Newsletter periodica d`informazione
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Newsletter periodica d’informazione Newsletter ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL Anno XIII n.25 del 09 settembre 2015 Consultate www.uil.it/immigrazione Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri Asilo, l’immagine di un bambino sulla spiaggia di Bodrum che cambia la politica europea Profughi: la lezione di Angela Merkel La violenza simbolica della foto del piccolo Aylan, che le onde del mare hanno consegnato alla spiaggia di Bodrum (l’antica Alikarnasso) in Turchia, è stata fondamentale per scuotere le coscienze della politica e del popolo tedesco. E di quello europeo in generale. Alcuni Governi sono passati dalla linea dura del rifiuto alla necessità di riconoscere il carattere epocale dell’esodo in atto in medio Oriente ed Africa, e ad una politica di esplicita solidarietà: “Aiutare, ripetono da Berlino e da Vienna, è un obbligo: per motivi giuridici, oltre che per motivi umanitari”. Questo servirà a placare il qualunquismo di chi teme che i rifugiati rubino il lavoro degli europei o vengano a godere di un welfare che non hanno contribuito a creare? A giudicare dalle immagini che arrivano dai media sembrerebbe proprio di sì’, almeno da parte del Nord Europa: Oggi anche l’Inghilterra decide di aprire le porta ai rifugiati (solo siriani, però). Nel frattempo nella politica si apre la strada alla necessità di guardare alle cause di questo esodo: la guerra in Siria ed Iraq, la guerra civile in Libia, le violenze di Boko Aram in Nigeria. Se non si rimuovono le cause della fuga di massa delle popolazioni, non si può ragionevolmente pretendere che la pressione migratoria verso l’Europa possa diminuire in tempi brevi. E questo rimanda al ruolo dell’Europa e dell’Occidente, finora dimostratosi gravemente carente. SOMMARIO Appuntamenti pag. 2 Uil aderisce alla marcia “donne e uomini scalzi” pag. 2 Viminale: accogliere altri 20 mila profughi pag. 3 Cosa posso fare per i migranti ? pag. 5 Dove vanno gli stranieri più colti pag. 6 Stranieri regolari: ma quanti sono veramente ? pag. 7 Cittadinanza: la battaglia degli emendamenti pag. 8 Lavoro sommerso, reportage pag. 9 Imprenditori dal cognome straniero pag. 11 Migranti in fuga dall’Italia pag. 11 Il lavoro (più dinamico) degli stranieri pag.12 A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil Dipartimento Politiche Migratorie Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751 E-Mail [email protected] Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti Lido di Venezia, 11 settembre 2015, ore 17.00 Solidarietà ai profughi: “Marcia delle donne e degli uomini scalzi” (Angela Scalzo) Roma, 15 settembre 2015, Via del Velabro 5/a, ore 15.00 Incontro al CIR (Giuseppe Casucci) Roma, 23 settembre 2015, via dei Sabelli 88/a ore 16.00 Centro Benni Nato – Incontro con la Presidente del Parlamento del Sudafrica (Giuseppe Casucci, Angela Scalzo) Prima pagina IMMIGRAZIONE – SOLIDARIETA’ - Comunicato Stampa di Guglielmo LOY, Segr. Confederale UIL La Uil aderisce alla “marcia delle donne e degli uomini scalzi” Lo leggo dopo Roma, 7 settembre 2015 - La Segreteria Nazionale della UIL, riunitasi oggi, ha deciso di aderire all’iniziativa “marcia delle donne e degli uomini scalzi” (http://donneuominiscalzi.blogspot.it/p/listagenerale.html) in programma per l’11 settembre a Venezia e promossa da un gruppo di attori, registi, giornalisti e politici. La Uil ha poi deciso di farsi promotrice, per la stessa data, in tutta Italia, di una giornata di solidarietà e accoglienza in favore delle migliaia di profughi e richiedenti asilo che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. Sulla linea di quanto affermato il 1° maggio a Pozzallo, la UIL si schiera dalla parte di chi si prodiga per salvare vite umane e ha ripetutamente chiesto l’istituzione di corridoi umanitari per chi fugge dalle guerre o catastrofi, la garanzia di una accoglienza degna e rispettosa dei diritti fondamentali della persona, il superamento dei centri di detenzione e una riforma del Regolamento di Dublino. In questo senso, la Segreteria Nazionale della UIL ha dato indicazione alle proprie strutture di promuovere attivamente le molteplici iniziative che si stanno organizzando in varie città italiane l’11 settembre, in collaborazione con altre associazioni sindacali e della società civile. E’ questo, noi crediamo, il momento di dare un segnale concreto di solidarietà e umana inclusione a chi ha dovuto lasciare le proprie case per salvare la propria vita e quella delle proprie famiglie. LA CRISI E LA POLITICA UE Il Viminale ai prefetti: pronti ad accogliere altri 20mila profughi Gli Usa valutano aiuto alla Ue per l’emergenza. Merkel: «Italia e Grecia da sole non ce la fanno». Domani si vota a Strasburgo per l’assegnazione dei richiedenti asilo di Redazione Online, www.corriere.it Lo leggo dopo L’Europa continua a discutere di migranti, quote e accoglienza. Dall’Ungheria a Roma, l’emergenza è sui tavoli di tutti capi di stato europei. In Italia, in attesa che parta il piano europeo di “relocation” di 40mila profughi dal nostro paese, il Viminale cerca con urgenza altre soluzioni d’accoglienza per i migranti che continuano a sbarcare. Una circolare inviata a tutti i prefetti martedì indica complessivamente in 20mila i posti da reperire tra le varie regioni. «Noi - spiega il ministro dell’Interno, Angelino Alfano - abbiamo oggi nel sistema di accoglienza 95mila migranti. I 20mila di cui si sta parlando sono altri 20mila di cui si cerca la collocazione in riferimento al fatto che possono accadere nuovi sbarchi». C’è dunque il tutto esaurito nei centri governativi, nelle strutture temporanee e nei posti Sprar (Sistema di accoglienza per richiedenti asilo). 2 Accoglienza in Italia Visto il susseguirsi degli arrivi, si rende così necessario individuare ulteriori soluzioni di ospitalità. Lo schema che si seguirà per i nuovi posti è quello stabilito dall’accordo dello scorso anno tra Stato e Regioni che prevede un’equa distribuzione in base a parametri condivisi. In testa per numero di migranti accolti c’è sempre la Sicilia, che è però scesa al 15% del totale, mentre la Lombardia è salita al 13%. La Lega continua ad opporsi alle richieste di accoglienza ed in diverse zone è alta la polemica. Sul fronte politico, si registra l’intervento della presidente della Camera, Laura Boldrini. «L’Italia - osserva - ha quaranta commissioni che decidono sullo status del rifugiato, quindi l’Italia è un paese che dal punto di vista della procedura d’asilo è molto strutturato. Si deve sviluppare di più sull’accoglienza, che è quello che ci rimproverano i nostri partner europei». Intanto, dopo l’appello del Papa, diverse parrocchie sul territorio si stanno organizzando per ospitare i profughi. «Siamo davanti - dice il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco - ad una svolta epocale, il Sud del mondo si sta muovendo e l’obiettivo del mondo intero deve essere quello che la gente non debba essere costretta da guerre o povertà a lasciare le proprie terre. Questa - aggiunge - è una sconfitta di tutto il mondo, o si è solidali tutti o si affonda tutti». La data cui guardare è mercoledì: si terrà la votazione al Parlamento europeo dello schema di ripartizione di 40mila richiedenti asilo. La decisione sarà poi adottata ufficialmente dal consiglio straordinario dei ministri