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NELL’UNICO MONDO
ARRIVA LA CIVILTÀ
1492 INIZIO DEL PIÙ GRANDE GENOCIDIO DELL’UMANITÀ
MARIA TERESA SCOZZA
2017 ©
Centro Studi Politici e Sociali
Franco Maria Malfatti
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NELL’UNICO MONDO ARRIVA LA CIVILTÀ
1492 INIZIO DEL PIÙ GRANDE GENOCIDIO DELL’UMANITÀ
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I Taino erano originari del Sud America, da dove si erano “trasferiti” per popolare i Caraibi.
Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo sbarcò nell’isola di Guanhani e immediatamente le
cambiò nome, la chiamò S. Salvador, come tangibile segno di rispetto per i Nativi.
Anni dopo fra Bartolomé de Las Casas nel suo libro Historia General de las Indias riferisce che
nel 1508 nell’isola di Hispaniola rimanevano circa 60.000 Taino. Ventitré anni dopo, nel 1531, il
loro numero si era ridotto a 6001.
Erano trascorsi trentanove anni da quando gli spagnoli avevano “scoperto” il Nuovo Mondo.
All'arrivo di Cristoforo Colombo si valuta che nelle sole Antille la popolazione fosse di circa
230.000 unità, la maggioranza era taina, cinquanta anni dopo erano quasi tutti scomparsi2.
I Nativi erano popoli estremamente vulnerabili alle malattie che arrivarono prima dall'Europa,
poi dall'Africa con l'arrivo degli schiavi, essendo, ovviamente, privi di anticorpi nei confronti
delle malattie del Vecchio Mondo. Avevano una cura estrema del loro corpo.
Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona si spruzzavano litri di profumo addosso ma non
si lavavano neanche a morire, infatti per le regole religiose del tempo toccare il proprio corpo era
peccato. Gli Aztechi furono sconvolti dal tanfo che emanava dagli spagnoli discesi dalle caravelle.
Vaiolo, influenza, varicella, morbillo, come un vento malefico si diffusero con l’arrivo degli
Europei su tutta l’America Centrale e Meridionale. Gli Incas furono fiaccati dalla grande moria.
Poi giunse Francisco Pizarro.
Si stima che tra l'80% ed il 95% della popolazione indigena delle Americhe perì in un periodo
di tempo che va dal 1492 al 1550 per effetto delle predette malattie. Un numero tra i 50 e i 100
milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza di guerre di conquista,
perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e ancora malattie contro cui i popoli nativi
non avevano assolutamente difese, mentre molti furono oggetto di deliberato sterminio, poiché
1
2
Cfr., Piero Menarini, L'Historia general de las Indias di Gómara fra difesa di Cortés e anti-indigenismo, Milano, 1986
Cfr., https://it.wikipedia.org/wiki/Taino_(popolo)
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considerati barbari.
Per qualche ricercatore la cifra supera i 100 milioni di morti in 500 anni, fino ad arrivare a 114
milioni, circa un decimo dell'intera popolazione mondiale di allora (500 milioni circa) fu
decimato. Oggi siamo su questo pianeta 7,5 miliardi circa, la distruzione del 10% sarebbe di circa
750 milioni. Circa la metà dei Cinesi scomparirebbe, o, se preferiamo, 500 milioni circa dei
cittadini dell’UE ai quali aggiungere i 140 milioni della Russia, per un totale di soli 640 milioni e
mancherebbero ancora 110 milioni.
Sulle grandi praterie correvano 60 milioni di bisonti, che alla fine del XIX secolo essi erano
quasi estinti. Anche i castori rischiarono di scomparire, in quanto in Europa i copricapo in pelle
di castoro per l’inverno erano divenuti di gran moda.
