progetto - Società della Salute Empoli

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progetto - Società della Salute Empoli
PRESENTAZIONE PROGETTO SERVIZI DI MICRO- WELFARE PER ANZIANI NON
AUTOSUFFICIENTI DA REALIZZARSI IN PARTENARIATO FRA ISTITUZIONI
PUBBLICHE/FONDAZIONE CRSM/ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO
Indice:
1- Premessa
2- 2005-2009 Mutamenti di contesto
3- Valutazione Itaca
4- Ripensare Itaca
5- Il Progetto sperimentale 2011
6- LE AZIONI
a) Centro di Socializzazione
b) Assistenza Domiciliare Leggera
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PREMESSA
Il progetto ITACA nacque nel 2004 raccogliendo una domanda sociale molto diffusa che risultava ben
individuata da un’accurata analisi dei bisogni: dal mondo delle famiglie emergeva chiara una richiesta di
aiuto perché spesso erano sole e in difficoltà nel gestire nella quotidianità i rapporti umani con il congiunto
malato, anziano, non autosufficiente.
Le politiche di intervento pubblico non coprivano infatti tutta una serie di servizi di micro welfare alla
persona, piccole attività quotidiane di assistenza e di vicinanza che non implicavano necessariamente una
risposta di carattere professionale ma non per questo erano meno importanti o meno richieste.
E’ così che tra il 2005 e il 2009 ITACA facendo leva sui valori che Mons. Pierazzi nostro fondatore ha
trasfuso alla nostra Istituzione, ha fatto ricorso al Terzo Settore per colpire questo bisogno individuando
come interlocutori privilegiati le Associazioni di Volontariato. Per finalità statutarie e per predisposizione
degli aderenti, le Associazioni di Volontariato apparivano infatti come i soggetti più indicati per il miglior
svolgimento di questi servizi di assistenza domiciliare leggera, grazie anche alla capacità di prestare grande
attenzione alle relazioni con l’anziano e con la famiglia. Si crea così la figura del cooperatore familiare.
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2005-2009 I MUTAMENTI DEL CONTESTO
Negli anni dello sviluppo del progetto ITACA, tra il 2005 e il 2009, intervengono mutamenti significativi nel
contesto più generale delle politiche di intervento pubblico e della domanda delle famiglie.
1. Considerato che il settore pubblico non dà risposta alla gestione ordinaria dell’anziano non
autosufficiente in casa, per rispondere a tale esigenza la famiglia ha elaborato una propria risposta:
avviene così che il collaboratore domestico/bandante si è trasformato in un tassello
importantissimo del sistema di welfare oltre che elemento insostituibile della gestione familiare.
Il contesto degli ultimi anni anche in Provincia è assai cambiato rispetto all’analisi dei bisogni
effettuata per conto della Fondazione dall’associazione Intesa nel 2003.
2. Cresce la consapevolezza che la socializzazione rallenta il percorso dell’anziano verso la non
autosufficienza grave e quindi che, ferma restando la necessità di una gestione in casa quando non
vi sono più alternative, fino a quando l’anziano può essere spostato è preferibile ricercare le forme
più opportune per mantenere un suo inserimento nel tessuto sociale di riferimento. E’ per questo
che nasce - sostenuto dalla Fondazione - il centro di socializzazione FRATERNAMENTE INSIEME
entro la Misericordia di San Miniato Basso.
3. Un nuovo soggetto pubblico, la Società della Salute, esce dalla fase sperimentale e comincia ad
operare concretamente sul territorio comprendendo le competenze e le risorse degli Enti Locali e
delle USL e aprendo i processi decisionali alla partecipazione del Terzo Settore. Alla Società della
Salute spetta il compito di programmare e gestire l’esercizio associato delle attività sanitarie
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territoriali, socio-sanitarie e sociali integrate della Comunità. Con la comparsa di questo nuovo
soggetto, si introducono criteri qualitativi sempre più stringenti per l’erogazione dei servizi e per la
scelta dei soggetti erogatori, in particolare criteri di qualità relativi alla formazione del personale e
alla tipologia delle prestazioni che non erano richiesti ai tempi della nascita di ITACA.
4. Nasce in questi anni il Fondo per la non autosufficienza, a testimonianza di quanto fosse necessario
un intervento pubblico a sostegno delle famiglie in questo settore. Tuttavia, anche per effetto della
crisi finanziaria, assistiamo negli ultimi anni a una progressiva e costante diminuzione delle risorse
statali e regionali per il Welfare e questa diminuzione colpisce in particolare proprio le risorse per la
non autosufficienza.
