La scuoLa deLL`infanzia e iL primo cicLo

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La scuoLa deLL`infanzia e iL primo cicLo
i
capitolo 2
I
La scuola dell’infanzia e il primo ciclo
Marina bertiglia
Già Provveditore agli Studi
e Direttore scolastico regionale della Regione Piemonte
n La scuola dell’infanzia
Legge 444/1968:
nasce la scuola
materna statale
Legge 62/2000:
scuole materne
comunali e private
Legge 53/2003:
la scuola materna
diventa scuola
dell’infanzia
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La scuola dell’infanzia si inserisce nell’ordinamento statale grazie alla
Legge 444/1968, con il nome di “scuola materna” e con personale solo
femminile – norma poi decaduta per effetto della Legge 903/1977 sulla
parità fra uomini e donne sul lavoro – a riprova di un orientamento che
privilegiava la continuità con la famiglia, di cui la scuola doveva “integrare” le azioni, pur avendo “fini di educazione, di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e di preparazione alla scuola dell’obbligo”.
Prima del 1968, era diffusa in Italia la formula degli “asili infantili”, dove
erano prevalenti gli aspetti di custodia e di assistenza, gestiti da privati
e soprattutto da Enti morali e da pochi Enti locali, senza particolari distinzioni fra l’età 0-3 anni e l’età 3-6 anni.
L’ampliarsi dell’occupazione femminile, le migrazioni interne e la maggiore diffusione di nuclei monofamiliari, per un verso, gli approfondimenti di studi pedagogici e psicologici per l’altro, influirono sicuramente
sulla scelta politica del 1968, introducendo un nuovo grado di istruzione
statale rivolto ai bambini di età 3-6 anni; tuttavia il legislatore non si
spinse fino al punto di considerarlo neppure in parte obbligatorio, caratteristica che permane ancora oggi.
A seguito della legge citata, dal 1968 in Italia scuole materne statali si aggiunsero alle scuole materne istituite e gestite dai Comuni e dai privati, a
molte delle quali, per effetto della Legge 62/2000 fu riconosciuta la parità,
a condizione che fossero rispondenti agli ordinamenti generali dell’istruzione, coerenti con la domanda formativa delle famiglie e caratterizzate
dai requisiti di qualità ed efficacia indicati dalla medesima legge.
La scuola materna diventa scuola dell’infanzia nel 2003, per effetto della cosidetta “Legge Moratti”, che finalmente la inserisce nel sistema di
istruzione, seppure mantenendola non obbligatoria: e le consente di accogliere, oltre ai bambini che compiono i 3 anni entro il 31 dicembre
anche quelli che li compiono entro il 30 aprile dell’anno scolastico di
riferimento, dando inizio al fenomeno dell’“anticipo”.
la scuola dell’infanzia e il primo ciclo
Riquadro 1
LEGGE 53 /2003
Art. 2 - Sistema educativo di istruzione e di formazione - comma 1:
[…]
d) il sistema educativo di istruzione e di formazione si articola nella
scuola dell’infanzia, in un primo ciclo che comprende la scuola
primaria e la scuola secondaria di primo grado, e in un secondo
ciclo che comprende il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione
e della formazione professionale;
e) la scuola dell’infanzia, di durata triennale, concorre all’educazione e
allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale, religioso e
sociale delle bambine e dei bambini promuovendone le potenzialità
di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, e ad assicurare
un’effettiva eguaglianza delle opportunità educative; nel rispetto
della primaria responsabilità educativa dei genitori, essa contribuisce
alla formazione integrale delle bambine e dei bambini e, nella sua
autonomia e unitarietà didattica e pedagogica, realizza la continuità
educativa con il complesso dei servizi all’infanzia e con la scuola
primaria. È assicurata la generalizzazione dell’offerta formativa e
la possibilità di frequenza della scuola dell’infanzia; alla scuola
dell’infanzia possono essere iscritti secondo criteri di gradualità e
in forma di sperimentazione le bambine e i bambini che compiono
i 3 anni di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento,
anche in rapporto all’introduzione di nuove professionalità e modalità
organizzative. […].