Torniamo ai Taino, che furono schiavizzati dai Conquistadores. Per gente che viveva libera
nella libera natura, erano raccoglitori, cacciatori, pescatori, il cambiamento fu traumatizzante e la
fatica del lavoro forzato, lavoro che assolutamente non conoscevano poiché trovavano di che
vivere nel loro ambiente, unita allo scoramento per la perduta libertà, al massacro della loro
gente, dei loro parenti, li condusse alla morte e molti si lasciarono morire. Ci furono anche suicidi
di massa.
I conquistadores, sempre alla ricerca di oro a ogni costo, giungevano a bruciare i villaggi
sterminando intere popolazioni, inclusi vecchi e malati. Uniche sopravvissute erano in genere le
donne più giovani e le bambine, che erano però condotte via nude come prigioniere. Invece i
bambini maschi erano trucidati con gli altri, o impiccati nudi fuori dai villaggi3. Scomparsi i Taino
iniziò l’importazione di schiavi dalle coste africane, un fiorente commercio. I Neri erano razziati
nelle loro tribù oltre che da altri Neri anche dagli Arabi che collaborarono attivamente a rifornire
le navi negriere di giovani Africani. Una percentuale dei Neri deportati in America moriva nelle
tremende stive delle navi negriere, con poca aria, incatenati, con poco cibo, morivano di
disperazione nelle loro deiezioni. I sopravvissuti venivano venduti schiavi nei mercati delle
Americhe. Intanto i regni africani collassavano. Ai primi del ‘700 le colonie americane erano
dodici e la popolazione schiava nera superava il 40% mentre dall’Europa continuavano ad
arrivare oltre agli inglesi e scozzesi anche irlandesi, olandesi, tedeschi.
Cfr., Accadde oggi, 12 Ottobre: La Giornata di Colombo, Columbus Day, ma anche Dia de la Resistenza Indigena, in
http://www.dilucca.it/archivio-notizie/cronaca-a-attualita/cronaca/24687-accadde-oggi-12-ottobre-la-giornata-dicolombo-columbus-day-ma-anche-dia-de-la-resistenza-indigena
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IN QUESTO MODO SCOPRIMMO L’AMERICA, NON FU UNA SCOPERTA FU UNA DISTRUZIONE
Si è in breve accennato alla tremenda sorte toccata ai Taino, emblematica del genocidio,
etnocidio, portato dagli Europei nel Nuovo Mondo, quindi vorrei considerare la situazione negli
U.S.A.
E’ bene notare che “La colonizzazione del Nord e del Sud America presenta delle differenze: i
conquistadores spagnoli erano prevalentemente degli avventurieri o degli sbandati che non avevano trovato fortuna
in patria. Alcuni praticarono lo stupro sistematico ma i più si unirono con donne indigene di rango superiore e
diedero origine alla numerosa popolazione di meticci (mestizos) del Centro e Sud America. Al contrario, gli inglesi
arrivavano nel Nuovo Mondo già organizzati in nuclei familiari e questo non favorì l'integrazione della
popolazione”4.
La grande invasione del Nord America fu opera di pionieri isolati, soprattutto inglesi, olandesi
e francesi. Molti fuggivano in America per scampare ad una sorte di oppressione, di miseria,
perfino di prigionia. I Nativi li accolsero benevolmente, li sfamarono, insegnarono loro a
coltivare la terra, ma dal mare ‘masse’ di disperati continuarono ad arrivare in una marea
inarrestabile. Gli Europei aumentavano di numero e le loro pretese si fecero pesanti.
I Nativi iniziarono una dura resistenza, che dura da oltre cinquecento anni, ma le loro frecce
nulla poterono contro i fucili degli europei, la superiorità bellica e numerica dei bianchi era
soverchiante e furono sconfitti. I Bianchi avevano eserciti formati da soldati di mestiere,
mercenari che avevano il solo compito di uccidere e distruggere. I Nativi combattevano
praticamente senza capi ed avevano la responsabilità delle loro famiglie, della loro tribù, delle
riserve di cibo per l'inverno, per questo i Bianchi sterminarono quasi tutti i bisonti.
