Il viaggio dell`oca
Transcript
Il viaggio dell`oca
CATS FOOD “Per santa Caterina copa el masc’io, in stala la bovina” (Proverbio veneto) NORDEST A TAVOLA: LA GUIDA DI GIGI COSTA Gigi Costa, giornalista e gastronomo di vaglia, ha edito la terza edizione di “A tavola con il Nordest”, edita da NordestEuropa. Ha selezionato 80 tra i migliori ristoranti (fino in Croazia, che resta sempre “Serenissima”) 24 etichette prestigiose scelte tra le cantine sparse tra Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia, 20 prodotti alimentari e un ideale viaggio del buon gusto tra le nostre 13 province. Il viaggio dell’oca In un libro la storia di questo regalo della cucina ebraica Il risotto alle alzavole con ragù di oca all’arancia di Massimiliano Alajmo di antonio di lorenzo [email protected] S i fa presto a dire “Sei un’oca”. Cochi e Renato, quando la televisione trasmetteva in bianco e nero, cantavano “La gallina è un animale intelligente”. Ma, smentendo ogni luogo comune, anche l’oca è un animale intelligente. Per informazioni chiedere a Michele Littamé, che a Sant’Urbano, nel Padovano, alleva le oche IL GIOCO A PADOVA a latte e miele. Non è uno scherzo, ma un suo brevetto. E per ogni approfondimento rivolgersi a Caterina Vianello, 33 anni, mestrina, autrice di un libro appena edito dalla Biblioteca dell’Immagine di Pordenone: “Il viaggio dell’oca”. Cento pagine scritte con mano felice; ricerche rigorose - tra storia e gastronomia - raccontate con uno stile accattivante senza cadere nell’accademico. L’oca è un’altra testimonianza di quanto il cibo rifletta i rapporti tra i popoli. L’oca è diffusa nel Veneto e nel Friuli soprattutto perché è un alimento tipico della cultura ebraica, che nel XV secolo ha conosciuto l’emigrazione aschenazita dall’Europa dell’Est nel territorio della “Serenissima”. Agli ebrei è vietato mangiare maiale: perciò hanno sfruttato l’oca, della quale “non si butta via niente”. L’oca era allevata nel ghetto a Padova nel XVI secolo e in quello veneziano. Oggi, un cuoco padovano d’eccezione, Massimiliano Alajmo, ha creato, fra gli altri, anche il risotto di alzavola con ragù d’oca all’arancia. “FOIE GRAS” Ecco perché sono 63 caselle Nel XVI secolo oche tassate Scappi e Artusi altro che Francia Questo numero ha un preciso significato esoterico I produttori di grasso e insaccati dovevano pagare I grandi cuochi italiani secoli fa già lo apprezzavano Tra gli spunti del libro di Caterina Vianello, ce n’è uno che riguarda anche il gioco dell’oca, nato in Spagna attorno al 1580. Perché le caselle sono 63? Perché è il risultato di nove moltiplicato per sette. L’uomo vive sette fasi della sua vita di nove anni ciascuna. Nel gioco gli “accidenti” previsti dalle caselle riflettono gli imprevisti e i passi indietro della vita di ciascuno. A Padova alla fine del XVI secolo i responsabili della comunità ebraica tassavano i produttori di grasso e insaccati d’oca e fissava i prezzi al dettaglio. Nel 1595, ricorda Caterina Vianello nel suo libro, il Consiglio degli anziani limitò l’importazione massiccia di oche da Ferrara (altra sede di un’importante comunità ebraica) che facevano concorrenza a quelle padovane. Bartolomeo Scappi nel XVI secolo spiegava che “il fegato delle oche domestiche che allevano i Giudei è di estrema grossezza”. E Pellegrino Artusi (nella foto) parlava dell’oca allevata nei cortili, nelle terrazze e nelle cantine. Da ricordare anche le “gribole”, vale a dire i ciccioli di grasso d’oca e il dolce “frizinsal”, pasticcio di tagliatelle, prosciutto e salame d’oca. 85