dell’Interno Ue del 14 settembre, e con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue prenderanno il via i primi ricollocamenti. Germania: mezzo milioni di profughi per diversi anni Intanto il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel annuncia che la Germania può accogliere 500 mila migranti all’anno per alcuni anni. «Penso che possiamo farcela certamente con mezzo milione di persone, per alcuni anni», ha affermato. «Non ho dubbi, forse anche di più. Gabriel ha però sottolineato che anche altri Paesi dell’Ue devono farsi carica di una parte dei profughi in arrivo in Europa: «Non possiamo prendere quasi un milioni di persone ogni anno e integrarle come se niente fosse nella società tedesca», ha osservato. Berlino, ha assicurato, continuerà a farsi carico di una quota «largamente sproporzionata» perché «è senza dubbio un Paese forte economicamente» ma «la linea europea deve cambiare» perché non si può gravare solo su Paesi come la Germania, l’Austria e la Svezia. Spagna accoglierà i migranti Il tutto mentre il Dipartimento di Stato americano sta valutando i passi da intraprendere per aiutare l’Unione europea ad affrontare l’emergenza rifugiati e mentre Angela Merkel, ribadendo la necessità di quote vincolanti, ha affermato: «Grecia e Italia non possono da sole accogliere tutti i profughi che arrivano sulle coste». La Cancelliera ha detto che si è ancora lontani dallo stabilire il sistema delle quote. «Dobbiamo lavorare, essere ottimisti e io lo sono. Troveremo una soluzione, non sarà domani o dopodomani, ma presto». Sul «sistema di asilo che vogliamo raggiungere», ha aggiunto, servono «soluzioni comuni, quindi serve una posizione chiara perché questa sfida riguarda il futuro e da essa dipende il futuro dell’Europa». Al coro della Merkel si unisce il premier svedese Lofven, che ha detto: «Lavoriamo per riformare la politica migratoria europea per uscire al meglio da questa situazione». Mentre la Spagna si è detta pronta ad accogliere il numero di rifugiati che la Commissione europea affiderà al paese iberico. Lo ha detto la vicepremier Soraya de Santamaria dopo una riunione del governo. L’Eurogoverno dovrebbe affidare alla Spagna 14.931 rifugiati, la terza quota più importante dopo quelle di Germania (31.443) e Francia (24.031). Rimangono contrari Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria, con il premier Orban che vuole velocizzare al costruzione del muro al confine con la Serbia. Onu: «Nessuna discriminazione» Gli appelli all’accoglienza si moltiplicano. L’Ue dia asilo ai profughi senza alcuna discriminazione, ha chiesto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in una serie di telefonate con i leader di Austria, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Ungheria, Polonia e Slovacchia. «La stragrande maggioranza delle persone che arrivano in Europa sono rifugiati in fuga da guerre e violenze, che hanno il diritto di chiedere asilo, senza alcuna forma di discriminazione», ha detto Ban in una nota. Emergenza a Lesbo, quasi 10mila in Macedonia Intanto continua il flusso di migranti e profughi lungo la «rotta balcanica». Secondo l’Unicef quasi 10 mila migranti e profughi sono entrati in Macedonia dalla Grecia tra l’1 e il 6 settembre. Un numero record. Mentre almeno altri 30 mila migranti sono in attesa nelle isole greche, 20 mila solo a Lesbo. Melissa Fleming, portavoce dell’(Unhcr). Secondo i dati dell’agenzia, oltre 30mila profughi sono in attesa sulle isole greche, 20mila dei quali a Lesbo. 3 Migranti, la “Marcia degli scalzi” diventa nazionale: 61 le città aderenti Domani la presentazione dell’iniziativa dell’11 settembre a Venezia e in tutta Italia, che in pochi giorni ha registrato l’adesione di moltissime associazioni, artisti, politici, religiosi. Il regista Andrea Segre spiega l'origine dell’idea e avverte: non può restare un atto simbolico Lo leggo dopo (Redattore Sociale) ROMA, 8 settembre 2015 – Scalzi come chi ha perso tutto. In marcia come le migliaia di profughi che si sono incamminati a piedi dall’Ungheria al confine con l’Austria, dimostrando nei fatti che i muri e le frontiere si possono abbattere pacificamente. Si svolgerà venerdì in tutta Italia la “Marcia delle donne e degli uomini scalzi”: un’iniziativa in solidarietà con i richiedenti asilo che bussano alle porte dell’Europa, lanciata d un gruppo di artisti e attivisti (Andrea Segre, Giulio Marcon, Ascanio Celestini e Gianfranco Bettin) al Festival del cinema di Venezia, diventata in poche ore una vera e propria manifestazione nazionale. Sono 61 sinora le città che hanno aderito all’iniziativa, da Milano fino a Pozzallo. Tantissime anche le adesioni che portano la firma di associazioni da sempre al fianco dei migranti, c’è gran parte del mondo cattolico e non mancano le sigle sindacali, con Susanna Camusso, che ha assicurato la sua presenza al lido, al fianco di Nichi Vendola. Presenti, insieme a una corposa rappresentanza di migranti, anche diversi artisti, uomini e donne del mondo cattolico e parlamentari di diversi schieramenti politici. I nomi e i dettagli sullo svolgimento saranno resi noti domani in una conferenza stampa a Roma, al termine della quale una delegazione di organizzatori sarà ricevuta dalla presidente della Camera Laura Boldrini. L'appuntamento principale resta comunque venerdì 11 alle 17 in piazza Santa Maria Elisabetta, al Lido di Venezia. In contemporanea in molte altre città d’Italia. “Non so bene cosa ci aspettassimo quando abbiamo lanciato l’iniziativa, che oramai è diventata nazionale – sottolinea Andrea Segre, regista di diverse opere che trattano il tema dell’immigrazione come “Io sono Lì” e "Mare chiuso". - Di certo abbiamo capito che nel paese c’era un’urgenza e l’abbiamo catalizzata attraverso una simbologia chiara, quella della marcia degli scalzi. Poi l’attualità è entrata con la sua forza, abbiamo visto tutti le immagini dei profughi marciare da Budapest a Vienna. E questo ha fatto sì che molti cittadini sentissero ancor più forte il bisogno di prendere la voce rispetto a quanto sta accadendo in Italia e in Europa”. Il messaggio che verrà lanciato è chiaro:l’accoglienza dei profughi è una sfida di dignità, di democrazia e di civiltà. Ma nelle intenzioni dei promotori la manifestazione non deve restare solo un atto simbolico. Tra le ipotesi c’è che, dopo venerdì, dalla partecipazione di piazza possa nascere un movimento per chiedere risposte chiare al governo. “Le sfide che abbiamo davanti sono due – continua Segre – Innanzitutto dobbiamo riempire di contenuti questi appuntamenti per farli diventare obiettivi politici da mandare avanti in maniera chiara. Bisogna capire, per esempio, cosa significa l’apertura dei confini da parte della Germania, come cambiare Dublino e quali sono le conseguenze della suddivisione dei rifugiati tra paesi. Sono tutti aspetti che vanno analizzati. L’altra sfida è capire cosa vogliamo fare dal 12 settembre perché questa non resti solo una manifestazione simbolica. Intanto venerdì inizieremo a dire in modo chiaro che l’immigrazione non è un corpo estraneo con cui avere a che fare, ma fa parte di noi, per questo marciamo scalzi. Poi rifletteremo su come andare avanti”. Sono tantissime le persone del mondo politico e dello spettacolo che hanno deciso di manifestare l’11 settembre in tutta Italia, ma alla testa dei cortei che si svolgeranno nelle diverse città, ci saranno quei profughi che già oggi vivono