Momenti 2013

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Momenti 2013
Novembre 2013
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Momenti di Gordona - novembre 2013
Biblioteca della Valchiavenna
Succursale di Gordona
Realizzazione a cura della Commissione
di gestione della Biblioteca di Gordona
Piazza Giovan Battista Mazzina, 5
23020 Gordona (So)
tel. 0343 42899
e-mail:
[email protected]
[email protected]
Da alcuni anni il nostro bollettino è consultabile
in formato digitale sul sito internet del Comune di
Gordona (www.comunegordona.valtellina.net) nello spazio riservato alla vita del paese, alla voce
‘enti e associazioni’, ‘biblioteca comunale’.
Orari di apertura della biblioteca:
lunedì
14,30 – 17,00
martedì 14,00 – 17,30
mercoledì14,30 – 17,00
giovedì 14,30 – 19,00
venerdì 14,30 – 17,00
Attività 2012-2013
Presentazione del libro
Crotti di Valchiavenna
Corso di decorazioni per l’Avvento
Corso di biscotti di Natale
Una serata con Giovanni Bertacchi
Calendario “Bon èn 2013:
…vec futugrafii, biencĥ e negar
e un poo ŝculurii”
Corso di bricolage per bambini
Selezione e acquisto di libri
in occasione della Giornata
della Memoria
Presentazione del libro
Al di qua e al di là del confine
Progetto “sOgnalibro 2013”
rivolto a tutte le classi elementari
e medie con premiazione
Selezione di libri inerenti
la lotta partigiana
in occasione dell’anniversario
della liberazione dal fascismo
Mostra “Album di famiglia”
allestita in occasione
della Festa della Focaccia
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Sommario
  4 Dalla Commissione Biblioteca
  5 Dalla Bibliotecaria
  7 I CARE… La memoria non è in crisi
  9 “Il mio sOgnalibro”
10 Emozioni… in bianco e nero
11 Una serata con Giovanni Bertacchi
14 Du puesii dal Fanada
15 Storia di un barbagianni di nome Giovanni
18 Corso di bricolage in biblioteca
19 Il nuovo rifugio all’Alpe Notaro
19 L’Alp di Nudée
20 La Società privata di mutuo soccorso del quartiere di Gasparoni a Gordona
24 Il lavatoio a Pendoglia in località ai Raslée progettato nel 1877 dall’ingegnere Giuseppe Vanossi
26 Un censimento del 1878 a San Giacomo Filippo sui cavalli di Gordona idonei per l’esercito
28 Novembre 1913: “La marcia della cooperazione in Provincia di Sondrio”
30 Vita nostra
36 Da Gordona all’Arizona
38 Alpini: un gruppo che si rinnova
39 Calcio Gordona – categoria Pulcini
39 Dal Comitato della Festa de la Füghiascia
40 Valentina … e Stefano
42 Riflessioni
44 Dove vanno a finire i vostri giocattoli?
45 Al maeštar
46 “Congedi”
47 Dati anagrafici 2012
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Dalla Commissione Biblioteca
“Una vita sociale sana
si trova soltanto quando
nello specchio di ogni anima
la comunità intera trova
il suo riflesso, e quando
nella comunità intera le virtù
di ognuno vivono”.
(Rudolf Steiner)
(in copertina: la comunità gordonese)
Questa caratteristica di movimento del nostro
lavoro ha prodotto un nuovo sistema di comunicazione e diffusione delle informazioni che
stimola una sempre maggior partecipazione.
Attingere dati già noti, rielaborarli e riproporli
sotto forme nuove, questo in sintesi quello
che facciamo, presuppone una sequenza di
azioni specifiche organizzate e concatenate. Il
primo anello della catena è l’intera comunità:
ognuno con le proprie specificità e competenze contribuisce a dar forma a nuove idee,
ad incrementare la quantità di informazioni
Questa volta volevamo essere certi che ci
necessarie alla realizzazione dei singoli pro-
fossimo tutti.
getti che diventano così espressione della
Abbiamo fotografato gli alpeggi e le baite,
le case e le strade. Poi abbiamo ritratto le
Momenti di Gordona e Bon èn costituiscono
famiglie e i coscritti, le feste e i compaesani
un flashback di questo anno di ascolti e di
emigrati in altri continenti. In mezzo a tante
confronti, di analisi e ricerche.
immagini ne mancava però ancora una, quella di noi tutti insieme, noi Gordonesi di oggi.
Come immortalare in un unico scatto la nostra
comunità al completo, nessuno escluso?
Il primo dato è senz’altro positivo: si dedica
sempre più tempo alla lettura e si pone molta
attenzione nella scelta dei nuovi acquisti di
libri e dvd tenendo conto dei consigli e delle
Ora ognuno, attraverso la propria immagine
segnalazioni degli utenti. Nuova terra è stata
riflessa in copertina, potrà riconoscersi all’in-
rimossa attorno alle nostre radici: la memoria
terno di questa “foto di gruppo” e avere la
torna a ricalcare le impronte lasciate dai nostri
consapevolezza di essere parte di un insieme
antenati restituendo altre unità al nostro dna.
che tanto più è coeso tanto più è in grado di
La laboriosità e la generosità che riunisce i
sprigionare energie capaci di muovere e di
Gordonesi in singole associazioni si concre-
cambiare.
tizza in attività sempre nuove a sostegno del
Anche quest’anno il lavoro della biblioteca ha
potuto contare su un’ampia collaborazione. Le
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partecipazione di tutti.
prossimo e da lontano qualcuno si ricorda con
affetto di noi.
idee che molto spesso nascono negli incontri
Noi continuiamo a ricordare: dentro la memo-
per la strada e ci portano a bussare a tante
ria, divenuta luogo di incontro che supera il
porte, prendono forma nei luoghi più disparati
limite della nostra umana fragilità, torniamo a
e ci fanno sovente dimenticare che esiste una
ritrovarci tutti per trascorrere insieme Momenti
sede preposta alle attività culturali.
di eternità.
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Dalla Bibliotecaria
Anche per il 2012 possiamo fornire alcuni dati
che ci vengono trasmessi dalla Sede Centrale
e che illustrano l’andamento della Biblioteca di
Gordona: l’anno scorso 276 lettori hanno preso
in prestito almeno un libro e 3.148 sono stati i
volumi usciti.
C’è stato, pertanto, un ulteriore aumento
(+8,25%) rispetto ai prestiti dell’anno precedente.
mentre 67 sono i volumi fatti arrivare da altre
biblioteche su richiesta dei lettori di Gordona.
I tre libri per adulti che hanno riscosso maggior
gradimento nel 2012 sono stati:
1° Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale
I lettori più assidui sono i bambini/ragazzi
(2.042 prestiti nel 2012 a fronte dei 1.822 del
2011) e questo dato rende merito ai genitori e
alle insegnanti delle diverse scuole che hanno saputo orientare anche i più “piccoli” alla
lettura.
Sono stati tesserati, inoltre, n° 15 nuovi lettori.
Per quanto riguarda il prestito interbibliotecario;
77 sono i volumi usciti dalla sede di Gordona
e richiesti da altre biblioteche della provincia,
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locandina di presentazione e con l’esposizione
di una raccolta di letture selezionate, sia per gli
adulti che per i ragazzi delle scuole secondarie,
sull’Olocausto e sulla Resistenza partigiana.
Grazie alla buona collaborazione con la Commissione Biblioteca e all’impegno e alla creatività di alcune sue componenti, è stata, inoltre,
approntata una scheda di “Consigli di lettura”
nella quale si sono selezionati e presentati,
con una breve recensione, alcuni dei libri di
recente acquisto.
2° Piccoli limoni gialli di Kajsa Ingemarsson
3° Il profumo delle foglie di limone di Clara
Sánchez
La classifica dei titoli per bambini/ragazzi più
graditi è invece la seguente:
1° Peter Pan
2° I musicisti (Barbapapà)
3° Barzellette Maxi Collection di Geronimo
Stilton
I DVD più visti sono stati Femmine contro Maschi – Maschi contro femmine - Il Natale più
bello – Rapunzel e Trilly e il grande salvataggio
A marzo 2013 sono stati effettuati nuovi acquisti
di libri e DVD, sia per adulti che per ragazzi,
mentre a giugno è stato fatto un acquisto di titoli
specifici dedicati ai bambini delle Scuole Primarie avendo la Biblioteca di Gordona aderito
al Concorso SuperElle (Super Lettore) che si
svolgerà nei mesi invernali.
Verrà distribuito nelle scuole, nel mese di novembre, il catalogo approntato dalla Provincia
con la presentazione dei libri selezionati e la
scheda di iscrizione al concorso; per motivi
tecnici, però, i bambini di Gordona interessati
a partecipare al concorso dovranno fare riferimento alla Biblioteca di Chiavenna.
A gennaio e in aprile, in occasione della “Giornata della memoria” e della “Festa della Liberazione” sono stati allestiti tavoli tematici con una
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Sempre molto prezioso rimane il contributo
delle volontarie, grazie alle quali la biblioteca
può essere aperta tutti i pomeriggi rendendo
più facile l’accesso ai lettori.
Dal mese di giugno, infine, è diventato operativo il nuovo programma di prestito CLAVIS
che sostituisce il precedente SEBINA e che
offre agli utenti il nuovo catalogo, reperibile in
internet al link http://biblioteche.provinciasondrio.gov.it/
Il nuovo portale offre la possibilità di guardare le novità editoriali, la classifica dei libri più
letti, di cercare libri, musica e film presenti nel
sistema bibliotecario provinciale e di informarti
sui recapiti e sugli orari di apertura delle varie
biblioteche.
Ma, soprattutto, effettuando il login (usando
come “username” il numero di tessera e come
password la data di nascita al contrario nella
forma aaaa-mm-gg, ad esempio: 1978-09-02)
potrai accedere all’area personale “MyDiscovery” per:
• prenotare libri, musica e film direttamente dal
portale, chiedendo la consegna nella biblioteca che ti è più comoda;
• potrai controllare lo stato della tua tessera e
dei tuoi prestiti storici;
• accedere all'area social ("Community") per lo
scambio di opinioni di lettura e di suggerimenti
per i nuovi acquisti.
Per qualsiasi dubbio o problema puoi comunque rivolgerti all’addetta di biblioteca.
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I CARE… La memoria non è in crisi
Consigli di lettura a cura della Commissione Biblioteca
Ricordo del sacerdote ed
educatore Don Lorenzo Milani
(1923-1967) e riproposizione
delle sue opere letterarie e civili,
coraggiose e controcorrente al
limite della persecuzione.
Una personalità come quella di Don Lorenzo
Milani si imprime fortemente, una volta scoperta
o anche solo sfiorata. Incuriosiscono la sua intelligenza e l’elasticità di pensiero, e sorprende
l’incrollabile senso di giustizia con cui ha condotto le sue battaglie a sfondo religioso e civile.
Sacerdote e scrittore, uno dei ruoli che hanno
contraddistinto il passaggio di Don Milani attraverso la cultura italiana degli anni ’50 e ’60 è
stato certamente quello di insegnante ed educatore, da lui svolto in un modo che sarebbe riduttivo non definire rivoluzionario. Con l’attenzione
sempre rivolta verso gli ultimi, vittime di vessazioni e discriminazioni, individua nella scuola
l’unico vettore plausibile per costruire una società davvero equa. Questa convinzione lo porta a
impegnare le energie di una vita nell’istruzione di
quelle classi sociali ingiustamente tagliate fuori
dai processi di alfabetizzazione, appannaggio
esclusivo dei ceti elevati.
La missione di Don Milani ha una profonda
impronta intellettuale: secondo lui il povero non
può salvarsi se non sul piano di un riscatto
culturale. La sua è una lotta per sconfiggere
quella che in fondo è un’altra forma di povertà
ben più degenerativa: la mancanza di cultura.
È necessario investire nel sapere, in quanto
unico strumento capace di sviluppare consapevolezza e scardinare i meccanismi che creano
disuguaglianze.
Don Milani ha un sogno: stimolare in ogni uomo
la capacità autonoma di pensiero e azione, che
“non fa parte delle necessità professionali, ma
delle necessità di vita d’ogni uomo dal primo
all’ultimo che si vuol dire uomo”. In sostanza
solo se l’uomo può avvalersi di una formazione
poi saprà pensare da sé e per sé: “Non sono io
che devo dargli il pane: saprà guadagnarselo
con la sua lotta”. Una scuola veramente valida,
secondo lui, deve quindi agire su due versanti:
formare il senso della legalità e stimolare uno
spirito politico, che porta a esigere leggi più giuste. Seguendo questi ideali Don Milani analizza
l’istituzione “scuola” ridefinendone modalità e
obiettivi; il modello che ne ricava è inedito, davvero progressista.
Ovunque si trovi a esercitare il suo incarico
pastorale mette in moto un parallelo sistema
di formazione collettiva. Accade a San Donato
di Calenzano, realtà operaia caratterizzata da
evidenti discrepanze sociali. La scuola popolare, sotto la sua spinta, apre i battenti a tutti i
lavoratori senza distinzione di credo politico e
religioso. Il programma didattico si basa sulla
condivisione del sapere popolare e su un modo
di apprendere ragionato e sempre scandito dal
confronto.
All’interno di varie istituzioni sono in molti a
ritenere i suoi metodi scomodi in quanto incitazioni all’anticonformismo. Un simile sussulto
di coscienze destabilizza il modo di pensare
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preconfezionato proposto (o imposto) da chi,
potente, si trova in alto e pretenderebbe di tenere agilmente sotto controllo grosse fette di
cittadinanza.
Ma non si ferma, anzi rafforza le proprie intenzioni pubblicandole in numerosi scritti e lettere
indirizzate ad amici, giornali e riviste. Le Esperienze pastorali redatte in quel periodo sono una
scossa tellurica o, come le definisce David Maria
Turoldo ne Il mio amico don Milani, “una gettata
di lava incandescente”. Tuttavia afferma: “Non
potevo tacere, dovevo ben insegnare come il
cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ognuno
deve sentirsi responsabile di
tutto”.
L’atteggiamento del Priore risulta insopportabilmente insolente al sistema ecclesiastico,
che provvede a relegarlo in
una località isolata immersa
nella campagna toscana. Ma
a Sant’Andrea di Barbiana la
sua missione educativa riprende corpo con ancora maggior
vigore, grazie al suo piglio
concreto e allo spirito granitico. Don Milani affronta a pieno viso l’alto tasso di
analfabetismo che riscontra nei giovani: “Decisi
che avrei speso la mia vita di parroco per la loro
elevazione civile e non solo religiosa”.
Nello stilare lo statuto della sua scuola, la prima
destinata espressamente alle classi popolari,
Don Milani ha bene in mente l’articolo 3 della
Costituzione italiana: “Tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione […] di lingua, di condizioni
personali e sociali”, e intende onorarlo.
La scuola di Barbiana diventa una sorta di laboratorio sociale a tempo pieno, in cui tutti aiutano
tutti, e il ritmo di lavoro si adegua a chi è più in
difficoltà, rallentando se necessario. Un terreno
fertile per stimolare la tolleranza e sperimentare
l’accoglienza di chi è più fragile perché, riteneva,
“se si perde loro la scuola non è più scuola. È
un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Coerentemente, non esiste la bocciatura, in
opposizione ai sistemi di giudizio e selezione in
vigore tutt’ora nella scuola dell’obbligo. L’invito
è alla sinergia, perché la scuola è il riflesso della
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società futura auspicata: da costruire insieme,
equa.
Un obiettivo essenziale che insegue Don Milani
è di fornire ai ragazzi la padronanza della parola,
strumento chiave per leggere la realtà e acquisire consapevolezza della propria condizione:
“Ogni parola che non conosci è una pedata in
più che avrai nella vita”. Li sprona a pensare con
la propria testa, a trasformare la loro mente in un
filtro da opporre alla prepotenza dei sistemi, che
si nutrono certo dell’appoggio cieco e acritico
che deriva loro dal basso.
Insomma, secondo Don Milani “l’obbedienza
non è più una virtù”, come afferma qualche anno
più tardi prendendo posizione in difesa degli
obiettori di coscienza dell’esercito italiano. Non
si tratta di ribellarsi a priori, bensì di esercitare lo
stesso principio: non esiste solo la legge scritta,
ma anche quella della propria voce interiore che
ha il diritto e il dovere di interrogarsi e agire di
conseguenza.
A simboleggiare la questione civile sempre aperta, su un muro della scuola di Barbiana era stata
apposta una scritta: “I CARE”. Come spiega
Don Milani “È il motto intraducibile dei giovani
americani migliori. Significa pressappoco – Me
ne importa, m’interessa, mi sta a cuore. È il contrario esatto del motto fascista – Me ne frego”.
Nell’illuminante libro Lettera a una professoressa don Milani ha voluto che il suo nome fosse
escluso dagli autori, offrendo un palco di libera
espressione ai suoi ragazzi di Barbiana, come a
rimarcare che la loro autorevolezza intellettuale
sta maturando. È un testo sincero e sferzante,
sorprendente per schiettezza, in cui sono vergati
motti incancellabili come “Ho imparato che il
problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti
insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.
Don Lorenzo Milani nasceva novant’anni fa
esatti, ma l’anniversario è solo un pretesto per
condividerne il ricordo… ogni giorno è perfetto
per farne vivere di nuovo la memoria, e trapiantare ovunque l’esempio di Barbiana perché,
come amava ripetere, “la scuola siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi”.
Tutti i testi scritti da Don Lorenzo Milani e dai ragazzi di Barbiana sono reperibili nel catalogo del sistema bibliotecario
della provincia di Sondrio, pronti al prestito o prenotabili
da qualsiasi sede.
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“Il mio sOgnalibro”
Risultati del concorso per la
creazione del segnalibro della
Biblioteca Comunale di Gordona
Le intersezioni tra sogno e lettura sono inevitabili.
Il sogno è il modo in cui riorganizziamo il quotidiano, lo schermo su cui proiettare vite alternative e apparentemente impossibili.
La lettura è lo strumento più immediato per
entrare in questa dimensione di fantasia in cui
vivere una storia che non è la nostra, ma che ci
appare come tale. Inevitabilmente ci sentiamo
noi stessi i protagonisti del racconto che stiamo
leggendo, vittime felici e inconsapevoli di un
meccanismo di immedesimazione che avviene
ogni volta che ci perdiamo letteralmente tra le
pagine di un libro avvincente. E senza rendercene conto stiamo sognando a occhi aperti.
