Il titolo S. Maria Consolatrice

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Il titolo S. Maria Consolatrice
Il titolo S. Maria
consolatrice
Il titolo «consolatrice» non è esplicitamente attribuito nella
narrazione evangelica alla Vergine, né i Vangeli descrivono un momento
nel quale Maria di Nazaret si sia chinata a consolare un afflitto, anche se
in qualche modo alludono al ministero di consolazione della madre di
Gesù.
Tuttavia, questo titolo mariano è presente sin dall’antichità nella
fede della chiesa, ed è ancora oggi, ad esempio, sulle labbra dei cristiani
che recitano le litanie lauretane, al termine del Rosario: consolatrix
afflictorum.
Occorre, pertanto, individuare le motivazioni che hanno indotto la
chiesa a riconoscere e legittimare questo titolo e comprenderne i
significati che esso esprime.
1. Le motivazioni: Maria consolatrice nella Scrittura e nella
tradizione
Ogni affermazione della fede della chiesa nasce dalla Bibbia e
dall’esperienza vissuta e annunciata dai cristiani nel corso dei secoli.
Anche il titolo di santa Maria consolatrice trova il suo fondamento nella
Scrittura e nella tradizione della chiesa.
1.1. Maria, consolata e testimone della consolazione di Dio nel
Nuovo Testamento
Il Vangelo mostra innanzi tutto la Vergine nell’atto di essere
«consolata» nelle sue afflizioni da Dio Padre, attraverso i suoi
messaggeri: è l’angelo che la rassicura nel suo «turbamento» quando le
rivela che partorirà il Figlio di Dio nella carne (Lc 1,26-38); ancora
l’angelo rivela alla famiglia di Nazaret che il tempo dell’esilio in Egitto è
finito e Maria, Giuseppe e il Bambino posso tornare a Nazaret (Mt 2,1923); lei stessa, poi, invocherà lo Spirito Consolatore, dopo il dolore per la
morte del Figlio e il distacco per la sua resurrezione, perché la presenza di
Gesù risorto possa continuare ad animare la chiesa che nasca dalla
Pentecoste (At 1,14).
E proprio in quanto essa stessa ha sperimentato la consolazione
ricevuta dall’alto, Maria diventa testimone e annunciatrice della
consolazione di Dio. Sono parole di consolazione per tutti i poveri, infatti,
quelle che la madre di Gesù proclama nel Magnificat, quando dichiara
che Dio «ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili; ha
ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc
1,52-53). La Vergine afferma con fermezza che l’afflizione non è il
destino inevitabile dell’umanità povera, perché Dio interviene nella
storia!
Ma il Vangelo, infine, riferisce anche un evento nel quale la
Vergine può dirsi, in qualche modo, «consolatrice» nei confronti di chi è
in difficoltà: si tratta delle nozze di Cana (Gv 2,1-12). Qui la madre di
Gesù non interviene a consolare gli sposi, afflitti perché il vino delle
nozze sta per finire, ma - prima che essi si accorgono di quella mancanza
- si rivolge al Figlio perché agisca per prevenire quella che potrà
diventare un’afflizione. Non si tratta direttamente di un’opera di
consolazione, ma l’attenzione della Vergine ai bisogni degli sposi e degli
invitati impedisce che la tristezza si abbatta su quel banchetto nuziale, per
l’assenza del vino, portatore della gioia. E in virtù della premura della
madre, Gesù compie «il primo dei segni» (Gv 2,11).
1.2. Maria consolatrice nella tradizione della chiesa
Dopo la sua glorificazione in cielo, i cristiani sin dai secoli antichi
hanno sperimentato l’attenzione e la tenerezza materna della Vergine nei
confronti delle diverse necessità degli uomini (nella malattia come nella
povertà, nell’afflizione come nel rimorso, nella guerra come
nell’oppressione, nell’orfanezza come nella prigionia) e hanno cantato le
lodi della Madre consolatrice.
1.2.1. Le prime testimonianze in Occidente e in Oriente
Lo attesta in Occidente sin dal V secolo il Sacramentario di S.
Leone Magno, ove Maria è invocata come «speranza dei disperati,
dolcezza dei mesti, terrazza (solarium) degli abbandonati, rifugio e
avvocata del genere umano»1.
In Oriente, poi, esiste un’importante testimonianza del culto Maria
consolatrice nella preghiera liturgica detta Paraclisis («consolazione»),
con la quale si invoca la Vergine perché consoli i cuori affranti degli
uomini. Tale preghiera viene recitata soprattutto in preparazione alla festa
della Dormizione, che corrisponde alla nostra Assunzione.
