michetta MARZO 2014

Transcript

michetta MARZO 2014
Numero
99
La Michetta
MARZO 2014
Periodico dell’associazione
A.S.D. La Michetta
Via Saragat, 14/B—20128 MILANO
All’interno:
Ben trovati!
Appuntamento fisso al Monga e anche sul podio, complimenti a tutti!
MONGA
2013/2014
Bellissima trasferta a Verona, con grande spirito di gruppo , grandi prestazioni e soprattutto tanto divertimento, speriamo ci siano ancora altre occasioni.
Non abbiamo grandi programmi in calendario, a parte il servizio d’ordine
alla Milano City Marathon, quindi ognuno si sta organizzando al meglio,
programmando gare per la prossima primavera in proprio.
CHRISTMAS RACE
Di RENATO MARIANO
TRAIL FUORI PORTA:
MASSIMO CAMOSSA CORRE
IN THAILANDIA
LA MICHETTA
ALL ARENA.
IN TRASFERTA A VERONA
A rileggerci alla prossima uscita del giornalino.
La bacheca
MESTIERI E PROFESSIONI:
FANTONE MARCO
GEROSA STEFANO
SILVESTRE DOMENICO
CAMEROTTO CARLA
NICOLE TOSCANO
Tende interni, esterni, zanzariere.
STUDIO PILATES
PARRUCCHIERE UOMO, DONNA
NUTRIZIONISTA
PERSONAL TRAINER (ISSA Italia)
MASSOTERAPISTA (CONI)
OSTEOPATA (specializzanda)
BARUFFA EMILIO
BENEDETTO MARCO
CHIARINI EDOARDO
CHIEFFO LORENZO
CUTRI’ SILVANO
DEL GROSSO NICOLA
DILIBERTO NATALE
DONNARUMMA RENATO GIUSEPPE
BENVENUTI A :
FRAGNITO LORENZO
GAMBARELLI LILIANA
GULLOTTA MASSIMILIANO
LOPEZ BRAVO MORAIMA
MIGLIORINI STEFANIA
MOHAMED MADY ABDULLA
VIEL MAURO
TANTI AUGURI A:
MARZO
APRILE
MAITAN LAURA
GENNARIO FRANCESCA
TAGLIABUE LUISA
AIELLI DEBORA
01
12
27
29
BALDO STEFANO
CAPPELLERI GIANLUCA
LEMBO MASSIMO
MARZETTI MARCO
CRISPONI SALVATORE
DILIBERTO NATALE
CUTRI’ SILVANO
FROSI EZIO
GEROSA STEFANO
DONNARUMMA RENATO G.
FORNAROLI GIUSEPPE
MITA ROBERTO
FONTANA CLAUDIO
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03
04
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06
07
09
16
16
19
21
23
29
2
MAGGIO
GHEZZI SILVANA
SCARDINO ANTONELLA
BARBIERI LAURA
MORGANELLA GABRIELLA
GERLO GIUSY
MAGGI ELENA
06
06
13
20
27
29
CITTERIO EUGENIO
ARIOLI SILVANO
DI GIROLAMO MAURIZIO
VERDI CHRISTIAN
FONTANA DOMENICO
VOLTOLINI OMAR
CROCE CARLO
FONTANA FLAVIO
SCARCIOFOLO CARMELO
LUCCHI ROBERTO
CINTURA FABIO
BAFUNNO ADOLFO
GUASTAMACCHIA ISIDORO
MARCHESE CRISTIANO
MORSENCHIO ANDREINO
FORNAROLI ANGELO
SCARDICCHIO MICHELE
BARBESTA DARIO
FANTONE MARCO
D’ELIA MARCO
LA BELLA GIOVANNI
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04
04
04
08
08
10
13
13
16
17
18
18
18
18
21
21
25
27
30
30
BARALDI SIMONETTA
21
ARNONE ALBERTO
FIORILLO MARCO
ZUCALI MICHELE
MICCOLI MICHELE
CROSIO GIORGIO
DI PACE NUNZIO
BALLARINI GIANLUCA
SCAIOLI VIDMER
LANZA UMBERTO
03
03
05
07
10
16
20
25
31
CLASSIFICA INTERNA
Aggiornata a CITTIGLIO
BARBIERI LAURA
BRIGUGLIA PAOLO
BROGLIA FRANCO
CANNONE DAMIANO
CARBONE VINCENZO
CIALFI ALESSANDRO
CISMESIJA ANGELIKA
DE AMICI ENRICO
DI GIROLAMO MAURIZIO
FONTANA DOMENICO
FORNAROLI ANGELO
FORNAROLI TRANQUILLO
GALBANI ANNAMARIA
GOFFI ELDA
LEONE PASQUALE
LUCCHI GIUSEPPE
MACRI’ GIOVANNI
MARIANO RENATO
MAROCCI ELENA
MICCOLI MICHELE
MIMMO VIVIANA
SCIBILIA ANTONINO
SFONDRINI RENATO
SUSCA GIOVANNI
TREDICI GOFFREDO
VERDI CHRISTIAN
VOLTONINI OMAR
ZANARDINI FEDERICA
MAGGI ANTONIO
CASAZZA PAOLO
D’ELIA MARCO
FONTANA FLAVIO
FONTANA PIETRO
FORNAROLI GIUSEPPE
GENNARIO FRANCESCA
GEROSA STEFANO
MITA ROBERTO
MONACIZZO SIMONE
MULLER KERSTIN
3
32
32
32
32
32
32
32
32
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24
24
24
NOVA GIANBASILIO
PELLEGRINI NICOLA
PELLIZZARI NICOLA
SCAIOLI VIDMER
SCARDICCHIO MICHELE
FANTONE MARCO
FONTANA CLAUDIO
ARIOLI SILVANO
BALDO JUNIOR 2
BALDO STEFANO
CENNA STEFANO
CRISPONI SALVATORE
MARAN MAURIZIO
NOBILE SAMANTA
NOVATI FRANCESCA
PELLEGRINI ANTONIETTA
SANGALLI FIORENZO
SCALIA PAOLA
TOLOI MAURIZIO
GUASTAMACCHIA LUIGI
ANDREOLI TOMMASO
BALDO JUNIOR
1
BALDO JUNIOR
3
BARALDI SIMONETTA
BRIOSCHI IVANO
BUONO GIUSEPPE
CALVI MATTEO
CASTAGNINO GIANLUCA
CUTRI’ SILVANO
FRAGNITO LORENZO
GEROSA LUCA
LA GRECA MASSIMO
LOSCO EUGENIO
MATTIELLO ROSA
PIROLA RICCARDO
POLTRONIERI RICCARDO
RAMPI DANIELE
LA GATTA ANTONIO
MAPELLI PIERGIORGIO
24
24
24
24
24
20
20
16
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16
6
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16
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12
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La corsa di Natale (CHRISTMAS RACE PARCO LAMBRO MILANO)
Dopo i problemi che si sono verificati per l’edizione 2013 (la
storia dice che era la TRENTESIMA: mamma mia come sono
vecchio!) ho deciso di scrivere queste poche righe per ricordare a
giovani e meno giovani come è nata e cresciuta questa manifestazione, senza particolari strumenti di comunicazione e propaganda, ma basata quasi esclusivamente sul rispetto della tradizione.
