IPNOSI ESOTERICA, REGRESSIONI E FORME PENSIERO

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IPNOSI ESOTERICA, REGRESSIONI E FORME PENSIERO
WORKSHOP con STEFANO BENEMEGLIO
“IPNOSI ESOTERICA, REGRESSIONI E FORME PENSIERO:
UTOPIA O REALTA’?”
IL GIOCO E LA SIMULAZIONE
MILANO 26 Novembre 2012
Il concetto principe sul quale Stefano Benemeglio invita tutti quanti a riflettere sin da subito quando ci si
appresta a trattare l’argomento dell’esoterismo è quello della Follia.
La follia infatti è il meccanismo che regola l’intero mondo dell’esoterismo.
Tuttavia, nonostante sia un dato di fatto riscontrabile nella realtà quotidiana, è sempre stato sin
dall’antichità un fattore fortemente condannato dalla società. Lo stampo logico-razionale sul quale si fonda
quest’ultima infatti disconosce la follia, poiché sostanzialmente si configura come un elemento che implica
un cambiamento dei piani, delle regole, una vera e propria uscita dagli schemi e quindi un qualcosa che
esula dal concetto di normalità e per sua natura di non facile gestione. Di fronte ad una società che non
attribuisce sufficientemente importanza all’istanza emotiva ed elegge come regina l’istanza razionale, è
chiaro che la costante ricerca di un’opportuna relazione di causa-effetto comporta l’etichettamento della
follia come uno stato alterato di coscienza che le fa assumere i connotati di malattia, di vero e proprio
“male oscuro”. L’attribuire alla follia una simile etichetta nasce dall’esigenza della società contemporanea
di dover necessariamente marchiare tutto con un nome e una spiegazione ben precisa. E poiché la follia
rientra tra quei concetti, anzi forse addirittura fra quei “fenomeni” ai quali non si può dare una spiegazione
chiara ed inequivocabile, per comodità il pensiero comune preferisce catalogarla come malattia.
Lo stesso Freud sposava la medesima linea di pensiero, dimenticando però un concetto fondamentale: le
più grandi scoperte, i più grandi avvenimenti della storia sono fondamentalmente frutto di menti folli. Da
qui una prima spiegazione del perché l’essere folli non significa necessariamente essere malati. Bisogna
infatti riconoscere alla follia un connotato fondamentale: è creatività allo stato puro.
In questo contesto, l’ipnosi si inserisce in qualità di importante strumento utile per accedere a questo stato
di follia di cui abbiamo disquisito sinora. A questo proposito ricordiamo un concetto: l’accezione di ipnosi a
cui facciamo riferimento in questa sede è un sinonimo di comunicazione emozionale. Non vi è
sostanzialmente differenza tra ipnosi e comunicazione ipnotica, tanto è vero che l’utilità dell’ipnosi consiste
proprio nella possibilità di creare un coinvolgimento di tipo emotivo e quindi una maggiore sensibilità alla
comunicazione con la propria parte emozionale.
Ciò che però ci interessa in questo momento sono le modalità attraverso le quali è possibile creare quel
coinvolgimento emotivo che non solo ci consenta di raggiungere quello stato di follia che rappresenta la
condizione di partenza per poter superare i limiti normalmente imposti dalla nostra parte logica, ma anche
di divenire comunicatori privilegiati nei confronti di un interlocutore d’eccellenza: il nostro inconscio.
Non esistono infatti forme pensiero più potenti del nostro inconscio.
Una forma pensiero può essere definita come una massa energetica che contiene al suo interno una certa
idea o un certo pensiero. Tali forme pensiero prendono vita appunto dal pensiero stesso. Si pensi ad
esempio ad un’auto che ci piace: il potere del nostro pensiero è tale da poter istantaneamente creare una
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Testo a cura di Francesca Setti
forma pensiero che avrà esattamente le sembianze di quell’auto. Maggiore è l’energia che viene
concentrata su una forma pensiero, maggiori sono le possibilità che questa si incarni nella realtà.
