san paolo apostolo delle genti san paolo apostolo delle genti

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per la Verità e per la Vita Bollettino Interparrocchiale - N° 5 - Aprile 2009 •
Dir. Responsabile: Don A. Gandolfo - Redaz. Sac. Giorgio Pepino - Pubbl. Aut. dal
Trib. di Cuneo 31 gennaio 1954 - n° 78 - “Poste Italiane s.p.a. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/CN” - Tip. Subalpina s.n.c. - Corso Gramsci, 18/C - Tel. 0171.692077 - CUNEO
SAN
AN P
PAOLO
AOLO
S
APOSTOLO DELLE
DELLE GENTI
GENTI
APOSTOLO
- 29 g i ugn o 200 8 / 29 g iu gn o 2 00 9 - A N N O
PAOL I NO , ne l bi m il l en ar io d el l a sua na sc it a La S. Messa domenicale ci fa spesso incontrare
l'Apostolo Paolo in una delle sue Lettere, che sono
una fonte importante per conoscere il suo pensiero,
gli insegnamenti, le sue esperienze missionarie, la
sua dedizione incondizionata a Cristo Signore.
C h i è Sa n P a o lo ?
E nato a Tarso di
Cilicia (l’attuale Turchia
sud orientale) nell'anno
8 dopo Cristo (data
convenzionalmente fissata).
Di famiglia ebraica
di stretta osservanza,
portava il nome di
Saulo, a ricordo del rè
Saul, ma ereditò anche
la cittadinanza romana,
per cui si presentava
anche con il nome di
Paolo (paulus=piccolo).
Verso i dodici anni
lascia Tarso e si trasferisce a Gerusalemme
presso la casa scuola del
Rabbi Gamaliele, famo-
so Maestro della Legge del suo tempo. Diviene rigoroso fariseo, studia e commenta la Torah.
P e rse c ut ore d e i c ri sti a n i
Dopo l'evento della Pentecoste, quando i primi
seguaci di Gesù Nazareno proclamato Messia, iniziano a testimoniare e diffondere la loro fede a
Gerusalemme, Paolo nella certezza di agire rettamente secondo la Legge mosaica e per difendere la
tradizione dei padri, ne diviene persecutore. I cristiani infatti negavano il primato della Legge, rico-
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noscendolo invece a Gesù crocifisso e risorto.
Acceso di zelo per la causa di Dio, fu tra coloro che
approvarono la lapidazione di Stefano (Atti 7,5460). In seguito scoppiò una violenta persecuzione
contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli Apostoli, furono dispersi nelle regioni della
Giudea e della Samaria. Saulo infuriava contro la
Chiesa e faceva imprigionare i cristiani. Si diresse
anche a Damasco per poter condurre in catene a
Gerusalemme i seguaci della dottrina di Cristo.
che vivo, ma Cristo vive in me. La vita che ora vivo
nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi
ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20).
I v ia g g i
Paolo è detto "l'Apostolo delle Genti" perché
portò l'annuncio del Vangelo oltre i confini della
Palestina e del giudaismo e raggiunse tutti i Paesi del
Mediterraneo e i “pagani” che vi abitavano e che,
numerosi, credettero alla sua predicazione. La sua
azione missionaria è raccontata negli Atti degli
Su ll a v ia d i D a ma s c o
Apostoli e distinta in quattro grandi viaggi.
Leggiamo dagli Atti degli Apostoli che "mentre
Nel primo viaggio (tra l'anno 47 e il 51 circa) i
era in viaggio, all'improvviso lo avvolse una luce dal pagani si aprono alla fede cristiana, sotto l'azione del
cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: Signore (At 13,1 - 14,28). Nel secondo viaggio (tra il
“Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Rispose: “Chi 51 e il 53 circa) Paolo torna a visitare le comunità
sei, o Signore?” E la voce: “Io sono Gesù che tu per- nate dalla sua predicazione. Giunge fino ad Atene e
seguiti. Alzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che parla ai greci nell'Areòpago e si confronta con la
devi fare” (At 9,1-6).
loro cultura e sapienza (At 17,16-34).
