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Foto di gailhampshire (CC BY 2.0) MONOGRAFIA Momordica charantia l’amaro melone ipoglicemizzante Il diabete mellito è il disordine metabolico più comune nei paesi sviluppati e in quelli sottosviluppati ed è in rapida crescita in molte parti del mondo. Un recente studio ha stimato che più del 30% dei pazienti con diabete usa medicine complementari e alternative. Il frutto di Momordica charantia, conosciuto come melone amaro, è utilizzato da centinaia di anni tra le popolazioni indigene di Asia, India, Africa e Sud America per il trattamento e la prevenzione del diabete e di malattie correlate; la ricerca scientifica più recente sta confermando le promettenti proprietà farmacologiche dei suoi estratti anche nel campo della neuroprotezione. 44 t natural 1 maggio 2016 * Lucia Agnelli M ca verrucosa o cetriolo, è medio-grande (500-800 g), carnoso, verde smeraldo quando acerbo e arancione rosso a maturazione, oblungo ovoidale, ornato con spine morbide, verruche o tubercoli (superficie nodosa) e si divide alla base in tre valve. Il sapore amaro diventa più pronunciato quando il frutto matura. Le foglie sono profondamente lobate (3-7 lobi) e alterne. I fiori sono unisessuali, portati dallo stesso individuo (pianta monoica) o da due individui diversi (pianta dioica), sono solitari o disposti in pseudo-racemi, pentameri, di medie o grandi dimensioni, con brattee fogliacee, corolla cha varia da giallo crema a giallo brillante; lo stigma verde, verde-pallido nella specie monoica o giallo nella specie dioica. I semi sono racchiusi in un sarcotesta (arillo) rosso arancione con margini scolpiti, ondulati o dentati. omordica charantia è una pianta appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae (Angiosperme). Momordica, che significa “mordere”, si riferisce ai bordi frastagliati della foglia che appaiono come se la foglia fosse stata morsa. Il luogo di origine di Momordica charantia è incerto, ma la pianta è ampiamente coltivata e consumata nelle regioni più calde del mondo, India, Cina, Africa orientale, America centrale e meridionale. È di tanto in tanto coltivata come rampicante ornamentale, ma più comunemente è coltivata per l’uso del frutto acerbo come alimento. Il frutto ha un gran numero di nomi popolari: melone amaro, zucca amara, pera balsamica, cundeamor (Sud America), Usi tradizionali karela (India), carilla o goo-fah Momordica charantia è una (Jamaica); lo spelling riportato pianta medicinale e un vegetale dei nomi locali è spesso variabile. comunemente consumato come La varietà selvatica (M. charan- cibo, utile per la salute umana e tia var. abbreviata) cresce come inoltre è una delle piante più propianta infestante nelle Indie Oc- mettenti per la cura del diabete. cidentali, dove è conosciuta come Momordica charantia è utilizzacerasee (Jamaica) o sorossie (Re- ta ampiamente nella medicina popubblica Dominicana). Questa polare, soprattutto nei paesi in via varietà ha un frutto più piccolo di sviluppo. rispetto a quella indiana. Il frutto, lo stelo, le foglie e le radiLa pianta è una rampicante pe- ci di M. charantia sono utilizzati renne che cresce di solito fino a 5 Pagina nella medicina tradizionale per DIALFARM 2010 17-06-2010 9:56 1 metri e tutte le parti della pianta, aiutare il trattamento di disturbi compreso il frutto, sono amari. come l’iperlipidemia, problemi diIl frutto assomiglia a una zuc- gestivi, infezioni microbiche, pro- Tel. 06.92.01.20.78 - 06.92.70.20.06 Fax 06.92.01.17.58 Via Goito, 20 - 04011 Aprilia (LT) www.dialfarm.it Servizi di consulenza per prodotti dietetici e di erboristeria blemi mestruali, emorroidi, sia internamente che esternamente per la gestione di vermi e parassiti. Nella medicina ayurvedica l’estratto del frutto è utilizzato anche nelle malattie della milza e del fegato, reumatismi, gotta. In India e Sri Lanka il frutto (karela) è usato come tonico, amaro, stomachico, emetico e lassativo oltre che come antidiabetico; sia la forma coltivata sia quella selvatica sono usate per questi scopi. Nel centro-sud America il frutto di cerasee o il “tè” realizzato con le parti aeree della pianta sono usati per la cura di diabete, febbre, raffreddore, dolore di stomaco, costipazione nei bambini e induzione dell’aborto. L’uso tradizionale cinese del frutto detto ku gua, e di semi, viticci, radici e foglie include gastroenteriti, diabete, tumori, malattie cardiovascolari e alcune infezioni virali, mal di denti, foruncoli. Nella Medicina Tradizionale Cinese, M. charantia è utilizzata per il trattamento dell’ictus. Nella medicina popolare turca, il frutto maturo è utilizzato esternamente per una rapida guarigione delle ferite e internamente per il trattamento dell’ulcera peptica. Quando è usato come rimedio per il diabete il succo di karela, ottenuto schiacciando e spremendo il frutto acerbo (circa. 