IL COLONIALISMO
Gli Europei che giunsero in America erano convinti della loro superiorità razziale e culturale,
anche se solo alcuni sapevano leggere e scrivere, la loro superiorità religiosa poi era fuori
discussione, avevano un unico Dio ed era quello vero, tutte le altre credenze dovevano essere
cancellate.
Il cristianesimo incontrò di nuovo i pagani ed ancora una volta li annientò, purtroppo
distrusse anche il loro rapporto sacro con la Madre Terra e tutte le sue creature.
Gli alieni volevano l’oro e tutte le ricchezze degli altri popoli, avevano armi micidiali,
4
Cfr., http://www.farwest.it/?p=433
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sviluppate in secoli di amore cristiano, in patria. In Europa, intanto, si combattevano guerre
terribili, si perseguitavano gli eretici e le streghe, che erano bruciati vivi sulle pubbliche piazze
con grande plauso di popolo. Tuttavia gli Spagnoli si scandalizzarono per i sacrifici umani degli
Aztechi, quando ancora, il 17 febbraio 1600, l’inquisizione bruciava vivo Giordano Bruno a
Roma in Campo dei Fiori.
Nella parte nord del continente erano sbarcati i Francesi, un po’ più a sud gli Inglesi e gli
Olandesi, e anche lì le malattie falcidiarono i Nativi. La guerra biologica era così efficace che sia
l’esercito inglese che i coloni distribuirono tra le tribù coperte e cuscini infetti e offrirono anche
banchetti con cibo contaminato. La mortalità era del 90% degli infettati.
I Nativi erano in continuazione provocati con atti di sacrilegio e oltraggio, la parola dell’uomo
bianco era estremamente volatile, nessun trattato fu mai rispettato. Per popoli che avevano un
sacro rispetto per la parola data il comportamento dei bianchi era sconvolgente. In alcune tribù il
menzognero poteva essere messo a morte. Queste provocazioni, anche violente, portavano alla
reazione dei nativi a causa del loro codice d’onore tribale, per cui l’offesa recata ad uno di loro
era sentita come compiuta contro tutta la tribù, e così i coloni potevano annientarli “con
giustizia e ragione” in quanto era una repressione di popoli barbari e bestiali.
LA SPARTIZIONE EUROPEA5
5 Cfr. Colonizzazione europea delle Americhe – Wikipedia, in
https://it.wikipedia.org/wiki/Colonizzazione_europea_delle_Americhe
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IL PROBLEMA INDIANO SECONDO ALEXIS DE TOCQUEVILLE6
La morte del capo indiano Tecumseh durante una delle prime guerre indiane di frontiera colpì
in modo particolare Alexis De Tocqueville, il famoso filosofo, storico e politico francese, che si
trovava in America, il quale si convinse della esistenza di una sorta di piano per sterminare gli
indigeni. L’osservazione diretta delle sopraffazioni a carico degli indiani e i maltrattamenti
riservati agli schiavi negri spinse De Tocqueville a scrivere pagine durissime. Nel 1831 scrisse: “Il
negro vorrebbe confondersi con l’Europeo, ma non può. L’indiano potrebbe riuscirci fino a un certo punto, ma non
si degna neppure di tentarlo. Il servilismo dell’uno lo riduce alla schiavitù, l’orgoglio dell’altro alla morte. … Tutte
le tribù indiane che un tempo abitavano il territorio della Nuova Inghilterra, i Narragansetts, i Moicani, i Pecots,
vivono soltanto nel ricordo degli uomini; i Lenaps sono oggi scomparsi. Ho incontrato gli ultimi Irochesi:
chiedevano l’elemosina. I territori di tutte le nazioni che ho appena nominato, un tempo arrivavano fino al mare;
oggi bisogna percorrere più di cento leghe all’interno del continente per incontrare un indiano”7.