LA VALUTAZIONE DI ITACA
Il 2009 è stato un anno di svolta per il progetto ITACA, in quanto la Fondazione ha portato il progetto
all’attenzione dei massimi livelli della Regione Toscana fino ad arrivare alla stipula di un Protocollo d’Intesa
che riconosce l’interesse pubblico per il modello ITACA e avvia una valutazione dello stesso da parte della
Regione ai fini di un suo trasferimento verso i soggetti pubblici territoriali.
Oggi sta giungendo al termine questo processo di valutazione che ha coinvolto ARS (Agenzia Regionale
Sanitaria), Società della Salute del Val d’Arno, Fondazione e Associazioni di Volontariato erogatrici del
servizio, attraverso un percorso di collaborazione che è stato estremamente positivo.
Dal processo di valutazione sono emersi gli aspetti progettuali di maggiore interesse per il futuro, ma
accanto a questi è stato possibile analizzare insieme agli altri attori alcuni aspetti fondamentali per il
prosieguo del modello ITACA:
1. I bisogni della popolazione anziana e delle famiglie nel nostro territorio;
2. Le risposte che i soggetti pubblici sono oggi in grado di dare a tali bisogni;
3. Quali risposte rimangono inevase sia sul versante della popolazione anziana con caratteristiche di
non autosufficienza così gravi da poter accedere alle prestazioni del Fondo per la non
autosufficienza sia sul versante della popolazione anziana con caratteristiche meno gravi ma non
meno importanti;
4. La performance delle Associazioni di Volontariato sui servizi alla persona.
5. Criteri e modi di compartecipazione delle famiglie e della Società Civile alla costruzione dei servizi
alla persona.
RIPENSARE ITACA
E’ quindi indubbio che, pur in un ambito territoriale ristretto, la Fondazione con il progetto Itaca tra il 2004
e il 2009 ha centrato l’obiettivo raccogliendo la domanda diffusa delle famiglie, richiamando l’attenzione
sulle problematiche della non autosufficienza, precorrendo l’intervento pubblico, stimolando e formando le
Associazioni di Volontariato, sperimentando un modello operativo concreto.
Oggi, nel 2010, occorre prendere atto che si è modificato il contesto generale, sta mutando la domanda
delle famiglie, sono cambiati gli interlocutori istituzionali sul territorio, lo stesso paniere dei servizi si è
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modificato, le risorse pubbliche disponibili tendono a ridursi e le famiglie sono chiamate a compartecipare
ai servizi.
Lo stesso processo di valutazione di ITACA, evidenziandone i risultati positivi, ha consentito di approfondire
con i soggetti pubblici e con il Terzo Settore i fattori fondamentali del mutamento di contesto.
Quindi, nel momento in cui la Fondazione dopo un quinquennio di sperimentazione si appresta a
consegnare il modello ITACA al nuovo soggetto territoriale deputato alla tutela socio-sanitaria della persona
(la Società della Salute), occorre ripensare ITACA valorizzandone gli aspetti positivi e condividendoli con la
Società della Salute.
Nel far questo rimane immutata l’ispirazione fondamentale di ITACA, cioè la costruzione/ri-costruzione di
un micro welfare locale capace di coinvolgere tutti gli attori necessari alla costruzione della risposta ad un
bisogno concreto, responsabili ciascuno per la sua parte ma coesi e solidali tra loro. Occorre quindi nel
passaggio del testimone attribuire importanza ai valori cristiani che hanno ispirato e ispirano la nostra
azione e che si traducono in solidarietà, condivisione, valorizzazione della persona e delle formazioni sociali
che ad essa ruotano intorno, in primis la famiglia.
E’ da queste considerazioni, maturate nel corso di un dialogo costante con gli interlocutori coinvolti nel
processo di valutazione di ITACA, che la Fondazione CRSM trae lo spunto per formulare una proposta
progettuale sperimentale da realizzarsi nell’anno 2011 in collaborazione con Società della Salute del Val
d’Arno Inferiore e con le Associazioni di Volontariato nei Comuni di San Miniato e Montopoli Val d’Arno.
Il progetto sperimentale, visto l’ esito positivo della collaborazione nel progetto Itaca tra il 2004 e il 2009,
sarà realizzato grazie all’apporto operativo di Misericordia di San Miniato Basso e Pubblica Assistenza di
Montopoli.
