Don Lorenzo Milani a Trepalle (1946-1947)
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Don Lorenzo Milani a Trepalle (1946-1947)
Don Lorenzo Milani a Trepalle (1946-1947) 36 pittura con il tedesco Hans Johann Staude e nel 1942 si iscrisse a Brera. Tornato a Firenze si dedicò alla pittura sacra e poi ad uno studio sulla liturgia. Nel 1943 entrò nel Seminario il Cestello, sulla riva sinistra dell’Arno. Ordinato sacerdote nel 1947, fu coadiutore a San Donato di Calenzano, un grosso borgo vicino a Prato, fino al 1954, e là aprì una scuola serale centrata sull’insegnamento della lingua e sul dibattito. 37 di Stefano Zazzi L orenzo Milani nacque a Firenze nel 1923, ma frequentò le scuole a Milano dove la famiglia si era trasferita. Fu battezzato all’età di otto anni durante le per- secuzioni razziali. Frequentò il ginnasio e il liceo classico al “Berchet”, saltando però la seconda liceo per insofferenza della scuola, presentandosi poi all’esame per la terza. L’esperienza di Barbiana Ragazzi di Trepalle sotto la scuola nel dopoguerra. Don Lorenzo Milani. Il suo professore d’italiano, che era nella commissione, gli disse che era stato sfacciato e tutti i professori erano d’accordo per bocciarlo, ma il tema era geniale e non avevano potuto non ammetterlo. Dopo l’esame di maturità fece pratica di Fu poi trasferito a Barbiana, un centro del Mugello in via di spopolamento, e qui fu priore dedicandosi fino alla morte alla scuola per i ragazzi del paese. Visse tra la chiesa del Trecento, la canonica e le case sparse, dove mancava acqua, corrente elettrica, strada e servizio postale. Nell’esilio della nuova sede vide la luce l’opera “Esperienze pastorali”, sul precedente incarico di cappellano. Nella pratica sacerdotale, nell’insegnamento e nei suoi scritti, Don Lorenzo ha sempre proposto l’acquisizione della cultura da parte dei diseredati, in particolare delle classi contadine, come mezzo di riscatto nelle società industrializzate. Vista generale delle contrade di Trepalle negli anni in cui vi soggiornò Don Milani. 38 La vallata di Livigno, “tutta un prato ininterrotto”. In montagna dopo la polmonite Nell’inverno 1945, mentre si trovava in seminario, Don Lorenzo aveva avuto una polmonite. Nell’agosto del 1946 fu perciò mandato dalla famiglia in montagna per rimettersi e fu scelta Trepalle, dove il parroco Don Alessandro Parenti ospitava nell’estate qualche studente. Riporto alcuni stralci delle lettere che nelle estati 1946 e ’47 Don Lorenzo scrisse alla madre Alice Milani Comparetti. La prima porta la data del 14 agosto 1946 e dà un quadretto di quel piccolo mondo alpestre. “Ti ho mandato una bella fotografia di Livigno. Anche la nostra valle è così larga e tutta un prato ininterrotto, mentre subito di là dal confine son valli strette e sassose. Verso Livigno c’è anche dei boschi mentre qui non esiste un albero neanche per campione. L’acqua va tutta di là, cioè nell’Inn e poi nel Danubio così che si può prendersi la soddisfazione di sputare nel mar Nero da Trepalle. Siamo già in pieno autunno. Son venuti giù stormi, anzi nuvole di corvi, segno dell’inverno vicino. Per S. Lorenzo mi hanno regalata una magnifica torta, e i giovani sono andati a cercarmi delle genziane colle piantine e me le hanno regalate a tappeto in un grande piatto di pietra tornita. Le ho in camera e si conservano perfettamente. [...] Don Alessandro [Parenti, austero, tutto d’un pezzo nel corpo e nell’anima, fu il parroco quasi leggendario di Trepalle nel dopoguerra: impiantò la cooperativa, un distributore di carburante, portò la luce elettrica nella scuola e nelle case, governò a lungo la vita in queste sparse contrade] è andato per la festa di S. Lorenzo giù a casa sua dopo tre anni che non scendeva; non è tornato mentre si aspettava ieri l’altro. Si sente terribilmente la sua mancanza perché quando c’è domina ferocemente le avare donne di casa e ci fa mangiare molto più riccamente”. La parrocchia più alta d’Europa, dove non esiste agricoltura, presenta ben presto a Don Lorenzo il suo