Rio Caino, gocce di storia - Riviste
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Rio Caino, gocce di storia - Riviste
Cimego, Val del Chiese RIO CAINO, GOCCE DI STORIA di Andrea Manfredi A È un sentiero etnografico, un museo nel verde dove emergono dal passato il vecchio mulino, la fucina, l’orto della strega, il boscaiolo e il carbonaio, le trincee, la calcinaia, il roccolo e malga Caino IL TRENTINO nche i camion di “Overland”, i bisonti che hanno attraversato le zone più affascinanti del mondo, hanno documentato, nella loro più recente avventura, la suggestione del Sentiero etnografico di rio Caino, nella Val del Chiese, uno spicchio di passato dalla forte carica emotiva che testimonia lo scorrere del tempo. Situato nel Comune di Cimego la sua realizzazione è dovuta all’impegno del Comune di Cimego e del Consorzio Iniziative e Sviluppo Val del Chiese, al progetto del centro Studi Judicaria e al Servizio Ripristino Ambientale della Provincia Autonoma di Trento. Lungo il corso del rio Caino è possibile ammirare la ricostruzione di vecchi attrezzi, arti e lavorazioni ed edifici, elementi di un vero museo immerso nel verde di una natura incontaminata. 57 AMBIENTE Il vecchio mulino Lungo il sentiero che si sviluppa per circa quattro chilometri dai 450 metri del ponticello sopra il fiume Chiese ai 750 di Malga Caino incontriamo una serie di considerevoli testimonianze storiche dell’antica Valle del Chiese. Il vecchio mulino in pietra è stato completamente ristrutturato per riportarlo, intatto nel tempo, al suo fascino antico. Sotto le sue pesanti macine mosse dalla forza dell’acqua del Rio Caino tutti i cereali prodotti dalla terra locale venivano triturati e sminuzzati per trasformarli in farina che poi, nel forno a legna, diventava pane, elemento vitale nella povera economia rurale degli anni d’oro del mulino. Le antiche fucine Nella fucina di Fabbro Gelsomino è ancora perfettamente funzionante uno dei pochissimi magli ad acqua esistenti in Trentino. Qui si ripropone l’antica arte della forgiatura del ferro, dove forza e creatività s’incontravano per produrre sia attrezzi utili all’attività agricola che oggetti dal valore esclusivamente estetico, frutto di mani che sapevano dare al ferro un’indiscussa dignità artistica. Lungo il percorso troviamo anche la vecchia fucina comunale dove antichi maestri ferrai per modellare il ferro dominavano con destrezza il rosso del fuoco. L’orto della strega Brigida Fantasie e fantasmi si rincorrono nell’orto della Strega Brigida, una contadina realmente vissuta a Cimego intorno al 1470, che coltivava erbe sia medicamentose che velenose, coltivazione questa che la portò davanti al tribunale della Santa Inquisizione di Riva del Garda. Qui sono state raggruppate le diverse erbe officinali di cui disponeva l’antica strega. L’Eresia “Dolciniana” Ancora urla e fiamme dal passato investono il visitatore quando s’imbatte nelle testimonianze dell’eresia dolciniana rappresentate dalla casa di Frà Dolcino e della sua compagna, Margherita, messi al rogo perché eretici, e nel murales di “Fabbro Alberto da Cimego”. 58 IL TRENTINO Il boscaiolo Il duro lavoro del boscaiolo è ricordato in alcune bacheche disposte lungo il sentiero. Qui si possono osser vare uomini temprati dalla fatica abbattere piante, tagliarle e accatastarle. Quando arrivava l’inverno i boscaioli le facevano scivolare a valle o attraverso dei canaloni (il “tof”) o in apposite canalette di scarico (la “soenda”). Le trincee Ai punti più panoramici del sentiero fanno quasi da contorno camminamenti e trincee, lugubri ricordi del sangue versato durante la Grande Guerra. Una baracca militare, completamente ricostruita, e gli avvallamenti segnati dal filo spinato accendono nella mente del visitatore immagini di una guerra di posizione, contraddistinta da uno stillicidio di veloci conquiste alternate a lunghe ed estenuanti attese volte a controllare i movimenti del nemico attestato sul versante opposto. Il carbonaio È ancora possibile avvertire la frenetica attività del carbonaio che, immerso nel fumo, trasformava la legna in carbonella. Tale attività aveva un’importanza fondamentale nel quadro produttivo dell’epoca poiché andava a realizzare gli elementi necessari per il funzionamento delle fucine locali. La calcinaia Nella calcinaia, detta “calchera”, venivano decomposti a temperature elevatissime i sassi calcarei allo scopo di produrre la calce, elemento indispensabile per la costruzione delle case. IL TRENTINO 59 AMBIENTE Il roccolo In una posizione strategica per intercettare le migrazioni degli uccelli era posizionato il roccolo, lo strumento di lavoro dell’uccellatore, che attraverso due sistemi di reti intrappolava i poveri volatili di passaggio, ingenuamente richiamati da uccelli in gabbia. Malga Caino L’affascinante cammino si conclude al cospetto della grande malga Caino con le sue varie pertinenze rurali dove un tempo vivevano e lavoravano pastori e malgari che si dedicavano, con i loro semplici ma efficaci utensili, alla vera ricchezza locale rappresentata dalla produzione di formaggi e latticini, tra i principali mezzi di sostentamento della popolazione locale di allora. SENTIERO ETNOGRAFICO RIO CAINO Una panoramica di Cimego 60 IL TRENTINO