IL PROGETTO SPERIMENTALE 2011
I rilevati mutamenti di contesto e gli elementi analizzati con tutti gli stakeholder, ci spingono a
considerare quanto segue:
LA FASCIA DEI SERVIZI IN CUI SI INTENDE OPERARE
Il lavoro maturato dal progetto ITACA si colloca nel novero di quei servizi di micro welfare personale di
grande valore aggiunto per il sistema perché:
•
Non sono solo servizi all’anziano ma anche alla famiglia (servizio domiciliare)
•
Rallentano l’aggravamento delle condizioni che spingono alla necessità delle prestazioni
comprese nel fondo non autosufficienza (servizio domiciliare e socializzazione )
Il progetto che si intende presentare quindi si colloca nella fascia dei servizi leggeri di competenza degli
Enti Locali con la volontà di spingerli a un miglioramento qualitativo oltre a rendere consapevoli
Istituzioni, associazioni di volontariato e cittadini dell’importanza che essi possono avere per migliorare
la qualità della vita e quindi rallentare il processo di aggravamento dell’anziano che rende necessario un
paniere di prestazioni gravose per l’anziano, la famiglia ed il Sistema.
LE AZIONI
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A) Assistenza domiciliare leggera per anziani da erogarsi con personale formato e con particolare
attenzione al percorso di reinserimento/inserimento della famiglia nelle reti sociali informali (vicinato,
parrocchia….).
B) Centri di Socializzazione sempre con la valorizzazione dell’aspetto relazionale mirato all’anziano.
I percorsi possono intersecarsi a seconda delle condizioni fisiche dell’anziano.
A CHI E’ DESTINATO?
I soggetti destinatari degli interventi saranno quindi ultrasettantacinquenni non autosufficienti
GLI OPERATORI
Dalla nostra esperienza i soggetti capaci di operare sul paniere di servizi che si vogliono offrire, ma
soprattutto di puntare agli obiettivi che con il progetto ci si prefigge sono i soggetti del Terzo Settore, in
particolare le Associazioni di Volontariato, le quali per loro missione, valori, motivazione, risultano essere le
più adatte a costruire percorsi basati sulla valorizzazione delle relazioni.
CHI FA CHE COSA NEL 2011
Risorse
Finanziarie
Umane
Know how Itaca
(fragilità anziani)
Umane
AdV
Misericordia SMB
Pubblica Assistenza
Montopoli
Know how Itaca
(fragilità anziani)
ReputazioneFiducia
Risorse
Società della
Salute
Finanziarie
Umane
Coordinamento
Progetto
SERVIZI DI MICRO WELFARE
Risorse
Processo compartecipato e condiviso dalla definizione alla
realizzazione obiettivi
Fondazione
CRSM
Assistenza
Domiciliare
leggera
Centri di
Socializzazione
Miglioramento qualità
servizi di micro welfare
Migliore qualità della vita
dell’anziano e della famiglia
Compartecipazione utenti
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DESCRIZIONE DELLE AZIONI
A) CENTRO DI SOCIALIZZAZIONE
DESTINATARI
DECRIZIONE
SINTETICA
L’iniziativa si rivolge prioritariamente, ma non esclusivamente, agli anziani
ultrasettantacinquenni in condizione di solitudine e fragilità sociale, anche
per fornire un aiuto concreto alle famiglie ed evitare e/o rinviare il più
possibile il trasferimento dell’anziano in strutture R.S.A. che, intervenendo
significativamente nelle attività di vita quotidiana e nella percezione della
visione del sé, possono portare a un tracollo inaspettato e precoce
nell’autonomia dell’individuo.
La giornata del centro è scandita da tappe precise e volutamente ripetitive
nei giorni: 1) accoglienza negli spazi, 2) attività di laboratorio, 3) momento
ludico e momento ricreativo in cui prevale l’attività libera.
Il progetto predispone un ambiente accogliente e funzionale creato sulle
esigenze dell’anziano e sulla costruzione di spazi diversi a seconda delle
attività che, facendone da sfondo, vanno a presentare; questi spazi sono
spesso allestiti e creati dagli stessi durante i laboratori manuali-creativi e/o
culturali.
La metodologia è basata sull’ascolto attivo ed empatico, supportata
talvolta da tecniche di stimolazione cognitiva, comportamentale e
motoria.