Per fare questo, per dare cioè forma ed energia a queste forme pensiero è necessario rafforzarle attraverso
veri e propri atti cerimoniali. Si pensi alla forma pensiero rappresentata dalla religione, che si rafforza in chi
la crea attraverso l’atto della preghiera. Il celebrare la forma pensiero attraverso questi rituali consente alle
forme pensiero stesse di assumere i connotati di egregora.
Tornando al nostro inconscio, possiamo addirittura parlare di una forma pensiero così potente che ha la
forza di trasformarsi in egregora in maniera autonoma, cibandosi, e quindi traendo energia, di tutte le
tensioni che i vari mastri di chiavi o guardiani di porta ci procurano a seconda delle nostre esigenze. Se il
nostro inconscio necessiterà di tensioni le andrà a reperire affidandosi ad un mastro di chiavi; se invece si
troverà in surplus di tensioni, ossia in eccesso, si affiderà ad un guardiano di porta che abbasserà il livello di
tali tensioni. Ricordiamo però a tal proposito una cosa fondamentale: un guardiano di porta troppo
radicale potrebbe farci incorrere nel rischio di rimanere a digiuno di tensioni per via della sua eccessiva
tendenza a impedirci di procurarcele.
Quando diciamo che l’inconscio è la più grande forma pensiero di cui disponiamo non diciamo il falso: è
infatti proprio dall’inconscio che prendono vita tutte le altre. Si riprenda ancora l’esempio della religione:
l’intensità con cui crederemo in essa e l’energia con cui la celebriamo attraverso la preghiera dipende solo
ed esclusivamente dal nostro inconscio. È come una sorta di oblò dal quale guardiamo alle altre forme
pensiero. Le avvertiamo e le viviamo in un determinato modo in virtù della sua voce.
Perché tale inconscio si esprima, è necessario tuttavia che su di esso smetta di esercitare la sua influenza la
parte logica. Tutti i disturbi dell’emotività e del comportamento sono frutto della nostra parte razionale: è
infatti il razionalizzare la nostra sofferenza che ci porta a sviluppare tali disagi. Ecco perché, se vogliamo
raggiungere lo stato di follia che rappresenta il punto di partenza per uscire dagli schemi ed entrare in
contatto diretto con le nostre forme pensiero, è fondamentale che la voce della ragione smetta di farsi
sentire.
Per rendere inoffensiva la nostra parte logica è necessario creare le condizioni per attuare in noi una vera e
propria scissione: attraverso di essa andremo sostanzialmente a creare un divario, a spaccare a metà la
nostra parte razionale facendola scindere in RAGIONE e RIFLESSIONE, che rappresentano le sue due
componenti principali. Separandole ed impedendo che comunichino tra di loro andiamo ad inibire l’effetto
della razionalità, che solamente quando le sue due componenti si presentano unite può svolgere il suo
compito. Perdendo la relazione di causa-effetto possiamo a questo punto sfociare nella follia, ossia quello
stato alterato che ci impedisce di creare un nesso logico nella realtà.
Generalmente le persone possono arrivare ad uno stato di scissione nel momento in cui si sostituiscono in
prima persona alla causa originaria delle proprie sofferenze.
Si pensi ad esempio a quelle situazioni nelle quali si viene lasciati dal proprio fidanzato/a e si soffre per
questa separazione. Quando non avvertiamo più quest’ultimo/a come la causa principale della nostra
sofferenza ma ci auto attribuiamo la colpa dei nostri guai, siamo sfociati in un pieno stato di scissione, con
conseguente problema di coscienza. È importante porre attenzione a come questo meccanismo avvenga
attraverso dinamiche del tutto spontanee e naturali: l’individuo arriva ad accusare se stesso dei propri mali
per potersi difendere dalla sofferenza che la vera causa originaria gli ha arrecato. In questo modo egli
crede di soffrire per sua scelta essendo convinto di esserne la causa diretta e non di soffrire per mano di
altri. Questo tuttavia è un meccanismo che presenta connotati insani e autolesionistici.