Non a caso spesso appoggiamo i libri sul nostro
comodino, contigui in tempo e spazio al sonno,
periodo sospeso in cui il sogno ci visita.
Ecco, dunque, il tema del concorso: il sogno
legato alla lettura, da rappresentare sotto
forma di segnalibro. Anzi, di sOgnalibro. Abbiamo chiesto a tutti i bambini e ragazzi della
scuola Primaria e Secondaria di primo grado di
Gordona di pensare, ad esempio, al sogno più
bello che un libro ha permesso loro di fare, al
viaggio di fantasia che vorrebbero fare leggendo il prossimo libro, al racconto in cui si sono
sentiti in totale simbiosi con il protagonista,...
Molteplici le chiavi di lettura possibili.
Il concorso ha ricevuto una risposta che, nei
numeri, è stata piuttosto ridotta: hanno aderito
solamente 9 alunni, di cui 7 frequentanti la
Scuola Primaria (Lisa Martinalli, Serena Raffa, Ginevra Biavaschi, Greta Comalli, Matilde
Gatti, Achille Comalli, Sara Martinalli) e 2 la
Scuola Secondaria (Rachele Gatti e Leonardo
Comalli). La maggior parte dei concorrenti ha
partecipato con più proposte, per un totale di
18, tutte estremamente interessanti e originali.
Come ogni concorso che si rispetti, era previsto
un premio, anzi due: uno per ciascuna categoria (Scuola Primaria e Scuola Secondaria). Il
premio consisteva nella stampa dei segnalibri
vincitori, che la Biblioteca avrebbe poi utilizzato
come gadget ufficiale per i suoi utenti a partire
dal giorno della premiazione, oltre a un buono
per l’acquisto di libri del valore di 50 €.
Dopo attenta valutazione, è stato selezionato
il segnalibro di Greta Comalli
come vincitore per la categoria
Scuola Primaria e che di fatto è
oggi un gradito omaggio che la
Biblioteca riserva ai suoi utenti.
Per la categoria Scuola Secondaria, dopo lungo confronto,
abbiamo convenuto di non assegnare il primo premio, a causa del numero troppo esiguo di
partecipanti e la conseguente
impossibilità di creare la giusta
comparazione e competizione.
Non è stata affatto una decisione
semplice, soprattutto considerando la qualità indiscussa dei lavori
dei due ragazzi. Abbiamo allora
deciso di assegnare un premio
speciale - un buono per l’acquisto
di libri del valore di 15 € - a tutti i
partecipanti, per premiare l’ottimo
livello delle proposte ricevute e
per l’impegno dimostrato.
Dietro questa scelta si celava
una riflessione di natura etica
che esula dal concorso. Volevamo dare un messaggio positivo
e offrire ai bambini e ragazzi
un’occasione per condividere una
piccola gioia, una gratificazione.
Per una volta abbiamo deciso di
non premiare l’individuo e l’individualismo, ma di riscoprire il
valore del gruppo, della squadra,
del collettivo. L’amara sorpresa è
stata constatare che il messaggio
non sia stato ben recepito da tutti
e questo, ancora una volta, ci fa
riflettere. Che valore ha oggi la
condivisione? Forse noi Gordonesi dovremmo saperlo meglio degli altri… e se
lo abbiamo dimenticato, proviamo a ricordare e
raccontare ai nostri ragazzi il gesto di S. Martino, nostro patrono, rappresentato non solo in
chiesa, ma persino nello stemma del comune.
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Emozioni… in bianco e nero
significativo nell’allestimento della mostra
Album di Famiglia, esposizione fotografica
in occasione della 29ª Festa della Focaccia.
Cosa c’è di meglio che percorrere 60 anni
della nostra storia con le immagini di un “microcosmo” inteso come famiglia? Che bella
idea raccogliere delle fotografie che sono
patrimonio storico e affettivo privato e renderle disponibile alla visione della collettività!
La visita della mostra ha suscitato in me alcune riflessioni: che fierezza in quei volti forgiati
dalla fatica, nelle belle mani callose segnate
dal duro lavoro nei campi, negli sguardi amorevoli di madri, negli occhi dei bimbi incantati
davanti all’obiettivo fotografico. Quanto stile in queste persone con un abbigliamento
povero, spesso rimediato da sapienti mani
femminili che con abilità si occupavano del
vestiario di tutta la famiglia.
Un tuffo nel passato di Gordona,
attraverso visi, gesti e pose che
gettano un ponte sul nostro
presente e futuro.
di Michela Battistessa
Il lodevole impegno della Biblioteca in questi
ultimi anni (che mi piace definire “Operazione nostalgia”, un “Come eravamo”, parafrasando il titolo di un famoso film) attraverso
una sensibile attenzione alle nostre radici
ha raggiunto, a mio avviso, un momento
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Le foto trasudavano dignità e orgoglio di appartenere a un nucleo famigliare. Un’emozione che ho condiviso con altri visitatori è stata
nel riconoscere nei tratti somatici dei nostri
antenati visi di gordonesi contemporanei,
certamente la conferma che la genetica ci
ha messo del suo!
La mostra ha peraltro dimostrato che la sinergia tra la collaborazione dei gordonesi
nel fornire materiale e l’impegno laborioso
degli organizzatori ha reso possibile a tutti
di vivere un momento di nostalgia per gli
anziani e di scoperta e conoscenza per i più
giovani, i quali all’epoca delle foto non erano
ancora nati.
Ben vengano iniziative culturali che contribui­
scono a porre un tassello importante nella
nostra memoria storica, della quale in questi
stressanti e controversi tempi moderni si
sente fortemente l’esigenza.
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Una serata con Giovanni Bertacchi
Alla luce tenue delle candele, un
momento di evocazione dell’opera
del poeta valchiavennasco
più celebre, correlata alla sua
affascinante biografia.
di Guido Scaramellini
Il nome di Giovanni Bertacchi ricorre spesso in
Valchiavenna, ma anche in altre città dove sono
a lui dedicate vie o piazze. Eppure, spesso, la
conoscenza si ferma qui: era un poeta.
Per questo ho accolto con favore l’invito della
Biblioteca di Gordona a tenere una serata su di
lui e sulla sua poesia, di cui queste righe sono
un sunto.
vata autoironica. I romani avevano infatti tre nomi:
il prenomen, corrispondente al nostro nome, il nomen, cioè il nostro cognome, e il cognomen, che
era il soprannome. Publio Ovidio in latino faceva
Naso come terzo nome, in italiano Nasone, e il
nostro Bertacchi di naso ne aveva uno vistoso.
Forse anche il titolo dato alla raccolta, “Versi”,
potrebbe essere volutamente equivoco e ironico,
richiamando anche quelli degli animali.
Sette anni dopo usciva la raccolta che gli varrà
il titolo di cantore delle montagne, “Il canzoniere
delle Alpi”, a cui seguirono “Poemetti lirici” nel
1898, “Liriche umane” nel 1903, “Le malie del
passato” nel 1905, “Alle sorgenti” nel 1906 e “A
fior di silenzio” nel 1912, tutte edite da Baldini
& Castoldi di Milano. Con loro crebbe la fama
del poeta, che arrivò a pubblicare più edizioni
La vita e le opere
Era nato a Chiavenna nel 1869 dai Bertacchi
che da vari decenni erano arrivati a Chiavenna da Tremezzo a fare i giardinieri, ma a loro
volta venivano da Pontelambro presso Erba e
là, forse, erano arrivati dalla Toscana. Forse,
perché compaiono nei primi registri del ’600 e
non sono detti provenire da qualche altro luogo.
Segno che il cognome potrebbe anche essere
nato lì, visto che si tratta di uno dei tanti patronimici, una parola “difficile” per dire una cosa
molto semplice: cioè un cognome derivato dal
nome del progenitore Alberto, di cui Bertacco è
una variante.
La famiglia del futuro poeta era di modeste condizioni: falegname il padre Giuseppe, droghiera,
come si diceva una volta per indicare l’esercente
di un negozio di verdura e altro, la madre, Teresa
Morelli di Bette. Tanto basta a fare di Giovanni un
chiavennasco.
Dopo i primi studi a Chiavenna, passò al collegio
Gallio di Como, laureandosi in lettere all’Accademia scientifico-letteraria di Milano, dove rimase
come insegnante al collegio Longone prima e al
ginnasio Parini poi.
Appena conseguito il diploma, non ancora ventenne, dava alle stampe presso la tipografia Ogna
di Chiavenna un libretto di poesie, che chiamò
“Versi” e firmò col nome di Ovidio. Potrebbe sembrare megalomania il nascondersi dietro il nome
del grande poeta latino, mentre si tratta di una tro-
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di molte sue opere, in alcuni casi per decine di
migliaia di copie. Si capisce così perché nel 1915
fu chiamato alla cattedra di letteratura italiana
dell’Università di Padova, senza concorso, ma
“per chiara fama di poeta”. E a Padova rimarrà
fino al ’36, dopo aver pubblicato nel 1921 “Riflessi
d’orizzonti” e nel ’29 “Il perenne domani”. Ma a
partire dal 1922, con l’avvento del fascismo, che
egli sempre avversò, fu imposto su di lui il silenzio
e la sua fama andò spegnendosi. Morì in una
clinica di Brugherio presso Milano, dov’era ricoverato da tempo, il 24 novembre 1942 ed è sepolto
nel cimitero di Chiavenna, tra quelle montagne
che egli tanto amò.
La sua voce
La poesia è una cosa delicata: non se ne deve
abusare. È da gustare prima che da capire. Per
questo mi limiterò a riportare alcune sue liriche
in italiano, che ritengo significative per entrare in
confidenza con la sua arte e goderne la bellezza.
Mi piace aprire con due sonetti, a cui sono affezionato, anche perché mi furono proposti fin dalle
medie (e quanto rimangono impresse le prime
poesie!). Entrambi sono tratti dalla sua raccolta
più nota, “Il canzoniere delle Alpi”. Il primo nacque davanti alla chiesetta di Sant’Ermagora a
Motta di Campodolcino, l’altro a tavola con i suoi
“montanari”.
I montanari
Amo al desco seder con questa rude
prole robusta della Rezia mia,
che nei semplici e franchi usi racchiude
tutta l’ingenua libertà natìa.
Alle fosche tormente, all’aure crude
essi temprar l’avita gagliardia:
per ghiacci insidiosi e rupi ignude
frugar sull’Alpe ogni segreta via.
Nelle chiuse osterie, sorbendo lieti
lo stillato licor, narrano imprese
ardue di caccia e i varchi custoditi:
ed io fra lor richiamo antiche e miti
fantasie: lunghe veglie, inverni cheti…
Il buono e vecchio amor del mio paese.
Chiesetta alpina
O di quiete mistica dimora,
tu nello spazio abbandonata stai:
non voto umano, solo omaggio avrai
le intatte nevi e l’aromata flora.
Qui ne l’immensità perdesi l’ora
vana; ma sempre tu la sentirai
la dolce fede che non passa mai,
l’aura che dalle cose alma vapora.
Oh, nella solitudine infinita,
mesto esilio dell’anime! All’incanto
muto dei cieli, alta sul mondo e sola
piange una squilla, arcana eco, parola
d’ineffabil promessa e di rimpianto
che geme nella vita… oltre la vita.
Mi piace chiudere con quattro versi, commoventi nella loro
semplicità, inseriti nella stessa raccolta. Riassumono come
un testamento tutta la vita del poeta.
A dimostrazione che la poesia può nascere
da tutto, anche dalle cose che sembrano
più banali e materiali, sta questa breve poesia, inserita nella stessa raccolta. Il poeta
era salito al rifugio Margherita sul Monte
Rosa, dove si inaugurava la linea telefonica. E dal filo del telefono passa al filo delle
fede, dopo aver presentato nei versi della
prima strofa i due quadri, su cui si snoda la
sua considerazione e quindi l’invocazione
delle fede.
Telefono
Parla un uomo al telefono: qualcuno
ch’io non odo né veggo a lui risponde.
Prega un uomo all’altar: parla con Uno
che per me tace, che per me si asconde.
Precetto
Oh, se basta a varcar tanta distanza
un tenue filo a chi rimane immoto;
se il tenue filo d’una pia speranza
basta pei cuori a traversar l’ignoto,
Il carro oltre passò d’erbe ripieno,
e ancor ne odora la silvestre via.
Sappi fare anche tu come quel fieno:
lascia buone memorie, anima mia.
date a me pure il fil che si dilunga
oltre il giorno dell’uomo e la sua sede;
datemi il tenue tramite, che giunga
al Lontano che parla e non si vede!
12
momentI
di Gordona
Novembre 2013
I ricordi di fanciullo affiorano spesso nei versi del poeta, come in “Insegnamenti lontani”
nella raccolta “Alle sorgenti”. Dal lavoro dei
suoi genitori imparò ad amare e a cantare tutti
i lavori e tutti gli operai “sparsi pel mondo”.
Insegnamenti lontani
Trucioli biondi, ch’io mirai da bimbo,
quando mio padre lavorava al torno,
che lungo il dì gli facevate intorno
soffice un nimbo;
ceppi di faggio, che spaccai fanciullo
a colpi d’ascia, nel natìo cortile,
commosso il cuor d’un impeto virile
in quel trastullo;
orto sereno delle mie giornate,
ove sentii le prime volte il sole,
e voi, raccolte per le brune aiuole,
prime insalate;
se dilette mi furono di poi
le mense, i fuochi, i casalinghi arnesi;
se amai le selve e i rustici paesi
forse è per voi.
Datteri scuri e melarance d’oro,
che nel materno fondaco, all’arrivo,
miferivate di stupor giulivo
come un tesoro;
fantasticate Epifanie, recanti
i Magi attesi dalla pia Betlemme
(e nella notte tralucean le gemme
dei tre turbanti);
se nelle calde fantasie di poi
mifuron cari i continenti ignoti
e i paesi del Tropico remoti,
forse è per voi.
Ma un amore del nord, dei cheti asili,
dove il pigro passato ognor rivive,
mi venne al cuore dalle mie festive
gite infantili;
quando la slitta, in placide cadenze,
lentalentasalìa verso i Grigioni,
o solenni scendean, coi postiglioni,
le diligenze.
Ero tutto, a quel tempo: in lieti spassi
trattavo l’acque del sonante Mera,
derivando i canali a primavera,
tra cespi e sassi.
Correvo in gara con gagliarda lena;
guidavo il carro sulla via maestra,
e nelle arti svolgea la mia maldestra,
timida vena.
Oh, dalle scorze de’ castagni, a maggio,
quante lunghe cavai note uniformi!
Su’ miei quaderni, quante tracce informi
di paesaggio!
Ora di tutto quel fervor d’imprese
non mi restò che la sottil fatica
della parola; ma la smania antica
alcuor si apprese;
e divenne l’amore, ond’io, giocondo
nelle speranze de’ miei canti, amai
l’opere tutte, tutti gli operai
sparsi per mondo.
L’animo del poeta è sempre
alla ricerca della vita semplice
e autentica, seguendo i ritmi
della natura, come nella poesia che segue, inserita in “A
fior di silenzio”, nata dietro a
un gregge che dalla Val di Lei, a fine stagione, stava tornando
al piano attraverso gli Andossi.
Scendendo la via dietro un placido
gregge
Calano al piano dai ridenti Andossi,
dalle conche pasciute in Val di Lei,
dietro un lento squillar di bronzi mossi.
Cantilena più mesta io non potrei
trovar nel mondo, sul cui metro ondeggi
la tacita armonia de’ sogni miei.
Oh, misurar la vita in su le leggi
dell’erbe e degli armenti; andar le belle
notti seguendo un tintinnio di greggi;
salutare ogni dì forme novelle
d’ingenua vita; uscir della memoria
di ciò che fui, richiedere alle stelle
l’antico Iddio, l’avara arte e la gloria
travagliata depor, lento, dal cuore;
dimenticar degli uomini la storia,
fino a trovarmi semplice pastore!
13
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Du puesii dal Fanada
la mülatiera
natüra viva
Rivi de Scèrman e a l’Öör in ti pree
i öcc ign curiuus e i ralentan i pee.
L’èrba verda le tüta bagnèda
tüta culpa de la rusèda
tüt al sügĥia cut al prüm suu
e i se brisan i fiuur de tücc i culuu.
Di marüdei se vì ‘l poort avèèrt,
i droman emò, ié fac un poo tèèrt.
L’invia ‘l bušcĥ, le fenii ‘l prèè
me vèrdi a turn tüt incantèè:
lares e pesc i fèrman la lüüs
e sü intal ramèè li curan al gĥiüüs;
a vardé ju bass dumà dasöö
ma ‘l furmiicĥ li fé i mügiaiöö.
Alé tüt zitu e l’ünich remuu
a ign i unscei cĥié vöö ciapé ‘l suu.
Cĥié paradiis cĥié cĥiüna de pèès
natüra e bešciöö i ne begnan al nèès.
Me maraveii, fèècĥ sü na grita
ma san fé caas tüta quešta le vita.
fanada
14
Self bèli net pecienèè cul raštèl
cun tücc i arisc aprööf an mürèl,
insì la invièva quela špunduna
tarèda lé adoss a Gurduna.
Piena de pient e valet cun quai sass
cun lares in scima e erbui a bass
e visitèda in gran bèla manera
da na štrèda caveza “la mülatiera”.
Gran bèl lauré, ié fac un opera buna,
un vantu da sempar de tüta Gurduna.
Šcĥièl e šcaign, miracui de sass,
ignütul fé finta da bri regurdass
al pasac de jent e bešciöö,
de uman cargĥièè e mam cui fiöö.
Sass cunsümèè, al ve šcapa nagut,
regurdee al carez fac a pee biut,
e ‘l ve raštèè i segn dal štacĥiet
e la remuu a pasé cui bacĥiet.
Te se na pagina de la nosa štoria
e sü in ti sass te fisèè la memoria,
i capitui lin al ramp cun l’ültuma šcĥièla
cĥie riva in Scèrman a la capèla.
Mülatiera: regal de n’um cun la tèšta fina
gurdunees generuus emigrèè in Argentina.
fanada
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Storia di un barbagianni
di nome Giovanni
Pubblichiamo una storia scritta
da due giovanissime gordonesi,
che con questo racconto hanno
partecipato a un concorso
di fiabe per bambini promosso
dall’editore “Piemme - Il Battello
a Vapore” nel 2011.
di Mara Tavasci e Sara Martinalli
1. UN BARBAGIANNI SOLO
Tanto tanto tempo fa, nella foresta incantata
di Gordoland, viveva un barbagianni di nome
Giovanni. Abitava in un piccolo tronco cavo.