Lo devo agli amici, ormai scomparsi, che con me hanno costituito il “nucleo storico” dei primi promotori e agli altri che hanno
dato corpo allo “zoccolo duro” dei partecipanti alle prime edizioni, augurandomi che nei prossimi anni la tradizione venga rispettata.
Correvano i primi anni ’80 e tra frequentatori del Campo Giuriati
ci si trovava, senza darsi particolari appuntamenti, il giorno di
Natale (le prime volte nel pomeriggio) per una corsetta destinata
a smaltire (illusione) il panettone e a scambiarci gli auguri per il
nuovo anno, in attesa di ritrovarci a Gennaio, dopo la tradizionale
chiusura natalizia del nostro campo di allenamento. Nisio Peluchetti portava sempre la bottiglia di champagne per brindare: una
bastava perché eravamo in pochi!
Proprio durante questi “brindisi” nacque l’idea di rendere permanente questo incontro natalizio e di estendere l’invito anche a
tanti altri appassionati podisti, attuando un minimo di organizzazione.
Attorno a quella bottiglia c’erano, oltre al sottoscritto e al citato
Nisio, anche Ernesto Legramanti, Ambrogio Fogar (che poi partiva sempre il 26 per il rally Parigi-Dakar), Milo Tolot, Corrado
Giglio, Gigi Donza, Mario Cassani, Gen Franchini e alcuni altri
che il rinbecillimento senile non mi permette di ricordare e con i
quali mi scuso.
ricordo di Ambrogio (visitatelo nella Cripta del
Famedio al Cimitero Monumentale
Fogar e Mariano (quasi bimbi!) in una BelluscoMadonna del Bosco-Bellusco
4
Con il supporto volontario e attivo di Ernesto e Nisio, il 25 Dicembre 1984 ebbe luogo la prima edizione “ufficiale” della Christmas Race Parco Lambro”: con partenza alle ore 9.30 dalla
“linea zero” nei pressi della Capanna dello Zio Tom (già dai primi anni ‘70 il mitico Piero Garimoldi aveva riempito i vialetti del
parco con tutti i riferimenti chilometrici usati per “amabilmente
torturare” i suoi allievi). Alcuni volontari filmavano anche la
corsa: io putroppo mi sono perso quanto avevo girato con particolare cura (film con audio degli incitamenti e musica di sottofondo): spero che qualcuno abbia ancora qualche cosa.
Il percorso era costituito da un giro unico, con passaggio sulla
strada sul lato di Via Feltre e ritorno sul viale della cascata: circa
2500 metri che i quasi cento partecipanti iniziali percorrevamo a
piacere: chi impegnatissimo per staccare, almeno a Natale, quelli
che lo avevano “bastonato” tutto l’anno, altri gioiosamente in
gruppetti a varie velocità, chi camminando con il cagnolino, chi
ancora con addobbi natalizi in testa (sempre Alessandra Collutti).
Parenti e amici, o chi semplicemente era “rotto” per poter partecipare, attendevano al traguardo per la bevuta con taglio di panettone e auguri.
Oltre che amichevole e amatoriale, fu dato un carattere benefico
alla manifestazione, raccogliendo offerte, indumenti e altro materiale che si portavano poi all’ Opera Cardinal Ferrari: il punto di
riferimento era il “tavolino” del compianto Bruno De Angelis che
aveva iniziato, già dalle prime edizioni, a offrire il suo tè caldo
agli “astemi”.
Gli anni successivi hanno fatto registrare una progressiva e crescente partecipazione di “corridori” e “spettatori”, sul medesimo
percorso e indipendentemente dalle condizioni, talvolta purtroppo inclementi, del tempo: neve (in particolare nel 2000), vento e
pioggia hanno caratterizzato il maggior numero di edizioni, anche se non sono mancate le giornate splendide con il sole che
faceva capolino tra i rami degli alberi e le ochette che sguazzavano allegramente nel Lambro. Indipendentemente da comunicazioni particolari, i vialetti del “Lambro” cominciavano verso le 8
a popolarsi di tapascioni (senza offesa per nessuno) di tutte le età,
che poi si radunavano alla partenza alle 9.30 sulla “linea zero” in
un gruppo sempre più numeroso: abbigliamenti diversi hanno
sempre caratterizzato la manifestazione; dalle tradizionali canottiere e calzoncini dei più coraggiosi, alle pesanti giacche a vento
dei più freddolosi.
La presenza assidua di Ambrogio Fogar indusse anche alcuni
giornalisti a venire al Lambro e poi pubblicare qualche breve
resoconto sui quotidiani milanesi: più tardi anche i mensili Correre e Runner’s World cominciarono a segnalare e parlare di questa
manifestazione.
