Mi considero infantilmente apolitico».
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Mi considero infantilmente apolitico».
«Mi considero infantilmente apolitico». Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. di Andrea Vighi Vorrei aprire questo mio intervento con un’affermazione di Alfonso Berardinelli atta a definire la funzione dell’intellettuale. Queste le sue parole: Il compito dell’intellettuale, come di chiunque altro, è parlare, pensare, e agire dentro la misura di quello che la vita quotidiana gli impone.1 Ebbene, alla luce di questa definizione, procedendo a ritroso nella storia della letteratura e del giornalismo, il mio pensiero non ha potuto fare a meno di soffermarsi per un momento sull’esperienza giornalistica di Pier Paolo Pasolini. Egli, con le sue collaborazioni al «Corriere della Sera», ha infatti dimostrato di essere stato uno dei più attivi intellettuali degli anni Settanta. I suoi testi, inizialmente dedicati ad argomenti di carattere culturale, erano ben presto diventati spazi di cui l’autore si era potuto avvalere per intervenire direttamente sulle più delicate questioni riguardanti la politica e la società del tempo: "mutazione antropologica", divorzio e aborto per citarne solo alcune. Inoltre, intensificando i suoi appelli ai lettori aveva cercato di rendere questi ultimi sempre più partecipi della realtà che stavano vivendo. Pasolini si era dunque calato completamente nella res publica e, tentando di trovare nel pubblico una solidarietà intellettuale, aveva cercato di agire su di essa. Come egli stesso aveva affermato,2 aveva dunque cercato di agire da intellettuale. 1 Alfonso Berardinelli, Ci metto la testa, in «Il foglio quotidiano», anno XVI, n. 164, 11 luglio 2009, p. VII. Il riferimento è all’articolo Il romanzo delle stragi, apparso il 14 novembre 1974 sul «Corriere della Sera» con il titolo Che cos’è questo golpe. 2 1 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. Alla luce dell’emblematica esperienza pasoliniana sorge allora spontanea una domanda: Tondelli può essere considerato a diritto un intellettuale – uno scrittore impegnato – al pari di Pasolini? Per cercare di rispondere a questa domanda nel modo più esauriente possibile è necessario prendere in considerazione alcuni passi di Un weekend Postmoderno. Questo perché l’opera ha avuto la finalità – prima sotto forma di singoli articoli apparsi su svariate pubblicazioni, poi sotto forma di corpus unitario – di rappresentare al pubblico dei lettori la realtà offrendone una possibile chiave interpretativa. Il Weekend occupa dunque una posizione chiave nell’esperienza sociale dell’autore in quanto è un testo che ha idealmente chiuso un’epoca fornendone un esemplare riepilogo: concepito dall’autore come compendio della propria produzione giornalistica, presenta al suo interno decisive considerazioni riguardo la società, la cultura e la politica degli anni Ottanta. Ed è proprio per questo che l’analisi del rapporto Tondelli-impegno deve necessariamente tenere conto del particolare periodo storico in cui l’autore si era trovato ad operare. Infatti, se nel decennio precedente l’interesse degli scrittori era principalmente rivolto alle ideologie e alla politica, ora, negli anni del riflusso, veniva dirottato sulla cultura e sulle sue molteplici forme. Uno slittamento d’interesse che ci è stato confermato dallo stesso Tondelli, che in un’intervista aveva dichiarato: Mi considero infantilmente apolitico, con la perversione del bambino amorale che "non conosce". Questo non vuol dire che io sia uno scrittore disimpegnato, perché credo che ci sia un risvolto sociale nei miei libri. Essere impegnato per me vuol dire far scoprire cosa significa seguire la propria natura ed il proprio istinto, saper essere sinceri con se stessi e pieni di desiderio e di voglia di amare e di cambiare il mondo, anche se io non posso dire in che modo.3 3 Fulvio Panzeri, Generoso Picone, Tondelli. Il mestiere di scrittore: Una conversazione-autobiografia, Ancona, Transeuropa, 1994, p. 58. 