Oggi, in Italia abbiamo uno dei più alti indici europei di frequenza delle
scuole dell’infanzia (98%), diversamente articolate per tipologia di gestione: il 55% degli alunni frequenta scuole statali, il 10% scuole paritarie comunali (soprattutto nel Nord del Paese), il 35% scuole paritarie
private for profit e del terzo settore. Coesistono, quindi, distinti contratti
nazionali di lavoro per i docenti, con differenze nel calendario scolastico,
nell’orario settimanale di lavoro e nello stipendio.
Anche le risorse di cui i tre tipi di scuola possono disporre sono di diversa origine:
w l e scuole statali sono finanziate dallo Stato (che paga gli insegnanti,
il personale tecnico-amministrativo e ausiliario) e dai Comuni, cui
compete l’edilizia, la manutenzione, le mense, i trasporti e le utenze
(riscaldamento, telefono, elettricità);
w l e scuole paritarie aperte dai Comuni fruiscono di contributi statali
che coprono non più del 10% delle spese globali;
w l e scuole paritarie private ricevono i medesimi contributi statali, in
• Legge 53/2003
art. 2
Scuole statali
Paritarie
comunali
Paritarie
private
49
i. l’istruzione e la formazione nella società della conoscenza
base al numero delle sezioni funzionanti, cui si aggiungono, laddove
vengono stipulate delle convenzioni, le risorse erogate dalle Regioni
e dai Comuni, ciascuno secondo le proprie disponibilità finanziarie.
Le rette a carico
delle famiglie
Sono le famiglie a sostenere buona parte dei costi di funzionamento
delle scuole paritarie private attraverso le rette mensili, la cui entità è
molto differenziata sia in base ai servizi offerti (orario giornaliero, mensa, attività aggiuntive), sia in base ai territori, coprendo dal 10 al 40%
delle spese totali. Una partecipazione finanziaria così consistente trova
la sua ragion d’essere nello scarso investimento pubblico complessivo,
che per l’Italia si limita allo 0,44% del Pil, a fronte del 2% di nazioni come
la Svezia, la Norvegia e la Danimarca.
L’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia, così come del primo ciclo di istruzione, è stato ridefinito dal Dpr n.
89/2009 (art. 2). Nel Dpr n. 81 del medesimo anno (art. 9), vengono date
precise disposizioni in merito alla riorganizzazione della rete scolastica e
alla razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse umane della scuola.
La tabella in basso riassume gli effetti delle disposizioni emanate con
i due decreti citati. Come si vede, la scuola dell’infanzia ha un orario
settimanale di 40 ore, ampliabile fino a 50 oppure riducibile per particolari esigenze a un solo turno (25 ore settimanali); è ordinata in sezioni,
a ciascuna delle quali sono assegnati due docenti e a cui sono iscritti
non meno di 18 e non più di 26 bambini, che possono arrivare a 29 se ci
sono iscrizioni in eccedenza che non è possibile ridistribuire tra scuole viciniori. Al numero minimo si può derogare nelle sezioni situate in
Comuni montani, in piccole Isole e in piccoli Comuni, privi di strutture
educative per la prima infanzia, dove è anche possibile accogliere piccoli gruppi di bambini di età compresa tra i 2 e i 3 anni.
Dpr n. 89/2009
art. 2
Dpr n. 81/2009
art. 9
Numero alunni per classe
Modelli orari settimanali
Scuola
min
max
Infanzia
18
26
(fino a 29)
Di norma 20
40h
(con 2 docenti)
può arrivare a 50h
Primaria
15
26
(fino a 27)
Di norma 20
24h
con docente
27h
Secondaria
primo
grado
18
27
(fino a 28)
Di norma 20
29h + 33h
annuali
40h
50
Con alunno
disabile
Standard
Adeguamento dei bisogni
del territorio
25h
(con 1 docente)
30h
40h (tempo
pieno, con
2 docenti)
la scuola dell’infanzia e il primo ciclo
Le sezioni di norma sono costituite con bambini di pari età, ma non si
tratta di un vincolo inderogabile.