L’edizione del 1991 fu purtroppo l’ultima per “Ambrogiopodista”: il 12 Settembre dell’anno successivo l’incidente durante
il rally Parigi-Pechino ci tolse un “amico podista”, che però seppe continuare, nonostante la sua grave invalidità fisica, ad essere
“amico dei podisti”: memorabili rimangono le sue partecipazioni
alla Christmas Race, in ambulanza e carrozzina, negli anni dal
2000 al 2004 per incoraggiare e salutare, anche solo con lo sguardo, gli amici con i quali aveva condiviso le esperienze di corsa
nel passato.
L’edizione con maggior numero di partecipanti (circa 500) fu
indubbiamente quella del 1996, organizzata con il coinvolgimento di Don Mazzi, altro storico “abitatore” del “Lambro”; fu anche
l’edizione che sperimentò la prima variazione di percorso: infatti
il crescente numero di partecipanti aveva indotto la Vigilanza
Urbana a vietare il breve passaggio sulla strada esterna. Il nuovo
percorso era di due giri, sempre con partenza e arrivo alla “linea
zero”, ma con passaggio sul vialetto interno del Peter Pan: l’uso
dei GPS confermò poi la distanza di circa 3564 metri: la corsa
divenne più interessante per gli spettatori, sempre numerosi, che
oltre all’arrivo potevano assistere, con incitamenti o sfottò, al
passaggio dei partecipanti al primo giro.
Alcune volte si dovette ricorrere a due batterie: prima una per i
“meno impegnati” e poi una per i “più veloci”: già da alcuni anni
(io dico purtroppo) la manifestazione aveva assunto un carattere
maggiormente competitivo con premiazione dei primi concorrenti.
Ernesto Legramanti, che nel frattempo aveva assunto il ruolo di
leader della organizzazione con l’ausilio di De Angelis, coinvolse
aziende-sponsor, ottenendo risorse per produrre le magliette celebrative. La Christmas Race del Parco Lambro era ormai diventata
un appuntamento fisso nel panorama delle manifestazioni podistiche milanesi.
Tristi eventi ci privarono, negli anni successivi, di parte degli
organizzatori iniziali: Ambrogio e Nisio ci lasciarono per andare
a correre la Maratona del Paradiso nel 2005, De Angelis nel 2008
ed Ernesto tragicamente nel 2009; vecchiaia e infortuni ridussero
anche i partecipanti della prima ora .
Tuttavia, anche in mancanza dei “fondatori storici” e con il supporto di AGAP nel ricordo di De Angelis, il rispetto della tradizione ha continuato a far vivere la Christmas Race, grazie al contributo di nuove generazioni di podisti, alcuni dei quali ricordo
che avevano accompagnato, da ragazzini con i regali di Gesù
Bambino in mano, i loro padri alle prime edizioni.
Lo scorso anno ho portato due dei miei nipotini: si sono divertiti
e mi auguro di poterli vedere da lassù correre le edizioni della Christmas Race nel
2034!!
RENATO MARIANO
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RICOMINCIO DA TRE (VIGLIO)
SILVANO CUTRI’
E’ ancora possibile a quasi 59 anni, di cui gli ultimi 15 segnati dalla passione per la corsa, emozionarsi per una gara di 6
chilometri e per una canotta nuova?
La risposta è “si”, se quei chilometri disegnano il percorso di
fango di una campestre che non avevo mai corso prima e
quella canotta giallo-blù segna il mio approdo ad una nuova
società sportiva, dove ritrovo quasi tutti gli amici con cui condivido da anni le fatiche degli allenamenti, le soddisfazioni
per gli obiettivi raggiunti e, soprattutto, tantodivertimento.
Era un da po’ che mi proponevo di provare a correre una
campestre.
Sapevo benissimo che non è esattamente il tipo di corsa a cui
sono abituato, e per cui solitamente mi alleno, ma mi piaceva
l’idea di affondare per una volta le scarpe nel fango, senza
guardare il cronometro ma solo con l’obiettivo di portare a
casa le caviglie più o meno sane: ne ho assoluto bisogno se
voglio preparare qualche gara nei prossimi mesi.
Il meteo ha fatto la sua parte: una settimana di piogge quasi
ininterrotte, compresa la mattina della gara, ha
“ammorbidito” al punto giusto il terreno di gara e l’atmosfera
invernale e tetra della bassa bergamasca ha messo a dura prova la mia voglia di divertirmi.
Accompagnato dall’esperto Lucchi, che mi ha spiegato i segreti della campestre e guidato verso il punto di ritrovo della
mia nuova società, ho ritirato chip e pettorale e dato
un’occhiata alla griglia… preciso: non la griglia di partenza,
ma quella pronta ad arrostire le salamelle del dopo corsa,
l’insuperabile integratore alimentare dei veri runner, altro che
aminoacidi!
Trovato un posto al coperto per cambiarci, arriva un momento
importante: tiro fuori dalla borsa la mia canotta della Michetta, nuova “di pacca”! Quasi mi spiace bucarla con le spille del
pettorale.
Adesso sono parte di quella macchia colorata di giallo e blù
che aveva sempre attirato la mia attenzione nei ritrovi pre6
gara e la cosa mi diverte molto. Chiedo al Lucchi che effetto
faccio con quei colori… nessuno effetto particolare, ovviamente, è solo una mia sensazione: sono talmente numerosi i
“michettari”, qui come nelle altre gare, che uno in più non fa
notizia.
Comunque mi sono sentito subito a mio agio, le tante corse
fatte insieme mi hanno permesso di sentirmi a casa mia sin
dal primo istante.
E poi, non c’è tempo per le emozioni, l’inizio della corsa si
avvicina e il campo di gara assomiglia sempre più ad una
risaia. Già durante il riscaldamento capisco di aver commesso
due errori: scegliere il percorso di 6km invece dei 3 e non
procurarmi per tempo le scarpette chiodate. Stare in equilibrio
sarà complicatissimo ma ormai sono quii, deciso ad arrivare
in fondo. Mica potevo ritirarmi alla mia prima gara!
