novembre/Dicembre 2007 Anno XXVI

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novembre/Dicembre 2007 Anno XXVI
il brogliaccio
B 007
Novembre/Dicembre 2007 Anno XXVI
numero
bimestrale della Associazione nazionale Scuola Navale Militare F. Morosini
il brogliaccio 007
sommario
06 editoriale di francesco businaro - corso mizar 1978-’81
rubriche
08 CORRIDOIO COMANDO
8 settembre 1943 di federico oriana
Castelrosso, mar Egeo, febbraio 1941 di fiorenza e francesca oriana
Ricordo di un grande marinaio di paolo pagnottella - corso 1962-’65
14 Campaccio
Il quarantennale dell’Orsa Minore di rudy guastadisegni - corso orsa minore 1967-’70
I 25 anni del Fomalhaut di antonio stefanelli - corso fomalhaut 1979-’82
45° anniversario del Corso 1962-‘65 di paolo pagnottella - corso 1962-’65
22 franchi in riga
Morosiniani all’estero: Giovanni Cocco di luigi bajona - CORSO azzurra 1983-’86
24 OLIMPO
Il 235° Reggimento “Piceno” di andrea bartolucci - corso mizar 1978-’81
28 SALA CONVEGNO
Italiani in armi nella belle epoque di patrizio rapalino - corso orion 1977-’80
L’evolversi del tempo di luigi tarsia - corso halley 1985-’88
Sunnismo e sciismo: due facce della stessa medaglia di elena luise
La flotta pontificia nella battaglia di Lepanto (1571) di m. pardini - CORSO azzurra 1983-’86
La nascita del “Morosini” di giampiero rellini lerz - corso chyron 2003-’06
L’odissea del Dedalo di giandonato reino - corso daidalos 2004-’07
44 AULA MAGNA
Bari e Milano, III e IV riunione tutoring di a.j. piccolo e nunzio difonzo - CORSO deimos 2002-’05
46 CUPOLONE
In ricordo di Gigi di francesco maria manozzi - corso albatros 1970-’73
Non siamo stati creati per la terra di don giovanni battista falletti di villafalletto
Il giardinetto del Comandante di nunzio difonzo - CORSO deimos 2002-’05
© copyright il brogliaccio
2007 Venezia
In prima di copertina e a fianco.
Festa Mak π
anno XXVI numero 007 novembre/dicembre 2007
contatti
direttore responsabile francesco businaro
[email protected]
redazione nunzio difonzo, andrea dell’agnola
hanno collaborato
Luigi Bajona, Francesco Businaro, Andrea Dell’Agnola, Nunzio Difonzo,
Massimiliano Pardini, jacopo piccolo, giampiero rellini lerz, Luigi Tarsia
inserzionisti
telesia spa, farmacistipercaso
il brogliaccio 007
progetto grafico andrea dell’agnola, Padova
fotolito e stampa lucenti srl, Padova
il brogliaccio viale piave 30/a, 30132 s. elena - Venezia
tel. +39-041-5204488
fax +39-041-52864180
[email protected]
www.assomorosini.it
C.F. 96378830580
in coperta
photo courtesy by a. dell’agnola © 2007
photo courtesy by a. dell’agnola © 2007
PH.COURTESY l. tarsia ©2007
editoriale
EDITORIALE
francesco businaro
CORSO mizar 1978-’81
Il Brogliaccio è giunto alla terza edizione della sua rinnovata veste grafica
Q
il brogliaccio 007
confronti del nostro Collegio, della nostra Scuola.
Nella sezione “franchigia” sono ospitati tre articoli relativi ad altrettante riunioni di corso unitamente alla consueta intervista al “Morosiniano
all’estero”, questa volta dagli antipodi. Vi ricordo,
a questo proposito, di inviarci notizie sui vostri
raduni. Sono parte fondamentale della nostra
vita associativa. A
tale proposito sono
state attivate, nell’area riservata del
sito, due sezioni a
guisa di forum che
consentono ai soci
in regola e a coloro
che si sono registrati di scambiarsi
notizie relative ad
eventi, cene, raduni, ecc. così come
di apporre annunci
di ricerca e offerta. Ci auguriamo
che possa divenire
col tempo uno strumento ideale per mantenere
contatti e favorire un più efficiente ed efficace
flusso di informazioni. Seduti in “Sala Convegno”, multiforme luogo di ritrovo, potrete leggere
il resoconto, a puntate,
delle vacanze estive di
In questa pagina.
un gruppo di recenti
Il Comandante
ex allievi, ci auguriamo
C.F. Angelo Patruno riceve
che anche i più anziani
il crest dell’Associazione
possano riconoscersi
e divertirsi. Sempre in
A fianco.
“Sala Convegno” un’arti- Alcuni partecipanti alla visita
COURTESY f. businaro ©2007
uesto Brogliaccio esce in concomitanza con l’evento che, come ogni anno,
vuole riunire gli allievi di ogni età in
una grande festa. Molte sono state le
occasioni d’incontro per i soci ed in generale per
gli ex allievi. Da quello strordinario in occasione
della visita della Vespucci a Trieste, a quella della
Palinuro a Venezia,
senza dimenticare
tutte le iniziative
locali volute dai fiduciari e gli stessi
incontri di tutoring di cui potrete
leggere nella sezione “Aula Magna” di
questo Brogliaccio,
che spesso sono
terminate in allegri
conviviali. L’evento principale resta
però quella della
cena di gala che
anche quest’anno
si terrà nella cornice più rappresentativa possibile: il Morosini. La speranza di tutto il Consiglio
Direttivo e mia è che coloro che vi partecipano
possano gradirla ed apprezzarla con lo stesso entusiasmo con la quale l’abbiamo organizzata, seppure, non lo nego, tra mille difficoltà. In questo
numero oltre al già citato aggiornamento sulle
iniziative di tutoring potrete trovare alcuni articoli che riguardano ancora l’Ammiraglio Oriana,
nostro Presidente Onorario Emerito. Sono tre
piccoli ricordi di un Uomo straordinario che ha
sempre dimostrato un grandissimo affetto nei
colo descrive una mostra organizzata dal Com.te
Meconi. In diverse occasioni, il Com.te Meconi ha
proposto di costituire una “sala storica” all’interno della Scuola dove poter raccogliere tutti quegli oggetti che fanno ed hanno fatto parte della
vita del Navale, compreso ciò che riguarda il periodo prebellico e bellico dei Collegi di Brindisi e
Venezia e, perché no, anche degli antichi Collegi
della Serenissima e della dominazione Asburgica.
Un invito che non viene rivolto solamente all’Istituzione per la logistica ma anche a tutti noi per
cercare e donare al Navale la sua stessa memoria.
Un invito che trova un’iniziale risposta nella fatica che un giovane ex allievo, studente di architettura, si accinge a compiere. Un lavoro che è una
preziosa testimonianza della nascita architettonica, e non solo, del nostro Navale. Si sente spesso citare la battaglia di Lepanto come una grande
vittoria veneziana; in realtà le battaglie di Lepanto furono tre e le prime due si risolsero con una
sconfitta dei Veneziani. La terza, risolutiva e a
cui si fa normalmente riferimento vide i Veneziani protagonisti con ben 150 imbarcazioni tra cui
6 galeazze (imbarcazione come sappiamo tanto
apprezzata dal nostro Morosini da volerla come
ammiraglia) ma all’interno della Lega Santa che
riuniva le forze navali di Spagna, di Genova, dei
Cavalieri di Malta, dei Savoia e del Papa. Un interessante articolo ripercorre storicamente quegli
avvenimenti analizzando il potere temporale delPapato ed il ruolo ricoperto nella Battaglia dai
suoi Capitani, primo fra tutti Marcantonio Colonna. Anche in questo numero abbiamo voluto
dare voce alle “ragazze” con un breve saggio che,
riagganciandosi all’articolo sulla “Pace Armata”
apparso nel numero precedente, ci spiega le differenze tra le due principali correnti islamiche.
Sempre per rimanere in tema in “Olimpo” potrete trovare un articolo di un ex allievo che, non
invidiatelo, è Comandante del primo Reggimento
Addestrativo completamente femminile. Ci auguriamo possa essere utile, al dilà delle ovvie differenze, a chi un domani si troverà a dover gestire
il “gentil sesso” tra le mura del Navale. Prima del
giardinetto del Comandante, che conclude come
di consueto la rivista, la toccante lettera di un allievo del corso Albatros (1970-‘73) che ricorda la
scomparsa di un loro compagno unitamente alla
lettera di chi fu, seppur per pochi mesi, il loro
Comandante. Buona lettura
COURTESY f. businaro ©2007
il brogliaccio 007 corridoio comando
8 settembre 1943
federico oriana
il giorno del destino
Uno splendido e toccante ricordo del nostro Presidente Onorario Emerito scritto dal figlio
Federico a due mesi dalla scomparsa
I
miei genitori si erano incontrati nell’agosto
del 1943 sulla spiaggia di Pegli, a Genova,
non uno dei momenti migliori per conoscersi.
Mio padre, l’allora Tenente di Vascello Giuseppe Oriana, era 2° D.T. del Regio Incrociatore
Garibaldi in quel momento in banchina a Genova.
L’atmosfera a bordo era in quei giorni surreale: la
bellissima unità, vanto della cantieristica italiana, era pronta a muovere in sei ore e quello che
si sapeva e pensava era che la destinazione, l’ultima, sarebbe stata il basso Tirreno per l’estrema
battaglia, il supremo sacrificio della Flotta contro
un nemico ormai soverchiante che era stato onorevolmente combattuto per oltre tre anni. Tutto
l’equipaggio era al corrente della sproporzione di
forze, soprattutto aeree, in quella zona dove gli
Alleati (ora anche gli Americani) stavano concentrando mezzi senza precedenti in vista di uno
sbarco: si trattava, quindi, per dirla chiaramente,
di un olocausto al quale un equipaggio stupendo
di oltre 800 persone, di tutte le provenienze geografiche, sociali e culturali, si stava preparando
con uguale serenità e composta consapevolezza. Non mancarono in quei giorni episodi commoventi, come sottufficiali e marinai di Genova
il brogliaccio 007
A fianco.
1985: lettera del Presidente
della Repubblica Cossiga
alla nostra Associazione
pubblicata sul Brogliaccio
di allora con foto della
visita (1966) dello stesso in
Collegio da Sottosegretario
alla Difesa accompagnato dal
comandante Oriana
COURTESY f. oriana ©2007
In questa pagina.
1965: il Comandante Oriana
mentre fa il baciamano
alla Principessa Morosina
Morosini (ultima discendente
diretta di Francesco
Morosini), sotto gli occhi
della moglie sorridente
che andavano a terra per portare qualcosa, ma
soprattutto l’ultimo saluto, alle famiglie che non
pensavano di rivedere più. Era frequente che il
personale prendesse il coraggio di fermare gli ufficiali, soprattutto i più giovani, per domandare
che cosa stesse per accadere, ma quei brevi colloqui finivano sempre con la stessa, comune e condivisa conclusione: “Fare il proprio dovere!”. Il 7
settembre arrivò l’ordine di cambiare ormeggio
per mettersi in condizione di uscire più rapidamente dal porto: qualcosa evidentemente stava
per succedere! Mio padre che era a casa dei miei
nonni materni fu richiamato e riportato a bordo
da un motociclista: non avrebbe rivisto mia Madre per venti mesi. E lì, ormeggiati tra due boe
in parallelo alla diga foranea, si diffuse come un
lampo il pomeriggio dell’8 settembre la notizia
COURTESY f. oriana ©2007
dell’armistizio. Il Comandante, l’allora Capitano
di Vascello Giorgio Ghe, cercò subito di comunicare telefonicamente con il Comando Squadra sulla
Regia Corazzata Roma a La Spezia e finalmente
ricevette l’ordine di salpare insieme a tutta la VII
Divisione Navale dislocata a Genova e di riunirsi
in alto mare alle altre unità delle Forze Navali da
Battaglia dirette alla Maddalena dove vi sarebbe stato il contatto con i comandi alleati. Era già
buio e mio padre aveva come posto di manovra
la poppa: quando arrivò l’ordine di mollare prese
il megafono e gridò al rimorchiatore di lasciare
la cima, aggiungendo -come da consuetudine-:
“Grazie, Comandante”. E quello con il suo megafono rispose: ”Buona fortuna, ma noi rimaniamo
qui con quelli là!”. Alludeva ai tedeschi: l’incredibile lucidità dei semplici! Gli uomini si erano comportati perfettamente, nonostante la stanchezza
di quaranta mesi di guerra combattuta in stato di
perenne inferiorità tecnica e di mezzi. Ma il disorientamento era visibile, sottufficiali e marinai,
molti dei quali avevano le famiglie in Liguria, si
chiedevano che senso avesse salpare e per andare dove? la guerra era finita… perché non andare
a casa? Mio padre era stato contattato da molti
uomini e sempre con gli stessi interrogativi che
agitavano gli animi e turbavano le menti. Quando
mio padre ebbe la possibilità di salire in plancia
chiese al Comandante cosa stesse davvero succedendo. Il Comandante Ghe gli rispose: “Il Governo del Re mi ha ordinato di andare alla Maddalena, io ho giurato fedeltà al Re e questo è il mio
dovere. E lei Oriana cosa pensa di fare?” “Il mio
dovere, Comandante!”. Il dovere! Incredibile che
una sola parola fosse bastata a muovere un’intera
e immensa Squadra Navale. Era l’atmosfera dominante la Marina del tempo e in tanti anni di
carriera dopo la guerra, come Comandante (anche delle due Scuole più importanti, l’Accademia
Navale e il Morosini ), come Ammiraglio, persino
come Parlamentare mio padre non si è stancato di ripetere ai giovani il valore di quella parola
che da sola aveva salvato –caso unico nella storiala flotta intera e unita di una Potenza sconfitta,
flotta sulla quale –come aveva profetizzato subito
l’Ammiraglio Bergamini- la Nazione avrebbe in
un breve volgere di tempo riedificato le proprie
fortune. Dopo il ricongiungimento nella notte
con il resto della Squadra, intorno alle 16 del 9
settembre a ovest della Sardegna si affacciarono
in cielo gli aerei tedeschi. Il Garibaldi seguiva di
poppa il Roma e si videro in aria delle strisce rosse. Mio padre aveva sentito parlare da un ufficiale di collegamento tedesco di missili teleguidati
che i tedeschi stavano sperimentando per colpire
le navi dagli aerei. Così quando le vedette gridarono “Segnala!”, mio padre dall’aletta di plancia
di sinistra urlò invece, immediatamente, “Razzi!”.
Il Comandante Ghe– che da un precedente brutto incontro con un sommergibile nemico a Punta
Mesco aveva imparato a fidarsi di mio padre che
in anni di guerra in Egeo ne aveva viste di tutti i
colori- ordinò, con pari prontezza, un’immediata
accostata a dritta e il razzo, pur teleguidato, a
quella velocità non fece in tempo a correggere e
finì in mare cinquanta metri di prora alla nave
sulla sinistra. Fu così che il Garibaldi si salvò
dal primo attacco missilistico della storia navale, mentre analoga fortuna non ebbe il Roma che
fu centrato dal razzo successivo. Mio padre vide
attonito la prora della nave Ammiraglia quasi
gonfiarsi per l’esplosione e in un attimo perdersi
le vite del suo Comandante in Capo, l’Ammiraglio Carlo Bergamini, e di più di 1.200 persone
tra le quali molti suoi amici e perfino compagni
di corso. La notizia dell’immane tragedia arrivò
subito a terra e mia mamma- si può immaginare con quale stato d’animo- pensò che mio padre
potesse essere tra gli scomparsi. Per molti mesi,
con un’Italia divisa in due, non ebbe notizie, sino
a quando, con l’aiuto della Chiesa, riuscì a sapere
che mio padre era sano e salvo e stava partecipando alla guerra di Liberazione. Ne attese il ritorno e nel 1945 si sposarono con un felice matrimonio durato quasi sessant’anni fino alla morte
di mia mamma nel dicembre 2003 e di mio papà
l’8 settembre -il suo giorno del destino- 2007.
il brogliaccio 007 corridoio comando
castelrosso,
mar egeo, febbraio 1941
fiorenza e francesca oriana
una medaglia “sul campo”
Le nipoti del Comandante Oriana lo ricordano attraverso il racconto di come loro nonno si
distinse in battaglia, un semplice episodio di quella storia italiana spesso dimenticata
N
ostro nonno Beppe, ufficiale di Marina,
era imbarcato sul Cacciatorpediniere
Crispi di base a Rodi dal novembre 1939
e su questa nave fu colpito dallo scoppio delle ostilità nel giugno 1940. Il 28 febbraio
del 1941, dopo giorni di navigazione “a rastrello” in squadriglia con il Sella alla ricerca di un
convoglio nemico, ricevettero l’ordine di dirigere
verso Castelrosso, isola allora italiana dell’Egeo
che era stata attaccata da paracadutisti inglesi.