50 mL) viene assunto una o due volte al giorno. Profilo fitochimico I principali componenti bioattivi contenuti nel frutto di Momordica charantia sono i triterpeni Assistenza presso il Ministero della Sanità Studio e messa a punto formulazioni Messa a punto testi di legge per etichette ed astucci Stesura schede tecniche Stesura e revisione testi materiali pubblicitari Formazione tecnico scientifica della rete di vendita Pratiche di notifica prodotti dietetici ai sensi del D.L. 111 Pratiche di autorizzazione Ministeriale per officine di produzione Ricerca fornitori qualificati Fornitura capsule gelatina molle maggio 2016 natural 1 t 45 MONOGRAFIA e i glicosidi triterpenici, la maggior parte dei quali sono indicati come cucurbitani e cucurbitacine e sono ben noti per il loro sapore amaro. I più importanti sono: Kuguacina E, 5β,19-epossi-25-metossi-cucurbita-6,23-diene-3β,19-diol (EMCD), 3β,25-diidrossi-7β-metossicucurbita-5,23(E)-diene (DHM), 3β,7β,25-triidrossicucurbita -5,(23E)-dien-19-al (THC), Momordicina I, Momordicina II, Kagua saponina A, B, C, D, momordicilina, momordicinina, Charantagenina D, Momordicoside E, Karavilosidi e molti altri ancora. Essi esibiscono un gran numero di attività biologiche: epatoprotettiva, citotossica, antinfiammatoria, cardiovascolare, antiossidante, antidiabetica (ipoglicemica e anti iperglicemica), antiparassitaria. Altri composti sono le saponine steroidee come la charantina, una miscela di sitosterolo e stigmastadienolo glucosidi, responsabili dell’attività antidiabetica, e i fitosteroli come momordenolo, stigmasta-7,25(27)-dien-3βol, che hanno dimostrato di diminuire la concentrazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL). Altro gruppo rilevante è costituito dai carotenoidi, grazie ai quali è dovuta la colorazione giallo-rossa a maturazione. Quando il frutto è acerbo sono prevalenti l’α-carotene e la luteina, utile nella prevenzione del cancro, malattie agli occhi e malattie cardiovascolari mentre negli ultimi stadi di maturazione sono prevalenti i β,β-carotenoidi come zeaxantina, criptoxantina e β-carotene, precursore della vitamina A, che può aiutare a ridurre il rischio di infarto e di tumore. La polpa e il tessuto interno attorno ai semi (arillo) del frutto maturo sono ricchi di licopene, il carotenoide rosso. Il frutto contiene polisaccaridi 46 t natural 1 maggio 2016 con attività antiossidante e immunostimolante e una proteina molto importante dal punto di vista farmacologico: il polipeptide-p o p-insulina, proteina ipoglicemizzante insulino simile, che ha dimostrato ridurre la glicemia negli esseri umani quando iniettato sottocute. P-insulina funziona imitando l’azione dell’insulina umana nel corpo e quindi può essere usata come sostituto dell’insulina di origine vegetale in pazienti con diabete di tipo 1. Il frutto di M. charantia è una buona fonte di nutrienti, in quanto contiene vitamina C, A e P, tiamina, riboflavina, niacina, minerali come Na, K, Ca, Fe, Mn, Zn P, K, Mg, S e Ca. Il contenuto di P, K, Mg e Ca nel pericarpo aumenta con il progredire della maturazione. Il pericarpo, l’arillo, i semi, lo stelo e le foglie della pianta sono anche una buona fonte di composti fenolici, come catechina, epicatechina, quercetina, miricetina, rutina, acido caffeico, p-cumarico e acido gallico (202 mg/L nell’estratto del frutto maturo). Il pericarpo ha un alto contenuto di fibra alimentare sia solubile sia insolubile (~44%), che può avere benefici per la salute, eventualmente, per la riduzione del rischio di cancro al colon, diabete, obesità, ipercolesterolemia, calcoli biliari e costipazione. Il frutto nel complesso contiene poco amido (~4,9%) e inoltre il contenuto di umidità totale è circa il 92.0- 93.8%. Il contenuto di lipidi e proteine dei semi è statisticamente più alto rispetto a quello del pericarpo. I semi del frutto maturo contengono il 30% di lipidi soprattutto come acido linolenico coniugato e quindi sono una buona fonte di CLA naturali e contengono il 30% di proteine che sono una buona fonte di aminoacidi essenziali (Val, Met, Cys, Ile, Phe, Tyr e Lys). L’olio essenziale, ottenuto dai semi es- siccati, contiene sesquiterpeni (71,7%), fenilpropanoidi (11%), monoterpeni (7,6%). I principali costituenti sono trans-nerolidolo (61,6%), apiolo, cis-diidrocarveolo e germacrene D. L’olio ha attività antibatterica e antimicotica: Staphylococcus aureus è risultato essere il microrganismo più sensibile con valori MIC<500 µg/ mL e questa attività è stata attribuita all’elevato contenuto di trans-nerolidolo. Altro composto ottenuto dall’estrazione con MeOH del frutto è l’agente antileishmania Momordicatin (4-(o-carboetossifenil) butanolo). I semi contengono proteine ribosoma-inattivanti (RIP) tra cui α-momorcarina, β-momorcarina, γ-momorcarina, δ-momorcarina e la Momordica proteina anti-HIV di 30 KD (MAP30). Le RIPs hanno azione antivirale, antitumorale e antifungina; sono RNA glicosidasi e RNA idrolasi che uccidono selettivamente le cellule tumorali inibendo la sintesi proteica, ma sono tossiche soprattutto per il fegato in modo dose dipendente e inducono immunogenicità come dimostrato in studi in vivo su modelli animali. Nei semi è presente