Come non bastasse, sbaglio anche la partenza e parto troppo
forte (per le mie capacità ovviamente) e dopo i primi due chilometri mi rendo conto che qui la fatica è triplicata e devo
assolutamente rallentare. Per non parlare di quella forza nascosta sotto 20 centimetri di fango che, ad ogni passo, tenta di
succhiarmi le scarpe diventate pesantissime: ad ogni passo
devo fare forza con i piedi per evitaredi perderle, anche perché chissà se poi sarei riuscito a ritrovarle.
Mancano meno di due chilometri ma non ne ho proprio più!
Rallento, cammino addirittura una decina di metri, finchè non
mi raggiunge il Lucchi che mi da’ un po’ di forza… mi accodo e porto a termine la mia prima campestre, onorando il mio
esordio!
Pioggia e freddo ci consigliano di cambiarci in fretta e tornare
a casa, la salamella è invitante ma la stanchezza consiglia, per
questa volta, di limitarsi all’ottima torta, la prossima volta
doppia razione!
E’ stata una bella domenica, una bella gara, un bell’esordio!
Grazie ai nuovi “vecchi amici” della Michetta.
SCARPE DA CALCIO…
Durante questo periodo invernale molto piovoso mi e’ capitato
spesso di lavare a casa le scarpe da calcio di mio figlio di ritorno
dagli allenamenti e partite di rugby.
Io, non avendo mai praticato lo sport del calcio o del rugby non
ne ho mai avuto un paio e di conseguenza non ho mai avuto occasione di indossarle.
Mio figlio calza proprio il 42 e oltretutto ne ha due paia (uno
abbastanza usurato e un paio nuovo).
Mi sono sempre chiesto come mi sarei trovato a correre i cross
con le scarpe da calcio, ricordo che Stefano Doddi a Paderno
Dugnano durante una tappa del Monga le utilizzo’ (allora c’era la
neve).
Cosi’ dopo aver corso la tappa del Monga di Treviglio ho pensato
che fosse arrivato il momento di provare a cambiare tipo di scarpa.
A Treviglio quest’anno con le mie scarpe da running A-3 non
sono proprio riuscito a correre, il terreno era parecchio fangoso e
ho proprio avuto l’impressione che tutta la fatica fatta fosse stata
impiegata per cercare di reggermi in piedi; forse con un altro
tipo di scarpe sarei riuscito a correre.
Non ho mai voluto comprare scarpe chiodate o da trail perche’ ho
sempre ritenuto che fossero soldi sprecati (visto che le avrei usate
solo per i cross) cosi’ ho pensato che usare le scarpe da calcio
potesse essere una valida alternativa e oltretutto avrei potuto farmi una opinione su scarpe che mio figlio usa per giocare e correre nel fango dei campi da rugby.
L’ occasione per provarle si e’ presenta a Cittiglio quarta e ultima
prova del trofeo Monga 2013/14.
Prima pero’ di passare alla descrizione di questo cross vorrei prima fare un paio di considerazioni.
Non avendo molto tempo libero, dopo avere corso tutte le tapasciate autunnali, per l’inverno ho puntato sul solo trofeo Monga
che pero’ negli ultimi anni non sono mai riuscito a completare.
Quest’anno e’ stato un po’ faticoso soprattutto per la mia famiglia
a cui e’ venuto meno il mio apporto per quattro domeniche ma
sono alla fine riuscito a correre tutte le tappe e questo e’ per me
(e sono sicuro anche per i miei compagni che hanno apprezzato
la mia partecipazione) fonte di grande
soddisfazione.
Posso proprio dire di avere raggiunto
il mio obiettivo, sono veramente felice e soddisfatto e ora chiuso il Monga
posso pensare ad impegnarmi in altre
gare / attivita’ del gruppo (vedi servizio McM).
Ancora una volta La Michetta ha
dispiegato tutte le proprie energie a
livello gestionale e logistico su questo
trofeo e penso che la maniera migliore di onorare questo sforzo sia stata
da parte mia prendere parte impegnandomi al massimo per raggranellare punti utili alla classifica.
Come ho scritto una volta, io corro le
campestri del trofeo Monga perche’
sono una michetta, non credo ci siano
altre motivazioni.
Tornando a Cittiglio, grazie al gentile
passaggio offerto da Elena e Maurizio
arrivo alle otto sul campo di gara e
7
ENRICO DE AMICI
malgrado sia mattina presto la tenda e la cucina da campo sono
gia’ montate.
La corsa questa volta e’ divisa per categorie, io corro verso le 11
e ora pensandoci ho passato tutta l’attesa (cioe’ quasi tre ore) a
parlare e scherzare con i miei compagni e fare il tifo per quelli
per correvano nelle batterie precedenti.
La pioggia caduta abbondante per tutta la settimana, fortunatamente concede una tregua ma il terreno erboso e’ come una spugna, e’ intriso di acqua e quando si cammina o si corre si sprofonda per alcuni centimetri.
Arriva il turno dell’ultima batteria (la mia dove rientrano gli
M45) e si parte.
Malgrado la pioggia il terreno e’ uno dei migliori visti quest’anno
e le scarpe danno una sicurezza che non avevo mai provato.
Curve fango acqua salite o discese non c’e’ differenza, una volta
messo i tacchetti a terra il piede non si muove di un millimetro e
sono subito pronto ad andare avanti con la certezza di non scivolare.
Al secondo giro i primi quattro o cinque doppiano ma non mi
perdo d’animo e guardo avanti per vedere come e’ piazzato quello davanti a me.
E’ molto lontano ma in alcuni tratti rallenta vistosamente, superarlo in volata e’ quasi impossibile ma ci provo ugualmente.
Vicino al traguardo rallenta ancora e non si accorge che io gli
sono quasi addosso, ma per fortuna sua, malgrado tutto riesce a
tagliare il traguardo un paio di metri prima di me.