L’attacco era stato respinto dal piccolo presidio
di Marina che teneva la stazione radio e di vedetta, ma le navi italiane giunsero ugualmente
in tarda sera, lasciarono prudenzialmente un piccolo reparto di rinforzo e quindi il Crispi riprese
il mare da solo per porsi a levante dell’isola in
attesa di ordini. Poiché il Direttore del tiro era
stato posto al comando del reparto sbarcato, il
nonno, che normalmente era l’Ufficiale di Rotta
della nave, aveva assunto egli stesso quell’incarico e si trovava quindi in coperta alla guida dei
pezzi quando -era circa mezzanotte- avvenne improvvisamente un incontro inatteso. I marinai di
vedetta avvistarono due grosse unità inglesi che
dirigevano verso Castelrosso, come si è saputo
dopo per recuperare in un punto prefissato i paracadutisti sbarcati e terminare la missione. La
cosa straordinaria di quell’avvistamento è che fu
fatto in piena oscurità e con soli mezzi visivi, in
quanto, come è noto, le navi italiane non disponevano durante la guerra del radar, mentre le navi
inglesi, nonostante il radar, non si erano accorti
del Crispi: bravura e fortuna insieme, quella volta, per gli italiani. Il Comandante del Crispi, C.F.
Ferruta, decise subito
di attaccare al siluro la
nave inglese più vicina
sul suo lato sinistro,
con angolo di lancio 23
Rosso (che è un modo
di dire caratteristico),
e lanciò due siluri che
In questa pagina.
La zona della battaglia
evidenziata in rosso
PH. google earth ©2007
A fianco.
Oriana STV al tempo
dell’episodio di Castelrosso
Un quadro di Claudus al
Morosini (particolare)
10 il brogliaccio 007
COURTESY f. oriana ©2007
PH.COURTESY a. dell’agnola ©2007
andarono tranquillamente a fondo appena toccata l’acqua (purtroppo la retorica del decennio
precedente aveva privilegiato la quantità sulla
qualità e i marinai italiani si trovavano a combattere contro la prima Marina del mondo, la Royal Navy, con mezzi superati e talvolta neppure
funzionanti). Vista la mala parata, il Comandante iniziò la manovra tattica di disimpegno, ma
gli inglesi avevano nel frattempo notato la nave
italiana e, insospettiti dalle manovre di questa,
avevano puntato un riflettore acceso. Il nonno,
visto il rischio che correvano di essere distrutti da una potenza
di fuoco infinitamente
superiore, chiese allora concitatamente il
permesso di aprire il
fuoco. Ottenutolo fece
sparare una prima
salva dai cannoni da
120 che non ottenne
risultati perché anche
questi avevano un grave problema tecnico
(erano difettosi i giunti di trasmissione), ma
contemporaneamente
ordinò di sparare anche con una mitraglie-
ra 40/39 e il Sergente Cordiviola, l’operatore al
pezzo, fu così bravo che sparando a colpo singolo
al secondo colpo spense il proiettore nemico. Intanto era stato ripreso il tiro con i cannoni e con
tutte le mitragliere e il Nonno dirigeva il fuoco
dall’aletta di plancia sinistra, una specie di terrazzino esterno dal lato della nave inglese. Quando gli inglesi cominciarono a sparare con tutti i
pezzi a loro disposizione, una raffica di mitragliatrice gli passò 10 centimetri sopra la testa. Accucciatosi istintivamente, un’altra raffica gli passò sotto e allora egli decise che dovendo morire
era meglio morire in piedi e alzatosi continuò a
dirigere il tiro fronteggiando il fuoco ravvicinato
nemico a viso aperto. Gli uomini che lo vedevano non credevano ai loro occhi! Sino a quando il
Comandante Ferruta ordinò il macchine “avanti
tutta” per disimpegnarsi e anche gli inglesi si allontanarono, forse perché la loro missione era di
recuperare i paracadutisti. Era stato uno scontro
breve ma intenso e molto ravvicinato. Il Servizio
Segreto italiano segnalò qualche giorno dopo che
un incrociatore di tipo “Coventry” era entrato in
bacino ad Alessandria d’Egitto per riparazioni,
probabilmente quello colpito dalle artiglierie
del nonno. Per i risultati della sua azione e per il
suo incredibile coraggio, a nostro nonno, l’allora
S.T.V. Giuseppe Oriana, fu concessa la Medaglia
di Bronzo al Valor Militare “sul campo” che, insieme a tre Croci di Guerra al Valor Militare e a
tre Croci al Merito di Guerra, costituiscono il suo
palmares per la Seconda Guerra Mondiale e per
la Guerra di Liberazione. L’episodio dell’attacco
del Crispi all’incrociatore. inglese è stato dipinto
da Claudus, il più famoso pittore di mare in Italia,
in un bel quadro che sta a casa nostra.
il brogliaccio 007 11
corridoio comando
ph. courtesy f. businaro ©2007
ricordo di un grande
marinaio
paolo pagnottella
Corso 1962-’65
Il ricordo del proprio Comandante nelle parole di chi lo ha incontrato come Allievo, lo ha
servito come Ufficiale e stimato come Uomo
L
’8 settembre scorso è salpato per l’ultima
missione un Ufficiale caro ad ogni Marinaio, una di quelle figure indimenticabili
della nostra vita. L’Ammiraglio Giuseppe
Oriana ha davvero onorato la nostra uniforme e
per questo tutti i Vessilli di tutti i Gruppi dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, quel giorno, si sono inchinati alla sua memoria. Vogliamo
ricordarlo per il suo eroismo durante la seconda
Guerra Mondiale, vissuta da Ufficiale di Rotta del
“Crispi” e poi da Direttore del Tiro sul “Garibaldi”;
per la straordinaria efficacia dei suoi Comandi su
Nave “Baionetta”, “Da Mosto”, “Aviere” e “Impavido”; per la sua opera di Comandante in 2a del
“Montecuccoli” nel favoloso giro del mondo del
1956-‘57.
L’ho conosciuto quando assunse il Comando del
Collegio Morosini, nel 1964, ed io ero Allievo della Seconda Classe: una figura di straordinaria
umanità, serietà unita a grande, naturale cordialità, davvero una guida eccelsa per i miei primi,
difficili e giovanili anni in Marina. Poi ancora
lo ebbi Comandante in Accademia, dove giunse nel 1967 ed io ero Aspirante della 3a Classe:
come non sottolineare la gioia di riaverlo come
Comandante e come ispiratore delle mie scelte.
E lo ritrovai anche da giovane Comandante al 1°
Comando di Sommergibile, quando egli volle restituirmi la visita di dovere a bordo del mio “Dandolo” destinato alla sede di La Spezia, ove egli
dal 1974 al 1978 è stato Comandante in Capo di
quel Dipartimento: ed al rientro da ogni missione
voleva che gliene parlassi in tutta semplicità, seduti nel suo salotto, consentendo di esprimermi,
12 il brogliaccio 007
commentare e dibattere con lui in tutta libertà,
temperando con la sua paterna bonomia, saggezza ed esperienza i miei eccessi giovanili. Portava
con grande e giusto orgoglio quella sua Medaglia
di Bronzo al Valor Militare sul Campo, le sue Croci di Guerra: egli ci narrava i fatti di cui era stato
protagonista con tale naturalezza e semplicità
da farci apparire le azioni eroiche come ordinarie così come, egli ripeteva sempre, sono eroiche
quelle ordinarie di chi va a combattere perché
convinto di dover sempre adempiere al proprio
dovere. Ecco cosa ha lasciato, a noi tutti suoi Allievi, ai suoi Marinai, a tutti coloro che hanno avuto in sorte il privilegio di conoscerlo: il senso del
dovere da compiere con serenità e convinzione
ogni giorno, perché in questo eroismo quotidiano
sta il nostro servizio alla Nazione e lo spirito di
ogni vero uomo. E se lo siamo divenuti, se abbiamo applicato quei semplici, meravigliosi concetti
facendone anche noi la base della nostra vita, del
nostro impegno, del nostro concetto di esistenza,
in cui credere come patrimonio da consegnare ai
nostri Allievi ed ai nostri figli, egli vivrà sempre
per noi e con noi. Grazie Ammiraglio Oriana, non
ti dimenticheremo!
A fianco.
Allievo a bordo di
Nave Vespucci
PH.COURTESY a. dell’agnola ©2007
13
il brogliaccio 007 campaccio
rudy guastadisegni
Corso orsa minore 1967-‘70
gli ex allievi rientrano
a passo di marcia
PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007
il quarantennale
dell’orsa minore
Cronaca ed impressioni della tre giorni del raduno per il quarantennale del corso Orsa Minore
a Venezia
N
In questa pagina.
La bandiera del corso
sventola su Sant’Elena
A fianco.
Il vessillo sfila
scortato dagli allievi
In sezione, a passo di marcia,
verso il campaccio
Pronti a schierarsi per
l’alzabandiera
14 il brogliaccio 007
PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007
e ho visti tanti. Da quando sono a Venezia ho visto tanti raduni di corso al Morosini, sia come Presidente del Circolo
Ufficiali dove si svolge la parte conviviale che come ex allievo quasi comandato ma
entusiasta per l’assistenza richiesta dal Comando
del Collegio. Ogni anno un decennale, un quindicennale ed un quarantennale senza parlare dei
numerosi raduni estemporanei che da due anni a
questa parte sono limitati alla sola visita per non
generare inflazione. Ad ogni alza bandiera, nel
silenzio di Sant’Elena rotto solo dall’inno del corso, tutti con il naso all’insù… anche a me luccicano gli occhi dietro un paio di occhiali da fuco. La
mattina del 7 ottobre 2007, una bella e ventosa
domenica di sole, la bandiera che saliva sul pennone era la mia! Mia, dei 21 compagni di corso
schierati alle mie spalle e di qualche altra decina
sparsi per il mondo. Impalato sull’attenti non potevo vedere i loro volti, come il mio rivolti in alto
dopo aver seguito il lento salire del vessillo accompagnato dalle note del nostro inno di corso.
Non li vedevo ma li immaginavo. Ne ho visti tanti… ma questa volta nemmeno gli occhiali da
fuco con pluviale incorporato sono bastati a contenere la commozione. La tre giorni del quarantennale è iniziata la sera di venerdì al Circolo
Ufficiali dove una buona parte dei radunisti han-
no cenato iniziando la simpatica rimpatriata tra
amici e consentendo alle mogli di fraternizzare
opportunamente relegate in un tavolo solo per
loro. Ottima idea in effetti perché ha consentito
loro di entrare in confidenza come se si conoscessero da sempre, esattamente come i mariti, e di
preparare il terreno per gli eventi successivi.
L’organizzazione prevedeva per sabato mattina
un nutrito programma turistico per il quale a Venezia non c’è che l’imbarazzo della scelta. Scartate le banalità di San Marco, Rialto e altre amenità
turistiche che i nostri conoscono benissimo, il
gruppo ha visitato il Museo Navale scoprendo
una realtà inimmaginabile di tesori artistici e cimeli grondanti gloria e tradizione grazie alle
spiegazioni e descrizioni di una guida particolarmente appassionata ed emotivamente coinvolta.
PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007
PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007
Prima di passare alla seconda parte del programma, un piacevole intermezzo ci è stato offerto
dalla fortunata concomitanza della presenza a
Venezia di Nave Italia, il bel veliero del Club Nautico di Genova il cui comandante, CV Vassallo ci
ha invitati ad una visita a bordo scoprendo, solo a
fine visita, che una delle nostre mogli è la figlia di
una delle armatrici della nave. La visita all’Antico
Arsenale della Repubblica Serenissima di San
Marco ha avuto lo stesso successo di quella al
Museo grazie all’esclusività dell’evento ed alla
possibilità, altrettanto esclusiva, di salire a bordo del sommergibile Dandolo. Anche qui la guida
era un esperto sommergibilista in grado di spiegare accuratamente attrezzature, tecniche ma
soprattutto abitudini e sentimenti dei sommergibilisti. Come ultima sorpresa, la visita al Padiglione delle Navi dove sono conservate imbarcazioni uniche e famose e dove si teneva anche la
mostra dei “remeri” che illustrava i processi di
fabbricazione dell’antica scuola e dei moderni artigiani. Dopo un rapido pranzo al Circolo Ufficiali
sarebbe stata prevista la gondolata (giro in gondola collettivo nei rii e Canal Grande) ma la giornata piovosa ne sconsigliava l’attuazione spingendo i più irriducibili a passeggiate per la città
in cerca di luoghi familiari da rivedere. La sera,
al Circolo Ufficiali e con la partecipazione dei circa 50 convenuti ed ospiti tra cui il Comandante
del Collegio con signora, grande chermesse con
buffet di gala, menù raffinato e pantagruelico,
musiche anni ‘60, chiacchiere nei salotti e qualche contenuto discorso di rito. Apprezzatissima
la lettera inviataci dal nostro Comandante, Giovanni Battista Falletti di Villafalletto, ora Don
G.B., impossibilitato a partecipare a causa dei
suoi impegni in qualità di parroco a Marsiglia.
Una bellissima lettera della quale rimane nei nostri cuori la frase “… sì, in qualche maniera mi
siete figli!”. È vero, grazie Don G.B.! Ed eccoci
alla cronaca dell’evento principale. Come da programma, domenica mattina alle 10.00 tutti davanti al Collegio. La scenografia studiata da mesi
era pronta, gli ultimi dettagli concordati un’ora
prima con gli attori all’interno e la splendida
giornata di sole facevano presagire bene. E qui
ritorno a parlare in prima persona sicuro comunque di interpretare impressioni e sentimenti di
tutti. Dopo aver concordato gli ultimi dettagli
con ufficiali, sottufficiali ed allievi, comunico al
Comandante l’intenzione di entrare marciando
inquadrati e, malgrado la sua applombe inglese,
noto un cenno di stupore e scetticismo… non
posso dargli torto ma sono determinato. Mi avvio
con lui lungo il viale verso i miei compagni che
aspettano impazienti al di là del cancello. Li conto per metterli in riga: sono due in più; ne sono
felice perché loro più di tutti, con un viaggio
“mordi e fuggi” hanno dimostrato attaccamento
al corso ed agli amici. Sono tranquilli e caricati;
hanno metabolizzato, digerito ed assimilato l’idea
di tornare a marciare. Inizio ad apostrofarli per
metterli in riga per tre: mi sembra di ritornare
indietro di 37 anni alla testa della 3aB… e nemmeno i miei compagni sono cambiati; come allora
Paperoga mi ballonzola intorno sparando a raffica domande, consigli e risposte tutti insieme
senza dar tempo di capire; Dado si guarda intorno serafico ma già al suo posto, Katark tenta di
spiegare a Simun la filosofia delle tasse al Polo
Sud, Cesare è impegnato in un comizio antimilitarista, il Nano tenta di mimetizzarsi sotto Pipo…
insomma, tutto come sempre. Con qualche urlaccio e un po’ di spintoni, trascinando i più riottosi,
il brogliaccio 007 15
PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007
alla fine il miracolo avviene. Ho davanti un plotone ordinato, allineato e soprattutto determinato.
L’ultima raccomandazione: “Oggi possiamo ottenere due diversi risultati: il primo è quello di fare
una cosa divertente e diversa dal solito, il secondo è quello di mostrare di che pasta siamo fatti e
innescare una leggenda… Orsa Minore AT-TENTI”. Il perfetto scatto delle teste ed il sincrono
movimento dei berretti blu con logo del corso e
nome del proprietario dimostrano la volontà di
perseguire il secondo risultato… non avevo dubbi. “Fianco dest… DEST”. Mi metto in testa al
plotone, esattamente sotto Camillo, noto a sinistra e destra Baffo e Fabrello, i nostri inquadratori di allora che hanno deciso di farci l’onore di
marciare con noi e, sotto lo sguardo attento ed
incuriosito delle nostre mogli e del personale del
Collegio do il via alle danze. “Avanti… MARCH !!”.