Saulo, accecato da quella luce, fu condotto a
Nel terzo viaggio (tra il 53 e il 57 circa) Paolo
Damasco, fu accolto da Ananìa, riacquistò la vista. torna in Grecia. Prima di far ritorno a
Conobbe i primi rudimenti della dottrina cristiana e Gerusalemme, convoca gli anziani di Efeso e rivolge
fu battezzato; riprese forza e cominciò a parlare di loro un toccante saluto, nel quale li istruisce sulla
Gesù, dimostrando che Egli era il Cristo.
vita della Chiesa (At 20,17-38). Il quarto viaggio (tra
il 58 e il 63) è il viaggio della prigionia.
Accusato dai giudei di Gerusalemme, viene
U om o n u o vo
imprigionato, si appella all'imperatore essendo cittaL'incontro folgorante con Gesù di Nazareth dino romano e viene condotto a Roma. Durante il
capovolse i valori nei quali credeva. Egli si sente viaggio, prima di raggiungere Malta, fa naufragio.
“afferrato da Cristo e conquistato da Lui” (v.Fil 3,12). Giunto a Roma, vi soggiorna per due anni con un
“Quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho soldato di guardia e continua la sua predicazione,
considerato una perdita,
a motivo di Cristo. Anzi,
tutto ormai io reputo
una perdita di fronte alla
sublimità della conoscenza di Cristo Gesù,
mio Signore, per il quale
ho lasciato perdere tutte
queste cose e le considero come spazzatura, al
fine di guadagnare
Cristo ed essere trovato
in Lui, non con una mia
giustizia derivante dalla
Legge, ma con quella che
deriva dalla fede in
Cristo” (Fil 3,7-9).
Nella Lettera ai
Gàlati egli scrive: “Sono
stato crocifisso insieme a
Cristo; non sono più io
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accolto con gioia dai cristiani. Nel 64 fu assolto; poi,
secondo la tradizione, tornò in Asia Minore e a
Corinto. Di nuovo arrestato, fu ricondotto a Roma e
qui fu decapitato. Gli fu risparmiata la crocifissione,
in quanto cittadino romano. Era l'anno 67 d.C.
Nello stesso anno Pietro subì il martirio, sotto l'impero di Nerone.
L e L et t e r e
Attraverso le sue lettere Paolo continua la sua
azione missionaria che aveva iniziato con la predicazione. Sono tredici le lettere attribuite a Paolo, sette
delle quali sono ritenute autentiche, perché dettate
direttamente da lui a uno scrivano e redatte tra il 50
e il 60 d.C.: la 1° ai Tessalonicesi, le due ai Corinzi,
quella ai Filippesi, a Filémone, ai Gàlati, ai Romani.
Sei Lettere sono ritenute scritte da discepoli che
riportano il suo insegnamento: la 2° ai Tessalonicesi,
la lettera ai Colossesi, quella egli Efesini, le due lettere a Timoteo, quella a Tito. Le Lettere sono indirizzate alle comunità che Paolo ha visitato nei suoi
viaggi, o ai responsabili di quelle comunità, per insegnare, correggere, rimproverare, consigliare, incoraggiare, consolare.
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RETTORI SANTUARI
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27-30
TEMA
-
OTTOBRE
2008
SANTUARI E DEVOZIONE POPOLARE: VIA AD UNA FEDE PENSATA
Sotto la presidenza del cardin. Angelo Bagnasco,
responsabile della Conferenza Episcopale Italiana e
arcivescovo di Genova, i rettori dei Santuari si sono
confrontati sui problemi e le prospettive della loro
azione pastorale. “Vorrei ricollocare la pietà popolare
in un corretto rapporto con la liturgia - ha affermato
il presidente - che non deve essere evocato come
antagonista.Tra le due realtà ci vuole una distinzione
necessaria, che per un verso sottolinea la legittimità
della pietà popolare e per altro verso la priorità della
liturgia. Ma si deve evitare ogni sterile competizione.”