anche un alcaloide con azione ipoglicemizzante conosciuto come Vicina e la Momordica charantia lectina (MCL), una proteina-galattosio specifica che ha mostrato un forte effetto citotossico ed è quindi un potente agente chemioterapico antitumorale. Proprietà medicinali M. charantia è tradizionalmente conosciuta per le sue proprietà medicinali. Diverse centinaia di studi hanno mostrato che la pianta è utile principalmente nel trattamento del diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2, ma ha anche azione antitumorale, antinfiammatoria, antivirale, epatoprotettiva, neu- roprotettiva, ipotensiva, antibatterica, antielmintica, immunostimolante, antiulcera e abbassa i livelli di colesterolo nel sangue. Inoltre è conosciuta per l’attività antiossidante e antimutagena dovuta all’elevato contenuto in composti fenolici. Il frutto di M. charantia ha mostrato di possedere proprietà antivirali. La proteina MAP-30 e la proteina ribosoma inattivante di tipo-I stimolano il sistema immunitario e attivano le cellule natural killer contro i virus come l’HIV. Alcuni studi hanno dimostrato che possiede proprietà anti-cancerogene e può essere usato come agente citotossico contro molti tipi di cancro; per esempio, l’estratto di M. charantia modula la via di trasduzione del segnale per l’inibizione della crescita cellulare nel cancro al seno e può essere usato come supplemento dietetico per la prevenzione del cancro al seno. Ci sono molte prove importanti che suggeriscono il legame tra diete ricche di melone amaro e il minor rischio di leucemia linfoide, linfoma, coriocarcinoma, melanoma, cancro al seno, tumore della pelle, cancro della prostata, carcinoma squamoso della lingua e della laringe, carcinomi della vescica e malattia di Hodgkin. Alcune evidenze epidemiologiche affermano che l’assunzione di melone amaro è inversamente correlata all’incidenza del cancro. L’estratto metanolico di M. charantia ha dimostrato di inibire la crescita di quattro linee di cellule tumorali umane: cellule del carcinoma nasofaringeo Hone1, cellule dell’adenocarcinoma gastrico AGS, cellule del carcinoma del colon-retto HCT-116 e cellule dell’adenocarcinoma polmonare CL1-0. M. charantia induce la morte cellulare attivando l’enzima caspasi-3 e aumenta il livello di proteine apoptogeniche e l’e- spressione del gene Bax, che induce la frammentazione del DNA e la condensazione nucleare. Il trattamento con l’estratto frazionato di semi di M. charantia delle cellule mieloidi umane HL60 induce la differenziazione e può essere usato come terapia per la leucemia. La proteina MAP 30 isolata dai semi di M. charantia ha la proprietà di inibire la crescita delle cellule leucemiche G2 Hep. Altre proteine ottenute dai semi di M. charantia inibiscono la proliferazione del melanoma. Le proteine ribosoma inattivanti α-momorcarina e β-momorcarina contenute nei semi maturi di M. charantia inibiscono efficacemente la crescita del cancro alla prostata. Queste ultime proteine inducono la morte cellulare specificamente in linee cellulari tumorali aumentando l’attività della caspasi-3 e 9, rilasciando il citocromo ed elevando il livello di calcio. Inoltre, è stato osservato che l’estratto del frutto attiva in modo significativo degli enzimi epatici, quali glutatione-S-transferasi, glutatione-perossidasi e catalasi, che mostrano una depressione in seguito a esposizione all’agente cancerogeno. I risultati suggeriscono un ruolo preventivo dei costituenti idrosolubili del frutto durante la carcinogenesi, che è probabilmente mediato dai loro effetti modulatori sugli enzimi della biotrasformazione e del sistema di disintossicazione dell’ospite. Il significato clinico di queste scoperte è ancora da determinare. L’estratto di M. charantia può anche essere usato come agente antibatterico a largo spettro per combattere le infezioni causate da Escherichia coli, Salmonella, Staphylococcus aureus, Pseudomonas e Streptobacillus. In aggiunta, la pianta possiede proprietà antielmintiche che sono efficaci nel trattamento della ma- laria (Momordicina I e II). M. charantia è anche usata come agente abortivo: il trattamento con l’estratto metanolico dei semi nei ratti femmina ha indotto cicli estrogenici irregolari, ha sospeso il rilascio degli ovuli e ha causato un significativo effetto anti-impianto nella fase iniziale della gravidanza. Gli estratti del seme hanno anche un effetto antispermatogenico: in particolare l’estratto etanolico (contenente alcaloidi, flavonoidi, glicosidi, fenoli, tannini, oli e grassi) sembra essere più potente nella sua atti- maggio 2016 natural 1 t 47 MONOGRAFIA vità contraccettiva e androgenica rispetto all’estratto di cloroformio ed etere di petrolio. Le glicoproteine α-momorcarina e β-momorcarina isolate dai semi hanno indotto la degenerazione testicolare nei topi maschi e l’effetto si è mostrato reversibile entro un lasso di tempo prevedibile di 8 settimane dopo la sospensione del trattamento (Nagarani et al., 2014); inoltre, l’estratto metanolico dei semi somministrato a