Tutti i giorni si svegliava alle 19.00: andava a
correre lungo le rive del ruscello Canterino e
dopo aver fatto colazione raccoglieva bacche e
pigne per decorare la sua casa. Verso le 22.00
si sedeva sul suo ramo preferito di un larice e
iniziava a cantare. Poi cenava e,all’alba, tornava a dormire. Era molto triste però perché
non aveva una famiglia. Certo, aveva qualche
amico, ma tutti in inverno migravano e il povero
Giovanni rimaneva solo.
2. LA SOLUZIONE
Una notte, durante la sua corsetta Giovanni
sente dei ricci bisbigliare dietro un cespuglio:
«Ago, lo sai che la strega Scarlatta ha lanciato una magia su Oriella la paperella e ora è
capace di volare?» disse Appuntito. «Sì e lo
sai che ha fatto crescere sei zampe a Mente il
serpente?». Nel sentire ciò il barbagianni decise che la notte seguente sarebbe andato dalla
miracolosa strega. Quando fu ora si pettinò, si
mise il miglior papillon che aveva e si diresse
verso la casa della strega Scarlatta. Arrivato
in cima alla montagna Taccagna suonò il cam-
panello e gli aprì la porta una persona bassa
e cicciottella, dai lunghi capelli arruffati. Aveva
degli occhi rossi come il sangue e indossava
un vestito tutto rotto e i buchi erano stati coperti
con delle toppe. La strega, dopo aver esaminato bene Giovanni disse: «Chi bussa alla mia
porta? Tu barbagianni che cosa vuoi da me?»
«I-io s-sono tanto triste p-perché n-non ho una
famiglia e ho s-sentito dire che tu mi puoi aiutare» disse Giovanni terrorizzato. «Certo che ti
posso aiutare piccolo insignificante rapace ma
in cambio prima voglio che tu mi porti 3 grossi
sacchi pieni di ghiande perché presto arriverà
l’inverno e non ho provviste. Torna domani sera
alle 9 in punto con i sacchi pieni e ti prometto
che avrai una bellissima famiglia, parola di strega Scarlatta». Così i due si salutarono.
3. LE MALEDIZIONI
Giovanni corse a casa per riempire i 3 sacchi,
ne aveva riempito uno solo quando una ghianda gli cadde sulla testa e il povero barbagianni svenne sotto la grande quercia. Quando si
risvegliò era ancora stordito e vedendo triplo
pensò di aver terminato il compito e si avviò
fiducioso verso l’antro della strega. Bussa alla
porta. La strega Scarlatta gli apre: «Maledetto ti avevo detto di portarmi tre sacchi e non
uno solo!» «M-ma sono svenuto e ho contato
sbagliato e ho v-visto che avevo raccolto t-tre
s-sacchi ed ero i-in ritardo così sono venuto
subito» disse Giovanni. «Bene – tuonò Scarlatta – ora riceverai ciò che meriti… te la puoi
scordare una famiglia felice!». Detto ciò prese
la sua scopa magica e maledisse Giovanni:
«Ora su di te cadranno 3 MALEFICHE MALEDIZIONI da cui non ti potrai liberare fino alla
morte. La prima maledizione non ti permetterà di fare il nido con tutti gli altri rapaci. La
seconda maledizione, se avrai dei figli, li farà
nascere tutti spennacchiati e saranno orribili. E
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momentI
di Gordona
Novembre 2013
infine la terza, la più crudele, ti farà sembrare
un fantasma davanti a tutti i tuoi amici. Le mie
maledizioni non hanno rimedi e inizieranno non
appena uscirai dal mio castello».
Allora il povero Giovanni se ne andò e come
uscì dalla finestra diventò bianco come un fantasma… LE MALEDIZIONI ERANO REALI!
4. FATA MARGHERITA
Così il barbagianni tornò a casa molto triste e
preoccupato. Ad un tratto un bagliore lo accecò
e apparì una fata con dei biondi capelli cotonati:
«Salve tu devi essere Giovanni giusto? – chiese la fata con tono dolce – Oh che sbadata.
Non mi sono presentata: io mi chiamo Margherita e sono la fata della foresta di Gordoland.
Credo di sapere perché sei così bianco qui c’è
lo zampino della strega Scarlatta, o sbaglio?».
«No non sbagli affatto – disse Giovanni – ero
andato dalla strega perché volevo avere una
famiglia, ma non ho eseguito i suoi ordini ed
ora ho 3 maledizioni che mi tormentano. Tu mi
potresti aiutare?» «Oh certo ne sarei orgogliosa, ma la mia magia è troppo debole rispetto
a quella di Scarlatta e per sconfiggerla dovrai
portarmi tre oggetti: della paglia dorata proveniente dalla Campagna Terra Piana per il nido,
una piuma di pavone d’argento dal regno di
Pavonia per i tuoi cuccioli, e mi dovrai inoltre
portare un lenzuolo fosforescente dal Regno
delle Lucciole dal Fondoschiena Fluorescente
per non essere più un fantasma. Per aiutarti indossa questo papillon magico che ti farà
sembrare normale agli occhi dei vari sovrani
dei regni. Quando avrai raccolto tutti gli oggetti
pronuncia la frase: “Rosso, verde, giallo o blu
mia fata Margherita pensaci tu” ed io apparirò»
«Grazie mille fata Margherita ti porterò gli oggetti il più presto possibile», disse Giovanni. E
la fata magica sparì in una nuvola rosa.
5. LA PAGLIA DORATA
Giovanni saluta Margherita, ora ha il papillon
magico che lo aiuterà. Così si incammina verso Campagna Terra Piana per trovare la paglia d’oro. Arrivato a destinazione entra in una
grande stalla rossa le cui guardie sono dei galli
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dall’armatura dorata che chiedono a Giovanni:
«Tu dove credi di andare piccolo rapace?» «Io
devo andare dalla Regina Mucca per ordine
della Fata Margherita», dice Giovanni. Ottenuto il permesso attraversa un lungo corridoio e
arriva al cospetto della Regina Mucca, custode della paglia d’oro. Dopo aver esaminato il
barbagianni gli dice: «Per avere la paglia d’oro
devi risolvere questo indovinello, se fallirai sarai
bandito in eterno dal mio regno. Allora ti senti
pronto?» «S-sì credo proprio di sì», disse Giovanni. «Bene allora iniziamo: cosa è che matura nelle coperte verdi e che quando è pronta si divide in tante piccole monetine d’oro?»
Giovanni ci pensa un po’ poi risponde sicuro:
«È il mais!» «Bravo rapace la risposta è quella
giusta ora le mie guardie-galli ti accompagneranno nella stalla reale dove potrai prendere
tutta la paglia che vorrai e… spero che riuscirai
a sconfiggere la strega Scarlatta» disse Regina
Mucca. «Va bene e a presto!» disse Giovanni.
6. IL PAVONE DALLE PIUME
D’ARGENTO
Finalmente Giovanni arriva a Pavonia, il regno
dei pavoni. Dopo un’ora arriva alla reggia di Re
Pavone. «Buon giorno maestà – dice Giovanni
– sono venuto da voi perché la strega Scarlatta
mi ha lanciato tre maledizioni e per salvarmi
mi servirebbe una delle sue piume d’argento»
«Bene, piccolo barbagianni tu sai meglio di me
che per ricevere bisogna dare. Se vorrai una
piuma dovrai insegnare a Cica e Paco, i miei
figli a fare la ruota. Per questo incarico avrai
mezz’ora di tempo» dice il re. Giovanni non
ha scelta così accetta. Mentre Cica e Paco si
preparano Giovanni pensa a come fare: «Io
come posso insegnare a questi piccoli reali a
fare la ruota? Mhhh… Ci sono! Ora ricordo che
qualche giorno fa ho finito il corso di ginnastica
ritmica tenuto dalla cavalletta Giorgetta. Ora so
come insegnare a Cica e Paco a fare la ruota!».
Scaduto il tempo il Re Pavone si presenta nel
cortile e dice: «Caro barbagianni spero per te
che Cica e Paco abbiano imparato a fare la
ruota. In caso contrario ti verranno tolte tutte le tue piume e non ti ricresceranno più». A
momentI
di Gordona
Novembre 2013
quelle parole il barbagianni, seppur un po’ incerto presenta i due piccoli reali che orgogliosi
fanno tantissime ruote. «Bene, hai insegnato
ai miei figli a fare la ruota e per questo sarai
ricompensato», detto ciò il Re Pavone si strappò una piuma e disse: «Ecco questa è la tua
ricompensa e ti auguro di riuscire a sconfiggere
la malefica strega Scarlatta».
7. IL LENZUOLO
FOSFORESCENTE
Dopo essersi incamminato, Giovanni giunge
nel Regno delle Lucciole dal Fondoschiena
Fluorescente. Il Re e la Regina chiedono subito
al barbagianni: «Tu che cosa vuoi da noi?» «Io
vorrei il lenzuolo fosforescente per sconfiggere
la strega Scarlatta ma credo che in cambio devo
farvi un favore, giusto?» «Sì hai detto bene
barbagianni – dice il Re – Per avere un nostro
lenzuolo dovrai trovare qualcuno che faccia il
bucato reale. Sai la famiglia si sta ingrandendo
a dismisura e non sappiamo chi potrebbe sostituire le nostre lavandaie». A queste parole Giovanni inizia a pensare: «Mhhh, dunque devo
trovare una persona a cui piace lavare… Ci
sono! Il mio amico Salvatore, l’orsetto lavatore
credo che sarà felicissimo di lavare il bucato di
voi reali! Sire chiedo gentilmente di poter usare
il telefono reale per telefonare Salvatore, mi è
concesso?» «Ma certo Giovanni tutto quello
che vuoi!» «Bene allora compongo il numero
333 4465782109… sta squillando… Ciao Salvatore sono io Giovanni, ti volevo chiedere se
hai già trovato un lavoro perché sono alla corte
delle Lucciole dal Fondoschiena Fluorescente
e hanno bisogno di qualcuno che lavi per loro
il bucato…» «Per dei reali? Stai scherzando
Giovanni? Certo che sono libero arriverò da
loro domani» «Allora, Salvatore ha detto che
sarà qui domattina in punto», dice il barbagianni. «Bene allora ti prendo in parola e ora i miei
sudditi ti daranno il lenzuolo fosforescente. E…
mi raccomando cerca di sconfiggerla malefica
strega Scarlatta» dice Re Lucciola. «Bene sarà
fatto arrivederci Maestà». Ora Giovanni è pronto per chiamare fata Margherita.
8. L’INCANTESIMO
Appena uscito dal regno Giovanni pronuncia
le parole magiche: «Rosso, verde, giallo o blu
mia fata Margherita pensaci tu». E subito in
una nuvola rosa gli appare Margherita che dice
subito: «Bene Giovanni hai tutti gli oggetti?»
«Sì tutti» «Bene allora dammeli pure».
Consegnati gli oggetti la fata costruisce una
bambola: il lenzuolo è il vestito, la paglia l’imbottitura e i capelli, la piuma una scopa che regge il pupazzo. Allora curioso Giovanni chiede:
«A cosa serve questa bambola?».
9. LA PUNIZIONE
La fata Margherita subito disse: «Caro Giovanni questo è il fantoccio che assomiglia a strega
Scarlatta. Ora farò l’incantesimo e trasmetterò
le maledizioni da te alla bambola e questa le
trasmetterà alla vera strega. Ora inizio: “Oh
magia potente Fa che Giovanni torni Il solito
barbagianni E fai ricadere le maledizioni Su
colei che le ha generate, strega Scarlatta E che
rimanga una gufaccia per tutta la vita”.
E detto ciò da Giovanni si levò una strana polvere azzurrina che andò a posarsi sulla bambola e poi si sentì un urlo disumano: era la strega
che aveva ricevuto ciò che meritava. Giovanni
ringraziò fata Margherita: «Grazie mille fatina
ora sarò felice e potrò avere anch’io una famiglia come tutti» «Oh ma non è ancora finita.
Torna a casa e troverai una sorpresa che ti
aspetta» disse la fata e Giovanni, dopo averle
restituito il papillon magico volò velocissimo
verso casa.
10. ALLA FINE…
Quando tornò al suo tronco cavo Giovanni si
stupì: i suoi amici gli avevano organizzato una
festa e lui era felicissimo. Al festeggiamento
era stata invitata Orietta la civetta che diventò
ben presto amica di Giovanni e… la primavera
seguente i due si sposarono!
Il tempo passò…
Orietta e Giovanni ebbero tantissimi uccellini
bellissimi e vissero felici e contenti… Per quanto riguarda strega Scarlatta dopo l’incantesimo
diventò talmente brutta che fu esiliata in un
regno tutto buio e senza animali!
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momentI
di Gordona
Novembre 2013
Corso di bricolage in biblioteca
Un nuovo corso di bricolage, tenuto da Virginia, per stimolare
la creatività e realizzare bellissime figure natalizie ha suscitato l’entusiasmo
di tutti i partecipanti.
È stato un pomeriggio fantasioso
e pieno di allegria! Grazie
Caterina Guglielmana
A Natale abbiamo fatto il lavoretto
su un cartoncino, c’erano le renne
e la slitta.
È stato bello!!!!!
Silvia Rogantini
Mi è piaciuto molto e ho imparato
tante cose utili.
Grazie Virginia!!!
Martina Ruffatti
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Mi è piaciuto molto fare il lavoretto
di Natale!
Lo rifarei.
Giulia Mengolli
Ero l’unico maschio e quando ho
finito il mio lavoro ho aiutato le
bambine!
Abbiamo appeso il cartellone in
cucina ed è piaciuto a tutti.
Marcello
Mi è piaciuto tanto il lavoretto a
Natale! Lo rifaremo?
Camilla Sposetti
In biblioteca, in compagnia di
tanti bambini, mi sono divertita
molto a fare i lavoretti.
Grazie
Elisa Beretta
È stato bello e divertente decorare
tante farfalle, ognuno con la propria fantasia. Alla fine ho regalato il
lavoretto alla mia mamma e come
è arrivata a casa lo ha appeso in
cucina.
Alice
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Il nuovo rifugio all’Alpe Notaro
dal Consorzio Valle Bodengo
Lo scorso 31 agosto l’inaugurazione del nuovo rifugio dell’Alpe
Notaro, oltre 1900 mslm, ha visto la partecipazione di circa
150 persone: per molti di loro era la prima volta all’Alp di Nudée, come chiamata in dialetto gordonese. Alla presenza di
Sindaco, Vicesindaco e Presidente della Comunità Montana, e
con la benedizione del Parroco, si è festeggiata l’apertura con
un ricco pranzo tipico preparato dal Consorzio Valle Bodengo.
Il rifugio ha aperto dopo una ristrutturazione iniziata nel 2011,
che è stata finanziata dallaa Comunità Montana della Valchiavenna e dal Comune di Gordona, attraverso il progetto
INTERREG – Italia Svizzera. Il vecchio edificio, crollato quattro
anni fa sotto una forte nevicata, era solo casa del pastore che
affitta dal Comune sia questo che la cascina più a Valle. Ora,
in due ali separate, oltre allo spazio riservato al pastore, il
rifugio offre oltre 10 posti letto. Il rifugio rimane sempre aperto,
dalla primavera e fino a ottobre, salvo condizioni climatiche
particolarmente avverse e la gestione è affidata al Consorzio
L’Alp di Nudée
di Bruno De Agostini
L’alpe venne acquistato nel 1611 in 3 volte dalla chiesa di S.
Martino. Finora ho trovato solo due documenti inerenti l’acquisto con la speranza di trovarne anche il terzo. La chiesa
incaricò quattro persone per l’acquisto che furono: Guglielmo
Biavaschi console attuale di Gordona, Rigo Dell’Acqua di
Coloredo, Giovanni Ruzzalini di Scogli e Donato Battistessa
di Cimavilla. Il primo documento porta la data del 18 gennaio 1611 e venne acquistata la parte più cospicua per il
prezzo di 1950 lire moneta di Milano. I venditori furono tre
fratelli di Peglio, pieve di Gravedona, Giovan Pietro, Giovan
Andrea e Giovan Domenico Parache, gli ultimi due residenti
a Roma; Giovan Domenico doveva essere senz’altro un
notaio perché davanti al suo nome vi è il titolo di dottore.
Nei documenti è denominato “l’alpe dei fratelli Parache” ed
anche “l’alpe dei notai di Peglio”. Forse è per questo che
nel nostro dialetto fu chiamato “l’alp di Nudée”. Sempre nel
1611 il 9 febbraio ne venne acquistata un’altra porzione per
650 lire da Margarita Traversis di Livo vedova di Alessandro
Parache come tutrice del figlio Giovan Antonio. Sicuramente
venne completato in quel periodo l’acquisto dell’ultima parte
in quanto nel 1612 l’alpe venne dato in affitto a gente di
Gordona. Senza dubbio tutto l’alpeggio era in uno stato di
Valle Bodengo. Il rifugio dell’Alpe Notaro, che si trova a poche
centinaia di metri dal confine con la Svizzera, si raggiunge
da Corte Terza in circa due ore di cammino e proseguendo
per altri 30 minuti si arriva alla Bocchetta del Notaro, storico
passaggio per i contrabbandieri.
abbandono tant’è che al primo fittavolo venne imposta la
ricostruzione di tutti i fabbricati. Il documento recita così:
“S’affitta l’alpe di Nodée a Giovanni De Agostini e compagni
per 5 anni col patto che facciano alla prima corte una casa
di preda (sassi) coperta di piode de longhezza de braza 10
(un braccio equivale a 67cm) et larga braza 8 et alta braza
3. Una casa de roba all’Avert de longhezza de braza 10 et
larga braza 8 et sue soste de braza 15 per braza 8 il tutto
fatto di preda e coperta di piode”. Così come nel 1616 ai
nuovi fittavoli vennero imposte delle regole ben precise: “Si
affitta l’alpe di Nodée a Giacomo Scartaccini e compagni
col patto che gli si fitta l’erba ma non i boschi, salvo la legna
da brusar in detto alpe, siano tenuti a buttar fuori la grasa
(letame) per i pascoli, che siano tenuti a comodare la sua
parte di strada e l’alpe non lo possono affittare a forastieri
e siano tenuti a tenere bene li alogiamenti et bene lasciarli”.
