Atti - PM2012
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Atti - PM2012
La Società Italiana di Aerosol, in collaborazione con Arpa Umbria e l’Università degli Studi di Perugia, è lieta di dare il benvenuto alla quinta edizione del Convegno Nazionale sul Particolato Atmosferico. Il convegno vedrà confrontarsi le diverse comunità scientifiche e il mondo delle Agenzie di protezione ambientale sui temi legati al particolato atmosferico, alla sua composizione chimico-fisica, al suo monitoraggio, ai modelli di diffusione, ai fenomeni che lo producono e alle strategie di intervento e di gestione delle problematiche in materia. L’edizione di quest’anno sarà dunque particolarmente orientata a favorire l’incontro del mondo scientifico e della ricerca – nonché quello studentesco, grazie anche alla politica organizzativa adottata – con quello della conoscenza ambientale rappresentato dal Sistema delle Agenzie, nell’ottica di fornire alle istituzioni utili elementi conoscitivi e proposte concrete per migliorare la qualità dell’aria. Il Comitato Organizzatore 1 Comitato Scientifico Monica Angelucci - ARPA Umbria Franco Belosi - ISAC-CNR, Bologna Ezio Bolzacchini - Università degli Studi di Milano-Bicocca David Cappelletti - Università degli Studi di Perugia Daniele Contini - ISAC-CNR, Lecce Andrea D'Anna - Università degli Studi di Napoli Maria Cristina Facchini - ISAC-CNR, Bologna Andrea Gambaro - Università Cà Foscari di Venezia Vorne Gianelle - ARPA Lombardia Maria Perrone - Università del Salento Franco Prodi - ISAC-CNR, Bologna Roberto Udisti - Università degli Studi di Firenze Roberta Vecchi - Università degli Studi di Milano Elisabetta Vignati - JRC-ISPRA Comitato Organizzativo Monica Angelucci, Giancarlo Marchetti, Lorena Marzolesi - Arpa Umbria Stefano Crocchianti, Noelia Faginas Lago, Antonio Laganà - Università di Perugia, Dip.to di Chimica David Cappelletti, Franco Vecchiocativi, Francesco Scardazza - Università degli studi di Perugia, Dip.to di Ingegneria Civile e Ambientale Segreteria Organizzativa Carole Lecerf – Società Italiana Aerosol - Via Cassiopea, 19 / 47900 Rimini tel. 0541 173 3232 / fax 0541 776252 Lorena Marzolesi – Arpa Umbria - Via Pievaiola Loc. S. Sisto / 06132 Perugia tel. 075.51596204-240 / fax 075.51596235 David Cappelletti – Università degli Studi di Perugia Via G. Duranti, 93 / 06125 Perugia tel. 075 585 3862 / fax 075 585 3864 Noelia Faginas Lago - Master-up srl - Indirizzo: Via Elce di Sotto n.8 / 06123, Perugia tel: +39 348 6255420 / fax: +39 075 5855606 Sede del convegno Centro Congressi Hotel Giò Via Ruggero D'Andreotto, 19 Perugia - 06124 www.perugiacentrocongressi.it Per informazioni: [email protected] 2 Indice Conferenze plenarie Kimberly A. Prather (University of California, San Diego, USA) Flying through the clouds: Understanding aerosol impacts on climate .............................................................. 20 Gian Paolo Gobbi (CNR, Roma) Verso una Caratterizzazione 4D del Particolato Atmosferico: dalla Ricerca al Monitoraggio ........................... 21 Pier Alberto Bertazzi (Università degli Studi di Milano) Gli effetti del PM10 e l’impatto sulla salute della popolazione ........................................................................... 22 Contributi orali Le componenti carboniose nel PM Stefano Caserini, Silvia Galante, Senem Ozgen, Sara Cucco, Katia De Gregorio, Marco Moretti,– Emissioni di carbonio elementare ed organico in Lombardia .........................................................................................24 Vera Bernardoni, Maria Chiara Bove, Massimo Chiari, Eleonora Cuccia, Barbara Daresta, Gianluigi de Gennaro, Paola Fermo, Martina Giannoni, Franco Lucarelli, Dario Massabò, Silvia Nava, Andrea Piazzalunga , Paolo Prati, Gianluigi Valli, Roberta Vecchi, - Analisi TOT per la determinazione di OC ed EC: interconfronto fra due differenti protocolli di misura ....................................................................................25 Valentina Costa, Roberto Vecchietti, Isabella Ricciardelli, Dimitri Bacco, Maria Chiara Pietrogrande Determinazione del carbonio organico ed elementare su PM con metodo termoottico: valutazione del problema del sovraccarico dei campioni ........................................................................................................26 Massimo Chiari, Silvia Becagli, Giulia Calzolai, Martina Giannoni, Franco Lucarelli, Silvia Nava Determinazione di EC ed OC mediante tecniche nucleari di scattering elastico in campioni di particolato atmosferico raccolto su Teflon .......................................................................................................................27 Dario Massabò, M.C. Bove, E. Cuccia, P. Prati, V. Bernardoni, G. Valli, R. Vecchi - Un sistema ottico per la caratterizzazione della frazione carboniosa del PM .......................................................................................28 Mariarosaria Calvello, Francesco Esposito, Giulia Pavese - Rivelazione di BC, BrC e OC mediante etalometro AE31 in siti caratterizzati da differenti emissioni ...........................................................................................29 3 Silvia Moroni, Marco Bedogni, Bruno Villavecchia, Giuseppina Tosti, Costantinos Sioutas, Dane Westerdahl, Giovanni Invernizzi, Ario Ruprecht - Il progetto di monitoraggio del Black Carbon nella città di Milano .............................................................................................................................................................30 Stefania Gilardoni, L. Giulianelli, M. Rinaldi, C. Lanconelli, V. Vitale, P. Massoli, S. Ferrari, V. Poluzzi, M.C. Facchini - Proprietà dell'aerosol carbonioso nella Pianura Padana ...............................................................31 Formazione di aerosol e caratterizzazione con tecniche ad alta risoluzione temporale Andrea Maranzana, Glauco Tonachini - Nucleazione funzionalizzata di particelle carboniose mediata da atomi e molecole di ossigeno. Studio teorico ..................................................................................................32 Federico Bianchi, Francesco Riccobono, Josef Dommen, Ernest Weingartner, Urs Baltensperger - Influenza dell'ammoniaca nel processo di nucleazione: risultati dell'esperimento CLOUD ............................................33 Fabio Alberto Scanzani, S. Narducci, S. Argentini, S. Solmi - Influenza della micrometeorologia sulla concentrazione di particolato atmosferico: risultati preliminari dopo un anno di osservazioni presso il campo sperimentale dell’ISAC CNR di Roma Tor Vergata ...........................................................................................34 Daniele Contini, Antonio Donateo, Fabio Massimo Grasso, Cosimo Elefante - Analisi dei flussi emissivi di particolato e CO2 in ambiente urbano mediante eddy-correlation: parametrizzazioni della sorgente "traffico" .........................................................................................................................................................................35 Giulia Calzolai, Massimo Chiari, Franco Lucarelli, Silvia Nava, Eduardo Yubero, Jose Nicolas, Javier Crespo - Studio di eventi acuti con elevata risoluzione temporale: il caso delle Mascletas ad Alicante (Spagna). ....36 Manuel Dall'Osto, A. Alastuey, M. A. Pedemonte, B. L. van Drooge, M. Pandolf, M. C. Minguillo, F. Amato, T. Moreno, J. Pey, C. Reche, M. Cusak, M. Viana, A. Roca, J . Gietl, D. Beddows, Roy M. Harrison, J. Wenger, E. Mc Gillcuddy, J. Sudou, R. Healy, D. Ceburnis, G. Martucci, C. O'Dowd, F. Lucarelli, S. Nava, J. L. Jimenez, F. Gomez Moreno, B. Artinono, A. S. H. Prevot, L. Pfaffenberger, S. Frey, F. Wilsenack, S. Ng, D. Worsnop, D. Casabona Fina, P. Jiménez Guerrero, X. Querol - SAPUSS: Risolvere problemi di aerosol mediante l'uso sinergistico di diverse strategie a Barcelona, Spain ................................................................37 Chiara Giorio, Andrea Tapparo, Manuel Dall'Osto, Roy M. Harrison, David C.S. Beddows, Eiko Nemitz Analisi PMF applicata a spettri ATOFMS di singola particella per la caratterizzazione del particolato atmosferico ......................................................................................................................................................38 Monica Crippa, DeCarlo Peter F., Slowik Jay G., El Haddad Imad, Prévôt Andre. S. H., Baltensperger Urs Identificazione di sorgenti marine e continentali del particolato atmosferico a Parigi mediante analisi ad alta risoluzione con AMS.........................................................................................................................................39 4 Nuove esperienze realizzate dalle Agenzie nell’ambito del campionamento, dell’analisi e della modellistica Maria Belli, D. Centioli, S. Barbizzi, F. Cadoni, S. Gaudino - Attuazione del D.Lgs 155/2010: linee guida per le attività di QA/QC.......................................................................................................................................... 40 Isabella Ricciardelli, S. Ferrari, C. Maccone, A. Trentini, F. Scotto, C. Sartini, D. Bacco, S. Gilardoni, M.C. Facchini, V. Poluzzi - Risultati preliminari della prima campagna intensiva del Progetto Supersito nella regione Emilia-Romagna .................................................................................................................................41 Francesco Montanari, D. B. Giaiotti, E. Baiutti, F. Moimas - Speciazione in situ e in silico del materiale particolato ......................................................................................................................................................42 Anna De Martini, Laura Carroccio, Vorne Gianelle, Silvia Becagli, Roberto Udisti - Analisi delle serie storiche di PM1, PM2.5 e PM10 nella provincia di Lecco ................................................................................43 Cristina Colombi, Vorne Gianelle, Matteo Lazzarini, Silvana Angius - Il particolato atmosferico all'interno della metropolitana di Milano ........................................................................................................................44 Mauro Rossi, G. Bonafè, F. Scotto, A. Trentini, L. Pasti - Monitoraggio di PM2.5 e PM1 campionati in prossimità del termovalorizzatore di Rifiuti Solidi Urbani di Bologna ............................................................45 Roberto Sozzi, S. Ceradini, F. Troiano, A. Di Giulio, F. Sacco, S. Listrani, F. Barbini, S. Barberini, A. Bolignano, M. Morelli - Il monitoraggio delle polveri sottili a Roma: la rete tradizionale e la postazione alla sommità del canopy urbano ...........................................................................................................................46 Tomaso Vairo, Mauro Quagliati, Elena Pagani, Monica Beggiato, Annamaria Lantero, Ruggero Della Penna, Carla Devia, Gino Vestri - Determinazione del contributo dell'aerosol marino alla frazione PM10 sulla costa ligure .............................................................................................................................................47 Fattori di emissione, markers di sorgenti e modellistica Matteo Rinaldi, Sandro Fuzzi, Stefano Decesari, Salvatore Marullo, Rosalia Santoleri, Antonello Provenzale, Jost von Hardenberg, Darius Ceburnis, Colin D. O'Dowd, Maria Cristina Facchini Clorofilla-a ed altri prodotti satellitari come strumenti predittivi della frazione organica nello spray marino submicronico ...... 48 Elisa Venturini, Ivano Vassura, Laura Ferroni, Fabrizio Passarini, Luciano Morselli Analisi PMF applicata a flussi di deposizione atmosferica in un area limitrofa ad un inceneritore per RSU ........................................49 Manuela Anzano, Gianpiero Barbieri, Pierluigi Barbieri, Elena Collina, Sergio Cozzutto, Marina Lasagni, Andrea Piazzalunga, Demetrio Pieta - Progetto LEnS (PRIN 2008): Stima dei fattori di emissione e caratterizzazione chimica delle emissioni di piccoli impianti di combustione dei pellet ................................50 Monica Filice, Pierantonio De Luca, Giancarlo Costantino - Sorgenti urbane: influenza del combustibile sulle emissioni veicolari ...........................................................................................................................................51 5 Perrone M.G., Larsen B.R., Ferrero L., Sangiorgi G., De Gennaro G., Udisti R., Zangrando R., Gambaro A. , Bolzacchini E.- Marker molecolari e stima delle sorgenti di PM2.5 in 3 siti del Nord Italia mediante modello recettore CMB .................................................................................................................................................52 V. Bernardoni, G. Calzolai, M. Chiari, M. Fedi, F. Lucarelli, S. Nava, A. Piazzalunga, F. Riccobono, F. Taccetti, G. Valli, R. Vecchi- Analisi di 14C su OC ed EC in campioni di aerosol e identificazione delle sorgenti in un sito urbano in nord Italia .................................................................................................................................................53 Gabrio Valotto, D. Bassano, E. Pecorari, E. Rampado, G. Rampazzo, S. Sollecito, S. Squizzato Monitoraggio delle emissioni di origine aeroportuale: Marco Polo (Venezia), Antonio Canova (Treviso) .....54 Paolo Brotto, Federico Cassola, Andrea Mazzino, Paolo Prati - Una catena modellistica per la simulazione della concentrazione di particolato in atmosfera sulla Liguria e nell'area urbana di Genova .......................55 Monitoraggio del PM in siti industriali Roberto Giua, E. Andriani, L. Angiuli, M. Blonda, C. Colucci, A.M. D'Agnano, P.R. Dambruoso, B.E. Daresta, G. de Gennaro, A. Demarinis Loiotile, A. Di Gilio, S. Ficocelli, M. Mantovan, V. Musolino, M. Menegotto, A. Nocioni, R. Paolillo, V. Rosito, M. Spartera, M. Tutino, G. Assennato - Monitoraggio "diagnostico" del benzo(a)pirene nel PM10 a Taranto ..................................................................................................................56 Carmela Tortorella, G. Belz, D. Aiello, R. M. Nacci, A. Nocioni - Progetto Taranto-Salento: analisi morfochimica del particolato atmosferico (PM10) ....................................................................................................57 Maria Chiara Pietrogrande, D. Bacco, M. Rossi - Composizione di composti organici idrosolubili nel particolato atmosferico in una zona intorno ad un inceneritore di rifiuti solidi urbani ..................................58 Devis Panont, Marco Pignet - Studio dell'impatto ambientale dell'acciaieria Cogne Acciai Speciali mediante il monitoraggio delle deposizioni atmosferiche totali nell'area urbana di Aosta ...........................................59 Mara Galletti, Caterina Austeri, Giancarlo Caiello, Rita Guerrini, Annarita Petrini, Andrea Pileri, Fiorella Sebastiani - Industria e Ambiente: caratterizzazione chimica del particolato atmosferico nella Conca Ternana. ..........................................................................................................................................................60 Ilaria Minardi, M.Vatti, I.Baneschi, E.Bulleri, L.Dallai, M.Guidi - Caratterizzazione chimica ed isotopica del particolato PM10 e PM2.5 nella zona geotermica di Larderello (Toscana) ...................................................61 Metodi statistici di source apportionment Maria Chiara Bove, Paolo Brotto, F. Cassola, E. Cuccia, Dario Massabò, A. Mazzino, Andrea Piazzalunga, Paolo Prati - Impatto delle attività portuali sulla qualità dell’aria della città di Genova: risultati di una campagna di monitoraggio .............................................................................................................................62 6 Federico Karagulian, F. Amato, D.C.S. Beddows, Claudio A. Belis, V. Bernardoni, S. Carbone, D. Cesari, E. Cuccia, D. Contini, O. Favez, I. El Haddad, R.M. Harrison, T. Kammermeier, M.Karl, F. Lucarelli, S.Nava, J. K. Nøjgaard, M. Pandolfi, M.G. Perrone, J.E. Petit, A. Pietrodangelo, P. Prati, A.S.H. Prevot, U. Quass, X. Querol, D. Saraga, J. Sciare, A. Sfetsos, G. Valli, R. Vecchi, M. Vestenius, J.J. Schauer, J.R. Turner, P. Paatero, P.K. Hopke - Interconfronto europeo per modelli a recettore: risultati preliminari ........................63 Adriana Pietrodangelo, Cinzia Perrino - Source apportionment del particolato atmosferico. Valutazione delle performance del modello APCSA mediante bilancio chimico di massa .................................................64 Francesca Liguori, A. Latella, S.Pillon, E. Elvini, S. Patti, P. Prati, C. Bove, P. Brotto, F. Cassola, E. Cuccia, N.Marchand, A. Detournay, D.Salameh, A. Armengaud, D. Piga, J. Pey, N. Perez, X. Querol, A. Poupkou, D. Melas, G.J. Bartzis, K. Filiou, D. Saraga, E.I. Tolis, T. Quaglia, M.T. Zanetti, M. Parra, P. Ferrnández, C. Perez, E. Repa - Approcci di Source Apportionment a confronto nel progetto MED-APICE ...........................65 Daniela Cesari, A. Genga, M. Siciliano, P. Ielpo, M. R. Guascito, D. Contini. - Source Apportionment del particolato atmosferico campionato con un impattore multistadio in un sito di fondo urbano ....................66 Alessandra Nocioni, L. Angiuli, R. Barnaba, P. Caprioli, C. Colucci, D. Calabrò, A.M. D’Agnano, V. Esposito, S. Ficocelli, Roberto Giua, A. Maffei, M. Manca, M. Menegotto, V. Musolino , R. Paolillo, V. Rosito, M. Spartera, Giorgio Assennato - Rilevazioni vento-selettive nell’aria ambiente in Puglia per lo studio delle sorgenti emissive di microinquinanti organici e di metalli ..............................................................................67 Caratterizzazione fisico-chimica del particolato Valentino Tontodonato, Antonella Boselli, Gianluca Pisani, Nicola Spinelli, Xuan Wang - "Fold back Lidar" Simulazione del funzionamento di uno strumento di nuova concezione per il monitoraggio del particolato atmosferico .....................................................................................................................................................68 Mariapina Castelli, Marcello Petitta - Forcing radiativo degli aerosol nell'area Alpina: integrazione di dati satellitari e in situ ...........................................................................................................................................69 Franco Belosi, Franco Prodi, Gianni Santachiara, Vorne Gianelle, Cristina Colombi - Optical Particle Counters: prove di interconfronto in laboratorio ............................................................................................70 Cristina Colombi, Vorne Gianelle, Matteo Lazzarini, Franco Belosi, Mauro Causà, Roberto Udisti, Silvia Becagli, Giovanni Lonati, Roberta Vecchi - Optical Particle Counters: specificità e problematiche nelle misure a campo ...............................................................................................................................................71 Cristina Colombi, Vorne Gianelle, Matteo Lazzarini, Silvana Angius - Optical Particle Counters: dalla teoria alle applicazioni ...............................................................................................................................................72 Maria Chiara Bove, G. Calzolai, F. Cavalli, M. Chiari, E. Cuccia, J. Hjorth, D. Massabò, A. Piazzalunga, P. Prati, C. Schembari - Risultati di una campagna di monitoraggio su una nave da crociera nel Mediterraneo Occidentale .....................................................................................................................................................73 Cinzia Perrino, Silvia Canepari, Maria Catrambone - Campionamento del PM atmosferico: differenza di prestazioni delle membrane in teflon e in quarzo ...........................................................................................74 7 Carmela Farao, Silvia Canepari, Cinzia Perrino, Elisabetta Marconi, Chiara Giovannelli - Determinazione qualitativa e quantitativa dell'acqua in campioni di particolato atmosferico ...............................................75 Aerosol nelle regioni Polari Silvia Becagli, Giulia Calzolai, Costanza Ghedini, Franco Lucarelli, Alcide di Sarra, Mauro Mazzola, Claudia di Biagio, Rita Traversi, Vito Vitale, Angelo Viola, Roberto Udisti - Evoluzione stagionale della composizione chimica e della distribuzione dimensionale dell'aerosol a Ny Alesund (Isole Svalbard) e Thule (Groenlandia) .....76 Maurizio Busetto, A. Lupi, C. Lanconelli, M. Mazzola, R. Udisti, D. Frosini, C. Ghedini , S. Becagli, V. Vitale Eventi di formazione di particelle e nucleazione a Ny Alesund (Svalbard) .....................................................77 Mery Malandrino, Agnese Giacomino, Isabella Zelano, Ornella Abollino - Caratterizzazione della componenti inorganica del PM10 raccolto a Ny Alesund (Artide) e trattamento chemiometrico dei dati ....78 Elisa Scalabrin, R. Zangrando, E. Barbaro, C. Barbante, A. Gambaro - Amminoacidi nell'aerosol artico .....79 Roberta Zangrando, Clara Turetta, Elena Barbaro, Piero Zennaro, Natalie Kehrwald, Jacopo Gabrieli, Andrea Gambaro, Carlo Barbante - Composti idrosolubili nell'aerosol di Ny Alesund (Svalbard) .................80 Luca Ferrero, D. Cappelletti, B. Moroni, V. Vitale, R. Udisti, G. Sangiorgi, M.G. Perrone, M. Busetto, C. Lanconelli, M. Mazzola, A. Lupi, S. Becagli, R. Traversi, D. Frosini, M. Maturilli, R. Neuber, C. Ritter, J. Graeser, M. Fierz, G. Mocnik, E. Bolzacchini - Profili verticali delle proprietà dell'aerosol e di black carbon in area Artica .......................................................................................................................................................81 Roberto Udisti, Silvia Becagli, Maurizio Busetto, Massimo Chiari, Daniele Frosini, Christian Lanconelli, Franco Lucarelli, Angelo Lupi, Mauro Mazzola, Silvia Nava, Claudio Scarchilli, Mirko Severi, Rita Traversi, Vito Vitale - Record pluriannuale della composizione chimica dell'aerosol sul Plateau Antartico. Stagionalità delle sorgenti e dei processi di trasporto ........................................................................................................82 Rita Traversi, Silvia Becagli, D. Frosini, Mirko Severi, M. Mazzola, C. Lanconelli, Vito Vitale, Roberto Udisti - Record multi-annuale delle concentrazioni di nitrati nel particolato atmosferico a Dome C, plateau antartico orientale ...........................................................................................................................................83 Aerosol, salute e ambienti confinati Sara Conti, Carla Fornari, Fabiana Madotto, Giovanni De Vito, Giancarlo Cesana - Esposizione a breve termine al PM10 e consumo di farmaci respiratori in Lombardia ..................................................................84 Beatrice Moroni, David Cappelletti, Cecilia Viti - Un approccio analitico e modellistico integrato nella valutazione del rischio sanitario da polveri respirabili nel settore delle fonderie ..........................................85 8 Patrizia Bodo, Patrizia Garofani, Giorgio Miscetti, Emilio Paolo Abbritti, Manuela Mazzanti, Giuliana Luciani - . Monitoraggio dell'esposizione ad agenti cancerogeni dei lavoratori delle aziende della ASL N. 2 di Perugia ............................................................................................................................................................86 Rossella Bengalli, Eleonora Longhin, Elisabetta Molteni, Marina Camatini, Maurizio Gualtieri - Effetti biologici e meccanismi d'azione indotti da PM10 su sistemi in vitro ..............................................................87 Maurizio Gualtieri, Laura Capasso, Luca Isacco, Patrizia Minutolo, Andrea D'Anna, Marina Camatini Valutazione degli effetti su sistemi in vitro di UFPs (ultrafine particles) derivate da processi di combustione ...... 88 Alessandro Di Menno di Bucchianico, Giorgio Cattani, Alessandra Gaeta, Giuseppe Gandolfo, Anna Maria Caricchia, Marco Inglessis, Gaetano Settimo, Biagio Bruni, Cinzia Perrino - Fattori di infiltrazione indoor/outdoor dell’aerosol a Roma e loro relazione con la qualità dell’aria .................................................89 Modelli statistici per la qualità dell'aria Alessandro Fassò - La congestion charge migliora la qualità dell'aria? Ovvero: modelli statistici per l'analisi di impatto di politiche energetiche ed ambientali in Lombardia ....................................................................90 Alessio Pollice, G. Jona Lasinio - Modelli e analisi statistiche per dati da centraline di monitoraggio: l'esperienza di Taranto ....................................................................................................................................91 S. Ranciati, S. Grassi, Elena Stanghellini - Analisi fattoriale dinamica sulle serie storiche degli ossidi d'azoto in Umbria .........................................................................................................................................................92 Maria Giovanna Ranalli, Giorgia Rocco - Modelli statistici ad effetti casuali per la concentrazione delle polveri in Umbria ............................................................................................................................................93 Francesco Finazzi, Alessandro Fassò - Mappatura dinamica di esposizione e rischio della popolazione rispetto all'inquinante atmosferico PM10 ......................................................................................................94 Rosalba Ignaccolo - Approccio funzionale nella modellazione del PM10 ........................................................95 Caratterizzazione di particelle ultrafini Stefano Cernuschi, Michele Giugliano, Senem Ozgen, Giovanni Lonati, Giovanna Ripamonti - Valutazione sperimentale delle emissioni di nano polveri (Dp<0,05μm) da impianti di riscaldamento domestico ...........96 Silvia Canepari, Elisabetta Marconi, Maria Luisa Astolfi, Cinzia Perrino - Stima del contributo elementare negli aggregati di nanoparticelle in atmosfera ..............................................................................................97 Simone Casadei, Davide Faedo, Francesco Avella - Emissione di nanoparticolato da autovetture diesel in fase di rigenerazione del DPF ..........................................................................................................................98 9 Milena Sacco, Francesco Lollobrigida, Antonella Pannocchia, Francesco Pavone, Dino Maria, Carlo Bussi, Annalisa Bruno, Giacomo Castrogiovanni, Marilena Maringo, Fabio Pittarello, Francesco Romeo, Roberto Sergi - Studio della concentrazione numerica di particelle ultrafini nell'area metropolitana torinese - Risultati anno 2011 e confronto con misure in campo di traffico veicolare ..................................................................99 Luisa Pasti, E. Sarti, E. Nava, M. Rossi - Concentrazioni Spazio-Temporali di particelle ultrafini in un sito rurale ed urbano nella zona di Bologna ....................................................................................................... 100 Andrea Pigozzo, Laura Manodori, Alessio De Bortoli, Salvatore Patti - Studio della distribuzione spaziotemporale del particolato ultrafine nella provincia di Venezia .................................................................... 101 Trasformazione e trasporto dell'aerosol in atmosfera Rosa Caggiano, Saverio Fiore, Antonio Lettino, Maria Macchiato, Serena Sabia, Serena Trippetta Eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull: misure di PM2.5 in un sito del sud d'Italia......................... 102 Beatrice Moroni, David Cappelletti, Stefano Crocchianti, Luca Ferrero, Maria Grazia Perrone, Giorgia Sangiorgi, Ezio Bolzacchini - Profili verticali e dinamiche evolutive del particolato atmosferico nella conca ternana ......................................................................................................................................................... 103 Alessandra Balzarini, Guido Pirovano, Giuseppe M. Riva, A. Toppetti - Applicazione di WRF/Chem e WRFCAMx al territorio italiano: validazione e confronto .................................................................................... 104 Silvia Becagli, Rita Traversi, Costanza Ghedini, Silva Nava, Massimo Chiari, Franco Lucarelli, Giulia Calzolai, Alcide di Sarra, Giandomenico Pace, Daniela Meloni, Damiano Sferlazzo, Carlo Bommarito, Francesco Monteleone, Roberto Udisti - Identificazione di aerosol da emissioni navali nel Meditteraneo centrale dall'analisi chimica di particolato atmosferico campionato a Lampedusa ................................... 105 C. Pizzigalli, Rita Cesari, A. Maurizi, M. Mircea, M. D'Isidoro, F.Tampieri - Dispersione di particolato atmosferico da incendio boschivo in area meditteranea: un approccio modellistico ................................. 106 Martino Amodio, E. Andriani, P. R. Dambruoso, G. de Gennaro, A. Di Gilio; B.E. Daresta, A. Marzocca, A. Demarinis Loiotile, M. Tutino - Apporti transfrontalieri alle concentrazioni di particolato atmosferico in Regione Puglia ............................................................................................................................................. 107 10 Contributi poster P- 1. Maria Catrambone, Moreno Maretto, Elena Rantica, Silvia Canepari, Cinzia Perrino Variazioni stagionali ed effetto della distanza da sorgenti industriali sulla distribuzione dimensionale di ioni ed elementi nel PM P- 2. Francesca Marcovecchio, Cinzia Perrino, Adriana Pietrodangelo, Silvia Canepari Composizione chimica, forma e dimensioni del PM all’interno della Metropolitana di Roma P- 3. Crippa Monica, DeCarlo Peter F., Slowik Jay, Prévôt Andre. S. H., Baltensperger Urs - Impatto regionale delle emissioni di particolato in atmosfera di una metropoli moderna: il caso di Parigi P- 4. Manuela Anzano, Giampiero Barbieri, Pierluigi Barbieri, Valentina Castellani, Daniele Cespi, Elena Collina, Emanuela Corsini, Sergio Cozzutto, Corrado Ludovico Galli, Marina Lasagni, Laura Marabini, Marina Marinovich, Fabrizio Passarini, Andrea Piazzalunga, Demetrio Pieta Combustione della legna: risorsa rinnovabile o fonte di inquinamento atmosferico? P-5. M. Marconi, S. Becagli, G. Calzolai, M. Chiari, C. Ghedini, F. Lucarelli, D. Meloni, S. Nava, G. Pace, F. Rugi, A. di Sarra, D. Sferlazzo, R. Traversi, R. Udisti - Caratterizzazione delle deposizioni di Saharan dust nell’area del Mediterraneo Centrale: proprietà ottiche, composizione chimica e studio delle aree sorgenti P-6. A. Riccio, G. Agrillo, A. Zinzi, R. Montella. R. Di Lauro - CCMMMA: servizi di modellistica ambientale per la previsione meteorologica e di qualità dell'aria ad alta risoluzione spaziale P-7. Cinzia Perrino, Simona Gabrielli, Stefano Dalla Torre - Contributo della combustione di legna al PM atmosferico in vicinanza di una Centrale a biomasse per la produzione di energia P-8. M. Amodio, E. Andriani, P. R. Dambruoso, G. de Gennaro, A. Di Gilio - Monitoraggio della qualità dell’aria ad alta risoluzione temporale P-9. Mauro Masiol, Stefania Squizzato, Giancarlo Rampazzo, Bruno Pavoni - Caratterizzazione del particolato atmosferico a Venezia: dieci anni di studi P-10. Francesco Riccobono, Ernest Weingartner, Urs Baltensperger strumento per la misura del tasso di crescita dell’aerosol P-11. S. Castellini, E. Scocchera, B. Moroni, F. Scardazza, M. Angelucci, S. Papa, L. Naldini, L. Patiti, G. Lama, M. Heim, R. Ferrera, A. Trapani, D. Cappelletti - Il progetto PMetro: integrazione di una stazione mobile di monitoraggio del particolato atmosferico con i flussi della rete veicolare di Perugia P-12. G. Sangiorgi, M.G. Perrone, L. Ferrero, C. Lo Porto, B. Ferrini, S. Petraccone - Effetto della ripartizione dei composti semi-volatili sul PM indoor: ioni inorganici e IPA P-13. Maria Luisa Astolfi, Silvia Canepari, Patrizia di Filippo - Analisi di IPA, ioni inorganici e elementi su un singolo campione di PM mediante estrazione sequenziale ASE 11 Sviluppo di un nuovo P-14. Maria Luisa Astolfi, Carmela Farao, Silvia Canepari, Cinzia Perrino - Efficienza estrattiva e selettività rispetto alle sorgenti emissive di diverse soluzioni estraenti per il particolato atmosferico P-15. Mauro Rossi, Luisa Pasti, I. Scaroni, P. Casali - Idrocarburi policiclici aromatici e alcuni loro nitro-derivati presenti nel PM2.5 e PM1 campionati in prossimità del termovalorizzatore di Rifiuti Solidi Urbani di Bologna P-16. Luisa Pasti, Mauro Rossi, M. Remelli, A. Pagnoni, E. Sarti - Frazione idrosolubile di metalli in campioni di PM2.5 e PM1 raccolti vicino a un impianto di incenerimento rifiuti nella Pianura Padana (Bologna) P-17. Luisa Pasti, M. Rossi, E. Brattich, S. Parmeggiani, M. Stracquadanio, L. Tositti, S. Zappoli Anioni, Cationi e frazioni carboniose in campioni di PM2.5 e PM1 raccolti in prossimità di un impianto di incenerimento rifiuti situato in Provincia di Bologna P-18. Cristina Sarti, Mariacarmela Cusano, Patrizia Bonanni, Antonella De Santis all'applicazione dei valori limite di PM10 P-19. Luca Tofful, Tiziana Sargolini, Silvia Canepari, Cinzia Perrino - Macro e micro-componenti del PM negli ambienti confinati domestici P-20. Eleonora Andriani, Gianluigi de Gennaro, Annamaria Demarinis Loiotile, Alessia Di Gilio, Annalisa Marzocca, Paolo Dambruoso, Valerio Di Palma, Francesca Stasi, Maria Tutino Valutazione della qualità dell'aria all'interno di un ipermercato P-21. Raffaela Gaddi, Mariacarmela Cusano, Patrizia Bonanni, Carlo Cacace, Annamaria Giovagnoli - Inquinamento atmosferico e beni culturali di Roma: studio dei fenomeni di degrado del bronzo e dei materiali calcarei P-22. Maria Chiara Pietrogrande, D. Bacco, S. Chiereghin - Caratterizzazione chimica di composti organici polari nell’aerosol atmosferico: analisi GC-MS di acidi carbossilici e zuccheri P-23. Elena Chianese, Angelo Riccio, Carmela Esposito, Guido Barone, Ida Duro, Luciano Ferrara Analisi del particolato atmosferico dell’area urbana di Napoli P-24. Ivano Vassura, Elisa Venturini, Sara Marchetti, Fabrizio Passarini, Andrea Piazzalunga, Luciano Morselli - Influenza della combustione di biomassa su PTS, PM10 e PM2.5 P-25. Andrea Piazzalunga , Vera Bernardoni, Eleonora Cuccia, Paola Fermo, Eduardo Yubero Funes, Dario Massabò, Ugo Molteni, Maria Rita Perrone, Paolo Prati, Marco Prato, Gianluigi Valli, Ivano Vassura, Roberta Vecchi - Confronto fra differenti tecniche per la determinazione dei carbonati P-26. Valeria Biancolini, Stefano Forti, Marco Canè, Stefano Fornaciari, Stefano Cernuschi Caratterizzazione del materiale particolato emesso dagli inceneritori: studio su Bologna 12 - Deroga P-27. Alessandro Bigi, Grazia Ghermandi - Misure di lungo periodo di inquinanti atmosferici in pianura Padana: pattern temporali, ciclicità e analisi in cluster P-28. Maria Rachele Guascito, Piera Ielpo, Daniela Cesari, Alessandra Genga, C. Malitesta, R.A. Picca, Daniele Contini - Analisi XPS del Particolato atmosferico in modalità “size-segregated” in un sito di background urbano a Lecce P-29. Monica Filice, Pierantonio De Luca, Carmen Grisolia, Eugenio Piccolo - Sviluppo sostenibile e grandi opere infrastrutturali: valutazione dell’impatto sul territorio P-30. Daniele Cespi, Fabrizio Passarini, Luca Ciacci, Ivano Vassura, Luciano Morselli, Valentina Castellani - Tecnologie di riscaldamento domestico a biomasse attraverso una prospettiva di ciclo di vita P-31. Bruno Bove, Lucia Mangiamele, Anna Maria Crisci, Michele Lovallo, Anna Crisci - Analisi Multifrattale di tre serie di concentrazioni giornaliere di Pm10 della Città di Potenza P-32. Giulio Belz, Antonio Cinieri, Paolo Rosario Dambruoso, Barbara Elisabetta Daresta, Gianluigi de Gennaro, Aldo Giove, Giuseppe Miglietta, Renato Michele Nacci, Carmela Tortorella Determinazione di Carbonio Organico ed Elementare nel particolato atmosferico mediante tecnica TOT: interconfronto tra strumentazione da banco e semicontinua P-33. Francesca Calcagnino, Gustavo Capannelli, Antonio Comite, Camilla Costa - Studio del particolato atmosferico nella città di Genova P-34. Livia Trizio, L. Angiuli, A. Morabito, Roberto Giua, Giorgio Assennato - Utilizzo di OPC Multicanale, SWAM dual channels e PBL Mixing Monitoring nella determinazione degli eventi di avvezione di polveri sahariane in Puglia P-35. Francesca Spataro, Antonietta Ianniello, Giulio Esposito, Mauro Montagnoli, Roberto Sparapani - Flussi di composti azotati reattivi in fase gassosa e particellare all’interfaccia aria – neve in ambienti Polari P-36. Alessandro Mei, Francesca Spataro, Antonietta Ianniello, Rosamaria Salvatori, Giulio Esposito, Mauro Valt, Roberto Sparapani - Identificazione delle sorgenti di nitrato nella neve e correlazione tra i flussi di composti azotati reattivi e la SSA P-37. Silvia Moroni, Simone Casadei, Giuseppina Tosti, Marco Bedogni, Bruno Villavecchia - Le statistiche del particolato atmosferico a Milano e il ruolo delle variabili meteo-climatiche P-38. Silvia Budello, Valentina Galbiati, Emanuela Corsini, Andrea Piazzalunga, Marina Marinovich, Corrado L. Galli - Infiammazione indotta da particolato fine ottenuto da stufe a pellet in due linee cellulari umane P-39. Silvia Nava, Silvia Becagli, Giulia Calzolai, Massimo Chiari, Costanza Ghedini, Martina Giannoni, Franco Lucarelli, Tania Martellini, Francesca Pieri, Rita Traversi, Roberto Udisti Determinazione delle sorgenti del PM2.5 in Toscana tramite modelli a recettore (PMF) su campioni giornalieri ed orari 13 P-40. Antonella Boselli, Rosa Caggiano, Carmela Cornacchia, Maria Francesca Macchiato, Fabio Madonna, Lucia Mona, Gelsomina Pappalardo, Serena Trippetta - Misure al suolo e in remoto per la caratterizzazione degli aerosol atmosferici in un sito del Mediterraneo P-41. Francesco Riccobono, Federico Bianchi, Ernest Weingartner, Josef Dommen, UrsBaltensperger and CLOUD collaboration - Risultati dell’esperimento CLOUD al CERN: effetto dei raggi cosmici sulla formazione di aerosol secondario P-42. Andrea Piazzalunga, Vera Bernardoni, Paola Fermo, Gianluigi Valli, Roberta Vecchi - Profili di emissione “real world” per la valutazione del contributo della combustione della legna al PM P-43. Michele Giugliano, Giovanni Lonati, Senem Ozgen, Giovanna Ripamonti, Stefano Cernuschi Progetto UPUPA: il particolato ultrafine nell’area urbana Piacenza P-44. Mirko Severi, Silvia Becagli, Jessica Fondi, Costanza Ghedini, Miriam Marconi, Francesco Rugi, Rita Traversi, Riccardo Zanini, Roberto Udisti - Studio delle dinamiche stagionali delle sostanze di origine naturale ed antropica in un’area semi industrializzata della piana di Sesto Fiorentino (FI) P-45. Andrea Piazzalunga, Ugo Molteni, Davide Cappellini, Paolo Prati - Un Database per la raccolta delle informazioni sul particolato carbonioso in Italia P-46. Roberta Vecchi, Gianluigi Valli, Vera Bernardoni, C. Paganelli, Andrea Piazzalunga Determinazione di BC su filtri in PTFE e fibra di quarzo: risultati di 2 esperimenti a Milano P-47. Paolo Plossi, P. Busetto, P. Barbieri - Studio di pattern di aerosol e parametri gassosi per la gestione della qualità dell'aria, nella gestione di autorizzazioni ambientali e reti di monitoraggio P-48. Stefano Crocchianti, Monica Angelucci, Marco Vecchiocattivi - Il servizio di previsione della qualità dell'aria di Arpa Umbria P-49. Laura Carroccio, Cristina Colombi, Anna De Martini, Vorne Gianelle, Matteo Lazzarini Progetto SHARE: inquinamento da polveri e ozono in alta Valtellina P-50. Monica Filice, Pierantonio De Luca, Maria Francesca Casadonte - Vento e PM10: osservazioni chimiche sulla linea costiera P-51. Adriana Pietrodangelo, Cinzia Perrino, Salvatore Pareti - Caratterizzazione dei metalli in tracce nel materiale carbonioso aerodisperso mediante Microscopia Elettronica a Scansione e microanalisi EDX P-52. M. Amodio, Eleonora Andriani, Giorgio Assennato, P.R. Dambruoso, Barbara E. Daresta, Gianluigi de Gennaro, A. Di Gilio, Roberto Giua, A. Laricchiut, V. Musolino, R. Paolillo, Livia Trizio, Maria Tutino - Monitoraggio dei nitro-IPA nella città di Taranto P-53. Ezio Bolzacchini, Luca Ferrero, Giorgia Sangiorgi, Maria Grazia Perrone - VECA: un approccio integrato per prevenire gli effetti di corrosione dell’aerosol nella progettazione di data center 14 P-54. Damiano Centioli, Sabrina Barbizzi, Candida Colucci, Fabio Cadoni, Massimo Faure, Micaela Menegotto, Cristiano Ravaioli, Giancarlo Rosso, Maria Belli - Programma nazionale di controllo della qualità delle misure di PM10 e PM2,5: risultati degli interconfronti ISPRA IC017 e IC018 fra il laboratorio nazionale di riferimento e 15 ARPA/APPA P-55. Marcello Petitta, Emanuele Emili, Alexei Lyapustin, Yujie Wang - Trend dell’Aerosol Optical Depth e delle concentrazioni di PM10 sull’Europa negli ultimi 10 anni: relazione tra misure a terra e dati satellitari ad alta risoluzione P-56. Costanza Ghedini, Francesco Rugi, Miriam Marconi, Silvia Becagli, Daniele Frosini, Mirko Severi, Rita Traversi, Riccardo Zanini e Roberto Udisti - Caratterizzazione della composizione chimica di campioni di particolato atmosferico artico raccolti durante la crociera AREX 2011 sulla nave oceanografica OCEANIA P-57. Alessandra Balzarini, Guido Pirovano, G.M. Riva, A. Toppetti - Valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria di scenari di penetrazione del veicolo elettrico P-58. Silvia Becagli, Giulia Calzolai, Costanza Ghedini, F. Rugi, D. Frosini, Silvia Nava, Massimo Chiari, Franco Lucarelli, Rita Traversi, Roberto Udisti - Caratterizzazione chimica dell’aerosol artico raccolto in differenti classi dimensionali P-59. Stefania Squizzato, Mauro Masiol, G.Rampazzo, B. Pavoni - Particolato fine (PM2.5) e aerosol secondario inorganico nell’area veneziana: influenza dei trasporti a lunga distanza e della circolazione atmosferica locale P-60. Vorne Gianelle, Diego Bernini, Eleonora Longhin, Andrea Piazzalunga, Paride Mantecca, Maurizio Gualtieri, Marina Camatini - Caratterizzazione qualitativa di PM10 in ambiente di lavoro e confronto con PM10 outdoor P-61. Giorgio Cattani, Alessandro Di Menno Di Bucchianico, Serena De Marco, Stefano Crocetti, Alessandra Gaeta, Giuseppe Gandolfo, Anna Maria Caricchia - Analisi delle serie storiche di concentrazione del PM10 in Italia (1999 – 2010) P-62. Patrizia Lucialli, Elisa Pollini, Pamela Ugolini - The air quality net of Ravenna, forty years of environmental monitoring P-63. Paola Romagnoli, Catia Balducci, Mattia Perilli, Angelo Cecinato Progetto EXPAH: IPA cancerogeni in ambienti indoor (scuole, case, uffici, veicoli) P-64. Paola Romagnoli, Catia Balducci, Angelo Cecinato - Progetto AriaDrugs: sostanze psicotrope lecite e illecite nell’aria delle città italiane P-65. Monica Calatayud-Antonino, Mauro Causa’ - Morfologia Cristallina ab initio del particolato inorganico P-66. Mauro Causa’, Marco Trifuoggi, Chiara Zanichelli, Fabiana Corcelli, Valentina Vacca, Vorne Giannelle - Analisi del particolato indoor ed outdoor di una scuola nella periferia di Napoli 15 P-67. Alessandra Nocioni, L. Angiuli, R. Barnaba, P. Caprioli, C. Colucci, D. Calabrò, A.M. D’Agnano, V. Esposito, S. Ficocelli, R. Giua, A, Maffei, M. Manca, M. Menegotto, V. Musolino, R. Paolillo, V. Rosito, M. Spartera, G. Assennato - Rilevazioni vento-selettive nell’aria ambiente in Puglia per lo studio delle sorgenti emissive di microinquinanti organici e di metalli P-68. David Cappelletti, B. Sebastiani, Francesco Scardazza, A. Grilli, Silvia Becagli, Roberto Udisti, P. D’Aquila, M. Pecci - Record pluriennale (2008-2011) della composizione chimica di neve e materiale particolato sul ghiacciaio del Calderone (Gran Sasso d’Italia) P-69. Mauro Rossi, Luisa Pasti - PM2.5 PCA-APCS Approporzionamento delle sorgenti di emissioni in un sito di monitoraggio situato nei pressi di un inceneritore P-70. Eleonora Andriani, L. Angiuli, Giorgio Assennato, M. Blonda, C. Colucci, A.M. D’Agnano, P.R. Dambruoso, Barbara E. Daresta, Gianluigi de Gennaro, A. Demarinis Loiotile, A. Di Gilio, S. Ficocelli, Roberto Giua, M. Mantovan, V. Musolino, M. Menegotto, Alessandra Nocioni, R. Paolillo, V. Rosito, M. Spartera, Maria Tutino - Monitoraggio “diagnostico” del benzo(a)pirene nel PM10 a Taranto: protocollo di qualità P-71. Giovanni Lonati, Cristina Colombi - Stima del contributo delle sorgenti al PM2.5 a Milano: modelli al recettore a confronto P-72. Antonella Malaguti, M. Mircea, T.M.G. La Torretta, C. Telloli, M. Berico - Analisi ad elevata risoluzione temporale delle concentrazioni di OC/EC nella frazione fine dell’aerosol atmosferico in un sito rurale sulla costa del Mediterraneo P-73. Federica Rotta, Laura Dioni, Laura Cantone, Matteo Bonzini, Valentina Bollati, Pier Alberto Bertazzi – Studio in vitro delle modificazioni epigenetiche indotte dall’esposizione a particolato fine P-74. Valerio Silli, Elisabetta Salvatori, Lina Fusaro, Silvia Canepari, Cinzia Perrino, Fausto Manes Misura delle concentrazioni di PM mediante OPCs in differenti contesti ambientali. Risultati preliminari e interazioni con il verde P-75. Stefano Mossetti, Fabio Carella, Anna Maria Monguzzi, Elisa Nava, Elisabetta Angelino, Edoardo Peroni - Applicazione di diverse tecniche di source apportionment nella valutazione dell’impatto di un termovalorizzatore sulla qualità dell’aria P-76. Maurizio Manigrasso, Giorgio Buonanno, Luca Stabile, Pasquale Avino - Dosi Inalatorie di Particolato Submicronico: Rilevanza della Risoluzione Temporale delle Misure P-77. Andrea Pigozzo, Luisa Vianello, Eva Zane, Enzo Tarabotti, Gianni Formenton,Alberto Pasqualetto, Laura Manodori - Studio sulla distribuzione dimensionale del particolato atmosferico nella provincia di Venezia p-78. Eriberto de'Munari, Marco Deserti, Luca Torreggiani, Davide Mazza, Enrico Minguzzi, Giovanni Bonafe, Michele Stortini, Antonella Morgillo - Analisi di un episodio critico di PM10 in Emilia Romagna 16 PATROCINI SCI - Società Chimica Italiana SIF - Società Italiania di Fisica GISTA - Gruppo Interdivisionale Scienza e Tecnologia degli aerosol SIS - Società italiana di statistica 17 SPONSOR ANALITICA STRUMENTI ORION SRL DEKATI LTD PROJECT AUTOMATION SPA ENVIRONNEMENT ITALIA SPA SRA INSTRUMENTS SPA FAI INSTRUMENTS SRL TCR TECORA SRL LABSERVICE ANALITICA SRL THERMO FISHER SCIENTIFIC LUCHSINGER SRL 18 CONFERENZE PLENARIE 19 Flying through the clouds: Understanding aerosol impacts on climate Kimberly A. Prather Department of Chemistry & Biochemistry, University of California San Diego Scripps Institution of Oceanography Center for Aerosol Impacts on Climate and the Environment (CAICE) E-mail: [email protected] Keywords: climate, aerosol chemistry, The ability to predict Earth‟s future climate is limited in part by our lack of understanding of fundamental atmospheric chemical processes. Scientists largely understand the sources, lifetime, and atmospheric fate of greenhouse gases. In contrast, other key components in our atmosphere that play an important role in climate are aerosols, short-lived forcing agents comprised of chemically complex particles. Aerosols, comprised of dust, sea spray, soot, and bioparticles, can warm or cool our atmosphere depending on their chemical composition. They can circle the globe on time-scales of days, thus presenting a major measurement challenge. Most climate models are forced to ignore their complexity and as a result, our understanding of the impacts of aerosols on climate represents the single largest uncertainty in our ability to make climate predictions. This presentation will focus on our group‟s most recent field and laboratory studies using state-of-the-art tools to explore aerosol chemistry, sources, and reaction processes at a level that can be incorporated in climate models. Results from field studies involving aircraft flights through clouds to probe the impact of aerosols on clouds and precipitation will be presented. Key gaps requiring further study to address this very important 21st century environmental grand challenge will be identified. 20 Verso una Caratterizzazione 4-D del Particolato Atmosferico: dalla Ricerca al Monitoraggio Gian Paolo Gobbi 1 Isituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, unità di Roma Via Fosso del Cavaliere, 100 – 00133 Roma e-mail: [email protected] Le odierne tecniche di telerilevamento dallo spazio permettono di fornire un quadro globale dell‟aerosol atmosferico grazie a sensori sia passivi (campi orizzontali) che attivi (campi verticali). Queste tecniche, pur consentendo inferenze su grande scala, non forniscono ancora le risoluzioni spaziali e temporali necessarie ai fini della determinazione puntuale della qualità dell‟aria. In alternativa, sistemi lidar (radar laser) di telerilevamento attivo stanno entrando nel mondo del monitoraggio locale grazie alla riduzione dei loro costi e complessità. Questi profilatori permettono di ottenere, in funzione del tempo, parametri fondamentali per la qualità dell‟aria quali la concentrazione e la stratificazione del particolato e l‟altezza dello strato mescolato. Tali sistemi costituiranno l‟anello di congiunzione tra il campionamento in situ e l‟attribuzione dell‟origine del particolato, parametro fondamentale nella “giustificazione” dei superamenti dei limiti di legge per il PM dovuti ad eventi naturali (direttiva 2008/50/EC). La presentazione fornirà una ricognizione dei risultati delle osservazioni in telerilevamento del particolato atmosferico dallo spazio e da terra e metterà a fuoco le capacità della tecnica lidar in questo settore. Saranno inoltre trattati gli sviluppi e le applicazioni dei lidar/ceilometer (strumenti lidar commerciali per il monitoraggio automatizzato) nell‟ambito della determinazione della qualità dell‟aria, in particolare nella caratterizzazione di particolato proveniente da avvezioni Sahariane, eruzioni ed incendi. 21 “Gli effetti del PM10 e l’impatto sulla salute della popolazione” Pier Alberto Bertazzi1-2,* 1 2 Dipartimento Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Milano, Milano, 20122 Dipartimento Area della Medicina Prevenzione, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, 20122 * Corresponding author. Tel: +02 50320101-2, E-mail: [email protected] Keywords: PM10 - Valutazione di impatto sanitario; PM2012, Perugia L‟inquinamento urbano si è rivelato negli ultimi anni uno dei problemi più seri per la salute pubblica. I primi danni indagati e accertati riguardavano le vie aeree, come atteso, stante il loro ruolo di vie d‟ingresso degli inquinanti aero-dispersi nell‟organismo. Più di recente si è costatato che gli inquinanti atmosferici contribuiscono sostanzialmente anche allo sviluppo e all‟aggravamento di patologie cardiovascolari, in particolare coronaropatie aterosclerotiche, malattie cerebrovascolari e, probabilmente, anche tromboembolismo venoso. Tali effetti sono particolarmente frequenti tra le persone più anziane, quelle con diabete e quelle con preesistenti alterazioni cardiovascolari. Molti studi epidemiologici hanno mostrato che la mortalità giornaliera dovuta principalmente a patologie cardiovascolari e respiratorie segue la fluttuazione dell‟inquinamento atmosferico in quegli stessi giorni. Variazioni del carico di malattie dovute all‟inquinamento urbano sono state documentate anche esaminando il numero di ricoveri ospedalieri per patologie cardiovascolari, infarti e patologie respiratorie, inclusa l‟asma. Gli effetti a lungo termine dell‟esposizione sono rappresentati da alterazioni clinico-patologiche e funzionali che sono alla base di patologie croniche quali bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e patologie aterosclerotiche, mentre alcuni studi epidemiologici indicano il possibile aumento del rischio di neoplasie respiratorie. Questi effetti sono stati documentati particolarmente in rapporto alle concentrazioni atmosferiche di PM10, PM2,5 e NO2 utilizzati, in ambito epidemiologico, come più o meno fedeli rappresentanti della complessa batteria degli inquinanti atmosferici. L‟entità di questi effetti è in sé modesta poiché la variazione percentuale in rapporto a incrementi unitari di 10µg/m3 d‟inquinante è dell‟ordine di 1% o minore. Il problema nasce dalla numerosità della popolazione esposta che in molte arre metropolitane e in ampie conurbazioni può raggiungere i molti milioni di abitanti. L‟impatto sulla salute della popolazione può essere pertanto considerevole: stime d‟impatto, oltre che stime di effetto, sono state condotte anche nel nostro paese e ne saranno illustrati risultati e interpretazioni. Bibliografia - M. Franchini, P.M. Mannucci. Thrombogenicity and cardiovascular effects of ambient air pollution. Blood 2011; 119:2405-2412. - J.O. Anderson J.G. Thundiyil, A Stolbach. Clearing the Air: A Review of the Effects of Particulate Matter Air Pollution on Human Health. J. Med. Toxicol. 2011, epub. - N. Künzli, L. Perez, R. Rapp. Air Quality and Health. European Respiratory Society. Settembre 2010 22 CONTRIBUTI ORALI 23 Emissioni di carbonio elementare ed organico in Lombardia Stefano Caserini1, Silvia Galante1,*, Senem Ozgen1, Sara Cucco1, Katia De Gregorio1, Marco Moretti2 1 Politecnico di Milano, DIIAR Sezione Ambientale 2 ARPA Lombardia * Corresponding author. Tel. 02-67656522; e-mail: [email protected] Keywords: BC, EC, inventario delle emissioni, diesel, biomasse Obiettivo del presente lavoro è la stima delle emissioni di carbonio elementare ed organico in Lombardia nell‟anno 2008, effettuata dal prodotto fra le emissioni di particolato e le frazioni di EC ed OC nello stesso. Le emissioni di particolato (PTS, PM10 o PM2,5) sono state desunte dall‟inventario delle emissioni INEMAR della Lombardia, relativo all‟anno 2008 [1]. La stima delle frazioni di EC e OC nelle emissioni di particolato è stata desunta da un‟estesa review della letteratura scientifica, che si è concentrata sulle principali fonti di EC e OC nell‟Europa occidentale, ovvero le emissioni da biomassa e veicoli diesel, ma ha considerato altresì le sorgenti di minore importanza, quali i veicoli a benzina, i veicoli off-road, gli incendi, la combustione di carbone, olio combustibile e metano. Complessivamente, è stato assegnato un valore di frazione di EC ed OC nel PTS per ciascuna delle 148 attività presenti nella classificazione SNAP utilizzata nell‟inventario lombardo. PM2.5 t/anno Produzione energia e trasformazione comb. 473 Combustione non industriale 11.528 Combustione nell'industria 821 Processi produttivi 407 Uso di solventi 106 Trasporto su strada 5.230 Altre sorgenti mobili e macchinari 751 Trattamento e smaltimento rifiuti 70 Agricoltura 647 Altre sorgenti e assorbimenti 514 Totale 20.546 Macrosettore 1 2 3 4 6 7 8 9 10 11 PM10 t/anno 482 11.931 1.056 955 250 6.540 760 80 1.212 735 24.001 PTS t/anno 606 12.432 1.612 1.135 307 8.033 760 104 2.294 866 28.148 EC t/anno 40 1.655 104 2,1 0,0 2.374 288 4,3 48 38 4.554 OC t/anno 178 6.852 138 7,1 0,0 1.193 199 7,1 143 204 8.921 % EC % OC 7% 13% 6% 0% 0% 30% 38% 4% 2% 4% 16% 29% 55% 9% 1% 0% 15% 26% 7% 6% 24% 32% Tab. 1 – Emissioni di PTS, EC ed OC per tipo di combustibile e valore medio delle frazioni di OC ed EC nel PTS Le emissioni – come mostrato in Tab. 1 - sono state stimate in 4.500 t/a per l‟EC e 8.900 t/a per l‟OC. La combustione di biomassa e l‟utilizzo del diesel nel settore trasporti sono responsabili di circa il 90% delle emissioni sia per quanto riguarda l‟EC che l‟OC, con un apporto più rilevante per l‟EC nel caso del diesel e per l‟OC nel caso della biomassa. La metodologia adottata risulta facilmente replicabile, eventualmente adattando le percentuali di EC/OC al contesto specifico di utilizzo. Bibliografia [1] ARPA Lombardia, 2008 – Inventario delle emissioni – Emissioni di materiale particolato, Emissioni da traffico, Percorrenza 24 Analisi TOT per la determinazione di OC ed EC: interconfronto fra due differenti protocolli di misura Vera Bernardoni3, Maria Chiara Bove4, Massimo Chiari5, Eleonora Cuccia4, Barbara Daresta6, Gianluigi de Gennaro6, Paola Fermo2, Martina Giannoni7, Franco Lucarelli5, Dario Massabò4, Silvia Nava5, Andrea Piazzalunga1,2,* , Paolo Prati4, Gianluigi Valli3, Roberta Vecchi3 1 2 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Milano Bicocca, Milano, 20126 Dipartimento di Chimica Inorganica Metallorganica e analitica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 3 Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 4 INFN Genova e Dipartimento di Fisica, Università di Genova, Genova, 16146 5 INFN Firenze e Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Firenze, Sesto Fiorentino, 50019 6 Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari, Bari, 70126 7 Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Sesto Fiorentino, 50019 * Corresponding author. Tel: +39264482824,, E-mail: [email protected] Keywords: analisi termo-ottica, protocolli termici, EC, OC La direttiva comunitaria 2008/50/EC, a partire dal Giugno 2010 ha richiesto alle reti di monitoraggio di tutti gli Stati membri la misura delle concentrazioni di carbonio organico (OC) ed elementare (EC) nel PM2.5 campionato in siti di fondo. Allo stato attuale, la norma tecnica CEN/TR 16243 del 2011 suggerisce di utilizzare la tecnica TOT/TOR (Thermal Optical Transmittance/Reflectance) come metodologia di analisi dell‟EC/OC su filtri in quarzo, ma non definisce un protocollo standard, lasciando ancora aperta la possibilità di utilizzarne uno tra i quattro tra i più diffusi (NIOSH-like, NIOSH5040, IMPROVE e EUSAAR_2). Secondo un recente censimento promosso dalla IAS (Società Italiana di Aerosol) [1] oltre il 95% delle determinazioni di carbonio oggi vengono effettuate con il metodo TOT (Thermal Optical Transmittance); di queste circa il 25% viene effettuata con il protocollo EUSAAR_2 mentre il restante 75% utilizza il protocollo NIOSH. In questo lavoro verranno presentati i risultati di un interconfronto fra il protocollo NIOSH e il protocollo EUSAAR_2 effettuato in quattro laboratori differenti, ma dotati della stessa strumentazione. In ogni laboratorio sono state analizzate due diverse porzioni dello stesso filtro con i due protocolli presi in esame; i filtri sono stati campionati in diverse città italiane (Milano, Genova, Firenze, Livorno e Bari). Come ben noto, le principali differenze fra i due protocolli riguardano i tempi e le temperature utilizzate. In particolare, EUSAAR_2 utilizza tempi di riscaldamento più lunghi nello step in atmosfera inerte per minimizzare la formazione di carbonio pirolitico e temperatura massima dello step in atmosfera inerte più bassa per minimizzare l‟eventuale pre-combustione del carbonio elementare. Le differenze fra i due protocolli incidono maggiormente sull‟EC; in particolare, il protocollo EUSAAR_2 tende mediamente a fornire concentrazioni di EC maggiori rispetto al protocollo NIOSH (20% - 50%) e non si osservano significative differenze nella formazione di carbonio pirolitico. Per meglio comprendere l‟influenza del carbonio pirolitico nella quantificazione dell‟EC, in due laboratori (Firenze, Milano) sono state effettuate delle determinazioni su campioni dopo la rimozione dei composti solubili. Bibliografia [1] A.Piazzalunga et al., PM2012, abstract . 25 Determinazione del carbonio organico ed elementare su PM con metodo termoottico: valutazione del problema del sovraccarico dei campioni Valentina Costa1,*, Roberto Vecchietti2, Isabella Ricciardelli3, Dimitri Bacco1, Maria Chiara Pietrogrande1 1 Università di Ferrara, Dipartimento di Chimica, Ferrara,via Borsari 46, 44121 2 ARPA, Ferrara, via Bologna 534, 44124 3 ARPA, Bologna, via F. Rocchi19, 40138 * Corresponding author. Tel: +0532 455768, E-mail: [email protected] Keywords: Trasmittanza, EC-OC, loading La speciazione della componente carboniosa del PM tra carbonio di tipo organico (OC) e carbonio elementare (EC) è una determinazione fondamentale per fornire informazioni sull‟origine e proprietà dell‟aereosol atmosferico. Queste determinazioni saranno eseguite su diversi campioni di PM raccolti in 4 stazioni dell‟Emilia Romagna nell‟ambito del progetto Supersito, un programma intensivo di monitoraggio ambientale ed epidemiologico, ideato e gestito dalla Regione EmiliaRomagna ed e da Arpa, ARPA ER con lo scopo di investigare aspetti ambientali e sanitari del particolato fine (PM2.5 e PM1) e ultrafine (PM0.1) in atmosfera. Il metodo per l‟analisi di campioni nell‟ambito di progetti supersito prevede misure termoottiche impiegando l‟analizzatore ECOC Sunset (Laboratory Inc.) seguendo il protocollo EUSAAR2 [1]. E‟ stato riportato in letteratura che questa procedura può produrre dati affetti da errore, soprattutto per campioni con elevato contenuto di materiale carbonioso, come nel caso di PM raccolti in inverno in siti urbani della regione ER, uno dei luoghi più inquinati d‟Europa [2]. Infatti, la ridotta trasmittanza di campioni molto carichi impedisce una corretta identificazione delle condizioni strumentali per la distinzione tra carbonio organico ed elementare, che dovrebbe avvenire dopo l‟evoluzione completa del carbonio pirolitico (PyC): infatti dopo questa si ha solamente il rilascio di EC. In questo lavoro si sono eseguite prove sperimentali per verificare l‟effetto delle caratteristiche del campione sulle determinazioni analitiche, al fine di individuare le condizioni che garantiscono misure accurate. In particolare si è valutato l‟andamento dei valori EC misurati su campioni con diversi valori di trasmittanza iniziale (T0): tale andamento risulta essere lineare oltre un valore soglia di T0, mentre, per valori inferiori, non è possibile individuare una relazione precisa a causa della grande dispersione dei dati. Si è inoltre studiato l‟andamento di EC in funzione del contenuto di carbonio totale (TC) del campione: anche in questo caso si è individuato un valore soglia di TC entro cui è valida una relazione lineare e superato il quale è presente un andamento plateau, per cui non è possibile una corretta determinazione strumentale. Bibliografia [1] F.Cavalli et al., Atmos. Meas. Tech., 3, 79-89 (2010). [2] A.Piazzalunga et al., Atmos. Chem. Phys., 11, 10193-10203 (2011). 26 Determinazione di EC ed OC mediante tecniche nucleari di scattering elastico in campioni di particolato atmosferico raccolto su Teflon Massimo Chiari1*, Silvia Becagli2, Giulia Calzolai1, Martina Giannoni2 , Franco Lucarelli1, Silvia Nava1 1 INFN Firenze e Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Firenze, Sesto Fiorentino (FI), 50019 2 Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Sesto Fiorentino (FI), 50019 * Corresponding author. Tel: +0554572273,, E-mail: [email protected] Tra le tecniche di analisi con fasci ionici (IBA, Ion Beam Analysis) applicate allo studio del particolato atmosferico presso il LABEC, il laboratorio dell‟acceleratore Tandem dell‟INFN di Firenze, la Elastic Backscattering Spectrometry (EBS) e la Particle Elastic Scattering Analysis (PESA), con fasci di protoni di energia del MeV, permettono di ottenere informazioni quantitative sulla concentrazione di C e di altri atomi leggeri, quali H, N e O, nel campione [1,2]. Ovviamente, con queste tecniche nucleari non è possibile una misura diretta di carbonio elementare (EC) e carbonio organico (OC); nonostante ciò, l‟analisi quantitativa di tutti gli elementi leggeri (H, C, N e O) permette di ottenere informazioni sulla speciazione dei composti carboniosi. La concentrazione di H ottenuta da misure PESA può essere usata come “proxy” dell‟OC; di conseguenza, l‟EC si ottiene come differenza tra la concentrazione totale di carbonio, ottenuta da misure simultanee con la tecnica EBS, e l‟OC stimato dalla PESA. In questo contributo sarà presentata la fattibilità della misura quantitativa di EC e OC utilizzando questo metodo in campioni di particolato atmosferico raccolto su filtri in Teflon, dove tali informazioni non possono essere ottenute applicando i più classici metodi di analisi termoottica. Inoltre, grazie alla misura simultanea di H, C, N and O nei campioni di aerosol, è possibile calcolare direttamente la componente organica totale (POM, Particulate Organic Matter) utilizzando un approccio “bottom-up” e può essere così verificata sperimentalmente la validità dei fattori di conversione POM/OC forniti in letteratura a seconda della tipologia del sito di campionamento [3]. Bibliografia [1] M.Chiari et al., Nucl. Instrum. & Methods B 166-170, vol. 219-220 (2004) [2] M.Chiari et al., X-Ray Spectrometry 323-329, vol. 34 (2005) [3] B.J.Turpin e H.J.Lim, Aerosol Sci. Technol. 602-610, vol. 35 (2001) 27 Un sistema ottico per la caratterizzazione della frazione carboniosa del PM D. Massabò1, M.C. Bove1, E. Cuccia1, P. Prati1, V. Bernardoni2, G. Valli2, R. Vecchi2 1 Dipartimento di Fisica e I.N.F.N., Università degli Studi di Genova 2 Dipartimento di Fisica e I.N.F.N., Università degli Studi di Milano Corresponding author: E-mail: [email protected]; Tel: 0103536325 Keywords: Black Carbon, Multi-wavelength optical analysis. Campioni di PM vengono regolarmente raccolti in area urbana per monitorare i livelli di PM10 e PM2.5, utilizzando campionatori sequenziali a basso volume (LVS) dotati, solitamente, di filtri 47 mm gestiti su base giornaliera. I filtri in PTFE (Teflon®) risultano molto indicati sia per le misure gravimetriche che per l‟analisi composizionale del PM. Abbiamo sviluppato un nuovo sistema ottico, completamente automatico e non distruttivo, per la misura off-line dell'assorbimento della luce e quindi del contenuto di BC nel PM sia sui filtri in PTFE che su altri supporti. Ciò dà la possibilità di misurare su ogni campione la concentrazione del PM tramite analisi gravimetrica, del BC tramite analisi ottica, dei metalli, per esempio, tramite ED-XRF, e degli ioni mediante cromatografia ionica: tutte queste informazioni possono essere ottenute con solo un filtro avendo la certezza di analizzare lo stesso PM e senza costi aggiuntivi. Il set-up che abbiamo realizzato è composto da una sorgente laser collimata e da tre fotodiodi a basso rumore (PD) posti a 0, 125 e 165 gradi rispetto alla direzione del fascio laser. I campioni possono essere analizzati in sequenza e in modo automatico in circa 15 minuti grazie ad una ruota che può ospitare fino a 16 filtri da 47 mm. La ruota è collegata ad un motore passo-passo per cambiare il filtro in analisi e a due traslatori lineari che permettono la scansione di tutta l'area del filtro. Tutti i movimenti e l'acquisizione dei segnali dei fotodiodi sono controllati da un PC attraverso un programma LabVIEW 8.5 dedicato. Il set-up è completato da tre diverse sorgenti laser intercambiabili: 4 mW - rosso ( = 635nm), 4 mW - blu ( = 405 nm) e 20 mW - IR ( = 850nm). Per ricavare i valori di concentrazione del BC è stato adottato ed esteso il metodo, basato sullo schema di trasferimento radiativo proposto da Hänel [1,2], utilizzato dal MAAP [3]. Il nuovo strumento è stato validato in diverse campagne e, per la prima volta, è stato impiegato nella campagna realizzata nel quadro del programma MED - APICE (Common Mediterranean strategy and local practical Actions for the mitigation of Port, Industries and Cities Emissions, http://www.apice-project.eu/). Questa campagna di misura del PM2.5 è stata realizzata tra primavera e estate 2011, in tre siti nell‟area urbana di Genova. Il PM2.5 è stato campionato su base giornaliera da un LVS (TRC-Tecora) alternatamente su filtri in fibra di quarzo e su filtri in PTFE. Tutti i campioni (circa 250 per ciascun tipo) sono stati analizzati con il nostro set-up ottico e, successivamente, solo quelli in fibra di quarzo sono stati analizzati con il SUNSET EC/OC analyzer per ottenere la concentrazione di EC su ciascun campione (protocollo EUSAAR_2). Descriverò brevemente il metodo ottico fornendo dettagli sul set-up e sulle sue componenti. Verranno inoltre presentati i risultati relativi a differenti set di dati, con particolare attenzione ai risultati ottenuti dalle misure alle tre differenti lunghezze d'onda, con i due diversi tipi di filtri. Bibliografia [1] Hänel, G., 1987. Contrib. Atmos. Res., 60, 241–247. [2] Hänel, G., 1994. Appl. Optics, 33, 7187-7199. [3] Petzold, A., Schölinner, M., 2004. J. Aerosol Sci. 35, 421-441. 