28 aprile - 4 maggio 2013 - Osservatorio di Politica Internazionale

Transcript

28 aprile - 4 maggio 2013 - Osservatorio di Politica Internazionale
WWW.BLOGLOBAL.NET
NUMERO 16/2013, 28
APRILE
- 4
MAGGIO
2013
B l oG l ob a l We ek l y
RASSEGNA DI BLOGLOBAL
OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE
BloGlobal Weekly N°16/2013 - Panorama
MONDO - Focus
CONGO - Continua la crisi nel Paese africano della regione dei Grandi Laghi dopo che, lo scorso 29
aprile, il Movimento 23 Marzo – la milizia paramilitare dell’esercito congolese di origine tutsi, presumibilmente finanziata da Ruanda e Uganda – ha ufficialmente interrotto le trattative di pace con il governo di Kinshasa in risposta alla creazione di una “brigata d'intervento rapido” in supporto alla
MONUSCO, la missione internazionale di stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo. Il portavoce dei ribelli, Rene Abandi, ha spiegato da Kampala, sede del negoziato
tra le parti, che “non ha alcun senso parlare di pace quando le Nazioni Unite hanno autorizzato il dispiegamento di una brigata
d’intervento che potrà attaccarci”. La brigata è stata creata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 28 marzo
con la Risoluzione 2098 e sarà composta da 3069 uomini provenienti da Sudafrica, Malawi e Tanzania che coadiuveranno le
© BloGlobal.net 2013
BloGlobal Weekly
Pagina 2
azioni puramente a protezione dei civili della missione internazionale in questione – il cui mandato è stato recentemente prorogato di un anno. Secondo il portavoce della forza internazionale ONU, Madnodje Muonoubai, il comando delle operazioni della brigata sarà affidato alla Tanzania e avrà “compiti offensivi e mirati contro i ribelli M23”, che dallo scorso novembre controllano di
fatto la città di Goma e la regione del Nord Kivu. Intanto da circa una settimana i ribelli hanno iniziato ad occupare i territori a
Nord Ovest della Provincia del Nord Kivu: diverse cittadine sono passate sotto il controllo politico dei ribelli, ma solo attraverso
un’occupazione piena e completa delle città di Lubero, Beni e Butembo le milizie tutsi possono avere una piena gestione della
regione ricchissima di risorse minerarie e naturali, nonché strategicamente importante in quanto nel cuore della regione dei Grandi Laghi. Infatti l’obiettivo, neanche tanto velato, degli M23 è l’occupazione e l’indipendenza dall’autorità centrale di Kinshasa
di tutti i territori della fascia orientale del Congo, dall’Ituri al Katanga, che potrebbero divenire una sorta di satellite delle potenze vicine (Ruanda e Uganda), già accusate da un rapporto della MONUSCO di sostegno e finanziamento economico e militare
delle milizie ribelli allo scopo di destabilizzare il governo di Joseph Kabila.
FRANCIA - Lo scorso 29 aprile è stato presentato all’Eliseo il nuovo Libro Bianco sulla Difesa e la
Sicurezza Nazionale che dovrebbe prevedere tagli nelle forze armate per oltre 20 mila unità entro il
2019. In realtà, le riduzioni degli organici previsti nel documento 2013 si aggiungono a quelle già programmate dall’allora Presidente Nicolas Sarkozy nel 2008 e che prevedevano riduzioni nel comparto
difesa per circa 54 mila unità entro il 2015. Secondo quanto anticipato da Le Monde, la nuova razionalizzazione sarebbe mirata a
snellire e a riorganizzare alcuni ambiti della difesa nazionale, mantenendo intatta la presenza francese in tutti i settori chiave
(dallo spazio all'armamento pesante) e tutelando i programmi di sviluppo che possono garantire prospettive di crescita a lungo
termine. L’articolazione precisa dei tagli sarà discussa solo in autunno, con l’approvazione in Parlamento della nuova legge di
