Newsletter periodica d`informazione

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Newsletter periodica d`informazione
Newsletter periodica d’informazione
Newsletter ad uso
esclusivamente
interno e gratuito,
riservata agli
iscritti UIL
Anno XIII n.25 del 09
settembre 2015
Consultate www.uil.it/immigrazione
Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri
Asilo, l’immagine di un bambino sulla spiaggia di
Bodrum che cambia la politica europea
Profughi: la lezione di Angela Merkel
La violenza simbolica della foto del piccolo Aylan,
che le onde del mare hanno consegnato alla
spiaggia di Bodrum (l’antica Alikarnasso) in
Turchia,
è stata fondamentale per scuotere le
coscienze della politica e del popolo tedesco. E di
quello europeo in generale. Alcuni Governi sono
passati dalla linea dura del rifiuto alla necessità di
riconoscere il carattere epocale dell’esodo in atto
in medio Oriente ed Africa, e ad una politica di
esplicita solidarietà: “Aiutare, ripetono da Berlino
e da Vienna, è un obbligo: per motivi giuridici,
oltre che per motivi umanitari”. Questo servirà a
placare il qualunquismo di chi teme che i rifugiati
rubino il lavoro degli europei o vengano a godere
di un welfare che non hanno contribuito a creare?
A giudicare dalle immagini che arrivano dai media
sembrerebbe proprio di sì’, almeno da parte del
Nord Europa: Oggi anche l’Inghilterra decide di
aprire le porta ai rifugiati (solo siriani, però). Nel
frattempo nella politica si apre la strada alla
necessità di guardare alle cause di questo esodo:
la guerra in Siria ed Iraq, la guerra civile in Libia,
le violenze di Boko Aram in Nigeria. Se non si
rimuovono le cause della fuga di massa delle
popolazioni, non si può
ragionevolmente
pretendere che la pressione migratoria verso
l’Europa possa diminuire in tempi brevi. E questo
rimanda al ruolo dell’Europa e dell’Occidente,
finora dimostratosi gravemente carente.
SOMMARIO
Appuntamenti
pag. 2
Uil aderisce alla marcia “donne e uomini scalzi”
pag. 2
Viminale: accogliere altri 20 mila profughi
pag. 3
Cosa posso fare per i migranti ?
pag. 5
Dove vanno gli stranieri più colti
pag. 6
Stranieri regolari: ma quanti sono veramente ?
pag. 7
Cittadinanza: la battaglia degli emendamenti
pag. 8
Lavoro sommerso, reportage
pag. 9
Imprenditori dal cognome straniero
pag. 11
Migranti in fuga dall’Italia
pag. 11
Il lavoro (più dinamico) degli stranieri
pag.12
A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento Politiche Migratorie
Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751
E-Mail [email protected]
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti
Lido di Venezia, 11 settembre 2015, ore 17.00
Solidarietà ai profughi: “Marcia delle donne e degli
uomini scalzi”
(Angela Scalzo)
Roma, 15 settembre 2015, Via del Velabro 5/a, ore
15.00
Incontro al CIR
(Giuseppe Casucci)
Roma, 23 settembre 2015, via dei Sabelli 88/a ore
16.00
Centro Benni Nato – Incontro con la Presidente del
Parlamento del Sudafrica
(Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Prima pagina
IMMIGRAZIONE – SOLIDARIETA’ - Comunicato Stampa
di Guglielmo LOY, Segr. Confederale UIL
La Uil aderisce alla “marcia
delle donne e degli uomini
scalzi”
Lo leggo dopo Roma, 7 settembre 2015 - La
Segreteria Nazionale della UIL, riunitasi oggi, ha
deciso di aderire all’iniziativa “marcia delle donne e
degli
uomini
scalzi”
(http://donneuominiscalzi.blogspot.it/p/listagenerale.html) in programma per l’11 settembre a
Venezia e promossa da un gruppo di attori, registi,
giornalisti e politici. La Uil ha poi deciso di farsi
promotrice, per la stessa data, in tutta Italia, di una
giornata di solidarietà e accoglienza in favore delle
migliaia di profughi e richiedenti asilo che ogni giorno
sbarcano sulle nostre coste. Sulla linea di quanto
affermato il 1° maggio a Pozzallo, la UIL si schiera
dalla parte di chi si prodiga per salvare vite umane e
ha ripetutamente chiesto l’istituzione di corridoi
umanitari per chi fugge dalle guerre o catastrofi, la
garanzia di una accoglienza degna e rispettosa dei
diritti fondamentali della persona, il superamento dei
centri di detenzione e una riforma del Regolamento
di Dublino. In questo senso, la Segreteria Nazionale
della UIL ha dato indicazione alle proprie strutture di
promuovere attivamente le molteplici iniziative che
si stanno organizzando in varie città italiane l’11
settembre, in collaborazione con altre associazioni
sindacali e della società civile. E’ questo, noi
crediamo, il momento di dare un segnale concreto di
solidarietà e umana inclusione a chi ha dovuto
lasciare le proprie case per salvare la propria vita e
quella delle proprie famiglie.
LA CRISI E LA POLITICA UE
Il Viminale ai prefetti: pronti ad
accogliere altri 20mila profughi
Gli Usa valutano aiuto alla Ue per l’emergenza.
Merkel: «Italia e Grecia da sole non ce la fanno».
Domani si vota a Strasburgo per l’assegnazione dei
richiedenti asilo
di Redazione Online, www.corriere.it
Lo leggo dopo
L’Europa
continua
a
discutere
di
migranti, quote e
accoglienza.
Dall’Ungheria a
Roma,
l’emergenza è sui tavoli di tutti capi di stato europei.
In Italia, in attesa che parta il piano europeo di
“relocation” di 40mila profughi dal nostro paese, il
Viminale cerca con urgenza altre soluzioni
d’accoglienza per i migranti che continuano a
sbarcare. Una circolare inviata a tutti i prefetti
martedì indica complessivamente in 20mila i posti da
reperire tra le varie regioni. «Noi - spiega il ministro
dell’Interno, Angelino Alfano - abbiamo oggi nel
sistema di accoglienza 95mila migranti. I 20mila di
cui si sta parlando sono altri 20mila di cui si cerca la
collocazione in riferimento al fatto che possono
accadere nuovi sbarchi». C’è dunque il tutto esaurito
nei centri governativi, nelle strutture temporanee e
nei posti Sprar (Sistema di accoglienza per richiedenti
asilo).
2
Accoglienza in Italia
Visto il susseguirsi degli arrivi, si rende così
necessario individuare ulteriori soluzioni di ospitalità.
Lo schema che si seguirà per i nuovi posti è quello
stabilito dall’accordo dello scorso anno tra Stato e
Regioni che prevede un’equa distribuzione in base a
parametri condivisi. In testa per numero di migranti
accolti c’è sempre la Sicilia, che è però scesa al 15%
del totale, mentre la Lombardia è salita al 13%. La
Lega continua ad opporsi alle richieste di accoglienza
ed in diverse zone è alta la polemica. Sul fronte
politico, si registra l’intervento della presidente della
Camera, Laura Boldrini. «L’Italia - osserva - ha
quaranta commissioni che decidono sullo status del
rifugiato, quindi l’Italia è un paese che dal punto di
vista della procedura d’asilo è molto strutturato. Si
deve sviluppare di più sull’accoglienza, che è quello
che ci rimproverano i nostri partner europei».
Intanto, dopo l’appello del Papa, diverse parrocchie
sul territorio si stanno organizzando per ospitare i
profughi. «Siamo davanti - dice il presidente della
Cei, cardinale Angelo Bagnasco - ad una svolta
epocale, il Sud del mondo si sta muovendo e
l’obiettivo del mondo intero deve essere quello che
la gente non debba essere costretta da guerre o
povertà a lasciare le proprie terre. Questa - aggiunge
- è una sconfitta di tutto il mondo, o si è solidali tutti
o si affonda tutti». La data cui guardare è mercoledì:
si terrà la votazione al Parlamento europeo dello
schema di ripartizione di 40mila richiedenti asilo. La
decisione sarà poi adottata ufficialmente dal
consiglio straordinario dei ministri dell’Interno Ue del
14 settembre, e con la pubblicazione nella Gazzetta
ufficiale dell’Ue prenderanno il via i primi
ricollocamenti.
