duce!) sottoponendosi a tutte le sanzioni del interpretazioni: caso. Come immaginerete non è andata così CROCE vede il fascismo come una •Croce in un‟ottica assolutoria utile a rifondare su parentesi. Egli considera gli italiani come nuove basi un sentimento nazionale in un paese brava gente e con questa interpretazione materialmente e psicologicamente distrutto dalla assolve il popolo. Questo fenomeno secondo guerra riduce il fascismo a una deleteria lui serve a legittimare un fragile governo parentesi (20 anni) nell‟ambito di una luminosa democratico e smentire il fatto che il fascismo secolare storia nazionale sia stato il punto più aspro dopo il •Gli azionisti colgono viceversa l‟indicazione risorgimento. Da questa tesi si discostano i gobettiana (=Gobetti Piero, 1901-1926) : il fascismo non è un caso o una parentesi) ma ha liberali e i politici pre fascisti. radici profonde nella storia italiana: e nell‟indole AZIONISTI vedono il fascismo come una (=carattere) degli italiani: la morale bisogna “autobiografia della Nazione”. Gli italiani sono riformare tutto per patire su nuove basi stati fascisti finché il regime andava bene. Per ricostruire il paese serve una epurazione radicale e una riforma che scolli le relazioni tra governanti e poteri forti. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag103 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it POLETTI, incaricato di risolvere la questione,riteneva che fosse necessario fare un questionario nel quale chiedere se si era fascisti oppure no: le domande vertevano su comportamenti in situazioni ipotetiche prima e dopo l‟8 settembre. A seconda del grado di compromissione c‟erano sanzioni diverse: licenziamento, riduzione, razioni, richiami, ecc. Si giunse alla conclusione pacifica che il fascismo è fallito solo a causa di Mussolini e che è stato solo una parentesi nella storia della nazione. La burocrazia italiana si oppose all‟epurazione. Vennero esaminate 30000 persone ma i condannati furono solo 500 e per di più mediante lettere di richiamo. Le condanne non furono quindi esemplari ma solo una messa in piedi dell‟impunità: coloro che vennero puniti furono pochi e vennero punite poche persone e soprattutto male. L‟unica fucilazione avvenne nel Regno del Sud: Montale Caruso, colui che scelse i martiri per le fosse ardeatine. De Gasperi accusò l‟alto commissariato di sottrarre i migliori burocratici. La superficialità dell‟epurazione e l‟incapacità di mantenere l‟ordine pubblico offre spazio a rappresaglie spontanee, che non riguardano solo i fascisti, ma rimandano a vendette private, rancori interfamiliari e al riaccendersi della lotta di classe. Non si riesce a ristabilire l‟ordine pubblico: il disordine lascia spazio a rappresaglie spontanee di tipo agrario: nelle campagne dove la mancanza di polizia rende i controlli più lassi gli elementi più estremisti commettono gravi violenze sui proprietari terrieri specie nella valle del Po e in Emilia Romagna un‟area che si guadagna l‟epiteto di “Triangolo della morte”la cui pacificazione avviene solo nel 1948. In questo periodo di confusione il collante nazionale fu la resistenza: in molti però non ci si riconobbero, la resistenza non raccolse il consenso di tutti gli Italiani. L'amnistia del 1946 fu un provvedimento di condono delle pene proposto dall'allora ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti e approvato dal governo italiano. L'amnistia comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni, i reati commessi al Sud dopo l'8 settembre1943 e l'inizio dell'occupazione militare alleata al Centro e al Nord.Lo scopo era la pacificazione nazionale dopo gli anni della guerra civile ma vi furono polemiche sulla sua estensione, tanto che Togliatti raccomandò interpretazioni restrittive nella concessione del beneficio. L‟amnistia servì per: recuperare la classe dirigente; cancellare una parte di storia scomoda; guadagnare consensi. La Morte di Benito Mussolini Il 25 aprile 1945 il CLNAI proclama l‟insurrezione di Genova. Dopo brevi e inconcludenti trattative BenitoMussolini, Claretta Petacci e alcuni gerarchi prendono la via di Como insieme ad altri tedeschi in fuga. Catturati da un gruppo di partigiani vengono sommariamente giustiziati il 28 di aprile. Le salme, caricate su un camion, sono esposte il 29 a Milano in Piazzale Loreto. La salma venne seppellita nel cimitero di Milano in forma canonica: i partigiani iniziarono a far festa sulla sua tomba, facevano sacrilegi, ecc. I neofascisti al contempo si resero protagonisti di riti clamorosi e Leccisi il giorno dell‟anniversario dell‟eccidio rapì il cadavere di Mussolini, lo nascose in un baule e lo portò in Valtellina. Il cadavere arrivò poi nelle mani dei francescani nella certosa di Pavia. Essi lo seppellirono con rito cristiano. Il feretro tornò a Predazzo solo nel 1957 dove venne costruito il mausoleo. La ricostruzione Nel 1945 i partiti antifascisti si trovano di fronte al difficile compito di : ricostituire lo stato le infrastrutture (capitale fisso sociale) ripristinare l‟efficienza dell‟apparato produttivo STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag104 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it superare la strozzatura della bilancia dei pagamenti: l‟economia italiana dovendo procedere a riconvertire e riattivare la produzione avrebbe dovuto effettuare rilevanti importazioni di materie prime che si sarebbero potute pagare solo accrescendo le esportazioni di prodotti finiti, data l‟impossibilità di riequilibrare la bilancia dei pagamenti in altro modo. Per poter esportare inoltre era necessario disporre di tecnologie adeguate, acquistabili solo all‟estero. ridurre l‟inflazione svecchiare l‟agricoltura (non bastavano le calorie assunte). Circa la Ricostruzione e il ruolo che lo stato avrebbe dovuto avere nell‟economia esistevano due visioni diverse: quella della Destra moderata e quella della Sinistra riformatrice. DESTRA MODERATA: la Confindustria , capitanata da Costa, pur essendo consapevole che lo Stato non potesse essere sradicato dall‟industria cerca più libertà possibile (per licenziare liberamente). Inoltre vi era presente una leva ideologica: si doveva restringere l‟industria pubblica come opera di defascistizzazione. Nel settore si voleva libertà di movimento. Non occorreva troppo welfare, si dovevano comprimere i consumi, anche pubblici per dirottare la liquidità a basso costo negli investimenti. SINISTRA RIFORMISTA: proponeva più equilibrio nella crescita e nella distribuzione delle risorse. Sulla questione sul grado di controllo dello Stato sull‟economia si scontrarono liberisti (destra moderata) e dirigisti (sinistra riformatrice). A) destra: ritenendo che l‟inflazione derivasse da eccesso di spesa pubblica, voleva rigore nelle scelte di stanziamento. Per le entrate voleva più introiti. Si opponeva al controllo sui cambi, alla sostituzione della moneta e si doveva indurre la classe lavoratrice ad accettare una politica di contenimento dei salari, eliminando anche controlli amministrativi e operai sulla gestione delle imprese, con un imprenditore come coordinatore libero. B) sinistra: favorevole al controllo della moneta, dei cambi e dei salari, tutelati assicurando un reddito minimo per evitare il favoritismo delle imprese al posto dei lavoratori. Sosteneva una rigorosa politica fiscale e il cambio della moneta (per controllare l‟inflazione). Auspicava poi la nazionalizzazione delle grandi industrie strategiche. La via vincente, che sembrava obbligata (se si voleva uno sviluppo industriale) fu la liberalizzazione. Ma con chi l‟Italia doveva ampliare gli scambi? Con i Paesi dell‟Europa occidentale esclusi Mediterraneo (Balcani erano d‟influenza sovietica, Nord Africa d‟influenza franco-inglese. Anche America latina no perché d‟influenza degli USA). Con i Paesi rimanenti ritoccò le tariffe doganali, aderì nel 1950 all‟Unione