Nota della Segreteria Nazionale della CGIL sulla riforma del

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Nota della Segreteria Nazionale della CGIL sulla riforma del
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infolampo
a cura dello Spi nazionale in collaborazione con Spi Marche
5 aprile 2012
tutti i numeri del mese corrente
i due lampi di oggi
1 - Nota della Segreteria Nazionale della CGIL sulla riforma del mercato del lavoro
2 - Lavoro e figli, una mappa dei congedi
www.cgil.it
Nota della Segreteria Nazionale della CGIL sulla riforma
del mercato del lavoro
Dato l’ingiustificato ritardo con cui il Ministero del Lavoro ha reso pubblico il testo ufficiale del Ddl sul
Mercato del Lavoro, la Segreteria Nazionale della CGIL esprime prime valutazioni di ordine generale,
rinviando le osservazioni specifiche a un futuro più compiuto esame dell’articolato in essere
Dato l’ingiustificato ritardo con cui il Ministero del Lavoro
ha reso pubblico il testo ufficiale del Ddl sul Mercato del
Bankitalia, l’unica cura per salvare i
Lavoro, la Segreteria Nazionale della CGIL esprime prime
pensionati è sostenere il potere d’acquisto
valutazioni di ordine generale, rinviando le osservazioni
specifiche a un futuro più compiuto esame dell’articolato in
essere.
La riconquista dello strumento del “reintegro” nel caso di
licenziamenti economici insussistenti è un risultato positivo
che ripristina un principio di civiltà giuridica.
Ciò insieme alla velocizzazione dell’iter di giudizio, il
permanere dell’onere della prova sull’impresa, al ruolo del
sindacato nella conciliazione ricostituiscono il potere di
deterrenza dell’art. 18 e scongiurano la pratica dei
licenziamenti facili a indennizzo economico che Governo e
Leggi il comunicato stampa di
Confindustria intendevano introdurre;
Carla Cantone
Il Governo aveva chiuso la consultazione con le parti sociali
imponendo un testo che escludeva il reintegro per i
licenziamenti economici. Ora è dovuto tornare indietro: si
tratta di un importante risultato della CGIL, della mobilitazione unitaria dei lavoratori, del consenso che si
è sviluppato nel Paese sul tema della dignità del lavoro, a cui hanno prestato ascolto le forze politiche
progressiste più sensibili alle tematiche sociali;
Il Ddl pomposamente definito “Riforma del Lavoro in una prospettiva di crescita” contiene forse la
Riforma ma non la prospettiva di crescita.
Sul tema della precarietà la distanza tra il testo presentato rispetto agli annunci propagandistici del
Governo sono evidenti e rischiano di arretrare i risultati ottenuti nel confronto con le Organizzazioni
Sindacali.
Sul tema degli ammortizzatori, l’articolazione dei fondi allontana l’idea di universalità, così come non c’è
risposta inclusiva per i lavoratori discontinui.
In ragione di questo giudizio, dei risultati raggiunti e delle tante questioni aperte la CGIL conferma la
necessità di una forte iniziativa, che proporrà anche a CISL e UIL, con al centro:
presidiare la discussione sul Ddl al fine di migliorarlo a partire da precarietà e ammortizzatori;
Leggi tutto: http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=18814
www.ingenere.it
Lavoro e figli, una mappa dei congedi
di Maria Cesira Urzì Brancati, Emilio Rocca
Come funzionano in Europa e da noi i congedi di maternità, paternità, parentali. Che non servono solo al
benessere di genitori e bambini, ma anche per sostenere il lavoro femminile. Per questo ci si interroga sui
possibili effetti negativi di congedi di maternità troppo lunghi. Meglio allora puntare su flessibilità e
condivisione
Comprendere le conseguenze economiche del congedo parentale ha rilevanza politica per almeno due
ragioni: in primo luogo, è necessario stabilire se abbia un effetto positivo sul lavoro delle donne,
soprattutto nei paesi che non raggiungono il target di Lisbona del 60% di occupazione femminile. In
secondo luogo, è importante valutarne l’efficacia nel promuovere una maggiore integrazione e una più
equa condivisione delle responsabilità all’interno del nucleo familiare.
