Alberto Mingardi - Home
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Alberto Mingardi L'intelligenza del denaro Perche il mercato ha ragione anche quando ha torto Le diseguaglianze inevitabili Dove si sostiene che Ie diseguaglianze non scompariranno mai: illoro peso, invece, si alleggerisce man mana che il progresso economico mette sempre piit «cose» a disposizione di tutti. Le diseguaglianze permeano qualsiasi societa umana, ma queUe prodotte da un libero mercato riescono spesso incomprensibili. If mercato non pUG essere una meritocrazia, perche manca un kratos, un principio intrinseco che voglia riordinare la societa secondo un progetto definito. La concorrenza si limita a punire chi organizza male Ie risorse a sua disposizione. Ma per funzionare, ha bisogno della sanzione del fallimento: tentativi, prove ed errori sonG opportunita di apprendimento per il sistema di mercato. Lo Stato sociale spesso non funziona da sostegno per i singoli che direttamente soffrono Ie conseguenze di questi fallimentz; ma funzionale al mantenimento di apparati burocratici complessi, che redistribuiscono risorse a proprio vantaggio. I:affrancamento dalla poverta passa per la crescita economica. Libero scambio e liberta di emigrazione consentirebbero a quante piit persone possibili di prendervi parte. Ma sonG avversati proprio da coloro che nei paesi piit ricchi combattono Ie diseguaglianze: dzfendendo i «diritti acquisiti», in realta Ie alimentano. e Le nostre societa sono permeate da un forte senso di ostilita nei confronti dellibero mercato. E opinione diffusa che un'economia di mercato possa, nella migliore delle ipotesi, produrre ricchezza. Ma questa ricchezza deve necessaria mente essere redistribuita, pena il dissesto sociale. Un politico coraggioso, di cui si ricordano Ie importanti battaglie contro l'apartheid sudafricana e la proliferazione nucleare, Olof Palme, diceva che il capitalismo e come una pecora ben pasciuta. Lo Stato dovrebbe intervenire a tosarla, distribuendo Ia lana con equita. Questo punto di vista resta molto popolare perche una distribuzione estremamente diseguale delle risorse ci appare di per se scandalosa. 1'1 % pili ricco delIa popolazione mondiale possiede i140% dei beni del mondo, secondo Ie Nazioni unite1. Questo 1% e a sua volta un pezzettino delIa popolazione di Europa e Stati Uniti (il 17% di tutti gli abitanti del globo). Che pur essendo mediamente pili ricchi del resto del mondo, sono alloro interno societa divaricate e nelle quali la diseguaglianza sociale, a detta di molti, sarebbe in aumento. La diseguaglianza non e necessariamente ben misurata dalla ricchezza: Ie differenze nelle entrate (reddito) e nelle uscite (consumi) sono almeno altrettanto rilevanti del «patrimonio» di cui dispone ogni nucleo familiare. Se in Italia si sente frequentemente rilevare che sarebbe distribuita particolarmente male la ricchezza, cioe che vi sarebbe una piccola quota delIa societa che possiede un ingente patrimonio, in un paese pili dinamico del nostro quale gli Stati Uniti l'attenzione si ferma sulle diseguaglianze di reddito, Ie quali fra il 1980 eoggi sarebbero aumentate non fra Ie classi medie e gli strati pili poveri delIa popolazione, ma fra Ie classi medie e i top earners, i maggiori percettori di reddito. E opportuno soffermarsi brevemente sulla situazione americana, perche risulta emblematica dei «difetti congeniti» pili tipicamente ricondotti alIa «pecora capitalistica», e che costituiscono il motivo per cui andrebbe opportunamente tosata. II sistema di mercato, per coloro che 1 James Randerson, World's Richest 1% Own 40% Dzscovers, in "The Guardiam>, 6 dicembre 2006. of All Wealth, UN Report hanno a cuore la riduzione delle diseguaglianze, provvederebbe Sl a creare ricchezza, ma delineerebbe un sistema nel quale a chi ha sara dato, a chi non ha sara tolto anche quello che ha. II movimento Occupy Wall Street negli Stati Uniti, ma anche gli Indignados in Spagna, hanno puntato i riflettori proprio su tale esecrabile caratteristica del capitalismo occidentale. Le statistiche su questi temi si prestano pero a interpretazioni frettolose. Rispetto al gap in crescita fra top earners e classi medie, in apparenza una caratteristica universalmente riconosciuta alIa societa american a di oggi, e stato fatto rilevare come sia importante non farsi sviare dalla «media del polIo». Trilussa, nella sua poesia La statistica, faceva notare che «da Ii conti che se fanno / seconno Ie statistiche d'adesso / risurta che te tocca un polIo l'anno / e, se nun entra nelle spese tue, / t'entra ne la statistica 10 stesso / perch' e c' e un antro che ne magna due». Ogni tanto pero non aumentano solo i polli: ma anche i mangiatori di pollio Fra il 1980 e il 2005, il reddito mediano negli Stati Uniti sarebbe aumentato soltanto del 3 % - mentre, al contrario, i redditi del top 1% delIa popolazione (quello reso famoso da Occupy Wall Street, che l'ha indicato come una sorta di piovra parassitaria che sottrae risorse al resto degli americani) sono quasi quintuplicati. Un caveat necessario e che la definizione statistica di reddito del Census Bureau americano riguarda il reddito «al lordo delle imposte suI reddito e sui salari dei dipendenti; Ia definizione di reddito, inoltre, esclude ogni trasferimento pubblico derivante da Social Security (pensioni), prestazioni pensionistiche e di invalidita, assicurazione sanitaria pubblica (Medicare e Medicaid), sussidi di disoccupazione, programmi di assistenza, crediti d'imposta per reddito da lavoro e via dicendo». Percio, cercare di dedurre da queste informazioni statistiche una prospettiva sulle condizioni di vita reali delle persone puo essere fuorviante: i ricchi, che poi vengono molto tassati, parranno pili ricchi. Le classi me die e i pili poveri, quando siano beneficiari netti di determinati interventi pubblici (Stato sociale, detrazioni), appariranno pili poveri di quanto in realta siano - nella Ioro con creta possibilita di fare la