Europea dei pagamenti (Uep), alla Comunità europea per il carbone e acciaio (Ceca), trattati di Roma con Belgio, Francia, Repubblica federale tedesca, Lussemburgo, Paesi Bassi che istituivano la Comunità economica europea (Cee) e Comunità europea per l‟energia atomica (Euratom). Nel 1945 l‟inflazione dilagava, per due cause: sovrabbondante emissione di cartamoneta da parte degli Alleati (per sostenere le proprie spese avevano emesso banconote a corso legale, le Am-lire), su cui le autorità italiane non avevano controllo. Comunque nel 1945 USA e Canada concessero all‟Italia aiuti supplementari per compensare queste emissioni; il cambio lira-dollaro, che rispetto a prima della guerra era aumentato di cinque volte. La spaccatura all‟interno del Paese (tra Nord e Sud) sembra poter essere risolta dal governo di Ferruccio Parri (giugno – dicembre 1945). Ferruccio Parri era un‟azionista (Partito d‟azione), un partigiano umile, alla mano, era una persona modesta. Egli sosteneva che la visone riformatrice fosse indulgente e avrebbe portato molti disagi alla popolazione. Secondo lui era necessario cambiare la moneta per far emergere la liquidità nascosta e favorire le piccole/medie imprese per creare un sistema economico equilibrato. Questa visione non piaceva però agli Americani. Il Governo Parri cadde alle elezioni politiche e amministrative. Il paese non era più attaccato alla democrazia: i cittadini non si riconoscevano nello stato ma nei Partiti, che portarono avanti le spaccature della resistenza. Toccò ai gabinetti De Gasperi rieducare gli Italiani alla politica attiva in vista delle elezioni per la formazione dell‟Assemblea Costituente. Nell‟imminenza delle elezioni monarchici, democristiani e liberali, guidati da De Gasperi si fecero promotori di un referendum per domandare direttamente STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag105 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it al popolo la scelta della forma di governo: monarchia o repubblica? In questo modo la Democrazia Cristiana non si è spaccata e si aveva il consenso degli americani. Il referendum del 2 giugno 1946 fu vinto dalla REPUBBLICA con 12 milioni di voti. Si può tuttavia segnalare questo fatto, nonostante avesse vinto nel complesso la repubblica, al Sud i voti furono a favore della monarchia. Nella Assemblea Costituente si osservano le tre forze che avrebbero governato per molto tempo: DC, PCI, PARTITO SOCIALISTA. Sparisce il Partito d‟azione ma nasce l‟antipolitica, “ l‟uomo qualunque che voleva lo Stato come un buon ragioniere, sistaccato dalla politica urla contro i partiti”. Intanto la situazione sociale resta grave mentre il debito dello stato è eroso da un‟inflazione che nel secondo semestre del 1946 arriva al 35%. Fu attuata in questo periodo una politica di contenimento della spesa totale con una limitazione delle opere pubbliche, lasciando crescere il credito bancario, nella convinzione che il flusso privato di liquidità non producesse inflazione. La domanda globale di dilatò, mentre l‟offerta, per la rigidità del mercato, rimase ferma. Queste scelte erano espressione di un modello di politica economica temperata, che avrebbe garantito al sistema d‟impresa la stabilità della moneta, ripresa del risparmio e degli investimenti, e in cambio il sistema d‟impresa avrebbe fornito i mezzi per combattere la disoccupazione. Coerenti con questo modello fu l‟idea che gli aiuti attraverso il Piano Marshall (1947) fossero impiegati per ridurre il disavanzo del bilancio statale, accrescere le riserve valutarie e accelerare il processo di ricostruzione. Dal ‟49 la destinazione degli aiuti fu modificata in acquisto di macchinari, materie prime e investimenti in strutture produttive. Nel 1947 il costo della vita supera di 34 volte quello del 1938 e la carta moneta è soggetta ad un continuo deprezzamento Nella tarda primavera dopo la pronuncia del discorso di DeGasperi sull‟esistenza di <<un quarto partito>>, quello degli industriali, senza cui non era dato governare, si affidano i ministeri in ambito economico ai liberali, si vara la Linea Einaudi, una stretta deflativa che consente il calo del costo della vita e la stabilizzazione monetaria, e permette l‟allineamento alle richieste statunitensi. LINEA EINAUDI: vincola una parte della liquidità delle banche obbligandole ad avere riserve ed investire in titoli di stato. Solo la metà si poteva investire. La linea inoltre prevedeva la patrimoniale per finanziare la costutizione e non prevedeva il cambio di moneta. In questo modo si riuscì a bloccare l‟inflazione. Va precisato che Einaudi non investì la liquidità del Piano Marshall per evitare l‟inflazione. I comunisti vennero estromessi dal governo. Intanto si preparano le prime elezioni del Paese. Dal punto di vista della propaganda e della comunicazione il ‟48 segna la nascita delle campagne elettorali moderne combattute da partiti di massa, all‟interno di una società di massa, con strumenti di comunicazione di massa come ad esempio la radio. La destra per convincere la gente ad andare a votare fece processioni mariane, le Madonne piangevano ovunque mentre le Sinistre utilizzarono il mito di Garibaldi. La schiacciante vittoria democristiana consente il totale allineamento dell‟Italia alla Dottrina Truman e all‟ERP. Cosa dice il Pecorari sul Piano Marshall? Il Piano Marshall è ispirato alla Dottrina Truman, in base alla quale gli stati uniti si impegnavano ad appoggiare “i popoli liberi che lottavano contro i tentativi di sopraffazione da parte di minoranze armate o di pressioni esterne” e nel contempo ad aiutarli “ a conservare le loro istituzioni e la loro integrità nazionale contro i movimenti aggressivi miranti a imporre loro dei regimi totalitari”. Il Piano Marshall prevedeva l‟erogazione di aiuti finanziari volti a favorire il processo di ricostruzione dei Paesi europei le cui economie erano state sconvolte dalla guerra. Prevedeva anche che gli esperti statunitensi fornissero assistenza tecnica alle attività produttive e sociali. Gli aiuti vennero concessi in forma gratuita nella misura del 90% e per il restante 10% sotto forma di crediti a lunghissimo termine (30-40 anni) e a tassi d‟interesse molto contenuti (2,5%). L‟OECE coordinava la ripartizione degli aiuti a cui i Paesi partecipanti presentavano periodicamente le richieste di materie prime, macchinari, generi alimentari, ecc. Gli Stati Uniti promossero questa politica di aiuti per due motivi: STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag106 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it convincimento che la crescita e lo sviluppo di libere economie fosse la migliore garanzia contro il pericolo di „tentazioni‟ comuniste; consapevolezza (di matrice keynesiana e roosveltiana) che occorresse mantenere la domanda effettiva sul mercato a un livello tale da garantire la piena occupazione. Grazie al Piano Marshall l‟Italia, tra il 1948 e il 1952, poté giovarsi di eccezionali aperture di credito; in particolare le furono assegnati 10 milioni di tonnellate di carbone, 500000 di cotone, 9 milioni di tonnellate di prodotti prolifici e 190000 di macchinari ed equipaggiamenti. Nel complesso toccarono all‟Italia l‟11% del totale. Il caso dell‟Unione Sovietica: anche l‟Unione Sovietica fu invitata ad aderire al Piano Marshall. Essa però respinse l‟invito perché riteneva che attraverso il Piano gli Usa intendessero asservire le economi e la politica europee e perché temevano che gli aiuti costituissero per i Paesi dell‟Est europeo un‟ occasione di sganciamento da Mosca. Inoltre: tra il 1945 e il 1946 , l‟Unione Sovietica, diede vita nei Paesi europei sotto il suo controllo ad una sere di società di capitale misto a cui partecipava una quota rappresentata dalle proprietà tedesche sequestrate a titolo di riparazioni; la politica di nazionalizzazione dell‟industria attutata nei medesimi Paesi