IPNOSI ESOTERICA, REGRESSIONI E FORME PENSIERO parte 2
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IPNOSI ESOTERICA, REGRESSIONI E FORME PENSIERO parte 2
WORKSHOP CON STEFANO BENEMEGLIO “L’IPNOSI ESOTERICA: regressioni e ‘forme pensiero’, utopia o realtà?” LABORATORIO ESPERIENZIALE: il tranfert generazionale e la veggenza Milano 3-10 DICEMBRE 2012 Il 3 e il 10 dicembre 2012 chiudono il ciclo di incontri sul tema dell’ipnosi esoterica. A differenza dell’incontro del 26 novembre, gli ultimi due si distinguono per la forte impronta esperienziale che viene data ad essi da Stefano Benemeglio. Si riprendono sostanzialmente i concetti teorici espressi in partenza, ma viene lasciato molto spazio alla loro messa in pratica attraverso un vero e proprio laboratorio esperienziale. Stefano Benemeglio ricorda nuovamente ai partecipanti che il credere o non credere alle fenomenologie che possono crearsi affrontando tematiche quali la veggenza, il tranfert generazionale, le regressioni antevita e quant’altro, altro non èche frutto della nostra predisposizione nel lasciare più o meno spazio all’influenza della parte logica. Quest’ultima infatti governa il mondo circostante: le esperienze di vita quotidiana e il pensiero comune ci spingono a ricercare sempre il perché delle cose, ad etichettare ogni singolo avvenimento, consentendoci così di stabilire sempre un’opportuna relazione di causa-effetto. Siamo quindi costantemente spinti ad eleggere regina la nostra parte logica, lasciando a quella emotiva solo una debole voce. Affrontare tematiche come quelle che in occasione di questi incontri ci accingiamo a trattare e ad amplificare, richiede tuttavia necessariamente uno sforzo da parte dei partecipanti nello spodestare dal trono la parte logica ed eleggere a nuova regina la parte emotiva. Molti troveranno diverse difficoltà nel fare questo, per via della forte tendenza di alcuni alla iper-logicità. Tuttavia è fondamentale capire un concetto: addentrarsi in tematiche di questo tipo comporta necessariamente l’accettazione e il fare propri elementi e fenomeni quali la follia. A tal proposito, ricordiamo che la follia è uno di quegli elementi costantemente additati e messi sotto accusa dalla realtà che ci circonda. Il rompere gli schemi, tipico appunto della follia, rappresenta nella logica comune un fattore da contrastare e questo perché il non poter conoscere il perché delle cose comporta necessariamente incertezza, indeterminatezza e quindi impossibilità di comprensione. Quando trattiamo dunque della follia, dobbiamo necessariamente prendere atto del fatto che parliamo di un fattore al quale non è possibile attribuire una relazione di causa-effetto adeguata e questo rappresenta il motivo per cui in occasione di questi incontri gli attribuiamo tanta importanza. La follia rappresenta infatti il presupposto per poter attuare quei processi che abbiamo citato in partenza, ossia veggenza, telepatia, regressioni ante-vita e via dicendo. Grazie alla follia infatti, ci è possibile creare in maniera “artificiale” una scissione della nostra parte logica in ragione e riflessione. Scindendola ed impendendo che le due parti collaborino, giungiamo alla follia. È una scissione che in questo contesto definiamo “esoterica”, per distinguerla dalla scissione che naturalmente si crea in quei soggetti che denunciano problemi di carattere patologico. Il tipo di scissione che andiamo a prendere in considerazione in questo frangente è attuabile attraverso tre strumenti fondamentali: il Gioco, la Simulazione e la Fantasia. 1 Copyright © Stefano Benemeglio – 3 e 10 Dicembre 2012 Testo a cura di Francesca Setti Avvalendosi di questi ultimi, il risultato può essere alquanto stupefacente: alcuni dei partecipanti hanno riportato esperienze personali a dimostrazione di come giocando e fantasticando sia possibile entrare in contatto con forme pensiero e terze entità al fine di ottenerne dei benefici. Sentite le testimonianze riportate dai presenti, si passa a questo punto alle sperimentazioni pratiche. La prima esperienza alla quale Stefano Benemeglio sottopone i partecipanti è legata al fenomeno del cosiddetto transfert generazionale. L’esperimento ha come obiettivo quello di evocare nei partecipanti l’entità materna, al fine di potergli porre specifici quesiti e dialogare con essa. Ricordiamo che in queste sperimentazioni non assume alcun rilievo il fatto che l’entità che si intende evocare sia in vita o meno. L’inconscio di ciascuno cerca infatti