job-report marmirolo 1
Transcript
job-report marmirolo 1
JOB-REPORT MARMIROLO 1 Strada: S.P.21, km.7+000-5+100 Località: Marmirolo (MN) Committente: Provincia di Mantova Esecutore dei lavori: Viastrade Sas di Brescia Ing. Luigi & C. Tipo di interevento: risanamento strutturale di una pavimentazione flessibile in conglomerato bituminoso mediante suo riciclaggio in sito Data: 10-11 settembre 2001 3.1.1 Il cantiere 3.1.1.1 Contesto e modalità dell’intervento Si è trattato di un intervento di risanamento strutturale esteso all’intera carreggiata, con ricostruzione integrale della piattaforma mediante riciclaggio in sito del pacchetto legato (costituito da 15cm circa di conglomerato bituminoso). Il tronco stradale oggetto dell’intervento costituisce parte di una strada extraurbana, che collega un grande polo per la lavorazione degli inerti (cave con annessi impianti di produzione di conglomerati bituminosi e cementizi) alla S.S.268 con conseguente rilevante transito di mezzi pesanti. Le proiezioni sul traffico futuro suggeriscono un incremento dovuto sia alla riorganizzazione della viabilità di livello provinciale sia all’attivazione di un impianto di raccolta e riciclaggio di inerti da demolizioni. La pavimentazione presentava estese e profonde lesioni da fatica interessanti tutti gli strati bituminosi, con penetrazione di acqua e conseguente perdita di fini dalla fondazione granulare; le deformazioni della superficie apparivano comunque contenute, indice di una fondazione ancora in buono stato e di un sottofondo di portanza sufficiente. Una sezione contigua (e soggetta al medesimo carico veicolare) era già stata oggetto di analogo intervento nell’anno precedente (2000) e non presenta attualmente alcuna forma di degrado. La strada era a carreggiata unica e corsia singola, senza banchine laterali. Per problemi connessi alla forma del solido stradale (una ripida e profonda scarpata costeggia gran parte del tronco oggetto di intervento), all’assetto della proprietà stradale e alla presenza di canalizzazioni a pelo libero per uso agricolo, non è stata introdotta alcuna variazione dimensionale della piattaforma (ad esempio, la realizzazione delle banchine laterali mediante ridistribuzione del materiale fresato e stabilizzato). Il riciclaggio è stato condotto in sito mediante granulazione dell’intero pacchetto in conglomerato bituminoso (15cm. circa) e sua contemporanea stabilizzazione con bitume schiumato e cemento. Non vi è stato né apporto di materiale vergine di correzione della granulometria, né asporto di materiale fresato in eccesso. La lavorazione si è svolta in orario diurno senza chiusura permanente al traffico del tronco stradale interessato dai lavori e senza interdizione ai mezzi pesanti: è sempre stato garantito il transito a senso unico alternato, eccezion fatta nelle fasi di rifornimento di acqua e leganti (della durata media di 10min.) limitatamente ai casi in cui le autocisterne non hanno potuto sostare all’esterno della piattaforma. Lo strato stabilizzato veniva riaperto al traffico immediatamente dopo il termine delle operazioni di compattazione, man mano che il cantiere procedeva. 1 Questo stesso intervento di riciclaggio è stato fatto oggetto di un articolo (redatto col contributo dell’Autore) apparso sulla rivista STRADE & AUTOSTRADE, n.6 2001. In quell’occasione, oltre alla dettagliata descrizione dell’intervento, sono stati riportati i risultati dei test preliminari; questo job-report il integra con i risultati completi degli ulteriori test eseguiti –riveduti e interpretati- e sostituisce quindi il citato articolo . Durante le lavorazioni (dalla fresatura al termine del costipamento) non vi è stata alcuna emissione di polveri, fumi e odori. Allo scopo di contrastare i –sia pur limitati- fenomeni di ritiro associati all’idratazione del cemento e di abbattere le polveri, a distanza di circa 24h dalla compattazione si è provveduto ad irrorare leggermente con acqua la superficie dello strato stabilizzato. La finitura della pavimentazione è stata eseguita entro i successivi 7gg con le seguenti modalità: rimozione del materiale granulare formatosi per abrasione superficiale dello strato stabilizzato ad opera del traffico (ove ritenuta necessaria); applicazione di una mano d’attacco; stesa di un sottile strato di compianamento in conglomerato bituminoso a caldo (nello spessore massimo di un 1 cm); posa di un manto d’usura in conglomerato bituminoso a caldo dello spessore 3 cm. Al termine delle operazioni, il piano viario risulta trovarsi ad una quota +3 cm rispetto alla precedente. 3.1.1.2 Caratteristiche del tronco e della pavimentazione Lunghezza totale: 1912 m Larghezza media: 7.10 m = (3.25+0.30)×2 (corsia+ciglio)×2 Pendenza longitudinale: nulla Banchine, cunette laterali, caditoie, pozzetti sottostrada, guardrail: assenti Opere d’arte particolari (ponti, sottopassi...): assenti Piste specializzate (percorsi ciclabili e/o pedonali): assenti Attraversamenti: solamente uno, al km.6+800, a quota –75 cm circa preesistente, non segnalato, individuato mediante georadar sul piano viario Struttura della pavimentazione esistente: − 15 cm circa di conglomerato bituminoso a caldo (usura+binder) − fondazione in misto granulare non legato, di spessore variabile − sottofondo naturale Struttura della pavimentazione di progetto: − strato di usura (3 cm) in conglomerato bituminoso a caldo − 15 cm di misto 100% RAP stabilizzato con bitume schiumato e cemento − fondazione in misto granulare non legato, di spessore variabile − sottofondo naturale 3.1.1.3 Percentuali, temperature e caratteristiche dei leganti 3% di bitume 80/100 modificato appositamente studiato per l’intervento dalla Batec Srl (MN) su bitume di base prodotto dalla raffineria IES (MN). Temperatura del bitume: 180°C alla consegna in cantiere, 180÷170°C alla schiumatura. 3÷4.5% di acqua di schiumatura (sul peso di bitume). 1.5% di cemento Portland 325 R, posto in sospensione in forma di slurry nell’acqua di OMC. 4.5% di acqua di OMC. Temperatura dell’acqua (di schiumatura e di OMC): 20°C circa. 