Mi sembrava di essere alla sfilata del 2 giugno
con migliaia di occhi puntati su di noi pronti a
sorridere per una cammellata o un fuoripasso
ma avevo studiato bene l’impresa ed ogni 5 passi
incalzo “hop, hop, hop due, hop due, hop… passo
… passo” e dietro di me sento una cadenza perfetta, un unico colpo del passo, una sinfonia senza
sbavature. E da dietro mi arrivano sottovoce i
suggerimenti preziosissimi per regolare la veloci-
16 il brogliaccio 007
tà, la frequenza del passo e la distanza da tenere… bellissimo. All’altezza dell’ingresso del Comando, come da copione il Brigadiere affiancato
dagli alfieri regge la bandiera del corso e, al suo
traverso, eseguiamo un impeccabile “attenti a…
SINIST”. Tutto perfetto fino al definitivo alt e
“fronte a sinist” davanti all’asta della bandiera
che ci vede alla fine allineati e coperti. Accompagnato dagli alfieri (Gianpaolo per lo scientifico e
Gigi per la “A”) mi posiziono per ricevere la bandiera e subito il Brigadiere e i suoi due altissimi
alfieri, con passo marziale, mi si para di fronte
porgendomi la mia bandiera. Due anni prima la
scena era invertita quando, il giorno del giuramento degli allievi, padrino del corso Iason, ho
consegnato con gli stessi gesti la bandiera di corso allo stesso allievo che ora mi restituisce la mia
(fortunate congiunzioni astrali). Recata la bandiera all’asta e consegnatala ai due allievi addetti,
ritorniamo in formazione in attesa del pronti alla
cerimonia. Dopo breve armeggiare con cime e
nodi uno dei due ragazzi mi fa il cenno convenuto
e attende il mio ordine “Orsa Minore AT-TENTI…
scopritevi… alza bandiera!!”. Accompagnato dall’inno del corso (“If you going to San Francisco”
dei Mama’s and Papa’s) il vessillo amaranto ha
iniziato la sua lenta salita a riva mostrandoci tut-
te le stelle dell’Orsa Minore grazie al fresco vento
di grecale che la faceva sventolare diritta. Due
minuti col naso all’insù a guardare quel simbolo
della nostra amicizia, tutti insieme in silenzio,
ognuno con le proprie emozioni. E, dopo il rompere le righe un potente “pale a prora”. Le nostre
mogli e figlie, sparse lungo il viale e in campaccio
hanno consumato le batterie delle fotocamere e i
fazzoletti da naso. Ne ho visti tanti… ogni volta
mi sono commosso... a questo ancora di più. Il seguito della giornata rientra nella normalità dei
raduni: baci, abbracci e commenti, visita ai dormitori, studio prima classe ed Olimpo. Giro delle
aule, corridoi, aula magna, campi sportivi e sala
convegno. Il tutto con l’entusiastico accompagnamento di ufficiali, sottufficiali ed allievi impazienti di illustrare il Collegio di oggi e curiosi di
sapere del Collegio di ieri. Davanti al mitico bar,
come da programma, era allestito un ricco buffet
che ha consentito a tutti di scambiare chiacchiere ed impressioni sulla visita e, dopo il rituale
caffè, riuniti davanti ai vessilli, abbiamo ringraziato il Comandante Covella per la squisita ospitalità consegnandogli il berrettuccio del corso ed
il crest a ricordo dell’evento. Nel discorso conclusivo ho invitato tutti a seguire l’esempio dell’Associazione Allievi del Morosini per fare qualche
cosa di utile all’Istituzione anche semplicemente
dando la propria disponibilità per il tutoring dei
giovani allievi appena usciti: un impegno molto
piccolo per noi ma che può essere determinante
per il futuro dei nostri giovani discendenti. Il Comandante ci ha salutato anticipandoci la novità
del previsto ingresso delle ragazze dal 2009, confermando l’aumentato impegno e coinvolgimento
degli ex allievi e complimentandosi per l’ottima
riuscita del raduno. Come ultimo atto ci ha consegnato la targa ricordo da collocare sul muro di
fronte all’aula magna insieme alle numerose già
presenti. Ha concluso con una espressione sincera e per noi lusinghiera affermando che il vero
risultato positivo che il Morosini persegue è quello che vedeva davanti a se’: ex allievi affermati in
diversi ambienti della società che rappresentano
il miglior biglietto da visita delle tradizioni formative della Marina. Alle 14.00, con baci, abbracci e saluti sono iniziate le partenze con promesse
di nuovi incontri a breve e inviti reciproci nelle
rispettive sedi. L’Orsa Minore si rituffa nel mondo con un rinnovato spirito di gruppo ed un augurio sentito e corale: alla prossima.
Pale a prora!
A fianco.
La squadra dell’Orsa Minore
“in formazione”
In questa pagina.
Foto di gruppo al Circolo
PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007
il brogliaccio 007 17
COURTESY A. stefanelli ©2007
campaccio
i 25 anni del fomalhaut
antonio stefanelli
Corso fomalhaut 1979-’82
Un quarto di secolo è passato da quando hanno varcato per l’ultima volta da allievi il
ponticello
2
5 anni più o meno. Tanto tempo è passato
dall’ultima volta che ho avuto occasione
di trascorrere un po’ di tempo con i miei
compagni di corso e con il Navale. Un senso di emozione mi ha seguito costantemente dal
momento della mia adesione ed è stata crescente,
giorno dopo giorno. Il viaggio, l’arrivo, a Venezia
il trasferimento a Sant’Elena. Lì sull’imbarcadero
alla mia emozione si è aggiunto un po’ di timore.
Avevo paura che non mi avessero riconosciuto...
ho imboccato il viale, oltrepassato il ponticello e lì
il tempo e ritornato indietro di 25 anni, scorgevo
da lontano il Fomalhaut schierato in campaccio,
il comandante Giovannini al centro e il mio cuore
che galoppava come un cavallo imbizzarito... non
c’eravamo mai lasciati nonostante fossero passati tantissimi anni. In quei momenti è stata forte
la consapevolezza, fino a quel momento latente,
che tutti sono parte integrante ed indelebile della mia vita così come i muri, le piante, gli anfratti
del Navale. Poi l’arrivo della bandiera del corso
scortata da tre allievi del terzo corso, bellissima,
l’attenti e l’alza bandiera. Le lacrime rigavano i
nostri visi, eravamo felici. Una profonda commozione ci ha accompagnato durante tutto il giorno, abbiamo vissuto ogni istante con un’intensità
incredibile, abbiamo scrutato i visi di ciascuno
di noi, li abbiamo fissati nelle nostre menti. Per
un giorno il tempo si è fermato, avevamo tutti 25
anni di meno.
DESIGN COURTESY MARINA MILITARE ©2007
In questa pagina.
Lo stemma del corso
Fomalhaut
A fianco.
Il primo corso allievi entra in
aula magna in formazione
18 il brogliaccio 007
PH.COURTESY a. dell’agnola ©2007
19
il brogliaccio 007 campaccio
paolo pagnottella
Corso 1962-’65
36 filibustieri
ed una botte di rum
PH.COURTESY f. businaro ©2007
45° anniversario
del corso 1962-’65
La dimostrazione di come il tempo assuma un valore relativo quando un corso torna a riunirsi
N
el fine settimana dal 16 al 18 novembre
u.s. gli ex-Allievi del Corso 1962-‘65, filibusta di amici da ben 45 anni, “brontosauri” come loro stessi si definiscono,
si sono voluti riunire a Venezia per cementare e
rinnovare la loro amicizia. Ben trentasei sono stati gli intervenuti, quasi tutti accompagnati dalle
consorti, un paio con figli ed uno perfino con suo-
PH.COURTESY a. fantoni ©2007
cera! Il rituale incontro del venerdì sera è stato
dedicato alle pacche sulle spalle ed al “riconoscimento”, peraltro non difficile perché i loro Raduni sono frequenti ed attendono solo che sia fatta
circolare l’opportunità, il luogo e la data. La rete
informativa di Corso è attiva e consente la rapida
diffusione capillare di tutte le novità, ivi inclusi
20 il brogliaccio 007
gli auguri di compleanno che il Capo Corso, l’Ammiraglio Paolo Pagnottella, non fa mai mancare.
Il sabato è da sempre, per antica tradizione, dedicato alla gita di socializzazione: quest’anno la
méta è stata la città di Chioggia, piccola Venezia
a volte fuori dal caotico turismo ordinario lagunare. Dopo la visita “guidata” dal Sacrestano alla
meravigliosa Chiesa di S.Domenico, il gruppo dei
radunisti è stato ricevuto in Sala Consiliare
dal Sindaco. Discorsi di
rito, scambio di omaggi e poi una passeggiata per le calli della
bellissima cittadina.
Il borin non ha inciso
più di tanto sull’allegria della comitiva ma
la visita successiva all’Azienda Speciale del
Porto, all’interno di
una struttura moderna ed affascinante, è
giunta poco prima dell’assideramento generale. La squisita cortesia del Capitano Oscar
Nalesso ha reso questa
visita indimenticabile. Nelle nuove strutture portuali, egli ha voluto
che fosse questo Corso del Morosini, che annovera ben quattro Ammiragli ed in primis il Capo
di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio di
Squadra Paolo La Rosa, ad inaugurare la nuova
mensa e, con grande sorpresa e soddisfazione di
tutti, la sua intitolazione nientemeno che al Doge
PH.COURTESY f. businaro ©2007
Francesco Morosini, effigiato nel suo splendore
e corredato da un rifinitissimo modello in legno
della sua galea capitana. Davvero uno splendido
luogo, con ottimo servizio e con cibo squisito. La
cena di gala al Circolo Ufficiali ha offerto l’occasione per discorsi seri e goliardici, per risate e
battute sui vecchi tempi e sulle imprese giovanili.
La torta con lo stemma del Corso è stata rapidamente consumata perché incombevano le danze, tutte ovviamente su musiche anni ‘60. Twist,
rock ‘n roll, limbo e tango sono andati avanti fino
a notte abbondantemente inoltrata. La domenica
è stata dedicata alle cerimonie ed alla vista della
Scuola Navale. Alzabandiera e foto ufficiale, con
tutte le “ragazze” a sostenere i “ragazzi” mentre
effettuavano il nostalgico giro di corsa del campaccio, memori dei tempi in cui le piccole mancanze venivano sanzionate con... quell’allenamento fisico. Sarà per questo che l’efficienza fisica
dimostrata è stata superiore ad ogni aspettativa!
Nella S.Messa sono stati ricordati i Compagni di
Corso defunti, con grande emozione, tutti stretti
intorno alle vedove che hanno voluto partecipare
al Raduno e che hanno, con la loro presenza, dimostrato la continuità e l’intensità dei sentimenti
nati 45 anni or sono. La visita alle sistemazioni
della Scuola e l’incontro con i Capi Corso attuali,
seguita dal sontuoso buffet, condito con ricordi e
tanta allegria, hanno chiuso una bellissima giornata e l’intero programma del Raduno. Grazie,
“ragazzi del ‘62”, per la vostra presenza e per l’entusiasmo con cui rispondete sempre al segnale di
adunata, restiamo solidi amici come siamo e ci
siamo ripromessi di essere sempre e... a presto,
con immutato ed immutabile affetto.
A fianco.
Gli “anzianissimi” fanno
5 giri: a chi presenteranno
l’autopunizione?
In questa pagina.
L’inaugurazione del ristorante
Morosini: sullo sfondo il
modellino della galeazza.
Foto di gruppo in Campaccio
PH.COURTESY a. fantoni ©2007
il brogliaccio 007 21
franchi in riga
luigi bajona
Corso azzurra 1983-’86
PH.COURTESY j. ballerini ©2007
morosiniani all’estero:
giovanni cocco
le interviste del
brogliaccio
Il nostro inviato raggiunge Giovanni Cocco del Corso Altair 1965-’68
N
on ho avuto il piacere di incontrare
Gianni, spero il prossimo anno di riuscire a passare dall’Australia e tra un
canguro ed un altro sicuramente riuscirò a scovare Gianni e la sua bike! Le sue risposte alquanto originali suscitano curiosità...
DOMANDA: Gianni,. che soprannome ave-
vi in collegio?
RISPOSTA: Qual è la prossima domanda?...
scherzi a parte, ne ho avuti due ed in entrambi i
casi dovrei fornire risposte politically uncorrect...
ma solo sul primo nickname, “secchia”, stenderei un pietoso velo; l’altro fa riferimento ai furori
ideologici dell’adolescenza, “svastik”, per cui mi
autoassolvo... peraltro è singolare, e forse rientra
nei processi di rimozione di gruppo a finalità protettiva presenti non solo nell’adolescenza, che sul
libro del Mak π il mio nick sia... Gianni!… in ogni
caso quello a cui tengo di più è quello attuale, datomi dagli amici bikers di Sydney, Crock! (a piacere)
D. Cosa ricordi del Morosini con piacere o
che in ogni caso ricorderai per tutta la vita, qualcosa che ti è rimasta nel cuore?
R. Ricordi piacevoli tanti... l’adolescenza è
l’età della scoperta e della ricerca della consapevolezza, per lo più autoreferenziali ma non per
questo meno affascinanti ed emozionalmente
risonanti... l’evento che però rimane indelebile e
iterativo nella mia memoria è il suicidio dell’amico, e compagno di ginnasio, Franco DeCarlo…e
ovviamente non per la sua ovvia valenza negativa, quanto piuttosto per quanto tale scomparsa
ha influenzato e tuttora influenza il mio approccio alla vita da “giovane” esploratore.
D. A distanza di tanti anni ricordi difficoltà che indubbiamente fu duro affrontare a quella
età in Collegio?
COURTESY g. cocco ©2007
R. Luigi, di realmente difficile c’è solo ciò
che ci coglie impreparati... e forse ciò a cui si è
impreparati a 15 anni è un’interazione personale
e di gruppo insieme sregolata a causa dell’età che
si ha e troppo regolata a causa del posto dove si
è… in altre parole, credo di aver sofferto perché
trovavo difficile gestire la percezione confusa che
avevo dei ruoli... Un esempio: il primo giorno in
Collegio andai di corsa ad abbracciare l’anziano
Andrea Morante, amico fraterno fin dalle elementari... che inopinatamente mi trattò con estrema
freddezza, anteponendo il ruolo (essere anziano)
all’amicizia... e l’anno successivo dovetti sorbirmi
In questa pagina.
Nella sua casa di Sidney con
la compagna Kerstin
22 il brogliaccio 007
A fianco.
In Collegio
le critiche di qualche compagno di corso per aver
fraternizzato con il pivolo De Carlo, come detto
compagno di ginnasio... che casino!
D. Un riassunto della tua vita dopo il Morosini ed il perché ti trovi all’estero?
PS: una domanda sorge spontanea: come si
fa a fare il motociclista a tempo pieno?
D. Un telegramma che vorresti inviare a
tutti i lettori del nostro Brogliaccio?
R. Esiste un solo Paese al mondo che abbia insieme neve e deserto, barriera corallina e
foresta pluviale: l’Australia... non negate a voi
stessi ed ai vostri cuccioli un simile piacere dei
sensi!!!…
D. Sei iscritto all’Associazione Ex Allievi
Scuola Militare F. Morosini?
COURTESY g. cocco ©2007
R. Diciamo che sono scappato dal carcere,
più o meno letteralmente!… egodistonicamente
romano, dopo le liberatorie passeggiate lungo le
calli veneziane; medico (con un piacevole intermezzo come shore patrol interpreter per la U.S.