propria vita, assumere delle scelte, acquistare delle cose. Nondimeno, e inutile nascondersi che l'idea di una crescita cosllimitata del reddito mediano turba il sonno anche del pili liberista dei liberisti. II reddito mediano non e il reddito medio: 10 si va a esaminare al posto del reddito medio proprio per sfuggire alIa «media del polIo» di Trilussa. Per evitare cioe che i redditi alti, essendo sempre pili alti, influiscano troppo sulla media, si va a vedere il reddito delle persone e delle famiglie che stanno nel mezzo (sulla median a) delIa distribuzione. II che risolve il problema dei polli: ma non quello dei mangiatori di pollio In un libro molto interessante e piacevoimente controcorrente2, l'ex finanziere Edward Conard ha scomposto il reddito mediano per gruppi demografici. In quello stesso periodo, il reddito mediano dei maschi bianchi negli Stati Uniti e cresciuto del 15%, quello dei mas chi non bianchi del 16%, quello delle donne bianche del 75% e quello delle donne non bianche del 62 %. Come pua essere? Come fa il reddito mediano a rimanere sostanzialmente invariat6, mentre il reddito mediano dei diversi gruppi demografici cresce? Cosa sia accaduto, l'ha ben spiegato l'economista Steven Landsburg: Immaginate che un agricoltore possieda alcune capre del peso di una cinquantina di chili e numerose vacche del peso di mezza tonnellata e che la mediana del peso delle sue bestie sia esattamente cinquecento chili, Supponiamo adesso che, qualche anno dopo, egli abbia acquistato un considerevole numero di capre, che hanno raggiunto il peso di cento chili, mentre Ie sue vacche sono ingrassate fino a pesare una buona tonnellata. A questo punto, immaginiamo che la mediana del peso dei suoi animali sia pari a cento chilogrammi. Uno sciocco potrebbe dire al nostro agricoltore che oggigiorno il suo «animale mediano» sembra piuttosto smilzo, mentre questi dovrebbe rispondere che tanto Ie sue capre quanta Ie sue vacche se la stanno cavando benissimo, almeno rispetto al passato. Questo e quanto e avvenuto al reddito mediano: ciascun gruppo demografico ha fatto progressi, ma aHo stesso tempo Ie fila deHa forza-Iavoro sono state ingrossate da un forte afflusso di individui ap- 2 Edward Conard, Unintended Consequences: Why Everything You've Been Told About the Economy Is Wrong, New York, Portfolio, 2012. partenenti a gruppi a basso reddito (donne e non bianchi). Questo ~ffetto ~a crc:atol'illus~o~e che nessuno abbia fatto progressi, mentre 1llrealta tuttI hanno mlghorato Ie proprie condizioniJ, . Gli Stati Uniti hanno vissuto una sotta di globalizzazione mterna. Dal 1980 al 2005 sono stati creati quaranta milioni di posti di lavoro che prima non c'erano. Questi nuovi posti di la.voro so~o s~ati, per Ia prima volta nella storia, a disposizione dl categone dl persone che solo pochi anni prima non potevano neanche sperare di occuparli. Un aumento del 62% del reddito mediano dell~ donne non bianche significa un passaggio da 10.200 dollan l'anno a 16.500 dollari l'anno (sono valori al netto dell'inflazione). In termini assoluti, anche oggi, non sono tanti soldi. Ma sono molti piu soldi di quanti non potessero sperare di guadagnare, quelle stesse persone, non duecento ma venti cinque anni fa. La crescita economica, quindi, pare avere gid redistribuito risorse. II film The Help (tratto dal romanzo di Kathryn Stockett) e una rappresentazione esemplare della vita che facevano Ie donne di colore nel Mississippi negli anni sessanta. La segregazione Ie confinava allavoro a servizio e i pregiudizi razziali rendevano i~i~m~ginabile che una donna di colore potesse svolgere manS10111 dIverse dal cucinare nella casa di una ricca signora bianca e stirare Ie camicie di un ricco signore bianco. La misura nella quale la societa american a e cambiata - per una varieta di ragioni, buona parte delle quali non riconducibili esclusivamente a~l'evoluzione dellibero mercato - ha consentito una partecipazlO~e allavoro assai superiore che in passato. E verissimo che buona parte di queste persone percepiscono un salario modesto. Cia e conseguenza del genere di mansione che svolgono, e il genere di mansione che svolgono e considerab!le, i~ buona misura, esito di quell a che il filosofo John Rawls c~ ha 111segnato a chiamare la «lotteria naturale». E un'espresSlOne che ha avuto molta fortuna, proprio perche esprime in modo suggestivo un'ovvieta: noi tutti veniamo al mondo in luo- 201;. Steven Landsburg, The Numbers Racket, www.thebigquestion.com. 30 luglio e ghi e in famiglie diversi, nessuno responsabile, a «merit a», il posta che gli ha assegnato il caso. Non e scritto nelle stelle, ma se ho sempre vissuto in una casa piena di libri e ragionevolmente piu probabile che mi venga in mente di aprirne uno. Non e scritto nelle stelle neppure questa, ma i figli di genitori laureati probabilmente non solo avranno la possibilita di scegliere fra scuole migliori nelle quali studiare (un po' perche Ie persone laureate tendono a guadagnare di piu, un po' perche Ie persone laureate tendono ad avere idee abbastanza chiare suI percorso di studi che dovranno svolgere i lara figli), ma vivranno in un contesto sociale che, dando piu valore all'istruzione, Ii ispirera a investire di piu nell'acquisire competenze. 11 che, a sua volta, avra l'effetto di renderli depositari di capacita piu scarse (e facile che molte persone imparino a lavare i piatti anche da sale, piu difficile che sappiano come fare a sintetizzare una proteina), e pertanto avra conseguenze positive suI lara reddito. La «lotteria naturale» e un fatto delIa vita: e un «caso», ora piu bello ora piu brutto. Per chi nasce figlio del notaio in un paesino italiano, Ie case andranno probabilmente piu lisce che al figlio del netturbino. Ma 10 stesso si puo dire per chi viene al mondo a New York, pure in una famiglia del ceto media-basso, piuttosto che in Ghana. Per non dire dell'esser nata nel 1984 piuttosto che nel 1927. Pensiamo soltanto a quanta e diversa, oggi, la possibilita di avere un'esistenza piena per quanti abbiano una malformazione congenita. Per Adam Smith, il fine di tutta la produzione e il consumo. 