La scuola dell’infanzia non prevede forme di valutazione ancorate a
scale numeriche né documenti periodici da consegnare alle famiglie,
tuttavia i docenti sono tenuti all’osservazione sistematica degli alunni
in relazione agli obiettivi previsti dalle “Indicazioni per il curricolo” e
invitati a raccordarsi con i genitori e, nel caso di alunni disabili o con
difficoltà di apprendimento, con gli altri professionisti che comunque
interagiscono con i bambini (continuità orizzontale). Gli insegnanti sono inoltre tenuti a realizzare la continuità educativa verticale con i servizi
per l’infanzia 0-3 anni e con la scuola primaria, azione, quest’ultima,
facilitata dalla progressiva diffusione di Istituti Comprensivi, cioè di
istituzioni scolastiche che comprendono scuole dell’infanzia, primarie
e secondarie di primo grado affidate a un unico dirigente e guidate
da un collegio docenti unico. Si tratta di un’organizzazione amministrativa resa obbligatoria dall’art. 19, comma 4, della Legge 111/2011,
che, oltre a produrre un risparmio in termini finanziari, può favorire
una maggiore efficacia didattica, rendendo più agevole la costruzione
di un curricolo verticale, la dimensione relazionale con il territorio, la
gestione dei rapporti scuola-famiglia.
nn
Nessuna
valutazione
ma osservazioni
sistematiche
Continuità
orizzontale...
...e verticale
Istituti
comprensivi
• Legge 111/2011
Le sezioni “Primavera”
Con l’art. 630 della Legge 296/2006 è stato istituito un nuovo servizio
educativo a carattere sperimentale per i bambini dai 24 ai 36 mesi d’età, che, oltre a costituire una risposta a una diffusa esigenza sociale,
intende offrire un qualificato momento di preparazione e introduzione
alla scuola dell’infanzia. Dopo un lungo percorso, la Conferenza StatoRegioni-Autonomie locali ha approvato, nel giugno 2007, l’“Accordo
quadro” che ha consentito di avviare la sperimentazione delle cosiddette “Sezioni primavera”, destinate a bambini dai 24 ai 36 mesi. Le
sezioni sono tuttora funzionanti presso i nidi comunali e le scuole
dell’infanzia statali e paritarie, sono finanziate dallo Stato in misura
di anno in anno inferiore e dalle singole Regioni, con conseguente
distribuzione assai differenziata sul territorio nazionale.
Servizio educativo
a carattere
sperimentale
per bambini da 24
a 36 mesi
n La scuola primaria
Con la Legge 53/2003 la scuola elementare cambia nome e diventa
“scuola primaria”, andando a costituire il segmento iniziale del primo
ciclo di istruzione (vedi Riquadro 2).
• Legge 53/2003
art. 2
51
i. l’istruzione e la formazione nella società della conoscenza
Riquadro 2
LEGGE 53/2003
Art. 2 - Sistema educativo di istruzione e di formazione - comma 1
[…]
f) il primo ciclo di istruzione è costituito dalla scuola primaria, della durata
di cinque anni, e dalla scuola secondaria di primo grado della durata
di tre anni. Ferma restando la specificità di ciascuna di esse, la scuola
primaria è articolata in un primo anno, teso al raggiungimento delle
strumentalità di base, e in due periodi didattici biennali; […] nel primo ciclo è assicurato altresì il raccordo con la scuola dell’infanzia e
con il secondo ciclo; è previsto che alla scuola primaria si iscrivano le
bambine e i bambini che compiono i 6 anni di età entro il 31 agosto;
possono iscriversi anche le bambine e i bambini che li compiono entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento; la scuola primaria
promuove, nel rispetto delle diversità individuali, lo sviluppo della
personalità, ed ha il fine di far acquisire e sviluppare le conoscenze
e le abilità di base fino alle prime sistemazioni logico-critiche, di far
apprendere i mezzi espressivi, ivi inclusa l’alfabetizzazione in almeno
una lingua dell’Unione europea oltre alla lingua italiana, di porre le
basi per l’utilizzazione di metodologie scientifiche nello studio del
mondo naturale, dei suoi fenomeni e delle sue leggi, di valorizzare
le capacità relazionali e di orientamento nello spazio e nel tempo, di
educare ai princìpi fondamentali della convivenza civile; […].