2 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. Quello dello scrittore era dunque un vero e proprio rifiuto della politica e delle ideologie, una chiusura dettata dalla volontà di stare incondizionatamente dalla parte dell’arte. Arte che, secondo il suo modo di vedere le cose, doveva essere incentivata e non ostacolata da chi si trovava al potere. Proprio tale convinzione era stata alla base di un’intervista, pubblicata nel 1985 sulla terza pagina del «Corriere della Sera»,4 che aveva tra le varie finalità quella di permettere ai rappresentanti di una compagnia teatrale di difendersi da alcune accuse che erano state mosse loro in seguito alla messa in scena di uno spettacolo. Nell’estate di quell’anno, infatti, in occasione del Festival di Santarcangelo di Romagna, i Magazzini Criminali avevano rappresentato la pièce intitolata Genet a Tangeri in un macello comunale, facendo coincidere il brano sull’eccidio dei palestinesi di Sabra e Chatila con l’abbattimento – per altro già programmato – di un cavallo per mano degli operai del macello. Ne era subito nata un’accesa polemica a livello nazionale scaturita dal fatto che, benché la compagnia si fosse avvalsa di un animale dal destino già segnato, per alcuni la strumentalizzazione di quell’esperienza di morte si era rivelata uno spettacolo moralmente inaccettabile.5 L’idea tondelliana di dare voce a coloro che erano stati attaccati non raggiunse però i risultati sperati. Tanto che cinque anni dopo, durante la lavorazione alla stesura definitiva del Weekend, l’autore avrebbe aggiunto all’intervista una malinconica nota che riassume gli avvenimenti come segue: 4 L’intervista è stata successivamente raccolta dall’autore in Un weekend postmoderno nel capitolo intitolato Magazzini della sezione Fauna d’arte, in Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta, Milano, Bompiani ("Tascabili"), 2005, pp. 189-275, (prima edizione: 1990). 5 Tra i detrattori dell’opera si può ricordare il critico Roberto De Monticelli, il quale, dalle colonne del «Corriere della Sera», si era scagliato violentemente contro le dichiarazioni rilasciate nella suddetta intervista da Sandro Lombardi, componente storico dei Magazzini. 3 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. In seguito al gioco al massacro esercitato dalla quasi totalità della critica italiana dopo la recita santarcangiolese di Genet a Tangeri, i Magazzini si trovarono completamente isolati, privati del loro stesso teatro, senza finanziamenti, e terra bruciata attorno. […]. A ricordare quegli avvenimenti, cinque anni dopo, ho la netta sensazione che i Magazzini abbiano rivestito, quasi paradigmaticamente, il ruolo del capro espiatorio.6 Anche questa è una testimonianza di quanto Tondelli avesse a cuore quel fenomeno in crescita che negli anni Ottanta aveva preso il nome di "nuovo teatro italiano". Un amore che lo aveva portato dapprima a difendere i Magazzini da un vero e proprio linciaggio mediatico e successivamente a dolersi ancora, nonostante fosse passato un lustro, delle angherie che quella compagnia aveva dovuto subire: Come fu chiaro dai molti, e deliranti interventi che si susseguirono nell’estate del 1985, colpendo loro [i Magazzini], ostracizzandoli, insultandoli senza cercare minimamente di capire, in realtà si tagliavano le gambe a tutto il nuovo teatro italiano […].7 Questo affetto e questa ammirazione dell’autore nei confronti dei principali esponenti di quella che allora si stava delineando come una vera e propria rivoluzione artistica possono essere rinvenuti anche nel suo desiderio di condurre per il «Corriere della Sera» un esperimento assolutamente nuovo, che doveva raccogliere in cinque interviste altrettanti protagonisti del mondo dello spettacolo, della moda e dell’arte. Un desiderio rimasto però parzialmente