11 nostro reddito non ci serve «di per se»: ci serve per il genere di vita che ci consentira di condurre, che vuol dire per il genere di consumi che ci consentira di sostenere. Da questa punta di vista, difficile non tenere canto di come i consumi anche dei piu poveri si siano vistosamente evoluti. Una famiglia a basso reddito ha oggi a disposizione comodita e «cose» che Ie consentono di godere di benefici inimmaginabili per una famiglia ad alto reddito di cinquant'anni fa. 11 sistema di mercato lascia aperta la discussione sulle diseguaglianze e la poverta relativa, ma ha chiuso quella sulla poverta assoluta. I poveri di oggi possono sembrarci malta piu poveri dei ricchi di oggi, ma sana strepitosamente piu ricchi dei poveri di ieri (e a dire il vera Forse anche dei ricchi dell'altro ieri). e L'economista Alan Reynolds ha cercato di comprendere quale Fosse nel1971 e nel200lla penetrazione di beni che migliorano significativamente la qualita delIa vita (dall'automobile al fonda a microonde) nelle famiglie del quintile piu povero delIa societa. % di tutte Ie famiglie (1971) % delle famiglie povere (2001) 79,5 72,8 31,8 75,6 43,4 97,3 Frigorifero 83,3 98,9 Asciugatrice 44,5 55,6 Forno a microonde >1,0 55,6 0,0 98,0 Pc 0,0 24,6 Telefono cellulare 0,0 26,6 Beni di consumo durevoli Auto (una Impianto 0 pili) di condizionamento Tva colori (una Lettore dvd 0 0 pili) dell'aria videoregistratore Fonte: Alan Reynolds, tab. 4.2. Income and Wealth, Westport Ct, Greenwood Press, 2006, Purtroppo non abbiamo un indice che misuri in modo affidabile quante «case» abbiamo e in che misura questa a quel gruppo sociale possa avere accesso a «case» utili per vivere una vita migliore. Ma, se discutiamo di diseguaglianze, non possiamo fermarci al reddito e non pensare a quello che quel reddito riesce a comprare. Se riconosciamo all'economia di mercato di avere un effetto sulla distribuzione dei redditi, e ipocrita non riconoscerle di condizionare anche la distribuzione delle «case». Come ha osservato Robert Samuelson, II quadro e piu complicato dell'immagine semplicistica dei ricchi che diventano piu ricchi a spese di tutti gli altri. Se fate un giro nella maggior parte delle citta' americane, potrete constatare quanto sia diffusa la prosperita. Nei modi piu svariati, che sfuggono aIle misure, la distanza sociale tra la classe media e i ricchi e diminuita, giacche il divario tra i beni di lusso e i loro equivalenti per il mercato di massa e molto pili esiguo di quello che intercorre tra l'avere qualcosa e il non avere nulla. La differenza tra una Chevrolet e una Ferrari si misura principalmente in termini di prestigio sociale, particolarmente se entrambi i guidatori sono bloccati nel traffico4• La societa in cui viviamo compie 10 straordinario miracolo di produrre modelli di automobili i piu diversi, che fanno tutti, dopotutto, la medesima cosa: ci Cbnsentono di spostarci. Il fatto che oggi possiamo scegliere tra una 500 e una Yaris, tra una Bmw serie 1 e una Delta, tra una Ferrari e una Porsche, testimonia come imprese diverse cerchino in ogni modo di con quistare ciascuna una particolare nicchia di consumatori. Questo non e «spreco» di risorse che meglio potrebbero essere investite altrove. Non c'e segmento delIa produzione automobilistica dove Ie alternative abbondino come quello delle utilitarie. La liberta di scegliere viene riconosciuta per ogni fascia di reddito, e genera un'offerta abbondante proprio la dove la domanda e piu ampia. Le «cose» che possiamo comprare, anche se abbiamo redditi bassi, e che ci aiutano a vivere una vita immensamente piu confortevole di quell a dei «padroni» dei nostri nonni, suggeriscono che forse ha ragione Samuelson. Le diseguaglianze non sono scomparse, ma sono diventate menD rilevanti. Diseguaglianza e mercato vengono considerati in buona sostanza inseparabili l'una dall'altro, nel discorso comune. Ai nostri fini, piu che indagare se e come la societa americana sia diventata piu diseguale negli ultimi vent'anni, e opportuno chiedersi se davvero Ie diseguaglianze siano una conseguenza soltanto dell'interazione delIa lotteria naturale con il genere di regole proprie di un'economia di mercato. Nessuna persona di buon senso negherebbe che la lotteria naturale ci condiziona non solo per via del reddito dei nostri 4 Robert]. Samuelson, The Great Inflation and Its Aftermath. The Past and Future of American Affluence, New York, Random House, 2008, p. 102. genitori. Un economista americana, Daniel S. Hamesh., per anni ha condotto studi sull'effetto delIa bellezza suI reddlto. Il tema puo apparire frivolo, ma se nascere ricco apre tutta una serie di porte che nascere povero nella migliore delle ipotesi lascia socchiuse, qualcosa di non dissimile la si puo dire per illook di una persona (in massima parte conseguenza del suo patrimonio genetico, solo parzialmente dovuto all'esercizio e all'applicazione delIa volonta personale). Secondo Hames?, trovarsi nel terzo degli individui di piu bell'aspetto genera m America guadagni superi~ri di circa il 5 % di quelli ?tten~ti da persone di bellezza media e che, tranne che per 1estenorita sono molto simili alle prime. Gli individui classificati nel sett'imo «meno bello» delIa societa guadagnano grosso modo il 10% in menD di uomini e donne per altri versi identici a 10r05. Non troppo diversamente, pare che Ie persone obese, a parira di competenze e di profilo professionale, guadagnino menD di quelle magre, Ie basse delle alte. .. . Questi studi si basano su un vasto numero dl mtervlste e su sondaggi ad ampio raggio, e generano la loro buona parte di controversie. Non e il caso di discuterli in dettaglio. In questa sede ci servono soltanto per prendere atto che esistono diseguaglianze non «pecuniarie» che, tuttavia, a loro volta poss~no avere effetto sui redditi 0, piu in generale, suI