3.1.1.4 Mezzi d’opera (limitatamente all’operazione di riciclaggio) Riciclatrice WR 2500 Wirtgen Mescolatore di slurry WM 1000 Wirtgen Autocisterna del bitume caldo (termicamente isolata) Autocisterne per il rifornimento dell’acqua e del cemento Rullo vibrante monotamburo Bomag BW 225 D3 da 25 t (con sistema VARIOCONTROL) Rullo vibrante tandem Bomag BW 184 AD da 14 t (con sistema VARIOMATIC) Livellatrice Autocisterna spanditrice per acqua 3.1.1.5 Dimensioni, organizzazione e produzione oraria del cantiere di riciclaggio Il treno di riciclaggio era composto dalla WR 2500 accoppiata (in configurazione spingente) al WM 1000 e all’autocisterna del bitume, ed aveva una lunghezza di 40 m circa (variabile in funzione delle dimensioni dell’autocisterna del bitume). L’autocisterna del bitume apriva il cantiere, il rullo vibrante tandem lo chiudeva; davanti e dietro venivano mantenuti franchi di sicurezza adeguati alla regolazione del traffico. La sequenza delle operazioni di riciclaggio è stata la seguente: − fresatura della pavimentazione e sua contemporanea stabilizzazione (in singola passata) con iniezione di bitume schiumato e slurry di cemento, ad opera della WR 2500; − compattazione iniziale dello strato con rullo vibrante monotamburo (per l’eliminazione delle impronte dei pneumatici posteriori della riciclatrice; − sagomatura dello strato mediante livellatrice; − compattazione completa dello strato con rullo vibrante tandem. L’intera larghezza della carreggiata è stata riciclata in tre tagli paralleli con parziale sovrapposizione longitudinale. La velocità di avanzamento del treno di riciclaggio era di circa 10 m/min, con una produzione media “di macchina” di circa 225 mc/h ovvero superiore alle 500 t/h (materiale stabilizzato e compattato in opera). 3.1.1.6 Osservazioni Prima dell’avvio del cantiere, si è provveduto a rimuovere una parte (20÷30 cm) del ciglio erboso posto ai margini della carreggiata, per evitarne una incorporazione nella miscela riciclata. La sequenza dei tagli è stata programmata in funzione delle capacità delle cisterne del bitume che sarebbero state accoppiate al treno di riciclaggio. Per evitare ulteriori interferenze col traffico ed in considerazione dei ristretti spazi di manovra disponibili, è stato scelto l’arretramento del treno di volta in volta sulla sezione contigua a quella iniziale; per minimizzare la lunghezza del cantiere, si è proceduto per tratti successivi riciclando l’intera carreggiata. La livellatrice è stata utilizzata per la realizzazione del profilo trasversale di progetto, per la rettifica delle eventuali irregolarità superficiali dovute alle manovre dei rulli e per riportare all’interno della sezione di taglio quel materiale che veniva scaricato dalla riciclatrice sulla pavimentazione contigua. Infatti, il rigonfiamento della miscela sciolta e l’azione della barra spianatrice allo scarico della camera di miscelazione inducono una parziale sovrapposizione della miscela sulla pavimentazione contigua (10÷15 cm circa) che impedisce all’operatore del rullo di distinguere chiaramente il margine dello strato lavorato, col rischio quindi che il rullo vada ad appoggiarsi su quello non ancora lavorato. Da segnalare che la livellatrice è stata impiegata non prima che il rullo monotamburo avesse spianato le impronte dei pneumatici della riciclatrice e non dopo l’inizio della compattazione finale ad opera del rullo tandem –salvo casi eccezionali-, e comunque solamente a livello superficiale mantenendo la minima profondità di taglio possibile. Poiché la pavimentazione preesistente non presentava deformazioni rilevanti e poiché il progetto non prevedeva variazioni di sagoma, la regolarità del profilo realizzato dalla barra spianatrice e dai rulli era tale da rendere spesso superfluo l’intervento della livellatrice, se non per una finitura superficiale. Al termine delle operazioni di costipamento lo strato stabilizzato appariva ben compatto e chiuso, con una superficie leggermente umida (non bagnata, eccezion fatta in corrispondenza di alcuni ristagni d’acqua conseguenti a modeste precipitazioni piovose avvenute nella notte precedente) che andava rapidamente asciugandosi nel giro di poche ore. A 24h di distanza, la superficie della pavimentazione presentava un modestissimo deposito superficiale di materiale sciolto, costituito dalla frazione più grossolana dello stabilizzato, rimossa per azione del traffico veicolare; per contro, la frazione fine che era rimasta nella pavimentazione, per azione del medesimo traffico, aveva dato origine ad una superficie omogenea e chiusa, con ridotta tendenza allo sgranamento ed in grado di offrire –almeno inizialmente- buone condizioni di aderenza anche senza specifici trattamenti. La polverosità e la perdita di materiale a livello superficiale sono da ritenersi fenomeni transitori, destinati ad annullarsi in breve tempo (in relazione all’entità del traffico) col procedere della maturazione dello strato; tale materiale è destinato ad essere rimosso in modo naturale dagli agenti atmosferici e dall’azione del traffico, ma nel caso ciò non avvenisse prima della posa dello strato d’usura, sarà necessario agire meccanicamente mediante lavaggio e/o spazzolatura meccanica; si potrà intervenire analogamente anche qualora per una qualsiasi ragione non possa tollerarsi l’emissione di polveri nemmeno per un breve periodo. Ricordiamo al Lettore che la perdita di materiale (grossolano) da parte dello strato stabilizzato non è affatto da ritenersi anomala, essendo perfettamente coerente con il particolare tipo di interazione aggregato/legante che si stabilisce nel caso del bitume schiumato (morthar theory). Poiché già al termine delle operazioni la superficie dello strato stabilizzato offriva ottime caratteristiche di percorribilità (tessitura, aderenza, regolarità), si è riscontrata la tendenza dei conducenti dei veicoli in transito a mantenere velocità piuttosto sostenute; a prescindere da ogni altra ragione di sicurezza, ciò può indurre fenomeni di erosione accelerata dovuta alla non ancora sufficientemente maturazione del materiale, con ormaiamento per abrasione piuttosto che per accumulo di deformazioni permanenti (Jenkins, 2000). Per prevenire tali rischi si suggerisce di adottare tutti i provvedimenti atti a contenere la velocità dei veicoli nella fase iniziale di vita del materiale, almeno fino alla posa di uno strato di protezione definitivo o temporaneo (usura tradizionale a caldo, microtappeto a freddo, granigliatura…). Oltre ai rulli metallici, in cantiere era stato portato anche un rullo gommato con l’intenzione di utilizzarlo per ottenere una migliore finitura superficiale dello strato stabilizzato: in pratica, dati i buoni risultati comunque garantiti dal rullo vibrante tandem, esso non si è reso necessario. 