programmazione militare per il periodo 2014-2019. Secondo le prime indiscrezioni filtrate dalla stampa transalpina, oltre al congelamento della spesa per il prossimo quinquennio – il budget per la Difesa sarà bloccato a 346 miliardi di euro l'anno –, i tagli
previsti dovrebbero colpire principalmente l’esercito di terra, il quale dovrebbe fare a meno di una delle sue otto brigate
(circa settemila uomini), nonché di 50 carri armati, 60 elicotteri e oltre 2 mila esuberi tra personale civile di supporto e militare
specializzato. Per l’aviazione, invece, si parla del taglio di due squadroni (circa 50 aerei), pari a un quinto dell’intera armata. Intatte, invece, dovrebbero restare la Marina, le Forze speciali, l’intelligence civile e militare e i grandi progetti industriali nel comparto
Difesa e Sicurezza (nuove portaerei, aerei da trasporto A400M, missili leggeri in collaborazione con il Regno Unito, etc..). La scelta di colpire maggiormente la fanteria rientrerebbe all’interno di una riconsiderazione strategica del concetto di sicurezza e
difesa: in un’epoca di guerre sempre meno convenzionali, ad alto contenuto tecnologico ed asimmetriche, la fanteria risulta essere il corpo militare meno adatto alle esigenze del momento. Infatti, i reparti che sono risultati immuni dai tagli hanno dimostrato
anche recentemente in Mali di rispondere meglio di altri alle esigenze odierne di sicurezza. Proprio l’Africa e le crisi in serie nel
continente nero (Costa d’Avorio, Libia, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Repubblica Centrafricana), che hanno visto e vedono ancora il coinvolgimento dell’esercito francese, viene definita nel Libro Bianco 2013 una delle “zone prioritarie”
di intervento. In particolare il Sahel, il Corno d’Africa e il Golfo di Guinea sono considerate “le aree di interesse strategico prioritario”. Nonostante la revisione di spesa annunciata, infatti, gli accordi di partenariato per la Difesa che Parigi ha firmato con Camerun, Repubblica Centrafricana, Comore, Costa d’Avorio, Gibuti, Gabon, Senegal e Togo, e che permettono ai militari francesi
di sfruttare le basi militari sul continente “come strumenti di cooperazione e punti d’appoggio per anticipare e reagire prontamente
a tutte le minacce di sicurezza”, confermano ancora una volta la volontà dell’Eliseo di non abbandonare quella politica di Françafrique di degaulliana memoria. D’altra parte, sebbene i tagli e le riduzioni di spesa si siano resi necessari per via della difficile
situazione economica nazionale – disoccupazione ai massimi storici e disavanzo pubblico oltre il tetto del 3% stabilito da Maastricht –, il Presidente François Hollande e il suo Ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian hanno immediatamente tenuto a precisare
che le azioni in atto “mirano a garantire efficienza al comparto e non ad un disimpegno francese dalle grandi problematiche internazionali”. Tuttavia, i tagli al comparto militare preoccupano non poco gli alleati ed in particolare gli USA, tanto che l’ex
Segretario alla Difesa Robert Gates ha affermato poche settimane orsono che “dopo sessant’anni di NATO, la protezione di Washington sull’Europa non dovrebbe più essere garantita”. Le dichiarazioni di Gates facevano riferimento alle decisioni delle nume-
Numero 16/2013, 28 aprile - 4 maggio 2013
Pagina 3
rose cancellerie d’Europa di rivedere la propria spesa per la Difesa (Regno Unito in primis), indebolendo l’Alleanza Atlantica e
lasciando di fatto alle sole truppe statunitensi sul continente l’onere della difesa e della protezione delle popolazioni europee.