inesaudito dato che le uniche due interviste che l’autore era riuscito a pubblicare erano state proprio quella ai rappresentanti dei Magazzini Criminali e quella al pittore Carlo Maria Mariani,8 entrambe raccolte nel Weekend. Ma l’opera ospita anche un altro chiaro esempio dell’impegno tondelliano nei riguardi della cultura, in questo caso specifico alle arti figurative. Nella sezione Giro in provincia si può infatti trovare uno scritto del dicembre del 1988 che tratta della quarta edizione del festival 6 Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno, cit., p. 236. Ibidem. 8 Anche quest’ultima raccolta nella sezione Fauna d’arte di Un weekend postmoderno, cit., pp. 257-262. 7 4 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. internazionale di Teatro in TeleVisione e in Video che si era tenuto a Riccione tra il 7 e l’11 di quello stesso mese. Qui l’autore non si limita a parlare della manifestazione in modo cronachistico ma, quasi come se in lui fosse ancora vivo il dispiacere provocato dalle vicissitudini passate dai Magazzini, e con il conseguente desiderio che tutto ciò non si ripetesse in futuro, decide di chiudere il suo articolo con un monito indirizzato a coloro che avrebbero dovuto fare di tutto per sostenere il mondo dell’arte, ma che, in quegli anni, si stavano nei fatti sottraendo a questo impegno: Chi si deve preoccupare di fare circolare queste opere? La RAI? Le università nei dipartimenti di storia dell’arte o storia del teatro? I grandi festival estivi? Resta il fatto che si sta costruendo, in questi anni, un patrimonio di immagini e sperimentazioni legate al teatro e al video che sarebbe assolutamente stolto trascurare e lasciare alla deriva.9 Difesa dei Magazzini, progetto divulgativo per il «Corriere della Sera», promozione delle arti visive: tre fulgidi esempi di impegno diretto (o tondelliano?) finalizzato alla promozione dell’arte. Ma torniamo per un attimo alle parole di Berardinelli: Il compito dell’intellettuale […] è parlare, pensare, e agire dentro la misura di quello che la vita quotidiana gli impone.10 Ebbene, nel Weekend è molto forte la dimensione sincronica che questa definizione vede come caratteristica principale della sensibilità dell’intellettuale. Del resto durante la lettura si nota subito quanto Tondelli abbia parlato in modo molto approfondito della società a lui contemporanea. Ma questo gli è stato possibile grazie al suo impeccabile spirito 9 Ivi, p. 579. Alfonso Berardinelli, Ci metto la testa, in «Il foglio quotidiano», anno XVI, n. 164, 11 luglio 2009, p. VII. 10 5 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. d’osservazione. Non è dunque un caso che il Weekend assuma in più punti i connotati di una precisa e approfondita indagine antropologica. Pare emblematico l’incipit di Storie di gente comune, sezione di Scenari italiani, in cui l’autore propone ironicamente una speciale versione di neorealismo da usare come chiave di lettura per la società degli anni Ottanta: Gente che costituirebbe a prima vista una massa anonima ma che, se indagata con solo un poco di attenzione, riserverà molte sorprese e curiosi aneddoti: insomma, gente di cui vogliamo raccontare per rendere il doveroso tributo allo zavattiniano incanto del quotidiano che da sempre ci avvince, come se ci trovassimo, insomma, in un travolgente remake neorealistico […].11 Come gli scrittori o i cineasti di quel particolare periodo artistico – il neorealismo – lo scrittore si era dunque proposto di vivere intensamente la contemporaneità cercando di registrare, allo stesso tempo, tutto quello che colpiva la sua attenzione. Volendo quindi riportare coerentemente la moltitudine di informazioni che ne derivava, aveva pensato la propria opera come lo specchio di un universo frammentato in cui l’uomo non sarebbe più stato uomo ma uomo-massa e in cui il narratore non avrebbe più trattato un’unica storia, ma ne avrebbe inevitabilmente