una dose orale di 50 mg/100 g/die per 56 giorni a ratti maschi ha prodotto sterilità (Yama et al., 2011). La polpa del frutto inibisce significativamente la risposta infiammatoria lipopolisaccaride indotta nei ratti e il succo del frutto ha anche dimostrato di possedere attività analgesica. Alimenti integrati con Momordica sono considerati una buona fonte di sostanze epatoprotettive, che possono contribuire a proteggere il danno epatico ripristinando i marcatori epatici e prevenendo la reazione della perossidazione lipidica. Numerosi studi su modelli animali hanno evidenziato il ruolo di M. charantia nel prevenire l’obesità e la dislipidemia, due dei principali fattori che contribuiscono allo sviluppo del diabete. Da una decina di recenti studi in vivo su modelli animali è emerso che il frutto riduce l’ipercolesterolemia e l’ipertrigliceridemia, aumenta i livelli di colesterolo HDL e riduce le lipoproteine a bassissima densità (VLDL). Questo effetto è dovuto probabilmente alla presenza di componenti attivi come saponine e steroli vegetali che possono influenzare il metabolismo lipidico. Le saponine hanno dimostrato attività ipotrigliceridemica attraverso l’inibizione della sintesi di trigliceridi nel fegato. Gli effetti anti-obesità di M. charantia sono attribuiti anche all’aumento dell’attività 48 t natural 1 maggio 2016 simpatica e ai processi lipolitici come suggerito dalle catecolamine plasmatiche e dagli acidi grassi liberi. MC ha dimostrato di accrescere l’ossidazione dei lipidi attraverso l’aumento di attività di enzimi specifici come l’acil-CoA deidrogenasi. MC contiene composti che fungono da ligandi per PPARs e regolano positivamente l’ossidazione epatica degli acidi grassi, riducendo così i lipidi nel sangue. I frutti maturi di MC hanno mostrato anche l’attività anti-ulcerogena su vari modelli di ulcera nei ratti. L’attività antibatterica contro Helicobacter pylori contribuirebbe ulteriormente a questo effetto protettivo. M. charantia ha effetto anche sulla pressione sanguigna. In uno studio del 2010 è stato visto che l’estratto acquoso da pianta intera (radice, stelo, foglia, frutto) ha ridotto in modo significativo la pressione arteriosa sistemica e la frequenza cardiaca nei ratti normotesi e ipertesi in modo dose dipendente. Si ipotizza che l’effetto ipotensivo di MC può essere dovuto in parte ad alterazione dei meccanismi adrenergici attraverso il blocco degli effetti α- e/o β-adrenergici periferici della noradrenalina endogena e/o adrenalina sui vasi sanguigni e sul muscolo cardiaco. Un’altra attività del frutto è dovuta alla presenza di glicosidi triterpenici che inibiscono significativamente l’attività della xantina ossidasi che è l’enzima chiave nell’induzione dell’iperuricemia e della gotta. Azione antidiabetica M. charantia è stata investigata a fondo per il trattamento del diabete e l’uso tradizionale e le moderne evidenze scientifiche confermano che è una delle più promettenti piante per la cura del diabete oggi. Gli studi in vitro si sono dimostrati molto utili nella determinazione delle componenti di M. charantia responsabili del suo effetto ipoglicemico. Inoltre, questi studi basati sulle cellule hanno consentito di chiarire i meccanismi d’azione di MC sul fegato, così come nei tessuti periferici (muscolo scheletrico, tessuto adiposo, intestino e pancreas). Uno studio recente ha evidenziato che i composti triterpenici, ottenuti dall’idrolisi acida dell’estratto alcolico 70% del frutto secco inibiscono l’attività di PTP1B, una proteina tirosina fosfatasi che idrolizza le fosfotirosine sul recettore dell’insulina portando alla disattivazione del recettore stesso e di conseguenza all’insorgenza del diabete tipo 2. L’efficienza di inibizione di questi composti si è mostrata ancora più forte di quella di Na3VO4, noto inibitore di PTP1B usato come controllo positivo. (Zeng et al., 2014) Il frutto di M. charantia abbassa la glicemia promuovendo la secrezione di insulina e questo meccanismo contribuisce in modo sostanziale all’effetto ipoglicemico complessivo. In uno studio in vitro è stato visto che le saponine, ottenute dall’estratto alcolico 75% del frutto secco, stimolano la secrezione di insulina (Keller et al., 2011) A conferma della ben documentata attività antidiabetica e ipoglicemizzante, Blum et al. (2012) hanno condotto uno studio in cui hanno dimostrato che le capsule in commercio contenenti l’estratto secco del frutto di M. charantia, hanno almeno un ingrediente con attività inibitoria selettiva verso l’enzima 11β-idrossisteroide deidrogenasi di tipo 1 (11β-HSD1), la cui aumentata attività rappresenta un’importante fattore eziologico nell’obesità e nel diabete di tipo 2. Precedentemente è stato visto che topi 11β-HSD1-deficienti mo- stravano una maggiore tolleranza al glucosio, un miglioramento della resistenza all’insulina epatica, una riduzione della gluconeogenesi, e un migliore profilo per i lipidi e le lipoproteine. Inoltre, la sovraespressione transgenica della 11β-HSD1 selettivamente nel tessuto