GIAPPONE - Con il viaggio a Mosca, il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe ha inaugurato la sua lunga settimana diplomatica in giro per il mondo (28 aprile - 4 maggio). Oltre alla Russia, le altre tappe del
tour di Abe sono state l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia. Temi degli incontri con i rispettivi leader nazionali: economia, commesse commerciali, energia (petrolio e nucleare) e contese
territoriali. La tappa più attesa è stata Mosca, dove il Premier nipponico ha incontrato il Presidente russo Vladimir Putin con il
quale ha affrontato i principali dossier della politica internazionale e firmato alcuni memoranda di cooperazione economica. È
stata una visita a suo modo storica perché la prima dopo dieci anni tra i due Paesi anche a causa dell’ancora irrisolta disputa
per le isole Curili sorta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’arcipelago di 60 isole è posto tra l'estremità nordorientale
dell'isola giapponese di Hokkaido e la penisola russa della Kamčatka. Tra tutte le isole facenti parte delle Curili, le quattro più vicine al Giappone sono da Tokyo chiamate Territori del Nord. Queste, ritenute tecnicamente non facenti parte delle Curili per ragioni
amministrative, sono da decenni reclamate come parte del territorio nipponico. La Russia, invece, sostiene che le isole appartengano geograficamente e territorialmente all'arcipelago delle Curili e in base al trattato di Yalta sono sotto la sovranità di Mosca che ancora oggi le amministra e ne ha fatto una delle proprie basi navali e aeree principali nel Pacifico. L’importanza di
questi territori, per lo più disabitati, è data dall’esistenza di importanti giacimenti minerari e di idrocarburi nelle acque circostanti. Inoltre, l’arcipelago rappresenta per entrambi una rotta strategica ottimale per garantire la piena operatività delle rispettive
flotte civili e militari nell’area. Sebbene sia difficile trovare una soluzione nel breve periodo, la necessità di Tokyo da un lato di
rilanciare la propria economia e diversificare il proprio fabbisogno energetico, dall’altro quella di Mosca di attrarre capitali stranieri
- in particolare giapponesi - per lanciare definitivamente gli importanti progetti infrastrutturali nel settore dell’energia in Siberia e
nell’Estremo Oriente russo, nonché infine la necessità comune di risolvere le questioni di carattere politico-strategico
(denuclearizzazione nordcoreana e stabilità dell’Asia-Pacifico), potrebbero indurre le due potenze a utilizzare la carta della cooperazione economica, appunto, quanto meno per normalizzare i rapporti e provare, in un secondo momento, a firmare un trattato di
pace, ancora inesistente, che definisca anche la questione della sovranità territoriale delle Curili.
ITALIA - Dopo aver ottenuto la fiducia in Parlamento, il nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta
è volato in Germania, Francia e Belgio per una tre giorni (30 aprile – 2 maggio) intensa di incontri a
carattere politico e diplomatico con i rispettivi leader nazionali e comunitari. Obiettivi di questo breve
tour europeo sono stati le rassicurazioni ai partner e alle istituzioni circa il fatto che l’Italia non
abbandonerà la politica di risanamento dei conti pubblici e ottenere possibilmente maggiori
flessibilità sui vincoli europei in modo da rilanciare crescita e occupazione, soprattutto giovanile. Nel
primo - e forse più importante - tra i meeting in agenda, Letta ha incontrato a Berlino il Cancelliere tedesco Angela Merkel. Pur
ribadendo l’importanza dell’austerità e di una solidità dei conti pubblici, il neo-Premier ha fatto presente al Cancelliere la necessità
di “un’azione politica europea più efficace e incisiva”. Da parte sua la signora Merkel, nonostante l’apprezzamento dei toni concilianti e pro europeisti dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi e riconoscendo all’Italia importanti sforzi per uscire dalla crisi, ha ribadito ancora una volta la propria intenzione di non voler modificare, negoziare e/o allentare i termini del Fiscal Compact, se
non dopo le elezioni di settembre in Germania. Di ben altro tenore, e certamente più positivo, l’incontro a Parigi con François Hollande con cui si è discusso del rilancio del processo di integrazione europea, delle misure per superare la crisi dell'Eurozona e della necessità di elaborare una strategia congiunta per dare maggiore enfasi a crescita e sviluppo. Hollande, che aveva
già salutato con favore la nascita del governo Letta, ha apprezzato la ricetta anti-austerity del Premier italiano e si è augurato di
trovare in quest’ultimo una sponda anche in sede europea “per concertare misure meno rigorose e austere che non deprimano
ulteriormente le economie dei Paesi con elevati gradi di difficoltà”. Inoltre, il Presidente francese ha affermato che devono essere i
tre grandi Stati fondatori (Italia, Francia e Germania) a dare nuovo slancio al processo di integrazione europea. Nella serata
del 1° maggio Letta è volato a Bruxelles per terminare i suoi incontri ufficiali rendendo omaggio dapprima al padrone di casa, il
Primo Ministro belga Elio di Rupo, e poi al Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e al Presidente della Commis-
BloGlobal Weekly
Pagina 4
sione Barroso. Se il primo ha apprezzato i primi passi ufficiali del neo governo, assicurando che “l'UE continuerà a sostenere l’Italia nel perseguimento del comune impegno al superamento della crisi economica e nella promozione della crescita e del lavoro”,
molto più entusiasta si è dimostrato il secondo, che ha dichiarato di essere “impressionato” dal forte impegno europeista del
Premier italiano, definendolo “responsabile” e con una “grande capacità di costruire dialogo”. Al suo rientro in Italia, il Presidente
del Consiglio si è dichiarato “molto soddisfatto” e “più ottimista rispetto a quando partito”.
