progetto - Società della Salute Empoli
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progetto - Società della Salute Empoli
PRESENTAZIONE PROGETTO SERVIZI DI MICRO- WELFARE PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI DA REALIZZARSI IN PARTENARIATO FRA ISTITUZIONI PUBBLICHE/FONDAZIONE CRSM/ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO Indice: 1- Premessa 2- 2005-2009 Mutamenti di contesto 3- Valutazione Itaca 4- Ripensare Itaca 5- Il Progetto sperimentale 2011 6- LE AZIONI a) Centro di Socializzazione b) Assistenza Domiciliare Leggera 1 PREMESSA Il progetto ITACA nacque nel 2004 raccogliendo una domanda sociale molto diffusa che risultava ben individuata da un’accurata analisi dei bisogni: dal mondo delle famiglie emergeva chiara una richiesta di aiuto perché spesso erano sole e in difficoltà nel gestire nella quotidianità i rapporti umani con il congiunto malato, anziano, non autosufficiente. Le politiche di intervento pubblico non coprivano infatti tutta una serie di servizi di micro welfare alla persona, piccole attività quotidiane di assistenza e di vicinanza che non implicavano necessariamente una risposta di carattere professionale ma non per questo erano meno importanti o meno richieste. E’ così che tra il 2005 e il 2009 ITACA facendo leva sui valori che Mons. Pierazzi nostro fondatore ha trasfuso alla nostra Istituzione, ha fatto ricorso al Terzo Settore per colpire questo bisogno individuando come interlocutori privilegiati le Associazioni di Volontariato. Per finalità statutarie e per predisposizione degli aderenti, le Associazioni di Volontariato apparivano infatti come i soggetti più indicati per il miglior svolgimento di questi servizi di assistenza domiciliare leggera, grazie anche alla capacità di prestare grande attenzione alle relazioni con l’anziano e con la famiglia. Si crea così la figura del cooperatore familiare. 2 2005-2009 I MUTAMENTI DEL CONTESTO Negli anni dello sviluppo del progetto ITACA, tra il 2005 e il 2009, intervengono mutamenti significativi nel contesto più generale delle politiche di intervento pubblico e della domanda delle famiglie. 1. Considerato che il settore pubblico non dà risposta alla gestione ordinaria dell’anziano non autosufficiente in casa, per rispondere a tale esigenza la famiglia ha elaborato una propria risposta: avviene così che il collaboratore domestico/bandante si è trasformato in un tassello importantissimo del sistema di welfare oltre che elemento insostituibile della gestione familiare. Il contesto degli ultimi anni anche in Provincia è assai cambiato rispetto all’analisi dei bisogni effettuata per conto della Fondazione dall’associazione Intesa nel 2003. 2. Cresce la consapevolezza che la socializzazione rallenta il percorso dell’anziano verso la non autosufficienza grave e quindi che, ferma restando la necessità di una gestione in casa quando non vi sono più alternative, fino a quando l’anziano può essere spostato è preferibile ricercare le forme più opportune per mantenere un suo inserimento nel tessuto sociale di riferimento. E’ per questo che nasce - sostenuto dalla Fondazione - il centro di socializzazione FRATERNAMENTE INSIEME entro la Misericordia di San Miniato Basso. 3. Un nuovo soggetto pubblico, la Società della Salute, esce dalla fase sperimentale e comincia ad operare concretamente sul territorio comprendendo le competenze e le risorse degli Enti Locali e delle USL e aprendo i processi decisionali alla partecipazione del Terzo Settore. Alla Società della Salute spetta il compito di programmare e gestire l’esercizio associato delle attività sanitarie 3 territoriali, socio-sanitarie e sociali integrate della Comunità. Con la comparsa di questo nuovo soggetto, si introducono criteri qualitativi sempre più stringenti per l’erogazione dei servizi e per la scelta dei soggetti erogatori, in particolare criteri di qualità relativi alla formazione del personale e alla tipologia delle prestazioni che non erano richiesti ai tempi della nascita di ITACA. 