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PATOLOGIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO
FUMO DI TABACCO ED I SUOI EFFETTI SULL'ORGANISMO
Il fumo di tabacco è un complesso miscuglio gassoso, contenente minute
particelle liquide e solide in sospensione e può essere considerato
come un aerosol concentrato. La costituzione chimica del fumo di
tabacco è estremamente complessa e vi sono stati isolati migliaia di
composti molti dei quali identificati con precisione (monossido di
carbonio, biossido di carbonio, acido cianidrico, ossidi di azoto,
aldeidi, fenoli, idrocarburi vari fra i quali ricordiamo il benzopirene
ecc.). Molte statistiche epidemiologiche hanno documentato in modo
inoppugnabile gli effetti nocivi del fumo soprattutto a carico
dell'apparato respiratorio e di quello cardiovascolare; sempre secondo
le statistiche il cancro al polmone è assai più frequente nei fumatori di
sigarette che nei soggetti che non fumano. Stime attendibili indicano
ad esempio che la mortalità per
tumore al polmone è almeno 20 volte maggiore nei fumatori
rispetto ai non fumatori. Va aggiunto a questo che smettere di
fumare rappresenta sempre e comunque un vantaggio, in
particolare si è calcolato che chi interrompe l’abitudine al fumo
prima dei 50 anni vede dimezzarsi il rischio di morte rispetto a
chi continua a fumare. Fra le sostanze dannose contenute nel
fumo prendiamo in considerazione le più importanti: il
monossido di carbonio, la nicotina, i prodotti irritanti, il
catrame ed i suoi derivati. Il monossido di carbonio si lega con
estrema facilità all’emoglobina formando la carbossiemoglobina
che nei fumatori può arrivare in circolo al 10-15%: ciò provoca
diminuzione della capacità respiratoria, e di conseguenza minore tendenza ad affrontare sforzi
fisici. Si sconsiglia a chi pratica sport. Infatti, è proprio durante uno sforzo che il nostro organismo
ha bisogno di un
maggiore apporto di ossigeno, sia
per il lavoro dei
muscoli, sia per il funzionamento
dei vari organi.
Fumare è pericoloso anche per i
cardiopatici, per i
quali una diminuzione della
quantità di ossigeno
alle coronarie (le arterie che
irrorano il muscolo
cardiaco) è molto rischiosa. La
nicotina
è
una
sostanza molto tossica, incolore,
volatile, che diventa
bruna se esposta all'aria. Ad essa si
devono l'aroma e il
sapore del tabacco, ma è un
potente veleno sia
per il sistema nervoso centrale, sia
per i centri nervosi
che
controllano
l'apparato
circolatorio. Già nel
fumo di 30-40 sigarette è contenuta una dose
letale
di
nicotina,
ma
fortunatamente,
della nicotina contenuta in una
sigaretta,
viene
assorbito il 90% se il fumo viene
aspirato, e soltanto
il 25% se il fumo raggiunge solo il
cavo orale e poi
viene espulso.
Nei fumatori abituali, la nicotina agisce fondamentalmente come un eccitante, ma tale azione è
temporanea e cessa nel momento in cui si finisce di fumare. Questo porta il fumatore a ricercare lo
stimolo accendendo un'altra sigaretta. È dunque la nicotina la responsabile di quella forma di dipendenza
detta tabagismo, che spinge il fumatore a continuare a fumare. La nicotina quindi può essere definita una
sostanza psicoattiva la cui azione consiste principalmente in un'attivazione di due centri cerebrali:
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1) Il Sistema mesolimbico dopaminergico che è considerato come il centro cerebrale del piacere e della
gratificazione; la sua stimolazione è responsabile della farmacodipendenza in
quanto il soggetto cerca di ritrovare l'effetto euforizzante del prodotto.
2) Il "Locus ceruleus" che è responsabile dello stato di veglia e vigilanza; la sua
stimolazione da parte della nicotina migliora le funzioni cognitive, la capacità di
concentrazione, le performance intellettuali e riduce nel contempo le reazioni da
stress procurando così un'impressione di sicurezza e rilassamento nelle situazioni
critiche.
I danni più gravi provocati da un'intossicazione cronica da nicotina sono a carico
dell'apparato circolatorio e soprattutto del cuore. La nicotina stimola
infatti la frequenza del battito cardiaco e di conseguenza il cuore si
affatica con il rischio di. spasmo alle coronarie (e conseguenti attacchi di
angina pectoris) e di infarto. Inchieste epidemiologiche hanno dimostrato che un fumatore
accanito fra i 45 e i 55 anni è esposto a un rischio di malattie cardiocircolatorie tre volte superiore
a quello cui è esposto un soggetto della stessa età che non fuma. Le stesse inchieste hanno anche
dimostrato che tale rischio tende a scomparire quando si smette di fumare: dopo un mese o due si
riscontra già una rapida diminuzione del rischio ed in capo a 10-15 anni l'ex fumatore è esposto a
rischi di poco superiori a quelli che riguardano i non fumatori. Il fumo di sigaretta ha anche
un'azione irritante sulle mucose dell'apparato respiratorio, a causa di un gruppo di sostanze che si
sviluppano soprattutto durante la combustione. Tali sostanze sono responsabili della bronchite
cronica, i cui sintomi più evidenti sono tosse e catarro: se quest'ultimo è molto abbondante può
alterare anche la ventilazione, provocando l'enfisema polmonare. Come sappiamo, la mucosa delle
vie respiratorie è in gran parte coperta di cellule ciliate, che hanno il compito di assicurare il flusso
del muco dal basso verso l'alto, fino alla faringe e infine alla bocca: le sostanze irritanti inibiscono
il movimento delle ciglia, impedendo così il trasporto e l'eliminazione del muco, che rimane nei
polmoni, facendo diminuire la capacità respiratoria.