Il progetto prevede inoltre la presenza di inserimenti socio lavorativi (come
sancito dalla legge 12 Marzo 1999 n°68 ) con mansioni decise dall’equipe, in
collaborazione con gli enti di provenienza e sviluppata in base al programma
d’intervento concordato ad hoc per ogni soggetto.
Tale iniziativa ha come finalità la promozione dell’inserimento e
dell’integrazione socio-lavorativa delle persone diversamente abili nel
mondo del lavoro attraverso servizi di collocamento mirato; come finalità
seconda, l’offerta di uno spazio attivo non predisposto all’accoglienza unica
dell’anziano, ma alla partecipazione reale di vari protagonisti sociali in un
contesto che prenda forma non nella diversità, ma attraverso la ricchezza
del diverso modo di interpretare e vivere la quotidianità.
E’ composta da due responsabili del progetto, da tre educatrici a supporto
EQUIPE
delle attività di laboratorio e all'accoglienza psico-sociale dei frequentanti,
da due operatrici OSA predisposte all'assistenza igienico-sanitaria. L’equipe
può essere integrata da volontari all’uopo formati.
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1. Potenziare e supportare la capacità di autonomia dell’individuo;
OBIETTIVI
2.Sviluppare le abilità potenziali dell’anziano;
3.Aiutare la socializzazione;
4.Promuovere l’incontro intergenerazionale;
5.Offrire un adeguato sostegno affettivo;
6.Offrire un adeguato sostegno psicologico;
7.Potenziare le capacità relazionali attraverso la comunicazione efficace;
8.Stimolare il comportamento attivo e l’attività partecipata;
9.Stimolare le strutture cognitive carenti;
10.Sostenere e supportare le famiglie attraverso una strategia di intervento
partecipato e attraverso l’accoglienza dei vissuti e della stanchezza dei
familiari;
11. Arrivare alla riconsiderazione dell’anziano dentro la famiglia:
più un peso ma un componente attivo con il suo ruolo definito;
non
12. Promuovere l’importanza dello scambio delle diversità a partire dal
confronto con le educatrici molto più giovani e attraverso gli inserimenti
socio-lavorativi;
13.Permettere agli inserimenti socio-lavorativi di acquisire e/o riacquisire
abilità sociali, comunicative e lavorative attraverso l’interscambio con tutte le
figure presenti nel centro.
LABORATORI
Laboratorio di psicomotricità: attività fisica adattata secondo le linee del
modello A.P.A. (Adapted physical activity). L’APA si riferisce al movimento,
all’attività fisica ed agli sport in cui l’aspetto predominante delle attività è
dato dall’approccio ludico al fine di potenziare, mantenere e migliorare le
condizioni fisico-psicologiche degli individui. Nasce come attività motoria da
adattare a chi presenta diverse attitudini fisiche e motorie rispetto alla
ginnastica agonistica. Inoltre è previsto per questo laboratorio la
partecipazione a veri e propri giochi conformi alle condizioni fisiche dei
partecipanti (bowling, palla a canestro da fermo, palla infuocata,
“Un…due…tre…stella” etc etc). Tutti i materiali e i giochi sono
appositamente costruiti dagli anziani durante i laboratori manuali-creativi.
Laboratori manuali-creativi: predisponendo vari materiali e indicazioni
precise sulle regole e le tecniche da seguire (tenendo comunque in
considerazione le capacità dei singoli) si procede alla costruzione di
oggetti, giochi e all’allestimento di spazi del centro, attraverso tecniche più
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note come il patchwork, il decoupage, il collage, tecniche di mosaico,
manipolazione di materiali quali acqua e sale, argilla .
Laboratorio delle buone pratiche: il laboratorio parte da un argomento, si
inizia con il verificare le conoscenze personali attraverso la discussione e/o
giochi a quiz orali o scritti, dopodiché un’educatrice interviene spiegando
l’argomento e, quando possibile, si procede alla messa in pratica della
nuova conoscenza acquisita.(Es: “La raccolta differenziata.” La discussione
è così strutturata:“ Quanto ne sappiamo?” Si procede con un quiz atto a
verificare la sensibilità di ognuno sull’argomento, si procede alla
spiegazione delle risposte corrette e non corrette fino a proporre la
costruzione dei bidoni per la raccolta differenziata personalizzati per gli
spazi.)
Laboratorio di pittura: partendo da un autore o dalla spiegazione di quel
che si vuole realizzare, si procede nella consegna dei materiali quali
tempere a acqua per la pittura su carta e/o cartone e tempere con colori
acrilici per la pittura su stoffe e /o materiali diversi. Affissione del lavoro
realizzato.(Es.: ”Chi è Kandinsky?”.Visione di uno o due dei suoi quadri,
discussione sulle sensazioni che suscita l’osservazione delle opere
dell’autore fino a convertirle in un colore da utilizzare per descrivere l’opera.