di mettersi in contatto con l’inconscio dell’entità stessa, il che non è influenzabile dall’esistenza in vita o meno dell’entità stessa. Per attuare il processo, Stefano Benemeglio invita tutti i partecipanti ad assumere innanzitutto la cosiddetta “posizione del cocchiere”. Fatto questo, chiede di chiudere gli occhi e di lasciarsi condurre dalla sua voce. Nel condurre l’esperimento, Benemeglio inizia spingendo tutti a focalizzare l’attenzione sui dettagli legati alla fisionomia della figura materna, nonché ai momenti e ai fatti con essa vissuti in età infantile. Invita a ricordare luoghi, colori, profumi e persone nella maniera più specifica possibile, affinchè il tutto possa assumere connotati simili al reale. Una volta celebrata la figura materna attraverso l’evocazione di questi aspetti, chiede a ciascuno di porre ad essa un quesito specifico e di attendere una sua risposta. Per fare questo è necessaria una forte concentrazione, ma soprattutto la capacità di mettersi in gioco e di utilizzare la fantasia in tutte le sue forme. Molti dei partecipanti chiedono se il perdono per determinati episodi sia stato concesso, altri chiedono se il non poter essere al loro fianco per via del suo non essere più in vita sia fonte di sofferenza. Indipendentemente dal quesito posto, l’esperimento si conclude con un dato: alcuni partecipanti non sono riusciti a recepire le risposte fornite dall’entità materna in merito ai quesiti posti. La spiegazione fornita da Benemeglio è semplice: ci vuole fantasia, bisogna simulare scene e luoghi alla perfezione, perché il gioco è lo strumento principale per poter entrare in contatto con le proprie forme pensiero. A questo punto, per fornire un’ulteriore dimostrazione della potenza di questi fenomeni, Stefano Benemeglio sceglie tra il pubblico un soggetto per poterlo sottoporre ad un nuovo esperimento, sempre legato al fenomeno del transfert generazionale. Qui di seguito riportiamo i dettagli: FASE 1: sensibilizzazione dell’inconscio tramite chiave di accesso simbolica. FASE 2: l’esperimento comincia con una ristrutturazione sul soggetto, per cercare di comprendere quali siano i principali conflitti da esso vissuti, il testimone di questi e la sfera di appartenenza. Emerge dall’analisi un conflitto legato all’aspetto autorealizzativo, causato da alcune scelte sbagliate commesse in merito. A questo proposito il soggetto spiega che effettivamente non si sente realizzato sul piano professionale per via di scelte lavorative rivelatisi errate poiché compiute in virtù della necessità di volersi staccare dalla figura paterna e raggiungere quindi l’indipendenza. In questo modo si è giunti contestualmente all’individuazione della figura paterna quale testimone. FASE 3: Benemeglio invita a questo punto il soggetto a mettersi in contatto con la forma pensiero del padre e a stabilire un colloquio chiarificatore con lui. Emerge l’esistenza di un forte attrito nel loro rapporto, dovuto principalmente alla poca presenza in qualità di figura di riferimento del padre nella vita del soggetto e in quella delle sorelle. Il soggetto conduce il colloquio ponendo quesiti Copyright © Stefano Benemeglio – 3 e 10 Dicembre 2012 2 Testo a cura di Francesca Setti specifici alla forma pensiero, che in questo modo trova celebrazione, ricevendo risposte in tempi ragionevolmente ristretti. FASE 4: Benemeglio chiede all’inconscio del soggetto se è disposto a questo punto a evocare una terza entità affinchè possa aiutare il soggetto a sbloccare la situazione con il padre. L’inconscio accetta e viene ora chiesto al soggetto di focalizzare l’attenzione su quale sia l’obiettivo che intende raggiungere attraverso l’intervento di una terza entità in qualità di mediatore. Inizialmente, dato il forte rancore serbato dal soggetto nei confronti della figura paterna, Benemeglio chiede l’intervento di un’entità del male. Tuttavia, poiché il soggetto dichiara di voler raggiungere come obiettivo un dialogo di amore, chiede l’intervento di entità benevola. FASE 5: viene chiesto a questo punto alla terza entità di intervenire e di dare un segno della sua venuta facendo muovere la mano sinistra del soggetto nel momento in cui sarebbe stata pronta ad un dialogo. In breve tempo si riceve il segno richiesto e comincia così il dialogo del soggetto con l’entità intervenuta. Il dialogo procede sulla falsariga del protocollo adottato in occasione della regressione ante-vita sperimentata nell’incontro del 26 Novembre 2012. Vengono poste