INDIANI E BIANCHI
“Questi selvaggi non solo si sono ritirati, sono stati distrutti. Nella misura in cui gli indigeni si allontanano e
muoiono, il loro posto è preso da un popolo immenso, che aumenta in continuazione. Non si era mai visto, tra le
nazioni, uno sviluppo così prodigioso e una così rapida distruzione. … Gli europei hanno introdotto tra gli
indigeni dell’America del Nord le armi da fuoco, il ferro e l’acquavite. … Gli indiani da una parte hanno
assimilato gusti nuovi, ma dall’altra non hanno imparato il modo di soddisfarli; sono stati così costretti a ricorrere
all’industria dei bianchi. Il selvaggio non poteva offrire nulla in cambio di questi beni, se non le ricche pellicce che
ancora si trovano nei suoi boschi. (…) Ormai non va più a caccia soltanto per nutrirsi, ma per procurarsi il solo
mezzo di scambio di cui dispone. Ma, mentre i bisogni degli indigeni continuavano a crescere, le loro risorse
continuavano a diminuire”8.
Ancora Tocqueville: “Ben presto coraggiosi avventurieri penetrano nei territori indiani: superano di
quindici o venti leghe l’estrema frontiera dei bianchi e pongono la sede dell’uomo civilizzato proprio in mezzo alla
barbarie. … Alcune famiglie europee, residenti in luoghi molto lontani, cacciano definitivamente gli animali
6 Cfr.
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=9&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwja853j
6ubQAhWCPRQKHfNZBxYQFghHMAg&url=http%3A%2F%2Fwww.countryeventsmilano.com%2F%3Fp%3
D1181&usg=AFQjCNGVJldTmijamo0IgZy-0Imn08p8A&sig2=wFGmvg7mYqisZVOSwX1CrA&bvm=bv.141320020,d.d24
7Alexis De Tocqueville, Democracy In America, London, 1840;
8 Ibidem
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selvaggi da tutto il territorio circostante. Gli indiani, che fino a quel momento erano vissuti quasi nell’abbondanza,
riescono difficilmente a sopravvivere, e più difficilmente ancora riescono a trovare i mezzi di scambio di cui hanno
bisogno. La fuga della selvaggina è come per i contadini l’inaridimento delle terre coltivate. Nel giro di pochissimo
tempo vengono loro a mancare i mezzi di sussistenza.” 9.
I nativi si ritirarono costantemente davanti all’avanzata dei nuovi arrivati: “E’ impossibile
immaginare le terribili vicende che hanno accompagnato queste migrazioni forzate. Nel momento in cui gli indiani
lasciano le terre natali, sono già ridotti allo sfinimento. La regione dove vanno a installarsi è occupata da
popolazioni che guardano con rancore i nuovi arrivati … Dietro di loro c’è la fame, davanti a loro la guerra,
ovunque la miseria. Per sfuggire a tanti nemici, si dividono. … I legami sociali, da molto tempo già indeboliti, si
spezzano definitivamente. Ormai non hanno più patria ed anche il loro popolo tra un po’ non esisterà più. … Gli
indiani hanno cessato di esistere come nazione. Credo che la razza indiana dell’America del Nord sia condannata
all’estinzione e sono convinto che, quando gli europei avranno raggiunto l’Oceano Pacifico e vi si saranno insediati,
essa non esisterà più”10.
“La disgrazia degli indiani è quella di venire a contatto con il popolo più civilizzato, e aggiungerei il più avido
del mondo, mentre loro stessi sono ancora quasi barbari; i loro maestri hanno portato contemporaneamente i lumi
della civiltà e l’oppressione. Quando viveva libero nei boschi, l’indiano dell’America del Nord era miserabile, ma
non si sentiva inferiore a nessuno”11.