colpì anche i grandi investimenti stranieri; dopo aver respinto la proposta di adesione al piano si costituì l‟ufficio di informazione tra i partiti comunisti europei che doveva assicurare lo stretto coordinamento dei questi partiti con il Partito Comunista Sovietico. Con la vittoria del 1948 si arrivo alla redazione di una COSTITUZIONE MATERIALE. Questo è stato possibile perché era una costituzione non programmatica: non forniva norme precettive ma indicazioni che richiedevano leggi attuative. Una parte di costituzione venne attuata solo dopo la vittoria della Democrazia Cristiana. La questione Meridionale Intanto il disagio nel Mezzogiorno si era aggravato dal 1944 con rivolte contadine contro Stato e proprietari. La questione meridionale esiste già prima dell'unità di Italia e non si risolve: poca gente ha molta terra, l'agricoltura è arretrata e c'è molto analfabetismo. I contadini a cui la terra era stata promessa a tutte le guerre iniziano ad occupare . Nel 1944 Fausto Gullo emana un decreto per l‟assegnazione delle terre a cooperative ai contadini che devono fornire i raccolti ai centri di raccolta. Si cercò di garantire ai contadini: 1. Imponibile di manodopera: in proporzione alla estensione della proprietà devono assumere obbligatoriamente un certo numero di braccianti. Questo serve per eliminare il caporalto, ossia il fenomeno per cui alcuni soggetti, i caporali, dicevano quali persone sarebbero dovute andare a lavorare. 2. Creazione delle liste di collegamento. I decreti Gullo del 1944 incontrano la resistenza dei proprietari terrieri e della burocrazia. Nel 1946 i contadini vennero di nuovo mandati fuori dalle terre che avevano conquistato. Nel 1947, in Sicilia, prima regione autonoma, ci sono le elezioni regionali e si consolida il Partito Comunista. Col 1947 la lotta sociale si inasprisce: gli uomini di Salvatore Giuliano sparano sui lavoratori riuniti per festeggiare a Portella delle Ginestre il primo maggio e la vittoria delle sinistre alle elezioni regionali, si contano una decina di morti e numerosi feriti. La cosa desta scandalo e il ministro dell'interno Mario Scelba dice che non c'è nulla di istituzionale perché l'azione era ad opera di contadini. Un‟inchiesta fece emergere che le figure coinvolte non erano quelle di banditi e contadini che hanno sparato per difendersi ma hanno sparato perché hanno ricevuto ordini dagli agrari e dalla mafia. Si avvia un processo e anche Salvatore Giuliano, colui che ha ammazzato tutti, manda delle lettere per giustificarsi. Questa può essere considera la prima delle stragi italiane impunite: in cui non sono stati condannati i colpevoli. È il prototipo di quello che succederà a Dallas con Kennedy con la doppia linea di fuoco. Quando scoppia il caos, Salvatore Giuliano venne ucciso formalmente in un agguato a Castelvetrano dai carabinieri e in sostanza da suo cugino Gaspare Pisceotta che lo attira in una trappola: gli dice che ha le possibilità di farlo emigrare in America e mentre lui è in casa a letto e il STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag107 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it cugino gli spara. I carabinieri gli sparano mentre lui era a letto. Pisceotta aveva trattato con loro: aveva chiesto la libertà per sé in cambio dell‟assassinio di Giuliano. I carabinieri non devono far capire la situazione e quindi tirano fuori dal letto il cadavere, e tentano di far figurare un omicidio da fuoco. Su questo caso vennero proposte più teorie: a) Giuliano è scappato in America e il corpo è di una controfigura b) inchiesta sui coinvolti c) arrestano Gaspare Pisciotta che a un certo punto si sente perduto e ha paura di morire. In seguito venne avvelenato attraverso un farmaco che prendeva. Non si apre nessuna inchiesta fino al 1972, 22 anni dopo dove c‟era una relazione di maggioranza in cui si dice Portello della ginestra è il prodotto dell‟azione degli spari di Salvatore Giuliano. Un‟altra relazione di minoranza dice che Portello della ginestra è il prodotto dell‟azione degli agrari, della mafia e di una terza persona. La necessità di affrontare il malessere della società meridionale sfocia in un ampio complesso di riforme: 1. riforme agrarie: a partire dal 1950 si fanno delle leggi per distribuire la terra ai contadini e portala via ai latifondisti che non la coltivano. Con che criteri vennero fatte le riforme agrarie: si porta via la parte di terra che eccede il valore di 30000 lire. Se possiedo terra per più di 30000 lire, il valore che eccede può essere espropriato: lo stato corrisponde al proprietario un indennizzo in denaro per la parte della terra portata via. L'esproprio è inversamente proporzionale al reddito medio del terreno e direttamente proporzionale al reddito del proprietario. L‟allevamento e le fattorie modello non sono espropriate. La logica della legge è: si espropriano i terreni non coltivati o coltivati male. Per questo se il reddito è elevato è perché è ben coltivato. Un‟azienda sana quindi non la portano via. Tutte le terre con queste caratteristiche sono 8 milioni. Ne vengono espropriate solo in una percentuale del 10%. I 2/3 della terra espropriata sono nel sud e nelle isole. La terra viene data ai contadini in piccoli lotti: i contadini lo pagano in 30 anni. La riforma tuttavia è insufficiente perché la terra è insufficiente per tutti. La riforma ha avuto il merito di spezzare il latifondo: ha quindi cambiato i rapporti di poteri. (legge Sila, legge Stralcio, Legge regionale in Sicilia) 2. nascita della Cassa per il Mezzogiorno sempre nel 1950: questo progetto nasce per far crescere il reddito al sud ed eliminare le divisioni Nord-Sud. Si vuole far crescere il reddito del sud e far crescere il meridione come mercato per l‟industria del Nord. Agli industriali era chiaro che ci si sarebbe dovuti rapportare con gli altri paesi europei perché era chiaro che si sarebbe adottato il multilateralismo: conveniva buttarsi sulle industrie del nord, e non crearne nuove al sud, e dare denaro al sud poiché la gente avesse più soldi e potessecomperare i prodotti dell‟industria del nord. Il nome cassa per il mezzogiorno è dato dal direttore della banca d‟Italia Mennichella per dare l‟idea della completezza dell‟intervento. Questo intervento doveva essere di carattere straordinario e che era pensato per poterlo fare utilizzando soldi del fondo internazionale, cioè i fondi del Piano Marshall e della Banca Mondiale. Il modello è quello della TVA (Tennessee Valley Authority ) autorità della valle del Tennessee fondata nel 1933 su modello rooseveltiano che sosteneva che era necessario realizzare opere infrastrutturali: allacciamento energia elettrica, credito, banche. In realtà l‟intervento era sostanzialmente umanitario:si dovevano portare condizioni di vita civile nel Mezzogiorno. Non c'è un incremento di reddito inizialmente, si portano solo migliori condizioni. Non c‟è un vero bilancio economico, si alleggerisce la miseria, non è previsto il rafforzamento dell‟industria. Dagli anni 60 si cerca di favorire la creazione di industrie del movimento. Dopo il 60 si cerca di creare le condizioni per rendere conveniente la creazione di industrie in meridione. L‟intervento è indiretto. Lo stato si muove per ridurre: a. costi di impianto: riducono ad esempio le tasse da pagare per fondare una STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag108 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it nuova impresa b. costi di esercizio (si sostengono per mandare avanti la fabbrica): ad esempio ridurre le imposte da pagare sull‟energia c. costi per crearsi una riserva: le amministrazioni pubbliche devono fare il 30% degli ordinativi presso imprese meridionali oppure il 40% dei loro investimenti in meridione. Le imprese a partecipazione statale devono investire obbligatoriamente il 60% in meridione. La cassa doveva nascere e morire in tempi