3.1.2 Indagini e prove in sito Tutte le indagini e prove eseguite in sito durante e dopo la lavorazione sono state eseguite con il Laboratorio mobile Viatest (direttore tecnico Ing. Cattini Enrico), ad eccezione della sola indagine preliminare GPR. 3.1.2.1 Indagine GPR Prima dell’avvio del cantiere, mediante strumentazione GPR (Ground Penetrating Radar) è stato eseguito il rilievo longitudinale e trasversale dell’intero tratto stradale, ad opera della società Land Technology & Services Srl (Treviso). L’interpretazione dei dati geofisici – supportata da una serie di carotaggi di taratura- ha consentito di : − individuare l’andamento stratigrafico della pavimentazione; − individuare la presenza di anomalie profonde nel sottofondo, quali cavità o cedimenti; − verificare la presenza di eventuali ostacoli non segnalati alla successiva attività di fresatura (attraversamenti, sottoservizi), e definirne la collocazione spaziale. In allegato sono riportati alcuni esempi tra i più significativi delle scansioni eseguite. La diversa profondità di indagine è funzione delle diverse antenne radar utilizzate, con l’osservazione che a frequenze più basse corrisponde una maggiore capacità di penetrazione: 900 MHz per indagare gli strati della pavimentazione e del sottofondo fino a –1.00 m ; 500 MHz per indagare il sedime in profondità fino a –2.50 m . Nota. Lo zero fisico verticale non coincide esattamente con l’inizio della registrazione (ovvero, con lo zero delle ordinate), poiché il dipolo radiante non è propriamente a contatto con la pavimentazione; la correzione può essere apportata senza particolari problemi, ma non era strettamente necessaria ai fini dell’intervento in questione, quindi è stata omessa. In molte scansioni, comunque, il piano stradale è evidenziato con una linea arancione. 3.1.2.2 Controlli in corso d’opera Controllo visivo frequente della qualità della schiumatura (tramite ugello di prova). Monitoraggio costante della omogeneità della miscela stabilizzata. Controllo del dosaggio dei leganti (bitume e cemento) e dell’acqua (di schiumatura e di OMC), eseguito periodicamente sulla base delle quantità assolute effettivamente erogate e della lunghezza percorsa dalla riciclatrice. Verifica della profondità di lavorazione. Controllo della percentuale di umidità nella miscela stabilizzata. Controllo del grado di addensamento raggiunto e della sua omogeneità spaziale, mediante Ligh Drop-Weight Tester. 3.1.2.3 Determinazione del modulo di deformazione Per monitorare lo sviluppo delle resistenze, sono state eseguite prove di carico su piastra (CNR 146/92) sullo strato riciclato a diversi intervalli di tempo fino alla posa dello strato d’usura, con i seguenti risultati (1° ciclo di carico): 24h 153 N/mm2 48h 188 N/mm2 7gg 203 N/mm2 3.1.2.4 Confezionamento dei provini per i test di laboratorio (compattazione statica) In occasione di questo cantiere, è stata sperimentata la procedura di compattazione statica Duriez (CNR 130/89) quale alternativa alle altre più note, diffuse e collaudate modalità di confezionamento di provini da laboratorio, ed è stata testata l’efficienza e la produttività della relativa pressa appositamente costruita. L’obiettivo era da un lato valutare la capacità della modalità Duriez di simulare la compattazione ottenibile in opera (sia in termini di % di vuoti che di resistenze misurate), dall’altro verificare la praticità della pressa come compattatore manuale da cantiere. L’operazione di riciclaggio ha quindi costituito l’occasione per un primo studio del materiale attraverso test di laboratorio su provini confezionati con materiale campionato in opera, con lo scopo di confrontarne poi i valori con quelli che sarebbero stati in seguito ottenuti da analoghi test eseguiti su carote prelevate dalla pavimentazione riciclata. Si è cercato anche di indagare la risposta del materiale stabilizzato con bitume schiumato ad una variazione della modalità di compattazione rispetto al protocollo Duriez -che nella norma italiana è indicato per le sole miscele di aggregati lapidei ed emulsioni bituminose e in altri Paesi viene proposta con parametri differenti (NPRA, 1999)- per valutare la possibilità di ottenere con la medesima pressa e le medesime fustelle provini di altezza variabile, in funzione del tipo di test da effettuare (ad esempio, provini bassi per rottura diametrale, provini altri per compressione con espansione laterale libera). Campionamento in opera. Il materiale stabilizzato è stato campionato in opera immediatamente a tergo della riciclatrice, posto entro un contenitore stagno e subito trasportato al Laboratorio mobile. Preparazione dei provini. Per ciascun provino è stato pesato il necessario quantitativo di miscela (previa eliminazione del trattenuto al setaccio da 31.5 mm, risultato comunque pressoché nullo), lo si è collocato entro la fustella da 12 cm di diametro e subito compattato mediante applicazione di un carico di 120 kN per 5 minuti. Nei due giorni in cui hanno avuto luogo le lavorazioni con bitume schiumato sono stati complessivamente confezionati 26+2 provini, suddivisi in 5 set omogenei (identificati da una lettera dell’alfabeto, dalla A alla E), ciascuno dei quali è stato confezionato con materiale proveniente dal medesimo campionamento in opera. L’intervallo di tempo trascorso tra prelievo del materiale e confezionamento del provino è di norma andato da un minimo di 10min. ad un massimo di 40min., avendo comunque avuto cura di conservare il materiale nel contenitore stagno affinché mantenesse l’umidità originaria; fa eccezione il solo set C, confezionato circa 2h dopo il prelievo. Alcuni