successo soczale degli individui. Non solo ci sono professioni praticabili esclusivamente da persone «belle»: un ragazzo basso e sovrappeso non potra fare il commesso da Abercro~bie an~ Fitc~,. ch~ attrae masse di ragazzine ululanti grazie al pettorah scolplt1 del suoi uscieri. Inoltre, se pensiamo ai nostri stessi atteggiamenti con un minimo di onesta intellettuale, dobbiamo ammettere che in tutta una serie di situazioni preferiamo trovarci davanti una persona dall'aspetto gradevole. La bellezza e uno dei. piu «immeritati» attributi di un individuo, ma e anche prezlosa. Che ricchi salari dd la bellezza (Yeats). Qualcosa di non diverso puo dirsi anche di altre caratteristiche proprie degli esseri umani. Nonostante un elevato 5 Daniel S. Hamesh, Beauty Pays. Why Attractive Princeton, Princeton University Press, 2011, p. 64. People Are More Swcessful, guoziente intellettivo sia spesso associato a una cetta tendenza all'a~si~ e alla. depressione, siamo convinti che esso rappresenti un blglIetto Vlllcente alla lotteria naturale. E che dire di tutti co~oro che ~em~r~no pot~rsi. sentire immediatamente a proprio agIO con glI altn, III gualslasl contesto? Anche la facilita nell'all~c~ia~e relazioni puo influire positivamente sulla nostra capac~ta dl. g~nerare reddito: in Italia abbiamo casi ragguardevoli dl caplazlenda, grandi imprendifori, politici e banchieri la cui maggiore dote sembra consistere nella capacira di arruffianarsi il prossimo. . Guardiam~ Ie cose, com' e naturale, dal nostro punto di vIsta, guello dl persone che vivono in una societa commerciale agli albori del terzo millennio. In altri tempi e in altri contest/ differenze naturali che ci appaiono meno rilevanti ricevevan~ un apprezzamento maggiore. Correre veloci come Forrest Gump puo rivelarsi un vantaggio strepitoso: in una situazione ?i gu~r~a, 0 i~ ~r:a s.ocieta di cacci.atori-raccoglitori, guali guelle III CUI1~malllta e Vlssuta per la PH1 parte della sua storia. Le dlfferenze naturali e socia Ii sono intrecciate ma non congruenti. I premi per i biglietti della lotteria nat~rale sono diversi a ogni estrazione. Le capacita delle persone trovano un maggiore 0 un minore apprezzamento sociale a seconda dei contesti. ~on~idera~e il fatto della diseguaglianza una canseguenza dell ordllle dl mercato e allora perlomeno ingenuo. In realta n?n esistono societa che siano perfettamente egualitarie: l~ dlfferenze naturali di ciascuno vengono talora esaltate e talora represse, a seconda delluogo e del tempo in cui viviamo. Non basta ~ver~ ric~vu~o un biglietto vincente: il montepremi e diverso, III sltuazlOlll storicamente differenti. . Neppure l~ s.ocieta primitive erano pienamente egualitarie. I pIccolI gruppl dl cacciatori-raccoglitori erano severamente ordinati,. suI. piano gerarchico. Le posizioni apicali potevano essere eredltan~, spesse volte erano giustificate dalla superiore prestanza fislca. In. u?a societa in cui si caccia per mangiare, non e assu:do che chI nesce a procacciare pili cibo sia anche il capo. ~l~urame~:.te non e~ar:o .«societa di eguali» gli esperimenti stonCl c.h.el?1Uhanno IllSlStltOsulla necessita di superare Ie intollerabl11 dlseguaglianze cagionate dal capitalismo di mercato. Pensiamo alla Russia sovietica. II successo dell'ideologia socialista si spiega proprio con la promessa di chiudere il fossato che separava lavoratore e detentore del capitale: la diseguaglianza regina, 0 tale almeno appariva, in una societa di mercato. Daniel Friedman racconta, su Brdnev, questa gustosa storiella: Fu il pili avido e venale dei dittatori sovietici. Si raccontava che sua madre un giorno avesse lasciato la grigia vita che conduceva in provincia per andare a trovarlo: Brdnev Ie mostro orgogliosamente diamanti, macchine di lusso, case sontuose: «Quante belle cose», commento lei, sbalordita, «ma che succederii se torneranno i rosSi?»6. Brdnev, e in particolar modo la figlia Galina, rappresentano agli occhi del mondo il nadir del governo sovietico, la massima esplosione dell a corruzione, cui la stessa nomenklatura cerco di porre rimedio nominando come successore e moralizzatore un ex capo del Kgb, Andropov. Prima e dopo Breznev Ie diseguaglianze rimasero un latta nel regime sovietico: non solo perche alcuni riuscivano a trarre un beneficio illecito dalla propria posizione, ma proprio in ragione dello strepitoso potere che la burocrazia poteva esercitare suI resto della societa. Scrivendo che quella sovietica era una rivaluziane tradita, Lev Trotzkij sostenne che, per l'appunto, a essere tradita era stata l'aspirazione all'eguaglianza. Per Trotzkij, al culmine della piramide sociale i suoi vecchi compagni rivoluzionari avevano eretto «una potente casta di specialisti dell a distribuzione»7. Questi specialisti dell a distribuzione erano inclini a distribuire il pili possibile a vantaggio di se stessi: Puo sembrare che non esista nessuna differenza dal punto di vista dell a proprieta dei mezzi di produzione tra il maresciallo e la domestica, il direttore di trust e il manovale, il figlio del commissario del popolo e il giovane straccione. Tuttavia, gli uni occupano confortevoli appartamenti, dispongono di molte ville nei diversi angoli del paese, hanno Ie migliori automobili e, da lungo tempo, non sanno pili come (, Daniel Friedman, Morale e mercato. Storia evolutiva del mondo moderno (2008), Torino, Ibl Libri, 2012, p. 149. 