Germania: mezzo milioni di profughi per diversi
anni
Intanto il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel
annuncia che la Germania può accogliere 500 mila
migranti all’anno per alcuni anni. «Penso che
possiamo farcela certamente con mezzo milione di
persone, per alcuni anni», ha affermato. «Non ho
dubbi, forse anche di più. Gabriel ha però
sottolineato che anche altri Paesi dell’Ue devono
farsi carica di una parte dei profughi in arrivo in
Europa: «Non possiamo prendere quasi un milioni di
persone ogni anno e integrarle come se niente fosse
nella società tedesca», ha osservato. Berlino, ha
assicurato, continuerà a farsi carico di una quota
«largamente sproporzionata» perché «è senza dubbio
un Paese forte economicamente» ma «la linea
europea deve cambiare» perché non si può gravare
solo su Paesi come la Germania, l’Austria e la Svezia.
Spagna accoglierà i migranti
Il tutto mentre il Dipartimento di Stato americano sta
valutando i passi da intraprendere per aiutare
l’Unione europea ad affrontare l’emergenza rifugiati
e mentre Angela Merkel, ribadendo la necessità di
quote vincolanti, ha affermato: «Grecia e Italia non
possono da sole accogliere tutti i profughi che
arrivano sulle coste». La Cancelliera ha detto che si è
ancora lontani dallo stabilire il sistema delle quote.
«Dobbiamo lavorare, essere ottimisti e io lo sono.
Troveremo una soluzione, non sarà domani o
dopodomani, ma presto». Sul «sistema di asilo che
vogliamo raggiungere», ha aggiunto, servono
«soluzioni comuni, quindi serve una posizione chiara
perché questa sfida riguarda il futuro e da essa
dipende il futuro dell’Europa». Al coro della Merkel si
unisce il premier svedese Lofven, che ha detto:
«Lavoriamo per riformare la politica migratoria
europea per uscire al meglio da questa situazione».
Mentre la Spagna si è detta pronta ad accogliere il
numero di rifugiati che la Commissione europea
affiderà al paese iberico. Lo ha detto la vicepremier
Soraya de Santamaria dopo una riunione del governo.
L’Eurogoverno dovrebbe affidare alla Spagna 14.931
rifugiati, la terza quota più importante dopo quelle di
Germania (31.443) e Francia (24.031). Rimangono
contrari Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia e
Ungheria, con il premier Orban che vuole velocizzare
al costruzione del muro al confine con la Serbia. Onu:
«Nessuna discriminazione»
Gli appelli all’accoglienza si moltiplicano. L’Ue dia
asilo ai profughi senza alcuna discriminazione, ha
chiesto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon,
in una serie di telefonate con i leader di Austria,
Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Ungheria,
Polonia e Slovacchia. «La stragrande maggioranza
delle persone che arrivano in Europa sono rifugiati in
fuga da guerre e violenze, che hanno il diritto di
chiedere
asilo,
senza
alcuna
forma
di
discriminazione», ha detto Ban in una nota.
Emergenza a Lesbo, quasi 10mila in Macedonia
Intanto continua il flusso di migranti e profughi lungo
la «rotta balcanica». Secondo l’Unicef quasi 10 mila
migranti e profughi sono entrati in Macedonia dalla
Grecia tra l’1 e il 6 settembre. Un numero record.
Mentre almeno altri 30 mila migranti sono in attesa
nelle isole greche, 20 mila solo a Lesbo. Melissa
Fleming, portavoce dell’(Unhcr). Secondo i dati
dell’agenzia, oltre 30mila profughi sono in attesa
sulle isole greche, 20mila dei quali a Lesbo.
3
Migranti, la “Marcia degli
scalzi” diventa nazionale: 61 le
città aderenti
Domani la presentazione dell’iniziativa dell’11
settembre a Venezia e in tutta Italia, che in pochi
giorni ha registrato l’adesione di moltissime
associazioni, artisti, politici, religiosi. Il regista
Andrea Segre spiega l'origine dell’idea e avverte: non
può restare un atto simbolico
Lo leggo dopo
(Redattore
Sociale) ROMA,
8
settembre
2015 – Scalzi
come chi ha
perso tutto. In
marcia come le migliaia di profughi che si sono
incamminati a piedi dall’Ungheria al confine con
l’Austria, dimostrando nei fatti che i muri e le
frontiere si possono abbattere pacificamente.
Si svolgerà venerdì in tutta Italia la “Marcia delle
donne e degli uomini scalzi”: un’iniziativa in
solidarietà con i richiedenti asilo che bussano alle
porte dell’Europa, lanciata d un gruppo di artisti e
attivisti (Andrea Segre, Giulio Marcon, Ascanio
Celestini e Gianfranco Bettin) al Festival del cinema
di Venezia, diventata in poche ore una vera e propria
manifestazione nazionale. Sono 61 sinora le città che
hanno aderito all’iniziativa, da Milano fino a Pozzallo.
Tantissime anche le adesioni che portano la firma di
associazioni da sempre al fianco dei migranti, c’è
gran parte del mondo cattolico e non mancano le
sigle sindacali, con Susanna Camusso, che ha
assicurato la sua presenza al lido, al fianco di Nichi
Vendola. Presenti, insieme a una corposa
rappresentanza di migranti, anche diversi artisti,
uomini e donne del mondo cattolico e parlamentari di
diversi schieramenti politici. I nomi e i dettagli sullo
svolgimento saranno resi noti domani in una
conferenza stampa a Roma, al termine della quale
una delegazione di organizzatori sarà ricevuta dalla
presidente
della
Camera
Laura
Boldrini.
L'appuntamento principale resta comunque venerdì
11 alle 17 in piazza Santa Maria Elisabetta, al Lido di
Venezia. In contemporanea in molte altre città
d’Italia. “Non so bene cosa ci aspettassimo quando
abbiamo lanciato l’iniziativa, che oramai è diventata
nazionale – sottolinea Andrea Segre, regista di diverse
opere che trattano il tema dell’immigrazione come
“Io sono Lì” e "Mare chiuso". - Di certo abbiamo
capito che nel paese c’era un’urgenza e l’abbiamo
catalizzata attraverso una simbologia chiara, quella
della marcia degli scalzi. Poi l’attualità è entrata con
la sua forza, abbiamo visto tutti le immagini dei
profughi marciare da Budapest a Vienna. E questo ha
fatto sì che molti cittadini sentissero ancor più forte
il bisogno di prendere la voce rispetto a quanto sta
accadendo in Italia e in Europa”. Il messaggio che
verrà lanciato è chiaro:l’accoglienza dei profughi è
una sfida di dignità, di democrazia e di
civiltà. Ma nelle
intenzioni
dei
promotori
la
manifestazione non deve restare solo un atto
simbolico. Tra le ipotesi c’è che, dopo venerdì, dalla
partecipazione di piazza possa nascere un movimento
per chiedere risposte chiare al governo. “Le sfide che
abbiamo davanti sono due – continua Segre –
Innanzitutto dobbiamo riempire di contenuti questi
appuntamenti per farli diventare obiettivi politici da
mandare avanti in maniera chiara. Bisogna capire,
per esempio, cosa significa l’apertura dei confini da
parte della Germania, come cambiare Dublino e quali
sono le conseguenze della suddivisione dei rifugiati
tra paesi. Sono tutti aspetti che vanno
analizzati. L’altra sfida è capire cosa vogliamo fare
dal 12 settembre perché questa non resti solo una
manifestazione simbolica. Intanto venerdì inizieremo
a dire in modo chiaro che l’immigrazione non è un
corpo estraneo con cui avere a che fare, ma fa parte
di noi, per questo marciamo scalzi. Poi rifletteremo
su come andare avanti”.
Sono tantissime le persone del mondo politico e dello
spettacolo che hanno deciso di manifestare l’11
settembre in tutta Italia, ma alla testa dei cortei che
si svolgeranno nelle diverse città, ci saranno quei
profughi che
già
oggi
vivono
nei
nostri
territori
e
faticano
a
trovare
un’accoglienz
a dignitosa. Una marcia partirà dal centro Baobab di
Roma, nella capitale, dove da due mesi sono i
cittadini e i volontari a occuparsi di assicurare un
pasto. A Milano al fianco dei migranti manifesterà
anche Emergency. Diverse iniziative sono previste
anche in Sicilia nei luoghi simbolo dell’immigrazione,
da Palermo a Pozzallo. L’iniziativa principale resta
quella di Venezia, dove sfruttando i riflettori della
Mostra del cinema il messaggio di solidarietà ai
richiedenti asilo avrà una valenza internazionale.
Durante il Festival, inoltre, verrà proiettato lo spot a
sostegno della Giornata mondiale del Rifugiato 2015,
realizzato dalla Copeam (Conferenza Permanente
dell’Audiovisivo Mediterraneo) e dall’Unhcr (Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).