provini sono stati confezionati con quantitativi di miscela ridotti (3.0kg, 2.5kg e 2.0kg) e stesse modalità di compattazione (120 kN per 5 minuti) allo scopo di poter apprezzare eventuali variazioni nel grado di compattazione raggiunto nel provino e poterlo confrontare con quello ottenuto in opera, in termini di % di vuoti e di resistenze misurate. Per le caratteristiche di ciascun provino si vedano le tabelle allegate. Durante l’applicazione del carico di costipamento attraverso il pistone oleodinamico, si è osservata l’espulsione di acqua e –in sospensione in essa- di una modesta quantità di fini: l’acqua non presentava traccia alcuna di bitume (come era da attendersi che fosse) e i fini portati in sospensione erano in quantità evidentemente trascurabile rispetto a quelli totali presenti nella miscela, cemento compreso. Maturazione. Non disponendo di un sufficiente numero di fustelle, per poter confezionare un maggior numero di provini si è dovuto procedere alla loro estrusione circa 2h dopo la compattazione, invece di attendere 18÷24h come da protocollo Duriez; l’eccellente stabilità del materiale costipato ha comunque consentito l’estrusione dei provini senza che questi manifestassero incrinature o deformazioni di sorta. Una volta estrusi, i provini venivano collocati su di un piano orizzontale, in posizione verticale, in aria libera a temperatura ambiente (15÷25°C circa nell’arco delle 24h). I provini appena estratti si presentavano con superficie umida, ben compatti ma con una moderata tendenza allo sgranamento superficiale con perdita di aggregato (coerentemente con le caratteristiche generali degli stabilizzati a bitume schiumato), comunque non tale da rappresentare rischi per la loro integrità. 3.1.2.5 Tentativo di confezionamento di provini con procedura Proctor modificata Poiché in letteratura –pur rimanendo la pressa giratoria la modalità di gran lunga preferita- è stato trovato qualche accenno sull’uso del metodo Proctor modificato quale alternativa alla Marshall (peraltro universalmente riconosciuta insufficiente per gli stabilizzati a bitume schiumato), si è colta l’occasione per sperimentare il confezionamento di un provino secondo tale procedura, procedendo in analogia a quanto disposto dalla norma CNR 29/72 sui misti cementati. A tale scopo sono stati utilizzati un compattatore manuale da cantiere ed una fustella CBR (senza disco spaziatore, per poter ottenere un provino più snello): stimata la quantità necessaria di materiale, la si è suddivisa in 5 parti uguali e disposta in altrettanti strati dentro la fustella, costipando ognuno di essi con 85 colpi di pestello e rasando l’ultimo di essi. A prescindere da ogni altra considerazione, il risultato è stato del tutto negativo, poiché all’atto di estrarre il provino dalla fustella man mano che si procedeva con l’estrusione si ottenevano esattamente i 5 strati di materiale che erano stati introdotti: la compattazione per strati aveva quindi generato piani di discontinuità interni al provino, rendendolo del tutto inutilizzabile per ulteriori test. Inoltre, durante la compattazione l’emissione di acqua dalla fustella è stata notevolmente inferiore (quasi trascurabile) rispetto a quanto osservato durante il confezionamento dei provini Duriez, indice di una minore “energia efficace” di costipamento: infatti, anche il peso di volume è risultato alquanto inferiore. 3.1.2.6 Percentuale di umidità nella miscela stabilizzata E’ stata determinata sulla media dei campionamenti effettuati in ciascuno dei due giorni di lavorazione, risultando essere pari al 7.2% il primo giorno (10 settembre) 4.8% il secondo giorno (11 settembre) La differenza tra i due valori è da attribuire alle precipitazioni piovose che hanno avuto luogo nella notte tra il 9 e il 10 settembre, e trova riscontro nelle diverse perdite di peso (per effetto della evaporazione dell’acqua) registrate nei provini confezionati nei due giorni. 3.1.2.7 Carotaggi A 150 giorni di distanza dal termine dei lavori, dalla pavimentazione riciclata sono state estratte 3 carote integre in tutto il suo spessore, sulle quali determinare le resistenze ed il grado di addensamento ottenuti in opera, da confrontare con quanto misurato sui provini. 3.1.2.8 Osservazioni Dal punto di vista logistico, la compattazione Duriez è subito risultata essere nettamente migliore rispetto alle altre già note e in uso (quali Marshall e pressa giratoria) in ragione della semplicità di funzionamento e della possibilità di azionamento manuale. Rimane ancora da verificare se ed entro quali limiti tale metodo sia in grado di riprodurre le condizioni realizzate in opera, in termini di addensamento e resistenze: i risultati di questa esperienza sono evidentemente ancora insufficienti per potersi esprimere in senso positivo o negativo, ovvero per poter proporre modifiche del protocollo Duriez per adattarlo alle lavorazioni con bitume schiumato (che sono ben diverse da quelle con emulsione). Ricordiamo comunque che la compattazione statica viene indicata tra le opzioni possibili nel caso di riciclaggio a freddo anche dalle Norme Tecniche di altri Paesi europei (Francia, Norvegia, Germania). La pressa oleodinamica ad azionamento manuale in dotazione al Laboratorio mobile Viatest è compatta ed affidabile, immediatamente installabile a piè d’opera senza necessità di ancoraggi a terra o basamenti di supporto. Con opportune modifiche, la pressa può essere ulteriormente ridotta nelle dimensioni e/o resa smontabile mediante bullonatura, quindi resa più facilmente trasportabile. La stessa pressa viene utilizzata anche per l’estrusione dei provini dalle fustelle. Questa prima esperienza ha consentito di ottimizzare sia la sequenza delle azioni che l’operatore deve compiere sia la forma e disposizione di alcuni componenti accessori (ad esempio, il sistema di estrusione). L’onerosità della procedura di compattazione Proctor (per l’attrezzatura meccanica richiesta, ovvero per la difficoltà di eseguirla manualmente) rispetto alla compattazione statica, suggerisce di concentrarsi su quest’ultima quale tecnica da impiegare in opera. Nonostante ciò, si suggerisce di sperimentare