7 Lev D. Trotzkij, La rivoluzione tradita (1936), Roma, Samona e Savelli, 1968, p.56. si pulisce un paio di scarpe; gli altri vivono nelle baracche, in cui spesso mancano anche delle pareti divisorie, hanno familiarita con la fame e non puliscono Ie scarpe perche vanno scalzi8. pastello di Star Trek. Dove, p.ero, la misura del~~ .dista~za so~ ciale che passa fra un contadmo dello Iowa e 1 ehte del corpl spaziali e data da una rigida organizzazione gerarchica delIa In quel pezzo di mondo che aveva abbandonato I'economia di mercato, Ie diseguaglianze non cessarono di esistere, fra il 1917 e il 1991. Esse erano semplicemente diseguaglianze di tipo diverso da quelle che negli stessi anni conoscevamo in Occidente. La societa sovietica era rigidamente divisa, aveva un vertice e una base. Al vertice, vero, non accedevano persone che avevano dimostrato di essere brave a fornire ai consumatori (alIa base) cia che essi desideravano - gli imprenditori. Stava invece un personale politico attentamente selezionato sulla base di propri criteri dal partito e dai suoi capi pro tempore. Tanto maggiore era la capacita di esercitare potere, influendo anche sugli aspetti pili concreti e all'apparenza minuti delIa vita delle persone (persino i pili banali esercizi delIa liberta richiedevano specifiche autorizzazioni,esattamente come il razionamento permanente condizionava fino nei dettagli pili inverosimili i consumi), e tanto pili erano i benefici aggiuntivi che potevano essere estratti tramite concussione. . Come ebbe modo di ricordare un importante sovietologo, «11potere che la leadership del partito-Stato esercita sull'assegnazione delle risorse agevola 10 storno di una parte di esse a favore dello strato dominante. Questo e altri tipi di privilegio e di ineguaglianza venivano quindi occultati e non erano mai discussi pubblicamente»9. La societa degli eguali contemplava un buon numero di individui piii eguali degli altri, per dirla con Orwell; in questo, pero, non era incoerente con il cliche dell'utopia cui, per quanto larvatamente, si ispirava. L'uguaglianza utopica non mai uguaglianza di tutti i membri di una comunira. Gli utopisti hanno immaginato societa nelle quali la proprieta e comune e gli scambi in denaro sono stati aboliti, come nel futuro a tinte societa. Platone e stato il primo utopista. La Repubblica nelle sue intenzioni era l'affresco di una societa come dovrebbe essere, senza che ci si mettano la storia e il caso a interferire. Era una sociera egualitaria? Nient'affatto. Era una sociera rigidamente tripartita. Dal basso verso l'alto delIa ~cala sociale, la Repubblica si divide in artigiani (la classe cuI toccava lavorare e produrre i beni'" materiali), guerrieri (che doveva~o proteggere 10 Stato) e infine arconti, i governanti-filosofi che, m ragione dell a propria superiore saggezza, portavano sulle spalle il fardello del governo. Per Popper, la filosofia politica di Platone gira attorn?a due punti fermi: la rigida divisione delle classi, «la classe dmgente formata dai pastori e dai cani da guardia dev'essere nettamente separata dall'armento umano», e l'identificazione delIa sorte dello Stato con quella delIa sua classe dirigentelO. Sia nella citta ideale che nelle sue imperfette (e sanguinose) approssimazioni terrene, Ie diseguagliar:ze, pertanto, esistono _ esattamente come in un contesto dl mercato. Non sono esprimibili nei termini a noi pili consueti. In una societa senza denaro non e il denaro che puo fare 10 status. Ma la presenza di dis~guaglianze pare contraddistinguere qualsiasi tentativo umano di vivere assieme: anche quelli che la negano. Da una parte, non c' e societa senza una qualche divisione dellavoro. Una qualche divisione dellavoro implica un sistema di incentivi, anche nelle societa pili primitive e «orizzontali». Persino nell'Unione Sovietica, con la Nep, venne introdotto un sistema di remunerazione sulla base del contributo al prodotto. I meccanismi di pagamento potevano essere molto egualitari, ma non 10 erano mai completamente: anche perche una distribuzione «piatta» delle risorse era compensata, per COS1 dire, da fortissime differenze di status. e e Ibid., p. 219. Alec Nove, The Economic.> of Feasible Socialism Revisited, London, lms, 1991, p. 109. 8 • 9 10 HarperCol- Karl·Popper, Armando, La sacleta aperta e I suol nemlcl. Platone totalltarlo (1945), Roma, 1996, p. 117. Sergio Ricossa ha scritto che «archeologia e progressismo non sono termini incompatibili. Ogni utopia, in quanto aspiri a terminare l'economico, si appropria per il futuro di qualche elemento dellontano passato aureo»l1. Per Ricossa, il mito dell'eta dell'oro e alla radice di tutti i perlettismi, di tutti i tentativi di realizzare il regno dei cieli sulla terra. . Ma, nella mitica eta dell'oro, pili che diseguaglianza, non V1era scarsita: nelle Opere e i gtorni Esiodo immagina la prima epoca mitica come il periodo nel quale «il suo frutto dava la fertile terra / senza lavoro, ricco e abbondante, e loro, contenti, / sereni, si spartivano Ie loro opere in mezzo a beni infiniti, / ricchi d'armenti, cari agli dei beati». Fuori dai giardini dell'Eden, per avere cia che desiderano gli uomini devono gestire la scarsita. Che significa, nella Repubblica di Platone che anche gli arconti hanno bisogno di gente che lavori la terr~ e produca beni. Dall'altra, utopia fa rima con gerarchia. L'identificazione di una classe privilegiata, coloro che possono vivere alla maniera dell'eta dell'oro, scava un solco profondo. La differenza, certo, sta nel modo in cui Ie diseguaglianze si determinano. Cia che appariva e, forse, an cora appare attraente dei voli pindarici degli utopisti e che essi danno un senso allatto della diseguaglianza. Abbiamo detto che in un sistema di mercato Ie motivazioni degli attori economici non sono importanti. In questo tipo di societa, al contrario, Ie motivazioni sono precisamente cia che deve essere socialmente apprezzato. Come ebbe modo di notare Trotzkij circa l'utopia che aveva contribuito a realizzare, «il vecchio principio: chi non lavora non mangia e stato sostituito da quest'altro: chi non si sottomette non mangia» 12. ' Le differenze appaiono meno «inique» perche e possibile leggerle e comprenderle alla luce di un criterio specifico. E chi guida la societa a disporre di uno status superiore. E la competenza dei filosofi, la lungimiranza del capopartito, il valore Il Sergio Ricossa, La fine delt'economia. Saggio sulta perfezione Mannelh-TrevlgllO, Rubbettino-Facco, 2006, p. 47. 