28 Rivelazione di BC, BrC e OC mediante etalometro AE31 in siti caratterizzati da differenti emissioni Mariarosaria Calvello1,*, Francesco Esposito2, Giulia Pavese1 1 IMAA-CNR, Tito Scalo, 85050 DIFA Università della Basilicata, Potenza, 85100 * Corresponding author. Tel: +39 0971 427205, E-mail:[email protected] 2 Keywords: BC, BrC, OC Gli effetti della componente carboniosa dell‟aerosol atmosferico sul bilancio radiativo globale [1], e sulla salute umana (problemi respiratori e di circolazione sanguigna) [2] hanno una notevole rilevanza scientifica. Pertanto è di estremo interesse identificarne correttamente le proprietà ottiche e fisiche. E‟ stata quindi messa a punto una tecnica [3] per la stima del contenuto di BC e BrC e per la rivelazione dell‟OC a partire da misure del coefficiente di assorbimento dell‟aerosol ottenute con un etalometro MAGEE a 7 lunghezze d‟onda (370 nm † 950 nm). Supponendo che i coefficienti seguano la legge di Ångström: () = (/0)- mediante best-fit, si può stimare il parametro i cui valori approssimano 1 in presenza di BC o er assumono valori maggiori di 1 in presenza di BrC o OC o entrambi. L‟applicazione della tecnica a tutto l‟intervallo spettrale, eccetto la lunghezza d‟onda a 370 nm dove i composti organici presentano forte assorbimento, consente di discriminare tra BrC e BC . In figura 1 sono riportati gli istogrammi di relativi a misure effettuate a Viggiano (40.33 N, 15.92 E), sede del centro di pre-trattamento del petrolio estratto in Basilicata e a Tito Scalo (40.60 N, 15.72 E, Basilicata) in giorni con masse d‟aria antropiche. Tito Scalo - antropico 60 60 50 50 frequenza (%) frequenza (%) Viggiano-Centro Olio ENI 40 30 20 10 40 30 20 10 0 0 0.3 0.5 0.7 0.9 1.1 1.3 1.5 1.7 1.9 0.3 alfa 0.5 0.7 0.9 1.1 1.3 1.5 1.7 1.9 alfa Figura 1: istogramma del parametro alfa ottenuto da una giornata di misure a Viggiano (40.33 N, 15.92 E), sede del Centro Olio ENI ( a sinistra). A destra, istogramma del parametro alfa ottenuto da misure affette da masse d’aria antropiche a Tito Scalo (40.60 N, 15.72 E) Bibliografia [1] Fourth Assessment Report of the IPCC, Cambridge University Press, Cambridge, (2007) [2] F. Laden et al, Am. J. Resp. Crit. Care Medicine, 173, 667 – 672, (2006) [3] F. Esposito et al., Atmos. Meas. Tech. Discussion, 5, 1003–1027, (2012) 29 Il progetto di monitoraggio del Black Carbon nella città di Milano Silvia Moroni1,*, Marco Bedogni1, Bruno Villavecchia1, Giuseppina Tosti1, Costantinos Sioutas2, Dane Westerdahl3, Giovanni Invernizzi4, Ario Ruprecht4 1 2 AMAT - Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio, Milano, Italy University of Southern California, Los Angeles, CA, USA 3 Cornell University, Ithaca, NY, USA 4 SIMG - Società Italiana Medicina Generale, Firenze, Italy [email protected] Keywords: Black Carbon, inquinamento da traffico, effetti sanitari, esposizione personale Il 16 gennaio 2012 il Comune di Milano ha dato inizio alla sperimentazione del provvedimento di limitazione degli accessi del traffico veicolare privato al centro della città denominato „Area C‟. Nell'ambito di tale iniziativa l'Amministrazione ha ritenuto opportuno avviare un progetto di monitoraggio del Black Carbon nel particolato atmosferico al fine di verificare l'efficacia ambientale e sanitaria del provvedimento. Tale progetto ha come obiettivo la realizzazione di un sistema sperimentale di rilevamento del Black Carbon nel territorio comunale che integri le informazioni sullo stato della qualità dell'aria disponibili dal sistema di monitoraggio gestito dagli enti preposti, con dati di tipo puntuale e ad elevata risoluzione temporale. In tal modo si affianca agli indicatori tradizionali - che conservano la loro validità - un indicatore dell'inquinamento 'di prossimità' alla fonte traffico, che consente di valutare l'efficacia delle politiche di regolamentazione di questa importante sorgente emissiva anche in termini di rischio sanitario locale e specifico della popolazione esposta. Diversi studi a livello internazionale hanno dimostrato che se agli interventi di limitazione della circolazione veicolare non sempre corrisponde una riduzione delle concentrazioni di PM10 e PM2.5 rilevate in termini di massa, ad essi si associa un miglioramento della 'qualità' del particolato che diviene meno tossico. Di tale qualità e dei suoi effetti sulla salute il Black Carbon è un tracciante significativo [1], pertanto la sua misurazione in atmosfera consente di verificare la riduzione dell'esposizione dell'individuo ad alcuni importanti effetti sanitari del particolato atmosferico. Il progetto del Comune di Milano si articola nella caratterizzazione di diverse tipologie di siti e di condizioni di esposizione personale in ambito urbano, riferiti a differenti intensità di traffico veicolare. I primi risultati relativi ad una campagna di misure di tre settimane svolta presso due postazioni di tipo residenziale, una interna e l'altra esterna ad Area C, hanno evidenziato in corrispondenza di concentrazioni di particolato omogenee, concentrazioni di Black Carbon, rapporti BC/PM10 e BC/PM2.5 inferiori nella zona a traffico limitato rispetto all'esterno. Tali risultati preliminari confermano l‟efficacia dell‟indicatore Black Carbon nella caratterizzazione dell‟esposizione alla fonte traffico autoveicolare. Bibliografia [1] N. Janssen et al., Black Carbon as an Additional Indicator of the Adverse Health Effects of Airborne Particles Compared with PM10 and PM2.5. Env Health Perspect, 2011; 119:1691-1699. 30 Proprietà dell’aerosol carbonioso nella Pianura Padana S. Gilardoni1, L. Giulianelli1, M. Rinaldi1, C. Lanconelli1, V. Vitale1, P. Massoli2, S. Ferrari3, V. Poluzzi3, M.C. Facchini1 1 ISAC, CNR, Bologna, 40129 Research, Billerica, 01821 MA, USA 3 ARPA Emilia Romagna, Bologna, 40138 * Corresponding author. Tel: +39 0516399578,, E-mail:[email protected] 2 Aerodyne Keywords: Aerosol organico, atmospheric processing, caratterizzazione chimica. L‟aerosol carbonioso rappresenta una frazione significativa dell‟aerosol fine, sia in area urbana che in area rurale. La conoscenza delle proprietà chimiche, della microfisica, e delle proprietà ottiche delle particelle carboniose è fondamentale per descrivere gli effetti dell‟aerosol sul clima e sulla salute umana. Nell‟ambito del periodo intensivo di misura del progetto “ARPA Supersito” (Novembre 2011), le caratteristiche chimiche, il mixing state, e la distribuzione dimensionale dell‟aerosol organico sono stati studiati in un sito di urban background (Main Site -Bologna) e in un sito di rural background (San Pietro Capofiume). Nel sito rurale sono inoltre stati misurati assorbimento, scattering, ed estinzione dell‟aerosol. In entrambi i siti, la massa submicrometrica è dominata dal contributo dell‟aerosol organico e dei nitrati, in accordo con i risultati ottenuti in precedenza durante l‟esperimento AEROCLOUDS [1]. L‟aerosol organico è stato caratterizzato tramite l‟algortimo di analisi proposto da Ng et al. [2]; i risultati mostrano una frazione maggiore di aerosol ossidato nel sito di San Pietro Capofiume, in accordo con un maggior contributo di aerosol organico secondario in area rurale. Nel sito rurale la concentrazione in massa dell‟aerosol fine è modulata dai frequenti eventi di nebbia; le gocce di nebbia, attraverso scavenging delle particelle interstiziali, sono responsabili della riduzione della massa dell‟aerosol submicrometrico di un fattore pari a 5-10. Durante il convegno saranno illustrati gli effetti del trasporto e dell‟atmospheric processing sulle proprietà ottiche, la microfisica, e le caratteristiche chimiche dell‟aerosol carbonioso. Bibliografia [1] Carbone et al. Size-resolved aerosol chemical composition over the Italian Peninsula during typical summer and winter conditions, Atm. Env., 44, 5269-5278, 2010 [2] Ng et al. Real-Time Methods for Estimating Organic Component Mass Concentrations from Aerosol Mass Spectrometer Data, EST, 45, 910-916, 2011 31 Nucleazione funzionalizzata di particelle carboniose mediata da atomi e molecole di ossigeno. Studio teorico. Andrea Maranzana, Glauco Tonachini Dipartimento di Chimica, Università di Torino, Corso Massimo D‟Azeglio, 48, 10125 Torino andrea [email protected]; tel. 011-6707637 e [email protected]; 011-6707648 Keywords: 1) nanoparticelle carboniose; 2) ossidazione della fuliggine; 3) nucleazione; 4) atomi e molecole di ossigeno; 5) idrocarburi policiclici aromatici; 6) teoria del funzionale della densità L‟ossidazione di nanoparticelle carboniose, sia durante la loro nucleazione e crescita in am-biente di combustione, sia durante il successivo trasporto in atmosfera, ha un effetto sulla loro polarità e igroscopicità, e di conseguenza sul loro impatto sulla salute.[1,2] Le parti costituenti la nanoparticella hanno tratti strutturali in comune con gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e possono essere ossidate da una varietà di piccole specie come O, O2, O3, HO, NO, NO2, e NO3. In questo studio teorico, condotto usando la Teoria del Funzionale della Densità (DFT), estendiamo quanto precedentemente fatto su crescita e nucleazione,[3-6] proponendo-ci di contribuire a chiarire se nelle fasi iniziali della nucleazione questa possa essere mediata dall‟ossidazione da parte di O e O2. Quindi modelliamo l‟evoluzione iniziale di un sistema di dimensioni contenute (2 molecole di pirene) in presenza di atomi e molecole di ossigeno nel loro stato elettronico fondamentale e consideriamo diversi attacchi radicalici. I cammini di reazione sono definiti a livello DFT(M062X), e la definizione della termochimica permette di discutere gli effetti energetici ed entropici. La funzionalizzazione con gruppi ossigenati (fenolici, chetonici, epossidici), e l‟estensione del sistema attraverso il formarsi di ponti tra le componenti tipo-IPA, implicano non solo la formazione di legami CO e/o CC ma anche la presenza di intermedi radicalici -delocalizzati, la possibili omolisi di legami OO, e diversi gradi di impilamento delle componenti aromatiche (Figure 1 e 2). Lo studio rivela che ossida-zione e nucleazione sono profondamente intrecciate. Quando i due processi possono essere distinti e antagonistici, si può inoltre stimare il grado di competizione tra di essi. FIGURA 1 FIGURA 2 Bibliografia 1.S. di Stasio, J.B.A. Mitchell, J.L. LeGarrec, L. Bienner, M. Wulff “Synchrotron SAXS identification of three different size modes for soot nanoparticles in a diffusion flame” Carbon, 1267-1279, 44 (2006). 2.A. D‟Anna “Combustion formed nanoparticles” Proc. Comb. Inst. 593-613, 32 (2009). 3.A. Indarto, A. Giordana, G. Ghigo, G. Tonachini “Formation of PAHs and Soot Platelets: Multicon-figuration Theoretical Study of the Key Step in the Ring Closure-Radical Breeding Polyyne-based Mechanism” J. Phys. Org. Chem. 400-410, 23 (2010). 4.A. Indarto, A. Giordana, G. Ghigo, A. Maranzana, G. Tonachini “Polycyclic Aromatic Hydrocarbon Formation Mechanism in the Particle Phase. A Theoretical Study” Phys. Chem. Chem. Phys. 9429-9440, 12 (2010). 5.A. Giordana, A. Maranzana, G. Tonachini “A Theoretical Investigation of Soot Nanoparticle Inception via Coagulation. Energetic, Structural, and Electronic Features” J. Phys. Chem. C 1732-1739, 115 (2011). 6. A. Giordana, A. Maranzana, G. Tonachini “Carbonaceous Molecular Nanoparticle Inception from Radical Addition or Coagulation Involving PAH Systems. A Theoretical Study” J. Phys. Chem. C, 17237–17251, 115 (2011). 32 Influenza dell’ammoniaca nel processo di nucleazione: risultati dell’esperimento CLOUD Federico Bianchi1,*, Francesco Riccobono1, Josef Dommen1, Ernest Weingartner1, Urs Baltensperger1 1 Laboratory of Atmospheric Chemistry, Paul Scherrer Institut, Villigen, 5232, Svizzera * Corresponding author. Tel: +41 56 310-5387, E-mail:[email protected] Keywords: Nucleation rate, ammoniaca, raggi cosmici, acido solforico. CLOUD (Cosmics Leaving OUtdoor Droplets) e‟ un esperimento con sede al CERN di Ginevra che ha lo scopo di investigare la possibile influenza dei raggi cosmici sulla formazione di aerosol. I vari esperimenti sulla nucleazione vengono effettuati all‟interno di una “smog chamber” in acciaio dalle dimensioni di 26.1 m3. I raggi cosmici vengono simulati esponendo la camera a un fascio di pioni. La nucleazione e‟ un importante meccanismo di formazione secondaria degli aerosol in atmosfera e può essere responsabile della formazione del 50% di nuclei di condensazione, CCN. Precedenti studi hanno mostrato che l‟acido solforico (H2SO4) e‟ uno dei precursori principali in questo processo, nonostante cio‟, la presenza di altri gas può influenzare la velocità di nucleazione in funzione della loro concentrazione (per es. acqua, ammoniaca e terpeni). [1,2] Allo scopo di studiare in detteglio questo processo abbiamo effettuato esperimenti dove le concentrazioni di acido solforico, acqua e ammoniaca vengono variate all‟interno di un range che sia rilevante per le osservazioni atmosferiche. In questa presentazione verrano illustrati i risultati degli ultimi test effettuati all‟interno della collaborazione CLOUD mostrando l‟influenza che l‟ammoniaca ha nei confronti della nucleazione. I dati prodotti in laboratorio sono stati confrontati con le osservazioni atmosferiche evidenziando il fatto che ammoniaca e acido solforico da soli non possono spiegare il nucleation rate osservato in atmosfera [3]. Probabilmente la presenza di altri precursori (quali composti organici) puo‟ influenzare questo processo. Ringraziamenti: Ringraziamo il CERN per aver supportato CLOUD con importanti risorse tecniche e finanziarie e per aver fornito il fascio di particelle del CERN Proton Synchrotron. Questo lavoro è stato finanziato da: EC Seventh Framework Programme (Marie Curie InitialTraining Network "CLOUD-ITN" grant no. 215072, e ERC-Advanced "ATMNUCLE'' grant no. 227463), German Federal Ministry of Education and Research (project no. 01LK0902A), Swiss National Science Foundation (project nos. 206621_125025 and 206620_130527), Academy of Finland Center of Excellence program (project no. 1118615), Austrian Science Fund (FWF; project no. P19546 and L593), Portuguese Foundation for Science and Technology (project no. CERN/FP/116387/2010), e Russian Foundation for Basic Research (grant N08-02-91006-CERN). Bibliografia [1] A. Metzger et al., Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 107, 6646-6651, 2010. [2] D. R. Benson et al., Atmos. Chem. Phys., 11, 4755[3] J. Kirkby et al., Nature, 476, 429-U77, 2011 33 “Influenza della micrometeorologia sulla concentrazione di particolato atmosferico: risultati preliminari dopo un anno di osservazioni presso il campo sperimentale dell’ISAC CNR di Roma Tor Vergata” F.A.Scanzani1*, S. Narducci2, S. Argentini3, S. Solmi4 1 Univ. di Roma Tor Vergata di Roma – dottorando in Geoinformazione associato ISAC CNR Tor Vergata Roma, 00133; 2 Univ. di Roma Tor Vergata di Roma – Fisica dell’Atmosfera e Meteorologia; 3 ricercatore senior ISAC CNR Tor Vergata Roma 00133; 4 Orion Srl Padova - 35030 * Corresponding author. Tel: +06-92937182, E-mail:[email protected] Keywords: Particolato atmosferico, micrometeorologia, radiometria a microonde, PBL, PM10. L‟influenza della micrometeorologia sulla distribuzione spazio-temporale del particolato atmosferico nello strato limite atmosferico ha costituito uno degli obiettivi principali di una campagna di misura presso il campo sperimentale del CNR-ISAC di Roma Tor Vergata. La campagna si è svolta nel periodo compreso tra marzo 2010 ed aprile 2011. Per la misura della concentrazione dei PM10 (sampling rate 1 min) è stato utilizzato un analizzatore in tempo reale di particolato atmosferico (mod. 5030 SHARP della Thermo Scientific [1,2]) . Nel corso dello stesso periodo di osservazione sono stati acquisiti alcuni significativi parametri micro meteorologici (frequenza 10 Hz) ed i profili di temperatura atmosferica (ogni 10 min) tramite un radiometro a microonde (mod. MTP5 Polar della Attex) [3]. E‟ stata effettuata un analisi statistica dei dati sperimentali ed attraverso una regressione multipla [4,5] è stata stimata la variabilità giornaliera del PM10 in relazione alle diverse variabili meteorologiche esaminate [6], trascurando ogni altro contributo antropico. Dall‟analisi dei risultati è emerso che la concentrazione del assume valori minimi durante il giorno [7,8] in condizione di convezione sviluppata. Nel passaggio a condizioni neutrali e successivamente di stabilità termica (lo spessore massimo di norma non supera i 150 metri) si osserva un aumento della concentrazione del . Si è osservato come il modello di regressione sviluppato ben rappresenta le osservazioni. Per circa 20 giorni, appartenenti a periodi diversi dell‟anno, si sono osservate concentrazioni diurne superiori a quelle notturne [5,6]. In alcuni di questi casi l‟aumento nelle ore diurne del PM10 è stato ricondotto alla avvezione di particolato di origine antropica (locale) o di origine sahariana. Bibliografia: [1] F. A. Scanzani , F. Del Frate et al."Nefelometria: principi e suo impiego nella misura in tempo reale del particolato atmosferico" - 4 Convegno Nazionale sul Particolato Atmosferico PM2010” (Venezia,maggio2010). [2] F.A.Scanzani. et al. “Caratterizzazione dinamica della presenza di particolato atmosferico in ambiente urbano con impiego di un polverimetro light-scattering – radiometria Beta” – poster al “3° Convegno Nazionale sul Particolato Atmosferico PM2008” (Bari, ottobre 2008). [3] F.A.Scanzani “Passive microwave radiometer for measurements of the PBL‟s temperature profile”, workshop at DTU Risǿ Summer School : Remote Sensing for Wind Energy , (National Laboratory Press of Univ. of Denmark, DTU Roskilde 8-12 June 2009) [4] Hien,P.D., et al. “Influence of meteorological conditions on [5] [6] [7] [8] PM 2 ,5 and PM 2,510 concentrations during the monsoon season in Hanoi, Vietnam”, Atmospheric Environment, Elsevier Science Ltd., 36,(2002), 3473-3484 (2002), R.Vecchi, et al. “A study on nighttime–daytime PM10 concentration and elemental composition in relation to atmospheric dispersion in the urban area of Milan (Italy)” Atmospheric Environment 41 2136–2144 (2007) E.Gerharz, K. Henneböhl, et al. “Spatial and temporal variation of PM10 concentrations at the street level: a case study for the city of Münster” Institute for Geoinformatics, University of Münster(2002). I. Barmpadimos, C. Hueglin, et al. ”Influence of meteorology on PM10 trends and variability in Switzerland from 1991 to 2008 “- Published: 28 February 2011 Atmos. Chem. Phys., 11, 1813–1835, (2011) Salmond, J.A., McKendry I.G. “ A review of turbulence in the very stable nocturnal boundary layer and its implications for air quality”, Progress in Physical Geography, Edward Arnold Publisher Ltd., 29, 2 (2005), 171188 (2005). 34 Analisi dei flussi emissivi di particolato e CO2 in ambiente urbano mediante eddy-correlation: parametrizzazioni della sorgente “traffico” Daniele Contini1,*, Antonio Donateo1, Fabio Massimo Grasso1, Cosimo Elefante2 1 Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, U.O.S. di Lecce, CNR, Lecce, 73100 Università del Salento,Ripartizione Informatica, Viale Gallipoli 49, Lecce, 73100 * Corresponding author. Tel: +39-0832-298919, E-mail:[email protected] 2 Keywords: flusso di aerosol, flusso di CO2, eddy-correlation, emissioni da traffico Lo studio delle emissioni di aerosol e CO2 in ambiente urbano è importante per i potenziali effetti sul clima e sulla salute. Le aree urbane sono sorgenti di inquinanti in continua evoluzione a causa dell‟incremento del numero di abitanti e dell‟utilizzo di risorse naturali, fra cui i combustibili fossili. Il metodo della eddy-correlation (EC), applicato a misure ad alta risoluzione temporale, consente di valutare il flusso netto di particelle e gas rilasciati da una parte relativamente grande di una città, coprendo le diverse “sorgenti” ed i diversi “pozzi” esistenti nel loro ambiente naturale. La EC rappresenta una metodologia utile a valutare e caratterizzare le emissioni urbane, ed in particolare quelle da traffico veicolare, nelle reali condizioni operative. Tuttavia, tali misure sono ancora relativamente poco diffuse, per esempio, misure simultanee di flussi di particelle e di CO 2 sono disponibili soltanto in quattro città: Helsinki, Finlandia (Jarvi et al., 2009), Boulder, Colorado (USA) (Nemitz et al., 2008), Munster, Germania (Schmidt e Klemm, 2008) e Stoccolma, Svezia (Vogt et al., 2011). In questo lavoro si presenta una caratterizzazione delle concentrazioni e dei flussi di particelle e di CO2 nell‟area urbana di Lecce (Contini et al., 2012). I flussi positivi dominano rispetto alla deposizione e l‟area in esame si comporta come una sorgente di particelle con un flusso medio FN=71100 #/cm2s (mediana 64000 #/cm2s) ed un flusso medio di CO2 pari a FC=0.76 mg/m2s (mediana 0.46 mg/m2s). E‟ stato osservato un ciclo giornaliero e settimanale su FN ed FC che risulta ben correlato con l‟intensità del traffico TR (misurata con una telecamera ad infrarossi ed un software di “motion detection”). Questo indica che il traffico veicolare è la principale sorgente di CO2 e particelle nell‟area analizzata, tuttavia, l‟influenza del ciclo biogenico della CO2 è rilevabile sia nella misura delle concentrazioni sia in FC. Il rapporto FN/TR aumenta all‟aumentare della velocità di frizione e la concentrazione di particelle diminuisce. I flussi di particelle mostrano una dipendenza dalle condizioni di stabilità atmosferica. Queste correlazioni sono state utilizzate per sviluppare una parametrizzazione delle concentrazioni e dei flussi di aerosol, in funzione di TR e delle condizioni meteorologiche, che può essere impiegata per stimare le emissioni da traffico veicolare in condizioni operative reali per applicazioni nei modelli di dispersione e/o nei modelli climatici. Il rapporto FC/TR mostra una correlazione piuttosto limitata sia con la velocità di frizione sia con la stabilità atmosferica, quindi, la parametrizzazione di FC si è basata solo su TR. Bibliografia Contini D. et al., Atmospheric Environment, 25-35, vol. 46 (2012). Jarvi L. et al., Atmospheric Chemistry and Physics, 7847-7856, vol. 9 (2009). Nemitz E. et al., Aerosol Science and Technology, 636-657, vol. 42 (2008). Schmidt A., et al., Atmospheric Chemistry and Physics, 7405-7417, vol. 8 (2008) Vogt M. et al., Atmospheric Chemistry and Physics, 4851-4859, vol. 11 (2011). 35 Studio di eventi acuti con elevata risoluzione temporale: il caso delle Mascletas ad Alicante (Spagna) Giulia Calzolai1, Massimo Chiari1, Franco Lucarelli1*, Silvia Nava1, Eduardo Yubero2, Jose Nicolas2, Javier Crespo2 1 INFN Firenze e Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Firenze, Sesto Fiorentino (FI), 50019 2 Dipartimento di Fisica, Università Miguel Hernandez, Elche, Spain * Corresponding author. Tel: +0554572274, E-mail: [email protected] Keywords: fuochi d’artificio, eventi acuti, risoluzione oraria, composizione chimica. Las Hogueras de San Juan, la principale festività della città di Alicante (Sud-Est della Spagna), si svolge ogni anno dal 17 al 25 di Giugno e viene celebrata con l‟esplosione di una quantità incredibile di petardi e fuochi d‟artificio, in modo da produrre effetti non solo visivi ma anche di grande impatto sonoro. Le esplosioni sono caratterizzate dall‟essere tutte concentrate in un breve intervallo di tempo, ogni giorno alle 14:00, e quindi dal produrre concentrazioni di particolato atmosferico (PM) estremamente elevate per brevi periodi in un'area dove sono presenti migliaia di persone. Durante le celebrazioni del 2007 è stata effettuata una campagna intensiva di studio del PM, che ha incluso: campionamenti giornalieri del PM10, campionamenti orari delle frazioni fine e grossa del particolato tramite Streaker, misura delle distribuzioni dimensionali del numero di particelle tramite contatore ottico, campionamento del particolato con suddivisione in 12 classi dimensionali tramite impattare inerziale multistadio SDI (Dekati). In particolare, l‟analisi PIXE (Particle Induced X-ray Emission) dei campioni raccolti tramite streaker e Dekati ha permesso di ottenere la composizione elementare del particolato con risoluzione oraria e con suddivisione in classi dimensionali. Entrambe queste caratteristiche sono risultate particolarmente utili sia nella comprensione dei fenomeni di formazione e dispersione del particolato (distinzione fra emissioni dirette e indirette, quali il risolleva mento delle polveri, stima dei tempi di residenza, etc.) sia per una corretta valutazione dei livelli di qualità dell‟aria dal punto di vista degli effetti sulla salute; sono state evidenziate concentrazioni orarie estremamente elevate per particolari elementi nelle frazioni più fini e quindi più dannose per la salute; ad esempio le concentrazioni di picco nel PM2.5 dell' Al, del Cl, del K , del Ba hanno raggiunto valori fino a rispettivamente 35, 300, 500, 10 g/m3. Importante è risultato anche il contributo della polvere risollevata durante la festa, in particolare nella frazione più grossa del particolato 36 SAPUSS: Risolvere problemi di aerosol mediante l’uso sinergistico di diverse strategie a Barcelona, Spain Manuel Dall‟Osto1,2,4, A. Alastuey1, M. A. Pedemonte1, B. L. van Drooge1, M. Pandolfi1, M. C. Minguillon1, F. Amato1, T. Moreno1, J. Pey1, C. Reche1, M. Cusak1, M. Viana1, A. Roca1, J . Gietl2, D. Beddows2, Roy M. Harrison2, J. Wenger3, E. Mc Gillcuddy3, J. Sudou3, R. Healy3, D. Ceburnis4, G. Martucci4, C. O‟Dowd4, F. Lucarelli5, S. Nava5, J. L. Jimenez6, F. Gomez Moreno7, B. Artinono7, A. S. H. Prevot8, L. Pfaffenberger8, S. Frey9, F. Wilsenack10, S. Ng11, D. Worsnop11, D. Casabona Fina12, P. Jiménez Guerrero13 and X. Querol1 (1) IDAEA-CSIC, Barcelona (Spain), [IDAEA-CSIC, C/ LLuis Solé i Sabarís s/n 08028 Barcelona, Spain. Tel: +34 93 409 5410, Fax: +34 93 411 0012, e-mail: [email protected]] (2) University of Birmingham (UK), (3) University of Cork (Ireland), (4) NUIG Galway (Ireland), (5) University of Florence (Italy), (6) University of Colorado (USA), (7) CIEMAT, Madrid (Spain), (8) PSI (Switzerland), (9) Jenoptic (Germany), r Schutztechnologien (Germany), (11) Aerodyne inc (USA), (12) Area de Medi Ambient, Diputació de Barcelona (Spain), (13) Universidad de Murcia (Spain) Keywords: composizione chimica, risoluzione oraria, aerosol urbano. L‟aria urbana di Barcellona e‟ caratterizzata da elevati valori di particolato atmosferico, da un clima Mediterraneo mite e temperato e bassa dispersione di inquinanti. Durante l‟autunno del 2010, nell‟ambito del progetto SAPUSS, un vasto numero di tecniche per misurare proprieta fisiche e chimiche di inquinanti atmosferici fu usato per una intensa campagna di monitoraggio di un mese concomitantemente in sei siti diversi: una strada trafficata, due siti di fondo urbano, un sito di fondo regionale e due torri (150m and 450m s.l.m., Figure 1). L‟uso concomitante di due Aerosol Time-offlight Mass Spectrometer e due HR-Aerosol Mass Spectrometer - ATOFMS and AMS) fu impiegato assieme a metodi piu tradionali (11 captatori ad alto volume). I 600 filtri ottenuti furono analizzati mediante GC-MS, ICP-MS, PIXE, ICP-AES and EC/OC analysis. Altri tipi di strumenti furono impiegati come contatori di particelle, black carbon e cielometri. In questa presentazione: vengono mostrati I valori in tre dimendioni di PM1, PM2.5 ePM10, carbonio elementare e numero di particelle in modo da elucidare le sorgenti e il destino di particelle ultrafine. Due tipi di nucleazioni vengono discussi: regionale ed urbana. Viene in fine discussa la chimica del particolato atmosferico mediante risultati ottenuti da PMF/ART2a con HR-TOF-AMS e ATOFMS, con speciale attenzione a sorgenti antropogeniche (traffico, cucina). 37 Analisi PMF applicata a spettri ATOFMS di singola particella per la caratterizzazione del particolato atmosferico Chiara Giorio1,*, Andrea Tapparo1, Manuel Dall‟Osto2, Roy M. Harrison3, David C.S. Beddows3, Eiko Nemitz4 1 2 Dipartimento di Scienze Chimiche,Università di Padova, Padova, 35131, Italy Institute of Environmental Assessment and Water Research (IDÆA), Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC), Barcelona, 08028, Spain 3 Department of Geography, Earth and Environmental Sciences, University of Birmingham, Birmingham, B15 2TT, United Kingdom 4 Centre for Ecology & Hydrology, Bush Estate, Penicuik, Midlothian, EH26 0QB, United Kingdom * Corresponding author. Tel: +390498275180, E-mail: [email protected] Keywords: ATOFMS, analisi su singola particella, PMF, K-means, ART-2° L‟ATOFMS (Aerosol Time of Flight Mass Spectrometry) è una delle tecniche più potenti di caratterizzazione del PM in quanto permette di ottenere informazioni chimiche e dimensionali in tempo reale su singola particella [1]. Tuttavia, il trattamento dei dati ottenuti da tale strumentazione è molto impegnativo e viene tradizionalmente effettuato attraverso un‟analisi di classificazione, utilizzando procedure dedicate quali ad esempio K-means o la più sofisticata ART-2a (Adaptive Resonance Theory neural network). Al contrario, l‟analisi fattoriale, come ad esempio la PMF (Positive Matrix Factorization), è stata fino ad ora applicata solo a dati ATOFMS preventivamente classificati attraverso l‟utilizzo di un‟altra tecnica. Nel presente studio, per la prima volta, l‟analisi PMF è stata applicata agli spettri di massa su singola particella ottenuti in una campagna di misure condotta ad Harwell (UK), un sito di fondo rurale. L‟analisi PMF ha consentito di estrarre fattori rappresentativi delle principali specie chimiche o di classi importanti di sostanze presenti nelle particelle: sia specie inorganiche che importanti classi di composti organici. Infatti, l‟analisi PMF effettua una deconvoluzione degli spettri di massa ed estrae fattori molto ben caratterizzati sotto il profilo chimico [2]. Inoltre, per ogni componente estratta (fattore PMF) è possibile calcolare l‟andamento temporale in segnale strumentale, volume e numero equivalente di particelle, unitamente alla sua distribuzione dimensionale. La tecnica, in particolare attraverso lo studio delle correlazioni fra gli andamenti temporali dei fattori, si è rivelata uno strumento utile per lo studio dello stato di mescolamento delle particelle presenti in atmosfera. Lo studio è stato completato con un confronto tra i risultati di tre tecniche di trattamento dei dati: PMF, K-means e ART-2a. Si è così evidenziato che mentre quest‟ultime forniscono risultati sovrapponibili, dividendo le particelle in classi di similarità, l‟analisi PMF consente una deconvoluzione degli spettri di massa e l‟estrazione delle principali componenti chimiche delle particelle. Infine, l‟andamento temporale dei fattori PMF è stato confrontato con la concentrazione delle corrispondenti specie chimiche nel PM2.5 e nel PM1 evidenziando in generale una buona correlazione. Bibliografia [1] E. Gard et al., Anal. Chem. 4083-4091, 69 (1997). [2] C. Giorio et al., Atmos. Environ. Submitted for publication. 38 Identificazione di sorgenti marine e continentali del particolato atmosferico a Parigi mediante analisi ad alta risoluzione con AMS Crippa Monica1, DeCarlo Peter F.1, Slowik Jay G.1, El Haddad Imad1, Prévôt Andre. S. H.1, Baltensperger Urs1 1 Laboratory of Atmospheric Chemistry, Paul Scherrer Institut, PSI Villigen, 5232, Switzerland Corresponding author. Tel: + 41 56 310 4467, E-mail: [email protected] Keywords: AMS, source apportionment, inquinamento urbano, aerosol marino, PM2012, Perugia All‟interno del progetto MEGAPOLI un‟intensiva campagna di misura durante il mese di luglio del 2009 è stata condotta nella regione di Parigi per investigare la qualità dell‟aria della regione e il ruolo delle principali sorgenti emissive del particolato atmosferico. Le misure, effettuate in un sito di background urbano a 20 km a sud-ovest dell‟area metropolitana di Parigi, sono state condotte per caratterizzare la composizione chimica degli aerosol servendosi principalmente di un “High Resolution Time of Flight Aerosol Mass Spectrometer” (HR-ToF-AMS). I risultati delle analisi ad alta risoluzione sono discussi in questo lavoro sia in termini di composizione chimica che di source apportionment degli aerosol. La campagna di misura è stata caratterizzata da livelli di concentrazione di PM1 non refrattario molto bassi (pari in media a 3.3 μg/m3) dovuti all‟influenza di masse d‟aria oceanica. La composizione chimica del particolato includeva 57% di organici, 29% di solfati, 6% di nitrati, 8% di ammonio. L‟applicazione della “Positive Matrix Factorization” (PMF) ai dati ad alta risoluzione sia temporale che si massa fornita dall‟AMS hanno consentito la discriminazione di sorgenti continentali e marine degli aerosol organici. Le sorgenti identificate di emissione primaria sono associate al traffico (12%) e alla cucina (14.7%). La componente secondaria degli organici invece è stata descritta in termini di una frazione ossidata semivolatile (32.4%) e di una poco volatile (25.2%); in aggiunta una frazione secondaria proveniente dal mare è stata identificata (Fig.1). Un‟analisi di dettaglio in termini di rapporti elementari (O:C, H:C, OM:OC) e andamenti giornalieri delle singole sorgenti è quindi discussa. Infine, il source apportionment della frazione solfati ha consentito la loro ripartizione in una componente marina e una continentale, attribuzione che ha prodotto risultati coerenti con l‟analisi delle back trajectories. Il contributo relativo del solfato associato a masse d‟aria oceaniche è risultato essere in media su tutta la campagna pari al 48.9%, mentre quella continentale pari al 39.7%. Fig. 1- Correlazione tra la sorgente secondaria organica marina (MOA) e l’acido metano sulfonico (MSA). 39 Attuazione del D.Lgs 155/2010: Linee guida per le attività di QA/QC Maria Belli1,*, Damiano Centioli1, Sabrina Barbizzi1, Fabio Cadoni1, Stefania Gaudino1 1 ISPRA Servizio Metrologia Ambientale, Roma, 00128 * Corresponding author. Tel: +390650073206, E-mail: Maria Belli Keywords: Direttiva 2008/50/CE, QA/QC, PM10, PM2,5 Il D.Lgs 155/2010 affida ISPRA la predisposizione di una linea guida per l‟implementazione delle procedure di garanzia e controllo della qualità (QA/QC) per le misure della qualità dell‟aria ambiente. Questa linea guida è finalizzata a garantire criteri omogenei su tutto il territorio nazionale nell‟attuazione della D. Lgs 155/2010 e quindi massimizzare il livello di confidenza nei risultati di misura delle reti di monitoraggio. Per aumentare tale livello di confidenza la Commissione Europea ha definito nella Direttiva 2008/50/CE, recepita con il D.Lgs prima citato, i metodi analitici da utilizzare per le attività di monitoraggio e le incertezze obiettivo, definite come “obiettivi di qualità”, per i diversi metodi di misurazione. Tutte le procedure documentate, su cui si basa la garanzia qualità, e le attività periodiche di controllo qualità, hanno come principale finalità la verifica dell‟adeguatezza dei metodi di misura (rispetto agli obiettivi di qualità) e il mantenimento nel tempo di tale caratteristica. La stesura delle linee guida ha tenuto conto degli aggiornamenti intervenuti dalla pubblicazione della “Guida al manuale della qualità delle reti di rilevamento della qualità dell‟aria” predisposto dal CTN-ACE nel 2002 [1], utilizzata presso alcune ARPA/APPA per l‟implementazione del sistema qualità delle reti. Per quanto riguarda i criteri da adottare per il controllo di qualità periodico, sono state prese come riferimento le norme EN per i diversi metodi di misura indicati dalla Direttiva sopra citata, e nel caso in cui tali norme tecniche fossero in corso di revisione (PM10 e PM2,5), ISPRA ha tenuto conto degli sviluppi previsti per i criteri di QA/QC. Sulla base dei criteri riportati nella linea guida il gruppo di lavoro istituito dal Consiglio Federale del Sistema ISPRA/ARPA/APPA (gdl “Riferibilità delle misure della qualità dell‟aria” dell‟area A Armonizzazione dei metodi di analisi, campionamento e misura - metrologia ambientale) revisionerà e integrerà, ove necessario, le procedure operative già implementate nel Sistema Agenziale per le attività di QA/QC delle reti di monitoraggio. Alla stesura delle linee guida hanno partecipato, fornendo contributi e commenti al testo, APPA Bolzano, ARPA Lombardia, ARPA Piemonte, ARPA Toscana e ARPA Umbria. Il presente lavoro delinea i criteri principali da adottare per l‟assicurazione di qualità delle reti e per le procedure di controllo di qualità per le misure di PM10 e PM2,5. Bibliografia AUTORI VARI CTN-ACE GUIDA AL MANUALE DELLA QUALITÀ DELLE RETI DI RILEVAMENTO DELLA QUALITÀ DELL ’ARIA, 2002 40 Risultati preliminari della prima campagna intensiva del Progetto°Supersito nella regione Emilia-Romagna I. Ricciardelli1,*, S. Ferrari1, C. Maccone1, A. Trentini1, F. Scotto1, C. Sartini 1, D. Bacco3, S.°Gilardoni2, M.C. Facchini2, V. Poluzzi1 1 Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente (ARPA), Bologna, Italia 2 Istituto delle Scienze Atmosferiche e del Clima (ISAC), CNR, Bologna, Italia 3 Università di Ferrara, Dipartimento di Chimica, Ferrara, Italia Corresponding author: +39 051 396399, [email protected] Keywords: ultrafine aerosol, speciazione chimica dell’aerosol, distribuzione dimensionale, AMS. dN/dln(Dp), [#/cc] dN/dln(Dp), [#/cc] Il progetto Supersito ha come obiettivo il miglioramento delle conoscenze relativamente agli aspetti ambientali del particolato fine ed ultrafine presente in atmosfera, nelle componenti primarie e/o secondarie, al fine di avviare in Emilia-Romagna un programma sull‟impatto sanitario dell‟inquinamento atmosferico. Questo lavoro è parte integrante del progetto Supersito ed è finanziato dalla Regione EmiliaRomagna e dalla sua Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente con Delibera della Giunta Regionale ER n. 428/10. Lo studio mostra i risultati preliminari della prima campagna di misure intensive in cui vengono eseguite analisi di speciazione chimico-fisica dettagliata con una alta risoluzione temporale e misure meteorologiche. Le misure di tipo chimico-fisico sono state eseguite fra il 15 Novembre e il 7 Dicembre 2011 in due siti di campionamento. Il primo è un sito di background urbano (MS, Bologna) e il secondo è un sito rurale (SPC) a circa 30 Km a nord-est della città di Bologna. Le attività eseguite sono state: - speciazione chimica in tempo reale (materiale organico; ioni: solfato, nitrato, ammonio e cloruro) nel range da 40-600 nm impiegando uno spettrometro di massa per aerosol (WToF-HR Aerosol Mass Spectrometer System, Aerodyne), - misure di massa di PM2.5 e PM1 per mezzo della metodologia dell‟attenuazione - distribuzione dimensionale dell'aerosol (5.6-560 nm) utilizzando uno spettrometro di mobilità elettrica di particelle (FMPS, TSI-3091), - concentrazione numerica di aerosol per mezzo di un contatore ottico di particelle (OPC monitor, FAI Instruments), - speciazione di ioni, metalli, EC/OC e speciazione organica di IPA, Nitro-IPA, Oxi-IPA, zuccheri e acidi carbossilici. I dati mostrano differenze dovuti alla tipicità dei siti ed alla diversa persistenza di fenomeni di nebbia. Nella figura 1 è mostrata la distribuzione dimensionale dell‟aerosol (5.6-560 nm) in alcuni giorni caratteristici dal punto di vista meteorologico nei due siti di studio. Dp Dp Fig. 1 – Distruzione dimensionale dell’aerosol al MS (a) e SPC (b) nei giorni 27-28-29 Novembre 2011. 41 Speciazione in situ e in silico del materiale particolato F. Montanari1,*, D. B. Giaiotti1, E. Baiutti2, F. Moimas2 1 Arpa FVG – Centro Regionale di Modellistica Ambentale, Palmanova (UD), 33057 2 ARPA FVG – Dipartimento Provinciale di Udine, Udine, 3100 * Corresponding author. Tel: +39 0432 922679, E-mail:[email protected] Keywords: speziazione, source apportionment, levoglucosano, modelli fotochimici E' oramai assodato come la semplice determinazione gravimetrica del materiale particolato non sia sufficiente né per determinarne la reale pericolosità, né per individuare quali possano essere le sorgenti o classi di sorgenti sulle quali agire allo scopo di ridurne le concentrazioni per la tutela della salute pubblica. La speciazione chimica, condotta con tecniche di tipo HPEC-PAD mediante l'individuazione di traccianti fornisce utili indicazioni su quale sia la reale composizione chimica del materiale particolato, quindi indirettamente delle tipologie di sorgenti che hanno contribuito a costituire quel tipo di particolato, ma può soffrire della eccessiva sitospecificità del punto di campionamento oltre che, ovviamente, dei determinanti meteorologici. L'idea alla base dell'approccio integrato in situ e in silico (mediante simulazioni numeriche fotochimiche) è quella di mettere assieme tecniche analitiche profondamente diverse ma che, proprio per questo, possono sostenere con i propri punti di forza i complementari punti deboli. Mediante questo lavoro, i filtri raccolti in due mesi invernali (gennaio e febbraio 2011) a Udine sono stati analizzati nell'ambito del progetto Europeo iMOINTRAF! (ETC Alpine Space) allo scopo di determinare la frazione ionica e carboniosa del PM10. La componente carboniosa, a sua volta, è stata scorporata nella frazione organica ascrivibile alla combustione della legna, utilizzando il levoglucosano [1] come tracciante. I valori ottenuti mediante queste analisi sono poi stati utilizzati come confronto per i risultati ottenuti tramite la speciazione in silico, realizzata mediante il modello fotochimico FARM. Questa speciazione, in particolare, è stata realizzata mediante ripetute simulazioni numeriche condotte disperdendo le emissioni regionali sottraendo una tipologia di sorgenti alla volta (trasporto su gomma, attività industriali, combustione domestica, combustione domestica della legna, etc.) in modo da far emergere, in negativo, il peso della tipologia emissiva eliminata. I risultati ottenuti mediante simulazioni numeriche e speciazione chimica sono congruenti sia per quanto riguarda la stima del contributo della combustione domestica al materiale particolato che per il contributo del particolato secondario e confermano come questa integrazione di tecniche analitiche sia oltremodo promettente e funzionale. Queste valutazioni sono state utilizzate dalla Regione Friuli Venezia Giulia per la redazione del Piano di Azione Regionale sulla qualità dell'aria [2] Bibliografia [1] P. Fermo, A. Piazzalunga, R. Vecchi, G. Valli, M. A. De Gregorio, S. Marengo, 2007: Wood smoke contribution to aerosol concentrations in Northern Italy: levoglucosan determination by GCMS and HPAEC-PAD, European Aerosol Conference 2007, Salzburg, Abstract T13A070 [2] Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, 2012: Piano di Azione Regionale. (http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/AT9/ARG24/FOGLIA2/). 42 Analisi delle serie storiche di PM1, PM2.5 e PM10 nella provincia di Lecco Anna De Martini1*, Laura Carroccio1, Vorne Gianelle2, Silvia Becagli3, Roberto Udisti3 1ARPA Lombardia Dipartimento di Lecco, Via I Maggio 21/B,23848 Oggiono (LC) Lombardia Dipartimento di Milano, via Juvara, 22 Milano, 20129 3Università di Firenze Dipartimento di Chimica, Via della Lastruccia 3, 50019 Sesto Fiorentino (FI) * Corresponding author. Tel: +390341266885 E-mail: [email protected] 2ARPA Keywords: PM1, PM10, particolato secondario Il particolato atmosferico aerodisperso è costituito da una miscela di particelle solide e liquide, di diverse caratteristiche chimico-fisiche e dimensioni. E‟ormai accertato, che la frazione ultrafine ha un maggiore impatto sulla salute umana, potendo penetrare più profondamente nell‟apparato respiratorio. L‟ARPA Lombardia dal 2010 misura quotidianamente il PM10, il PM2.5 ed il PM1 in aria ambiente presso la stazione di monitoraggio della qualità dell‟aria di fondo urbano di Lecco (LeccoSora), situata in un‟area ad orografia complessa, rispettivamente con un analizzatore a raggi e due campionatori gravimetrici. La stazione di monitoraggio fornisce anche i parametri meteorologici più significativi. Da novembre 2006 il PM10 ed il PM2.5 vengono monitorati anche nella stazione da traffico di Merate (agglomerato urbano di Milano) da un analizzatore a raggi Lo studio ha come primo obbiettivo la determinazione dei livelli di concentrazione di massa per le varie frazioni di polveri, mostrando le differenze stagionali nei due anni di campionamento. Si è studiata la relazione tra la direzione del vento e i livelli di concentrazioni, evidenziando come il trasporto di massa d‟aria dal quadrante sud-est, ovvero dal bacino padano, determini generalmente un aumento delle polveri aerodisperse. Nella calda estate del 2010, le concentrazioni di PM1 sono risultate significativamente superiori a quelle della più piovosa estate del 2011, indicando una diversa formazione e efficienza di deposizione di particolato secondario nei due anni di campionamento. Per valutare il contributo delle componenti primarie e secondarie, a partire da gennaio 2012, si è cominciato a misurare il PM1 anche a Merate, provvedendo sulle diverse frazioni raccolte alle prime analisi in XRF e cromatografia ionica, per determinare rispettivamente le concentrazioni dei principali elementi e specie ioniche. 43 Il particolato atmosferico all’interno della metropolitana di Milano Cristina Colombi1, Vorne Gianelle1, Matteo Lazzarini1,*, Silvana Angius2 1 ARPA Lombardia Dipartimento di Milano, via Juvara, 22 Milano, 20129 ARPA Lombardia Settore Aria e Agenti Fisici, via Restelli, 3/1 Milano, 20124 * Corresponding author. Tel: +3902741300, +393402229537 E-mail: [email protected] 2 Keywords: PM10, Metropolitana, Indoor, Concentrazioni elementari Nei mesi di marzo e aprile 2010 è stata effettuata una campagna intensiva di misura della qualità dell‟aria all‟interno di sei stazioni della metropolitana di Milano. La campagna aveva lo scopo di quantificare le concentrazioni di PM10 presenti in questi ambienti e indagare le sorgenti di particolato. A tal fine sono state scelte due stazioni per ciascuna delle tre linee della metropolitana aventi caratteristiche architettoniche e ambientali differenti: per conformazione dei tunnel, architettura delle stazioni, vie di accesso ai mezzanini e alle banchine, circolazione dell‟aria, utilizzo dei mezzanini. In ciascuna stazione sono state effettuate per dieci giorni, contemporaneamente sulla banchina e al mezzanino, misure di PM10 mediante metodo gravimetrico e successiva analisi dei campioni in XRF per la determinazione degli elementi. Ogni campionatore è stato accoppiato ad un Optical Particle Counter (OPC) per la misura delle concentrazioni numeriche su intervalli temporali dell‟ordine del minuto. I periodi di campionamento sono stati quello di chiusura ed inattività delle linee (dalle 0 alle 6) e quello di apertura e circolazione dei treni (dalle 6 alle 15 e dalle 15 alle 24). I dati delle stazioni della rete di monitoraggio della qualità dell‟aria di Milano-Verziere e di MilanoPascal sono stati utilizzati come confronto. I risultati ottenuti hanno evidenziato concentrazioni in banchina durante le ore diurne da 3 a 8 volte quelle registrate in ambiente urbano, con valori maggiori nelle stazioni con tunnel più piccoli e con meno scambi d‟aria con gli ambienti superiori, mentre al mezzanino i valori sono sempre intermedi tra quelli della banchina e dell‟ambiente esterno. Le concentrazioni di massa di PM10 e le concentrazioni numeriche delle particelle sono sempre correlate al passaggio dei treni, che risulta quindi la principale sorgente di particolato, sia attraverso l‟effetto di produzione meccanica di nuove particelle, sia per risollevamento. L‟analisi degli elementi, evidenziando un forte arricchimento nelle concentrazioni in banchina di metalli come ferro, bario, manganese, antimonio, rame e zinco, associabili all‟usura del materiale rotabile, dei freni e dei cavi elettrici ha consentito di quantificare il contributo di tale sorgente. Gli ossidi di questi elementi, durante le ore di circolazione dei treni, rappresentano una percentuale di massa totale del PM10 misurato al livello delle banchine che varia tra il 40 ed il 75%. L‟effettuazione di misure in ambienti della metropolitana molto vari permette di concludere che, al di là dei meccanismi comuni di formazione del particolato per azione meccanica e di risollevamento dovuti al passaggio dei treni, rivestono un ruolo fondamentale nel determinare il livello delle concentrazioni di PM10 le caratteristiche degli ambienti in cui l‟inquinante si diluisce, rimescola, disperde e deposita. Bibliografia [1] C. Johansson et al., Particulate matter in the underground of Stockholm. Atmospheric Environment. Pagina 3-9, volume 37 (2003). [2] http://www.airparif.asso.fr/_pdf/publications/Rratp_20090701.pdf 44 Monitoraggio di PM2.5 e PM1 campionati in prossimità del termovalorizzatore di Rifiuti Solidi Urbani di Bologna M. Rossi1*, G. Bonafè2, F. Scotto2, A. Trentini2, L. Pasti3 1 ARPA, Rimini, 47923 Bologna, 40138 3 Dipartimento di Chimica, Università di Ferrara, Ferrara, 4412 * Corresponding author. Tel: +39 0541 319287, E-mail: [email protected] 2 ARPA, Keywords: PM2.5, PM1, Qualità dell’aria, Monitoraggio, modellistica (microscala), Impatto da impianti di incenerimento rifiuti La Regione Emilia-Romagna ha promosso una ricerca applicata chiamata Progetto Moniter (http://www.moniter.it). Uno degli obiettivi di progetto è stato quello di effettuare una campagna di monitoraggio allo scopo di acquisire nuove conoscenze della qualità dell‟aria in prossimità di un termovalorizzatore. Per fare questo sono state realizzate due campagne di monitoraggio in prossimità di un impianto con le seguenti caratteristiche: 600 tonnellate/giorno di capacità di incenerimento, due camini alti 80 metri e le migliori tecnologie disponibili per l‟abbattimento degli inquinanti, come da legislazione IPPC D.Lgs. 59/2005. La prima campagna è stata effettuata nell‟estate del 2008 e la seconda nell‟inverno del 2009. L‟impianto è posizionato in un‟area suburbana-rurale in prossimità di Bologna. Sono state installate otto stazioni di monitoraggio, una nel sito di background urbano e le altre sette in un dominio di 8x9 km2 intorno all‟impianto. Per il posizionamento delle stazioni è stato effettuato uno studio con un modello di dispersione gaussiano modificato (ADMS-Urban, CERC, Cambridge, UK), utilizzando le emissioni di PM10 come tracciante dell‟inquinamento [1]. Una prima stazione (MXW), che rappresenta una delle zone di alta ricaduta delle emissioni, è stata posizionata ad est dell‟impianto, lungo l‟asse della direzione principale dei venti; una seconda stazione (CTW), utilizzata come “controllo” della prima, è stata posizionata in un‟area interessata da una trascurabile ricaduta dovuta all‟impianto, ma avente un valore medio di tutte le immissioni extra-inceneritore simile a quello calcolato nel punto MXW. Con lo stesso principio sono state individuate altre due stazioni (MXS e CTS), con MXS posizionato ad ovest dell‟impianto. Le altre stazioni rappresentano differenti condizioni della qualità dell‟aria presenti nel dominio: MXD è un sito di alto traffico (situato nell‟area di più elevato inquinamento secondo la simulazione preliminare); MND è un sito rurale (situato nella zona di minimo inquinamento secondo la simulazione preliminare); CAS è rappresentativo di un‟area suburbana. GMA, posizionato fuori dal dominio e nell‟area dei Giardini Margherita, rappresenta il fondo urbano. Le campagne Moniter hanno riguardato l‟analisi di più di 130 specie chimiche. I dati sono stati processati con metodi statistici multivariati (PCA e Cluster Analysis), e i risultati di tali elaborazioni sono illustrati nel presente lavoro. Bibliografia Bonafè, G., Rossi, M. (2011) Proc of the.14th Int. Conf. on Harmonization within Atmospheric Dispersion Modelling for Regulatory Purposes. 45 Il monitoraggio delle polveri sottili a Roma: la rete tradizionale e la postazione alla sommità del canopy urbano R. Sozzi1, S. Ceradini2, F. Troiano2, A. Di Giulio2, F. Sacco2, S. Listrani2, F. Barbini2, S. Barberini1, A. Bolignano1, M. Morelli1 1ARPALazio (Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio - Servizio Tecnico) , Via Boncompagni, 101, Roma, Italia. 2ARPALazio (Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio - Sezione Provinciale di Roma) , Via G. Saredo 52, 00173, Roma, Italia. Email autore: [email protected] Per ottemperare a quanto richiesto dalla Direttiva 2008/50/CE, la valutazione della qualità dell‟aria del Comune di Roma, che comprende la città vera e propria e le zone rurali ai suoi margini, viene attualmente realizzata impiegando una rete di monitoraggio fissa, posta a livello del suolo, ed un sistema modellistico che assimila tutte le misure ottenute dalla rete. Ciò è vero per tutti gli inquinanti previsti dalla Direttiva Europea 2008/50 (e dal D.Lgs. 155/2010 che la recepisce) ed in particolar modo per il particolato sottile. Attualmente nel territorio del Comune di Roma la rete di monitoraggio di qualità dell‟aria è costituita da 13 stazioni equipaggiate, con particolare riferimento al particolato con 13 analizzatori PM10, 9 analizzatori PM2.5 e un analizzatore PM1. Inoltre, a livello sperimentale, è stata installata alla sommità della Sede di Rappresentanza di Arpa Lazio in centro città (in via Boncompagni) una postazione di misura dotata degli analizzatori di NOx, PM10, PM2.5, O3. Considerando che questa postazione si può ritenere collocata all‟estremità superiore del canopy urbano, l‟obiettivo dello studio è quello di valutare come, limitatamente al PM10, queste misure siano statisticamente correlate a quelle della rete fissa tradizionale. Innanzitutto, va sottolineato che le varie postazioni di misura campionano in un numero finito di punti della città la distribuzione continua di PM10 determinata sia dalle emissioni di particolato che dalle caratteristiche disperdenti dell‟atmosfera, entrambe variabili nello spazio e nel tempo, e la valutazione richiesta dalla normative è proprio la ricostruzione spaziale di questo campo di concentrazione medio giornaliero. Pertanto la prima attività realizzata è stata quella di evidenziare le interrelazioni tra i diversi tipi di stazioni di misura tradizionali, studiando statisticamente le concentrazioni medie giornaliere di PM10 disponibili per gli anni più recenti. Ciò è stato fatto impiegando alcuni indici statistici, come l‟indice di Lin e il coefficiente di correlazione di Pearson, attraverso i quali sono state evidenziare le affinità statistiche tra coppie di stazioni. L‟impiego di un semplice modello lineare di tipo geostatistico ha evidenziato, inoltre, come sia possibile ricostruire la serie storica di concentrazioni medie giornaliere di una postazione sulla base delle serie storiche rilevate in un numero ridotto di postazioni affini, con un livello di errore estremamente basso. Oltre a quantificare in maniera ancor più oggettiva l‟affinità tra le varie stazioni di misura, la metodologia si è dimostrata anche un consistente strumento per il gap filling delle serie storiche. Si è passati, poi, ad analizzare la serie storica rilevata presso la stazione di Boncompagni dall‟estate del 2010 a tutto il 2011. La sua collocazione all‟estremità superiore del canopy urbano, quindi non direttamente influenzata da emissioni da traffico, fa pensare che la qualità dell‟aria che in essa si può rilevare rappresenti statisticamente la media di ensemble di tutta la città. In effetti è quanto è stato rilevato dall‟analisi dei dati e l‟impiego del modello lineare ha inoltre quantificato il livello di affinità che tale stazione ha nei confronti delle varie postazioni della rete fissa. 46 Determinazione del contributo dell’aerosol marino alla frazione PM10 sulla costa ligure Tomaso Vairo1*, Mauro Quagliati1, Elena Pagani1, Monica Beggiato1, Annamaria Lantero1, Ruggero Della Penna1, Carla Devia1, Gino Vestri1 1 ARPAL, via Bombrini 8, 16100 Genova * Corresponding author. Tel: +390106437466, E-mail: [email protected] Keywords: Abstract Template, Aerosol Marino, PM10, PM2012, Perugia L‟interesse per la valutazione dell‟incidenza del sale marino sulle concentrazioni di PM10, quale contributo naturale, discende dalla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell‟aria. I “contributi da fonti naturali” sono qui definiti come le “emissioni di inquinanti non causate direttamente o indirettamente da attività umane, inclusi eventi naturali quali eruzioni vulcaniche, attività sismiche, attività geotermiche, incendi spontanei, tempeste di vento, aerosol marini o trasporto o risospensione atmosferici di particelle naturali dalle regioni secche”. La direttiva precisa che “i contributi da fonti naturali possono essere valutati, ma non possono essere controllati. Pertanto, qualora i contributi naturali a inquinanti nell‟aria ambiente possano essere determinati con sufficiente certezza e qualora i superamenti siano dovuti in tutto o in parte a tali contributi naturali, questi possono essere detratti, alle condizioni previste dalla presente direttiva, al momento della valutazione del rispetto dei valori limite della qualità dell‟aria.” In particolare, Articolo 17, “gli Stati membri trasmettono alla Commissione, per un determinato anno, l‟elenco delle zone e degli agglomerati nei quali il superamento dei valori limite per un determinato inquinante è imputabile a fonti naturali. Gli Stati membri forniscono informazioni sulla concentrazione e sulle fonti, nonché elementi che dimostrino come il superamento sia imputabile a fonti naturali” e “nei casi in cui la Commissione è informata di un superamento imputabile a fonti naturali (…), detto superamento non è considerato tale ai fini della presente direttiva". La valutazione del contributo del sale marino alle concentrazioni di PM può essere effettuata tramite la determinazione del PM10 su filtro e sua successiva speciazione chimica mediante analisi di laboratorio. Tale procedura può risultare però molto dispendiosa, se eseguita in continuo ed in maniera permanente. Alternativamente è possibile valutare le concentrazioni facendo ricorso a strumenti modellistici che correlino la concentrazione di sale marino depositato sui filtri PM10 a parametri meteomarini e morfologici della costa. In questa prospettiva, partendo da precedenti esperienze, si è cercato di mettere a punto un modello in grado di prevedere la quantità di aerosol marino che viene emesso a seguito del frangimento delle onde sulla costa. Tale modello, partendo dai dati meteo-marini, quali direzione e altezza dell'onda, direzione, velocità, e persistenza del vento, risulta in definitiva finalizzato a stimare la quantità di sale che, sottoforma di aerosol marino, contribuisce alla frazione PM10 in atmosfera. La correlazione è stata ricavata attraverso l'elaborazione di un set di dati sperimentali, derivanti dall'analisi diretta dei filtri per il particolato atmosferico, attraverso regressione, al fine di trovare una relazione funzionale tra le variabili misurate. Il set di dati di partenza era piuttosto ridotto, in quanto concentrazioni significative di sale nella frazione PM10 si riscontravano soprattutto in presenza di condizioni di mareggiata. Allo stato attuale, con un aumento dei dati campionari a disposizione, è in corso un affinamento del modello, al fine di ottenere una convergenza sempre maggiore. Nel presente lavoro vengono illustrate le attività svolte al fine di acquisire i dati necessari alla definizione del modello e viene ipotizzato un prototipo di formula di correlazione tra i dati sperimentali ricavati dall‟analisi dei filtri PM10 e quelli previsionali forniti dal modello. 47 Clorofilla-a ed altri prodotti satellitari come strumenti predittivi della frazione organica nello spray marino submicronico 1 1 1 2 3 Matteo Rinaldi *, Sandro Fuzzi , Stefano Decesari , Salvatore Marullo , Rosalia Santoleri , Antonello 4 4 5 5 Provenzale , Jost von Hardenberg , Darius Ceburnis , Colin D. O‟Dowd , Maria Cristina Facchini 1 1 Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per le Scienza dell’Atmosfera e del Clima, Bologna, 40129 2 ENEA, Frascati, 00044. 3 4 Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per le Scienza dell’Atmosfera e del Clima, Roma, 00133 Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per le Scienza dell’Atmosfera e del Clima, Torino, 10133 5 School of Physics & Center for Climate and Air Pollution Studies, National University of Ireland, Galway. * Corresponding author. Tel: +39051639558, E-mail:[email protected] Keywords: Aerosol marino, POA, spray marino, modelli globali I primi tentativi di includere la frazione organica dello spray marino in modelli a larga scala sono basati sull‟uso di mappe satellitari di concentrazione della clorofilla in superficie come proxy per l‟attività biologica oceanica. Tali studi, basati su mappe con risoluzione temporale di un mese, riportano una limitata correlazione (massimo 0.55) tra la concentrazione superficiale della clorofilla ed il contributo percentuale in massa di sostanza organica nello spray marino (OM ) [1,2]. Ciò ha portato ad ipotizzare SS che la clorofilla potesse non essere il miglior proxy per la suddetta applicazione. Nel presente lavoro, dati di composizione chimica di aerosol marino submicronico, ottenuti presso la stazione di Mace Head (Irlanda), dal 2002 al 2009, sono stati utilizzati per calcolare OM . Dati SS satellitari di concentrazione di clorofilla-a (Chl-a), coloured dissolved and detrital organic materials absorption (CDM) e concentrazione di particulate organic carbon (POC), con risoluzione spaziale di 1° e risoluzione temporale giornaliera, sono stati ottenuti da ESA Globcolor. La tecnica multichannel singular spectrum analysis (MSSA) è stata utilizzata per riempire i vuoti nei set di dati dovuti alla copertura nuvolosa. Per ciascun campione di aerosol, è stata creata una mappa media di Chl-a, CDM e POC, grazie alla quale è stato possibile calcolare il coefficiente di correlazione tra OM ed i vari prodotti satellitari per SS ciascun punto di un dominio che copre il Nord Atlantico Orientale, ottenendo delle mappe di correlazione. Il nuovo approccio ha permesso l‟individuazione della zona oceanica che esercita la maggior influenza sulle proprietà chimiche dello spray marino misurato a Mace Head, compresa tra 47 e 57° N e 14 e 24° W. È stata, così, ottenuta una relazione lineare tra OM e Chl-a, caratterizzata da un coefficiente di SS correlazione di 0.73, mentre i coefficienti di correlazione per CDM e POC sono risultati di 0.68 e 0.69, rispettivamente. Questi risultati premettono di concludere che Chl-a è attualmente il miglior proxy da utilizzare per predire l‟arricchimento di sostanza organica nello spray marino submicronico. Il presente lavoro ha permesso di elaborare una nuova, più attendibile, funzione sorgente per l‟aerosol organico primario marino, da utilizzare in modelli a scala globale o regionale. Bibliografia [1] O‟Dowd et al., Geophys. Res. Lett. L01801, 35 (2008). [2] Vignati et al., Atm. Env., 670, 44 (2010). 48 Analisi PMF applicata a flussi di deposizione atmosferica in un area limitrofa ad un inceneritore per RSU Elisa Venturini1,*, Ivano Vassura1, Laura Ferroni2, Fabrizio Passarini1 e Luciano Morselli1 1 Dipartimento di Chimica Industriale e dei Materiali, Università di Bologna; 40136 Bologna 2 Università di Bologna, Polo di Rimini, Via Angherà 22, 47900, Rimini * Corresponding author. Tel: +39 0541 434483, E-mail:[email protected] Keywords: Positive Matrix Factorization (PMF), Metalli, Ioni solubili, Deposizioni atmosferiche Tra gli obiettivi principali degli studi sulle PM in atmosfera vi è la determinazione dei possibili impatti che tale inquinante può avere sull‟uomo per inalazione. Al fine di valutarne l‟impatto anche sugli ecosistemi nel loro complesso è importante studiare i flussi di deposizione al suolo dei contaminanti che sono trasportati dalle PM. Altresì è importante stimare il contributo delle singole sorgenti attraverso reti di monitoraggio adeguate [1] e strumenti statistici di source apportionment. Tra i diversi strumenti disponibili il Chemical Mass Balance (CMB) ha il grande vantaggio di poter essere applicato anche quando si hanno pochi campioni, ma richiede una completa conoscenza degli inventari di emissione e comporta dei problemi nel caso di traccianti reattivi in atmosfera. I metodi di analisi fattoriale bypassano questi problemi, seppur richiedano una grande quantità di campioni e sia necessario valutare quale sorgente sia rappresentata da ciascun fattore. La Positive Matrix Factorization (PMF) consiste in un nuovo approccio rispetto alla classica Analisi delle Componenti Principali (PCA), con il vantaggio di poter associare le incertezze sulla misura e trattare i dati sotto al limite di quantificazione [2, 3]. Scopo di questo lavoro è valutare, tramite l‟applicazione dell‟analisi PMF, il contributo dell‟inceneritore di RSU di Coriano (RN) e delle altre fonti emissive al carico di metalli pesanti e ioni solubili presenti nei flussi di deposizione secca e umida dell‟area. Dal 2006 al 2010 le deposizioni atmosferiche bulk (wet + dry) di contaminanti inorganici sono state determinante mensilmente in 4 siti di campionamento. Questi sono stati collocati in zone più o meno colpite dalla ricaduta delle emissioni dell‟impianto, sulla base dei risultati di un modello matematico di dispersione degli inquinanti (Calpuff). Oltre all‟inceneritore, l‟area di studio è soggetta all‟apporto di contaminanti derivanti dalle emissioni della città costiera di Riccione (traffico autoveicolare e riscaldamento domestico) e della vicina autostrada A14. I risultati mostrano che l‟area di studio è soggetta a una bassa contaminazione degli inquinanti analizzati. I flussi di deposizione non mostrano un carico maggiore di contaminanti ai siti più influenzati dalle ricadute delle emissioni dell‟impianto. L‟analisi PMF indica in sorgenti terrigene l‟apporto preponderante per i flussi di deposizione di metalli pesanti. In conclusione, l‟inceneritore non risulta la principale fonte di inquinanti inorganici nell‟area di studio, che è caratterizzata da una contaminazione omogenea e riconducibile all‟area urbana. Si ringrazia HERA S.p.A. per il suo supporto tecnico e di finanziamento al progetto di ricerca. Bibliografia [1] A.Colombo et al., Chemosphere 1224-1229, 77 (2009). [2] P.K.Hopke, A guide to Positive Matrix Factorization, Unpublished document (2000) [3] M.Pandolfi et al., Atmos. Environ. 9007–9017, 42 (2008) 49 Progetto LEnS (PRIN 2008): Stima dei fattori di emissione e caratterizzazione chimica delle emissioni di piccoli impianti di combustione dei pellet Manuela Anzano1, Gianpiero Barbieri5, Pierluigi Barbieri2 *, Elena Collina1, Sergio Cozzutto5, Marina Lasagni1, Andrea Piazzalunga1, Demetrio Pieta1 1 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Milano Bicocca, Milano, 20126 2 Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche, Università degli Studi di Trieste, Trieste, 34127 3 ARCo Solutions srl, Spin off dell’Università degli Studi di Trieste, Trieste, 34127 * Corresponding author. Tel: +3940 5583995, E-mail: [email protected] Keywords: combustione della legna, fattori di emissione, profili di emissione Recenti studi [1] hanno dimostrato come la combustione della legna sia attualmente una importante sorgente di particolato atmosferico anche in aerea urbana e come questa sorgente influenzi la concentrazione atmosferica di composti potenzialmente pericolosi per la salute umana (i.e. IPA, PCDD e PCDF?) [2]. Una corretta valutazione del contributo della combustione della legna alle concentrazioni di particolato atmosferico richiede la disponibilità di fattori di emissione rappresentativi degli impianti presenti sul territorio e della tipologia e quantità di legna utilizzata. Ad oggi la disponibilità di dati prodotti in Italia è ancora limitata e, inoltre, bisogna considerare l‟evoluzione tecnologica dei sistemi di combustione e l‟espansione del mercato, in particolare delle biomasse pellettizzate [3]. All‟interno del progetto LEnS (Legno, Energia e Salute – PRIN 2008) è stato realizzato un banco di prova per il campionamento delle emissioni da impianti commerciali per la combustione domestica di legna o pellet. Il campionamento delle particelle avviene a valle di un tunnel a diluizione completa, costruito secondo lo standard del metodo EPA 5G [4], e strumentato con controlli in continuo del rapporto di diluizione e dei principali parametri gassosi (CO/CO2, O2, NOx, COV). Il particolato emesso viene campionato a valle della diluizione mediante un impattore multistadio, rispondente alle specifiche VDI 2066 Part. 10 ed EN 13284-1, che segrega dimensionalmente le particelle (>10µm, 10µm–2.5µm, <2.5µm). I composti organici semivolatili vengono campionati mediante un treno filtro/condensatore/materiale adsorbente; i composti organici volatili mediante fiale contenenti Tenax. I campioni di particolato atmosferico sono sottoposti a una caratterizzazione chimica approfondita: ioni, metalli, IPA, carbonio organico ed elementare, PCDD/F. In questo lavoro vengono presentati i fattori e i profili di emissione ottenuti nella combustione di pellet di abete e faggio. Le emissioni di PM risultano in linea mediamente con le stime riportate in letteratura, con prestazioni migliori per il pellet di abete. La buona efficienza di combustione di questi impianti viene evidenziata dal fatto che, nelle particelle emesse, la componente carboniosa è inferiore al 10%. Bibliografia [1] Piazzalunga A. et al., Atmospheric Environment 6642, 45, 2011 [2] Belis C. et al., Atmospheric Environment 7266, 45, 2011 [3] Sikkema R. et al., Bioproducts and Biorefining 250, 5, 2011. [4] USEPA Method 5G: Determination of particulate matter emissions from wood heaters. 