Io sono contento ugualmente anche perche’ essendo in macchina
con Maurizio dopo la gara ho tempo di mangiare anche un favoloso panino con la salamella gentilmente preparato dai nostri
cuochi.
Termino con un ringraziamento a tutti quelli tra noi che hanno
partecipato al cross anche se magari non in perfette condizioni e
soprattutto a quelli che hanno dato una mano gestendo la logistica.
Ps. Consiglio gli amici che non hanno partecipato di non perdere
l’occasione la prossima volta.
XXXIII TROFEO MONGA 2014
Evvai ! Ce l'abbiamo fatta: siamo saliti sul secondo gradino del
podio femminile e maschile. Grandi . E poi dobbiamo considerare anche i risultati personali dove abbiamo ottenuto dei primi
posti di categoria, dei secondi , dei quarti e dei quinti, sia in ambito femminile che in quello maschile: Elena Marocci, Elda Goffi, AnnaMaria Galbani, Angelika Cizmesija, Mimmo Viviana,
Francesca Gennario, Laura Barbieri, Paolo Briguglia, Omar Voltolini, Alessandro Cialfi, Christian Verdi, Franco Broglia, Damiano Cannone, Michele Miccoli, Mariano Renato - questi i protagonisti.
Che dire, le campestri sono sempre un'esperienza unica e nella
loro unicità diverse tra loro per terreno, planimetria, eventi metereologici, stato d'animo, temperatura, e chi più ne ha più ne metta. Già la scelta delle scarpe fa parte di un cerimoniale unico delle campestri: chiodate si o chiodate no? Andiamo a vedere il percorso, poi decidiamo.
Fango, neve, pioggia, sassi, è dura decidere: e se poi mi faccio
male? Ma va là, è solo divertimento, e quando arrivi ti sembra di
avere fatto un'impresa.
La soddisfazione è sempre grande anche se il percorso è breve
l'impegno non è da sottovalutare, e poi, con tanta pazienza, ci
pensano i nostri personali vivandieri a rifocillarci dalle fatiche e a
loro rivolgo un GRAZIE Ivonne, Lillo e Dedo.
Castiglione d'Adda, prima prova , ecco la neve. Percorso bello,
faticoso, ondulato, vario anche nel fondo ma come tutte le prove
con un fascino personale.
8
Pioltello, seconda prova, ha sempre più problemi di spazi grazie
alla continua cementificazione e disegnare un percorso risulta
difficoltoso, ma gli organizzatori anche quest'anno sono riusciti
nell'intento con montagnetta finale che comunque, anche se breve, ti prova.
Treviglio era la terza prova. Qui lo spettacolo si presentava sotto
l'ombrello, non freddo, ma un mare di fango che ti risucchiava le
scarpe e tutti arrivavano veramente provati dalla fatica. Ma a suo
modo è bello anche così e lo racconti.
Cittiglio, in genere è l'ultima ma è anche la più bella: quest'anno
il terreno, dopo le lunghe e interminabili piogge (lì poi nevica),
era bagnato con qualche laghetto quà e là, ma ti domandi come,
con tanta acqua, finisci con le scarpe bagnate ma pulite.......nessuna traccia di fango, forse un po' di sano stallatico che
però se ne va subito.
L'ultima prova giunge come liberatoria, ma rimpiangi, dopo averla fatta, che tutto sia finito.
Le premiazioni sono terminate e quest'anno anche quelle finali
del circuito.
E' l'ora del rientro, e mentre partiamo fa capolino il sole..............
Appuntamento al prossimo Trofeo Monga e chissà, magari conquistiamo il gradino più alto.
LAURA BARBIERI
Chi ben comincia…
ELDA GOFFI
Potrei, parafrasando una notissima canzone di Eros Ramazzotti, iniziare dicendo “com’è cominciata io non saprei”; ed in effetti
così è stato.
Poco più di un anno fà , era il mese di settembre del 2012, ho deciso di cominciarea bazzicare il “Giuriati” anche su consiglio di
mio cognato, assiduo frequentatore di questo storico campo.
Per essere precisa andavo sì con regolarità al campo , ma le mie performance si limitavano, ahimè, ad una bella camminata intervallata da una blanda corsetta …. e già mi sembrava tanto e tanta tanta fatica; poi giorno dopo giorno, e piano piano, il tempo
della camminata si accorciava mentre quello della corsetta, molto ma molto lentamente, si allungava, ma ho però sempre giurato
a me stessa che dei tempi ottenuti non mi importava nulla; mi importava invece stare in compagnia, correre divertendomi e stare
all’aria aperta.
Ho anche imparato, cosa che mai avrei pensato possibile, ad andare a correre anche e nonostante la pioggia; meglio però il sole e
quelle fantastiche giornate che fanno sembrare il campo un’isola felice.
Poi, grazie anche all’aiuto ed al supporto dei “ragazzi” del Giuriati, ho cercato via via , di impegnarmi, pur nel mio piccolo, in
modo sistematico e sufficientemente serio.
Ecco così è cominciato !
E’ passato un anno e mi è stato proposto di partecipare ad alcune piccole competizioni dal mese di settembre in avanti. Per quanto ovvio, anche in questo caso ed in un passato recente, mai e poi mai avrei pensato di accettare; ho accettato, mi sono divertita
nonostante la fatica, sempre tanta, e poi ….. è arrivato il Monga.
Non sapevo neppure cosa fosse una “campestre” . A dimostrazione di ciò vi confesso che alla prima gara, avevo le mie scarpe
normalissime da “Giuriati” ; beata ignoranza a cui ho posto rimedio comperando immediatamente le famose “chiodate”.
Gara dopo gara mi sono appassionata sia alla corsa ma anche e soprattutto all’ambiente, al clima che si respira e alle nuove amicizie che nascono; non mi pesava più svegliarmi presto e rinunciare ai riti della domenica mattina; nelle varie gare, ho perfino
vuto modo di incontrare diverse persone che per i motivi più disparati conoscevo.