Dpr n. 81/2009
art. 10
Dpr n. 89/2009
art. 4
Orario
diversificato
Abolizione
compresenze
Anticipo
iscrizioni
52
L’art. 10 del Dpr n. 81/2009 e l’art. 4 del Dpr n. 89/2009 ridefiniscono le
caratteristiche di funzionamento della scuola primaria (vedi tabella a pag.
50). Qui di seguito elenchiamo alcune specificità.
wO
rario
settimanale diversificato (24, 27, 30, 40 ore), la cui definizione dipende non solo dalle esigenze espresse dalle famiglie, ma anche dalla
disponibilità di posti in organico. Come è noto, infatti, la progressiva
diminuzione di risorse finanziarie pubbliche ha determinato un ridimensionamento dei servizi scolastici con orario prolungato.
wR
eintroduzione della possibilità di affidamento della classe a un insegnante unico nel caso di modello a 24 ore, e la presenza di più figure,
con organizzazione funzionale autonoma nel caso di orari superiori.
wA
bolizione, in tutti i casi di orario superiore a 24 ore, delle compresenze di
più docenti.
wS
tabilizzazione, prevista dalla Legge 53/2003, del fenomeno dell’anticipo,
per cui si possono iscrivere non solo i bambini e le bambine che compiono 6 anni entro il 31 dicembre, ma anche quelli/e nati/e entro il 30
aprile dell’anno scolastico di riferimento.
la scuola dell’infanzia e il primo ciclo
wS
uperamento del modello di supplenza con utilizzazione di personale
con contratto a tempo determinato per assenze fino a 5 giorni.
wM
antenimento delle figure di docente specializzato per il sostegno ai
disabili.
wA
ffidamento dell’insegnamento della lingua straniera non più solo a
specialisti, ma prioritariamente a insegnanti curricolari con specifica
formazione.
Nessun supplente
per assenze
fino a cinque
Lingua straniera
insegnata da
docenti curricolari
L’articolazione della scuola primaria prevede un primo anno teso al
raggiungimento delle strumentalità di base e due periodi didattici
biennali, nell’arco dei quali scandire le tappe per raggiungere gli obiettivi previsti dalle “Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia
e del primo ciclo di istruzione” (vedi nota Miur n. 55 del 05/09/2012).
Tale formulazione è rispettosa di due norme fondamentali:
w l ’autonomia
delle istituzioni scolastiche;
w l ’attribuzione allo Stato della competenza in merito alla definizione
dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) in materia di istruzione.
In altri termini, lo Stato, per assicurare il mantenimento del servizio
scolastico nazionale, fissa i parametri principali in relazione al diritto
costituzionalmente garantito all’istruzione, e le scuole, attraverso i
loro organi collegiali, individuano i percorsi e gli strumenti attraverso
cui raggiungere quegli obiettivi, in un determinato contesto e in un
determinato periodo. La finalità che tali norme si prefiggono è di realizzare un servizio scolastico che risponda ai bisogni individuali e sia,
nel contempo, ancorato a garanzie di quantità e di qualità di pari livello
in tutto il territorio nazionale.
Sono ormai molto lontani i tempi dei cosiddetti programmi nazionali
di istruzione, cioè di testi normativi prescrittivi per contenuto per ogni
anno scolastico, con l’idea che soltanto con tali strumenti si garantisse
l’uguaglianza e l’uniformità del servizio; oggi si indica come finalità
quella delle pari opportunità di istruzione, da raggiungere con modalità diverse, fermi restando gli obiettivi nazionali del sistema.