50 Sorgenti urbane: influenza del combustibile sulle emissioni veicolari Monica Filice1,2,*, Pierantonio De Luca2, Giancarlo Costantino2 1 Activa Società di Ingegneria,via dell’Uguaglianza,1 Castrolibero (CS), 87040 2 Università della Calabria,via P.Bucci cubo 46/B, Rende (CS), 87036 * Corresponding author. Tel: 0984 853968, E-mail: [email protected] Keywords: Diesel Particulate Matter, Veicoli, Combustibile Diesel, Bludiesel, g/m3 Molteplici studi mettono in evidenza come la qualità dell‟aria urbana può essere influenzata dalla dislocazione delle sorgenti veicolari e dalla tipologia di combustibile utilizzato. La formazione del particolato, emesso come particelle agglomerate, microgocce di acqua e idrocarburi condensati[1] può essere influenzata dalla durata del processo di combustione e dal tempo di ritardo ignizionecombustione [2]. Il particolato emesso nei gas di scarico dei veicoli diesel (dpm, diesel particulate matter) è costituito da strutture irregolari, composte da microsfere di diametro variabile [3]. Per ridurre l‟impatto dei veicoli, l‟Unione Europea interviene riducendo gli standard di emissione, proponendo interventi sulla meccanica dei mezzi e sui combustibili. L‟obiettivo del presente studio è quello di quantificare il ruolo della temperatura-motore sull‟emissione di un veicolo diesel in funzione del combustibile utilizzato (tradizionale o alternativo). La sperimentazione è stata condotta con una Opel Zafira 2.0 TDI, alimentata con due differenti combustibili: gasolio diesel tradizionale e gasolio a basso tenore di zolfo (Agip, bludiesel). Individuati due cicli di monitoraggio (caldo-freddo); le dpm sono state raccolte per entrambi i combustibili, aspirando le emissioni a circa 30 cm dal tubo di scappamento, con filtri in misto estere di cellulosa (metodo gravimetrico), flusso d‟aria 20 l/min e tempo di prelievo 2 min. Per valutare l‟influenza della temperatura-motore sulle emissioni prodotte il campionamento è stato effettuato in due differenti condizioni: -Ciclofreddo: prima accensione del veicolo. Confronto diesel/bludiesel 3000 motore freddo -Ciclocaldo: veicolo acceso per 2 ore. 2500 motore caldo I risultati gravimetrici mostrano che il gasolio 2000 1500 alternativo registra valori più alti di concentrazione 1000 indipendentemente dalla temperatura del motore, 500 probabilmente dovuto a una peggiore efficienza di 0 diesel bludiesel combustione. Il confronto fra i due cicli di campionamento mostra due tendenze. Le emissioni del combustibile diesel tradizionale sono maggiori in condizioni operative Ciclofreddo, mentre le emissioni del combustibile diesel alternativo sono maggiori in sono maggiori in condizioni operative Ciclocaldo. Questi risultati suggeriscono di considerare la scelta dell‟utente come fattore di rischio sociale (FrS), che può influenzare le emissioni veicolari. La speciazione del FrS può diventare un elemento di valutazione dell‟impatto individuale sulla qualità dell‟aria in quanto. Studi futuri saranno rivolti alla caratterizzazione chimico-fisica dei campioni, al fine di quantificare l‟impatto della scelta individuale. Bibliografia [1]. F.A. Lafossas et al., Oil & Gas Science and Technology, 479-494, Vol. 63 (2008) [2]. J. Heejung et al., Aerosol Science and Technology, 1129–1135,39, (2005) [3]. M. Filice et al., Environmental Engineering and Management Journal, 1407-1412, Vol. 8, n. 6, (2009) 51 Marker molecolari e stima delle sorgenti di PM2.5 in 3 siti del Nord Italia mediante modello recettore CMB. Perrone M.G.1, Larsen B.R.2, Ferrero L.1, Sangiorgi G.1, De Gennaro G.3, Udisti R.4, Zangrando R.5, Gambaro A.5,6 and Bolzacchini E.1 1Research Center POLARIS, University of Milano-Bicocca, DISAT, P.zza della Scienza 1, 20126 Milan 2European Commission Joint Research Center, IHCP, Via E. Fermi 2749, Ispra (VA) 21020, Italy 3Department of Chemistry, University of Bari, Via Orabona 4, 70126 Bari, Italy 4Department of Chemistry, University of Florence, Via della Lastruccia 3, 50019 Sesto F.no, Florence 5 Institute for the Dynamics of Environmental Processes-CNR, Dorsoduro 2137, 30123 Venice, Italy 6Department of Environmental Sciences, University of Venice, Santa Marta 2137, 30123, Venice, Italy * Corresponding author. Tel: +39 02 64482814,, E-mail:[email protected] Keywords: PM2.5, source apportionment, CMB, molecular marker Durante 3 anni (2006-2009) sono state svolte campagne di misura estese per la misura della concentrazione e composizione chimica di PM2.5 in 3 siti del Nord Italia: un sito urbano (Milano, MI), un sito rurale (Oasi Le Bine, OB) e un sito remoto di alta quota (Alpe San Colombano, ASC, m. 2280 slm). I campioni di PM2.5 sono stati analizzati per: EC, OC, ioni inorganici, elementi, alcani lineari C20-C32, acidi mono e dicarbossilici C2-C5, levoglucosano LEVO e idrocarburi policiclici aromatici IPA [1]. E‟ stato utilizzato in un modello recettore CMB (Chemical Mass Balance; CMB8.2-EPA) per la stima delle sorgenti di PM2.5 nei 3 siti, e nelle diverse stagioni. In particolare, sono stati considerati 13 marker di sorgenti (fitting species: Al, Si, Fe, Pb, EC, LEVO, C29, C31, BbF, BkF, BeP, IcdP, BghiP) per la stima di 5 sorgenti primarie di OC (combustione di biomasse, combustione di gas naturale, contributo primario della vegetazione, risospensione, traffico), da cui è stata ricostruita la stima delle 5 sorgenti primarie e 4 secondarie (ammonio, solfato e nitrato secondario; organico secondario) alle concentrazioni di PM2.5. Un aspetto critico in uno studio di source apportionment mediante modello CMB è la disponibilità di profili di sorgente che siano rappresentativi delle emissioni aggregate per un certo tipo di sorgente e delle reali condizioni per i siti recettori considerati. In questo studio sono stati utilizzati profili di sorgente sperimentali rappresentativi delle reali condizioni del Nord Italia, dove disponibili (traffico, combustione di biomassa e risospensione) [2][3], e profili compositi da dati di letteratura. Sono stati quindi effettuati studi di sensibilità per i risultati del modello CMB, in relazione alla scelta di diversi profili di sorgente selezionati, in particolare traffico e combustione di biomassa. La sorgente traffico è stimata come la sorgente primaria principale (17-24%) alle concentrazioni di PM2.5 in MI, in tutte le stagioni, insieme al contributo del secondario inorganico ed organico (2154%). La sorgente combustione delle biomasse è un contributo importante in MI in autunno ed inverno, ed è la principale sorgente primaria di PM2.5 nel sito rurale di OB (8 -5 g m-3 a MI e OB nei mesi freddi). La combustione delle biomasse è un contributo importante anche alle elevate concentrazioni di IPA misurate in campioni di PM2.5 nella stagione fredda. Bibliografia [1] Perrone et al., Science of The Total Environment, 414, 343-355 (2012) [2] Belis et al., Atmospheric Environment, 39, 7266-7275 (2011) [3] Colombi et al., Chemical Engineering Transactions, 22, 233-238 (2010) 52 Analisi di 14C su OC ed EC in campioni di aerosol e identificazione delle sorgenti in un sito urbano in nord Italia. V. Bernardoni1, G. Calzolai2, M. Chiari2, M. Fedi2, F. Lucarelli2, S. Nava2, A. Piazzalunga3,§, F. Riccobono1, #, F. Taccetti2, G. Valli1, R. Vecchi1 1 Dip. di Fisica, Università degli Studi di Milano e INFN, Milano, 20133 Dip. di Fisica e Astrofisica, Università degli Studi di Firenze e INFN, Sesto Fiorentino, 50019 3 Dip. di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 § ora: Dip. di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università di Milano-Bicocca, Milano, 20126 # ora: Laboratory of Atmospheric Chemistry, Paul Scherrer Institut, Villigen PSI, Svizzera, 5232 * Corresponding author. Tel: +39 02 50317496, E-mail: [email protected] 2 Keywords: Aerosol carbonioso, radiocarbonio, protocolli termici. Il carbonio è uno dei principali costituenti dell‟aerosol atmosferico ed è importante per i suoi effetti su salute, qualità dell‟aria, visibilità e bilancio energetico terrestre. In questo contesto, diventa fondamentale sviluppare tecniche analitiche e di modellistica in grado di separare i contributi di origine naturale e antropica. Misure di radiocarbonio (14C) sulle frazioni organica ed elementare del carbonio (OC ed EC) possono aiutare nella distinzione tra il contributo da combustione di legna/biomasse e quello di origine naturale, entrambi “moderni” [1]. I limiti di questo approccio risiedono nella necessità di conoscere il rapporto OC/EC alla sorgente, nelle difficoltà legate all‟identificazione del contributo secondario derivante da legna/biomasse e nella separazione di OC ed EC richiesta dalle analisi di 14C per la determinazione della fraction of modern carbon (fm). Bisogna notare che OC ed EC, allo stato dell‟arte, hanno una definizione operativa e la loro separazione diventa quindi un punto chiave nelle analisi di 14C. Questo lavoro è volto allo studio dell‟effetto di diversi protocolli termici sulle misure di 14C eseguite su OC ed EC in campioni di aerosol atmosferico. Alcuni miglioramenti agli approcci tradizionali per la determinazione di fm(OC) ed fm(EC) sono stati proposti e testati utilizzando un‟opportuna linea di preparazione campioni [2]. Per quanto riguarda la determinazione di fm(EC), solitamente eseguita dopo un unico step di precombustione in ossigeno a T<400°C, proponiamo l‟aggiunta di uno step in Elio (750°C) per la rimozione di possibili composti organici refrattari che non possono essere fatti evolvere in ossigeno senza causare un‟importante perdita di EC. Per quanto riguarda la determinazione diretta di f m(OC), essa può essere difficile a causa della pirolisi. Proponiamo quindi di ricavarla mediante due possibili approcci alternativi: il primo si basa su misure di fm(EC) ed fm(TC), mentre l‟altro si basa sulla determinazione fm sulle componenti solubile e insolubile dell‟OC. I due approcci hanno mostrato un ottimo accordo nelle prove effettuate. I nostri test sono stati eseguiti su campioni raccolti in un‟area fortemente inquinata (Milano) durante il periodo invernale. I valori di fm(OC), fm(EC) e fm(TC) ottenuti nei nostri test sono stati usati per la prima volta in quest‟area per ottenere informazioni sulle sorgenti di particelle carboniose. Il contributo primario da combustione da legna all‟OC è stato stimato nel 18% circa nel periodo considerato. Si sono inoltre usati approcci di letteratura per stimare il contributo secondario da combustione di legna e quello di altre sorgenti moderne in area urbana. Ciò ha permesso di dare una stima del contributo di origine naturale (15% circa del TC) nei periodi invernali considerati. Bibliografia [1] Szidat, S., et al., Journal Geophys. Res. D07206, 111 (2006). doi:10.1029/2005JD006590. [2] Calzolai, et al., Nucl. Instr. and Meth. 203-208, B269, (2011). 53 Monitoraggio delle emissioni di origine aeroportuale: Marco Polo (Venezia), Antonio Canova (Treviso) G. Valotto1,*, D. Bassano2, E. Pecorari1, E. Rampado3, G. Rampazzo1, S. Sollecito2, S. Squizzato1 1 Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatiche e Statistiche, Venezia, 30123 2 SAVE S.P.A., Aeroporto Marco Polo, Tessera-Venezia, 30173 3 Ente Zona Industriale di Porto Marghera, Marghera-Venezia,30175 * Corresponding author. Tel: +390412348595, [email protected] Keywords: emissioni aeroportuali gassose, PM10, PM1 L‟Università Ca‟ Foscari (Venezia), in collaborazione con SAVE S.p.A. ed Ente Zona Industriale di Porto Marghera (EZI) ha promosso un progetto che ha per obiettivi il monitoraggio della qualità dell‟aria nell‟area di Tessera e la stima del contributo emissivo dell‟aeroporto Marco Polo per i seguenti motivi: i) la sorgente “aeroporto” (infrastrutture, servizi, velivoli, traffico automobilistico indotto) contribuisce alla variazione delle concentrazioni di diversi contaminanti atmosferici; ii) l‟aeroporto Marco Polo, il cui traffico merci e passeggeri è fra i più elevati d‟Italia, è localizzato nei pressi della laguna Veneta che costituisce un complesso e delicato ecosistema; iii) con la direttiva 2008/101/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 dicembre 2008 che modifica la direttiva 2003/87/CE le attività di trasporto aereo vengono incluse nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra. Tale progetto è iniziato alla fine del 2008 e da giugno 2009 sono monitorate in continuo le concentrazioni di SO2, PM10, O3, NO, NOX NO2, CO, CH4, idrocarburi non metanici e le principali variabili atmosferiche (direzione e velocità del vento, radiazione solare incidente, temperatura, precipitazioni). Il sito di campionamento è stato scelto elaborando i dati del traffico aereo in funzione delle variabili meteorologiche, caratterizzando la dispersione degli inquinanti con modelli di calcolo e individuando i punti di massima ricaduta dei contaminanti gassosi immessi in atmosfera dagli aerei durante il normale ciclo di atterraggio e decollo al di sotto dei 1000 metri di quota. Inoltre da luglio 2010 a luglio 2011 è stato campionato il particolato atmosferico PM1 con due campionatori siti in prossimità della pista. Infine in occasione della chiusura dell‟aeroporto di Treviso (1 giugno – 5 dicembre 2011) per manutenzione della pista e delle strutture circostanti, SAVE, in accordo con AERTre che gestisce l‟aeroporto Antonio Canova, ha deciso di includere all‟interno del progetto anche l‟aeroporto trevigiano monitorandone la qualità dell‟aria con lo stesso approccio e le medesime strumentazioni impiegate per quello veneziano. Da gennaio 2009 nel sito veneziano e da giugno 2011 in quello trevigiano, sono stati registrati superamenti dei limiti di legge fissati dal DL 13/08/2010 n°155 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell‟aria ambiente e per un‟aria più pulita in Europa” solamente per le concentrazioni medie giornaliere di PM10 e medie annuali di NO2 e NOx. Questi composti assieme al CO e ai composti organici volatili sono i principali inquinanti prodotti dalla combustione di combustibili fossili. Studiando gli andamenti dei giorni tipo, delle concentrazioni in funzione della direzione e velocità del vento, delle distribuzioni di frequenza delle concentrazioni orarie, dei coefficienti di correlazioni fra i vari inquinanti e confrontando i risultati ottenuti nei due siti si evince che il traffico automobilistico è una delle sorgenti dominanti nel sito veneziano e che il contributo dell‟aeroporto Marco Polo è poco significativo, eccezion fatta per il CO che peraltro risulta ampiamente inferiore ai limiti imposti dal DL 13/08/2010 n°155. 54 Una catena modellistica per la simulazione della concentrazione di particolato in atmosfera sulla Liguria e nell’area urbana di Genova Paolo Brotto, Federico Cassola*, Andrea Mazzino, Paolo Prati Dipartimento di Fisica e INFN, Università di Genova, Via Dodecaneso 33 16146 Genova * Corresponding author. Tel: +390103536464, E-mail:[email protected] Keywords: Modelli fotochimici euleriani, PM, apporzionamento delle sorgenti Il Laboratorio di Fisica Ambientale presso il Dipartmento di Fisica (DIFI) dell‟Università di Genova è attualmente coinvolto in progetti europei (MED-APICE e Alcotra-AERA) mirati allo studio della qualità dell‟aria in Liguria e nell‟area urbana genovese tramite simulazioni numeriche e campagne di misura dedicate, con particolare attenzione alla valutazione dell‟impatto delle attività portuali (APICE) e del traffico stradale e marittimo (AERA). In questo contesto, è stato implementato presso il DIFI un sistema modellistico di previsione della qualità dell‟aria, basato sul modello meteorologico a mesoscala WRF-ARW [1], e sul modello fotochimico euleriano CAMx [2], in grado di produrre campi di concentrazione di inquinanti gassosi e particolato fino a una risoluzione spaziale dell‟ordine del chilometro. Le condizioni iniziali e al contorno per WRF sono ottenute dal modello globale americano GFS, operativo presso lo NCEP (National Center for Environmental Prediction). I dati relativi alle emissioni antropogeniche su larga scala sono stati ottenuti dall‟Aristotle University of THessaloniki (AUTH) processando l‟inventario europeo, prodotto da The Netherlands Organization (TNO) e riferito al 2005, tramite il codice MOSESS (MOdel for the Spatial and tEmporal diStribution of emissionS), mentre i dati emissivi ad alta risoluzione (1 km) sono stati estratti dall‟inventario regionale ligure. Le emissioni naturali e biogeniche sono state calcolate a partire dalle uscite di WRF con il modello NEMO (Natural Emission Model), sempre sviluppato da AUTH [3]. Tenendo conto che le condizioni favorevoli al trasporto di inquinanti dal porto verso la città sono più frequenti nella stagione calda grazie al contributo delle brezze di mare, le simulazioni sono state eseguite per il periodo compreso tra maggio e settembre 2011. Contemporaneamente, una campagna di monitoraggio del particolato è stata condotta in tre siti all‟interno dell‟area urbana, producendo una gran mole di dati per eseguire studi di apporzionamento tramite modelli a recettore e per validare i risultati ottenuti dalla catena modellistica. In particolare, l‟apporzionamento del PM è stato condotto tramite la routine PSAT di CAMx allo scopo di investigare il contributo delle attività portuali, dell‟industria, del riscaldamento domestico e del traffico. Bibliografia [1] W.C. Skamarock et al., A Description of the Advanced Research WRF Version 3, Mesoscale and Microscale Meteorology Division, NCAR, Boulder, Colorado (2008). [2] ENVIRON,User's Guide, Comprehensive Air Quality Model with Extensions (CAMx). Version 5.30, ENVIRON International Corporation, Novato, CA (2010). [3] A. Poupkou et al., Environ. Modell. Softw. 1845-1856, 25 (2010). 55 Monitoraggio “diagnostico” del benzo(a)pirene nel PM10 a Taranto R. Giua 2,*, E. Andriani1, L. Angiuli2, M. Blonda2, C. Colucci3, A.M. D‟Agnano4, P.R. Dambruoso1, B.E. Daresta1, G. de Gennaro1, A. Demarinis Loiotile1, A. Di Gilio1, S. Ficocelli3, M. Mantovan3, V. Musolino4, M. Menegotto3, A. Nocioni4, R. Paolillo4, V. Rosito3, M. Spartera3, M. Tutino1, G. Assennato2 1 Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari, via Orabona 4, 70126 Bari 2 Arpa Puglia, Corso Trieste 27, 70126 Bari 3 Arpa Puglia, Ospedale Testa, Contrada Rondinella, 74123 Taranto 4 Arpa Puglia, Via Galanti 16, 72100 Brindisi * Corresponding author. Tel:+39-80-5460252/+39-99-9946349, E-mail: [email protected] Keywords: benzo(a)pirene, PM10, Taranto, source apportionment Nel periodo novembre 2010†luglio 2011, su incarico dell‟Assessorato all‟Ambiente della Regione Puglia, è stata svolta a Taranto una campagna di monitoraggio del benzo(a)pirene (BaP) nel PM 10 in sette postazioni dislocate intorno all‟area industriale e all‟interno di essa, secondo due “transetti” disposti lungo le direzione dei venti dominanti. Tale campagna aveva l‟obiettivo di fornire dati di concentrazione con una risoluzione temporale (valori giornalieri) e con una distribuzione spaziale tale da permettere di determinare la correlazione dei dati rilevati con le condizioni meteorologiche e con le sorgenti emissive presenti nell‟area. Per il prelievo del particolato sul quale effettuare le analisi chimiche per la determinazione degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono stati impiegati monitor bicanali o monocanali che hanno consentito, inoltre, la misura diretta della concentrazione del PM10 per attenuazione di raggi ß. A tali apparecchi sono stati affiancati alcuni monitor per l'analisi in continuo degli idrocarburi policiclici aromatici legati al particolato aerodisperso mediante fotoionizzazione selettiva, oltre ad un monitor per la misura del grado di rimescolamento dei bassi strati dello strato limite planetario (PBL) ed un monitor OPC (Optical Particle Counter) per il conteggio e la selezione dimensionale delle particelle aerodisperse mediante scattering di luce laser. Alla campagna “principale” sono state associate rilevazioni vento-selettive di microinquinanti organici ed inorganici e rilevazioni di IPA e BaP svolte all‟interno degli ambienti di lavoro della cokeria. La metodologia impiegata per le misure del particolato aerodisperso e del BaP è stata, inoltre, validata con l‟applicazione di uno specifico protocollo di qualità, riguardante sia le procedure analitiche che di campionamento. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza, in concomitanza ad “eventi” corrispondenti a più alte concentrazioni di BaP, direzioni di provenienza del vento dall‟area dello stabilimento siderurgico. Inoltre, la concentrazione del BaP “sottovento” rispetto allo stabilimento siderurgico è risultata, per la quasi totalità dei siti, superiore rispetto a quella “sopravento”, con rapporti particolarmente elevati per i siti più vicini all‟area dello stabilimento siderurgico, in presenza di concentrazioni più alte di BaP nel particolato. 56 Progetto Taranto-Salento: analisi morfo-chimica del particolato atmosferico (PM10) C. Tortorella1,*, G. Belz1, D. Aiello1, R. M. Nacci1, A. Nocioni2 1 Enel Ingegneria e Ricerca – AT Ricerca, Brindisi, 72100 2 Arpa Puglia, Bari, 70126 * Tel: 0831/255641, E-mail: [email protected] Keywords: emissioni, particolato atmosferico, PM10, analisi morfo-chimica, SEM-EDS. Nel presente lavoro sono riportati alcuni risultati ottenuti nell‟ambito del Progetto Taranto-Salento e finalizzato alla caratterizzazione del particolato atmosferico in alcuni differenti siti pugliesi di monitoraggio della qualità dell‟aria. Nel corso del progetto sono stati effettuati campionamenti di PM10 presso cinque siti con differenti caratteristiche: Masseria Montalbano (fondo rurale); Galatina, viale degli Studenti (suburbano industriale), Torchiarolo (suburbano industriale) e Palagiano (fondo urbano), Taranto Q.re Tamburi in Via Machiavelli (urbano-industriale). Sui campioni prelevati ad intervalli di 12 ore ciascuno, sono stati condotti studi di caratterizzazione morfo-chimica delle particelle presenti in aria ambiente. La tecnica si basa sul riconoscimento delle particelle osservate mediante SEM (Scanning Electron Microscope) sulla misura dei principali parametri morfologici e sulla successiva analisi mediante tecnica EDS (Energy-dispersive X-ray spectroscopy). Le indagini hanno previsto una fase di studio qualitativo che ha permesso di descrivere le varie tipologie di particelle presenti nel particolato atmosferico campionato, ed una fase di studio semiquantitativo che, tramite l‟applicazione di opportuni algoritmi, ha permesso di valutare l‟abbondanza relativa di ciascuna tipologia di particelle. Lo studio ha permesso di evidenziare alcune caratteristiche comuni a tutti i siti oggetto di indagine ed altre sito specifiche. E‟ stata rilevata una componente terrigena rappresentata da particelle ricche di calcio e da alluminosilicati, e la presenza di sali tra i quali il cloruro di sodio e vari tipi di solfati. Altre tipologie di particelle come la fuliggine (soot), generata principalmente dalle emissioni dei veicoli a motore, e le particelle carboniose di origine non biologica sono state rilevate ubiquitariamente. Per quanto riguarda il sito di fondo rurale (Montalbano) è stato registrato un carico di particelle su filtro piuttosto ridotto ed il particolato campionato è risultato essere caratterizzato principalmente da goccioline contenenti zolfo e solfati di varia tipologia. Per il sito urbano-industriale (Taranto-Machiavelli) è stata riscontrata la presenza di particelle contenti ferro con morfologia sia sferica che irregolare e particelle ricche di calcio di ridotte dimensioni. Le particelle contenti ferro ed altri metalli sono presenti anche in siti non industriali, seppur in numero più contenuto anche per via della minore densità di particelle su filtro. Per siti tipici di agglomerati suburbani (Torchiarolo e Galatina) le particelle carboniose sono presenti in percentuali elevate anche agli ingrandimenti più bassi (1000X e 2000X). Inoltre, sono state osservate particelle contenenti anche K, Ca e Mg che potrebbero derivare dalla combustione della biomassa legnosa. 57 Composizione di composti organici idrosolubili nel particolato atmosferico in una zona intorno ad un inceneritore di rifiuti solidi urbani M.C. Pietrogrande1*, D. Bacco1, M. Rossi2 1 Dipartimento di Chimica, Ferrara, 44121 ARPA - Emilia-Romagna, Rimini, 47923 * Corresponding author. Tel:0532455152, E-mail:[email protected] 2 Keywords: Composizione chimica PM, composti organici idrosolubili, impatto inceneritore RSU Lo scopo di questo lavoro è lo studio della composizione di composti organici idrosolubili (watersoluble organic compounds, WSOC) presenti nel particolato atmosferico in una zona intorno ad un inceneritore di rifiuti solidi urbani (MWI) vicino a Bologna. Questo studio si inserisce nel progetto MONITER, ideato e gestito da ARPA Emilia Romagna: si tratta di un programma intensivo di monitoraggio ambientale ed epidemiologico con lo scopo di valutare l‟impatto delle emissioni di un MPWI sulla qualità dell‟aria e di stimare il livello di esposizione a sostanze inquinanti della popolazione che vive nelle vicinanze dell‟inceneritore (www.moniter.it). Si sono analizzati campioni di PM2.5 raccolti in due campagne intensive nell‟estate 2008 e nell‟inverno 2009 in 8 siti di monitoraggio, opportunamente scelti per individuare l‟impatto specifico delle emissioni dell‟inceneritore rispetto a quelle di altre sorgenti e del fondo della zona. Sono stati analizzati 18 acidi dicarbossilici e 7 zuccheri, in quanto importanti traccianti chimici che danno informazione sul contributo di sorgenti primarie di emissione o di processi fotochimici secondari che hanno effetto sulla composizione chimica del PM [1]. Il composto più abbondante in entrambe le stagioni è il levoglucosano, in quanto sottoprodotto principale della combustione delle biomasse. Gli acidi dicarbossilici più abbondanti – i termini C3C9 della serie degli acidi n-alcanoici e l‟acido ftalico – mostrano un evidente andamento stagionale, con concentrazioni più elevate in inverno (concentrazione totale media:60±18 ngm-3) rispetto all‟estate (concentrazione totale media: 23±9 ngm-3). Sulla base delle abbondanze relative dei singoli acidi e dei rapporti diagnostici tra i traccianti, è possibile valutare che in inverno è presente un elevata emissione da sorgenti primarie, quali impianti per produzione di energia, traffico veicolare, combustione di biomasse. In estate, invece, è importante il contributo dei processi fotochimici da precursori antropogenici (acidi adipico e ftalico) e biogenici (acido azelaico) [2]. In genere, la variazione spaziale delle concentrazioni non mostra differenze statisticamente significative (livello di probabilità p: 5%) tra i diversi siti indicando che, per quanto riguarda i composti analizzati, il PM presenta una composizione uniforme nella zona studiata e non è individuabile un contributo specifico delle emissioni dall‟inceneritore. Bibliografia [1] M.C. Pietrogrande, D.Bacco, M. Mercuriali, Anal. Bioanl. Chem. 877, 396, (2010). [2] M.C. Pietrogrande, D.Bacco, Anal. Bioanl. Chem. 257, 689, (2011). 58 Studio dell’impatto ambientale dell’acciaieria Cogne Acciai Speciali mediante il monitoraggio delle deposizioni atmosferiche totali nell’area urbana di Aosta Devis Panont1*, Marco Pignet1 1 ARPA Valle d’Aosta, Sezione Aria, Regione Grande Charriere 44, 11020 Saint Christophe (AO) * Corresponding author. Tel: +39 0165278538, E-mail:d.panont @arpa.vda.it Keywords: deposizioni atmosferiche totali, inquinamento urbano, produzione acciaio, metalli, nichel, cromo Aosta è una città di fondovalle di piccole dimensioni (circa 35.000 abitanti), nella quale è presente un unico insediamento industriale, costituito da un‟acciaieria con forno fusorio ad arco elettrico. Aosta risulta, pertanto, una realtà di studio interessante per valutare l‟impatto ambientale dell‟acciaieria rispetto alle altre tipiche sorgenti di inquinamento urbano costituite dal traffico e dal riscaldamento domestico. Il monitoraggio delle deposizioni atmosferiche è previsto dal Dlgs 155/2010 come strumento di valutazione della qualità dell‟aria per valutare l‟esposizione indiretta della popolazione agli inquinanti attraverso la catena alimentare. ARPA Valle d‟Aosta ha condotto dal 2008 al 2011 il monitoraggio delle deposizioni atmosferiche di metalli e IPA nell‟area urbana di Aosta ed in altri siti di fondo ambientale del territorio regionale. Il monitoraggio è stato condotto in 7 siti, 4 dei quali nella città di Aosta, con durata di esposizione mensile ed una copertura totale dell‟intero periodo (4 anni). Il campionamento e l‟analisi delle deposizioni sono stati condotti secondo il metodo del Rapporto Istisan 06/38 dell‟Istituto Superiore di Sanità, recepito dal Dlgs 155/2010 quale metodo di riferimento per la determinazione della deposizione totale di arsenico, cadmio, nichel e IPA. Oltre a determinare i metalli previsti dal Dlgs 155/2010 (arsenico, nichel e cadmio), è stata condotta condotta una approfondita caratterizzazione estesa ad altri metalli (Al, Sb, Ba, Ca, Cr, Fe, Mg, Mn, Pb, Cu, Na, Tl, V, Zn). I dati del monitoraggio evidenziano la presenza di livelli di nichel e cromo molto più elevati rispetto ad altre città italiane [1,2] e confrontabili con i livelli misurati in altre aree europee nei dintorni di industrie di lavorazione metalli [3]. Il nichel ed il cromo possono essere considerati dei marker dell‟acciaieria, essendo i principali costituenti (oltre al ferro) degli acciai inossidabili prodotti nello stabilimento siderurgico. L‟analisi della composizione delle deposizioni totali nei diversi siti permette, inoltre, di individuare l‟impatto delle emissioni di specifici processi di produzione dell‟acciaio sul territorio all‟esterno dello stabilimento. Bibliografia [1] G. Viviano, G. Settimo, P. Mazzoli, “Microinquinanti organici ed inorganici nel Comune di Mantova: studio dei livelli ambientali”, Istituto Superiore di Sanità (2006). [2] Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Magistrato delle Acque – “Il monitoraggio SAMANET delle deposizioni atmosferiche nella laguna di Venezia”, (2008). [3] European Commission, “Position paper for ambient air pollution by As, Cd and Ni”, (2000). 59 Industria e Ambiente: caratterizzazione chimica del particolato atmosferico nella Conca Ternana. Mara Galletti*, Caterina Austeri, Giancarlo Caiello, Rita Guerrini, Annarita Petrini, Andrea Pileri, Fiorella Sebastiani ARPA UMBRIA, Terni, 05100 *Galletti Mara. Tel: 0744 4796734, E-mail: [email protected] Keywords: PM10, metalli pesanti, diossine, PM2012, Perugia Il territorio della Conca Ternana è stato profondamente segnato da oltre un secolo di intensa attività industriale, caratterizzata da industrie siderurgiche, chimiche, di produzione dell‟energia, di trattamento e incenerimento dei rifiuti. La presenza di questi importanti impianti produttivi, a forte impatto ambientale, hanno indotto Arpa a predisporre, oltre ad un sistematico piano di monitoraggio delle emissioni ed immissioni in atmosfera, dei progetti di studio aggiuntivi che si sono evoluti nel tempo anche sulla base dei risultati ottenuti; per lo stesso motivo Arpa ha inoltre sviluppato all‟interno del proprio laboratorio una linea di attività finalizzata all‟analisi di specifiche tipologie di inquinanti (quali diossine) legate alle attività industriali, nei vari comparti ambientali. In questa relazione si intende effettuare una sintesi dei dati ottenuti nel corso degli anni, al fine di avere un quadro conoscitivo organico della realtà ambientale della Conca Ternana. La scelta dei siti di studio è avvenuta sulla base di modelli previsionali di ricaduta degli inquinanti al suolo messi a punto da Arpa [1-2]. Il monitoraggio è stato realizzato principalmente su campioni di PM10; sono stati monitorati gli inquinanti previsti dal decreto legislativo 155/2010, più altri scelti in base alle peculiarità delle principali sorgenti di emissione, comprendenti As, Cd, Ni, Pb e IPA, a cui sono stati aggiunti Cr e PCDD/F; è stato inoltre determinato il Levoglucosano come marker chimico della combustione delle biomasse. Alle tecniche tradizionali di campionamento chimico sono state affiancate tecniche di monitoraggio passivo, con deposimetri, e di biomonitoraggio, con specie appartenenti alla vegetazione arborea spontanea. I dati, opportunamente elaborati, sono stati confrontati con quelli di un sito di fondo [3] e con i dati di letteratura ed hanno fornito un‟idea piuttosto precisa sullo stato di qualità dell‟aria nella Conca Ternana; essi costituiscono una buona base di partenza per programmare piani di intervento mirati ad un miglioramento dello stato dell‟ambiente. Bibliografia [1] Vecchiocattivi, M.; Angelucci, M. “Studio per valutazione di ricaduta al suolo di Polveri Sospese Totali da impianti di Termovalorizzazione Area di Maratta – Comune di Terni “. Rapporto Tecnico Arpa Umbria, 2006, 1-13. [2] Vecchiocattivi, M.; Angelucci, M.” Valutazione modellistica emissioni in atmosfera-Caso studio ThyssenKrupp-AST. Rapporto Tecnico Arpa Umbria, Luglio 2011. [3] B.Moroni et al..Atmospheric Environment 50(2012)267-277. 60 Caratterizzazione chimica ed isotopica del particolato PM10 e PM2.5 nella zona geotermica di Larderello (Toscana) I.Minardi1*, M.Vatti3, I.Baneschi2, E.Bulleri4, L.Dallai2, M.Guidi2 1 West Systems, via Don Mazzolari 25, 56025 Pontedera (PI) 2 IGG-CNR Pisa, Via G. Moruzzi 1, 56124 Pisa 3 Dipartimento di Scienza della Terra,Università di Pisa, Via S. Maria 53, 56125 Pisa 4 MASSA spin-off IGG-CNR Pisa, Via G. Moruzzi 1, Pisa-I 56124 *Ilaria Minardi: Tel: +39 0587483335, E-mail: [email protected] Keywords: PM10, PM2.5, emissioni geotermiche, Isotopi del carbonio, δ13C Il presente studio è stato sviluppato all‟interno di un progetto regionale che prevede la caratterizzazione isotopica del particolato atmosferico di Larderello, al fine di individuare il contributo delle emissioni geotermiche relativamente all‟apporto di solfati sul PM regionale. Lo studio, preliminare per la realizzazione del suddetto progetto, è finalizzato alla quantificazione della concentrazione di solfati presenti sul particolato, dato vincolante per effettuare successive analisi isotopiche dello zolfo totale. Sono state realizzate due campagne di monitoraggio, rispettivamente a giugno e settembre 2011, della durata di n. 7 giorni ciascuno, durante le quali sono state campionate contemporaneamente PM10 e PM2.5 per un totale di n.28 campioni. Sui filtri (fibra di quarzo, 47 mm.) sono state effettuate analisi chimiche (anioni, cationi e metalli) e la determinazione degli isotopi stabili del carbonio (δ13C del carbonio totale). Il trattamento statistico dei risultati chimico analitici ed isotopici mostra, relativamente all‟analisi dei grafici bivariati e della matrice di correlazione, una forte correlazione tra SO 4 - NH4 e tra Mn, Fe, Al, Cr, Pb, mentre la correlazione Na - Cl compare solo nei campioni relativi a settembre. L‟analisi fattoriale tramite rotazione degli assi (Varimax) ha evidenziato la presenza di n. 4 fattori riconducibili a: contributo crostale (Fattore 1: Mn, Fe, Al, Cr, Pb), contributo geotermico (Fattore 2: SO4 - NH4), contributo derivato dallo spray marino (Fattore 4: Na, K, Cl) ed un Fattore 3 composto da Ca e Mg. I risultati delle analisi isotopiche [1] [2] mostrano un valore di δ13C più negativo nel PM2.5 rispetto al PM10 (Fig.1). Nei campioni del mese di giugno la differenza tra segnale isotopico tra PM10 e PM2.5 si mantiene pressoché costante (~ 1 ‰). Questo fenomeno potrebbe essere giustificato dal fatto che sul PM potrebbero insistere due sorgenti differenti, ben identificate dal segnale isotopico, di cui una potrebbe essere di natura antropica- industriale (in corrispondenza di valori più negativi) il cui impatto è maggiormente concentrato nel PM2.5, l‟altra caratterizzata da un carbonio più positivo, che potrebbe essere giustificata dal contributo crostale predominante nel PM10. Figura 1 δ13C value of PM10 and PM2.5 I risultati di δ13C osservati a settembre mostrano un comportamento differente, in quanto il segnale isotopico del PM2.5 risulta essere più positivo rispetto a giugno, probabilmente dovuto al contributo di un ulteriore sorgente, come confermato dalla relazione Na-Cl che si verifica solo in questo periodo. PM2012 IAS - Societa’ Italiana Aerosol 16-18 May 2012, Perugia Bibliografia [1] L. Veneroni et al. Atmos. Environ. 4491-4502, 43 (2009). [2] D. Widory et al. Atmos. Environ. 935-961, 38 (2004). 61 Impatto delle attività portuali sulla qualità dell’aria della città di Genova: risultati di una campagna di monitoraggio M.C. Bove*1, P. Brotto1, F. Cassola1, E. Cuccia1, D. Massabò1, A. Mazzino1, A. Piazzalunga2, P. Prati1 1 Dipartimento di Fisica, Università di Genova, e INFN, Genova, 16146 di Chimica, Università di Milano, Milano, 20133 * Corresponding author. Tel: ++390103536325, E-mail: [email protected] 2 Dipartimento Keywords: monitoraggio della qualità dell’aria, emissioni portuali, PM2.5, composizione elementale La valutazione d‟impatto ambientale è il tema di ricerca di diversi progetti nazionali e internazionali in cui è coinvolto il Dipartimento di Fisica dell‟Università di Genova. Tra questi, il progetto europeo APICE del programma MED (http://www.apice-project.eu/) è finalizzato alla valutazione d‟impatto delle attività portuali sulla qualità dell‟aria urbana e all‟individuazione d‟interventi di mitigazione dell‟inquinamento atmosferico prodotto da tali attività. In quest‟ambito sono state svolte delle campagne di campionamento e analisi del particolato atmosferico in cinque differenti città portuali coinvolte nel progetto (Barcellona, Genova, Marsiglia, Salonicco e Venezia). Nella città di Genova, in particolare, sono stati svolti nel periodo compreso tra maggio e ottobre 2011, dei prelievi di PM2.5 in tre differenti siti (Bolzaneto, Corso Firenze e Multedo) selezionati considerando la direzione prevalente del vento. I campionamenti di PM2.5 sono stati effettuati mediante l‟utilizzo di campionatori sequenziali standard a basso volume (TCR TECORA) per l‟arco dell‟intera giornata. Sul particolato atmosferico raccolto su filtri in fibra di Quarzo del diametro di 47 mm alternati ogni 24 h a quelli in Teflon, sono state condotte differenti determinazioni analitiche per ottenere informazioni riguardanti la sua composizione. In particolare, è stata utilizzata la tecnica in Fluorescenza a Raggi X, ED-XRF [1] per determinare la concentrazione degli elementi, la Cromatografia Ionica, IC [3] per ottenere la concentrazione ionica ed è stata eseguita analisi TermoOttica [2] per rilevare la concentrazione carboniosa del particolato atmosferico. Gli andamenti temporali dei valori di concentrazione di PM2.5 misurati nei tre differenti siti, nonostante la distanza tra essi e la complessità topografica dell‟area interessata, sono risultati essere molto ben correlati e con lo stesso valore medio, nel corso dell‟intero periodo di campionamento. E‟ stato evidenziato inoltre, lo stesso rapporto medio tra i valori di concentrazione di V e Ni, elementi traccianti delle emissioni delle navi, nei tre siti di monitoraggio, compatibilmente con i valori osservati in precedenza nell'area urbana di Genova (Mazzei et al., 2008). L'effetto del fenomeno di trasporto delle emissioni navali è stato anche chiaramente evidenziato, mediante il confronto dei valori di concentrazione di V e Ni osservati nei due siti più vicini al porto. Bibliografia [1] V.Ariola et al., Chemosphere, 226-232, 62 (2006). [2] M.E. Birch e R.A.Cary, Aerosol Science and Technology, 221-241, 25 (1996). [3] J.C.Chow e J.G.Watson, Ion chromatography, 97-137, (1999). [4] F.Mazzei et al., The Science of the Total Environment, 81-89, 401 (2008 62 Interconfronto europeo per modelli a recettore: risultati preliminari C.A. Belis1*, F. Karagulian1, F. Amato2,20, D.C.S. Beddows3, V. Bernardoni4, S. Carbone5, D. Cesari6, E. Cuccia7, D. Contini6, O. Favez8, I. El Haddad9, R.M. Harrison3, T. Kammermeier10, M.Karl11, F. Lucarelli12, S.Nava12, J. K. Nøjgaard13, M. Pandolfi2, M.G. Perrone14, J.E. Petit8,15, A. Pietrodangelo16, P. Prati7, A.S.H. Prevot9, U. Quass10, X. Querol2, D. Saraga17, J. Sciare15, A. Sfetsos17, G. Valli4, R. Vecchi4, M. Vestenius5, J.J. Schauer18, J.R. Turner19, P. Paatero21, P.K. Hopke22 1 European Commission, Joint Research Centre, Institute for Environment and Sustainability - Ispra, 21027, Italy Institute of Environmental Assessment and Water Research (IDAEA), Barcelona, 08034, Spain 3National Centre for Atmospheric Science, University of Birmingham, Birmingham, B15 2TT, UK 4Department of Physics, Università degli Studi di Milano and INFN, Milan, 20133, Italy 5Finnish Meteorological Institute, Helsinki, FI-00101, Finland 6Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, ISAC-CNR, Lecce, 73100, Italy 7Department of Physics, Università degli Studi di Genova and INFN-Genova, Genoa, 16146, Italy 8Institut National de l‟Environnement Industriel et des Risques (INERIS), Verneuil-en-Halatte, 60550, France 9Laboratory of Atmospheric Chemistry (LAC), Paul Scherrer Institut, Villigen, 5234, Switzerland 10Air Quality and Sustainable nanotechnology (IUTA), D- Duisburg, 47229, Germany 11 Norwegian Institute for Air Research (NILU), Kjeller, NO-2027 Norway 12Department of Physics, Università degli Studi di Firenze and INFN-Firenze, Sesto Fiorentino, 50019, Italy 13Department for Environmental Science, Aarhus University, Roskilde, 4000, Denmark 14Department of Environmental Science, Università di Milano Bicocca, Milan, 20126, Italy 15Laboratoire des Sciences du Climat et de l'Environnement (LSCE), F-91191 Gif-sur-Yvette, France 16 Institute for Atmospheric Pollution, National Research Council, Rome, Monterotondo Staz., 00016, Italy 17 Environmental Research Laboratory (NCSR Demokritos, Athens, 15310, Greece 18Dept of Civil and Environmental Engineering, University of Wisconsin, Madison, WI, USA 19Energy, Environmental and Chemical Engineering Dept, Washington University in St. Louis, USA. 20TNO, Built Environment and Geosciences, Dept Air Quality and Climate, 3508 Utrecht, The Netherlands 21YP-Tekniikka Ky, FI-00970, Helsinki, Finland. 22Center for Air Resources Engineering and Science, Clarkson University, Potsdam, NY 13699-5708, USA 2 * Corresponding author. Tel: +39 0332 786644,, E-mail: [email protected] Keywords: interconfronto, source apportionment, modelli a recettore, PM2.5 Allo scopo di promuovere l‟armonizzazione nel campo dei modelli a recettore applicati all‟identificazione di sorgenti di particolato atmosferico e‟ stato condotto un interconfronto tra 16 gruppi di esperti europei. I partecipanti hanno applicato diversi modelli o varianti di modelli su un set di dati comune contenente 178 campioni di PM2.5. Il citato set di dati conteneva la massa e la concentrazione di 46 specie chimiche inorganiche ed organiche con le relative incertezze. Nel complesso sono state presentate 22 diverse soluzioni utilizzando i seguenti modelli: EPA-PMF3 (8), PMF2 (6), EPA-CMB 8.2 (4), PCA (1), APCS (1), COPREM (1) e ME-2 (1). I partecipanti hanno eseguito una valutazione del dataset ed un pre-trattamento dei dati. Gli stessi hanno fornito la stima del contributo delle sorgenti con le relative incertezze nonché la valutazione dei contributi per ogni campione. Il numero di sorgenti identificato dalla maggior parte dei partecipanti varia tra 7 ed 11. Le sorgenti sono state classificate in 15 categorie. Per la valutazione delle soluzioni i contributi stimati dai diversi partecipanti all‟interno di ciascuna categoria di sorgente sono stati messi a confronto con un valore di riferimento utilizzando un criterio di accettabilità, in termini di incertezza standard relativa, fissato al 50%. 63 Source apportionment del particolato atmosferico. Valutazione delle performance del modello APCSA mediante bilancio chimico di massa Adriana Pietrodangelo1*, Cinzia Perrino1 1 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 * Corresponding author. Tel: +390690672726, E-mail: [email protected] Keywords: source apportionment, modelli al recettore, APCSA, bilancio chimico di massa Tra le tecniche di source apportionment (SA) del particolato atmosferico (PM) la modellizzazione al recettore (RM) basata sull‟analisi fattoriale rappresenta ad oggi l‟approccio più diffuso in letteratura. Diversi metodi statistici ad hoc sono stati sviluppati per stimare sia le frazioni della massa totale del PM raccolto su membrana filtrante attribuibili alle principali sorgenti identificate dall‟analisi esplorativa (stima del contributo di massa - SCE), sia il contributo di ogni sorgente alle concentrazioni delle singole specie chimiche determinate nel PM. Molti lavori di SA riportano l‟impiego complementare di più modelli (principalmente PMF - Positive Matrix Factorization, APCSA – Absolute Principal Component Scores Analysis e CMB – Chemical Mass Balance), al fine sia di migliorare l‟affidabilità della stima quantitativa di massa, sia di valutare le performance dei modelli stessi mediante intercomparazione. In questo studio l‟affidabilità del modello APCSA è stata confrontata con un approccio di SA non statistico, basato sulla chiusura del bilancio chimico di massa (mass balance), al fine di poter effettuare una valutazione di performance priva delle ambiguità intrinseche (soluzioni di rotazione dei fattori, labelling, multicollinearità, etc.) che risiedono nell‟intercomparazione di soli modelli basati sulla statistica multivariata. A tal fine, diversi data set di caratterizzazione chimica del PM10 e del PM2.5 (composizione elementale prevalente ed in tracce, frazione ionica inorganica, OC ed EC) sono stati studiati sia mediante APCSA sia mediante un approccio di chiusura del bilancio chimico di massa precedentemente ottimizzato da Perrino et al. [1]. Tale metodo permette di quantificare i principali contributi di sorgente in termini di materiale crostale, spray marino, materiale organico, antropogenico primario ed aerosol secondario, mediante combinazioni lineari delle determinazioni analitiche con opportuni coefficienti stechiometrici. Il valore aggiunto dei metodi di mass balance risiede nel fatto che l‟affidabilità delle stime SCE dipende principalmente dall‟accuratezza delle determinazioni analitiche, mentre l‟influenza degli artifact matematici è minima. Tuttavia, a differenza dei modelli RM basati sull‟analisi fattoriale, il limite di tali modelli risiede nell‟assumere a priori le sorgenti tra le quali distribuire la massa del PM, il che non permette l‟identificazione di eventuali contributi “non previsti”, limitando il contenuto di informazione estraibile dal data set. La chiusura del bilancio di massa ottenuta con APCSA sui data set analizzati è in ottimo accordo con la determinazione gravimetrica del PM (R2 di Pearson non inferiore a 0.94, errore medio 4 – 10 μg m3 ). Le sorgenti principali identificate con APCSA risultano coerenti con lo schema a priori dell‟approccio mass balance; inoltre diversi contributi minori sono stati identificati dall‟APCSA. Nei casi in cui l‟APCSA non ha permesso di stimare separatamente due diversi contributi (rappresentati statisticamente dallo stesso fattore latente), mediante l‟approccio mass balance è stato possibile risolvere i contributi in singole SCE, sottraendo alla stima APCSA [A + B] (dove A e B siano SCE non risolte) l‟uno o l‟altro dei corrispettivi contributi stimati singolarmente dal modello mass balance. I risultati della comparazione sono discussi in termini di indicatori di performance e di source apportionment rispetto ai contributi delle sorgenti identificate. Bibliografia [1] Perrino, C. et al., Env. Monitor. Assess., 133, 128 (2007) 64 Approcci di Source Apportionment a confronto nel progetto MED-APICE F. Liguori1,*, A.Latella1, S.Pillon1 , E.Elvini1, S.Patti1, P.Prati2, C.Bove2, P.Brotto2, F.Cassola2, E.Cuccia2, N.Marchand3, A.Detournay3, D.Salameh3, A.Armengaud4, D.Piga4, J.Pey5, N.Perez5, X.Querol5, A.Poupkou6, D.Melas6, G.J.Bartzis7, K.Filiou7, D.Saraga7, E.I.Tolis7, T. Quaglia8 , M.T.Zanetti9, M. Parra10, P.Ferrnández11, C. Perez11, E.Repa12 1 ARPA Veneto - Regional Air Observatory, Via Lissa 6, 30171 Mestre–Venice, Italy, 2 University of Genoa & INFN, Dept. of Physics , 16146 , Genoa, Italy 3 Aix-Marseille Univ, CNRS, Laboratoire Chimie Environnement, 13331, Marseille, France 4 AirPACA, 13006, Marseille, France 5 Institute of Environmental Assessment and Water Research –CSIC, Barcelona, Spain 6 Aristotle University of Thessaloniki-Lab. of Atmospheric Physics,PO Box 149, 54 124 Thessaloniki, Greece 7 University of West Macedonia, Dept of Mechanical Engineering, Env. Techn., Lab., 50100 Kozani, Greece 8 Veneto Region Territorial Planning Department, Cannaregio, 99 - 30121 Venezia, Italy 9 Province of Genoa-Environment Natural Resources and Transport Dep. Largo F.Cattanei, 3, 16147,Italy 10 Marseille Port Authority, 23, place de la Joliette - BP 81965, 13226 Marseille, France 11 EUCC Mediterranean Centre-c/ Escar 6-8, Módulo 10A- ES-08039 Barcelona, Spain 12 Decentralised Administration of Macedonia, 11 Rossidi & Economidi Street 546 55 Thessaloniki, Greece * Corresponding author. Tel: +390415445609,, E-mail:[email protected] Keywords: Source Apportionment, interconfronto, modelli a recettore, CTMs, porti APICE (Common Mediterranean strategy and local practical Actions for the mitigation of Port, Industries and Cities Emissions, www.apice-project.eu) - progetto finanziato dal programma europeo di cooperazione territoriale MED 2007/2013 – affronta la comune problematica dell‟inquinamento atmosferico delle 5 città del Mediterraneo coinvolte, Venezia, Genova, Barcellona, Marsiglia e Salonicco, mettendo in campo due distinti approcci di Source Apportionment: i modelli a recettore e i modelli fotochimici euleriani. Il ricorso a due diverse tecniche modellistiche, applicate in ciascuna città, mira ad integrare le diverse potenzialità dei due approcci: da una parte i modelli a recettore, più idonei ad isolare il contributo di specifiche sorgenti tracciate da specifici marker, dall‟altra i modelli fotochimici euleriani, in grado di pesare il contributo delle emissioni dei gas precursori nella formazione del particolato secondario. In particolare il progetto focalizza l‟analisi sull‟incidenza delle attività portuali sulle concentrazione di polveri sottili (PM10 e PM2.5). Una campagna di interconfronto protrattasi per 6 settimane a Marsiglia all‟inizio del 2011 ha consentito di porre a confronto non solo i risultati delle misure di PM10 e PM2.5 (e relative speciazioni chimiche) svolte da ciascun partner scientifico, ma soprattutto la capacità di discernere i diversi contributi emissivi in riferimento alle diverse strategie di misura adottate e alle diverse tipologie di modelli a recettore applicati (PMF, CMB). Presso ciascuna città nel corso del 2011 è stata condotta una campagna di misura e di caratterizzazione chimica di lungo periodo delle polveri (PM10 e PM2.5), finalizzata a riproporre la procedura di valutazione con i modelli a recettore condivisa con l‟esercizio di interconfronto. Tramite i modelli fotochimici verranno svolte analisi di Source Apportionment con tecniche di zeroout modelling (CHIMERE) o con appositi tool se disponibili per il modello fotochimico in uso (PSAT-CAMx) presso la singola area pilota. I modelli fotochimici verranno inoltre applicati per analisi di scenario mirati a valutare l‟efficacia di interventi di mitigazione e contenimento sulle sorgenti emissive, che verranno individuati in collaborazione con i partner istituzionali di ciascun area pilota (Regione, Provincia, o Autorità Portuali, a seconda della città). Il progetto si concluderà a novembre 2012. 65 Source Apportionment del particolato atmosferico campionato con un impattore multistadio in un sito di fondo urbano D. Cesari1,*, A. Genga2, M. Siciliano2, P. Ielpo1,3, M. R. Guascito2, D. Contini1 1 Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, CNR, Lecce, 73100 di Scienza dei Materiali, Università del Salento, Lecce, 73100 3 Istituto di Ricerca Sulle Acque , CNR, Bari, 70132, * Corresponding author. Tel: +39 0832-298981, E-mail:[email protected] 2 Dipartimento Keywords: Source Apportionment, MOUDI, distribuzione dimensionale In letteratura sono relativamente pochi gli studi di Source Apportionment (SA) caratterizzati da una dettagliata risoluzione granulometrica del particolato atmosferico [1, 2]. Obiettivo di questo lavoro è stato condurre uno studio di SA su campioni di aerosol raccolti in modalità size-segregated, utilizzando un impattore a 10 stadi (MOUDI II, 120R, intervallo dimensionale tra 0.056 μm e 10 μm), posizionato in un sito di fondo urbano a Lecce. Il particolato è stato campionato su substrati di Al: 18 campioni con durata di campionamento di 48h e 3 campioni di durata 72h, misurando in parallelo anche le frazioni PM10 e PM2.5 depositate su filtri in teflon ed in fibra di quarzo. I campioni sono stati raccolti nel periodo febbraio - ottobre 2011. L‟aerosol nel sito di misura può essere caratterizzato, in termini medi, da due mode: una moda coarse con MMD=4.5 ± 0.6 μm (che rappresenta il 49% del PM10)ed una moda di accumulazione con MMD=0.35 ± 0.04 μm (che rappresenta il 51% del PM10). I campioni raccolti sono stati analizzati mediante le seguenti tecniche: High Performance Ion Chromatography (HPIC, Dionex DX-500 System) per la determinazione dei principali ioni solubili (Cl-, NO3-, SO42-, Na+, NH4+, K+, Mg2+, Ca2+) e Combustion/non dispersive Infrared Gas Analysis (Shimadzu TOC-5050 Analyzer) per la determinazione del carbonio solubile, separando la frazione organica (WSOC) da quella inorganica (WSIC),ottenendo una caratterizzazione chimica del particolato variabile tra il 45% e il 70% del PM10. I risultati mostrano la presenza di aerosol marino invecchiato nella moda corse con una significativa deplezione di cloro e conseguente formazione di nitrati. Nella moda di accumulazione il solfato risulta essere prevalentemente solfato di ammonio di origine non marina; mentre nella moda coarse c‟è un significativo contributo di solfato di origine marina. E‟ stata utilizzata la tecnica Positive Matrix Factorization (EPA PMF3.0) per caratterizzare le principali sorgenti e stimarne il contributo sia per le diverse frazioni dimensionali campionate sia per le due mode identificate. Sono state individuate 5 sorgenti: marina, crostale, solfato secondario, nitrato secondario ed una sorgente legata a processi di combustione. I risultati ottenuti saranno confrontati con uno studio di SA del PM10 svolto precedentemente nel medesimo sito [3]. Lo studio è stato condotto nell‟ambito delle attività della Rete di Laboratori Pubblici di ricerca AITECH (Applied Innovation Technologies for Diagnosis and Conservation of Built Heritage) Accordo di Programma Quadro in materia di Ricerca Scientifica nella Regione Puglia. Bibliografia [1] M.J. Kleeman et al., Environ. Sci. Tecnol. 272-279, 43 (2009). [2] M.C. Minguillon et al., Atmos. Environ. 7317-7328, 42 (2008). [3] D. Contini et al., Atmos. Res. 40-54, 95 (2010). 66 Rilevazioni vento-selettive nell’aria ambiente in Puglia per lo studio delle sorgenti emissive di microinquinanti organici e di metalli A. Nocioni4,*, L. Angiuli2, R. Barnaba4, P. Caprioli4, C. Colucci3, D. Calabrò3, A.M. D‟Agnano4, V. Esposito3, S. Ficocelli3, R. Giua2, A. Maffei3, M. Manca4, M. Menegotto3, V. Musolino4, , R. Paolillo4, V. Rosito3, M. Spartera3, G. Assennato1 1 Direzione Generale Arpa Puglia, Bari, 70126 Scientifica Arpa Puglia, Bari, 70126 3 DAP Arpa Puglia, Taranto, 74100 4 DAP Arpa Puglia, Brindisi, 72100 2 Direzione * Tel: 0831/536849, E-mail: [email protected] Keywords: Wind Select, Metalli, IPA, Diossine, PM10 A partire dal 2008, Arpa Puglia ha effettuato, sia nell‟area tarantina che in quella brindisina, alcune campagne di monitoraggio vento selettive in aria ambiente di microinquinanti organici Policlorodibenzodiossine (PCDD) e Policlorodibenzofurani (PCDF), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e Policlorobifenili (PCB) mediante campionatori “Wind Select”; tali strumenti, dotati di sensore di direzione del vento e di tre cartucce composte da filtro piano per materiale particellare e adsorbente in schiuma di poliuretano (PUF), consentono di separare i volumi di aria in funzione della direzione di provenienza e di catturare su diversi supporti i microinquinanti organici provenienti da due differenti settori di vento ed in condizioni di calma di vento. Nell‟ambito degli studi sulle fonti emissive ricadenti nelle aree monitorate, sono stati ottenuti interessanti risultati nell‟area tarantina (Tamburi, Statte c/o Tecnomec, Masseria Carmine) dove sono state effettuate alcune campagne di monitoraggio finalizzate a valutare i contributi di sorgenti industriali, nell‟area di Brindisi e della provincia (a Torchiarolo, sito industriale suburbano a pochi Km a Sud-SudEst rispetto alla centrale di ENEL) dove sono state ripetute rilevazioni nella stagione estiva ed invernale, per studiare i contributi delle emissioni da combustione di biomasse per riscaldamento domestico, differenziandoli da quelli industriali. Altre campagne sono state svolte a Melpignano (LE) e nell‟area portuale di Bari, al fine di determinare il contributo delle emissioni del traffico navale. Nel corso dell‟anno 2011, tali strumenti sono stati implementati con ulteriori accessori che consentono di valutare le concentrazioni delle frazioni di materiale particolato PM10 e PM2.5 provenienti da diversi settori di vento e determinare, analiticamente, il relativo contenuto dei metalli: il primo campionamento è stato svolto a Brindisi, in un‟area industriale limitrofa alla città, il secondo a Torchiarolo (BR), il terzo a Modugno (BA) in zona industriale/commerciale e il quarto a Taranto, in un sito industriale; contemporaneamente a quest‟ultimo, in altri due siti limitrofi, sono state eseguite due campagne vento-selettive per microinquinanti organici. La caratterizzazione chimica dell‟aria ambiente campionata in modalità vento-selettiva ha permesso, in alcuni casi, di identificare la provenienza degli inquinanti ricercati da determinate sorgenti emissive. I risultati degli studi effettuati dall‟Agenzia sono resi pubblici sul sito www.arpa.puglia.it. Ringraziamenti Si ringrazia il dott. Antonio Fornaro di LabService Analytica s.r.l. per il supporto fornito nel corso dei campionamenti. 67 “Fold back Lidar”** Simulazione del funzionamento di uno strumento di nuova concezione per il monitoraggio del particolato atmosferico Valentino Tontodonato1,*, Antonella Boselli1,2, Gianluca Pisani1,3, Nicola Spinelli1,3, Xuan Wang1,4 1 ALA Advanced Lidar Application srl Corso Meridionale N. 39, 80143 Napoli 2 CNISM and IMAA-CNR - C.da S. Loja 85050 Tito Scalo Potenza 3 CNISM and Dipartimento di Scienze Fisiche – Università di Napoli “Federico II” – 80126 Napoli 4 CNISM and CNR-SPIN, Dipartimento di Scienze Fisiche – Università di Napoli “Federico II” – 80126 Napoli * Corresponding author. Tel: 081676276, E-mail:[email protected] ** Patent application No. EP2144088 and US2010026281 Keywords: Lidar, Particolato atmosferico, Nuova metodologia di misura FOLD BACK LIDAR (LIDAR FB) è uno strumento di nuova concezione che implementa una metodologia LIDAR per il monitoraggio del particolato atmosferico che CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e CNISM (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze fisiche della Materia) hanno di recente brevettato. Rispetto alla tecnica LIDAR tradizionale la nuova metodologia consente l‟utilizzo di laser di bassa potenza, quindi lo strumento potrà essere utilizzato anche in aree urbane ed essere installato su tetti di edifici, zone fieristiche, aeroporti, aree artigianali o industriali, litorali, etc. e fornisce i parametri ottici degli aerosol punto per punto lungo il percorso del fascio laser utilizzato. I parametri ottici atmosferici, quando stimati a più lunghezze d‟onda, consentono una misura quantitativa della concentrazione e delle dimensioni del particolato per particelle che vanno da 0.1 a 10 μm. L‟impiego di piu‟ lunghezze d‟onda, infatti, permette di applicare algoritmi che forniscono direttamente la distribuzione dimensionale, la concentrazione e le caratteristiche chimico fisiche del particolato, in maniera diretta e puntuale con una precisione che nessun altro strumento attualmente garantisce. A differenza di quanto si ottiene con i tradizionali sistemi di campionamento al suolo di particolato, il dispositivo consente di estendere il range di misura attualmente disponibile fino a particelle della dimensione di PM0.1. Inoltre è possibile il monitoraggio in tempo reale e con un alta definizione spaziale di grandi aree, sondando in "orizzontale" l‟area sovrastante le fonti di probabile inquinamento, secondo uno schema di installazione che prevede uno o più specchi retro-riflettenti. Il LIDAR FB può essere dotato anche di un dispositivo automatico di puntamento e allineamento. Le prestazioni del sistema sono state verificate attraverso simulazioni numeriche che hanno consentito di ricostruire il segnale sperimentale e i profili dei parametri ottici da esso ricavabili utilizzando opportuni algoritmi di analisi. I risultati delle simulazioni hanno dimostrato che tali parametri possono essere determinati con una risoluzione spaziale dell‟ordine di 10-50 m e una risoluzione temporale di 10 minuti su distanze di qualche chilometro e con prestazioni confrontabili in condizioni di misura diurne e notturne. 68 Forcing radiativo degli aerosol nell’area Alpina: integrazione di dati satellitari e dati in situ. Mariapina Castelli1,*, Marcello Petitta2 1 Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Facoltà di Ingegneria, Università di Trento, Trento, 38123 2 Accademia Europea, EURAC, Istituto per il Telerilevamento Applicato, Bolzano, 39100 * Corresponding author. E-mail: [email protected] Keywords: Bilancio Radiativo; Proprietà Ottiche degli Aerosol; Estinzione Atmosferica L‟analisi del bilancio radiativo della superficie terrestre in una specifica area geografica è fondamentale per lo studio delle interazioni tra atmosfera e superficie, per l‟analisi delle variazioni climatiche e per la valutazione della disponibilità di energia da fonti rinnovabili. Nella modellazione della radiazione solare ad onda corta al suolo (SIS, Surface Incoming Shortwave radiation) con strumenti GIS e nella derivazione della stessa da misure satellitari è necessario considerare due effetti, quali l‟ombreggiamento e l‟estinzione atmosferica, entrambi difficili da descrivere nell‟area Alpina a causa della complessità topografica e della circolazione atmosferica a scala locale. Il presente lavoro propone un approccio per stimare l‟effetto degli aerosol sulla SIS nella regione Alpina, integrando diverse tecniche di misura. Le informazioni sullo stato giornaliero dell‟atmosfera vengono utilizzate per migliorare le prestazioni di un modello sviluppato in ambiente GIS, il cui output è stato inizialmente corretto esclusivamente con coefficienti mensili derivati da misure in situ di radiazione solare globale. In questo lavoro viene presentato un WebGIS per la città di Bressanone nel quale viene indicata la potenziale produzione annua di energia elettrica, per ogni singolo tetto, in base all‟efficienza delle più comuni tecnologie fotovoltaiche. L‟irraggiamento è stato calcolato con un modello GIS, assumendo un‟atmosfera priva di nubi e aerosol, e successivamente sono stati applicati coefficienti di correzione per considerare le reali condizioni atmosferiche. Tali coefficienti sono stati ottenuti dalla serie storica ventennale di misure di radiazione a banda larga effettuate dal piranometro della stazione meteorologica di Laimburg. Questa prima stima non prende in considerazione l´effetto diffusivo e assorbente di aerosol e nubi, dunque non consente una valutazione attendibile dell‟irradianza spettrale sulla superficie terrestre. Per superare questo limite, la seconda parte del lavoro analizza l‟influenza delle proprietà ottiche degli aerosol sulla SIS utilizzando il modello di trasferimento radiativo (RMT) libRadtran e ricavando il modello di aerosol e il contenuto colonnare di vapore acqueo utilizzati per le simulazioni dalle misure effettuate con il fotometro solare AERONET, installato a Bolzano nel luglio 2011. L‟impatto degli aerosol sulla SIS è ben documentato in letteratura, per esempio è stato dimostrato che il forcing giornaliero medio diretto degli aerosol sulla SIS nella valle del Po è pari circa a -12.2 Wm-2, con valori estremi che superano i -70 Wm-2. In questo studio la SIS ottenuta dai dati dei satelliti Meteosat Second Generation viene confrontata con l‟irraggiamento misurato al suolo nell‟area Alpina. Questa validazione è utile per valutare quale sia, a scala giornaliera e oraria, il margine di miglioramento nella stima rispetto ad un modello che utilizza valori mensili climatologici di turbidità per descrivere la trasmittanza dell‟atmosfera. Successivamente viene esaminato il ruolo, nel bilancio radiativo delle valli Alpine, delle proprietà microfisiche degli aerosol, quali la distribuzione dimensionale, e delle proprietà ottiche, come l‟albedo di singolo scattering, derivate dall‟inversione delle misure di radianza spettrale del cielo. Nell‟ultima parte del lavoro, i risultati delle simulazioni effettuate con il RTM verranno usati per correggere la stima da satellite della SIS, introducendo nel modello le variazioni diurne delle caratteristiche ottiche dell‟atmosfera. 69 Optical Particle Counters: prove di interconfronto in laboratorio Franco Belosi1*, Franco Prodi1, Gianni Santachiara1, Vorne Gianelle2, Cristina Colombi2 1 ISAC CNR Bologna, via Gobetti 101, Bologna 40129 ARPA Lombardia Dipartimento di Milano, via Juvara, 22 Milano, 20129 * Corresponding author. Tel: +390516399562, E-mail:[email protected] 2 Keywords: OPC, distribuzioni dimensionali, aerosol monodisperso Nell‟ambito della Società Italiana di Aerosol (IAS), come Gruppo di Lavoro “PMx” é stata svolta, sia in laboratorio che in campo, una attività sperimentale di interconfronto fra diversi contatori ottici (OPC) comunemente utilizzati nelle misure di qualità dell‟aria. Le prove, svolte presso il Laboratorio di Fisica degli Aerosol del Gruppo Nubi e Precipitazioni dell‟ISAC-CNR di Bologna, hanno riguardato i seguenti strumenti: Grimm mod. 1.108, e 1.107, ParticleScan IQAir, DustMonit (Con.Tec Engineering srl). L‟aerosol monodisperso è stato ottenuto utilizzando il MAGE - Monodisperse Aerosol GEnerator (Lavoro & Ambiente, Scrl, Bologna) basato sul principio della formazione di particelle monodisperse con il metodo della condensazione controllata di vapori di cera carnauba (indice di rifrazione 1.45) su nuclei di cloruro di sodio (1). La verifica del diametro delle particelle in uscita dal generatore è stata effettuata mediante osservazione in microscopia elettronica SEM. I risultati ottenuti indicano che il Grimm 1.108 evidenzia, in tutte le prove effettuate, un numero complessivo di particelle contate superiore a quello degli altri strumenti, anche dell‟ordine del 150%. Tale incremento è dovuto principalmente ai conteggi effettuati nel primo canale (0.3-0.5 m). Se si confrontano invece i conteggi, dei diversi OPC, a partire da 0.5 m si ottengono valori più confrontabili (Fig.1 - DM, DustMonitor-GM, Grimm 1.108– PS, ParticleScan – EN, Grimm 1.107, M media dei conteggi per ogni test). Dp: 1 m 1,8 1,6 Rapporto 1,4 1,2 DM/M GM/M PS/M EN/M 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0 >0.3 um >0.5 um Fig. 1 – Numero di particelle contate da ciascun OPC normalizzato rispetto alla media delle particelle. Bibliografia Prodi V., A Condensation aerosol generator for solid monodisperse particles. Assessment of airborne particles, Edito da Thomas T. Mercer, Paul E. Morrow e Werner Stoeber, Charles C Thomas Publisher, 169-181, 1972. Ringraziamenti: Si ringraziano ConTec Engineering, prof. M. Causà (Univ. Napoli) e prof. P. Prati (Univ. Genova) per avere messo a disposizione gli OPC durante le prove in laboratorio. 