4. Nasce in questi anni il Fondo per la non autosufficienza, a testimonianza di quanto fosse necessario un intervento pubblico a sostegno delle famiglie in questo settore. Tuttavia, anche per effetto della crisi finanziaria, assistiamo negli ultimi anni a una progressiva e costante diminuzione delle risorse statali e regionali per il Welfare e questa diminuzione colpisce in particolare proprio le risorse per la non autosufficienza. LA VALUTAZIONE DI ITACA Il 2009 è stato un anno di svolta per il progetto ITACA, in quanto la Fondazione ha portato il progetto all’attenzione dei massimi livelli della Regione Toscana fino ad arrivare alla stipula di un Protocollo d’Intesa che riconosce l’interesse pubblico per il modello ITACA e avvia una valutazione dello stesso da parte della Regione ai fini di un suo trasferimento verso i soggetti pubblici territoriali. Oggi sta giungendo al termine questo processo di valutazione che ha coinvolto ARS (Agenzia Regionale Sanitaria), Società della Salute del Val d’Arno, Fondazione e Associazioni di Volontariato erogatrici del servizio, attraverso un percorso di collaborazione che è stato estremamente positivo. Dal processo di valutazione sono emersi gli aspetti progettuali di maggiore interesse per il futuro, ma accanto a questi è stato possibile analizzare insieme agli altri attori alcuni aspetti fondamentali per il prosieguo del modello ITACA: 1. I bisogni della popolazione anziana e delle famiglie nel nostro territorio; 2. Le risposte che i soggetti pubblici sono oggi in grado di dare a tali bisogni; 3. Quali risposte rimangono inevase sia sul versante della popolazione anziana con caratteristiche di non autosufficienza così gravi da poter accedere alle prestazioni del Fondo per la non autosufficienza sia sul versante della popolazione anziana con caratteristiche meno gravi ma non meno importanti; 4. La performance delle Associazioni di Volontariato sui servizi alla persona. 5. Criteri e modi di compartecipazione delle famiglie e della Società Civile alla costruzione dei servizi alla persona. RIPENSARE ITACA E’ quindi indubbio che, pur in un ambito territoriale ristretto, la Fondazione con il progetto Itaca tra il 2004 e il 2009 ha centrato l’obiettivo raccogliendo la domanda diffusa delle famiglie, richiamando l’attenzione sulle problematiche della non autosufficienza, precorrendo l’intervento pubblico, stimolando e formando le Associazioni di Volontariato, sperimentando un modello operativo concreto. Oggi, nel 2010, occorre prendere atto che si è modificato il contesto generale, sta mutando la domanda delle famiglie, sono cambiati gli interlocutori istituzionali sul territorio, lo stesso paniere dei servizi si è 4 modificato, le risorse pubbliche disponibili tendono a ridursi e le famiglie sono chiamate a compartecipare ai servizi. Lo stesso processo di valutazione di ITACA, evidenziandone i risultati positivi, ha consentito di approfondire con i soggetti pubblici e con il Terzo Settore i fattori fondamentali del mutamento di contesto. Quindi, nel momento in cui la Fondazione dopo un quinquennio di sperimentazione si appresta a consegnare il modello ITACA al nuovo soggetto territoriale deputato alla tutela socio-sanitaria della persona (la Società della Salute), occorre ripensare ITACA valorizzandone gli aspetti positivi e condividendoli con la Società della Salute. Nel far questo rimane immutata l’ispirazione fondamentale di ITACA, cioè la costruzione/ri-costruzione di un micro welfare locale capace di coinvolgere tutti gli attori necessari alla costruzione della risposta ad un bisogno concreto, responsabili ciascuno per la sua parte ma coesi e solidali tra loro. Occorre quindi nel passaggio del testimone attribuire importanza ai valori cristiani che hanno ispirato e ispirano la nostra azione e che si traducono in solidarietà, condivisione, valorizzazione della persona e delle formazioni sociali che ad essa ruotano intorno, in primis la famiglia. E’ da queste considerazioni, maturate nel corso di un dialogo costante con gli interlocutori coinvolti nel processo di valutazione di ITACA, che la Fondazione CRSM trae lo spunto per formulare una proposta progettuale sperimentale da realizzarsi nell’anno 2011 in collaborazione con Società della Salute del Val d’Arno Inferiore e con le Associazioni di Volontariato nei Comuni di San Miniato e Montopoli Val d’Arno. Il progetto sperimentale, visto l’ esito positivo della collaborazione nel progetto