Navy, a seguito di improcrastinabile crisi sentimentale); neurochirurgo senza posto; psichiatra, per 13 anni a Rebibbia (di tutto, maschietti,
fanciulle, politici, pentiti, definitivi, in attesa di
giudizio, mafiosi, politici, colpevoli e innocenti,
naturalmente la stragrande maggioranza!) e per
16 come perito e consulente di Tribunale, principalmente in ambito penale. Nel ‘92 mi sono
inventato un viaggio di studio nelle carceri australiane, che mi ha consentito di visitare tutti
gli stati di questo grande Paese e di innamorarmi
perdutamente della sua eclettica bellezza, della
sua capacità di catalizzare le interazioni sociali
ed interetniche, della semplicità di funzionamento del sistema... il trasferimento come residente è
avvenuto nel ‘99 e dal 2002 ho doppia cittadinanza... non lavoro più come psichiatra, ma faccio il...
motociclista a tempo pieno!... ho fatto due volte
il periplo del continente: una volta in senso orario con un amico, Animal, il chairman dei King’s
Cross Bikers (anche lui 13 anni in galera, ma dall’altra parte; ciononostante è insignito dell’Order
of Australia Medal per il suo lavoro nel sociale:
l’Australia delle opportunità è anche questa!); la
seconda l’anno scorso, in senso orario, da solo...
qualche amico dice che sono stato coraggioso a
trasferirmi alle soglie dei 50 anni... io continuo
a credere che si è coraggiosi a rimanere in un
Paese come l’Italia!
associativa dell’Associazione per essere membro
dei Bondi Icebergs, club con ristoranti, palestra
e piscina proprio sulla spiaggia più famosa d’Australia... ridiventate “umani” nelle vostre quote
associative e sarò ben lieto di tornare a far parte
del gruppo!…
PS: Molti dei nostri ex all’estero rispondono
picche…! Non si capisce come potrebbe essere
‘’umana’’ una quota associativa che non si intende
valore relativo a, ma come contributo ad una Associazione che custodisce e trasferisce dei valori.
D. Vuoi aggiungere una chiosa?
R. Ritengo vergognoso che il Morosini, una
scuola che si prefigge di formare gli adolescenti
alla vita, non abbia avuto la sensibilità di ricordare al suo interno, magari con una piccolissima
placca, il sacrificio di Franco De Carlo, morto suicida nell’inverno ‘67 dopo essere scappato nottetempo dal Collegio... credo che Franco abbia pagato, per tutti noi e più di tutti noi, il prezzo del
disagio adolescenziale e della “confusione” che,
pur in differente misura, tutti noi abbiamo esperito negli anni trascorsi in Collegio... credo che
emendare tale vergogna potrebbe essere uno di
quei compiti di cui l’Associazione dovrebbe farsi carico, soprattutto come messaggio da dare ai
più giovani di noi... (a piacere). Per esempio un
aneddoto, un ricordo speciale, un pensiero particolare...
PS: Un suggerimento a Gianni: iscriviti e
suggerisci questa mozione al prossimo consiglio
dell’Associazione! Ogni proposta e contributo
sono ben accetti e presi in considerazione, ci
mancherebbe! See Ya!
R. Caro Luigi, no, e tu sai il perché... ormai
mi sento aussie e qui pago un terzo della quota
il brogliaccio 007 23
olimpo
andrea bartolucci
Corso mizar 1978-’81
addestramento
del personale femminile
COURTESY a. bartolucci ©2007
Il 235° Reggimento
“Piceno”
Il Comandante del primo Reggimento Addestramento totalmente femminile ci spiega quale
cambiamento “epocale” abbia determinato l’ingresso delle donne nelle Forze Armate
I
l 235° Reggimento Addestramento Volontari
è attualmente una delle 10 unità a livello reggimento/battaglione autonomo, alle dipendenze del Comando Raggruppamento Unità
Addestrative dell’Esercito in Capua, preposte alle
attività di incorporazione e di addestramento basico dei Volontari in ferma prefissata. Dal dicembre 2000 il Reggimento è incaricato di svolgere le
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
24 il brogliaccio 007
predette attività precipuamente per il personale
femminile arruolato nel Ruolo Volontari. Sin dall’inserimento del personale femminile in Forza
Armata, il 235° Reggimento Addestramento Volontari “Piceno” è stato, pertanto, protagonista
del cambiamento epocale che ha subito l’Esercito
in tutte le sue varie componenti. Avere donne soldato ha significato, innanzitutto, rimuovere pre-
A fianco.
Allievi in compagnia del
“gentilsesso”
In questa pagina.
Le donne dell’ANMI
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
giudiziali ideologiche conseguenti ad una pluriennale esperienza vissuta tutta “al maschile”.
Questo ha significato provvedere, da parte delle
S.A., ad intraprendere una serie d’iniziative di
formazione del personale, volte a far assorbire
l’elemento femminile non come “un corpo estraneo”, ma quale segno della naturale evoluzione
dello strumento militare sempre più aderente ai
mutamenti richiesti da una società in continua
evoluzione. In quest’opera i Vertici di F.A. hanno
trovato, nella città di Ascoli Piceno e del “suo”
235° Reggimento, un equilibrato connubio tra un
tessuto sociale “ricettivo e favorevole” alla ormai
consolidata presenza militare ed una infrastruttura –la caserma “E. Clementi”– che si è qualificata come esempio ottimale del modulo alloggiativo femminile. Inoltre la città di Ascoli Piceno,
per il suo basso indice di criminalità sia comune
che organizzata e per una popolazione storicamente vicina alla vita della caserma “E. Clementi”, realizza la migliore sede per una fase d’inserimento del personale di sesso femminile. La
dimensione a misura d’uomo della città contribuisce, quindi, a garantire una cornice di sicurezza adeguata alla massiccia presenza femminile dovuta alla presenza del Reggimento.
Sicuramente oggi l’addestramento militare del
personale femminile, dopo sette anni dall’ingresso in caserma della prima donna soldato, può essere svolto con efficacia in ogni reparto della Forza Armata ed in questo il 235° Reggimento è
stato “maestro” per tanti altri Reparti; ma il passaggio dalla vita civile alla condizione militare è
ancora oggi e segnatamente per il personale femminile un momento potenzialmente critico sia
per l’Istituzione che per il personale medesimo.
Nell’ambito del 235° Reggimento è pertanto racchiusa la sintesi di expertise acquisita con il tempo ma soprattutto con una casistica tale da poter
fare scuola, a tutt’oggi, in tutte le branche, le cui
principali possono essere sintetizzate come segue: dal punto di vista addestrativo si sono raggiunti ottimi risultati nell’addestramento dei Volontari in Ferma Prefissata di un anno (VFP1) di
sesso femminile. Questo addestramento è comunque comune ad entrambi i sessi (ad altri reggimenti spetta la formazione dei VFP1 di sesso
maschile) e nessuna “discriminazione” o “facilitazione” avviene nell’attuazione dei programmi
addestrativi. Il Reggimento per l’addestramento
al combattimento diurno/notturno e per lo svolgimento delle lezioni di tiro può utilizzare due
poligoni di tiro di cui uno sito sulle colline prospicienti la città e varie aree addestrative raggiungibili in circa 30’ dalla sede stanziale, di cui
una anche utilizzabile per le attività addestrative
anfibie. Il Reggimento dispone inoltre di: aule
per plotone/compagnia; un’aula polifunzionale
intitolata ai “Caduti di Nassirya” di circa 600 posti; un’aula di automobilismo per i corsi conduttori; un campo di calcio con pista di atletica regolamentare (realizzato con la sovvenzione del
CONI); un campo polivalente (tennis, basket,
pallavolo); una palestra coperta dotata di moderne attrezzature; un campo addestrativo ginnico
sportivo militare (C.A.G.S.M.); una striscia addestrativa per lo sfruttamento del terreno (SAST);
un sistema per la simulazione del tiro FATS 3;
una torre polifunzionale per discesa a corda doppia; due torri d’ardimento per lo svolgimento di
attività specifiche (attraversamento del ponte himalayano). Per avere un’idea dell’attività addestrativa svolta al riguardo dal Reggimento, è sufficiente evidenziare che dal dicembre 2000 ad
oggi sono stati svolti 32 corsi della durata variabile da 7 a 12 settimane con circa 9000 ragazze, di
età compresa tra i 18 e i 25 anni, che hanno svolto il previsto iter addestrativo. Lo scopo generale
del corso è quello di conferire al volontario in ferma prefissata le capacità di base per poter agire
e sopravvivere sul campo di battaglia e svolgere
compiti di sicurezza ed autodifesa. Il corso si articola su tre moduli: modulo addestramento ini-
il brogliaccio 007 25
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
ziale (4 settimane) per conferire al personale
una prima veste formale ed abilitare il personale
nell’impiego dell’equipaggiamento e dell’arma individuale; modulo addestramento individuale al
combattimento (4 settimane) per conferire al
personale le capacità di agire singolarmente o in
team in situazioni particolari sul campo di battaglia; modulo addestramento al controllo del territorio (2 settimane) per abilitare il personale ad
operare in ambienti particolari quali le aree urbanizzate e l’ambiente notturno. Le principali
materie d’insegnamento sono rappresentate da
Educazione Fisica, Istruzione Sanitaria, Educazione Civica, Regolamenti, Armi e tiro, Istruzione Formale, Difesa Individuale Nucleare Biologica e Chimica, Addestramento Individuale al
Combattimento, Topografia e Trasmissioni. I volontari sono sottoposti ad accertamenti teorici e
pratici ai fini della valutazione finale necessaria
al superamento del corso: normalmente oltre il
95% dei volontari supera il corso. Attualmente è
in atto il corso basico del 3° blocco 2007 con circa
500 volontari giunte in sede in data lo scorso 24
settembre. Da un punto di vista sanitario, il Reggimento è depositario di tutte quelle attività che
si fanno solamente all’atto dell’incorporo che
vanno dallo screening generale alla visita medica
ginecologica che dovesse rendersi necessaria all’occorrenza (il D.S.S. è Ufficiale Superiore specializzato in ginecologia). Questo permette di
non avere momenti di crisi né all’atto dell’incorporo, quando mediamente 500 ragazze si presentano alla visita medica generale, né durante la
frequenza del corso. Il personale sanitario militare in tutte le sue componenti è ormai aduso nell’approccio alla problematica sanitaria femminile
che è per molti aspetti ovviamente diversa da
quella che si presenta in ogni altro contesto e che,
se condotta nel modo sbagliato, può essere fonte
di ricadute negative sul servizio. Questa maturata esperienza non è solo funzionale allo svolgimento dell’attività d’Istituto, ma serve anche
d’ammaestramento al personale volontario che
impara, attraverso la risoluzione delle proprie
problematiche, ad individuare un quadro di riferimento che porterà nella sede di assegnazione.
Analoghe considerazioni possono essere riferite
anche alla parte che riguarda la gestione del per-
In questa pagina.
Donna soldato impiegata
in funzione antiterroristica
presso un obiettivo sensibile
a Gerusalemme est
A fianco.
Addestramento di
reclute ed assaltatori
di entrambi i sessi
nei medesimi
scenari operativi
26 il brogliaccio 007
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
Reclute si dirigono al Western
Wall (“muro del pianto”) per
la preghiera settimanale
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
sonale. Per quanto notevole sia la presenza femminile in Forza Armata le problematiche connesse alla condizione di maternità, di coniugio o di
madre-soldato non sempre trovano, a tutt’oggi,
un quadro normativo di riferimento adeguato
alle diverse problematiche. Anche in questo caso
l’accentramento della fase d’incorporo presso il
235° Reggimento rende omogeneo ed ormai consolidato il sistema d’inquadramento delle problematiche sopra citate e delle soluzioni offerte. Anche in questo campo il 235° Reggimento è stato
un “apri pista” nella Forza Armata ed ancora oggi è un valido riferimento per tutti quei Reparti
che hanno ora i primi contatti
con la realtà militare femminile.
Discorso a parte merita invece il
settore logistico. In questo campo l’essere donna in uniforme ha
comportato la necessità di adeguare il corredo militare alle necessità fisiognomiche femminili.
Vasta, profonda ed unica, deve
considerarsi l’esperienza maturata in materia dal personale preposto allo specifico settore. Anche in questo ruolo il Reggimento
è divenuto punto di riferimento
sia nei riguardi dei Reparti d’impiego, sia quale qualificato punto
di contatto con l’Ispettorato Logistico – Dipartimento di Commissariato, per tutto quanto concerne le problematiche afferenti alla
vestizione del personale militare
femminile. Questo
settore è stato inoltre recente protagonista della conduzione
della
sper i mentazione
di nuovi capi di
corredo
militari
necessari al personale
femminile.
Per concludere il
235° Reggimento
Addestramento Volontari costituisce
uno dei punti fermi
dell’addestramento dei VFP1. Il
background maturato nel corso di
questi ultimi anni
costituisce punto di riferimento per la Forza Armata per quanto attiene alle problematiche connesse con l’impiego/addestramento delle volontarie. Il Reggimento emerge tra le varie unità
addestrative per la sua peculiarità, costituendo il
perno fondamentale della formazione di base
delle “donne soldato” e, pertanto, risulta essere
un reparto di primissimo ordine nel settore scolastico-addestrativo.
il brogliaccio 007 27
sala convegno
patrizio rapalino
corso orion 1977-’80
storia
dell’eleganza militare
ph. COURTESY s. meconi ©2007
Italiani in armi
nella Belle Epoque
Il comandante Meconi (corso Mizar 1978-’81) ci svela parte della sua collezione
“
Nell’Esercito nostro prima della guerra - Italiani in armi nella Belle Epoque”. È il titolo di
una mostra veneziana, svoltasi per la ricorrenza del 4 novembre, giornata delle Forze
Armate. In quella che fu la storica sede di reggimenti di fanteria, la caserma Cornoldi a Riva
degli Schiavoni, nella splendida sala del Circolo
è stato allestita l’esposizione: come in una quadro teatrale, una dozzina di manichini con le
loro uniformi originali d’epoca, ha permesso di
ripercorrere gli anni che vanno dall’indomani
dell’adozione delle stellette per le Forze Armate, nel 1871, allo scoppio della Grande Guerra. Il
titolo copia quello di un volume di aneddotica,
scritto dal Generale Emilio De Bono negli anni
’30 ove viene descritta la vita del militare tra il
1870 ed il 1915. Così, attraverso rari esemplari
da museo, la storia dell’Esercito, che è poi quella
nazionale, mostra l’evoluzione del suo costume,
dell’immagine della Forza Armata: dall’esigenza
di riorganizzarsi dopo l’Unità, all’indomani della presa di Roma, cercando di imitare il potente
esercito prussiano, alla necessità di adeguare le
tenute ai nuovi campi di battaglia, dove la tecnologia sta cambiando il volto della guerra. È
evidente il mito della Belle Epoque, che coincide
con la riorganizzazione dell’Esercito: la Guerra
Mondiale cancellerà quell’epoca e darà corso ad
un secolo violento di cui ancora oggi viviamo le
conseguenze. È ancora l’epoca degli “ufficialetti”,
un po’ giocatori un pò donnaioli, frequentatori
di teatri o di manifestazioni mondane; perennemente in lotta con scarsi salari ma, contraddizione massima, sempre ricercati dalle buone famiglie, che vedono in questi giovanotti dalle belle
tenute, un buon “partito”. È, ancora, il momento
in cui “temerari sulle macchine volanti”, danno
prova di grande coraggio ed iniziano a sperimentare il volo! In realtà quella vita apparentemente
frivola nasconde, forse neanche troppo, il disagio
il brogliaccio 007
ph. COURTESY s. meconi ©2007
ph. COURTESY s. meconi ©2007
28 ph. COURTESY s. meconi ©2007
dei continui trasferimenti che i reparti devono
subire anno dopo anno. Anche per i militari di
leva è, però, un momento importante: li sradica
dalle abitudini e li porta in luoghi che, altrimenti, non vedrebbero mai. È il vecchio concetto di
Cavour di far muovere gli italiani lungo lo Stato
per meglio consentire l’unificazione! La guerra,
in Italia, tocca la società solo marginalmente: pochi hanno vissuto la Campagna del 1866, quella
del Brigantaggio o la Presa di Roma. Le spedizioni a Massaua, in Africa, o a Candia, in Cina
e poi, ancora, in Libia sono vissute con un certo
esotismo, almeno per coloro che non sono toccati
direttamente. La stessa Battaglia di Dogali con
quasi 500 Caduti o quella ancora più terribile di
Adua non hanno la stessa forza coinvolgente che
avrà la Guerra Mondiale. Il bel chepì nero dallo
stellone d’argento lascia il posto ad un elmetto in
acciaio, forse troppo leggero, e ad una maschera
antigas fatta di garza impregnata con olii essenziali. Il progresso che aveva determinato un profondo ottimismo sulle possibilità dell’uomo, a cui
niente sembrava precluso, adesso trascinava nelle trincee del Carso e del Piave. Poiché la mostra
è dedicata agli italiani in armi nella belle epoque,
non va dimenticato come nell’asburgico esercito
Imperiale e Regio, prestarono servizio numerosi
sudditi di lingua –e quindi nazionalità– italiana.