Sorge quindi spontanea una domanda: come è possibili creare in noi una scissione, condizione necessaria
per raggiungere la follia, senza farci del male?
La risposta è presto data: attraverso i meccanismi del GIOCO, la SIMULAZIONE e della fantasia.
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Testo a cura di Francesca Setti
Questi dinamiche consentono sostanzialmente di assumere il controllo della situazione e di giungere ad uno
stato di scissione per il tramite di meccanismi che consentono di ingannare la parte logica. Lo schema
operativo del gioco e della simulazione prevede che il gioco stesso cominci e prosegua fino al momento in
cui percepiamo il sorgere di un dubbio sul fatto di trovarci fra utopia e realtà. Da quel momento in poi non
siamo più noi a condurre il gioco, bensì la follia che si impadronisce di noi. Il punto del gioco in cui il dubbio
si insinua e la follia prende il sopravvento prende il nome di punto di commutazione.
Per comprendere questa dinamica si pensi ad uno specchio e all’immagine che vi si riflette. Se alzo il mio
braccio destro, anche nello specchio avverrà la medesima cosa. Stesso procedimento vale per il braccio
sinistro. Se si prosegue, si arriva ad un momento in cui in me si insinuerà un dubbio: sono io a muovere il
braccio a pilotare il gioco o è l’immagine riflessa nello specchio e pilotare me?
Sembra una pazzia affermare che in noi possa insinuarsi un simile pensiero, ma la realtà dei fatti è che
esiste un confine sottile tra realtà e follia e ci vuole davvero poco per superarlo. Il dubbio che si insinua in
noi rappresenta quindi l’anticamera del processo di scissione, ottenibile ingannando la nostra parte logica
attraverso i meccanismi del gioco e della simulazione.
Nel momento in cui lasciamo in noi spazio al dubbio, andiamo di fatto a celebrare la forma pensiero e
creiamo quindi l’egregora.
Il seguente schema sintetizza la differente ottica sotto la quale viene analizzato il dubbio nell’aspetto
psicologico e in quello esoterico:
ASPETTO PSICOLOGICO:
Nel difetto si individuano
i genitori o gli altri come
testimoni del problema
Con la paura
immotivata ci autoattribuiamo la causa
dei nostri problemi
ASPETTO ESOTERICO:
DUBBIO
DUBBIO
SOSPETTO
SOSPETTO
DIFETTO
PAURA IMMOTIVATA
La difficoltà (nel prendere
decisioni o nel conquistare)
avvertita è motivata dalla
relazione di causa-effetto
DIFETTO
La difficoltà (nel prendere
decisioni o nel conquistare)
avvertita è immotivata: non
vi è relazione di causa-effetto
SCISSIONE
Con il dubbio si crea la forma
pensiero: sorge in noi il sospetto
sull’esistenza reale della forma
pensiero stessa (si pensi
all’esempio dell’immagine riflessa
nello specchio) e di conseguenza
sviluppiamo il difetto, che
chiamiamo esoterico.
Saltiamo la fase della paura, che
viene a mancare del tutto poiché
sparisce completamente l’ipotesi
dell’esistenza di una relazione di
causa-effetto e sfociamo
direttamente nella scissione grazie
ai meccanismi del gioco.
Dalla scissione si segue la forma
pensiero e si crea l’egregora
attraverso l’atto celebrativo
SCISSIONE ESOTERICA
(creata attraverso il GIOCO)
Se il gioco è importante perché ci consente di muovere i fili dell’intero dinamismo, lo è altrettanto il dubbio
poiché rappresenta il punto di commutazione, ossia il momento esatto in cui lasciamo spazio alla follia e
quindi alla forma pensiero, attraverso la quale conclamiamo la scissione.
Esistono diverse forme attraverso le quali è possibile mettere in atto il meccanismo del gioco. Gli esempi
più eclatanti sono rappresentati dalle regressioni ante-vita, dall’influenza del pensiero a distanza e dal
trans generazionale (si pensi ad esempio al concetto sotteso alle costellazioni familiari di Bert Hellinger).