Il congedo di maternità è riservato alla madre e in molti paesi Ocse si estende sia al periodo precedente
che a quello successivo al parto e prevede un’ indennità obbligatoria che va dal 50% al 100% del salario
percepito; il congedo parentale è riservato ad entrambi i genitori ed è stato introdotto in Europa con la
Direttiva (n.96/34/CE) del 3 giugno 1996 del Consiglio dell’Unione Europea; infine il congedo di
paternità è riservato ai padri ed è presente in quasi tutti gli stati Europei con diverse durate, dai due giorni
della Spagna alle due settimane del Regno Unito. In Italia, invece, il congedo di paternità non esisteva
(nel ddl di riforma del mercato del lavoro all'art. 56 si introducono, in via sperimentale dal 2013 al 2015,
tre giorni d congedo di paternità obbligatorio).
Le politiche di congedo di maternità obbligatorio hanno una lunga storia in Europa: ad esempio in
Germania esistono sin dal 1883 (Tanaka, 2005), in Svezia dal 1891 e in Francia dal 1929. Sin dal 1919,
durante le convention sulla protezione della maternità dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro)
sono state raccomandate dalle 12 alle 14 settimane di congedo di maternità obbligatorio retributito. Molti
paesi Europei hanno tardato ad adottare tali politiche fino agli anni ’60, tuttavia oggi lo standard per
l'Unione europea ed i paesi Ocse supera le raccomandazioni dell’Ilo (Ruhm, 1998). Solo pochi paesi non
prevedono un congedo retribuito, ad esempio Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud.
Per quanto riguarda il congedo parentale facoltativo, la direttiva Ue lascia agli Stati la libertà di elaborare
una propria legislazione: in Irlanda, il congedo parentale retribuito è stato introdotto nel 1998 ed ha durata
di 14 settimane. Nel Regno Unito è stato introdotto nel 1999, con durata di 13 settimane. In Grecia, è
stato esteso da 3 mesi a 6 mesi (e le settimane di congedo di maternità estese a 17 settimane) nel 2000
(Tanaka, 2005). In Svezia il congedo parentale dura 420 giorni e in Germania, Ungheria, Finlandia,
Slovacchia, Francia e Polonia può durare fino a 3 anni. (Fonte: elaborazione su dati Eiro, 2004)
In Italia, il congedo obbligatorio è di circa sei mesi con un’indennità pari all’80% del salario, mentre il
congedo parentale può arrivare ad un periodo non superiore a 6 mesi per la madre e non superiore a 7
mesi per il padre con un’indennità pari al 30% del salario. (Fonte: Inps) Secondo dati Istat, solo una
bassissima percentuale di padri, l’8% nel 2005, ha usufruito del congedo parentale nei primi due anni di
vita del bambino.
Gli uomini italiani che prendono il congedo parentale sono di ben 22 punti percentuali al di sotto della
media europea, che è del 30% (in Svezia si arriva al 69% e in Finlandia al 59%).
Un sondaggio dell’“European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions”,
riferisce che in Italia il 57% dei dipendenti sono tornati allo stesso orario di lavoro di prima (dopo aver
preso congedo parentale); il 31% ha richiesto una riduzione delle ore lavorative e solo il 5% non è
rientrato nel mercato del lavoro. In media solo l’11% delle imprese europee ha detto di aver incontrato
difficoltà collegate al congedo parentale: in tal caso i motivi principali erano la difficoltà a trovare dello
staff sostitutivo oppure la mancanza di continuità sul lavoro. Nel 22% delle imprese intervistate sono
previsti dei corsi di aggiornamento a seguito dei congedi. (Riedman et at. 2006)
Il congedo di maternità e il congedo parentale costituiscono un’importante forma di sostegno alle famiglie
fornita dalla maggior parte dei governi ai genitori. Il loro scopo è non solo quello di favorire il benessere
fisico della madre e del bambino, ma anche quello di incentivare l’occupazione femminile aiutando le
donne a conciliare lavoro e vita familiare (Jaumotte, 2003); per questo motivo è fondamentale
comprendere se, empiricamente, gli effetti di tali politiche siano quelli sperati. Infatti, se da un lato i
sostenitori di congedi prolungati ritengono che i questi abbiano effetti positivi sulla salute dei figli e
migliorino la posizione occupazionale delle donne, dall’altro gli oppositori ritengono che, limitando lo
scambio volontario tra lavoratori e datori di lavoro, riducano l'efficienza economica e si traducano in un
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