I padri orientali dell’VIII secolo, poi, spesso la invocano come colei
che soccorre i poveri. Così, ad esempio, si esprime S. Germano di
Costantinopoli († 733): «[O Maria,] chi mai, dopo tuo Figlio, ha tanta
cura del genere umano, quanto te? Chi mai così ci solleva nelle nostre
afflizioni?»2; e S. Giovanni Damasceno († 740) così la saluta: «Ave, o tu
che sei l’unica che cancella i ricordi dell’afflizione. Ave, o farmaco che
caccia il dolore da ogni cuore»3.
1.2.2. La diffusione del culto a Maria consolatrice
La diffusione del culto alla Vergine consolatrice nel mondo si deve,
in particolare, ai monaci di S. Agostino, fondati nel V secolo, e scaturisce
da una leggenda che riferisce di S. Monica, madre di S. Agostino, che
chiese aiuto e consolazione alla Vergine, la quale in un’apparizione
consegnò alla santa la sua cintura di colore nero (proprio come quella che
dei padri agostiniani), promettendole che chiunque l’avesse indossata
avrebbe ricevuto la sua consolazione e la sua protezione. Questa memoria
è ancor oggi celebrata dagli Agostiniani il 4 settembre. Nel 1456 gli
Agostiniani fondarono a Bologna la confraternita della Santa Cintura di
Nostra Signora. È noto che anche a Ercolano, la chiesa di S. Maria della
consolazione sul corso Resina, già nota come chiesa di S. Agostino, sia
appartenuta in origine all’ordine degli Eremitani scalzi di S. Agostino; si
consideri, inoltre, il valore della cintura (in questo caso dorata)
dell’immagine della Madre consolatrice della nostra chiesa, simbolo
dell’intervento protettivo di Maria.
La diffusione del titolo di S. Maria consolatrice si è realizzata anche
attraverso la fondazione di numerosi santuari ad esso dedicati, come
quello di Torino (ove il culto a «Maria consolata» si fa risalire al V sec.),
quello di Kevalaer, in Germania (1642), quello di Carey, in Ohio, negli
Stati Uniti. S. Maria consolatrice è, inoltre, venerata patrona del
Lussemburgo, la cui capitale è la sede di quello che forse è il più
importante dei santuari (XVII sec.).
1
Cf. C. BAYET, De Leonis papae I sacramentario studium et editio princeps,
Lyon 1881, 95-114.
2
S. GERMANO DI COSTANTINOPOLI, Omelia sulla cintura: PG 98, 379.
3
S. GIOVANNI DAMASCENO, Homilia II in Dormitione, 16: PG 96,746. Cf. anche
PG 96,718; 734-735; 743.
L’altro veicolo attraverso il quale è divenuta popolare la devozione
alla Vergine consolatrice è l’inserimento, a partire da XVI secolo,
dell’invocazione «consolatrix afflictorum» nelle litanie che si recitavano
a Loreto (perciò dette lauretane) e che, generalmente, concludono la
preghiera del Rosario.
1.2.3. Maria e la consolazione dopo la morte
Un autore medievale prega così la Vergine: «Quando la mia anima
andrà via da questo mondo, o Signora, vienile incontro e accoglila.
Consolala col tuo santo volto […] Sostieni i devoti davanti al tribunale di
Cristo: accogli la loro causa nelle tue mani» 4.
Questa preghiera insinua già l’idea di un potere della consolazione
della madre di Gesù non solo a favore degli afflitti di questa vita, ma
anche dei moribondi; la fede della chiesa riconoscerà anche la capacità
della Vergine consolatrice di intervenire a favore di coloro che, a causa di
una conversione non perfetta, devono purificarsi dopo la morte, in attesa
della gloria celeste (quelle che la devozione riconosce come «anime del
purgatorio» e che sono ritratte - come abbiamo visto - anche
nell’immagine presente nella nostra chiesa). La preghiera incessante di
Maria mira non solo ad intensificare tale cammino di purificazione, per
consentire il pieno raggiungimento della gloria celeste, ma anche ad
attenuare le sofferenze che tale cammino comporta5.
2. Il significato del titolo «Maria consolatrice»
Dopo aver individuato le origini della devozione cristiana alla
Vergine consolatrice occorre comprenderne il significato teologico e
spirituale.
2.1. Maria consolatrice, immagine della consolazione di Dio
La Bibbia rivela innanzitutto che il Consolatore è il Dio trinitario,
che nella storia della salvezza, ha continuamente all’uomo, afflitto e
abbandonato a sé stesso, la sua tenerezza.