Le “Indicazioni nazionali” 2012 ribadiscono che:
Livelli essenziali
delle prestazioni
Pari opportunità
di istruzione
L’itinerario scolastico dai tre ai quattordici anni, pur abbracciando tre tipologie di scuola caratterizzate ciascuna da una specifica identità educativa
e professionale, è progressivo e continuo. La presenza sempre più diffusa
degli istituti comprensivi consente la progettazione di un unico curricolo
verticale e facilita il raccordo con il secondo ciclo del sistema di istruzione
e formazione. [...]. Nella scuola del primo ciclo la progettazione didattica,
53
i. l’istruzione e la formazione nella società della conoscenza
mentre continua a valorizzare le esperienze con approcci educativi attivi,
è finalizzata a guidare i ragazzi lungo percorsi di conoscenza progressivamente orientati alle discipline e alla ricerca delle connessioni tra i diversi
saperi.1
Ampliamento
dell’offerta
Parte Seconda
Capitolo 1
Rispetto per
le diversità
individuali
Integrazione
con il territorio
Le regioni
orientano il 20%
del curricolo
scolastico
La sottolineatura dell’apprendimento, come momento fondamentale, ci
riporta da un lato alla concezione europea di lifelong learning, la cui prima
tappa è la scuola, ma anche al concetto, fortemente espresso nelle norme
che regolano l’autonomia scolastica, che la scuola non opera soltanto
all’interno della propria struttura, ma si deve avvalere delle opportunità
che il territorio (cioè gli Enti locali, le agenzie culturali ecc.) offre per ampliare l’offerta formativa. Dunque la persona resta al centro, quale soggetto che apprende secondo la propria individualità; la scuola ha la mission di
offrire risposte adeguate ai suoi bisogni educativi, mentre il contesto in
cui la scuola opera ha il compito di affiancarla in modo da integrarne gli
interventi al fine di ampliare l’offerta formativa. Ciò significa anche una
forte attenzione agli ambienti fisici, allo spazio considerato “terzo educatore”, alle dotazioni tecnologiche, con una continuità di fondo rispetto al
concetto di cittadinanza a pieno titolo, ma con una profonda evoluzione
rispetto all’idea che ci tramandano le foto storiche delle classi di scuola
elementare raccolte nei decenni dello novecento.
Considerando l’età degli alunni, anche nella scuola primaria rimane fon
damentale la condivisione di responsabilità con le famiglie, alle quali
viene lasciata la facoltà di richiedere all’atto delle iscrizioni il modello di
funzionamento orario ritenuto più rispondente ai propri bisogni, di aderire a proposte integrative, di indicare la scelta o meno dell’insegnamento
della religione cattolica.
L’idea che predomina è che la scuola rispetta le diversità individuali dei
bambini che la frequentano, tenendo conto delle informazioni ricevute
dalla famiglia, attraverso le scelte professionali che competono a dirigenti e docenti. Accanto a questa convinzione, si colloca l’ulteriore idea che
la scuola primaria debba vivere in integrazione con il proprio territorio, e
quindi la disposizione di legge in base alla quale le Regioni possono individuare le linee direttive di una quota del 20% del curricolo scolastico, orientando le scelte didattiche verso i campi di maggiore interesse territoriale.
La scuola primaria, a differenza della scuola dell’infanzia, ha l’obbligo
di valutare gli allievi secondo scansioni temporali definite (trimestre o
quadrimestre, anno, biennio) e secondo una scala decimale, reintrodotta
dall’anno scolastico 2008-2009 (Legge 169/2008, poi confermata dal Regolamento per la valutazione degli alunni, Dpr n. 122/2009).
1“Indicazioni
nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione”,
nota Miur n. 55 del 05/09/2012, pp. 12-13.
54
la scuola dell’infanzia e il primo ciclo
Alla valutazione espressa in decimi si possono aggiungere ulteriori documenti, che però non possono essere considerati sostitutivi. L’obbligo di
valutazione è in capo al personale docente.
Al termine della scuola primaria non si sostiene alcun esame finale,
poiché il ciclo continua fino al terzo anno della secondaria di primo
grado. Le classi seconde e quinte sono sottoposte ai test Invalsi, a fini
di conoscenza dell’andamento del sistema scolastico italiano, a livello
locale e generale, ma da tale test non conseguono valutazioni dirette per
gli alunni bensì indicazioni che le scuole sono invitate a utilizzare per
migliorare le proprie prestazioni.
