nuovi sentieri bio in puglia Cinque

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nuovi sentieri bio in puglia Cinque
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ECONOMIE SOLIDALI
in italia sono oltre un migliaio le esperienze di “agricoltura sociale”
nuovi sentieri bio in puglia
Cinque
cooperative agricole e sociali danno vita a una rete per un’economia
alternativa. Al via il progetto “Spesa utile” --- testo e foto di valentina prudente
Un sole testardo e tenace
sfida l’inverno tra palazzi
e stradone asfaltate della
periferia di Bari. Un piccolo
gruppo di lavoratori, la fronte sudata e le mani nude, con
cura e attenta lentezza ricerca
con precisione, in ogni movimento, il giusto equilibrio tra
delicatezza e forza.
“I ragazzi sono tutti assunti
a tempo indeterminato -racconta Pina Cotroneo, dirigente
della Cooperativa Nuovi Sentieri di Bari (coopnuovisentieri.
blogspot.it). La cooperativa
sociale di tipo B, nata nel
giugno del 2000 con lo scopo
di promuovere l’inserimento
lavorativo e l’inclusione sociale dei soci diversamente
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abili, con disturbi psichiatrici, è passata negli anni dalla
gestione di servizi di pulizia,
trasporto e mensa al costituire un esempio virtuoso di
agricoltura sociale per l’intera
regione.
Mille metri quadri di serra
riscaldata per la produzione
di piante aromatiche in vaso,
1.800 di serra fredda e 10
ettari di terreno per la coltivazione di ortaggi biologici:
“Nel 2004 abbiamo stipulato
una convenzione con l’Agenzia Italia e avviato il progetto ‘Fertilità’ realizzando una
serra calda per la produzione
di piante ornamentali, officinali ed orticole. Dal 2005
produciamo ortaggi in cam-
po. L’anno successivo è nata
l’azienda agricola e abbiamo
stipulato accordi con la Coop
Estense, più recentemente con i supermercati Sisa e
Sma per la fornitura di piante
aromatiche: basilico, rosmarino, menta, salvia ed erba cipollina in vasetto. La produzione è gestita interamente
da pazienti psichiatrici che,
sotto la guida di due tecnici,
seminano, piantano, travasano, concimano e controllano
le temperature della serra”.
Dal 2008, attraverso una
convenzione con la Asl Bari
e l’Ambito territoriale dei
Comuni di Mola di Bari-Rutigliano-Noicattaro, è attivo il
progetto “Bioorto”. A Mola
di Bari, la cooperativa coltiva
ortaggi bio, certificati Icea, in
campo e in serra. Sono venduti ai gruppi d’acquisto solidale e ai negozi bio del territorio. Circa dieci utenti con
disabilità psichiatrica hanno
beneficiato del progetto attraverso borse lavoro. Due di
loro, raggiunti determinati
livelli di autonomia e competenza, sono stati assunti dalla
cooperativa. Recentemente
sono stati acquisiti altri 8 ettari di terreno a Rutigliano,
finalizzati alla totale autonomia economica del progetto
-al momento cofinanziato
dalla Asl- e all’inserimento
di nuovi soggetti deboli.
La cooperativa oggi impiega
in agricoltura 12 dipendenti,
di cui 7 soggetti con disturbi psichiatrici, ex tossicodipendenti e autori di reato.
Questi, titolari di pensione di
invalidità, sono assunti tutti a
tempo indeterminato con un
contratto part-time: lavorano
mediamente 10-12 ore settimanali per 300 euro mensili.
Due soci, e questo costituisce
uno dei risultati più soddisfacenti, hanno rinunciato alla
pensione di invalidità, preferendo raddoppiare il monte
ore lavorativo.
Altre 30 persone, 20 pazienti
psichiatrici e 10 tra ex tossicodipendenti e autori di reato, collaborano beneficiando
di borse lavoro.
Nel 2013 sono state venduFEBBRAIO 2014
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te 60mila piante aromatiche
con un fatturato di circa
65mila euro e 8 tonnellate di
ortaggi bio con un ricavo di
6mila euro.
Dall’aprile 2013 Nuovi Sentieri ha avviato il progetto
“Rete S.PR.E.A.D.” (Rete per
la sostenibilità, la produttività, l’economia alternativa e
il dialogo), insieme ad altre
cinque cooperative sociali e
ai servizi socio-sanitari del
territorio barese.
La Rete promuove l’inserimento lavorativo di soggetti
deboli in attività di raccolta,
riuso e vendita di merci usate
e agricoltura sociale, creando
circuiti di economia solidale.
Nella rete, Nuovi Sentieri si
occuperà a partire dai prossimi mesi di “Buono e bio”.
20 soggetti lavoreranno nella
produzione e nella distribuzione di prodotti biologici
a km0, attraverso il sistema
“Spesa Utile” (www.spesautile.it; www.puglianatura.it).
Anche l’evoluzione di queste
esperienze sarà importante
nel processo di definizione
dell’agricoltura sociale, che è
ancora in discussione. Manca,
infatti, una regolamentazione
chiara ed unitaria, a livello
nazionale e sovranazionale.
Il Forum nazionale agricoltura
sociale -nato nel maggio del
2011 proprio con l’intento di
definire e promuovere l’agricoltura sociale in Italia– la
considera l’“insieme di pratiche svolte su un territorio da
imprese agricole, cooperative
sociali e altre organizzazioni
che coniugano l’utilizzo delle
risorse agricole con le attività
sociali (www.forumagricolturasociale.it).