Tutti prestavano il Giuramento all’Imperatore, in
una identica formula per i diversi sudditi dell’Impero, ma ciascuno nella lingua nazionale. La bella
tenuta di un sottotenente dei Tiroler Kaiser Jager
esposta ricorda le migliaia di trentini, caduti sul
fronte orientale nel 1914. Proprio con l’intento di
mostrare un’Immagine della Storia, in accordo
con il Comando della Caserma Cornoldi, il CF
Meconi (corso Mizar 1978-‘81) ha assunto l’impegno di preparare una serie di eventi espositivi
che coprano tutta la storia dell’Esercito, fino al
1954, anno del ritorno di Trieste all’Italia. Attraverso l’uso della sua collezione, saranno esposti i
più significativi momenti storici militari: dal 1919
al 1933, dal 1934 al 1939 e dal 1940 al 1954.
A fianco.
1873, tenente di Fanteria: la
prima uniforme dell’Esercito
unitario.
ST di reggimento di Tiroler
Kaiserjager: molti trentini ed
altoatesini, all’epoca cittadini
Imperial Regi, prestarono
servizio in quei reggimenti
In questa pagina.
Parte dell’esposizione:
capitano della Riserva di
Fanteria (1880), Sottotenente
medico (1898), ufficiale di
Cavalleria (1899), ufficiale
degli Aerostieri (1911),
tenente di Artiglieria (1909)
con lo “spencer”: quanto
sono lontane le mimetiche!
il brogliaccio 007 29
luigi tarsia
corso halley 1985-’88
L’ANGOLO DELLE TRADIZIONI
PH. COURTESY a. dell’agnola ©2007
sala convegno
l’evolversi del tempo
Cosa è cambiato nella vita quotidiana dell’allievo?
P
er la rubrica delle tradizioni offriamo
questa volta un rapido spaccato di come
si sia evoluta in 45 anni la giornata dell’allievo all’interno del Navale. Sicuramente il confronto farà nascere quella goliardica e cameratesca disputa fondata sul “ai nostri
tempi...” e questo è lo spazio giusto per tutto
ciò! Confronteremo ad esempio le giornate dell’allievo dell’ipotetico pivolo Paolo del 1962 e del
pivolo Giovanni che è stato ammesso nel 2007 a
frequentare il Morosini.
Nel 1962 la sveglia suonava alle 06:20 ed in 20
minuti il pivolo Paolo doveva essere pronto per
l’ispezione. A settembre il pivolo Giovanni del corso 2007-‘10 si sveglierà invece alle 06:45 ed avrà 5
minuti in più per completare le sue pratiche mattinali ed essere pronto per l’ispezione mattinale.
Il pivolo Paolo nel 1962, terminata l’ispezione, di
corsa si recava in campaccio per i consueti 10 minuti di sana ginnastica mattinale e poi si recava
a studio, nel pieno rispetto della locuzione latina
di Giovenale: mens sana in corpore sano. Il pivolo Giovanni del 2007 invece, terminata l’ispezione mattinale, si recherà immediatamente nel
salone della mensa per consumare la sua prima
colazione concedendosi poi 10 minuti di relax
prima dell’inizio delle lezioni. Ora come allora, le
lezioni scolastiche seguono da sempre gli stessi
ritmi occupando l’intera mattinata e concludendosi intorno alle 13:00. Segue quindi l’assemblea
generale in Campaccio con la consueta lettura
delle punizioni e delle ricompense ed il Marcia
Avanti che concludeva l’assemblea. Al termine
della seconda colazione una piccola ricreazione e,
alle 14.30, tutti in spogliatoio per due sane ore di
30 il brogliaccio 007
sport. In effetti oggi si parla di esercitazioni varie,
in quanto gli allievi in quel periodo non svolgono
solo attività sportiva, bensì si applicano anche in
attività extra sportive quali il corso di Patente
Nautica, il Corso di Pronto Soccorso svolto dalla
Croce Rossa Italiana, corsi di Astrofisica, Inglese e quanto altro possa essere utile al completamento culturale dell’allievo. Nel 1962, alle 16:30,
cascasse il mondo, il pivolo Paolo era a studio e
vi rimaneva fino alle 20:10. Si concentrava nello
studio e le mosche che ronzavano intorno non lo
disturbavano minimamente. Il pivolo Giovanni,
nel 2007, si recherà a studio alle 17:00 ma alle
20 sarà pronto a recarsi nel salone della mensa
per consumare il suo lauto pranzo. Se il ronzio
delle zanzare lo disturberà potrà procurarsi delle cuffie afoniche e concentrarsi maggiormente
nell’attività di studio! Terminato il pranzo, il pivolo Paolo del ’62 aveva 40 risicati minuti per un
po’ di svago in sala convegno. Il pivolo Giovanni
del 2007 avrà invece un’ora e quarantacinque minuti di relax in sala convegno per dedicarsi alla
pratica del biliardo, del ping pong, alla vista di
un film, all’ascolto di musica o alla lettura di un
quotidiano o di un libro. E mentre il buon Paolo
alle 22.00 era già sotto le coperte con il cubo sul
banchetto, il pivolo del 2007 andrà a dormire ben
45 minuti dopo…
Che differenza... tra Paolo e Giovanni, non fosse
altro che Paolo ha oggi ha 60 anni è un affermato professionista con una carriera eccezionale…
suo “nipote” Giovanni è solo all’inizio della scalata che ci auguriamo lo condurrà al medesimo
successo!!!
design COURTESY a. dell’agnola ©2007
In questa pagina.
Esempio di “giornata
dell’allievo” così com’era in
vigore alla fine degli anni
Novanta
il brogliaccio 007 31
sala convegno
elena luise
chi sono Sciiti e Sunniti
PH.COURTESY d. galli ©2007
Sunnismo e Sciismo:
due facce della stessa
medaglia
La compagna di Matteo Schiavon (corso Naumacos 1995-’98), dottoressa in Storia delle
Religioni, ci spiega le differenze tra le due grandi correnti dell’islamismo
L
32 il brogliaccio 007
solo Allah è il Legislatore) mentre per gli Sciiti
(Imam) è un’autorità politica infallibile ed impeccabile ed una figura religiosa in quanto depositario del giusto e vero significato della Rivelazione.
Anche i Sunniti accettano la figura dell’Imam, ma
con un diverso ruolo; egli diviene colui che dirige
la preghiera comune nelle moschee ed è scelto
fra i fedeli con un atto volontario. Ad oggi il 90%
dei musulmani è Sunnita, mentre gli Sciiti sono
in netta minoranza (8%) concentrati prevalentemente in Iran, Pakistan ed Iraq.
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
a quasi totalità del popolo islamico si professa Sunnita. Che significato attribuiamo a questa parola? Con Sunnismo s’intende l’Islam ortodosso che trova il suo
fondamento nella Sunna (consuetudine-comportamento di Maometto) e nella Giama’a (comunità
dei credenti). I Sunniti, che si definiscono “ahl
al-sunna wa’l-giama’a” (gente della Sunna e della
comunità), sostengono che l’afflato divino si sia
fermato su Muhammad (Maometto), Sigillo dei
Profeti (Nabi) e sommo Rasul (inviato celeste
che ha trasmesso agli uomini la legge attraverso
un testo rivelato, il Corano) e che non proseguì
oltre. Di conseguenza il Khalifa (califfo-successore) e seguenti, che sono i capi supremi temporali
della comunità, sono solo delle autorità politiche
con funzione esecutiva, ovvero devono garantire
la retta applicazione della Sharia’a (legge). Spesso contrapposti ai Sunniti troviamo gli Sciiti, ma
chi sono quest’ultimi? Sono i seguaci della Shia’a
(partito) di Ali, cugino e genero di Muhammad
(Maometto). Gli Sciiti affermano che il successore del sommo Nabi deve essere una persona della
sua famiglia, in questo caso Ali e di conseguenza i suoi discendenti che saranno chiamati Imam
(capo-guida). A differenza del Khalifa sunnita,
l’Imam sciita è portatore dell’impronta divina
tramandata da Maometto di generazione in generazione. La differenza fra Sunnismo e Sciismo
non è dogmatica; è soprattutto formale, infatti, la
stessa corrente sciita nacque nella seconda metà
del 600, durante le lotte politico-religiose per la
successione al vertice della teocrazia musulmana. La differenza principale consiste nel ruolo del
capo-guida che per i Sunniti (Khalifa) ha solo poteri esecutivi e giudiziari (non legislativi perché
A fianco.
Scritte lungo la costa, Golfo
di Aqaba, Arabia Saudita,
inneggianti all’islam
In questa pagina.
Marabutto a Brava, Somalia: il fenomeno del “marabuttismo” è
la santificazione a livello locale di un asceta che poco si concilia
con l’islam ortodosso, sia sunnita che sciita.
Suez (As Suways), Mar Rosso, Egitto: una full-containers
entra nel canale di Suez da sud. Sullo sfondo Masjed Badr, la
moschea di Badr della città
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007
il brogliaccio 007 33
sala convegno
massimiliano pardini
corso azzurra 1983-’86
una sonora sconfitta
all’islam
PH.COURTESY f.businaro ©2007
La flotta pontificia
nella battaglia di
Lepanto (1571)
Forse non tutti sapevano che anche lo Stato Pontificio prese parte alla battaglia di Lepanto
D
urante tutto il Rinascimento i papi
governarono lo Stato della Chiesa con
metodi del tutto analoghi a quelli in
uso nelle coeve Signorie italiane, presentandosi sulla scena politica internazionale
come veri e propri prìncipi, coinvolti nei conflitti
dinastici in Italia e nel resto dell’Europa, coltivando forti aspirazioni temporali e determinati
ad accrescere, al pari dei monarchi loro contemporanei, i propri possedimenti territoriali. L’attività temporale del papato, spesso esercitata
attraverso spregiudicate strategie nepotistiche,
opportunistici rovesciamenti di fronte in seno ad
alleanze e coalizioni, nonché l’uso della forza militare, si mantenne viva fino al XVIII secolo.
La Romagna, contesa a Venezia, il Regno di Napoli, nel quale tentarono a più riprese di estendere la loro influenza e la Toscana furono le aree
maggiormente interessate all’azione dei papi rinascimentali, come Paolo III (1534-49) che creò
il Ducato di Parma e Piacenza (1545) a favore del
figlio naturale Pier Luigi Farnese. Lo testimoniano anche la partecipazione alla Lega di Cambrai
(1508), la prima Lega Santa (1511), le annessioni
di Ferrara (1597), del Ducato di Urbino (1631),
la guerra di Castro (1641- 44) e gli scontri con
Napoleone (1796-98), durante la sua campagna
d’Italia. Il verificarsi di eventi traumatici come la
Rivoluzione francese, la sconfitta di Napoleone
III, la dissoluzione dell’Impero Austro-ungarico
(questi ultimi suoi tradizionali protettori) e l’avvento della modernità spensero le residue velleità temporali del papato, confinato, dopo la presa
di porta Pia, nei Palazzi Vaticani. Ma accanto a
questa politica -che potremmo definire “di potenza”- i papi rinascimentali ed in particolare
uno su tutti, Pio V, beatificato nel 1712, esercita-
In questa pagina.
La battaglia di Lepanto
opera di
artista sconosciuto
34 il brogliaccio 007
COURTESY f. businaro ©2007
A fianco.
La battaglia di Lepanto
dipinta da
Paolo Veronese,
Gallerie
dell’Accademia,
Venezia
rono -molto più incisivamente di oggi- un’energica e coraggiosissima opera spirituale, dispiegata
su scala planetaria a difesa della cristianità dalle
minacce esterne.
L’episodio dell’Età Moderna che più di ogni altro
simboleggia questo straordinario spirito di crociata è rappresentato dall’iniziativa promossa
da papa san Pio V in occasione della spedizione
navale conclusasi felicemente con la battaglia di
Lepanto nel 1571. L’avvenimento, fulgido esempio, soprattutto per i nostri giorni, di solidarietà
e coesione internazionale cristiana di fronte al
pericolo turco, fu reso possibile solo ed esclusivamente grazie alla decisa e pervicace attività di
mediazione del pontefice, finalizzata a costituire una sorta di “patto mediterraneo” tra gli stati
cattolici europei, riunitisi intorno alla seconda
Lega Santa, messa in piedi caparbiamente dal
pontefice, dopo aver superato contrasti ed interessi geopolitici divergenti. Ma prima di passare a
descrivere i fatti di cronaca, è necessario ricordare brevemente i prodromi di una delle più grandi
battaglie navali della storia, evento bellico che
ha segnato i destini dell’Occidente.
L’Europa del XVI secolo, dilaniata da logoranti
guerre di religione e travagliata da una lunga
serie di sanguinose campagne militari affrontate faticosamente da Carlo V per salvare l’unità
dell’Impero, si trovava in balìa di un altro grave
flagello che rischiava di farle perdere irrimediabilmente la propria identità e la propria libertà.
Dalla fine del Trecento infatti l’espansione turca
nel Mediterraneo si era fatta sempre più minacciosa ed appariva ora inarrestabile. Un continuo
stillicidio di spedizioni militari, incursioni, attacchi corsari, scorrerie, saccheggi, catture di schiavi, massacri, operati dai barbareschi, vassalli ed
alleati dell’Impero Ottomano, seminava il terrore
tra i cristiani intorno al bacino del Mediterraneo. L’intera Europa, aggredita dalle armate dell’Impero turco anche ad est giunte, dopo essere
dilagate in Ungheria e nei Balcani, fin sotto le
COURTESY f. businaro ©2007
Sotto il profilo strettamente religioso, si trattò di
un cattolicesimo fortemente militante, battagliero, interventista, deciso, poco incline al compromesso, lucido e limpido nella scelta degli obiettivi,
autenticamente impegnato nella strenua salvaguardia della fede e dell’unità confessionale, di
fronte alle minacce disgregatrici, molto distante
dall’attuale atteggiamento pacifista, terzomondista, antimperialista, integrazionista ed ecumenico della Chiesa cattolica, cui siamo abituati oggi.
mura di Vienna, viveva nell’incubo imminente di
essere fagocitata dall’islam del Sultano Solimano
I il Magnifico. Il continente era peraltro lacerato al suo interno da contrapposizioni politiche
e religiose nonché da interessi contrapposti. La
Francia, ufficialmente cattolica, pur tormentata
da sanguinose lotte di religione tra cattolici ed
ugonotti, sosteneva, nella sua tradizionale acerrima politica antiasburgica, il Sultano, assecondandolo palesemente sul Mediterraneo. Venezia
era preoccupata soprattutto dalle minacce e dagli attacchi che i turchi sferravano alle sue basi
commerciali nell’Adriatico, nello Ionio e nell’Egeo.
Ma la sua politica opportunistica presentava non
pochi elementi di ambiguità: pur essendo tradizionalmente ostile all’Impero turco, la Serenissima non aveva esitato, in più di un’occasione, a
scendere a patti con il Sultano, sottoponendosi
al pagamento di un tributo in cambio di una sorta di salvacondotto a tempo, per esercitare i suoi
traffici commerciali nel Mediterraneo orientale.
Più coerente e più determinata nella sua politica antiislamica, era la Spagna, minacciata nel
quadrante occidentale del Mediterraneo; Carlo V
ed il figlio Filippo II cercarono a più riprese di
combattere seriamente i musulmani, organizzando due grandi spedizioni contro Tunisi e contro
Algeri, i cui risultati, nonostante gli sforzi profusi,
furono in parte all’altezza delle aspettative. Gli
Stati della penisola italiana, politicamente divisi
e sotto l’influenza della Spagna, continuamente
minacciati ed aggrediti dalle incursioni dei pirati
moreschi, erano pressoché impotenti. Tuttavia i
Cavalieri di Malta e di Santo Stefano lottavano
il brogliaccio 007 35
strenuamente ed eroicamente nel Mediterraneo,
cercando di opporsi ai continui assalti turchi ed
al loro strapotere sui mari. Pertanto, la vittoria
di Lepanto e, prima ancora, la costituzione di
una potente flotta congiunta non fu il risultato di
interessi politici convergenti. Essi semmai, come
accennato, divergevano notevolmente. Fu piuttosto il frutto di scelte coraggiose e responsabili
di alcuni principi e uomini politici e militari cristiani, anche se il merito -in senso assoluto- va
ascritto alla smisurata determinazione del grande pontefice che aveva a cuore i destini dell’Occidente e della cristianità.