E’ stata una bella scoperta sia la corsa sia il Monga, ma soprattutto la gente che ho conosciuto, pronta sempre ad aiutarti ed a consigliarti; e per quanto questa affermazione possa apparire banale non è sempre scontato che sia così che accade.
Vi devo poi confessare che alla fine mi ha fatto piacere essere premiata anche se all’inizio non ci avrei scommesso proprio nulla.
Comunque grazie a tutti, in particolare ai miei grandi “ trainer “ che con pazienza mi hanno supportato e sopportato; senza il loro
aiuto probabilmente non ce l’avrei fatta.
Elda
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A trail is not a gala dinner, seconda puntata.
Ovvero come partecipare ad un trail in terra straniera e rendersi
conto che la fatica si capisce
benissimo anche in inglese.
Mi trovavo il Natale scorso in
Thailandia, ci sarei restato
quasi un mese, e naturalmente
ho subito cercato in rete di
trovare qualche gara da fare.
Mi casca l’occhio sul Columbia Trail Runnning, che si
svolgerà a Khao Mai Keaw il
12 gennaio. Sono 10km, oppure 25, oppure anche 50: mi
iscrivo ai 25 e comincio la
preparazione.
Purtroppo il 1° gennaio durante un’allenamento mi procuro
uno stiramento o contrattura al
gemello destro: ghiaccio,
counterpain (il Voltaren locale) e riposo per sei giorni. Zoppico
vistosamente anche camminando e dispero ormai di riuscire a
fare la corsa.
Il giorno 8 provo a corricchiare
una mezz’oretta e sembra andare
bene; provo un’ora il giorno dopo: tutto ok. Decido che proverò
e quindi il giorno 11 come da
programma vado a ritirare pettorale, chip e maglietta omaggio. Il
giorno dopo la partenza è fissata
per le 6.45, quindi cerco di trovare una stanza in zona per dormire , ma l’impresa non sembra
facile. La partenza infatti è fissata in un posto in campagna e non
sembra esserci grande disponibilità alberghiera nei dintorni.
Per trovare il posto ho noleggiato una moto e, smartphone con
navigatore al braccio, cuffiette sotto il casco, voce guida nelle
orecchie, ho trovato il tempio di Khao Mai Keaw dove avveniva
la registrazione.
Ma stanze neanche
parlarne. Decido
di tornare in città,
Pattaya, e partirò
la mattina dopo
all’alba, anzi un
paio d’ore prima
dell’alba, per essere li in tempo;
tanto la strada ormai l’ho imparata
e non dovrei sbagliarla più. Per
complicare un po’
le cose la partenza
non sarà dal tempio dove è avvenuta la registrazione
ma da un non ben
precisato luogo li
vicino, che per
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MASSIMO CAMOSSA
precauzione e per non sbagliare la mattina dopo mi preoccupo
di identificare. Tutto ok. Stasera mi cucinerò una pasta e poi a
nanna presto.
Sveglia alle 4 di mattina agitatissimo, il bagno è il locale che
frequanto di più dalla 4 alla 4.30. Colazione in questo stato neanche a parlarne, vedremo più tardi. Casco e giacca a vento (si a
quell’ora fa freddino anche in Thailandia) e via. Da Pattaya è
circa un’ora e mezza di moto: sono puntualissimo, alle 6 sono
li.
Alle 6.15 c’è il briefing tenuto da Willy, un americano responsabile della Columbia, che è il main sponsor della corsa: come
sempre si raccomanda a
tutti di seguire le indicazioni, qui dato il tipo di
percorso (giungla) è particolarmente importante
non perdersi, avvisare se
ci si ritira, aiutare i concorrenti che si vedessero
in difficoltà (spirito trail)
e non buttare rifiuti per
terra. I ristori saranno
ogni 5 km: è importante
portarsi dietro la bottiglietta d’acqua fino al
ristoro dopo, se non si
dispone di un camel bag,
il sole e il caldo dalle 8
saranno pesanti.
Sono quasi le solite raccomandazioni di tutti i
trail, con in più solo un
non tranquillizzante “mi
raccomando fate attenzione ai ragni, ai serpenti, ai cani randagi e agli
insetti”. Ecco perché
alcuni corrono con la tenuta che noi usiamo al parco in inverno!
Io invece sono in calzoncini corti e canotta, ovvio, fra 1 ora ci
saranno 35 gradi!. Alle 6.30 partono i pazzi della 50 km (due
giri di percorso); alle 6.45 tocca a noi.
Il resto è corsa e basta: e quindi emozione come sempre e fatica
e sofferenza.
Il primo km mi sembra di averlo fatto troppo forte, trascinato
dall’entusiasmo e dal gruppo: guardo il cronometro: 6.15. Minchia e dire che mi sembrava di essere andato forte. Sarà il terreno prevalentemente sabbioso che rallenta la corsa.
E’ proprio così mi rendo conto subito: alla fine la media sarà
oltre i 7 al km per me, complice la mia scarsa preparazione ma
anche il fondo per metà della corsa almeno sabbioso e quei 6/700
metri di dislivello positivo che specialmente con quel terreno si
fanno sentire.
Il paesaggio intanto è a dir poco meraviglioso: quando spunta il
sole verso le 7.15 illumina meravigliosi campi con piante verdissime alte 50/60 cm che ricordano tanto delle gigantesche piantine
di marijuana; chiedo ai miei vicini di corsa ma fanno no con la
testa, non capisco se negano o non hanno capito o non hanno
voglia di rispondermi. Meglio risparmiare il fiato comunque.
All’8 km sono già in crisi nera: ho finito una salita duretta, sono
già oltre l’ora e mi domando come farò ad arrivare al 25° se continua così.
Al primo ristoro avevo snobbato il consiglio di portarsi dietro la
bottiglietta d’acqua fino alla water station successiva: dal secondo in poi correrò sempre con la bottiglietta d’acqua, opportunamente riempita con le bustine di sali acchiappate al secondo ristoro.