all’entità quesiti in merito al sesso di appartenenza, all’epoca in cui è vissuta, all’età del decesso e del luogo geografico di appartenenza. L’entità in questione risponde dicendo di essere una donna, di essere morta all’età di 58 anni e di aver conosciuto il soggetto. Entrato in empatia con l’entità intervenuta, il soggetto pone domande in merito al modo più opportuno di agire nei confronti del padre affinchè la situazione che gli crea tanta sofferenza possa risolversi nel migliore dei modi. Nel ricevere le risposte, il soggetto si accorge di colloquiare con la figura materna ormai deceduta. Il colloquio si conclude e all’entità viene richiesto di andare in pace. Nell’incontro del 10 dicembre 2012, Benemeglio offre poi ai partecipanti ulteriori spunti di riflessione su quanto sinora delineato. Se è vero che la realtà circostante è fortemente influenzata dalla logica e dalla necessità di ricercare sempre un perché, ossia una relazione di causa-effetto, è altrettanto vero che la concezione esoterica al contrario attribuisce all’istanza emotiva il ruolo di protagonista, partendo dall’assunto che tutto ciò che è in grado di trasmetterci emozioni assume necessariamente connotati di verità. Il sentire profondo, la sensazione dell’esistenza di un’energia nei confronti di un’idea, di un pensiero piuttosto che di una persona non deve mai essere messa in secondo piano. Parliamo di quell’aspetto istintuale, presente in ciascuno di noi, che non dovrebbe mai essere messo a tacere dalla propria parte logica poiché talvolta espressione quasi premonitrice di verità. Si prenda ad esempio il fenomeno dell’attrazione: quando si incontra una persona per la prima volta e ci si sente attratti, difficilmente riusciamo a dare una spiegazione, un perché a tale attrazione. In quel preciso momento a livello inconscio avvertiamo un’energia particolare attorno a questa persona, che ci apre le porte a tutta una serie di proiezioni su di essa e sui dettagli della sua vita. Sostanzialmente, questa persona ci trasmette delle emozioni e, in quanto tale, avvertiamo la necessità di crearvi sopra delle proiezioni che attribuiscano ad essa connotati di verità. Per spiegare questo fenomeno, Benemeglio propone un esperimento sul fenomeno della veggenza. Lo svolgimento è il seguente: FASE 1: disposizione in coppie dei partecipanti FASE 2: ciascun componente della coppia porge all’altro un oggetto che lo rappresenti, al fine di favorire la veggenza FASE 3: Benemeglio comincia la conduzione dell’esperimento invitando i partecipanti ad adottare la “posizione del cocchiere”, a chiudere gli occhi e a concentrarsi. Copyright © Stefano Benemeglio – 3 e 10 Dicembre 2012 3 Testo a cura di Francesca Setti FASE 4: comincia la celebrazione della forma pensiero, rappresentata dal rispettivo compagno nella coppia. Benemeglio induce a visualizzarne la fisionomia, eventuali difetti fisici, ipotetici dettagli legati alla sua vita personale ed eventuali fonti di sofferenza. In tutto questo l’oggetto scambiato viene maneggiato al fine di rafforzare la veggenza. FASE 5: l’esperimento si conclude con un pubblico confronto. Anche in questo caso i risultati sono sorprendenti: alcuni partecipanti sono stati in grado di giocare in maniera talmente profonda da arrivare a scoprire dettagli anche molto intimi sul compagno con il quale si è effettuato l’esperimento. I risultati sono variegati, ma ciò che è degno di nota è che la maggior parte dei partecipanti è riuscita a visualizzare dettagli di vita sul compagno corrispondenti al vero. A conclusione del ciclo di incontri sul tema dell’esoterismo e di questo interessante laboratorio esperienziale, Benemeglio invita tutti i partecipanti a continuare a mettere in pratica questo tipo di fenomeni , poiché potrebbero rappresentare per alcuni una fonte di benefici. Inoltre ricorda a tutti di tener sempre presente un assioma fondamentale: “Se lo pensi lo crei, se lo crei lo identifichi, se lo identifichi lo persegui e se avrai reazioni strategiche lo realizzerai”, in riferimento ai connotati di verità che assume tutto ciò che è in grado di trasmetterci emozioni. In conclusione ribadisce nuovamente la forza di questi fenomeni, che per quanto vengano talvolta contrastati dalla nostra razionalità, sempre più spesso ci forniscono segnali inequivocabili su quanto potente possa essere la più grande forma pensiero di cui disponiamo: il nostro INCONSCIO. Copyright © Stefano Benemeglio – 3 e 10 Dicembre 2012 4 Testo a cura di Francesca Setti