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26-09-2010
IL SOLE 24 ORE
DOMENICA
ECONOMIA E SOCIETA'
Merito, compensi e disuguaglianze sociali
I superstipendi della discordia
Calciatori e manager sotto accusa: è giusto o è sbagliato strapagare? Spesso l'efficienza c'entra poco coi bonus Ceo Il
caso licenziamenti
Luigi Zingales
di Luigi Zingales
Un film senza Tom Hanks, una partita di basket senza Michael Jordan, o una partita di calcio senza David Beckham o
Cristiano Ronaldo non sono la stessa cosa. La presenza di un divo attrae milioni di spettatori che pagano,
direttamente o indirettamente, per vedere il loro idolo. Affermare che lo stipendio di Cristiano Ronaldo è eccessivo è
come affermare che un quadro di Picasso vale troppo o che J.K. Rowling, l'autrice di Harry Potter, guadagna troppo.
Questi compensi sono il risultato della legge della domanda e dell'offerta: talenti scarsi ricevono compensi eccezionali.
Ma perché negli ultimi tre decenni lo stipendio di manager, calciatori e attori è aumentato così a dismisura non solo in
termini assoluti ma anche in termini relativi? Forse che Gigi Riva era meno bravo di Cristiano Ronaldo?
La risposta di Sandro Catani, autore di Manager superstar, che io condivido pienamente, si basa sulla teoria delle
superstar, sviluppata nel 1981 da Shervin Rosen, un grande professore dell'Università di Chicago morto
prematuramente qualche anno fa. Come spiega Rosen «chi vende un talento superiore fa pagare poco di più, ma
vende quantità molto più elevate». In altri termini i libri di J.K. Rowling non costano di più dei libri di molti altri narratori,
ma vendono così tante copie da aver reso J.K. Rowling una delle donne più ricche d'Inghilterra. Lo stesso vale per i
talenti del calcio. Le partite di Gigi Riva venivano viste al massimo da 20 milioni di telespettatori italiani. Oggi le partite
di David Beckham o Cristiano Ronaldo sono proiettate in tutto il mondo e vengono viste anche da 200 milioni di
telespettatori. Questo spiega l'enorme aumento degli stipendi di calciatori, attori e superstar in genere.
Questo fenomeno non è limitato al mondo dello sport e dello spettacolo. La stessa tecnologia che nel calcio ha
permesso di sfruttare i talenti superiori su scala mondiale, permette oggi in campo manageriale di sfruttare i talenti
superiori su scala mondiale. Tra il 1980 e il 2003 la capitalizzazione di mercato delle più grosse imprese americane è
aumentata di sei volte. Non stupisce quindi che il compenso degli amministratori delegati di queste società sia
aumentato di altrettanto.
Un'altra differenza è che gli stipendi di calciatori e attori sono stabiliti in un mercato in cui chi decide i compensi è, in
genere, chi li paga. Il presidente dell'Inter Moratti, che ogni anno ripiana il deficit dell'Inter di tasca propria, non ha
interesse a strapagare i giocatori. Nel caso dei manager questa coincidenza tra potere di decisione e responsabilità
economica viene meno. Nelle grandi imprese gli stipendi del vertice sono decisi da un comitato apposito nominato dal
consiglio di amministrazione tra i suoi componenti. La buona norma vorrebbe che i membri di questo comitato siano
scelti tra i consiglieri indipendenti, che dovrebbero garantire un giudizio imparziale. In America, però, la composizione
dei consigli di amministrazione è fortemente influenzata dall'amministratore delegato. Per quanto indipendente un
consigliere di amministrazione è consapevole che se contribuisce a contenere il compenso dell'amministratore
delegato difficilmente riuscirebbe a riscuoterne il favore, l'amicizia e la fiducia. Anche ignorando il rischio di un do ut
des (in cui il consigliere si garantisce la rinomina attraverso una certa compiacenza verso le richieste dell'ad), il
consigliere indipendente è in una posizione estremamente debole. Se per contenere il compenso dell'ad se lo inimica,
perde la principale fonte di informazioni e compromette la sua capacità di influire nelle decisioni che più contano. Vale
la pena di sacrificare lo spirito di cooperazione in cui un buon consiglio di amministrazione deve operare per
risparmiare alla società mezzo milione di euro? Molti consiglieri in buona fede ne dubitano. Il risultato è che gli stipendi
degli amministratori delegati tendono ad aumentare per ragioni che molto poco hanno a che vedere con l'efficienza
economica.