Itaca tra il 2004 e il 2009, sarà realizzato grazie all’apporto operativo di Misericordia di San Miniato Basso e Pubblica Assistenza di Montopoli. IL PROGETTO SPERIMENTALE 2011 I rilevati mutamenti di contesto e gli elementi analizzati con tutti gli stakeholder, ci spingono a considerare quanto segue: LA FASCIA DEI SERVIZI IN CUI SI INTENDE OPERARE Il lavoro maturato dal progetto ITACA si colloca nel novero di quei servizi di micro welfare personale di grande valore aggiunto per il sistema perché: • Non sono solo servizi all’anziano ma anche alla famiglia (servizio domiciliare) • Rallentano l’aggravamento delle condizioni che spingono alla necessità delle prestazioni comprese nel fondo non autosufficienza (servizio domiciliare e socializzazione ) Il progetto che si intende presentare quindi si colloca nella fascia dei servizi leggeri di competenza degli Enti Locali con la volontà di spingerli a un miglioramento qualitativo oltre a rendere consapevoli Istituzioni, associazioni di volontariato e cittadini dell’importanza che essi possono avere per migliorare la qualità della vita e quindi rallentare il processo di aggravamento dell’anziano che rende necessario un paniere di prestazioni gravose per l’anziano, la famiglia ed il Sistema. LE AZIONI 5 A) Assistenza domiciliare leggera per anziani da erogarsi con personale formato e con particolare attenzione al percorso di reinserimento/inserimento della famiglia nelle reti sociali informali (vicinato, parrocchia….). B) Centri di Socializzazione sempre con la valorizzazione dell’aspetto relazionale mirato all’anziano. I percorsi possono intersecarsi a seconda delle condizioni fisiche dell’anziano. A CHI E’ DESTINATO? I soggetti destinatari degli interventi saranno quindi ultrasettantacinquenni non autosufficienti GLI OPERATORI Dalla nostra esperienza i soggetti capaci di operare sul paniere di servizi che si vogliono offrire, ma soprattutto di puntare agli obiettivi che con il progetto ci si prefigge sono i soggetti del Terzo Settore, in particolare le Associazioni di Volontariato, le quali per loro missione, valori, motivazione, risultano essere le più adatte a costruire percorsi basati sulla valorizzazione delle relazioni. CHI FA CHE COSA NEL 2011 Risorse Finanziarie Umane Know how Itaca (fragilità anziani) Umane AdV Misericordia SMB Pubblica Assistenza Montopoli Know how Itaca (fragilità anziani) ReputazioneFiducia Risorse Società della Salute Finanziarie Umane Coordinamento Progetto SERVIZI DI MICRO WELFARE Risorse Processo compartecipato e condiviso dalla definizione alla realizzazione obiettivi Fondazione CRSM Assistenza Domiciliare leggera Centri di Socializzazione Miglioramento qualità servizi di micro welfare Migliore qualità della vita dell’anziano e della famiglia Compartecipazione utenti 6 DESCRIZIONE DELLE AZIONI A) CENTRO DI SOCIALIZZAZIONE DESTINATARI DECRIZIONE SINTETICA L’iniziativa si rivolge prioritariamente, ma non esclusivamente, agli anziani ultrasettantacinquenni in condizione di solitudine e fragilità sociale, anche per fornire un aiuto concreto alle famiglie ed evitare e/o rinviare il più possibile il trasferimento dell’anziano in strutture R.S.A. che, intervenendo significativamente nelle attività di vita quotidiana e nella percezione della visione del sé, possono portare a un tracollo inaspettato e precoce nell’autonomia dell’individuo. La giornata del centro è scandita da tappe precise e volutamente ripetitive nei giorni: 1) accoglienza negli spazi, 2) attività di laboratorio, 3) momento ludico e momento ricreativo in cui prevale l’attività libera. Il progetto predispone un ambiente accogliente e funzionale creato sulle esigenze dell’anziano e sulla costruzione di spazi diversi a seconda delle attività che, facendone da sfondo, vanno a presentare; questi spazi sono spesso allestiti e creati dagli stessi durante i laboratori manuali-creativi e/o culturali. La metodologia è basata sull’ascolto attivo ed empatico, supportata talvolta da tecniche di stimolazione cognitiva, comportamentale e motoria. Il progetto prevede inoltre la presenza di inserimenti socio lavorativi (come sancito dalla legge 12 Marzo 1999 n°68 ) con mansioni decise dall’equipe, in collaborazione con gli enti di