nei nostri territori e faticano a trovare un’accoglienz a dignitosa. Una marcia partirà dal centro Baobab di Roma, nella capitale, dove da due mesi sono i cittadini e i volontari a occuparsi di assicurare un pasto. A Milano al fianco dei migranti manifesterà anche Emergency. Diverse iniziative sono previste anche in Sicilia nei luoghi simbolo dell’immigrazione, da Palermo a Pozzallo. L’iniziativa principale resta quella di Venezia, dove sfruttando i riflettori della Mostra del cinema il messaggio di solidarietà ai richiedenti asilo avrà una valenza internazionale. Durante il Festival, inoltre, verrà proiettato lo spot a sostegno della Giornata mondiale del Rifugiato 2015, realizzato dalla Copeam (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo) e dall’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Oltre a Milano, Roma e Venezia la Marcia delle donne e degli uomini scalzi si terrà poi a Genova, Palermo (il 10 settembre), Torino, Alessandria, Caltagirone e 4 in altre trenta città. Lo scopo è quello di chiedere un radicale cambiamento delle politiche sull'immigrazione. In particolare, l'apertura di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti. Tra i primi a sottoscrivere l’appello e ad aderire alla manifestazione: Lucia Annunziata, don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio Marcon, Valerio Mastandrea, Grazia Naletto, Giusi Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Norma Rangeri, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele Vicari, don Armando Zappolini. Numerose adesioni stanno arrivando in quest ore, tra cui quelle delle suore Rita Pimpinicchi e Filomena Scrocca, piccole sorelle di Jesus Caritas, impegnate nell’accoglienza di oltre 100 profughi nel seminario arcivescovile di Fermo. Tra le associazioni spiccano Arci, Cnca, Emergency, Lunaria, il Forum del Terzo settore, la Cgil e la Cisl. Lista provvisoria delle città aderenti alla giornata dell’11 settembre: ALESSANDRIA: Ore 17, Piazza Marconi. Evento Facebook ANCONA: Ore 18, piazza Roma. Evento Facebook APPENNINO LUCANO, Marcia di 5 giorni da Pienza (PZ). Evento Fb ASTI:Ore 18, piazza S. Secondo. Evento Facebook AVELLINO: Ore 17, Corso Vittorio Emanuele. Evento Facebook AVEZZANO (AQ). Ore 17, Piazza Matteotti. Evento Facebook BERGAMO: Ore 18, Piazza Pontida. Evento Facebook BARI: 10 SETTEMBRE, Evento Facebook BARLETTA: Ore 19.30, Piazza Caduti in guerra Evento Facebook BISCEGLIE: SABATO Ore 19. Evento Facebook BOLOGNA: Ore 17, piazza Nettuno CAGLIARI: Ore 18, piazzale Marco Polo. Evento Facebook CALTAGIRONE: Ore 18.15. Evento Facebook CASALECCHIO (Bo), Ore 18, Via Dei Canonici Renani, 8 CASTEL SAN PIETRO (Bo), Ore 18, Giardino degli angeli. Evento Facebook CATANIA: Ore 17.00. Evento Facebook CESENATICO: Ore 17,00 Hotel Splendid di Cesenatico, viale Cavour n.42 Evento Fb CIVITAVECCHIA: COMO: piazza San Fedele Ore 20.30 COSENZA, Ore 18, piazza XI settembre. Evento Facebook CREMONA: Evento Facebook CROTONE: Ore 17. Evento Facebook EBOLI: 20 Settembre, ore 11.30. Evento Facebook FERRARA: Evento Facebook FIRENZE: Ore 18. Evento Facebook FIUMICINO: 17.30, piazzale Mediterraneo. Evento Facebook FORLÌ: ore 18 Piazza Saffi. Evento Facebook GENOVA: Ore 17, Piazza de Ferrari. Evento Facebook GIOIOSA IONICA: Ore 11.30, sede Recosol, via Diaz GORIZIA: ore 17. Evento Facebook LATINA: ore 17.30 piazza della Libertà. Evento Facebook LECCE: ore 18, porta Napoli. Evento Facebook LECCO: Evento Facebook LIVORNO: Ore 18.00 Piazza della Repubblica. Evento Facebook LUCCA: Ore 18.30, Piazzale Verdi. Evento Facebook MARSALA: 10 SETTEMBRE, Evento Facebook MELZO: ore 21, piazza Vittorio Emanuele II. Evento Facebook MILANO: Ore 21, dalla Stazione di Porta Genova alla Darsena. Evento Facebook MODENA: Ore 17.30, piazza Roma MONTAGNANA (PD): Evento Facebook NAPOLI: 17.00, metro Toledo. Evento Facebook NOVARA: 17.30, Piazza Martiri. Evento Facebook PALERMO: 10 SETTEMBRE. Facebook PAVIA: Piazza Vittoria ore 18:00. Evento Facebook PERUGIA: 17.30 Piazza Italia. Evento Facebook PESCARA:17.30 Ponte del mare. Evento Facebook PISA: Ore 18. Evento Facebook PONREMOLI (MS). Si terrà SABATO 12, alle ORE 15, Piazza Italia. Evento Facebook PORDENONE: Ore 18,00 Centro Studi . Evento Facebook RAVENNA: Ore 18, Porta Adriana REGGIO CALABRIA: Evento Facebook REGGIO EMILIA: Ore 17, Evento Facebook ROMA: ore 17. dal Centro Baobab in via Cupa, 5 Evento Facebook SAN LUCIDO (CS): Ore 19, rotonda panoramica. Evento Facebook SESTO SAN GIOVANNI: ore 20 Metro Marelli. Evento Facebook SONDRIO: Ore 17.15, piazza Garibaldi. Evento Facebook SUTERA (CL): Ore 11.30. Evento Facebook TORINO: Ore 18, Mole Antonelliana. Evento Facebook TRENTO: Ore 18, piazza Duomo. Evento Facebook VERONA: venerdì 11 ore 17,30 p.zza S. Toscana (vicino Porta Vescovo) Evento Facebook VOLTERRA: ore 17, Piazza dei Priori. Evento Facebook 5 Rifugiati Cosa posso fare per i migranti? Breve guida per orientarsi tra le organizzazioni che si occupano di distribuire aiuti e gestire volontari. Di NICCOLÒ GAETANI – LA STAMPA, 8 SETTEMBRE 2015 Lo leggo dopo In attesa di capire quale sarà la risposta europea sulla questione dei migranti, è bene sapere che chiunque può dare il proprio contributo. Come? Rivolgendosi alle associazioni che danno supporto e chiedono donazioni per sostenere i profughi; impegnandosi in prima persona tramite il volontariato; cercando di adottare un bambino a distanza o di ricorrere all’istituto dell’affido. Insomma, la gara di solidarietà è partita, anche in Italia. Ma a chi rivolgersi per avere la sicurezza di essere utile senza incorrere in sciacalli che approfittano dell’emergenza? Ecco una breve guida per chiunque voglia dare il proprio aiuto. 1) A chi posso donare dei soldi con la certezza che non andranno sprecati? Tante le associazioni e le organizzazioni non governative che hanno aperto canali dedicati esclusivamente al tema dei rifugiati. Tra queste Amnesty International, che come successo in molti altri casi è intervenuta con appelli e aiuti sul posto. Per sostenerla si può effettuare una donazione oppureacquistare un articolo del catalogo. Medici senza frontiere si occupa dei profughi siriani da tempo: opera in sei strutture ospedaliere e sostiene direttamente più di 100 cliniche e ospedali in tutto il Paese. Da qualche mese ha avviato attività di ricerca e soccorso in mare a bordo di tre navi, in collaborazione con il Migrant Offshore Aid Station, un progetto formato da operatori umanitari di varia nazionalità. È possibile inviare dei soldi ai rifugiati siriani anche sul sito della sezione italiana dell’UNHCR (l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati). 2) Vorrei che la mia donazione raggiungesse i bambini siriani. Come devo fare? Save the Children, dopo la tragedia del piccolo Aylan, il bimbo di 3 anni trovato senza vita sulla spiaggia turca di Bodrum, ha lanciato una campagna Twitter, con l’hashtag #Whyagain per cercare di porre rimedio all’emergenza bambini in fuga verso l’Europa. Sempre a proposito di Aylan, a meno di 24 ore dalla sua morte è stato attivato un fondo in suo onore. Tutti i proventi andranno all’organizzazione umanitaria Hand in Hand for Syria. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) cerca di fornire acqua potabile, medicine e supporto psicologico ai migranti provenienti da Siria e Iraq. 3) È possibile sostenere progetti nei paesi di origine dei migranti? L’OIM, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, oltre ad assistere i migranti nei principali punti di sbarco in Italia (in Sicilia, Puglia e Calabria) e in Grecia (nelle isole di Samo e Lesbo), organizza anche corsi di formazione per favorire l’integrazione nella società e sostenere le iniziative dei profughi giunti in Italia, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo socio-economico e culturale dei paesi d’origine. Plan Italia invece si propone di aiutare i circa 300mila siriani – di cui quasi la metà bambini - rifugiati in Egitto, informandoli sui rischi della migrazione clandestina verso l’Europa. Finanziando questa Ong i profughi potranno beneficiare di opportunità lavorative, sostegno scolastico, integrazione nella comunità locale. 2) Quali sono le organizzazioni più attive sul territorio italiano? La Croce Rossa da sempre mette in campo le sue risorse per accogliere e offrire un primo supporto durante gli sbarchi. Si può dare il proprio contributo acquistando on-line un articolo del merchandising, facendo una donazione, ma anche impegnandosi in prima persona come volontario. Emergency è presente in diversi ambulatori in tutt’Italia dove viene fornita assistenza medica ai migranti. Le donazioni andranno a sostenere gli ospedali in cui operano le persone che fanno parte di quest’organizzazione. È anche possibile offrirsi come volontario. Il Consiglio italiano per i rifugiati raccoglie soldi per poi impiegarli in attività di assistenza ai rifugiati, nel ricongiungimento famigliare e nella promozione del diritto di asilo. Medici per i diritti umani (MEDU) è un’organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, senza fini di lucro, impegnata nell’assistenza sanitaria dei profughi tramite ambulatori e presidi in diverse città, anche italiane 3) Vorrei ospitare in casa dei rifugiati. Cosa devo fare? La Caritas ha lanciato per il terzo anno consecutivo l’iniziativa “Rifugiato a casa mia”. Le candidature delle famiglie che intendono ospitare un profugo devono essere rivolte alle circa 20 Caritas diocesane che hanno dato la disponibilità a partecipare a questo progetto. Il responsabile del settore immigrazione dell’organismo episcopale italiano, Uliviero Forti, ha confermato che a ottobre inizierà il percorso di valutazione delle candidature. Il piano di accoglienza avrà un costo decisamente inferiore rispetto alle forme istituzionali, pur garantendo un contributo di circa 200/300 euro al mese alle famiglie e un percorso di formazione e di assistenza. L’intera iniziativa coinvolgerà circa 200 migranti, tutti 6 maggiorenni. In Toscana, il presidente della regione Enrico Rossi ha attivato un numero telefonico per chiunque volesse aprire le porte della propria casa ai rifugiati (3316983061). 4) È possibile adottare un bambino siriano? Se si vuole offrire un aiuto ai bambini, è possibile ricorrere all’istituto dell’affido di minori non accompagnati, di cui si occupa, tra gli altri, il progetto Bambini in Alto Mare dell’associazione Amici dei Bambini. Per il momento, nonostante si siano fatte avanti più di 1800 famiglie, sono solo una quindicina gli affidamenti realmente effettuati - tutti in Sicilia. Gli ostacoli, spiega il responsabile del progetto Diego Moretti, sono soprattutto economici, in quanto i Comuni non possono sostenere il costo del mantenimento del minore affidato. Un’altra forma di aiuto è offerta dall’adozione a distanza: oltre alle grandi organizzazioni internazionali, la gran parte degli enti che si occupano di adozioni internazionali consentono di sostenere progetti di adozione a distanza. Tra queste Sos Villaggi dei Bambini e Aibi hanno avviato progetti speciali per l’emergenza siriana. 5) Vorrei far sentire la mia voce sull’emergenza migranti. In che modo? Donazioni a parte, si può partecipare alla marcia che si svolgerà venerdì 11 settembre in diverse città italiane (tra cui Milano, Venezia, Palermo e Cosenza), organizzata da personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e del giornalismo. Il giorno dopo, a Londra, Solidarity with refugees organizza un evento simile: una sfilata per le vie della città fino ad arrivare al civico dieci di Downing Street, davanti l’abitazione del premier Cameron. 4) A chi devo rivolgermi per donare cibo, vestiti o altri oggetti utili? Sono numerosi i gruppi e le associazioni che nel quotidiano lavorano per fornire un servizio di solidarietà ai richiedenti asilo presenti nelle varie città italiane. Chi abita a Roma può rivolgersi al centro interculturale Amici del Baobab, formato e promosso dai cittadini, che si occupa dei diritti dei migranti. A Torino si può contattare il “Comitato solidarietà rifugiati e migranti” delle occupazioni ExMoi e La Salette. A Parma possiamo segnalare il CIAC, Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione onlus, che presta “supporto agli immigrati e alle associazioni di solidarietà, con una rete di sportelli su tutto il territorio provinciale”. A Milano, invece, si possono contattare, oltre alle diverse strutture di accoglienza, Memoriale Della Shoah, della Stazione centrale, divenuto un centro che ospita migranti; Fondazione Casa della carità “A. Abriani”, che ospita famiglie senza casa, giovani migranti e altre persone bisognose; Fondazione Progetto Arca Onlus, associazione di volontariato che garantisce assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a cittadini stranieri irregolari e non, a rom, sinti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura. LA TENDENZA DEMOGRAFICA Dove vanno gli stranieri più colti di Federico Fubini, www.corriere.it Lo leggo dopo Da quando il governo di Budapest ha steso 177 chilometri di filo spinato al confine con la Serbia, per un attimo milioni di persone hanno ripensato alla Berlino Est del 1961. Un’altra barriera per separare, o illudersi di essere protetti. Solo ora che ha fatto la fine del suo predecessore, travolto da centinaia di migliaia di persone, quel «muro» ungherese ricorda piuttosto il suo opposto. Quello della Germania Est era un riparo per trattenere gli istruiti, evitare che fuggissero. Questo dell’Ungheria invece ha stupidamente cercato di tenerli fuori, proprio ora che i Paesi europei sono sempre più in competizione fra loro per attrarre gli immigrati dei quali hanno più bisogno: i laureati, gli ingegneri, i medici, i tecnici o gli interpreti che qui in Occidente non sempre si trovano. Nel 1961, il muro di Berlino fu costruito con una motivazione ufficiale: si doveva bloccare il deflusso dalla Germania Est dei giovani laureati che, asserì il regime, volevano andare a Ovest solo per guadagnare di più. Chi desiderava andarsene poteva farlo (in teoria), prima però doveva rimborsare lo Stato per l’investimento in istruzione fatto su di lui. Oggi paradossalmente il filo spinato ungherese ha rischiato di generare l’effetto opposto. Corre infatti un secondo binario, più sottotraccia, nel confronto fra i Paesi europei, adesso che la Germania si prepara ad accogliere 800 mila rifugiati e l’Italia ne ha già 118 mila. Non è di oggi, ma adesso appare sempre più evidente. I Paesi europei non competono solo per quale fra loro riuscirà ad accogliere meno rifugiati, o al contrario a mostrarsi più solidale. In modo più implicito, ciascuno vorrebbe quasi solo i migranti che gli servono. I migliori, in termini produttivi: i professionisti o i professionali, i laureati, coloro che portano con sé un investimento in istruzione di due