brevi. Salterà solo nel 1984. La cassa è stata utilizzata come strumento per la gestione del consenso politico. Dalla ricostruzione al miracolo economico 1953: la legge truffa Le amministrative del 1951-1952 confermano la Democrazia Cristiana come maggior partito ma il consenso si riduce dal 48,5 al 35,1%. Essa subisce l‟erosione dei voti da destra e da sinistra un fatto che evidenzia il cambiamento di clima. Per garantire sul medio termine la governabilità del Paese si vara la così detta “legge truffa” deputata ad assicurare un premio di maggioranza (2/3i seggi) alla coalizione di partiti che avesse raggiunto il 50%+1 dei voti validi. Questa legge è prevista anche per i partiti apparentati. Questa legge è "truffa" perché: 1. la gente non ha chiaro che c'è una coalizione di partiti; 2. Non tutti i partiti hanno la possibilità di aggirare la maggioranza: ad esempio ai neofascisti non venivano dati voti Questa legge è fatta per premiare chi ha già la maggioranza. La democrazia cristiana ha una grade maggioranza ma per pochi punti la manovra salta, la democrazia cristiana prende il 49% e finisce la carriera politica di De Gaspari. La legge truffa non funziona e viene abolita immediatamente. La fine del centrismo e la stagione degli scandali Dopo la sconfitta elettorale del 1953 a De Gasperi succede Giuseppe Pella legato ai liberali(e ad Einaudi), monetarista (ritiene che bisogna controllare la base monetaria per poter controllare l‟inflazione) e assertore della libertà economica. Pella condivideva i propri orientamenti con Donato Menichella, succeduto a Luigi Einaudi al governatorato della Banca d‟Italia. Pella nel suo governo vuole garantire le risorse all‟economia reale.Il liberalismo di Pella era però estraneo alle concezioni della Democrazia Cristiana, che puntava a una politica di maggiore spesa pubblica e di una precisa programmazione degli investimenti. Nella DC c‟era chi si sosteneva l‟esigenza di trovare un punto di equilibrio tra iniziativa privata e intervento pubblico e la necessità di combattere il dualismo territoriale. Per la soluzione di questi problemi cruciali dell‟economia italiana si assumevano tre obiettivi: 1) creazione di posti di lavoro al di fuori del primario; 2) raggiungimento dell‟equilibrio nella bilancia dei pagamenti; 3) eliminazione del divario di reddito tra Nord e Sud. Per realizzarli era necessaria una crescita reale del reddito effettivo. Necessari erano anche: A) un incremento degli investimenti; B) più propensione al risparmio; C) una crescita delle esportazioni e delle importazioni (ma in % minore delle esportazioni). I settori propulsivi dovevano essere l‟agricoltura, le imprese di pubblica utilità e le opere pubbliche. La programmazione degli investimenti della DC fu contestata dal Partito liberale e dalla Confindustria, che era ostile all‟intervento pubblico. La svolta programmatrice si rivelò invece vincente anche alla luce dei cambiamenti nello scenario mondiale per la denuncia dei crimini di Stalin. Gli effetti di tale denuncia furono sul piano internazionale (crisi del colonialismo) e nazionale (partecipazioni statali, frontiere aperte e produttivismo). Nel campo partecipazioni, un passo avanti fu compiuto attraverso l‟istituzione dell‟Ente nazionale idrocarburi (Eni), centro plurisettoriale in Italia, con sviluppi nella chimica e nella meccanica, e attraverso grandi progetti infrastrutturali (autostrade, telefoni). L‟influenza delle aziende pubbliche crebbe con la nazionalizzazione dell‟energia elettrica con la nascita dell‟Enel. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag109 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Il governo Pella doveva durare poco ma si distingue per gli interventi di politica internazionale, tra cui ricordiamo la vicenda di Trieste. Trieste era divisa in due: egli organizza un referendum. Tito schiera l'esercito, il referendum viene bloccato. la vicenda si conclude con un niente di fatto.Nel 1954 il governo Pella dimissionario dopo la conclusione della vicenda di Trieste viene sostituito dal governo Scelba. Scelba era il Ministro degli Interni. Aveva usato, per tenere l'ordine, in maniera massiccia la polizia. Il governo di Mario Scelba viene danneggiato da due importanti scandali relativi ad avvenimenti verificatisi prima della sua presidenza, ma che ebbero larga eco sulla stampa e coinvolsero le forze di polizia da lui largamente utilizzata in azioni repressive: 1. Caso di Pesciotta avvelenato 2. Trovano morta una ragazza, Wilma Montesi. Subito si attribuisce la sua morte a un bagno in mare ed a un successivo malore: mancano però le sue calze. Qulche tempo dopo, il giornale satirico "il merlo giallo" pubblica un piccione con una giarrettiera in bocca (quella che mancava alla ragazza). Piccioni era uno degli avversari politici di Scelba: e circola la voce che il figlio del ministro degli interni Piccioni partecipasse a festini equivocie che la ragazza drogata fosse morta durante la festa. Il figlio di Piccioni aveva un alibi di ferro perché era l‟amante di una signora sposata. Il tutto però ritorna fuori in una forma nuova : Adriana Concetta Bisaccia, ex amante di Ugo Montana, per vendicarsi del fatto che Montana l‟aveva lasciata, ha raccontato ad un gesuita al giornalista di aver partecipato con Wilma ad un'orgia, che si sarebbe tenuta a Capocotta, presso Castelporziano e non distante dal luogo del ritrovamento. In quell'occasione avevano avuto modo di incontrare alcuni personaggi famosi, principalmente nomi noti della nobiltà della capitale e figli di politici della giovane Repubblica Italiana. Stando al racconto della Bisaccia, la Montesi avrebbe assunto un cocktail letale di droga e alcool, e avrebbe avuto un grave malore. Il corpo esanime sarebbe stato trasportato da alcuni partecipanti all'orgia sulla spiaggia, dove fu abbandonata. Tra i nomi citati nell'articolo, vi erano Piero Piccioni e il marchese Ugo Montagna, proprietario della tenuta di Capocotta. Piccolo dettaglio: Wilma era illibata. Il gesuita ha trasmesso la relazione a Fanfani che riapre le indagine usando questa volta, non la Polizia che ha infangato tutto quanto, ma i Carabinieri. In questa fase che si consuma uno scontro con Amintore Fanfani segretario della DC. PER LA PRIMA VOLTA LO SCANDALO VIEN UTILIZZATO COME ARMA POLITICA PER SBARAZZARSI DEGLI AVVERSARI. Scelba deve dimettersi e così il ministro degli esteri Attilio Piccioni. Fanfani riesce quindi a consolidare la sua posizione al governo e viene fatto segretario. Fanfani ha una visione diversa a quella di De Gasperi: egli è legato agli ideali della solidarietà cattolica e ritiene che ci voglia più stato e lo stato debba intervenire a favore delle fasce più povere della popolazione e che quindi l‟ispettore pubblico debba essere potenziato. Lo stato doveva intervenire di più per assolvere la disoccupazione, equilibrio bilancia pagamenti. Intanto Ezio Vanoni definisce lo schema di sviluppo dell‟occupazione e del reddito in Italia nel decennio 1955-1964 con l‟obiettivo di trovare un punto di equilibrio tra iniziativa privata e statale. Vanoni definisce linee statali volte ad eliminare il dualismo nord sud. Per fare questo si doveva lavora in direzione dell‟aumento degli investimenti produttivi dell‟industria in modo da favorire l‟incremento dei risparmi da gestire in modo che ci fosse un incremento reale del reddito del 5%. Il suo piano venne approvato dal congresso ma non era politicamente vincolante. In Sintesi: Vanoni persegue questo tipo di obiettivi: stato deve indirizzare la politica economica attraverso certi strumenti, lo stato deve intervenire di più per sollecitare l‟assorbimento della disoccupazione, bilanciare la bilancia dei pagamenti ed eliminare il dualismo nord-sud. L‟impresa pubblica rafforzata con la nascita dell‟Eni (Ente Nazionale Idrocarburi) nel 1953 ritrova piena legittimità nel quadro economico nazionale. In