70 Optical Particle Counters: specificità e problematiche nelle misure a campo Cristina Colombi1, Vorne Gianelle1,*, Matteo Lazzarini1, Franco Belosi2, Mauro Causà3, Roberto Udisti4, Silvia Becagli4, Giovanni Lonati5, Roberta Vecchi6 1 ARPA Lombardia Dipartimento di Milano, via Juvara, 22, Milano, 20129 CNR-ISAC, Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima, Via Gobetti 101, Bologna, 40129 3 Università di Napoli Federico II, Dip. di Scienze Chimiche, Via Cintia, Napoli, 80126 4 Dip. di Chimica, Università degli Studi di Firenze, via della Lastruccia, 3, Sesto Fiorentino, 50019 5 DIIAR Politecnico di Milano, P.za L. da Vinci 32 Milano, 20133 6 Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Milano, via Celoria 16, Milano, 20133 * Corresponding author. Tel: +390274872257, +393403306091, E-mail:[email protected] 2 Keywords: OPC, distribuzioni dimensionali, aerosol urbano In questo lavoro si vogliono presentare i risultati di un‟attività sugli Optical Particle Counters (OPC) svolta nell‟ambito del WG3 della IAS. Lo scopo dell‟attività è stato quello di migliorare le attuali conoscenze sui contatori ottici più diffusi tra i gruppi di ricerca a livello nazionale ed effettuare una valutazione delle loro prestazioni a campo. A questo scopo, è stata organizzata una campagna di interconfronto nel sito di background urbano di riferimento di ARPA Lombardia (Milano Via Pascal). La campagna è stata effettuata nel periodo novembre 2010-febbraio 2011 e sono stati messi in campo sei OPC (2 Grimm mod. Envirocheck, 1 Grimm mod. 180, 1 ConTec mod. Dust Monit, 1 FAI mod. Multichannel Monitor e 1 Particle Scan mod. Pro) con differenti caratteristiche costruttive ed operative nell‟intervallo dimensionale a partire da 0.25 µm. La durata della campagna di interconfronto ha consentito di poter testare gli strumenti in contesti ambientali diversi sia per condizioni climatiche sia per livelli di concentrazione di particelle aerodisperse. Un primo confronto fra le serie temporali ha messo in evidenza alcune differenze tra gli strumenti, principalmente da ascriversi alle scelte ingegneristiche dei costruttori nel trattamento del campione d‟aria in ingresso: l‟umidità dell‟aria appare essere il principale parametro fisico che influisce sulla misura, per esempio causando l‟accrescimento e/o l‟agglomerazione delle particelle, determinando quindi una diversa classificazione dimensionale. La modalità di riduzione dell‟umidità risulta pertanto essere un elemento costruttivo critico, così come i tempi di risposta dell‟elettronica di rilevazione, che causano problemi di coincidenza. Infatti, classificando l‟insieme dei dati sulla base dell‟umidità relativa e dei livelli di concentrazione delle particelle in atmosfera, si osservano significative differenze nelle correlazioni fra gli strumenti. Inoltre sono state osservate differenze nelle efficienze di conteggio, che hanno aperto il problema del controllo strumentale sia durante le misure in campo che durante la calibrazione. Si è quindi andati a valutare l‟influenza dei vari parametri operativi sulla funzione distribuzione dimensionale del particolato aerodisperso. A tal fine sono stati sviluppati degli algoritmi di calcolo che verranno presentati dettagliatamente nel lavoro. Bibliografia [1] Paul A. Baron , Klaus Willeke, Aerosol Measurements. John Wiley & Sons (2005) [2] Hinds W.C., Aerosol technology. John Wiley and Sons, Inc (1999) 71 Optical Particle Counters: dalla teoria alle applicazioni Cristina Colombi1,*, Vorne Gianelle1, Matteo Lazzarini1, Silvana Angius2 1 ARPA Lombardia Dipartimento di Milano, via Juvara, 22 Milano, 20129 ARPA Lombardia Settore Aria & A.F., Via Restelli 3/1, Milano, 20124 * Corresponding author. Tel: +390274872244, +393472930152, E-mail:[email protected] 2 Keywords: OPC, distribuzione dimensionale, Teoria di Mie La dimensione delle particelle è il parametro più importante nella descrizione del sistema aerosol, inteso come l‟insieme delle particelle (soluto) e della miscela di gas (solvente) in cui esse si disperdono. Attraverso la costruzione della distribuzione dimensionale è possibile da un lato descrivere il comportamento fisico delle particelle aerodisperse (ad esempio la diffusione, il trasporto, i tempi di residenza o la deposizione) e, dall‟altro, poichè la dimensione delle particelle è legata alle modalità di produzione delle stesse, individuare le sorgenti. Inoltre la distribuzione dimensionale del particolato e le elaborazioni ad essa associate costituiscono un supporto spesso indispensabile per rispondere a quesiti non convenzionali sulla qualità dell‟aria. Nonostante siano stati originariamente concepiti per applicazioni diverse da quelle ambientali outdoor, gli Optical Particle Counters (OPC) rappresentano uno strumento utile ai fini degli obiettivi precedenti. La teoria di Mie indica che la curva di risposta di questi strumenti dipende dalla specie chimica delle particelle considerate, ovvero dall‟indice di rifrazione. Gli OPC, invece, sono calibrati attraverso l‟applicazione di una procedura standard che fa riferimento a particelle con indice di rifrazione fissato. Ciò può portare a differenze importanti tra diametro di light scattering misurato dall‟OPC e diametro geometrico delle particelle: trascurare questo aspetto, come spesso accade nell‟uso consueto di questi strumenti, comporta una distorta interpretazione della distribuzione dimensionale ricavata dalle misure e a importanti errori nella stima di massa, come sarà mostrato negli esempi proposti. 1.0E+06 1.0E+06 Line Green Station Piola - mezzanine Line Green - Station Piola - platform 1.0E+05 1.0E+05 06:00-24:00 06:00-24:00 00:00-06:00 00:00-06:00 1.0E+04 ∂Cnum/∂log(d) (pp/l) ∂Cnum/∂log(d) (pp/l) 1.0E+04 1.0E+03 1.0E+02 1.0E+01 1.0E+03 1.0E+02 1.0E+01 1.0E+00 1.0E+00 1.0E-01 1.0E-01 1.0E-02 1.0E-01 1.0E+00 1.0E+01 Diameter (µm) 1.0E+02 1.0E-02 1.0E-01 1.0E+00 In questo lavoro si discuteranno dapprima diverse problematiche legate all‟uso degli OPC attraverso esempi e, successivamente, si proporranno vari metodi di approccio, dal calcolo della distribuzione dimensionale a quello della stima della concentrazione di massa. Gli esempi proposti riguarderanno l‟utilizzo degli OPC in ambienti particolari, dalle indagini nella metropolitana milanese fino agli approfondimenti presso cave di estrazione di inerti. In entrambi i casi la metodologia sviluppata è stata fondamentale per fornire le risposte ai quesiti formulati dalle autorità. Si mostrerà infine un esempio ove l‟uso di questi strumenti ha consentito la gestione del controllo in tempo reale, per l‟individuazione di potenziali eventi critici legati alle attività di rimozione di depositi di fumo nero in un sito di interesse nazionale. 72 1.0E+01 Diameter (µm) 1. Risultati di una campagna di monitoraggio su una nave da crociera nel Mediterraneo Occidentale M.C. Bove1* , G. Calzolai3, F. Cavalli2, M. Chiari3, E. Cuccia1, J. Hjorth2, D. Massabò1 , A. Piazzalunga4, P. Prati1, C. Schembari2 1 Dipartimento di Fisica, Università di Genova, e INFN, Genova, 16146 per l’Ambiente e la Sostenibilità, Commissione Europea, JRC, Ispra (VA), I-21027 3 Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Firenze, e INFN, 50019, Sesto Fiorentino (FI), 50019 4 Dipartimento di Chimica, Università di Milano, Milano, 20133 * Corresponding author. Tel: ++390103536325, E-mail: [email protected] 2 Istituto Keywords: Mar Mediterraneo, PM2.5, Emissioni di navi, MSA Per colmare la mancanza d‟informazioni nel bacino del Mediterraneo e ottenere una completa visione delle sorgenti e dei processi chimico-fisici in atmosfera, il Joint Research Centre (JRC, EC) ha avviato un programma di monitoraggio a lungo termine in collaborazione con la compagnia di crociere “Costa Crociere”. Nell‟estate del 2011, è stata condotta assieme al Dipartimento di Fisica dell‟Università di Genova, una campagna di campionamento intensiva su una nave da crociera durante una regolare rotta nel Mediterraneo Occidentale: Civitavecchia-Savona-Barcelona-Palma de Mallorca-Malta (Valletta)-Palermo-Civitavecchia. I campioni di particolato atmosferico, sono stati raccolti su filtri in fibra di Quarzo e di Teflon (47 mm di diametro, flusso 2.3 m3/h) mediante due campionatori usati in parallelo e allocati sul ponte superiore della nave. Il campionamento è stato avviato dopo la partenza della nave da ogni porto e interrotto prima dell‟arrivo nel porto successivo. Ogni tappa è stata suddivisa in periodi di circa cinque ore, durante i quali è stato campionato un filtro per ciascun campionatore. Sono stati quindi raccolti un numero variabile di campioni per tappa per un totale di circa 100 nelle tre campagne condotte nell‟estate del 2011. Nell‟ambito di questi campionamenti, sono state anche effettuate misure in continuo di BC, NOx, CO, SO2 e O3 e ottenute informazioni riguardanti parametri meteorologici, posizione della nave, velocità e direzione di navigazione tramite la stazione di monitoraggio installata in una cabina del ponte superiore della nave. I campioni prelevati sono stati analizzati mediante differenti tecniche: Fluorescenza a raggi X, ED-XRF [1], Cromatografia Ionica, IC [3], Analisi Termo Ottica [2], mentre parte di essi tramite analisi a fascio ionico usando PIXE, EBS e PESA [4] presso il LABEC di INFN a Firenze. Il contributo biogenico alla concentrazione totale di solfato lungo la rotta della nave è stato stimato tramite analisi di MSA (acido metansolfonico). Bibliografia [1] V.Ariola et al., Chemosphere, 226-232, 62 (2006). [2] M.E. Birch e R.A.Cary, Aerosol Science and Technology, 221-241, 25 (1996). [3] J.C.Chow e J.G.Watson, Ion chromatography, 97-137, (1999). [4] M.Chiari et al., X-Ray Spectrometry, 323-329, 34 (2005). 73 Campionamento del PM atmosferico: differenza di prestazioni delle membrane in teflon e in quarzo Cinzia Perrino1,*, Silvia Canepari2, Maria Catrambone1 1 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 Dipartimento di Chimica Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 * Corresponding author. Tel: +390690672263, E-mail: [email protected] 2 Keywords: artifact di campionamento, Teflon, quarzo, vapor d’acqua La scelta del mezzo filtrante per il campionamento del PM atmosferico viene generalmente effettuata in base a criteri di praticità (costo, robustezza) o alle caratteristiche chimico-fisiche della membrana (caduta di pressione, livelli di bianco, facilità di condizionamento). Sono preferite membrane in fibra di vetro o di quarzo quando si vogliano usare i metodi di attenuazione beta e membrane in Teflon quando si debba effettuare una determinazione gravimetrica e/o delle analisi chimiche. E‟ ben noto che il campionamento del PM risente di vari artefatti, fra cui l‟adsorbimento dei vapori organici, il rilascio dei sali di ammonio e la ritenzione del vapore acqueo. I molti studi effettuati su questi aspetti mostrano che le membrane in fibra di quarzo trattengono maggiormente i vapori organici e rilasciano in misura minore i sali di ammonio rispetto alle membrane in Teflon; ci si attende quindi che la concentrazione determinata sulle membrane in Teflon risulti più bassa di quella determinata sul quarzo. Sono qui riportati i risultati di una lunga serie di misure effettuate durante la stagione invernale degli anni 2008 – 2011 utilizzando due strumenti ad attenuazione beta identici equipaggiati l‟uno con membrane in quarzo e l‟altro con membrane in Teflon. Il sito di misura, nei dintorni di Ferrara, è caratterizzato da condizioni di stabilità atmosferica frequente e persistente, alta umidità e concentrazioni di nitrato di ammonio molto elevate. I dati ottenuti mostrano che nell‟intervallo di concentrazione medio-basso (40-50 g/m3) le differenze fra le concentrazioni ottenute su Teflon e su quarzo sono all‟interno dell‟errore sperimentale, mentre in caso di concentrazioni sono più elevate (50 – 100 g/m3) le differenze possono diventare importanti (fino a 20 g/m3). Il fenomeno è particolarmente rilevante in condizioni di stabilità atmosferica intensa. L‟analisi della concentrazione dei macro-componenti del PM (elementi mediante XRF, ioni mediante IC, EC/OC mediante analisi termo-ottica) mostra che nell‟intervallo di concentrazione medio-basso la chiusura del bilancio di massa è in genere soddisfacente, mentre per livelli di PM più elevati la somma delle concentrazioni delle specie analizzate (corrette mediante appropriati fattori moltiplicativi che permettono di tenere conto degli ossidi degli elementi e degli atomi diversi dal carbonio nelle specie organiche) coincide con la concentrazione di massa determinata su quarzo ma sottostima quella determinata sul Teflon. E‟ stata quindi investigata la possibilità che la natura idrofobica del Teflon e quella idrofillica del quarzo giochino un ruolo importante nel determinare un diverso comportamento del vapore d‟acqua trattenuto sul PM. La misura della concentrazione di acqua nei campioni di PM raccolti su Teflon, effettuata utilizzando l‟analisi di Karl-Fisher, ha permesso di evidenziare quantità di acqua compatibili con la differenza nelle concentrazioni di massa determinate su membrane in Teflon ed in quarzo. 74 Determinazione qualitativa e quantitativa dell’acqua in campioni di particolato atmosferico Carmela Farao1*, Silvia Canepari1, Cinzia Perrino2, Elisabetta Marconi1, Chiara Giovannelli1 1 Dipartimento di Chimica, Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 * Corresponding author. Tel: +3906499133742, E-mail: [email protected] 2 Keywords: acqua, composizione chimica, forza interazioni E‟ ben noto che l‟acqua interagisce con varie componenti igroscopiche del particolato atmosferico (PM), alterando una serie di caratteristiche chimico-fisiche delle particelle (massa e dimensione delle particelle, posizione degli equilibri solido-vapore dei sali di ammonio etc.). La determinazione quantitativa dell‟acqua contenuta nel PM è stata affrontata in diversi studi, la maggior parte dei quali ha riguardato la misura differenziale della massa delle particelle prima e dopo l‟esposizione ad atmosfere ad umidità controllata. Questi studi dimostrano che la quantità di acqua adsorbita dipende dalle dimensioni e dalla composizione chimica del PM, ma non sono ad oggi disponibili informazioni sulla tipologia e sulla forza delle interazioni. Questo lavoro ha riguardato l‟ottimizzazione e la validazione di un metodo per la determinazione qualitativa e quantitativa dell‟acqua, idoneo per la successiva applicazione a campagne di monitoraggio intensive. Il metodo si basa sull‟impiego di un sistema Karl-Fisher coulometrico dotato di un forno a temperatura programmabile e permette la separazione di differenti contributi di acqua [1] rilasciati in diversi intervalli di temperatura (figura 1). L‟applicazione del metodo ad una serie di campioni di PM10 collezionati in diverse aree geografiche ha permesso di evidenziare una notevole variabilità dei risultati in funzione della composizione chimica del PM. Nella maggior parte dei campioni, la quantità di acqua è risultata pari al 3-4% della massa totale, ma in campioni la cui composizione chimica è dominata dai sali secondari inorganici e dal carbonio organico o dalla presenza di polveri sahariane, tale valore sale fino a raggiungere valori superiori al 10%. E‟ stata inoltre evidenziata una notevole influenza della composizione chimica del campione sul profilo termico della curva. Allo scopo di tentare un‟identificazione del tipo di acqua rilasciata in ciascun intervallo di temperatura, i profili ottenuti sono stati confrontati con quelli di alcuni composti igroscopici possibilmente presenti nel PM, come SiO2, Al2O3, NaCl, sali di ammonio e carboidrati. Fig.1. Profilo della curva nel NIST1649a 75 Evoluzione stagionale della composizione chimica e della distribuzione dimensionale dell’aerosol a Ny Alesund (Isole Svalbard) e Thule (Groenlandia) Silvia Becagli1,*, Giulia Calzolai2, Costanza Ghedini1, Franco Lucarelli2, Alcide di Sarra3, Mauro Mazzola4, Claudia di Biagio5, Rita Traversi1, Vito Vitale4, Angelo Viola5, Roberto Udisti1. 1 Dipartimento di Chimica Università di Firenze, Sesto Fiorentino (Firenze), I-50019 Dipartimento di Fisica Università di Firenze e INFN sez. Firenze, Sesto Fiorentino (Firenze), I-50019 3 ENEA/UTMEA-TER, S. Maria di Galeria (Roma), I-00123 4 ISAC CNR, Bologna, I-40129, Italy 5 ISAC CNR, Roma, I-0013, Italy 2 * Corresponding author. Tel: +39 055 457 3350, E-mail:[email protected] Keywords: Aerosol polare, composizione chimica, distribuzione dimensionale Il forcing climatico degli aerosol in Artide dipende grandemente dalla loro variabilità stagionale in termini di concentrazione, composizione e distribuzione dimensionale; tali fattori sono correlati alle variazioni dell'intensità delle emissioni, dell'efficienza dei processi di trasporto e dell'attività fotochimica dell'atmosfera [1]. Le proprietà chimiche degli aerosol artici sono state studiate in vari siti artici [2], ma rimangono incertezze sull‟impatto dei trasporti a lungo raggio dei contaminanti, sulla certezza dei trend delle concentrazioni per i periodi recenti e gli effetti radiativi dell‟aerosol a causa della complessa interazione fra aerosol, nubi e radiazione alle diverse lunghezze d‟onda (UVvis-IR). Per una migliore comprensione di tali processi vengono qui riportati i risultati di distribuzione dimensionale e la composizione chimica di aerosol campionato a Ny Ålesund (78.6°N, 11.6°E - Isole Svalbard, Norvegia) e Thule (76.5°N 68.8°W - Groenlandia). In entrambi i siti le concentrazioni di PM10 sono risultate più elevate durante il tardo inverno ed in primavera, quando risultano essere più efficienti i processi di trasporto di masse di aria provenienti dalle aree antropizzate a più basse latitudini e risulta più frequente la formazione del fenomeno chiamato “Arctic Haze" [2]. Il non sea salt K+, utilizzato come marker particolato proveniente da incendi boschivi e trasportato da lunga distanza, mostra concentrazioni più elevate in inverno e primavera. I dati dell‟impattore Dekati 12 stadi hanno mostrato che durante gli eventi di trasporto da lunga distanza il K+ mostra un modo nella frazione sub-micrometrica (300nm), confermando la sua origine da biomass burning. Al contrario, un modo prevalente nella frazione micrometrica (2 m) è stato registrato in eventi legati a processi di risollevamento di polveri locali o di elevata produzione di aerosol marino. In estate la concentrazione di PM10 risulta mediamente più bassa e dominata da componenti di origine biogenica, principalmente MSA e nssSO42- (derivanti dall‟ossidazione in atmosfera del dimetilsolfuro) e ammonio. Misure di distribuzione dimensionale nell‟intervallo 6500 nm effettuate con SMPS (Scanning Mobility Particle Sizer) a Ny Alesund hanno mostrato caratteristiche diverse nelle due stagioni. In particolare a marzo è presente un modo dominante a circa 200 nm, andando verso l‟estate diventa progressivamente più importante il modo intorno a 20 nm dimostrando che in estate, probabilmente a causa di processi di origine fotochimica, sono più efficienti i processi di formazione di nuove particelle. Bibliografia [1] K. Eneroth et al., Physics and Chemistry of the Earth, Parts A/B/C, 28-32 ,28 (2003). [2] P.K. Quinn et al., Tellus, 99–114, 59B (2007). 76 Eventi di formazione di particelle e nucleazione a Ny-Alesund (Svalbard) M. Busetto1,*, A. Lupi1, C. Lanconelli1, M. Mazzola1, R. Udisti2, D. Frosini2, C. Ghedini2 , S. Becagli2 and V. Vitale1 1 Istituto Scienze Atmosfera e Clima, CNR, Bologna, 40129 2 Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Sesto Fiorentino (FI),I-50019 * Corresponding author. Tel: +390516399588, E-mail:[email protected] Keywords: distrtibuzioni dimensionali, nucleazioni Distribuzioni dimensionali misurate con SMPS a Ny-Alesund ogni dieci minuti sono state utilizzate per riconoscere casi di nucleazione fornendo una stima della velocità di nucleazione (nuclation rate), definita come velocità di crescita del numero di particelle, e della velocità di crescita (growth rate), definita come velocità di crescita del diametro della particella. La distribuzione dimensionale viene approssimata con una curva composta da 2 o 3 lognormali in modo da classificare le mode presenti in nucleazione (d<20 nm), Aitken (20<d<100 nm) e accumulazione (d>100nm). L‟apparire di una nuova moda di nucleazione che rimane ben evidente per almeno due ore mostrando segni di crescita del diametro evidenzia un evento di nucleazione [1], del quale si valutano le velocità di crescita e nucleazione, la prima come fit lineare fra diametro della moda e tempo, e la seconda fra numero di particelle e tempo. Vengono anche calcolati i rispettivi coefficienti di correlazione lineare. Tali valori permettono di definire diversi tipi di nucleazione, quali ad esempio: i) formazione di nuove particelle e loro nucleazione, caratterizzata da una crescita evidente sia del numero che del diametro, ii) nucleazione senza formazione di nuove particelle, caratterizzata da crescita del numero di particelle, ma non del loro diametro. Sviluppi futuri prevedono lo studio delle influenze di parametri chimico fisici, quali radiazione solare, UV, concentrazioni di N0x e S0x , etc...) sui vari casi di nucleazione evidenziati [2]. Bibliografia 1] M. Dal Maso , Boreal Env. Res. J.Aerosol Res., 323-336, 10 (2005). 2] M. Boy and M. Kulmala, Atmos. Chem. Phys., 1-16, 2 (2002) 77 Caratterizzazione della componente inorganica del PM10 raccolto a Ny-Ålesund (Artide) e trattamento chemiometrico dei dati Mery Malandrino1,*, Agnese Giacomino2, Isabella Zelano1, Ornella Abollino1 1 Dipartimento di Chimica, Torino, 10125 Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco, Torino, 10125 * Corresponding author. Tel: +39116705249, E-mail: [email protected] 2. Keywords: PM10, Ny Ålesund, Metalli, PCA, HCA Il particolato atmosferico rappresenta una delle più preoccupanti fonti di inquinamento sia dal punto di vista epidemiologico che da quello ambientale. Negli ultimi anni l‟interesse sanitario e legislativo si è rivolto specialmente al PM10 per gli effetti negativi che può avere sulla salute. In questo contesto riveste molta importanza il monitoraggio costante dei livelli di PM10 nell‟aria e la determinazione della sua composizione chimica, che permette di conoscere le fonti emissive e valutarne la potenziale pericolosità. Lo sviluppo industriale degli ultimi secoli ha determinato un cambiamento della composizione dell‟atmosfera e quindi del particolato. Le regioni artiche, data la peculiarità delle loro caratteristiche ambientali, sono significativamente influenzate da tali cambiamenti; per questo motivo numerosi studi sono stati fatti per caratterizzare il particolato atmosferico in queste zone prive o con scarso numero di fonti di inquinamento diretto [1]. In questo studio la composizione inorganica, in particolare il contenuto di Al, As, Ba, Ca, Cd, Co, Cr, Cu, Fe, Hg, K, Mn, Mo, Na, Ca, Ni, Pb, Ti, V, Zn e di alcune terre rare, è stato determinato nel particolato PM10 campionato nella stazione di Ny-Ålesund (Isole Svalbard), nel periodo primaveraestate dell‟anno 2010. Dai risultati ottenuti si può dedurre che le fonti emissive degli elementi presi in considerazione possono essere sia locali sia provenienti dal continente. Infatti, le Isole Svalbard sono soggette a eventi di trasporto di particolato atmosferico proveniente probabilmente dall‟Europa e dall‟Asia, soprattutto nel periodo primaverile. I metalli a concentrazione più elevata (dell‟ordine dei ng/m 3) sono risultati essere Na, K, Ca, Al, Zn e Fe, mentre gli altri elementi sono tutti presenti in concentrazione più bassa (dell‟ordine dei pg/m3). I risultati ottenuti per le terre rare hanno rispecchiato il tipico andamento a “sega”, che vede i lantanidi con numero atomico pari in maggiore abbondanza rispetto a quelli con numero atomico dispari ed un andamento decrescente dal La al Lu. Dalla trattazione chemiometrica dei dati sperimentali emerge una netta divisione dei campioni in funzione del periodo di prelievo: il particolato atmosferico campionato nel periodo primaverile si distingue da quello raccolto nei mesi estivi. L‟Analisi dei Componenti Principali evidenzia una stretta correlazione tra le variabili Al, Mn, Ti e Mo; è stato ipotizzato che questi elementi possano derivare dal trasporto di polveri continentali. Si nota, inoltre, una buona correlazione tra As, Cu, Hg, K, Na e Pb. Na e K sono stati identificati come metalli derivanti dallo spray marino. Gli altri metalli sono tutti di probabile origine antropogenica. Infine si evidenzia la correlazione esistente tra le variabili Ca, Co, Cr, Ni ed in parte V. Il calcio è un metallo di origine prettamente terrigena, gli altri metalli sono stati identificati come derivanti da differenti fonti di combustione dei combustibili fossili, carbone ed oli pesanti. In particolare V e Ni potrebbero derivare dal traffico navale. Bibliografia [1] S.L. Gong, L.A. Barrie, Sci. Total Environ. 175-183, 342 (2005). 78 Amminoacidi nell’aerosol artico E. Scalabrin1,2*, R. Zangrando2, E. Barbaro1, C. Barbante1,2,3, A. Gambaro1,2 1 Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica, Statistica, Università Ca’ Foscari, 30123, per la dinamica dei processi ambientali-CNR, Università Ca’Foscari, 30123, Venezia 3 Accademia Nazionale dei Lincei, Centro “B. Segre”, 00165, * Corresponding author. Tel: +39041 2348679, E-mail:[email protected] 2 Istituto Keywords: Amminoacidi, Aerosol, Artide, HPLC-MS/MS Nonostante gli amminoacidi (AA) siano costituenti ubiquitari dell‟aerosol [1], il loro ruolo e le loro proprietà in atmosfera sono tuttora poco note. Gli AA, essendo composti igroscopici, potrebbero influenzare i processi di formazione delle nubi [2] e la nucleazione di cristalli di ghiaccio in atmosfera [3], con effetti sul bilancio radiativo globale; anche la formazione di aerosol secondario e la rimozione di alcuni inquinati organici sembrano essere riconducibili all‟azione di alcuni AA [4,5]. La diversa reattività degli AA, e conseguentemente i tempi di semivita molto variabili [4], sono un utile mezzo per lo studio del trasporto di particelle in atmosfera, anche se numerosi processi possono influenzare la presenza degli AA nell‟aria, complicando l‟identificazione delle sorgenti. Le regioni polari sono considerate eccellenti laboratori naturali in cui condurre studi di source apportionment per questo tipo di composti. Questo studio riporta i risultati ottenuti su 20 amminoacidi liberi (FAA), analizzati in 17 campioni di aerosol suddiviso in 6 classi dimensionali, raccolti dal 19 Aprile al 14 Settembre 2010 nella stazione di Gruvenbadet situata nelle Isole Svalbard. I campioni sono stati processati ed analizzati utilizzando un metodo messo a punto precedentemente [6]. La concentrazione totale di FAA è risultata compresa tra 592 fmol m-3 e 4593 fmol m-3 e serina e glicina sono risultati i composti più abbondanti contribuendo per il 45-60% al contenuto totale di FAA in ogni campione. Le concentrazioni più elevate di FAA sono state riscontrate nella classe di aerosol ultrafine (<0,49 μm) che in molti casi ha rappresentato la frazione dimensionale più abbondante. Fonti locali di aerosol, quali la vicina attività vulcanica islandese e un fuoco indotto dalle attività umane, hanno influenzato la concentrazione di FAA nella classe dimensionale più grossolana (10-7,2 μm) e in quella intermedia (3,0-1,5 μm). L‟analisi delle back trajectories ha permesso l‟individuazione dell‟aerosol marino come la principale fonte di amminoacidi nell‟aerosol artico. Bibliografia [1] Ge, X. et al. Atmospheric amines-Part I: A review. Atmos. Environ., 524-546, 45 (2010). [2] Chan, M. N. et al. Hygroscopicity of water-soluble organic compounds in atmospheric aerosols: amino acids and biomass burning derived organic species. Environ. Sci. Technol., 1555-1562, 39 (2005). [3] Szyrmer, W. et al. Biogenic and anthropogenic sources of ice-forming nuclei: A Review. Bull Amer Meteor Soc, 209-228, 78 (1997). [4] McGregor, K. G. et al. Chemistry of fog waters in California's Central Valley: 2. Photochemical transformations of amino acids and alkyl amines. Atmos. Environ., 1091-1104, 35 (2001). [5] De Haan, D. et al. Secondary organic aerosol-forming reactions of glyoxal with amino acids. Environ. Sci. Technol., 2818-2824, 43 (2009). [6] Zangrando, R. et al. Quantitative determination of un-derivatized amino acids in artistic mural paintings using high-performance liquid chromatography/electrospray ionization triple quadrupole mass spectrometry. Anal. Chim. Acta, 1-7, 675 (2010). 79 Composti idrosolubili nell’aerosol di Ny Alesund (Svalbard) Roberta Zangrando1*, Clara Turetta1, Elena Barbaro1,2, Piero Zennaro1,2, Natalie Kehrwald2, Jacopo Gabrieli1, Andrea Gambaro1,2, Carlo Barbante1,2 1Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali-CNR, Dorsoduro 2137, 30123 Venezia (I); 2Dipartimento di Scienze Ambiental,i Informatica e Statistica, Dorsoduro 2137, 30123 Venice (I) * Corresponding author. Tel: 041 2348545,, E-mail:[email protected] Keywords: WSOC, biomass burning, aerosol polare E‟ noto che una parte significativa del carbonio organico (fra il 40 e il 60%) dell‟aerosol atmosferico è costituito da composti idrosolubili (WSOC). Tali composti possono ridurre la tensione superficiale delle soluzioni acquose influenzando l‟igroscopicità dell‟aerosol e conseguentemente la capacità delle particelle di fungere da nuclei di condensazione delle nubi (CCN), di influenzare le proprietà ottiche dell‟aerosol, la qualità dell‟aria e il clima. L‟attività scientifica condotta a Ny Alesund (Svalbard) durante la campagna artica 2010 ha avuto lo scopo di ottenere maggiori informazioni riguardo la formazione, la composizione chimica e i processi di trasporto dell‟aerosol verso la zona artica. I campioni di aerosol artico sono stati raccolti presso il sito di Gruvebadet (78 55 07 N, 11 5330E) nel corso dell‟estate boreale dal 19 aprile al 14 settembre 2010. Il campionamento è stato condotto utilizzando un campionatore ad alto volume PM10 TE- 6070, equipaggiato con un impattore a cascata 5 stadi Model TE-235 (Tisch Environmental Inc., Cleves,OH), l‟aerosol atmosferico è stato raccolto secondo i seguenti tagli dimensionali: 10.0 – 7.2 μm, 7.2 – 3.0 μm, 3.0 – 1.5 μm, 1.5- 0.95 μm, 0.95 – 0.49 μm, < 0.49 μm. Sono stati ottenuti gli andamenti stagionali dei seguenti analiti: levoglucosan e metossifenoli (acido vanillico, acido isovanillico, acido omovanillico, acido siringico, coniferil aldeide, acido ferulico, siringaldeide, acido p-cumarico) come traccianti della combustione della biomassa, acrilammide (composto di origine antropogenica) e terre rare (REEs) utilizzate per avere una miglior comprensione dei processi di trasporto. 80 Profili Verticali delle proprietà dell’Aerosol e di Black Carbon in area Artica L. Ferreroa,*, D. Cappellettib, B. Moronib, V. Vitalec, R. Udistid, G. Sangiorgia, M.G. Perronea, M. Busettoc, C. Lanconellic, M. Mazzolac, A. Lupic, S. Becaglid, R. Traversid, D. Frosinid, M. Maturillie, R. Neubere, C. Rittere, J. Graesere, M. Fierzf, G. Mocnikg, E. Bolzacchinia aPOLARIS research centre, DISAT, University of Milano-Bicocca, Piazza della Scienza 1, 20126, Milano, Italy. bDICA, University of Perugia, Via G. Duranti 93, 06125 Perugia, Italy. cISAC CNR Viale Gobetti 101, 40129, Bologna, Italy. dUniversity of Florence, Via della Lastruccia 3, 50019, Sesto Fiorentino, Florence Italy. eAlfred-Wegener Institut für Polar- und Meeresforschung (AWI), Forschungsstelle Potsdam, Telegraphenberg 43A, 14473 Potsdam, Germany. fUniversity of Applied Sciences Northwestern, Switzerland, Windisch, Switzerland. gAerosol d.o.o., Kamniska 41, SI-1000 Ljubljana, Slovenia * Corresponding author. Tel: +39 02 64482814, E-mail:[email protected] Keywords: Profili verticali, Aerosol Artico, Black Carbon, Nucleazione, Emissioni navali. Gli Aerosol interagiscono col sistema climatico [1]. La loro dimensione, composizione chimica (es. il Black Carbon, BC) e distribuzione verticale è fondamentale nello studio dei cambiamenti climatici [2]. In area Artica, le proprietà dell‟aerosol vengono di norma misurate al suolo, mentre sono sporadiche le misure condotte lungo i profili verticali. Per questo motivo sono stati condotti profili verticali delle proprietà dell‟aerosol in modo sistematico presso le isole Svalbard (Ny-Ålesund; 79°N 12°E) all‟interno del progetto CICCI (Cooperative Investigation of Climate-Cryosphere Interaction; http://nyniflheim.nilu.no/cicci//). I profili vertical (sino a 1 km per un totale di 102 profili) sono stati condotti nei periodi primaverile (30 March – 30 April) ed estivo (30 June – 15 July) del 2011 presso il sito di misura di Gruvebadet (NyÅlesund). Un pallone aerostatico è stato equipaggiato con: 1) un contatore ottico di particelle (OPC GRIMM 1.107; 31 classi dimensionali tra 0.25 e 32 m) 2) un rilevatore elettrico per nanoparticelle (DiSCmini, Matter Aerosol); 3) un micro-Etalometro per la misura del BC e del coefficiente di assorbimento (AE51 e AE52, Magee Scientific); 4) un impattore multistadio miniaturizzato (Sioutas SKC con due piani di impatto: <1 μm, >1 μm); 5) una stazione meteorologica (Vaisala Tethersonde TTS 111). I profili verticali condotti nel periodo primaverile hanno mostrato nel 75% dei casi la presenza di stratificazioni multiple di aerosol con la quota. Tali stratificazioni sono state messe in relazione con le dinamiche dispersive dell‟atmosfera e con l‟origine e l‟evoluzione delle particelle in funzione della loro dimensione (dp<250 nm, 250 nm<dp<1000 nm, dp>1000 nm). Le particelle più fini (dp<250 nm) hanno mostrato stratificazioni confinate presso il suolo (nei primi 200 m) unitamente al più elevato gradiente verticale e ad una riduzione del contenuto di BC nell‟aerosol, suggerendo la presenza di eventi di nucleazione presso il livello del mare. In estate invece i profili verticali hanno pemesso di studiare l‟impatto delle emissioni navali in area Artica, in relazione alla loro dispersione con la quota e alle variazioni indotte nelle concentrazioni di alcune specie chiave, come il BC, che ha raggiunto concentrazioni fino a 2 μg/m3 rispetto ad un range di background di 0-10 ng/m3. Bibliografia: [1] IPCC: Climate Change 2007. [2] Corrigan et al. (2008). Atmos. Chem. Phys., 8, 737–747 81 Record pluriannuale della composizione chimica dell’aerosol sul Plateau Antartico. Stagionalità delle sorgenti e dei processi di trasporto. Roberto Udisti1*, Silvia Becagli1, Maurizio Busetto2, Massimo Chiari3, Daniele Frosini1, Christian Lanconelli2, Franco Lucarelli3, Angelo Lupi2, Mauro Mazzola2, Silvia Nava3, Claudio Scarchilli4, Mirko Severi1, Rita Traversi1, Vito Vitale2. 1Dip. Chimica, Università di Firenze, Sesto F.no, Firenze, I-50019 2ISAC CNR, Bologna, I-40129 3Dip. Fisica Università di Firenze e INFN, Sez. Firenze, Sesto .F.no, Firenze, I-50019 4UTMEA-TER, ENEA, S. Maria di Galeria, Roma, I-00123 * Corresponding author. Tel: +39 055 4573252, E-mail:[email protected] Keywords: Aerosol in Antartide, stagionalità, composizione chimica, sorgenti naturali, processi di trasporto. Nel corso di tre campagne di campionamento in Antartide, dal Novembre 2004 al Novembre 2007, sono stati raccolti, in modo continuativo durante tutto l‟arco annuale, campioni di aerosol a Station Concordia (Dome C, Antartide Orientale), utilizzando differenti sistemi di campionamento:campionatori PM10 e PM2.5, impattore a 4 stadi (< 1.0, 1.0-2.5, 2.5-10, > 10 um) Dekati e impattore a 8 stadi (da 0.4 a 10 um) Andersen. Il sito di campionamento, sul Plateau Antartico, a 3220 m di altitudine e alla distanza di 1.100 km dal mare (75° 60‟ S, 123° 200‟ E), e‟ stato scelto per lo studio e il monitoraggio delle concentrazioni atmosferiche e della composizione chimica dell‟aerosol di background in aree polari. Tale conoscenza e‟ importante per la valutazione delle interazioni tra aerosol e clima in aree estremamente sensibili all‟attuale riscaldamento globale e per comprendere le possibili conseguenti variazioni dei processi atmosferici che trasportano l‟aerosol dalle aree sorgente all‟interno del continente Antartico. Le variazioni stagionali della circolazione atmosferica a larga scala sono state valutate attraverso un‟analisi dei campi sinottici per gli ultimi 62 anni e la ricostruzione delle retro-traiettorie delle masse d‟aria che raggiungono il sito di deposizione. Inoltre, un approccio “extreme-values” era utilizzato per comprendere la situazione metorologica che favorisce l‟arrivo sul Plateau Antartico di concentrazioni particolarmente elevate di aerosol marino primario (sea spray) e secondario (emissioni biogeniche). Il carico atmosferico e la composizione chimica dell‟aerosol a Station Concordia hanno una forte caratterizzazione stagionale. Le concentrazioni atmosferiche di PM10 e PM2.5 mostrano piu‟ elevati valori estivi ((Dic-Mar), per la maggior parte dovuti al contributo dell‟aerosol biogenico marino, di cui gli acidi solforico (determinato come non-sea-salt solfato, nss-SO42-) e metansolfonico (MSA) costituiscono i principali marker (prodotti dall‟ossidazione atmosferica di dimetilsolfuro, emesso da processi metabolici del fitoplancton). I due marker biogenici mostrano, inoltre, una differente distribuzione dimensionale. In tarda primavera, si evidenziano due modi di distribuzione: uno submicrometrico e l‟altro centrato intorno a 1-2 um. In tarda estate, invece, e‟ presente il solo modo sub-micrometrico. I due modi rappresentano una differente speciazione, con specie neutralizzate (sali di Na+ e NH4+) nel primo periodo e specie acide nel secondo) e differenti processi di trasporto, caratterizzati in dettaglio sia in intensita‟ che in provenienza. Lo spray marino mostra un opposto ciclo stagionale, con elevate concentrazioni atmosferiche nel periodo invernale (Apr-Nov), quando esso costituisce l‟ 80-90 % della massa dell‟aerosol e una distribuzione dimensionale spostata verso la frazione sub-micrometrica. Questo comportamento stagionale e‟ spiegato da differenti processi atmosferici di generazione e trasporto, che sono stati compresi applicando l‟analisi meteo su scala sinottica e l‟uso delle retro-traiettorie ai 20 maggiori eventi di deposizione di sea spray a Station Concordia. 82 Record multi-annuale della concentrazione di nitrati nel particolato atmosferico a Dome C, plateau antartico orientale R. Traversi1, S. Becagli1, D. Frosini1, M. Severi1, M. Mazzola2, C. Lanconelli2, V. Vitale2, R. Udisti1 1 Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff”, Università di Firenze, Sesto F.no (Firenze), 50019 2 ISAC CNR, Bologna, 40129 * Corresponding author. Tel: +055 4573381,, E-mail:[email protected] Keywords: aerosol, Antartide, nitrati, scambi stratosfera-troposfera A partire dalla Campagna Antartica 2004/05, è stata condotta, ed è tuttora in corso, una campagna continuativa di campionamento dell‟aerosol atmosferico a Dome C (Antartide Orientale, 3233 m s.l.m., 1100 km dalla costa più vicina, Wilkes Land), nell‟ambito di “Station Concordia”, un programma di ricerca bilaterale tra PNRA (Italia) e IPEV (Francia). Qui si riporta il primo record continuativo lungo diverse annualità (2005-2008) della concentrazione di nitrati nell‟aerosol raccolto a Dome C, che può essere considerato rappresentativo dell‟aerosol troposferico di background nel plateau antartico centrale. Come è possibile osservare dalla Fig.1, la concentrazione dei nitrati nel PM10 lungo le diverse campagne annuali finora analizzate, mostra un andamento caratteristico con valori relativamente bassi e costanti per gran parte dell‟anno ed elevati picchi di concentrazione nella prima parte dell‟estate australe (Novembre e, in minore entità, Ottobre e Dicembre). Figure 1. Medie mensili della concentrazione di nitrati nel PM10 a Dome C nel periodo 2005-2007. Dall‟analisi dei campioni raccolti con impattori multi-stadio, è possibile osservare che i massimi di concentrazione estivi interessano sia le frazioni super-micrometriche che quelle inferiori al micrometro ma risultano particolarmente intensi nella frazione con d.a.e. compreso tra 1.1-2.1 m. La disponibilità di un set di dati completo di composizione ionica per ogni campione permetterà di comprendere se i picchi di concentrazione dei nitrati (che mediamente rappresentano circa il 50% del budget annuale) sono dovuti a processi di trasporto comuni o reazioni di neutralizzazione con i componenti dell‟aerosol marino primario o crostale e/o a processi di deposizione di acido nitrico in seguito a scambi stratosfera-troposfera . Tale risultato riveste particolare importanza per contribuire allo studio delle sorgenti di nitrati in Antartide (e.g. input troposferici dalle basse latitudini, ossidazione di N2O stratosferico, sedimentazione di PSC, riemissione dagli strati nevosi), il cui contributo relativo ed evoluzione stagionale è tuttora oggetto di discussione scientifica. 83 Esposizione a breve termine al PM10 e consumo di farmaci respiratori in Lombardia Sara Conti1*, Carla Fornari1, Fabiana Madotto1, Giovanni De Vito1, Giancarlo Cesana1 1 Centro di Studio e Ricerca sulla Sanità Pubblica, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Monza, 20900 * Corresponding author. Tel: +0392333097/8, E-mail: [email protected] Keywords: PM10, Farmaci respiratori, Lombardia, Database amministrativi Introduzione. Solo rari studi si sono finora occupati di analizzare come l‟esposizione a particolato atmosferico (PM) possa influire sul consumo di farmaci di tipo respiratorio[1]. Il presente lavoro ha l‟obiettivo di analizzare la relazione a breve termine tra PM 10 ed erogazione di determinati farmaci respiratori in Regione Lombardia. Metodi. Lo studio ha coinvolto la popolazione domiciliata in sette comuni lombardi nel biennio 20052006 (circa 500.000 soggetti). I dati relativi alle prescrizioni farmacologiche di una selezione di trattamenti respiratori (glucocorticoidi sistemici ed inalatori, adrenergici inalatori, anticolinergici inalatori, teofillina), erogate nel corso del biennio di interesse ai soggetti in studio, sono stati estratti dalla data warehouse DENALI, che raccoglie e organizza i principali database sanitari amministrativi relativi agli assistiti dal Sistema Sanitario Regionale lombardo. I dati ambientali sono stati forniti da ARPA Lombardia. La relazione tra consumo di farmaci ed esposizione a PM 10 è stata indagata separatamente per i trattamenti selezionati con un disegno case-crossover stratificato per mese ed appaiato per giorno della settimana[2]. L‟effetto ritardato del PM10 è stato indagato fino a 7 giorni sia come single lag che come distributed lag non vincolato. L‟analisi è stata stratificata in stagione calda e fredda. Risultati. Sono state selezionate complessivamente 324.881 prescrizioni, destinate a 85.593 soggetti. La concentrazione media giornaliera di PM10 è stata 48 μg/m3 (Standard Deviation 32 μg/m3). L‟analisi con distributed lag non vincolati ha evidenziato che il consumo di glucocorticoidi per aerosol ed adrenergici per aerosol incrementa significativamente all‟aumentare della concentrazione di PM 10, con un ritardo fino a 3 giorni: nel modello che considera i lag da 0 a 3 è stato stimato un rischio relativo di prescrizione, associato ad un incremento di 10 μg/m3 nella concentrazione di PM10, pari a 1,004 (Intervallo di Confidenza (IC95%): 1,000-1,008) per i glucocorticoidi ed a 1,007 (IC95%: 1,003 – 1,011) per gli adrenergici. Nell‟analisi stratificata per stagione è emerso che il consumo di glucocorticoidi per aerosol è influenzato maggiormente dall‟esposizione a PM 10 durante la stagione calda, mentre quello di adrenergici per aerosol durante la stagione fredda. Conclusioni. L‟esposizione ad elevate concentrazioni di PM10 può corrispondere ad un incremento nel consumo di alcune tipologie di farmaci respiratori, impiegati perlopiù per il trattamento delle manifestazioni acute di asma. La presenza di prescrizioni farmacologiche dei suddetti farmaci potrebbe essere, dunque, un surrogato per l‟individuazione di eventi asmatici che non conducono a ricovero o a decesso. Bibliografia [1] F. Menichini et al., Drug consumption and air pollution: an overview. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 1300-15, 19(12) (2010). [2] T.F. Bateson et al., Control for seasonal variation and time trend in case-crossover studies of acute effects of environmental exposures. Epidemiology. 539-44, 10(5) (1999). 84 Un approccio analitico e modellistico integrato nella valutazione del rischio sanitario da polveri respirabili nel settore delle fonderie Beatrice Moroni1,*, David Cappelletti1, Cecilia Viti2 1 Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale,Università di Perugia,06125 2 Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Siena, 53100 * Corresponding author. Tel: +39 075 5853862, E-mail: [email protected] Keywords: Microscopia elettronica, esposizione multipla, biodisponibilità Sebbene numerosi studi abbiano evidenziato un aumento dell‟incidenza di diverse patologie neoplastiche nei lavoratori delle fonderie, le prove epidemiologiche fin qui raccolte sono reputate insufficienti a correlare inequivocabilmente le attività di fonderia con l‟insorgenza del cancro [1]. Ciò dipende senz‟altro dalla multifattorialità di questo tipo di patologie, ma anche dalla varietà degli agenti di rischio presenti in questo particolare ambiente di lavoro. D‟altra parte gli studi tossicologici, pur avendo riscontrato in molti casi precisi indizi di tossicità, solo raramente si sono occupati di correlare gli effetti riscontrati con le proprietà dei diversi materiali [2]. In questo lavoro vengono presentati i risultati della caratterizzazione morfochimica e strutturale di aerosol industriali di fonderia allo scopo di fornire, attraverso l‟esame dettagliato dei materiali nella loro varietà e complessità, elementi utili a correlare i dati epidemiologici con le evidenze tossicologiche. Campioni di aerosol industriali e materie prime provenienti da diverse postazioni di lavoro in due fonderie di ghisa sono stati caratterizzati mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) e in trasmissione (TEM) con annessa analisi di immagine e microanalisi EDS, e mediante catodoluminescenza da SEM. La concentrazione e la solubilità del Fe e di altri metalli potenzialmente tossici (Mn, Zn, Pb) sono state determinate nel campione totale mediante spettrometria di assorbimento atomico al plasma accoppiato induttivamente (ICP-AES). I risultati evidenziano modifiche sostanziali della struttura cristallina e della morfologia superficiale del quarzo passando dalle materie prime alle polveri aerodisperse, ed effetti di contaminazione del quarzo da parte di particelle metalliche e di grafite. Tutti questi aspetti sottolineano la rilevanza delle proprietà di superficie sulla reattività delle particelle, e le possibili azioni sinergiche di magnetite, quarzo e/o grafite presenti nello stesso ambiente di lavoro. Le dosi di esposizione sono state determinate in funzione dell‟area superficiale e confrontate con i valori di soglia risultanti dagli studi tossicologici [3]. La maggiore rilevanza del rischio sanitario nel settore di fusione/colata, quale evidenziata dai dati epidemiologici, trova così spiegazione nell‟azione sinergica delle diverse componenti particellari, mentre le concentrazioni confrontabili e la bassa solubilità delle specie metalliche spiegano i fenomeni di modificazione istonica effettivamente riscontrati nei lavoratori del settore [4]. Bibliografia [1]. IIAC, Position paper 29 (2011) http://iiac.independent.gov.uk. [2]. NATO RTO, Final Report of HFM-057/RTG-009 (2008) http://rto.nato.int. [3]. M. Ghiazza et al., Chem. Res. Toxicol. 99-110, 24 (2011). [4]. L. Cantone et al., Environ. Health Perspect. 964-969, 119 (2011). 85 Monitoraggio dell’esposizione ad agenti cancerogeni dei lavoratori delle aziende della ASL N. 2 di Perugia Patrizia Bodo*, Patrizia Garofani, Giorgio Miscetti, Emilio Paolo Abbritti, Manuela Mazzanti, Giuliana Luciani Dipartimento di Prevenzione UOC PSAL ASL N.2, Perugia * Patrizia Bodo. Tel: 075/5412447, E-mail:[email protected] Keywords: cancerogeni occupazionali, valutazione del rischio, esposizione dei lavoratori a sostanze cancerogene Il progressivo aumento delle sostanze immesse nel mercato, molte delle quali ancora non classificate dal punto di vista della pericolosità e quindi dei danni alla salute dei lavoratori, nonché di quelle classificate cancerogene dalla Comunità Economica Europea, impone una verifica dell‟applicazione delle misure di tutela previste dalla normativa specifica anche ai fini della valutazione della esposizione dei lavoratori. E‟ infatti nei luoghi di lavoro che, in Italia, secondo lo studio multicentrico Europeo CAREX, si utilizzano almeno il 50% degli agenti riconosciuti cancerogeni stimando un numero di lavoratori esposti pari al 24% degli occupati (circa 4,2 milioni di lavoratori) (1). Per questi agenti, a differenza di altre sostanze tossiche, non è per altro possibile individuare una reale dose soglia di sicurezza : pertanto trattasi di 4,2 milioni di lavoratori che, fatte salve specifiche condizioni individuali protettive, hanno un‟aumentata probabilità di contrarre un tumore di origine professionale. In un tale contesto la UOC Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro della ASL2 Perugia, da alcuni anni ha intrapreso un‟attività sistematica di monitoraggio dei livelli di esposizione ad agenti cancerogeni volatili in alcuni comparti produttivi. Il tutto con due intenti, da una parte individuare settori ed aziende a maggior grado di esposizione e quindi concentrare su detti soggetti le attività di controllo e le misure tecnico preventive previste dalle norme; dall‟altro monitorare nel tempo l‟andamento dei livelli di esposizione, quale indicatore di efficacia delle misure di prevenzione associando ad un decremento dei livelli di esposizione una riduzione dei casi attesi e viceversa. Materiali e metodi: in un campione di queste aziende appartenenti al comparto della lavorazione del legno, distributori di carburante, imprese edili, imprese specializzate nella bonifica dei materiali contenenti amianto, sono state effettuate, in diverse occasioni e a distanza di tempo, indagini ambientali riguardanti, rispettivamente, i seguenti agenti cancerogeni: polveri di legno duro, benzene, silice libera cristallina, amianto. Il tutto determinando i livelli di esposizione dei lavoratori e confrontando il loro andamento nel tempo. Risultati e conclusioni: I risultati dei campionamenti ambientali effettuati depongono per livelli di esposizione medi ai vari agenti cancerogeni, per la gran parte inferiori rispetto ai valori limite indicati dalla normativa o dalle principali associazioni igienistiche internazionali e per una tendenziale loro riduzione nel tempo. In quest‟ultimo caso anche in ragione delle misure di prevenzione adottate dalle aziende spontaneamente o su proposta dell‟organo di controllo. L‟esperienza fin qui realizzata consente di apprezzare come nei settori studiati, alcuni dei quali molto rappresentati in termini di unità produttive ed addetti, ancora oggi persista una diffusa presenza di cancerogeni. Una presenza che, sebbene piuttosto contenuta in termini di livelli di esposizione, appare tuttavia in grado di aumentare, su base epidemiologica, il rischio di neoplasia nelle popolazioni di lavoratori esposti. In un tale contesto l‟attività di monitoraggio sul campo si è dimostrata essere uno strumento certamente utile per valutare il grado di efficacia generale del sistema di prevenzione, consentendo anche di stimare indirettamente l‟andamento nel tempo della patologia attesa. Bibliografia [1] Mirabelli D: Stima del numero di lavoratori esposti a cancerogeni in Italia, nel contesto dello studio europeo Carex. Epidemiol Prev 346-359, 23 (1999). 86 Effetti biologici e meccanismi d’azione indotti da PM10 su sistemi in vitro Rossella Bengalli1,*, Eleonora Longhin1, Elisabetta Molteni1, Marina Camatini1, Maurizio Gualtieri1 1 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università Milano-Bicocca, Piazza della Scienza 1, 20126 Milano * Rossella Bengalli. Tel: +390264482928, E-mail: [email protected] Keywords: PM10, IL-1, caspasi-1, inflammosoma. Numerosi studi epidemiologici hanno correlato l‟esposizione a PM10 all‟insorgenza ed esacerbazione di processi infiammatori che possono provocare sia patologie dell‟apparato respiratorio (asma COPD, ALI), sia effetti a livello sistemico [1;2]. I meccanismi cellulari che presiedono l‟instaurarsi e la cronicizzazione di processi infiammatori sono noti, ma deve essere tuttora chiarito il nesso causale tra esposizione a PM10 e rilascio di mediatori pro-infiammatori, al fine di sostenere i risultati epidemiologici. Gli effetti biologici correlati all‟esposizione a PM10 estivo e invernale, e i meccanismi molecolari indotti dalla frazione estiva, sono stati indagati in questa ricerca mediante l‟uso di sistemi in vitro rappresentativi dell‟epitelio alveolare umano (A549) e di monociti/macrofagi (THP-1). Il PM10 è stato campionato presso il sito urbano di Milano Torre Sarca, durante le stagioni estiva ed invernale 2010/2011, e in ambiente indoor (ufficio del Centro di ricerca POLARIS). Il PM è stato raccolto su filtri in Teflon tramite campionatori gravimetrici a basso volume. La citotossicità, la risposta infiammatoria, la produzione di specie reattive dell‟ossigeno (ROS) e il danno al DNA sono stati analizzati nelle due linee cellulari utilizzate in mono- e co-coltura, esposte al PM per diverse dosi e tempi. Il PM invernale non provoca effetti pro-infiammatori, ma induce la formazione di ROS a 1 h di esposizione e risulta genotossico a 24 h. Il PM10 estivo induce un aumento del rilascio di interleuchine infiammatorie (IL-6, IL-8 e IL-1), con incrementi maggiori nelle co-colture. Inoltre, la linea THP-1 differenziata in macrofagi rilascia quantità significative di IL-1, in modo dose e tempo dipendente dopo esposizione a PM10 estivo. La secrezione di IL-1 è mediata dall‟attivazione dell‟enzima caspasi-1 che, insieme a NALP3, costituisce l‟inflammosoma, complesso molecolare responsabile dell‟induzione della risposta infiammatoria [3]. Il rilascio di IL1 indotto da PM10 estivo coinvolge l‟attivazione dei recettori Toll Like Receptors 2 e 4 (TLR2 e TLR4) e della caspasi-1. Questi risultati suggeriscono la possibile attivazione dell‟inflammosoma da parte del PM10 estivo, il quale induce il rilascio di IL-1 mediante il legame con TLR e l‟internalizzazione del PM a formare endosomi. Le stesse valutazioni saranno effettuate su campioni di PM indoor per stabilire eventuali differenze nelle risposte biologiche. Bibliografia M. Gualtieri et al., Procedia Enviromental Sciences, 192-197, 4 (2011); B. Brunekreef et al., Eur. Resp. J., 209-318, 26 (2005); L. Franchi et al., Nature Immunology, 241-247, 10(3) (2009). 87 Valutazione degli effetti su sistemi in vitro di UFPs (ultrafine particles) derivate da processi di combustione Maurizio Gualtieri1, Laura Capasso1,* Luca Isacco1, Patrizia Minutolo2, Andrea D‟Anna3, Marina Camatini1 1 Centro di Ricerca POLARIS Dip. di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università Milano-Bicocca,Piazza della Scienza 1, 20126 Milan . 2 Istituto di Ricerche sulla Combustione, CNR, Piazzale V. Tecchio, 80, Napoli. 3 Dip. di Ingegneria Chimica, Università “Federico II” di Napoli, Piazzale V. Tecchio, 80, Napoli. * Corresponding author. Tel: +390264482928, E-mail: [email protected] keyword: NOC, Ultrafine particles, Infiammazione, Ciclo cellulare, ROS. Le emissioni da processi di combustione di autoveicoli rappresentano una delle principali sorgenti di particolati fini e ultrafini in ambiente urbano. In particolare i motori diesel emettono particolati carboniosi di dimensione nanometrica, definiti diesel exhaust particles (DEP), che rientrano nella classe delle “ultrafine particles” (UFPs). Durante i processi di combustione si possono formare anche nanoparticelle organiche (NOCs). Queste, a seguito di processi di aromatizzazione ed agglomerazione, contribuiscono alla formazione del particolato carbonioso (soot) delle emissioni diesel [1]. Sulla superficie di queste particelle carboniose si possono adsorbire quindi diversi composti organici formatisi durante il processo di combustione [2]. Gli effetti prodotti dalle NOC, ottenute da processi di combustione controllata di carburanti diesel convenzionali o addittivati con molecole di interesse commerciale (alchil benzeni, composti aromatici e biodiesel), sono stati valutati sulle linee cellulari A549 (epiteliali alveolari umane) e BEAS-2B (epiteliali bronchiali). La vitalità cellulare, gli effetti pro-infiammatori e l‟alterazione del ciclo cellulare sono stati valutati dopo esposizione per 24 ore a dosi crescenti di NOC (1, 3 e 7 ppm). A tempi brevi (90 minuti) è stata analizzata la formazione di specie reattive dell‟ossigeno (ROS). NOCs, ottenute da combustione di diesel convenzionale alla dose di 7 ppm, inducono una riduzione significativa di vitalità cellulare, mentre alla dose di 1 ppm si osserva un aumento significativo di mediatori chimici dell‟infiammazione (IL-6 e IL-8). I NOCs da diesel con additivi provocano sia un incremento di citotossicità, sia l‟espressione di proteine pro-infiammatorie. In particolare l‟esposizione a NOCs generate dalla combustione di una miscela di diesel con esteri monoalchilici di acidi grassi (biodiesel), ha prodotto effetti biologici più significativi coinvolgendo anche il ciclo cellulare, che è risultato alterato. Inoltre si è evidenziato un importante aumento di ROS a 90 min di esposizione. I risultati ottenuti dimostrano una significativa variabilità degli effetti prodotti dai combustibili utilizzati, dimostrando che la composizione chimica riveste un ruolo prevalente. La formazione di ROS sembra inoltre essere l‟evento scatenante gli effetti biologici. Le NOCs, generate dai processi di combustione per l‟elevata reattività chimica, potrebbero essere responsabili degli effetti tossici associati ai particolati ultrafini. Bibliografia [1] Gualtieri et al., Cytotoxic and pro-inflammatory effects of combustion generated ultra-fine organic particles. Italian Section Combustion Institute. 10.4405/34proci2011.I18 [2] M.V. Twigg et al., Cleaning the air we breathe - Controlling diesel particulate emissions from passenger cars. Platin. Metals Rev. 27-34, 53 (2009). 88 Fattori di infiltrazione indoor/outdoor dell’aerosol a Roma e loro relazione con la qualità dell’aria Alessandro Di Menno di Bucchianico1,*, Giorgio Cattani1, Alessandra Gaeta1, Giuseppe Gandolfo1, Anna Maria Caricchia1, Marco Inglessis2, Gaetano Settimo2, Biagio Bruni2, Cinzia Perrino3 1 ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Via V. Brancati 48, 00144, Roma 2 ISS - Istituto Superiore di Sanità , Viale Regina Elena 299, 00161, Roma 3 IIA CNR – Ist. Inquinamento Atmosferico, Via Salaria Km. 29,300 CP 10 00015 Monterotondo St., Roma * Corresponding author. Tel: +390650072508, E-mail: [email protected] Keywords: Inquinamento indoor, qualità dell’aria, concentrazione numerica delle particelle (PNC) Quasi tutti i lavori sull‟inquinamento dell‟aria negli ambienti interni partono dall‟assunto, confermato da studi statistici, che i cittadini trascorrano la maggior parte del loro tempo di vita in luoghi chiusi. Malgrado ciò, la valutazione della qualità dell‟aria in funzione della protezione della salute umana si basa, ancora oggi, su dati di concentrazione degli inquinanti in aria esterna, essenzialmente per due motivi: la mancanza di standard di riferimento per l‟indoor nelle direttive europee e nella legislazione nazionale; la carenza di dati su cui fondare le stime. In anni recenti questo tema è stato ampiamente esplorato nei paesi del centro e Nord Europa, ma diversi climi e stili di vita rendono difficile il confronto con la realtà italiana, proprio a causa della scarsità delle informazioni per le nostre latitudini. L‟esposizione umana agli inquinanti atmosferici in ambienti confinati è regolata dall‟efficienza di penetrazione e dalla velocità di scambio dell‟aria tra interno ed esterno che varia con le caratteristiche degli ambienti e con le condizioni climatiche; questo studio è basato quindi su una campagna di misura in tre siti di Roma, una settimana al mese per un anno, in modo da apprezzare le differenze stagionali. Utilizzando contatori di particelle a condensazione (Condensation Particle Counter, CPC) sono state realizzate misure di concentrazione numerica delle particelle sospese con diametro compreso tra 0,02 e 1 μm (tempo di campionamento: 1 minuto) all‟interno e all‟esterno di due abitazioni private e in un terzo sito, preso come riferimento, presso l‟Istituto Superiore di Sanità. È stata poi realizzata una serie di misure parallele di concentrazione numerica delle particelle e concentrazione di massa di PM2,5 (fotometro laser, light-scattering) all‟interno delle abitazioni, con la stessa risoluzione temporale, allo scopo di indagare come le dinamiche di scambio dell‟aria, coagulazione e interazione con le superfici dell‟aerosol influenzassero, nei diversi ambienti, i valori rilevati. Le concentrazioni indoor e outdoor così determinate sono state messe a confronto con i dati raccolti dalle centraline di monitoraggio della qualità dell‟aria della rete di Roma e, allo scopo di valutare l‟influenza sui livelli registrati della stabilità atmosferica, con i dati di radioattività naturale misurati nella stazione CNR di Montelibretti. I diversi fattori di infiltrazione sono stati calcolati in base alla relazione ossia al rapporto tra concentrazione numerica di particelle interna (Cin) meno la concentrazione dovuta a sorgenti interne (Cig) e la concentrazione esterna (Cout). Individuando e quantificando i contributi interni (fumo, cucina) è stato possibile stimare quale sarebbe stato il profilo temporale delle concentrazioni in assenza di questi ultimi. Lo studio ha così potuto mettere in evidenza andamenti stagionali (da Finf=0,6 in inverno, a Finf=0,99 in estate) altrimenti invisibili, poiché le diverse dinamiche di ricambio d‟aria nelle stagioni condizionano l‟ingresso di particolato esterno, ma anche la velocità di diluizione di quello internamente generato. 89 La congestion charge migliora la qualità dell’aria? Ovvero: modelli statistici per l’analisi di impatto di politiche energetiche ed ambientali in Lombardia Alessandro Fassò Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e Metodi Matematici Università degli Studi di Bergamo, Dalmine, 24044 Tel: +035-2052323, E-mail: [email protected] Keywords: polveri fini, Area C, intervention analysis, time series models La misurazione dell‟effetto a breve periodo sulla qualità dell‟aria di politiche energetiche, ambientali e di contenimento del traffico è spesso complicata da condizioni atmosferiche o antropiche contingenti che agiscono da confondenti. Un esempio recente è dato dall‟introduzione della congestion charge nell‟area C di Milano a partire dal 16 gennaio 2012. L‟introduzione di questa misura ha determinato una rilevantissima riduzione del traffico ma, parallelamente, le concentrazioni delle polveri fini in atmosfera sono tutt‟altro che diminuite. Dopo due mesi dall‟introduzione della restrizione sul traffico, si può dire che la misura abbia avuto un effetto benefico sulla qualità dell‟aria a Milano nonostante che il numero di esuberi del limite giornaliero sia ai massimi storici ? Questo paper illustrerà varie soluzioni alternative per affrontare il problema e darà una quantificazione precisa dell‟effetto della congestion charge sulla qualità dell‟aria. Ringraziamenti: Questa ricerca è stata svolta col parziale contributo del progetto EN17 cofinanziato da Regione Lombardia tramite il Fondo per la promozione di accordi istituzionali dal titolo “Metodi di integrazione delle fonti energetiche rinnovabili e monitoraggio satellitare dell'impatto ambientale” 90 Modelli e analisi statistiche per dati da centraline di monitoraggio: l'esperienza di Taranto Alessio Pollice1,*, Giovanna Jona Lasinio2 1 Dipartimento di Scienze Statistiche “Carlo Cecchi”, Università degli studi di Bari Aldo Moro 2 Dipartimento di Scienze Statistiche, Sapienza Università di Roma * Corresponding author. Tel: +390805049243, E-mail:[email protected] Keywords: Modelli spazio-temporali, metodi bayesiani, modelli a recettori multivariato In questo lavoro proponiamo una rassegna di studi sulla qualità dell‟aria nell‟area metropolitana di Taranto. Le misure delle concentrazioni di PM10 rese disponibili da ARPA Puglia presentavano elementi di complessità quali dati mancanti e diversi criteri di validazione per diverse reti di centraline. Questo duplice problema è stato affrontato con tre strategie alternative, di cui si è confrontata la performance, sfruttando la natura spaziale dei dati nell‟ambito del paradigma inferenziale bayesiano [1]. Successivamente si è considerata l‟interpolazione spazio-temporale delle superfici di concentrazione giornaliere di PM10 sull‟area considerata, tramite un modello basato su kriging bayesiano e caratterizzato dall‟uso di dati meteorologici e da una correlazione spaziale semiparametrica [2]. Analogamente si sono ricostruite le superfici giornaliere delle concentrazioni di tre inquinanti (SO2, NO2 e PM10) visti come un unico oggetto multivariato [3]. La considerazione, per ciascun inquinante, di modelli gerarchici bayesiani univariati con struttura spazio-temporale separabile, ha permesso di imputare i dati mancanti nell‟ambito del procedimento di stima [4]. Allo scopo di collocare sul territorio le principali sorgenti emissive di PM10 [5], si è proposto un modello a recettori multivariato spaziale che considera la correlazione temporale e l‟influenza della meteorologia sui contributi delle sorgenti e la correlazione spaziale nell‟ambito di profili emissivi composizionali [6]. Infine si è effettuata un‟analisi della diffusione spaziale e dell‟evoluzione temporale di 46 contaminanti del PM10 (diossine, PCB, IPA) basata sulle concentrazioni mensili in corrispondenza di tre centraline di monitoraggio. A causa dell‟elevata dimensionalità dei dati, si è adottata una strategia descrittiva basata su tecniche di riduzione riconducibili al diagramma duale [7]. Bibliografia [1] A. Pollice, G. Jona Lasinio, Journal Of Data Science, 43-59, 7 (2009). [2] A. Pollice, G. Jona Lasinio, Environmental Monitoring and Assessment, 177-190, 162 (2010). [3] A. Pollice, G. Jona Lasinio, Environmetrics, 741-754, 21 (2010). [4] S. Arima, L. Cretarola, G. Jona Lasinio, A. Pollice, Statistical Methods & Applications, 75-91, 21 (2012). [5] A. Pollice, Environmetrics, 35-41, 22 (2011). [6] A. Pollice , G. Jona Lasinio, Environmental and Ecological Statistics, doi: 10.1007/s10651-0110173-0 (2011). [7] A. Pollice, V. Esposito, Spatial2 - Spatial Data Methods for Environmental and Ecological Processes. Foggia - Baia delle Zagare (I), 1-2 settembre 2011 (2011). 91 Analisi fattoriale dinamica delle serie storiche degli ossidi di azoto in Umbria Saverio Ranciati1,*, Stefano Grassi2, Elena Stanghellini1 1 Dipartimento di Economia Finanza e Statistica, Via Pascoli 1, Perugia, I 06126 2 CREATES, Aarhus University, Bartholines Allé 10, DK 800 Aarhus * Corresponding author. Tel: +075 585 5229,, E-mail:[email protected] Keywords: Monossido e biossido di azoto, single-factor dinamic model Si analizzano i dati relativi alle rilevazioni di inquinanti legati agli ossidi di azoto effettuate nel 2009 dalle centraline appartenenti alla rete regionale per il Monitoraggio della Qualità dell'Aria in Umbria nella provincia di Perugia e Terni (A.R.P.A. e Privincia di Terni). Dopo una ricostruzione dei dati mancanti mediante funzioni splines, si procede ad implementare modelli autoregressivi su base giornaliera rilevando, in taluni casi, oltre alla significatività della componente autoregressivia del ritardo di ordine 1 e 7 (quest'ultimo dovuto alla ciclicità settimanale), anche significatività di componenti intermedie di ordine dispari. Si è passati successivamente ad implementare modelli di analisi fattoriale dinamica (si veda ad esempio Bai & Ng, 2008), separatamente per le centraline nella provincia di Perugia e di Terni. Il fattore latente, in questo caso unidimensionale con componente autoregressiva di ordine 1, rappresenta il livello di base dell'inquinamento. La periodicità settimanale è stata colta attraverso l'introduzione di covariate giornaliere. Le analisi hanno permesso di evidenziare che alcune centraline sono molto legate ai fenomeni del traffico veicolare, mentre altre, di fondo, risentono dell'inquinamento dovuto ad altre fonti. Il fattore latente ha inoltre permesso un confronto fra Perugia e Terni, dove pur essendo presente una causa di inquinamento data dalle emissioni dei veicoli, ad emergere è il forte carattere industriale della zona che, in combinazione con l'aspetto morfologico del territorio, fa registrare un livello maggiore di ossidi d'azoto rispetto al capoluogo umbro. Bibliografia Bai, J., & Ng, S. (2008). Large Dimensional factor analysis, Foundations and Trends in Econometrics, 3, 89-163. 92 Modelli statistici ad effetti casuali per la concentrazione delle polveri in Umbria M. Giovanna Ranalli1 , Giorgia Rocco1 1 Dipartimento di Economia, Finanza e Statistica. Università degli Studi di Perugia, Via Pascoli, 06123, Perugia. Contatti: 075 585 5245, [email protected] Keywords: Centraline, Correlazione, Rete Regionale, Serie Storiche Giornaliere, Splines. Il lavoro analizza i dati relativi ai valori giornalieri registrati del PM10 nelle centraline umbre negli anni 2009-2010. Dopo una prima analisi descrittiva dei dati, saranno presentati i risultati sull‟analisi della relazione fra la concentrazione del PM10 e altri fattori esogeni che si pensa possano avere un effetto sul livello rilevato, oltre a strutture di autocorrelazioni temporali. Gli strumenti statistici utilizzati a tale fine sono i modelli lineari ad effetti misti che consentono di valutare il fenomeno in relazione a diverse variabili esplicative, come con un qualsiasi modello di regressione lineare, ma permettono anche di tenere in considerazione le strutture di correlazione interna dei dati. In particolare sono state considerate strutture di correlazione temporale per modellare la dipendenza tra i valori rilevati dalle stazioni di monitoraggio e strumenti di regressione non parametrica (quali le splines) per descrivere la relazione con la temperatura. I risultati mostrano una forte correlazione fra le varie centraline in uno stesso giorno. Il livello di inquinamento risulta inoltre influenzato positivamente dalla presenza di passaggi di sahariane, mentre subisce una lieve flessione per i giorni festivi e prefestivi. Risulta infine evidente l‟effetto dovuto allo spostamento della stazione Fontivegge in data 26/02/2010, con un notevole abbassamento dei valori rilevati per tale stazione. Bibliografia (1) ARPA Umbria, Annuario dei dati ambientali 2009, 2010 (2) D. Ruppert, M.P. Wand e R.J. Carrol, Semiparametric Regression, 2005, Cambridge University Press (3) J.C. Pinheiro e D.M. Bates, Mixed-Effects Models in S and S-PLUS, 2000, Springer Verlag, Nw York-Berlino. 