All’inizio del ’700 fu costruita una cascina a metà tra la prima corte e l’Avert che chiamarono Stabinööf (cioè stabile
nuovo). Nei secoli successivi parecchie volte si dovette
intervenire per manutenzione ai fabbricati, ai crotti e alle
strade, ed anche in questi lavori si trovano delle notizie
curiose come nel 1775 quando Bernardo Pedretti detto
“Briatolo” alla scadenza del suo mandato come affittuario
portò via le porte di alcuni crotti asserendo che erano sue. Il
nuovo caricatore dell’alpe Eutichio De Agostini detto “Guera”
reclamò col comune, il consiglio comunale intimò al Pedretti
di rimetterle al loro posto in quanto i chiodi adoperati per
costruire le porte li aveva pagati il comune.
19
momentI
di Gordona
Novembre 2013
A dieci anni dalla sua scomparsa vogliamo qui ricordare Guido Ciabarri, che dalla morte nel
1969 del padre Felice proseguì nella meticolosa compilazione dei registri della Società di
mutuo soccorso di Gasperoni, antico quartiere gordonese un tempo chiamato Gasparoni.
Per oltre trent’anni Guido ha avuto il grande merito di mantenere viva la società, la cui fondazione si perde nei secoli passati e il cui consiglio è oggi presieduto da Sergio Ruffatti, il
quale svolge anche la funzione di cassiere ed è affiancato dai consiglieri Alfio Giampedraglia,
Simone Montemurro e Nicola Tavasci.
Come da tradizione la seconda o, talvolta, la terza domenica di gennaio si tiene l’assemblea
annuale dei soci che, nel rispetto dello statuto, devono risiedere a Gasperoni.
Le poche entrate della società sono relative all’affitto di terreni, tra cui delle “giavere”, e alla
vendita di legna da ardere tagliata nei boschi di proprietà. Ancora oggi la società, le cui finalità
sono benefiche, ogni anno fa celebrare nella chiesa parrocchiale di San Martino tre messe a
suffragio dei defunti del quartiere.
Per ripercorrerne la sua storia, di seguito si riporta una ricerca di Cristian Copes.
I frazionisti di Gasperoni
La chiesa di San
Martino a Gordona
verso la fine degli anni
venti del Novecento.
A sinistra è la
cappella dei Caduti
della Prima guerra
mondiale che verrà
demolita nel 1961
(archivio comunale di
Gordona).
La Società privata di
mutuo soccorso del quartiere
di Gasparoni a Gordona
Nacque nel 1875 da un legato a suffragio dei defunti
di Cristian Copes
Almeno dalla fine del Cinquecento il comune
di Gordona era costituito da quattro squadre,
ciascuna delle quali suddivisa in due quartieri:
della prima squadra facevano parte i quartieri di
Coloredo e Menarola, della seconda Cimavilla
e Gasparoni, della terza Ponte e Pendoglia e
della quarta Piazzoli e Scogli. Oltre al comune,
il cui consiglio era retto da un console eletto al
principio dell’anno, ciascun quartiere aveva dei
rappresentanti e teneva una contabilità separata. Dopo che nel 1756 Menarola divenne un
comune autonomo, Gordona non fu più suddivisa in squadre, ma nei sette rimanenti quartieri
di Coloredo, Cimavilla, Gasparoni, Ponte, Pendoglia, Piazzoli e Scogli. Più tardi questi ultimi
due si uniranno in un unico quartiere, detto di
Fondo o della Chiesa o di Piazzoli e Scogli.
20
momentI
di Gordona
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I beni del quartiere
di Gasparoni
Dalle entrate e uscite nella seconda metà del
Seicento riportate nei registri del quartiere di
Gasparoni risultano pagamenti agli scalpellini impegnati nel cantiere della nuova chiesa
parrocchiale di San Martino, tra i quali figura il
mastro ticinese Gaspare Aprile di Carona, che
scolpì i tre portali della facciata e le colonne
tra la navata centrale e le due laterali. Non
mancano le elargizioni ai poveri da parte del
quartiere dove, tra il 1841 e il 1856, era attivo
un luogo pio elemosiniere.
Come emerge in una lettera dell’Ufficio del registro di Chiavenna scritta l’8 ottobre del 1862,
gli enti morali a Gordona erano il comune,
le chiese di San Martino, di Santa Caterina,
dell’Immacolata, di Sant’Anna e di San Bernardo, la confraternita del Rosario, il luogo pio
elemosiniere, il legato dei defunti della parrocchia, il beneficio ecclesiastico dei defunti nella
chiesa di Coloredo, il beneficio parrocchiale
e quello – all’epoca vacante – del coadiutore
dell’arciprete.
Da una visura catastale fatta nel 1937 dal geometra Albino Tabacchi, nel 1853 diversi beni
immobili nel comune erano intestati al Legato
a suffragio dei defunti di patronato Gasparoni
nella parrocchiale. Tali beni passarono nel 1875
alla Società privata di mutuo soccorso del quartiere di Gasparoni, tuttora attiva.
Le proprietà consistevano in alcuni castagneti
in località alle Stallette, a Casletto presso la fattoria seicentesca della Cesura, a Fondallo, sul
pendio di Biésa a monte di Cimavilla, in località
alle Coste verso il torrente Boggia, al Mut di
Lénz, alla Rognosa e sotto Mottallo, oltre a un
castagneto con pascolo presso la casa Menöla
sopra Cimavilla, dei prati con selve a Vialunga
e vicino alla cappella di Vignate alla Derta, altri
prati ai Gualdi, presso la casa Svan, a Serta e
alle Giavere in fondo all’argine del fiume Mera,
tre campi non lontano dalla cappella di Serta,
un altro con alcune piante di castagne presso la
stalla dei Bini, una proprietà alla casa di Rocco
Giampedraglia, sei pascoli sotto le stalle dei
Tabacchi al Piano e un ronco poco distante
dall’abitazione dei Bara.
La statuto della Società
del quartiere
Sulla base del Legato istituzionale di beneficenza dei frazionisti di Gasparoni, il 26 dicembre
1903 fu redatto lo statuto dell’associazione,
suddiviso in 10 articoli. Nel merito, l’assemblea
annuale dei soci, cioè di tutti i capifamiglia del
quartiere di Gasparoni, si sarebbe dovuta tenere la seconda domenica di gennaio nell’abitazione del cassiere o in un altro luogo indicato
da quest’ultimo in accordo con i tre amministratori. Costoro rimanevano in carica tre anni e
alla fine del mandato sarebbero potuti essere
rieletti, mentre il cassiere terminava il proprio
ufficio col nuovo incanto dei beni fondiari.
Ciascun capofamiglia avrebbe dovuto votare
La quietanza rilasciata
il 15 marzo 1887
dall’arciprete di
Gordona Giovan
Battista Persenico al
quartiere di Gasparoni
per la celebrazione
di dodici messe
(archivio della Società
di mutuo soccorso di
Gasperoni).
21
momentI
di Gordona
Novembre 2013
L’interno della
cappella dei Caduti
con il soldato morente
in bronzo realizzato
nel 1928 dallo scultore
Carlo Peduzzi di
Schignano Intelvi, in
parte finanziato dal
quartiere di Gasparoni
(collezione Guido
Scaramellini).
22
il nuovo cassiere e i tre amministratori, tra i
cui compiti c’era anche quello di verificare se
nella frazione di Gasparoni vi fossero persone
bisognose di un sussidio da parte della società.
Per ciò, sarebbe stato sufficiente il consenso di
due dei tre amministratori e il cassiere avrebbe
potuto consegnare il denaro alla persona bisognosa solo in presenza di tutti e tre.
Naturalmente nell’assemblea annuale dei soci
gli amministratori avrebbero dovuto dare conto
della propria amministrazione e il cassiere doveva conservare tutti i carteggi e tenere la contabilità, dove venivano registrati i versamenti e
i pagamenti, comprese le tasse e la spesa per
far celebrare ogni anno nella chiesa parrocchiale di San Martino le messe a suffragio dei
defunti di Gasparoni. Queste si sarebbero dovute celebrare sul finire dell’anno, per poterne
stabilire il numero – in genere dodici – in base
alla somma disponibile. Nel caso di assenza
prolungata del cassiere da Gordona, questi
avrebbe dovuto consegnare la cassa e i conti
all’amministrazione.
A meno di grave impedimento, i capifamiglia
erano tenuti a intervenire all’assemblea annuale della società, così come ad adempiere
agli obblighi prescritti delle cariche rivestite.
All’assemblea non erano ammesse donne né
bambini di età inferiore ai 15 anni; in mancanza
del capofamiglia, si sarebbe potuto delegare
un’altra persona di fiducia sua e del quartiere.
I beni immobili della società erano affittati
ai soci i quali, una volta presa in locazione
la proprietà, non avrebbero potuto tagliare
o sradicare piante di alto fusto, tantomeno
boschi o parte di essi, senza l’autorizzazione
degli amministratori, i quali, comunque, erano
tenuti a ottenere il benestare dall’assemblea
dei soci.
Chi prendeva in affitto un terreno della società
era tenuto al suo mantenimento in buono stato
e, a sua volta, non avrebbe potuto affittarlo
a un’altra persona se non della frazione di
Gasparoni. Oltre ai beni immobili la società
possedeva una serie di macchinari e attrezzi
agricoli, tra cui un trebbiatoio, una pompa per
viti, una stadera e una mazza di ferro. Questi
oggetti erano a disposizione dei frazionisti, a
meno che non fossero stati assegnati all’incanto, e si potevano avere dal cassiere, che ne era
il depositario.
Senza il parere e il voto favorevole di tutti i capifamiglia gli amministratori non avrebbero potuto
versare né disporre denaro per la realizzazione
di opere pubbliche.
Lo statuto fu approvato il 10 gennaio 1904, alla
presenza di tutti e 34 i capifamiglia. I beni della
società si sarebbero dati in affitto ai frazionisti
di Gasparoni per sei anni, il tempo di durata in
carica del cassiere.
Alcune opere
della Società di Gasparoni
Tra le opere realizzate dalla Società, si ricorda
quella deliberata nell’assemblea del 9 gennaio
1927 dagli amministratori Pietro Dell’Anna,
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Luigi Balatti ed Egidio Gianoli, contribuendo
con 50 lire alla realizzazione della scultura del
soldato morente in bronzo per il monumento ai
Caduti di Gordona nella Prima guerra mondiale. Realizzata da Carlo Peduzzi di Schignano
Intelvi, la scultura fu collocata nella cappella
ed ex ossario sul sagrato della chiesa di San
Martino, che verrà demolita nel 1961, dopo che
31 anni prima il monumento era stato spostato,
affiancando al soldato un altro milite realizzato
dal medesimo scultore.
Nel 1928 la società pagò per un “giaverolo”,
cioè una derivazione d’acqua, dal fiume Mera
e per la celebrazione di sei messe diede 48 lire
e 10 centesimi a don Giovan Battista Raimondi,
già arciprete di Samolaco e, all’epoca, coadiutore dell’arciprete di Gordona Antonio Caspani.
Durante l’assemblea del 12 gennaio 1930 i
quindici capifamiglia presenti deliberarono
all’unanimità di dare alla fabbriceria della parrocchiale di San Martino 100 lire per i nuovi
banchi della chiesa di Cimavilla. L’8 marzo di
quello stesso anno, in un’assemblea straordinaria, i 21 capifamiglia intervenuti incaricarono
l’impresa edile Cassina di Bellagio di costruire
nel quartiere di Gasparoni tre fontane, oggi non
più esistenti. La prima sorgeva sotto la casa
di Pietro Lino Biavaschi, la seconda accanto
all’abitazione del mugnaio Giacomo Capelli, il
quale contribuì con 100 lire, e la terza in località
Monte Calvario, lungo l’odierna via Crotti di
Sopra e presso la cappella dei fratelli Fogliada, benedetta nel 1776 dall’arciprete Giovan
Battista Maria Pestalozzi a Selder.
Alla presenza degli amministratori Clemente
De Agostini, Giovanni e Giuseppe Dell’Anna
e di otto capifamiglia, nell’assemblea del 14
gennaio 1945 si decise di donare 1.000 lire
per l’abbellimento della chiesa parrocchiale di
San Martino. Si trattò della prosecuzione degli affreschi eseguiti dal pittore Carlo Morgari
di Torino, nonché delle decorazioni di Felice
Martinelli e gli stucchi di Dante Bianchi di Laglio
e dei fratelli Giuseppe e Francesco Comitti di
Brienno sul lago di Como.
* Si ringrazia dell’aiuto il prof. Guido Scaramellini
di Chiavenna e il signor Sergio Ruffatti di Gordona
per aver messo a disposizione la documentazione
relativa alla Società di Gasparoni e alla contabilità
del quartiere nella seconda metà del Seicento. Altri
documenti sono conservati presso l’archivio comunale di Gordona (ACG, Grazia, giustizia e culto,
cart. 35, fasc. 21).
Elenco redatto il 10 gennaio 1904 dei 34 capifamiglia
della Società privata di mutuo soccorso del quartiere dei Gasparoni in Gordona
Bara Antonio figlio del defunto Domenico
Battistessa Bernardo figlio del defunto Antonio
Battistessa Domenico figlio del defunto Battista
Battistessa Giovan Pietro figlio del defunto Bernardo
Biavaschi Battista figlio del defunto Giovan Pietro
Biavaschi Bernardino figlio di Battista
Biavaschi Bernardino figlio del defunto Battista
Biavaschi Facondo figlio del defunto Giovan Pietro
Biavaschi Giacomo figlio del defunto Giovan Pietro
Biavaschi Giovanni figlio del defunto Battista
Biavaschi Giovanni figlio del defunto Giovanni
Biavaschi Giovanni figlio del defunto Giovan Donato
Biavaschi Martino figlio del defunto Bernardino
Biavaschi Martino figlio del defunto Giovan Pietro
Biavaschi Pietro figlio del defunto Giovan Pietro
Colori Martino figlio del defunto Pietro
De Giambattista Battista figlio del defunto Andrea
Dell’Anna Domenico figlio del defunto Donato
Dell’Anna Giovanni
Dell’Anna Giovan Donato figlio del defunto Bernardino
Dell’Anna Pietro figlio del defunto Pietro
Fogliada Costante figlio di Domenico
Fogliada Costante figlio del defunto Pietro
Fogliada Domenico figlio di Domenico
Fogliada Domenico figlio del defunto Giovan Pietro
Fogliada Giovan Pietro figlio del defunto Giovanni
Giampedraglia Amadio figlio del defunto Lorenzo
Giampedraglia Rocco figlio del defunto Lorenzo
Gianoli Antonio
Gianoli Giovanni figlio del defunto Giovanni
Guglielmana Giacomo figlio del defunto Giacomo
Lombardini Domenico figlio del defunto Giovanni
Pedretti Giovanni
Tavasci Antonio figlio di Domenico
23
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Il lavatoio a Pendoglia
in località ai Raslée progettato
nel 1877 dall’ingegnere
Giuseppe Vanossi
Il progetto del lavatoio
a Pendoglia in località
ai Raslée, firmato nel
1877 dall’ingegnere
chiavennasco
Giuseppe Vanossi
(archivio comunale di
Gordona).
Egli progettò pure la fontana
con l’obelisco in piazza Rodolfo
Pestalozzi a Chiavenna
di Cristian Copes
Il 10 dicembre 1876 a Gordona il consiglio
comunale si riunì per discutere sulla “costruzione di alcune fontane e lavatoi, onde rendere
più salubre l’acqua pei bisogni del paese”,
evitando di lavare i panni sporchi nei canali.
Oltre al segretario comunale e maestro delle
scuole elementari Giovan Battista Geronimi
che stese il verbale, alla seduta intervennero
il sindaco Giuseppe Pelanconi e gli altri consiglieri Antonio e Domenico Battistessa, Battista
e Martino Biavaschi, Silvestro Capelli, Battista
De Agostini, Giovan Battista De Ponte, Martino Guglielmana, Giovanni Mazzina, Eutichio
Pedocchi, Giovanni e Silvestro Pedretti, Fran-
24
cesco e Giacomo Tavasci.
Il consiglio deliberò in favore della costruzione di
lavatoi pubblici in luoghi
che sarebbero stati stabiliti dalla giunta municipale
o da un’apposita commissione. Chi si fosse presentato per lavorare gratuitamente come manovale
a supporto dell’impresa
edile ogni giorno avrebbe
ricevuto polenta e formaggio, mentre in mancanza
di volontari la giunta municipale si sarebbe affidata
esclusivamente agli operai dell’impresa.
Uno di questi lavatoi fu
costruito nel quartiere di
Pendoglia in località ai
Raslée, la sponda che scende dai crotti di
Gordona. Fu scelto un terreno occupato da
tre castagni secolari, il cui legname sarebbe in
parte servito per realizzare le travi della tettoia
del lavatoio e in parte venduto per contribuire
al pagamento dell’opera. La tavola di progetto
con il computo metrico estimativo fu redatta il
18 ottobre 1877 dall’ingegnere chiavennasco
Giuseppe Vanossi e presentata per l’ottenimento del nulla osta al prefetto di Sondrio Francesco Zironi, assieme alla delibera del consiglio
comunale in cui si specificava con quali risorse
si avrebbe fatto fronte alla spesa.
Il Vanossi progettò un lavatoio lungo 8 m per
1,80 con due vasche profonde una cinquantina
di centimetri: la prima per lavare i panni e la
seconda per risciacquarli. Le lastre inclinate
dove strofinare gli indumenti sarebbero dovute
essere di beola e “lavorate a punta fine con
tondino”, mentre le facciate esterne dei muretti
sottostanti sarebbero state rifinite a raso pietra
momentI
di Gordona
Novembre 2013
in malta di calce e, in presenza dell’acqua,
quelle interne e le platee di entrambe le vasche
con cemento idraulico.