L’Associazione italiana per
l’agricoltura biologica (www.
aiab.it), ha censito nel 2010
FEBBRAIO 2014
in tutta Italia 221 aziende
bio sociali (erano 107 nel
2007). Nella mappatura Aiab
sceglie di considerare solo
aziende biologiche certificate, con una propria attività
produttiva e rapporti con il
mercato. Non include, invece,
quelle realtà che utilizzano
l’agricoltura per fini esclusivamente terapeutici (reparti
ospedalieri, cooperative sociali di tipo A...) o didattici (
masserie didattiche).
Una concezione di agricoltura sociale incentrata
sull’attività d’impresa si ritrova anche in Veneto. L’Associazione biofattorie sociali
del Veneto definisce fattoria
sociale “un’impresa agricola
condotta in forma singola o
variamente associata, economicamente e finanziariamente sostenibile, che svolge
l’attività produttiva agricola
e/o zootecnica rispettando i
principi guida dell’agricoltura
sostenibile [...] e proponendo
i suoi prodotti sul mercato.
La fattoria sociale integra il
percorso produttivo agricolo
con l’offerta di altri servizi a
favore di soggetti svantaggiati” (www.cosep.it/manifestobiofattorie.pdf). Spiega la presidente Mariangela Bucciol, già
membro del Coordinamento
nazionale del Forum agricoltura sociale: “L’Associazione,
formalmente costituita nel
2010 ma già attiva dal 2006
come tavolo di confronto tra
le realtà interessate al tema,
è attualmente costituita da
14 soci. Siamo tutte realtà
produttive medio piccole che
svolgono più attività oltre a
quella agricola (ospitalità, laboratori diurni, inserimento
lavorativo, fattoria didattica, attività agrituristica ecc).
Nelle nostre fattorie sociali
l’ambito produttivo favorisce percorsi di inclusione di
persone svantaggiate in un
ambiente informale e per
nulla medicalizzato: anche i
nostri operatori indossano gli
stivali. E la scelta etica di includere persone svantaggiate
è in linea con un modello di
produzione biologico e sostenibile”.
Recentemente l’Associazione
biofattorie sociali del Veneto
ha avviato una stretta collaborazione con l’Associazione
forum dell’agricoltura sociale
Vicenza. Quest’ultima è nata
il 2012 con lo scopo di sostenere e valorizzare le esperienze di agricoltura sociale
nel territorio della provincia.
Conta circa 50 iscritti, tra cui
18 fattorie sociali. Insieme i
due soggetti hanno dato vita
-il 27 marzo 2013- al Forum
regionale dell’Agricoltura sociale Veneto.
Proprio la Regione Veneto ha
avviato, intanto, un tavolo di
lavoro sull’agricoltura sociale,
riunendo vari rappresentanti
--- Dipendenti della coop Nuovi Sentieri (pazienti psichiatrici) all’interno della serra riscaldata per la
produzione di piante aromatiche, ornamentali e orticole. A p. 30, un orto biologico gestito dalla Nuovi Sentieri in
agro di Valenzano (Ba) --WWW.ALTRECONOMIA.IT
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di enti pubblici e privati operanti nei settori sanitario, sociale e agricolo. Il confronto
ha contribuito alla definizione di una legge regionale (la
14/2013) dedicata al tema.
La norma promuove l’agricoltura sociale quale aspetto
della multifunzionalità delle
attività agricole e ne disciplina varie forme di sostegno.
Sono previsti vantaggi nella
concessione di contributi europei, nazionali e regionali;
la concessione alle fattorie
sociali di beni del patrimonio regionale; l’adozione dei
prodotti delle fattorie sociali nelle mense di regione ed
enti locali; una corsia preferenziale per i prodotti delle
fattorie sociali negli appalti
--- Piante di basilico in vaso all’interno della serra riscaldata della
cooperativa Nuovi Sentieri, a Valenzano (Ba) --di ristorazione collettiva; corsi di formazione. La norma
prevede, inoltre, l’istituzione
dell’elenco regionale delle
fattorie sociali. Attualmente
sono in discussione i decreti attuativi relativi alla legge
quadro.
La situazione nelle altre regioni italiane è molto variegata. Partendo da un’interpretazione più estensiva
del concetto di agricoltura
sociale, che include tutte le
realtà che coniugano l’attività agricola con una finalità
sociale (inclusi orti sociali avviati da enti comunali, sanitari, associazioni etc), il Forum
nazionale stima sul territorio
nazionale circa un migliaio di
esperienze. Ma oltre il Veneto
sono solamente 6 le Regioni
che si sono dotate di strumenti utili alla disciplina e
alla promozione dell’agricoltura sociale: il Friuli-Venezia
Giulia, la Calabria, la Toscana, l’Abruzzo, la Campania e
la Liguria.
Un disegno di legge sull’agricoltura sociale, presentato a
marzo 2013, è in discussione
alle Camere.
Il presidente del Forum nazionale agricoltura sociale
Salvatore Stingo precisa: “Non
tutte le proposte da noi avanzate in questi anni di attività
hanno trovato accoglienza.
L’istituzione di un marchio
etico, ad esempio, avrebbe
potuto rappresentare un’opportunità non indifferente
per il riconoscimento e la
commercializzazione
dei
prodotti dell’agricoltura sociale”. ---