MONDO - Brevi
BOLIVIA, 1 maggio – Se l’America Latina è alla ricerca di un successore di Hugo Chávez per proseguire la rivoluzione bolivariana,
Evo Morales, Presidente della Bolivia, potrebbe - pur con le dovute differenze - essere un candidato: in occasione della Festa del
lavoro ha infatti annunciato la decisione di espellere l’USAID - l’agenzia governativa che gestisce gli aiuti internazionali civili degli
Stati Uniti -, presente nel Paese dal 1964. Accusandola di cospirazione e di ingerenza nella politica interna boliviana
(specialmente attraverso i finanziamenti erogati nei confronti delle ONG presenti sul territorio), Morales ha affermato che oltre
all’USAID, che condurrebbe una campagna “politica e non sociale”, ci sono altri organismi legati all’ambasciata degli Stati Uniti a
La Paz che “cospirano contro il popolo e in particolare contro il governo nazionale”. La decisione del Presidente sudamericano
non arriva tuttavia inaspettata: non solo nel mese di aprile Morales si mostrò contrariato di fronte alle dichiarazioni di John Kerry
che aveva definito l’America Latina come il “cortile di casa” degli USA, ma già durante la scorsa estate i Ministri degli Esteri dei
Paesi facenti parti dell’Alianza Bolivariana per i popoli della nostra America (ALBA - Bolivia, Cuba, Dominica, Ecuador, Nicaragua
e Venezuela) avevano chiesto ai rispettivi governi di espellere l’agenzia americana. Al di là delle divisioni ideologiche, a pesare
sarebbe la decisione, da parte dell'USAID, di tagliare accordi, finanziamenti ed aiuti per milioni di dollari evidentemente in risposta
alla costante affermazione dei partiti e dei governi socialisti. Le accuse nei confronti dell’USAID non provengono ad ogni modo
solo dai Paesi del Sud America: già nello scorso mese di settembre Mosca aveva espulso l’ente attivo sul territorio russo.
CIAD, 2 maggio – Il governo ciadiano ha annunciato che le forze di sicurezza hanno sventato un colpo di Stato ai danni del Presidente Idriss Deby, senza però fornire ulteriori dettagli in merito. Resta peraltro ancora imprecisato il numero dei morti e dei feriti
derivanti dagli scontri tra il gruppo di presunti cospiratori e la polizia di N’Djamena. Il Ministro delle Comunicazioni Hassan Sylla
Bakary, si è limitato a dichiarare che i golpisti “non hanno considerato le nostre valide forze di sicurezza, che li hanno individuati
fin dal dicembre 2012 e che, questa mattina, li hanno neutralizzati”. Un’altra fonte militare ha precisato che in una zona residenziale della capitale sarebbe stata trovata una lista con i nomi dei futuri funzionari governativi. Tuttavia, proprio la scarsezza delle
informazioni in merito e la ripresa nell’ultimo mese delle armi da parte della coalizione ribelle ciadiana dell’UFR (Union des forces
de la résistance) - in tregua con il governo dal 2010 e che accusa Deby di non aver impresso un corso democratico - lascia pensare che lo stesso Presidente, nell’ultimo periodo fortemente impegnato sia sul fronte maliano che centrafricano, si sia voluto liberare di qualche scomodo oppositore.