Intorno al lavatoio era previsto un pavimento in
selciato, costituito da ciottoli di fiume posati su
un fondo di sabbia, sotto il quale passava il tubo
di scolo. L’ingegnere firmò anche il progetto
della tettoia del lavatoio, poggiante su sei pilastri e a una falda sola, il cui manto di copertura
sarebbe dovuto essere in ardesia o “piòte” locali. Verrà ricostruita a due falde rivestite di tegole
negli anni sessanta del Novecento, quando si
sostituirono i vecchi pilastri con altrettanti in
cemento armato e, in corrispondenza di una
delle due testate del lavatoio, si collocò una
colonnina del medesimo materiale da cui, attraverso un tubo collegato a un rubinetto, usciva
l’acqua. Nel 1991 la lunghezza del lavatoio fu
ridotta per poter costruire una cabina dell’Enel,
tuttora in funzione, mentre in questi ultimi anni è
stata rifatta la colonnina da cui sgorga l’acqua,
rivestendola con della pietra a vista.
Giuseppe Vanossi progettò tanti altri lavori in
valle, tra cui la cappella della Madonna a Gallivaggio e la fontana con l’obelisco in granito
Sanfedelino in piazza Rodolfo Pestalozzi a
Chiavenna, la cui vasca in pietra ollàre è ben
più antica ed era già presente. Egli fece pure
degli studi sulle linee ferroviarie mai realizzate
dei valichi alpini dello Spluga, del Settimo e del
Maloja e a Gordona progettò anche la strada
carrozzabile tra le frazioni di Mondadizza e Coloredo e parte dell’attuale cimitero, realizzato
sotto la direzione del geometra Agostino Tabacchi e inaugurato nel 1900. Colgo l’occasione
per precisare che prima il camposanto sorgeva
accanto alla chiesa parrocchiale di San Martino
e fu ampliato dopo che il 20 dicembre 1641
il console di Gordona e sindaco della chiesa
Francesco Tavasci aveva acquistato per 500
lire un terreno comprendente un orto, diverse
piante da frutto e una vigna da Margherita
Taddei di Gordona, moglie del piurasco Nicolò
Crollalanza, all’epoca residenti a Chiavenna.
Con l’acquisto del terreno si poté pure allargare
una strada e ingrandire la parrocchiale, i cui
lavori di ampliamento sono ben descritti nella
monografia di Bruno De Agostini pubblicata
nel 1994.
Sempre a Gordona nella seconda metà dell’Ottocento Giuseppe Vanossi progettò il rifacimento degli argini del torrente Crezza, con le
relative scogliere a difesa delle sponde lungo
il corso d’acqua, il cui ponte era in legno. Verrà
travolto dall’alluvione dell’8 e 9 agosto 1951 e
ricostruito in cemento armato dall’impresa di
costruzioni Fausto Morani di Chiavenna sotto la
direzione del’ingegnere Luigi Smania del Genio
civile di Sondrio. I lavori iniziarono nel maggio
del 1953 e il 24 giugno dell’anno successivo si
tenne il collaudo e l’inaugurazione dell’opera,
alla quale intervenne l’ingegnere capo del Genio civile, la popolazione, il sindaco Giovanni
Pedretti e il suo vice, il maestro Antonio Tavasci, scomparso lo scorso 2 aprile.
* Documenti conservati presso l’archivio comunale di
Gordona e l’archivio di Stato di Sondrio: ACG, Lavori
pubblici, poste e telegrafi, edilizia, cart. 47, fasc. 2
e 4; cart. 48, fasc. 14 e 18; cart. 50, fasc. 8; cart.
54, fasc. 1; cart. 107, fasc. 1; cart. 156, fasc. 10-14;
ASSo, Notarile, cart. 4476, Francesco Costa.
Jean Baptiste Siméon
Chardin, La lavandaia,
olio su tela degli anni
trenta del Settecento
(Stoccolma, Museo
Nazionale).
Il lavatoio ai Raslée
oggi, con la cabina
dell’Enel entrata in
funzione nel settembre
del 1991.
25
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Un censimento del 1878 a
San Giacomo Filippo sui cavalli
di Gordona idonei per l’esercito
Un cavallo baio e, a
destra, un avelignese
all’agriturismo Pra
l’Ottavi di Gordona
nella primavera del
2013.
Tra i sette cavalli ritenuti idonei
tre appartenevano a Domenico
Tabacchi
di Cristian Copes
Uno dei due stemmi
settecenteschi del
cancelliere Domenico
Tabacchi, affrescato in
una sala del palazzo
Pretorio di Chiavenna.
26
Verso la fine dell’Ottocento in tutto il Regno
d’Italia si fecero diversi censimenti sui cavalli
e muli presenti nei vari comuni, giudicando
quali sarebbero stati idonei per i reggimenti
di cavalleria dell’esercito e requisiti nel caso
ce ne fosse stato bisogno. La
cavalleria dell’esercito italiano
aveva avuto origine da quella sabauda, organizzata nel
1668 nei reggimenti d’ordinanza Dragoni di sua altezza
e Dragoni di madama reale.
Il 22 marzo 1878 il prefetto di
Sondrio, avvocato Pietro Boggio, in una lettera indirizzata
al sindaco di Gordona Giovan
Battista Tabacchi lo pregava
di provvedere alla redazione
e pubblicazione dell’elenco
degli equini presenti nel comune, con nomi
e cognomi dei proprietari. Nove giorni dopo
il sindaco gli rispose di aver provveduto alla
pubblicazione dell’elenco, approvato dalla
deputazione provinciale e allegato alla missiva.
Fu stabilito che a San Giacomo Filippo un’apposita commissione avrebbe deciso l’idoneità o meno dei cavalli e muli. Il 4 giugno
il Tabacchi chiese al tenente e colonnello
Rubini, comandante del distretto militare di
Lecco, se si potesse cambiare il luogo, perché giudicato scomodo da raggiungere, ma
egli rispose che era stato scelto dal ministro
della guerra Giovanni Bruzzo, e che solo lui
avrebbe potuto cambiare sede. Presieduta
dal sindaco e dal comandante dei carabinieri
reali della sezione di Tirano Pietro De Battistis, nel comune all’imbocco della val San
Giacomo il 10 giugno la 38a commissione del
distretto militare giudicò gli equini provenienti
da Gordona. Su 75 cavalli ne furono considerati idonei sette, cinque da tiro e gli altri due
da sella. Quattro erano rispettivamente di
Agostino De Agostini, Luca Gatti, Giuseppe
Pelanconi e Giovan Antonio Tavasci e ben tre
di Domenico Tabacchi, il cui antenato – e suo
omonimo – nel Settecento aveva ricoperto la
carica di cancelliere del contado di Chiavenna.
Gli altri 68 cavalli appartenevano a Domenico, Donato,
due Giovan Donato e Pietro
Battistessa; Antonio, Giacomo, Giovanni e Martino
Biavaschi; Francesco Bini;
Giacomo Braga; Giovanni e
Giovan Battista Capelli; Antonio, Battista, Bernardo, due
Giovanni e Silvestro De Agostini; Giovan Battista Dolzadelli e fratelli; Francesco Pio
momentI
di Gordona
Novembre 2013
e Giovan Battista Ferrari; Martino
Fogliada; Agostino, Bernardino e
Giovan Battista Giampedraglia; Domenico e Giacomo Guglielmana,
oltre a un altro Domenico e ai suoi
fratelli; Giovanni e Antonio Mazzina e
ai fratelli di quest’ultimo; Giovan Antonio Morelli; Lorenzo Pedretti e a un
suo omonimo; Euticchio e Giovanni Pedocchi; Giovanni Scartaccini;
Battista e Domenico Tabacchi; Guglielmo Tabacchini e fratelli; Giovan
Antonio, Giovan Donato, Guglielmo
e Gaudenzio Tavasci, ai nipoti di
quest’ultimo e agli eredi di Filippo
De Agostini, Giacomo Mazzina e
Bernardino Biavaschi detto Dottore.
Dopo il censimento dei cavalli e muli
tenutosi a San Giacomo Filippo, il
3 ottobre 1882 l’assessore del comune di
Chiavenna e ingegnere Cesare Agustoni
informò il sindaco di Gordona Giovan Battista Tabacchi che un nuovo censimento si
sarebbe tenuto il 4 novembre di quello stesso
anno dalle ore 9 alle 16 in località Pratogiano.
Cinquant’anni dopo il cavallo di Samolaco,
discendente dalla razza che era stata introdotta nel 1502 dal maresciallo di Francia e
marchese di Vigevano Gian Giacomo Trivulzio nella propria fattoria tra Era e San Pietro,
fu incrociato con stalloni di Avelengo (Hafling) in provincia di Bolzano, motivo per cui
oggi l’equino dal mantello color champagne
è noto come avelignese (haflinger).
Nel Novecento furono molti i coscritti ventunenni di Gordona che per far festa raggiunsero Chiavenna con un carro trainato da due
cavalli, accompagnati dal suono di una fisarmonica, dei campanacci e degli immancabili
corni. Ciò accadde fino al principio degli anni
sessanta quando, al posto degli animali, si
cominciò a utilizzare il trattore.
I coscritti maschi di
Gordona del 1923,
giunti nel 1944 con un
carro trainato da due
cavalli sul viale della
stazione ferroviaria di
Chiavenna.
* Documenti conservati presso l’archivio comunale
di Gordona: ACG, Leva e truppe, cart. 38, fasc. 26;
cart. 39, fasc. 6.
Elenco dei 7 cavalli di Gordona considerati idonei per l’esercito nel 1878
Cavallo
Proprietario
Femmina baia scura da tiro di 6 anni
altezza al garrese 1.45 m
Agostino De Agostini
figlio del defunto Giovanni
Femmina baia da tiro di 6 anni
altezza al garrese 1.44 m
Luca Gatti
figlio del defunto Giovan Antonio
Femmina baia da sella di 6 anni
altezza al garrese 1.47 m
Giuseppe Pelanconi
figlio di Lorenzo
Femmina baia da tiro di 10 anni
altezza al garrese 1.54 m
Femmina moretta da tiro di 10 anni
altezza al garrese 1.44 m
Domenico Tabacchi
figlio di Costante
Femmina grigia da tiro di 10 anni
altezza al garrese 1.45 m
Maschio sauro da sella di 4 anni
altezza al garrese 1.46 m
Giovan Antonio Tavasci
figlio del defunto Giuseppe
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momentI
di Gordona
Novembre 2013
Novembre 1913:
“La marcia della cooperazione
in Provincia di Sondrio”
Dalla rivista mensile “Rezia Agricola e Zootecnica” datata Novembre
1913 è stato rintracciato un articolo molto interessante riguardante la
nascita della nostra latteria sociale.
di L. R.
Proviamo ad immaginare la
realtà agricola di Gordona
prima della costruzione della latteria: in ogni singola famiglia (o gruppi di famiglie)
si effettuava la caseificazione del proprio latte, sicuramente non in locali appositi
ed in condizioni igieniche
che oggi farebbero rabbrividire i funzionari dell’ASL
e non solo...
Con l’avvio della latteria
si sono così ottenuti notevoli benefici economici in
quanto la nuova struttura ha
permesso di poter “casare”
in locali opportunamente
attrezzati con un sicuro miglioramento della qualità del
formaggio e del burro prodotti, lasciando inoltre più
tempo a disposizione per il
lavoro in stalla, nei prati o
nella vigna.
Come riporta l’articolo della
“Rezia” pensiamo a come
è stato lungimirante chi, oltre un secolo fa, ha speso
28
momentI
di Gordona
Novembre 2013
energie e risorse per realizzare il “fabbricato
agricolo più vasto della Provincia”.
Si parla tanto di crisi e di come uscirne attraverso la sussidiarietà, la cooperazione ed
altre belle parole, ma nei fatti possiamo dire
di essere altrettanto lungimiranti?
La dismissione della “mulinencĥia”, passata
sotto silenzio nei decenni passati è o non è
stata un grave danno per la latteria e per tutta
la comunità di Gordona?
29
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Vita nostra
Proseguiamo la rilettura dei bollettini parrocchiali Vita nostra:
i contenuti rievocano ricordi, svelano episodi inediti, e stimolano il
dibattito su temi che si dimostrano sempre attuali.
Lo scorso anno abbiamo presentato il primo numero
del bollettino Vita nostra pubblicato nell’aprile 1936.
Attraverso quelle rubriche di vita parrocchiale, di storia
della Chiesa, di riflessioni e enfatici ammonimenti,
abbiamo rivissuto il clima che caratterizzò la vita di
quegli anni a Gordona, e più in generale in Italia.
Riprendiamo la lettura (per maggior chiarezza abbiamo evidenziato con colori diversi le parti scritte
da arciprete e/o prevosto da quelle comuni a tutta la
diocesi).
- Maggio 1936: Compare su questo secondo numero
del bollettino la pubblicità. Dal mese di giugno e per
tutti i mesi estivi, il prevosto don Battista Tavasci torna
a risiedere nella canonica a Bodengo dopo alcuni anni
di assenza. Vita Nostra raggiunge i gordonesi lontani,
quelli emigrati in America e i soldati impegnati nel Corno d’Africa a seguito dell’invasione italiana dell’Etiopia
30
in Africa Orientale. Emergono in maniera evidente il
patriottismo e il sentimento popolare influenzati dalla
propaganda del regime.
Quello stesso regime, tanto osannato in questi scritti,
che pochi anni più tardi metterà a repentaglio le vite
dei due parroci: Don Michele sarà vittima di percosse per mano di una squadriglia di Brigate Nere, don
Battista verrà deportato a Dachau e destinato ai lavori
forzati.
FINALMENTE VIENE LA MESSA ANCHE A
BODENGO
….pensate un po’ quanto più sconcertata veniva
a trovarsi la povera gente in tanti anni in cui tutta
la Valle rimase senza alcuna assistenza del Sacerdote.
Tutti i giorni erano uniformemente uguali; e quanti
perdevano persino la nozione dei tempi. “Non si sa
neppur più quando è domenica” si sentiva ripetere
le tante volte e per cercare di convincersi nelle feste
più belle si voleva talvolta darsene l’illusione col
suono delle campane di S. Bernardo ma… a vuoto.
Fu appunto in considerazione di tale necessità di
dare ma tanta gente la comodità e la gioia di sentirsi cristiani anche nel triste e necessario abbandono dei mesi estivi, che la Fratellanza di Napoli “a
mezzo dei suoi incaricati in patria nella stua della
casa Arcipretale, l’anno1791 allì 16 Marzo, giorno di
Mercoledì”, si impegnò con atto pubblico del notaio
Giovanni Giuseppe Peducchi di mantenere a proprie spese un Sacerdote appositamente incaricato
del servizio religioso a Bodengo con “uno stipendio
annuo di 100 filippi da parpagliole 56 per cadaun
filippo per cadaun anno, scodibili presso li Messi
delle anzidette tre Cassette di Napoli, come si fa per
il Cappellano dell’Immacolata a Cimavilla”. Avevano
ben motivo l’Arciprete di allora ed i rappresentanti
della vicinanza di S. Bernardo, sigg. Capelli e Pedretti, di ringraziare la fratellanza di Napoli come
nota alla fine lo stesso atto notarile.
Ora finalmente, con o senza i 100 filippi delle tre
cassette, il Sacerdote c’è a Bodengo, e la Domenica ritorna Domenica anche per quelli sparsi a
corona attorno alla chiesa di S. Bernardo. Quello
che importa adesso è che le tre campane squillanti,
anche se il campanile è pendente, non suonino più
a vuoto e per nessuno.
momentI
di Gordona
Novembre 2013
L’IDEA CAMMINA…
Vita Nostra?... Eccovi dei fatti: più di 130 famiglie
già abbonate dopo il primo numero, e non mancano
i sostenitori, di cui daremo l’elenco. Giovani soldati
intelligenti che domandano un abbonamento individuale “…non attendo che Vita nostra; quel giorno
che mi arriva mi illudo di essere in famiglia, tra i
compagni”, come scrive uno che soffre di nostalgia.
“Rivivo gli anni della mia fanciullezza, rivedendo
sulla copertina la mia Chiesa di S. Martino…” si
affrettano a scriverci dagli Stati Uniti. Poveri emigrati, quanto bene farà loro ricevere mensilmente
il Bollettino Parrocchiale! Si riduce la distanza che
li separa, ricordano meglio la famiglia, si ravvivano
i vincoli di affetto. Sentite infine cosa ci scrive da
Udine l’Avv. Prof. Biavaschi e poi diteci voi se non
è il caso di stamparne ancora un altro!.. “Congratulazioni vivissime per la bella e santa iniziativa!
Ben di cuore mando l’abbonamento per me e per
mio fratello Martino, come da assegno qui accluso.
Farà certo del bene sia a quelli che si trovano in
patria o emigrati nelle Americhe o che andranno sui
monti nella prossima stagione estiva. Tornerà pure
grandemente accetto anche valorosi compaesani
in A. O. per compiere il proprio dovere ed a quanti
hanno caro il paesello nativo. Che il Signore benedica quindi la provvida idea…”.
DA MALLES A MOGADISCIO
In linea d’area sono parecchie migliaia di chilometri, ma, tolta una volta la striscia di Sudan inglese
che divide il deserto Libico dall’Eritrea, il tricolore
vi domina sovrano dovunque e questo per merito
anche dei soldati Gordonesi. Ne abbiamo un po’ dovunque e in ogni arma. Se il Ministro della Guerra,
quando manda in congedo i soldati, permettesse
loro non solo di portarvi la divisa estiva ma anche
le armi, io darei pieno affidamento, in caso di necessità di guerra, che i vari chilometri di frontiera
nostra dalla bocchetta di Ala al passo dell’Orso sul
Notaro rimarrebbero inviolabili a qualsiasi attacco.
In capo, è naturale, troviamo gli Alpini; seguono, per
numero, i Legionari, la Fanteria in minoranza; non
manca l’Artiglieria e da montagna e d’Armata. In
caso di un invasione dal nostro confine piazzerei ad
esempio la prima a Gandaiole, la seconda alla Brusada, così non pagheremmo neppure l’affitto per
baraccamenti. Per i viveri ora non ci mancherebbe
la sussistenza. Piuttosto sodati del Genio non ce
ne sono, ma appena di nome: minatori provetti non
mancano e i pontieri li vedrete all’opera, e presto,
in un opera maestosa quale minaccia di essere il
ponte sospeso sul Vallone. Non parlatemi poi di
aviatori perché ve ne sono due soltanto, è vero,
ma con tanto spirito di corpo ed amore alla propria
piccola patria che ne valgono 50. Avremmo persino
elementi sufficienti per costituire una fanfara alpina!
Ma la guerra è guerra, anche se capitasse in casa
propria, e se per disgrazia vi fosse qualche ferito?