È il Padre, innanzi tutto, il «Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1,3),
che nella storia della salvezza non ha abbandonato l’uomo nel peccato,
ma continuamente gli ha mostrato la sua vicinanza, nell’alleanza conclusa
con lui, attraverso Abramo e attraverso Mosé. Così il popolo di Israele
riconosceva nei Salmi l’opera consolatrice di Dio: «Quand’ero oppresso
dall’angoscia, il tuo conforto mi ha consolato» (Sal 94[93],19). I profeti,
poi, hanno annunciato che la consolazione del Padre si sarebbe
manifestata attraverso il Messia, che egli avrebbe inviato «per consolare
tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona»
(Is 61,2-3).
Questa speranza si è realizzata con la venuta del Figlio Gesù, il quale
ha compiuto le promesse del Padre, prendendo su di sé tutte le afflizioni
dell’umanità. S. Paolo si rivolge così ai cristiani della città di Tessalonica:
«Lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati
e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona
speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di
bene» (2 Ts 2,16-17).
4
Il testo è in un’opera non autentica del grande autore spirituale francescano S.
BONAVENTURA DA BAGNOREA, Psalterium Beatae Mariae Virginis, Sal 113:
Opera S. Bonaventurae, VI, Lugduni 1668, 487, col. 2.
5
Per una riflessione attuale sulla relazione tra Maria e coloro che stanno
purificandosi dopo la morte, cf. J. M. SALGADO, La très Sainte Vierge Marie
et les âmes du purgatoire. Observations et suggestions, in Divinitas 33
(1989), 62-72.
Ma Gesù stesso aveva profetizzato dopo la sua morte e la sua
resurrezione gli uomini non sarebbero rimasti orfani della consolazione di
Dio. Anzi Egli aveva preannunciato l’invio della Spirito Santo, il
Paraclito (Gv 14,16; 16,7): un termine questo, che esprime l’attività di
soccorritore, difensore, avvocato e, dunque, consolatore, della terza
persona divina.
Maria, pertanto, sulla quale il Dio trinitario ha operato con grande
intensità, diventa l’immagine perfetta, lo specchio puro, il riflesso
trasparente, della consolazione che il Padre ha donato agli uomini per
mezzo di Gesù Cristo, suo Figlio, e che oggi è presente in noi grazie allo
Spirito.
2.2. Maria consolatrice, immagine e modello del ministero di
consolazione della chiesa
Tutti i battezzati, che hanno ricevuto lo Spirito consolatore del Padre
per mezzo di Gesù, sono chiamati a riversare la consolazione che essi
hanno ricevuto a favore di tutti gli uomini, come mostra la bella preghiera
di S. Paolo: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in
ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che
si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui
siamo consolati noi stessi da Dio» (2 Cor 1,3-5).
Il popolo di Dio, consolato dal Signore, è chiamato esso stesso a
consolare gli uomini in tutte le situazioni di difficoltà: Questo è uno dei
compiti della chiesa.
Maria, che più di ogni altra creatura ha sperimentato di essere
«consolata» da Dio, esercita incessantemente questo ministero di
consolazione, attraverso la sua intercessione e la sua presenza nella vita
dei poveri. In lei, pertanto, la chiesa contempla l’immagine di sé stessa,
nella sua vocazione di chiesa consolatrice. Per questo i cristiani devono
compiere il loro servizio di consolazione imitando la Vergine nella sua
attenzione discreta agli uomini nel loro dolore, nella sua preghiera
continua in loro favore, nella sua attività operosa per «consolare gli
afflitti».
2.3. Maria, «segno di sicura speranza e consolazione»
L’opera consolatrice della Vergine, a favore dei sofferenti e di
coloro che stanno purificandosi dopo la morte, non si esaurisce nello
sforzo di limitare le sofferenze del presente. La sua stessa vita, culminata
con l’assunzione nella gloria di Dio, indica a noi uomini la vera
consolazione dell’esistenza, che si realizzerà pienamente anche per noi
quando avremo compiuto il cammino di conversione che ci consentirà di
accogliere totalmente i doni della salvezza e della santità elargiti dal
Signore.
Il fatto che, almeno in una creatura, la Vergine Maria, questo
cammino si è già compiuto ed è giunto alla meta è per gli uomini una
garanzia concreta che Dio mantiene le sue promesse, e dunque un motivo
di gioia e di speranza, come ha affermato il Concilio Vaticano II: «La
Madre di Gesù [...] brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale
segno di sicura speranza e di consolazione» (Costituzione dogmatica sulla
chiesa, Lumen gentium, 68).