decenni di studi e centinaia di migliaia di euro. 7 Quando varcano i confini centinaia di migliaia di persone, sono cifre macroeconomiche. Secondo le stime dell’Ocse, il centro studi di Parigi, il «costo di produzione» di un laureato in Italia è di circa 165 mila euro: ciò include gli stipendi degli insegnanti dalla scuola materna alla fine dell’università, ma non ancora la manutenzione degli edifici scolastici. In Germania e in Francia gli oneri per lo Stato sono più vicini ai 200 mila euro per ciascun giovane che si laurea. È l’infrastruttura umana di un Paese, un investimento da decine di miliardi di euro per ciascuna generazione. E l’Italia o la Germania hanno bisogno di rinnovarlo, perché nel 2050 un terzo delle popolazioni di oggi avranno oltre 65 anni e oggi le nuove nascite sono su minimi plurisecolari. È qui che sui rifugiati dalla Siria e dall’Eritrea, o sui migranti della Nigeria, si consuma una sfida che nessun vertice di Bruxelles può dirimere. Perché gli istruiti, i laureati e i tecnicamente abili vanno semplicemente dove vive altra gente come loro. Più sviluppata e raffinata è un’economia, meglio riuscirà ad attrarre gli stranieri più capaci e portatori di ricchezza: qualunque sia il colore della loro pelle, il passaporto o lo status giuridico. Nikola Sander, dell’Istituto demografico di Vienna, ha usato la banca dati di Eurostat (basata sul censimento del 2011) per mostrare un’evidenza: in ogni Paese, regione e città d’Europa, la proporzione di stranieri laureati (sul totale degli stranieri) è curiosamente allineata alla proporzione dei «nativi» laureati (sul totale dei nativi). In Sicilia per esempio solo l’11% dei locali ha una laurea e la popolazione di stranieri con una laurea è all’11,7%. A Berlino il rapporto è 35% dei «nativi» contro 33,8% degli stranieri. A Parigi il 27,6% contro il 28,6%. In Lombardia il 15,9% contro il 13,2%. E così via, anche per gli Stati: l’Italia ha il 12% di laureati nel Paese e il 14% di laureati fra gli stranieri, Germania e Francia hanno rispettivamente il 26% e il 22% per entrambe le categorie. Non basta mostrarsi spietati o umani con gli altri, per gestire al meglio i flussi dall’estero di questo secolo. Bisogna anche migliorare se stessi. Stranieri regolari in nessuno sa quanti sono Italia: Di Marco Dotti, www.Vita.it Lo leggo dopo Numeri, cifre, percentuali e statistiche. Ma quanti sono gli stranieri regolari in Italia? Perché le cifre degli istituti di ricerca divergono tra loro? In un Paese che si interroga su chi sta arrivando e arriverà, scopriamo che non si è nemmeno in grado di capire chi già c'è. Quanti sono gli immigrati regolarmente presenti in Italia? Facile chiederselo, un po’ meno rispondere. Le risposte che ci vengono dai principali centri di ricerca italiani ed europei, infatti, divergono tra loro, e non di poco. Questi dati fotografano una situazione che, però, sembra essere mutata rapidamente. Questa è almeno la percezione, viste anche le cifre degli arrivi di questi ultimi mesi e viste le proiezioni che, da qui al 2050, prevedono oltre 1miliardo di migranti globali in arrivo, soprattutto dall'Africa Subsahariana. Fotografie sbiadite della realtà Per l’Istat, con dati aggiornati al gennaio 2014 e al suo ultimo rapporto Italia in cifre, parliamo 4milioni e 992mila, di cui 3milioni e 784mila con cittadinanza extracomunitaria. Per il Dossier Statistico Immigrazione 2014, curato dal Centro Stuti e Ricerca Idos, le persone con cittadinanza straniera presenti sul nostro territorio sono 5milioni e 364mila. Eurostat, la “fonte ufficiale” dell’Unione Europea, con dati al novembre 2014, parla di 5milioni e 695mila immigrati regolari che, aggiungendo una stima che pare al ribasso degli “irregolari”, per l’Onu sarebbero in totale 5milioni 721mila, su una popolazione complessiva di 61milioni 482mila italiani. Il che equivale a dire che in Italia il 9,5% dei residenti ha cittadinanza straniera, comunitaria o extracomunitaria che sia. Generalmente, gli studiosi sono concordi nel ritenere che gli irregolari in Italia siano circa il 6% del totale degli immigrati, ossia 300mila persone, che corrispondono allo 0,5% della popolazione italiana. Negli anni Novanta, gli irregolari erano il 47% degli immigrati. Sempre stando ai dati Onu, relativi però al 2013, l’Italia non sarebbe il Paese che ospita più immigrati, in termini percentuali e assoluti. La Germania, infatti, ha una popolazione di stranieri regolari di 9milioni 845mila abitanti (11,9% della 8 popolazione totale), la Francia 7 milioni 439mila (11,6%), la Spagna 6milioni 466mila (13,8%), la Grecia 988mila (8,9%) e Malta 34mila e 500, su una popolazione totale di 411mila persone, in pratica l’8% della popolazione. L'Europa, per ora Torniamo ai 5milioni 721mila immigrati (dati Onu) presenti sul territorio italiano e vediamo la loro origine: il 52,8% di questi immigrati viene dall’Europa, il 20,9% dall’Africa, il 18,3% dall’Asia e il 7,9% dalle Americhe. Oltre la metà di questi immigrati proviene da 5 Paesi: Romania (993mila persone), Marocco (525mila), Albania (503mila), Cina (321mila) e Ucraina (234mila). Un'ultima nota: il 70% di questi immigrati, secondo dati del Ministero degli Interni, è arrivato in aereo, mentre solo il 15% via mare. Questi i dati che fotografavano la situazione al gennaio 2014, oggi, però, è lecito supporre che le cose stiano rapidamente cambiando. Società Cittadinanza, alla Camera parte la battaglia degli emendamenti Lo leggo dopo (www.stranieriinitalia.i t) Roma – 7 settembre 2015 – La pausa estiva è finita e alla Camera dei Deputati si ricomincia a lavorare. Domani i deputati torneranno in Aula e sta via via sta riprendendo anche l’attività delle commissioni. Immigrati e figli farebbero bene a tenere d’occhio soprattutto la commissione Affari Costituzionali, che è alle prese con la riforma della cittadinanza per le cosiddette “seconde generazioni”. All’inizio di agosto, la Commissione ha adottato a maggioranza il testo unificato presentato dalla relatrice del Pd Marilena Fabbri. Vuole far diventare italiano chi è nato qui da genitori regolarmente residenti da almeno 5 anni o i bambini e i ragazzi che frequentano almeno 5 anni di scuola. La riforma ha buone chance di passare, il problema è: come? Le posizioni sono varie, anche tra i favorevoli. Per ora, ad esempio, il testo parla solo dei minori, ma da sinistra premono perché cambino le regole anche per gli adulti che vogliono prendere la cittadinanza per naturalizzazione. Molto dipenderà quindi dalla discussione e dalle modifiche che verranno introdotte in Commissione. Il termine per presentare emendamenti al testo adottato un mese fa scade lunedì prossimo, 14 settembre. Poi ricomincerà il confronto che terrà col fiato sospeso milioni di “quasi italiani”. Stranieriinitalia.it Agricoltura Braccianti, UILA: Il 35,2% è immigrato e lavora al nord. In testa i rumeni Pubblicato il 07/09/2015 , su www.agricolae.eu Lo leggo dopo Sono 320.243 gli immigrati che lavorano nei campi italiani, pari al 35,2% dei 909.528 braccianti agricoli complessivi, di cui 589.285 (64,8%) sono italiani. La presenza maggiore si concentra al Nord, dove raggiungono quota 253.613, il 57,7% della forza lavoro settentrionale. I più numerosi? I rumeni che, complice la forte crisi del settore edile degli ultimi anni, sono 114.856 e che con albanesi (23.889), polacchi (18.947), bulgari (12.383) e macedoni (9.766) compongono più della metà