Niente paura uno del 10 sta facendo la pratica in
Somalia e ritornerà presto perché delle classi anziane. Ma se la ferita fosse grave? Forse che manca
nel piccolo esercito di Gordona il Cappellano militare? Di quelli poi che piace comandare, dal caporale
in su ne abbiamo 100…
Ora lasciamo parlare i soldati stessi e sentirete. E
cominciamo dai primi. Dal lago Ascianghi ci scrivono due nostri Alpini indivisibili: “…Graditissime ci
furono quelle immagini da lei mandate. Noi finora
abbiamo avuto una salute di ferro…in questa Africa
abitata da gente barbara che non temono la morte.
Durante il combattimento vengono sotto a prendere
la canna della mitraglia, ma nel combattimento di
Abbi Addi ce l’abbiamo data noi Alpini la biada. Tre
giorni di lotta con pochissimi morti e feriti mentre
invece il sangue Abissino scorreva a ruscelli…”.
Sentite ora un padre di famiglia che è legionario e
ci scrive da Uogorò: “…Lontano dalla Patria e dai
miei cari, sento più forte in me la Fede Cristiana
che ho sempre professato. Compio serenamente
il mio dovere di Italiano e di Fascista, tanto più che
tale dovere coincide con quello di buon Cristiano.
Se Iddio vuole, e grazie al genio del nostro Duce, la
vittoria arriderà presto alle nostre armi incivilitrici e
potrò così venire a porgerle personalmente…”. Fate
passare i nostri fanti sotto l’arco di Tito si diceva
nel 18 e si deve ripetere nel 36. Umili ma valorosi.
(Seguono indirizzi per scrivere ai militari)
Nel 1936 Eva era ancora l’unica imputata di tutti i mali
dell’umanità. Essendo morta da tempo, le sue figlie
continuavano a ereditarne le colpe.
UN’ARMA POTENTISSIMA
Per strappare Iddio all’umana coscienza, molti delitti sono stati ideati e commessi. Scienza, filosofia,
storia menzognera, letteratura, stampa, incisioni,
teatri.
Tutti questi mezzi di distruzione e di propaganda si
sono coalizzati per distruggere la fede, pervertire
il senso morale, abituare gli occhi e le orecchie a
scene ripugnanti, permettendo così di proclamare
il culto unico della libera ragione.
Ma lo spirito del male pensava di non aver ancora
raggiunto interamente il suo scopo, fino a che la
donna, colei che per natura ed essenza è la protettrice e la custode della famiglia, non fosse contaminata in massa, e che un veleno deleterio non
avesse compenetrato il suo essere in tutti i modi.
Molte diffidavano ancora del romanzo cattivo, fug-
31
momentI
di Gordona
Novembre 2013
givano i teatri pervertitori, ignoravano le negazioni
della scienza. Bisognava cercare una trappola più
accessibile.
E fu trovata: la moda.
Ecco l’arma che servì ai distruttori delle nostre forze
morali.
Ecco l’abile manovra che riuscì a trascinare il nostro
debole sesso in eccentricità che sorpassano ormai
ogni misura, ferendo, senza il minimo scrupolo, la
morale più elementare e più indulgente, e confondendo le donne oneste con le altre.
Nessuno può misurare il danno morale che si diffonde con la moda indecente.
- Giugno 1936: in seguito al reinsediamento del prevosto in canonica a Bodengo nascono nuove esigenze
economiche. Per sopperire alle difficoltà il parroco
suggerisce la soluzione.
UNA FABBRICERIA IN … LIQUIDAZIONE
Sicuro. È quella di Bodengo e non è un mistero.
Un po’ di denaro messo insieme durante la vacanza
ha dovuto servire per i restauri della casa del Vicario
e non sono ultimati. Mi spiego: i denari si son finiti
ma i restauri no, perché sono rimasti i pavimenti
rosi dal tarlo.
Domandate un po’ al Sig. Prevosto di chi era quella
gamba che un bel giorno, stando a pianterreno,
si vedeva penzolare dal soffitto. Per fortuna che
è giovane e le ossa sono buone! Fosse stato un
Comasco? Ritirava in buon ordine la gamba e via
terrorizzato senza più voltarsi indietro. Lui invece
la usa ancora per salire e scendere da Bodengo.
A proposito non vi sarebbero otto o dieci pini in
valle? Vi permetterei di lavorarli alla festa e poi la
teleferica… la pago io, sapete che ho il conto corrente con Lusardi e compagni.
Fatte le dette spese, la Fabbriceria non può fare
assegnamento che sulle rendite solite di 30-50 anni
fa e non crediate che l’ufficio amministrativo abbia
il potere di aumentarle.
Ora comprare l’olio per la lampada per quattro mesi
e mezzo, la cera non la regalano, un po’ di stipendio da darsi al sagrestano (nonostante che il buon
Pepign, segrista a vita, non sia un ebreo); aggiungete qualche riparazione immancabile ai fabbricati,
ai paramenti e per completare un po’ di tasse e
poi ognun vede che la Veneranda Fabbriceria di
Bodengo è molto più in pericolo del… campanile.
UNA PROPOSTA DA REALIZZARE
Io credo di poter spiegare in questo modo l’apatia
che circonda la Chiesa di S. Bernardo (e non solo
quella); non costa nessun sacrificio e quindi non
si ama.
32
I vecchi e i giovani del seicento e del settecento
l’amavano, perché ci costava tanti sacrifici! L’avevano edificata, arredata; costruito un campanile
guardando più in alto che in basso (ma ciò non
toglie nulla alla loro grande fede), comperarono tre
campane (e quanti filippi e blozzeri per averle con
quel suono argentino). Vi aggiunsero una casa,
l’arredarono come meglio poterono, costruirono un
Cimitero, prepararono una rendita sufficiente alla
Chiesa per allora. Ecco perché, quando scendendo in Ottobre, si volgevano un istante a salutare il
campanile e la Chiesa, si commovevano fino alle
lagrime: lasciavano un po’ di loro stessi tra quelle
mura!
Ed ecco finalmente la proposta da realizzare. Studiata, meditata, ora la lanciamo con tutta sicurezza
che diverrà un fatto compiuto.
Il latte che si mungerà la sera del 12 e la mattina del
13 Giugno in tutta la Valle sarà caserato a beneficio
della Chiesa di S. Bernardo per supplire alle maggiori spese inerenti al ripristinato sevizio religioso.
Così sono salve le proporzioni: chi più ha più dà.
Appositi incaricati raccoglieranno il latte nei monti:
tre o quattro a Bodengo, uno o due per Pra’ Pincee
e Brusada, uno per Monte Garzelli e Valla Scura,
uno per Bedolina e uno per Barzena. Alle ore 9
del 13 Giugno, festa di S. Antonio, il Sig. Prevosto
canterà Messa e darà la benedizione per i bisogni
degli offerenti. Vi assicuro che non vi sarete mai
trovati tanto bene in quella Chiesa, che comincerà
ad essere proprio vostra.
Vorrei avere anch’io 10 mucche, e darci il latte di
una settimana!
Ritroviamo la Meneghina di Camenign, la Meneghina
“de la meneštra de l’asilu” a cui avevano dedicato un
mese del Bon èn 2012.
LA MENEGHINA
Ce ne sono tante donne in parrocchia con questo
nome, ma per distinguerle al nome bisogna aggiungere il casato.
La Meneghina, pura e semplice, senza altre aggiunte sottintesi, era solo lei.
E come lo portava bene questo nome. Domenica
= del Signore.
E fu realmente tutta di Dio. Tanto di Dio che (è un
semplice caso strano ed unico) se tu guardi il registro
parrocchiale, di lei ti ricorda appena la data del Battesimo, il 31 Marzo 1860, e non quello della nascita.
Diceva spesso di essere una persona inutile, e forse alcuno anche lo pensava, ma ora che non c’è più
se ne sente la mancanza e si misura il vuoto che
ha lasciato. Fu definita alla sua morte una di quelle
anime umili e semplici che passano in silenzio sulla
momentI
di Gordona
Novembre 2013
scena del mondo, ma lasciano dietro di sé una scia
luminosa di bene.
Eminentemente anima eucaristica, doveva sentire
in modo sublime l’attrazione del Tabernacolo perché le ore in Chiesa non le contava ed anche gli
acciacchi della vecchiaia sembrava non li sentisse
più quando vi si trovava. E dalle sue ininterrotte
Comunioni, e dalle lunghe visite ne derivava quel
sensus Christi, quel sapore di Cristo che poteva rilevare in lei chiunque chiunque avesse avuto modo
di avvicinarla.
I bambini dell’Asilo e delle prime classi catechistiche, nella loro innocenza, dovevano sentire un
attrazione speciale perché le si stringevano attorno, pendevano dalle sue labbra, si trovavano tanto
bene con lei.
Ed ella si trovava bene con loro, era proprio al suo
giusto posto. Ma se i bambini erano la sua corona ed avevano le sue preferenze non trascurava
i grandi.
Te la vedevi comparire in Chiesa ora con sotto il
braccio la Burtulina, ritornata bambina nella persona e non solo; ora con la povera Costanta o con
altre persone deficienti di corpo o di mente o di
volontà. Le persuadeva, le preparava ed era felice
quando le osservava alla balaustra. Per il paese
passar la Meneghina era come passasse il prete.
La vedevano gironzolare giù in fondo alle ultime
case, o su vicino all’Immacolata, o trascinarsi malamente fino a Coloredo? “Meneghina c’è qualche
ammalato?” La cosa era tanto naturale! Nessuno
o quasi prendeva il via per l’altro mondo senza una
buona parola di quell’umile donna. E di anima in tal
modo ne ha salvate più di una.
Oh lei non pensava neppur lontanamente che la
presenza del prete potesse tornar sgradita o anche
spaventare qualcuno. Piuttosto si era spaventata
lei, buona donna, quando si sollevò quell’insana
ribellione, voluta da pochi tristi, e assecondata purtroppo dai più, ed il prete fu tolto fino a resipiscenza. Allora si c’era da spaventarsi, da piangere, da
pregare e da allora la Meneghina si votò tutta per
rendere più fecondo il ministero del Sacerdote tra
le rovine disseminate in cinque tristi anni di anarchia religiosa. Il 22 Maggio scorso di buon mattino
ritorna dalla Chiesa con Gesù nel cuore, si siede
al fuoco (sfinita come sempre da tempo) per prepararsi qualche cosa prima di andare tra i bimbi. È
l’ora sua. Lo Sposo giunge proprio allora e la trova
pronta. Era del numero delle prudenti.
La fiaccola della sua lampada dava una fiamma
viva, l’olio era buono ed abbondante… sprizzò
luce nella Parrocchiale la mattina del 24 ai funerali trionfali. E la terra della sua tomba non la può
estinguere.
ROVISTANDO IN ARCHIVIO
Vanta Gordona de’ suoi, che occuparono delle prime
cariche del Contado sì tra gli Ecclesiastici come un
Romero Biavaschi, Arciprete di Chiavenna, nel1378
ecc.;sì anche tra i secolari come un Barone Tavassi
in Napoli, un Capitano Carlo Tabacchi in Olanda.
In questa comunità, poi, dacchè risplende il vero
lume del Vangelo, allignò si bene la Cattolica Fede,
che, in tanta varietà de’ tempi, in tanti perigliosi cimenti, ed in tanta perversità del mondo, fu sempre
la sola abbracciata, sostenuta e difesa, cosichè, se
poterono gli errori metter piede in buona parte della
Rezia Dominante ed in alcuni luoghi del Contado,
non lo poterono in Gordona neppure nella perversione di un solo, grazie e gloria del Sommo Dio.
Portati dal vero spirito del Vangelo ebbe Gordona
un buon numero di Sacerdoti patrizi in ogni tempo anche più remoto, singolarmente delle famiglie
Mazzina, De’ Righi, Taddei, Brocchi, Tabacchi, Tavassi, Pedocchi, Biavaschi, Balatti, Giampedraglia,
De Giambattista, Micheroli Battistessa, De Agostini,
Schenardi, de quali molti religiosi claustrali, massime in Napoli, ed ultimamente un padre Andrea
di Gordona, Predicatore dei Minori Riformati di S.
Franco, e confessore de più ragguardevoli mona-
33
momentI
di Gordona
Novembre 2013
steri di Monache di Napoli, un Chierico Gianbatta
da Gordona ora studente Capuccino nella Provincia di Milano ambedue della Famiglia De Agostino,
non dovendosi obbliare la singolare dottrina del Prè
Lorenzo Tavassi, morto nel 1754, nel ministero di
Istruttore ed approvatore di confessori di Confessori
in Napoli sotto l’ Em.mo Car.le arcivescovo Spinelli,
non essendo per anche nell’età di trent’anni.
A. O. I. (Africa Orientale Italiana)
5 Maggio - Il Maresciallo Badoglio mi telegrafa:
Oggi 5 Maggio alle ore 16 alla testa delle truppe
vittoriose sono entrato in Addis Abeba. La guerra
è finita. La pace è ristabilita.
9 Maggio - …I territori e le genti che appartenevano
all’Impero di Etiopia sono posti sotto la sovranità
piena ed intera del Regno d’Italia. Il titolo di Imperatore di Etiopia viene assunto per sé e per i suoi
successori dal Re d’Italia.
24 Maggio - Camerati combattenti vi domando:
abbiamo tirato diritto sin qui?...Oggi 24 Maggio vi
dichiaro che faremo altrettanto nel futuro!
Questi periodi dei vari discorsi di S.E. il Capo del
Governo alla radio hanno provocato anche da noi
un ondata di entusiasmo patriottico. La funzione
tenuta in Chiesa la sera stessa del cinque Maggio
era un ringraziamento a Dio per la pace e la vittoria
ottenute ed una preghiera perché non manchi mai
la sua assistenza su Chi guida la nostra Patria ai
destini segnati dalla Provvidenza.
A quasi ottant’anni di distanza non riusciamo a non
rabbrividire leggendo i consigli dati in materia di
educazione dei figli attraverso parole durissime impregnate di pregiudizio e amarezza. Il dovere che
muove i soldati in Africa e la milizia fascista nelle
spedizioni punitive, che chiede alle madri molti figli e
sfila le fedi d’oro dalle loro mani ha la precedenza su
qualsiasi altro sentimento. In queste pagine riportate
troviamo solo una volta la parola amore, ed è riferita
alla patria!
PER LE MADRI
LA CORREZIONE - Oltre la vigilanza , i genitori devono usare verso i figli la correzione, e ove occorra,
anche il castigo. Non c’è dovere più raccomandato
di questo dallo Spirito Santo.
“Chi ama suo figlio, non gli risparmia la sferza…
Non bisogna scarseggiare coi figli il castigo”.
I figli sono come tenere piante che si lasciano piegare da ogni lato e pigliano quella direzione che si
dà loro. Quando vedete spuntare in loro qualche
vizio, qualche piega un po’ storta, bisogna raddrizzarli subito per mezzo della correzione. Essa è necessaria, come è necessario il freno al cavallo, il
34
pungolo al bue.
Quei genitori che non usano la correzione verso il
loro figli, e a tempo opportuno e nella giusta misura anche il castigo, sebbene possa sembrare che
li amino, in realtà però li odiano e sono i più fieri
nemici del loro bene. È stoltezza dire: “i nostri figli
sono ancora ragazzi; quando avranno maggiore
intelligenza si correggeranno da sé…”
Adesso sono piccole bugie, quelle dei vostri figli;
ma un giorno, queste bugie diventeranno inganni,
frodi, falsità. Adesso sono i piccoli furti, ma se non li
correggerete, questi furti a suo tempo si cambieranno in mancanze gravi di coscienza, in ladronecci, in
usure. Adesso sono rabbiette, malignità, intolleranze; ma a suo tempo saranno trasporti d’ira, risse,
odi, violenze. Adesso, sono parole improprie; ma
più tardi saranno bestemmie, imprecazioni, maledizioni…
La semenza del vizio è una triste semenza che se
arriva a metter radici in un giovane cuore, andrà
sempre crescendo e porterà un giorno i suoi frutti,
inesorabilmente.
Ci pensate, madri?
- Luglio 1936: torna il dito puntato sul genere femminile; a seguire la cronaca locale degli avvenimenti del
mese di giugno e nuovi suggerimenti sull’educazione
dei figli.
SOLLEONE
….al fanciullo si deve il massimo riguardo, dicevano
i pagani.
E le più grandicelle? A scuola, ad ogni classe che
avanzano, si cambiano i libri perché l’intelligenza si
sviluppa; e perché non si cambiano, o perlomeno
non s’allungano le vesti, dal momento che crescono
dai 5 agli 8 centimetri all’anno? E le più grandi, le
madrine?
Nell’alta società una volta si costumava portare i
guanti non infilati nelle mani, ma stretti in pugno.
Da noi vi è una moda tutta diversa. Andando e ritornando dalla campagna, in mano si portano le calze.
Ridete? Eppure è così.
Ce ne sono certune che con le vesti succinte, su
e giù dai carri, nei campi, in bicicletta, sembra vogliano disperatamente conservarsi bambine; però,
diceva quel galantuomo, bambine soltanto nei vestiti e nel … buon senso! Io credo che la modestia
cristiana debba essere una virtù anche estiva.
Non parliamo poi di quelle poche, leggere, leggere
come farfalle, che ci tengono a presentarsi sbracciate e scolacciate.
Sarei tentato di leggervi S. Cipriano, che, quale
vescovo di Cartagine in Tunisia, parlava a quelle
di laggiù.
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Ne sentireste di carine. Ma esse sono moderne e
emancipate per giunta.
Papini dice che le donne moderne, aprono gli occhi
appena a quarant’anni. Ed alla ragazza emancipata
non s’insegna. È ribelle. E sta bene!
Imparerà da sé.
RITMO PARROCCHIALE
- La festa del Corpo del Signore si è svolta l’11
Giugno in Parrocchia colla massima solennità.
Intervenne, come è tradizione, il Parroco di Menarola, impossibilitato il Prevosto di Mese scese
il Prevosto da Bodengo in modo da poter cantare
la S. Messa solenne. Le vie furono pulite e ornate
nel modo tradizionale e, in alcuni tratti, con vero
gusto. Il corpo musicale condecorò lodevolmente
le funzioni. Ottima cosa fu l’adorazione continua
dei fedeli a Gesù esposto, nell’intervallo tra le funzioni del marrino e quelle pomeridiane.