Pio V, al secolo Antonio Michele Ghislieri (Bosco
Marengo, Alessandria 1504 - Roma 1572), papa
dal 1566 al 1572, austero frate domenicano, dotato di un rigore morale eccezionale, grande nemico del lusso e inquisitore inflessibile, riuscì a
mettere in piedi, nel maggio del 1571, una potente coalizione navale in funzione antiturca. Il pontefice, che non era certo -per usare un’espressione tanto in voga oggi- di fede “arcobaleno” come
sembra essere buona parte dell’attuale management vaticano, ottenne l’adesione alla spedizione
del re di Spagna Filippo II, di Genova, dei Savoia,
di Venezia, del Granducato di Toscana e dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. L’obiettivo era di lanciare una controffensiva cristiana all’attacco che
i turchi avevano mosso nel 1570 contro l’isola veneziana di Cipro e di liberare dall’assedio la fortezza di Famagosta, vanamente difesa dall’eroico
Marcantonio Bragadin. Don Giovanni d’Austria,
figlio naturale dell’imperatore Carlo V, nonché
fratellastro di Filippo II, già messosi in luce per
le sue spiccate qualità militari, venne nominato
comandante dell’intera flotta cristiana. Giovanni Andrea Doria, nipote del grande Ammiraglio
Andrea Doria, era il comandante della flotta spagnola e di quella genovese. Pietro Giustiniani era
a capo di quella dell’Ordine di Malta, mentre le
galee veneziane erano agli ordini del settantacinquenne Sebastiano Venier. Le navi pontificie
dipendevano da Marcantonio Colonna.
Nel corso del sec. XVI, la forza della Marina pontificia non risiedeva tanto nei suoi effettivi, ridotti a poche galee (da 13 a 30 secondo le circostanze), quanto nel valore dei suoi capitani generali,
legati alla Santa Sede da un patto di fedeltà, e nel
prestigio che essa godeva sul piano internazionale, atteso che il pontefice svolse sempre il ruolo
di coordinatore nei conflitti contro i Turchi. La
crociata anti-turca fu, per tutto il 500, un conflitto lungo e dispendioso che comportò un logorìo
36 il brogliaccio 007
costante ed estenuante di risorse economiche
ed umane, cui la Chiesa fece fronte aumentando il prelievo fiscale nei confronti dei sudditi e
delle proprie congregazioni. Il papa si era dovuto
dotare necessariamente di un esercito e di una
piccola flotta, la cui base principale fu, dal 1431,
Civitavecchia, cui spettava la difesa delle coste
dalle incursioni degli infedeli e dei pirati.
Il 3 giugno 1571 il papa, avuta notizia che Filippo
II era disposto a soccorre immediatamente Venezia, aggredita nella sua colonia di Cipro, e ad
entrare in trattative per la Lega, nominò il Colonna ammiraglio supremo della flotta pontificia.
La domenica 11 giugno Marcantonio Colonna, in
splendida armatura, circondato da nobili romani, si recò a cavallo in Vaticano, dove prestò giuramento nella cappella papale dopo una messa
solenne. Poi ricevette dalle mani del pontefice il
bastone del comando ed il gonfalone di seta rossa, sul quale era rappresentato il Crocifisso tra
gli apostoli, lo stemma di Pio V ed il motto “In
hoc signo vinces”. Questo stendardo, benedetto
dal papa, fu issato sulla nave ammiraglia della
flotta cristiana, a protezione della “Santa Alleanza”, durante la battaglia nel mare di Lepanto e fu
riportato, al termine della stessa, nella cattedrale di Gaeta. Che Pio V avesse scelto in Marcantonio Colonna l’uomo adatto, lo dimostrò lo zelo, col
quale questi si prese a cuore l’allestimento delle
galere, il cui numero, in seguito all’impossibilità
di raccogliere mezzi maggiori, fu limitato a 12. Il
Colonna trovò nella nobiltà romana il massimo
entusiasmo nell’organizzare e nel prendere parte
all’impresa. Nominò suo vicario il duca di Zagarolo, Pompeo Colonna. Paolo Francesco Baglioni
ottenne il commissariato generale, l’artiglieria
fu messa sotto la direzione dell’architetto Iacopo
Fontana. Ad Ancona ed a Venezia curò l’allestimento delle galee, lavori che richiesero non poche difficoltà. Il 22 giugno Marcantonio Colonna
passò in rassegna tutta la propria flotta, poi entrò
nel Duomo a chiedere la protezione di S. Erasmo
sull’impresa che si accingeva a compiere: fece
voto solenne che, qualora fosse tornato vincitore grazie alla sua intercessione, avrebbe donato
il sacro stendardo al santo. Il 24 giugno la flotta
pontificia, al suo comando, salpò da Gaeta per ricongiungersi a Messina con il resto del naviglio
della coalizione e da qui partì, a ranghi completi, il 24 agosto per muovere contro i turchi. La
flotta cristiana giunse, nonostante il maltempo,
verso Cefalonia, dove sostò brevemente. Il 6 ottobre le navi giunsero davanti al golfo di Patrasso.
Domenica 7 ottobre 1571 don Giovanni d’Austria
do al valoroso don Giovanni d’Austria.
Molti storici si sono interrogati a lungo sul perché
la vittoria non fu sfruttata a fondo dalle potenze occidentali; in effetti, riemersero subito di lì
a poco gli antichi contrasti tra gli Stati cristiani,
ma è presumibile ritenere che il motivo principale vada ricercato nella circostanza che la Spagna, di gran lunga la maggiore potenza cattolica
europea, nel suo sforzo di mantenere l’“ordine
asburgico”, tanto faticosamente inseguito dall’imperatore Carlo V e proseguito dal figlio, fu
nuovamente ed a lungo impegnata militarmente
in molti altri scacchieri che la distolsero dal Mediterraneo. In realtà bisognerebbe domandarsi,
per capire la portata dell’avvenimento, cosa sarebbe successo se la vittoria non ci fosse stata
o, peggio, se ci fosse stata
una sconfitta. Non solo tutti i possedimenti veneziani
nell’Egeo, Ionio ed Adriatico sarebbero caduti, ma la
stessa Italia e forse anche
la Spagna (dove addirittura nel 1568 era scoppiata
una sanguinosa insurrezione dei moriscos, che aveva
minacciato gravemente il
Sud della penisola iberica)
sarebbero state inesorabilmente alla mercé dei turchi. La battaglia di Lepanto,
episodio di cui tutti noi occidentali dovremmo essere giustamente orgogliosi,
colpevolmente ignorato e
trascurato dagli storici contemporanei europei, forse
troppo occupati a fabbricare teorie negazioniste
del primato della nostra civiltà sulle altre, afflitti da incomprensibili sensi di colpa nel dover riconoscere una vittoria dell’Occidente sull’Islam,
meriterebbe una maggiore considerazione ed
una maggiore attenzione. L’Occidente sembra
aver smarrito irrimediabilmente la propria identità, il proprio senso di appartenenza e l’orgoglio
delle sue origini. Forse, per celebrare una vittoria come quella di Lepanto, è troppo tardi e sono
rimasti sempre meno coloro che sanno coglierne
appieno il significato.
COURTESY f. businaro ©2007
fece schierare, all’interno del golfo di Corinto, la
propria flotta in formazione serrata, a forma di
croce, di fronte alla formazione turca, comandata da Mehemet Alì Pascià, forte di duecentotrenta galee, più numerosa di quella cristiana. Lo
schieramento delle navi cristiane vedeva all’ala
sinistra 53 galee prevalentemente veneziane, al
comando di Agostino Barbarigo. In posizione
centrale c’erano 61 galee miste: quelle spagnole
di don Giovanni d’Austria, altre veneziane al comando dell’anziano Sebastiano Venier e le navi
pontificie del Colonna. Chiudeva lo schieramento, sul lato destro, il gruppo di 53 navi genovesi
comandate dal Doria. La retroguardia cristiana
del Marchese di Santa Cruz contava su 38 galee.
In totale, la flotta cristiana si componeva di 6
galeazze (rivelatesi determinanti per la vittoria,
in ragione della loro straordinaria potenza di fuoco),
205 galee, 30 navi da carico,
circa 13000 marinai, circa
44000 rematori, circa 28000
soldati con 1800 cannoni.
Le fonti pontificie dell’epoca
ci hanno lasciato un ritratto,
com’era prevedibile, molto
lusinghiero di Marcantonio
Colonna. È stato riferito infatti, che durante il combattimento, il nobile romano, a
bordo della nave capitana
pontificia, spada in pugno,
si sia coperto di gloria ed
abbia lottato valorosamente.
Le sue galee, al termine dello scontro con le navi turche,
si dettero addirittura al loro
inseguimento. L’esito della
sanguinosa battaglia è fin troppo noto e le proporzioni dello scontro possono essere riassunte
in poche cifre. Se i caduti cristiani furono circa
9 mila, quelli turchi furono 30 mila e varie altre
migliaia quelli catturati. Soltanto trenta navi turche riuscirono a fuggire; delle altre, 117 furono
catturate e divise tra gli Stati membri della Lega
e le rimanenti andarono distrutte. Dal momento in cui sorsero disaccordi sulla spartizione del
bottino di guerra, don Giovanni dette incarico al
Colonna, che era considerato da tutti un arbitro
imparziale, di inventariare le prede e di distribuirle equamente, sulla base degli accordi precedentemente pattuiti. Pio V, allorquando ricevette
la notizia della vittoria, si mise a piangere e ripeté le parole della Sacra Scrittura: “fuit homo
missus a Deo cui nomen erat Johannes”, alluden-
In questa pagina.
Lo schieramento in una
antica stampa
il brogliaccio 007 37
sala convegno
giampiero rellini lerz
corso chyron 2003-’06
come È nato il navale
COURTESY g. rellini lerz ©2007
La nascita
del “Morosini”
Da questo numero prende avvio l’indagine di un giovane ex allievo che ripercorre le tappe
costruttive della Scuola fino alle odierne modifiche in vista dell’entrata delle “allieve”
V
enezia 1936. L’Opera Nazionale Balilla
commissiona agli architetti Francesco
Mansutti e Gino Tiozzo la costruzione
della Scuola Professionale per “Marinaretti”. L’istituto doveva ospitare i giovani della
Nave Scuola Scilla prossima al disarmo. Ma al
termine dei lavori il Morosini (ante litteram)
viene trasformato in “Accademia Premarina dell’Opera Nazionale Balilla” (Collegio G.I.L.) con il
fine di preparare i giovani alla vita in Accademia
Navale. Una curiosità: all’epoca sulla facciata S-E
non c’era ancora scritto “Patria e Onore”, ma “Il
nostro destino è stato e sempre sarà sul mare”.
Durante la guerra il Morosini ospita parte della
X Flottiglia MAS, dopodiché il collegio G.I.L. sarà
chiuso nel 1945 e per un breve periodo diviene
A fianco.
1936, plastico del progetto.
Nel primo progetto realizzato
mancavano aula magna,
corridoio aule scientifiche,
residenze dei comandanti ai
corsi ed l’Olimpo
1938, vista dal canale
di Sant’Elena (prospetto
S-W): mancano alcune
delle strutture attualmente
presenti
38 il brogliaccio 007
Ripercorrere la storia architettonica del Morosini, oltre a essere utile per i miei studi, permette
di fondare un “patrimonio storico” del Collegio;
in modo tale che sarà possibile mostrare alle generazioni future come era in passato la Scuola.
Quando ho iniziato a fare le ricerche ho scoperto
che non esistono pubblicazioni sul Morosini ad
COURTESY archivio fotografico comune di venezia ©2007
In questa pagina.
1938: palazzo allievi, meglio
conosciuto come “Olimpo”
scuola sottoufficiali. Nel 1961 apre il Collegio Navale “Francesco Morosini”, affiancando il Collegio
Navale di Brindisi. La scuola ha subíto moltissimi
cambiamenti da quando è stata costruita fino a
oggi. Tuttora sta compiendo radicali trasformazioni; presto potrà ospitare anche le ragazze e
come tutti sappiamo questo rappresenterà una
svolta per il Navale.
COURTESY archivio fotografico comune di venezia ©2007
è pregato di contattarmi all’indirizzo in calce a
questo articolo. Grazie a tutti!
Per informazioni e suggerimenti:
[email protected]
COURTESY archivio fotografico comune di venezia ©2007
eccezione dello “Speciale Morosini” della MM
(1999) ormai introvabile (un grazie a Nunzio
Difonzo che è riuscito a rimediarmelo!). Anche
cercando su internet non si trova molto a riguardo, ma sparsa per l’Italia c’è la storia del Morosini. Oltre a Venezia stessa, ci sono documenti
interessanti anche a
Firenze e Rovereto
(TN). Come ci siano finiti è un po’ un mistero; studi permettendo
mi sto impegnando ad
andarli a raccogliere e
a metterli insieme. In
futuro vorrei estendere le ricerche anche al
Collegio Navale “Niccolò Tommaseo” di
Brindisi,
purtroppo
caduto in disuso. Ho
la fortuna di essere
aiutato da tanti ex allievi e non: chiunque
volesse partecipare al
lavoro e/o avesse del
materiale interessante
il brogliaccio 007 39
sala convegno
l’odissea di dedalo
giandonato reino
corso daidalos 2004-’07
una vacanza estiva potrebbe
diventare un vero e proprio labirinto
Accolto a Creta, fuggito in Sicilia, finito a vivere in Sardegna: pare che il destino di Dedalo sia
legato a filo doppio con le isole... vediamo se è vero!
C
apisco che ormai è tardi parlare di estate, sole, mare e tante altre cose che magari sarebbe sconveniente elencare qui
(do libero sfogo alla fervida immaginazione che caratterizza le menti del morosiniano
medio), ma ho pensato alle avventure che sono
successe a me ed un manipolo di uomini (e donna), tutti forgiati dall’inconfondibile marchio del
Morosini, quest’estate in una splendida isola a
sud della Grecia, Khitira.
Ho quindi pensato bene di scrivere una sorta di
diario di bordo che con piacere vi illustrerò in
una serie di puntate descrivendovi ciò che è successo nell’isola dalle cui acque sorse Venere.
In questa prima parte della storia ci sarà una sorta di introduzione a quelli che sono i “viaggiatori”.
Credo dunque sia arrivato il momento di presentare questa pazza ciurma che issa con orgoglio
la bandiera del Daidalos (ho cercato le immagini
che forse più rappresentano i nostri eroi!...)
design COURTESY m. pardini ©2007
40 il brogliaccio 007
NOME
Max
COGNOME
Catena
LUOGO DI NASCITA
Roma
RESIDENZA
Colle Ferro, Roma
SESSO
M
Capo indiscusso della vacanza è stato il mitico
Max Catena. Non sto qui ad elencare tutti gli appellativi che gli appartengono, vi basti sapere che
anche il più benevolo di questi non può dirsi positivo. Lui è il proprietario della casa in cui abbiamo passato i nostri 10 giorni. Lui è il personaggio che ci ha fatto rischiare di rimanere sempre
nella stessa casa altri 7 giorni (ma di questo ne
parleremo in seguito). Lui che ci ha raccontato,
prima di partire, che l’isola era un piccolo “circolo polivalente per anziani” (niente donne). Credo
che basti guardarlo negli occhi per capire la sua
personalità. Abbastanza buono, anche se a volte
irascibile. Molto spesso fa cose stupide e senza
senso. Sicuramente poco affidabile, anche se ci
mette tutto l’impegno possibile per farsi accettare dalla comunità e per rimediare ai suoi innumerevoli errori. Quindi sommariamente possiamo dire che è un bravo ragazzo (ha messo a
disposizione la sua casa, non posso sbilanciarmi
più di tanto) …ehmmm, ti vogliamo bene Max!
NOME
Francesco Pio
COGNOME
Mangione
LUOGO DI NASCITA
Taranto
RESIDENZA
San Giorgio Ionico (TA)
SESSO
M
Pio Mangione è un elemento molto interessante. La sua personalità è sotto costante analisi da
molti scienziati, affetto com’è da una grave forma
di… ansia. Pio è il tipico essere dalle decisioni
drastiche e inspiegabili. Ad esempio, durante la
settimana bianca del secondo anno voleva fare
uno sciopero generale che consisteva nel non andare all’assemblea prima di cena perché l’acqua
delle docce era fredda. Sicuramente può considerarsi un essere stupido che fa ripetutamente cose
stupide, come dice il buon vecchio Luca Caiazzo
(che vi presenterò in seguito) “Hai 18 anni e ancora non metti un po’ di giudizio!!!” (traduzione
letterale Tarantino-Italiano). Tengo però ancora
una volta a sottolineare la sua caratteristica base,
ovvero i litri e litri di ansia che circolano nelle
sue vene.