del totale dei braccianti stranieri. Seguono marocchini (25.721) e indiani (24.519), ma non mancano le soprese: tra le prime dieci nazionalità ci sono i tedeschi con 6.437 braccianti e, nella lista compaiono anche 3.586 svizzeri e 1.305 francesi. È quanto risulta dai dati elaborati dall’osservatorio Uila-Uil sugli elenchi anagrafici Inps 2014 sulla base dei quali sono state analizzate le giornate lavorate dai braccianti, la provenienza e la presenza regionale dei lavoratori italiani e stranieri in agricoltura. L’analisi è stata effettuata sulla base delle dichiarazioni delle aziende riguardo ai lavoratori a tempo determinato che hanno lavorato almeno una giornata durante la stagione 2014. Nonostante la Puglia sia la destinazione privilegiata, con 40.707 lavoratori stranieri, è nelle regioni settentrionali che si registra la concentrazione maggiore. In particolare Emilia Romagna, con 38.103 braccianti stranieri, Trentino Alto Adige (37.137) e Veneto (26.179) ne occupano più di 100mila. Seguono a distanza il Piemonte (18.903) e la Lombardia (17.552); il Friuli 9 ne conta poco più di 5mila e la Liguria 2.726 mentre in Valle d’Aosta ce ne sono solo 652. Al centro il Lazio è l’unica regione in cui i lavoratori stranieri sono più degli italiani, 20.875 contro 14.871. In termini percentuali il Trentino ha la forza lavoro straniera più alta (77,7% del totale), seguito dal Piemonte con il 63%. I dati sfatano l’immagine comune che vede il bracciante agricolo prevalentemente proveniente dai paesi africani, confermando, al contrario, la forte presenza dei paesi dell’est. I rumeni si concentrano in Puglia (19.210), Sicilia (11.962), Emilia Romagna (11.185), Calabria (10.914) e Trentino (10.851); gli albanesi si dividono tra Puglia (5.106) ed Emilia Romagna (3.856); in Trentino è forte la concentrazione di polacchi (7.271) e slovacchi (8.404) ma anche di braccianti dell’ex Repubblica Ceca (1.547) e dell’Ungheria (746), i bulgari si concentrano tra Puglia (4.351) e Calabria (3.642), mentre i macedoni preferiscono il Piemonte (3.780). Gli indiani lavorano i campi di Lazio (8.320) e Lombardia (4.166), mentre a Sud si concentrano i tedeschi, in particolare in Sicilia dove sfiorano le 2mila unità, in compagnia degli oltre 8mila tunisini. I lavoratori del Senegal sono prevalenti in Emilia Romagna (1.712) e Toscana (1.205) mentre quelli del Marocco in Emilia Romagna (4.004) e Veneto (3.872). MOLDAVIA 4.884 1,5 PAKISTAN 4.648 1,5 UCRAINA 4.150 1,3 SVIZZERA 3.586 1,1 GHANA 2.241 0,7 BANGLADESH 2.190 0,7 CINA REP. POP. 2.107 0,7 BURKINA 2.080 0,6 CECA REPUBBLICA 1.699 0,5 COSTA D'AVORIO 1.555 0,5 CECOSLOVACCHIA 1.546 0,5 NIGERIA 1.515 0,5 MALI 1.510 0,5 SERBIA 1.350 0,4 FRANCIA 1.305 0,4 KOSSOVO 1.062 0,3 ALGERIA 972 0,3 UNGHERIA 953 0,3 EX IUGOSLAVIA 918 0,3 EGITTO 907 0,3 Lavoratori stranieri impiegati a tempo determinato in agricoltura in Italia 2014 TOTALE* * comprende anche altri paesi Distribuzione per regione Stranieri % Fonte: elaborazione Uila su dati Inps PUGLIA 40.707 12,7 EMILIA R. 38.103 11,9 TRENTINO A.A. 37.137 11,6 SICILIA 30.021 9,4 VENETO 26.179 8,2 CALABRIA 23.664 7,4 Stato estero di provenienza 100,0 ROMANIA Lavoratori 114.856 35,9 25.721 LAZIO MAROCCO 8,0 20.875 6,5 PIEMONTE 24.519 18.903 5,9 INDIA 7,7 LOMBARDIA 17.552 5,5 ALBANIA 23.889 7,5 TOSCANA 16.656 5,2 POLONIA 18.947 5,9 CAMPANIA 16.574 5,2 ABRUZZO 6.341 2,0 BASILICATA 6.146 1,9 FRIULI V. G. 5.137 1,6 MARCHE 5.174 1,6 UMBRIA BULGARIA TUNISIA 12.383 11.571 % 320.243 3,9 3,6 MACEDONIA 9.766 3,0 SLOVACCHIA 9.117 2,8 GERMANIA 6.437 2,0 4.762 1,5 LIGURIA SENEGAL 6.113 2.726 0,9 1,9 SARDEGNA 1.745 0,5 10 0,5 cinquantenne, barba lunga e piedi sporchi di terra e di acini. Sua moglie è stata più fortunata: ha trovato una branda, una doccia e una razione di tonno e biscotti grazie all’accoglienza gratuita messa in piedi da tre volontari della Caritas. Ma ci sono posti solo per venti persone. Gli altri, niente. Stoil è uno degli oltre mille migranti della vendemmia arrivati quest’anno in Piemonte. In tutta Italia, sono stati quasi ventimila. Lui è finito a Canelli, la patria dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti, con oltre cento milioni di bottiglie in commercio ogni anno. Intorno, terreni dove per ogni ettaro di vendemmia si incassano quasi 11 mila euro. Un giro d’affari da oltre cento milioni. I ricchi vitigni non garantiscono però diritti e condizioni umane per tutti. Trasformano anzi la vendemmia in un teatro di spietati caporali, manodopera illegale, contratti fuorilegge. Così la zona è ormai da dieci anni meta degli “schiavi dell’uva”: prima dalla Macedonia e ora soprattutto dalla Bulgaria. Da centri come Razlog, Sandanski e Blagoevgrad: una trasferta di 1.700 chilometri per guadagnare dai tre ai cinque euro l’ora. Che però in trenta giorni possono diventare l’equivalente di cinque o sei mesi di lavoro in Bulgaria, visto che lì lo stipendio medio non supera i 200 euro mensili. 1,1 Piemonte, tra gli schiavi della vendemmia MOLISE 1.189 0,4 VAL D'AOSTA 652 0,2 TOTALE 320.243 100,0 % su Popolazione popolazione residente residente 4.090.105 1,0 4.450.508 1.055.934 5.092.080 4.927.596 1.976.631 5.892.425 4.424.467 10.002.615 3.752.654 5.861.529 1.331.574 576.619 1.227.122 1.550.796 894.762 1.583.263 1.663.286 313.348 128.298 60.795.612 0,9 3,5 0,6 0,5 1,2 0,4 0,4 0,2 0,4 0,3 0,4 0,3 0,5 0,2 0,1 0,4 0,5 0,5 REPORTAGE Dal Piemonte al Sud, ecco come vivono gli schiavi della vendemmia Lavorano 12 ore al giorno al sole, dal Monferrato alla Sicilia. La notte dormono nei campi. Qualcuno, a volte, muore di fatica. BY MICHELE SASSO - FOTO DI ALESSANDRO GRASSANI PER HTTP://ESPRESSO.REPUBBLICA.IT/ Lo leggo dopo Piegati sui filari sotto il sole che arde i campi a 35 gradi. Per dodici ore filate: dalle sette alle 19. A raccogliere grappoli a ritmi forsennati, perché quando l’uva è matura non si può aspettare. E finito il lavoro, la sera, nessun posto dove dormire: «Come ieri, anche oggi mi tocca passare la notte in strada», dice Stoil, bulgaro Per partire non serve molto. I soldi per la benzina e l’autostrada oppure 70 euro per il biglietto del bus. Molti sanno già cosa li aspetta e si presentano con i materassi al seguito; i più sprovveduti soltanto con i vestiti che indossano. Come i tre ventenni che non hanno trovato posto nel centro Caritas e, disperati, aspettano la notte in piazza. Nel primo giorno hanno lavorato quattro ore, raccogliendo 20 euro a testa. «Se avessi saputo di finire in strada non sarei partito» dice sconsolato uno. Li porta qui il passaparola e finiscono a dormire in strada, nelle cascine abbandonate, in minuscoli appartamenti dove ne infilano anche venti. I più sfortunati nelle bidonville lungo il fiume Belbo. Lontani dal cuore e dagli sguardi dei residenti. La baraccopoli rintracciata da “l’Espresso” è a 150 metri da un autolavaggio. Sulla strada sterrata si trovano asciugamani stesi, bottiglie di plastica e spazzatura. Dopo la giornata di vendemmia, l’unica preoccupazione è lavarsi e mangiare qualcosa. Pochi passi e si arriva sull’argine del fiume. Sotto gli alberi, un divano sfondato, il focolare con avanzi della cena, attrezzi da cucina e bancali da mettere a terra per proteggersi dall’umidità. Come tetto, una tenda 11 costruita con plexiglas e coperte. Tutto trovato sul posto. Come il calendario appeso ad un albero: fino a metà mese è segnato come «riposo». Un anno fa il Comune li aveva sistemati in un parcheggio, con docce e bagni. Con il grande esodo di migranti verso l’Italia ha prevalso invece la linea dura.