adiposo provocava obesità viscerale, insulino-resistenza, diabete di tipo 2, dislipidemia e ipertensione nei topi. L’estratto di M. charantia è stato testato in vitro sia sull’enzima umano purificato 11β-HSD1 che 11β-HSD2 ottenuto dai microsomi placentali umani; l’aggiunta dell’estratto di M. charantia ha mostrato una riduzione dose-dipendente della resa di cortisolo quando viene eseguita la reazione di riduzione 11β-HSD1 mediata. In questo caso è stato determinato per l’estratto di M. charantia un valore di IC50 di log -2,58 ± 0,077 g/ mL. Lo stesso andamento è stato osservato quando è stata valutata la reazione inversa, in cui l’inibizione della reazione della deidrogenasi sembrava essere un po’ più efficiente. Nessun cambiamento nella resa del prodotto e quindi nessun cambiamento nell’attività sono stati osservati quando è stata valutata l’ossidazione del cortisolo 11β-HSD2-mediata a dimostrazione della selettività verso l’isoforma 1. Questa scoperta ha fornito un’ulteriore meccanismo molecolare responsabile almeno in parte dell’azione ipoglicemizzante complessiva di M. charantia, che probabilmente è il risultato di un’effetto concertato che coinvolge diversi principi attivi. Un altro studio in vitro ha evidenziato come i composti triterpenici THC E DHM presenti nel frutto stimolano l’uptake di glucosio nelle cellule del fegato FL83B insulino-resistenti. THC e DHM hanno mostrato funzione insulino-sensibilizzante e di insulino-sostituzio- ne, che sono correlate con i loro effetti sull’inibizione di PTPB1 e sull’attivazione di AMPK, rispettivamente. THC e DHM aumentano p-IRS1 e p-Akt in presenza di insulina, inibendo PTPB1. Questi risultati suggeriscono che l’attivazione di AMPK e l’inibizione di PTP1B sono due potenziali strategie per il trattamento e/o la prevenzione del diabete di tipo 2. La resistenza all’insulina nel fegato e nel muscolo scheletrico sono fattori importanti nello sviluppo del diabete di tipo 2. In uno studio precedente, DHM e THC hanno mostrato di favorire anche l’assorbimento del glucosio delle cellule C2C12 insulino resistenti, una linea di cellule del muscolo scheletrico. In conclusione, DHM e THC possono essere due dei principi attivi che contribuiscono alla funzione ipoglicemica del melone amaro. (Chang et al., 2015) Anche gli studi su modelli animali che documentano l’azione ipoglicemizzante del frutto sono numerosi. In uno studio del 2015 è stato osservato un effetto preventivo e di miglioramento dell’insulino resistenza in seguito a somministrazione di M. charantia nei ratti obesi e diabetici. L’infiammazione cronica indotta dall’obesità è una componente chiave nella patogenesi dell’insulino resistenza e i ricercatori hanno messo in evidenza la correlazione tra l’effetto antidiabetico di M. charantia e la sua attività antinfiammatoria. (Yang et al., 2015) Un altro studio in vivo sull’azione antidiabetica ha dimostrato un aumento della sensibilità all’insulina (aumento GLUT4 nel muscolo e IRS-1 nel fegato) e della tolleranza al glucosio dopo trattamento con 200 mg/kg/die di estratto acquoso di M. charantia ricco in charantina nei topi T2D obesi. (Wang et al., 2014). Hossain et al. (2014) hanno evi- denziato l’effetto ipoglicemizzante e di rigenerazione delle cellule β pancreatiche dell’estratto acquoso del frutto immaturo nei ratti con diabete STZ indotto. I ratti diabetici sono stati trattati con l’estratto acquoso del frutto a dosi giornaliere di 250, 500 e 750 mg/kg. I risultati dell’esperimento indicano che M. charantia è in grado di ridurre il livello di glucosio nel sangue in modo significativo rispetto al gruppo di controllo. Dal punto di vista istopatologico, STZ provoca gravi alterazioni necrotiche delle isole pancreatiche. Le sezioni dei tessuti del pancreas nei gruppi trattati mostrano rigenerazione delle cellule β, un aumento delle dimensioni (area e diametro) e della densità delle isole pancreatiche e della densità cellulare nelle isole, risultante in un’aumentata produzione di insulina. L’effetto ipoglicemizzante e l’attività di antiglicazione del frutto di M. charantia sono stati dimostrati per la prima volta in uno studio clinico a lungo termine (4 mesi) che ha considerato i prodotti finali della glicazione avanzata (AGEs) come il parametro più significativo nella valutazione del diabete. Gli studi clinici precedenti erano scarsi e presentavano delle criticità: piccola dimensione del campione, mancanza di controllo, breve durata, differenze nella preparazione di M. charantia e cattiva progettazione. Nello studio a due bracci, parallelo, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo i pazienti con diabete di tipo 2 (A1C>6,5%) sono stati randomizzati a prendere continuamente o 6 g/die di polpa essiccata di M. charantia (MC) divisi in 3 dosi 30 minuti prima dei pasti per un totale di 6.26±0.28 mg di charantina (N=19) o il placebo (N= 19). Dopo 8 e 16 settimane di trattamento, la riduzione della maggio 2016 natural 1 t 49 MONOGRAFIA HbA1c dal basale nel gruppo che assumeva MC è risultata