12 Trotzkij, La rivoluzione tradita, cit., p. 260. (1986), Soveria attestato dal processo di selezione della classe dirigente che «fa» Ie distanze che separano i migliori dagli altri. Nella citta di Utopia, Ie diseguaglianze riflettono un progetto: il progetto dell a guida, della classe dirigente, per la collettivita nel suo complesso. La forte passione che anima quanti, ieri e oggi, combattono la diseauaglianza si spiega forse meglio cosl. A dare scandalo, a susci~are riprovazione, sono Ie diseguaglianze in un sistema di mercato, proprio perche esse appaiono sfuggire a qualsiasi razionalizzazione. Lo Hugh Grant di About a Boy e un eterno ragazzino che mangia andle se non lavora, per~he il padre anni prima ha scritto un jingle natalizio che contmua a produrre royalty. 11 problema non sono, pertanto, 1: differenze sociali in se e per se: che il mercato pa~e eccezlOna~~e?te prono ~ produrre esiti iniqui perche non faolmente legglbIh alla luce d1 un unico criterio ordinatore. e Nell'estate del 2012 Ie iniquita del sistema capitalistico hanno assunto il volto spigoloso di Zlatan Ibrahimovic. L'attaccante svedese ceduto dal Milan di Silvio Berlusconi al Paris SaintGermain, si e accordato con il nuovo team per uno stipendio di quattordici milioni di euro l'anno, diventando cOSlil giocatore pili pagato della lega francese. E un eufemismo definirla una cifra ragguardevole. Quattordici milioni di euro sono quattrini in dose inimmaginabile per la pili parte degli esseri umani. Se ipotizziamo che i tifosi del Paris Saint-Germain non si discostino significativamente dalla media francese, guadagneranno in un an no all'incirca 32 mila euro. Dodici mesi di caki al pallone di Ibra (di cui conosciamo il reddito al netto delle imposte) valgono suppergili 875 anni di lavoro dell'impiegato di banca che mette la foto di Ibra come sfondo del suo desktop. I aiornali hanno riportato Ie dichiarazioni del ministro del Bilan~io Jerome Cahuzac, per cui «sono cifre indecenti in un momento in cui tutti dovrebbero fare uno sforzo a causa delle conseguenze di una terribile crisi finanziaria che ha colpito i mercati»:3. P!li ~obriamente, ~lpresidente Hollande ha suggerito che «SIpUOVInCeresenza ncorrere necessariamente a ingaggi del genere»14. . Seco~do il loro sindacato, un medico di medicina genera Ie In FrancIa guadagna attomo ai 130 mila euro l'anno di cui la eta se ?e va i~ imposte. E molto probabile che chiu'nque non n: Sla un tlfoso dl calcio riscontri una certa sproporzione nella remunerazione fra una professil.'>necomplessa, che richiede non solo. il capitale di nozioni accumulato in un lungo corso di studl, ma anche la finezza di ragionamento e la particolare sensibilita necessarie a fare una diagnosi su un altro essere umano e il rincorrersi su un campo di calcio. Non solo il mestiere del ~ed~co appare, considerato astrattamente, pili complesso, ma Imphca anche responsabilita incomparabilmente pili gravose. Eppure, in Francia ci sono circa 200 mila medici mentre immagin.and~ che ognuna delle squadre della prima lega fran ~ cese ~b~la a h~ro paga 30 giocatori, di atleti considerati in grado dl mlsurarSl sullo stesso campo con Ibrahimovic non ce n' pili di 600. e I giocatori di serie A stanno al calcio come i premi Nobel per la medicina stanno alla pratica medica: sono degli outlier per definizione. Siamo nell'ambito della pili acclarata eccezion~lita. Cia premesso, quattordici milioni l'anno per IbrahimoVICnon sono veramente troppo? Azzardare valutazioni di questa genere sempre complicato. Sperand~ di non offendere nessuno, potremmo paragonare un grande glOcatore a uno Chateau Petrus. n Petrus ha reso famosa la regione di Pomerol, patria di Bordeaux con i controfiocchi (alcuni dei quali per fortuna an cora relativamente abbordabili). Di Petrus se ne fanno meno di 55 mila bottiglie l'anno e il prezzo varia fra i 600 euro a bottiglia, per un'annata consid~rata mediocre, e i 3000 per una considerata spettacolare. Per dire: una veloce ricerca su eBay, mentre scrivevo questo capitolo, mi e 13 Salaire d'Ibrahimovic au PSG: «indecent» pour Cahuzac, TEl News, 19 luglio 2012, !cJ.tEl.f r/ econom le!conJonctu rei salai re- d- ibrahimov ic -indecent _pou r-cahuzac7421400.html. 14 Dario Pelizzari, Ibra, polemiche per 10 stipendio: guadagna 90 volte pit< di Hollande, m «Il Sole 24 Ore», 20 luglio 2012. . suggeriva due possibili acquisti, una bottiglia del 19:6 a ~780 euro e una del 2009 a 3500. La variabilita si giustifica In raglone di diversi fattori, il pili importante dei quali e il giudizio degli arbitres elegantiarum del vino. Una bottiglia di Petrus, doverosamente di una buona annata, costa quindi all'incirca tra Ie otto e Ie dieci volt~ una bottig~ia di Sod Tildin, il pili elegante dei Barbaresco dl Angelo GaJa, anch'esso cost ante mente in cima aIle classifiche intemazionali. Sempre di grandissimi vini si tratt~, ~ di botti¥.lie .di Sod Ti.ldin, in un anno, ne vengono commerClahzzate all InClrCa 10 mIla. prezzo, dunque, non solo una questione d! scarsita «assoluta» (ce n' meno, ce n' di pili): bisogna conslderare la domanda. Scegliere una bottiglia piuttosto che un'altra e associato a una divers a idea di status: come suggeriva Samuelson, contano Ie mode, pesa il giudizio dei critici, la presenza in ristoranti di grido, i suggerimenti dei sommelier. La questione cruciale, alIa fine, e un'altra: per chi acquista e consuma quella particolare bottiglia, in quel particolare momento, vale la pena pagare dieci volte di pili per bere un Petrus? . Le azioni rivelano Ie preferenze delle persone. NO! che guardiamo, da due tavoli di distanza, un miliardario .russo di passaggio a Milano con fidanzata top mo.del paste~gl~re a Petrus possiamo, come la volpe delIa favola dl Esopo, dlrcl ch~ comunque non ne varrebbe la pena. Un buon conoscitore dl vini, che ha bevuto quel che basta per cominciare ad avere consapevolezza del proprio palato, pua pensare in tutta.onesta che un bicchiere di Petrus non valga dieci volte (e magan nemmeno due) un bicchiere di Sod Tildin. Ma siamo nel regno dei