Oltre a Milano, Roma e Venezia la Marcia delle donne
e degli uomini scalzi si terrà poi a Genova, Palermo
(il 10 settembre), Torino, Alessandria, Caltagirone e
4
in altre trenta città. Lo scopo è quello di chiedere un
radicale
cambiamento
delle
politiche
sull'immigrazione. In particolare, l'apertura di
corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre,
catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa
per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi
di concentrazione e detenzione dei migranti. Tra i
primi a sottoscrivere l’appello e ad aderire alla
manifestazione: Lucia Annunziata, don Vinicio
Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, don
Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio
Marcon, Valerio Mastandrea, Grazia Naletto, Giusi
Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Norma
Rangeri, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni
Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele
Vicari, don Armando Zappolini. Numerose adesioni
stanno arrivando in quest ore, tra cui quelle delle
suore Rita Pimpinicchi e Filomena Scrocca, piccole
sorelle di Jesus Caritas, impegnate nell’accoglienza
di oltre 100 profughi nel seminario arcivescovile di
Fermo. Tra le associazioni spiccano Arci, Cnca,
Emergency, Lunaria, il Forum del Terzo settore, la
Cgil e la Cisl.
Lista provvisoria delle città aderenti alla giornata
dell’11 settembre:
ALESSANDRIA: Ore 17, Piazza Marconi. Evento
Facebook
ANCONA: Ore 18, piazza Roma. Evento Facebook
APPENNINO LUCANO, Marcia di 5 giorni da Pienza
(PZ). Evento
Fb
ASTI:Ore 18, piazza S. Secondo. Evento Facebook
AVELLINO: Ore 17, Corso Vittorio Emanuele. Evento
Facebook
AVEZZANO (AQ). Ore 17, Piazza Matteotti. Evento
Facebook
BERGAMO: Ore 18, Piazza Pontida. Evento Facebook
BARI:
10
SETTEMBRE, Evento
Facebook
BARLETTA: Ore 19.30, Piazza Caduti in guerra Evento
Facebook
BISCEGLIE: SABATO Ore 19. Evento Facebook
BOLOGNA:
Ore
17,
piazza
Nettuno
CAGLIARI: Ore 18, piazzale Marco Polo. Evento
Facebook
CALTAGIRONE:
Ore
18.15. Evento
Facebook
CASALECCHIO (Bo), Ore 18, Via Dei Canonici Renani, 8
CASTEL SAN PIETRO (Bo), Ore 18, Giardino degli
angeli. Evento
Facebook
CATANIA:
Ore
17.00. Evento
Facebook
CESENATICO: Ore 17,00 Hotel Splendid di Cesenatico,
viale
Cavour
n.42 Evento
Fb
CIVITAVECCHIA:
COMO:
piazza
San
Fedele
Ore
20.30
COSENZA, Ore 18, piazza XI settembre. Evento
Facebook
CREMONA: Evento
Facebook
CROTONE:
Ore
17. Evento
Facebook
EBOLI: 20 Settembre, ore 11.30. Evento Facebook
FERRARA: Evento
Facebook
FIRENZE:
Ore
18. Evento
Facebook
FIUMICINO: 17.30, piazzale Mediterraneo. Evento
Facebook
FORLÌ: ore 18 Piazza Saffi. Evento Facebook
GENOVA: Ore 17, Piazza de Ferrari. Evento Facebook
GIOIOSA IONICA: Ore 11.30, sede Recosol, via Diaz
GORIZIA:
ore
17. Evento
Facebook
LATINA: ore 17.30 piazza della Libertà. Evento
Facebook
LECCE: ore 18, porta Napoli. Evento Facebook
LECCO: Evento
Facebook
LIVORNO: Ore 18.00 Piazza della Repubblica. Evento
Facebook
LUCCA: Ore 18.30, Piazzale Verdi. Evento Facebook
MARSALA:
10
SETTEMBRE, Evento
Facebook
MELZO: ore 21, piazza Vittorio Emanuele II. Evento
Facebook
MILANO: Ore 21, dalla Stazione di Porta Genova alla
Darsena. Evento
Facebook
MODENA:
Ore
17.30,
piazza
Roma
MONTAGNANA
(PD): Evento
Facebook
NAPOLI: 17.00, metro Toledo. Evento Facebook
NOVARA: 17.30, Piazza Martiri. Evento Facebook
PALERMO:
10
SETTEMBRE. Facebook
PAVIA: Piazza Vittoria ore 18:00. Evento Facebook
PERUGIA: 17.30 Piazza Italia. Evento Facebook
PESCARA:17.30 Ponte del mare. Evento Facebook
PISA:
Ore
18. Evento
Facebook
PONREMOLI (MS). Si terrà SABATO 12, alle ORE 15,
Piazza
Italia. Evento
Facebook
PORDENONE: Ore 18,00 Centro Studi . Evento
Facebook
RAVENNA:
Ore
18,
Porta
Adriana
REGGIO
CALABRIA: Evento
Facebook
REGGIO
EMILIA:
Ore
17, Evento
Facebook
ROMA: ore 17. dal Centro Baobab in via Cupa,
5 Evento
Facebook
SAN
LUCIDO
(CS):
Ore
19,
rotonda
panoramica. Evento
Facebook
SESTO SAN GIOVANNI: ore 20 Metro Marelli. Evento
Facebook
SONDRIO: Ore 17.15, piazza Garibaldi. Evento
Facebook
SUTERA
(CL):
Ore
11.30. Evento
Facebook
TORINO: Ore 18, Mole Antonelliana. Evento Facebook
TRENTO: Ore 18, piazza Duomo. Evento Facebook
VERONA: venerdì 11 ore 17,30 p.zza S. Toscana
(vicino
Porta
Vescovo)
Evento
Facebook
VOLTERRA: ore 17, Piazza dei Priori. Evento
Facebook
5
Rifugiati
Cosa posso fare per i
migranti?
Breve guida per orientarsi tra le organizzazioni che si
occupano di distribuire aiuti e gestire volontari.
Di NICCOLÒ GAETANI – LA STAMPA, 8 SETTEMBRE 2015
Lo leggo dopo In attesa di capire quale sarà la
risposta europea sulla questione dei migranti, è bene
sapere che chiunque può dare il proprio contributo.
Come? Rivolgendosi alle associazioni che danno
supporto e chiedono donazioni per sostenere i
profughi; impegnandosi in prima persona tramite il
volontariato; cercando di adottare un bambino a
distanza o di ricorrere all’istituto dell’affido.
Insomma, la gara di solidarietà è partita, anche in
Italia. Ma a chi rivolgersi per avere la sicurezza di
essere utile senza incorrere in sciacalli che
approfittano dell’emergenza? Ecco una breve guida
per chiunque voglia dare il proprio aiuto.
1) A chi posso donare dei soldi con la certezza che
non andranno sprecati?
Tante le associazioni e le organizzazioni non
governative che hanno aperto canali dedicati
esclusivamente
al
tema
dei
rifugiati. Tra
queste Amnesty International, che come successo in
molti altri casi è intervenuta con appelli e aiuti sul
posto. Per sostenerla si può effettuare una donazione
oppureacquistare un articolo del catalogo. Medici
senza frontiere si occupa dei profughi siriani da
tempo: opera in sei strutture ospedaliere e sostiene
direttamente più di 100 cliniche e ospedali in tutto il
Paese. Da qualche mese ha avviato attività di ricerca
e soccorso in mare a bordo di tre navi, in
collaborazione con il Migrant Offshore Aid Station, un
progetto formato da operatori umanitari di varia
nazionalità. È possibile inviare dei soldi ai rifugiati
siriani anche sul sito della sezione italiana
dell’UNHCR (l’Alto Commissariato dell’Onu per i
rifugiati).
2) Vorrei che la mia donazione raggiungesse i
bambini siriani. Come devo fare?
Save the Children, dopo la tragedia del piccolo Aylan,
il bimbo di 3 anni trovato senza vita sulla spiaggia
turca di Bodrum, ha lanciato una campagna Twitter,
con l’hashtag #Whyagain per cercare di porre rimedio
all’emergenza bambini in fuga verso l’Europa.
Sempre a proposito di Aylan, a meno di 24 ore dalla
sua morte è stato attivato un fondo in suo onore.
Tutti i proventi andranno all’organizzazione
umanitaria Hand in Hand for Syria. Il Fondo delle
Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) cerca di fornire
acqua potabile, medicine e supporto psicologico ai
migranti provenienti da Siria e Iraq.