ISRAELE, 3 maggio – Nella settimana in cui il Premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato la propria disponibilità a riprendere senza
precondizioni i negoziati con la Palestina evidentemente sotto l’impulso delle recenti iniziative politiche degli USA, si complica il
ruolo di Israele nell’ambito del conflitto siriano in cui è stato finora solo marginalmente coinvolto a causa dell’intreccio dei rapporti
tra il regime di Assad, quello di Teheran e il movimento libanese di Hezbollah. Il governo di Tel Aviv, dopo prime indiscrezioni
trapelate da fonti americane e riportate dalla CNN, ha confermato il raid aereo israeliano in territorio siriano (anche se non è stato
specificato il luogo) volto a colpire un carico di missili diretto proprio ad Hezbollah. Le fonti riferiscono che non si trattava di armi
chimiche, ma armi definite "game changing", cioè capaci di cambiare completamente gli sviluppi del conflitto e che potevano essere rivolte anche contro lo Stato ebraico. Un’azione del genere da parte di Israele non è comunque nuova: già nello scorso mese
di gennaio i droni della IAF erano stati impiegati per colpire un centro di ricerche militari alla periferia nord di Damasco, distruggendo l’edificio e provocando la morte di due tecnici, e contro un convoglio sospettato di trasportare missili antiaerei e razzi a
Numero 16/2013, 28 aprile - 4 maggio 2013
Pagina 5
lungo raggio diretti al gruppo libanese. Peraltro proprio nelle scorse settimane Netanyahu aveva annunciato che Israele era pronta ad intensificare azioni militari unilaterali se avesse avuto la sensazione che le armi chimiche o altri avanzati sistemi d’arma siriani potessero cadere nelle mani di Hezbollah. Il portavoce del gruppo sciita, Ibrahim Amin Sayyed, ha dichiarato che il partito è
pronto a difendere la Siria dai disegni di Israele e Stati Uniti che aspirano ad assumere il controllo del Paese arabo. Il Vice Ministro degli Esteri siriano ha dichiarato che si tratta di una vera e propria aggressione alla sovranità territoriale e dunque da considerarsi una dichiarazione di guerra.
IRAN, 2 maggio – Secondo quanto dichiarato sul sito americano WND.com da Reza Kahlili, ex ufficiale dell’intelligence USA infiltratosi nei pasdaran, e dai diplomatici americani e britannici in Iran, il Presidente Mahmoud Ahmadinejad sarebbe stato fermato
dalla Guardia Rivoluzionaria, interrogato per sette ore da Asghar Hejazi (capo dell’intelligence della Guida suprema) da Mojtaba
Khamenei (figlio dell’ayatollah) e da Gholam Hossein Mohseni Ejei (Procuratore capo) per far chiarezza su alcuni aspetti riguardanti le elezioni presidenziali del 2009 (quando venne eletto nonostante l’Onda Verde), nonché per intimarlo di non diffondere
informazioni potenzialmente dannose per il Paese. Di recente, infatti, Ahmadinejad aveva minacciato la pubblicazione di alcune
prove che confermerebbero i brogli avvenuti nel corso delle consultazioni, indicando anche i nomi e i cognomi delle persone coinvolte. Secondo i giornali iraniani, non sarebbe da escludersi anche l’arresto - peraltro già ventilato da Khamenei - viste le possibili
ricadute sulle elezioni presidenziali che si svolgeranno nel prossimo mese di giugno. Si consuma così l’ultimo atto di uno scontro
politico ai vertici di Teheran che va avanti dal 2011 dalla vicenda del licenziamento del Ministro dell’Intelligence Mashaei. Il rischio, come è stato fatto notare, è che il destino di Ahmadinejad possa essere come quello di Abolhassan Banisadr, primo Presidente della Repubblica Islamica, accusato formalmente nel 1981 di minare le fondamenta religiose del Paese e costretto a fuggire
per non essere arrestato.
PAKISTAN, 3 maggio – A pochi giorni delle elezioni presidenziali dell’ 11 maggio, è stato assassinato Chaudhry Zulfiqar, procuratore capo del processo per l'omicidio dell'ex Premier e allora capo dell'opposizione Benazir Bhutto, oltre che già magistrato per altri
scottanti processi come quello per gli attentati a Mumbai del 2008 ad opera del gruppo terroristico di Lashkar-e-Taiba. L’episodio,
che si inscrive peraltro nella più sanguinosa campagna elettorale pachistana, riveste una particolare rilevanza politica alla luce del
fatto che Zulfiqar sosteneva la pubblica accusa nei confronti dell’ex Presidente Pervez Musharraf, nei giorni scorsi messo agli
arresti domiciliari con l’accusa di non aver preso le misure necessarie per evitare l’assassinio della Bhutto. Zulfiqar si stava di
fatto recando presso il tribunale di Rawalpindi per presiedere ad un’udienza del processo sull'uccisione dell'ex Premier. Nonostante ciò, pare che l’omicidio possa essere ricondotto sia alle rinnovata campagna di terrore messa in atto dai talebani - come
sembrerebbe confermare l’uccisione nelle stesse ore anche di Saddiq Zaman Khattak, leader del Awami National Party (Anp), il
principale partito laico del Paese - sia alle lotte di potere tra potere civile, militari e servizi di intelligence.