Il sole comincia a picchiare duro dopo le 8: quando usciamo dalla
vegetazione mi metto la bandana per proteggere la mia pelata e
ogni dieci minuti investo un po’ di preziosa acqua per tenerla
bagnata.
Faccio lunghi tratti di salita camminando; raziono l’acqua, non
meno di un km tra un sorso e l’altro. In una parola: soffro. Dal
dodicesimo al ventesimo km è sofferenza pura. Solo il ristoro del
20° km mi ridà speranze, ormai gli ultimi 5 li farei anche strisciando se serve, ma non mi fermo più.
Arrivo 8° di categoria su 35 e 86° assoluto su 350 circa, almeno
finisher! Il primo della mia categoria è un’attempato signore thailandese che avrà almeno 10 anni più di me e 15 kg di meno: ed è
arrivato più di mezz’ora prima.
Mezz’ora di riposo
assoluto con solo
acqua e poi una bella
birra gentilmente
offerta da un altro
sponsor, appunto la
Birra Singha. E poi
un cerottino medico
della Tiger Balm
questo gentilmente
offerto da delle graziosissime crocerossin:. Un trail in Thailandia non è come a
Bergamo, almeno in
questo.
Poi riprendo la moto
e torno nella civiltà:
ragni e serpenti non
ne ho incontrati, cani
randagi nemmeno e
insetti non più di
quelli che si trovano
nel pavese d’estate.
Fuori dalla giungla
Bellissima esperienza davvero e ricordiamo sempre le
parole finali del briefing di Willy:
Don t forget: it s just a game, just for fun .
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Le nurse della Tiger Balm
Riproviamoci!
MAURIZIO DI GIROLAMO
L’idea di partecipare come gruppo alla mezza di Verona è nata su Facebook qualche mese fa, e all’inizio anche gli stessi
promotori (Christian Verdi e Maurizio Toloi su tutti) avevano qualche dubbio sulla riuscita dell’iniziativa. Organizzare
una trasferta fuori regione, introdurre una mezza competitiva in calendario, raccogliere le adesioni in numero sufficiente
a fare il gruppo… e se non fossimo riusciti? Il rischio di un fallimento era dietro l’angolo, fin dal primo passo e cioè
convincere Presidente e leader del gruppo della bontà dell’iniziativa.
E invece, l’entusiasmo di Pietro e Laura ha contagiato tutti e la “Giulietta e Romeo Half Marathon” è entrata ufficialmente a far parte del calendario de La Michetta. Di li a organizzare il pullman e tutto il contorno il passo è stato breve e
così, anche se con qualche defezione dell’ultimo momento dovuta a infortuni vari, il gruppo ha ben rappresentato i colori
sociali per le strade di Verona.
Anche dal punto di vista cromatico possiamo dire di aver corso “in casa” visto che il giallo e il blu sono i colori
dell’Hellas Verona e del Chievo Verona, le due squadre di calcio della città scaligera, anche se non so quanti dei numerosi presenti abbiano associato le due cose (non mi pare di aver sentito un tifo particolare al mio passaggio, ma forse
perché il tifo era comunque notevole e dedicato a tutti gli oltre 7000 podisti in gara).
Purtroppo al momento della premiazione dei gruppi, che aspettavamo seduti “in prima fila” sotto il palco nel palazzetto
dello sport, la delusione per non essere entrati di un soffio nei primi 15 è stata grande. Sarebbero bastati solo pochi michettari in più per avere il
giusto riconoscimento per
lo sforzo organizzativo
della società. Certo, difficile competere con gruppi
come i Road Runners Milano o i Runners Bergamo, che possono vantare
ben altri numeri in termini
di iscritti e di partecipanti,
ma se fossimo riusciti a
presentarci alla partenza
numerosi almeno come
siamo abituati a partecipare al Monga o alla 24x1
ora di Zelo, avremmo certamente venduto cara la
pelle.
Possiamo riprovarci, magari a maggio a Piacenza,
sempre che il calendario
ufficiale lo consenta. Il
sorriso e l’entusiasmo di
Paolo “Carcassa” Casazza
nella foto qui sotto sono la
migliore testimonianza di
una giornata da ricordare
e da ripetere.
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Verona 2014… missione compiuta
SILVANO CUTRI
La spedizione alla Giulietta&RomeoHalf Marathon si è
chiusa più che bene, sia sotto il profilo delle prestazioni dei
singoli sia, soprattutto, dal punto di vista del divertimento
collettivo.
Il giallo-blù non fa certo notizia a Verona, dove ben due
squadre di calcio militano in serie A con gli stessi colori
della Michetta, ma forse è per questo che i pochi spettatori
lungo il percorso ci hanno guardato con un occhio benevolo.
Eppure l’inizio è stato difficile: costretti ad una sveglia violenta per non disattendere ai perentori richiami alla puntualità degli organizzatori, ci siamo trovati quasi senza rendercene conto seduti sul pullman che, puntuale, è partito alla
volta della fatale città scaligera.
Complimenti a chi ha avuto l’idea! Il viaggio in gruppo è
stato il piacevole preludio ad una giornata dedicata alla
nostra passione: due chiacchiere, un po’ di tè caldo (pochi
sono riusciti a fare colazione a casa) il tempo è davvero
volato.
della levataccia e del viaggio. A proposito, a beneficio dei
molti runner che attraversando i ponti chiedevano il nome
del fiume (non so se fossero anche della michetta ma ho
qualche sospetto) confermo che si tratta del fiume Adige e
non del Po, che scorre ad almeno 100 km da qui. Fortuna
che era una mezza, si fosse trattato di una maratona qualcuno avrebbe dimenticato anche il nome della città.
Chi non ha sentito un brivido lungo la schiena quando,
all’improvviso, quasi al termine dello sforzo, ha visto apparire l’Arena e si è infilato in quello scenario indimenticabile?