ulteriormente la compattazione Proctor, aumentando eventualmente l’energia e/o modificando la procedura (aumento del numero degli strati o riduzione del loro spessore, reintroducendo il disco spaziatore); a supporto di tale proposta si cita la ricerca in corso in Australia, ad opera del Queensland Department of Main Roads, su diverse procedure di confezionamento di provini con bitume schiumato (Kendall, 1999). E’ necessario prestare molta attenzione all’operazione di campionamento del materiale, onde ottenere campioni che siano rappresentativi della produzione “media” realizzata in opera. In particolare, poiché le riciclatrici operano di norma senza sensibile traslazione del materiale, va posta attenzione nel non effettuare il campionamento in punti in cui la pavimentazione preesistente presenti evidenti singolarità, quali: lesioni profonde sature d’acqua, pozzanghere, buche, rappezzi realizzati in cls in luogo del conglomerato bituminoso… I provini presentavano una compattezza tale da consentirne l’estrazione anche subito dopo il confezionamento; si è comunque cercato di attendere il più possibile, compatibilmente con l’esigenza di disporre delle fustelle per i set successivi. I provini così estratti presentavano un modesta tendenza allo sgranamento superficiale, coerentemente col fatto che negli stabilizzati a bitume schiumato non tutto l’inerte viene ad essere ricoperto dal legante: sono quindi stati maneggiati con delicatezza e opportunamente imballati per il trasporto al Laboratorio di Padova. Il materiale stabilizzato con bitume schiumato appariva –come l’Autore aveva già avuto modo di verificare a Rimini e come ampiamente riportato in letteratura- di colore chiaro simile a terra bagnata, anziché nero come nei conglomerati a caldo, nonostante si trattasse di 100% RAP. La presenza del bitume aggiunto in fase di riciclaggio diventava evidente quando si iniziava ad essiccare il campione per la determinazione dell’umidità totale nella miscela: partendo da temperature moderate, esso rammolliva prima di quello sul fresato e il colore della miscela virava decisamente verso il nero. In questo modo era anche possibile distinguere più facilmente quali frazioni di aggregato erano state legate e quali no. 3.1.3 Test di laboratorio I test di laboratorio sono stati eseguiti in parte dall’Autore presso il Laboratorio di Sperimentazione Stradale dell’Università di Padova, in parte dalla società Viastrade presso un laboratorio terzo. I risultati in forma estesa sono riportati nelle tabelle allegate. 3.1.3.1 Caratterizzazione volumetrica dei provini Nel Laboratorio di Padova, ciascuno dei provini da sottoporre a test è stato pesato e misurato. Sono state determinarne le dimensioni geometriche, secondo le modalità previste dalle norme CNR di riferimento. Il peso è stato monitorato durante tutto il periodo di stagionatura fino al momento del test di rottura, con l’obiettivo di verificare l’effetto delle diverse modalità di stagionatura in termini di perdita d’acqua rispetto a quella d’impasto: nota la percentuale di umidità nella miscela d’impasto (perché determinata in sito), si è così potuta calcolare quella residua presente in ciascun provino nelle diverse fasi. Il volume –oltre che su base geometrica- è stato determinato anche con dispositivo a stramazzo, tramite pesata dell’acqua fuoriuscita a seguito dell’immersione del provino non impermeabilizzato, allo scopo di valutare l’entità delle differenze nei valori di percentuale dei vuoti rispetto al metodo CNR; sono state trascurate le correzioni dovute all’uso di acqua non distillata né disaerata e alla temperatura della stessa, in quanto ritenute assorbite dagli altri errori di misura. 3.1.3.2 Resistenza a trazione indiretta (sui provini) Stagionatura e condizionamento Una parte dei provini è stata sottoposta a stagionatura accelerata in forno, un’altra a stagionatura naturale a temperatura ambiente in aria libera per durate variabili; tutte calcolate a partire dal momento in cui i provini sono stati portati al Laboratorio di Padova, 72h dopo il confezionamento. Sulla base dei dati di letteratura, la stagionatura accelerata è stata effettuata sia a provino libero sia a provino sigillato (per mantenere l’umidità interna ai valori iniziali), in entrambi i casi alla temperatura di 40°C. Non disponendo di un sufficiente numero di provini, si è dovuto rinunciare ad effettuare test sistematici dopo saturazione in acqua, limitandosi quindi al condizionamento in aria libera a temperatura ambiente (25°C circa) per 24h, avendo cura che l’umidità rimanesse nel frattempo costante (ciascun provino è stato sigillato in sacchetto singolo); su due provini si è voluto comunque eseguire il test dopo saturazione in acqua a temperatura ambiente per 2gg. Esecuzione della prova Secondo norma CNR 134/91: applicazione diametrale del carico alla velocità di deformazione costante di 0.85 mm/sec (51 mm/min) fino alla rottura, con registrazione continua del carico applicato e delle deformazioni diametrali di compressione e di trazione indiretta. Espressione dei risultati Per ciascun provino, si è proceduto alla determinazione delle seguenti grandezze (alla rottura): in conformità alla norma CNR 134/91: 2P RT = resistenza a trazione indiretta (N/mm2) πDh DC D deformazione unitaria di compressione DT D deformazione unitaria di trazione in conformità alla norma interna di Autostrade Spa (NTA, 1998; allegato2): D PDc = C 103 (mm2/N) parametro di deformabilità di compressione D⋅RT D PDt = T 103 (mm2/N) parametro di deformabilità di trazione D⋅RT π D⋅RT CTI = ⋅ (N/mm2) Coefficiente di Trazione Indiretta 2 DC dove P è il carico di rottura a compressione diametrale, in N D è il diametro medio originario del provino, in mm h altezza media del provino, in mm. DC deformazione di compressione diametrale, in mm DT deformazione di compressione diametrale, in mm I valori sono riportati in forma estesa nella tabella allegata. 