Tuttavia ciò che è importante sottolineare è che non conta il meccanismo attraverso il quale si attua il
gioco, ma piuttosto il fatto che quest’ultimo rappresenta la chiave di accesso all’inconscio. Ecco perché è
importante metterlo in pratica in maniera adeguata se si vogliono ottenere i risultati sperati. Una corretta
comunicazione con l’inconscio rappresenta infatti la chiave dell’intero sistema.
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Testo a cura di Francesca Setti
ESPERIMENTO PRATICO: gioco condotto mediante regressione ante-vita
 FASE 1: Sensibilizzazione dell’inconscio (è possibile farlo attraverso i sistemi di comunicazione
analogica, ossia: il sistema energetico, il sistema simbolico e il sistema analogico delle opposte
polarità)
 FASE 2: una volta sensibilizzato l’inconscio, ha inizio il GIOCO: si chiede al nostro inconscio se ha
intenzione di lasciare spazio ad una entità che prenderà il controllo di noi.
Qualora la risposta sia positiva, si comincia ponendo delle domande al nostro inconscio in merito
all’entità che prenderà il sopravvento.
È importante sottolineare che il gioco si attuerà si con l’inconscio nel tentativo di ingannare la parte
logica, ma non si porrà attenzione alle risposte che questo ci dà attraverso le ondulazioni del corpo
bensì con le risposte verbali che il soggetto che si sottopone all’esperimento riceverà nella sua testa
dall’inconscio stesso nel momento in cui penserà intensamente alla forma pensiero (in questo caso
all’entità che si manifesterà) ed esternerà.
Il gioco deve essere condotto rapidamente. Le risposte che vengono date dall’inconscio alle
domande che vengono poste in forma verbale devono essere rapide, in modo tale da impedire alla
parte logica di prendere il sopravvento e frenare quindi il gioco. È un meccanismo molto più
faticoso da mettere in atto rispetto all’analisi delle risposte dell’inconscio attraverso le ondulazioni
del corpo, perché richiede da parte del soggetto una forte concentrazione nei confronti della forma
pensiero. Per questo motivo talvolta si potranno riscontrare dei sospetti in merito alla veridicità
delle risposte verbali espresse dall’inconscio attraverso questa modalità.
Ogni qualvolta si insinueranno questo tipo di sospetti è possibile effettuare una controprova
ponendo nuovamente le domande all’inconscio e valutando a questo punto le oscillazioni del
corpo.
 INIZIO PRATICO DEL GIOCO, il soggetto si sottopone all’esperimento e gli vengono poste le
seguenti domande (D) alle quali l’inconscio del soggetto stesso risponderà (R):
o D: l’entità che andiamo a chiamare è vissuta Avanti Cristo o Dopo Cristo? R: Avanti Cristo (si
individua innanzitutto un range temporale)
o D: parliamo del periodo tra il 2000 A.C. e il 1000 A.C.? R: Si
o D: tra il 2000 A.C. e il 1500 A.C.? R: Si
o D: tra il 1500 A.C. e il 1750 A.C.? R: Si
o D: tra il 1700 A.C. e il 1750 A.C.? R: Si
o D: tra il 1700 A.C. e il 1710 A.C.? R: No
o D: tra il 1710 A.C. e il 1720 A.C.? R: No
o D: tra il 1720 A.C. e il 1730 A.C.? R: Si
o D: tra il 1720 A.C. e il 1725 A.C.? R: Si
o D: 1721 A.C.? R: Si (chiediamo conferma all’inconscio riponendo la domanda e valutando
questa volta le oscillazioni del corpo. L’inconscio riconferma 1721 A.C.)
o D: a che età è morta l’entità? R: 37 anni (quindi anno di nascita 1758 A.C.)