93 Mappatura dinamica di esposizione e rischio della popolazione rispetto all'inquinante atmosferico PM10 Francesco Finazzi1,*, Alessandro Fassò1 1 Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e Metodi Matematici Università degli Studi di Bergamo, Dalmine, 24044 * Corresponding author. Tel: +035-2052371, E-mail: [email protected] Keywords: modelli statistici spazio-temporali, mappatura dinamica, esposizione e rischio Nell'ambito della statistica applicata ai problemi ambientali sono stati proposti numerosi modelli per la mappatura dell'inquinante PM10, a partire sia dai dati delle reti di monitoraggio a terra che da quelli satellitari. In [1], ad esempio, Fassò e Finazzi propongono un modello spazio-temporale di coregionalizzazione dinamica per la mappatura di inquinanti atmosferici in cui dati a terra e satellitari sono congiuntamente analizzati, risolvendo il problema dei dati mancanti e quello della non-colocazione delle misure. Dal punto di vista dell'impatto di uno o più inquinanti sulla popolazione, le informazioni ottenute dalla mappatura dinamica risultano realmente utili quando possono essere tradotte in esposizione della popolazione e rischio associato. In [2] si propone un approccio basato sul modello di coregionalizzazione dinamica per la valutazione di esposizione e rischio della popolazione attraverso uno o più indici, aggregati spazialmente o temporalmente a seconda dell'aspetto che si intende analizzare. In particolare, gli indici di esposizione e rischio sono ottenuti dall'analisi congiunta delle mappe dinamiche e della distribuzione spaziale ad alta risoluzione della popolazione sul territorio. L'approccio è in grado di recepire l'attuale normativa europea e nazionale in merito alla concentrazione di PM10 e fornisce sia la stima degli indici che la loro incertezza. In questo lavoro si mostrano i risultati relativi all'analisi dei dati di qualità dell'aria scozzesi per l'anno 2009. La mappatura dinamica di concentrazione di PM10, esposizione e rischio sono ottenute dall'analisi dei dati della rete di monitoraggio a terra di PM10, NO2 e O3. La correlazione spaziotemporale tra PM10 e gli altri inquinanti consente di migliorare la previsione spaziale della concentrazione di PM10 anche nelle aree dove il PM10 non è direttamente monitorato. L'esposizione della popolazione scozzese all'inquinante PM10 è valutata come media pesata della concentrazione rispetto alla densità della popolazione mentre gli indici di rischio sono valutati considerando sia la probabilità di superamento della soglia giornaliera di 50 gm-3 che la probabilità che tale soglia venga superata per più di 7 giorni all'anno, limite stabilito dal dipartimento dell'ambiente scozzese. Bibliografia [1] Fassò A. and Finazzi F. (2011). Maximum likelihood estimation of the dynamic coregionalization model with heterotopic data. Environmetrics, vol. 22; p. 735-748. [2] Finazzi F., Scott M.E. and Fassò A. (2012). A statistical framework for model based air quality indicators and population risk evaluation. GRASPA, vol. 43; p. 1-26. 94 Approccio funzionale nella modellazione del PM10 Rosaria Ignaccolo1,* 1 Dipartimento di Economia,Università degli Studi di Torino * Corresponding author. Tel: +39.011.6703873, E-mail: [email protected] Keywords:dati funzionali, geostatistica, particolato atmosferico Il particolato atmosferico viene solitamente monitorato attraverso una rete di sensori, distribuiti sul territorio, che misurano la sua concentrazione con una certa frequenza temporale. I dati registrati hanno così una connotazione spazio-temporale, ma possono altresì essere visti come realizzazioni di funzioni (del tempo) osservate in un insieme di siti spaziali, cioè come dati funzionali spaziali. I metodi di geostatistica per dati funzionali spaziali, di recente sviluppo, permettono la previsione di una curva (un‟intera funzione e non un particolare valore di una variabile) in un sito non monitorato. In questo lavoro, viene sviluppato un modello funzionale per le concentrazioni di PM 10 in Piemonte tenendo conto di variabili esogene (come quelle meteorologiche) le cui osservazioni, cambiando col tempo, possono essere viste anch'esse come dati funzionali. A tal fine, si propone una versione funzionale del kriging con deriva esterna di cui si valuta la performance sia utilizzando specifici indici di capacità previsiva di modelli per la qualità dell‟aria, sia in termini di costi computazionali. 95 96 Stima del contributo elementare negli aggregati di nanoparticelle in atmosfera Silvia Canepari1*, Elisabetta Marconi1,Maria Luisa Astolfi1, Cinzia Perrino2 1 Dipartimento di Chimica, Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 * Corresponding author. Tel: +390649913343, E-mail: [email protected] 2 Keywords: nanoparticelle, concentrazioni elementari, aggregazione Negli ultimi anni, la classe dimensionale del particolato atmosferico (PM) che sta ricevendo maggiore attenzione è quella delle particelle di dimensioni inferiori a 100 nanometri (particelle ultrafine o nanoparticelle, NP). Il rilascio di NP in atmosfera è generalmente dovuto a processi combustivi sia di origine naturale, come vulcani e incendi, che di origine antropogica come emissioni di motori diesel dei veicoli, inceneritori, industrie e riscaldamento domestico. Le NP, a causa dell‟elevata area superficiale, sono facilmente soggette a processi di aggregazione o all‟inclusione in particelle di dimensioni maggiori. Attualmente le concentrazioni nanoparticellari in atmosfera sono valutate attraverso diverse strumentazioni (contatori, nanoimpattori) che classificano gli aggregati (e le nanoparticelle incluse) in classi dimensionali non nanometriche, incorrendo in una sottostima del contributo nano particellare. E‟ bene evidenziare che i potenziali rischi sulla salute prodotti da tali aggregati dovrebbero essere attentamente valutati, poiché non possono essere esclusi processi di disaggregazione a contatto con i fluidi biologici. La ricerca effettuata in questo lavoro è basata sui risultati di un precedente lavoro [1] nel quale si è ipotizzata la presenza di NP contenenti Sb nella frazione fine del PM. I risultati ottenuti hanno suggerito la capacità degli ultrasuoni (US) di indurre processi di disaggregazione e la possibilità di stimare il contributo nanoparticellare di Sb come differenza tra i risultati ottenuti mediante spettroscopia al plasma con rivelazione di massa (ICP-MS) prima e dopo l‟eluizione del campione da una colonna cromatografica. Alla luce di questi risultati, si è pensato di estendere tale studio ad altri elementi di interesse ambientale. L‟effetto di alcuni fattori (tempo di applicazione degli US, pH, forza ionica) sullo stato di aggregazione è stato valutato mediante la misura del diametro idrodinamico delle particelle in sospensione acquosa e l‟acquisizione di immagini al SEM. Si è quindi proceduto alla separazione tra le particelle sospese e quelle sedimentabili mediante centrifugazione e la sospensione è stata analizzata mediante ICP-MS prima e dopo l‟eluizione da una colonna cromatografica. L‟applicazione del metodo alle polveri campionate mediante un impattore multistadio ha mostrato per diversi elementi (Cd, Sb, As, V, Ni e Pb) una significativa riduzione delle concentrazioni in seguito all‟eluizione cromatografica. Tale riduzione è stata osservata solo nei campioni della frazione fine del PM, nella quale è maggiormente probabile la presenza di aggregati di nanoparticelle ed è quindi probabilmente imputabile alla presenza di nanoparticelle solide in sospensione fermate durante l‟eluizione in colonna. Bibliografia S. Canepari et al., Anal. Bioanal Chem. 2533-2542, 397 (2010)P 97 Emissione di nanoparticolato da autovetture diesel in fase di rigenerazione del DPF Simone Casadei, Davide Faedo, Francesco Avella Innovhub - Stazioni Sperimentali per l’Industria, Divisione SSC - Viale A. De Gasperi 3 – 20097 San Donato Milanese, Milano - Italy * Simone Casadei Tel: +39 02 51604286 - fax +39 02 514286 [email protected] Keywords: nanoparticolato diesel, DPF, rigenerazione L‟emissione di particolato ultrafine e di nanoparticolato dallo scarico degli autoveicoli diesel è un tema estremamente attuale per via dei suoi comprovati effetti sulla salute umana [1]. Recentemente, significativo impatto mediatico hanno avuto in Italia dubbi sull‟efficacia dei filtri antiparticolato (DPF – Diesel Particulate Filter), applicati agli autoveicoli diesel più recenti per ridurre l‟emissione di particolato, con particolare attenzione alle nanoparticelle emesse durante la loro rigenerazione. Presso il Laboratorio Emissioni Autoveicolari della Divisione SSC di Innovhub-SSI sono stati svolti test con due autovetture diesel Euro 4 dotate di DPF - ritenute rappresentative della flotta autoveicolare italiana - per determinare il livello di emissione del particolato ultrafine e nanoparticolato durante la rigenerazione del DPF. Le misure sono state svolte con l‟ELPI (Electrical Low Pressure Impactor) facendo funzionare le autovetture secondo il ciclo di guida standard NEDC (UDC + EUDC) e il ciclo di guida reale “Urban” (Progetto ARTEMIS). Le distribuzioni dimensionali delle particelle emesse sono state confrontate con quelle rilevate in assenza di rigenerazione del DPF e con quelle determinate nello scarico di autovetture diesel di inferiore o pari livello tecnologico, senza DPF. In accordo con i pochi dati disponibili in letteratura [2, 3] è stato rilevato, durante la rigenerazione del DPF occorsa nei cicli EUDC e Urban, un picco di emissione di particelle con diametro aerodinamico Dp < 30 nm, mentre durante la guida in assenza di rigenerazione (guida normale) il picco di emissione si presentava nell‟intervallo dei diametri tipici del particolato ultrafine (60 nm < Dp < 100 nm). Per tutte le classi dimensionali il numero di particelle emesse in fase di rigenerazione del DPF risultava di circa 3 ordini di grandezza superiore rispetto alle condizioni di guida normale, raggiungendo i livelli emissivi delle autovetture diesel non dotate di DPF. Va tenuto conto che la rigenerazione del DPF si compie a intervalli di chilometraggio variabili secondo le condizioni d‟uso e la strategia di rigenerazione del Costruttore, ma comunque compresi tra 300 e 1.000 km circa e la durata è di solo pochi minuti, durante i quali l‟emissione di particolato, in termini di numero e dimensione delle particelle, si porta al livello di quello rilevato con un‟autovettura senza DPF. Bibliografia [1] F. Millo, D. Vezza, T. Vlachs, D. Fino, N. Russo A. De Filippo – “Particle Number and Size Distribution from Small Displacement Automotive Diesel Engine during DPF Regeneration” – SAE Tech. Paper N. 2010-01-1552 (2010). [2] B. Giechaskiel, R. Munoz-Bueno, R. Rubino, U. Manfredi, U. Dilara. G. De Santi – “Particle Measurement Programme (PMP): Particle Size and Number Emissions Before, During and After Regeneration Events of a Euro 4 DPF Equipped Light-Duty Diesel Vehicle“ – SAE Tech Paper N. 2007-01-1944 (2007). [3] Athanasios Mamakos, Giorgio Martini – “Particle Number Emissions During Regeneration of DPF-equipped Light Duty Diesel Vehicles. A Literature Survey” – JRC Scientific and Technical Reports, EUR 24853 -2011 (2011). 98 Studio della concentrazione numerica di particelle ultrafini nell’area metropolitana torinese – Risultati anno 2011 e confronto con misure in campo di traffico veicolare Milena Sacco1,*, Francesco Lollobrigida1, Antonella Pannocchia1 , Francesco Pavone2, Dino Maria2, Carlo Bussi1 , Annalisa Bruno1 , Giacomo Castrogiovanni 1 , Marilena Maringo 1, Fabio Pittarello1 , Francesco Romeo 1, Roberto Sergi1 1 Arpa Piemonte, via Pio VII 9, 10135 Torino Provincia di Torino, C.so Inghilterra 7/9, 10138 Torino * Corresponding author. Tel: +01119680406, E-mail:[email protected] 2 Keywords: monitoraggio aria ambiente , particolato ultrafine, distribuzione dimensionale, Torino Torino e la sua area metropolitana sono una delle zone più critiche in Europa per quanto riguarda il particolato aerodisperso. Allo scopo di approfondire la conoscenza del fenomeno è stato avviato nel 2009 da Arpa Piemonte e Provincia di Torino un progetto di monitoraggio della concentrazione numerica di particelle ultrafini e della loro distribuzione dimensionale [1]. Lo strumento utilizzato (UFP Monitor 3031–TSI Incorporated) fornisce la misura in continuo della concentrazione numerica delle particelle aerodisperse su sei classi dimensionali (20-30 nm, 30-50 nm, 50-70 nm, 70-100 nm, 100-200 nm, 200 -1000 nm) e le misure sono state effettuate presso il sito al quindicesimo piano della sede della Provincia di Torino, nella zona centrale del capoluogo, a un‟altezza di circa 50 metri. La concentrazione numerica media, calcolata sulla base delle concentrazioni medie orarie dal mese di maggio a dicembre 2011, è di circa 6,2*109 particelle/m3. La frazione più rilevante di particelle è quella con diametro compreso tra i 100 e i 200 nm (circa il 28%), mentre le classi numericamente inferiori sono quelle estreme (20-30 nm e 200-1000 nm), che rappresentano ognuna circa il 10% del totale. Il confronto con le concentrazioni in massa di inquinanti atmosferici monitorati presso tre stazioni poste al suolo, di cui due di traffico ubicate in centro città e una di fondo, evidenzia una buona correlazione con monossido di azoto, PM10 e PM2.5, in particolare dovuta alle frazioni superiori ai 70 nm. La variabilità del corso della giornata è in media più ampia per le classi 20-30 nm, 30-50 nm e 50-70 nm rispetto alle classi di dimensioni maggiori; a parità di classe dimensionale, inoltre, il giorno medio presenta una variabilità minore nei mesi caldi. L‟andamento di lungo periodo evidenzia che il rapporto tra massima e minima media mensile aumenta all‟aumentare delle dimensioni delle particelle; in particolare la media mensile relativa alla frazione più fine (20-30 nm) rimane pressoché costante durante il corso dell‟anno, mentre quelle relative alle frazioni tra 100 e 1000 nm hanno un andamento analogo a quello della concentrazione in massa di PM10 e PM2.5. Nel corso del progetto sono stati rilevati i flussi veicolari sui due principali assi viari prossimi al sito di misura, evidenziando che il picco mattutino di traffico coincide temporalmente con quello della concentrazione di UFP. Nelle ore centrali della giornata, mentre i flussi veicolari si mantengono pressoché costanti, si osserva invece una significativa riduzione del numero di particelle aerodisperse. La concentrazione di UFP aumenta nuovamente nelle ore serali ma in orario successivo al secondo picco di traffico. Nel complesso la modulazione giornaliera delle UFP appare regolata principalmente dall‟altezza dello strato rimescolato. Bibliografia [1] F.Lollobrigida et al., Il progetto di studio della concentrazione numerica di particelle ultrafini nell‟area metropolitana torinese- Risultati preliminari, Atti del IV Convegno Nazionale sul particolato atmosferico. Pagina O-9, (2010). 99 Concentrazioni Spazio-Temporali di particelle ultrafini in un sito rurale ed urbano nella zona di Bologna L. Pasti1, E. Sarti1, E. Nava3, M. Rossi2* 1Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Ferrara, Ferrara, 44121, Italia 2ARPA, Rimini, 47923 3ARPA, Ferrara, 44124, Italia * Corresponding author. Tel: 0541-319287, E-mail: [email protected] Keywords: Particelle Ultrafini, Monitoraggio, Impatto da impianti di incenerimento rifiuti Nel corso del progetto Moniter (Monitoraggio degli Inceneritori nel Territorio dell‟Emilia Romagna), sono stati valutati la variazione spaziale e temporale delle particelle fini e ultrafini, ed i parametri della fase gassosa nella zona di Bologna (Italia), un‟area notoriamente critica per quel che riguarda l‟inquinamento atmosferico. Questa valutazione si basa su misurazioni in giorni selezionati durante diverse stagioni nel 2008/2009, comprendendo aree urbane, suburbane e rurali. Particolare attenzione è stata posta sullo studio delle particelle nel range dimensionale fine (<2,5 micron) e ultrafine (<100 nm); nel dettaglio, sono stati esaminati gli effetti dei parametri meteorologici sulla concentrazione di ultrafini (UFP) e la loro distribuzione dimensionale. Le concentrazioni (espresse in numero per unità di volume) di particelle nel range dimensionale 5.6-560 nm sono state ottenute da un Mobility Particle Sizer Veloce, FMPS 3091, TSI. Sono stati monitorati parametri meteorologici quali temperatura ambiente, umidità relativa, velocità e direzione del vento, precipitazioni, flusso di radiazione solare e altezza di miscelazione (H-calmet). L'analisi di serie temporali rivela la periodicità di 12 ore del numero di particelle e sono state osservate significative variazioni stagionali e giornaliere, tra cui un picco dovuto al traffico durante la mattina. Differenze significative sono state osservate anche nelle concentrazioni di UPF nei siti monitorati a seconda del traffico e delle condizioni locali. E‟ stato costruito un modello di regressione multilineare della concentrazione media giornaliera di UFP vs. i parametri meteorologici medi: i modelli hanno mostrato un buon coefficiente di regressione (adj-R2: 0,79-0,89). Tuttavia, questo approccio basato sui valori medi non ha tenuto conto delle variazioni in tempo reale [1]. Di conseguenza, è stato sviluppato un approccio basato su funzioni di cross-correlazione tra la concentrazione di UFP ed i parametri meteorologici. L'analisi indica che l'influenza del vento è probabilmente legata alle fonti fisse, le quali potrebbero essere una delle cause che contribuiscono all‟elevata concentrazione di particelle ultrafini. Infine, è stato costruito un modello basato su funzioni di trasferimento, in grado di descrivere la concentrazione temporale osservata di particelle; le prestazioni del medesimo sono state valutate. Questo lavoro è stato sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito del «Progetto Moniter». http://www.moniter.it Bibliografia [1] S. Aggarwal, R. Jain, J. D. Marshall, Real-Time Prediction of Size-Resolved Ultrafine Particulate Matter on Freeways, Environ. Sci. Technol. (2012) 100 Studio della distribuzione spazio-temporale del particolato ultrafine nella provincia di Venezia Andrea Pigozzo1,*, Laura Manodori2, Alessio De Bortoli3, Salvatore Patti3 1CIVEN, Venezia, 30175 Nanotech, Rovigo, 45100 3ARPAV, Padova, 35121 * Corresponding author. Tel: +390415093929, E-mail: [email protected] 2Veneto Keywords: frazione ultrafine, concentrazione numerica, contatore di particelle a condensazione In relazione alle evidenze tossicologiche ed ai possibili effetti epidemiologici legati alla frazione ultrafine dell‟aerosol, l‟approccio del mondo scientifico e recentemente anche normativo per la sua indagine è indirizzato verso la valutazione numerica della concentrazione piuttosto che in termini di massa [1]. In accordo a questa evidenza, in questo lavoro si intende studiare la variazione spaziale e stagionale delle particelle ultrafini nella provincia di Venezia, attraverso la rilevazione della concentrazione numerica dell‟aerosol nel range 4 nm – 3 μm, attribuibile pressoché per intero alla frazione inferiore a 100 nm [2]. A tale scopo è iniziata nel febbraio dello scorso anno un‟intensa campagna di campionamento presso 5 siti caratterizzati da un differente impatto antropico (rurale, industriale, background urbano, urbano, traffico), utilizzando un contatore di particelle a condensazione (CPC mod. 5.403, Grimm); i campionamenti, su base stagionale, sono durati 15 giorni presso ciascuna stazione con frequenza di rilevazione del dato di 1 minuto. L‟analisi dei risultati preliminari mostra che la concentrazione mediana del particolato misurata al sito rurale è inferiore di circa un ordine di grandezza rispetto a quella rilevata nel sito di traffico, come riportato ad esempio in Fig. 1, e già osservato in letteratura [3]. Oltre che un aumento della concentrazione numerica tra le stazioni progressivamente più interessate da attività antropiche è possibile identificare anche una maggiore dispersione dei dati, che risulta più ampia nei siti più inquinati. Presso i siti a maggiore antropizzazione è inoltre stato rilevato un distinto andamento circadiano della concentrazione, con picchi giornalieri in corrispondenza delle ore di punta del traffico (prima mattina e tardo pomeriggio), dovuti probabilmente ad una maggiore formazione di aerosol secondario che è il principale responsabile della frazione ultrafine [4]. Bibliografia [1] P. Kumar et al., Atmos. Environ., 5035-5052, 44 (2010). [2] P. Baron & K. Willeke, Aerosol Measurements, Wiley Interscience (2001). [3] L. Morawska et al., European Aerosol Conference, Abstract T043A04 (2009). [4] F. Wang et al., Atmos. Res., 69-77, 98 (2010). 101 Eruzione del vulcano islandese eyafallajökull: misure di PM 2.5 in un sito del sud Italia Rosa Caggiano1,*, Saverio Fiore1, Antonio Lettino1, Maria Macchiato2, Serena Sabia1, Serena Trippetta1 1 Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale - Consiglio Nazionale delle Ricerche (IMAA - CNR), Tito Scalo (PZ), 85050 2 Dipartimento di Scienze Fisiche (DSF), CNISM, Università Federico II, Napoli, 80126 * Corresponding author: Tel: +39971427267, E-mail: [email protected] Keywords: PM2.5, polveri vulcaniche, Eyjafjallajökull, composizione chimica, SEM Il 20 marzo 2010 il vulcano Eyjafjallajökull, (Islanda 63° 38'N, 19° 36'W, 1666 m sul livello del mare), ha iniziato la sua attività eruttiva con fuoriuscita di lava di composizione basaltica ed una quantità ridotta di emissioni in atmosfera. Il 14 aprile 2010 ha avuto inizio un'eruzione esplosiva, caratterizzata da magma di composizione andesitica, che ha permesso al pennacchio vulcanico di raggiungere gli 11 km di quota. Condizioni meteorologiche persistenti -un sistema di alta pressione sull'Europa occidentale delle isole britanniche e un sistema di bassa pressione sulla Scandinaviahanno causato un flusso quasi continuo di cenere vulcanica dall'Islanda verso l'Europa centrale. Campioni di particolato atmosferico con diametro aerodinamico inferiore a 2.5m (PM2.5) sono stati raccolti presso l‟Istituto di Metodologie per l‟Analisi Ambientale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IMAA-CNR) di Tito Scalo (PZ) a partire dal 20 aprile 2010 [1], quando, per la prima volta, sono state osservate sul sito di misura polveri vulcaniche. A partire da tali campioni sono state determinate le concentrazioni e la composizione chimica del PM2.5 e sono state osservate le caratteristiche mineralogiche e morfologiche delle singole particelle aerosoliche. Le concentrazioni giornaliere di PM2.5 e del loro contenuto in Al, Ca, Fe, K, Mg, Mn e Ti, caratterizzate da un andamento temporale simile, sono risultate crescenti durante i primi giorni di campionamento ed hanno raggiunto il valore massimo il 22 aprile, quando le osservazioni in remote sensing hanno mostrato la mescolanza delle polveri vulcaniche con lo strato aerosolico sottostante di origine locale [2]. La ricaduta al suolo di particelle di origine vulcanica è stata evidenziata attraverso le analisi effettuate sulle singole particelle di PM2.5 con l‟ausilio di un microscopio elettronico a scansione con sorgente ad emissione di campo e sistema di microanalisi a dispersione di energia. Particelle vulcaniche sono state osservate sia nella frazione più fine del PM2.5 (diametro di Feret ≤0.8µm) che in quella più grossolana. Nella frazione fine sono stati osservati complessi secondari di aerosol probabilmente legati alle emissioni gassose del vulcano Eyjafjallajökull. Nella frazione grossolana le particelle vulcaniche rappresentano un gruppo rilevante e sono principalmente composte da aggregati di minerali riferibili ad un magmatismo basaltico-andesitico. Tali aggregati sono caratterizzati dalla costante presenza di zolfo. Le particelle vulcaniche sono concentrate principalmente nei campioni raccolti il 21 e 22 aprile, in perfetto accordo con l‟incremento delle concentrazioni di PM2.5 e degli elementi chimici utilizzati come traccianti della ricaduta al suolo delle polveri vulcaniche. Bibliografia [1] A. Lettino et al., Atmos. Environ. 48, 97-103, (2012). [2] L. Mona et al., Atmos. Chem. Phys. Discuss. 11, 12763-12803, (2011). 102 Profili verticali e dinamiche evolutive del particolato atmosferico nella conca ternana Beatrice Moroni1,*, David Cappelletti1, Stefano Crocchianti2, Luca Ferrero3, Maria Grazia Perrone3, Giorgia Sangiorgi3, Ezio Bolzacchini3 1 Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale,Università di Perugia, 06125 2 Dipartimento di Chimica, Università di Perugia, 06123 3 Dipartimento di Scienze Ambientali, Università di Milano-Bicocca, 20126 * Corresponding author. Tel: +39 075 5853862, E-mail: [email protected] Keywords: Microscopia dispersione, trasporto elettronica, modelli euleriani, sedimentazione, invecchiamento, Le aree vallive sono siti elettivi per l‟insediamento umano e le attività industriali. Qui, tuttavia, le particolari condizioni ambientali legate alla topografia e al microclima, insieme alle attività umane, possono influenzare notevolmente le proprietà degli aerosol, tanto da richiedere adeguati strumenti decisionali nelle politiche ambientali e del territorio. Le proprietà, e gli effetti, degli aerosol dipendono da numerose variabili, come la distribuzione numerica dimensionale, la struttura e la composizione chimica delle particelle costituenti. In questo lavoro è stato valutato il potenziale di un approccio integrato tra misure on-line e off- line delle suddette variabili, e modelli chimico-fisici nello studio dell‟evoluzione delle caratteristiche degli aerosol lungo profili verticali. L‟approccio è stato applicato alla conca ternana, uno dei siti urbani e industriali più inquinati della penisola. Profili verticali di aerosol atmosferico sono stati eseguiti mediante una stazione mobile su pallone aerostatico frenato equipaggiata con un contatore ottico di particelle (OPC), un impattore a cascata miniaturizzato, e una stazione meteorologica portatile. I campioni sono stati analizzati in cromatografia ionica e in microscopia elettronica a scansione (SEM), e i risultati confrontati con quelli ottenuti dall‟applicazione del modello tridimensionale euleriano chimico e di trasporto Chimere [1] (versione 2011a+) al dominio di calcolo dell‟Italia centrale. I risultati delle misure OPC mostrano una diminuzione con la quota del volume particellare medio (VPM) delle particelle grossolane, e un aumento del VPM di quelle fini. Queste caratteristiche sono simili a quelle riscontrate in altre località, come la pianura padana, dove sono state attribuite a processi di sedimentazione e di invecchiamento [2]; perciò, esse denotano comportamenti analoghi in condizioni meteo-orografiche simili indipendentemente dalle dimensioni e dalla collocazione geografica del bacino. D‟altra parte, le indagini al SEM [3] hanno evidenziato diverse distribuzioni di numero, dimensioni e proprietà geochimiche da parte di diverse tipologie di particelle. Esse riflettono pertanto diversi comportamenti e modi di evoluzione spazio/temporale delle particelle costituenti, oltre all‟azione di fenomeni di trasporto regionale e/o a lungo raggio ben documentata dall‟applicazione dei modelli di calcolo. Bibliografia [1] “The Chimere chemistry-transport chimere/chimere.php. model”. [2] Ferrero et al., Atmos. Chem. Phys. 3915-3932, 10 (2010). [3] Moroni et al., Atmos. Environ 267-277, 50 (2012). 103 http: //www.lmd.polytechnique.fr/ Applicazione di WRF/Chem e WRF-CAMx al territorio italiano: validazione e confronto. Alessandra Balzarini1, Guido Pirovano1*, Giuseppe M. Riva1, A. Toppetti1 1 RSE S.p.A., Milano, I-20134 Tel: +39 02 39924625, E-mail: guido.pirovano @rse-web.it Keywords: clima e qualità dell’aria, modelli accoppiati, CAMx, WRF-CHEM Uno dei recenti sviluppi nello studio delle variazioni climatiche è rappresentato dall‟individuazione delle reciproche interazioni fra qualità dell‟aria e clima. Da un lato, infatti, la modifica delle principali caratteristiche climatiche di una certa regione (temperatura, radiazione solare, precipitazione,…) può influenzare i processi di formazione e rimozione degli inquinanti atmosferici e quindi, in ultima analisi, la qualità dell‟aria nel suo complesso [1]. Dall‟altra, la presenza di inquinanti atmosferici, soprattutto in fase aerosol, può influenzare il bilancio radiativo su scala regionale, innescando di conseguenza variazioni sui processi meteorologici e, sul lungo periodo, delle caratteristiche climatiche di un‟area [4]. Una valutazione quantitativa delle interazioni fra qualità dell‟aria e clima, richiede però l‟utilizzo di adeguati strumenti modellistici, in grado di ricostruire i processi fisici e chimici sottesi. Generalmente i modelli di chimica e trasporto, come CAMx [3], non consentono di stimare le reciproche interazioni tra qualità dell‟aria e meteorologia, poiché le trasformazioni chimiche sono trattate indipendentemente dalla simulazione meteorologica. In WRF/Chem [2] invece le equazioni chimiche sono integrate all‟interno del modello meteorologico WRF, permettendo così di studiare la combinazione di effetti meteorologici (trasporto, diffusione, deposizione) e la chimica dell'atmosfera. Il presente lavoro descrive l‟applicazione italiana di due sistemi modellistici basati rispettivamente sui modelli WRF/Chem e WRF-CAMx. I sistemi modellistici sono stati applicati su un dominio di calcolo relativo all‟intero territorio italiano, suddiviso in una griglia regolare di celle con risoluzione 15 km, per gennaio e luglio 2005. I modelli hanno fornito in uscita l‟evoluzione delle concentrazioni orarie dei principali inquinanti atmosferici sia gassosi che in fase particolata, che sono stati poi confrontati con un dataset misurato. I modelli hanno mostrato un generale accordo anche se WRF/Chem tende a ricostruire concentrazioni più elevate di particolato, soprattutto in pianura padana. Il confronto preliminare con i dati osservati in corrispondenza della città di Milano hanno evidenziato una sottostima di entrambi i modelli della concentrazione invernale di PM10 e una tendenza alla sovrastima della concentrazione estiva di ozono. Bibliografia [2] Giorgi e Meleux, C. R. Geoscience, 339, (2007). [2] Grell et al., Atmos. Environ., 39(37), (2005). [2] ENVIRON, CAMx User‟s Guide Version 5.4 (2011). [2] Forkel et al, Atmos. Environ., articolo in stampa. 104 Identificazione di aerosol da emissioni navali nel Mediterraneo centrale dall’analisi chimica di particolato atmosferico campionato a Lampedusa Silvia Becagli1, Rita Traversi1, Costanza Ghedini1, Silva Nava2, Massimo Chiari2, Franco Lucarelli2, Giulia Calzolai2, Alcide di Sarra3, Giandomenico Pace3, Daniela Meloni3, Damiano Sferlazzo4, Carlo Bommarito4, Francesco Monteleone4, Roberto Udisti1 1 2 Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Sesto Fiorentino, Firenze, I-50019 Dipartimento di Fisica Università di Firenze e INFN, Sez. Firenze, Sesto Fiorentino, Firenze, I-50019 3 UTMEA-TER, ENEA, S. Maria di Galeria, Roma, I-00123 4 UTMEA-TER ENEA,Lampedusa, Agrigento, I-92010 * Corresponding author. Tel: +39 055 4573350, E-mail:[email protected] Keywords: PM10, composizione chimica, emissioni navali, Mediterraneo centrale. Uno degli obbiettivi più importanti per la ricerca nell‟ambito dell'inquinamento atmosferico, delle politiche di risanamento è la valutazione delle emissioni delle navi e il loro impatto sull'ambiente. Gli studi sul contributo delle emissioni navali su carico di aerosol sono basati su dati provenienti dagli inventari delle emissioni accoppiati all‟approccio modellistico [1]. Tali studi mostrano che i contributi simulati di aerosol navali al budget totale dell‟aerosol atmosferico nel bacino del Mediterraneo sono elevati, ma la stima di tali contributi è fortemente dipendente dall‟ inventario applicato. La validazione della consistenza degli studi modellistici con misure sperimentali è un compito difficile a causa della mancanza di osservazioni continue in mare aperto. In questo lavoro viene presentata una stima delle emissioni di aerosol dalle navi al PM10 nel Mediterraneo centrale dalla caratterizzazione chimica del PM10 campionato a Lampedusa (35,5 ° N, 12.6 ° E) a sud del Canale di Sicilia per il periodo 2004-2008. Campioni largamente influenzati da aerosol derivante da combustione di oli pesanti sono caratterizzati da elevata percentuale della frazione solubile di Ni e V (circa l'80% contro il 40% dei campioni con elevato contenuto di particolato di origine crostale) dell‟elevato fattore di arricchimento di V e Ni calcolati rispetto al Si e valori di Vsol> 6 ng m-3. Durante il periodo considerato la sorgente combustione di olio pesante è stata evidenziata nel 17% dei campioni giornalieri. L‟analisi delle retro-traiettorie delle masse d‟aria sugli eventi selezionati dimostra che le masse provengono prevalentemente dal Canale di Sicilia, dove si verifica un intenso traffico navale. Questa evidenza fa supporre che le emissioni navali possono costituire il contributo principale alla fonte combustione di olio pesante per il sito di Lampedusa. I dati di composizione chimica del PM10 e quelli ottenuti con impattore multistadio (Andersen 8stadi) suggeriscono per l‟aerosol proveniente delle emissioni navali, in estate, a Lampedusa, un rapporto caratteristico nssSO42-/V nell‟intervallo 200-400. Usando il valore di 200 come limite inferiore è possibile stimare il contributo delle emissioni navali al budget totale dei nssSO42-. I nssSO42- da emissioni navali rappresentano in media, in estate, 1.2 g m-3, che rappresenta circa il 30% del totale nssSO42-, il 3.9% del PM10, l'8% del PM2.5 e l'11% delle PM1. Bibliografia [1] H. Agrawal et al., Environ. Sci. Technol. 7098–7103, 42, (2008). [2] E. Marmer et al., Atmos. Chem. Phys. 6815–6831, 9, (2009). 105 Dispersione di particolato atmosferico da incendio boschivo in area mediterranea: un approccio modellistico C. Pizzigalli 1,2, R. Cesari2*, A. Maurizi3, M. Mircea4, M. D‟Isidoro4, F.Tampieri3 1 Saipem S.P.A, Engineering and Construction Business Unit, Fano Ocean and Seabed Engineering, Fano (PU) , 61032 2 ISAC-CNR– Str. Prov. Lecce-Monteroni km 1200, Lecce, 73100 3 ISAC-CNR - via Gobetti, 101 - 40129 Bologna , 40129 4 ENEA Centro Ricerche, V. Martiri di Monte Sole, 4, Bologna, 40129 * Rita Cesari. Tel: +390832298816, E-mail:[email protected] Keywords: incendi boschivi, emissioni, simulazioni numeriche L‟Europa del Sud e il bacino Mediterraneo sono frequentemente affetti da incendi boschivi che possono bruciare migliaia di ettari in pochi giorni, soprattutto durante l‟estate. Numerosi studi hanno dimostrato che le emissioni da incendi boschivi sono tra le maggiori sorgenti di inquinanti in troposfera [1]. Risulta quindi importante stimare ed includere le emissioni da incendio boschivo nei modelli di qualità dell‟aria, e parametrizzare correttamente le altezze di emissione, in quanto i processi di trasporto e deposizione in atmosfera sono molto sensibili alla quota di rilascio. Nel presente lavoro verrà presentato un pre-processore per la stima delle emissioni da incendio boschivo e delle relative altezze di emissione [2]. Le emissioni, sia di inquinanti in fase gassosa che di aerosol, stimate per il periodo 22-30 agosto 2007 per gli incendi che hanno interessato la Grecia, l‟ Albania e l‟Algeria, saranno confrontate con quelle stimate dal data set FINNv1 [3]. Si illustreranno i risultati di simulazioni numeriche del trasporto e dispersione di tali inquinanti, effettuate con il modello di dinamica e composizione chimica dell‟ atmosefera BOLCHEM [4], discutendo le problematiche legate alla modulazione oraria giornaliera dei flussi e delle altezze di emissione. Bibliografia [1] P.J. Crutzen et M.O. Andreae, Biomass burning in the tropics: impact on atmospheric chemistry and biogeochemical cycles, Science, 1169-1178, 250 (1990) [2] C. Pizzigalli in behalf of the BOLCHEM group, Modelling wildfires in the Mediterranean area during summer 2007. Sottomesso al Nuovo Cimento [3] C. Wiedinmyer, S.K. Akagi, R.J Yokelson, L.K. Emmons, J.A. Al-Saadi J.A., J.J Orlando et Soja A.J., The Fire INventory from NCAR (FINN) - a high resolution global model to estimate the emissions from open burning. Geosci. Model Dev. Discuss., 2439-2476, 3, (2010) [4] M. Mircea, M. D‟Isidoro, A. Maurizi, L.Vitali, F. Monforti, G. Zanini et F. Tampieri: A comprehensive performance evaluation of the air quality model BOLCHEM to reproduce the ozone concentrations over Italy. Atm. Env., 42, 6, 1169-1185, 42, 6 (2007) 106 Apporti transfrontalieri alle concentrazioni di particolato atmosferico in Regione Puglia M. Amodio, E. Andriani, P. R. Dambruoso, G. de Gennaro*, A. Di Gilio; B.E. Daresta, A. Marzocca , A. Demarinis Loiotile, M. Tutino Dipartimento di Chimica Università di Bari, Bari, Puglia, via Orabona, 4, 70126, Italy * Tel: +39 080 5442210, E-mail: giangi@ chimica.uniba.it Keywords: PM10 , tecniche ad alta risoluzione temporale,apporti long-range La normativa vigente in materia di qualità dell‟aria (2008/50/EC; D. Lgs. 155/2010) sancisce la possibilità di sottrarre i contributi alle concentrazioni di PM10 imputabili a fenomeni di trasporto transfrontaliero di origine naturale. A tale scopo, la Commissione Europea ha sviluppato linee guida relative alla metodologia da applicare per la determinazione di tali apporti. Per quanto concerne la situazione italiana, le peculiarità del territorio, gli aspetti meteorologici, le dinamiche di formazione e trasporto delle particelle in atmosfera, differenti fra Nord e Sud del paese, rendono la „sottrazione‟ del contributo naturale particolarmente importante per le regioni meridionali, come dimostrato dai numerosi eventi di carattere transfrontaliero di origine sahariana che si concentrano in quest‟area. A questi apporti si aggiungono intrusioni di masse d‟aria provenienti dall‟Est-Europa e caratterizzate da alte concentrazioni di inquinanti antropici [1]. Negli ultimi anni, infatti, un numero crescente di pubblicazioni scientifiche ha evidenziato la rilevanza del contributo transfrontaliero antropogenico alle concentrazioni di PM misurato in giorni caratterizzati da elevati livelli di solfato di ammonio in corrispondenza del trasporto di masse d‟aria dal Nord-Est Europa [2]. Scopo di questo lavoro, pertanto, è stato quello di determinare e quantificare i differenti apporti esogeni alle concentrazione di particolato atmosferico PM in Puglia. A tal fine, è stato sperimentato sul campo un Sistema Integrato costituito da una stazione di monitoraggio del particolato atmosferico composta da un campionatore doppio canale SWAM, un monitor OPC, un PBL Mixing monitor e un campionatore Ambient Ion Monitor (AIM 9000D-URG). Il campionatore AIM 9000D è un sistema automatizzato che, direttamente in campo campiona sia il gas che il particolato e determina la concentrazione oraria di anioni e cationi adsorbiti sul particolato fine e dei loro precursori ionici gassosi in atmosfera. L‟analisi dei dati raccolti ha permesso di individuare e caratterizzare le sorgenti di PM in Puglia. Inoltre, le concentrazioni al suolo degli ioni monitorati ad alta risoluzione temporale insieme ai dati raccolti dalla stazioni di monitoraggio della qualità dell‟aria in un sito di background regionale e alle informazioni fornite dai modelli a larga scala quali i dati da satellite (Modis), remote sensing (Aeronet) e da modelli quali Hysplit e Dream ha permesso di sviluppare un approccio metodologico per l‟individuazione di giorni caratterizzati da un possibile apporto di masse d‟aria provenienti dall‟Europa continentale. Infine l‟applicazione di strumenti statistici quali l‟Analisi delle Componenti Principali (PCA) ai dati raccolti ha consentito di discriminare i giorni caratterizzati da sorgenti locali antropiche alle concentrazioni di PM10 da quelli in cui sono stati riscontrati significativi apporti long-range dal Nord-Est-Europa. Bibliografia [1] Perrino et al, Atmos Environ 4766-4779, 43 (2009) [2] Amodio M. et al, Env. Sci. Pol. Res.Accepted (2012) 107 CONTRIBUTI POSTER Variazioni stagionali ed effetto della distanza da sorgenti industriali sulla distribuzione dimensionale di ioni ed elementi nel PM Maria Catrambone1,*, Moreno Maretto2, Elena Rantica1, Silvia Canepari2, Cinzia Perrino1 1 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 Dipartimento di Chimica, Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 * Corresponding author. Tel: +390690672832, E-mail: [email protected] 2 Keywords: traccianti di sorgente, distribuzione dimensionale, invecchiamento E’ ben noto che durante il tempo della loro permanenza in atmosfera le particelle subiscono variazioni dimensionali. Vengono qui riportati i risultati di uno studio condotto in un’area industriale del Nord Italia (Pianura Padana), nel corso del quale sono stati determinati ioni ed elementi nel PM campionato mediante impattore a dieci stadi. Lo studio è stato condotto in tre siti posti a diversa distanza dalla zona ove sono situati gli impianti industriali, in modo da evidenziare il contributo delle particelle neo-formate, e ripetuto in stagioni diverse in modo da evidenziare le differenze estate/inverno nella distribuzione delle singole specie. Mediante l’esame dei traccianti è stato messo in luce come l’invecchiamento delle polveri, favorito dalle condizioni di stabilità atmosferica così frequenti ed intense nell’area in studio durante il periodo invernale, abbia diverso effetto sulle varie macrosorgenti del PM. Tra le macrosorgenti naturali, l’aerosol marino mostra una sostanziale costanza stagionale della distribuzione dimensionale, che è generalmente centrata sulla frazione 3.2 – 5.6 micrometri. L’invecchiamento dell’aerosol marino può essere, come è noto, identificato in base alla sostituzione del cloruro con il nitrato a seguito della reazione con acido nitrico, reazione che si verifica prevalentemente durante il periodo estivo. Le polveri di derivazione terrigena, prevalentemente associate al fenomeno del risollevamento ad opera del transito veicolare, risentono invece delle condizioni di stabilità atmosferica e durante i mesi invernali sono presenti in frazioni dimensionali inferiori, evidenziando l’effetto dell’erosione dovuta ad urti ed attrito. Le specie di formazione secondaria in atmosfera (sali di ammonio) presentano una distribuzione sempre all’interno della frazione fine del PM, generalmente centrata nell’intervallo 0.32 – 1.0 m. Le differenze stagionali si evidenziano in una diversa forma della curva di distribuzione, con spostamento dei massimi verso classi dimensionali maggiori nel periodo invernale. I traccianti della combustione della legna (potassio, rubidio, levoglucosano) mostrano, come atteso, spiccate differenze stagionali, con una distribuzione nell’intervallo dimensionale fine durante l’inverno ed una distribuzione bimodale durante il periodo estivo. In particolare, per il rubidio il frazionamento chimico [1] consente di isolare quantitativamente il contributo fine, di origine combustiva. I traccianti delle emissioni industriali (principalmente As, Cd, Ni, Pb, Se, Sn, Tl e V), tutti presenti in prevalenza nella frazione submicronica, mostrano un accrescimento delle dimensioni sia nel periodo invernale rispetto a quello estivo, sia al crescere della distanza dalla sorgente emissiva. Bibliografia [1] S. Canepari et al., Comparison of extracting solutions for elemental fractionation in airborne particulate matter. Talanta, 834-844, 82 (2010). P1 Composizione chimica, forma e dimensioni del PM all’interno della Metropolitana di Roma Francesca Marcovecchio1*, Cinzia Perrino1, Adriana Pietrodangelo1, Silvia Canepari2 1 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 Dipartimento di Chimica Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 * Corresponding author. Tel: +390690672726, E-mail: [email protected] 2 Keywords: PM indoor, metropolitana, caratterizzazione chimica e morfologica In questo studio sono state valutate la concentrazione, la morfologia e la composizione chimica del materiale particolato (PM) nell’area delle banchine e a bordo dei treni della Metropolitana di Roma. Il monitoraggio del PM è stato effettuato sia mediante contatori laser, sia mediante campionamenti su membrane filtranti, che sono state successivamente sottoposte a caratterizzazione chimica (degli elementi, tramite XRF, ICP-OES ed ICP-MS, delle specie ioniche, tramite IC, dei composti del carbonio, tramite EC/OC) e morfologica (tramite microscopia ottica e microscopia a scansione elettronica). All’analisi gravimetrica le concentrazioni sono risultate molto elevate, soprattutto per quanto riguarda i campioni raccolti sulla banchina (400 g/m3) e nei vagoni senza aria condizionata (278 g/m3), con possibili ripercussioni sulla salute del personale e dei passeggeri. All'analisi chimica, solo una piccola percentuale di ogni campione è risultata estraibile in soluzione acquosa; la porzione restante è risultata costituita da specie chimiche non solubili, presumibilmente provenienti dall'abrasione di materiale rotabile. L'analisi elementare mostra che le polveri campionate sulla banchina e all’interno dei vagoni hanno una composizione simile, caratterizzata da percentuali elevate di Fe (rispettivamente 31,1% e 32,9%), Si (11,8% e 10,3%) e Ca (4,7% e 3,5%); ciò suggerisce che la principale sorgente di PM nei vagoni è lo scambio d'aria che si ha quando il treno è in fase di apertura porte all'interno delle stazioni. L'utilizzo del contatore laser ha indicato, in accordo con un meccanismo di formazione di tipo abrasivo, una netta prevalenza delle frazioni grossolane del PM. Inoltre, il valore di concentrazione di PM10 stimato da questo strumento è nettamente inferiore (circa 30 - 40%) a quello ottenuto dall’analisi gravimetrica. Questa discordanza evidenzia una delle principali criticità nella stima della concentrazione di massa a partire dalla concentrazione in numero, stima che viene eseguita in base ad un valore di densità media impostato all'atto della taratura. Considerando la composizione chimica della polvere, è stata quindi calcolata la densità media reale del campione, ottenendo un valore di concentrazione del tutto paragonabile a quello ottenuto per via gravimetrica (424 g/m3 sulla banchina e 271 g/m3 nei vagoni). L'analisi in microscopia ottica ha consentito l'osservazione della forma reale delle particelle, fornendo informazioni utili per il calcolo. I dati di densità, forma e dimensione delle particelle hanno trovato conferma nell'analisi SEM-EDX, che ha evidenziato una particolare morfologia "a scaglie” (Fig. 1) e la presenza di uno strato di ferro ossidato sulla superficie del campione e di un core costituito prevalentemente da ferro, avallando così Fig.1: Micrografia di una particella ferrosa. l'ipotesi della natura acciaiosa delle particelle. P2 Impatto regionale delle emissioni di particolato in atmosfera di una metropoli moderna: il caso di Parigi Crippa Monica1, DeCarlo Peter F.1, Slowik Jay1, Prévôt Andre. S. H.1, Baltensperger Urs1 1 Laboratory of Atmospheric Chemistry, Paul Scherrer Institut, PSI Villigen, 5232, Switzerland Corresponding author. Tel: + 41 56 310 4467, E-mail: [email protected] Keywords: AMS, source apportionment, inquinamento urbano, PM2012, Perugia L’area metropolitana di Parigi comprende più di 12 milioni di abitanti, risultando quindi essere una delle maggiori megacity in Europa. Al fine di investigare l’impatto dei plumes di questa metropoli sulla qualità dell’aria nella regione parigina, un’intensiva campagna di misura è stata condotta durante l’inverno 2010 nella regione in esame. Tre siti stazionari di misura sono stati collocati nella regione dell’Ile de France, in particolare due stazioni in ambiente di background urbano e una situata nel cuore della città. Ogni stazione di misura comprendeva una suite di strumenti per la caratterizzazione chimica-fisica del particolato atmosferico [1]. La composizione chimica degli aerosol è stata analizzata tramite misure ad alta risoluzione temporale effettuate con tre Aerosol Mass Spectrometers (AMS), mentre il black carbon è stato misurato con aethalometers. Sorprendentemente la composizione chimica degli aerosol è risultata essere piuttosto omogenea su tutta la regione di Parigi, comprendendo in media 50-60% organici, 28-29% nitrati, 13% ammonio, 15% solfati e 8-13% di black carbon. Il source apportionment degli organici è stato investigato tramite l’applicazione di tecniche di analisi multivariata ai dati AMS, quali Positive Matrix Factorization (PMF). Sorgenti primarie e secondarie di emissione sono state quindi identificate. In aggiunta alle già note emissioni primarie provenienti dal traffico (11%) e dalla combustione della legna (14%), il ruolo di una nuova sorgente emissiva, la cucina (17%, con massimi pari al 35% durante le ore associate ai pasti), è stato identificato. La componente secondaria degli aerosol è invece stata descritta da una componente ossidata degli organici e da una frazione secondaria proveniente dalla combustione della biomassa, contribuendo in totale per più del 50% della massa totale degli organici durante la stagione invernale. La frazione di formazione secondaria degli aerosol e la combustione della legna presentano caratteri tipicamente regionali, mentre il contributo delle sorgenti locali è particolarmente significativo per il traffico e le emissioni da cucina. L’uniformità delle concentrazioni e sorgenti di emissioni nella regione parigina è un importante risultato in parte spiegabile dall’omogeneità conseguente al rimescolamento prodotto dalla meteorologia regionale (strettamente collegata alla morfologia pianeggiante del territorio) ma anche dovuto al sorprendentemente basso impatto delle emissioni della città di Parigi stessa rispetto alle concentrazioni di background. A differenza di molte megacity in paesi in via di sviluppo, il caso di Parigi può essere considerato rappresentativo degli impatti di una metropoli moderna, con automobili di nuova generazione, industrie e attività uniformemente dislocate sul territorio. Bibliografia [1] M. Crippa et al., Atmos. Chem and Phys, in preparazione. P3 Combustione della legna: risorsa rinnovabile o fonte di inquinamento atmosferico? Manuela Anzano1, Giampiero Barbieri5, Pierluigi Barbieri2, Valentina Castellani1, Daniele Cespi3, Elena Collina1*, Emanuela Corsini4, Sergio Cozzutto5, Corrado Ludovico Galli4, Marina Lasagni1, Laura Marabini6, Marina Marinovich4, Fabrizio Passarini3, Andrea Piazzalunga1, Demetrio Pieta1 1 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano, 20126 2 Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche, Università degli Studi di Trieste, Trieste, 34127 3 Dipartimento di Chimica Industriale e dei Materiali, Università di Bologna, Bologna, 40136 4 Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 5 ARCo Solutions srl, Spin off dell’Università degli Studi di Trieste, Trieste, 34127 6 Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia Medica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 * Corresponding author Tel: +39264482481, E-mail: [email protected] Keywords: combustione della legna, fattori di emissione, impatto tossicologico, LCA Secondo la direttiva europea sulle energie rinnovabili, nel 2020 in Italia il 17% dell’energia consumata (circa 22 Mtep) dovrà essere prodotta da fonte rinnovabile, secondo il Piano Nazionale per lo sviluppo delle biomasse il contributo previsto per il riscaldamento domestico a biomassa sarà del 25% (5.5 Mtep). Se si considera che nel 2010 l’energia termica prodotta dalla combustione della legna è stata di circa 4 Mtep, si prevede che nei prossimi anni la combustione della legna sarà interessata da uno sviluppo significativo. Recentemente è stato evidenziato come la combustione della legna influenzi negativamente la qualità dell’aria anche in area urbana. All’interno del progetto LEnS (Legno Energia e Salute) finanziato nell’ambito dei progetti PRIN 2008 è stato sviluppato un approccio integrato per la valutazione dei rischi e benefici della combustione della legna per la produzione di riscaldamento domestico. Secondo lo schema riportato in Figura 1, nel corso del progetto è stato messo a punto un sistema di campionamento a temperatura FIGURA 1 ambiente delle emissioni di piccoli impianti. È stato così possibile determinare i fattori emissivi un funzione della tipologia di impianto e della tipologia di combustibile. La caratterizzazione chimica delle emissioni ha permesso la valutazione dei profili di emissione, mentre l’analisi tossicologica effettuata con test in vitro ha permesso una valutazione dell’impatto delle emissioni sulla salute umana. Una valutazione complessiva della sostenibilità di questa sorgente di energia termica è stata effettuata attraverso l’analisi LCA, confrontandola con altre forme di produzione del calore. P4 Caratterizzazione delle deposizioni di Saharan dust nell’area del Mediterraneo Centrale: proprietà ottiche, composizione chimica e studio delle aree sorgenti. * M. Marconi1, S. Becagli1, G. Calzolai2, M. Chiari2, C. Ghedini1, F. Lucarelli2, S. Nava2, G. Pace3, F. Rugi1, A. di Sarra3, D. Sferlazzo4, R. Traversi1, R. Udisti1. 1 Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, 50019 Sesto Fiorentino, Firenze. 2Dipartimento di Fisica, Università di Firenze e I.N.F.N., Sez. Firenze, 50019 Sesto Fiorentino, Firenze. 3UTMEA-TER, ENEA, S. Maria di Galeria, Roma, I-00123. 4 UTMEA-TER ENEA,Lampedusa, Agrigento, I-92010. * Corresponding author. Tel: +39 055 4573352, E-mail: [email protected] Keywords: Saharan Dust, aerosol crostale, PM10, Lampedusa. L’aerosol di origine crostale costituisce una frazione rilevante del carico atmosferico nel bacino del Mediterraneo e i processi di scattering delle sue particelle influenzano il bilancio radiativo terrestre. Negli ultimi decenni sono stati condotti numerosi studi sull’emissione di polveri dalle regioni desertiche e sul ruolo che esse ricoprono nei cambiamenti climatici attuali, in modo da ridurre le incertezze sulle possibili variazioni future. Le polveri crostali, prodotte dall’erosione del vento nelle regioni aride e semiaride del mondo, contribuiscono per il 45% al carico totale dell’aerosol atmosferico su scala globale; in particolare, il deserto del Sahara risulta esserne l’area sorgente più importante. Per questo motivo, lo studio della composizione chimica dell’aerosol nel bacino del Mediterraneo risulta di particolare interesse, soprattutto nell’ottica della caratterizzazione delle emissioni di Saharan dust e nell’individuazione delle relative aree sorgenti. L’obiettivo di questo lavoro è la determinazione del contributo del Saharan dust al PM10 nell’area del Mediterraneo centrale, sulla base di campionamenti eseguiti sull’Isola di Lampedusa (35.5°N, 12.6° E) nel periodo Gennaio 2007-Dicembre 2008. Tale contributo è stato calcolato sulla base delle concentrazioni atmosferiche di Al, Si, Ca, Na di origine non marina, Fe e K. La concentrazione di aerosol di origine crostale nei campioni analizzati e il suo contributo al carico atmosferico totale non mostra un andamento stagionale, mentre lo spessore ottico (AOD), integrato sulla colonna d’aria, è caratterizzato da un ciclo annuale con un massimo molto evidente in estate. Tale massimo estivo diviene molto meno evidente se si escludono i giorni in cui il contributo delle polveri sahariane su tutta la colonna d’aria, stimato dai valori di AOD, è rilevante. Questa evidenza indica che le misure di carico atmosferico effettuate a terra, sebbene caratterizzate da specificità nell’identificazione di eventi di trasporto di polveri, non sono sempre in grado di fornire una informazione rappresentativa delle proprietà ottiche dell’aerosol integrate sulla colonna d’aria. Inoltre, in tali casi, la composizione PBL potrebbe risultare non determinante. Utilizzando come soglia il 75° percentile del valore assoluto della concentrazione atmosferica dei componenti crostali, è stato selezionato un elevato numero di campioni interessati da forti input di Saharan dust nel periodo considerato. I risultati ottenuti hanno evidenziato che durante i più importanti eventi di trasporto di polveri Sahariane, i livelli di PM10 superavano il limite legislativo dei 50 μg/m3. Inoltre, dallo studio delle retrotraiettorie dei giorni selezionati in base al contributo crostale nell’arco dei due anni, sono state individuate 4 aree sorgenti diverse, corrispondenti al Sahara Orientale (Egitto e Libia), Sahara del Nord (Algeria e Tunisia), Sahara centro-Occidentale (Marocco, R.D.A. Saharawi e Mauritania) e deserto del Sahel (Mali, Niger e Chad). Per i campioni corrispondenti agli eventi di trasporto di polveri Sahariane dai diversi settori sono stati calcolati i rapporti caratteristici di alcuni elementi, allo scopo di ottenere una fingerprint delle diverse aree sorgenti di polvere. P5 CCMMMA: servizi di modellistica ambientale per la previsione meteorologica e di qualità dell'aria ad alta risoluzione spaziale A. Riccio1,*, G. Agrillo1, A. Zinzi1, R. Montella1. R. Di Lauro1 di Scienze Applicate – Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, Napoli, CAP 80143 Corresponding author. Tel: +390815476613, E-mail: [email protected] 1 Dipartimento Keywords: previsioni meteorologiche, qualità dell’aria, wrf, chimere, calmet-calpuff, mesoscala Il progetto PROMETEO prevede lo sviluppo di sistemi modellistici accoppiati di mesoscala, con lo scopo di studiare l'evoluzione dei fenomeni atmosferici su scala regionale e prevedere la distribuzione e dispersione degli inquinanti atmosferici (gassosi e particolato) ad alta risoluzione spaziale. In questo contesto si inserisce il Centro Campano per il Monitoraggio e la Modellistica Marina e Atmosferica (CCMMMA – http://ccmmma.uniparthenope.it) che si avvale del modello di trasporto chimico CHIMERE [1] e del sistema CALMET-CALPUFF [4]. Questi modelli utilizzano come dati di inizializzazione i campi di vento ottenuti dall'esecuzione operativa del Weather Research and Forecast [2] con risoluzioni spaziali rispettivamente di 3 ed 1 km (su tutto il meridione d'Italia) [3]. L'intero processo è basato su un workflow operativo realizzato mediante script bash ed è eseguito in ambienti di calcolo ad alte prestazioni appositamente progettati e realizzati per offrire un ambiente di esecuzione ottimale per i modelli ambientali di mesoscala. L'obiettivo finale è sviluppare uno strumento d’indagine scientifica perfettamente adattato alle condizioni del territorio italiano ed in grado di fornire un punto di riferimento nel campo degli studi sull’impatto ambientale e sui rischi ambientali legati alle emissioni antropiche di inquinanti in atmosfera. Bibliografia [1] Documentation of the chemistry-transport model CHIMERE, Institut Pierre-Simon Laplace (C.N.R.S.), INERIS, LISA (C.N.R.S.), http://www.lmd.polytechnique.fr/chimere/ . [2] Skamarock, W.C. et al., 2008, A description of Advanced Research WRF Version 3, NCAR Technical Note, 475STR [3] Zinzi, A. et al., 2012, Validation of the Uniparthenope ARW-WRF Model for a convective case study, 92nd American Meteorological Society Annual Meeting (January 22-26, 2012) [4] Joseph S. Scire Francoise R. Robe Mark E. Fernau Robert J. Yamartino, A User’s Guide for the CALMET Meteorological Model (Version 5), Earth Tech, Inc., January 2000 P6 Contributo della combustione di legna al PM atmosferico in vicinanza di una Centrale a biomasse per la produzione di energia Cinzia Perrino1,*, Simona Gabrielli2, Stefano Dalla Torre1 1 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 2 Eco Chimica Romana, Roma, 00166 * Corresponding author. Tel: +390690672263, E-mail: [email protected] Keywords: levoglucosano, centrale a biomasse, combustione di legna Come è noto, la composizione chimica del materiale particellare sospeso in atmosfera varia in funzione delle sorgenti di emissione e delle caratteristiche meteo-climatiche dell’area in oggetto. A partire dalla conoscenza della concentrazione dei macrocomponenti del PM si può arrivare a stimare il contributo delle sorgenti principali (suolo, mare, biosfera, processi combustivi, sorgenti biogeniche). Per ottenere informazioni più dettagliate sulle sorgenti di materiale organico, che costituisce nel suo insieme una frazione importante del PM (20-60%) ma su cui non è possibile effettuare una speciazione completa, è necessario affidarsi all’uso di traccianti. La produzione di materiale particellare da combustione di biomasse sta rivestendo un’importanza crescente, sia per il diffondersi di impianti industriali per la produzione di energia, sia per la crescente popolarità dell’uso di questa fonte energetica rinnovabile per il riscaldamento delle abitazioni. Per determinare il contributo della combustione delle biomasse all’inquinamento atmosferico, è possibile affidarsi alla determinazione del levoglucosano, tracciante specifico del biomass burning. Il levoglucosano è infatti prodotto dalla decomposizione della cellulosa a temperature superiori a 300°C, ed è caratterizzato da notevole stabilità in atmosfera [1, 2]. In questo lavoro la misura del levoglucosano, effettuata mediante cromatografia ionica con rivelazione amperometrica, è stata utilizzata per valutare l’impatto relativo della combustione di biomasse industriale e di quella per uso domestico in due aree rurali poste, rispettivamente, nella Pianura Padana e nel sud Italia. Vengono riportati i risultati di cinque campagne di misura, eseguite durante diverse stagioni del 2010 e 2011. I risultati mostrano che durante i mesi invernali l’emissione da combustione di biomasse è da attribuire prevalentemente alla combustione domestica; la concentrazione di levoglucosano risulta infatti più alta in vicinanza delle aree abitate che nel sito di massima ricaduta delle emissioni della Centrale. E’ stato inoltre possibile mettere in evidenza una dipendenza della concentrazione del tracciante dalla temperatura ambiente, ed una nettissima riduzione della sua concentrazione durante il periodo estivo. Durante il periodo invernale la concentrazione media di levoglucosano è stata pari a 0.5 g/m3; si può quindi ipotizzare che la combustione di biomasse abbia contribuito per circa 8 g/m3 al materiale organico presente in atmosfera, pari al 20% circa della concentrazione media di PM10 (41 g/m3). Bibliografia [1] B.R. Simoneit, Levoglucosan, a tracer for cellulose in biomass burning atmospheric particles. Atmos. Environ. 173-182, 33 (1999). [2] A. Piazzalunga et al., Estimates of wood burning contribution to PM by the macro-tracer method using tailored emission factors. Atmos. Environ. 6642-6649, 45 (2011). P7 Monitoraggio della qualità dell’aria ad alta risoluzione temporale M. Amodio, E. Andriani, P. R. Dambruoso, G. de Gennaro, A. Di Gilio* Dipartimento di Chimica Università di Bari, Bari, Puglia, via Orabona, 4, 70126, Italy * Tel: +39 080 5442210, E-mail: alessia.digilio@ uniba.it Keywords: caratterizzazione chimica, frazione ionica, PM2,5, tecniche ad alta risoluzione temporale Il particolato atmosferico (PM) è una miscela complessa di inquinanti che costituisce un’insidia oggettiva per la salute delle popolazioni esposte[1]. La pericolosità di questo inquinante è correlata non soltanto alle dimensioni delle particelle ma anche alla variabilità della sua composizione chimica ed in particolar modo per quella che caratterizza la frazione più fine del PM, in grado di raggiungere le vie aeree più profonde e di determinare effetti negativi sulla salute. A causa di queste implicazioni sulla salute pubblica, nel 2008 la comunità europea ha stabilito la necessità della speciazione chimica in termini di frazione ionica e carbonio elementare ed organico, per valutare la qualità dell’aria ambiente (2008/50/CE). In questo lavoro, saranno mostrati i risultati ottenuti dall’applicazione di un approccio integrato al monitoraggio del PM. E’stato pertanto sperimentato sul campo un Sistema Integrato costituito da una stazione di monitoraggio del particolato atmosferico composta da un campionatore doppio canale SWAM, un monitor OPC, un PBL Mixing monitor e un campionatore Ambient Ion Monitor (AIM 9000D-URG). Il campionatore AIM 9000D è un sistema automatizzato che, direttamente in campo campiona sia il gas che il particolato e determina la concentrazione oraria di anioni e cationi adsorbiti sul particolato fine (cloruro, nitrito, nitrato, fosfato, solfato, sodio, ammonio, potassio, magnesio, calcio) e dei loro precursori gassosi (acido cloridrico, acido nitrico, acido nitroso, anidride solforosa ed ammoniaca) in atmosfera. Il sistema integrato, così come descritto è specificamente pensato per tenere sotto osservazione eventi emissivi limitati nel tempo e di breve durata, evidenziare il ruolo di eventi di trasporto, l’impatto di sorgenti occasionali e la variazione temporale delle emissioni di importanti sorgenti. Inoltre il monitoraggio in continuo della frazione ionica del PM, frazione rilevante del particolato atmosferico in Puglia [2], è in grado di dare informazioni su molte tipologie di sorgenti (crostale, marino, combustione di biomasse, fondo regionale); e costituisce una ricca fonte di informazioni, indispensabili per guidare correttamente le politiche di contenimento delle emissioni atmosferiche di particolato. L’analisi dei dati raccolti in una campagna di monitoraggio di un mese (1-31 Ottobre 2011) nel Campus Universitario di Bari, ha permesso di individuare e caratterizzare le sorgenti di PM in Puglia. Il rapporto PM2.5/PM10, i valori medi giornalieri di radioattività naturale, il numero di particelle per i più significativi range di diametro ottico e la caratterizzazione chimica della frazione ionica del PM, unitamente ai dati da satellite (Modis), remote sensing (Aeronet) e da modelli quali Hysplit e Dream, hanno permesso la comprensione dei processi di trasporto, di interazione tra gli inquinanti e di trasformazione del PM e l’identificazione delle principali sorgenti del particolato atmosferico e dei fattori che influenzano le concentrazioni di PM misurato localmente. Bibliografia [1] Nadadur, S.S et al, Toxicol. Sci. 318-327, 100(2007). [2] Amodio M. et al, Atmospheric Research; p. 207 – 218, vol.98 (2010). P8 Caratterizzazione del particolato atmosferico a Venezia: dieci anni di studi Mauro Masiol*, Stefania Squizzato, Giancarlo Rampazzo, Bruno Pavoni 1 Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, Università Ca’ Foscari Venezia. Dorsoduro 2137, 3012- Venezia * E-mail:[email protected], Tel: (+39) 041 234 8522, Keywords: PM10, PM2.5, Venezia, Sorgenti, Trasporti a lunga distanza La Pianura Padana, a causa dell’elevata urbanizzazione, della presenza di numerose aree industriali e di peculiari condizioni orografiche, è soggetta ad elevati livelli di inquinanti atmosferici. Venezia è un luogo ideale per studiare gli effetti della circolazione atmosferica locale e dei trasporti a scala regionale, essendo situata tra la Pianura Padana ed il Mare Adriatico, all’interno di una laguna costiera che si estende per circa 550 km2. Infatti, l’area veneziana presenta scenari emissivi comuni ad altre grandi città: zone residenziali ad alta densità (circa 270000 abitanti), strade ed autostrade con traffico leggero e pesante, un’estesa area industriale (Porto Marghera) con impianti petrolchimici, inceneritori di rifiuti solidi urbani, una centrale termoelettrica a carbone, industrie metallurgiche, ecc. [1,2]. Inoltre, è presente il distretto del vetro artistico di Murano ed un inteso traffico marittimo dovuto a trasporti pubblici, imbarcazioni private, un porto turistico ed uno commerciale. La circolazione atmosferica dell’area risente fortemente della presenza del Mare Adriatico: è infatti soggetta a regimi di brezze durante la stagione calda, mentre presenta frequenti periodi di calma anemometrica, stabilità atmosferica e inversioni termiche durante la stagione fredda [2,3]. Recentemente sono stati anche osservati e studiati gli effetti dei trasporti di inquinanti atmosferici a scala regionale [3-5]. I risultati di questi studi hanno mostrato che l’area veneziana è fortemente influenzata dalla Pianura Padana, soprattutto per quanto riguarda i livelli della componente secondaria del particolato atmosferico [4,5]. Lo scopo di questo contributo è di riassumere e rielaborare criticamente i risultati di dieci anni di studi condotti nell’area veneziana dai gruppi di geochimica e chimica dell’ambiente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia applicando nuovi approcci [1,2,5]. I risultati, rivisti in modo pragmatico e complessivo, hanno permesso di estrarre ulteriori informazioni sulle sorgenti di emissione e sui principali processi di trasporto sia su scala locale che su scala regionale e continentale. Bibliografia [1] G. Rampazzo, M. Masiol, F. Visin, E. Rampado, B. Pavoni, Geochemical characterization of PM10 emitted by glass factories in Murano, Venice (Italy), Chemosphere 2068–2075, 71 (2008). [2] G. Rampazzo, M. Masiol, F. Visin, B. Pavoni, Gaseous and PM10-bound pollutants monitored in three sites with differing environmental conditions in the Venice area (Italy), Water Air Soil Pollut. 