3) È possibile sostenere progetti nei paesi di
origine dei migranti?
L’OIM, l’Organizzazione
internazionale
per
le
migrazioni, oltre ad assistere i migranti nei principali
punti di sbarco in Italia (in Sicilia, Puglia e Calabria)
e in Grecia (nelle isole di Samo e Lesbo), organizza
anche corsi di formazione per favorire l’integrazione
nella società e sostenere le iniziative dei profughi
giunti in Italia, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo
socio-economico e culturale dei paesi d’origine. Plan
Italia invece si propone di aiutare i circa 300mila
siriani – di cui quasi la metà bambini - rifugiati in
Egitto, informandoli sui rischi della migrazione
clandestina verso l’Europa. Finanziando questa Ong i
profughi potranno beneficiare di opportunità
lavorative, sostegno scolastico, integrazione nella
comunità locale.
2) Quali sono le organizzazioni più attive sul
territorio italiano?
La Croce Rossa da sempre mette in campo le sue
risorse per accogliere e offrire un primo supporto
durante gli sbarchi. Si può dare il proprio contributo
acquistando on-line un articolo del merchandising,
facendo una donazione, ma anche impegnandosi in
prima
persona
come
volontario. Emergency è
presente in diversi ambulatori in tutt’Italia dove
viene fornita assistenza medica ai migranti. Le
donazioni andranno a sostenere gli ospedali in cui
operano
le
persone
che fanno parte
di
quest’organizzazione. È anche possibile offrirsi come
volontario.
Il Consiglio
italiano
per
i
rifugiati raccoglie soldi per poi impiegarli in attività
di assistenza ai rifugiati, nel ricongiungimento
famigliare e nella promozione del diritto di
asilo. Medici
per
i
diritti
umani (MEDU)
è
un’organizzazione umanitaria e di solidarietà
internazionale, senza fini di lucro, impegnata
nell’assistenza sanitaria dei profughi tramite
ambulatori e presidi in diverse città, anche italiane
3) Vorrei ospitare in casa dei rifugiati. Cosa devo
fare?
La Caritas ha lanciato per il terzo anno consecutivo
l’iniziativa “Rifugiato a casa mia”. Le candidature
delle famiglie che intendono ospitare un profugo
devono essere rivolte alle circa 20 Caritas diocesane
che hanno dato la disponibilità a partecipare a questo
progetto. Il responsabile del settore immigrazione
dell’organismo episcopale italiano, Uliviero Forti, ha
confermato che a ottobre inizierà il percorso di
valutazione delle candidature. Il piano di accoglienza
avrà un costo decisamente inferiore rispetto alle
forme istituzionali, pur garantendo un contributo di
circa 200/300 euro al mese alle famiglie e un
percorso di formazione e di assistenza. L’intera
iniziativa coinvolgerà circa 200 migranti, tutti
6
maggiorenni. In Toscana, il presidente della regione
Enrico Rossi ha attivato un numero telefonico per
chiunque volesse aprire le porte della propria casa ai
rifugiati (3316983061).
4) È possibile adottare un bambino siriano?
Se si vuole offrire un aiuto ai bambini, è possibile
ricorrere all’istituto dell’affido di minori non
accompagnati, di cui si occupa, tra gli altri, il
progetto Bambini in Alto Mare dell’associazione Amici
dei Bambini. Per il momento, nonostante si siano
fatte avanti più di 1800 famiglie, sono solo una
quindicina gli affidamenti realmente effettuati - tutti
in Sicilia. Gli ostacoli, spiega il responsabile del
progetto Diego Moretti, sono soprattutto economici,
in quanto i Comuni non possono sostenere il costo del
mantenimento del minore affidato. Un’altra forma di
aiuto è offerta dall’adozione a distanza: oltre alle
grandi organizzazioni internazionali, la gran parte
degli enti che si occupano di adozioni internazionali
consentono di sostenere progetti di adozione a
distanza.
Tra
queste Sos
Villaggi
dei
Bambini e Aibi hanno avviato progetti speciali per
l’emergenza siriana.
5) Vorrei far sentire la mia voce sull’emergenza
migranti. In che modo?
Donazioni a parte, si può partecipare alla marcia che
si svolgerà venerdì 11 settembre in diverse città
italiane (tra cui Milano, Venezia, Palermo e Cosenza),
organizzata da personalità del mondo dello
spettacolo, della cultura e del giornalismo. Il giorno
dopo, a Londra, Solidarity with refugees organizza un
evento simile: una sfilata per le vie della città fino ad
arrivare al civico dieci di Downing Street, davanti
l’abitazione del premier Cameron.
4) A chi devo rivolgermi per donare cibo, vestiti o
altri oggetti utili?
Sono numerosi i gruppi e le associazioni che nel
quotidiano lavorano per fornire un servizio di
solidarietà ai richiedenti asilo presenti nelle varie
città italiane. Chi abita a Roma può rivolgersi al
centro interculturale Amici del Baobab, formato e
promosso dai cittadini, che si occupa dei diritti dei
migranti. A Torino si può contattare il “Comitato
solidarietà rifugiati e migranti” delle occupazioni ExMoi e La Salette. A Parma possiamo segnalare il
CIAC, Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione
onlus, che presta “supporto agli immigrati e alle
associazioni di solidarietà, con una rete di sportelli su
tutto il territorio provinciale”. A Milano, invece, si
possono contattare, oltre alle diverse strutture di
accoglienza, Memoriale Della Shoah, della Stazione
centrale,
divenuto
un
centro
che
ospita
migranti; Fondazione Casa della carità “A. Abriani”,
che ospita famiglie senza casa, giovani migranti e
altre persone bisognose; Fondazione Progetto Arca
Onlus, associazione di volontariato che garantisce
assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a
cittadini stranieri irregolari e non, a rom, sinti,
richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura.
LA TENDENZA DEMOGRAFICA
Dove vanno gli stranieri più
colti
di Federico Fubini, www.corriere.it
Lo leggo dopo
Da quando il
governo
di
Budapest
ha
steso
177
chilometri
di
filo spinato al
confine con la
Serbia, per un
attimo milioni
di persone hanno ripensato alla Berlino Est del 1961.
Un’altra barriera per separare, o illudersi di essere
protetti. Solo ora che ha fatto la fine del suo
predecessore, travolto da centinaia di migliaia di
persone, quel «muro» ungherese ricorda piuttosto il
suo opposto.
Quello della Germania Est era un riparo per
trattenere gli istruiti, evitare che fuggissero. Questo
dell’Ungheria invece ha stupidamente cercato di
tenerli fuori, proprio ora che i Paesi europei sono
sempre più in competizione fra loro per attrarre gli
immigrati dei quali hanno più bisogno: i laureati, gli
ingegneri, i medici, i tecnici o gli interpreti che qui in
Occidente
non
sempre
si
trovano.
Nel 1961, il muro di Berlino fu costruito con una
motivazione ufficiale: si doveva bloccare il deflusso
dalla Germania Est dei giovani laureati che, asserì il
regime, volevano andare a Ovest solo per guadagnare
di più. Chi desiderava andarsene poteva farlo (in
teoria), prima però doveva rimborsare lo Stato per
l’investimento in istruzione fatto su di lui.
Oggi paradossalmente il filo spinato ungherese ha
rischiato di generare l’effetto opposto. Corre infatti
un secondo binario, più sottotraccia, nel confronto
fra i Paesi europei, adesso che la Germania si prepara
ad accogliere 800 mila rifugiati e l’Italia ne ha già
118 mila. Non è di oggi, ma adesso appare sempre più
evidente. I Paesi europei non competono solo per
quale fra loro riuscirà ad accogliere meno rifugiati, o
al contrario a mostrarsi più solidale. In modo più
implicito, ciascuno vorrebbe quasi solo i migranti che
gli servono. I migliori, in termini produttivi: i
professionisti o i professionali, i laureati, coloro che
portano con sé un investimento in istruzione di due
decenni di studi e centinaia di migliaia di euro.
7
Quando varcano i confini centinaia di migliaia di
persone, sono cifre macroeconomiche.