«Come amministra zione non posso certo risolvere il problema del caporalato» , dice il sindaco di Canelli Marco Gabusi, eletto con una lista civica di centrodestra. «Ma chiudere i campi abusivi lo posso fare. Per questo abbiamo deciso di non stanziare soldi pubblici. Si favorisce soltanto l’arrivo di altri lavoratori in nero. La mia ricetta è sanzionare e controllare per evitare il degrado». Piuttosto che spendere cinquemila euro per il campo temporaneo, si è quindi preferito puntare su pattuglie di vigili e tolleranza zero. Così dopo dodici ore tra i filari gli stagionali si nascondono: e diventano invisibili. Il sindacato invece qualcosa sta facendo, ma con difficoltà. Ad esempio, la Cgil si è dotata di un camper per aiutare e informare i braccianti per strada. Ma il mercato delle braccia ha scavato un solco tra lavoro in regola e sfruttamento. Così il salario crolla fino ai tre euro l’ora. E si firmano contratti che di regolare non hanno nulla: non vengono indicati i giorni di lavoro e neppure l’orario. Si viene ingaggiati direttamente in piazza. Il caporale “scala” poi dallo stipendio il costo del trasporto nelle campagne e perfino la bottiglia d’acqua. C’è poi la questione del dormire. Spesso i vendemmiatori finiscono in cascine fatiscenti dove devono sganciare 200 euro per un mese di posto letto. Chi non accetta rimane a piedi. E la marea di sfruttati sale così fino alle colline delle Langhe, Roero e Monferrato, diventate appena un anno fa patrimonio dell’Umanità per la loro eccezionalità rurale e culturale. A gestire il business sono le cooperative senza terra, che garantiscono la raccolta chiavi in mano. Scatenando una guerra tra vecchi e nuovi poveri: i macedoni sono arrivati per primi e ora alcuni di loro sfruttano i vicini di casa in arrivo dal sud della Bulgaria. «Sì, le cooperative dei nostri connazionali sono i maggiori sfruttatori», spiega Hristov, macedone:«Assumono per la vendemmia con contratto a chiamata poi ti ritrovi sulla busta paga appena due giorni, anche se ne hai fatti venti o più. Con questo sistema ti trovi con 10 giorni lavorativi all’anno, senza sussidi di disoccupazione né niente di ciò che ti spetta». Una pratica così diffusa che ha insospettito anche la Guardia di Finanza: in un solo controllo, in Piemonte, hanno scoperto 106 lavoratori in nero smistati in 144 aziende agricole. Neppure le donne sono immuni a questo traffico. Anzi, i loro salari sono ancora più striminziti. E spesso non ci sono differenze tra Nord e Sud, tra migranti e italiani: in Puglia quest’anno ha destato scalpore il caso di Paola Clemente, bracciante di 49 anni e tre figli, morta sfiancata dal caldo il 13 luglio mentre toglieva gli acini più piccoli. Si alzava alle quattro del mattino per guadagnare due euro all’ora. Stesso destino per Zaccaria, un tunisino di 50 anni morto a Modugno, vicino a Bari, dopo una mattinata a trasportare casse di uva. Trapani è la provincia con più vigneti in tutta la Penisola. Nelle sue cantine nascono i doc Marsala, Erice e Delia Nivolelli. Ma il trapanese è anche il territorio con più centri di accoglienza per migranti. Qui la manodopera si sceglie nelle vie e nelle piazze: alle sei del mattino si ritrovano stagionali dell’Est Europa, marocchini, tunisini e profughi subsahariani. «E adesso si è creato un conflitto tra braccianti stagionali e rifugiati», spiega Alberto Biondo della onlus Borderline Sicilia. Perché i secondi dormono nei centri di accoglienza, dove vengono anche nutriti. Quindi accettano paghe ancora più basse, accentuando il dumping salariale a svantaggio di chi invece deve pagarsi da dormire e da mangiare. Al sole dei vigneti scoppia così l’ultima lotta di classe: quella dei poverissimi contro altri poverissimi. ha collaborato Antonello Mangano “Gli imprenditori in Italia hanno tutti un cognome straniero” Claudia Carotenuto, http://www.lultimaribattuta.it/ Lo leggo dopo Niente più Signor Mario Rossi. Nelle sette regioni più grandi d’Italia (Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto ) i tre cognomi più diffusi tra i titolari delle imprese nate tra gennaio e agosto 2015 sono cinesi: Hu, Chen e Singh, i Rossi sono solo al quarto posto, seguiti comunque dagli Wang. La Camera di Commercio di Monza e Brianza ha stilato una classifica monitorando quali siano le famiglie (i cognomi) più diffusi tra gli imprenditori italiani, dal nord al sud. E i 45mila Rossi, sono solo al quarto posto. Tutti gli altri? Tutti stranieri. Che ormai 12 la penisola italiana sia cosmopolita e che ci sia un’altissima percentuale di cittadini orientali è risaputo, ciò di cui eravamo all’oscuro è che l’economia è praticamente in mano all’imprenditoria cinese. Tenendo conto della sola Milano, considerata la capitale commerciale dell’Italia, i risultati sono ancora più significativo(anche un po’ allarmante): il primo cognome italiano a comparire nella classifica è Colombo, al 12esimo posto. Per quanto riguarda le attività commerciali, in Lombardia, Veneto e Piemonte Hu è il cognome più diffuso. Al secondo posto Chen, con 370 ricorrenze, vince in Toscana ed è tra i primi posti anche nelle regioni del nord e centro Italia. Sul podio anche il cognome indiano Singh, con 350 presenze, molto diffuso tra gli imprenditori del centro Italia, nel Lazio in particolare. E proprio nel Lazio il cognome più diffuso è Hossain, tipico nome bengalese. Al quinto e al settimo posto, altri due cognomi cinesi: Wang, rilevato 167 volte, e Zhang. Per quanto riguarda le zone periferiche della penisola, in particolare quelle al di fuori di Milano, si registra ancora la prevalenza dei cognomi italiani. Ma l’unica regione in cui figura un cognome italiano al primo posto è la Puglia. In Emilia Romagna, invece, si registra un testa a testa tra Hu e Rossi. Gli italiani tendenzialmente sono ostili nei confronti degli immigrati “che vengono a rubare il lavoro” (dicono), ma la verità è, paradossalmente, che sono gli stranieri ormai a offrire posti di lavoro sul territorio agli italiani e sono i loro “capi”, ormai. Immigrazione e lavoro Migranti: la fuga è totale. Da qui scappano italiani e stranieri di Antonello Caporale | 4 settembre 2015, http://www.ilfattoquotidiano.it/ Lo leggo dopo Staremo più larghi, probabilmente saremo più poveri, di sicuro (ma non è certo una novità) più vecchi. Se le stime dell’Onu sono corrette – le anticipa il professor Massimo Livi Bacci, il maggiore studioso di demografia – da qui al 2050 perderemo tre milioni e mezzo di abitanti. E questa cifra racconta il declino dell’Italia e insieme dà il segno della distanza che c’è tra l’apparenza e la realtà. I barconi, il fiume di povera gente che si accalca e preme e muore per trovare scampo da noi trasforma quel che non c’è nell’unica realtà conosciuta e nel quotidiano e ossessivo dibattito: l’invasione dello straniero, la difesa dallo straniero. E invece l’Istat ci ricorda che lo straniero sta andando via dall’Italia a gambe levate: tra il 2007 e il 2013 le iscrizioni all’anagrafe di nuovi cittadini italiani sono scese del 41 per cento. Erano 527mila nel 2007 e sono divenute 307mila. Partono, o ripartono, i migranti. E partono pure i residenti storici, i nostri figli. Nello stesso periodo infatti quasi triplica il numero degli italiani iscritti all’anagrafe estera. Erano 51mila nel 2007, sono