NOME
Luca
COGNOME
Caiazzo
LUOGO DI NASCITA
Taranto
RESIDENZA
San Giorgio Ionico (TA)
SESSO
M
Sui biglietti delle varie navi prese durante il
viaggio nessuno poteva credere al suo cognome e
pertanto hanno deciso (forse con un complotto)
di modificarlo secondo il loro gradimento. Quello che ci interessa sapere di questo bizzarro ed
eccentrico individuo è il suo animo da cantasto-
rie la cui vena artistica deriva sicuramente dalle sue frustrazioni sessuali e sentimentali con il
gentilsesso (argomento che approfondiremo in
seguito). Il nostro Luca sarà anche l’irriducibile
cuoco, insieme a Luigi Semeraro, cui dobbiamo
eterna gratitudine per averci sfamato. Cosa importante è il suo fondamentale ruolo di suonatore
di chitarra (dire chitarrista sarebbe limitativo),
e, nonostante sia anche un giocoliere, questa sua
abilità ha influito poco nel corso della vacanza.
Ama pasteggiare a whisky ed ha momenti catartici e riflessivi che improvvisamente possono
esplodere in momenti di crisi o di totale euforia:
come quando scese dalla macchina mentre stava
guidando lungo le particolarissime e folkloriche
strade dell’isola. In definitiva un pazzo.
NOME
Luigi
COGNOME
Semeraro
LUOGO DI NASCITA
Lago Negro (PT)
RESIDENZA
Lago Negro (PT)
SESSO
M
Questa è la foto più sincera che sia riuscito a
trovare del nostro Luigi… perché di solito nelle
foto è sempre serio, tentando di fare il super sexy
thing. Pilota ufficiale della Punto di Max (ah! Dimenticavo! Max ha messo a nostra completa disposizione una Punto e una Super Panda), Seme
(per gli amici e per la nostra storia) ha fatto più
di una volta credere al suo compagno e navigatore Max, lungo le strane autostrade elleniche, che
la fine fosse vicina. Compagno di fornelli di Luca
Caiazzo, allietava i nostri palati con insistenti
sughi alle melanzane e strani intrugli preparati secondo antiche ricette di streghe della sua
zona. La maggior parte del tempo della vacanza
l’ha spesa sui libri di scuola per la preparazione
ai test d’ingresso d’ingegneria e ad impastare
yogurt con marmellata di amarene: è stato anche taxista e “spesologo” (nel senso che andava a
fare sempre la spesa) del gruppo. Luigi inoltre è
uno che si innamora di una ragazza con la stessa
facilità con cui un qualsiasi essere umano beve
un bicchiere d’acqua. Diciamo che è il latrin lover
del gruppo.
il brogliaccio 007 41
NOME
Gianluca
COGNOME
Benetello
LUOGO DI NASCITA
Padova
RESIDENZA
Piove di Sacco
SESSO
M
Non fatelo mai arrabbiare, potrebbe essere molto pericoloso! Mettiamola così… meglio essergli
amici piuttosto che altro. Lasciati scroccare le
sigarette, i waffles (anche questo lo capirete in
qualche altra puntata), ma non dire mai una parola contro di lui. Potrebbe dire che ha lavato i
piatti per tutta la vacanza... non è vero…però…
è meglio dire di sì. Lui è il nuotatore del gruppo (doppio distintivo atletico per due anni consecutivi... e tre nautici!!!), colui che quando noi
altri facevamo passeggiate lungo la riva ci veniva
dietro nuotando via mare! Altra caratteristica
di questa montagna d’uomo (perché è grosso e
muscoloso!), è che mangia e dorme tanto. Ma vi
ricordo che questa caratteristica da uomo dolce e
pacioccone è solo un’apparenza dato che ha rotto
un comodino contro una porta quando qualche
sventurato ha provato a svegliarlo (e non vi dico
il resto!).
NOME
Federico (Maria! non lo
ammetterà mai)
COGNOME
Varacca
LUOGO DI NASCITA
Parma
RESIDENZA
Salso Maggiore Terme
SESSO
M
42 il brogliaccio 007
NOME: Samar
LUOGO DI NASCITA
Venezia
RESIDENZA
Venezia
SESSO
F
La nostra troupe non poteva essere composta di
soli maschietti; e per fortuna c’era lei, la nostra
Sam. Lei è la ragazza di Fede... e anche la nostra
ragazza. Con ognuno di noi c’è un amore diverso; per esempio io sono il suo amore ubriaco, poi
con Seme c’è amore platonico e tanti altri. Con
malignità potreste affermare che l’abbiamo portata con noi solo per le pulizie di casa: diciamo
che non avete proprio torto. Infatti le capacità di
questa grande donna erano già state testate in
precedenza e dopo una lunga selezione con altre
ragazze della laguna e non abbiamo deciso che
lei era la donna che faceva per noi. Ma, a parte
gli scherzi, la Sam forse è l’unica che si salva. Diciamo che se quel gruppo era un’unica persona,
lei era la “ragione”. Una brava ragazza in mezzo
a delle belve feroci. Le siamo riconoscenti per la
sopportazione!
design COURTESY m. pardini ©2007
Ecco finalmente il nostro volpone! Fede è un
personaggio molto particolare, uno di quelli che
pensa “si lavora e si fatica per il pane e per la f**a”
o “donna schiava zitta e c****a!”. Molto spesso
però sono solo parole, infatti il nostro Ballanti-
nes, era più che tenuto a bacchetta dalla sua girlfriend Sam. In questa vacanza ha preferito dedicarsi all’amour piuttosto che al divertissement
di noi altri scapoli (sull’isola!). Di lui parleremo
nelle altre puntate più approfonditamente per
l’ingegno e l’astuzia con cui ha affrontato mosche
e zanzare.
NOME
Giandonato
COGNOME
Reino
LUOGO DI NASCITA
Benevento
RESIDENZA
San Bartolomeo in Galdo
(BN)
SESSO
M
E in fine ci sono io. Giando, JD, chiamatemi come
volete, se volete. Diciamo che io sono l’unico del
gruppo ad aver lasciato il cuore in Italia. Fotografo ufficiale della “Spedizione dei Mille (in Grecia)”,
anche se delle foto che ho fatto con la mia molto
vecchia macchina a rullino solo 4 su 48 possono
dirsi decenti. Giandonato (io) è un ragazzo abbastanza emotivo, un giovane attore poeta, forse artista, che si lascia trasportare dalle energie altrui.
Ogni tanto prova a darsi da fare per qualcosa, ma
quasi sempre con scarsi risultati.
nuovo tutta insieme. Ci sono baci, abbracci, una
lacrima sul viso (non c’era, ma fa effetto scriverlo), tanti zaini e borse e un trolley della scuola
(quello di Luca). C’è la soddisfazione di essersi
rivisti dopo tanto tempo e la voglia di passare insieme questa vacanza. Bei sentimenti… svaniti
un’attimo dopo a causa di fame e sete! Rinvigoriti e galvanizzati in un chioschetto succhia soldi
del porto carichiamo tutti i bagagli della mitica
Punto di Max, guidata dal nostro pilota fast & furious Seme (Max non può guidare perché non ha
la patente). Siamo pronti, manchiamo solo noi ad
imbarcare (ultimi già dall’inizio, ma mai per importanza!). I nostri occhi luccicano alla visione
del mare, di quella nave che tra un po’ ci porterà
in una terra di miti e déi. Siamo di nuovo insieme,
uniti. E con la consapevolezza che questa sarà
un’altra indimenticabile avventura targata ancora una volta Francesco Morosini. Si parte!
To be continued…
Presentati i protagonisti di questa storia non mi
resta che mostrarvi il luogo d’incontro: Kithira.
Inizialmente Max ci ha fatto credere che questa
fosse un’isola deserta, frequentata solo da anziani, animali, piante e chiese ortodosse. Quindi ci
siamo tutti preparati psicologicamente a una vita
da survivors. Per esempio prima di partire ho
ben pensato di organizzare un programma “Piccolo Sampei” (per chi non lo sapesse Sampei è
un cartone animato giapponese che parla di un
ragazzo pescatore), che consisteva nel portarsi i
più svariati armamenti ittici al fine di procurarci del sano cibo casereccio. Per ora, dato che è
ancora l’inizio del vostro viaggio in questa storia, voglio lasciarvi pensare che quest’isola sia
ancora un mondo selvaggio, con qualche casa e
muli che ti portano su e giù dal borgo alla spiaggia. Così come noi sapevamo prima di partire. È
l’undici agosto 2007, giorno cruciale per la nostra
compagnia. Giorno in cui, da ogni parte d’Italia,
otto eroi senza macchia decidono di affrontare
l’avventura più sorprendente della loro vita. Il
primo obbiettivo è raggiungere Ancona entro le
13:00 del giorno seguente. C’è chi prende il treno, chi prende l’auto, chi prende per un po’ l’auto,
poi il treno e in fine il taxi, ma dopo ore di viaggio, finalmente La Compagnia dell’Anello (?) è di
il brogliaccio 007 43
aula magna
Antonio Jacopo Piccolo
Nunzio Difonzo
corso deimos 2002-’05
DALLA PIANURA PADANA
AL TAVOLIERE...
COURTESY a.j. piccolo ©2007
Bari e Milano, III e IV
riunione tutoring
Continuano con successo le iniziative di orientamento tra allievi di oggi e di ieri
A
Il tutoring rappresenta in primo luogo una forma di meeting diversa dalle solite, che vede protagonisti da una parte giovani morosiniani -neo
diplomati, universitari, laureandi- e dall’altra
una cospicua colonia di “senior” pronti a venire a capo dei più disparati quesiti delle nuove
leve. Il punto cardine dell’idea di orientamento è
senz’altro il soggetto, la persona che ha necessità
di individuare concreti punti di riferimento per
la comprensione della propria collocazione nel
“mercato sociale”. Infatti valutare, comprendere
ed assimilare gli strumenti più utili è senz’altro il
primo passo per gettare solide basi per il futuro.
44 il brogliaccio 007
organizzatore delle passate sessioni di tutoring
tenutesi a Roma. Tra i “pupilli” erano presenti
22 ragazzi provenienti da Puglia, Abruzzo, Basilicata e Lazio. La riunione durata circa quattro
ore, è poi proseguita a tavola in un ristorante del
centro città, per concludersi tra baci, abbracci e
COURTESY a.j. piccolo ©2007
Tra le recenti scommesse vinte c’è sicuramente
l’iniziativa posta in essere a Bari sabato 3 novembre presso l’elegantissima cornice offertaci
dall’Autorità portuale di Bari. I tutor in loco sono
stati l’avvocato Ignazio Fulvio Mezzina, capo ufficio legale dell’autorità medesima, il dottor Eugenio Sajeva, dottore commercialista pugliese,
l’ingegner Luigi Tarsia (accorso appositamente
da Padova per l’iniziativa), consigliere dell’Associazione, ed infine l’avvocato Riccardo Sensi, anch’egli consigliere dell’Associazione, nonché già
COURTESY n. difonzo ©2007
ppena due mesi fa ci accingevamo ad
illustrare gli obiettivi e le funzioni di
una nuova iniziativa del neo consiglio
direttivo, oggi siamo qui per descrivere
e raccontare lo straordinario successo di quella
che ormai è diventata una nuova realtà: il tutoring. Dopo le due sessioni romane infatti, il fervore giovanile e l’effervescenza associativa hanno
raggiunto altri due importanti capoluoghi, Bari
e Milano.
design COURTESY m. pardini ©2007
arrivederci, non prima di una massiccia mole di
brindisi.
Stessa piacevole sorte è toccata ai giovani ex allievi, studenti fuori sede, del capoluogo lombardo. Lunedì 19 novembre a Milano, presso la sede
della Mas s.r.l., una quindicina di giovani auditori si sono presentati al cospetto di un gruppo
di senior di tutto rispetto. Tra i presenti c’erano
infatti il dott. Giovanni Aquaro, il dott. Alessio
Nava ed il celebre giornalista, nonché direttore della cronaca giudiziaria de “La Repubblica”,
dottor Piero Colaprico. A moderare il tutto, con
un’ingente dose di disponibilità ed ospitalità, era
presente l’avvocato Alessandro Benedetti già
consigliere dell’Associazione nel recente passato.
Sono intervenuti, tra gli altri, il dottor Gian Maria Setti Carraro, consigliere e vice presidente di
Assomorosini, il dottor Mario Gavazzi ed il “padrone di casa” dottor Giuseppe Polcino. Dopo un
interessantissimo dibattito inerente le più scottanti questioni di attualità ed un vero e proprio
“mentoring” a proposito delle più efficienti risorse
per il mercato del lavoro, la riunione è terminata
con un abbondante rinfresco gentilmente offerto
da Alessandro Benedetti e Giuseppe Polcino.
Sia a Milano che nel capoluogo pugliese, dunque, abbiamo riscontrato un enorme interesse da
parte dei più giovani e crediamo per giunta di
aver riacceso quella “fiamma” morosiniana che ci
accomuna con chi ha più esperienza di noi. Riteniamo che il tutoring debba, anche in futuro,
raggruppare persone che per il grande amore
nei confronti della Scuola, e per il senso di fratellanza e solidarietà che lega i suoi ex allievi,
dedichino volontariamente tempo ed esperienza
a vantaggio di un reciproco sostegno, basato su
un prezioso e nobile principio mutualistico. Fondamentale si renderà, perciò, una maggiore attenzione all’innesto di nuove leve che, l’ormai ex
Collegio Navale, fornirà alla società, per poi innescare una serie di rapporti intergenerazionali
conditi da importanti e significative esperienze
tangibili. Estendiamo dunque un esplicito invito a tutti coloro i quali, come noi, hanno varcato
definitivamente la soglia del cancello verde solo
qualche anno fa, parafrasando una celebre frase
di John Fitzgerald Kennedy: “Non chiederti cosa
l’Associazione possa fare per te, ma cosa tu possa
fare per l’Associazione”. Necessario sarà diventare attori protagonisti di questa nuova realtà che
ci accomuna per continuare a sognare ma soprattutto a coltivare certezze, qualsiasi vento il destino ci riservi.
A fianco.