Gli edifici scolastici destinati alla scuola primaria statale sono a carico
dei Comuni, che devono provvedere alla loro manutenzione e offrire, in
relazione agli orari di funzionamento e al territorio di competenza, i servizi
di mensa e di trasporto, sempre tenendo conto delle norme regionali.
Parte Terza
Capitolo 3
Manutenzione
edifici, mensa e
trasporto alunni a
carico dei Comuni
n La scuola secondaria di primo grado
Con la Legge 1859/1962 è stata istituita la “scuola media unica”, intesa
come un grado di scuola che amplia la formazione di base, generale e
non specialistica, e che orienta verso il percorso scolastico successivo:
di qui la scelta di puntare su alcuni insegnamenti forti, lasciandone altri
come facoltativi, di rendere la frequenza gratuita, di farla concludere con
un esame dal superamento del quale far discendere il conseguimento
del titolo di studio dell’istruzione obbligatoria.
Questo impianto, del tutto coerente con le prescrizioni di cui all’articolo 34 della Costituzione, resta sostanzialmente solido fino alla Legge
53/2003, quando alla precedente denominazione si sostituisce la nuova
di “scuola secondaria di primo grado” (Riquadro 3) e si rafforza il valore
Legge 1859/1962:
istituzione scuola
media unica
• Legge 53/2003:
la scuola media
diventa “scuola
secondaria di primo
grado”
Riquadro 3
LEGGE 53/2003
Art. 2 - Sistema educativo di istruzione e di formazione - comma 1
[…]
f) il primo ciclo di istruzione è costituito dalla scuola primaria, della
durata di cinque anni, e dalla scuola secondaria di primo grado della durata di tre anni. […] la scuola secondaria di primo grado si articola
in un biennio e in un terzo anno che completa prioritariamente il
percorso disciplinare ed assicura l’orientamento ed il raccordo con
il secondo ciclo; la scuola secondaria di primo grado, attraverso le
discipline di studio, è finalizzata alla crescita delle capacità autonome di studio ed al rafforzamento delle attitudini alla interazione
sociale; organizza ed accresce, anche attraverso l’alfabetizzazione e
55
i. l’istruzione e la formazione nella società della conoscenza
l’approfondimento nelle tecnologie informatiche, le conoscenze e le
abilità, anche in relazione alla tradizione culturale e alla evoluzione
sociale, culturale e scientifica della realtà contemporanea; è caratterizzata dalla diversificazione didattica e metodologica in relazione
allo sviluppo della personalità dell’allievo; cura la dimensione sistematica delle discipline; sviluppa progressivamente le competenze e
le capacità di scelta corrispondenti alle attitudini e vocazioni degli
allievi; fornisce strumenti adeguati alla prosecuzione delle attività
di istruzione e di formazione; introduce lo studio di una seconda
lingua dell’Unione europea; aiuta ad orientarsi per la successiva
scelta di istruzione e formazione; il primo ciclo di istruzione si conclude con un esame di Stato, il cui superamento costituisce titolo
di accesso al sistema dei licei e al sistema dell’istruzione e della
formazione professionale; […].
della continuità della formazione all’interno del primo ciclo, sottolineata
anche dall’abolizione dell’esame terminale della scuola primaria.
Rispetto alla scuola primaria, nella secondaria di primo grado si prevede
l’approfondimento dei contenuti, articolati in discipline, ciascuna insegnata da un docente in possesso di una specifica laurea, ma comunque
sempre nella prospettiva di promuovere un sapere integrato.
Si legge, infatti, nelle “Indicazioni nazionali” 2012:
Nella scuola secondaria di primo grado si realizza l’accesso alle discipline come
punti di vista sulla realtà e come modalità di conoscenza, interpretazione e
rappresentazione del mondo.