provenienza e sviluppata in base al programma d’intervento concordato ad hoc per ogni soggetto. Tale iniziativa ha come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione socio-lavorativa delle persone diversamente abili nel mondo del lavoro attraverso servizi di collocamento mirato; come finalità seconda, l’offerta di uno spazio attivo non predisposto all’accoglienza unica dell’anziano, ma alla partecipazione reale di vari protagonisti sociali in un contesto che prenda forma non nella diversità, ma attraverso la ricchezza del diverso modo di interpretare e vivere la quotidianità. E’ composta da due responsabili del progetto, da tre educatrici a supporto EQUIPE delle attività di laboratorio e all'accoglienza psico-sociale dei frequentanti, da due operatrici OSA predisposte all'assistenza igienico-sanitaria. L’equipe può essere integrata da volontari all’uopo formati. 7 1. Potenziare e supportare la capacità di autonomia dell’individuo; OBIETTIVI 2.Sviluppare le abilità potenziali dell’anziano; 3.Aiutare la socializzazione; 4.Promuovere l’incontro intergenerazionale; 5.Offrire un adeguato sostegno affettivo; 6.Offrire un adeguato sostegno psicologico; 7.Potenziare le capacità relazionali attraverso la comunicazione efficace; 8.Stimolare il comportamento attivo e l’attività partecipata; 9.Stimolare le strutture cognitive carenti; 10.Sostenere e supportare le famiglie attraverso una strategia di intervento partecipato e attraverso l’accoglienza dei vissuti e della stanchezza dei familiari; 11. Arrivare alla riconsiderazione dell’anziano dentro la famiglia: più un peso ma un componente attivo con il suo ruolo definito; non 12. Promuovere l’importanza dello scambio delle diversità a partire dal confronto con le educatrici molto più giovani e attraverso gli inserimenti socio-lavorativi; 13.Permettere agli inserimenti socio-lavorativi di acquisire e/o riacquisire abilità sociali, comunicative e lavorative attraverso l’interscambio con tutte le figure presenti nel centro. LABORATORI Laboratorio di psicomotricità: attività fisica adattata secondo le linee del modello A.P.A. (Adapted physical activity). L’APA si riferisce al movimento, all’attività fisica ed agli sport in cui l’aspetto predominante delle attività è dato dall’approccio ludico al fine di potenziare, mantenere e migliorare le condizioni fisico-psicologiche degli individui. Nasce come attività motoria da adattare a chi presenta diverse attitudini fisiche e motorie rispetto alla ginnastica agonistica. Inoltre è previsto per questo laboratorio la partecipazione a veri e propri giochi conformi alle condizioni fisiche dei partecipanti (bowling, palla a canestro da fermo, palla infuocata, “Un…due…tre…stella” etc etc). Tutti i materiali e i giochi sono appositamente costruiti dagli anziani durante i laboratori manuali-creativi. Laboratori manuali-creativi: predisponendo vari materiali e indicazioni precise sulle regole e le tecniche da seguire (tenendo comunque in considerazione le capacità dei singoli) si procede alla costruzione di oggetti, giochi e all’allestimento di spazi del centro, attraverso tecniche più 8 note come il patchwork, il decoupage, il collage, tecniche di mosaico, manipolazione di materiali quali acqua e sale, argilla . Laboratorio delle buone pratiche: il laboratorio parte da un argomento, si inizia con il verificare le conoscenze personali attraverso la discussione e/o giochi a quiz orali o scritti, dopodiché un’educatrice interviene spiegando l’argomento e, quando possibile, si procede alla messa in pratica della nuova conoscenza acquisita.(Es: “La raccolta differenziata.” La discussione è così strutturata:“ Quanto ne sappiamo?” Si procede con un quiz atto a verificare la sensibilità di ognuno sull’argomento, si procede alla spiegazione delle risposte corrette e non corrette fino a proporre la costruzione dei bidoni per la raccolta differenziata personalizzati per gli spazi.) Laboratorio di pittura: partendo da un autore o dalla spiegazione di quel che si vuole realizzare, si procede nella consegna dei materiali quali tempere a acqua per la pittura su carta e/o cartone e tempere con colori acrilici per la pittura su stoffe e /o materiali diversi. Affissione del lavoro realizzato.