maggiore rispetto a quella del gruppo placebo. Inoltre, il gruppo MC ha mostrato un calo significativo degli AGEs. Dopo 16 settimane i ricercatori hanno osservato anche un abbassamento di FPG (livello di glucosio nel sangue dopo digiuno per 8 e 12 ore) ma non statisticamente significativo. I livelli di alanina aminotransferasi (ALT), aspartato aminotransferasi (AST) e creatinina sierica (Cr) non sono cambiati rispetto al basale in ciascun gruppo e non hanno mostrato differenze tra i due gruppi. MC non ha aumentato l’appetito. Il peso corporeo, l’indice di massa corporea e la pressione sanguigna non sono stati alterati per tutto il periodo di trattamento. La riduzione di UACR (rapporto tra albumina e creatinina nelle urine) non è risultata significativamente differente tra i due gruppi, ma ha mostrato un andamento positivo in seguito a somministrazione di MC e ciò ha messo in evidenza il possibile effetto benefico di questa pianta sulle complicanze precoci microvascolari come la nefropatia diabetica. Tuttavia, per confermare il risultato su questo tema sono necessari una dimensione più grande del campione e un periodo di studio più lungo. Nessuno dei partecipanti ha riportato eventi avversi gravi, ma soltanto disturbi gastrointestinali come diarrea e flatulenza, sintomi comunque lievi e transitori. Questi risultati suggeriscono che MC è sicura entro le 16 settimane dello studio e che la dose giornaliera di 6 g di MC è ben tollerata. Tuttavia, non è raccomandata l’assunzione in pazienti con malattie o funzioni anomale di fegato e reni. In conclusione MC ha effetti benefici sul controllo glicemico e sulle potenziali complicazioni sistemiche microvascolari del T2D come nefropatie e reti- 50 t natural 1 maggio 2016 nopatie, dovute ad accumulo di AGEs (Trakoon-osot et al., 2013). In un recente studio clinico, è stato condotto un trattamento di 12 settimane con compresse a base di estratti essiccati del frutto di M. charantia, somministrate a diversi gruppi di pazienti dopo i pasti. Lo studio ha dimostrato che il consumo regolare di queste compresse è associato a effetti positivi sui livelli di glucosio, colesterolo, HDL, LDL, trigliceridi e ha effetti benefici sulla tolleranza al glucosio. Un altro gruppo di ricercatori ha condotto uno studio su pazienti con diabete di tipo 2 diretto a esaminare l’effetto ipoglicemizzante di diversi dosaggi di estratto di M. charantia (MC) rispetto alla metformina e a determinarne la dose minima efficace. Nello studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, con controllo attivo, della durata di 4 settimane, i pazienti sono stati randomizzati in 4 gruppi per ricevere MC 500 mg/die, 1000 mg/die, 2000 mg/die o metformina 1000 mg/die. MC è stato somministrato in forma di capsula contenente 500 mg di polvere essiccata della polpa del frutto, con lo 0,04-0,05% (w/w) di charantina. Al termine della quarta settimana è risultato un calo significativo della fruttosamina nel gruppo trattato con metformina e in quello trattato con MC 2000 mg/die, mentre nei gruppi trattati con dosaggi di MC 500 e 1000 mg/ die non c’è stata una diminuzione significativa. Inoltre, alla metformina è anche associato un abbassamento significativo di FPG (glucosio plasmatico a digiuno) dal basale mentre non è stata osservata nessuna riduzione di FPG con la somministrazione di MC 500, 1000 e 2000 mg/die. I risultati dello studio suggeriscono che MC ha un modesto effetto ipoglicemizzante, minore rispetto alla metformina (1000 mg/die) e riduce significativamente i livelli di fruttosamina dal basale tra i pazienti con diabete di tipo 2 che hanno ricevuto una dose di MC 2000 mg/die. Alcuni pazienti hanno riportato un aumento dell’appetito con 2000 mg/die di MC. È importante sottolineare che MC è sconsigliato nei pazienti con funzionalità epatica anomala o malattie del fegato, perché un paziente ha presentato un aumento degli enzimi epatici dal basale che sono tornati alla norma dopo interruzione del trattamento. (Fuangchan et al., 2011). Azione di neuroprotezione La neuroprotezione è l’altra interessante proprietà del frutto che è stata investigata sia in vitro sia in vivo su modelli animali. Gong et al. (2015) hanno dimostrato che M. charantia polisaccaride (MCP), uno dei più importanti composti bioattivi del frutto, ha un effetto neuroprotettivo contro il danno cerebrale indotto da ischemia/riperfusione attraverso l’attività di “scavenging” dell’anione superossido (O), ossido nitrico (NO), perossinitrito (ONOO) e attraverso l’inibizione della cascata di segnale mediata dalla proteina c-Jun N-terminale chinasi (JNK3). Per capire se i meccanismi neuroprotettivi di MCP sono legati ai suoi effetti antiossidanti, sono state esaminate le attività di SOD e CAT e il livello di MDA (malondialdeide) nei tessuti del cervello ischemico dei modelli animali. Rispetto al gruppo di controllo, il pretrattamento con MCP (100 mg/kg) ha portato a un aumento notevole delle attività di SOD e CAT, a una diminuzione del livello di MDA e quindi a un’inibizione