Secondo le stime dell’Ocse, il centro studi di
Parigi, il «costo di produzione» di un laureato in
Italia è di circa 165 mila euro: ciò include gli stipendi
degli insegnanti dalla scuola materna alla fine
dell’università, ma non ancora la manutenzione degli
edifici scolastici. In Germania e in Francia gli oneri
per lo Stato sono più vicini ai 200 mila euro per
ciascun giovane che si laurea. È l’infrastruttura
umana di un Paese, un investimento da decine di
miliardi di euro per ciascuna generazione. E l’Italia o
la Germania hanno bisogno di rinnovarlo, perché nel
2050 un terzo delle popolazioni di oggi avranno oltre
65 anni e oggi le nuove nascite sono su minimi plurisecolari. È qui che sui rifugiati dalla Siria e
dall’Eritrea, o sui migranti della Nigeria, si consuma
una sfida che nessun vertice di Bruxelles può
dirimere. Perché gli istruiti, i laureati e i
tecnicamente abili vanno semplicemente dove vive
altra gente come loro. Più sviluppata e raffinata è
un’economia, meglio riuscirà ad attrarre gli stranieri
più capaci e portatori di ricchezza: qualunque sia il
colore della loro pelle, il passaporto o lo status
giuridico. Nikola Sander, dell’Istituto demografico
di Vienna, ha usato la banca dati di Eurostat (basata
sul censimento del 2011) per mostrare un’evidenza:
in ogni Paese, regione e città d’Europa, la
proporzione di stranieri laureati (sul totale degli
stranieri) è curiosamente allineata alla proporzione
dei «nativi» laureati (sul totale dei nativi). In Sicilia
per esempio solo l’11% dei locali ha una laurea e la
popolazione di stranieri con una laurea è all’11,7%. A
Berlino il rapporto è 35% dei «nativi» contro 33,8%
degli stranieri. A Parigi il 27,6% contro il 28,6%. In
Lombardia il 15,9% contro il 13,2%. E così via, anche
per gli Stati: l’Italia ha il 12% di laureati nel Paese e
il 14% di laureati fra gli stranieri, Germania e Francia
hanno rispettivamente il 26% e il 22% per entrambe le
categorie.
Non basta mostrarsi spietati o umani con gli altri, per
gestire al meglio i flussi dall’estero di questo secolo.
Bisogna anche migliorare se stessi.
Stranieri regolari in
nessuno sa quanti sono
Italia:
Di Marco Dotti, www.Vita.it
Lo
leggo
dopo
Numeri,
cifre,
percentuali
e
statistiche. Ma quanti
sono
gli
stranieri
regolari
in
Italia?
Perché le cifre degli
istituti
di
ricerca
divergono tra loro? In
un
Paese
che
si
interroga su chi sta
arrivando e arriverà,
scopriamo che non si è nemmeno in grado di capire
chi già c'è.
Quanti sono gli immigrati regolarmente presenti in
Italia? Facile chiederselo, un po’ meno rispondere. Le
risposte che ci vengono dai principali centri di ricerca
italiani ed europei, infatti, divergono tra loro, e non
di poco. Questi dati fotografano una situazione che,
però, sembra essere mutata rapidamente. Questa è
almeno la percezione, viste anche le cifre degli arrivi
di questi ultimi mesi e viste le proiezioni che, da qui
al 2050, prevedono oltre 1miliardo di migranti globali
in arrivo, soprattutto dall'Africa Subsahariana.
Fotografie sbiadite della realtà
Per l’Istat, con dati aggiornati al gennaio 2014 e al
suo ultimo rapporto Italia in cifre, parliamo 4milioni
e 992mila, di cui 3milioni e 784mila con cittadinanza
extracomunitaria. Per
il Dossier
Statistico
Immigrazione 2014, curato dal Centro Stuti e Ricerca
Idos, le persone con cittadinanza straniera presenti
sul nostro territorio sono 5milioni e 364mila.
Eurostat, la “fonte ufficiale” dell’Unione Europea,
con dati al novembre 2014, parla di 5milioni e
695mila immigrati regolari che, aggiungendo una
stima che pare al ribasso degli “irregolari”, per l’Onu
sarebbero in totale 5milioni 721mila, su una
popolazione complessiva di 61milioni 482mila
italiani. Il che equivale a dire che in Italia il 9,5% dei
residenti ha cittadinanza straniera, comunitaria o
extracomunitaria che sia.
Generalmente, gli studiosi sono concordi nel ritenere
che gli irregolari in Italia siano circa il 6% del totale
degli immigrati, ossia 300mila persone, che
corrispondono allo 0,5% della popolazione italiana.
Negli anni Novanta, gli irregolari erano il 47% degli
immigrati. Sempre stando ai dati Onu, relativi però al
2013, l’Italia non sarebbe il Paese che ospita più
immigrati, in termini percentuali e assoluti. La
Germania, infatti, ha una popolazione di stranieri
regolari di 9milioni 845mila abitanti (11,9% della
8
popolazione totale), la Francia 7 milioni 439mila
(11,6%), la Spagna 6milioni 466mila (13,8%), la
Grecia 988mila (8,9%) e Malta 34mila e 500, su una
popolazione totale di 411mila persone, in pratica
l’8% della popolazione.
L'Europa, per ora
Torniamo ai 5milioni 721mila immigrati (dati Onu)
presenti sul territorio italiano e vediamo la loro
origine: il 52,8% di questi immigrati viene
dall’Europa, il 20,9% dall’Africa, il 18,3% dall’Asia e il
7,9% dalle Americhe. Oltre la metà di questi
immigrati proviene da 5 Paesi: Romania (993mila
persone), Marocco (525mila), Albania (503mila), Cina
(321mila) e Ucraina (234mila).
Un'ultima nota: il 70% di questi immigrati, secondo
dati del Ministero degli Interni, è arrivato in aereo,
mentre solo il 15% via mare. Questi i dati che
fotografavano la situazione al gennaio 2014, oggi,
però, è lecito supporre che le cose stiano
rapidamente cambiando.
Società
Cittadinanza, alla Camera parte
la battaglia degli emendamenti
Lo leggo dopo
(www.stranieriinitalia.i
t) Roma – 7 settembre
2015 – La pausa estiva è
finita e alla Camera dei
Deputati si ricomincia a
lavorare. Domani
i
deputati torneranno in Aula e sta via via sta
riprendendo anche l’attività delle commissioni.
Immigrati e figli farebbero bene a tenere d’occhio
soprattutto la commissione Affari Costituzionali, che
è alle prese con la riforma della cittadinanza per le
cosiddette “seconde generazioni”. All’inizio di
agosto, la Commissione ha adottato a maggioranza
il testo unificato presentato dalla relatrice del Pd
Marilena Fabbri. Vuole far diventare italiano chi
è nato qui da genitori regolarmente residenti da
almeno 5 anni o i bambini e i ragazzi che frequentano
almeno 5 anni di scuola. La riforma ha buone chance
di passare, il problema è: come? Le posizioni sono
varie, anche tra i favorevoli. Per ora, ad esempio, il
testo parla solo dei minori, ma da sinistra premono
perché cambino le regole anche per gli adulti che
vogliono
prendere
la
cittadinanza
per
naturalizzazione.
Molto dipenderà quindi dalla discussione e dalle
modifiche che verranno introdotte in Commissione. Il
termine per presentare emendamenti al testo
adottato un mese fa scade lunedì prossimo, 14
settembre. Poi ricomincerà il confronto che terrà col
fiato sospeso milioni di “quasi italiani”.
Stranieriinitalia.it
Agricoltura
Braccianti, UILA: Il 35,2% è
immigrato e lavora al nord.
In testa i rumeni
Pubblicato il 07/09/2015 , su www.agricolae.eu
Lo leggo dopo
Sono 320.243 gli
immigrati
che
lavorano nei campi
italiani, pari al
35,2% dei 909.528
braccianti agricoli
complessivi, di cui
589.285 (64,8%) sono italiani. La presenza maggiore si
concentra al Nord, dove raggiungono quota 253.613,
il 57,7% della forza lavoro settentrionale. I più
numerosi? I rumeni che, complice la forte crisi del
settore edile degli ultimi anni, sono 114.856 e che
con albanesi (23.889), polacchi (18.947), bulgari
(12.383) e macedoni (9.766) compongono più della
metà del totale dei braccianti stranieri. Seguono
marocchini (25.721) e indiani (24.519), ma non
mancano le soprese: tra le prime dieci nazionalità ci
sono i tedeschi con 6.437 braccianti e, nella lista
compaiono anche 3.586 svizzeri e 1.305 francesi. È
quanto risulta dai dati elaborati dall’osservatorio
Uila-Uil sugli elenchi anagrafici Inps 2014 sulla base
dei quali sono state analizzate le giornate lavorate
dai braccianti, la provenienza e la presenza regionale
dei lavoratori italiani e stranieri in agricoltura.