questo periodo viene rafforzato anche IRI L‟aumento del peso del settore pubblico nell‟economia nazionale si accompagna all‟uso politico dell‟impresa di stato chiamata anche ad assolvere compiti come il finanziamento dei partiti (in questo caso dei partiti di Governo) e ad assicurare i mezzi necessari alla crescita organizzativa e STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag110 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it all‟espansione capillare democristiana. Nel 1956 avviene nascita del ministero delle partecipazioni statali: raccoglie l'industria pubblica. Si crea un ministero delle partecipazioni statali e uno per quelle provate. Due parole sull‟ENI L‟intervento pubblico ricevette notevole impulso dalla costituzione dell‟ENI Grazie alla scoperta del metano in Pianura Padana l‟Agip, impresa che doveva essere liquidata, divenne un tassello della strategia di Enrico Mattei fautore di un “capitalismo anticapitalista” che accentuò le linee di espansione dell‟economia italiana verso il Mediterraneo. Mattei recupera alcuno caratteristiche mussoliniane, pensa di dover pagare di più i paesi coloniali, pagando più il petrolio per fagli ottenere l'indipendenza e far si che l'Italia diventi il fulcro delle economie mediterranee. Perché fossero assecondate le iniziative. Mattei muore ma l'impresa resta. La sua impresa sarà importante per assicurare la produzione di energia in Italia. In generale l‟aumento del peso del settore pubblico nell‟economia nazionale si accompagna all‟uso politico dell‟impresa di stato chiamata anche ad assolvere compiti come il finanziamento dei partiti e ad assicurare i mezzi necessari alla crescita organizzativa e all‟espansione capillare democristiana. Con gli anni Cinquanta la Società Italiana si trasforma pienamente in società industriale e l‟economia subisce profondi cambiamenti strutturali : crolla il peso dell'agricoltura del secondario e del terziario Tra il 1958 e il 1963 il tasso di crescita annuo del prodotto intero lordo supera il 6%. Italia insieme alla Germania e al Giappone è stata protagonista del MIRACOLO ECONOMICO. La crescita industriale non si accompagna a significative dinamiche inflazioniste (tasso basso) né a squilibri nella bilancia dei pagamenti. Questo si verifica perché molti lavoratori sono disoccupati e disposti a lavorare con salari bassi. C'è una imitazione della tecnologia americana: le industrie più competitive sono moderne e capital intensive (e ciò porta a un incompleto assorbimento della disoccupazione). Tale peculiare concorso di circostanze valse a questa fase storica l‟epiteto di miracolo economico. Sui suoi esiti scrive, nel 1963, E. Scalfari, <<l‟Italia industriale non era più un triangolo era diventata una cometa>>. Il suo centro stellare è posto tra Torino e la Lombardia, la sua coda attraversa l‟intera Valle Padana. Vista a distanza di anni l‟intelaiatura industriale che va delinearsi è in realtà più complessa e presenta articolazioni diversamente significative al centro e a meridione del Paese. A questa trasformazione contribuiscono l‟impresa pubblica e l‟impresa privata. Nell‟ambito complessivo del fenomeno si distinguono due fasi ante e post 1958: nella prima pesò la domanda interna, nella seconda quella internazionale. Il Sistema industriale viaggia a due velocità: industrie che esportano negli altri paesi europei a prezzi competitivi, e accanto ad esse ci sono industrie arretrate, non competitive, che producono per soddisfare la domanda interna. Nascono i distretti industriali, zone in cui i produttori fanno tutti la stessa cosa, o producono componenti della stessa filiera produttiva, dove operano piccole azienda famigliari. Le aziende famigliari invece trainano il Made in Italy: Veneto, Marche, ecc. creano molto valore e si ha la terza Italia. Prima del 1958 la crescita è trainata dalla domanda interna. È stato l'intervento pubblico a iniettare la ricchezza e la liquidità. Le riforme e la cassa hanno aumentato la funzione di spesa di alcune fascia. Dopo il 1958 la crescita è trascinata dalle importazioni. Avviene il miracolo economico (possibile per un esercito di riserva, molti disoccupati comportano un basso costo del lavoro e tecnologia americana). Avviene lo spopolamento del meridione. Le strade e le ferrovie fatte durante la riforma agraria servono ora per spopolamento del meridione e in seguito del veneto. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag111 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Tra il 1955 e il ‟63, il sistema economico italiano realizzò alcuni obiettivi che consentirono una rapida industrializzazione: A) investimenti produttivi: non fecero aumentare la domanda globale, perché la distribuzione di reddito favorì i redditi d‟impresa, non di quelli da lavoro; B) stabilità monetaria: la lira non si svalutò ma anzi si deprezzò meno. In realtà nei prezzi al consumo vi era la tendenza a crescere, ma i prezzo all‟ingrosso erano stazionari, influendo positivamente sulla competitività delle esportazioni italiane, e la competitività fece crescere la produzione nei comparti dinamici. In questo modo si formarono nuovi posti di lavoro e si polarizzò la crescita industriale in Lombardia, Piemonte e Liguria, scatenando un flusso migratorio dal Mezzogiorno al Nord. La forza lavoro non assorbita emigrò in Europa, mentre quelli rimasti non tutti trovarono impiego nell‟industria, ma molti nel terziario. Il progresso economico tra la fine degli anni ‟50 e primi anni „60 fu tale che aumentarono il PIL, la produttività totale, tassi di risparmio e d‟investimento. Notevole fu anche l‟incremento del commercio internazionale. L‟agricoltura smetteva di essere il settore dominante. Nel triangolo industriale si affermò un‟imprenditoria piccola/media vitale e competitiva. Tutto questo ebbe effetti sulla dilatazione dei consumi e sull‟affermarsi di un nuovo stile di vita. Le città (più che altro del nord industriale) cambiarono volto con i quartieri popolari e primi grattacieli. Nel 1962 dall‟avvio della caduta dei profitti per il rinnovo dei contratti di lavoro nel metalmeccanico, ci fu una riduzione degli investimenti e una dura politica monetaria. La crescita economica era finita. Trasformazioni sociali del miracolo economico: (ultima lezione, non integrata col libro) Migrazione: spostamento delle persone verso le città industriale. Tra il 1955 e il 1961 il flusso migratorio più rilevante dal veneto verso Lombardia e Piemonte. Sia a Milano che a Torino questa manodopera è più apprezzata. Il flusso dal meridione prevale su quello settentrionale si intensifica nel 1961. Lo spreco del denaro pubblico è stata la via per tranquillizzare operai e popolazioni dai problemi di ordine pubblico. Il centro Italia, con i ministeri, attira poca gente. L'immigrazione non ha regole fino al 1961, per poter lavorare serviva la residenza e per avere serviva la residenza. Tutti gli immigrati erano quindi irregolari. La gente si trovava quindi alla mercè. C'erano degli aggiustamenti all'Italia, permessi all'italiana , ecc. Il flusso è torrentizio, milioni di persone si muovono verso il nord e si fermano nelle grandi città. I politici non osservano i piani regolatori, si da l'esca ad un edilizia non funzionale. A Milano si creano le "coree": chi poteva si comprava un terreno che costava poco e vi creavano una cantina. Successivamente, quando stavano meglio creavano un primo piano e nella cantina mettevano le nuove famiglie. E così via. Nel 1960 a Roma c'è circa 1/6 di abitazioni che non dovevano esserci. Si ha quindi uno sviluppo verticale dell'edilizia. Non si osservano i piani regolatori. Chi coglie l'opportunità è fanfani con il PIANO CASA nel 1949 perché capisce che il miracolo economico porterà alla disgregazione delle famiglie. La casa comune era l'ancora materiale che avrebbe tenuto in piedi la famiglia. Tuttavia il piano era insufficiente