divenuti126mila nel 2013 (+147%). La percezione alterata della realtà è figlia legittima dell’incessante rumore intorno a chi arriva. E del silenzio, altrettanto assordante ma anche oramai incredibile, intorno a chi fugge. Non dalla guerra, ma dalle nostre città, dai paesi, dalle campagne italiane. Matteo Salvini conduce da oramai un triennio una campagna sistematica contro il rischio di venire strangolati da una quantità di gente che da noi cerca lavoro. In verità in fila si sta per un altro viaggio e con un biglietto senza ritorno. Oggi siamo quasi 61 milioni di abitanti, ma solo perché sono stabilmente residenti 5 milioni e 144mila stranieri. E il bilancio demografico tra il 2013 e il 2014 conta poche migliaia di unità in meno soltanto in ragione del fatto che quest’anno ci sono 92.352 nuovi stranieri con la residenza nel nostro Paese (+1,8%). I vecchi, coloro che invece lasciano per sempre questa terra, sono stati di più. I cimiteri si allargano. L’anno scorso i morti sono stati 598.364, i nati invece solo 502.596. Il saldo naturale è comunque negativo: – 95.768 (di cui 30.678 maschi e 65.130 femmine). Più case vuote, e soprattutto più giovani che vanno via. Il declino è insieme demografico, economico e civile. La spina dorsale del Paese incrementa il ritmo delle partenze e il 30 per cento di chi saluta è giovane e laureato. Esportiamo classe dirigente e importiamo badanti. Bisognerebbe parlare della desertificazione dell’area appenninica dell’Italia, e la lenta ma progressiva erosione dell’identità del Mezzogiorno. E invece il pericolo attuale sono i barconi… Al Sud i cimiteri sono ancora più affollati, e se il Nord può rimpiazzare – sempre che la crisi economica non infligga altri guai – la sua capacità produttiva, nel Mezzogiorno non esiste più nulla. Azzerati quasi gli investimenti, ridotti al lumicino i finanziamenti pubblici alle imprese. Il tracollo risulta completo se si tiene conto delle partenze dei lavoratori attivi, che si dirigono verso il nord dell’Italia e all’estero, della presenza straniera che si riduce sempre più e viene collocata soprattutto nell’impiego – spesso schiavizzato – in agricoltura. Sono i disperati, gli ultimi degli ultimi, a resistere. E anche qui, il vocìo quotidiano sul federalismo, sui costi standard da 13 applicare alle Regioni sprecone, ai Comuni viziosi, trovano però sconcertanti segnali di asimmetria. Secondo lo Svimez, il centro studi che analizza le dinamiche economiche e sociali del Mezzogiorno, ai Comuni del Centro-nord è stato trasferito il 25% in più del fabbisogno standard. Ai Comuni meridionali il 53,5%, la metà di quanto ipotizzato. E i redditi delle famiglie (capofamiglia under 35) sono scesi quasi del 25 per cento, mentre al Nord sono saliti, malgrado la crisi, dell’1,7 per cento. L’Italia si restringe, si fa piccola, si desertifica, un intero pezzo del suo territorio scompare dai radar. Silenzio. Fondazione Moressa: lavoro etnico più dinamico di quello degli italiani Lo leggo dopo Roma, 8 set. (Adnkronos/Labit alia) "La presenza straniera, alla luce degli ultimi dati disponibili, assume un ruolo di dinamicità, nel mercato del lavoro nazionale". A dirlo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa che, per Labitalia, hanno tracciato le dinamiche occupazionali degli stranieri in Italia. "Il dibattito pubblico sull'immigrazione -spiegano- in questi mesi ruota quasi esclusivamente intorno al fenomeno, pur drammatico, degli sbarchi, portando l'opinione pubblica a identificare immigrati e profughi come sinonimi". In realtà, affermano, "i migranti sbarcati sulle nostre coste nell'ultimo anno (170 mila) rappresentano appena il 3% della popolazione straniera residente regolarmente in Italia (circa 5 milioni)". Gli indicatori occupazionali raccontano "di una componente immigrata che, nonostante la crisi, ha mantenuto un tasso di occupazione superiore rispetto alla popolazione italiana". "Questo fenomeno, dovuto principalmente alla struttura demografica della popolazione straniera (più giovane, e quindi in età lavorativa), ha un impatto diretto sul nostro sistema economico", osservano. "I 2,3 milioni di occupati stranieri -spieganocontribuiscono alla produzione di circa 123 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero l'8,8% della ricchezza nazionale complessiva. Nel 2014, a fronte di un calo degli occupati italiani (-23 mila unità), si è registrato un aumento degli occupati stranieri (+111 mila). Allo stesso modo, il tasso di disoccupazione relativo agli italiani ha continuato a salire (+0,6%), mentre quello degli stranieri ha mostrato segni di diminuzione (0,4%)". "Un altro contributo significativo all'economia italiana -osservanoarriva dall'imprenditoria straniera. Gli imprenditori nati all'estero attivi in Italia alla fine del 2014 sono oltre 632 mila, pari all'8,3% del totale". "Osservando l'andamento continuano- nel periodo della crisi (2009-2014), è significativo come in tutte le regioni vi sia stato un aumento, che coincide con il calo degli imprenditori italiani. A livello nazionale, gli imprenditori stranieri sono aumentati del 21,3%, mentre gli italiani sono diminuiti del 6,9%". Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, "i dati dimostrano il ruolo dei lavoratori stranieri nel sistema produttivo nazionale: nell'ultimo anno gli occupati stranieri sono 2,3 milioni, in aumento del 5% rispetto all'anno precedente, e producono circa l'8% del pil". "Gli occupati stranieri -chiariscono- rappresentano circa il 10% dei lavoratori in Italia: nonostante l'emergenza sbarchi, la componente straniera è fondamentale per l'economia italiana. Questo, anziché essere un freno allo sviluppo economico, può rappresentare un'opportunità di rilancio per l'intero sistema economico''. I valori relativi alla distribuzione degli occupati immigrati in Italia rispecchiano, ancora una volta, quella che è già stata definita 'geografia produttiva' del paese. Le percentuali più alte, infatti, si registrano al Nord con una percentuale del 59%, suddiviso tra il 33,6% nel Nord-Ovest e 25,4% nel Nord-Est. A seguire il Centro col 26,9% e, infine, il Mezzogiorno col 14,1%. Anche l'incidenza degli occupati immigrati sul totale è superiore al Nord col 23,4%, segue il Centro (12,8%) e il Mezzogiorno (5,5%). La variazione degli occupati immigrati nell'intervallo 2008-14 è positiva in tutto il paese. La Fondazione Moressa sottolinea, però, che "tale andamento segue una dinamica opposta rispetto a quella della loro distribuzione territoriale: gli occupati crescono con maggior intensità nelle regioni meridionali (67%) e nel Centro del paese (51,8%) e con percentuali minori nelle regioni settentrionali (47,8%)". "Ciò può essere in parte spiegato ammettono- con un travaso di occupati dal settore manifatturiero e delle costruzioni, quest'ultimo vede un altissimo numero di occupati immigrati ed è uno tra i più colpiti dalla crisi, dai quali molti immigrati hanno perso il lavoro, al settore dei servizi a bassa qualifica e, soprattutto, al settore primario. Specialmente in quest'ultimo caso, ciò si lega a una conseguente migrazione interna da nord a sud del paese". Tale interpretazione, concludono, "è parzialmente supportata dai dati relativi alla distribuzione per settori degli occupati immigrati che mostrano un fortissimo incremento del settore primario, appunto (125,8%) e dei servizi, comprendenti anche il settore turistico-alberghiero (101,3%)". 14