Cosa vuol dire Curricolo - Istituto Comprensivo Calitri

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Cosa vuol dire Curricolo - Istituto Comprensivo Calitri
Cosa vuol dire “costruire un Curricolo verticale d’Istituto”
Per poter programmare il lavoro didattico in aula non è sufficiente che ogni docente si studi quelle parti delle Indicazioni che lo
riguardano e che le “svolga” in classe. Le Indicazioni sono solo un repertorio di competenze e di obiettivi e, né i primi né i secondi,
si prestano ad essere “svolti” in classe. Quello che si svolge in classe, o meglio “si realizza” è un’attività, una esperienza, un
esercizio, una discussione; al limite: una lezione su un determinato argomento. Ma nelle Indicazioni non ci sono né attività, né
argomenti, né esercizi.
Costruire un Curricolo d’Istituto vuol dire quello che le Indicazioni non possono e non devono dire. Vuol dire “esplicitare” le scelte
di metodo, di contenuto, in tutti gli ambiti disciplinari che la scuola opera per far sì che il maggior numero di alunni,
tendenzialmente tutti, maturino competenze espresse nelle Indicazioni e conseguano i relativi obiettivi di apprendimento.
Per ognuna delle competenze che troviamo nelle Indicazioni si devono porre le domande: quali attività, quali metodi, quali
strategie . . . si prestano meglio a sviluppare questa competenza?
La declinazione delle competenze e degli obiettivi di apprendimento in approcci, attività, metodi, esercizi, è il primo passo per la
stesura del Curricolo d’Istituto.
Il secondo passo consiste in una attenta selezione delle attività didattiche ritenute irrinunciabili e che tutti i docenti si impegnano a
svolgere. Così se un genitore legge su un curricolo che una serie di competenze sono sviluppate coinvolgendo tutti gli alunni di una
classe potrà rendersi conto dell’impostazione metodologica e delle attività che la scuola propone e, quindi, della qualità dell’offerta
formativa.
Partendo da questa premessa, dopo un’attenta lettura collegiale delle Nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo della Scuola
dell’Infanzia e del Primo Ciclo d’istruzione i docenti dell’Istituto stilano il Curricolo Verticale d’Istituto attraverso un percorso
di ricerca-azione articolato in varie fasi:
• RIFLETTERE sull’EPISTOMOLOGIA delle DISCIPLINE per individuarne i nuclei fondanti (fatti, concetti, procedure,
principi) e la loro valenza formativa in termini di conoscenze (sapere), abilità (saper fare) e competenze (“la comprovata
capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e
nello sviluppo professionale e/o personale” - la competenza enfatizza la capacità di mettere in relazione i saperi posseduti da
un individuo con i contesti di realtà entro cui agisce - problem solving);
• SCEGLIERE I CONTENUTI DISCIPLINARI su cui lavorare individuando alcuni elementi indicativi della disciplina
adatti alla maturazione psicologica degli studenti;
• PROGETTARE PERCORSI DIDATTICI che tengano conto delle potenzialità cognitive e motivazionali degli alunni nelle
diverse età e che non si limitino a indicare gli obiettivi da raggiungere, ma chiariscano COSA insegnare e COME insegnare
attribuendo, così, fondamentale importanza all’azione didattica nel processo di apprendimento-insegnamento;
• SPERIMENTARE IN CLASSE i percorsi didattici progettati;
• RIFLETTERE SUGLI ESITI DELLA SPERIMENTAZIONE attraverso la presentazione del lavoro svolto, la messa in
evidenza dei punti di forza e di debolezza del percorso didattico, la discussione e la ricerca delle modifiche necessarie a
rendere la proposta sempre più idonea a scoprire il gusto dell’apprendere realizzando apprendimenti significativi;
• CREARE AMBIENTI DI APPRENDIMENTO EFFICACI e INDIVIDUARE INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO
da adottare per proseguire nella ricerca e nella sperimentazione.
Operazioni, queste appena citate, che se non previste all’interno di una organizzazione scolastica che le stimola e le facilita
rischiano di rimanere legate alla buona volontà di pochi docenti che, in solitudine, cercheranno i modi per misurarsi con
l’innovazione senza poter ottenere risultati tangibili a livello di sistema. Occorre che tutta la scuola si assuma la responsabilità
del “cambiamento” considerandolo obiettivo primario.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
(Prof. Salvatore A. Di Napoli )