possedute varie e molteplici. Ed il particolare meccanismo che stava alla base della percezione di questo caleidoscopio di esperienze è ben riscontrabile in un passo di Giro in Provincia in cui l’autore racconta di un viaggio in treno verso Udine intrapreso nel 1988: […] sono in uno di quei momenti di non presenza a me stesso, uno di quegli istanti in cui la stanchezza e lo spiazzamento agiscono come una droga, attimi in cui non ho volontà, mi lascio guidare, sospingere, urtare. Sono completamente aperto all’esterno, senza più valvole, senza pensieri. Registro tutto, tutto mi colpisce in questo scendere la corrente coi nervi aperti.12 11 12 Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno, cit., p. 47. Ivi, p. 572. 6 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. Similmente a Pasolini, che aveva idealmente inaugurato l’inizio degli anni Settanta e di Scritti corsari con il «Discorso» dei capelli, anche Tondelli aveva dunque deciso di applicare questa sua particolare tecnica della percezione al mondo giovanile. Così era nato un testo, emblematicamente datato 1980, che può essere considerato come un vero e proprio atto critico nei confronti di quel mondo. O meglio, ad una parte di esso. Il riferimento è a Mondoradio, primo capitolo della sezione intitolata Frequenze rock, dove l’autore ripropone il tema pasoliniano dell’abbrutimento e dell’insensatezza giovanile. Nelle prime righe del testo si parla quindi di discoteche, luoghi che stavano diventando sempre più popolari tra la "fauna di provincia" e che si differenziavano dalle "vecchie balere" in quanto, dato il volume assordante della musica, lì non era più possibile alcun tipo di comunicazione verbale. L’unica forma possibile di relazione finiva allora per essere quella che si basava sull’esteriorità, dunque sui vestiti e sull’aspetto fisico, e che aveva come risultato finale una spersonalizzazione dei ragazzi: […] migliaia di sedicenni sembrano bramosamente inseguire più un abbruttimento collettivo che una reale esigenza di incontri […]; […] in sostanza, il fare gruppo e spersonalizzarsi in mucchio sembrano l’unico modo per allacciare la propria individualità alle altre: inseguire, cioè, il mito sgradevolissimo e abbruttente di una pattumaglia giovanile come unica forma rappresentativa dell’immaginario collettivo under 20.13 Nonostante le dure parole, sono considerazioni come queste che ci testimoniano un forte interesse dell’autore nei confronti dei fenomeni del mondo giovanile degli anni Ottanta. Del resto per Tondelli queste tendenze venivano direttamente influenzate dalla "fauna", e la "fauna" finiva a sua volta per esserne condizionata. A questo proposito ci si può ricordare dello scritto intitolato Tie Society, nel quale l’autore si sofferma sulla moda. Dapprima egli elenca minuziosamente le varie qualità di cravatte indossate dai ragazzi che popolavano le serate fiorentine: 13 Ivi, p. 279. 7 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. A Firenze, […], i più accorti, […] usano […] indossare la cravatta al di sopra del colletto della camicia, […], prediligendo fantasie cachemire su losanghe, pois su camicie stampate, azzardando addirittura cravatte color salmone su sfondi amaranto, o disegni color lilla sul turchese o sul giallo canarino e fluorescente.14 Ed in seguito, è come se fosse riuscito ad estrapolare le abitudini di quegli stessi giovani proprio dallo strano modo con il quale essi portavano la cravatta: Inoltre, i bravi signorini dalle lunghe notti assolutamente astemie e senza sesso, costituite solo da vagabondaggi in auto e lunghe chiacchierate ironiche e pettegole, hanno inventato un nodo che proprio nodo non è.15 Eccellente spirito di osservazione unito ad una acuta capacità critica: Tondelli possedeva due delle più importanti qualità che un intellettuale dovrebbe avere. Ma un intellettuale non può essere considerato tale se non riesce a fare seguire a queste