per andare in contro alle necessità della popolazione. Negli anni del miracolo economico, l'occupazione cala perché cala la manodopera femminile. Il crollo dell'occupazione femminile, fino agli anni 70, è un caso tipicamente italiano. Negli anni del miracolo economico si ha l'atomizzazione della società civile. Aumenta il numero dei singoli. Diminuiscono le famiglie allargate, che però sono più significative al sud e nelle isole dove si è ancora attaccati alla produzione. PROCESSO DI SECOLARIZZAZIONE: spiega perché la chiesa riduce la sua influenza sulla società. Questo processo lo possiamo chiamate così anche per il partito comunista. Non è solo un STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag112 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it allentamento dalla fede ma anche un allentamento dal partito etico. La secolarizzazione è il venire meno del partito chiesa, la DC, e del partito etico. Si inizia a votare il PC. Il voto di protesta è un'altra componente italiana. Tra la fine degli anni 50 e l'inizio degli anni 60 la società è cambiata, sono cambiati coloro che votavano DC e sono aumentati gli operai. La società esprime un desiderio di cambiamento: bisogna inglobare una parte delle nuove forze nuove, operai, all'interno del sistema politico. La DC doveva tirare dentro il partito socialista. Il centro sinistra nasce da una riflessione sulle trasformazioni dell'elettorato, sulla presenza di nuove forze e da un piano internazionale favorevole al centro sinistra. Centro sinistra = democristiani + socialisti. DC ha un forza che avversa l'alleanza mentre la sinistra di fanfani è favorevole all'ingresso dei socialisti. Questo perché si verificano queste cose: Presidenza di Giovanni Gronchi (1955-1962) : fa politica attiva, è favorevole al centro sinistra, alla presenza di un Italia forte nel Mediterraneo (medio oriente- nord Africa ), promuove il disgelo costituzionale. Nel 1948 non vennero attuate le norme percettive. Non c'è l'organo costituzionale. Gronchi promuove la creazione del CSM e della corte costituzionale. Gronchi promuove il disgelo politico e si reca in visita ufficiale in Russia. È il primo presidente che fa il discorso in tv di fine anno. È consapevole del potere dei nuovi mezzi. Egli però non riesce a promuovere la pacificazione tra le due anime del paese. Pubblicazione del discorso di Kruscev che critica i crimini di Stalin L'uneria vuole mollare i patti di Varsavia nel 1956 L'ascesa del papa Roncalli nel 1958, era un pontefice ad interim, aveva più di 80 anni. Egli morì nel 1962 ma lasciò un impronta incancellabile. Pur essendo conservatore, promuove la conservazione di fedi diversi e ha la percezione che la chiesa deva cambiare. Promuove l'azione cattolica. Si stacca un po' la chiesa dal politica. Esiti delle consultazioni elettorali del 1958: DC e socialisti si affermano bene. Il segnale è che si può fare una forte alleanza perché la gente approva. Kennedy nel 1960 viene eletto presidente americano. Grazie all'azione dei suoi consiglieri si fa portatore di un "via libera" verso il socialismo. IL IV GOVERNO FANFANI (febbraio 1962-giugno 1963) Nel 1962 i socialisti non sono ancora ufficialmente al governo ma sostengono astenendosi il governo Fanfani che aveva annunciato un governo di centro sinistra programmatico. Egli fece una serie di riforme: Riforma della scuola, organizza la scuola media unica con il latino opzionale e che poteva consentire a tutti di accedere alle superiori. Si ha la democratizzazione della scuola. PIANO VERDE: serve per svecchiare l'agricoltura rispetto alle esigenze del paese. Questo continuò con il PIANO MANSHOLT. Salta l'ordinamento regionale perché teme l'affermazione di governi regionali rossi. Salta anche la creazione di un'edilizia a costi bassi. Istituzione della politica dei redditi, politica concordata con i sindacati che accettano di contenere le rivendicazioni salariali al di sotto della produttività per sostenere i profitti. alla istituzione di un comitato di studio deputato a proporre un piano di programmazione economica; Ugo La Malfa presenta la Nota aggiuntiva alla Relazione generale sulla situazione economica del paese. Stanziamento delle risorse a meridione. Riforma fiscale che consente di sostenere le entrate delle stato. L‟Efim raccoglie l‟eredità del Fim: le imprese meccaniche sono assorbite dall'entrata pubbliche. Nazionalizzazione dell‟energia elettrica: le aziende ex-elettriche si impegnano nella diversificazione settoriale. Lo stato avrebbe dovuto nazionalizzare perché le tariffere sarebbero scese e si sarebbe portata a tutti l'energia elettrica. Si voleva con questo controllare tutte le distribuzioni di energia elettrica ed energia ed energia atomica (CLEN). Nel 1962 viene creato l'ENEL che nazionalizza le vecchie imprese pubbliche e assorbe quelle provate. Ma ci sono anche imprese private a cui arrivavano molti soldi di indennizzi. MONETECATINI, nel 1966 la EDISON si fonda con la Montecatini per evitare la concorrenza e nasce ma MONTEDISON. Si scontrano però le due visioni. La creazione di questo colosso scontenta l'ENI STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag113 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it che potrebbe affrontare seriamente la concorrenza ed investire in tecnologia. Dal piano Marshal si utilizza manodopera poco qualificata e a basso costo. L'Eni non investe ma compra una quota della MONTEDISON. La svolta del 1963 Il 1963 rappresenta un punto di svolta: il costo del lavoro aumenta più della produttività con il conseguente calo di competitività delle produzioni nazionali e deficit della bilancia delle partite correnti. Aumenta il potere d'acquisto dei lavoratori che consumano di più, aumentano le esportazioni e le importazioni . Si crea un deficit che diventerà strutturale. Nel 1964 la crescita riprende ma cala il tasso di accumulazione. Si avrebbe dovuto investire ma invece si sono portati i soldi all'estero. Il miracolo economico sconta alcune dei suoi limiti originari: la strutturale insufficienza della agricoltura, l‟inadeguatezza degli investimenti, la concentrazione territoriale L‟aumento dell‟inflazione spinge le autorità monetarie ad operare una stretta deflativa. Si aumenta il costo del denaro, aumentando il tasso di sconto. Il governo Moro (che comprende per la prima volta i socialisti) aumenta il peso dell‟imposizione indiretta mentre l‟introduzione di una imposta sui dividendi azionari trasforma il mercato mobiliare: aumenta il peso delle obbligazioni. Sono imposte sui consumi, con lo stesso reddito si consuma meno. Le “occasioni mancate” L‟esito della manovra è positivo e la crescita può riprendere, ma ci sono luci e ombre: la classe politica ha perso l‟occasione di sfruttare la favorevole congiuntura per impostare con chiarezza il ruolo dello stato nella programmazione dello sviluppo. L‟impresa pubblica accresce ulteriormente il suo peso mentre entrano in funzione alcune centrali nucleari.