clima proibitivo, così che 39 nella lettera del 23 agosto 1946 scrive alla mamma. “Ieri c’era le comunicazioni interrotte per la neve e t’ho mandato una cartolina a mano per un ragazzo che è sceso a piedi. Si spera che oggi la corriera possa passare e riavere la posta. È stato magnifico. La mattina inaspettatamente ci siamo svegliati che c’era 20 cm di neve e ha seguitato tutto il giorno, così che in molti punti era mezzo metro. Così mi son levata la tonaca e coi calzoni di un giovane, le scarpe e gli sci di d. Alessandro ho fatto una sciata e il pomeriggio son uscito con un ragazzo e s’è fatto un giro in sci fin sopra il passo d’Eira, ma l’ultimo pezzo del ritorno ce li siamo dovuti mettere in spalla perché era uscito il sole e l’aveva bagnata. Stanotte 7 sotto zero, ma poi c’è stato un sole formidabile tutto il giorno e in una giornata è riuscito a far spuntare il verde qua e là. Vedessi come era strano ieri scavare oppure fare una buca cascando e trovare i fiorellini freschi e l’erba verde. Io sono coperto più che a sufficienza e ho anche la giacca a vento di Adriano e l’adopero molto [Adriano è il fratello medico che, a causa della recente polmonite, aveva chiesto alla Curia con un certificato la dispensa dal digiuno per Lorenzo] [...] Ieri sera mi sono misurato alle 5 dopo la sciata e avevo 36,6. Ho un caro amico, Cesare, studente di architettura, che ha cura di me, mi riempie la camera di fiori, mi versa le vitamine, mi chiama quando devo far merenda ecc. Stamani ho fatto una passeggiata a piedi, poi ho incontrato un chierico contrabbandiere in calzoni e son tornato indietro con lui”. Un’accoglienza affettuosa L’estate successiva Don Lorenzo torna a Trepalle, ospitato con calore da Don Alessandro. Era il 17 luglio 1947. “Abbiamo fatto un ottimo viaggio. Don Alessandro e famiglia ci hanno fatto un’accoglienza inaspettatamente affettuosa e premurosa. Ha preparato una gran festa per domenica con canti poesie discorso ecc. Non c’è stato verso di fargli cambiare idea. È buffissimo vedere venir fuori da tutta la sua rudezza tanto affetto. Franco [un ragazzo di Gigliola, che fu il primo “figliolo” di Lorenzo. Era stato malato nell’inverno e Lorenzo lo aveva portato con sé a Trepalle per le vacanze prese dopo l’ordinazione] entusiasta di tutto, dalla ferrovia all’ascensore al frigorifero all’elefante che suona la fisarmonica allo zoo di Milano. Stasera poi colla slitta giù per i prati appena falciati. È molto educato obbediente affettuoso. Tenta invano di far amicizia coi pastorelli trepallini, ma è come se si parlassero a vicenda il turco. Di salute stiamo benissimo e si mangia a crepapelle. La tonaca la metto solo per la Messa”. Vi dirò sempre la verità 22 luglio 1947: “Qui dopo qualche giornata di pioggia ora abbiamo giornate bellissime e son già tutto bruciato. È nevicato due volte poco più in alto di qui e stanotte c’era 6 sotto zero. Domenica d. Alessandro m’ha fatto una gran festa. Ha fatto restare un prete una settimana di più per farmi la predica. [Alla messa celebrata da Don Lorenzo] ha invitato gente (s’era in 20 a tavola), antipasto, risotto, oca lessa, cervo arrosto, cacio frutta torta (fatta da un trepallino fatto venire apposta e che ha studiato pasticceria in Svizzera), spumante ecc. Messa cantata, poesia di un bambino con relativi rododendri. Poi mi è toccato secondo l’usanza distribuire i confetti e ci ho speso 1500 lire! Franco ha bell’e fatta amicizia coi trepallini e così ho Un’immagine della chiesa di Trepalle in quegli anni. qualche mezz’ora libera. [...] Di salute sto molto bene. Franco non mi stanca e non mi fa fare speciali fatiche, l’unica cosa che mi impedisce è di studiare la mia morale perché quando si studia si studia per lui. Scrivimi spesso che attendo sempre le tue lettere. C’è qui un suddiacono che studia a Roma al Russicum per missionario per la Russia. È simpatico e interessantissimo. Tra lui Franco e me rappresentiamo l’estrema sinistra, mentre d. Alessandro e gli altri preti sono sempre più intolleranti anticomunisti e ecclesiastici”. Le idee di Don Lorenzo sono ben note. Nel periodo di San Donato, quando organizzò la sua scuola serale, disse una volta: “Vi prometto davanti a Dio che questa scuola la faccio unicamente per darvi un’istruzione e che vi dirò sempre la verità di qualunque Uno scorcio di Trepalle (foto D. Benetti). cosa, sia che serva alla mia ditta, sia che la disonori, perché la verità non ha parte”. Ed un ragazzo di solida famiglia cattolica gli disse: “Ma lei insegna anche a lui che è comunista e dichiarato nemico della Chiesa?”