Il mancato funzionamento delle ciglia, inoltre, favorisce la penetrazione in profondità delle sostanze
cancerogene presenti nel fumo. Indagini condotte in tutto il mondo hanno dato risultati
concordanti: il catrame e i suoi derivati presenti nel fumo di sigaretta sono sostanze cancerogene,
in particolare per le cellule del polmone.
Questo non significa che chi fuma sia
necessariamente destinato ad ammalarsi di
cancro del polmone, ma certamente il
fumatore corre un rischio maggiore rispetto al
non fumatore. Anche in questo campo le
ricerche hanno dimostrato che, se si smette di
fumare, il rischio cancerogeno diminuisce. Inversamente, tale rischio è maggiore quanto più è
precoce l'età in cui si comincia a fumare, perché il pericolo aumenta in funzione della durata totale
dell'esposizione dell'organismo al fumo. Anche nel fumo che si disperde nell'ambiente fra
un'aspirazione e l'altra, si trovano gli stessi composti presenti nel fumo inspirato dal fumatore.
Anzi si può dire che, per numerose sostanze quali la nicotina, il particolato solido e vari
idrocarburi (benzopirene, soprattutto), le quantità liberate direttamente nell'ambiente dalla
sigaretta accesa sono superiori a quelle presenti nel fumo aspirato e successivamente espirato dal
fumatore. E evidente che aspirando l'aria contaminata dal fumo di tabacco, anche il non fumatore
può assumere le sostanze tossiche presenti nel fumo. Le conseguenze negative del fumo passivo
sulla salute sono andate imponendosi negli anni più recenti all'attenzione dell'opinione pubblica: si
va dall'azione irritante sulle mucose delle vie aeree, a una maggiore predisposizione alle affezioni
respiratorie, a un aumento non trascurabile del rischio di ammalarsi delle stesse patologie
cardiocircolatorie e tumorali alle quali sono esposti i fumatori. Da tutto questo sta nascendo,
almeno nei Paesi industrializzati, un atteggiamento di chiara condanna nei confronti del fumo di
tabacco, che si manifesta con limitazioni e sanzioni sempre più rigide.
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RAFFREDDORE
I primi tratti delle vie aeree sono sede di alcune fra le infezioni più comuni e frequenti.
Il raffreddore, di origine virale, è dato dall'infiammazione delle cellule della
mucosa nasale, che si manifesta fra l'altro con la produzione di abbondante
muco: è una malattia più frequente in inverno, quando la lunga permanenza in
ambienti chiusi favorisce il contatto con altre persone colpite dell'infezione, che
diffondono il virus prevalentemente tramite le minuscole goccioline di saliva
emesse con gli starnuti e i colpi di tosse. L'infiammazione dei seni paranasali,
che si verifica attraverso il naso e che può essere conseguente a un raffreddore,
prende invece il nome di sinusite. In altri casi invece l'infiammazione della
mucosa nasale ha origine allergica (rinite allergica).
MAL DI GOLA
Il comune "mal di gola" interessa la faringe e/o la laringe (faringite, laringite). Si tratta di infezioni
generalmente di origine virale, ma che talvolta, soprattutto se risultano particolarmente intense o
prolungate, possono essere dovute a batteri: solo in quest'ultimo caso è opportuno ricorrere all'assunzione
di antibiotici. La laringite, a causa della presenza in questo tratto delle corde vocali, può provocare
raucedine, fino alla perdita della voce.
La mucosa della parte posteriore della cavità boccale e quella della parte superiore della faringe
contengono degli ammassi di tessuto linfatico, detti tonsille, rispettivamente tonsille palatine e tonsille
rinofaringee o adenoidi. La funzione di tali strutture è chiaramente connessa alla difesa dell'organismo nei
confronti degli organismi patogeni che possono penetrare attraverso la bocca o il naso. Le tonsille,
proprio in relazione alla funzione svolta, sono sovente sede di infezioni di natura batterica o virale
(tonsilliti) e possono ingrossarsi, dando dolore e provocando talvolta un'ostruzione parziale della faringe.
In caso di infezioni ripetute, si può rendere necessario asportare chirurgicamente le tonsille e le adenoidi,
anche per il rischio di propagazione dell'infezione ad altri organi, come il cuore.