E SI FINISCE PER DIPENDERE DALLE RAZIONI
“Ma dal momento in cui vuole entrare nella gerarchia sociale dei bianchi, non può che occupare l’ultimo
gradino; infatti egli si inserisce, povero e ignorante, in una società in cui regnano il sapere e la ricchezza. … Ai
suoi occhi l’unica conseguenza portata da quella civiltà a lui tanto decantata è che deve guadagnarsi il pane che lo
nutre con lavori umilianti, circondato dal disprezzo di tutti. … Se si esaminano con attenzione i provvedimenti
tirannici adottati dai legislatori degli stati del Sud, il comportamento dei loro governatori e gli atti dei loro
tribunali, ci si convincerà facilmente che lo scopo finale cui tendono simultaneamente tutti i loro sforzi è l’espulsione
completa degli indiani. Gli americani di questa parte dell’Unione guardano con gelosia le terre possedute dagli
indigeni; sentono che questi ultimi non hanno ancora completamente abbandonato le tradizioni di una vita
selvaggia e, prima che la civilizzazione li leghi saldamente alla terra, vogliono ridurli alla disperazione e
costringerli ad andarsene. … Il governo centrale … vorrebbe sinceramente salvare ciò che resta degli indigeni e
assicurare loro il libero possesso del territorio da lui stesso garantitogli; ma quando cerca di attuare questo progetto,
i vari stati oppongono una formidabile resistenza. Si decide allora a lasciare perire alcune tribù selvagge, già quasi
Cfr. http://www.farwest.it/?p=437
Ibidem.
11 Ibidem
9
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distrutte, per non mettere in pericolo l’Unione Americana. Impotente a proteggere gli indiani, il governo federale
vorrebbe almeno mitigare la loro sorte; a questo scopo, decide di trasportarli, a sue spese, in altri luoghi. … Così
gli stati costringono i selvaggi a fuggire con la loro tirannia; l’Unione, con le sue promesse e con aiuti materiali,
rende più agevole questa fuga. Si tratta di misure differenti, che tendono però allo stesso scopo.12”
UN MESTIERE DA UOMO BIANCO
“Da qualunque punto di vista si guardi il destino degli indigeni dell’America del Nord, non si vedono che
mali irrimediabili. Se restano selvaggi, vengono scacciati dalle loro terre dalla marcia dei coloni; se vogliono
civilizzarsi, il contatto con uomini più civili di loro li costringe all’oppressione e alla miseria. Se continuano a
vagabondare di deserto in deserto, muoiono; se cercano di insediarsi in qualche luogo, muoiono lo stesso. Possono
affidarsi solo all’aiuto degli europei, ma l’avvicinarsi degli europei li corrompe e li respinge verso la barbarie. … Il
comportamento degli americani degli Stati Uniti verso gli indigeni è ispirato dal più puro amore per le forme e per
la legalità. Premesso che gli indiani sono allo stato selvaggio, gli americani non si immischiano nei loro affari e li
trattano come popoli indipendenti; non si permettono di occupare le loro terre senza prima averle debitamente
acquistate per mezzo di un contratto13”.
12
13
A. De Torqueville, cit.
Ibidem.
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IL GENOCIDIO
I SUPERSTITI VERSO LE RISERVE
COLONI ORGOGLIOSAMENTE RIPRESI DAVANTI A UNA FOSSA COMUNE
FU L'EPOCA DEI 371 TRATTATI E NESSUNO DI ESSI FU RISPETTATO
“Se per caso una nazione indiana non può vivere sul suo territorio, la prendono fraternamente per mano e la
conducono loro stessi a morire fuori dal paese dei suoi padri14.”
“Gli spagnoli, con inenarrabili mostruosità e coprendosi di imperitura vergogna, non sono riusciti a sterminare
la razza indiana né a impedirle di affermare i propri diritti; gli americani degli Stati Uniti hanno raggiunto
questo duplice risultato con una meravigliosa facilità, tranquillamente, legalmente, filantropicamente, senza versare
sangue, senza violare uno solo dei grandi principi della morale agli occhi del mondo, Non c’è mezzo migliore per
distruggere gli uomini che rispettare le leggi dell’umanità.15”.