o D: secondo la geografia attuale, in quale continente ha vissuto: Australia? R: No
o D: Africa? R: No
o D: Europa? R: Si
o D: in quale nazione? Italia? R: si
o D: era un uomo o una donna? R: uomo
o D: come si chiamava? R: Nico
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Testo a cura di Francesca Setti
o
D: parlaci di Nico, chi era? R: un cantante (chiediamo conferma all’inconscio
riproponendogli la domanda e valutando le oscillazioni del corpo. Chiediamo inoltre se il
soggetto sottoposto a esperimento è ancora in dubbio se essere dentro o fuori alla forma
pensiero. L’inconscio conferma che l’entità era un cantante, ma anche che il soggetto ha
ancora il dubbio di non essere dentro la forma pensiero al 100%. Bisogna quindi fare un
passo indietro. Chiediamo nuovamente conferma dei dati reperiti finora. A questo punto,
avendo rafforzato la forma pensiero, abbiamo la conferma che il soggetto vi è dentro al
100%)
o Procediamo ora rafforzando la forma pensiero con atti cerimoniali. Chiediamo informazioni
dettagliate sulla vita di Nico con l’obiettivo di far rivivere le sue vicende.
o D: Nico, ci puoi cantare una delle tue canzoni preferite? R: No
o D: Come sei morto? R: giustiziato, decapitato
o D: Descrivi la tua morte. R: ero in ginocchio… per strada… l’arma era una spada corta. Mi
hanno ucciso dei soldati. Faceva freddo e avevo paura… i soldati erano alle mie spalle e
ridevano di me. Avevo un pubblico che mi guardava. Il colpo è stato secco, da destra verso
sinistra.
o D: Come ha reagito il tuo corpo? R: mi sono seduto all’indietro e poi sono caduto in avanti.
Un colpo secco mi ha staccato la testa di netto, che è rotolata in avanti.
o D: Cosa è successo dopo? Dove sei finito, in quale dimensione? R: sono uscito dal mio corpo
e lo vedo… vedo anche la mia testa. Continuo ad allontanarmi… vedo la gente… la scena
diventa più grande perché vedo dall’alto… ma resto lì a guardare.
o D: Cosa provi? R: non c’è emozione…
o D: Cosa succede dopo? R: il mio corpo viene preso per i piedi e insieme alla mia testa vengo
buttato su un carro… trainato da cavalli. Il carro si allontana.
o D: Vieni bruciato o sepolto? R: sul carro ci sono altri corpi… si dirige verso una campagna…
vicino ad un albero c’è un fosso… e vengo buttato lì dentro insieme agli altri corpi. (L’anima
rimane vicino al corpo. Lo possiamo dedurre dal fatto che ci viene descritta la scena)
o D: quanto tempo la tua anima è rimasta vicino al corpo? R: il mio corpo è stato coperto
dalla terra… assisto alla scena, ma dopo un po’ mi addormento e mi allontano…
o D: C’è una dimensione diversa del tempo rispetto alla nostra? R: No
o D: Nel tempo lo stesso luogo è cambiato? R: non vedo più nulla… non sono più lì…
o D: Siamo nel 2012… come hai fatto ad entrare in contatto con noi? R: Non lo so
o D: Hai una richiesta da fare? Sei in pace? R: Sono triste…
o D: Hai un messaggio da portare al soggetto che ti ospita? R: No
o D: Come mai sei entrato in lui? R: Avevo bisogno di energia…
o D: vuoi fare un negoziato con il soggetto che ti ospita? Se lui ti consente di manifestarti, gli
darai consigli su come agire? R: si, sono pronto…
o D: Perché? R: Perché non ho un altro canale per manifestarmi…
o D: vuoi dire qualcosa al soggetto che ti ospita? R: un grazie… per avermi dato energia…
o D: cosa deve fare secondo te il soggetto che ti ospita per essere felice? R: avere più
coraggio…
o D: ora puoi abbandonare il corpo di chi ti ospita… lui ti rievocherà, quindi puoi stare
tranquillo… se lui ti chiedesse qualche fenomenologia, tu le potrai compiere? R: Si
o Ora vai in pace...
 Tutte le volte che il soggetto si metterà in contatto con l’entità, rafforzerà l’egregora.
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