(Italia è al terzo posto nella produzione dell'energia nucleare. Lo stato entra in imprese private come l'olivetti. Rimane importante la produzione dell‟acciaio da parte dell‟industria pubblica strettamente complementare alla produzione dell‟industria meccanica (sp. Fiat) Aumenta il peso del terziario. La fine della Golden Age Alla fine degli anni Sessanta le rivendicazioni dei lavoratori sfociarono in miglioramenti generali e in un aumento delle retribuzioni ampiamente superiore a quello della produttività • Nel 1971 crolla il sistema di Bretton Woods : finisce il sistema di cambi fissi e nel 1972 nasce il serpente monetario (Studiare questi temi qui pp. 255-256 e nota) mentre nel 1973 la guerra del Kippur scatenava la reazione dei paesi aderenti all‟Opec: il governo Rumor vara un piano di Austerity. Per la prima volta si fa strada l‟idea che lo sviluppo potesse finire (mentre emerge l‟idea che l‟ambiente non possa sostenere indefinitamente certi ritmi di crescita industriale) • Emergono nuovi paesi produttori le cui esportazioni colpiscono l‟export italiano • La crescita economica rallenta, la grande impresa fordista si destruttura adottando pratiche di outsurcing. Si consolidano i distretti industriali perché il costo del lavoro era troppo alto. Negli anni 70 si ha una ristrutturazione dei sistemi industriali nazionali. • La spesa pubblica aumenta ma senza innescare alcun circuito virtuoso. Cresce invece l‟inflazione e la Banca d‟Italia attua una politica restrittiva: ne 1974 si registra una grave crisi connotata da stagnazione più inflazione che continua nel 1975 anche se la forza dei sindacati impedisce che essa si scarichi sui salari. Nel1975 si accetta un incremento salariale che innesca una spirale di inflazione a cui non si riesce a mettere ordine ne con il prelievo fiscale ne con la spesa più ampia dello stato. Non si pianifica un rilancio dell'economia. In questa fase rientra in crisi l'Italia industriale. Intanto la tenuta delle istituzioni viene messa alla prova dallo stragismo. COCLUSIONE: lo stato economico è finito perché ormai l'economia e globalizzata. La globalizzazione è una sfida. La tecnologia informatica ha imposta una sfida nuova: la rete ha creato un nuovo mondo di far finanza. Chi poteva si è arricchito usando questi strumenti. Mentre l'economia reale non può far essenza all'economia reale, l'economia reale non può far fronte STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag114 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it all'economia. Dobbiamo essere grandi per mettere dei paletti. La via per venire fuori è crescere. L'Europa ha ancora un ruolo di rispetto. Dobbiamo sperare in una coesione più grande. Su quest‟ultima lezione riassumendo il Pecorari (tratto dal riassunto di Riccardo Zebrino): Capitolo IX LE OCCASIONI MANCATE La battuta di arresto del 1963 mentre gli anni del “miracolo” erano stati contraddistinti da: - elevati investimenti produttivi - stabilità monetaria -equilibrio nei conti con l'estero Il decennio successivo fu segnato da aspre lotte fiscali che determinarono un aumento del costo del lavoro che costrinse le imprese a fare dei tagli per tornare ad essere competitive. nel 1963 si assistette ad un inceppamento della crescita economica inoltre tra il 61 e il 63 le retribuzioni crebbero di un ritmo più che doppio rispetto alla produttività, cominciarono quindi a risultate non competitive le imprese. Si venne a creare un grande squilibrio commerciale dato che aumentavano le importazioni anche per la maggiore spesa che il lavoratori potevano effettuare (perchè con salari maggiori). Altro problema rappresentò il deficit dell'agricoltura che andò a sommarsi agli interventi dell'imprenditoria che per recuperari i margini perduti scaricava tutto sui prezzi dei prodotti Riassumendo, i problemi nel '63 erano: -squilibrio dei conti esteri -aumento dei consumi e dei prezzi -situazione occupazionale ormai satura nei centri industriali del Nord Le autorità monetarie (che durante a tutto il '62 aveva immesso liquidità) dovevano far fronte : -all'inflazione con una manovra restrittiva -alle aspettative di svalutazione con una contrazione della domanda globale dal 63 al 64: Governo Moro: -rafforzo dei controlli sul bilancio dello Stato e degli enti locali -provvedimenti fiscali sull'aumento dell'imposizione indiretta e sulla compressione dei consumi Entrambi gli interventi risultarono rapidi e di straordinaria efficacia. Nel frattempo il rapporto tra salari e produttività si ridusse. Riprese vigore il processo di crescita e dimostro che lavoro e capitale non fossero risorse illimitate (come si credeva durante il miracolo). L‟ Industria italiana non era uscita ancora dai comparti tradizionali e faticava a mantenere il passo con il progresso tecnologico,e anche la sua espansione era limitata a poche aree. Contrariamente agli effetti sperati, la presenza della nuova coalizione di centro-sinistra al governo non aveva effettivamente provveduto allo svolgimento di alcuna azione programmatoria che prevedesse investimenti sociali adatti.Il crollo degli investimenti ebbe conseguenze sul livello occupazionale Le contraddizioni degli anni Sessanta Gli anni 60 costituirono la stagione delle occasioni mancate: -non si seppe cogliere l'opportunità di rilanciare il processo di sviluppo economico o di attenuare gli squilibri storici nazionali -la crescita del miracolo non era stata accompagnata da un adeguato processo di trasformazione delle istituzioni economiche, né da una precisa fissazione del ruolo dell'impresa Caratterizzante fu l'avvio del processo di industrializzazione (le imprese cercavano aumenti di produttività), vi furono diverse fusioni al fine di raggiungere una migliore efficienza. Peculiare era anche l'intervento dello Stato ( che talvolta provvedeva solo a salvare l'industria privata in crisi) Assieme alla Eni nacque anche la Efim (Ente partecipazioni e finanziarie industria manifatturiera), che collaborò anche ai piani per lo sviluppo del Sud nel 1964 si giunse all'unificazione dei servizi telefonici Al processo di espansione dell'impresa pubblica partecipò anche l'Iri che potenziòle proprie attività in quanto a: -meccanica -siderurgia -cantieristica STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag115 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it la vecchia Sme (Società meridionale di elettricità) appartenente al gruppo Iri, si trasformò nel principale gruppo alimentare italiano. Con la ristrutturazione industriale vi è una contrazione dei profitti, diminuiscono quindi i metodi di finanziamento: il sistema creditizio diventa quindi “bancocentrico”, costituiva quindi ne rivolgersi agli istituti di credito mobiliare che si approvvigionavano emettendo obbligazioni acquistate da -risparmiatori -banche di credito ordinario Vi furono in quegli anni incrementi grandi anche nel comparto siderurgico , che si pose al servizio dell'industria meccanica. Questa assoribiva un terzo degli addetti del manifatturiero, costituiva inltre il nucleo del sistema industriale italiano (industria automobilistica, sesto produttore al mondo nel 1969 con la Fiat). Accanto la comparto automobilistico crescono: -motociclette -macchine agricole -macchine operatrici E assieme: -macchine da scrivere, armi da fuoco ecc...costruzioni navali Determinante anche l'apporto dell'industria chimica: -distillazione e raffinazione di olii minerali -produzione di acidi e fertilizzanti e antiparassitari Continua a mantenere una posizione di riguardo l'industria tessile Necessità di industria elettrica dato il maggiore fabbisogno di energia dopo l'espansione economica del secondo dopoguerra (vennero realizzate tre centrali nucleari) Trasformazioni nella struttura fondiaria e nei rapporti di produzione -indebolimento della piccola proprietà contadina -contrazione della superficie agraria utilizzata -incremento della meccanizzazione -agricoltura deteneva una quota sempre decrescente del prodotto nazionale Governo Moro vara il secondo piano verde (1966): -incentivare la meccanizzazione -ridurre i costi di produzione -riorganizzare i mercati agricoli 1968: Comunità Europea approva il l'ammodernamento delle aziende agrarie Piano Mansholt : realizzazione di interventi strutturali per negli anni 60: assistiamo a un'espansione del settore terziario ( i suoi occupanti per la prima volta superano quelli del secondario) aumenta il personale della P.A. Sviluppo di diverse attività legate a commercio e trasporto con apertura di due importanti trafori alpini. Turismo beneficia dello sviluppo infrastrutturale. Rafforzamento delle attività alberghiere grazie all'intervento statale La fine dell'età dell'oro In quel momento l'economia italiana era ancora in positivo, il cui equilibrio era però compromesso da due problemi: -progressivo