3.1.3.3 Resistenza a trazione indiretta (sulle carote) Preparazione dei campioni Dalle carote estratte dalla pavimentazione sono stati estratti i tre campioni (carote n.1, 2 e 3) da sottoporre a prova di rottura diametrale: con una sega circolare a disco diamantato sono stati asportati lo strato d’usura e la base della carota. Un quarto campione (carota n.4) è stato destinato al calcolo dei vuoti. Inoltre, sono stati conservati e testati anche due dei campioni di strato d’usura ottenuti dal taglio delle carote, col solo scopo di avere un valore di confronto per una miscela di tipo tradizionale (un conglomerato a caldo per strato d’usura): le loro altezze erano conformi ai limiti CNR. Condizionamento Non è stato eseguito nessun condizionamento particolare. Prima di essere sezionate, le carote erano state conservate in aria libera a temperatura ambiente per circa 10 giorni dopo la loro estrazione dalla pavimentazione. Esecuzione della prova Secondo norma CNR 134/91: applicazione diametrale del carico alla velocità di deformazione costante di 0.85 mm/sec (51 mm/min) fino alla rottura, con registrazione continua del carico applicato e delle deformazioni diametrali di compressione e di trazione indiretta. Espressione dei risultati Come per i provini. I valori ottenuti sono riportati in forma estesa nella tabella allegata. 3.1.3.4 Resistenza a compressione e suscettibilità all’acqua (sui provini) Sono state determinate per conto della società Viastrade presso un laboratorio terzo in conformità alla norma CNR 130/89 per miscele a freddo con emulsioni, su due set D ed E di 4 provini ciascuno confezionati rispettivamente il primo e il secondo giorno. Stagionatura Secondo norma CNR 130/89: di ciascun set di 4 provini destinati a questa prova, 2 sono stati stagionati per 14 gg in aria a 18°C e 50% di umidità, e 2 sono stati stagionati prima per 7 gg a 18°C in aria e 50% di umidità, poi per altri 7 gg in bagno d’acqua a 18°C. Esecuzione della prova Secondo norma CNR 130/89: applicazione assiale del carico (con espansione laterale libera) alla velocità di deformazione costante di 1 mm/sec (60 mm/min) e a 18°C fino alla rottura. Espressione dei risultati Per ciascun provino sono state determinate le seguenti grandezze (alla rottura): 4P R= 2 (N/mm2) resistenza a compressione dopo stagionatura a secco πD 4p r= 2 (N/mm2) resistenza a compressione dopo stagionatura in immersione πD dove P è il carico di rottura a compressione del provino stagionato a secco, in N p è il carico di rottura a compressione del provino stagionato in immersione, in N D è il diametro medio originario del provino, in mm. I valori sono riportati in forma estesa nella tabella allegata. Dalla loro media è stato determinato il rapporto “immersione/compressione” r / R , risultato pari a: 0.82 per il set D 0.85 per il set E 3.1.3.5 Percentuale dei vuoti (sui provini) Oltre alla procedura standard CNR 39/73 per le miscele di aggregati lapidei con bitume o catrame, sono stati proposti per l’occasione due metodi alternativi (uno su base geometrica, l’altro mediante immersione del provino non impermeabilizzato): la formula analitica applicata è la medesima e l’unico dato che varierà tra i tre metodi è il peso di volume del provino γ m , con la conseguente variazione della percentuale di vuoti calcolata. La formula utilizzata è quella CNR, opportunamente rivista per tener conto della presenza di cemento all’interno della miscela: γ b 100−bc v =1− m c + γ a 100 γ b dove: γ a è il peso specifico dell’aggregato (compreso il cemento), determinato mediante picnometro su un campione di miscela dopo estrazione del bitume (= 2.647gr/cm3); γ m è il peso di volume del provino; γ b è il peso specifico del bitume (= 1.02gr/cm3); bc è la percentuale di bitume riferita al peso della miscela (= 7.70%). Metodo CNR Due provini non destinati a rottura sono stati essiccati a peso costante in forno a 50°C ed impermeabilizzati con paraffina fusa, per determinarne il volume mediante pesata idrostatica. Il peso di volume del provino è risultato essere pari a γ m =2.18 gr / cm 3 , da cui si è ottenuto v =7.50% Calcolo su base geometrica Il peso è quello secco della miscela di confezionamento, ottenuto detraendo dal peso iniziale della miscela la percentuale di umidità determinata sperimentalmente in sito (ad esempio, 3500−4.8%⋅3500=3332 gr ); dividendolo per il volume geometrico (base×altezza) di ciascun provino, se ne è ottenuto il peso di volume secco. I valori calcolati sono riportati nelle tabelle allegate. Calcolo mediante immersione Il volume è quello determinato con dispositivo a stramazzo mediante immersione del provino non impermeabilizzato. Il peso è quello a 72h. I valori calcolati sono riportati nelle tabelle allegate. 3.1.3.6 Percentuale dei vuoti (sulle carote) E’ stata calcolata sulla carota n.4 in conformità alla norma CNR 39/73 per le miscele di aggregati lapidei con bitume o catrame (paraffinatura e pesata idrostatica), previa sua essiccazione a peso costante in stufa a 50°C. γ b 100−bc , La formula di calcolo è la stessa usata per i provini: v =1− m c + γ a 100 γ b con il medesimo significato e valore dei parametri γ a , γ b e bc . Il peso di volume del provino è risultato essere pari a γ m =2.22 gr / cm 3 , da cui si è ottenuto v =5.8% . 3.1.3.7 Percentuale di bitume nella miscela E’ stata determinata sia per poter calcolare la percentuale dei vuoti sia per verificare il rispetto del dosaggio di progetto, su un campione rappresentativo di miscela stabilizzata estratto dai rottami dei provini dopo la loro rottura. La percentuale del bitume totale, vecchio e nuovo, è risultata pari a: 8.34% sul peso dell’inerte 7.70% sul peso della miscela inerte + bitume Essendo noto –perché precedentemente determinato- che la percentuale media del bitume nella pavimentazione preesistente era del 5.40% sul peso dell’inerte, ne risulta che il bitume aggiunto in fase di riciclaggio è stato del 2.96% sul peso dell’inerte, ad ulteriore conferma del corretto funzionamento della macchina. 