Un’ educatrice spiega la tecnica utilizzata da Kandinsky, una volta messi a
disposizione i materiali viene utilizzata la stessa tecnica per la elaborazione
di un quadro personale. Alla fine del lavoro l’opera di Kandinsky sarà
attaccata alla parete con le opere dei “nostri” autori.)
Laboratorio di lettura e narrazione e di musicoterapia: partendo dalla
lettura di testi (racconti, poesie, novelle) e narrazioni personali si passa alla
discussione e alla condivisione di vissuti e ricordi fino ad organizzare ogni
volta una pagina del giornalino del centro “giovani e ottantenni” .E’ inoltre a
disposizione di tutti la biblioteca del centro autogestita da alcuni degli
anziani per coltivare la passione della lettura anche a casa propria.
Per quanto concerne il laboratorio di musicoterapia, si procede con l’ascolto
della musica e, secondo la natura del ritmo, si continua nell’attività che può
variare dalla ginnastica dolce, atta a stimolare un senso di benessere
totale e rilassamento muscolare, fino alla produzione di strumenti musicali
( in particolare quelli a percussione) per arrivare alla costruzione di una
frase ritmica. Dopo aver riscritto o letto (durante gli altri laboratori) canzoni
popolari, si passa alla loro riproduzione tentando il rispetto delle regole
basilari del canto corale.
Laboratori di attività ludica mirata alla socializzazione e alla
costruzione di un gruppo: attraverso la partecipazione ai giochi di gruppo
ci si prefigge in primo luogo la stimolazione di alcuni stati emotivi attraverso
il gioco di relazioni che si stabiliscono all’interno del gruppo e attraverso il
confronto con gli altri partecipanti, in secondo luogo il sostegno alla
funzionalità cognitiva. ( Per esempio il gioco del Memory può stimolare la
memoria visivo-spaziale; la realizzazione di un puzzle può fungere da
stimolazione globale;
Laboratorio di scrittura: i racconti personali, la lettura e la rielaborazione
di informazioni nuove possono stimolare la memoria autobiografica; i giochi
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sulla denominazione e/o descrizione di oggetti possono agire direttamente
sulla elaborazione del linguaggio; esercizi come il mimo e o il “visual-game”
possono migliorare gli aspetti non verbali della comunicazione; per
aumentare l’efficacia della comunicazione verbale e la memoria costante,
attraverso strategie di formulazioni concise, si possono utilizzare giochi con
proverbi, modi di dire e con la ricostruzione di frasi con lettere mancanti.) I
giochi utilizzati sono tutti costruiti e realizzati durante il laboratorio manualecreativo e di pittura.
Attività mirate alla costruzione di un gruppo e al mantenimento dell’
autonomia:anche i momenti non propriamente di laboratorio (pausa
merenda, gioco libero, momento ricreativo), rappresentano vere e proprie
attività strutturate secondo la rete di relazioni che tendono a crearsi
naturalmente tra i partecipanti. Permettere all’individuo il continuo
esperimento e il mantenimento del confronto attivo con gli altri, ci mette in
grado di poter osservare una sorta di conferma sociale della persona
all’interno del gruppo attraverso meccanismi di
rafforzamento della
personalità e dell’autonomia individuale anche attraverso atteggiamenti
propositivi.
COSTI
ESPERIENZA
Il progetto sperimentale del Centro di Socializzazione è attivo oramai dal
2002 presso la Misericordia di San Miniato Basso.
Qui ad oggi si accolgono 5 pomeriggi (ore14.30/19.00) la settimana n. 30
anziani ed è aperta una lista d’attesa costantemente in crescita. Da
segnalare che attualmente il centro è in grado di accogliere anche anziani
affetti da Alzheimer, demenza senile, morbo di Parkinson.
E’ assicurato anche il trasporto anziani con pulmino con pedana mobile.Dal
2010 le famiglie contribuiscono con una quota mensile all’apertura del
Centro.
Da pochi mesi esiste la volontà di portare il centro con le medesime
caratteristiche anche a Montopoli V/Arno. E’ la Pubblica Assistenza che si è
dichiarata disponibile all’operazione.