Foto di gruppo dopo il
tutoring barese
Il tutoring di Milano
il brogliaccio 007 45
cupolone
IN RICORDO DI GIGI
francesco maria manozzi
corso albatros 1970-’73
3 gennaio 2007
Nelle parole di un amico l’affetto ed il ricordo di un intero corso
C
arissimi, l’oggetto di questa mia, scritta
di getto con il cuore e la mente ancora gonfi e pesanti della disperazione e
dello sgomento che la scomparsa di Gigi
ha prodotto nei familiari, negli amici, nei colleghi ed in quanti lo avevano conosciuto, credo sia
l’unico commosso pensiero di tutti noi di fronte
a questa sconvolgente ed inaccettabile tragedia,
consumatasi l’ultimo giorno del 2006 sul Lungomare di Porto S.Giorgio durante una passeggiata
solitaria in bicicletta; a nulla sono valsi i tentativi
di salvarlo da parte di un infermiere rianimatore,
presente al malore e dell’equipaggio del 118, intervenuto dopo alcuni minuti con un defibrillatore. Solo qualche ora prima ci eravamo scambiati
allegramente gli auguri per il nuovo anno, conditi dalle pluridecennali schermaglie ironiche
su bianconeri e biancazzurri, incredibilmente e
sfacciatamente quest’anno a mio favore... Umberto e Marco per lo scientifico B, Riccardo per lo
scientifico A ed io per il Classico abbiamo portato
l’ultimo saluto del Corso Albatros: al termine della cerimonia funebre è stata letta la Preghiera del
Marinaio a nome degli allievi 1970-‘73... è mancato il pale a prora, ma penso che non mancherà
occasione quando, spero nei prossimi mesi qui a
Roma o a Fermo dove è tumulato, ci troveremo
insieme per ricordarLo e per un lungo momento di riflessione. È veramente difficile e terribile prendere coscienza che Gigi, con il quale da
trentacinque anni ho condiviso sogni, speranze,
sconforti, fantasie, vittorie e gioie, disillusioni e
sconfitte, studi e vacanze, famiglie ed amici, ed
inoltre laurea e percorso professionale, di nuovo
la Marina, matrimoni, figli.. e tantissimo sport a
livello federale (Figc e Fipav) ma soprattutto le
46 il brogliaccio 007
innumerevoli organizzazioni amatoriali di squadre e tornei, che perdurano ad oggi da oltre tre
decadi e che manterrò con i fratelli e gli amici
di sempre, sicuri di averLo tra noi ogni volta che
scenderemo in campo. Venendo a mancare Gigi
viene a mancare gran parte della mia vita ed il
dolore è enorme, scuro e silenzioso; ma in questi
momenti bisogna mostrarsi “... più forti del ferro
che cinge le nostre navi ...”, per poter essere di
aiuto e di conforto alla famiglia e soprattutto agli
splendidi figli Benedetta, Beatrice e Federico che
sanno di avere la benedizione e la protezione di
un Angelo tutto per Loro. Ringrazio don GB per
le bellissime parole di conforto e per la S.Messa
in suffragio che officerà in Roma, il nostro Comandante Benito Maggio e tutti Voi che avete già
partecipato con così numerosi messaggi, sicuro
che tanti altri scritti e testimonianze arriveranno, importantissime soprattutto le immagini ed
i video. Raccoglierò tutto il materiale e lo consegneremo alla famiglia, un piccolo ma importante
omaggio alla memoria del nostro amato Pecorino,
grande amico, uomo discreto, coerente, generoso
e leale, padre eccezionale ed affettuoso, professionalmente esemplare, nonchè vero sportivo per
tecnica di livello superiore e maestria tattica, da
parte di un gruppo di ragazzi, ormai uomini, che
hanno scelto e condiviso le difficoltà e gli ostacoli, ma anche e soprattutto la soddisfazione e l’orgoglio, di appartenere ad un’Arma e ad un Corso
di grande prestigio e di valori inalienabili e determinanti nel futuro percorso di vita, professionale sociale e familiare, di ognuno. Allievo Luigi
Brancadoro: PRESENTE dal Tuo Corso Albatros:
PALE A PRORA!
non siamo stati creati
per la terra
cupolone
Don giovanni battista falletti di villafalletto
ex comandante corso albatros 1970-’73
Alla moglie di Luigi, ai suoi figli, ai suoi genitori, ai suoi compagni del Corso Albatros, a tutti i
suoi amici
P
dell’amore di Dio. Credere anzitutto che il Cielo è
la nostra meta: non siamo stati creati per la terra.
Credere nella vita eterna, nella quale Luigi gode
della visione beatifica di Dio. Credere nella Comunione dei Santi, quelli in Cielo e quelli ancora
in terra, tutti uniti quali membra del Corpo di
Cristo: oggi Luigi è totalmente e costantemente
presente a tutti quelli che lo amano. Gesù Cristo,
nella sua morte e risurrezione, ci ha restituito
l’Albero della Vita, che
ci era stato tolto a causa del peccato (cf Gen
3). Proprio la Croce di
Cristo è l’Albero della
vita: Cristo, morendo,
ha distrutto la morte e
ci ha ridato la vita. In
Gesù Cristo, fin d’ora
possiamo gustare di
tale vita, che è vita
eterna, per adempiere
la missione del nostro
battesimo, di essere in
Gesù Cristo Luce del
mondo. “La creazione attende con impazienza la
rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19). Carissimi,
quanto sembra impossibile all’uomo, è possibile a
Dio: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed
oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo
sopra di voi e imparate da me, che sono mite e
umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre
anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico
leggero” (Mt 11,28-30). Ho già ricordato Luigi in
una Messa e ancora lo ricorderò, come tutti voi,
nelle mie preghiere. Il Signore vi benedica e vi
dia Pace.
COURTESY f.m. manozzi ©2007
er soli quattro mesi ho avuto il comando del Corso Albatros, al quale Luigi apparteneva. L’ho poi incontrato, qualche
volta, in piazza Euclide a Roma, in compagnia della sua nonna. Tanto tempo è passato!
Il ricordo che ne conservo è di una persona mite:
“Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt
5,5) “e godranno di una grande pace” (Sal 37,11).
Il Signore lo ha voluto chiamare prematuramente
alla Pace, quella vera,
che è il destino finale
di tutti coloro che il
Signore stesso giustifica; infatti “agli occhi
degli stolti pareva che
morissero; la loro fine
fu ritenuta una sciagura, la loro partenza
da noi una rovina, ma
essi sono nella pace”
(Sap 3,2-3). “Dio li
ha provati e li ha trovati degni di se’: li ha
saggiati come oro nel
crogiuolo e li ha graditi come un olocausto” (Sap
3,5-6). Ciascuno di noi ha bisogno di essere provato nella propria storia, perché emerga la Fede.
È facile dire “Io credo”; ma cosa credo? che Dio
mi ha creato? che Dio è onnipotente, onnisciente…? Dio è amore e “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Penso ai genitori:
non è nell’ordine naturale che un figlio muoia prima di loro. Penso alla moglie e ai figli, strappati
repentinamente ad un affetto sacrosanto. Eppure è proprio in tali circostanze che la nostra
fede è vagliata e diventa occasione di annuncio
il brogliaccio 007 47
COURTESY n. difonzo ©2007
cupolone
il giardinetto del
comandante
nunzio difonzo
corso deimos 2002-’05
Sei sezioni per sapere sempre dove siamo e che cosa facciamo
A
ULA STUDIO
L’ Università degli Studi di Firenze (Facoltà
di Medicina e Chirurgia) e la Sanità Militare organizzano un master di 2° livello in Medicina NBC
(Medicina e danni da agenti nucleari, biologici e
chimici). Il master -60 crediti universitari- si svolgerà a partire dal mese di febbraio 2008. Il corso
sarà interrotto nel mese di agosto e riprenderà a
settembre per lo svolgimento dell’ultimo modulo. Le attività didattiche del corso si svolgeranno
presso il Centro Militare di Medicina Legale Caserma “Francesco Redi”, Via Venezia, 5 - Firenze. I candidati saranno sottoposti ad un esame di
ammissione ed al termine del corso sarà richiesta
per il mese di dicembre una tesi di diploma. La
scadenza delle domande è fissata alle ore 13.00
del giorno 10 gennaio 2008. La quota di partecipazione da versare in due rate è complessivamente pari a 1.700 Euro, mentre per i militari il
corso sarà gratuito. Eventuali chiarimenti potranno essere richiesti alla Dott.ssa Emanuela Masini
055/4271233 email: [email protected] oppure all’indirizzo www.med.unifi.it (NDF)
M
ARCIA AVANTI!
Vivissime congratulazioni all’ammiraglio
Paolo Pagnotella corso 1962-’65 che recentemente ha assunto la carica di Presidente Nazionale
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dell’A.N.M.I. -Associazione Nazionale Marinai
d’Italia-, prendendo le consegne dall’Ammiraglio
di Squadra Silverio Titta. Ecco parte del suo discorso: “Noi siamo Marinai, lo siamo stati e lo saremo sempre, perché Marinaio è un habitus, uno
status, un’emozione non transitoria, che non appartiene ad un segmento della vita: o si è o non
si è, senza mezza misure. Dunque, se ci si sente
marinai, allora questa qualifica ci resta addosso
per la vita, permanente e permeante”. (NDF)
L’Ammiraglio di Squadra Giampaolo di Paola (corso 1961-’63, “secondi a nessuno”), Capo di
Stato Maggiore della Difesa, è stato eletto Presidente del Comitato militare della Nato, massimo
organo collegiale dell’Alleanza Atlantica. Fonti
NATO riportano che “l’Ammiraglio Di Paola deve
il suo successo soprattutto per l’incredibile rispetto che ha saputo guadagnarsi negli ultimi 4
anni tra i suoi colleghi, europei e statunitensi”. La
votazione, che è prerogativa dei soli Capi di Stato
Maggiore e che avviene in totale autonomia, prevede l’espressione di due preferenze. Alla seconda tornata di voto l’Amm. Di Paola ha prevalso sul
collega Polacco (sostenuto dagli USA) e su quello
Spagnolo, suoi principali avversari e con i quali si
è incontrato il giorno dopo per rinsaldare i vincoli di collaborazione e ricomporre la “rottura” del
testa a testa elettorale. Il comitato militare, massimo organo militare dell’Alleanza, è l’interlocutore del Consiglio Atlantico, l’organo politico della
NATO. Il compito che viene chiamato a svolgere è
l’elaborazione delle strategie militari in tempo di
crisi (Kosovo, Albania, Afghanistan solo per citarne alcune) e l’esprimersi sull’uso della forza. Istituita nel 1963 come posizione full-time e decisa
COURTESY marina militare italiana ©2007
COURTESY guardia di finanza ©2007
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In questa pagina.
L’Ammiraglio Binelli Mantelli, Vice Capo di Stato Maggiore Marina; il Generale di Corpo d’Armata (GdF) Caprino;
il Capo di Stato Maggiore Difesa Ammiraglio Di Paola
per elezione, la carica di Presidente del Comitato
militare, è stata ricoperta da 15 uffciali: cinque
volte dalla Germania, tre dalla Gran Bretagna,
due da Canada e Norvegia ed una volta ciascuno da Belgio, Olanda e Italia (con l’Amm. Guido
Venturoni dal 1999 al 2002 di cui l’Amm. Di Paola è stato collaboratore e “allievo”). L’Ammiraglio
Di Paola si insedierà a giugno 2008 e resterà alla
guida del Comitato per tre anni. A Lui le più vive
congratulazioni di tutta l’Associazione. (FB)
Le più cordiali felicitazioni da parte di tutta
l’Associazione al tenente colonnello pilota Giovanni Maria Scopelliti, (Corso Fomalhaut 1979-‘82),
Capo di Stato Maggiore della Brigata Aeromobile Friuli, lascia l’incarico e la città di Bologna. In
questo periodo Scopelliti ha partecipato, tra l’altro, alla preparazione nazionale e Nato della brigata quale componente della NRF 9, la forza di
reazione rapida della Nato, conclusasi a maggio
con l’esercitazione Noble Light a Solbiate Olona
(VA) che ha sancito la piena validazione della
brigata aeromobile. È destinato a Viterbo dove
assumerà l’incarico di Capo Ufficio Operazioni e
Addestramento del Comando Aviazione dell’Esercito. (NDF)
Daniele Caprino (corso Altair 1965-’68)è
stato promosso Generale di Corpo d’Armata della
Guardia di Finanza. A lui le più vive congratulazioni da parte di tutti gli ex-allievi.
C
GENTE DI MARE
Il 30 ottobre scorso, alla presenza del Capo
di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di
Squadra Paolo La Rosa corso 1962-’65, ha avuto
luogo la cerimonia di apertura dell’anno accademico 2007-‘08 dell’Accademia Navale di Livorno.
L’Accademia conta tra i suoi ranghi decine di morosiniani, sia tra gli allievi ufficiali sia tra il personale militare permanente. (NDF)
Il 24 novembre si è tenuta la cerimonia di
apertura dell’anno scolastico 2007-‘08 alla Scuola Navale F. Morosini alla presenza dell’Amm. di
squadra Claudio Maria De Polo, ispettore delle scuole militari. Durante la celebrazione della
messa il cappellano militare, padre Manuel, oltre
alle esortazioni agli allievi, ha voluto ricordare il
maresciallo Daniele Paladini, caduto vittima quello stesso giorno dell’attentato a Kabul. Al discorso
del Comandante della Scuola, C.V. Francesco Covella, del Presidente dell’Associazione Allievi, Guido Sesani, ed a quello dell’Amm. De Polo ha fatto
seguito la consegna, da parte del dott. Massimo
Bertacchi, della tradizionale borsa di studio del
corso Polaris (1973-‘76) istituita in memoria del
loro compagno di corso Stefano Simoncelli, all’allievo Giovanni Pecoraro. “Baffi” e D.O. agli allievi
Treu, Acquaviva, Pecoraro, Monferà, Occhipinti,
Agosto, Costa Giani, Ricciulli, Lorizio, Battistel,
Cea, Grittani, Mancino, Pletto, Erriquez, Ciaffi,
Ciuffo, Ruberto, Bavari, Borgese, Fabiani. (FB)
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Il 31 ottobre scorso si è tenuta a Roma,
presso la sede romana della Regione Puglia, la
riunione del tavolo tecnico per la trasformazione
del Vittorio Veneto, l’ex incrociatore della Marina,
in nave-museo; è stata esaminata l’intesa preliminare predisposta dall’Assessorato al Turismo della Regione Puglia per la definizione e la programmazione degli adempimenti di ciascun soggetto
nella realizzazione dell’intervento. La tempistica
del programma è infatti serrata, in quanto la trasformazione del Vittorio Veneto in museo è inserita nel programma per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e quindi la struttura
dovrà essere fruibile dal pubblico entro l’inizio del
2011. Sembra che il progetto per la musealizzazione del Vittorio Veneto abbia il “vento in poppa”,
come peraltro ha confermato entusiasticamente
lo stesso Ostillio che, alla fine della riunione, ha
lodato il “clima eccezionalmente positivo per condurre in porto il progetto”. Tra gli elementi posi-
tivi registrati alla riunione anche la disponibilità
della Marina Militare, delegata dal ministero della
Difesa, a conferire in futuro la Stazione Torpediniere per realizzarvi il polo museale e il punto di
ormeggio del Vittorio Veneto musealizzato, ciò
naturalmente quando gli ormeggi in Mar Piccolo
non saranno più necessari alla Forza Armata. Alla
riunione era presente il sottocapo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio di squadra Luigi
Binelli Mantelli (corso Poseidon 1966-‘67), che
avrebbe dato la disponibilità della Forza Armata
a sviluppare un più ampio dialogo con l’amministrazione comunale; in tale ambito si potrebbero
individuare le infrastrutture e le aree militari la
cui cessione potrebbe essere più rispondente al
futuro assetto urbanistico di Taranto; tra queste la Stazione Torpediniere, appunto, ma anche
l’Ospedale militare che potrebbe essere trasferito
in un’area più vicina alla nuova stazione navale
sul Mar Grande. (NDF)
Opportunità di lavoro per farmacisti in Irlanda per caso…
ma neanche troppo!
Tra le più interessanti novità appartenenti al mondo del lavoro, un fenomeno degno di attenzione si sta riscontrando nella crescita dei
servizi che nascono col proposito di agevolare l’incontro tra le imprese ed i giovani neolaureati. Come in ogni settore, anche nell’ambito farmaceutico questa tendenza ha preso piede, dando vita a numerose nuove agenzie ultraspecializzate, che operano sia in Italia, sia all’estero.
Con particolare riferimento alla professione farmaceutica, in Irlanda da qualche mese, è nata un’organizzazione che si propone di fare da
collegamento tra le principali catene di Farmacie irlandesi, in cerca di personale qualificato, e i giovani farmacisti alla ricerca di lavoro.
L’agenzia ha sede a Dublino ma è gestita da un gruppo di italiani che, mettendo a disposizione gratuitamente il proprio know-how, non
solo sono capaci di dimezzare i tempi burocratici richiesti dai Ministeri della Salute di entrambi i Paesi ma, se necessario, arrivano anche a
coordinare servizi accessori, quali l’asseverazione dei documenti, l’accoglienza iniziale, e così via. Di fatto, tale opportunità si è dimostrata
appetibile non solo per i più giovani: in pochi mesi il risultato dell’iniziativa ha raggiunto obiettivi altamente soddisfacenti per candidati
di ogni età. Infatti è sufficiente la voglia di trasferirsi e un’infarinatura della lingua inglese per avere la garanzia di un’assunzione a tempo
indeterminato con tutti i crismi dei contratti italiani (conformità UE). Tale certezza, se inizialmente può apparire ottimistica, è invece avvalorata dallo stato dell’arte delle Farmacie in Irlanda. La strenua ricerca di personale qualificato è, infatti, giustificata dalla cultura paramedica irlandese, per cui ancora molto esiguo è il numero degli studenti che tendono ad iscriversi alla Facoltà di Farmacia. Retribuzioni che
assicurano un compenso netto mensile prossimo ai 3.800 euro sono, inoltre, legittimate dalla limitata pressione fiscale scelta dal Governo
negli ultimi anni, quale leva per produrre una nuova tendenza positiva che faccia da volano all’economia del Paese.
Per ogni informazione in merito:
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www.farmacistipercaso.com
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GRUPPO
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