della perossidazione lipidica. I ricercatori hanno concluso che MCP protegge le cellule neuronali attraverso diversi meccanismi che spiegano le sue proprietà antiossidanti e antinfiam- matorie. Esperimenti cellulari in vitro sono stati condotti per mimare l’ischemia/riperfusione. Cellule neuronali ippocampali sono state pretrattate con MCP (3, 10, 30, 100 mg/mL) per 30 minuti e poi esposte per 60 minuti al trattamento OGD (private di ossigeno e glucosio). MCP ha ridotto in modo dose-dipendente i tassi di morte cellulare per apoptosi, indicando gli effetti neuroprotettivi di MCP in vitro. I ricercatori hanno inoltre dimostrato che MCP ha effetto diretto su NO, _ di scavenging _ O2 e ONOO in vitro nelle cellule neuronali staminali di topo e nelle cellule di neuroblastoma umano. Pertanto questi risultati suggeriscono che MCP ha forti proprietà antiossidanti. Altri studi recenti sostengono che il frutto di M. charantia attenua lo stress ossidativo e la neuroinfiammazione associati a una dieta ricca di grassi (HFD). Nerurkar et al. (2011) sono stati i primi a dimostrare l’effetto neuroprotettivo di M. charantia nei topi nutriti con HFD; il trattamento con M. charantia ha dimostrato una notevole riduzione nella perdita di permeabilità della barriera emato-encefalica, nell’espressione di mRNA di citochine neuroinfiammatorie (IL-16, IL-22), nell’attivazione delle cellule gliali e nell’espressione di NF-κB1, come pure ha migliorato lo stress ossidativo cerebrale, quello periferico e l’infiammazione sistemica, che sono associati alla HFD. I composti fenolici, i glicosidi triterpenici e il polisaccaride sono identificati come i principali componenti antiossidanti e antinfiammatori del frutto di M. charantia. Alcuni studi sostengono che M. charantia è efficace nella neuropatia indotta dal diabete e che ha una forte proprietà di scavenging dei radicali liberi sia negli animali diabetici che in quelli normali. In un recente studio è stato valutato l’effetto neuroprotettivo del succo liofilizzato di M. charantia (MC) contro il danno indotto dall’ischemia cerebrale globale e riperfusione in topi diabetici. Al termine degli esperimenti i ricercatori hanno osservato un’attenuazione dello stress ossidativo, del danno e dei deficit neurologici in seguito al pre-trattamento con il succo liofilizzato in modo dose dipendente (200-800 mg/kg). La produzione di ROS è stata valutata con il saggio TBARS; ROS produce malondialdeide (MDA), un prodotto finale della perossidazione lipidica che reagisce con l’acido tiobarbiturico (TBA) ed è quindi stimato come TBARS. In caso di iperglicemia c’è un aumento della generazione di ROS dovuto al sovraccarico di glucosio nei mitocondri e quindi anche un significativo incremento di TBARS nei mitocondri. Questo suggerisce che l’iperglicemia potenzia la produzione di ROS ischemia/ riperfusione indotta. Il pretrattamento con MC diminuisce significativamente l’incremento nella concentrazione mitocondriale di TBARS ischemia/riperfusione indotto nei topi diabetici e normali. Le dimensioni dell’infarto cerebrale ischemia-riperfusione indotto, nei topi diabetici sono del 30% superiori a quelle nei topi normali indicando un esito più deleterio nella condizione diabetica. Il pretrattamento con MC attenua marcatamente l’aumento delle dimensioni dell’infarto cerebrale ischemia-riperfusione indotto nei topi diabetici e normali suggerendo l’effetto protettivo di MC contro il danno cerebrale. MC ha anche attenuato la compromissione della memoria a breve termine e delle prestazioni motorie in modo dose-dipendente. Inoltre, M. charantia ha anche esibito in modo dose-dipendente la sua ben nota attività ipoglicemizzante nei topi diabetici. Questi risultati suggeriscono che M. charantia ha una potente attività neuroprotettiva dovuta da un lato alla diminuzione dell’iperglicemia responsabile della produzione di ROS nei topi diabetici e dall’altro lato alla sua attività di scavenging dei radicali liberi che riduce lo stress ossidativo cerebrale sia nei topi diabetici che normali (Malik et al., 2011). Dati tossicologici Nonostante i numerosi esperimenti che dimostrano i benefici potenziali per la salute di M. charantia, sono stati segnalati anche alcuni effetti negativi. Alcuni effetti indesiderati riportati negli esseri umani includono diarrea e mal di testa. Coma ipoglicemico e convulsioni sono stati segnalati anche nei bambini dopo la somministrazione del tè di M. charantia. La vicina, il composto glicosidico isolato da M. charantia, ha mostrato indurre favismo, una malattia acuta caratterizzata da anemia emolitica in individui con mancanza ereditaria dell’enzima glucosio-6-fosfatodeidrogenasi. A causa degli studi clinici limitati, la gravità di questi effetti collaterali e le dosi che li producono sono poco conosciute. Per esaminare l’efficacia e la sicurezza d’uso di preparati a base di M. charantia, si devono utilizzare studi di ricerca clinica ben progettati e controllati. Nei modelli animali sperimentali, M. charantia è risultata generalmente