peggioramento delle condizioni dei lavoratori -le tensioni valutarie -crescita prezzi di MP e combustibili Con il settembre del 69 comincia “l'autunno caldo” (intensi scontri sociali). le agitazioni conducono a Conquiste di tipo: -economico -normativo Tali istanze vennero formalmente recepite nello Statuto dei Lavoratori (1970) -diritti fondamentali -libertà di organizzazione della rappresentanza sindacale Contemporaneamente allo shock salariale vi fu il crollo di BW e la fine del basso costo delle MP: nei primi anni 60 il dollaro perse valore storico di moneta di riferimento, dopo l'abbandono del G dollar S, inoltre gli Usa non possono più garantire la sua convertibilità in oro. STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag116 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it Gli Usa dovettero fronteggiare -vistosa crescita dei prezzi -minore competitività industriale. entrambi i fattori determinarono un profondo deficit nella bilancia commerciale (con conseguente ondata speculativa nei confronti del dollaro). -dilagare dell'inflazione -presenza di una sensibile domanda di liquidità a livello internazionale Indussero Nixon a violare gli accordi di BW del 1944: abbandonando unilateralmente la parità aurea e svalutando il dollaro rispetto al metallo giallo. Il che determinò la fine del sistema di cambi fissi 1973:petrolio aveva ruolo fondamentale nelle economie dei Paesi industrializzati, evidenziando la vulnerabilità di chi non lo possedesse: in seguito alla Guerra dello Yom Kippur i produttori di greggio aderenti all'Opec decisero per la sua graduale riduzione, determinando una salita dei prezzi. Questo avvenimento insieme alla caduta di BW determinarono la formazione di tre grandi macro aree economiche e valutarie: -Stati Uniti -Germania Occidentale -Giappone Insieme a queste vi fu l'avvento dei cosiddetti Nic (New Industrializing countries) che misero a dura prova l'economica italiana (soprattuto l'industria leggera) Di fronte ad un sempre maggiore crisi industriale, venne a formarsi una nuova impostazione volta a : -ridurre le rigidità create dalla forza contrattuale dei lavoratori -rispondere adeguatamente alla concorrenza basata soprattutto su elementi di innovazione e variazione del prodotto (abbandono del modello fordista basata sui vantaggi dell'impiego di grandi misure di operai) La nuova parola d'ordine diventa la flessibilità da attuarsi attraverso una destrutturazione.Nel caso dell'Italia si andò anche verso una deflagrazione delle attività produttive in imprese di piccole dimensioni (iniziano quindi a proliferare in diverse regioni numerose imprese nate come iniziative autonome) Il Problema dell'industria pesante era invece l'acquisto di mezzi finanziari a basso costo dal momento che aumenti di produzione venivano registrati con investimenti poderosi (qui l'occupazione cresceva lentamente) Tra Espansione e Recessione Imprese avviano processi di ristrutturazione produttiva a seguito di: -crisi monetaria internazionale -concorrenza dei Paesi emergenti -Primo shock petrolifero -Nuovo incremento del costo del lavoro Fase espansiva si era esaurita nel 71, quando venne raggiunto il più basso tasso di crescita reale del PIL dagli anni 50 (1,6 %) Problemi anche riguardanti la disoccupazione per via della crisi del settore edilizio. Si ebbe una crescita della spesa pubblica che tuttavia non fu sufficiente a stimolare la ripresa economicamente. Tuttavia ciò non impedì la crisi fiscale dal momento che il gettito non riusciva a coprire l'incremento della spesa pubblica Nel febbraio 1973: autorità monetarie furono costrette ad abbandonare la difesa della parità ufficiale e dopo un piccolo periodo in cui provarono a praticare una politica di cambi multipli, dichiararono la lira “valuta fluttuante”, tale fluttuazione venne accompagna da una disastrosa inflazione Il secondo governo Andrenotti per farvi fronte tenne sotto controllo i conti dello Stato e bloccò i prezzi dei beni a largo consumo A questo punto la Banca d'Italia varò una politica moderatamente restrittiva che prevedeva: -innalzamento del tasso di sconto -introduzione del “vincolo di portafoglio”: imposizione alle banche di destinare parte degli impieghi in titoli di Stato o garantiti dallo Stato Il che si tradusse in : -crescita dei titoli del tesoro -diminuzione degli impieghi a favore delle imprese la crisi petrolifera si fece sentire parecchio in Italia dal momento che : -altissima concentrazione degli impieghi indusstriali de greggio -la produzione energetica poggiava prevalentemente sul petrolio Governo comprese l'urgenza a ridurne gli approvvigionamenti esteri, così fu fatto, accettando le riadute sul piano della produzione e dell'occupazione STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag117 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it 1973: una politica di aggiustamento proposta dal governo Rumor “piano di austerity” prevedeva misure destinate a fronteggiare l'emergenza petrolifera, ad esempio: -chiusura anticipata di negozi e uffici pubblici -meno illuminazione pubblica -blocco della circolazione automobilistica nei giorni festivi La crisi determino problemi: -sul versante economico -nell'immaginario collettivo Portarono al manifestarsi dei primi segnali di crisi politica Bisognava far fronte a crisi e contestazione operaia (oltre che alle varie manifestazioni). Era in gioco anche la sopravvivenza delle istituzioni democratiche dato che si verificò una frequenza impressionante di atti terroristici (piazza Fontana,Milano 1969). Psi e Dc si dimostrarono favorevoli a un nuovo centro-sinistra organico guidato dal democristiano Mariano Rumor (godeva dell'appoggio di socialisti, solcialdemocratici e repubblicani). nel 74 ebbe inizio una delle più gravi recessioni del dopoguerra : caratterizzata dalla stagflazione (un mix di inflazione e stagnazione). Era una cosa precedentemente ritenuta impossibile dato che la stagnazione era dovuta all'eccessiva produttività accompagnata dalla caduta dei prezzi. Si verificarono quindi: -aggravamento della crisi occupazionale -impennata dei prezzi delle MP Il tutto accompagnato da una svalutazione della lira (si creò un forte differenziale rispetto agli altri Paesi industrializzati) e da un'aumento delle esportazioni (dovuta ad un'eccesiva concentrazione sulla domanda interna). Per evitare la bancarotta la Banca d'Italia attuò una stretta creditizia (protratta fino al 75) quando venne iniettata nuova liquidità nel sistema. Nel 1974 fu istituita la Consob (commissione nazionale per le società e la borsa) con lo scopo di: -fornire ossigeno alle imprese (nella raccolta di capitale di rischio) -regolamentare il mercato borsistico Si manifestò la crisi in tutta la sua gravità nel 1975 quando il Pil evidenzio una crescita reale negativa per la prima volta dopo il dopoguerra. -Debito estero pesante -Debito interno crescente (alimentato da una spesa pubblica in continua espansione e da un rallentamento nella progressione delle entrate) I sindacati impedirono però che il peso si scaricasse sui salari. Un accordo (guidato da Agnelli) tra Confindustria e le organizzazioni sindacali determinò una rivalutazione del meccanismo di indicizzazione, ciò determinò però una spropositata crescita dei salari nominali che portò necessariamente all'inflazione penalizzando le imprese. E ciò avveniva nel momento in cui bisognava : -risanare molte imprese (crisi della siderurgica e chimica) -liberare le banche dall'obbligo di emissione di crediti di dubbia esigibilità -sviluppare un mercato dei capitali e un circuito finanziario adeguati alla dimensione industriale del Paese In questo momento il sistema delle partecipazioni statali raggiunse il suo punto di massima espansione nel momento in cui la formula di Stato imprenditore venne messa in discussione STORIA ECONOMICA r-z 12/13 pag118 MARTINA& ILARIA –http://www.sharenotes.it