La valorizzazione delle discipline avviene pienamente quando si evitano due
rischi: sul piano culturale, quello della frammentazione dei saperi; sul piano didattico, quello dell’impostazione trasmissiva. Le discipline non vanno
presentate come territori da proteggere definendo confini rigidi, ma come
chiavi interpretative disponibili ad ogni possibile utilizzazione. I problemi
complessi richiedono, per essere esplorati, che i diversi punti di vista disciplinari dialoghino e che si presti attenzione alle zone di confine e di cerniera
fra discipline.2
L’art. 5 del Dpr.89 e l’art. n. 11 del Dpr 81 definiscono le consistenze
numeriche delle classi e i modelli orari di funzionamento della scuola
secondaria di primo grado (vedi schema a pag 50),la cui attuazione dipende come già si è detto a proposito della scuola primaria, non solo
2“Indicazioni
nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione”,
nota Miur n. 55 del 05/09/2012, p. 25.
56
la scuola dell’infanzia e il primo ciclo
dalla scelta delle famiglie, ma in gran parte dalla disponibilità di organico della scuola.
La scuola secondaria di primo grado si conclude con un esame di Stato,
da cui consegue un titolo di studio con valore legale indispensabile per
il proseguimento degli studi; l’esame è composto da più prove, scritte ed
orali, corrispondenti alle discipline impartite, e da una prova nazionale
scritta, introdotta nel 2004 dalla Legge 176.
Si tratta della cosiddetta prova Invalsi, dal nome dell’Istituto nazionale
per la valutazione del sistema di istruzione che la predispone; come è
noto, tale prova è stata introdotta per disporre di dati a livello nazionale
e locale e per implementare progressivamente anche in Italia un sistema
di valutazione nazionale.
Il Rapporto sulla scuola in Italia 2011 della Fondazione Agnelli individua
la scuola media come l’anello debole della scuola italiana, per una serie
di fattori fra cui:
w l a
scarsa considerazione del grado da parte di docenti che potrebbero aspirare all’insegnamento nella scuola secondaria di secondo
grado e la loro forte mobilità;
w l ’età media avanzata del corpo docente a fronte dell’età adolescenziale dei frequentanti;
w l a mancata preparazione specifica del corpo docente formato alla
disciplina, ma non ancora abbastanza all’insegnamento della disciplina;
w l ’inadeguatezza della mission della scuola media a fronte delle attuali
sfide educative.
A fronte delle molte discussioni suscitate dalla ricerca, senza entrare nel
merito delle stesse, sta il fatto che la percentuale degli allievi che frequenta con successo il primo anno della scuola secondaria di secondo
grado appare ancora insoddisfacente, così come è alto il tasso complessivo di dispersione scolastica nella frequenza dell’intero secondo ciclo.
n n Il
Esame di Stato
conclusivo: prove
scritte e orali
più una prova
nazionale definita
dall’Invalsi
Scuola media,
anello debole
della scuola
italiana
(Fondazione
Agnelli)
Alto il tasso
di dispersione
nel primo anno
della scuola
secondaria
di secondo grado
tema trasversale degli obiettivi
L’originaria concezione della scuola pubblica e il suo rigido inserimento in una struttura burocratica di controllo, quale quella del Ministero dell’istruzione, hanno determinato fino agli anni novanta del secolo
scorso la produzione di atti normativi vincolanti denominati “Programmi
nazionali”, riferiti ai diversi gradi di istruzione, con eccezione soltanto
per la scuola dell’infanzia.
In essi venivano definiti obiettivi e contenuti di insegnamento, non ovviamente la metodologia, in ossequio al principio della libertà di inse-
Libertà
di insegnamento
57
i. l’istruzione e la formazione nella società della conoscenza
Traguardi
e contenuti
essenziali definiti
a livello nazionale
(Indicazioni)
Curricolo
di scuola
Imparare
ad apprendere
58
gnamento, nella convinzione che tali norme si ponessero a salvaguardia dell’unità e dell’uguaglianza.
I programmi della scuola primaria e secondaria di primo grado sono stati
più volte riformati, mentre per la scuola dell’infanzia si è mantenuto il
termine originario di orientamento, proprio per sottolineare il carattere
meno pressante dell’apprendimento in tale grado di istruzione.