La situazione è simile, anche se per motivi diversi, nel contesto italiano, dove i consigli di amministrazione sono per lo
più nominati dall'azionista di controllo. Quando costui è anche amministratore delegato è difficile che i consiglieri
possano essere veramente indipendenti nei loro giudizi.
Catani non si limita però ad analizzare solo l'aspetto economico dei compensi, ma guarda anche alla dimensione
psicologica. Sottolinea giustamente che il denaro è solo una delle motivazioni dell'agire umano. La ricerca del
prestigio e dell'ammirazione altrui è spesso altrettanto importante, per non parlare del desiderio di potere, e la
soddisfazione di costruire qualcosa di duraturo. Queste motivazioni sono sempre esistite e sempre esisteranno. Come
si spiega allora che negli ultimi decenni il denaro è diventato così importante?
Una ragione determinante, almeno nella realtà americana, è che il mestiere del manager è cambiato profondamente.
Mentre negli anni Cinquanta e Sessanta le imprese crescevano e i manager godevano dei benefici (anche psicologici)
di questa crescita, a partire dalla metà degli anni Ottanta questo trend si è arrestato. La struttura industriale degli Stati
Uniti ha conosciuto una profonda ristrutturazione che ha portato molte imprese a chiudere o a ridurre fortemente il
personale dipendente. Il ruolo del manager non è più stato quello di far crescere le imprese, ma di ristrutturarle,
riducendo il personale e aumentando l'efficienza. Licenziare è uno dei compiti più penosi. L'unico modo per indurre i
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manager a farlo è quello di pagarli profumatamente. È stata questa una delle lezioni dei primi leveraged buyout: con
forti incentivi si riescono a indurre i manager a ristrutturare le imprese, ottenendo enormi guadagni di efficienza.
Agli occhi dell'opinione pubblica questa correlazione tra bonus e licenziamenti appare profondamente ingiusta: il
manager riceve un ricco bonus quando migliaia di operai vengono licenziati. In realtà si tratta di un male necessario.
Nella maggior parte dei casi il manager non è il responsabile dei licenziamenti: è solo l'agente che implementa un
cambiamento necessario causato dal progresso tecnologico che richiede una riallocazione della forza lavoro.
Ritardare licenziamenti è come evitare per compassione di incidere una piaga purulenta: si rischia la morte per
cancrena dell'intero organismo. Senza forti incentivi monetari i manager non prenderebbero decisioni che sono
economicamente giuste ma psicologicamente penose, di qui l'esplosione dei bonus nelle imprese da ristrutturare. Di
nuovo, questi bonus sarebbero più legittimi se contrattati con un datore di lavoro indipendente. Troppo spesso gli
stessi manager che sono responsabili del declino aziendale si strapagano, imponendo ad altri il costo della crisi.
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Il libro
Chi sono i colpevoli della crisi finanziaria? I manager delle grandi imprese e delle banche, strapagati, avidi e amanti
del rischio? Il consulente Sandro Catani, esperto in executive compensation, analizza meriti e demeriti dei manager,
ricostruendo il percorso che ha portato all'attuale crisi finanziaria nel nuovo saggio Manager Superstar. Merito, giusto
compenso e disuguaglianza sociale (Garzanti, Milano, pagg. 290, € 16,00). Saggio arricchito dalla prefazione di Luigi
Zingales, di cui anticipiamo in questa pagina un ampio estratto.
Foto:
Il calciatore - Con uno stipendio annuale di 13 milioni di euro, il portoghese Cristiano Ronaldo è il giocatore
più pagato al mondo. Il suo passaggio dal Manchester United al Real Madrid è stato il più costoso della
storia del calcio: 93 milioni di euro
Il super manager - Richard Grasso è stato eletto presidente della Borsa nel '95 ma ha lasciato nel 2003 per
«incompatibilità» del suo ruolo di super visor con uno stipendio annuo di 20 milioni di dollari circa, a cui si
aggiungevano compensi extra per 140 milioni
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