Dovrebbero finire tutte così le gare: la gioia del traguardo
raggiunto sommata all’emozione del punto più suggestivo
del percorso!
Anche questa è andata ma, prima di prendere posto sul pullman per il ritorno, un bel metro di pizza in quattro con un
boccale di birra fresca sono stati il premio che ci siamo
concessi per festeggiare la performance.
Come in tutte le gite che si rispettino non è mancato
l’imprevisto, su cui possiamo scherzare a posteriori visto Alla prossima!
che tutto si è concluso senza gravi conseguenze. Laura, la
nostra efficientissima organizzatrice, non solo si era premurata di stampare le lettere per il ritiro dei pettorali ma si
prodigava anche a distribuirli personalmente a ciascuno
partecipante, mentre il marito-presidente si perdeva nei
commenti sulla partita dell’Inter. Fatto sta che, subito dopo
aver chiamato “Cintura…” per consegnare il documento…
Laura è letteralmente sparita, dileguata inspiegabilmente
nel nulla. Mentre Pietro filosofeggiava sul “quasi” fuorigioco del gol di Icardi, gli increduli passeggeri cercavano
di darsi una spiegazione sulla sparizione improvvisa. Finalmente, dal fondo della botola che porta all’uscita centrale
del pullman arrivano i suoi flebili lamenti… eccola! E’ stata inghiottita dal torpedone nell’esercizio delle sue funzioni. Immediati i soccorsi, qualche botta ma niente di preoccupante.
La mezza di Verona è una gara ben organizzata, tanta gente
ma tutto fila liscio in zona partenza, ritiro dei pettorali e
rituali della vestizione compresi. Unica difficoltà, chiamare
tutti a raccolta per la foto di gruppo ma alla fine ci siamo
riusciti e, dopo il “clic”, si inizia a fare sul serio: riscaldamento e preparazione alla partenza.
Impossibile, per chi non ha conquistato una posizione avanzata allo start, correre al proprio ritmo i primi trequattro chilometri, poi le cose migliorano e i “michettari”
vanno a posizionarsi tra i partecipanti, ognuno secondo la
propria velocità o secondo i programmi, alcuni di noi sono
già “in tabella” per la MilanoCitymarathon e questa è
l’occasione per fare un buon medio a ritmo maratona, senza spingere eccessivamente.
La seconda metà del percorso, tra le strade del centro e a
zig zag sui ponti, è davvero suggestiva e ripaga il sacrificio
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CORRERE A VERONA
ADRIANA BOLZAN
Correre a Verona domenica è stata una bellissima esperienza. Non solo per la bellezza del percorso che emoziona in diversi passaggi
cittadini, uno fra tutti l'attraversamento dell'Arena. Non solo perchè le previsioni metereologiche del lunedì precedente si sono dimostrate erronee. Ma
in particolare per due fattori per me fondamentali. Il primo: non avevo molta fiducia nel mio cuore dopo un intervento di correzione
di un difetto e l'assunzione di farmaci che mi hanno per settimane tolto il controllo dei battiti cardiaci; tolto la sensazione di poter
controllare il mio corpo, l'andatura di corsa, la fatica, i tempi di recupero. Da novembre a febbraio sono state settimane di fatica e di
domande circa la possibilità di poter ancora sostenere una mezza maratona. Ma la voglia di correre e di esserci era tanta e edulcorava
la paura.
Il secondo fattore : l'occasione di sentirmi parte di un gruppo, di correre sapendo che avrei incrociato e sarei stata sorpassata da tante
altre maglie gialle-blu uguali alla mia.
Ero così emozionata alla partenza. Ero così emozionata all'arrivo. Perchè all'arrivo c'ero, ero riuscita, io con il mio cuore in convalescenza, a tagliare il traguardo. E durante il percorso mi sono goduta i cenni di saluto dei colleghi della società che ancora non conosco. Mi sono goduta alcuni scorci di Verona (ma quanto è bello correre nelle città della nostra Italia? Pisa, Roma, Ferrara, Verona,
per ora nel cuore). Mi sono goduta il tifo di Laura e Pietro. Mi sono goduta a pieno la sensazione delle gambe che rispondono, anche
se non ancora al pieno delle forze.
E poi..mi sono goduta i biscottini al cioccolato di una collega sull'autobus, al rientro.
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La michetta on line
Per sapere tutto sulla Michetta (foto, classifiche, giornalino on line e altro):
www.lamichetta.it
Certificato di idoneità sportiva
Per la visita medica potete rivolgervi al:
CENTRO di FISIOLOGIA SPORTIVA
Viale TUNISIA, 35—MILANO
La sede della MICHETTA:
La nostra sede è in via Ponte Nuovo 24 MI
Riunione il Venerdì h 21.
Associazione Sportiva Dilettantistica “La Michetta”
Cod. MI271
Via Saragat, 14/B—20128 MILANO
tel 02.2562840
CF 97365220157
www.lamichetta.it
Consiglio Direttivo:
Consiglieri:
Barbieri Laura
Fontana Marco
Fontana Pietro
Fornaroli Tranquillo
Macrì Giovanni
Nova Gianbasilio
Pellizzari Nicola
Tredici Goffredo
Verdi Christian
Lucchi Giuseppe
Presidente:
Vicepresidente:
Segretario:
Presidente onorario:
Fontana Pietro
Fornaroli Tranquillo
Barbieri Laura
Fornaroli Angelo
Hanno contribuito questo mese:
DON KENYA RUN
Di Vecchia Matteo
Via Donatello, 18— 20131 MILANO
MM Linea 2 (PIOLA) - tel. 02.43122868
Www.donkenyarun.it
Laura Barbieri
Adriana Bolzan
Elda Goffi
Renato Mariano
Maurizio Di Girolamo
Enrico De Amici
Massimo Camossa
Silvano Cutrì
Telefoni e recapiti utili:
Pietro Fontana e Laura Barbieri
tel. 02.2562840—cell. 338.7714925
E-mail: [email protected]
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Goffredo Tredici tel. cell. 340.2878330
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