L’analisi è stata effettuata sulla base delle
dichiarazioni delle aziende riguardo ai lavoratori a
tempo determinato che hanno lavorato almeno una
giornata durante la stagione 2014. Nonostante la
Puglia sia la destinazione privilegiata, con 40.707
lavoratori stranieri, è nelle regioni settentrionali che
si registra la concentrazione maggiore. In particolare
Emilia Romagna, con 38.103 braccianti stranieri,
Trentino Alto Adige (37.137) e Veneto (26.179) ne
occupano più di 100mila. Seguono a distanza il
Piemonte (18.903) e la Lombardia (17.552); il Friuli
9
ne conta poco più di 5mila e la Liguria 2.726 mentre
in Valle d’Aosta ce ne sono solo 652. Al centro il
Lazio è l’unica regione in cui i lavoratori stranieri
sono più degli italiani, 20.875 contro 14.871. In
termini percentuali il Trentino ha la forza lavoro
straniera più alta (77,7% del totale), seguito dal
Piemonte con il 63%. I dati sfatano l’immagine
comune
che
vede
il
bracciante
agricolo
prevalentemente proveniente dai paesi africani,
confermando, al contrario, la forte presenza dei
paesi dell’est. I rumeni si concentrano in Puglia
(19.210), Sicilia (11.962), Emilia Romagna (11.185),
Calabria (10.914) e Trentino (10.851); gli albanesi si
dividono tra Puglia (5.106) ed Emilia Romagna
(3.856); in Trentino è forte la concentrazione di
polacchi (7.271) e slovacchi (8.404) ma anche di
braccianti dell’ex Repubblica Ceca (1.547) e
dell’Ungheria (746), i bulgari si concentrano tra
Puglia (4.351) e Calabria (3.642), mentre i macedoni
preferiscono il Piemonte (3.780). Gli indiani lavorano
i campi di Lazio (8.320) e Lombardia (4.166), mentre
a Sud si concentrano i tedeschi, in particolare in
Sicilia dove sfiorano le 2mila unità, in compagnia
degli oltre 8mila tunisini. I lavoratori del Senegal
sono prevalenti in Emilia Romagna (1.712) e Toscana
(1.205) mentre quelli del Marocco in Emilia Romagna
(4.004) e Veneto (3.872).
MOLDAVIA
4.884
1,5
PAKISTAN
4.648
1,5
UCRAINA
4.150
1,3
SVIZZERA
3.586
1,1
GHANA
2.241
0,7
BANGLADESH
2.190
0,7
CINA REP. POP.
2.107
0,7
BURKINA
2.080
0,6
CECA REPUBBLICA
1.699
0,5
COSTA D'AVORIO
1.555
0,5
CECOSLOVACCHIA
1.546
0,5
NIGERIA
1.515
0,5
MALI
1.510
0,5
SERBIA
1.350
0,4
FRANCIA
1.305
0,4
KOSSOVO
1.062
0,3
ALGERIA
972
0,3
UNGHERIA
953
0,3
EX IUGOSLAVIA
918
0,3
EGITTO
907
0,3
Lavoratori stranieri impiegati a
tempo determinato in agricoltura
in Italia 2014
TOTALE*
* comprende anche altri
paesi
Distribuzione per regione
Stranieri
%
Fonte: elaborazione Uila su dati Inps
PUGLIA
40.707
12,7
EMILIA R.
38.103
11,9
TRENTINO A.A.
37.137
11,6
SICILIA
30.021
9,4
VENETO
26.179
8,2
CALABRIA
23.664
7,4
Stato estero di
provenienza
100,0
ROMANIA
Lavoratori
114.856
35,9
25.721
LAZIO
MAROCCO
8,0
20.875
6,5
PIEMONTE
24.519
18.903
5,9
INDIA
7,7
LOMBARDIA
17.552
5,5
ALBANIA
23.889
7,5
TOSCANA
16.656
5,2
POLONIA
18.947
5,9
CAMPANIA
16.574
5,2
ABRUZZO
6.341
2,0
BASILICATA
6.146
1,9
FRIULI V. G.
5.137
1,6
MARCHE
5.174
1,6
UMBRIA
BULGARIA
TUNISIA
12.383
11.571
%
320.243
3,9
3,6
MACEDONIA
9.766
3,0
SLOVACCHIA
9.117
2,8
GERMANIA
6.437
2,0
4.762
1,5
LIGURIA
SENEGAL
6.113
2.726
0,9
1,9
SARDEGNA
1.745
0,5
10
0,5
cinquantenne, barba lunga e piedi sporchi di terra e
di acini. Sua moglie è stata più fortunata: ha trovato
una branda, una doccia e una razione di tonno e
biscotti grazie all’accoglienza gratuita messa in piedi
da tre volontari della Caritas. Ma ci sono posti solo
per venti persone. Gli altri, niente. Stoil è uno degli
oltre mille migranti della vendemmia arrivati
quest’anno in Piemonte. In tutta Italia, sono stati
quasi ventimila. Lui è finito a Canelli, la patria
dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti, con oltre
cento milioni di bottiglie in commercio ogni anno.
Intorno, terreni dove per ogni ettaro di vendemmia si
incassano quasi 11 mila euro. Un giro d’affari da oltre
cento milioni. I ricchi vitigni non garantiscono però
diritti e condizioni umane per tutti. Trasformano anzi
la vendemmia in un teatro di spietati caporali,
manodopera illegale, contratti fuorilegge. Così la
zona è ormai da dieci anni meta degli “schiavi
dell’uva”: prima dalla Macedonia e ora soprattutto
dalla Bulgaria. Da centri come Razlog, Sandanski e
Blagoevgrad: una trasferta di 1.700 chilometri per
guadagnare dai tre ai cinque euro l’ora. Che però in
trenta giorni possono diventare l’equivalente di
cinque o sei mesi di lavoro in Bulgaria, visto che lì lo
stipendio medio non supera i 200 euro mensili.
1,1
Piemonte, tra gli schiavi della vendemmia
MOLISE
1.189
0,4
VAL D'AOSTA
652
0,2
TOTALE
320.243
100,0
% su
Popolazione
popolazione
residente
residente
4.090.105
1,0
4.450.508
1.055.934
5.092.080
4.927.596
1.976.631
5.892.425
4.424.467
10.002.615
3.752.654
5.861.529
1.331.574
576.619
1.227.122
1.550.796
894.762
1.583.263
1.663.286
313.348
128.298
60.795.612
0,9
3,5
0,6
0,5
1,2
0,4
0,4
0,2
0,4
0,3
0,4
0,3
0,5
0,2
0,1
0,4
0,5
0,5
REPORTAGE
Dal Piemonte al Sud, ecco come
vivono gli schiavi della vendemmia
Lavorano 12 ore al giorno al sole, dal Monferrato alla
Sicilia. La notte dormono nei campi. Qualcuno, a
volte, muore di fatica.
BY MICHELE SASSO - FOTO DI ALESSANDRO GRASSANI PER
HTTP://ESPRESSO.REPUBBLICA.IT/
Lo leggo dopo Piegati sui filari sotto il sole che
arde i campi a 35 gradi. Per dodici ore filate: dalle
sette alle 19. A raccogliere grappoli a ritmi
forsennati, perché quando l’uva è matura non si può
aspettare. E finito il lavoro, la sera, nessun posto
dove dormire: «Come ieri, anche oggi mi tocca
passare la notte in strada», dice Stoil, bulgaro
Per partire non serve molto. I soldi per la benzina e
l’autostrada
oppure 70 euro
per il biglietto
del bus. Molti
sanno già cosa
li aspetta e si
presentano con
i materassi al
seguito; i più
sprovveduti
soltanto con i vestiti che indossano. Come i tre
ventenni che non hanno trovato posto nel centro
Caritas e, disperati, aspettano la notte in piazza. Nel
primo giorno hanno lavorato quattro ore,
raccogliendo 20 euro a testa. «Se avessi saputo di
finire in strada non sarei partito» dice sconsolato
uno. Li porta qui il passaparola e finiscono a dormire
in strada, nelle cascine abbandonate, in minuscoli
appartamenti dove ne infilano anche venti. I più
sfortunati nelle bidonville lungo il fiume Belbo.
Lontani dal cuore e dagli sguardi dei residenti. La
baraccopoli rintracciata da “l’Espresso” è a 150 metri
da un autolavaggio. Sulla strada sterrata si trovano
asciugamani stesi, bottiglie di plastica e spazzatura.