gusti e delle preferenze personali. Capita di vedere giovani capitani d'industria allungare un Borgogna con acqua frizzante. Dal punto di vista dell'intenditore, uno stra~io. prezzo, e~evato, dovrebbe bastare a dissuadere compraton che non sono In grado di comprendere il prodotto. E tuttavia esist~n~ persone ch.e . capiscono il prezzo (il valore attribuito alIa botugha), ma non Il vino e finiscono per strangolarlo inconsapevolmente. Ma qual l'al~emativa? Impedire ai legittimi compratori di una bottiglia di vino di fame 1'uso che pili aggrada loro? Per quanto male possa farci la sola idea che qualc~no, da qualche parte del mondo, proprio in questo momenta sUa usan- n e e e e e n do dello champagne Krug per farsi uno spritz, non ci resta che accettarlo. La liberra di disporre delle proprie risorse include la liperta di fare del proprio champagne cio che si preferisce. E alIa fin fine 1'unico discorso che tenga, anche per Ibra. 11 giovane Marco Verratti veniva pescato dalla serie B italiana e ingaggiato dal Paris Saint-Germain negli stessi giorni, per uno stipendio annuale di un decimo dello svedese. Quale dei due sara valso di pili alIa squadra J:5arigina, 10 dira il campionato. Ma attenzione a tenere la contabilita. Lo sport e un po' come la musica. Non conta solo la qualita di una can zone, la voce di chi canta, l'abilita del pianista: e il magnetismo delle star che attrae il pubblico pagante. E verosimile che il proprietario del Paris Saint-Germain, la Qatar Investment Authority, abbia assemblato una squadra di pesi massimi del football nella convinzione che cio possa maturare ricadute positive. Spettatori piu entusiasti e pili pre senti significano maggiore attenzione, capacita di estrarre pili denaro dagli sponsor, aumento di vendite del merchandise. Non e detto che i calcoli risultino corretti, come sempre nella vita. Se Ie aspettative delIa Qatar Investment Authority verranno confermate, faranno segnare dei profitti. Se verranno smentite, avranno buttato via dei quattrini. 11che non an cora illegale. . e SuI piano strettamente fiscale, e stato notato che forse pili c?e mo.strare la faccia dura il governo francese avrebbe p~tuto nngrazlare e fare 1'inchino, «in virtu del fatto che la presenza di questo giocatore del Psg apportera, sulla base del sistema di remunerazione previsto dagli azionisti qatarini del club, 56 milioni di euro allo Stato (in seguito all'adozione dell'aliquota del 75%): 40 milioni in imposte dirette e 16 milioni in contributi sociali» J 5. Tutto questa non significa che ciascuno di noi, si chiami Fran~ois Gerard Georges Nicolas Hollande 0 Mario Rossi, non abbia il diritto di ragionare su quale sarebbe 10 stipendio a suo " Bru?o Roger-Petit, Ibrahimovic et te PSG: ta demagogie du 1'5, de VatlaudBetkacem a Cahuzac, In «Le nouvel observateur», 19 luglio 2012, leplus.nouvelobs. coml contribution/596384 -ibrahimovic-et -le-psg-la-demagogie-du-ps-de-vallaud -belkacem-a-cahuzac.html. - modo di vedere adeguato per una certa professionalita. Se Mario Rossi fa 1'imprenditore in prima persona 0 il responsabile delle risorse umane, puo mettere alIa prova Ie proprie ipotesi di lavoro. Non basta pero una visione, per quanto meditata, delIa «giusta remunerazione», per definire razionalmente quale essa deve essere. Le aspettative del potenziale datore di lavoro devono incontrare quelle del potenziale impiegato. Ci sono fattori extramonetari che influenzano Ie decisioni di una parte e dell'altra (una persona magari molto junior per un certo ruolo ha prospettive di crescita? un ambiente di lavoro, magari leggermente meno remunerarivo delle altre opzioni disponibili, e tuttavia particolarmente gradevole?). E c' e la concorrenza: una squadra di calcio puo comprare un certo talento anche perche egli non giochi con gli avversari. Va da se che, quando a voler sottrarre ai competitori un certo talento sono in molti, inevitabile che il prezzo salga. La liberta di cercare di assumere qualcuno a una data cifra e un aspetto fonda menta Ie delIa liberta d'impresa, la liberta di accettare 0 rifiutare un certo lavoro per un certo salario un aspetto fondamentale delIa liberra individuale. Tuttavia, nessuno e pienamente responsabile del salario che riceve e, spesse volte, nemmeno chi un salario 10 paga e pienamente responsabile del valore al quale si e fermata 1'asticella. 11fatto che due persone, una che offre lavoro l'altra che 10 compra, a un certo punto si siano stretti la mano, non significa che la decisione su quanto pagare e quanto farsi pagare sia stata veramente e fino in fondo soltanto loro. Cio fa S1 che Ie elucubrazioni sulla «giusta mercede» siano perfette per una discussione davanti al caminetto, preferibilmente con un bicchiere di whisky di quelli buoni, ma, in ultima analisi, sterili. Nel nostro stipendio ci sono i nostri meriti, c'e la scarsita relativa delle nostre competenze, c' e la nostra attitudine al lavoro con gli altri, c' e la nostra grinta suI posto di lavoro, ma ci sono anche Ie nostre scelte di vita. L'aver privilegiato un mestiere meno ambizioso di altri che ci venivano offerti, perche vicino ai nostri affetti. L'aver optato per una carriera meno redditizia, perche ci consentiva di fare una cosa che ritenevamo essere «buona». L'aver privilegiato il tempo libero anziche la remuneraZlOne. e e Delloro (pingue) compenso, non sono del tutto responsabili neppure coloro che hanno un superstipendio. Puo sembrarci indelicato 0 inopportuno che Ibrahimovic guadagni quattordici milioni di euro l'anno, ma il problema di chi glielo dovd pagare. Ci sono dei casi in cui proprio questa questione a sollevare perplessita. II Paris Saint-Germain e dell'emiro del Qatar, che, come tutti gli esseri urn ani, ha il sacrosanto diritto di perdere quattrini. Nel caso di Ibra, e evidente chi incassa, e evidente chi paga. In altre situazioni non cas! evidente. Per fare un esempio che corre dietro alIa fantasia di chi legge, perche gia ci avd pensato da solo: una grande banca