. Rispose: “Io gli insegno il bene, gli insegno ad essere un uomo migliore e, se poi continua a rimanere comunista, sarà un comunista migliore”. 27 luglio 1947: “Qui c’è sempre compagnia o fissa o di passaggio, tanta gente interessante o buffa. D. Alessandro mi tratta in un modo veramente straordinario. L’anno scorso non era così e è molto carino anche con Franco. Franco è così sveglio e allegro, interessato di tutto, sempre sorridente ecc. che s’è fatto tutti amici, perfino la terribile sorella di d. Alessandro. Ora è sera, è tornato Franco, affettuosissimo come se nulla 40 41 fosse stato. Domattina mi tocca a andare a dir Messa al passo d’Eira alle 4. In compenso dormo nel pomeriggio. E ora ti lascio per andare a letto. Ho guidato una jeep girando per i prati che era un piacere. Ti ho mandato la tessera [quella annonaria per il pane] per raccomandata”. L’ultima lettera da Trepalle È datata 9 agosto 1947 l’ultima lettera dalla quiete di Trepalle: “Ho avuto stasera il tuo espresso. Ma non t’ho lasciato certo 10 giorni senza posta, una l’ho scritta a Elena [la sorella minore di Lorenzo] e una a te. Anzi ti dicevo di mandarmi per piacere un po’ di soldi, p. es. 30.000 lire perché non ho più in tasca una lira. Io credo d’averne già guadagnate col mio ministero una decina di mille, ma non lo so ancora e forse saranno solo 5 o 6. Oggi volevo andare a guadagnare qualche decina in un altro modo, ma d. Alessandro non m’ha lasciato perché son giornate pericolose [si riferisce qui all’attività di contrabbando, in quegli anni molto praticata a Trepalle]. Qui tempo bellissimo, son tutto nero e sto bene. Si mangia molto meglio dell’anno scorso. Franco sta benone, si diverte e non vuol partire, eccetto due giorni di bizza è stato un tesoro e ha anche studiato tanto che spero proprio che passerà. Io invece non ho quasi aperto un libro. Siamo qui in 38 ospiti da parecchi giorni. D. Alessandro non se li aspettava perché aveva scritto a diversi di non venire e così lui dorme nell’andito del forno, qualcuno nella scuola, io e Franco all’albergo ecc. Domani mi fanno un’altra festa e patisco all’idea che mi toccherà pagare da bere secondo l’usanza. Gli ospiti mi cantano la Messa diretti da un maestro di musica svizzera ebreo e pescatore molto interessante, con cui faccio grandi parlate. Ho sempre un branco di ragazzi stranieri e indigeni. Stasera li ho portati tutti a Livigno su una jeep a fare una partita, poi siamo tornati a piedi. L’altro ieri li ho portati a cercare le stelle alpine e se ne è fatto ognuno un mazzo grande quanto lo poteva la mano. Poi si son date ai nostri trepallini che le vendono alle macchine di lusso che passano. Un altro giorno son andato a pescare trote col musicista, per una volta è anche divertente, ma la seconda non ci son tornato. [...] E ora ti devo lasciare perché non ho luce quassù all’albergo (cosìddetto albergo) e sto scrivendo quasi al buio. La sera fa un freddo straordinario e si va volentieri in cucina a scaldarsi”. Un prete scomodo Fu un prete scomodo Don Lorenzo Milani, per le sue posizioni polemiche verso la gestione della Chiesa e della politica nazionale. La sua intransigenza morale emerse in modo evidente nella famosa “Lettera a una professoressa”, del maggio 1967, che fu un’opera dei ragazzi di Barbiana, ma redatta con la guida del “maestro”. L’esperienza di Don Milani rimase a lungo un riferimento emblematico per una risposta incisiva all’esigenza di rinnovamento religioso ed educativo nel nostro paese.