Grazie ad esperienze concrete come quelle dei
pellegrinaggi o di altre manifestazioni della pietà
popolare, in molte persone si attiva un percorso di
conversione che non tarda a inserirsi all'interno del
cammino ordinario di vita con rinnovato entusiasmo. “L'uomo contemporaneo - è stato anche affermato - è spesso frastornato e incapace di relazionarsi
col vero e col bello. Ha la possibilità di ritrovare il
genuino senso religioso della vita e, in particolare di
passare dall'incanto del creato al fascino del
Creatore, proprio nel pellegrinaggio che prima di
diventare un cammino è una scelta del cuore che
coincide col desiderio di tendere verso l'alto e di
cambiare qualcosa nella propria esistenza. Abbiamo
provato a intervistare la dott. Monica D'Atti, esperta
di pellegrinaggi e autrice di importanti Guide ai
Santuari:
“Perché si stanno recuperando i pellegrinaggi a
piedi? Cosa cercano le persone che si mettono in cammino?”
“I pellegrini sono di diversi tipi: c'è chi va verso
un luogo sacro perché ha fatto un voto, chi cerca un
senso della propria vita, chi non sa bene cosa vuole e
desidera fare un'esperienza nuova, c'è chi intende
staccarsi dalle proprie sicurezze, vivere la precarietà
e affidarsi alla Provvidenza, trovarsi solo con sé stesso, recuperare la dimensione della fatica fisica sperimentando una Presenza... Il pellegrino ha almeno in
fondo al proprio cuore un'idea di cristianità ideale
più o meno forte della quale cerca conferma.”
"Ma oggi il pellegrinaggio ha ancora un senso ?"
“In questi tempi difficili la ricerca e il desiderio di
qualcosa che ci sostenga e ci dia una visione del
nostro cammino è molto forte. Non tutte le persone
riescono a chiamarla con il proprio nome, ma la
nostalgia di Dio è fortissima. Il pellegrinaggio è poi
un'occasione di evangelizzazione formidabile perché
riesce a coinvolgere persone che vivono ai margini
della fede e della vita cristianaCerto ci sono anche dei rischi, ad esempio il cammino di Santiago, che ha perso i suoi connotati spirituali,
perché è diventato più che altro un bel trekking-”
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DALLA RIVISTA
“ALPIDOC” LE ALPI DEL SOLE - PER GENTILE CONCESSIONE
SANT
ANT’A
’ANNA
NNA
S
DI
DI
VINADIO
INADIO
V
di Gian Michele Gazzola
B REVE
STORIA DEL SANTUARIO PIÙ ALTO D ’E UROPA
Fin dalla preistoria le popolazioni alpine hanno
saputo affrontare i valichi più impervi, e spesso
hanno posto la sede di luoghi sacri su picchi quasi
inaccessibili, ma affascinanti e misteriosi.
Anche nel vallone laterale alla destra orografica della
Valle Stura, che a monte di Vinadio si stacca verso lo
spartiacque delle Marittime fino al Colle della
Lombarda, nei secoli si sono sviluppati, nonostante la
durezza dell’ambiente per la vita dell’uomo, diversi
percorsi.
Con ogni probabilità, la prima frequentazione dell’er-
bosa conca superiore fu quella dei pastori stagionali,
saliti forse prima dal versante ora francese piuttosto
che da quello più diffìcile di Vinadio. È importante
tener presente che fino all’epoca recente la proprietà
di molti terreni posti nell’alto vallone era ancora per
buona parte del Comune di Isola, compreso il sito su
cui furono costruite le caserme ora trasformate in
strutture d’accoglienza del santuario.
Ai pastori bastava un recinto di pietre e una balma per
ripararsi.
Per il resto non avevano nemmeno bisogno di strade,
perché il gregge si sposta sui pendii senza grandi difficoltà.
Se una qualche forma di presenza religiosa può esserci stata prima dell’anno Mille, essa andrebbe collegata a una cappella con qualche eremita sostenuto dall’abbazia di San Dalmazzo di Pedona, la quale
dalI’VIII secolo si prese cura dei percorsi alpini a
favore dei pellegrini che nei secoli del medioevo si
mossero attraverso l‘Europa a ondate diverse. Al
riguardo ci sono però solo vaghe tradizioni.