sicura se ingerita in basse dosi per un massimo di un periodo di studio di 2 mesi (nessun segno di nefrotossicità e epatotossicità e nessuna influenza avversa sull’assunzione di cibo, peso degli organi e parametri ematologici). Tuttavia, alcuni studi di tossicità acuta hanno riportato che la tossicità può verificarsi a dosi più elevate. Il succo di M. charantia (frutto acerbo) è maggio 2016 natural 1 t 51 MONOGRAFIA risultato essere più potente dell’estratto alcolico (LD50 di succo e dell’estratto alcolico è rispettivamente 91,9 e 362,34 mg/100 g di peso corporeo). Una dose elevata di estratto alcolico somministrata per via sottocutanea ha indotto sintomi tossici nei topi che hanno riportato un aumento della frequenza respiratoria e dei battiti cardiaci. Alte dosi di estratto di succo hanno causato convulsioni addominali, disturbi nervosi, problemi respiratori. Questi risultati evidenziano il fatto che taluni estratti potrebbero non essere sicuri e che preparazioni alternative o mezzi per incorporare quantità ragionevoli di MC nella dieta dovrebbero essere considerati. Recentemente è stato riportato un caso di fibrillazione atriale parossistica dovuto all’estratto del frutto di M. charantia. Inoltre, nei modelli animali sono stati osservati induzione dell’aborto, inibizione della spermatogenesi dovute alle momorcarine contenute nei semi e aumento dei livelli di γ-glutamiltransferasi e fosfatasi alcalina dopo l’assunzione orale di succo del frutto ed estratto di semi. Conclusioni I test in vivo condotti con estratti del frutto di M. charantia e con singoli composti bioattivi isolati hanno dimostrato di avere attività ipoglicemizzante attraverso diversi meccanismi d’azione, in particolare: • effetto secretagogo dell’insulina ed effetto insulino-simile; • stimolazione dell’utilizzazione del glucosio da parte del muscolo scheletrico e delle cellule periferiche; • inibizione dell’assorbimento intestinale del glucosio; • inibizione della differenziazione degli adipociti; • inibizione dell’attività di importanti enzimi gluconeogenici; 52 t natural 1 maggio 2016 • stimolazione di enzimi chiave per il metabolismo di zuccheri e lipidi; • effetti protettivi sulle cellule delle isole pancreatiche e delle loro funzioni ed effetti di rigenerazione delle cellule stesse. Oltre all’attività antidiabetica, l’altra importante proprietà del succo e dell’estratto acquoso del frutto di M. charantia è quella neuroprotettiva, grazie alla presenza di composti (glicosidi, polisaccaridi e fenoli) con attività antiossidante che limitano e aiutano l’organismo a prevenire i danni da radicali liberi, inibiscono le vie di segnalazione dell’infiammazione che portano all’apoptosi della cellula nervosa in caso di ischemia/riperfusione e prevengono le complicanze diabetiche cerebrovascolari. Infine, per quanto riguarda la tossicità del frutto, nonostante in alcuni studi su modelli animali siano riportati effetti avversi, nell’uomo la somministrazione del succo, del frutto e della polvere del succo essiccato ha dimostrato una bassa tossicità clinica corrispondente a dolore addominale e diarrea solo in caso di sovradosaggio. Questo accade perché deve essere considerata la dose e la via di somministrazione: una dose di 6-10 mL/kg peso corporeo di succo o estratto somministrata all’animale rappresenterebbe una dose di 400-1000 mL/kg per un uomo adulto. La dose normale negli adulti è invece più vicina a 50 mL di succo somministrati per via orale. Inoltre la sicurezza nell’ingestione orale dei frutti è confermata indirettamente dal loro consumo a lungo termine, come avviene nelle medicine tradizionali asiatiche. Un paziente a cui è stato dato il succo giornalmente per più di tre anni non ha mostrato nessuna modifica chimica del sangue o qualsiasi altro effetto indesiderato. Fegato, rene, cuore o anomalie del san- gue non sono stati riportati nei pazienti che hanno fatto uso del succo del frutto di M. charantia a lungo termine. Tuttavia la tossicità e il margine di sicurezza, soprattutto del seme, devono essere valutate in studi sull’uomo ben progettati, per questo è controindicata l’assunzione di M. charantia in caso di gravidanza e in pazienti con alterazioni epatiche. In Italia e in Europa si trovano in commercio capsule, compresse e tavolette a base di estratto secco di M. charantia titolato generalmente al 3% in principi amari o a base di frutto essiccato in polvere al 50% o estratto secco del frutto contenente lo 0,5% di charantina. * UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE L’articolo rielabora la tesi di laurea specialistica in Farmacia svolta dall’Autrice presso la Scuola di Scienze della Salute Umana dell’Università degli Studi di Firenze, relatore prof.ssa Nadia Mulinacci, correlatore dott.ssa Marzia Innocenti. Bibliografia essenziale - Blum A, Loerz C, et al. Momordica charantia extract, a herbal remedy for type 2 diabetes, contains a specific 11β-hydroxysteroid dehydrogenase type 1 inhibitor. 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