Dopo
la
giornata
di
vendemmia,
l’unica
preoccupazione è lavarsi e mangiare qualcosa. Pochi
passi e si arriva sull’argine del fiume. Sotto gli alberi,
un divano sfondato, il focolare con avanzi della cena,
attrezzi da cucina e bancali da mettere a terra per
proteggersi dall’umidità. Come tetto, una tenda
11
costruita con plexiglas e coperte. Tutto trovato sul
posto. Come il calendario appeso ad un albero: fino a
metà mese è segnato come «riposo». Un anno fa il
Comune li aveva sistemati in un parcheggio, con
docce e bagni. Con il grande esodo di migranti verso
l’Italia ha prevalso invece la linea dura.«Come
amministra
zione non
posso certo
risolvere il
problema
del
caporalato»
, dice il
sindaco di
Canelli
Marco Gabusi, eletto con una lista civica di
centrodestra. «Ma chiudere i campi abusivi lo posso
fare. Per questo abbiamo deciso di non stanziare
soldi pubblici. Si favorisce soltanto l’arrivo di altri
lavoratori in nero. La mia ricetta è sanzionare e
controllare per evitare il degrado». Piuttosto che
spendere cinquemila euro per il campo temporaneo,
si è quindi preferito puntare su pattuglie di vigili e
tolleranza zero. Così dopo dodici ore tra i filari gli
stagionali si nascondono: e diventano invisibili. Il
sindacato invece qualcosa sta facendo, ma con
difficoltà. Ad esempio, la Cgil si è dotata di un
camper per aiutare e informare i braccianti per
strada. Ma il mercato delle braccia ha scavato un
solco tra lavoro in regola e sfruttamento. Così il
salario crolla fino ai tre euro l’ora. E si firmano
contratti che di regolare non hanno nulla: non
vengono indicati i giorni di lavoro e neppure l’orario.
Si viene ingaggiati direttamente in piazza. Il caporale
“scala” poi dallo stipendio il costo del trasporto nelle
campagne
e
perfino
la
bottiglia
d’acqua.
C’è poi la questione del dormire. Spesso i
vendemmiatori finiscono in cascine fatiscenti dove
devono sganciare 200 euro per un mese di posto
letto. Chi non accetta rimane a piedi. E la marea di
sfruttati sale così fino alle colline delle Langhe,
Roero e Monferrato, diventate appena un anno fa
patrimonio dell’Umanità per la loro eccezionalità
rurale e culturale. A gestire il business sono le
cooperative senza terra, che garantiscono la raccolta
chiavi in mano. Scatenando una guerra tra vecchi e
nuovi poveri: i macedoni sono arrivati per primi e ora
alcuni di loro sfruttano i vicini di casa in arrivo dal
sud della Bulgaria. «Sì, le cooperative dei nostri
connazionali sono i maggiori sfruttatori», spiega
Hristov, macedone:«Assumono per la vendemmia con
contratto a chiamata poi ti ritrovi sulla busta paga
appena due giorni, anche se ne hai fatti venti o più.
Con questo sistema ti trovi con 10 giorni lavorativi
all’anno, senza sussidi di disoccupazione né niente di
ciò che ti spetta». Una pratica così diffusa che ha
insospettito anche la Guardia di Finanza: in un solo
controllo, in Piemonte, hanno scoperto 106 lavoratori
in nero smistati in 144 aziende agricole.
Neppure le donne sono immuni a questo traffico.
Anzi, i loro salari sono ancora più striminziti. E spesso
non ci sono differenze tra Nord e Sud, tra migranti e
italiani: in Puglia quest’anno ha destato scalpore il
caso di Paola Clemente, bracciante di 49 anni e tre
figli, morta sfiancata dal caldo il 13 luglio mentre
toglieva gli acini più piccoli. Si alzava alle quattro del
mattino per guadagnare due euro all’ora. Stesso
destino per Zaccaria, un tunisino di 50 anni morto a
Modugno, vicino a Bari, dopo una mattinata a
trasportare
casse
di
uva.
Trapani è la provincia con più vigneti in tutta la
Penisola. Nelle sue cantine nascono i doc Marsala,
Erice e Delia Nivolelli. Ma il trapanese è anche il
territorio con più centri di accoglienza per migranti.
Qui la manodopera si sceglie nelle vie e nelle piazze:
alle sei del mattino si ritrovano stagionali dell’Est
Europa, marocchini, tunisini e profughi subsahariani.
«E adesso si è creato un conflitto tra braccianti
stagionali e rifugiati», spiega Alberto Biondo della
onlus Borderline Sicilia. Perché i secondi dormono nei
centri di accoglienza, dove vengono anche nutriti.
Quindi accettano paghe ancora più basse,
accentuando il dumping salariale a svantaggio di chi
invece deve pagarsi da dormire e da mangiare. Al
sole dei vigneti scoppia così l’ultima lotta di classe:
quella dei poverissimi contro altri poverissimi.
ha collaborato Antonello Mangano
“Gli imprenditori in Italia
hanno tutti un cognome
straniero”
Claudia Carotenuto, http://www.lultimaribattuta.it/
Lo leggo dopo
Niente più Signor
Mario Rossi. Nelle
sette regioni più
grandi
d’Italia
(Lombardia,
Lazio,
Emilia
Romagna,
Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto ) i tre cognomi
più diffusi tra i titolari delle imprese nate tra gennaio
e agosto 2015 sono cinesi: Hu, Chen e Singh, i Rossi
sono solo al quarto posto, seguiti comunque dagli
Wang. La Camera di Commercio di Monza e Brianza
ha stilato una classifica monitorando quali siano le
famiglie (i cognomi) più diffusi tra gli imprenditori
italiani, dal nord al sud. E i 45mila Rossi, sono solo al
quarto posto. Tutti gli altri? Tutti stranieri. Che ormai
12
la penisola italiana sia cosmopolita e che ci sia
un’altissima percentuale di cittadini orientali è
risaputo, ciò di cui eravamo all’oscuro è che
l’economia è praticamente in mano all’imprenditoria
cinese. Tenendo conto della sola Milano, considerata
la capitale commerciale dell’Italia, i risultati sono
ancora più significativo(anche un po’ allarmante): il
primo cognome italiano a comparire nella classifica è
Colombo, al 12esimo posto. Per quanto riguarda le
attività commerciali, in Lombardia, Veneto e
Piemonte Hu è il cognome più diffuso. Al secondo
posto Chen, con 370 ricorrenze, vince in Toscana ed è
tra i primi posti anche nelle regioni del nord e centro
Italia. Sul podio anche il cognome indiano Singh, con
350 presenze, molto diffuso tra gli imprenditori del
centro Italia, nel Lazio in particolare. E proprio nel
Lazio il cognome più diffuso è Hossain, tipico nome
bengalese. Al quinto e al settimo posto, altri due
cognomi cinesi: Wang, rilevato 167 volte, e Zhang.
Per quanto riguarda le zone periferiche della
penisola, in particolare quelle al di fuori di Milano, si
registra ancora la prevalenza dei cognomi italiani. Ma
l’unica regione in cui figura un cognome italiano al
primo posto è la Puglia. In Emilia Romagna, invece, si
registra un testa a testa tra Hu e Rossi.
Gli italiani tendenzialmente sono ostili nei confronti
degli immigrati “che vengono a rubare il lavoro”
(dicono), ma la verità è, paradossalmente, che sono
gli stranieri ormai a offrire posti di lavoro sul
territorio agli italiani e sono i loro “capi”, ormai.
Immigrazione e lavoro
Migranti: la fuga è totale. Da qui scappano italiani e
stranieri
di Antonello Caporale | 4 settembre 2015,
http://www.ilfattoquotidiano.it/
Lo leggo dopo
Staremo più larghi,
probabilmente
saremo più poveri,
di sicuro (ma non è
certo una novità)
più vecchi. Se le
stime dell’Onu sono
corrette – le anticipa il professor Massimo Livi Bacci,
il maggiore studioso di demografia – da qui al 2050
perderemo tre milioni e mezzo di abitanti. E questa
cifra racconta il declino dell’Italia e insieme dà il
segno della distanza che c’è tra l’apparenza e la
realtà. I barconi, il fiume di povera gente che si
accalca e preme e muore per trovare scampo da noi
trasforma quel che non c’è nell’unica realtà
conosciuta e nel quotidiano e ossessivo dibattito:
l’invasione dello straniero, la difesa dallo straniero.
E invece l’Istat ci ricorda che lo straniero sta
andando via dall’Italia a gambe levate: tra il 2007 e
il 2013 le iscrizioni all’anagrafe di nuovi cittadini
italiani
sono
scese
del
41
per
cento.