(Es.: ”Chi è Kandinsky?”.Visione di uno o due dei suoi quadri, discussione sulle sensazioni che suscita l’osservazione delle opere dell’autore fino a convertirle in un colore da utilizzare per descrivere l’opera. Un’ educatrice spiega la tecnica utilizzata da Kandinsky, una volta messi a disposizione i materiali viene utilizzata la stessa tecnica per la elaborazione di un quadro personale. Alla fine del lavoro l’opera di Kandinsky sarà attaccata alla parete con le opere dei “nostri” autori.) Laboratorio di lettura e narrazione e di musicoterapia: partendo dalla lettura di testi (racconti, poesie, novelle) e narrazioni personali si passa alla discussione e alla condivisione di vissuti e ricordi fino ad organizzare ogni volta una pagina del giornalino del centro “giovani e ottantenni” .E’ inoltre a disposizione di tutti la biblioteca del centro autogestita da alcuni degli anziani per coltivare la passione della lettura anche a casa propria. Per quanto concerne il laboratorio di musicoterapia, si procede con l’ascolto della musica e, secondo la natura del ritmo, si continua nell’attività che può variare dalla ginnastica dolce, atta a stimolare un senso di benessere totale e rilassamento muscolare, fino alla produzione di strumenti musicali ( in particolare quelli a percussione) per arrivare alla costruzione di una frase ritmica. Dopo aver riscritto o letto (durante gli altri laboratori) canzoni popolari, si passa alla loro riproduzione tentando il rispetto delle regole basilari del canto corale. Laboratori di attività ludica mirata alla socializzazione e alla costruzione di un gruppo: attraverso la partecipazione ai giochi di gruppo ci si prefigge in primo luogo la stimolazione di alcuni stati emotivi attraverso il gioco di relazioni che si stabiliscono all’interno del gruppo e attraverso il confronto con gli altri partecipanti, in secondo luogo il sostegno alla funzionalità cognitiva. ( Per esempio il gioco del Memory può stimolare la memoria visivo-spaziale; la realizzazione di un puzzle può fungere da stimolazione globale; Laboratorio di scrittura: i racconti personali, la lettura e la rielaborazione di informazioni nuove possono stimolare la memoria autobiografica; i giochi 9 sulla denominazione e/o descrizione di oggetti possono agire direttamente sulla elaborazione del linguaggio; esercizi come il mimo e o il “visual-game” possono migliorare gli aspetti non verbali della comunicazione; per aumentare l’efficacia della comunicazione verbale e la memoria costante, attraverso strategie di formulazioni concise, si possono utilizzare giochi con proverbi, modi di dire e con la ricostruzione di frasi con lettere mancanti.) I giochi utilizzati sono tutti costruiti e realizzati durante il laboratorio manualecreativo e di pittura. Attività mirate alla costruzione di un gruppo e al mantenimento dell’ autonomia:anche i momenti non propriamente di laboratorio (pausa merenda, gioco libero, momento ricreativo), rappresentano vere e proprie attività strutturate secondo la rete di relazioni che tendono a crearsi naturalmente tra i partecipanti. Permettere all’individuo il continuo esperimento e il mantenimento del confronto attivo con gli altri, ci mette in grado di poter osservare una sorta di conferma sociale della persona all’interno del gruppo attraverso meccanismi di rafforzamento della personalità e dell’autonomia individuale anche attraverso atteggiamenti propositivi. COSTI ESPERIENZA Il progetto sperimentale del Centro di Socializzazione è attivo oramai dal 2002 presso la Misericordia di San Miniato Basso. Qui ad oggi si accolgono 5 pomeriggi (ore14.30/19.00) la settimana n. 30 anziani ed è aperta una lista d’attesa costantemente in crescita. Da segnalare che attualmente il centro è in grado di accogliere anche anziani affetti da Alzheimer, demenza senile, morbo di Parkinson. E’ assicurato anche il trasporto anziani con pulmino con pedana mobile.Dal 2010 le famiglie contribuiscono con una quota mensile all’apertura del Centro. Da pochi mesi esiste la volontà di portare il centro con le medesime caratteristiche anche a Montopoli V/Arno. E’ la Pubblica Assistenza che si è dichiarata disponibile all’operazione. 