161–176, 195 (2008). [3] M. Masiol, G. Rampazzo, D. Ceccato, S. Squizzato, B. Pavoni, Characterization of PM10 sources in a coastal area near Venice (Italy): An application of factor-cluster analysis, Chemosphere 771–778, 80 (2010). [4] S. Squizzato, M. Masiol, E. Innocente, E. Pecorari, G. Rampazzo, B. Pavoni, A procedure to assess local and long-range transport contributions to PM2.5 and secondary inorganic aerosol, J. Aerosol Sci. 64–76, 46 (2012). [5] M. Masiol, S. Squizzato, D. Ceccato, G. Rampazzo, B. Pavoni, A chemometric approach to determine local and regional sources of PM10 and its geochemical composition in a coastal area, Atmos. Environ. (2012) doi:10.1016/j.atmosenv.2012.02.089. P9 Sviluppo di un nuovo strumento per la misura del tasso di crescita dell’aerosol Francesco Riccobono1,*, Ernest Weingartner1, Urs Baltensperger1 1Laboratory of Atmospheric Chemistry, Paul Scherrer Institute, CH-5232 Villigen PSI, Svizzera *Corresponding author. Tel: +41767501475, E-mail:[email protected] Keywords: Aerosol Secondario, Nucleazione, Rate di crescita, Diffusione Studi recenti suggeriscono che il processo di formazione di aerosol da conversione gas particella può generare fino al 50% dei nuclei di condensazione delle nubi in bassa troposfera (Cloud Condensation Nuclei, CCN) [1]. Uno dei parametri che governa questa percentuale è la velocità di crescita delle particelle. Infatti la velocità di crescita delle particelle della moda di nucleazione determina quante tra queste particelle raggiungeranno dimensioni tali da agire da CCN prima di essere rimossa per coagulazione con particelle più grandi. Qui presentiamo lo sviluppo di uno strumento adatto alla misura del rate di crescita di particelle con diametro compreso tra 2 e 10 nm. Lo strumento è il Laminar Diffusion Tube (LDT) ed è stato sviluppato per l’eperimento CLOUD [2]. Esso utilizza la linea di campionamento della camera CLOUD lunga 1.2 metri come un diffusion tube attraverso la quale è possibile eliminare per diffusione una certa frazione di aerosol; questa frazione dipende dalla velocità del flusso di campionamento e dal diametro della particella stessa. Successivamente la frazione di aerosol che sopravvive al diffusion tube viene misurata da un Condensation Particle Counter (CPC) fornendo le concentrazioni in numero per centimetro cubo. Variando il flusso di campionamento attraverso il diffusion tube è possibile variare le perdite delle particelle per diffusione (ad alti flussi corrispondono basse perdite per diffusione; a bassi flussi corrispondondono elevate perdite per diffusione, v. Fig.1). Attraverso un processo di inversione dei dati è possibile calcolare il diametro medio della distribuzione dimensionale dell’aerosol dal quale si ricava la velocità di crescita delle particelle. Verranno presentate le variazioni di velocità di crescita al variare delle concentrazioni di gas nella camera CLOUD. Bibliografia [1] J. Merikanto et al., Atmos. Chem. Phys., 8601–8616, 9, (2009). [2] J. Kirkby et al., Nature, 429-433, 476, (2011). P 10 Il progetto PMetro: integrazione di una stazione mobile di monitoraggio del particolato atmosferico con i flussi della rete veicolare di Perugia S. Castellini1, E. Scocchera1, B. Moroni1, F. Scardazza1, M. Angelucci2, S. Papa3, L. Naldini3, L. Patiti4, G. Lama5, M. Heim5, R. Ferrera6, A. Trapani6, D. Cappelletti*1 1 Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Università di Perugia ,06125 2 ARPA Umbria, via Pievaiola 207/B-3 Loc. S.Sisto 06132 Perugia 3 Comune di Perugia, Corso Vannucci N. 19, Perugia 4 Minimetrò SpA, Piazzale Bellucci, 16-16/A 06121, Perugia 5 Leitner Spa, Via Brennero 34, 39039 Vipiteno (Bz) 6 FAI Instruments s.r.l., 00013 Fonte Nuova, Roma *Corresponding author. Tel: +39 075 5853862, E-mail: [email protected] Keywords: stazione mobile monitoraggio, traffico, misure ad alta frequenza, OPC, PBL monitor Il progetto (2012-2013) è stato proposto dall’Università di Perugia, in collaborazione con ARPA Umbria ed il Comune di Perugia, in un consorzio tecnico-scientifico che include la ditta FAI Instruments (Roma), la Società Minimetrò S.p.A. (Perugia) e la ditta Leitner S.p.A. (Vipiteno - Bz), costruttrice dell’impianto tecnologico MiniMetro®. Il progetto PMetro propone un sistema di monitoraggio del particolato atmosferico in tempo reale, utilizzando strumentazione ad elevata risoluzione temporale (OPC), integrata su una vettura del sistema trasportistico minimetrò, della città di Perugia. Il sistema minimetrò rientra nella tipologia APM (Automated People Mover) con trazione a fune mosso da un unico gruppo motore elettrico posto nel sottosuolo del terminal di monte; il sistema, costituito da vetture (fino ad un massimo di 25) adibite al trasporto di persone, che si muovono su sede fissa, è svincolato dal traffico urbano. Il minimetrò, avente lunghezza complessiva pari a circa 3 km, collega un settore importante della città di Perugia, dalla periferia al centro storico, attraversando parcheggi, aree verdi, zone ad alta densità di traffico, superando un dislivello complessivo pari a circa 160 m. La linea si sviluppa per 2/3 in viadotto a doppio binario e per 1/3 in galleria (artificiale e naturale) e garantisce una riproducibilità di posizione molto elevata; inoltre la velocità di esercizio (velocità massima pari a 7 m/s), facilmente modulabile, permette di eseguire misure di conteggio di particelle con una risoluzione spaziale accettabile (50-100 m) e con una frequenza in ogni punto del tracciato (ogni circa 15 minuti) sufficientemente elevata da consentire la ricostruzione di dati medi giornalieri affidabili; la varietà di ambienti urbani attraversati dal minimetrò, il passaggio in prossimità delle centraline della rete urbana ARPA, il dislivello coperto in altezza, sono caratteristiche importanti per ottenere una rappresentazione significativa dell'andamento della qualità dell'aria urbana. A tale scopo, i dati della stazione mobile, sono integrati sia con quelli provenienti da due stazioni fisse (OPC) poste ai terminal della linea del minimetrò sia con i dati di una centralina ARPA della rete urbana di Perugia integrata con un monitor di stabilità atmosferica. Infine le informazioni ottenute saranno correlate con i dati sui flussi di traffico veicolare che attraversano la città. I flussi saranno determinati sperimentalmente in tempo reale con un sistema di gate dotati di telecamere sulle principali arterie di accesso alla città, che consentirà di distinguere anche la tipologia dei veicoli. L'interpretazione complessiva dei dati richiederà la integrazione di un opportuno approccio statistico ed il prodotto finale sarà uno strumento utile per monitorare la qualità dell'aria in tempo reale su una vasta area del tessuto urbano anche ai fini di una corretta pianificazione del traffico e della viabilità. Dati preliminari verranno presentati al congresso. P 11 Effetto della ripartizione dei composti semi-volatili sul PM indoor: ioni inorganici e IPA G. Sangiorgi1,*, M.G. Perrone1, L. Ferrero1, C. Lo Porto1, B. Ferrini1, S. Petraccone1 1 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio – Università di Milano - Bicocca, Milano, 20126 * Corresponding author. Tel: +390264482814, E-mail: giorgia.sangiorgi1 @unimib.it Keywords: indoor aerosol, ripartizione gas-particolato, PM1, PM2.5 Recentemente è stata posta grande attenzione al PM indoor, soprattutto per quanto riguarda scuole e luoghi residenziali [1,2], mentre poco interesse è stato dato agli uffici, nonostante siano uno dei più comuni luoghi di lavoro a livello mondiale. La presente ricerca si focalizza su quattro uffici di Milano caratterizzati dalla presenza di poche e deboli sorgenti di PM (computer, stampanti e fotocopiatrici), al fine di mettere in evidenza i cambiamenti della composizione chimica del PM nel passaggio da outdoor a indoor. Durante due campagne (ago-ott 2007, gen-mar 2008) sono stati raccolti campioni di 24 h di PM1 e PM2.5 contemporaneamente indoor e outdoor, poi analizzati per determinare ioni inorganici e idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Le concentrazioni indoor (Cin) e outdoor (Cout) del PMx e dei composti chimici sono state linearmente correlate per separare il contributo indoor dovuto a 1) frazione outdoor che è entrata in indoor (infiltration factor, FINF) e 2) particolato generato indoor (Cig) [3]: Cin = FINF * Cout + Cig (eq.1) Cig è risultato sempre negativo o molto vicino a zero (<20% rispetto alla concentrazione indoor media), confermando l’assenza di significative sorgenti indoor di PM. FINF invece è risultato dipendente dalla volatilità: I) era costante (~0.90) durante le due campagne per i non-volatili (es., SO42- come (NH4)2SO42-), II) è diminuito passando dalla stagione calda (~0.96) a quella fredda (~0.51) per i semivolatili organici (es., IPA), III) era costante e molto basso (NO3-~0.17, NH4+~0.45) per i semi-volatili inorganici (es., NH4NO3). Passando dall’outdoor all’indoor, l’aumento della temperatura (soprattutto in inverno) spinge l’equilibrio di ripartizione gas-particolato dei composti semi-volatili verso la fase gassosa, come dimostrato dai risultati delle due campagne. La differenza tra F INF sperimentale per i semi-volatili organici e inorganici può essere spiegata, invece, considerando la pressione di vapore, molto più alta per NH4NO3 (3x10-3 mmHg) che per gli IPA (<4.5x10-6 mmHg). Di conseguenza, anche un piccolo incremento di temperatura può influenzare l’equilibrio di ripartizione di NH 4NO3, ma non degli IPA. I risultati della ricerca confermano che un composto semi-volatile tende a redistribuirsi a favore della fase gassosa una volta indoor, dove la temperatura è più alta. Tenendo in considerazione l’effetto di ripartizione dei semi-volatili, si propone una modificazione all’eq.1, inserendo un coefficiente di correzione. Bibliografia [1] H. Fromme, Atmos. Environ. 42, 6597-6605 (2008). [2] D. Saraga, T. Maggos, C. Helmis, et al., Environ. Monit. Assess. 167, 321-331 (2010). [3] O.O. Hänninen, E. Lebret, V. Ilacqua, et al., Atmos. Environ. 38, 6411-6423 (2004). P 12 Analisi di IPA, ioni inorganici e elementi su un singolo campione di PM mediante estrazione sequenziale ASE Maria Luisa Astolfi*1, Silvia Canepari1, Patrizia di Filippo2 1 Dipartimento di Chimica, Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 INAIL – ex-ISPESL, c/o Dipartimento di Chimica , Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 * Corresponding author. Tel: +39 06 49913742, E-mail:[email protected] 2 Keywords: Frazionamento chimico elementare, IPA, metalli, ASE Nelle campagne di monitoraggio del PM viene frequentemente effettuata la caratterizzazione chimica delle polveri, importante per la valutazione della qualità dell’aria e per la definizione della forza delle diverse sorgenti emissive. Oltre alla determinazione del carbonio organico ed elementare, è molto comune l’analisi degli ioni inorganici, quali NO3-, SO4=, Cl-, Na+, Ca++, Mg++, K+ e NH4+, degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), con particolare attenzione al benzo-apirene, e degli elementi, con particolare attenzione verso As, Cd, Ni e Pb. Per la determinazione analitica di queste diverse classi di analiti è generalmente necessario ricorrere al campionamento in parallelo su più membrane filtranti, con un considerevole aumento dei costi di monitoraggio, oppure, per le classi di composti analizzabili sullo stesso materiale filtrante, alla suddivisione in diverse porzioni di un unico filtro campionato, cosa che comporta notevoli restrizioni sulle prestazioni analitiche dei metodi impiegati. In questo lavoro è stata ottimizzata e testata una metodica estrattiva sequenziale che ha consentito di analizzare sullo stesso filtro campionato su membrane in teflon, sia gli IPA sia il contenuto elementare e ionico. Per facilitare la successiva applicazione a campagne di monitoraggio, è stata realizzata un’apposita cella, compatibile con l’utilizzo dell’estrattore ASE (Accelerated Solvent Extractor), che consente di effettuare in modo semiautomatico l’estrazione degli IPA con diclorometano/acetone [1] e, successivamente, della frazione idrosolubile (ioni ed elementi) con tampone acetato 10-2 M, senza rimuovere il campione dalla cella. Il residuo insolubile può quindi essere facilmente recuperato e sottoposto a digestione acida per la determinazione della frazione elementare residua. La disponibilità delle concentrazioni elementari in due diverse frazioni di solubilità (frazionamento chimico) permette di ottenere una maggiore selettività dell’analisi elementare rispetto alla tracciabilità di diverse classi di sorgenti emissive [2,3]. La metodica è stata validata in termini di recupero sui materiali certificati NIST1649a e NIST1648 e su una serie di coppie di campioni reali per valutare la ripetibilità. I risultati ottenuti indicano il raggiungimento di un buon compromesso tra numero di parametri determinati, prestazioni analitiche, tempi analitici e costi di campionamento. Bibliografia [1] P. Di Filippo et al., Water Air Soil Pollut. 231-250, 211 (2010). [2] S. Canepari et al., Talanta 834-844, 82 (2010). [3] S. Canepari et al., Atmos. Environ. 8161–8175, 42 (2008). P 13 Efficienza estrattiva e selettività rispetto alle sorgenti emissive di diverse soluzioni estraenti per il particolato atmosferico Maria Luisa Astolfi*, Carmela Farao, Silvia Canepari, Cinzia Perrino2 Dipartimento di Chimica, Sapienza Università di Roma, Roma, 0018 52 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 * Corresponding author. Tel: +39 06 49913742, E-mail:[email protected] Keywords: frazionamento chimico elementare, efficienza di estrazione, selettività traccianti sorgenti emissive La complessità del materiale particolato sospeso in atmosfera richiede uno studio approfondito della matrice, che può essere efficacemente supportato sia tramite il frazionamento dimensionale sia tramite il frazionamento chimico elementare. Tali informazioni aiutano una più corretta stima della tossicità delle specie presenti ed aumentano notevolmente l’efficacia dell’impiego delle concentrazioni elementari come traccianti di sorgente[1,2]. Il presente lavoro ha riguardato il confronto, in termini di efficienza estrattiva e di selettività rispetto alle diverse classi dimensionali del particolato, di diverse soluzioni estraenti (acqua deionizzata, acido perclorico 10-4 M, tampone acetato 10-2 M a pH 4,5, acido nitrico 0,2 M ed EDTA 1 mM), utilizzate in letteratura per il frazionamento chimico elementare nel PM [3]. Il confronto è stato effettuato valutando la distribuzione di solubilità di As, Ba, Ca, Cd, Co, Cr, Cu, Fe, Mg, Mn, Na, Ni, Pb, S, Sb, Si, Sr, Ti, V e Zn su materiale certificato NIST 1648, su campioni reali di PM10 e su campioni ottenuti mediante l’utilizzo di un impattore a 13 stadi. Nello studio si è tentata un’interpretazione dei risultati in funzione della robustezza della procedura estrattiva rispetto a fattori non direttamente correlati alle sorgenti emissive degli elementi misurati, come l’acidità e la concentrazione di specie complessanti (ad es. cloruro) che possono presentare una rilevante variabilità ambientale. Il confronto delle procedure estrattive su campioni a diversa granulometria ha invece permesso di valutare la selettività delle soluzioni estraenti rispetto a sorgenti emissive dimensionalmente caratterizzate, come i contributi di tipo combustivo e le polveri da abrasione e risollevamento. I risultati ottenuti indicano che l’estrazione in tampone acetato permette di raggiungere un buon compromesso tra efficienza estrattiva, selettività nei confronti delle fonti emissive e robustezza della metodica si ha con. Infatti permette un controllo sul pH e, in parte, sugli equilibri di complessazione (anche se in modo inferiore all’HNO3), e allo stesso tempo consente di mantenere la massima selettività delle frazioni solubile e residua rispetto alle diverse sorgenti emissive. Lo studio conferma inoltre l’utilità dell’accoppiamento del frazionamento chimico con quello dimensionale per una più corretta ed approfondita interpretazione dei dati.Sulla base dei risultati ottenuti è stato possibile, quindi, delineare i principali vantaggi e svantaggi derivanti dall’impiego delle diverse soluzioni estraenti e costituisce un valido supporto per armonizzare ed interpretare i risultati ottenuti dai diversi gruppi di ricerca in differenti aree geografiche. Bibliografia [1] S. Canepari et al., Atmos. Environ. 8161–8175, 42 (2008). [2] S. Canepari et al., Atmos. Environ. 4754-4765, 43 (2009). [3] S. Canepari et al., Talanta 834-844, 82 (2010). P 14 Idrocarburi policiclici aromatici e alcuni loro nitro-derivati presenti nel PM2.5 e PM1 campionati in prossimità del termovalorizzatore di Rifiuti Solidi Urbani di Bologna M. Rossi1*, L. Pasti2, I. Scaroni3 and P. Casali3 1 ARPA, Rimini, 47923 di Chimica, Università di Ferrara, Ferrara, 4412 3 ARPA, Ravenna, 48121 * Corresponding author. Tel: +39 0541 319287, E-mail: [email protected] 2 Dipartimento Keywords: PM2.5, PM1, IPA, Nitro-IPA, Qualità dell’aria, Monitoraggio, modellistica (microscala), Impatto da impianti di incenerimento rifiuti La Regione Emilia-Romagna ha promosso una ricerca applicata chiamata Progetto Moniter (http://www.moniter.it). Uno degli obiettivi di progetto è stato quello di effettuare una campagna di monitoraggio allo scopo di acquisire nuove conoscenze della qualità dell’aria in prossimità di un termovalorizzatore. In particolare, per questo studio sono stati caratterizzati gli idrocarburi policiclici aromatici, ed alcuni dei loro nitro-derivati, in campioni di PM1 e PM2.5. Per fare questo sono state realizzate due campagne di monitoraggio, una nell’estate del 2008 e una nell’inverno del 2009. L’impianto è posizionato in un’area suburbana-rurale in prossimità di Bologna. Sono stati installati otto stazioni di monitoraggio, una nel sito di background urbano e le altre sette in un dominio di 8x9 km2 intorno all’impianto. Per il posizionamento delle stazioni è stato effettuato uno studio con un modello di dispersione gaussiano modificato (ADMS-Urban, CERC, Cambridge, UK), utilizzando le emissioni di PM10 come tracciante dell’inquinamento [1]. Con questo metodo è stato possibile individuare coppie di siti simili che differiscono solo dall’impatto medio dell’inceneritore. Tali siti sono stati identificati come “massimo di ricaduta” e “controllo”. Sono stati analizzati 23 differenti IPA e 11 Nitro-IPA mediante cromatografia GC-MS. I risultati sono stati trattati con metodi di statistica univariata e multivariata; inoltre sono stati utilizzati rapporti diagnostici per completare l’interpretazione dei risultati stessi. Infine sono state eseguite simulazioni di ricaduta a partire da campionamenti in emissione, effettuati contemporaneamente alle campagne di monitoraggio. Tali simulazioni sono state confrontate con i dati rilevati nel particolato ambientale allo scopo di stimare il contributo dovuto all’impianto di incenerimento. Le misure ambientali hanno dimostrato che ci sono composizioni differenti di IPA nel PM1 e PM2.5 soprattutto durante la stagione invernale. In estate la composizione di IPA nel PM2.5 campionato nel massimo non differisce dalla composizione del controllo. I nitro-IPA invece sono più concentrati nel massimo di ricaduta dell’inceneritore. In inverno sono stati rilevati più IPA nel controllo rispetto al massimo di ricaduta. Le stime ottenute con il modello di simulazione attribuiscono al termovalorizzatore circa il 2 ‰ degli IPA rilevati in ambiente; altre considerazioni indicano il traffico urbano come la sorgente più importante fra quelle presenti in prossimità dell’impianto in studio. Bibliografia [1] Bonafè, G., Rossi, M. (2011) Proc of the.14th Int. Conf. on Harmonization within Atmospheric Dispersion Modelling for Regulatory Purposes. P 15 Frazione idrosolubile di metalli in campioni di PM2.5 e PM1 raccolti vicino a un impianto di incenerimento rifiuti nella Pianura Padana (Bologna) L. Pasti1, M. Rossi2*, M. Remelli1, A. Pagnoni1, E. Sarti1 1Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Ferrara, Ferrara, 44121, Italia 2ARPA, Rimini, 47923 * Corresponding author. Tel: 0541-319287, E-mail: [email protected] Keywords: PM2.5, PM1, Metalli, Qualità dell’aria, Monitoraggio, modellistica (microscala), Impatto da impianti di incenerimento rifiuti Lo scopo del presente studio è di caratterizzare il contenuto di metalli in campioni di PM1 e PM2.5 raccolti in prossimità di un inceneritore. I campioni sono stati precedentemente estratti in acqua per evidenziare il contenuto di metalli maggiormente biodisponibili. Sono state eseguite due campagne di monitoraggio: la prima si è tenuta nell'estate del 2008 e la seconda nell'inverno 2009. L'impianto oggetto di studio si trova in una zona suburbana/agricola, a meno di 10 km da Bologna (Italia), nel sud-est della Pianura Padana. Sette delle otto stazioni di monitoraggio sono state installate in un dominio di 8x9 km2 intorno all’impianto; l'ottava stazione è collocata lontano dall’inceneritore, all'interno dell'area urbana di Bologna, in un sito già impiegato da ARPA per le misurazioni del fondo urbano. E’ stato svolto uno studio preliminare con il modello di dispersione ADMS-Urban (CERC, Cambridge, UK) per selezionare le coordinate delle stazioni di monitoraggio, utilizzando le emissioni di PM10 come tracciante. Una prima stazione rappresentativa di massima ricaduta delle emissioni è stata posta sul lato est dell'inceneritore. Una seconda stazione, "controllo" della prima, è stata posizionata in modo che il contributo di tutte le sorgenti sia uguale a quello della prima stazione, ad eccezione del contributo dell’inceneritore che deve essere minimo [1]. E’ stata inoltre selezionata una seconda coppia di massimo/controllo, con il secondo massimo posto sul lato ovest dell’impianto, in modo tale che il primo massimo, l'impianto ed il secondo massimo si trovino paralleli alla direzione dei venti prevalenti. Le altre stazioni sono state collocate in modo da rappresentare diverse condizioni di aria all’interno del dominio: traffico elevato, area rurale e suburbana. Sono stati analizzati tredici metalli mediante spettroscopia di assorbimento atomico GFAAS, con correzione del fondo Zeeman e dei risultati sono state eseguite numerose analisi statistiche, impiegando sia metodi univariati che multivariati. Sono stati svolti anche alcuni confronti stagionali. Le misure ambientali hanno mostrato che il contenuto estivo di metalli nel PM2.5 non differisce in maniera significativa da quello nel PM1; viceversa ciò non è vero per la stagione invernale, in cui la composizione in metalli nel PM1 è diversa sia da quella del PM2.5 sia tra le diverse stazioni di monitoraggio. In entrambe le stagioni, alluminio, ferro e zinco sono gli elementi prevalenti. Le concentrazioni estive di metalli nel PM2.5 e nel PM1 in entrambi i massimi non differiscono da quelle dei rispettivi punti di controllo; ciò è stato riscontrato durante la stagione invernale esclusivamente per la frazione di particolato PM2.5, poiché è stata evidenziata una differente composizione del PM1 tra i campioni del primo massimo e del suo controllo. Questo lavoro fa parte del «Progetto Moniter». http://www.moniter.it Bibliografia [1] G. Bonafè, M. Rossi, Proc of the 14th Int. Conf. on Harmonization within Atmospheric Dispersion Modelling for Regulatory Purposes (2011) P 16 Anioni, Cationi e frazioni carboniose in campioni di PM2.5 e PM1 raccolti in prossimità di un impianto di incenerimento rifiuti situato in Provincia di Bologna L. Pasti2, M. Rossi1*, E. Brattich3, S. Parmeggiani3, M. Stracquadanio4, L. Tositti3, S. Zappoli4 1 ARPA, Rimini, 47923 di Chimica, Università degli Studi di Ferrara, Ferrara, 44121, Italia 3Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bologna, Bologna, 40126, Italia 4Dipartimento di Fisica e Chimica Inorganica, Università degli Studi di Bologna, Bologna, 40126, Italia * Corresponding author. Tel: 0541-319287, E-mail: [email protected] 2Dipartimento Keywords: PM2.5, PM1, Anioni, Cationi, Componente carboniosa, Qualità dell’aria, Monitoraggio, modellistica (microscala), Impatto da impianti di incenerimento rifiuti Lo scopo del presente studio è di caratterizzare il contenuto in ioni, carbonio totale e suafrazione idrosolubile, in campioni di PM1 e PM2.5 raccolti nei pressi di un inceneritore. Sono state eseguite due estese campagne di monitoraggio: la prima si è tenuta nell'estate del 2008 e la seconda nell'inverno 2009. L'inceneritore, oggetto di studio, si trova in una zona suburbana/agricola, a meno di 10 km da Bologna (Italia), nel sud-est della Pianura Padana, area notoriamente caratterizzata da diffuso inquinamento atmosferico. Sette delle otto stazioni di monitoraggio sono state installate in un dominio di 8x9 km2 intorno all’impianto; l'ottava stazione è collocata lontano dall’inceneritore, all'interno dell'area urbana di Bologna, in un sito già impiegato da ARPA per le misurazioni del fondo urbano. E’ stato svolto uno studio preliminare con il modello di dispersione ADMS-Urban (CERC, Cambridge, UK) per selezionare le coordinate delle stazioni di monitoraggio, utilizzando le emissioni di PM10 come tracciante. In campioni giornalieri e bi-giornalieri di aerosol, raccolti negli otto siti di monitoraggio, si è determinato il contenuto dei seguenti ioni (NH4+, K+ , Cl- , NO2- , NO3-, SO42-, Ossalato), del carbonio totale (TC) e della sua frazione idrosolubile (WSOC). I dati raccolti sono stati analizzati statisticamente impiegando sia metodi univariati sia multivariati. Lo studio condotto ha messo in luce come la composizione dell’aerosol mostri sia una spiccata variabilità stagionale sia una variabilità spaziale - che sebbene di minor entità rispetto alla precedente - ha consentito la classificazione in diversi clusters, ottenuta mediante PCA, sulla base del loro contenuto di alcuni macro-componenti. Questo lavoro fa parte del «Progetto Moniter». http://www.moniter.it Bibliografia [1] G. Bonafè, M. Rossi, Proc of the 14th Int. Conf. on Harmonization within Atmospheric Dispersion Modelling for Regulatory Purposes (2011) P 17 Deroga all'applicazione dei valori limite di PM10 Cristina Sarti*, Mariacarmela Cusano*, Patrizia Bonanni, Antonella De Santis ISPRA: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale *Corresponding authors: Tel: + 39 06 50072507; E- mail: [email protected] Tel: + 39 06 50072512; E- mail: [email protected] Con la Direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, gli Stati membri hanno avuto la possibilità di chiedere una deroga all’applicazione dei valori limite (annuale e giornaliero) per il PM 10 già in vigore dal 1° gennaio 2005. La gran parte degli Stati membri, risultando inadempiente in tale data, ha notificato alla Commissione europea la richiesta di deroga all’applicazione di tali valori limite. La Commissione ha tuttavia concesso la deroga solo ad un esiguo numero di Stati e quindi di zone (7% per il valore limite annuale e 17% per quello giornaliero). In particolare l’Italia nel 2009 ha presentato richiesta di deroga per 79 zone, e solo per 6 tale deroga è stata accordata. Nel presente studio sono stati valutati i trend, dal 2005 al 2009, delle emissioni di PM10 e dei suoi precursori, e del numero di stazioni in cui sono stati superati i valori limite per il PM 10. Inoltre sono state analizzate le informazioni che l’Italia ha fornito alla Commissione al fine di ottenere la deroga, in particolare sullo stato della qualità dell’aria, sulle principali cause risultate all’origine dei superamenti (contributi transfrontaliero, nazionale, naturale e locale delle sorgenti emissive alle concentrazioni di PM10), sui provvedimenti adottati per il raggiungimento dei limiti, classificati per settore d’intervento (fig. 1) e le relative riduzioni in termini di emissioni (fig. 2). 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 Emissioni (kt) 100% 0% - - - - - - - - - - - - - - Altro FIGURA 1: RIPARTIZIONE SETTORIALE DELLE MISURE DI RISANAMENTO FIGURA 2: RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI PM10 20052011 P 18 2… Macro e micro-componenti del PM negli ambienti confinati domestici Luca Tofful1,*, Tiziana Sargolini1, Silvia Canepari2, Cinzia Perrino1 1 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 Dipartimento di Chimica Sapienza Università di Roma, Roma, 00185 * Corresponding author. Tel: +390690672726, E-mail: [email protected] 2 Keywords: ambienti indoor, coefficiente di infiltrazione, mass closure Gli ambienti confinati stanno ricevendo una particolare attenzione da parte della comunità scientifica in quanto è sempre più evidente che la salute dei cittadini, che trascorrono oltre il 90% del loro tempo all’interno di abitazioni, uffici, scuole e luoghi di aggregazione, è legata alla qualità dell’aria indoor più che a quella degli ambienti esterni. Per quanto riguarda il materiale particellare, gli studi finora effettuati sono stati focalizzati sulla concentrazione di massa, in genere stimata a partire dalla concentrazione in numero determinata mediante contatori ottici, o sulla concentrazione di particolari specie (es. alcuni elementi). Un panorama completo della concentrazione delle diverse componenti chimiche del PM, e delle loro variazioni giornaliere negli ambienti confinati, è stata finora difficile da ottenere, soprattutto per la difficoltà di raccogliere in tempi brevi (es. 1 giorno), ed utilizzando strumentazione di campionamento compatibile con l’uso in ambienti domestici, una quantità di polvere sufficiente ad effettuare le analisi chimiche. La recente disponibilità di campionatori particolarmente silenziosi, che possono essere impiegati negli ambienti interni anche in più unità senza recare disturbo alle normali attività domestiche, ha permesso di realizzare un primo studio sulla composizione del PM nei diversi ambienti, interni ed esterni, di un’abitazione. I campionatori (Silent – FAI-Instruments, Fonte Nuova – Roma), che sono stati specificatamente progettati per l’uso negli ambienti indoor, operano ad una portata di 10 l/min su membrane di 47 mm di diametro e possono essere equipaggiati con impattori PM10 o PM2.5; l’inserimento di una seconda membrana sulla superficie di impatto consente la raccolta su filtro e quindi l’analisi anche della frazione grossolana. Lo studio è stato strutturato effettuando, nei diversi ambienti dell’abitazione, campionamenti contemporanei su coppie di filtri, l’uno in teflon e l’altro in quarzo, in modo da ottenere l’analisi completa dei macrocomponenti (macro-elementi mediante analisi in fluorescenza di raggi X, specie ioniche mediante analisi in cromatografia ionica, carbonio organico ed elementare mediante analisi termo-ottica) e quindi la chiusura del bilancio di massa (coincidenza della somma delle determinazioni analitiche con la concentrazione di massa determinata per via gravimetrica). Sulle stesse membrane è stata inoltre effettuata la determinazione delle frazioni idrosolubile e residua dei macro e microelementi; la presenza di metalli in forma idrosolubile può infatti avere importati ripercussioni sulla loro biodisponibilità. Le misure sono state eseguite nel corso di progetto di ricerca finalizzato alla valutazione della concentrazione indoor e outdoor degli idrocarburi policiclici aromatici (progetto LIFE+ EXPAH – Population Exposure to PAH). Vengono qui riportati i risultati di una prima serie di misure effettuate a Roma durante l’inverno del 2012; sono messe in luce le differenze di composizione e concentrazione delle componenti del PM fra ambienti interni ed esterni e fra le diverse aree abitative. P 19 Valutazione della qualità dell'aria all'interno di un ipermercato Eleonora Andriani1, Gianluigi de Gennaro1, Annamaria Demarinis Loiotile1, Alessia Di Gilio1, Annalisa Marzocca*1, Paolo Dambruoso2, Valerio Di Palma1, Francesca Stasi1, Maria Tutino1 1 Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari, 71026, di Cimica, Università degli Studi di Lecce, * Corresponding author. Tel: 0805442210, E-mail:[email protected] 2Dipartimento Keywords: Ambienti indoor, materiale particellare, COV La qualità dell'aria indoor è influenzata dalla presenza di fonti di inquinamento collegate alle attività che si svolgono nei diversi ambienti, dalla presenza di fonti di emissioni specifiche più o meno continue e dall’inquinamento outdoor. In relazione alla loro volatilità, i Composti Organici Volatili possono essere presenti in tali ambienti o sotto forma di gas o adsorbiti su materiale particellare o polveri depositate. Le sorgenti di COV riscontrabili negli ambienti indoor possono essere continue o intermittenti. Le prime sono generalmente costituite da materiali per l’edilizia, arredamento e prodotti tessili, mentre le seconde sono legate ai prodotti per l’igiene, al numero degli occupanti ed alle loro attività [1]. Le particelle possono essere di origine primaria o essere prodotte a partire da inquinanti gassosi attraverso processi di conversione gas-particelle (reazione tra ozono e terpeni) [2]. Il maggiore contributo all’accumulo di polveri negli ambienti confinati è da attribuire alle attività di tipo antropico come ad esempio il fumo da sigaretta, l’utilizzo di strumenti di lavoro quali stampanti e fotocopiatrici, i processi di combustione (come riscaldamento domestico a gasolio, carbone, legna e cottura dei cibi). In questo studio è stata effettuata una campagna di monitoraggio per la valutazione della qualità dell’aria all’interno di un ipermercato nella città di Bari. In particolare sono stati determinati Composti Organici Volatili (COV) e materiale particellare all’interno dei diversi reparti del supermercato presente nell’ ipermercato. Dopo un’indagine di screening è stata focalizzata l’attenzione nel reparto centrale. In figura 1 è riportato un esempio di dati ottenuti con monitoraggio in continuo di polveri e COV totali. I risultati ottenuti hanno permesso di ottenere informazioni interessanti ed è stato possibile attribuire agli andamenti degli inquinanti rilevati una relazione con le attività svolte nei reparti in questione. Bibliografia [1] Annex A - EN ISO 16000-5 Sampling strategy for volatile organic compounds (VOCs). [2] Congrong, H., Morawska, L., Hitchins, J., Gilbert, D. “Contribution from indoor sources to particle number and mass concentrations in residential houses”. Atmospheric Environment 38 3405–3415, (2004) P 20 Inquinamento atmosferico e beni culturali di Roma: studio dei fenomeni di degrado del bronzo e dei materiali calcarei Raffaela Gaddi1,*, Mariacarmela Cusano1, Patrizia Bonanni1, Carlo Cacace2, Annamaria Giovagnoli2 1 2 ISPRA: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Via Brancati 48, 00144 Roma ISCR: Istituto superiore per la Conservazione e il Restauro, Via di San Michele 23, 00153 Roma *Corresponding author: Tel: + 39 06 50072513; E- mail: [email protected] I materiali che costituiscono i beni culturali esposti all’aperto possono essere soggetti a fenomeni di degrado determinati dalla deposizione (secca o umida) di alcune sostanze inquinanti presenti in atmosfera. Nel presente lavoro sono stati studiati i fenomeni di erosione dei materiali calcarei e di corrosione dei manufatti in bronzo di Roma, attraverso la realizzazione di “mappe di danno” (fig.1) ottenute applicando le funzioni dose-risposta presenti in letteratura [1]. Gli algoritmi utilizzati hanno consentito di quantificare il potenziale deterioramento dei materiali considerati, in funzione delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici e dei parametri meteoclimatici (temperatura, precipitazioni, umidità relativa) registrati nella capitale nel 2010. Le mappe di erosione e corrosione sono state realizzate utilizzando: le distribuzioni spaziali delle concentrazioni medie annue di particolato atmosferico (PM10) e di biossido di azoto (NO2) elaborate per il 2010 a Roma dall’ARPA Lazio, con il modello FARM, su griglie di 1 km di lato; le concentrazioni medie annue di biossido di zolfo (SO2) e ozono (O3) registrate presso le centraline di monitoraggio della qualità dell’aria; le medie annuali dei dati meteoclimatici misurati a Roma presso le stazioni meteorologiche presenti nella città. I risultati ottenuti sono stati confrontati con i valori accettabili della velocità di deterioramento (pari a 8 m/anno per i materiali calcarei e 0,6 m/anno per il bronzo) secondo quanto stabilito nell’ambito dell’UNECE International Cooperative Programme on Effects on Materials (ICP Materials). Le mappe di erosione e corrosione sono state inoltre sovrapposte alla distribuzione dei beni architettonici ed archeologici, censiti nella banca dati della Carta del Rischio del Patrimonio Culturale (redatta da ISCR), e dei manufatti artistici, come statue e fontane in bronzo e calcare, georeferiti a Roma [2]. La sovrapposizione delle mappe ha consentito di individuare, in prima approssimazione, le opere collocate nelle aree potenzialmente più aggressive dal punto di vista climatico ed ambientale. Bibliografia [1] Model for multi-pollutant impact and assessment of threshold levels for cultural heritage (Multiasses)- Report 2005 [2] D. de la Fuente, J.M. Vega, F. Vieji, I. Diaz, M. Morcillo, “City scale assessment model for air pollution effects on the cultural heritage”, Atmospheric Environment 45 (2011), 1242-1250 P 21 Caratterizzazione chimica di composti organici polari nell’aerosol atmosferico: analisi GC-MS di acidi carbossilici e zuccheri M.C. Pietrogrande*, D. Bacco, S. Chiereghin Dipartimento di Chimica, Ferrara, 44121 * Corresponding author. Tel:0532455152, E-mail:[email protected] Keywords: Composizione chimica PM, composti organici idrosolubili, analisi GC-MS Questo studio è dedicato alla caratterizzazione chimica dei composti organici idrosolubili (WSOCs) nell’aerosol atmosferico, in particolare acidi dicarbossilici e zuccheri. Essi possono fornire utili informazioni sulla formazione e crescita del PM ed il suo impatto sul clima ed individuare il contributo delle emissioni primarie (impianti per produzione di energia, traffico veicolare o combustione di biomasse) ed i processi fotochimici nell'atmosfera da precursori di origine biogenica o antropogenica. La tecnica analitica comunemente utilizzata è la Gascromatografia accoppiata alla Spettrometria di Massa (GC-MS), che deve essere preceduta da una derivatizzazione chimica per rendere stabili e volatili questi analiti molto polari: si è utilizzata una reazione di sililazione utilizzando BSTFA(N,O-bis(trimethylsilyl)-trifluoroacetamide) [1]. In questo lavoro si è studiato un metodo multi-residuo che è molto vantaggioso nelle analisi ambientali per determinare simultaneamente in un’unica analisi un numero elevato di analiti. Si sono studiate ed ottimizzate le condizioni operative di estrazione di WSOC dal filtro per analizzare con la maggior precisione ed accuratezza analitica il maggior numero di composti con diverse proprietà di solubilità e volatilità. Si è utilizzato un metodo chemiometrico di Disegno Sperimentale (central composite design, CCD) per studiare le variabili in modo sistematico e con un ridotto numero di esperimenti. [2]. I parametri che hanno maggiore effetto sulla resa di estrazione sono la polarità del solvente (caratterizzata da valori di p’ di Snyder) ed il volume di estrazione (scelto da prove preliminari tra 10 e 20ml). Si è impiegato il metodo della superficie di risposta (RSM) per individuare le condizioni che determinano la maggiore resa di estrazione: solvente costituito da una miscela metano: cloruro di metilene (90:10) utilizzando un volume di 10 ml. Nelle condizioni ottimizzate, la procedura fornisce i bassi limiti di rivelazione (≤2 ngm-3) e la buona riproducibilità (RSD%≤13%) che la rendono adatta per il monitoraggio ambientale. Il metodo è stato validato mediante applicazione su filtri reali con diverse dimensioni del PM (PM2.5 vs. PM1) campionati in diversi siti (urbano vs. rurale) in diverse stagioni (estate vs.inverno). Bibliografia [1] M.C. Pietrogrande, D.Bacco, Anal. Bioanl. Chem. 257, 689 (2011). [2] G. Basaglia, M.C. Pietrogrande, Anal. Bioanl. Chem. 2257, 399 (2011). P 22 Analisi del particolato atmosferico dell’area urbana di Napoli Elena Chianese1,*, Angelo Riccio2, Carmela Esposito2 Guido Barone3, Ida Duro3 & Luciano Ferrara3 1 Dipartimento di Scienze per l’Ambiente, Università degli studi di Napoli Parthenope, Napoli, 80143 2 Dipartimento di Scienze Applicate, Università degli studi di Napoli Parthenope, Napoli, 80143 3 Dipartimento di Chimica, Università degli studi di Napoli Federico II, Complesso di Monte Sant’Angelo, Napoli, 80126 * Corresponding author. Tel: 081-5476631; e-mail: [email protected] Keywords: Particolato atmosferico; Optical Particle Counter; Monitoraggio dell’aria. Il particolato atmosferico è uno dei principali inquinanti dell’aria, ciò a causa dei suoi effetti nocivi sulla salute dell’uomo, degli animali e sullo stato di conservazione di opere di interesse storico artistico (palazzi storici o opere d’arte, sia conservate in ambienti chiusi che esposte all’aperto). Gli effetti dannosi sono attribuibili essenzialmente alle particelle più fini, in particolare quelle con diametro inferiore a 2.5 μm (PM2.5), originate dalle attività antropiche (riscaldamento domestico, traffico veicolare, processi produttivi) e contenenti sostanze pericolose (metalli, composti organici); per questa ragione le recenti direttive Europee (2008/30/CE) hanno fissato per la concentrazione del PM2.5 il limite di 25 μg m−3 (tale valore diventerà il valore limite dal 2015 in poi). Allo scopo di sviluppare strategie di controllo per i livelli di concentrazione del materiale particolato, è fondamentale disporre di informazioni come le concentrazioni giornaliere, le variazioni temporali, composizione chimica e distribuzione dimensionale, nonché la dipendenza dalla variabili meteorologiche (temperatura, pressione, umidità); queste informazioni, assieme alle caratteristiche sono indispensabili per condurre analisi statistiche dei dati finalizzate all’individuazione delle sorgenti emissive di maggiore interesse [1, 2]. Sulla base di queste considerazioni abbiamo iniziato una campagna di monitoraggio nell’area urbana di Napoli, una della principali città del Sud Italia, volta alla caratterizzazione del PM2.5; questa campagna è basata sulla raccolta di campioni della frazione fine del particolato atmosferico mediante un campione gravimetrico (modello Echo PM TECORA). Sono state quindi calcolate le concentrazioni giornaliere e correlate con i dati meteorologici; è stata studiata anche la distribuzione dimensionale del materiale particolato mediante un misuratore ottico (OPC modello GRIMM 1.108). Tali misure sono da intendere come preliminari; il prossimo stadio consisterà nella caratterizzazione chimica dei campioni di PM2.5, con particolare attenzione alla frazione ionica (Cromatografia Ionica) e al contenuto di metalli (ICP e analisi in polarografia). Bibliografia [1] M. Amodio, E. Andriani, I. Cafagna, M. Caselli, B. E. Daresta, G. de Gennaro, A. Di Gilio, C. M. Placentino, M. Tutino. A statistical investigation about sources of PM in South Italy. Atmos. Res. 207-218, 98 (2010). [2] R. Caggiano, S. Fiore, A. Lettino, M. Macchiato, S. Sabia, S. Trippetta. PM2.5 measurements in a Mediterranean site: Two typical cases. Atmos. Res. 157-166, 102 (2011). P 23 Influenza della combustione di biomassa su PTS, PM10 e PM2.5 Ivano Vassura1, Elisa Venturini1, Sara Marchetti1, Fabrizio Passarini1, Andrea Piazzalunga2 e Luciano Morselli1. 1 2 Dipartimento di Chimica Industriale e dei Materiali, Università di Bologna; 40136 Bologna Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Milano Bicocca, Milano, 20126 * Corresponding author. Tel: +39 0541 434481, E-mail:[email protected] Keywords: levoglucosano, particolato atmosferico, combustione di biomasse, idrocarburi policiclici aromatici Tra le varie fonti antropiche di particolato atmosferico, sempre maggiore attenzione è focalizzata sui processi di combustione della biomassa per il riscaldamento domestico e per ridurre gli scarti dell’agricoltura e della potatura [1]. Sebbene siano noti i traccianti delle combustioni di biomasse, vi sono ancora pochi studi che fanno valutazioni quantitative del contributo di tali sorgenti alla concentrazione di PM [2]. Questo lavoro si è posto l’obiettivo di valutare la composizione chimica e la distribuzione di alcuni marker della combustione nelle polveri totali sospese (TSP) e nelle sotto-frazioni PM10 e PM2.5. Il sito di campionamento è ubicato in un’area suburbana nei pressi della città costiera di Riccione, risente delle emissioni locali dell’area urbana (riscaldamento domestico), del traffico veicolare e dell’inceneritore di RSU di Coriano. Al fine di evidenziare i markers della combustione di biomasse, il campionamento è stato effettuato tra marzo e aprile, periodo in cui si è tenuta la festa popolare delle “Focheracce”, durante la quale si bruciano cataste di rami, arbusti e vecchi tronchi. Sono stati determinati su tutti i campioni gli ioni solubili, il carbonio organico (CO) ed elementare (CE), il levogluocosano (LG) e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Durante tutto il periodo di campionamento, le polveri presentano i markers della combustione da biomasse. In corrispondenza delle “Focheracce” si registra in atmosfera un forte incremento della concentrazione di polveri, accompagnato da una variazione nella loro composizione chimica. Come atteso incrementi si registrano per tutti i composti direttamente imputabili ai processi di combustione incompleta, come LG, CO, CE ed IPA [2, 3, 4]. Sebbene il picco di concentrazione di particolato atmosferico sia imputabile alle focheraccie, lo studio non mostra una relazione lineare tra markers e PM. In conclusione si evidenzia che i fattori di immissione e rimozione dei markers agiscono diversamente da quelli delle PM. Bibliografia [1] B.R.T. Simoneit, Appl. Geochem. 129-162, 17 (2002) [2] A. Piazzalunga et al., Atmos. Environ. 6642–6649, 45 (2011) [3] M. Amodio et al., Env. Research 812-820, 109 (2009) [4] G. Schkolnik et al., Anal. Bioanal. Chem. 26-33, 385 (2006). P 24 Confronto fra differenti tecniche per la determinazione dei carbonati Andrea Piazzalunga1,2,* , Vera Bernardoni3, Eleonora Cuccia4, Paola Fermo2, Eduardo Yubero Funes7, Dario Massabò4, Ugo Molteni2, Maria Rita Perrone8, Paolo Prati4, Marco Prato5, Gianluigi Valli3, Ivano Vassura6, Roberta Vecchi3 1 2 5 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Milano Bicocca, Milano, 20126 Dipartimento di Chimica Inorganica Metallorganica e analitica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 3 Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Milano e INFN, Milano, 20133 4 INFN Genova e Dipartimento di Fisica, Università di Genova, Genova, 16146 Dipartimento di Matematica pura e applicata, Università di Modena e Reggio Emilia, Modena, 41100 6 6Dipartimento di Chimica Industriale e dei materiali, Università di Bologna, Bologna, 40136 7 Dipartimento di Fisica Applicata, Università Miguel Hernández, Elche, Spain 03202 8 Dipartimento di Fisica, Università del Salento, Lecce, 73100 * Corresponding author. Tel: +39264482824, E-mail: [email protected] Keywords: analisi termo-ottica, carbonati, FT-IR, Il particolato carbonioso solitamente viene classificato nei suoi due costituenti principali: carbonio organico (OC) e carbonio elementare (EC). La componente carbonatica (CC) o inorganica viene infatti spesso trascurata a causa del suo basso contributo alle concentrazioni di particolato fine. In presenza di particolari sorgenti (i.e. attività estrattive, cementifici, polveri sahariane) il carbonato può però contribuire in modo significativo alle concentrazioni di particolato. La quantificazione accurata del CC è resa difficile dal suo comportamento basico: le particelle di carbonato, una volta campionate, possono reagire con le particelle di solfato e nitrato d’ammonio, con una conseguente perdita dello ione carbonato e dello ione ammonio [1]. La presenza di CC, se non opportunamente valutata, può inoltre rappresentare un importante interferente nella corretta determinazione di OC ed EC tramite la tecnica termo-ottica (TOT). In questo lavoro sono stati utilizzati i campioni provenienti da 4 diversi siti interessati da elevate concentrazioni di CC: Massa Carrara (estrazione del marmo), Elche – Spagna (cementificio), Lecce e Rimini (polveri Sahariane) e sono state confrontate diverse tecniche di misura per la quantificazione del CC. Sui campioni di Massa Carrara campionati su filtri in teflon è stata effettuata un’estrazione a diversi pH per la completa solubilizzazione del carbonato e la quantificazione del CC tramite il bilancio ionico è stata messa a confronto con quella ottenuta tramite FT-IR [2]. Sui campioni di Lecce e Rimini (filtri in fibra di quarzo) il bilancio ionico è stato confrontato con la quantificazione del CC ottenuta dalla deconvoluzione delle curve di evoluzione della CO2 dell’analisi TOT [1]. La disponibilità di particolato di diversa granulometria (PTS, PM10, PM2.5) campionato simultaneamente a Rimini ha permesso, oltre alla determinazione della distribuzione dimensionale del CC, anche la valutazione dell’influenza nell’analisi TOT dell’effetto catalitico dovuto alla presenza di carbonati. Sui campioni di Elche invece sono stati confrontati i risultati dell’analisi TOT ottenuti con due diversi protocolli NIOSH e EUSAAR_2. Bibliografia [1] [2] Maria Rita Perrone et al., Atmospheric Environment 45 Eleonora Cuccia et al., Atmospheric Environment 45 (35) , 6481-6487 P 25 (39) , 7470-7477 Caratterizzazione del materiale particolato emesso dagli inceneritori: studio su Bologna Valeria Biancolini1,*, Stefano Forti2, Marco Canè3, Stefano Fornaciari1, Stefano Cernuschi4 1 ARPA, Sez. Prov. di Reggio Emilia, 42122 2 ARPA,Sez. Prov. di Modena, 41121 3 ARPA, Sez. Prov. di Ravenna, 48121 4 DIIAR, sez ambientale, Politecnico di Milano, 20133 * Corresponding author. Tel: +390522336036, E-mail:[email protected] Keywords: monitoraggio di impianti di incenerimento rifiuti, IPA, PCDD/F, PCB, metalli, PM102.5, conteggio particelle, SEM. Lo studio è stato effettuato nell’ambito del Progetto Moniter voluto e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna (http://www.moniter.it). Si è proceduto al campionamento dell’emissione a camino dell’inceneritore di Bologna con l’intento di caratterizzare chimicamente e morfologicamente i fumi emessi nonché acquisire nuove informazioni circa la concentrazione numerica e dimensione aerodinamica delle particelle emesse. A tal fine sono state utilizzate due linee di campionamento: una linea riscaldata per microinquinati organici [1] corredata di impattore PM10- PM2.5 [2] e una linea con diluizione dei fumi corredata di impattore ELPI [3]. Con la prima linea sono stati ottenuti campioni di polveri, condensa e incondensabili per la determinazione di PCDD/F, PCB e IPA; polveri e gorgogliato per la determinazione dei metalli. Con la seconda linea di campionamento sono stati ottenuti campioni per l’analisi al SEM e si è proceduto al conteggio delle particelle emesse (7 nm – 2.5 m). Dal lavoro svolto derivano considerazioni quali la necessità di campionamenti lunghi (almeno 48 ore) per raccogliere materiale sufficiente alle determinazioni analitiche; il PM2.5 costituisce circa l’87% del particolato emesso. Si sono riscontrate criticità nella determinazione dei microinquinanti legata al frazionamento delle polveri. Per quanto riguarda PCDD/F le specie trovate, quasi esclusivamente nella fase condensabile e incondensabile, sono i congeneri epta ed octa alle quali si aggiunge la presenza degli H6CDF in un solo campionamento sui quattro effettuati. L’osservazione al SEM ha evidenziato una sostanziale omogeneità tra particelle di natura organica e inorganica e il prevalere di elementi quali zolfo, sodio, silicio e calcio: per le particelle organiche prevale l’aspetto sferico e la presenza di aggregati mentre tra le particelle inorganiche risulta non trascurabile la presenza di particelle con aspetto sfaccettato e la presenza di angoli. La concentrazione numerica delle particelle di origine primaria emesse varia da alcune decine di migliaia ad alcune centinaia di migliaia di particelle/cm3 di gas e dimensionalmente si collocano al di sotto dei 100nm. La concentrazione numerica delle particelle aumenta per effetto della diluizione dovuta all’aria ambiente e al raffreddamento dei fumi all’uscita dal camino a conferma di un rilevante contributo dato dai fenomeni di condensazione alla formazione di nuove particelle ultrafini. Bibliografia [1] Norma UNI EN 1948-1 luglio 2006 [2] Norma VDI 2066 parte 10 [3] T. Ferge et al., Environ. Sci. Technol. 1545-1553, 38 (2004). P 26 Misure di lungo periodo di inquinanti atmosferici in pianura Padana: pattern temporali, ciclicità e analisi in cluster Alessandro Bigi*, Grazia Ghermandi 1 Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Civile, Modena, 41125 * Corresponding author. Tel: +39-059-2056328, E-mail: [email protected] Keywords: pianura Padana, qualità dell’aria, serie storiche, andamento di lungo periodo La qualità dell'aria in pianura Padana è sensibilmente peggiore di quella nella gran parte del resto d'Europa, sia a causa della sua elevata densità abitativa che per la climatologia locale, molto condizionata dal perimetro della pianura costituito da Alpi e Appennini. Inoltre, alte concentrazioni di inquinanti in inverno (e.g. PM10) e in estate (e.g. Ozono) rappresentano non solo un rischio per la popolazione residente, ma anche una sensibile fonte di inquinamento trasnfrontaliero impattante i paesi confinanti [1]. Sono ormai disponibili campionamenti di PM10 continui di durata più che decennale in un rilevante numero di stazioni su gran parte della pianura Padana, mentre serie storiche ancora più lunghe sono disponibili per altri inquinanti come NO2 e SO2. Indubbi miglioramenti nelle concentrazioni di vari inquinanti (e.g. PM10, SO2) sono stati raggiunti in numerose zone in pianura Padana [2], tuttavia, da un lato questo è scarsamente percepito della pubblica opinione, dall'altro questo andamento non è spazialmente omogeneo per tutto il territorio. Per ottenere una stima sinottica delle variazioni di concentrazioni di inquinanti avvenuta nell'ultima decade in pianura Padana, sono state analizzate in dettaglio serie storiche di concentrazione di inquinanti atmosferici con lunghezza di dieci o più anni: i dati comprendono stazioni di monitoraggio di traffico e di fondo, sia urbano che suburbano e rurale. Il dataset è formato da dati raccolti nella rete di ARPA; tutti i dati di PM sono stati riferiti alle effettive condizioni di campionamento, come da 2008/50/CE. Per ogni sito è stato stimato il pattern giornaliero, settimanale, stagionale ed annuale per valutare l'esposizione del sito e l'influenza diretta di sorgenti antropogeniche. Le serie storiche sono state analizzate per verificare la presenza di una variazione significativa nelle concentrazioni minime, medie e massime mensili destagionalizzate e nelle concentrazioni minime, medie e massime annuali. La concentrazione media giornaliera è stata testata per la presenza di una significativa ciclicità settimanale (e.g. da emissioni antropica). Il trend di lungo periodo per le concentrazioni di inquinanti è stato stimato con metodi parametrici e non parametrici. Infine è stata eseguita un'analisi in cluster per evidenziare le stazioni con simili condizioni di inquinamento nel periodo di analisi. Bibliografia [1] A.S.H Prévôt, J Dommen, M Bäumle, M Furger. Diurnal variations of volatile organic compounds and local circulation systems in an Alpine valley, Atmos. Environ., 1413-1423, 34 (2000) [2] A. Bigi, G. Ghermandi, R. M. Harrison, Analysis of the air pollution climate at a background site in the Po valley, J. of Environ. Monit. 552-563, 14 (2012) P 27 Analisi XPS del Particolato atmosferico in modalità “size-segrgated” in un sito di background urbano a Lecce M. R. Guascito1,*, P. Ielpo2, 3, D. Cesari3, A. Genga1, C. Malitesta1, R.A. Picca1, D. Contini3 1 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali, Università del Salento, Lecce, 73100 2 Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR, Bari, 70132 3 Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, CNR, Lecce, 73100 * Corresponding author. Tel: +0832 297075,, E-mail:[email protected] Keywords: XPS, Particolato atmosferico, size-distribution L'uso della spettroscopia fotoelettronica a raggi-X (XPS) nell'analisi chimica di superficie del particolato atmosferico (PM) non è ancora considerato un metodo di routine nella caratterizzazione dell’aerosol. Tuttavia, negli ultimi anni c'è stato un crescente interesse nell'applicazione di questa tecnica allo studio del PM [1]. Il vantaggio dell'uso di tale tecnica è la possibilità di identificare, potenzialmente, tutti gli elementi presenti sulla superficie delle particelle, in termini di quantificazione e “speciazione” chimica, segregati in uno spessore di ~ 10-15 nm. La composizione di superficie è un parametro importante per lo studio ella reattività del particolato. Attualmente, sono disponibili pochi lavori che si basano su studi XPS di frazioni di particelle segregate su supporti in base alle diverse dimensioni come ad esempio PM10, PM2.5 e PM1 [2]. In questo lavoro si riporta uno studio, della composizione chimica di superficie per diverse frazioni dimensionali di PM, opportunamente campionate utilizzando un impattore a 10 stadi (MOUDI II, 120R, intervallo dimensionale tra 0.056 μm e 10 μm). I risultati sono stati confrontati con i dati di bulk relativi alla frazione solubile estratta con acqua da una porzione differente di substrato, che ha permesso di determinare gli ioni solubili e il carbonio solubile totale (organico e inorganico), utilizzando rispettivamente la cromatografia ionica ad alta prestazione (Dionex DX600) e l’analisi a combustione catalitica e rivelazione NDIR (Shimadzu TOC-5050 Analyzer). I campioni sono stati raccolti su substrati di alluminio, in un sito di background urbano a Lecce ed analizzati mediante XPS (Spettrometro Leybold LHS10), senza subire ulteriori trattamenti, direttamente sul substrato opportunamente tagliato (area 1.0cmx0.7cm). Per ogni frazione dimensionale è stata fatta una mappa della distribuzione chimica superficiale % degli elementi (presenti in concentrazione > 0.11%), con particolare attenzione a: S (SO42-), Na+, N (NH4+, NO3-), Cl-. Inoltre l'analisi dettagliata degli spettri XPS del C1s (struttura fine) ci ha permesso di distinguere alcune funzionalità contenenti ossigeno tra cui gruppi carbonilici, carbossilici e carbonati. In alcuni casi sono state discriminate le componenti del C1s relative ai diversi stati di ibridazione del carbonio che corrispondono a differenti stati di legame, prodotti durante la formazione delle particelle stesse: Csp2/Csp3 [1]. Si riporta anche il confronto fra l’analisi di bulk e di superficie relativamente alle frazioni dimensionali che caratterizzano le mode di accumulazione e coarse della distribuzione dimensionale in massa ed una specifica analisi per un caso di intrusione di polveri Africane. Lo studio è stato condotto nell’ambito delle attività della Rete di Laboratori Pubblici di ricerca AITECH (Applied Innovation Technologies for Diagnosis and Conservation of Built Heritage) Accordo di Programma Quadro in materia di Ricerca Scientifica nella Regione Puglia. Bibliografia [1] K. Klejnowski, et al. Bull Environ Contam Toxicol. 255, 88 (2012) [2] R. L. Vander Wal, et al.. Anal. Chem. 1924, 83 (2011) P 28 Sviluppo sostenibile e grandi opere infrastrutturali: valutazione dell’impatto sul territorio. Monica Filice1, *, Pierantonio De Luca2, Carmen Grisolia1, Eugenio Piccolo1 1 Activa Società di Ingegneria,via dell’Uguaglianza,1 Castrolibero (CS), 87040 della Calabria,via P.Bucci cubo 46/B, Rende (CS), 87036 * Corresponding author. Tel: 0984 853968, E-mail: [email protected] 2 Università Keywords: Monitoraggio Ambientale, Sviluppo Sostenibile, PM10, Rumore Le linee guida europee per la tutela della salute pubblica prevedono indicazioni per garantire un livello accettabile e sostenibile di qualità della vita. In questo contesto, la realizzazione di grandi opere infrastrutturali richiede un sistema di monitoraggio ambientale (Legge Obiettivo 443/01) che valuta la sostenibilità territoriale dell’opera, attraverso l’analisi di diverse componenti in termini qualitativi (impatto visivo, rispetto del paesaggio, percezione della popolazione) e quantitativi (qualità dell’aria, rumore, vibrazioni, radiazioni e impatto sugli ecosistemi). L’analisi delle singole componenti può restituire dati aggiornati e trend evolutivi, ma non consente di avere la visione complessiva degli effetti dell’opera in termini di sostenibilità territoriale e impatto sulla popolazione. Anche la variabilità del territorio nazionale, sia per condizioni socio-economiche sia meteo-orografiche, può influenzare l’impatto ambientale dell’opera. Il lavoro di ricerca propone un modello di valutazione della sostenibilità di un’opera come combinazione di gestione, acquisizione dati e analisi globale dell’impatto sul territorio. A tal fine, le componenti sono state aggregate in matrici settoriali. In particolare, la matrice aria è rappresentata attraverso l’unione delle componenti che disperdendosi in atmosfera possono avere un impatto sulla salute pubblica: rumore, vibrazioni, radiazioni e inquinanti aerodispersi. E’ stata creato un database (DB) per l’analisi in profondità della sostenibilità di un’opera, in grado di ospitare i dati qualitativi e quantitativi relativi al monitoraggio. Attraverso opportune procedure d’interrogazione (del DB) è possibile valutare per ogni punto di misura l’andamento degli inquinanti (PM 10, PM2.5, CO, SO2, NOx, O3) [1], dei livelli di rumore (Leq diurno e notturno), delle vibrazioni (Leq), delle radiazioni (Bq/m3) e confrontare i dati con la normativa vigente. E’ noto che esiste una sito-dipendenza che influenza la dispersione degli inquinanti, in base alle condizioni meteorologiche [2] e orografiche [3] di un territorio e alla distribuzione delle sorgenti. In condizioni meteorologiche favorevoli (assenza di pioggia, calma di vento), la correlazione tra i diversi parametri mostra una relazione direttamente proporzionale tra il rumore (Leq diurno) e la concentrazione di PM10 (24 h), indice di una chiara corrispondenza tra l’inquinante e la sorgente veicolare. Sviluppi futuri saranno rivolti a correlare tutte le componenti del monitoraggio ambientale, con particolare attenzione alla percezione individuale dei recettori sensibili. L’obiettivo finale sarà quello di visualizzare l’impatto dell’opera mediante carte di sostenibilità che potranno rappresentare l’evoluzione dell’opera in termini di effetti sostenibili a medio e lungo termine. Bibliografia [1] M.Filice et al., Ecomondo 2011, 1328-1334, (2011) [2] R.Vecchi et al., Environmental Monitoring and Assessment, 283-300, Vol. 154 (2009) [3] M. Amodio et al. Atmospheric Research, Pages 313–325, Volume 90, Issues 2–4, (2008) P 29 Tecnologie di riscaldamento domestico a biomasse attraverso una prospettiva di ciclo di vita Daniele Cespi1, Fabrizio Passarini1,*, Luca Ciacci1, Ivano Vassura1, Luciano Morselli1, Valentina Castellani2 1 Dipartimento di Chimica Industriale e dei Materiali, Università degli Studi di Bologna – Facoltà di Chimica Industriale, viale Del Risorgimento 4, Bologna - 40136. 2 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi Milano Bicocca, piazza della Scienza 1, Milano * Corresponding author. Tel: +39 051 2093863, E-mail [email protected] Keywords: LCA – biomasse – riscaldamento domestico – PM – sostenibilità Life Cycle Assessment (LCA) è una valutazione oggettiva dei carichi ambientali e sulla salute umana di un processo, prodotto o sistema, durante l’intero ciclo di vita. L’applicazione dell’LCA a sistemi di riscaldamento domestico a biomasse entra fra gli obiettivi del progetto PRIN “L.En.S.”, poiché con essa si è in grado di mettere in luce criticità relative ad ambiente e salute umana (includendo le categorie di impatto per la formazione di materiale particolato e la tossicità umana), e di fornire un quadro di riferimento utile anche in ambito decisionale. L’LCA è stata condotta su due tecnologie di riscaldamento domestico differenti: : una stufa innovativa a legna e una stufa a pellet sono state modellate secondo le migliori tecnologie disponibili (Best Available Technologies, BAT) [1] con l’obiettivo di confrontare i risultati di diversi sistemi a combustibili solidi a matrice legnosa. Nel presente studio, è stata utilizzata come unità funzionale una stessa quantità di energia generata (1MJ termico). Il software utilizzato è il SimaPro 7.2; EcoInvent è il principale database per l’analisi di inventario. I risultati dello studio mostrano che il processo di combustione della legna genera un maggiore quantitativo di materiale particolato rispetto a quello che fa uso del pellet (circa tre volte tanto) (metodo ReCiPe). Questo risultato è in linea con le previsioni, in quanto il processo è fortemente condizionato dalle diverse caratteristiche chimico-fisiche del combustibile, quali il grado di umidità, le dimensioni, la densità energetica [2]. In particolare, nel caso della legna si stima che l’impatto sia associato soprattutto al particolato fine (PM2.5, per circa il 70%), mentre il rimanente è attribuito alle emissioni di NOx, ovvero alla formazione di particolato secondario. Tuttavia, in un’analisi complessiva degli impatti, eseguita mediante calcolo di un punteggio singolo, si osserva che l’incidenza della formazione del particolato si limita a circa il 15-20% degli impatti complessivi, nei due scenari considerati (legna e pellet); altri impatti significativi sono associati all’occupazione di suolo, alla tossicità per l’uomo ed ai cambiamenti climatici. Lo scenario “stufa a pellet” presenta rispetto all’altro un impatto maggiore per categorie di impatto più globali, come consumo di combustibili fossili e cambiamento climatico, dovute principalmente alla fase di pellettizzazione. Il modello creato permette il confronto tra diversi sistemi di riscaldamento a biomassa ed è implementabile con dati da monitoraggio diretto per un’analisi più sito-specifica in merito alla formazione di particolato fine. Bibliografia [1] European Commission DG TREN, Preparatory Studies for Eco-design Requirements of EuPs(II), Lot 15- Solid fuel small combustions installations- Task 6: Technical analysis of BATs (2009). [2] AIEL, La combustione del legno- fattori di emissione e quadro normativo (2011). P 30 Analisi Multifrattale di tre serie di concentrazioni giornaliere di Pm10 della Città di Potenza Bruno Bove, Lucia Mangiamele, Anna Maria Crisci, Michele Lovallo* ARPAB, Potenza, 85100 *Autore corrispondente: 0971-656232, [email protected] Keywords: Pm10, serie temporale, Multifrattalità, PM2012, Perugia Il decreto Legislativo n.155 del 13 agosto 2010, che recepisce la direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa, assegna tra i compiti principali alle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente la determinazione della concentrazione del PM10, per gli effetti che esso produce sulla salute umana, sull’ambiente e sul clima. La sua formazione e/o la sua dispersione nell’atmosfera coinvolge numerosi e complessi fenomeni chimico-fisici che ne rendono ardua la comprensione ed una eventuale previsione, pertanto, la caratterizzazione statistica delle serie temporali di Pm10 si rende necessaria. A tale scopo, la struttura temporale di tre serie di concentrazioni giornaliere, nel periodo dal 2005 al 2011 di Pm10 della Città di Potenza sono state analizzate per mezzo della MultiFractal – Detrended Fluctation Analysis [2] (MF-DFA). Tale metodo è il più usato in letteratura per la caratterizzazione della multifrattalità delle serie temporali, multifrattalità suggerita dalle improvvise fluttuazioni delle concentrazioni. I dati analizzati sono stati acquisiti in continuo attraverso analizzatori MP101M dell’Environnement S.A installati presso tre delle quattro centraline della rete di Qualità dell’Aria, ubicate nell’area urbana di Potenza. Come previsto tutte e tre le serie risultano multifrattali, ma il grado di frattalità espresso come l’ampiezza dello spettro delle singolarità è circa uguale per due centraline classificate come “urba ne da traffico” rispetto a quella classificata come “suburbana”. Bibliografia [1] J. W. Kantelhardt. Fractal and multifractal time series, in Encyclopedia of Complexity and Systems Science (Springer, 2009); [2] J. W. Kantelhardt, S. A. Zschiegner, A. Bunde, S. Havlin, E. Koscielny-Bunde, and H. E. Stanley, Multifractal detrended fluctuation analysis of nonstationary time series. Physica A 316, 87-114 (2002). [3] Luciano Telesca and Michele Lovallo. Analysis of the time dynamics in wind records by means of multifractal detrended fluctuation analysis and the Fisher–Shannon information plane. J. Stat. Mech.