BRONCHITE
La bronchite è un'infiammazione dei bronchi, caratterizzata da tosse e dalla produzione di grandi quantità
di secreto mucoso; può essere acuta se guarisce nel giro di alcuni giorni, cronica quando perdura per mesi
e si manifesta anche in anni successivi. In questo caso si determinano restringimento e ostruzione di
bronchi e bronchioli, che riducono il passaggio dell'aria. Di solito quest'ultima condizione coesiste con un
altro disturbo assai diffuso, l' enfìsema polmonare, consistente in una progressiva perdita di elasticità
delle pareti degli alveoli polmonari, cui consegue la loro distensione e a volte la loro rottura.
Conseguenza dell'enfisema è la perdita di efficienza dei polmoni (insufficienza respiratoria). Entrambe le
patologie sono fortemente aggravate dal fumo di tabacco, nonché da numerosi inquinanti ambientali.
ASMA BRONCHIALE
Un altro disturbo respiratorio assai diffuso è l'asma bronchiale, che provoca ricorrenti attacchi di affanno,
con emissione di caratteristici sibili al momento dell'espirazione. Gli attacchi hanno durata e intensità
variabile nel tempo. I sintomi sono conseguenza di uno stato di infiammazione cronica delle vie aeree
bronchiali, caratterizzato da un diffuso restringimento dei bronchioli. Mentre fino a poco tempo fa si
tendeva a considerare l'asma una malattia prevalentemente allergica, oggi si tende a pensare piuttosto che
essa dipenda da uno stato di "iperreattività" nei confronti di molteplici stimoli ambientali, che
comprendono, oltre a numerosi allergeni, anche infezioni batteriche o virali, condizioni climatiche
particolari, fumo di tabacco, inquinanti atmosferici ecc. Si tratta di una malattia più diffusa fra i bambini e
che in molti casi tende a ridursi o a scomparire nell'adulto; i dati globali della sua diffusione sono
comunque in preoccupante aumento, soprattutto nei Paesi industrializzati.
POLMONITE
Un' infiammazione del polmone (che si manifesta in genere con febbre alta, tosse e talvolta dolore
toracico) prende il nome di polmonite: l'agente causale è per lo più batterico (spesso lo Streptococcus
pneumoniae, detto anche pneumococco) o virale, anche se esistono polmoniti causate da funghi o
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protozoi, che si verificano in genere in individui che presentano un sistema immunitario scarsamente
efficiente.
TUBERCOLOSI
Un'altra malattia batterica che interessa prevalentemente i polmoni è la tubercolosi (TBC), provocata dal
Mycobacte-rium tubercolosis, ( bacillo di Koch) tuttora molto diffusa nei Paesi in via di sviluppo, a causa
delle carenti condizioni igieniche, e fino a pochi anni fa considerata in via di sparizione nei Paesi ricchi.
Attualmente tuttavia, con l'aumento dei viaggi intercontinentali e con i diffusi fenomeni di immigrazione,
l'incidenza della malattia sta tornando ad aumentare anche in Europa e negli Stati Uniti; questo anche a
causa della frequente comparsa della TBC in pazienti con sistema immunitario depresso, come accade
nell'AIDS. La preoccupazione per la recrudescenza della malattia è accresciuta inoltre dai sempre più
numerosi casi di resistenza agli antibiotici, fatti registrare da questo come da altri batteri. La TBC provoca
la formazione nei tessuti di focolai di infezione (tubercoli). La malattia, nella maggior parte dei casi,
viene controllata e risolta ad opera del sistema immunitario, e si conclude con una completa guarigione;
in altri casi invece entra in uno stato quiescente, e può riattivarsi in seguito assumendo un andamento
progressivo, con danni via via più gravi al tessuto polmonare e a volte con la diffusione ad altri organi.
Una pleurite, ovvero un processo infiammatorio a carico delle pleure, può comparire a volte come
conseguenza di un'affezione polmonare; essa comporta una diminuita funzionalità della ventilazione
polmonare e si manifesta con dolori toracici intensi e specifici.
NOZIONI DI PRONTO SOCCORSO
Molte morti improvvise sono dovute a soffocamento per bocconi di cibo
occludenti le vie respiratorie. Il mancato intervento determina la morte o
gravi lesioni cerebrali permanenti nell’arco di quattro minuti. Necessario è
esercitare la manovra di Heimlich, semplice e priva di rischio. Se la vittima
è in piedi o seduta, ci si pone alle spalle e senza avvinghiarsi si atteggia la
mano a pugno e si comprime l’addome , sopra l’ombelico, aiutandosi con
l’altra mano, esercitando una compressione
rapida e decisa sull’addome e verso l’alto.
Se la persona è supina, ci si pone a
cavalcioni sugli arti inferiori dell’individuo
disteso e con le palme delle mani si preme
con un colpo secco sull’addome e verso il
diaframma (verso l’alto). La persona può autosoccorrersi schiacciando
l’addome sul bordo di un tavolo o di una sedia. Tali pressioni
permettono di espellere aria dai polmoni sufficiente a liberare le vie
aeree dal corpo estraneo
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