10 B) ASSISTENZA DOMICILIARE LEGGERA DESTINATARI Anziani ultrasettantacinquenni riconosciuti totalmente inabili non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita per cui abbisognano di una assistenza continua (ex Legge 21/11/1988 n.508 e successive modifiche ed integrazioni) e/o anziani ultrasettantacinquenni certificati non autosufficienti dalla Unità di Valutazione Territoriale di cui alla deliberazione n.214 del 2 luglio 1991 del Consiglio Regionale della Regione Toscana; A) NATURA ED AMBITO DEL PROGETTO DESCRIZIONE GENERALE E OBIETTIVI La Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, nel rispetto delle norme statutarie e nell’ambito delle proprie iniziative di valenza sociale, ha dal 2004 attivato un progetto di solidarietà finalizzato al sostegno dell’assistenza familiare per gli anziani non autosufficienti denominato “PROGETTO ITACA”. Il servizio viene erogato per 10 (dieci) ore settimanali e per cinque giorni della settimana, esclusi i giorni festivi, nella fascia oraria compresa dalle ore 08,00 alle ore 20,00. B) OBIETTIVO GENERALE. L’iniziativa ha lo scopo di offrire un sostegno ad anziani non autosufficienti ed alle loro famiglie, in modo da favorire, pur in situazioni di grave disabilità, la permanenza dell’anziano nel proprio contesto familiare e sociale preservandone la individualità, le relazioni e gli affetti. C) OBIETTIVI SPECIFICI Stimolare le reti sociali informali (familiari, amicali, di vicinato, di volontariato ecc.) al sostegno delle persone anziane non autosufficienti, valorizzando il contesto sociale di appartenenza. Formare operatori qualificati per l’assistenza familiare (Cooperatori familiari) in modo da garantire agli anziani non autosufficienti ed alle loro famiglie servizi di cura ed assistenza domestica. Crescita del Terzo Settore, in particolare delle associazioni di volontariato in relazione a servizi di micro-welfare. 11 EQUIPE Persone spesso con qualifico OS che vengono formate annualmente con un corso organizzato direttamente nelle associazioni. In più è prevista la presenza di un coordinatore tecnico che filtri le istanze delle famiglie nei confronti del servizio e la presenza di una psicologa con cui le cooperatrici si confrontano singolarmente e collettivamente. Ciò ha permesso la costruzione presso le ADV interessate di team compatti, coesi e motivati. SERVIZI RESI Per la natura dell’intervento le prestazioni erogate sono da considerarsi di aiuto familiare, complementari al miglioramento della qualità di vita dei destinatari, attraverso personale in grado di fornire servizi di attenzione e di sostegno nei confronti dell’anziano non autosufficiente in rapporto alle difficoltà determinate dallo stato di bisogno. A puro titolo esemplificativo: • Compagnia amicale durante brevi periodi di assenza dei familiari; • Aiuti atti a favorire il comfort e la cura personale; Ed ancora, solo se espressamente richiesto dai familiari: • Aiuto nella cura e nel governo della casa; • Disbrigo di piccole pratiche informazione ed assistenza; amministrative, • Spesa e rifornimenti; • Coinvolgimento di parenti e vicini per favorire la vita di relazione, curando anche i rapporti con strutture sociali, sanitarie e spirituali esistenti sul territorio; COSTI ESPERIENZA Il Progetto ITACA vive dal 2004/2005 e negli anni ha attivato oltre 200 interventi. Il progetto ha destato interesse nel mondo delle Istituzioni non profit e pubbliche. La Fondazione infatti è stata chiamata più volte in sede di associazione nazionale (ACRI) a descrivere il modello creato; oltre a ciò è in corso una attività di valutazione del modello stesso da parte 12 della Regione che per far questa ha anche stanziato delle risorse. Materialmente la valutazione è stata condotta sul territorio dalla Società della Salute Valdarno. Crediamo che la costruzione di questa rete che spinge verso l’alto la qualità delle prestazioni, la capacità organizzativa delle associazioni di volontariato, che attribuisce importanza ai servizi di micro welfare per creare impatto positivo sulla qualità della vita delle persone, sia un passo decisivo oltreché necessario per la costruzione di un Welfare locale che contribuisca a creare un senso di Comunità più forte oltre che un miglioramento della qualità della vita dei soggetti fragili. 13