Lasciamo che sia un sopravvissuto al grande massacro, Leon Shenandoah Onondaga, a
rispondere all'illustre illuminista, oggi che lo sviluppo e il progresso minacciano semplicemente la
14
15
Ibidem.
Ibidem.
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sopravvivenza della vita sul nostro pianeta: “Se voi uomini bianchi non foste mai arrivati, questo paese
sarebbe ancora come un tempo. Tutto avrebbe conservato la purezza originaria. Voi l’avete definito selvaggio, ma
non lo era. Era libero. Gli animali non sono selvaggi; sono solamente liberi. Anche noi lo eravamo prima del
vostro arrivo. Voi ci avete trattati come selvaggi, ci avete chiamati barbari, incivili. Ma noi eravamo solamente
liberi”16.
Tocqueville ha individuato precocemente gli aspetti della legislazione americana che più
avevano rivoluzionato i tradizionali assetti sociali, ma ha anche intuito che un buon pacchetto di
norme giuridiche non bastano a fare una democrazia, se un paese non possiede radicate
tradizioni e un profondo rapporto col proprio passato, in altre parole se difetta di cultura. I
contraltari politici, cioè l'associazionismo e il decentramento amministrativo, una magistratura
autonoma e una stampa libera, sono i cardini e la garanzia del buon funzionamento della
democrazia, ma possono non bastare a contrastare le derive di un sistema in cui una massa
omologata può imporre la "tirannia della maggioranza" calpestando i valori etici e morali17.
Non tutto è esatto: fu versato molto sangue. Fu uno sterminio ammantato anche di legalità,
nell'ambito delle leggi imposte dai bianchi.
De Tocqueville ha esposto con straordinaria chiarezza il comportamento dei bianchi nei
confronti dei nativi: “Il comportamento degli americani degli Stati Uniti verso gli indigeni è ispirato dal più
puro amore per le forme e per la legalità. Premesso che gli indiani sono allo stato selvaggio, gli americani non si
immischiano nei loro affari e li trattano come popoli indipendenti; non si permettono di occupare le loro terre senza
prima averle debitamente acquistate per mezzo di un contratto”.
16
17
Cfr. Guido Tassinari, Storia degli Stati Uniti D’America, Milano, 2006.
Cfr., Alexis De Torqueville, La democrazia in America, Milano, 1999.
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ESPANSIONE TERRITORIALE DEGLI U.S.18
18
Cfr., http://www.lib.utexas.edu/
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Il 1773 fu l’anno del Boston Tea Party, la reazione dei coloni alle leggi della madre patria sul
tè. E' stato tramandato che i Figli della libertà (Sons of Liberty), organizzarono il boicottaggio
delle merci inglesi fino all’apoteosi della rivolta del te, quando alcuni figli della libertà, travestiti
da Indiani assalirono le navi della Compagnia nel porto di Boston e gettarono in mare il carico di
tè (16 dicembre 1773).
Vestiti da Indiani e non travestiti, pare per sottolineare quanto gli indiani erano più liberi e
responsabili dei bianchi, nel 1773 innescarono la guerra di indipendenza americana. I nativi
furono spinti dalle due parti belligeranti ad allearsi con l’una o con l’atra fazione, con il risultato
che si falcidiarono tra di loro, per una guerra che non gli apparteneva. Molti furono i favorevoli
ai Britannici, scelti come male minore. Il generale inglese James Wolfe dichiarò che “Gli Irochesi
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hanno conquistato un impero alla corona britannica”19.
Dopo dieci anni di guerra, nel 1783, con il trattato di Parigi l'Inghilterra riconosce
l'indipendenza delle 13 colonie. A questo punto gli invasori europei, diventati americani, si
volgeranno contro i Nativi sterminandoli senza pietà. A nulla valsero i tentativi di integrazione
dei nativi, che in gran numero si “civilizzarono”, i bianchi volevano tutto e assolutamente non
volevano che alcuno fosse sopravvissuto.