Per questi pascoli le comunità sui due versanti alpini
ebbero liti e pervennero alla definizione dei loro possedimenti. Il primo documento storico che indica la
presenza di una chiesetta nel vallone, detto anticamente dell’OrgiaIs, è proprio un atto di intesa sui
confini tra Vinadio e Isola, redatto il 23 settembre
1307, che nomina “l’ospizio di Santa Maria di
Brasca”. Si tratta di una piccola cappella affiancata da
poveri locali per l’ospitalità di viandanti e pellegrini.
L’incremento più significativo di traffico e di lavoro
per formare una mulattiera alpina avvenne nel XIV
secolo per il commercio del sale e dell’olio tra la zona
marittima di Nizza e il Piemonte, dopo che alla fine
del Trecento la Contea nizzarda divenne parte dello
Stato sabaudo.
In un atto del 21 febbraio 1447 risulta che l’ospizio
era amministrato dal parroco di Vinadio con quattro
consiglieri, di cui due eletti dal Comune.
Dall’alto verso il basso:
la più antica cartolina che riproduce la facciata del santuario prima
del restauro di fine Ottocento; come appariva nei primi anni del
Novecento; dopo un ulteriore restauro che ha dato al santuario una
fisionomia molto simile all’attuale (dal volume Valle Stura terra di
frontiera, Primalpe Edizioni 1991).
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La composizione dell’amministrazione indica chiaramente l’importanza sia religiosa che civile dell’hospitium: luogo di accoglienza per tutti, e quindi sacro, e
nello stesso tempo sostenuto dalla comunità di
Vinadio perché di vitale importanza per i commerci
del paese.
Le testimonianze più antiche sulla vita dell’ospizio di
Santa Maria attestavano la presenza di eremiti che si
dedicavano al servizio dei viandanti.
Con il successivo sviluppo della chiesa in santuario,
l’amministrazione stipulò una convenzione con un
custode stabile detto “il randiere”. I suoi compiti
erano così stabiliti: abitare presso il santuario tutto
l’anno; curare la manutenzione degli edifìci; somministrare viveri ai viandanti e accompagnarli per un
tratto di strada in caso di cattivo tempo; riassettare la
strada e le pianche (passerelle); suonare la campana
dell’Ave Maria e, in caso di brutto tempo, per orientare il cammino dei viandanti; provvedere il fieno su
cui i pellegrini potessero dormire; provvedere i pasti
ai sacerdoti e agli amministratori nei giorni delle
feste.
tavola lignea e datato 1550, andato perso con la
Rivoluzione Francese. Nel 1619 si ottenne una reliquia di sant’Anna, proveniente da Roma e attualmente esposta nel braccio argenteo. Elemento importante
per lo sviluppo della vitalità del santuario fu la formazione in Vinadio di una confraternita, con chiesa
dedicata alla stessa santa e con annesso piccolo
ambiente per accogliere poveri e pellegrini. Il
Visitatore apostolico nel 1584 descrive questi
ambienti e ingiunge di costruire una seconda camera
per accogliere separatamente uomini e donne e di
porre all’esterno una scritta: “Hospitale per alloggiar
poveri”. Non è solo la testimonianza del passaggio di
pellegrini, ma proprio le confraternite erano la principale agenzia che animava i pellegrinaggi. E questa di
Vinadio si faceva sicuramente carico in particolare
del santuario.
Essa venne rinnovata nel 1633, per opera del parroco
don Ramberto, e divenne sede nei secoli successivi
dell’archivio del santuario, fino alla sua demolizione
nel 1836 per realizzare il forte albertino.
Un documento del 1443 per la prima volta attesta il
nuovo titolo della chiesa, detta d’ora in poi “di
Sant’Anna”. L’antico ospizio alpino stava cambiando
fisionomia e diventando un caratteristico santuario. Il
culto di sant’Anna e di san Gioachino era dilagato in
Occidente dopo le Crociate, e in particolare in
Piemonte fu favorito nel Quattrocento da Anna di
Lusignano, moglie del duca Ludovico I di Savoia,
originaria di Cipro, che diffuse la festa del 26 luglio.