UNIONE EUROPEA, 2 maggio – Fornire liquidità per rilanciare i prestiti al settore privato e per migliorare la circolazione della liquidità tra gli istituti di credito, rilanciando così l’economia europea: è questa la logica alla base della decisione da parte della Banca
Centrale Europea di tagliare ulteriormente il costo del denaro - ossia il tasso di interesse a cui presta alle banche la liquidità che
stampa - di 25 punti base, dallo 0,75% al 0,50% (l’ultimo taglio risale al luglio 2012), raggiungendo un nuovo minimo record. Il
tasso sui prestiti marginali scende di mezzo punto all'1%, quello sui depositi resta invariato allo 0%. Allo stesso tempo verranno
prolungate fino alla metà del 2014 le aste con cui si fornisce liquidità illimitata a scadenza trimestrale. Lo ha annunciato il Presidente Mario Draghi durante una conferenza stampa a Bratislava, secondo il quale in questo modo già segnali di ripresa dovrebbero verificarsi nel corso del secondo semestre del 2013, aggiungendo, però. che i governi dovranno attuare il più velocemente
possibile riforme strutturali per rendere efficace la manovra. L’operazione non mette tuttavia tutti d’accordo: all’interno del Consiglio della BCE si sono di fatti formati tre blocchi tra chi (la maggioranza) ha votato appunto per il ribasso; chi voleva che il taglio
fosse di 50 punti base; e chi, infine, come Germania e Finlandia, voleva che i tassi restassero invariati nonostante i primi segnali
di crisi anche per questi. Se per i Paesi mediterranei già in recessione gli effetti sarebbero limitati poiché consumatori e imprese
non stanno finora beneficiando del costo del denaro ai minimi dall'introduzione della moneta unica, per la Germania i tassi bassi
potrebbero rilevarsi nocivi sui clienti delle compagnie assicurative e sui risparmiatori. Indice, come ha dichiarato il consigliere tedesco alla BCE, Joerg Asmussen, che "l'area dell'euro deve andare avanti verso una più profonda Unione" economica e finanziaria.
BloGlobal Weekly
Pagina 6
VENEZUELA, 2 maggio – Non accennano a placarsi in Venezuela le polemiche seguite al risultato elettorale dello scorso 14 aprile:
una maxirissa, in cui sono rimaste ferite una ventina di persone, è scoppiata in Parlamento dopo che il Presidente dell’Assemblea, Diosdato Cabello, ha tolto alle opposizioni il diritto di intervenire nelle discussioni parlamentari finché non riconosceranno la
vittoria di Nicolas Maduro, come d’altra parte confermato lo scorso 29 aprile anche dalla Commissione Elettorale incaricata di
ricontare i voti. Ma la violenza prosegue anche nel Paese: mentre le forze di sicurezza hanno arrestato decine di manifestanti anti
-governativi, alcuni uomini vicini a PSUV sono stati uccisi da gruppi di opposizione. Neanche il neo-Presidente sembra però intenzionato ad abbassare i toni, dichiarando di avere prove sufficienti per affermare che l’ex Presidente colombiano, Alvaro Uribe, e
l’ex Ambasciatore statunitense presso l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), Roger Noriega, stanno pianificando un attentato nei suoi confronti. Noriega era già stato accusato nel mese di marzo di voler assassinare Capriles per poi far ricadere la colpa sul governo chavista e gettare così il Paese nel caos.