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B) ASSISTENZA DOMICILIARE LEGGERA
DESTINATARI
Anziani ultrasettantacinquenni riconosciuti totalmente inabili
non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita
per cui abbisognano di una assistenza continua (ex Legge
21/11/1988 n.508 e successive modifiche ed integrazioni) e/o
anziani ultrasettantacinquenni certificati non autosufficienti
dalla Unità di Valutazione Territoriale di cui alla deliberazione
n.214 del 2 luglio 1991 del Consiglio Regionale della Regione
Toscana;
A) NATURA ED AMBITO DEL PROGETTO
DESCRIZIONE GENERALE E
OBIETTIVI
La Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, nel rispetto
delle norme statutarie e nell’ambito delle proprie iniziative di
valenza sociale, ha dal 2004 attivato un progetto di solidarietà
finalizzato al sostegno dell’assistenza familiare per gli anziani
non autosufficienti denominato “PROGETTO ITACA”. Il
servizio viene erogato per 10 (dieci) ore settimanali e per
cinque giorni della settimana, esclusi i giorni festivi, nella
fascia oraria compresa dalle ore 08,00 alle ore 20,00.
B) OBIETTIVO GENERALE.
L’iniziativa ha lo scopo di offrire un sostegno ad anziani non
autosufficienti ed alle loro famiglie, in modo da favorire, pur
in situazioni di grave disabilità, la permanenza dell’anziano nel
proprio contesto familiare e sociale preservandone la
individualità, le relazioni e gli affetti.
C) OBIETTIVI SPECIFICI
Stimolare le reti sociali informali (familiari, amicali, di
vicinato, di volontariato ecc.) al sostegno delle persone anziane
non autosufficienti, valorizzando il contesto sociale di
appartenenza.
Formare operatori qualificati per l’assistenza familiare
(Cooperatori familiari) in modo da garantire agli anziani non
autosufficienti ed alle loro famiglie servizi di cura ed assistenza
domestica.
Crescita del Terzo Settore, in particolare delle associazioni di
volontariato in relazione a servizi di micro-welfare.
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EQUIPE
Persone spesso con qualifico OS che vengono formate
annualmente con un corso organizzato direttamente nelle
associazioni.
In più è prevista la presenza di un coordinatore tecnico che
filtri le istanze delle famiglie nei confronti del servizio e la
presenza di una psicologa con cui le cooperatrici si confrontano
singolarmente e collettivamente.
Ciò ha permesso la costruzione presso le ADV interessate di
team compatti, coesi e motivati.
SERVIZI RESI
Per la natura dell’intervento le prestazioni erogate sono da
considerarsi di aiuto familiare, complementari al
miglioramento della qualità di vita dei destinatari, attraverso
personale in grado di fornire servizi di attenzione e di sostegno
nei confronti dell’anziano non autosufficiente in rapporto alle
difficoltà determinate dallo stato di bisogno. A puro titolo
esemplificativo:
• Compagnia amicale durante brevi periodi di assenza dei
familiari;
• Aiuti atti a favorire il comfort e la cura personale;
Ed ancora, solo se espressamente richiesto dai familiari:
• Aiuto nella cura e nel governo della casa;
• Disbrigo di piccole pratiche
informazione ed assistenza;
amministrative,
• Spesa e rifornimenti;
• Coinvolgimento di parenti e vicini per favorire la vita di
relazione, curando anche i rapporti con strutture sociali,
sanitarie e spirituali esistenti sul territorio;
COSTI
ESPERIENZA
Il Progetto ITACA vive dal 2004/2005 e negli anni ha attivato
oltre 200 interventi. Il progetto ha destato interesse nel
mondo delle Istituzioni non profit e pubbliche. La Fondazione
infatti è stata chiamata più volte in sede di associazione
nazionale (ACRI) a descrivere il modello creato; oltre a ciò è in
corso una attività di valutazione del modello stesso da parte
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della Regione che per far questa ha anche stanziato delle
risorse. Materialmente la valutazione è stata condotta sul
territorio dalla Società della Salute Valdarno. Crediamo che la
costruzione di questa rete che spinge verso l’alto la qualità
delle prestazioni, la capacità organizzativa delle associazioni di
volontariato, che attribuisce importanza ai servizi di micro
welfare per creare impatto positivo sulla qualità della vita
delle persone, sia un passo decisivo oltreché necessario per la
costruzione di un Welfare locale che contribuisca a creare un
senso di Comunità più forte oltre che un miglioramento della
qualità della vita dei soggetti fragili.
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