due abilità anche l’azione. Ebbene, Tondelli ha anche agito, incarnando in questo modo, e perfettamente, il ruolo di scrittore impegnato. Ha infatti reso addirittura fisico – portando i segni sul volto e sul corpo di notti insonni e intere giornate passate alla scrivania - il suo impegno nei confronti dell’indagine sulle scritture giovanili. Un interesse che avrebbe dato vita al tanto insolito quanto encomiabile progetto chiamato Under 25. L’idea tondelliana di partenza era quella di creare un laboratorio di scrittura che avrebbe dovuto coinvolgere gli aspiranti giovani scrittori di tutta Italia. Così, dopo aver pubblicizzato su varie testate l’intento di raccogliere testi scritti da giovani al di sotto dei venticinque anni, lo scrittore aveva cominciato ad instaurare con alcuni di loro un rapporto epistolare che lo 14 15 Ivi, pp. 193-194. Ivi, p. 194. 8 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. avrebbe condotto alla scelta di alcuni racconti e poesie pubblicati successivamente, tra il 1986 e il 1990, in tre volumi. Ma perché chiamare in causa proprio dei giovani alle prime armi? Semplicemente perché questa scelta avrebbe dato voce a quella particolare fase della vita, situata tra l’adolescenza e la maturità, che è costituita da un mondo fatto di esami di maturità, servizi militari, università ed esperienze sentimentali. La preferenza poi, all’interno di tale periodo, degli "scarti generazionali" portava con sé implicazioni ancora più profonde: Quindi non più look generation, video generation o altre cialtronate simili, non più etichette e marche di abbigliamento, ma piuttosto osservazione degli scarti, del non firmato, del non etichettato, del non colorato.16 In questo modo Tondelli si era rivolto ancora una volta, e direttamente, alle nuove generazioni – i giovani degli anni Ottanta, quei giovani che però non si spersonalizzavano nelle discoteche di provincia – cercando di renderle protagoniste di un messaggio di speranza: L’esperienza giovanile degli anni Settanta, suicidatasi per gran parte in fenomeni di illegalità e di tossicomania, ha fatto il deserto. Ma in quell’ansia distruttiva, suo malgrado, non è riuscita a strappare quel fiore. Quel fiore è lì, adesso. Quel fiore siete voi.17 Ma quel fiore, per crescere, doveva trovare un adeguato terreno. Ecco allora che la scrittura, la musica e l’arte insieme dovevano diventare cibo necessario e vitale. Così, di fronte al disorientamento di alcuni giovanissimi che avevano chiesto cosa poter osservare, cosa poter leggere, quali artisti poter frequentare, Tondelli aveva risposto in modo molto preciso, da maestro: I classici. I classici del romanzo […], i classici dell’arte […], i classici del cinema comprese le neoavanguardie degli anni sessanta come la Nouvelle Vague o il Free Cinema.18 16 Ivi, p. 333. Ivi, p. 324. 18 Ivi, p. 327. 17 9 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli. Ebbene, alla luce di questo fulgido esempio di scrittore appassionato, innamorato e dedito all’arte, possiamo affermare che quello che ora abbiamo dinanzi agli occhi è il panorama di un mondo delle idee in totale disfacimento in cui il vero scrittore-intellettuale, che un tempo non esitava a muoversi in totale autonomia sferrando all’occorrenza duri attacchi contro il sistema, è stato soppiantato da una sorta di inerte controfigura, sempre alla ricerca di successo economico e di fama mediatica. L’auspicio è dunque quello che l’intellettuale torni a "sporcarsi le mani" con la realtà, recuperando il proprio irrinunciabile ruolo di produttore di sapere nonché divulgatore di conoscenza. Proprio come ha fatto in vita e come sta continuando a fare attraverso le sue opere Pier Vittorio Tondelli. 10 Seminario Tondelli, nona edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 11 dicembre 2009. Intervento di Andrea Vighi :”Mi considero infantilmente apolitico”. Nuove forme di impegno in Pier Vittorio Tondelli.