Le guerre indiane furono durissime e sempre ad armi impari, i nativi erano inferiori di
numero e i bianchi avevano anche i cannoni. E venne il tempo della farsa dei trattati.
Emblematica la pace firmata a Fort Greenville, nel 1795, in occasione della quale furono
assegnati “per sempre” agli Indiani le terre al di là del fiume Ohio, che fu definito “frontiera
permanente”. In realtà l’espressione “per sempre” avrebbe assunto il triste significato numerico di
“50 anni”. Furono firmati 371 trattati, nessuno dei quali fu rispettato. La “soluzione finale”, fu
identica per tutte le tribù dell’Est.
Il piano di deportazione e sterminio conobbe il suo apice sotto la presidenza di Jackson,
quando il Congresso approvò lo Indian Removal Act, un documento che predisponeva la
deportazione di tutti gli Indiani ad Ovest di una linea chiamata “frontiera permanente”, ancora20.
Fino a quel momento la dirigenza politica degli invasori aveva percorso la via della
“civilizzazione” e alcune tribù avevano assunto comportamenti meno ostili se non pacifici. Ma lo
scopo dei colonizzatori era sempre e solo l’espansione, la conquista e il saccheggio, nessun
atteggiamento da parte indiana poteva considerarsi soddisfacente dinnanzi ai criminali anglofoni.
La deportazione degli Indiani fu uno degli atti più infami mai perpetrati da esseri umani a danno
di loro simili, milioni di persone furono così strappate alla loro terra natale sino a diventare dei
profughi nel loro stesso Paese. Furono programmate le distruzioni di culture e tradizioni
millenarie21.
I Seminole, abitanti della Florida, poterono resistere a lungo all’invasione, complice anche un
territorio paludoso e infido che permise loro un combattimento di guerriglia, del quale le forze
armate statunitensi ebbero ragione dopo molte campagne militari, con la perdita di circa 3500
combattenti tra regolari e mercenari. I Seminole persero circa 2000 combattenti, fino alla loro
resa. Circa 3200 tra i sopravvissuti furono deportati ad Ovest. Quel pugno di combattenti aveva
arginato per anni l’avanzata di un esercito potente e ben equipaggiato, segnando poi la fine
Cfr., Luca Tentori, Lo sterminio degli indiani dell’America del Nord, in
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47217
20 Cfr. Indian Removal Act, in https://www.loc.gov/rr/program/bib/ourdocs/Indian.html
21 Cfr., Luigi Pellini, Il grande olocausto dei nativi americani. Vennero eliminati fisicamente per impossessarsi delle loro terre, con la
Bibbia nella mano, 2012, in http://luigi-pellini.blogspot.it/
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dell’era delle guerre dell’Est, con tutte le tribù di questo territorio deportate di là dalla Frontiera
Permanente.
L’ATTO DI PRELAZIONE (1840-1865)
L’Atto di prelazione fu certamente la più grossa e perversa mascalzonata degli invasori,
consistendo in una autorizzazione per i coloni ad acquistare terreni immensi a pochissimo prezzo,
rispettando l’unica condizione che i diritti dei nativi dovessero essere “estinti” prima dell’acquisto.
In pratica, più che i loro diritti, i coloni trovarono molto più semplice estinguere direttamente i
nativi, si trattava di autorizzare un genocidio, né più né meno. E genocidio fu.
LO HOMESTEAD ACT (1863)
Lo Homestead dichiarava proprietario di un terreno chi vi risiedeva stabilmente per almeno
cinque anni. Di fronte a questo movimento migratorio, i territori Indiani vennero
progressivamente sempre più ridotti e schiacciati verso la costa occidentale degli Stati Uniti. Il
governo non trovò altra soluzione che rinchiudere ciò che restava dei nativi nelle famigerate
riserve.