ANALISI E COMMENTI
TURCHIA: INDISPENSABILE BALUARDO STRATEGICO O POTENZIALE MINACCIA?
di Simone Vettore – 29 aprile 2013
La telefonata di scuse fatta dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu all’omologo turco Recep Tayyip
Erdoğan, con Barack Obama a far da gran cerimoniere, è stata da molti commentatori salutata come
uno dei più importanti successi in politica estera ottenuti dagli Stati Uniti negli ultimi anni: è difatti innegabile che tanto gli Stati Uniti quanto l’Unione Europea abbiano più che mai bisogno che i rapporti diplomatici tra quelle che in definitiva sono le uniche due democrazie, seppur imperfette, del
Medio Oriente siano cordiali. Ma soprattutto sarà interessante monitorare, nei mesi a venire, se questo “cedimento” israeliano, che di fatto premia la linea dura seguita da Ankara in questi ultimi tre anni, possa galvanizzare il
“musulmano moderato” Erdoğan, il quale non ha mai mancato di mettersi in luce per la sua intraprendenza diplomatica e per la
ruvidezza di alcune delle sue prese di posizione; l’avvenuto riavvicinamento con Israele non deve infatti far dimenticare come
motivi di polemica e di contrasto si siano avuti in tempi recenti anche con la Francia (al momento dell’approvazione della
legge che trasforma in reato la negazione del genocidio del popolo armeno) nonché con l’Unione Europea tout court in occasione del turno di presidenza cipriota (semestre luglio–dicembre 2012). Tutte queste frizioni messe insieme hanno implicato, complice anche la crisi finanziaria, monetaria ed economica dell’eurozona che ha evidentemente fatto venir meno l’appeal di Bruxelles,
un sensibile rallentamento dei negoziati per l’ammissione della Turchia stessa all’Unione ed, al contrario, un rinnovato slancio
della penetrazione economica del Paese anatolico verso il Medio Oriente (Iraq in primis) e l’Asia Centrale turcofona. Come
valutare questo “nuovo corso” rivolto ad oriente impresso dal gruppo dirigente turco? Quali le implicazioni politiche, economiche e
soprattutto di sicurezza per l’Occidente tutto e per l’Unione Europea in particolar modo? [continua a leggere sul sito]
UN NUOVO PONTE TRANSATLANTICO? EUROPA E STATI UNITI DOPO LA RIELEZIONE DI OBAMA
di Davide Borsani – 2 maggio 2013
Per tutta la durata della Guerra Fredda, l’Europa giocò l’importante ruolo di principale alleato strategico degli Stati Uniti. Caduto il Muro di Berlino, l’asse transatlantico perse tali connotati per essere
investito del ruolo di perno economico di un ordine liberale in estensione globale. Nel XXI secolo l’Europa è però progressivamente diventata sia strategicamente sia economicamente tanto un partner ed
alleato quanto una sfida per gli Stati Uniti. Se la crisi sull’Iraq del 2003 ha mostrato crepe strategiche
non certo irrilevanti, quella finanziaria del 2007 – con le sue conseguenze – ha ulteriormente indebolito i rapporti, ponendo in potenza su due sentieri autonomi le due sponde dell’Atlantico. Oggi l’amministrazione Obama, dopo la “benevola disattenzione” del
primo mandato, ha iniziato il secondo quadriennio proponendo all’Europa di siglare un «nuovo patto transatlantico». lllllllllllllll
BloGlobal Weekly
Pagina 7
L’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca nel 2008 suscitò grandi aspettative nell’opinione pubblica e negli establishment europei. Se la popolarità del predecessore, George W. Bush, al momento della chiamata alle urne si attestava al
19%, quella di Obama al momento del giuramento era superiore di quasi sessanta punti percentuali (77%). Eppure, il nuovo Presidente non contraccambiò tale ammirazione, negando anzi al Vecchio Continente la propria leadership e settando le priorità del
suo mandato su questioni interne, a cominciare dal risollevamento di un’economia in pericoloso dissesto, sul riavvicinamento al
mondo musulmano e sul celebre pivot Asia. L’Europa, in breve, avrebbe dovuto badare a se stessa. Nemmeno l’estensione
all’Eurozona della crisi finanziaria causò una revisione di tale direttrice. Solo nel 2011 Washington prese coscienza della reale
posta in gioco, che coinvolgeva ormai l’economia globale, e decise quindi di prendere contatto, nelle parole del portavoce della
Casa Bianca Jay Carney, «a livello presidenziale e ministeriale per sollecitare un’azione vigorosa» dell’Unione Europea.
[continua a leggere sul sito]
LE VIGNETTE DI BLOGLOBAL
di Luigi Porceddu
Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione — Non commerciale — Non opere derivate 3.0 Italia.
BloGlobal Weekly è a cura dei Responsabili di Redazione: Maria Serra e Giuseppe Dentice.