E, per dare forza alla nuova devozione anche in loco,
la tradizione popolare fece ricorso a una presunta
apparizione di sant’Anna a una pastorella, Anna
Bagnis, che sarebbe avvenuta su una roccia tra i
pascoli più a monte della vetusta chiesetta.
Non ci sono documenti certi sul fatto, ma come in
ogni leggenda antica c’è sempre un fondo di verità e
quindi un rimando a qualche punto di partenza del
racconto!
L’antica chiesetta-ospizio con il Cinquecento acquistò maggiormente la funzione di santuario, diventando non più solo luogo di passaggio per viandanti
diretti a mete lontane, ma meta esso stesso di devoti
saliti fin lassù proprio per pregarvi e sciogliere i loro
voti fatti alla santa, madre della Madonna e nonna del
Salvatore Gesù.
I segni di questo passaggio sono la bolla di indulgenza del 1507, il rifacimento dell’altare nel 1547 e l’acquisto di un quadro raffigurante sant’Anna, dipinto su
La tappa più significativa dello sviluppo successivo
del santuario fu la costruzione, nel 1680-81, della
nuova chiesa, l’attuale, con l’animazione di don G.B.
Floris, parroco di Vinadio, aiutato dal Comune e
dai pellegrini. Nella nuova chiesa, costruita leggermente più a valle dell’antica cappella, fu posto un
altro quadro di sant’Anna, ancora oggi sopra l‘altare
maggiore. Esso reca la data del 1686 e la firma di
Michelangelo Ceruto, romano, ma restaurato nel
1774 da Pietro Baraco di Demonte e nel 1886 da
Giovanni Battista Arnaud di Caraglio.
I pellegrini all’epoca già si contavano a migliaia. Col
loro numero crescente, già nel Settecento si costruirono presso la chiesa alcuni edifici: la casa del “randiere”, sicura anche per l’invemo, e un’ala tra la chiesa
grande e quella antica, a servizio di una pur minima
ospitalità dei pellegrini, anche se il pernottamento
avveniva spesso nella chiesa stessa. Forse dopo la
peste del 1630 si costruirono altre cappelle, una dedicata a san Giacomo e un’altra in onore della
Trasfigurazione di Gesù, detta anche cappella dei
Francesi, trasformata nell’Ottocento in ricovero e poi
in bar. Pure in quel periodo venne costruita dai vinadiesi una cappella più a monte, sul luogo della presunta apparizione; questa cappella, andata in rovina
forse nel periodo della Rivoluzione Francese, è stata
recentemente sostituita da due statue marmoree poste
su un roccione.
Da hospitium a santuario
SviIuppo e irradiazione del santuario dal Seicento
all’Ottocento
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DA
A S
SANTUARIO
ANTUARIO A
A S
SANTUARIO
ANTUARIO::
D
USSANIO DI
DI FOSSANO
OSSANO - S. ANNA
NNA DI
DI VINADIO
INADIO
CUSSANIO
II Santuario di S. Anna ha sempre attirato la fede di
molta gente soprattutto per la sua posizione, la bellezza delle sue montagne, dei suoi laghi, la devozione a
santa Anna, la madre di Maria, che da parecchi secoli
si è formata attorno al piccolo e raccolto santuario,
appollaiato sulle rocce del vallone dell'Orlgias: mille
anni di storia e di pellegrinaggi in questo luogo!
Siamo un popolo di pellegrini che punta sempre più
in alto e più lontano... Quando si vede il santuario per
la prima volta dai "ciaperét", accanto al pilone e al
larice secolare, si sente il cuore vibrare di emozione e
la preghiera accompagna gli ultimi Km della salita.