3.1.3.8 Peso specifico dell’aggregato E’ stato determinato mediante picnometro in conformità alla norma CNR 64/78 su un campione rappresentativo di aggregato proveniente dai rottami dei provini previa estrazione del bitume. Si è ottenuto γ a =2.647 gr / cm 3 Nota: il peso specifico così calcolato è comprensivo del cemento aggiunto in fase di riciclaggio, quindi corrisponde alla media ponderale dei pesi specifici dell’inerte lapideo e del cemento; essendo noto essere la percentuale del cemento pari al 1.5% sul peso dell’inerte, assunto per esso un peso specifico di 2.10gr/cm3, il peso specifico degli inerti lapidei ( γ i ) può 101.5 1.5 100 = + , dalla quale segue γ i =2.657 gr / cm 3 . essere ricavato tramite l’equazione 2.647 2.1 γ i 3.1.3.9 Osservazioni La sigillatura dei provini è stata realizzata avvolgendoli con comune carta stagnola opportunamente ripiegata per realizzare la tenuta. La perdita di peso che si è comunque registrata tra inizio e fine stagionatura nonostante tale sigillatura è di modesta entità e sostanzialmente pari all’acqua condensata sull’involucro ed eliminata assieme ad esso. Si tratta quindi di un “errore” non eliminabile in quanto indipendente dalla modalità di sigillatura adottata; può però essere controllato e ridotto provvedendo a bagnare il provino prima di sigillarlo (nel nostro caso, era stato immerso in acqua per la determinazione del volume). Nella prova di resistenza a trazione indiretta, i parametri di deformabilità ed il CTI sono stati determinati sia perché previsti dalla norma interna di Autostrade Spa sia perché in letteratura é stato possibile trovare alcuni valori di riferimento (Bernardinetti-Lanucara, 2001), ottenuti su provini confezionati con pressa giratoria a 180 rotazioni, stagionati in stufa a 40°C per 3gg e testati a 25°C: Res. Traz. Indiretta CTI Res. Compressione Schiumato bianco (su misto granulare) 0.45 79 24 Schiumato nero (su RAP) 0.30 53 nd Emulsione nero (su RAP) 0.30 42 21 Due delle quattro carote testate presentavano alcuni elementi lapidei di notevoli dimensioni (fino a 60 mm), assenti nei campioni prelevati in opera per confezionare i provini: questo potrebbe significare che esse siano state estratte in un punto singolare della pavimentazione. Considerando che il bitume schiumato non lega gli inerti di grosse dimensioni, la loro presenza potrebbe aver influito notevolmente anche sulle resistenze misurate. Il taglio delle carote in Laboratorio con sega a disco diamantato non ha presentato alcun problema ed ha prodotto superfici perfettamente piane ed integre, adatte anche a prove di compressione assiale con espansione laterale libera. Va però osservato che l’acqua di raffreddamento della sega –così come quella del carotiere- ha bagnato in maniera significativa le carote, rendendo impossibile un controllo della loro umidità. Inoltre, qualche difficoltà si è avuta nell’individuare il piano di raccordo tra lo strato riciclato e quello vergine d’usura, non univocamente distinguibili sulla superficie di carotaggio. Prima dell’esecuzione del test di rottura diametrale, è stato calcolato il peso di volume di ciascuna delle carote sulla base del volume geometrico e del peso misurato (maggiore di quello secco, per la presenza di acqua residua assorbita durante il taglio). I loro valori variavano nell’intervallo 2.13÷2.16 gr/cm3, mentre quello della carota n.4 era 2.14 gr/cm3 : la % dei vuoti misurata sulla carota n.4 può quindi ritenersi rappresentativa dell’intero set. Sia i provini che le carote hanno mostrato una rottura di tipo duttile, con significativa coesione residua tra le due metà (maggiore nei provini), per dividere le quali si è dovuto ricorrere ad un utensile a mo’ di leva. La differenziazione tra miscela riciclata e conglomerato vergine d’usura che non appariva evidente all’osservazione esterna, lo è invece a quella interna, per la differente colorazione del piano di rottura: mentre il conglomerato è completamente nero, nel riciclato di distinguono i colori dell’inerte e del cemento. In stufa a 40°C In stufa a 40°C, sigillato Dopo 24h in aria libera Dopo 72h in aria libera All’inizio della stagionatura Nella miscela di confezionamento Nel provino, dopo 72h Nel provino, a inizio stagionatura Nel provino, a fine stagionatura (2) (3) 3 3 - 3 3 3427 3390 3437 3425 3440 3410 3417 3383 3434 3416 3430 3404 3424 3393 3452 3436 3440 3418 3378 3354 3390 3372 3427 3406 4.8 4.8 4.8 4.8 4.8 4.8 2.5 1.5 3.0 2.5 2.9 2.1 2.7 1.8 3.5 3.0 3.1 2.5 1.4 0.7 1.7 1.2 2.7 2.2 B1 B2 B3 B4 B5 B6 3000 3000 2500 2500 2000 2000 - - 3 3 3 3 3 3 2900 2920 2380 2445 1945 1960 2897 2909 2373 2439 1940 1950 ? 2920 2379 2450 1947 1963 2896 2913 2374 2444 1942 1955 4.8 4.8 4.8 4.8 4.8 4.8 1.4 1.8 ? 2.4 1.9 2.4 ? 2.2 ? 2.9 2.2 3.0 1.4 2.0 ? 2.6 2.0 2.6 C1 C2 C3 C4 C5 C6 2500 3000 3500 3500 3500 3500 7 7 60 60 60* 60* - - 2390 2850 3340 3360 3360 3360 2382 2841 3332 3350 3351 3358 ? ? ? ? ? ? 2368 2815 3276 3303 3286* 3292* 7.2 7.2 7.2 7.2 7.2 7.2 2.6 2.0 2.5 3.0 3.1 3.3 ? ? ? ? ? ? 2.0 1.1 0.9 1.7 1.2 1.3 (3) (3) In aria libera a temp. ambiente 7 7 - Al termine della stagionatura Peso iniziale della miscela (gr) 3500 3500 3500 3500 3500 3500 (2) ? Umidità (%) A1 A2 A3 A4 A5 A6 (1) * Peso (gr) Provino Stagionatura (gg) (1) Calcolata dall’arrivo dei provini al Laboratorio di Padova, 72h dopo il confezionamento, durante le quali sono rimasti imballati in una cassetta coperta da un panno umido Superiore a quello a 72h perché il provino (non impermeabilizzato) è stato immerso in acqua per il calcolo del suo volume mediante dispositivo a stramazzo Pari a quello all’esecuzione del test, dopo condizionamento a 25°C per 24h in sacchetti individuali sigillati; unica eccezione i provini C5 e C6, testati dopo immersione in acqua 58gg in aria libera + 2gg in immersione in acqua; il peso al termine della stagionatura è stato misurato al 58° giorno, prima dell’immersione Dato mancante o affetto da errore di misura Diametro (mm) Volume (cm3) Peso di volume secco, γm (gr/cm3) % dei vuoti Volume (cm3) Peso di volume della miscela, γm (gr/cm3) 134.0 133.3 135.6 134.9 135.5 134.0 120.3 120.2 120.3 120.3 120.3 120.3 1523 1513 1541 1533 1540 1523 2.19 2.20 2.16 2.17 2.16 2.19 7.1 6.7 8.4 8.0 8.4 7.1 1505 1490 1489 1500 1504 1490 2.24 2.25 2.28 2.25 2.28 2.29 5.0 4.6 3.3 4.6 3.3 2.9 B1 B2 B3 B4 B5 B6 114.5 114.2 93.5 96.0 76.5 77.0 120.6 120.4 120.5 120.4 120.5 120.5 1308 1300 1066 1093 872 878 2.18 2.20 2.23 2.18 2.18 2.17 7.5 6.7 5.4 7.5 7.5 8.0 1276 1263 1026 1081 837 852 2.27 2.31 2.31 2.26 2.32 2.29 3.7 2.0 2.0 4.1 1.6 2.9 C1 C2 C3 C4 C5 C6 94.2 113.0 132.0 132.5 132.0 133.0 120.3 120.3 120.3 120.3 120.3 120.3 1071 1284 1500 1506 1500 1512 2.17 2.17 2.17 2.16 2.17 2.15 8.0 8.0 8.0 8.4 8.0 8.8 ? ? ? ? 