(2011) P07001 P 31 Determinazione di Carbonio Organico ed Elementare nel particolato atmosferico mediante tecnica TOT: interconfronto tra strumentazione da banco e semicontinua Giulio Belz2, Antonio Cinieri2, Paolo Rosario Dambruoso1, Barbara Elisabetta Daresta1,*, Gianluigi de Gennaro1, Aldo Giove2, Giuseppe Miglietta2, Renato Michele Nacci2, Carmela Tortorella2 1 Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari, Bari, 70126 Ingegneria e Ricerca – Area Tecnica Ricerca, Brindisi, 72100 * Corresponding author. Tel: +390805442210, E-mail:[email protected] 2 ENEL Keywords: EC, OC, interconfronto, strumentazione semicontinua Il materiale carbonioso contenuto nel particolato atmosferico è comunemente distinto in carbonio organico (OC) e carbonio elementare (EC) [1]. Il carbonio elementare è emesso principalmente da sorgenti primarie di combustione, mentre il carbonio organico può derivare anche da sorgenti industriali, geologiche e naturali (OC primario) nonché da reazioni di condensazione di composti organici volatili (OC secondario). Le determinazioni di carbonio organico ed elementare sono, di solito, eseguite attraverso la raccolta del particolato su filtri in fibra di quarzo che, successivamente, sono analizzati mediante tecnica termo-ottica off-line. Negli ultimi anni è disponibile un analizzatore da campo semi-continuo di OC ed EC (Sunset Laboratory - Forest Grove, OR) che prevede, in una prima fase, il campionamento del particolato atmosferico su filtro in fibra di quarzo e nella seconda fase l’analisi termica e la rivelazione, mediante detector a raggi infrarossi (IR), del carbonio organico ed elementare contenuti nel particolato raccolto. In questo lavoro sono presentati i risultati dell’interconfronto tra la strumentazione da banco (Sunset Laboratory) presente presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari e la strumentazione da banco e semicontinua (Sunset Laboratory) presente presso ENEL – Area Tecnica Ricerca di Brindisi. In particolare si è effettuata l’intercomparazione della fase di analisi e, al fine di valutare le differenze analitiche in un ampio range di concentrazione di OC, EC e carbonio totale (TC), è stato effettuato il prelievo di campioni PM10 raccolti a differenti intervalli orari (2, 4, 8, 12 e 24 ore). Sono stati analizzati 5 replicati dei medesimi filtri con ciascuno degli analizzatori da banco e 3 replicati con l’analizzatore semicontinuo: il t-test di Student ha mostrato che il 64% delle medie di OC, EC e TC non risulta significativamente differente (α=0.05) e il 22% dei dati significativamente differenti si riferisce ai valori medi di EC. Inoltre si è riscontrata un’elevata correlazione lineare tra i dati di OC, EC e TC ottenuti con i diversi analizzatori, tuttavia nei confronti tra l’analizzatore semicontinuo e quelli da banco le pendenze della rette si discostano dal valore unitario. Ciò mostra una risposta differente nell’analisi dei campioni alla più bassa e più alta concentrazione; tale bias non si verifica, invece, alle concentrazioni intermedie. Bibliografia [1] M.E. Birch, R.A. Cary, Aeros. Sci. And Techno. 221–241 (1996). [2] H. Schmid et al., Atm. Env. 2111–2121 (2001). P 32 Studio del particolato atmosferico nella città di Genova Francesca Calcagnino1, Gustavo Capannelli2, Antonio Comite1, Camilla Costa*1 1 Università degli studi di Genova, Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale DCCI, Via Dodecaneso 31, 16143 Genova 2 TICASS S.c.r.l., Via Bartolomeo Bosco 57/4 - 16121 Genova * Corresponding author. Tel: +0103536091, E-mail: [email protected] Keywords: Genova, micro e nano-particolato, microscopia elettronica, distribuzione dimensionale La città di Genova è un’area di studio particolarmente interessante perché presenta sia sorgenti di particolato atmosferico (PM) condivise con altre aree urbane (traffico veicolare, riscaldamento domestico), sia sorgenti peculiari (porto, centrale a carbone, aerosol marino). Il PM è attualmente disciplinato in termini di concentrazioni di massa (PM10 e PM2.5), ma tali norme non considerano il numero di particelle. Tuttavia le particelle ultrafini (PM0.1) rappresentano circa l'80% del totale in termini di numero, pur avendo una massa trascurabile [1]. Rispetto al PM più grossolano il PM0.1 presenta: - una più alta probabilità di sospensione in atmosfera [1]; - una maggiore probabilità di penetrazione nel sistema respiratorio o cardiovascolare; - una superficie maggiore per unità di volume e quindi una maggiore reattività. Vari studi tossicologici [2] associano le particelle ultrafini ad effetti particolarmente negativi per la salute. Alla luce di queste evidenze, accanto alle tecniche standard di analisi massiva, le tecniche di microscopia elettronica possono costituire uno strumento di indagine complementare che consente di ottenere importanti informazioni su morfologia, composizione e distribuzione dimensionale dell’aerosol atmosferico. La peculiare capacità di caratterizzare completamente ogni singola particella è di fondamentale importanza a causa della stretta correlazione tra dimensioni/composizione della particella e la sua capacità di interazione con il sistema respiratorio. In questo lavoro saranno riportati i primi risultati di una recente attività di monitoraggio del particolato totale sospeso (TSP) nell’area urbana di Genova. Seguendo il protocollo [3] elaborato nel laboratorio di microscopia elettronica del DCCI, sono stati effettuati prelievi mensili su filtri in policarbonato e successive osservazioni del TSP raccolto tramite un microscopio elettronico a scansione ad emissione di campo (FE-SEM) e un microscopio elettronico a trasmissione ad alta risoluzione analitica (HR-TEM). L’analisi FE-SEM permette di avere informazioni ad elevata risoluzione sulla distribuzione dimensionale e morfologica a partire da 10 nm, ottenibili in modalità automatica grazie al software INCA-Feature di cui è dotato lo strumento. L’analisi HR-TEM, accoppiata alla sonda EDS, fornisce informazioni più dettagliate su morfologia, struttura e composizione chimica delle particelle. I risultati ottenuti saranno elaborati statisticamente con lo scopo di evidenziare possibili correlazioni tra le tipologie di particolato osservate e le diverse sorgenti di emissione presenti nell’area di studio. Bibliografia [1] D.B. Kittelson. Engines and nano-particles: a review. J. Aerosol Sci. 575-588, 29 (1998). [2] L.E. Murr; K.M. Garza. Natural and anthropogenic environmental nanoparticulates: their microstructural characterization and respiratory health implications. Atmos. Environ. 2683-2692, 43 (2009). [3] G. Capannelli et al. Electron microscopy characterization of airborne micro- and nanoparticulate matter. J. Electron Microsc. 117-131, 60(2) (2011). P 33 Utilizzo di OPC Multicanale, SWAM dual channels e PBL Mixing Monitoring nella determinazione degli eventi di avvezione di polveri sahariane in Puglia L. Trizio*, L. Angiuli, A. Morabito, R. Giua, G. Assennato Arpa Puglia, Corso Trieste 27, 70126 Bari * Corresponding author. Tel: +390805460603, E-mail: [email protected] Keywords: saharan dust, OPC, PBL Nell’area del Mediterraneo, il trasporto in atmosfera di particelle naturali da zone aride è uno degli eventi naturali con il maggior impatto sull’inquinamento atmosferico: accade infatti che grandi masse d’aria, arricchite di particolato per il passaggio sulle regioni desertiche africane del Sahel e del Sahara si muovano verso l’area del Mediterraneo dove rilasciano particolato al suolo. Nel caso in cui i superamenti siano causati da contributi naturali, essi possono venire detratti dal numero complessivo di eventi registrati (Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa). Al fine di identificare correttamente gli episodi di dust e discriminarli da altre tipologie di sorgenti, quali eventi locali o avvezioni dall’est Europa, è necessario dotarsi di strumenti di diversa tipologia. Sono state dapprima scelte le stazioni di fondo regionale su cui identificare gli eventi; in particolare sono stati considerati i dati di PM10 rilevati nei siti di Ciuffreda (Fg) e Cerrate (Le). Per l’identificazione degli eventi e della durata degli episodi di “sahariane” si sono analizzate le backtrajectories a 5 giorni attraverso il modello HYSPLIT [1] e le condizioni meteorologiche del periodo di interesse. Al fine di confermare gli episodi di avvezione individuati e differenziarli da altre tipologie di sorgenti, è stato preso in considerazione il sito di Taranto in Via Machiavelli in cui erano presenti un OPC Multicanale (contaparticelle ottico multicanale) per la caratterizzazione in tempo reale ed in continuo della distribuzione granulometrica del materiale particellare aerodisperso nell'intervallo > 0.3 µm, uno monitor SWAM dual channels per il campionamento e determinazione di PM10 e PM2,5 ed un PBL Mixing che fornisce una misura delle condizioni disperdenti dell’atmosfera. I risultati hanno evidenziato come, con l’ausilio di tali strumenti, sia possibile identificare e distinguere fenomeni di origine antropica da fenomeni di origine naturale, comprendenti dust sahariane, avvezioni dall’est o eventi “accidentali” come ad esempio incendi. Strumenti statistici quali analisi delle componenti principali o metodi di clusterizzazione possono fornire un supporto statistico utile per discriminare tali eventi a partire dai dati di monitoraggio ottenuti. Bibliografia [1] Draxler, Rolph (2003) HYSPLIT (Hybrid Single-Particle Lagrangian Integrated Trajectory) Model access via NOAA ARL READY Website (http://www.arl.noaa.gov/ready/hysplit4.html) NOAA Air Resources Laboratory, Silver Spring, MD P 34 Flussi di composti azotati reattivi in fase gassosa e particellare all’interfaccia aria – neve in ambienti Polari Francesca Spataro1*, Antonietta Ianniello1, Giulio Esposito1, Mauro Montagnoli1, Roberto Sparapani2 1 C.N.R. – Istituto sull’Inquinamento Atmosferico, Via Salaria Km 29.300, CAP 00015 Monterotondo, Roma 2 C.N.R. – Dipartimento Terra e Ambiente, Piazzale Aldo Moro 7, CAP 00185, Roma * Corresponding author. Tel: +39 0690672709, E-mail:[email protected] Keywords: regioni Polari, ossidi di azoto, acido nitrico, ed aerosol nitrato. Le regioni polari possono essere considerate come un enorme laboratorio atmosferico, e le reazioni, che in esso avvengono, possono influenzare significativamente la composizione chimica atmosferica. Inoltre, le particolari condizioni che le caratterizzano permettono di studiare processi che, nelle regioni industrializzate, sarebbero coperti da un “rumore di fondo” di gran lunga superiore al fenomeno stesso. Durante i mesi invernali, l’assenza di radiazione solare, i bassi valori di temperatura ed umidità relativa, rallentano la cinetica delle reazioni chimiche producendo differenti meccanismi delle trasformazioni chimiche atmosferiche rispetto a quelli che avvengono nelle altre regioni di più bassa latitudine e favorendo l’accumulo degli inquinanti in atmosfera. Con l’arrivo dell’alba polare, le reazioni fotochimiche e l’incremento delle temperature causano variazioni nella composizione chimica atmosferica. La troposfera polare è caratterizzata da fenomeni che sono tuttora oggetto di studio, quali la nebbia artica (Arctic Haze), la diminuzione e la formazione dell’ozono (O3) troposferico, e la “re– attivazione” del nitrato (NO3-) nella neve. Numerosi studi hanno evidenziato le reazioni fotochimiche, che avvengono sulla superficie e/o all’interno della neve, trasformano il nitrato nella neve producendo ossidi di azoto (NO x), acido nitroso (HONO) e formaldeide (HCHO). La valutazione di questi processi eterogenei permette di quantificare il potenziale impatto della neve sulla chimica atmosferica ed, in particolare, sulle specie chimiche azotate. Infatti, tali specie hanno una forte influenza sulla qualità dell’aria e sul clima, in quanto sono precursori di O3. Comunque, sono ancora numerosi i dubbi riguardanti le sorgenti di NO3- nella neve. I composti che principalmente possono contribuire alle concentrazioni di NO3- nella neve sono l’acido nitrico gassoso (HNO3) ed il nitrato particellare. In tale ambito, il nostro gruppo ha eseguito numerosi esperimenti di campo, sia in Artide che in Antartide, finalizzati a studiare le interazioni chimiche e fisiche tra l’atmosfera e la neve ed a quantificare i flussi di composti azotati reattivi in fase gassosa e particellare sulla superficie nevosa. Tali studi hanno permesso di ottenere importanti informazioni relative al contributo di diversi composti alle concentrazioni di NO3- nella neve. I nostri risultati hanno evidenziato che il nitrato particellare grossolano (coarse) è un’importante sorgente del nitrato nella neve, mentre HNO3 non è una sorgente significativa. Infatti, tale specie è persa dalle superfici nevose a causa della sua possibile volatilizzazione e, quindi, devono esistere altre sorgenti che non sono ancora state considerate. P 35 Identificazione delle sorgenti di nitrato nella neve e correlazione tra i flussi di composti azotati reattivi e la SSA Alessandro Mei1,*, Francesca Spataro1, Antonietta Ianniello1, Rosamaria Salvatori1, Giulio Esposito1, Mauro Valt2, Roberto Sparapani3 1 C.N.R. – Istituto sull’Inquinamento Atmosferico, Via Salaria Km 29.300, CAP 00015 Monterotondo, Roma 2 ARPAV-Centro Valanghe Arabba, Via Pradat 5, CAP 32020 Arabba di Livinallongo, Belluno 3 C.N.R. – Dipartimento Terra e Ambiente, Piazzale Aldo Moro 7, CAP 00185, Roma * Corresponding author. Tel: +0690672636,, E-mail: [email protected] Keywords: ossidi di azoto, nitrato particellare, acido nitrico, analisi spettroradiometriche, SSA La troposfera polare gioca un ruolo fondamentale nello studio dei processi ambientali nell’ambito dei cambiamenti climatici. Inoltre, negli ultimi anni, lo studio e la comprensione dei processi di scambio tra l’atmosfera e la criosfera, hanno ricevuto considerevole attenzione. Studi recenti hanno evidenziato che la criosfera è fotochimicamente attiva e che la fotolisi di “impurezze”, (ad esempio il nitrato, NO3-) presenti nelle superfici nevose può influenzare la composizione chimica dell’atmosfera sovrastante. In particolare, la produzione di ossidi di azoto (NOx) ed acido nitroso (HONO) dalla fotolisi di NO3- è sufficiente ad alterare il budget globale di specie radicaliche (HOx = OH + HO2), NOx ed O3. Tale processo è influenzato dalle proprietà chimiche e fisiche della neve (composizione chimica, pH, temperatura, durezza, densità e penetrazione alla radiazione UV) e dell’aria (intensità della radiazione solare, concentrazione di inquinanti in fase gassosa e particellare e temperatura). Dalla misura dell’interazione della radiazione solare con il manto nevoso (espressa in termini di riflettanza) è possibile determinare l’area superficiale specifica (SSA), la quale è funzione della deposizione di aerosol, della concentrazione di impurezze nella neve e del metamorfismo, delle dimensioni e della morfologia dei grani di neve. Sebbene siano stati condotti numerosi sforzi per caratterizzare la fotolisi del nitrato nella neve, è ancora aperto il dibattito relativo alle sue sorgenti. Il nitrato può depositarsi sia come acido nitrico gassoso (HNO3), sia come sale neutro (NH4NO3), o sale marino, o particolato terrestre (crostale). Tuttavia studi sperimentali hanno dimostrato che è il nitrato particellare che contribuisce principalmente alle concentrazioni di NO3- nella neve, poiché l’HNO3 depositato sulle superfici nevose è soggetto a fenomeni di volatilizzazione. In questo lavoro sono riportati i principali risultati ottenuti da un esperimento di campo eseguito a Ny-Alesund (Svalbard) nella primavera del 2010, nell’ambito del progetto PRIN 2007 “Dirigibile Italia: A platform for a multidisciplinary study on climatic changes in the Arctic region and their influence on temperate latitudes”. Lo scopo di questo lavoro è di identificare il contributo di alcuni composti azotati (NOx, HONO, HNO3 e NO3- particellare a granulometria grossa (coarse) e fine) alle concentrazioni di NO3- nella neve e di correlare analisi spettroradiometriche di campo alla SSA e quest’ultima ai flussi di scambio dei composti azotati considerati. A tale proposito, i risultati hanno evidenziato che la SSA è un parametro che influenza i processi di scambio nell’interfaccia aria-neve. P 36 Le statistiche del particolato atmosferico a Milano e il ruolo delle variabili meteo-climatiche Silvia Moroni1, Simone Casadei2, Giuseppina Tosti1, Marco Bedogni1, Bruno Villavecchia1 1 2 AMAT - Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio, Milano Innovhub - Stazioni Sperimentali per l’Industria, Divisione SSC, San Donato Milanese [email protected] Keywords: PM10, PM2.5, NO2, normativa qualità dell'aria, condizioni meteo-climatiche Nel territorio del Comune di Milano gli indicatori statistici normati di qualità dell’aria per cui vi sono ancora criticità (relativi alle concentrazioni in atmosfera di PM10, PM2.5, NO2) hanno mostrato nel corso dell’anno 2011 un aumento che li ha riportati ai livelli degli anni 2006-2007, dopo avere subito negli anni più recenti una riduzione progressiva. Le statistiche annuali relative ai principali parametri di qualità dell'aria per l’anno 2011 sono risultate fortemente influenzate dal verificarsi di episodi di inquinamento acuti e duraturi nel primo bimestre dell’anno. Uno studio di dettaglio sulle condizioni meteorologiche del bimestre ha consentito di evincere come le stesse siano state decisive nella determinazione delle elevate concentrazioni di PM10 e NO2 di quei mesi, per effetto di configurazioni sinottiche alto-pressorie particolarmente persistenti e significative in termini di intensità del campo barico, che hanno favorito l'accumulo degli inquinanti primari nei bassi strati atmosferici per periodi prolungati, aggravato dalla formazione di composti di origine fotochimica. La configurazione barica che, assumendo spesso carattere di persistenza, determina gli episodi di inquinamento più gravi è quella che vede la saldatura dell’Anticiclone delle Azzorre con quello di origine nordafricana: sovente durante i mesi invernali questa area di alta pressione si estende sull’Europa Centro-meridionale e in Pianura Padana favorisce l’accumulo degli inquinanti a causa dell’assenza di precipitazioni, della scarsa ventilazione, della genesi di inversioni termiche e di fenomeni di subsidenza ad essa associati. E’ possibile che in futuro l’ingerenza di questa configurazione risulti sempre più significativa e frequente anche durante la stagione invernale, per via dell’innalzamento di latitudine degli anticicloni subtropicali associato al riscaldamento globale antropogenico [1,2,3]. Alla luce di queste considerazioni è evidente l’importanza di interventi finalizzati ad una decisa riduzione delle emissioni di inquinanti in atmosfera, per limitare i danni alla salute ad esse connessi. Bibliografia [1] Christensen, J.H. et. al., 2007: 'Regional Climate Projections'. In: 'Climate Change 2007: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change'. Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom and New York, NY, USA. [2] Van der Linden P., and J.F.B. Mitchell (eds.), 2009: 'ENSEMBLES: Climate Change and its Impacts: Summary of research and results from the ENSEMBLES project'. Met Office Hadley Centre, FitzRoy Road, Exeter EX1 3PB, UK. [3] van Oldenborgh G. J., 'Western Europe is warming much faster than expected', Clim. Past, 5, 112 (2009). P 37 Infiammazione indotta da particolato fine ottenuto da stufe a pellet in due linee cellulari umane Silvia Budello1, Valentina Galbiati1, Emanuela Corsini1, Andrea Piazzalunga2, Marina Marinovich1, Corrado L. Galli1 1 Laboratorio di Tossicologia, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano, Milano; 2Dipartimento di Scienze dell’ambiente del territorio, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano Corresponding author: Dott.ssa Valentina Galbiati, Tel. 0250318368, e-mail: [email protected] Keywords: materiale particolato, citochine, legna. Scopo: la combustione della legna per il riscaldamento domestico, soprattutto in inverno, è noto contribuire in maniera sostanziale ai livelli ambientali, sia indoor che outdoor, di materiale particolato (PM). Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare gli effetti pro-infiammatori del PM proveniente dalla combustione della legna in due linee cellulari umane: la linea A549 rappresentativa dell’epitelio polmonare e la linea THP-1, rappresentativa degli effetti sui monociti/macrofagi. Gli effetti del PM2.5 ottenuto dalla combustione completa o incompleta di pellet di abete e faggio sono stati confrontati con un PM10 urbano di riferimento (DEP: NIES certified refrence material no.8 Vehicle Exhaust Particulates). Metodi: le cellule sono state trattate con concentrazioni crescenti di PM2.5 ottenuto dalla combustione della legna o con DEP (0-100 microg/mL) per diversi tempi (3-48 h). La vitalità cellulare è stata valutata tramite il rilascio di lattato deidrogenasi nel terreno di coltura, mentre l’effetto pro-infiammatorio è stato valutato misurando il rilascio di IL-8. Risultati: entrambe le linee cellulari hanno risposto in modo dose e tempo dipendente al PM2.5 ottenuto in condizioni di combustione incompleta, in termini di rilascio di IL-8. Risultati simili sono stati ottenuti trattando le cellule con PM10. Utilizzando l’antibiotico polimixina B è stato possibile dimostrare che parte del rilascio è imputabile alla presenza di endotossina nel PM e alla presenza di benzopirene. Sono attulamente in corso valutazioni miranti a caratterizzare il meccanismo d’azione alla base dell’effetto pro-infiammatorio del PM. Conclusioni: i risultati ottenuti suggeriscono che un corretto controllo della combustione possa fortmenente influenza fortemente le caratteristiche del materiale particolato e la conseguente tossicità. Ringraziamenti: questo progetto è finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (PRIN2008). P 38 Determinazione delle sorgenti del PM2.5 in Toscana tramite modelli a recettore (PMF) su campioni giornalieri ed orari Silvia Nava1*, Silvia Becagli2, Giulia Calzolai1, Massimo Chiari1, Costanza Ghedini2, Martina Giannoni2, Franco Lucarelli1, Tania Martellini2, Francesca Pieri2, Rita Traversi2, Roberto Udisti2 1 INFN Firenze e Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Firenze, Sesto Fiorentino (FI), 50019 2 Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Sesto Fiorentino (FI), 50019 * Corresponding author. Tel: +0554572273, E-mail: [email protected] Keywords: PM2.5, PIXE, risoluzione oraria, source apportionment, PMF. Nell’ambito del progetto PATOS2, è stata realizzata un’estesa campagna di studio del PM2.5 in Toscana. Il particolato atmosferico è stato raccolto su base giornaliera (00.01-23.59) per la durata di circa un anno (dal Marzo 2009 al Marzo 2010) in tre siti rappresentativi di diverse tipologie ambientali (fondo regionale, fondo urbano e sito di traffico), tramite campionatori sequenziali FAIHydra (2.3 m3/h), simultaneamente su filtri in Teflon e in fibra di quarzo. L’applicazione di diverse tecniche analitiche (PIXE, TOT, IC, ICP-AES, ICP-MS, GC-MS) ha permesso di ottenere una ricostruzione completa della composizione chimica del particolato (elementi, carbonio organico ed elementare, ioni, selezionati metalli, alcani e IPA). Durante periodi di minore durata, il particolato è stato raccolto con elevata risoluzione temporale tramite campionatore Streaker. L’analisi PIXE di questi campioni ha permesso di determinare le concentrazioni elementali (Z>10) con risoluzione oraria. L’elevata risoluzione temporale di questi dati permette di seguire le rapide variazioni di concentrazione e composizione del particolato, dovute sia ai fenomeni meteorologici sia all’evoluzione delle emissioni. L’inquinamento da traffico ed industriale può infatti produrre picchi emissivi anche molto brevi, che non possono essere adeguatamente risolti su base giornaliera. Entrambi i set di dati (giornalieri ed orari) sono stati analizzati tramite modelli a recettore (PMF, Positive Matrix Factorization) per individuare le principali sorgenti emissive. La misura di un ampio spettro di elementi e composti chimici ha permesso di ricostruire una quadro completo dei contributi delle diverse sorgenti (particolato crostale, aerosol marino, solfati secondari di origine regionale, nitrati secondari e combustioni locali, traffico, combustione di biomasse) al PM2.5. A Firenze i contributi maggiori sono risultati quelli della sorgente traffico e dei solfati secondari, ma è anche emerso un contributo molto significativo dovuto alla combustione di biomasse per il riscaldamento. A Livorno è stata identificata un’ulteriore sorgente legata alle attività portuali e alle emissioni navali. La disponibilità di dati su base oraria è risultata particolarmente utile per affinare i risultati dell’analisi statistica, ed in particolare per l’identificazione delle sorgenti legate al traffico veicolare (picchi nelle ore di punta) e alla combustione di biomasse per uso domestico (picchi serali). P 39 Misure al suolo e in remoto per la caratterizzazione degli aerosol atmosferici in un sito del Mediterraneo Antonella Boselli1,2,*, Rosa Caggiano1, Carmela Cornacchia1, Maria Francesca Macchiato2, Fabio Madonna1, Lucia Mona1, Gelsomina Pappalardo1, Serena Trippetta1 1 IMAA, Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale CNR, C.da S. Loja, 85050 Tito Scalo (PZ), Italy. DSF, Dipartimento di Scienze Fisiche, CNISM, Università Federico II, Via Cintia, 80126 Napoli, Italy. * Corresponding author: Tel: +39 081676276, E-mail:[email protected] 2 Keywords: Aerosol, spessore ottico, PM Presso l’osservatorio atmosferico CIAO [1] dell’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del CNR (40°36’N, 15°44’ E, 760 m sul livello del mare), è stata realizzata la caratterizzazione degli aerosol atmosferici sulla base di 40 mesi di misure di spessore ottico aerosolico (AOD), del coefficiente di Angstrom ( ) e di misure simultanee al suolo di particolato. È stato possibile discriminare le tipologie predominanti di aerosol sul sito di misura a partire dai dati di AOD a 440nm e di a 440/870nm del fotometro solare CIMEL CE-318, parte della rete mondiale AERONET [2], e dai dati al suolo di PM1 e del suo contenuto in elementi in traccia (Al, Cd, Cr, Cu, Fe, K, Mg, Mn, Ni, Pb, Ti e Zn). L’analisi statistica e climatologica dei dati relativi a 536 giorni di misura e corrispondenti a circa 25000 osservazioni, ha evidenziato una grossa variabilità dei valori colonnari e un comportamento stagionale caratterizzato dai più alti valori misurati di AOD e dai più bassi valori di in primaveraestate. Utilizzando l’analisi cluster basata sull’algoritmo delle k-medie, è stato possibile suddividere le coppie AOD- in quattro cluster i cui centri sono risultati correlati con i modi identificati nelle distribuzioni in frequenza di AOD ed i quali potrebbero essere associati a diverse popolazioni di aerosol nell’area di misura. Quattro prevalenti tipologie di aerosol, classificate come desertico (37,5%) continentale (41%), marino (4%) e misto (17%), sono state poi identificate attraverso l’analisi del percorso e dell’origine delle masse d’aria arrivate sul sito di misura e attraverso il supporto dei risultati di altri modelli. Per valutare quanto l’appartenenza ad un cluster fosse rappresentativa di una tipologia di aerosol, è stato effettuato un confronto fra la partizione dei dati ottenuta applicando l’algoritmo delle k-medie e quella ottenuta esaminando le retro-traiettorie. Lo studio comparato dei valori medi di AOD ed in ciascuna delle partizioni ottenute ha rivelato che l’appartenenza ad un cluster è affidabile per gli aerosol classificati come desertico e continentale con un livello di confidenza rispettivamente del 85% e del 65%. Per valutare, infine, l’influenza delle diverse tipologie di aerosol sul PM1 misurato al suolo, a ciascun cluster AOD- sono stati, assegnati i corrispondenti dati di concentrazione di PM1 e degli elementi in traccia. I gruppi di dati così ottenuti sono stati analizzati mediante tecniche di analisi statistica univariata e multivariata i cui risultati hanno evidenziato l’influenza dell’aerosol desertico sul PM1 misurato al suolo. Bibliografia [1] Madonna et al., Atmos. Meas. Tech. 4, 1191–1208 (2011). [2] Holben et al., Remote Sens. Environ. 66, 1–16 (1998). P 40 Risultati dell’esperimento CLOUD al CERN: effetto dei raggi cosmici sulla formazione di aerosol secondario Francesco Riccobono1,*, Federico Bianchi1, Ernest Weingartner1, Josef Dommen1, Urs Baltensperger1 e CLOUD collaboration 1 Laboratory of Atmospheric Chemistry, Paul Scherrer Institute, CH-5232 Villigen PSI, Svizzera *Corresponding author. Tel: +41767501475, E-mail:[email protected] Keywords: Nucleazione, Aerosol Secondario, Raggi Cosmici, CLOUD La formazione di aerosol secondario via nucleazione e successiva crescita per condensazione modifica la distribuzione dimensionale delle particelle in atmosfera influenzando in clima [1]. Nonostante l’elevato interesse da parte della comunità scientifica, permangono discrepanze tra i rate di nucleazione misurati in atmosfera (numero di partcelle formate per unità di tempo e di volume) e quelli predetti dalla teoria della nucleazione. L’esperimento CLOUD nasce con l’obiettivo di colmare queste differenze tra espriementi e teoria, focalizzandosi in modo particolare sull’effetto dei raggi cosmici sul processo di nucleazione. In questo lavoro presentiamo i primi risultati dell’esperimento CLOUD ottenuti al CERN di Ginevra [2]. Al fine di indagare il ruolo dei raggi cosmici nella formazione di aerosol secondario abbiamo inizialmente realizzato degli esperimenti “neutri” (di riferimento): durante questi esperimenti si sono misurati i rate di nucleazione di acido solforico e acqua in presenza di un campo elettrico (20KV/m) utilizzato per rimuovere gli ioni prodotti dai raggi cosmici. Successivamente si é effettuata la misura dei rate di nucleazione di acido solforico e acqua in assenza di campo elettrico. La differenza tra i valori dei rate di nucleazione fornisce una misura diretta dell’effetto dei raggi cosmici sul processo di nucleazione. In aggiunta, il fascio di pioni prodotti dal sincrotrone del CERN ha permesso di variare l’intensità dei raggi cosmici riproducendo l’intero spettro di ionizzazione che si trova in troposfera. Infine, verranno discussi i rate di nucleazione in funzione della concentrazione di acido solforico per diversi livelli di ionizzazione. Ringraziamenti: Ringraziamo il CERN per aver supportato CLOUD con importanti risorse tecniche e finanziarie e per aver fornito il fascio di particelle del CERN Proton Synchrotron. Questo lavoro è stato finanziato da: EC Seventh Framework Programme (Marie Curie Initial Training Network "CLOUD-ITN" grant no. 215072, e ERC-Advanced "ATMNUCLE'' grant no. 227463), German Federal Ministry of Education and Research (project no. 01LK0902A), Swiss National Science Foundation (project nos. 206621_125025 and 206620_130527), Academy of Finland Center of Excellence program (project no. 1118615), Austrian Science Fund (FWF; project no. P19546 and L593), Portuguese Foundation for Science and Technology (project no. CERN/FP/116387/2010), e Russian Foundation for Basic Research (grant N08-02-91006-CERN). Bibliografia [1] J. Merikanto et al., Atmos. Chem. Phys., 8601–8616, 9, (2009) [2] J. Kirkby et al., Nature, 429-433, 476, (2011). P 41 Profili di emissione “real world” per la valutazione del contributo della combustione della legna al PM Andrea Piazzalunga1,2,*, Vera Bernardoni3, Paola Fermo2, Gianluigi Valli3, Roberta Vecchi3 1 2 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Milano Bicocca, Milano, 20126 Dipartimento di Chimica Inorganica Metallorganica e Analitica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 3 Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Milano e INFN, Milano, 20133 * Corresponding author. Tel: +39264482824, E-mail: [email protected] Keywords: combustione della legna, fattori di emissione,PMF Studi di letteratura hanno mostrato come la combustione della legna per il riscaldamento domestico sia un’importante sorgente di particolato atmosferico durante l’inverno. La stima del contributo della combustione di legna al PM è spesso effettuata mediante metodi di source apportionment che, in alcuni casi, richiedono la conoscenza dei profili di emissione della sorgente come dato di input al modello. Allo stato dell’arte, la stima dei profili di emissione alla sorgente è un problema ancora molto dibattuto. Per quanto riguarda le emissioni dagli impianti di combustione della legna fattori quali la tipologia di legno, la pezzatura (ciocchi, pellets, cippato), l’efficienza di combustione e le condizioni di utilizzo sono tra i fattori che causano le maggiori incertezze. In questo lavoro viene presentata una metodologia che permette di ricavare fattori di emissione rappresentativi della sorgente “combustione della legna” a partire dai risultati dell’analisi Positive Matrix Factorization (PMF) piuttosto che dalle misure alla sorgente. In particolare, i profili chimici dei fattori identificati con l’analisi PMF sono stati la base di partenza per la stima di rapporti real world fra le componenti chimiche caratteristiche della sorgente [1, 2]. I profili real world così ottenuti sono stati confrontati con i profili di letteratura generalmente utilizzati per la stima del contributo della combustione della legna al PM [1]. I risultati dello studio hanno mostrato come i fattori di emissione ottenuti con PMF possono meglio rappresentare la situazione reale poiché tengono in conto eventuali effetti dovuti a riprocessamento della massa d’aria nel suo percorso dalla sorgente al recettore. L’utilizzo di fattori di emissione real world - ottenuti in un dato sito grazie a studi pregressi presenta forti potenzialità applicative nello sviluppo di approcci modellistici attualmente basati su fattori di emissione affetti da forti incertezze e grande variabilità. Bibliografia [1] A. Piazzalunga et al., Atmos. Environ.. 6642-6649, 45 (2011). [2] V. Bernardoni et al., Sci. Total Environ., 4788–4795, 409 (2011). P 42 P 43 Studio delle dinamiche stagionali delle sostanze di origine naturale ed antropica in un’area semi-industrializzata della piana di Sesto Fiorentino (FI) Mirko Severi1,*, Silvia Becagli1, Jessica Fondi1, Costanza Ghedini1, Miriam Marconi1, Francesco Rugi1, Rita Traversi1, Riccardo Zanini1, Roberto Udisti1. 1 Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff”, Università di Firenze, 50019, Sesto F.no (Firenze) * Corresponding author. Tel: +39 0554573287,, E-mail: [email protected] Keywords: Monitoraggio gas, CO, NOx, metalli. A partire dal mese di Aprile del 2009 è stato effettuato uno studio sulla qualità dell’aria nell’area ad uso commerciale e industriale dell’Osmannoro nel Comune di Sesto F.no (FI), attraverso la quantificazione delle concentrazioni atmosferiche di inquinanti gassosi e di particolato sospeso (PM10). I livelli di concentrazione del PM10 mostrano un netto trend stagionale, con medie più elevate nel tardo autunno ed in inverno. Questo andamento è spiegabile sia con le maggiori emissioni atmosferiche verificatesi a partire dal periodo autunnale (riscaldamento domestico ed industriale), sia con una minore altezza dello strato di rimescolamento (mixing layer), che porta ad una maggiore concentrazione al suolo degli inquinanti provenienti da sorgenti emissive locali. Le dinamiche giornaliere delle sostanze gassose indagate presentano dei massimi in corrispondenza delle ore del giorno in cui i contributi delle sorgenti sono maggiori. Le concentrazioni minime si rilevano in corrispondenza delle ore centrali del giorno, in cui la capacità disperdente dell’atmosfera è maggiore. Ai trend giornalieri di tutti i gas fa eccezione l’O3 che, al contrario delle altre sostanze e a causa della sua natura di inquinante secondario prodotto da reazioni foto-chimiche, presenta livelli più elevati nelle ore centrali del giorno e nella stagione estiva. Sui filtri di particolato atmosferico raccolti, sono stati determinati 12 metalli (Al, As, Ba, Cd, Cr, Cu, Fe, Mn, Mo, Ni, Pb e V), selezionati per la loro rilevanza quantitativa o per i loro potenziali effetti tossici sull’uomo e sull’ambiente. Sebbene i metalli costituiscano solo una parte trascurabile della massa del PM10, i possibili effetti sulla salute di alcuni di essi hanno imposto limiti alle loro concentrazioni atmosferiche da parte della Unione Europea e della vigente legislazione italiana. Nell’area in esame e per il periodo di campionamento effettuato, non solo le concentrazioni dei quattro metalli “normati” è risultata essere inferiore ai relativi “valori obiettivo” (da raggiungere entro il 2012), ma sono risultati essere addirittura inferiori ai valori della “soglia di valutazione inferiore”. Per questi inquinanti, quindi, la zona in esame, limitatamente al periodo osservato, rispetta le condizioni standard imposte per la valutazione della qualità dell’aria. Lo studio integrato delle variazioni stagionali e puntuali per un intero anno del carico atmosferico e della composizione chimica di gas e particolato ha permesso anche di identificare i livelli e gli andamenti di sostanze ritenute marker chimici specifici di sorgenti emissive, che potranno essere utilizzati per individuare le maggiori sorgenti emissive e per quantificare il loro impatto sull’ambiente. P 44 Un Database per la raccolta delle informazioni sul particolato carbonioso in Italia Andrea Piazzalunga1,*, Ugo Molteni2, Davide Cappellini1, Paolo Prati3 1 Dipartimento di Scienze del Territorio e dell’Ambiente, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Piazza della Scienza 1, 20122 Milano 2 Dipartimento di Chimica Inorganica Metallorganica e Analitica, Università degli Studi di Milano, Via Venezian 21, 20133 Milano 3 Dipartimento di Fisica e INFN, Università di Genova, via Dodecaneso 33, 16146, Genova * Corresponding author. Tel: +39(0)264482824, E-mail:[email protected] Keywords: Particolato carbonioso, Italia, raccolta dati, database Il gruppo di lavoro della IAS su Proprietà fisiche e composizione chimica dell’aerosol atmosferico ha deciso, nel corso del 2011, di avviare una ricognizione delle informazioni disponibili su livelli, composizione e variabilità del particolato carbonioso sul territorio nazionale. L’iniziativa si è concretizzata nella preparazione di un Database dedicato, nel quale tutti i gruppi sperimentali e modellistici afferenti alla IAS sono stati invitati ad inserire, in forma sintetica, i dati a loro disposizione. L’iniziativa ha avuto un considerevole successo e nel giro di un mese sono stati inseriti i dati relativi a ben 168 campagne di misura rivelando una notevolissima ricchezza di informazioni. I dati inseriti nel database comprendono, oltre alle informazioni logistiche (tempi, luoghi, durate), la tipologia di metodi di misura e/o di calcolo utilizzati nonché i risultati di sintesi (e.g. valori medi di OC, EC, BC, etc.) e un’informazione sommaria su eventuali altri dati composizionali disponibili. La notevole mole di dati raccolta è al momento in via di elaborazione e nella conferenza di Perugia verranno presentati a tutta la comunità i primi risultati con l’intento anche di stimolare ulteriori sviluppi dell’iniziativa. Nelle figure seguenti sono riportate sommariamente la distribuzione geografica e quella delle tecniche di misura adottate dai gruppi partecipanti. Figura 1 Distribuzione geografica dei dati inseriti nel database Figura 2 Tecniche utilizzate per la misura della concentrazione delle specie carboniose P 45 Determinazione di BC su filtri in PTFE e fibra di quarzo: risultati di 2 esperimenti a Milano R. Vecchi1,*, G. Valli1, V. Bernardoni1, C. Paganelli1,A. Piazzalunga2,3 2Dip. 1Dip. di Fisica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica, Università degli Studi di Milano, Milano, 20133 3Dip. di Scienze Ambientali e del Territorio, Univerisità degli Studi di Milano-Bicocca, 20126 * Corresponding author. Tel:+39 02 50317498, E-mail:[email protected] Keywords: Fotometro polare, MAAP, coefficiente di assorbimento, denuder, TOT Il Black Carbon (BC) può essere misurato attraverso metodi basati sull’assorbimento della luce, ma al momento non esistono metodologie di riferimento o chiare definizioni di BC [1]. In questa presentazione mostreremo risultati ottenuti mediante un fotometro polare appositamente realizzato e messo a punto per la misura dell’assorbimento di una luce laser da parte di particelle di BC raccolte su filtri in PTFE e fibra di quarzo. Sono stati eseguiti due esperimenti a Milano nel 2009/2010 e 2011. In entrambi i casi i campionamenti svolti sono stati eseguiti in parallelo su filtri in PTFE e fibra di quarzo in un periodo estivo e in uno invernale. Tutti i filtri sono stati analizzati mediante fotometro polare. I filtri in fibra di quarzo sono stati anche analizzati con metodo termo-ottico a trasmissione (TOT) utilizzando diversi protocolli (NIOSH, EUSAAR_2, IMPROVE-like). Durante i campionamenti era inoltre operativo un Multi Angle Absorption Photometer (MAAP). Il primo esperimento ha avuto lo scopo di validare il set-up. Si è verificato che i valori di coefficiente di assorbimento dell’aerosol (babs in Mm-1) ottenuti con un MAAP erano perfettamente confrontabili (entro il 5%) con quelli ottenuti dal set-up messo a punto utilizzando filtri in fibra di quarzo. Al contrario, i valori di babs ottenuti utilizzando il medesimo set-up e schema di trasferimento radiativo con filtri in PTFE sono risultati molto inferiori (circa un fattore 2). Un comportamento simile è stato verificato su filtri in fibra di quarzo dopo rimozione dei composti solubili in acqua. Il secondo esperimento aveva l’obiettivo di studiare il potenziale ruolo di composti organici volatili nelle differenze osservate tra i campioni raccolti su filtri in PTFE e in fibra di quarzo. In questo caso, il campionatore utilizzato per i filtri in quarzo era dotato di un denuder a carbone attivo per la rimozione dei gas organici. I risultati ottenuti con il fotometro polare hanno mostrato un buon accordo tra i babs misurati utilizzando i due supporti, dimostrando che l’utilizzo di un denuder su un sistema di raccolta su filtri in fibra di quarzo può dare un valore di babs più accurato e, perciò, una miglior stima del BC. Un parametro cruciale per la determinazione del BC mediante assorbimento della luce è la valutazione del coefficiente di assorbimento (σabs,BC in m2 g-1) che può variare nel range 2-25 m2/g in funzione della distribuzione dimensionale e dell’indice di rifrazione [1] e può essere influenzato dallo stato di mixing delle particelle [2]. σabs,BC è solitamente determinato da misure di EC mediante tecniche TOT/TOR, che non sono ancora standardizzate. Nei nostri campioni, sono stati trovati valori di σabs,BC nel range 6.3-16 m2/g in funzione di diversi trattamenti del filtro in quarzo (non trattato, lavato, denuded) e del protocollo utilizzato . Bibliografia [1] T.C. Bond and R.W. Bergstrom, Aerosol Sci. Technol. 27-67, 40 (2006) [2] H. Naoe, et al., Atmos. Environ. 1296-1301, 43 (2009) P 46 Studio di pattern di aerosol e parametri gassosi per la gestione della qualità dell’aria, nella gestione di autorizzazioni ambientali e reti di monitoraggio Paolo Plossi1,*, Paola Busetto1, Pierluigi Barbieri2 1 Provincia di Trieste, UOC Tutela Ambientale, p. Vittorio Veneto 4, Trieste Università di Trieste, Dip. Scienze Chimiche e Farmaceutiche, v. L. Giorgieri 1, Trieste * Corresponding author. Tel: +040 3798 516, E-mail:[email protected] 2 Keywords: reti di monitoraggio, autorizzazione integrata ambientale Il territorio della provincia di Trieste ospita attività impattanti sulla qualità dell’aria ed in particolare sugli aerosol, com’è dimostrato da valutazioni basate essenzialmente su catasti emissivi [1], in un’area spazialmente contenuta e densamente abitata. La gestione delle sorgenti emissive attive in prossimità di un’articolata distribuzione di popolazione sensibile richiede speciale attenzione nel monitoraggio delle concentrazioni di esposizione ambientale, in riferimento ad una variabilità spaziale e temporale dei pattern di parametri di qualità dell’aria. Recenti opinioni in letteratura sanitaria indicano come la vigente normativa di settore non tuteli adeguatamente la salute della popolazione [2], il che orienta verso approfondimenti delle attività di valutazione. La Rete di Rilevamento della Qualità dell’Aria (RRQA) della Provincia di Trieste gestita da ARPAFVG ha raccolto una considerevole mole di dati nell’arco di un ventennio e si possiede un trend storico dell’evoluzione degli inquinanti con stazioni ubicate in aree urbane e periurbane. In questo studio sono stati presi in considerazione i dati orari e giornalieri raccolti dalla RRQA nel triennio 2008 – 2011 e relativi a CO, NOX, SO2, PM10 e benzene, toluene, a questi sono stati aggiunti i dati rilevati in specifiche campagne relativamente a PAH e PM10. Un esame dei dati di qualità dell’aria rilevati illustrerà come siano evidenti profili differenziati in termini di composizione di congeneri, di valori assoluti, di pattern temporali e di posizione,e come sia inopportuna la generalizzazione di dati medi per rappresentare la qualità dell’aria outdoor e l’esposizione potenziale della popolazione. I valori riscontrati pongono importanti interrogativi sull’efficacia degli attuali criteri di valutazione in rapporto alle esigenze di protezione della popolazione e degli ecosistemi. Bibliografia [1] C.R.M.A. “Progetto di zonizzazione e classificazione ai sensi dell’art. 3 del D. Lgs n. 155 del 13.08.2010” A.R.P.A.F.V.G. (2012) [2] B. Brunekreef, I. Annesi-Maesano, J.G. Ayres, F. Forastiere, B. Forsberg, N. Künzli, J. Pekkanen and T. Sigsgaard . Editorial: Ten principles for clean air. European Respiratory Journal. March 1, 2012 vol. 39 no. 3 525-528 P 47 Il servizio di previsione della qualità dell'aria di Arpa Umbria Stefano Crocchianti1,*, Monica Angelucci2, Marco Vecchiocattivi2 1 Dipartimento di Chimica - Università di Perugia, Perugia, 06123 2 ARPA Umbria, Peruiga, 06132 * Corresponding author. Tel: +390755855515,, E-mail:[email protected] Keywords: modelli euleriani, qualità dell'aria, Chimere, catena previsionale operativa La consapevolezza degli effetti sulla salute umana e sull'ambiente dei principali inquianti dispersi in troposfera [1] unita ai bruschi cambiamenti della loro concentrazione nell'arco di pochi giorni ha incoraggiato la creazione di sistemi di previsione della qualità dell'aria che, analogamente a quanto avviene da tempo per le condizioni meteorologiche, siano capaci di informare in tempo reale la popolazione sul livello di rischio cui è sottoposta quotidianamente. Negli ultimi anni sono comparsi sul web numerosi siti che, su scala continentale [2-3] o nazionale [4] mettono a disposizione le previsioni ottenute con l'applicazione di modelli tridimensionali in grado di riprodurre le trasformazioni chimiche che le specie emesse in atmosfera in seguito a processi naturali o riconducibili all'attività umana. Grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Chimica dell'Università di Perugia e l'ARPA Umbria è stato realizzato una catena previsionale operativa capace ogni giorno autonomamente di eseguire il modello euleriano chimico e di trasporto Chimere [5] e pubblicare all'URL http://www.arpa.umbria.it/monitoraggi/aria/prev-PM10.aspx le mappe di concentrazione oraria prevista sul territorio regionale per le successive 72 ore. Bibliografia [1] “Air quality guidelines for particulate matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide. Global update”, WHO, http://www.who.int/phe/health_topics/outdoorair_aqg/en/ (2005) [2] “Prevair air quality forecast”, http://www.prevair.org/en/prevision_pm10.php [3] “US National Weather Service”, http://airquality.weather.gov/ [4] “Liberiamo l'aria”, http://www.arpa.emr.it/liberiamo/ [5] “The Chimere chemistry-transport model”, http://www.lmd.polytechnique.fr/chimere/ P 48 Progetto SHARE: inquinamento da polveri e ozono in alta Valtellina Laura Carroccio1, Cristina Colombi2, Anna De Martini1, Vorne Gianelle2*, Matteo Lazzarini2 1 ARPA Lombardia Dipartimento di Lecco, Via I Maggio 21/B,23848 Oggiono (LC) Lombardia Dipartimento di Milano, via Juvara, 22 Milano, 20129 * Corresponding author. Tel: +390274872297, +393403306091 E-mail: [email protected] 2 ARPA Keywords: ambiente alpino, polveri e ozono, fenomeni di trasporto Nel 2010 è diventato operativo il progetto SHARE-Stelvio, nato ad opera del Comitato EV-K2CNR, che ha tra i suoi obiettivi principali l’individuazione e la quantificazione del cambiamento climatico e dei suoi effetti ambientali in un’area sensibile delle Alpi Italiane: il Parco Nazionale dello Stelvio. Quale contributo al progetto, ARPA Lombardia per l’estate 2011 ha riattivato il sito di monitoraggio di Alpe S. Colombano, a quota 2175 m.s.l.m, sul versante nord di Cima Piazzi appena fuori i confini amministrativi del parco per studiare gli eventuali episodi di trasporto di masse d’aria inquinate. In particolare dal 22 luglio al 14 settembre 2011 si è ripristinata la strumentazione per il monitoraggio del PM10, per la misura in continuo dell’ozono e della distribuzione dimensionale mediante un OPC. I campioni di PM10 raccolti sono stati analizzati in XRF per l’analisi elementare. Per i parametri meteorologici si è utilizzata la vicina stazione meteorologica permanente di ARPA Lombardia, posta 700 m dal sito di monitoraggio degli inquinanti. L’analisi dei dati raccolti ha messo in evidenza alcuni episodi di aumento delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 rispetto ai valori di fondo pari 5 µg/m3. Tali episodi sono associati a specifici andamenti delle concentrazioni orarie di ozono: mentre nei giorni con concentrazioni di PM10 equivalenti al fondo le concentrazioni di O3 sono pressoché costanti, durante i citati episodi l’andamento delle concentrazioni di ozono risulta modulato con picchi nelle ore diurne come accade tipicamente nel fondo valle o nelle aree urbane. Sono state analizzate le retrotraiettorie delle masse d’aria; si è evidenziata la correlazione di tali episodi con il trasporto di masse dai settori meridionali: si sono individuati eventi attribuibili alla risalita d’aria proveniente dal fondo della Valtellina; altri invece sono relativi a masse d’aria che hanno attraversato zone diverse del bacino padano. In relazione alla direzione di provenienza del vento è stata investigata la distribuzione dimensionale del particolato e la sua qualità, evidenziando similitudini e/o differenze in base all’origine delle masse d’aria e quindi alle sorgenti che hanno contribuito alla produzione degli inquinanti. Si suppone quindi che le masse d’aria dai settori meridionali trasportino con se polveri e inquinanti gassosi (es. NOx e COV) che modificano la chimica di formazione del’ozono locale. Ringraziamenti: si ringraziano i colleghi M. Chiesa, G. De Stefani, N. Gentile, F. Ledda, F. Raddrizzani, L. Vergani, G. Cigolini, R. Cosenza, R. Ferrari: senza la loro collaborazione la campagna non sarebbe stata possibile. P 49 Vento e PM10: osservazioni chimiche sulla linea costiera Monica Filice1,2,*, Pierantonio De Luca2, Maria Francesca Casadonte2 1 Activa Società di Ingegneria,via dell’Uguaglianza,1 Castrolibero (CS), 87040 della Calabria,via P.Bucci cubo 46/B, Rende (CS), 87036 * Corresponding author. Tel: 0984 853968, E-mail: [email protected] 2 Università Keywords: PM10, spray marino, direzione vento, aerosol primario, aerosol crostale La particolare morfologia della penisola Italiana, caratterizzata da circa 7500 km di aree costiere, richiede lo studio e la caratterizzazione di una specifica sorgente naturale: l’aerosol marino, originato sia dall’azione meccanica del vento sulla superficie del mare sia dall’esplosione di bolle d’aria intrappolate nel mezzo acquoso. Il particolato, generato attraverso questo processo, interagisce con l’ambiente circostante; la dimensione delle particelle si modifica, a causa dell’igroscopicità dei sali, in funzione della distanza dalla costa, dell’azione dei frangenti e della deposizione della frazione coarsa [1,2, 3]. Lo scopo del presente studio è stato di individuare l’influenza che specifici parametri meteo-climatici possono avere sulla composizione quali/quantitativa del PM10 marino. Il campionamento è stato condotto nel comune di Montepaone (38.73N, 16.54E), area costiera circondata da colline. Il campionatore è stato ubicato sulla spiaggia, nel periodo novembre/dicembre 2011, per 6h/giorno in corrispondenza del massimo contributo di radiazione solare (10:00-16:00). Nello stesso intervallo di tempo, è stato effettuato lo screening meteorologico con un centralina Davis. La concentrazione è stata determinata con il metodo gravimetrico, mentre la caratterizzazione chimica dei campioni è stata effettuata con l’ICP-OES. La correlazione tra i dati gravi-meteorologici ha mostrato un analogo peso della direzione del vento e lo stato del mare sul PM10: il vento agisce attraverso il processo di trasporto delle masse d’aria, così come in aria urbana [4]; mentre lo stato del mare agisce sulla dispersione dello spray marino. La correlazione tra i dati meteo-chimici ha mostrato una diversa distribuzione in funzione della direzione del vento. Individuate le direzioni prevalenti SE (marepunto di campionamento) e NW (punto di campionamentomare), è stato analizzato l’andamento dei marker dell’aerosol primario (Na, Mg) e dell’aerosol crostale (Si, Al, Ca, Mn). Mentre il contributo primario è presente in tutti i campioni, con maggiore concentrazione nella direzione SE; il contributo crostale è maggiore del limite di rilevabilità strumentale (0.2 ng/m3) solo in corrispondenza della direzione NW. Sviluppi futuri saranno rivolti all’analisi dei campioni per individuare la relazione tra il vento e la morfologia delle particelle generate dall’aerosol marino. Bibliografia [1] F. Zezza et al., The Science of The Total Environment, 123-143, 167 (1-3), (1995). [2] G.R. Meira, Atmospheric Environment, 5596-5607, 40 (29), (2006). [3] S.C. Pryor et al., the Science of The Total Environment 132-142, 391, (2008) [4] M.Filice et al., European Aerosol Conference 2009, T111A02 P 50 Caratterizzazione dei metalli in tracce nel materiale carbonioso aerodisperso mediante Microscopia Elettronica a Scansione e microanalisi EDX Adriana Pietrodangelo1*, Cinzia Perrino1, Salvatore Pareti1 1 C.N.R. Istituto Inquinamento Atmosferico, Montelibretti (RM), 00015 * Corresponding author. Tel: +390690672726, E-mail: [email protected] Keywords: materiale carbonioso aerodisperso, particelle metalliche, SEM - EDX Differenti tipi di materiale carbonioso sono stati identificati nel particolato atmosferico (PM) raccolto a tre siti (uno di fondo regionale e due residenziali con possibile ricaduta da un’area industriale) nell’ambito di un programma triennale di campagne di misura nell’Italia Centrale. Campionamenti dedicati per la microanalisi di particelle individuali con microscopia elettronica a scansione (SEM) combinata con spettrometria EDX sono stati effettuati in parallelo mediante impattore a 8 stadi (Moudi 100) con durata di 3 giorni e 24 h, rispettivamente per le frazioni superiori ed inferiori ad 1μm. Particelle di carbone, singole catene o poli-aggregati di nanoparticelle di fuliggine (soot), cenosfere, formazioni carbonatiche ricche in Si ed aerosol carbonioso misto a solfati secondari sono stati caratterizzati per morfologia e composizione elementale. In particolare l’analisi degli elettroni retrodiffusi ha evidenziato la presenza di particelle submicroniche ricche in metalli di transizione incluse nei diversi materiali carboniosi identificati, mentre l’acquisizione di mappe di raggi X su campi ad alto ingrandimento (10000x o superiore) di aggregati e di singole particelle ha permesso di valutare la distribuzione superficiale delle specie chimiche che contribuiscono alla composizione elementale rilevata dagli spettri EDX. In linea generale, per gli aggregati di soot, le particelle di carbone, le cenosfere e le formazioni carbonatiche si osserva una distribuzione dimensionale decisamente spostata verso le frazioni superiori ad 1μm, mentre l’aerosol misto a solfati secondari prevale nelle frazioni submicroniche e non è distinguibile in singoli aggregati o unità particellari. Le particelle a composizione metallica mostrano diametro fisico medio tra 1 e 0.05 μm, sebbene non si possa escludere la presenza di nanoparticelle di dimensione inferiore non rilevabili al SEM, e sono state rilevate in tutti i tipi di materiale carbonioso ad eccezione del soot (nel quale la presenza di particelle metalliche è stata osservata solo sporadicamente). Le molte particelle ricche in Fe, di forma semi – circolare, presentano dimensioni di circa 0.8 - 1μm nelle formazioni carbonatiche ed inferiori a 0.8μm negli altri materiali. Le particelle a composizione variabile in Fe, Mn, Cu, Cr e Zn hanno invece dimensioni fisiche generalmente inferiori a 0.5μm e sono state trovate soprattutto associate a carbone ed a formazioni carbonatiche. La presenza di Pb, in alcuni casi con Zn, è stata rilevata in particelle presenti nell’aerosol misto a solfati nelle frazioni dimensionali inferiori a 0.56 μm. E’ stata inoltre riscontrata la presenza di Ce, Ni e V in nanoparticelle evidenziate nella struttura di diverse cenosfere (figura 1). Fig.1: Micrografia SEM (BSE) di una cenosfera con nanoparticelle e spettro EDX di una di esse. P 51 Monitoraggio dei nitro-IPA nella città di Taranto M. Amodio1, E. Andriani1, G. Assennato2, P.R. Dambruoso1, B.E. Daresta1, G. de Gennaro1, A. Di Gilio1, R. Giua 2,, A. Laricchiuta1, V. Musolino3, R. Paolillo3, Livia Trizio1, M. Tutino1* 1 Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari, via Orabona 4, 70126 Bari 2 Arpa Puglia, Corso Trieste 27, 70126 Bari 3 Arpa Puglia, Via Galanti 16, 72100 Brindisi * Corresponding author. Tel:+39-80-5442210, E-mail: [email protected] Keywords: nitro-IPA, 2-nitro-fluorene, PM10, Taranto Gli idrocarburi policiclici aromatici nitrati (nitro-IPA) sono composti organici caratterizzati dalla presenza di uno o più gruppi nitro (NO2) che sostituiscono gli atomi di idrogeno presenti nelle strutture degli idrocarburi policiclici aromatici [1-2]. In media i nitro-IPA sono presenti in atmosfera in concentrazione circa dieci volte inferiori rispetto ai loro precursori; possono essere di origine primaria oppure prodotti in seguito a reazioni radicaliche tra gli IPA e gli agenti nitranti prodotti durante fenomeni di smog fotochimico. Gli impianti di trattamento del carbone, le cokerie, le acciaierie, le fonderie, il riscaldamento per uso domestico, la combustione di biomassa e gli scarichi autoveicolari, in particolare dei motori diesel, rappresentano le principali sorgenti antropiche di Nitro-IPA in atmosfera [3]. Così come gli IPA, anche i composti nitrati sono da tempo oggetto di studio per il loro impatto sulla salute dell'uomo [4-5]. Alcuni di essi sono stati classificati dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) in classe 2B: possibili cancerogeni per l’uomo e ancora particolare attenzione è rivolta al 2-nitrofluorantene per il suo elevato potere mutageno. In risposta a tale esigenza il presente lavoro ha lo scopo di studiare il comportamento dei nitro-IPA in atmosfera in relazione alle diverse condizioni meteo, alla tipologia delle sorgenti emissive e alla distanza dei recettori sensibili da esse. Quindi determinare l’impatto di questi inquinanti su siti recettori ed identificare eventuali marker di sorgente. Lo studio descritto ha previsto una campagna di monitoraggio di PM10 in 7 siti di campionamento posti a diversa distanza dall’area industriale della città di Taranto. Il campionamento delle poveri PM10 è stato effettuato con campionatori basso volume SWAM bicanale (FAI Instruments s.r.l.) su filtri da 47mm in fibra di quarzo. Contemporaneamente nei diversi siti è stata monitorata la concentrazione oraria di IPA totale utilizzando un analizzatore in continuo (ECOCHEM PAS 2000) e i principali parametri meteo. L’analisi dei campioni raccolti insieme ai dati della direzione ed intensità del vento hanno mostrato che alte concentrazioni di nitro-IPA si registrano quando la direzione del vento è tale da permettere il trasporto degli inquinanti dall’area industriale sul sito sotto-vento. Inoltre lo studio delle concentrazioni dei singoli nitro-IPA ha permesso di identificare il 2-nitro fluorene come possibile marker delle emissioni industriali. Bibliografia [1] A. Cucinato et al., J Chromatogr. A, 846(1{2), 255-264 (1999). [2] J. Schnelle et al., Chemosphere, 31 (4), 3119-3127 (1995). [3] K. Levsen et al., Fresenius Z. Anal. Chem., 331, 467-478 (1988). [4] K. Hayakawa et al., Chromatogr J. Sep. Detect. Sci., 20(1), 37-43 (1999). [5] B. Beije et al., Mutat. Res. 196, 177-209 (1988). P 52 VECA: un approccio integrato per prevenire gli effetti di corrosione dell’aerosol nella progettazione di data center E. Bolzacchini1,*, L. Ferrero1, G. Sangiorgi1, M.G. Perrone1 1Research Center POLARIS, University of Milano-Bicocca, DISAT, P.zza della Scienza 1, 20126 Milan * Corresponding author. Tel: +39 02 64482814, E-mail:[email protected] Keywords: Particolato Atmosferico, Deliquescenza, Fenomeni Corrosivi I data center utilizzano il 2% delle risorse energetiche mondiali, di cui il 18% in Europa Occidentale [1]. La progettazione e costruzione di Data Center a Free Cooling Diretto (DFC), mediante utilizzo dell’aria esterna come fluido diretto di scambio termico all’interno degli elaboratori, permette di ottenere un risparmio energetico nella fase di condizionamento. Tuttavia il particolato atmosferico (PM) indoor e le sue proprietà igroscopiche, possono generare fenomeni corrosivi a carico degli elaboratori; pertanto le concentrazioni di PM ammesse all’interno dei data center, unitamente ai limiti termodinamici di raffreddamento sono regolate da una apposita normativa [2]. Lo studio condotto ha riguardato la progettazione del Green Data Center ENI presso Sannazzaro dé Burgondi situato al centro della Pianura Padana presso l’omonima raffineria e centrale tubogas a ciclo combinato ENI da 1 GW; l’obiettivo è stato quello di determinare le condizioni ottimali (proprietà del PM e condizioni termodinamiche dell’atmosfera) per attuare un DCF. Sono state condotte due campagne di monitoraggio (invernale ed estiva) presso l’omonimo sito misurando la concentrazione numerica, la distribuzione dimensionale secca e a umidità ambiente (igroscopicità dell’aerosol) del PM mediante l’utilizzo di un sistema OPC-Tandem (OPCs GRIMM 1.107 “Environcheck” secco e umido). Sono stati raccolti campioni di particolato atmosferico PM 2.5, PM1 e PM0.4 (FAI-Hydra dual channel) sucessivamente analizzati in cromatografia ionica (Dionex ICS-90 e ICS-2000) al fine di determinarne la frazione ionica inorganica (Na+, K+, Ca++, Mg++ NH4+, F-, Cl-, NO3-, SO4=) e organica (acidi mono e dicarbossilici). L’analisi della frazione ionica del PM ha permesso la determinazione del punto di deliquescenza dello stesso mediante l’applicazione di un modello termodinamico di ripartizione di fase: l’Extended AIM Aerosol Thermodynamics Model [3]. Il punto di deliquescenza è risultato in media del 60% di RH, sia mediante simulazione modellistica, che mediante misure sperimentali (Tandem-OPC). La simulazione della qualità dell’aria indoor in funzione delle condizioni termodinamiche dell’atmosfera e delle concentrazioni di aerosol, unitamente alle sue proprietà igroscopiche, ha permesso la progettazione di un DFC caratterizzato da condizioni termodinamiche di funzionamento del centro di calcolo (298.15 K, 10-60% RH%) in grado di prevenire l’instaurarsi di fenomeni corrosivi legati alla deliquescenza del PM e di abbattere del 60% l’utilizzo di energia utilizzata dal data center in fase di condizionamento. Bibliografia: [1] A. Shehabi (2010). Lawrence Berkeley National Laboratory, 07-08-2010. [2] ASHRAE whitepaper (2011). Gaseous and particulate contamination guidelines for data centers. [3] S.L. Clegg, P. Brimblecombe, and A.S. Wexler (1998). J. Phys. Chem. A, 102, 2137-2154 P 53 Programma nazionale di controllo della qualità delle misure di PM10 e PM2,5: risultati degli interconfronti ISPRA IC017 e IC018 fra il laboratorio nazionale di riferimento e 15 ARPA/APPA Damiano Centioli*1, Sabrina Barbizzi1, Candida Colucci2, Fabio Cadoni1, Massimo Faure3, Micaela Menegotto2, Cristiano Ravaioli1, Giancarlo Rosso3, Maria Belli1 1 ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale Roma 00128, ARPA Puglia -Dipartimento di Taranto - Servizio Territoriale U.O. Aria Taranto, 74100 3 ARPA Valle d’Aosta – Sezione Aria, loc. Grande Charriere 44, St. Christoph (AO) 11020 * Corresponding author. Tel: +0039 50073214, E-mail: [email protected] 2 Keywords: PM10, PM2,5, QA/QC, intercomparison Il D.lgs. 155/2010 di recepimento della Direttiva 2008/50/CE [1] prevede per le istituzioni che gestiscono le reti di monitoraggio l’adozione di un sistema di QA/QC e la partecipazione a programmi di controllo di qualità a livello nazionale. Le Agenzie Regionali/Provinciali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA/APPA) sono le istituzioni responsabili del monitoraggio della qualità dell’aria sul territorio nazionale, mentre l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), in qualità di laboratorio di riferimento, è l’istituzione responsabile dell’assicurazione della qualità e comparabilità dei dati di monitoraggio. Il laboratorio nazionale di riferimento per la qualità dell’aria di ISPRA – Servizio di Metrologia Ambientale ha sviluppato un programma di controllo della qualità per le misure di PM10 e PM2,5 in ottemperanza al D. Lgs. n.155/2010 tramite l’effettuazione di campagne di interconfronto con le ARPA/APPA che gestiscono le reti di monitoraggio. Tali attività di QA/QC si inquadrano, inoltre, nelle attività di assicurazione della comparabilità dei dati analitici ambientali che il Servizio di Metrologia ha in essere da circa 10 anni. Nel 2010 sono state organizzate due campagne di confronto in collaborazione con ARPA Puglia e ARPA Valle d’Aosta per le misure di PM10 effettuate sia con il metodo gravimetrico che con strumentazione automatica. Alla prima campagna (Taranto) hanno partecipato 7 ARPA del centrosud, mentre alla seconda (Aosta) hanno aderito 10 Agenzie del centro-nord. La valutazione dei risultati è stata effettuata, in accordo con la Normativa Europea [2] per le misure della qualità dell’aria, applicando l’analisi di regressione ortogonale e valutando l’incertezza di campo tra il campionatore di riferimento di ISPRA e gli altri campionatori. La normalizzazione dei risultati ha permesso una valutazione congiunta delle due campagne di misura mediante l’applicazione dei criteri statistici della ISO5725. I risultati complessivi dei due circuiti permettono una valutazione a livello nazionale della conformità agli obiettivi di qualità stabiliti dal D.Lgs 155/2010. Bibliografia [1] D. Lgs. 155/2010 di recepimento della Direttiva 2008/50/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, G.U. 15/10/2010 n. 216, S.O. [2] Guide to the demonstration of equivalence of ambient air monitoring methods, EC Working group on Guidance for the Demonstration of equivalence, January 2010. http://ec.europa.eu/environment/air/quality/legislation/pdf/equivalence.pdf P 54 Trend dell’Aerosol Optical Depth e delle concentrazioni di PM10 sull’Europa negli ultimi 10 anni: relazione tra misure a terra e dati satellitari ad alta risoluzione Marcello Petitta1,*, Emanuele Emili 1,2,5, Alexei Lyapustin3, Yujie Wang3,4 1 European Academy, EURAC, Institute of Applied Remote Sensing, Bolzano/Bozen, 39100 2 University of Bern, Institute of Geography, Remote Sensing Group, Bern, Switzerland 3 Goddard Space Flight Center, Greenbelt, MD, USA 4 GEST, University of Maryland Baltimore County, Baltimore, MD, USA 5 attualmente al CERFACS, Toulouse, France *Corresponding author. Tel: +39 0471 055 370, E-mail: [email protected] Keywords: Global Dimming, Global Brightening, Spessore Ottico degli Aerosol, PM10 Negli ultimi anni la variabilità dell’intensità della radiazione solare incidente sulla superficie (RSIS), detto anche “global dimming and brightening”, è stata oggetto di un considerevole numero di studi. Poiché l'effetto radiativo degli aerosol mostra delle incertezze significative, lo studio sulle tendenze della concentrazione degli aerosol e della RSIS contribuisce attivamente a quantificare il ruolo degli aerosol nel cambiamento climatico. Fin dal 1924 la comunità scientifica si è occupata di studiare la variazione della RSIS. Fra gli anni 50 e gli anni 80 gli strumenti hanno registrato una chiara diminuzione di RSIS (“global dimming"); al contrario nelle ultime due decadi in Europa e Nord America, si è osservata una tendenza positiva del segnale RSIS (“global brightening"). L’ampiezza di tali segnali differisce da regione a regione e dipende fortemente anche dalla metodologia di misura In questo studio vengono analizzati i dati di concentrazione di PM10 in Europa misurati dalle stazioni a terra e dello spessore ottico degli aerosol (AOD) misurato dai satelliti. Lo scopo di questo studio è quello di verificare, misurare e discutere criticamente la presenza di tendenze in questi dati nel decennio 2000-2010. Sono stati analizzati i dati dal database di qualità dell'aria dello “European topic centre on Air and Climate Change” (AirBase). Lo spessore ottico è stato ricavato dai dati del sensore MODIS “Collection 5 Aerosol Optical Depth Over Land And Ocean Level 2.0” forniti dal sito web della NASA. Tali dati hanno una risoluzione spaziale di 10x10 km2. Inoltre sono stati considerati i risultati di un nuovo metodo per ricavare l’AOD da MODIS chiamato MAIAC che produce dati ad una risoluzione orizzontale di 1x1km2. Questi due metodi mostrano un’accuratezza simile ed errori confrontabili sulla stima di AOD. MAIAC però presenta un numero di osservazioni annuali maggiore di circa 35% rispetto alla Collection 5, grazie alla maggiore risoluzione spaziale e al differente metodo di identificazione delle nubi. Infine, abbiamo incluso nella nostra analisi i dati di Livello 2.0 dell'AOD delle stazioni di misura AERONET, che rappresentano lo standard per la validazione dei dati satellitari. I risultati mostrano dei chiari segnali di tendenze negative sia della concentrazione di PM 10 al suolo che di AOD in tutta l’Europa centrale, l’Italia e la Spagna con isolate tendenze positive nell’Europa dell’Est, confermando i precedenti studi su quest’area. Ciò pone i dati satellitari di AOD come un’utile variabile per studiare i segnali climatici associati al trasferimento radiativo in atmosfera. P 55 Caratterizzazione della composizione chimica di campioni di particolato atmosferico artico raccolti durante la crociera AREX 2011 sulla nave oceanografica OCEANIA Costanza Ghedini*, Francesco Rugi, Miriam Marconi, Silvia Becagli, Daniele Frosini, Mirko Severi, Rita Traversi, Riccardo Zanini, Roberto Udisti. Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Via della Lastruccia, 3 50019 Sesto F.no (FI) *Costanza Ghedini; tel.055-4573352, [email protected] Keywords: aerosol polare, PM10, ICP-SFMS, cromatografia ionica, Le aree polari sono di grande interesse nello studio dei cambiamenti climatici, in quanto rispondono ai fenomeni di forzatura ambientale in modo più rapido rispetto ad ogni altra parte del pianeta. Per approfondire la conoscenza sui processi chimici e fisici della troposfera e le interazioni aria-mareterra che caratterizzano le aree polari sono necessarie misure sperimentali in grado di migliorare i modelli climatici e ridurne le incertezze, per poter prevedere in modo affidabile i possibili scenari futuri. In particolare, l’aerosol atmosferico gioca un ruolo importante nel controllo del clima, sia attraverso lo scattering della radiazione solare incidente, sia attraverso la possibilità delle particelle di agire come nuclei di condensazione delle nubi (CCN), influenzando così l'albedo della Terra ed, in ultima analisi, il clima. Oltre alla quantificazione del particolato, risulta necessaria una classificazione dimensionale dell’aerosol e una sua caratterizzazione chimica, poichè dimensioni e composizione sono strettamente correlate ai processi atmosferici e climatici. Dato che, nell’aerosol atmosferico polare, molti marker chimici sono presenti a livelli di concentrazione estremamente bassi, anche nell’ordine dei pg/m3, e’ necessario adottare metodiche analitiche con una sensibilità tale da consentire di quantificarli in modo accurato e preciso. Inoltre, e’ necessario utilizzare materiali di campionamento e procedure di trattamento ed analisi che consentano di ottenere dei bianchi operativi idonei alla determinazione di tali componenti. In questo lavoro vengono presentati i dati relativi alla composizione chimica (ioni, metalli e carbonio nelle frazioni elementare ed organica) di campioni di aerosol atmosferico prelevati in Artide, nell’ambito della crociera scientifica AREX 2011, svoltasi sulla nave oceanografica polacca “Oceania” dal 20 giugno al 30 luglio 2011 tra i mari di Norvegia e di Barents (Trømso - Isole Svalbard). Questa campagna è stata realizzata in collaborazione con l’IOPAS (Institute of Oceanology Polish Academy of Science - Sopot, Polonia) con l’intento di studiare i meccanismi di formazione, trasporto e deposizione del particolato atmosferico, con particolare riguardo alla distribuzione spaziale delle sorgenti emissive biogeniche. I campioni sono stati prelevati su filtri in PTFE con una risoluzione di 12h su campionatore PM10 Tecora Skypost e su filtri in quarzo (risoluzione di 24-48 h) con campionatore PM10 Tecora ECHO-PM. I campioni sono stati manipolati in camera a contaminazione controllata ed analizzati per cromatografia ionica (determinazione di cationi e anioni inorganici e selezionati anioni organici) e per ICP-SFMS (determinazione della composizione elementare: metalli maggiori, in traccia e REEs). La componente carboniosa è stata determinata con un analizzatore termo ottico SUNSET in collaborazione con l’INFN (Istituto nazionale di Fisica Nucleare - Sezione di Firenze). Il data set della campagna AREX 2011 potrà contribuire a chiarire i complessi meccanismi di origine, trasporto, trasformazione in atmosfera ed effetto sul bilancio radiativo degli aerosol polari. P 56 Valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria di scenari di penetrazione del veicolo elettrico A. Balzarini1, G. Pirovano1,*, G.M. Riva1,A. Toppetti1 1 Ricerca sul Sistema Energetico (RSE), Milano, 20134 * Corresponding author. Tel: +39.02.3992.4625,, E-mail:[email protected] Keywords: Veicolo elettrico, Modelli di chimica e trasporto, Qualità dell’aria Lo studio oggetto della presentazione si pone come obiettivo la valutazione dell’impatto dei veicoli PEV/PHEV in Italia al 2030, orizzonte temporale in cui si immagina che tale tecnologia sia ormai consolidata. L’analisi ha avuto principalmente l’obiettivo di supportare le valutazioni degli impatti sull’ambiente (dovuti alle emissioni in atmosfera) e sul sistema elettrico (e quindi sul livello di carico della rete). La memoria qui presentata discute i risultati relativi agli impatti sull’ambiente. Questo aspetto assume particolare rilevanza nel contesto italiano che è spesso soggetto ad episodi di inquinamento, in particolare da polveri sottili, che danno luogo a significativi superamenti degli standard di qualità dell’aria stabiliti dalla normativa. Uno degli elementi di criticità legati alla valutazione di scenari di penetrazione del veicolo elettrico è rappresentato dalla stima del corrispondente incremento della domanda di energia elettrica e dalla ricostruzione del possibile impatto sull’atmosfera delle emissioni che ne conseguono. Il primo passo dello studio in oggetto è stato quindi la definizione di uno scenario di mobilità per l’intero territorio italiano, supponendo una quota di 10 milioni di veicoli elettrici. A tale scenario ha corrisposto un incremento della domanda annua di energia elettrica nazionale pari a 18 GWh, stimata considerando un consumo specifico medio di circa 160Wh/km ed una percorrenza media annua di circa 11000 km . Il supplemento di energia elettrica richiesta è stato stimato con l’ausilio di un sistema di modelli di simulazione del sistema elettrico nazionale [1] che ha consentito di determinare l’aumento di produzione termoelettrica ed il corrispondente incremento delle emissioni di NOX e PM10, pari rispettivamente a 2.7 Tg/y e 0.17 Tg/y. Corrispondentemente, la modifica dello scenario di mobilità ha comportato una riduzione delle emissioni dovute ai trasporti. In particolare le emissioni di NOX sono diminuite di 13.8 Tg/y e quelle di PM10 di 0.14 Tg/y. Successivamente si è proceduto alla stima degli impatti sulla qualità dell’aria degli scenari descritti precedentemente, attraverso l’applicazione del sistema modellistico SMOKE-WRF-CAMx [2] su un dominio di calcolo avente risoluzione orizzontale pari a 15 km. Lo studio modellistico ha evidenziato che la penetrazione dei veicoli elettrici ha effetti complessivamente positivi sulla qualità dell’aria. In particolare si osservano riduzioni della concentrazione media annua di NO2 compresi fra 1% e 5% e di PM2.5 compresi fra 1% e 2%. Infine lo studio ha evidenziato che le riduzioni più significative si osservano in corrispondenza delle aree caratterizzate dalle concentrazioni più elevate, confermando l’efficacia di politiche di miglioramento della qualità dell’aria relative al settore dei trasporti. Bibliografia [1] M. Benini, F. Lanati, A. Gelmini, G.M. Riva, Impatto sul sistema elettrico nazionale della diffusione di auto elettriche: uno scenario al 2030, L’energia elettrica, marzo-aprile 2011 [2] G.M. Riva et al, Valutazione dell’impatto sulla qualità dell’aria della diffusione dei veicoli PEV/PHEV, RSE rapporto 11001139 (2011). P 57 Caratterizzazione chimica dell’aerosol artico raccolto in differenti classi dimensionali S. Becagli1, G. Calzolai2,*, C. Ghedini1, F. Rugi1, D. Frosini1, S. Nava2, M. Chiari2, F. Lucarelli2, R. Traversi1 and R. Udisti1 1 Dipartimento 2 Dipartimento di Chimica, Università di Firenze, Sesto Fiorentino (FI), 50019 di Fisica e Astronomia, Università di Firenze e INFN Sez. Firenze, Sesto Fiorentino (FI), 50019 * Corresponding author. Tel: +390554572727, E-mail: [email protected] Keywords: distribuzione dimensionale, composizione chimica, Artico, Ny Ålesund La caratterizzazione chimica dei campioni di aerosol atmosferico raccolti con suddivisione in classi dimensionali fornisce informazioni utili ad identificare le principali sorgenti di aerosol e a comprendere i processi che, durante il trasporto atmosferico, alterano le proprietà dell’aerosol. Inoltre, la distribuzione dimensionale e la composizione chimica sono proprietà che incidono fortemente sull’interazione tra aerosol e radiazione solare, sulla capacità dell’aerosol di indurre la formazione di nebbia e nuvole e di modificarne le proprietà microfisiche (alterando così il bilancio radiativo terrestre), sui processi di trasporto a lungo range (incluse le traiettorie di deposizione degli inquinanti antropogenici nelle aree polari). In questo lavoro, saranno esposti i risultati sulla composizione chimica dei campioni raccolti con suddivisione in classi dimensionali nel centro di ricerca internazionale di Ny Ålesund (78.6°N, 11.6°E, Isole Svalbard,) tra Marzo e Settembre 2010. Le Isole Svalbard, poste nel punto più a nord ancora influenzato dalla corrente occidentale dello Spitsbergen, rappresentano un sito ideale per lo studio delle interazioni tra cambiamenti climatici e le variazioni ambientali in atmosfera, idrosfera e litosfera artica. Saranno presentati i dati relativi ai campioni giornalieri di PM10, raccolti su teflon, e ai campioni raccolti su filtri di policarbonato mediante un impattore 12-stadi (Dekati Small Deposit area Impactor (SDI) [1], stadi con tagli dimensionali nel range da 45 nm a 8.5 μm), con una risoluzione di 4 giorni. I campioni di PM10 sono stati analizzati tramite cromatografia ionica (IC) presso il Dipartimento di Chimica di Firenze per la determinazione di cationi, anioni inorganici e anioni organici quali acetati, formiati, ossalati e metasolfonati. I risultati ottenuti per questi campioni sono stati usati per selezionare gli eventi più interessanti e rappresentativi, da essere dettagliatamente caratterizzati tramite lo studio dei campioni raccolti con suddivisione in classi dimensionali. La composizione elementale di questi ultimi è stata ottenuta tramite misure di Particle Induced X-ray Emission – Particle Induced γ-ray Emission (PIXE-PIGE) presso il laboratorio INFN-LABEC di Firenze. La tecnica PIXE, essendo notevolmente sensibile a tutti gli elementi crostali (eccetto ossigeno e carbonio), è una tecnica ideale per lo studio delle polveri minerali dell’aerosol. L’uso congiunto della tecnica PIGE ha permesso di ottenere stime più accurate anche per gli elementi leggeri. Le misure sui campioni raccolti con lo SDI, fornendo informazioni sulle distribuzioni dimensionali degli elementi, si sono dimostrate un fondamentale strumento per l’identificazione delle sorgenti di aerosol. In particolare, esse hanno permesso di identificare episodi di trasporto sia di interesse locale sia da lunga distanza, evidenziando i contributi dello spray marino, delle polveri e dell’aerosol antropogenico. Inoltre, hanno permesso di individuare alcuni andamenti di tipo stagionale. Bibliografia [1] W. Maenhaut et al., Nucl. Instr. & Meth. B p. 482-487, vol. 109-110 (1996) P 58 Particolato fine (PM2.5) e aerosol secondario inorganico nell’area veneziana: influenza dei trasporti a lunga distanza e della circolazione atmosferica locale Squizzato S.*, Masiol M., Rampazzo G., Pavoni B.1 1 Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, Università Ca’ Foscari Venezia, Venezia, Dorsoduro 30123 * Corresponding author. Tel: +390412348644, E-mail: [email protected] Keywords: PM2.5, aerosol secondario inorganico, trasporti a lunga distanza, contributo locale L’inquinamento da polveri sottili si presenza a livello europeo spesso come situazioni episodiche. Nel Sud e Centro Europa condizioni di atmosfera stabile, basse velocità del vento, modelli di circolazione a mesoscala, topografia e radiazione solare sono i fattori che maggiormente incidono sugli eventi di inquinamento atmosferico ed in particolare sugli episodi di inquinamento fotochimico. In generale gli episodi caratterizzati da elevati livelli di inquinanti, sono principalmente legati a: (i) elevate emissioni da traffico veicolare; (ii) condizioni di scarsa dispersione atmosferica a livello locale; (iii) condizioni climatiche a grande scala che favoriscono il trasporto a lunga distanza di particelle; (iv) sorgenti naturali di particelle non facilmente controllabili [1]. Nell’area veneziana, come in tutta la Pianura Padana, il problema dell’inquinamento dell’aria è legato sia alle elevate emissioni antropiche che a condizioni climatiche ed orografiche che riducono la circolazione delle masse d’aria favorendo l’accumulo degli inquinanti. Lo scopo di questo lavoro è quindi quello di valutare l’influenza dei trasporti a lunga distanza e della circolazione atmosferica locale sui livelli di particolato atmosferico (PM2.5) in un area dalle peculiari condizioni ambientali ed emissive come Venezia. A tal fine è stata portata a termine, in collaborazione con ARPA Veneto (Dipartimento Provinciale di Venezia), una campagna di raccolta di PM2.5 in tre siti dell’area veneziana rappresentativi di diverse condizioni emissive nel periodo gennaio 2009 – gennaio 2010. Circa 150 campioni sono stati raccolti in contemporanea nei tre siti su filtri in fibra di quarzo mediante campionatori automatici a basso volume secondo la direttiva europea 2008/50/CE. La componente solubile inorganica è stata determinata attraverso estrazione dei campioni con acqua MilliQ® e analisi in cromatografia ionica. I dati sperimentali sono stati interpretati in funzione delle retrotraiettorie delle masse d’aria e della circolazione atmosferica locale, infine è stato stimato il contributo locale attraverso l’approccio di Lenshow [2]. I risultati dimostrano che le concentrazioni più elevate di PM e aerosol secondario inorganico si osservano in giorni caratterizzati da stabilità atmosferica e masse d’aria provenienti dalla Pianura Padana. In queste circostanze, il contributo regionale va a sommarsi al già presente inquinamento locale [3]. Bibliografia [1] S., Vardoulakis et al., Atmos. Environ. 3949-3963, 42 (2008) [2] P. Lenschow et al., Atmos. Environ. S23–S33, 35 (2001) [3] S. Squizzato et al., J. Aerosol Sci. 64-76, 46 (2012) P 59 Caratterizzazione qualitativa di PM10 in ambiente di lavoro e confronto con PM10 outdoor Vorne Gianelle1,*, Diego Bernini2, Eleonora Longhin2, Andrea Piazzalunga2,3, Paride Mantecca2, Maurizio Gualtieri2, Marina Camatini2 1 ARPA Lombardia Dipartimento di Milano, via Juvara, 22, 20129 Milano Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Piazza della Scienza 1, 20126 Milano 3 Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica, Università degli Studi di Milano, via Venezian 21, 20133 Milano * Vorne Gianelle. Tel: +390274872297, E-mail: [email protected] 2 Keywords: PM10, indoor, SEM-EDXS, cromatografia ionica, TOT Nella nostra società, le persone trascorrono la maggior parte del proprio tempo in ambienti chiusi; per questa ragione la qualità dell’aria in ambiente indoor è un argomento di assoluto interesse nella comunità scientifica. Correlazioni positive sono state trovate tra l’esposizione a PM indoor e l’insorgenza di effetti a livello cardiovascolare [1] ed è inoltre stato dimostrato che l’uso di appropriati sistemi di filtrazione riduce l’insorgenza di effetti biologici nei soggetti esposti [2]. La pericolosità del PM indoor per la salute umana deriva, oltre che dall’elevato tempo di esposizione, da possibili peculiarità di questo inquinante rispetto al corrispettivo PM outdoor: infatti, le caratteristiche fisico-chimiche del PM indoor sono determinate, oltre che dagli apporti esterni, dalle specifiche fonti presenti, e attività svolte, nell’ambiente indoor [3]. Per questa ragione, una valutazione delle caratteristiche fisico-chimiche del PM indoor, e un diretto confronto con il corrispettivo PM outdoor, risulta rilevante, al fine di effettuare una stima delle sorgenti che contribuiscono all’apporto di PM indoor. In questa ricerca, il PM10 di un ambiente lavorativo di Milano è stato caratterizzato e confrontato con il PM outdoor: il PM indoor è stato campionato nell’ufficio del Centro di ricerca POLARIS, situato presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, mentre l’outdoor è stato campionato a Torre Sarca, nei pressi dell’Università. I campionamenti sono stati effettuati mediante campionatori gravimetrici a basso volume (FAI Instruments, Roma) e il PM è stato raccolto su filtri in policarbonato e quarzo per le analisi chimico-morfologiche. Sui campioni indoor e outdoor è stata effettuata l’analisi morfologica e chimica puntuale mediante SEM-EDXS, l’analisi chimica elementare mediante fluorescenza a raggi-X e l’analisi del rapporto OC/EC e degli ioni SO4--, NH3, NO2 mediante Thermal-Optical Transmittance (TOT) e cromatografia ionica. Le analisi chimiche e morfologiche hanno consentito di caratterizzare i campioni analizzati e stabilire un’associazione tra le componenti presenti nel particolato campionato all’interno dell’edificio e quello campionato outdoor. Bibliografia [1] R.D. Brook et al., Circulation, 2331-2378, 121 (2010). [2] M.L. Bell et al., Epidemiology, 682–686, 20 (5) (2009). [3] J.E. Clougherty et al., Indoor Air, 53–66, 21 (2011). P 60 Analisi delle serie storiche di concentrazione del PM10 in Italia (1999 – 2010) * Giorgio Cattani , Alessandro Di Menno Di Bucchianico, Serena De Marco, Stefano Crocetti, Alessandra Gaeta, Giuseppe Gandolfo e Anna Maria Caricchia Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Roma, 00144. * Corresponding author. Tel. +39 06 50072509, E-mail: [email protected] Keywords: Trend analysis, PM , air quality monitoring 10 L’obiettivo di questo lavoro è la stima quantitativa dell’esistenza di un trend nelle serie storiche di concentrazione del materiale particolato (PM ) in Italia. 10 Gli andamenti osservabili sono influenzati dalle oscillazioni interannuali delle condizioni meteorologiche che possono determinare fluttuazioni delle concentrazioni medie annuali dell’ordine 3 di alcuni μg/m . Inoltre nelle serie di dati si può facilmente individuare un pattern stagionale, con differenze più rilevanti in alcune zone del paese rispetto ad altre. L’analisi dei trend quindi non può prescindere dalla disponibilità di serie storiche sufficientemente lunghe in modo da poter individuare e rimuovere la componente stagionale (destagionalizzazione) e da limitare l’effetto di anni caratterizzati da condizioni meteorologiche atipiche. La base di dati utilizzata è la banca dati ISPRA dei dati nazionali di qualità dell’aria raccolti nell’ambito dello scambio europeo di informazioni (Exchange of Information, EoI, Decisione 97/101/CE). Sono state selezionate le stazioni di monitoraggio per le quali sono disponibili serie di dati con copertura annuale superiore al 75% per almeno sette anni consecutivi (tra il 1999 e il 2010). L’analisi è stata condotta utilizzando il test di Kendall corretto per la stagionalità individuando l’esistenza di trend statisticamente significativo (p<0,05) e stimando dalla pendenza della retta di regressione (Theil-Sen estimator) la variazione annua assoluta e percentuale e la relativa incertezza. Tutte le elaborazioni sono state eseguite usando il software open source R, openair package. Nonostante l’attuale grande disponibilità di dati (542 stazioni di monitoraggio attive nel 2010), è stato possibile selezionare solo un numero limitato (70) di stazioni aventi i requisiti minimi per l’analisi. I risultati mostrano in prevalenza (52 casi su 70) l’esistenza di un trend o tendenza di fondo caratterizzato da un andamento decrescente statisticamente significativo (p<0.05); la diminuzione -3 -1 -3 -1 -3 -1 annua stimata va da -0,33 μg m y (-0,03 ÷ -0,70 μg m y ) a -2,9 μg m y (-2,3 ÷ -3,5 μg m -3 1 y ); la variazione annua percentuale stimata va da -1,0% a -7,3%. In 43 casi su 70 il trend decrescente è altamente significativo (p<0,001). La variazione interannuale è generalmente sufficientemente piccola da poter essere inferiore a quella determinata dalla variabilità delle condizioni meteorologiche rendendo scarsamente informativo il confronto tra anni adiacenti. I risultati sono coerenti con le più recenti analisi realizzate con criteri analoghi in diversi paesi d’Europa [1], [2]. Bibliografia [1] Hoogerbrugge, R. et al, Trends in Particulate Matter. PBL Netherlands Environmental Assessment Agency. (2009). [2] Anttila P et al. Trends of primary and secondary pollutant concentrations in Finland in 1994-2007. Atmospheric Environment;44:30-41(2010). P 61 The air quality net of Ravenna, forty years of environmental monitoring Patrizia Lucialli1,*, Elisa Pollini1, Pamela Ugolini2 1 ARPA-emr, sezione di Ravenna, 48100 ARPA-emr, sezione di Bologna, 40100 * Corresponding author. Tel:0544 210629, E-mail:[email protected] 2 Keywords: air quality net, pollutants, history Arpa agency is a public body that gives technical support to regional, district and local Authorities on environmental policy. Its basic mission is environmental monitoring to protect health, ecosystems and territorial safety. Air quality monitoring is a part of monitoring of environmental components and then of this mission. To evaluate the status of the air quality, Arpa operates with a monitoring system up to nine networks managed by any provincial Arpa Districts, which carrying out verification activities pertaining to the verification and the compliance with regulations and standards by studying and analyzing the causes of environmental degradation and their relative effects. Ravenna’s air quality network is one of the first networks in Italy, born in 1972 with the purpose of monitoring the emissions of the chemical plants and industrial area. anticipating the content of a law issued in 1973 (18 December 1973, n. 880 ) that established, for power plants, installation of a network of meteorological and chemical sensing. This pioneer network consisted of five private station which turned ten in 1976. In 1975 comes into operation the public monitoring network consists of four stations, which became six in 1978. The monitoring network configuration is changed during the last few 30 years, due to new european laws, informations and environmentally sustainable local policies, the least of which is started in 2008 and ended in 2010. This paper summarizes the work of collection and storage of more than 6 million concentration values arising from forty years of activity of the Ravenna’s air quality monitoring system. P 62 Progetto EXPAH: IPA cancerogeni in ambienti indoor (scuole, case, uffici, veicoli) Paola Romagnoli, Catia Balducci, Mattia Perilli, Angelo Cecinato Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico; tel.: 06-90672273; [email protected] Keywords: Idrocarburi policiclici aromatici; polveri fini; inquinamento indoor; tossicità ambientale Nell’ambito del Programma LIFE+ (Environment and Health), il 7° Programma Quadro Europeo finanzia il progetto “EXPAH” (Population Exposure to PAHs), coordinato da INAIL e ASL RME. Esso è mirato alla valutazione dell’impatto sanitario (a breve e a lungo periodo) indotto dalle polveri fini e dal loro contenuto d’inquinanti su segmenti di popolazione particolarmente sensibili: bambini d’età scolare (9-13 anni) e anziani. Le misure, infatti, sono effettuate in ambienti indoor specifici (scuole, abitazioni) e a-specifici (mezzi di trasporto pubblico e privato, uffici), e sono corroborate da campionamenti personali e da misurazioni svolte presso le stazioni di monitoraggio dell’ARPA. La città-campione è Roma. I dati di concentrazione sono confrontati con i bilanci emissivi di IPA per le diverse sorgenti fisse, mobili e diffuse ed elaborati in ragione delle variabili meteo-climatiche per stimare l’esposizione effettiva agli inquinanti, nonché con le statistiche epidemiologiche a breve e medio-lungo termine. L’interesse è concentrato in misura speciale sugli IPA cancerogeni, quantunque siano monitorati anche gli inquinanti regolamentati (ozono, biossido d’azoto, PM2.5, metalli pesanti) allo scopo di depurarne i contributi alla tossicità ambientale. Campagne di misura sono realizzate nei periodi invernale e estivo per discriminare sia le sorgenti stagionali (riscaldamento domestico), sia gli effetti della reattività fotochimica. Pur avvalendosi di tecniche consolidate, il progetto contiene importanti elementi di novità, quali la misura di IPA indoor previo campionamento a basso flusso (per non turbare l’ambiente bersaglio). Dopo una campagna preliminare per al messa a punto delle strumentazioni e tecniche operative, la prima serie di misure è stata eseguita tra novembre 2011 e febbraio 2012. Fig. 1 offre un esempio dei risultati ottenuti. Si osserva che le concentrazioni di IPA variano da sito a sito e il rapporto tra concentrazioni indoor e outdoor è diverso per ogni specie studiata. conc., ng/m3 5 4 3 2 1 0 BaA BbF scuola 1, in scuola 1, out BkF BaP scuola 2, in scuola 2, out IP DBA scuola3, in scuola 3, out Fig. 1. Concentrazioni indoor e outdoor di IPA presso tre scuole di Roma (28/11–2/12/2011). BaA: benz(a)antracene; BbF: benzo(b)fluorantene; BkF: benzo(j/k)fluorantene; BaP: benzo(a)pirene; IP: indeno(1,2,3-cd)pirene; DBA: dibenz(a,h)antracene) P 63 Progetto AriaDrugs: sostanze psicotrope lecite e illecite nell’aria delle città italiane Paola Romagnoli, Catia Balducci, Angelo Cecinato Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (CNR-IIA); tel.: 06-90672273; [email protected] Keywords: Droghe illecite; particolato atmosferico; inquinamento urbano Il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPA) ha finanziato negli anni 2010-2011 il progetto AriaDrugs, implementato dall’IIA. Mediante il monitoraggio sistematico delle principali sostanze psicotrope, l’obiettivo primario del progetto è conoscere la diffusione delle droghe illecite nell’aria, con lo scopo di verificare: a) l’esistenza di correlazioni tra droghe e altri inquinanti; b) l’effetto del contorno meteo-climatico; c) l’eventuale relazione tra la presenza di droghe in aria e i valori dei comuni indicatori del consumo di droga. Grazie alla collaborazione delle rispettive ARPA, le misure ambientali sono state effettuate in otto città (Torino, Milano, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo), con campionamenti continui (365 giorni) o discontinui (7 gg/mese per 12 mesi) del PM10, in cui si concentrano la quasi totalità di cocaina e cannabinoidi nonché la nicotina e la caffeina particolate. Le polveri erano raccolte in gruppi settimanali o pseudo-mensili e analizzati per GC-MSD. In ogni città è stata selezionata una stazione della rete di monitoraggio regionale. A Roma brevi campagne sono state effettuate in più siti. Un esempio dei risultati è presentato in Fig. 1, che riporta la concentrazione media mensile in tre città di studio. I risultati indicano che le droghe sono contaminanti speciali con scarsa relazione con altre sostanze e che le loro concentrazioni sono grossolanamente associate alla prevalenza d’abuso. Tuttavia, sono necessarie ulteriori estese ricerche se si vogliono definire indicatori di prevalenza basati sulle misure ambientali, o se si vuole risolvere il dubbio dell’esistenza d’effetti sanitari indotti dalle droghe atmosferiche. Al riguardo, non va trascurato che le concentrazioni di cocaina e cannabinoidi, pur minime, sono simili a quelle di comuni inquinanti (IPA; PCB). La nicotina tocca valori fino a cento volte più alti. L’eroina, invece, non è quasi mai osservabile in aria ambiente a livelli che oltrepassano qualche pg/m3. 0.5 MI ng/m3 0.4 RM NA 0.3 0.2 0.1 Mag Apr Mar Feb Gen Dic Nov Ott Set Ago Lug Giu 0.0 Fig. 1. Concentrazioni medie mensili di cocaina registrate a Milano, Roma e Napoli nell’ambito del progetto AriaDrugs (giugno 2010 - maggio 2011) P 64 Morfologia Cristallina ab initio del particolato inorganico Monica Calatayud-Antonino, Mauro Causa' Université Pierre et Marie Curie, Paris, Laboratoire de Chimie Théorique Universita' degli Studi Federico II Napoli, Dipartimento di Scienze Chimiche Le fasi cristalline rappresentano soltanto una parte del particolato inorganico. Nonostante cio’ le fasi cristalline possono essere studiate accuratamente con i metodi teorici della chimica teorica dello stato solido, e costituiscono un utile paradigma anche per lo studio delle fasi amorfe, con le quali condividono l’ordine strutturale a corto raggio. La conoscenza della struttura superficiale del particolato inorganico e’ un pre-requisito necessario per discutere la reattivita’ con le speci gassose e la bio-reattivita’, coinvolte nella crescita del particolato e nella tossicologia. Sfortunatamente l’informazione sperimentale strutturale e’ molto carente, in modo che i modelli strutturali teorici possono essere moldo utili. In questo lavoro abbiamo effettuato uno studio sistematico della nano-cristallografia dei materiali inorganici che costituiscono il particolato. Le fasi cristallografiche dei Nitrati, Solfati e cloruri di Ammonio, Sodio e Potassio con i metodi del funzionale della densita’, includendo il trattamento delle intrazioni di Van der Waals, molto importanti nei cristalli molecolari. Quindi vengono studiate sistematicamente le superfici non dipolari delle fasi cristalline, e la forma cristallina di equilibrio viene valutata con la teoria di Wolff-Gibbs. Viene quindi valutato il limite inferiore per le dimensioni dei nanocristalline al di sopra del quale la stechiometria e la struttura della fase cristallina viene mantenuta. Nel seguito del presente lavoro verranno valutati i cluster piu’ piccoli, utilizzando tecniche di ottimizzazione globale. Struttura Cristallina del Nitrato di Ammonio Morfologia Cristallina calcolata ab initio P 65 Analisi del particolato indoor ed outdoor di una scuola nella periferia di Napoli Mauro Causa'1, Marco Trifuoggi1, Chiara Zanichelli2, Fabiana Corcelli1, Valentina Vacca1, Vorne Giannelle3. 1 Dipartimento di Scienze Chimiche, Universita' di Napoli Federico II Via Cintia, 80126 Napoli 2 Dipartimento Ambiente, Comune di Napoli, Piazza Municipio1, 80100 Napoli 3 ARPA Lombardia, Via Juvarra 22, 20122 Milano Abbiamo determinato con metodi gravimetrici ed ottici (optical particle counter, OPC) il particolato areodisperso in periodo invernale all'esterno ed all'interno della Scuola Elementare “Ilaria Alpi” nel quartiere periferico Scampia, a Napoli. Abbiamo messo in luce un inquinamento ambientale rilevante. Abbiamo confermato l'utilita' e l'attendibilita' dell'informazione sul particolato ottenuta con misure OPC, gia' oggetto della campagna di intercomparazione OPC organizzata dall'Associazione Italiana Aerosol. Abbiamo inoltre messo in luce una dinamica temporale diversa del particolato all'interno rispetto all'esterno dei locali della scuola: i picchi all'interno sono piu' bassi ma piu' persistenti. Questo puo' suggerire opportune metodologie di condizionamento dell'aria e di ventilazione dei locali scolastici Andamento temporale della concentrazione in numero (n. particelle per litro) misurata con Optical Particle Counter. P 66 Rilevazioni vento-selettive nell’aria ambiente in Puglia per lo studio delle sorgenti emissive di microinquinanti organici e di metalli A. Nocioni4,*, L. Angiuli2, R. Barnaba4, P. Caprioli4, C. Colucci3, D. Calabrò3, A.M.D’Agnano4, V. Esposito3, S. Ficocelli3, R. Giua2, A, Maffei3, M. Manca4, M. Menegotto3, V. Musolino4 , R. Paolillo4, V. Rosito3, M. Spartera3, G. Assennato1 1 Direzione Generale Arpa Puglia, Bari, 70126 Scientifica Arpa Puglia, Bari, 70126 3 DAP Arpa Puglia, Taranto, 74100 4 DAP Arpa Puglia, Brindisi, 72100 * Tel: 0831/536849, E-mail: [email protected] 2 Direzione Keywords: Wind Select, Metalli, IPA, Diossine, PM10 A partire dal 2008, Arpa Puglia ha effettuato, sia nell’area tarantina che in quella brindisina, alcune campagne di monitoraggio vento selettive in aria ambiente di microinquinanti organici Policlorodibenzodiossine (PCDD) e Policlorodibenzofurani (PCDF), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e Policlorobifenili (PCB) mediante campionatori “Wind Select”; tali strumenti, dotati di sensore di direzione del vento e di tre cartucce composte da filtro piano per materiale particellare e adsorbente in schiuma di poliuretano (PUF), consentono di separare i volumi di aria in funzione della direzione di provenienza e di catturare su diversi supporti i microinquinanti organici provenienti da due differenti settori di vento ed in condizioni di calma di vento. Nell’ambito degli studi sulle fonti emissive ricadenti nelle aree monitorate, sono stati ottenuti interessanti risultati nell’area tarantina (Tamburi, Statte c/o Tecnomec, Masseria Carmine) dove sono state effettuate alcune campagne di monitoraggio finalizzate a valutare i contributi di sorgenti industriali, nell’area di Brindisi e della provincia (a Torchiarolo, sito industriale suburbano a pochi Km a Sud-SudEst rispetto alla centrale di ENEL) dove sono state ripetute rilevazioni nella stagione estiva ed invernale, per studiare i contributi delle emissioni da combustione di biomasse per riscaldamento domestico, differenziandoli da quelli industriali. Altre campagne sono state svolte a Melpignano (LE) e nell’area portuale di Bari, al fine di determinare il contributo delle emissioni del traffico navale. Nel corso dell’anno 2011, tali strumenti sono stati implementati con ulteriori accessori che consentono di valutare le concentrazioni delle frazioni di materiale particolato PM10 e PM2.5 provenienti da diversi settori di vento e determinare, analiticamente, il relativo contenuto dei metalli: il primo campionamento è stato svolto a Brindisi, in un’area industriale limitrofa alla città, il secondo a Torchiarolo (BR), il terzo a Modugno (BA) in zona industriale/commerciale e il quarto a Taranto, in un sito industriale; contemporaneamente a quest’ultimo, in altri due siti limitrofi, sono state eseguite due campagne vento-selettive per microinquinanti organici. La caratterizzazione chimica dell’aria ambiente campionata in modalità vento-selettiva ha permesso, in alcuni casi, di identificare la provenienza degli inquinanti ricercati da determinate sorgenti emissive. I risultati degli studi effettuati dall’Agenzia sono resi pubblici sul sito www.arpa.puglia.it. Ringraziamenti Si ringrazia il dott. Antonio Fornaro di LabService Analytica s.r.l. per il supporto fornito nel corso dei campionamenti. P 67 Record pluriennale (2008-2011) della composizione chimica di neve e materiale particolato sul ghiacciaio del Calderone (Gran Sasso d’Italia) D. Cappelletti1,*, B. Sebastiani2, F. Scardazza1, A. Grilli1, S. Becagli3, R. Udisti3, P.D’Aquila4, M. Pecci5 1 2 Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale, Università di Perugia, 06125 Perugia Dipartimento di Specialità Medico Chirurgiche, Università di Perugia, 06100 Perugia 3 Dipartimento di Chimica Università di Firenze, Sesto Fiorentino (Firenze), I-50019 4 C.da Colle San Antonio, 4, 66011 Bucchianico (CH) 5 Via tenuta S. Agata, 47/A Roma ([email protected]) * E-mail:[email protected] Keywords: Neve, particolato atmosferico, composizione chimica Il ghiacciaio del Calderone è l’apparato glaciale più a Sud d’Europa e l’unico esistente nella catena degli Appennini e, pur se suddiviso dal 2000 in due placche distinte per un totale di poco meno di 4 ha è ancora considerato un unico apparato per l’interesse scientifico e continua ad essere monitorato costantemente in ambito nazionale e internazionale, in quanto inserito nell’elenco del WGMS (World Glacier Monitoring Service) . Si trova nel gruppo montuoso del Gran Sasso d’Italia ad una altezza compresa fra i 2630 ed i 2830 m a.s.l. Dopo una sostanziale riduzione negli ultimi due secoli il bilancio di massa del ghiacciaio negli ultimi 15 anni è stato di fatto stabile o addirittura positivo. Nonostante i numerosi studi volti a chiarire gli aspetti gaciologici ed alcune caratterizzazioni chimiche speditive della neve (pH, conducibilità elettrica) e relativamente ai principali ioni inorganici non ne esiste di fatto una caratterizzazione chimica completa, esauriente e sistematica, che comprenda anche lo studio del particolato atmosferico depositato sulla superfice di neve e ghiaccio. Nel corso degli ultimi 4 anni (2008-2011), di concerto con la campagna di monitoraggio glaciologica, sono stati effettuati campionamenti sistematici di neve superficiale, neve in trincea, ghiaccio ed acqua di fusione sul ghiacciaio e sulle falde acquifere sottostanti, per una successiva analisi chimica.I campionamenti, per ogni anno, sono stati effettuati sia alla fine della stagione invernale (Maggio-Giugno) sia al termine della stagione estiva (Settembre). Le concentrazioni degli ioni inorganici principali, di numerosi metalli, di idrocarburi ed IPA sono state determinate e caratterizzate anche con analisi delle componenti principali. I risultati sono stati interpretati con l’ausilio di un calcolo intensivo di retrotraiettorie (4 anni) ed analisi di cluster e correlati al trasporto di aerosol atmosferico da parte di masse di aria locali e a lungo raggio. P 68 PM2.5 PCA-APCS Approporzionamento delle sorgenti di emissioni in un sito di monitoraggio situato nei pressi di un inceneritore M. Rossi1*, L. Pasti2 1ARPA, Rimini, 47923 di Chimica, Università degli Studi di Ferrara, Ferrara, 44121 * Corresponding author. Tel: 0541-319287, E-mail: [email protected] 2Dipartimento Keywords: PM2.5, PM1, Monitoraggio qualità dell’aria, Incenerimento rifiuti Lo scopo del presente studio è individuare l’impatto emissivo di inquinanti atmosferici da diverse sorgenti, basandosi sui dati raccolti in un sito di campionamento situato vicino ad un inceneritore. In particolare per il modello si è utilizzata la metodologia PCA, che può essere impiegata in assenza di conoscenze sul numero e la tipologia delle fonti di emissione. L'inceneritore, oggetto di studio, si trova in una zona suburbana/agricola, a meno di 10 km da Bologna (Italia), nel sud-est della Pianura Padana, area notoriamente caratterizzata da diffuso inquinamento atmosferico. La scelta del sito di monitoraggio è stata fatta sulla base dei risultati di uno studio preliminare con il modello di dispersione ADMS-Urban (CERC, Cambridge, UK), utilizzando le emissioni di PM10 come tracciante. In campioni bi giornalieri di aerosol, raccolti in due campagne (invernale ed estiva) effettuate nel periodo 2008-2009, si è determinato il contenuto di diversi classi di composti: metalli, ioni idrosolubili, carbonio totale, alcani, idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Il modello ottenuto mediante PCA-APCS è costituito da quattro componenti principali: PC2, PC3, PC9, PC10 Lo studio condotto ha messo in luce che in entrambe le campagne il contributo predominante è dato da PC2 che rappresenta la frazione del PM2.5 costituita dagli ioni ammonio (NH4+), nitrato(NO3-), potassio (K+) e cloruro (Cl-) e il carbonio totale (TC) e idrosolubile (SO=WSOC). La differenza in composizione tra le due campagne estate ed inverno è rappresentata dal PC9, componente nella quale domina il solfato (SO42-). Il PC2 e PC9 rappresentano, insieme, la frazione “massiva” del particolato secondario. La rappresentanza di tale contributo è suddivisa in due PC indipendenti a causa del fatto che il solfato e il nitrato di ammonio hanno stagionalità diverse. I composti che pesano maggiormente nella costruzione del PC3 appartengono alla categoria degli IPA e sono caratteristici del traffico veicolare. Infine il PC10 che rappresenta in modo predominante il contenuto nella frazione idrosolubile del carbonio totale risulta associabile alla combustione di biomasse. Questo lavoro costituisce parte del «Progetto Moniter». http://www.moniter.it P 69 Monitoraggio “diagnostico” del benzo(a)pirene nel PM10 a Taranto: protocollo di qualità E. Andriani1, L. Angiuli2, G. Assennato2, M. Blonda2, C. Colucci3, A.M. D’Agnano4, P.R. Dambruoso1, B.E. Daresta1, G. de Gennaro1, A. Demarinis Loiotile1, A. Di Gilio1, S. Ficocelli3, R. Giua 2, , M. Mantovan3, V. Musolino4, M. Menegotto3, A. Nocioni4, R. Paolillo4, V. Rosito3, M. Spartera3 e M. Tutino1* 1 Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Bari, via Orabona 4, 70126 Bari 2 Arpa Puglia, Corso Trieste 27, 70126 Bari 3 Arpa Puglia, Ospedale Testa, Contrada Rondinella, 74123 Taranto 4 Arpa Puglia, Via Galanti 16, 72100 Brindisi * Corresponding author. Tel:+39-80-5460252/+39-99-9946349, E-mail: [email protected] Keywords: benzo(a)pirene, PM10, Taranto, controllo qualità. Nel periodo novembre 2010÷luglio 2011, su incarico dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Puglia, è stata svolta a Taranto una campagna di monitoraggio del benzo(a)pirene (BaP) nel PM 10 in sette postazioni dislocate intorno e all’interno dell’area industriale con l’obiettivo di fornire dati di concentrazione con una risoluzione temporale giornaliera e con una distribuzione spaziale tale da permettere di determinare la correlazione dei dati rilevati con le condizioni meteorologiche e con le sorgenti emissive presenti nell’area. La metodologia impiegata per le misure del particolato aerodisperso e del BaP è stata validata con l’applicazione di uno specifico protocollo di qualità applicato sia alle procedure analitiche che di campionamento. Il fine ultimo è stato verificare la qualità dei dati prodotti stimando la variabilità e l’affidabilità delle misure attraverso un processo analitico documentato. Il disegno sperimentale è stato organizzato in modo da ottenere in ogni sito un campione di PM10 (LINEA A) per la misura giornaliera del BaP ed un campione di PM10 (LINEA B) per indagini di confronto. Al fine di determinare la qualità del campionamento del PM10 un ulteriore campionatore SWAM bicanale ha campionato e misurato tale frazione, in parallelo agli strumenti descritti sopra, per un periodo di sette giorni in ciascuno dei sette siti indagati. Lo strumento ha operato con due linee di prelievo di PM10, in modo da poter eseguire il controllo di qualità anche sulle due linee dello stesso campionatore (LINEA C e LINEA D). Su ciascuna linea sono stati montati supporti filtranti di quarzo (ID 47mm) e ciascun filtro campionato è stato diviso a metà per eseguire la caratterizzazione chimica. Il laboratorio del Dipartimento ARPA di Brindisi (ARPA) ha effettuato l’analisi di una metà di tutti i campioni delle LINEE A e di un campione per settimana dei filtri della LINEE B. Alcuni dei campioni delle LINEE B sono stati analizzati da un secondo laboratorio, il laboratorio di Chimica Ambientale del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari (UNIBA). I due laboratori hanno utilizzato una metodica di estrazione con solvente assistita da microonde seguita da analisi GC-MS dell’estratto in conformità alla Norma UNI EN 15549/2008. Per confermare la solidità dei dati sono stati effettuati confronti a diversi livelli di complessità: tra concentrazioni ottenute con linee di prelievo dello stesso o di differenti campionatori determinate con stessa o differente metodica. L’analisi dei risultati ha mostrato che la maggiore variabilità, seppur non significativa, si verifica a livelli di concentrazione molto bassi che, specie nei periodi estivi, è da associare ad artefatti legati a fenomeni di evaporazione degli analiti. P 70 P 71 Analisi ad elevata risoluzione temporale delle concentrazioni di OC/EC nella frazione fine dell’aerosol atmosferico in un sito rurale sulla costa del Mediterraneo A. Malaguti1, M. Mircea1, T.M.G. La Torretta1, C. Telloli2, M. Berico1 1 Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA), Unità Tecnica Modelli, Metodi e Tecnologie per le Valutazioni Ambientali (UTVALAMB), Laboratorio di Qualità dell’Aria (AIR), 401219 Bologna (Italy). 2 Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Ferrara - Italy Corresponding autor: Tel: 051 6098090 E-mail: [email protected] Keywords: on-line measurements, aerosol carbonioso, carbonio organico, carbonio elementare, sito di fondo In Europa, l’aerosol carbonioso è una frazione importante dell’aerosol atmosferico, anche in siti rurali di fondo [1], con possibili eccezioni in zone costiere ed in siti ubicati nel bacino del Mediterraneo, in cui il contributo di polveri Sahariane può essere alto. L’area Mediterranea è una delle aree più sensibili ai cambiamenti climatici, ma con grandi incertezze per quanto riguarda i processi climatici a piccola scala associati alla complessità morfologia della regione [2]. Questo lavoro mostra la variazione delle concentrazioni di carbonio organico ed elementare (OC ed EC) in un sito rurale costiero del sud Italia (Centro di Ricerca ENEA di Trisaia (44°30’N, 11°21’E)) durante due mesi di campagna (maggio e giugno 2010) Le analisi di OC/EC, con risoluzione bioraria, sono state condotte con un analizzatore termo ottico Sunset da campo (Model-4 Field analyzer, Sunset Lab.), utilizzando il protocollo termico EUSAAR_2 [3]. Per meglio comprendere la concentrazione in massa della frazione OC/EC dell’aerosol in relazione alla concentrazione in numero delle particelle con diverse dimensioni, è stato utilizzato un sistema di monitoraggio con misure in tempo reale della concentrazione delle particelle (Mobile Enviro Check GRIMM EDM107). Sono, inoltre, state stimate le variazioni temporali dell’aerosol carbonioso, degli inquinanti gassosi, come il monossido di carbonio (CO) e diossido di azoto (NO2), e le variabili meteorologiche durante i giorni della settimana. Questo lavoro fa parte del progetto MINNI (Modello Integrato Nazionale a supporto della Negoziazione Internazionale sui temi dell’inquinamento atmosferico), finanziato dal Ministero Italiano dell’Ambiente e realizzato da ENEA. Bibliografia [1] Yttri, K. E., Aas, W., Bjerke, A., Cape, J. N., Cavalli, F., Ceburnis, D., Dye, C., Emblico, L., Facchini, M.C., Forster, C., Hanssen, J. E., Hansson, H. C., J Ennings, S. G., Maenhaut, W., Putaud, J. P., and Tørseth, K.: Elemental and organic carbon in PM10: a one year measurement campaign within the European Monitoring and Evaluation Programme EMEP, Atmospheric Chemistry and Physics., 7, 5711–5725, doi:10.5194/acp-7- 5711-200. [2] Diffenbaugh, N. S., J. S. Pal, F. Giorgi, and X. Gao (2007), Heat stress intensification in the Mediterranean climate change hotspot, Geophysical Research Letters, 34, L11706, doi:10.1029/2007GL030000. [3] Cavalli, F., Viana, M., Yttri, K.E., Genberg, J., Putaud, J.P. (2010), Toward a standardised thermal-optical protocol for measuring atmospheric organic and elemental carbon, the EUSAAR protocol, Atmospheric Measurement Techniques, 3, 79-89. P 72 Studio in-vitro delle modificazioni epigenetiche indotte dall’ esposizione a particolato fine Rota Federica1, Laura Dioni1, Laura Cantone1, Matteo Bonzini2, Valentina Bollati 1, Pier Albero Bertazzi1 1 Dipartimento di Medicina del Lavoro, Università di Milano e IRCCS Ospedale Maggiore, Fondazione Mangiagalli e Regina Elena, Milano, Italia 2 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università dell’Insubria, Varese, Italia Dati per corrispondenza: e-mail: [email protected] tel: 02/50320143; INTRODUZIONE: Numerosi studi hanno mostrato che un’esposizione acuta e cronica al particolato atmosferico (PM10) può essere associata a morte prematura. Gli effetti ipotizzati sulla base di studi epidemiologici e tossicologici, includono: i) compromissione della crescita polmonare; ii) sviluppo di una patologia polmonare cronica ostruttiva (BPCO); iii) cancro al polmone, e iv) sviluppo di asma e allergie. Tuttavia, i meccanismi d’azione tramite i quali il PM causa effetti negativi sulla salute non sono ancora chiari. SCOPO: Al fine di indagare il ruolo della metilazione del DNA nel determinare gli effetti respiratori correlati all’esposizione a PM, abbiamo quantificato i livelli di metilazione di Alu, LINE-1 e 8 geni infiammatori e cancerogeni (TLR-4, CD14, IFNy, TNFa, RASSF1A, APC, p53, p16) impiegando la linea cellulare A549 e trattandola con PM10 METODI: Le cellule umane di epitelio alveolare A549 sono state trattate con una miscela standard complessa di particolato (PM10, NIST, National Institute of Standards and Technology-Standard Reference Material 1648a). Sono stati eseguiti trattamenti con SRM 1648a utilizzando diverse dosi (15 μg/ml, 31 μg/ml, 62 μg/ml, 125 μg/ml, 250 μg/ml). Abbiamo usato cellule non trattate come controllo negativo e considerato solo concentrazioni che non influenzassero significativamente la vitalità cellulare. Le cellule sono state raccolte dopo 2, 6, 12, 24 e 48 ore di esposizione continua ed il pellet cellulare è stato conservato a -80 ° C fino all’estrazione del DNA. La metilazione del DNA (dei geni Alu, LINE-1, TLR-4, CD14, IFNy, TNFa, RASSF1A, APC, p53, p16) è stata studiata per mezzo di amplificazione con PCR e pyrosequenziamento del DNA trattato con sodio-bisolfito. Gli elementi ripetuti Alu e LINE-1 sono stati utilizzati per stimare la metilazione globale del DNA. Tutti gli esperimenti sono stati condotti in triplicato per confermare la ripetibilità dei nostri risultati. RISULTATI: L’esposizione al PM10 risulta associata ad una diminuzione della metilazione del gene dell’Interleuchina-6 dopo 48 ore di esposizione al alte dosi (125, 250 μg/ml; P<0.05). Abbiamo osservato anche una deregolazione della metilazione del gene Tumor Necrosis Factoralpha, che risulta ipometilato dopo 48 ore (dose di 250 μg/ml; p<0.05) ed ipermetilato a dosi più elevate (500 μg/ml; p<0.05). p53 mostra una diminuzione della metilazione dopo esposizione per 48 ore alla concentrazione di 125 μg/ml (p<0.05) ed un aumento dei livelli di metilazione dopo esposizione a 500 μg/ml per 48 ore (p<0.01). CONCLUSIONI: Questi risultati indicano che diversi livelli di esposizione a PM possono indurre cambiamenti nei livelli di metilazione del DNA in-vitro. La nostra ipotesi è che l'esposizione a PM possa causare cambiamenti nei livelli di metilazione gene-specifica, attivando il processo infiammatorio e quello carcinogenico. Sono necessari ulteriori studi per definire nel dettaglio i meccanismi epigenetici con cui l’esposizione al PM è in grado di indurre cambiamenti nella metilazione del DNA. P 73 Misura delle concentrazioni di PM mediante OPCs in differenti contesti ambientali. Risultati preliminari e interazioni con il verde Silli Valerio*1-2, Salvatori Elisabetta2, Fusaro Lina2, Canepari Silvia3, Perrino Cinzia4 Manes Fausto2 1 Dipartimento di Scienze Ambientali Università dell’Aquila, L’Aquila Dipartimento di Biologia Ambientale Università “La Sapienza” di Roma 3 Dipartimento di Chimica Università “La Sapienza” di Roma 4 Istituto sull'Inquinamento Atmosferico CNR, Montelibretti - Roma Corresponding author. Tel: 06-49912451, E-mail: [email protected] 2 Keywords: qualità dell’aria, OPCs, abbattimento PM, vegetazione Il particolato atmosferico rappresenta uno degli inquinanti maggiormente diffusi, dotato di elevato impatto ambientale e sanitario, specialmente in aree metropolitane, ove la densità abitativa è più elevata. La genesi della frazione più grande del PM (coarse) è legata ai fenomeni di natura erosiva e meccanica (disgregazione del suolo e delle rocce, usura degli pneumatici e del manto stradale), mentre il particolato più piccolo (fine e ultrafine) è rappresentato prevalentemente da particelle, originate da processi antropici, derivate dalla combustione di biomasse e combustibili fossili. Quest’ultima frazione è quella più attiva dal punto di vista tossicologico poiché contiene composti, quali IPA, e metalli pesanti. La distribuzione del PM è influenzata da molteplici e complessi fattori, come distanza e altezza dalla sorgente emissiva [1], conformazione ed uso del territorio (presenza di rilievi, infrastrutture o vegetazione), ma anche dalle condizioni microclimatiche presenti, principalmente direzione e intensità dei venti. Differenti e numerosi studi hanno confermato l’effetto positivo della vegetazione sulla qualità dell’aria, in particolar modo nelle aree urbane [2] e [3]; l’azione di mitigazione dell’inquinamento induce un abbattimento delle concentrazioni di particolato e degli altri inquinanti gassosi presenti, primo fra tutti l’ozono troposferico [4] e [5]. Tale fenomeno può essere influenzato dalla tipologia e dalla struttura del verde. Questi risultati sono parte di un più ampio studio volto a indagare la distribuzione del PM e la possibile influenza della vegetazione, attraverso campagne di misura ad hoc condotte in differenti contesti ambientali (aree urbane e remote, con e senza vegetazione) e per differenti tipologie del verde (alberature stradali, parchi urbani, praterie e foreste). A tale scopo, sono state misurate le concentrazioni del particolato aerodisperso (PM1, 2.5, 7, 10 e TSP) mediante contatori ottici di particelle (OPCs), sia in aree metropolitane e rurali che in aree naturali e remote, quali foreste ed alta montagna. Infine, sono state rilevate le concentrazioni di PM sopra e sotto le chiome degli alberi. I risultati hanno evidenziato una differenza delle concentrazioni stesse di particolato, attribuibile probabilmente all’interazione con la vegetazione presente. Gli studi in corso contribuiranno ad approfondire il ruolo effettivo del verde nella mitigazione dell’inquinamento da particolato. Bibliografia [1] X. L. Li, J.S. Wang, X. D. Tu, W. Liua, Z. Huang. Vertical variations of particle number concentration and size distribution in a street canyon in Shanghai, China. Sci Total Environ 306-316, 378 (2007) [2] N. A. Powe, K. G. Willis. Mortality and morbidity benefits of air pollution (SO2 and PM10) absorption attributable to woodland in Britain. J. Environ Menage 119-128, 70 (2004) [3] David J. Nowak, Daniel E. Crane, Jack C. Stevens. Air pollution removal by urban trees and shrubs in the United States. Urban For Urban Gree 115-123, 4 (2006) [4] T. Litschke e W. Kuttler. On the reduction of urban particle concentration by vegetation – a review. MetZe 229-240, 17 (2008) [5] F. Manes , M. Vitale, A. M. Fabi, F. De Santis, D. Zona. Estimates of potential ozone stomatal uptake in mature trees of Quercus ilex in a Mediterranean climate. Environ Exp Bot, 235–241, 59 (2007) P 74 Applicazione di diverse di source apportionment nella valutazione dell’impatto di un termovalorizzatore sulla qualità dell’aria Stefano Mossetti 1, Fabio Carella 1, Anna Maria Monguzzi 1, Elisa Nava 1, Elisabetta Angelino2, Edoardo Peroni 2 aArpa Lombardia Dipartimento di Como, via Einaudi, 1 22100 Como. b Arpa Lombardia Settore Aria e Agenti Fisici, v.le Restelli 3/1, 20124 Milano * Corresponding author. Tel:+39 031 2743945, [email protected] Keywords: qualità aria, modello di dispersione Calpuff, source apportionment, modello a recettore Le tecniche di source apportionment della chiusura chimica di massa e dei modelli a recettore: Chemical Mass Balance (CMB 8.2) e Principal Matrix Factorization (PMF 3.0) sono state applicate per valutare il contributo alle concentrazione di PM10 in ambiente di un impianto di termovalorizzazione, ubicato in un territorio contraddistinto da orografia complessa e dalla presenza di bacini idrici. La posizione del punto recettore è stata individuata con uno studio svolto applicando una catena modellistica formata dal modulo meteorologico Swift-SurfPro per la produzione dei campi meteorologici tridimensionali usati per alimentare il modulo dispersivo costituito dal modello Calpuff. Il dataset ambientale per le applicazioni modellistiche è stato ottenuto con due campagne di misura della qualità dell’aria dalla durata complessiva di 130 giorni: la prima eseguita tra febbraio e aprile la seconda in giugno e luglio 2010. I campioni di PM10 sono stati sottoposti ad analisi chimica, che ha riguardato: elementi, ioni, idrocarburi policiclici aromatici, carbonio organico ed elementare. La validazione dei dati ambientali è stata svolta applicando le tecniche di chiusura chimica di massa. Attraverso l’Inventario delle emissioni della Regione Lombardia IN.EM.AR. e uno studio di dettaglio delle attività manifatturiere presenti, da cui è emersa l’importanza delle industrie, che utilizzano nel loro ciclo di lavorazione prodotti chimici, sono state individuate le principali sorgenti di PM10 a cui è stato attribuito un profilo chimico ottenuto, sia nel corso di precedenti studi svolti in Lombardia [1,2,3], sia dal database dell’EPA Speciate 4.0 L’applicazione di CMB ha permesso di quantificare i contributi delle principali sorgenti di PM 10 presenti nella zona: il traffico veicolare (22%), le attività produttive (18.1%) di cui 17.7% deriva dall’industria che utilizza prodotti chimici, la polvere del suolo (15.5%), la combustione delle biomasse (10.3%), il cloruro di sodio (5.7%), l’incenerimento rifiuti (0.6%). Alla componente secondaria del particolato è assegnato complessivamente un peso pari al 28%. Infine, il source apportionment è stato valutato anche in condizioni meteorologiche ed emissive diverse: pioggia, inverno – estate e giorni lavorativi – festivi. I valori assegnati dal modello CMB alle diverse sorgenti sono stati, nel complesso, confermati anche dall’applicazione del modello a recettore PMF, conferendo così una maggiore robustezza al risultato ottenuto. Bibliografia [1] S. Mossetti, S.P. Angius, E. Angelino - Assessing the impact of particulate matter sources in the Milan urban area Int. J. Environment and Pollution, 247-259 Vol. 24, 2005, [2] C. Colombi, S. Mossetti, C. Belis, V. Gianelle, M. Lazzarini, E. Angelino, E. Peroni, S. Della Mora, Sviluppo e applicazione di una metodologia multiapproccio al source apportionment del PM10 in siti della Lombardia. Atti del Convegno PM2008, Bari 6 –8 ottobre 2008 [3] S. Mossetti, C. Colombi, E. Nava, S.P. Angius, M. Lazzarini, E. Angelino, G. Fossati - Utilizzo del modello a recettore CMB per la caratterizzazione delle sorgenti di PM10 e PM2.5 in aree antropizzate. Atti del Convegno PM2006, Firenze 11 –13 settembre 2006. P 75 Dosi Inalatorie di Particolato Submicronico: Rilevanza della Risoluzione Temporale delle Misure Maurizio Manigrasso1,*, Giorgio Buonanno2, Luca Stabile2, Pasquale Avino1 1 2 D.I.P.I.A., INAIL ex ISPESL, Roma, 00184 Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica, Università di Cassino e del Lazio Meridionale, Cassino, 03043 * Corresponding author. Tel: +39 0797893035, E-mail: [email protected] Keywords: Deposizione apparato respiratorio, Esposizione acuta, Risoluzione temporale, FMPS Il particolato emesso da fonti di combustione è caratterizzato da elevate concentrazioni di particelle nella moda di nucleazione, la cui persistenza in atmosfera è molto breve a causa degli efficienti processi di coagulazione e deposizione. Pertanto, la concentrazione di particelle decade rapidamente, sia temporalmente che spazialmente, dal punto di emissione. Una diretta conseguenza di ciò è la variazione della dose di particolato inalata. In prossimità della fonte di emissione, si possono verificare brevi esposizioni ad elevata concentrazione. Per tale motivo, la stima della dose di polveri inalate dovrebbe basarsi su misure di distribuzione dimensionale in grado di seguire la rapida evoluzione temporale dell’aerosol [1]. Per studiare l'influenza della risoluzione temporale sulla dose, sono state effettuate misure di particolato in diversi microambienti durante eventi di generazione di aerosol (indoor, attività di cucina, ed outdoor, decollo di aerei), utilizzando simultaneamente uno Scanning Mobility Particle Sizer (SMPS3936, TSI, Shoreview, MN) ed un Fast Mobility Particle Sizer (FMPS3091, TSI). Tali microambienti sono stati scelti in base alle differenti dinamiche dell’aerosol dopo la generazione: deposizione e diffusione molto lenta in indoor, diluizione molto rapida in outdoor. Le distribuzioni dimensionali dell’aerosol sono state misurate nell’intervallo dimensionale (14-600 nm) con risoluzione temporale di 135 s e di 1 s, rispettivamente per SMPS e FMPS. Sulla base di tali dati, sono state effettuate stime delle dosi depositate nell’apparato respiratorio utilizzando il modello di deposizione dell’ICRP [2]. Nel caso dell’outdoor, a distanza di circa 50 m dal punto di emissione, i rapidi incrementi, nell’arco di pochi secondi, delle dosi respiratorie calcolati dai dati FMPS, sono difficilmente evidenziabili dai dati SMPS che non sono in grado di seguire la rapida evoluzione dell’aerosol. Per l’attività di cucina, la generazione dell’aerosol è temporalmente più lenta. Il valore massimo della concentrazione numerica del particolato è raggiunto dopo circa 5 min [3]: in tale frazione di tempo l’SMPS riesce ad effettuare almeno due scansioni dimensionali complete dall’inizio del processo. In tale caso, a causa della dinamica di evoluzione dell’aerosol relativamente lenta, la dose istantanea può essere approssimata utilizzando anche dati SMPS. BIBLIOGRAFIA M. Manigrasso and P. Avino, Atmos Env. 116, 51 (2012). ICRP 1994. Publication 66, Human respiratory tract model for radiological protection. International Commission on Radiological Protection (ICRP). Elsevier Science, Oxford, U.K. G. Buonanno, L. Stabile, L. Morawska, 2009., Atmospheric Environment 43, 3235-3242 P 76 Studio sulla distribuzione dimensionale del particolato atmosferico nella provincia di Venezia Andrea Pigozzo1,*, Luisa Vianello2, Eva Zane2, Enzo Tarabotti2, Gianni Formenton3,Alberto Pasqualetto3, Laura Manodori4 1 2 3 4 CIVEN, Venezia, 30175, ARPAV, Venezia, 30170, ARPAV, Padova, 35137, Veneto Nanotech, Rovigo, 45100 * Corresponding author. Tel: +390415093929, E-mail: [email protected] Keywords: polveri ultrafini, nanoparticelle, impattore a cascata a bassa pressione, idrocarburi policiclici aromatici, microscopia elettronica a scansione Le recenti evidenze di possibili effetti sulla salute umana delle polveri ultrafini [1] suggeriscono alla comunità scientifica la necessità di incrementarne il loro studio in diverse tipologie di ambienti, anche a supporto di studi epidemiologici, e nonostante la mancanza di una specifica cogenza normativa. Nello specifico, l’assenza di dati su nanoparticelle e polveri ultrafini relativi al territorio delle Provincia di Venezia, a fronte invece di numerose informazioni relative a PM10 e PM2.5, ha portato alla stipula di una Convenzione tra ARPAV ed il Distretto Veneto delle Nanotecnologie per la realizzazione di campagne di misura che permettessero di studiare la distribuzione dimensionale del particolato atmosferico nell’intervallo compreso tra polveri totali sospese e nanoparticelle (PTS - 30 nm), ed il relativo contenuto di idrocarburi policiclici aromatici, primo passo essenziale per la stima dell’esposizione umana in ambienti con sorgenti prevalenti differenziate. Lo scopo prioritario di questo lavoro è stata la messa a punto di una metodologia di campionamento di aerosol atmosferico che includesse anche le polveri ultrafini e le nanoparticelle, e tale da consentirne la successiva caratterizzazione morfologica e chimica, a supporto dell’identificazione di eventuali quadri ambientali differenziati. Sono stati pertanto identificati tre siti nel territorio provinciale di Venezia caratterizzati da un diverso impatto antropico (traffico, industriale, rurale), è stata impostata una metodologia di campionamento idonea e pianificata un’attività di monitoraggio, su base stagionale, per due anni successivi. I campionamenti prevedono l’utilizzo di un impattore a bassa pressione a 13 stadi (DLPI, Dekati); i campioni, collezionati su appositi substrati di alluminio, sono stati pesati con microbilancia analitica (risoluzione ± 0,1 μg) per la determinazione della massa relativa in ciascuno stadio, quindi sono stati analizzati mediante cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC) con rivelazione a fluorescenza per la valutazione degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), oppure mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) per la caratterizzazione morfologica. L’analisi preliminare dei dati fino ad ora raccolti evidenzia una distribuzione granulometrica simile nei tre siti indagati e si è osservato un accumulo prevalente degli IPA analizzati elle frazioni più fini (< 1 μm) come già riportato in letteratura [2]. È in corso lo studio dell’andamento modale, l’eventuale variazione stagionale e la caratterizzazione chimica e morfologica. Bibliografia [1] G. Oberdörster, Int. Arch. Occup. Environ. Health, 1-8, 74 (2001) [2] J. Duan et al., Atmos. Res., 190–203, 78 (2005) P 77 Analisi di un episodio critico di PM10 in Emilia Romagna Eriberto de'Munari1,*, Marco Deserti 2, Luca Torreggiani3, Davide Mazza1, Enrico Minguzzi 2, Giovanni Bonafe 2, Michele Stortini 2, Antonella Morgillo 2 1 ARPA Emilia-Romagna, Parma, Centro Tematico Regionale Aria 2 ARPA Emilia-Romagna, Bologna, Meteorologia Ambientale 3 ARPA Emilia-Romagna, Reggio Emilia, Rete Monitoraggio Qualità dell’Aria * Corresponding author. Tel: +39 0521 976 122 , E-mail:[email protected] Keywords: PM10, inquinamento acuto, PM2012, Perugia Dal 16 al 20 febbraio 2012 tutte le stazioni di rilevamento dell’Emilia-Romagna hanno registrato concentrazioni di PM10 superiori al valore limite di 50 microg/m3. I valori massimi sono stati raggiunti il 19 febbraio, quando la concentrazione media regionale ha superato i 150 microg/m3. I massimi si sono verificati nella parte occidentale della regione con un massimo assoluto a Parma (249 microg/m3). Questo episodio rappresenta il secondo massimo del periodo 2000-2012. Il primo massimo è stato registrato nel 2002 con valori superiori a 260 microg/m3 in diverse stazioni della regione. L’episodio di inquinamento ha interessato anche le altre regioni del nord Italia, dove nelle giornate di Sa 18 e Do 19 sono stati osservati valori molto elevati su tutta la Pianura Padana, esclusi i lembi più estremi (Cuneo, Friuli/Veneto orientale, Cesena/Rimini). Nella giornata di Lu 20 si è osservato un calo repentino della concentrazione su tutto il Nord Italia inclusa la nostra regione. Arpa Emilia-Romagna ha proceduto ad una analisi delle situazioni meteorologiche e dei dati rilevati dalle stazioni di misura procedendo ad un ulteriore approfondimento rispetto alle specie presenti sul particolato. Una prima analisi di quanto rilevato ha mostrato come le condizioni meteorologiche hanno favorito il ristagno di una massa d’aria fredda sulla pianura padana dal 16 al 20 febbraio. Gli inquinanti accumulati all’interno della massa d’aria fredda, sono restati confinati in uno strato d’aria superficiale, che nelle giornate del 18 e 19 è risultato particolarmente basso a causa della inversione termica persistente anche durante le ore diurne. Inoltre gran parte della concentrazione in massa osservata durante l’episodio sia da attribuire a particelle di diametro inferiore ai 2.5 micron. Il quadro complessivo riscontrato e che tutt'ora allo studio mostra un aumento dei cloruri cui allo stato attuale sembra non associabile un corrispondente aumento del controione associabile. Vi è la presenza di elevate quantità di nitrati, la presenza di una concentrazione in massa di PM2.5 quasi equivalente a quella del PM10, così come la preponderanza numerica della frazione ultrafine durante il 18 e 19 sembrano indicare la forte presenza di una componente secondaria degli ossidi di azoto. Non vi sono evidenze di trasporti a lunga distanza di polveri sahariane. Ad una prima analisi l'episodio non pare quindi associabile alla semplice risospensione di materiale particellare derivante dallo spargimento di sale sulle strade ma pare più congrua l'ipotesi di un contributo dovuto sia all'aumento dei consumi di combustibile per riscaldamento, le giornate si sono presentate particolarmente fredde, sia ad un possibile contributo derivante da una possibile concomitanza in alcune aree del territorio del bacino padano dello spandimento di reflui animali per la concimazione dei campi. Le Ipotesi sono attualmente al vaglio cercando di integrare quanto sin ora prodotto con i dati derivanti dal Progetto Supersito che la Regione Emilia-Romagna ha finanziato ad Arpa per l'analisi dettagliata dell'aerosol. P 78