Furono le contestazioni del Sessantotto dapprima, la successiva introduzione degli organi collegiali scolastici (metà anni settanta), l’attribuzione dell’autonomia alle istituzioni scolastiche (fine anni novanta)
che, insieme all’evolversi delle teorie pedagogiche e didattiche, all’affermarsi del principio del long life learning come diritto della persona,
determinarono il superamento dell’idea che soltanto l’uniformità garantisse l’equità.
Di qui l’inversione di rotta, con successive correzioni in itinere, per affermare invece che soltanto i traguardi e i contenuti essenziali vadano
definiti dallo Stato, attraverso documenti, come garanzia di prestazioni
che lo Stato deve assicurare a tutti i cittadini, e che sia invece la programmazione di istituto e di classe a definire attraverso il curricolo di
scuola come quegli obiettivi possano essere raggiunti.
Per tali ragioni, e coerentemente con la continuità anche formale del
primo ciclo, per la scuola dell’infanzia primaria e secondaria di primo grado sono state formulate le “Indicazioni nazionali per la scuola
dell’infanzia e per il primo ciclo” (nota Miur n. 559 del 05/09/2012).
Questo documento sottolinea come la funzione della scuola debba
adeguarsi ai cambiamenti di scenario in atto a livello mondiale, privilegiando un suo ruolo di catalizzatore e di organizzatore dei saperi,
consapevole che le fonti di apprendimento per gli alunni sono oggi
molteplici e assai accessibili.
Nel percorso dai 3 ai 14 anni vengono scandite più tappe, per sviluppare le competenze e definire gli obiettivi di apprendimento, con una
logica di progressivo superamento dei campi di esperienza a favore
della padronanza degli alfabeti di base e delle discipline intese come
punti di vista sulla realtà.
Sono due le linee principali di sviluppo del percorso, la prima – verticale – volta a consolidare l’idea che si impara ad apprendere e che
l’apprendimento durerà per tutta la vita; la seconda – orizzontale – tesa
a valorizzare il ruolo della cittadinanza, dell’appartenenza a una comunità dai confini variabili.
È costante nel documento la tutela dell’istruzione come valore della
persona e della collettività, come strumento di cittadinanza attiva e di
coesione sociale.
Per il completamento del percorso manca ancora un tassello com-
la scuola dell’infanzia e il primo ciclo
plementare e autonomo, e cioè un sistema strutturato di valutazione nazionale: è tema su cui si dibatte da anni, fra molte incertezze,
contrapposizioni di principio, richiami comunitari. Quello che appare
certo è che tale mancanza priva la scuola italiana di un passaggio fondamentale.
Parte Seconda
Capitolo 1
PAROLE CHIAVE
Sezioni Primavera: alunni 24-36 mesi; ancora sperimentali, finanziate soprattutto dalle Regioni e, in parte, dallo Stato.
Scuola dell’infanzia (ex Scuola Materna): alunni 3-6 anni; dura 3 anni, non è
obbligatoria; può essere statale o paritaria (comunale o privata).
Scuola primaria (ex scuola elementare): alunni 6-11 anni; dura 5 anni, è
obbligatoria, può essere statale o paritaria (privata).
Insegnante unico: nella primaria, se la classe funziona solo per 24 ore settimanali.
Compresenze: 2 insegnanti operano contemporaneamente sulla stessa
classe: Sono state abolite nel 2009.
Anticipi: possono iscriversi alle scuole dell’infanzia e alle scuole primarie anche
bambini che compiono, rispettivamente, 3 o 5 anni entro il 30 aprile dell’a.s.
di riferimento.
Scuola secondaria di II grado (ex scuola media): alunni 11-14 anni, è obbligatoria, si conclude con un esame di Stato.
“Indicazioni nazionali” per il curricolo della scuola per l’infanzia e del primo ciclo di istruzione (nota del Miur n. 5559 del 5/08/2012): costituiscono un
quadro di riferimento per la progettazione curricolare affidata alle scuole.
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