1475 1470 ? ? ? ? 2.23 2.24 ? ? ? ? 5.4 5.0 (1) (2) ? (2) % dei vuoti Altezza (mm) A1 A2 A3 A4 A5 A6 (1) Provino Determinate mediante Determinate sulla base immersione in acqua del delle misure provino non geometriche del provino impermeabilizzato Il peso è quello secco della miscela, calcolando detraendone l’umidità di impasto Il peso è quello (minimo) misurato al termine del periodo di stagionatura Dato mancante o affetto da errore di misura Parametro di deformabilità a rottura (1) Temperatura di prova (°C) Carico di rottura a compressione diametrale (kN) Resistenza a trazione indiretta (N/mm2) Assoluta (mm) Unitaria Assoluta (mm) Unitaria Di compressione (mm2/N) Di trazione (mm2/N) 0.85 0.85 0.85 0.85 0.85 0.85 25 25 25 25 25 25 14.24 15.92 17.24 17.41 14.11 13.41 0.56 0.63 0.67 0.68 0.55 0.53 1.43 3.20 1.66 1.40 1.45 1.64 0.0119 0.0266 0.0138 0.0116 0.0121 0.0136 0.30 0.24 0.25 0.24 0.40 0.35 0.0025 0.0020 0.0021 0.0020 0.0033 0.0029 21 4 47 17 22 26 4 3 3 3 6 5 74 37 77 92 72 61 B1 B2 B3 B4 B5 B6 0.85 0.85 0.85 0.85 0.85 0.85 25 25 25 25 25 25 12.13 10.48 9.58 8.57 7.87 6.70 0.56 0.49 0.54 0.47 0.54 0.46 1.55 1.49 1.88 1.63 1.85 1.72 0.0129 0.0124 0.0156 0.0135 0.0154 0.0143 0.28 0.34 0.17 0.25 0.24 0.07 0.0023 0.0028 0.0014 0.0021 0.0020 0.0006 23 26 29 29 28 31 4 6 3 4 4 1 68 62 54 55 56 51 C1 C2 C3 C4 C5 C6 0.85 0.85 0.85 0.85 0.85 0.85 25 25 25 25 25 25 10.77 10.72 21.21 22.36 20.02 17.89 0.60 0.50 0.85 0.90 0.80 0.72 1.25 1.59 1.56 2.20 1.61 1.54 0.0104 0.0132 0.0130 0.0183 0.0134 0.0128 0.33 0.30 0.25 0.22 0.19 0.20 0.0027 0.0025 0.0021 0.0018 0.0016 0.0017 17 26 15 20 17 19 5 5 2 2 2 2 91 60 103 77 94 88 (1) Vedi norma interna di Autostrade Spa (NTA, 1998; allegato 2) (1) CTI (N/mm2) Velocità di deformazione (mm/sec) Deformazione a trazione indiretta alla rottura Deformazione a compressione diametrale alla rottura Provino A1 A2 A3 A4 A5 A6 All’estrazione Dopo 7gg a secco Dopo 14gg a secco Dopo 7gg a secco + 7gg in acqua Velocità di deformazione (mm/sec) Temperatura di prova (°C) Resistenza a compressione (N/mm2) (1) Iniziale R Altezza provino (mm) P Provino Carico di rottura a compressione (kN) Peso (gr) D1 D2 D3 D4 140 130 130 135 3500 3500 3500 3500 3312 3230 3480 3310 3301 3220 3470 3300 3293 3211 - 3560 3364 1 1 1 1 18 18 18 18 65.45 5.79 64.80 5.73 53.05 53.75 - 4.70 4.76 E1 E2 E3 E4 130 130 130 135 3500 3500 3500 3500 3277 3352 3275 3210 3267 3342 3267 3200 3259 3333 - 3356 3292 1 1 1 1 18 18 18 18 67.54 5.98 67.06 5.93 58.48 56.01 - - (1) p Calcolata assumendo per l’area della sezione trasversale il valore convenzionale di 113cm3, secondo norma CNR 130/89 r 5.17 4.96 (1) (2) (3) (3) CTI (N/mm2) Di trazione (mm2/N) Parametro di deformabilità a rottura (3) Di compressione (mm2/N) Unitaria Deformazione a trazione indiretta alla rottura Assoluta (mm) Unitaria Deformazione a compressione diametrale alla rottura Assoluta (mm) Resistenza a trazione indiretta (N/mm2) Carico di rottura a compressione diametrale (kN) (2) Peso (gr) (1) Diametro (mm) Altezza (mm) Carota Miscela riciclata con bitume schiumato e cemento 1 110.1 94.0 1647 8.92 1.40 0.0150 0.12 0.0013 27 0.55 2 123.1 94.0 1838 10.82 0.60 1.68 0.0179 0.26 0.0028 30 3 79.1 94.0 1169 5.09 1.31 0.0139 0.38 0.0040 32 0.44 campione destinato al calcolo della % dei vuoti 4 102.0 94.0 1516 Conglomerato vergine d’usura 5 26.0 94.0 4.18 2.44 0.0260 0.10 0.0011 24 1.09 6 30.3 94.0 4.71 2.54 0.0270 0.37 0.0039 26 1.05 2 5 9 58 53 50 1 4 66 61 Calcolato sulla media di quelli di tutte le carote Misurato prima dell’esecuzione della prova di rottura; in esso è compresa l’acqua di raffreddamento assorbita durante il taglio delle carote Vedi norma interna di Autostrade Spa (NTA, 1998; allegato 2) Scansione longitudinale 900 MHz. E’ il passaggio tra la nuova pavimentazione (tratto riasfaltato, tronco riciclato l’anno precedente) e la vecchia (tratto da riasfaltare, oggetto dell’intervento di riciclaggio qui descritto). Scansione longitudinale 900 MHz. Punto di taratura della scansione radar (carota 9). Sono ben identificati il pacchetto degli strati in conglomerato bituminoso e la fondazione in misto granulare. Scansione longitudinale 500 MHz. Sono visibili le interfacce dello strato di pavimentazione stradale, anche se non chiaramente risolvibili –per un maggior dettaglio è stata poi utilizzata l’antenna da 900 MHz-, e le interfacce litostratigrafiche nel terreno di sedime. L’interfaccia inferiore della piattaforma (ovvero la base della fondazione granulare) si mostra alquanto irregolare. Scansione longitudinale 500 MHz. E’ evidenziata una anomalia stratigrafica interpretata come una zona di possibile cedimento della base vecchia asfaltatura. Scansione longitudinale 500 MHz. E’ chiaramente visibile l’iperboloide di riflessione dovuto alla presenza di un sottoservizio (tubazione). Scansione trasversale 900 MHz (una divisione = 100 cm). Sono visibili tutti gli strati della pavimentazione e almeno due strati all’interno del sedime. Scansione trasversale 900 MHz (una divisione = 100 cm). Eseguita sulla pavimentazione riciclata l’anno precedente. Sono visibili il piano stradale e la base inferiore dello strato riciclato (base riasfaltatura); sul ciglio ovest sembra che questo poggi su un vecchio strato legato (base vecchio asfalto) non lavorato e rimasto inalterato, abbassatosi probabilmente per cedimenti passati della piattaforma poi ripianati da qualche intervento di manutenzione. L’avvio dell’ operazione di riciclaggio La compattazione dello strato riciclato I due rulli al lavoro Una sosta per il rifornimento del treno di riciclaggio Il controllo della schiumatura tramite l’ugello di prova A destra, la miscela stabilizzata campionata in opera; a sinistra, la stessa miscela dopo essere stata riscaldata in forno La pressa manuale utilizzata per il confezionamento dei provini in opera I provini confezionati Uno dei provini dopo la rottura a compressione diametrale L’aspetto interno di uno dei provini