- A Bodengo il Corpus Domini si celebrò la Domenica 14 con minor splendore ma non con minore
devozione. L’entusiasmo e l’interessamento insolito dei fedeli numerosissimi (era più che piena la
chiesa) il tempo sereno, la profusione dei fiori (e
non erano soltanto le umili margherite e i selvaggi
rododendri locali!) L’allegria delle campane, la novità di Gesù passante attraverso le povere strade
di Bodengo, contribuirono a fare della festa una
celebrazione molto sentita.
- La proposta per la raccolta del latte in val Bodengo a favore della chiesa di S. Bernardo ebbe una
rispondenza totalitaria e a Bodengo e (devo dire:
soprattutto?) nei Monti.
Kg. 35 di burro e quindici forme (tra grandi e piccole) di formaggio.
Si vede, in fin dei conti, che l’idea è stata compresa
e anche la nostra gente non demerita una certa
fama di generosità.
S. Antonio, in occasione della cui festa è stata fatta
la raccolta, non potrà che benedire gli offerenti.
- Colla metà di Giugno (a Coloredo colla fine di
Maggio) sono terminate le scuole. Capriole di
bimbi, respiro di maestre, punto interrogativo di
genitori sulla promozione o sulla bocciatura.
Un annata un po’ scombussolata fu la scorsa. Quella benedetta Africa!...
Non dimenticate però i libri ragazzi. A ottobre sarebbero guai.
In parrocchia rimangono ormai solo i strilli delle
rondini, senza più quelli dei bimbi, che finiscono
ora di prendere il volo per l’alto.
- Col 25 Giugno anche la latteria si chiude. Il casaro
è ormai ozioso; si fanno gli ultimi pani di burro; il
reparto delle conche è deserto. Dopo tanto lavoro
è pur giunta una sosta.
PER LE MADRI
CORREZIONE E CASTIGO
Come si deve usare la Correzione? Essa deve essere sempre giusta, imparziale, serena.
Giusta: cioè proporzionata all’età, alla natura della
colpa e anche all’indole dei figli.
Vi sono nei giovani certe mancanze che potrebbero chiamarsi di fragilità, come correre, saltare,
rompere, insudiciarsi ed altre simili ragazzate. E
ve ne sono altre piene di malizia, come battersi
coi compagni, vendicarsi delle ingiurie, commettere delle immodestie, pronunciar bestemmie ecc.
Se si tratta delle prime il più delle volte conviene passarvi sopra, o castigare leggermente. Se
si tratta invece di colpe di malizia, allora bisogna
aggravar la mano e ricorrere anche al castigo per
sradicare il vizio. Sbagliano quindi quei genitori che
per sciocchezze da nulla si adirano, strepitano, castigano severamente e poi forse passano sopra alle
cose più gravi.
La correzione deve essere imparziale.
Avviene spesso che i genitori sentano un predilezione speciale per qualche figlio, al quale usano
tutte le attenzioni e lasciano passar tutto, mentre
per gli altri non hanno che rimproveri e castighi.
Tal modo di agire non può produrre che funeste
conseguenze. La tragica scena che avvenne nella
casa di Giacobbe, per causa della predilezione che
nutriva per il figlio Giuseppe, è un esempio che
vale per tutti.
La correzione poi dev’essere serena, cioè fatta con
calma senza lasciarsi trascinare dalla collera, senza
alzar troppo la voce e mandare imprecazioni. Ci
sono alcuni che per un inezia da nulla montano
sulle furie, prorompono in parolacce, in bestemmie,
che pare la fine del mondo.
Questo non è il modo di farsi ascoltare, è invece il
modo di farsi perdere il rispetto.
Com’è bello quando in una casa basta una parola,
un occhiata per ridurre un figlio al dovere!
Quanto è eloquente un occhiata di un padre che
sa farsi rispettare!
E la parola di una madre che sa andare al cuore
del figlio vale assai più di tutti i chiassi e tutte le
villanie!...
Per ragioni di spazio siamo costretti a chiudere la rassegna dei bollettini ma solo per rimandarla al nuovo
anno. Torneremo con nuove pagine della nostra storia
per tentare di ripercorrere insieme un tratto del nostro
comune passato.
35
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Da Gordona all’Arizona
All’inizio del ’900, in Arizona,
sedici Gordonesi parteciparono
a una colletta per celebrare il
funerale di un compaesano.
Rinvenuta nel corso
della demolizione di
una casa a Gordona
e pubblicata cinque
anni fa sul libro “Terra
di Gordona” scritto da
Guido Scaramellini,
la foto di gruppo riproposta nel presente articolo fu scattata
al principio del Novecento in Arizona
e ritrae un gruppo di
Gordonesi emigrati
nello stato americano, dove trovarono
lavoro come minatori
nella miniera di Morenci.
Come emerge da una
lettera scritta la vigilia
di Natale del 1907 e
uscita tre giorni dopo
sul giornale “Eco di
Val Chiavenna”, si
tratta di dodici dei sedici partecipanti alla
colletta per il funerale di Giovan Battista
Benedetto Tavasci
detto “Pulign di Gavei”, morto in ottobre
colpito da un masso
nella miniera americana. Egli era nato
a Gordona nel 1877
36
dal matrimonio tra Giovan Battista Santino (n.
1832 – m. 1907) e Maria Tavasci di “Pacign”
(n. 1833 – m. 1900) e quest’ultima fu la prima a
essere sepolta nell’attuale cimitero di Gordona,
la cui lapide funebre in marmo è oggi murata
su un muro del campo santo.
Già citata da Ambrogio Biavaschi in un vecchio numero di “Momenti di Gordona”, la lettera fu scritta dalla vedova Anna Lia Tavasci
di “Tavascioη” (n. 1880 – m. 1954), la quale
ringraziò i sedici Gordonesi che avevano partecipato alla colletta per il funerale di suo marito,
che era stato celebrato in Arizona.
Dai coniugi Giovan Battista Benedetto e Anna
Lia nacque Maria Giuseppina (n. 1905 – m.
2000), madre di Gianni, Lia, Carmelina, Bice
e Silvia Balatti.
Non siamo riusciti ad attribuire un nome a
ognuno dei dodici ritratti, a eccezione dei primi
quattro seduti da sinistra e al secondo in piedi,
sempre da sinistra, come riportato nell’elenco.
Se ne riconoscete altri fateci sapere!
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Elenco dei partecipanti alla colletta per il funerale celebrato in Arizona di Giovan Battista Benedetto Tavasci
detto “Pulign di Gavei” (nato a Gordona nel 1877 e morto a Morenci nel 1907)
Antonio Natale Gianoli detto “Tunign Delaqua”
n. 1862, m. 1907 a Gordona
(nella fotografia è il 2° in piedi da sinistra)
Dionigi Battistessa detto “Diuniis di Menöla”
n. 1885, m. 1979 a Gordona
(nella fotografia è il 1° seduto da sinistra)
Duilio Battistessa detto “Düiliu di Menöla”
n. 1887, m. 1949 a Gordona
(nella fotografia è il 3° seduto da sinistra)
Pietro Battistessa detto “Fiulign di Duminghi”
n. 1882, m. 1949 a Gordona
Gian Donato Isidoro Biavaschi
detto “Dunarign di Tarign”
n. 1883, m. 1937 a Gordona
Cornelio Fioravanti Capelli
detto “Fiuravanti di Marinaar”
n. 1883, m. in America
Samuele Lodovico Dell’Anna
detto “Samuèl di Camenign”
n. 1885, m. 1919 a Gordona
(nella fotografia è il 2° seduto da sinistra)
Pietro Amedeo Dell’Anna detto “Pedar di Camenign”
n. 1890, m. in America
(nella fotografia è il 4° seduto da sinistra)
Domenico Fogliada detto “Meneghign di Griis”
n. 1887, m. 1908 in America
Gian Pietro Senatore Fogliada
detto “Giampedrign di Fuièda”
n. 1859, m. 1916 a Gordona
Fedele Giampedraglia detto “Fidel di Baleta”
n. 1885, m. 1949 in America
Bernardino Innocente Giampedraglia
detto “Nuzent di Baleta”
n. 1883, m. 1955 in America
Giovan Battista Giampedraglia
detto “Batišta di Baleta”
n. 1888, m. 1965 a Bellano
Giovan Battista Guglielmana
detto “Pèza di Burtui”
n. 1886, m. 1938 a Mese
Giovanni Ismaele Pedretti
detto “Giuan di Tamaa”
n. 1880, m. 1943 in America
Gaudenzio Eusebio Tavasci “di Tavasc”
n. 1886, m. 1941 in America
Severino Tabacchi “di Bedina”
n. 1885, m. 1951 a Chiavenna
37
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Alpini: un gruppo che si rinnova
Un resoconto delle attività
dell’anno in corso, da parte
dell’Associazione che nel 2014
festeggerà il quarantesimo della
fondazione.
dal Gruppo Alpini di Gordona
Grazie a questo giornalino, abbiamo l’occasione di poter esporre a tutti i Gordonesi l’attività
che svolgiamo.
Innanzitutto vi vogliamo dare dei dati: nel 2013
gli iscritti sono 94 alpini, di cui 10 consiglieri e
un presidente, e 10 amici degli alpini. Nell’anno
in corso abbiamo svolto 175 ore di lavoro più
4 giornate di solidarietà ad associazioni e per
attività benefiche.
Elenchiamo in breve le iniziative svolte:
- Il 26 gennaio si ricorda a livello provinciale con
una messa la ritirata di Russia della Seconda
Guerra Mondiale;
- La terza domenica di febbraio si tiene la festa
annuale durante la quale si ricordano i nostri
caduti e si sottolinea l’importanza di avere un
gruppo di volontari e amici che dedicano del
tempo per la comunità;
38
- Nell’arco dell’anno si svolgono feste e ricorrenze oltre ai raduni a livello provinciale,
regionale e nazionale a cui noi cerchiamo di
partecipare;
- Ci occupiamo della pulizia della mulattiera che
da Cimavilla arriva a Donadivo, del percorso
della via Crucis di Santa Caterina, compreso
il sagrato della chiesetta e i sentieri limitrofi, e
del sentiero che dal paese raggiunge il ponte
sul Boggia;
- Facciamo da punto di riferimento per la raccolta tappi di tutta la Valchiavenna che quest’anno grazie anche al contributo dei gordonesiha
superato il peso di 50 quintali. L’iniziativa è
volta al finanziamento della realizzazione di
pozzi in Tanzania;
- Partecipiamo in collaborazione con altre Istituzioni alla giornata del verde pulito e alla
raccolta viveri del Banco Alimentare.
Nel 2014 festeggeremo i 40 anni dalla fondazione del gruppo e si rinnoveranno le cariche
del direttivo, per questo cogliamo l’occasione
per invitare la popolazione a partecipare e per
ricordare ai giovani che chiunque può iscriversi
al gruppo: più siamo e più possiamo fare per
il nostro paese.
momentI
di Gordona
Novembre 2013
Calcio Gordona
categoria Pulcini
I Pulcini si sono aggiudicati, con 5 vittorie su 5 incontri disputati,
il 7° MEMORIAL ALDO FALCO (San Cassiano 14-15 SETTEMBRE 2013).
IN PIEDI DA SINISTRA: Fabio Mengolli, Alessandro Balatti, Roberto Battistessa, Nicolas Cacciatori e l’allenatore Salvatore Piazzolla.
SEDUTI DA SINISTRA: Luigi Salerno, Christian Tuttorosa, Giacomo Panzera, Massimiliano
Mangatta, Pietro Tabacchi e Devid Tabacchi.
Dal Comitato della Festa
de la Füghiascia
La prossima primavera la “Festa de la Füghiascia” giunge alla XXX edizione.
Insieme alle numerose iniziative in programma vorremmo celebrare questo
traguardo con una sfilata in costume tipico e produrre un filmato con fotografie,
scritti o altro relativi alle edizioni passate.
Chiunque abbia materiale utile, sia per la sfilata che per il filmato, può consegnarlo in casa parrocchiale, indicando il proprio nome.
Contiamo sulla collaborazione di tutti.
Comitato della Festa de la Füghiascia
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momentI
di Gordona
Novembre 2013
Valentina…
Due scelte di vita straordinarie, votate a un percorso di fede e
dedizione nei confronti della comunità.
Catanzaro, ottobre 2013
Carissimi Gordonesi,
vi scrivo da Catanzaro, dal terrazzino della
camera del convento che appartiene alla congregazione “FIGLIE DI NOSTRA SIGNORA
DELLA MISERICORDIA” presso il quale ho
iniziato il mio cammino di postulante. Da qui
posso vedere in lontananza, posto sopra una
collina, il Duomo di Catanzaro attorniato dalle
case e dalle palazzine.
Proprio in questo momento lungo la ferrovia
che collega la città ai
paesi limitrofi sta scendendo il treno. Vi mando
questa immagine affinché possiate condividere
con me questo istante ed
essermi accanto come lo
sono io a voi.
Sono arrivata qui dopo
40
un percorso di vita molto comune a quello di tanti giovani,
tra gioie e non poche difficoltà,
accompagnata da un senso di
vuoto sempre più opprimente
che solo ora riesco a colmare.
Sto imparando ad ascoltare
la parola del Signore, che a
tutti noi parla, basta mettersi
in ascolto, vincendo pigrizia
e convenienza. Sono rimasta
affascinata dalla vita di santa Maria Giuseppa Rossello il
cui motto è “CUORE A DIO E
MANI AL LAVORO” e “VORREI AVERE BRACCIA TANTO LUNGHE PER ABBRACCIARE TUTTO IL MONDO E
FARE A TUTTI DEL BENE” e ora, dopo un anno
di sperimentazione all’interno della congregazione, tra Milano, Savona e Roma, eccomi qui
a Catanzaro.
La mia giornata inizia con la meditazione intorno alle 7.00 a cui seguono le lodi mattutine.
Alle 11.30 recitiamo le preghiere dell’ora media
e alle 17.00 i vespri. Il lunedì partecipo alle
prove di canto con un gruppo di ragazzi che
ho conosciuto in parrocchia, e tra non molto
entrerò a far parte della corale di Catanzaro.
Tre volte la settimana una suora si dedica alla
mia formazione, seguiamo il catechismo della
Chiesa Cattolica, e approfondiamo i temi previsti dal programma di questo anno di Postulato. Il pomeriggio riesco a dedicare tre quarti
d’ora all’adorazione personale all’interno della
cappella del convento e il venerdì mattina l’appuntamento è con tutte le suore e la Lectio
Divina. Oltre al flauto che non ho mai smesso
di suonare, seguo un corso di chitarra una volta
a settimana, il che significa che per circa un’ora
momentI
di Gordona
Novembre 2013
e mezza al giorno mi devo esercitare.
È sempre difficile trascrivere a parole emozioni
e sentimenti di forte intensità come lo sono
stati quelli che che hanno segnato la data del
12 settembre 2013, giorno in cui ho fatto il mio
ingresso in postulato. Da subito ho avvertito la
sensazione di essere giunta a casa.
Ora non mi resta che lasciarmi guidare
dall’amore di Dio.
Pregate per me! Un caro saluto, una preghiera
per tutti!
Ciao, Valentina
…e Stefano
Sono stato tra voi un anno, un tempo breve,
pochi giorni a settimana. Ma è stato un anno
fondamentale per la mia vita: prima sono diventato diacono e poi prete. Non poche cose
sono cambiate.
Quando mi dissero che sarei dovuto andare a
Gordona, sinceramente, non sapevo neanche
bene dove fosse, e per me, cresciuto e vissuto
a Como, è stato un notevole trasferimento. Subito rimasi colpito dalla bellezza del paese, anche paesaggistica, ma soprattutto relazionale:
tutti si conoscono, tutti si
salutano per strada, nessuno è un individuo qualsiasi. Questa dimensione
di “paese” mi ha affascinato e addirittura, senza
meriti, anch’io sono stato
introdotto in questa bella rete di relazioni. I rapporti, le amicizie sono le
cose che più restano nel
cuore, e che conserverò
sempre. Col trascorrere
dei mesi, Gordona l’ho
sentita casa “mia”, per
merito non mio ma della
gente e, soprattutto, di
don Enea, un prete che è diventato un esempio
indelebile per me.
Vi scrivo per ringraziarvi, e ritengo che per questo non servano molte parole ma un autentico
e sincero grazie.
Ora sto iniziando una nuova avventura dal lato
opposto della diocesi.
Ricordandovi nelle mie preghiere, quando potrò
tornerò a Gordona.
Stefano
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momentI
di Gordona
Novembre 2013
Riflessioni
Come lo scorso anno, Gemma ed Enrico condividono con il paese
l’esperienza africana e l’orgoglio per gli importanti risultati raggiunti
in collaborazione con l’Associazione “L’Alveare” di Olgiate Comasco.
di Gemma ed Enrico Tavasci
La crisi finanziaria mondiale sta minando la
presunta autarchia politica dell’Europa e l’autosufficienza delle nostre economie nazionali
e domestiche, difese dal nostro lavoro e dalle
nostre leggi.
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Angosciati dalle difficili, disperate e a volte
tragiche situazioni particolari prodotte dalla
crisi (che non è mancanza di ricchezze, ma
di giustizia ed equità), notiamo che c’è paura
del futuro e questa paura ci spinge a chiudere
porte e cancelli, a premere la mano sul nostro
portafoglio, a costruire alibi attorno alle nostre
coscienze per tenere lontane incertezze e
confusioni, per esorcizzare l’overdose di povertà che domina questo nostro ricco pianeta,
assetato di felicità, ma carente di giustizia, di
gioia, perfino.
Tornati da una triennale esperienza in Senegal, ci permettiamo timidamente di testimoniare che l’Africa è in crisi da secoli: mai è
veramente uscita dalla schiavitù e continua
a essere impoverita dal neocolonialismo (la
Cina sta investendo ingenti capitali) che, con
la complicità di tiranni e dittatori locali prezzolati, sfrutta e rapina le sue ricchezze. A
livello politico viene soffocata la democrazia
sognata dalle indipendenze conquistate oltre
mezzo secolo fa. Libri e riviste specializzate documentano le tragedie del mondo dei
poveri, mentre le TV e il mare di carta che
sfogliamo ogni giorno ci torcono il collo verso
la Germania e ci illudono di poter inseguire il
Pil in aumento negli U.S.A.