Gli Indiani presenti all’inizio di questa fase erano circa 175.000 nelle pianure e altri 75.000
nelle Montagne Rocciose, cifra sensibilmente ridotta rispetto a oltre un milione all’inizio della
colonizzazione, su un territorio corrisponde circa all’attuale Oklahoma. Alcune delle tribù
sopravvissute erano pacifiche, e furono le prime ad estinguersi, altre, più bellicose, come Sioux,
Cheyenne, Comanche e Apache furono protagoniste degli ultimi episodi di resistenza agli
invasori. Furono definitivamente sconfitte nel 189122.
Nel 1899 anche il Territorio Indiano fu aperto alla invasione, definita, secondo la consueta
ipocrisia, “civilizzazione”, terminando definitivamente il processo di conquista del Nord America.
Gli Apache furono gli ultimi nativi ad arrendersi, dopo che un esercito congiunto di 10.000
uomini, messicani e statunitensi si dettero alla caccia di poche decine di guerrieri superstiti. Gli
Apache si arresero nel 1886 e furono deportati in Florida in un minuscolo territorio dove la
fame e gli stenti ben presto li decimarono23.
PRATERIA
22
23
Ibidem
Ibidem
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Per quanto riguarda le pianure del nord, la cosiddetta Prateria, dopo le devastanti epidemie
degli anni precedenti le nazioni indiane rimaste erano quelle dei Sioux, degli Arapaho e degli
Cheyenne del Nord. I Sioux, i più numerosi, suddivisi in sette tribù, resistettero tenacemente agli
invasori, fino a che nel 1851 fu firmato il trattato di Fort Laramie, che assegnava agli Indiani un
vasto territorio e 50.000 dollari annui. Ovviamente anche questo trattato non poteva soddisfare
le mire espansionistiche degli statunitensi che cercarono subito un pretesto per riaprire le ostilità.
Ben presto l’incidente si verificò, una mucca di proprietà di un agricoltore mormone si era
sperduta nel campo dei Brulè, una delle sette tribù dei Sioux, dove fu uccisa e mangiata dalla
tribù. I bianchi pretesero la consegna del ladro e durante la scaramuccia fu ucciso il fratello del
capo della tribù, Stirring Bear. Ne seguì una violenta sparatoria in cui furono uccisi tutti i militari
che erano intervenuti e lo stesso capo indiano Stirring Bear.
Il generale Harney, incaricato della spedizione punitiva attaccò il villaggio dei Brulé uccidendo
136 persone soprattutto civili, gli altri come al solito finirono in una riserva.
La vita nelle riserve era al limite della sopportazione umana, resa ancora peggiore dai corrotti
agenti governativi, i quali approfittavano della loro posizione per arricchirsi vendendo i beni
destinati agli Indiani24.
Gli Stati Uniti D’America, questo grande paese, considerato dai più faro di civiltà, fonda la
sua origine sullo sterminio, sul furto, sull’inganno e sul nessun valore della parola data con i
trattati stipulati con i pochi sopravvissuti allo sterminio sistematico. Quasi lo stesso si può dire
anche per le altre nazioni che si sono insediate sui territori rubati ai nativi di tutto il continente
americano.
L’olocausto del continente americano, tuttavia, è ancora considerato come una specie di
peccatuccio veniale, una specie di incidente di percorso nella stupenda crescita di grandi civiltà,
almeno una delle quali, quella statunitense, ancora oggi porta morte e distruzione in tutto il
mondo, utilizzando questa volta una nuova formula, che ha sostituito la “civilizzazione”, stavolta
fanno correre i loro eserciti in lungo e in largo per il globo esportando “democrazia”, infangando
questo nobile principio e riaffermando tutta la loro spietata ferocia.
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www.countryeventsmilano.com%2F%3Fp%3D1181&usg=AFQjCNGVJldTmijamo0IgZy0Imn0-8p8A&sig2=wFGmvg7mYqisZVOSwX1CrA&bvm=bv.141320020,d.d24
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