Erano 527mila nel 2007 e sono divenute 307mila.
Partono, o ripartono, i migranti. E partono pure i
residenti storici, i nostri figli. Nello stesso periodo
infatti quasi triplica il numero degli italiani iscritti
all’anagrafe estera. Erano 51mila nel 2007, sono
divenuti126mila nel 2013 (+147%).
La percezione alterata della realtà è figlia legittima
dell’incessante rumore intorno a chi arriva. E del
silenzio, altrettanto assordante ma anche oramai
incredibile, intorno a chi fugge. Non dalla guerra, ma
dalle nostre città, dai paesi, dalle campagne italiane.
Matteo Salvini conduce da oramai un triennio una
campagna sistematica contro il rischio di venire
strangolati da una quantità di gente che da noi cerca
lavoro. In verità in fila si sta per un altro viaggio e
con un biglietto senza ritorno.
Oggi siamo quasi 61 milioni di abitanti, ma solo
perché sono stabilmente residenti 5 milioni e
144mila stranieri. E il bilancio demografico tra il
2013 e il 2014 conta poche migliaia di unità in meno
soltanto in ragione del fatto che quest’anno ci sono
92.352 nuovi stranieri con la residenza nel nostro
Paese (+1,8%). I vecchi, coloro che invece lasciano
per sempre questa terra, sono stati di più. I cimiteri
si allargano. L’anno scorso i morti sono
stati 598.364, i nati invece solo 502.596. Il saldo
naturale è comunque negativo: – 95.768 (di cui
30.678 maschi e 65.130 femmine).
Più case vuote, e soprattutto più giovani che vanno
via. Il declino è insieme demografico, economico e
civile. La spina dorsale del Paese incrementa il ritmo
delle partenze e il 30 per cento di chi saluta è
giovane e laureato. Esportiamo classe dirigente e
importiamo badanti.
Bisognerebbe parlare della desertificazione dell’area
appenninica dell’Italia, e la lenta ma progressiva
erosione dell’identità del Mezzogiorno. E invece il
pericolo attuale sono i barconi…
Al Sud i cimiteri sono ancora più affollati, e se il Nord
può rimpiazzare – sempre che la crisi economica non
infligga altri guai – la sua capacità produttiva, nel
Mezzogiorno non esiste più nulla. Azzerati quasi gli
investimenti, ridotti al lumicino i finanziamenti
pubblici alle imprese. Il tracollo risulta completo se si
tiene conto delle partenze dei lavoratori attivi, che si
dirigono verso il nord dell’Italia e all’estero, della
presenza straniera che si riduce sempre più e viene
collocata
soprattutto
nell’impiego
–
spesso
schiavizzato – in agricoltura. Sono i disperati, gli
ultimi degli ultimi, a resistere. E anche qui, il vocìo
quotidiano sul federalismo, sui costi standard da
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applicare alle Regioni sprecone, ai Comuni viziosi,
trovano però sconcertanti segnali di asimmetria.
Secondo lo Svimez, il centro studi che analizza le
dinamiche economiche e sociali del Mezzogiorno, ai
Comuni del Centro-nord è stato trasferito il 25% in
più del fabbisogno standard. Ai Comuni meridionali il
53,5%, la metà di quanto ipotizzato. E i redditi delle
famiglie (capofamiglia under 35) sono scesi quasi del
25 per cento, mentre al Nord sono saliti, malgrado la
crisi, dell’1,7 per cento.
L’Italia si restringe, si fa piccola, si desertifica, un
intero pezzo del suo territorio scompare dai radar.
Silenzio.
Fondazione Moressa: lavoro etnico
più dinamico di quello degli italiani
Lo leggo dopo
Roma,
8
set.
(Adnkronos/Labit
alia)
"La
presenza
straniera,
alla
luce degli ultimi
dati disponibili, assume un ruolo di dinamicità, nel
mercato del lavoro nazionale". A dirlo i ricercatori
della Fondazione Leone Moressa che, per Labitalia,
hanno tracciato le dinamiche occupazionali degli
stranieri
in
Italia.
"Il
dibattito
pubblico
sull'immigrazione -spiegano- in questi mesi ruota
quasi esclusivamente intorno al fenomeno, pur
drammatico, degli sbarchi, portando l'opinione
pubblica a identificare immigrati e profughi come
sinonimi". In realtà, affermano, "i migranti sbarcati
sulle nostre coste nell'ultimo anno (170 mila)
rappresentano appena il 3% della popolazione
straniera residente regolarmente in Italia (circa 5
milioni)". Gli indicatori occupazionali raccontano "di
una componente immigrata che, nonostante la crisi,
ha mantenuto un tasso di occupazione superiore
rispetto
alla
popolazione
italiana".
"Questo
fenomeno, dovuto principalmente alla struttura
demografica della popolazione straniera (più giovane,
e quindi in età lavorativa), ha un impatto diretto sul
nostro sistema economico", osservano.
"I 2,3 milioni di occupati stranieri -spieganocontribuiscono alla produzione di circa 123 miliardi di
euro di valore aggiunto, ovvero l'8,8% della ricchezza
nazionale complessiva. Nel 2014, a fronte di un calo
degli occupati italiani (-23 mila unità), si è registrato
un aumento degli occupati stranieri (+111 mila). Allo
stesso modo, il tasso di disoccupazione relativo agli
italiani ha continuato a salire (+0,6%), mentre quello
degli stranieri ha mostrato segni di diminuzione (0,4%)". "Un altro contributo significativo all'economia
italiana
-osservanoarriva
dall'imprenditoria
straniera. Gli imprenditori nati all'estero attivi in
Italia alla fine del 2014 sono oltre 632 mila, pari
all'8,3% del totale". "Osservando l'andamento continuano- nel periodo della crisi (2009-2014), è
significativo come in tutte le regioni vi sia stato un
aumento, che coincide con il calo degli imprenditori
italiani. A livello nazionale, gli imprenditori stranieri
sono aumentati del 21,3%, mentre gli italiani sono
diminuiti del 6,9%". Secondo i ricercatori della
Fondazione Leone Moressa, "i dati dimostrano il ruolo
dei lavoratori stranieri nel sistema produttivo
nazionale: nell'ultimo anno gli occupati stranieri sono
2,3 milioni, in aumento del 5% rispetto all'anno
precedente, e producono circa l'8% del pil". "Gli
occupati stranieri -chiariscono- rappresentano circa il
10% dei lavoratori in Italia: nonostante l'emergenza
sbarchi, la componente straniera è fondamentale per
l'economia italiana. Questo, anziché essere un freno
allo sviluppo economico, può rappresentare
un'opportunità di rilancio per l'intero sistema
economico''. I valori relativi alla distribuzione degli
occupati immigrati in Italia rispecchiano, ancora una
volta, quella che è già stata definita 'geografia
produttiva' del paese. Le percentuali più alte, infatti,
si registrano al Nord con una percentuale del 59%,
suddiviso tra il 33,6% nel Nord-Ovest e 25,4% nel
Nord-Est. A seguire il Centro col 26,9% e, infine, il
Mezzogiorno col 14,1%. Anche l'incidenza degli
occupati immigrati sul totale è superiore al Nord col
23,4%, segue il Centro (12,8%) e il Mezzogiorno
(5,5%). La variazione degli occupati immigrati
nell'intervallo 2008-14 è positiva in tutto il paese. La
Fondazione Moressa sottolinea, però, che "tale
andamento segue una dinamica opposta rispetto a
quella della loro distribuzione territoriale: gli
occupati crescono con maggior intensità nelle regioni
meridionali (67%) e nel Centro del paese (51,8%) e
con percentuali minori nelle regioni settentrionali
(47,8%)". "Ciò può essere in parte spiegato ammettono- con un travaso di occupati dal settore
manifatturiero e delle costruzioni, quest'ultimo vede
un altissimo numero di occupati immigrati ed è uno
tra i più colpiti dalla crisi, dai quali molti immigrati
hanno perso il lavoro, al settore dei servizi a bassa
qualifica e, soprattutto, al settore primario.
Specialmente in quest'ultimo caso, ciò si lega a una
conseguente migrazione interna da nord a sud del
paese". Tale interpretazione, concludono, "è
parzialmente supportata dai dati relativi alla
distribuzione per settori degli occupati immigrati che
mostrano un fortissimo incremento del settore
primario, appunto
(125,8%)
e
dei
servizi,
comprendenti anche il settore turistico-alberghiero
(101,3%)".
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