Quest'anno abbiamo voluto abbracciare simbolicamente due Santuari unendoli con una grande camminata a piedi di circa 80 Km. Siamo partiti, un gruppetto di sette pellegrini, sabato 19 luglio alle ore 15 dal
santuario di Cussanio, sotto un cielo un po' grigio e
ventilato, non troppo caldo, ideale per iniziare una
lunga e faticosa camminata fino a Sant'Anna. Una
preghiera, una benedizione chiesta al Signore per
intercessione di Maria, madre di Provvidenza, un
sacco di richieste da portare nella preghiera per molta
gente e poi... via per l'interminabile biscione asfaltato
che lentamente ci porta a Cuneo, tappa per una frugale cena... così buona, preparata da Giusi: nientemeno
che risotto alla salciccia, innaffiato da buon vino, formaggio: un vero regalo fatto con il cuore, per nutrire
lo stomaco che cominciava a sentire i primi languori.
Una volta lavati i piedi, cambiati i calzini, verifìcate
le eventuali bolle ai piedi, si riparte incontrando un
mare di gente che si reca alla "notte gialla" con
Venditti per il 95° Tour de France.
(19-20 luglio 2008)
A Beguda prima, e Festiona poi, si sono aggiunti altri
al nostro gruppo che ha camminato attraverso la solitaria, tranquilla e antica via militare che in 23 km. ci
ha portati a Pratolungo . Altri quattro si sono aggiunti
qui, all'inizio dell'ultima fatica del pellegrinaggio.
Alle sei del mattino, dopo numerosi rosari, barcollando un po' per il sonno, abbiamo iniziato la parte più
bella della salita al santuario. La brezza del mattino, il
desiderio della mèta ormai vicina, ha messo nuova
energia alle nostre gambe. Infine, con il fiato corto,
abbiamo ancora pregato un ultimo rosario, lungo il
sentiero che accorcia fino al santuario. Poi l'abbraccio
riconoscente a Maria , a sant'Anna e a tutti gli amici
che hanno partecipato a questo cammino. La solenne
Messa concelebrata delle ore 11.00 animata dai canti
dei giovani ci ha visti tutti presenti insieme a numerosi giovani (anch'essi saliti a piedi) e ad altri pellegrini
in comunione con la Giornata Mondiale dei Giovani
di Sidney con il Papa.
Un bel pranzo fraterno offerto dagli amici del gruppo
e dalla gentilezza delle mogli, ha concluso il nostro
pellegrinaggio. Uno straordinario e impegnativo percorso: un modo per pensare, pregare, camminare, soffrire, aiutarsi, lodare il Signore e contemplare il creato nel ricordo di Anna e Gioacchino che ci richiamano come la mèta della nostra vita, cercata tra una infinità di strade, tra smarrimenti e fatiche, è Gesù nostra
Via e Vita.
Le fotografie sono testimonianza e ricordo di questa
bella esperienza che continuerà con il prossimo pellegrinaggio.
(Padre Oreste e il Gruppo Cai "Coj del Fià Curt")
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Suor MIRIAM
è volata in cielo,
più in alto delle sue montagne.
Ha lasciato scritto:
« N o n c’ è d a v v e r o
p rop orzione tra ciò
che si dona
e ciò che si r iceve »
AGOSTO 2008
JOE al
Santuario
Il paracadutista U.S.A.
Lanciato dagli aerei
americani sulle Alpi nel
1944, per combattere i
tedeschi, dopo 63 anni,
ritorna a Isola dagli
USA per festeggiare
cogli amici l’anniversario e ricevere le decorazioni. Al Santuario ha
incontrato per la 2ª
volta il vecchio rettore.
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Q UANTI
CAMOSCI
RITROVEREMO ?
Eravamo abituati a vederli quasi ogni giorno fin nei pressi del Santuario ed ora dopo un
inverno eccezionalmente duro ci
domandiamo: quanti camosci si
saranno salvati?
Temiamo molto per i cervi e i
caprioli, più deboli e meno attrezzati, ma i camosci e gli stambecchi
hanno sviluppato da migliaia di
anni comportamenti e adattamenti
per contrastare periodi di digiuno
anche prolungati e per sottrarsi in
tempo alle valanghe.
Foto Renata
Numero telefonico del Santuario 0171.95 91 25
sito internet http://www.santuariosantanna.it e-mail: [email protected]
Per qualsiasi versamento a favore del Santuario: C.C. Postale Nº 11534120 intestato SANTUARIO S. ANNA DI VINADIO CN