Nonostante la sua povertà l’Africa investe nel
futuro mettendo al mondo bambini: troppi,
secondo i nostri schemi. “Se non hanno da
mangiare non devono fare tanti bambini”: è
la morale più comune con cui banalizzare la
povertà, omologare il nostro benessere e bonificare le nostre coscienze, mentre solo in Italia
continuiamo a buttare alimenti sufficienti per
momentI
di Gordona
Novembre 2013
altri 42 milioni di persone e nei supermercati
allunghiamo sempre più gli scaffali strapieni
di prodotti e alimenti per i nostri cani e gatti…
Chi va in Africa è travolto dai bambini e non
può sottrarsi alla loro gioiosa invadenza e alla
loro sete di speranza nel futuro.
Con la generosità dell’Associazione “L’alveare” di Olgiate Comasco, siamo riusciti a costruire e consegnare una scuola materna per
tre classi: “La più bella scuola materna del
Dipartimento di Rufisque” ci hanno ripetuto
commossi i pescatori del villaggio di Kelle.
Precedentemente avevamo realizzato un ponte di raccordo tra la strada e la scuola primaria.
Ce l’abbiamo fatta; anzi, siamo riusciti a fare
delle opere aggiuntive rispettando i costi dei
preventivi iniziali. Abbiamo anche stipulato
una convenzione con le autorità della Comunità Rurale che, con risorse e personale reperite
in loco, inizieranno le attività scolastiche già
per l’anno 2013-14, in linea con la massima di
dare la canna e lasciare loro la pesca.
Missione compiuta, si potrebbe concludere:
missione compiuta ha ripetuto l’associazione
“L’alveare”, che ha onorato il suo fondatore Felice Albonico recentemente scomparso.
Nonostante la crisi e nonostante l’assistenza
a una quarantina di disabili, “L’Alveare” ha
deciso di rimandare gli impegni già assunti per
realizzare questa scuola materna in Africa. È
spontaneo il riferimento alla vedova del Vangelo che nel tempio ha offerto tutto il suo avere…
Il progetto “un mattone per il Senegal” è un
fatto concreto rispetto ai polveroni di parole
sollevati di tanto in tanto. Secondo lo schema
del pensare, parlare e agire, “L’Alveare” ha
creduto, ha coinvolto tante persone, soprattutto gli alunni delle scuole, e ha agito.
È venuto il tempo di agire se non vogliamo che
la nostra civiltà europea venga sopraffatta dai
popoli emergenti impoveriti, che reclamano
diritti e giustizia. Dobbiamo andare oltre l’elemosina: dobbiamo amare con le mani. Da fare
ce n’è per tutti. Il primo passo è cambiare i nostri stili di vita, come andiamo ripetendo un po’
tutti. Suggeriamo che è fondamentale vedere
di persona, toccare, vivere le realtà del terzo
mondo come hanno fatto milioni di persone.
A noi due non è possibile convincerci che la
missione è compiuta: il mal d’Africa ha raggiunto il cuore che condividiamo con quattro
nipotini e un mare di nipotini acquisiti; per noi
il fare è appena iniziato.
Abbiamo promesso di collaborare con la comunità cristiana di Popenguine (10 Km più a
sud di Kelle) nella costruzione di una scuola
elementare. La classe prima elementare ospitata nella struttura dell’asilo per l’anno scolastico 2012-13, sarà promossa in seconda ma
non avrà muri e tetto…
Il programma dei missionari di Saint Jean,
religiosi indigeni africani che da 25 anni promuovono cultura e istruzione in questo villaggio sulla costa dell’Atlantico, è aggiungere
locali man mano che avanzano le classi. I
Padri sono convinti di realizzare i progetti
in economia, con l’impiego gratuito di mano
d’opera da parte degli abitanti del villaggio e
chiedono aiuti solo per l’acquisto dei materiali:
la proverbiale canna per pescare…
Hanno posto nelle nostre mani le loro aspettative e la fiducia nelle Provvidenza. Con ingenua semplicità noi consegniamo le loro
aspettative sopra queste righe, fiduciosi a
nostra volta nella Provvidenza che nel 2012 ha
già intercettato degli aiuti per la sistemazione
della scuola materna esistente. Da parte nostra possiamo garantire la nostra presenza sul
posto e, come per il passato, che nemmeno
un centesimo sia sprecato.
Restiamo sempre più fermamente convinti che
la strada maestra è quella dell’educazione,
della formazione delle nuove generazioni, pur
se il cammino è lungo e irto di difficoltà, per
permettere agli africani di rimettersi in piedi e
costruire il loro futuro sulla loro terra, ponendo
così fine ai tanti tragici viaggi della disperazione verso il nostro continente.
Noi ci siamo… e cerchiamo compagni di viaggio, perché è nostro dovere rendere ragione
della nostra speranza, trovare il giusto equilibrio tra fede e carità.
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momentI
di Gordona
Novembre 2013
Dove
vanno a finire
i vostri
giocattoli?
dal Centro Diurno
Renata Tavasci
Una delle ultime attività del centro diurno riguarda proprio i giochi.
La proposta di una delle nostre volontarie è stata ampiamente caldeggiata e approvata dalla
sottoscritta, unitamente alle altre volontarie.
Così pian piano, direi quasi alla chetichella,
sempre speranzose, ma senza illuderci troppo,
abbiamo cominciato a raccogliere giocattoli
e attrezzature per l’infanzia, nuovi e usati in
buono stato di conservazione.
Nel contempo, abbiamo ripulito e “arredato a
nuovo” il locale ex lavanderia, ubicato sotto la
banca Credito valtellinese.
Il 24 marzo 2011 è iniziata la promozione del
materiale, dapprima esiguo, ma sufficiente per
un’adeguata apertura.
Gradualmente gli oggetti e le varie “cianfrusaglie” sono aumentate, consentendo all’acquirente più scelta e assortimento.
Tuttora vi si trovano esposti: giochi di vario tipo,
in scatola, per il tempo libero, oggetti per la
casa, borsette, tessuti vari in scampolo.
Naturalmente le offerte sono di qualità e non
mancano articoli nuovi di zecca e le rarità!
Direi che a distanza di due anni i risultati sono
stati soddisfacenti.
Il nostro scopo primario è infatti aiutare chi ha
bisogno, in modo specifico i bambini.
I primi 1.000 euro raccolti sono stati donati alla
Piccola Opera di Traona (novembre 2011), in
seguito 1.000 euro alla Casa del bambino di
Morbegno (giugno 2012) e altri 1.000 euro sono
44
stati inviati a una missione del Camerun per la
scolarizzazione dei bambini ciechi e sordomuti
(giugno 2013).
L’ultimo progetto ha coinvolto i ragazzi della
scuola media che, con partecipazione e forte
sensibilità, ci hanno aiutati nell’obiettivo finale
e con i quali è stata attuata, con successo, una
“tortata” in Oratorio nel dicembre 2012.
Attualmente, vogliamo aiutare il C.A.V. (Centro
di Aiuto alla Vita) con sede a Chiavenna, vicino alla biblioteca. Il C.A.V. è un’associazione
di volontariato, che si propone di garantire il
rispetto ed il pieno sviluppo della vita umana,
anche prima della nascita, sostiene il bambino,
la donna, la famiglia.
Mi è sembrato doveroso esporre l’iniziativa per
ringraziare quanti hanno partecipato alla nostra
“proposta inerente la solidarietà infantile” e per
informare chi non ne è a conoscenza.
Vi aspettiamo con gioia, sempre più numerosi!
Rammento che il locale è aperto tutti i mercoledì dalle 8.30 alle 12.00; il martedì e il venerdì
pomeriggio ci si può rivolgere al centro diurno, infatti anche i nostri anziani sono partecipi
all’attività. Ringrazio di cuore quanti hanno
contribuito al ripristino del locale con pulizia,
imbiancatura e sistemazione delle attrezzature.
Volevo dirvi che di recente, dopo tante sortite
abbiamo finalmente scelto di intitolare il locale
“Al rebelot”.
Venite... vi aspettiamo e non dimenticate che...
si è più felici nel dare che nel ricevere.
momentI
di Gordona
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Al maeštar
di PGB
Dal 2 aprile di quest’anno, “al maeštar” – l’in-
passati in famiglia, circondato dall’affetto e cura
segnante Antonio Tavasci, classe 1917 – è
degli otto figli, dei nipoti e dei pronipoti; abbia-
entrato a far parte della comunità universale.
mo in memoria la sua presenza nella cappellet-
Lo ricordiamo come sposo, padre, nonno, bi-
ta della chiesa parrocchiale per la messa feriale
snonno, maestro elementare, Consigliere co-
e quel suo quasi quotidiano appuntamento a
munale per tre mandati e Sindaco di Gordona
Chiavenna per tenersi aggiornato attraverso la
dal 1964 al 1975, in un periodo in cui sono
lettura dei quotidiani, sempre accompagnato
state avviate profonde trasformazioni per il
da una o più figlie, vissuto come piacevole
nostro paese.
momento di “svago fuori casa”.
Persona di Fede, sino alla fine è stato un testi-
La sua professione è stata quella di maestro
mone esemplare per umiltà, fiducia e gratitu-
elementare. Il primo incarico come insegnan-
dine nella Provvidenza.
te elementare a Dubino nell’anno scolastico
Coerente nel comportamento in famiglia e nella
1945/46 poi a Era di Samolaco, a Menarola
comunità; due ambiti che “certificano” – nelle
per due anni e infine a Gordona dove è rimasto
prove non sempre facili che la quotidianità
sino alla pensione.
riserva a ciascuno – l’autenticità del cammino
Raccontava un piccolo aneddoto: “Quando
di un credente.
sono entrato in ruolo (1950), con me in gradua-
Riguardo alla vita in paese, in un’intervista del
toria c’era un profugo istriano che poi è venuto
2009, diceva: «Rimasto orfano a 7 anni, l’al-
ad abitare a Chiavenna. Quando c’è stato da
lontanamento da casa a causa delle precarie
scegliere tra le due sedi di Chiavenna/Uschione
condizioni economiche della famiglia (dai 13
e Gordona, lui, non conoscendo la zona, scelse
anni sino alla chiamata al servizio militare e
Uschione in quanto località - sulla carta - più
poi la “chiamata alle armi”) mi è pesato e forse
vicina alla stazione ferroviaria di Chiavenna
mi pesa ancora adesso perché io non ho as-
(anche se con 970 gradini da percorrere in
sorbito l’ambiente del paese e nonostante gli
salita ogni giorno!)”.
impegni poi assunti lo sento ancora; certi modi
Fino all’inizio degli anni sessanta ha insegnato
di pensare e ragionare non riesco a capirli fino
nella scuola post-elementare, una specie di
in fondo; mancanza forse di quell’assorbimento
scuola media dopo la quinta; lui alla sezione
dell’ambiente di quando ero giovane. Questo
maschile e Adele Trussoni in quella femminile.
non mi ha impedito l’impegno in paese in quan-
Un periodo d’insegnamento non certo facile.
to la gente mi ha sempre voluto bene…».
Sempre dalla sua testimonianza raccolta nel
Rimasto vedovo dell’amatissima Orsola dopo
2009: «Allora con gli alunni erano altri tempi
quasi 63 anni di matrimonio, pensiamo sia
sotto l’aspetto educativo. Oggi i genitori vanno
rimasto nell’immaginario collettivo il sereno
a lamentarsi per tante ragioni, allora autoriz-
trascorrere dei suoi ultimi anni in gran parte
zavano esplicitamente anche a “dare quattro
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di Gordona
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sberle” se non ubbidivano. Oggi è tutto capo-
tecipazione del Comune al Consorzio Valle
volto; io però tutto sommato, non ho mai avuto
Bodengo che ha consentito l’avvio della strada
grossi problemi in trent’anni; sono stati molto
oggi ritenuta dai gordonesi tra le opere di mag-
rispettosi salvo qualche eccezione, però non
giore utilità.
mi posso lamentare sia per la popolazione
Infine, nella prima metà degli anni settanta il
scolastica sia per i genitori e colleghi».
dibattito sulla nascita della Comunità Montana
Come pubblico amministratore e in particolare
della Valchiavenna il cui avvio è stato preceduto
come Sindaco ha avuto l’onere e l’onore di
da ampi, intensi e contrastanti dibattiti che ha
presiedere Consigli comunali in cui sono state
visto protagonista anche il Consiglio comunale
prese decisioni (anche aspramente dibattute),
da lui presieduto.
che hanno cambiato Gordona.
Ricordava con piacere il complimento ricevuto,
Tra queste, l’avvio a Gordona (nell’anno scola-
nell’ultimo consiglio comunale a termine della
stico 1965/1966) della sezione staccata della
sua esperienza di Sindaco, da un rappresen-
scuola Media unificata, l’inizio della rete fogna-
tante della minoranza che gli aveva detto: «Te
ria, la cessione di proprietà comunali per l’in-
ne tegnüü tücc ištess».
sediamento di attività lavorative (Valle Spluga)
Concludiamo il nostro pensiero di gratitudine
e l’azione di sostegno per l’insediamento della
“al maeštar” con il riportare, condividendolo,
Spalding a Gordona.
il saluto d’addio tra un Cardinale («Prego per
Un’altra iniziativa – osteggiata dallo scettici-
lei») e un famoso giornalista («Anch’io la penso
smo dei “benpensanti” – che certamente ha
spesso») interpretata come: «Pensare all’altro
contribuito a cambiare il paese, è stata la par-
è più che pregare».
“Congedi”
46
Le cerimonie funebri, dove ci si congeda dalle
Senza nulla togliere agli altri, negli ultimi conge-
persone che hanno concluso il loro cammino
di di quest’anno ci è sembrato di vivere questo
terreno, hanno sempre qualcosa di speciale.
qualcosa di speciale nel saluto a Katia e a
In particolare, hanno la capacità di contaminare
Mauro.
il livello personale con quello comunitario per
Toccante il canto finale (“Casta diva”) voluto da
assicurare alla persona a cui viene dato “il per-
Katia e la cerimonia funebre per Mauro.
messo di partire” il miglior viatico per il viaggio.
Momenti, a nostro avviso molto intensi che spe-
Questa contaminazione la si vive ancora nei
riamo abbiano dato il miglior viatico ai partenti.
nostri paesi grazie al fatto che tutte le persone
Un grazie a don Enea, che ha presieduto le
hanno ancora una loro riconosciuta impronta
cerimonie, per aver dato spazio anche a queste
nella comunità.
sensibilità divenute preghiera.
momentI
di Gordona
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Dati anagrafici 2012
Matrimoni
Nati
Barbara Fagetti e Ivano Tavasci
Prata Camportaccio 14.04.2012
Giuseppa Tuttorosa e Michele Cremasco
Gordona 09.06.2012
Michele Geronimi
07.01.2012
Paola Trussoni e Gilberto Capelli
Campodolcino 21.04.2012
Lara Angel e Manuel Tavasci
Gordona 09.06.2012
Carlotta Scartaccini
14.01.2012
Lucia Brizzi e Mattia Geronimi
Samolaco 28.04.2012
Michela Del Giorgio e Stefano Balatti
Samolaco 30.06.2012
Alessandro Ruffoni
17.01.2012
Gessica Tavasci e Mattia Colombini
Gordona 06.05.2012
Tiziana Bazza e Andrea Curti
Chiavenna 30.06.2012
Cinzia Sterlocchi e Patrick Capelli
Gordona 19.05.2012
Sara Biavaschi e Filippo De Stefani
Gordona 30.06.2012
Simona Bini e Vincenzo Bagnato
Gordona 26.05.2012
Ekaterina Gamirova e Mattia Mastai
Russia 11.08.2012
Romana Filschki e Stefano Lombardini
Gordona 26.05.2012
Silvia Battistessa e Oscar Barilani
Gordona 25.08.2012
Nadia De Prosperis e Mattia Tavasci
Guarcino (FR) 26.05.2012
Deva Del Grosso
17.01.2012
Giorgia Bara
26.01.2012
Felipe Tavasci
30.01.2012
Pietro Guglielmana
02.04.2012
Davide Rizzo
09.04.2012
Martina Lombardini
08.07.2012
Ludovica Cerletti
09.07.2012
Morti
Clelia Biavaschi
16.08.1931 - 01.01.2012
Lina De Agostini
16.05.1916 - 15.07.2012
Irma Mazzina
15.09.2012 - 24.09.2012
Adele Tognetti
10.07.2012
Angela Mazzina
27.01.1922 - 14.01.2012
Clita Braga
21.09.1928 - 05.08.2012
Olimpia Biavaschi
13.08.1920 - 28.09.2012
Lorenzo Giuriani
08.08.2012
Maria Biavaschi
29.11.1931 - 24.02.2012
Marianna Bini
29.05.1915 - 18.08.2012
Malvina Biavaschi
24.09.1934 - 02.10.2012
Maya Lippi
13.08.2012
Giovanni Michele Pedretti
03.05.1950 - 10.03.2012
Alessandro Raviscioni
08.03.1990 - 19.08.2012
Antonio Giampedraglia
20.05.1932 - 06.10.2012
Fedele Tabacchi
05.03.1985 - 22.04.2012
Agostino Scartaccini
19.11.1934 - 30.08.2012
Luciano Ravo
19.09.1942 - 09.10.2012
Gilda Paiarola
16.06.2012
Adele Maria Bara
08.03.1928 - 02.09.2012
Antonio Tavasci
27.09.1944 - 10.12.2012
Marco Tavasci
03.07.1940 - 04.07.2012
Angiolina Battistessa
15.09.1932 - 22.09.2012
Totale
Differenza tra nati e morti nel 2012:
922 maschi + 955 femmine
1877 (748 famiglie)
2 (4 maschi e -2 femmine)
Differenza tra immigrati ed emigrati nel 2012:
-2 (-3 maschi e 1 femmina)
Incremento:
0 (1 maschio e -1 femmina)
Popolazione a fine 2012:
923 maschi + 954 femmine
Totale
Nicola Scaramellini
29.08.2012
Edoardo Gianfranco Geronimi
07.09.2012
Sveva Geronimi
07.09.2012
Nicolò Gatti
25.09.2012
Popolazione
Popolazione a inizio 2012:
Margherita Balatti
27.08.2012
1877 (746 famiglie)
Alex Capelli
30.10.2012
Joele Bonafè
07.12.2012
Alice Geronimi
11.12.2012
Andrea D’Onofrio
27.12.2012
Pietro Fogliada
29.12.2012
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GRAFICA E STAMPA
LITO POLARIS - SONDRIO
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