puo essere posseduta da una pluralita di azionisti. Alcuni di questi, di norma i grandi azionisti, saranno informati e relativamente avvertiti circa il modo in cui l'istituto opera e Ie modalita con cui retribuisce i suoi impiegati, in particolare il management. Esistono pero anche azionisti piccoli, che sono proprietari di una modestissima porzione di un'impresa 0 di una banca, spesso tramite un prodotto finanziario che hanno acquistato magari senza prestare la dovuta attenzione. Quando fra chi possiede un'azienda e chi la gestisce e'e, se non identita, almeno una certa prossimita, i circuiti delIa responsabilita sono chiari. Quando la proprieta e dispersa, un po'meno. La societa a responsabilita limitata stata una delle grandi invenzioni del capitalismo moderno, per ragioni che abbiamo gia ripercorso. Rende possibile piu agevolmente a chi ha idee trovare capitali, anche se non e nato avendone di ingenti a disposizione. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. . Adam Smith paventava che i dirigenti delle societa per azioni, «essendo amministratori piuttosto del denaro altrui anziche del proprio, 10 curino con la stessa ansiosa vigilanza con cui i soci di una societa in nome collettivo frequentemente curano il loro. Come i maggiordomi di un ricco, essi sono inclini a considerare l'attenzione aIle piccole cose non degna del loro padrone e malto facilmente si dispensano dal farlo» 16. Smith e e e e aveva in mente, e vero, societa che godevano di un monopolio pubblico e di speciali privilegi a esse riconosciuti da parte del sovran.o17• Egli era parimenti sicuro che la separazione di proprieta e controllo fosse resa possibile dalla tranquillita conces.sa a una certa impresa, dal riposare su un diritto di monopoho. C' e un problema di agenzia, nelle grandi corporation: a una pluralita di mandatari corrisponde un management molto piu informato di loro sulle condizioni dell'azienda. Tanto piu sono «piccoli», e tanto piu gli azionisti sono razionalmente ignorant~: il pacchetto d'azioni a loro disposizione ha un peso molto ndotto, che non giustificherebbe la fatica e il costa di mantenersi puntualmente informati su come procede l'attivita dell'impresa. II microazionista si affida al consiglio di un impiegato di banca, che gli raccomanda l'acquisto di una quota di questa 0 quell a grande azienda. Come essere sicuri che l'interesse di chi gestisce sia allineato con quello di chi possiede la me de sima impresa? II problema c' e, come abbiamo gia visto, la risposta menD peggiore a nostra disposizione quella che assume il profilo solo apparentemente mefistofelico dei Gordon Gekko di questo mondo. Non a caso, Gekko arringava i piccoli azionisti «sovranamente fregati da questi. .. questi burocrati, con i loro pranzi d'affari, caccia e pesca spesate con jet delIa Teldar e liquidazioni d'oro». Wall Street un film, ma il fenomeno descritto da Gekko non solo fiction. II top managament di un'impresa puo estrarre una rendita dalla stessa mettendole in conto (in «nota spese», si direbbe nel caso di un piu modesto impiegato) pranzi, cene, automobili di lusso, week-end fuori porta e quadri d'autore in ufficio. Oppure facendosi pagare uno sproposito: pratica che, se non altro, e piu line are e intellettualmente onesta. II problema non 10 sproposito di per se. Tutti gli azionisti di una societa per azioni potrebbero mettersi d'accordo per pagare un manager come Ibrahimovic. AlIa prova dei fatti, e e e e e 17 Anche entrare a far parte dell'azionariato di imprese siffatte equivaIeva, per Smith aI tentativo di cercare di esercitare una qualche influenza politica. Al nuovo azioni~ta della Compagnia delle Indie, aI momento di comprare un'azione, «,!uegI~ gIi conferisce una parte, se non nel saccheggio, nella nomma del sacchegglaton dell India»; ibid., p. 921. potrebbe essere una grande idea 0 una grande fesseria: 10 dira il tempo. E non e detto che il giudizio piu positivo, 0 quello piu negativo, siano necessariamente duraturi. Basti pens are al caso di Alessandro Profumo: ritenuto a lungo il miglior banchiere italiano, parve tutto sommato congruo, quando fu malamente estromesso dalla guida del gruppo bancario che aveva costruito mattone dopo mattone, che gli venisse corrisposta una robusta buonuscita. Pochi mesi dopo, quando quello stesso gruppo bancario si trovo a navigare in acque meno sicure, la liquid azione di Profumo com in cia ad apparire, in prospettiva, meno «meritata». Non e senz'altro il caso di Profumo, ma il problema risiede nel fatto che un manager puo riuscire a farsi attribuire, dal consiglio d'amministrazione, una remunerazione sulla quale non vi sarebbe accordo a piu ampio raggio fra gli azionisti. L'immagine di Gekko e potente e controversa: vede un management sostanzialmente parassitario che, in combutta con amministratori che ha, di fat to, direttamente contribuito a cooptare, sceglie di tagliare per se una fetta di torta che sarebbe stato opportuno restituire agli azionisti. In alcuni casi, gli azionisti si ribellano18• Ma accade di rado, proprio in ragione dell'asimmetria informativa fra azionisti, management e consiglio d'amministrazione piu prossimo al management e da quello catturabile, almeno in una certa misura. Ci si puo scandalizzare per un board «connivente» con il top management, anziche implacabile tutore degli interessi degli azionisti, ma questa «connivenza» e forse nelle cose. Persone che sentono di stare «sulla stessa barca» tenderanno a cercare di avere buoni rapporti e a spalleggiarsi a vicenda. Gli amministratori di un'azienda tipicamente cercheran no di essere rinnovati: avere un buon rap porto con il Ceo e meglio del contrario. Quando illegame si spezza, e probabile si spezzi in modo drammatico. Fra pagare oltremodo una professionalita coi propri soldi e pagarla coi soldi deglf altri c' e una certa differenza. II capita- 18 E accaduto, senza effetti immediati, a Citigroup: Suzanne Kapner, Joanna Lublin, Robin Sidel, eitigroup Investors Reject Pay Plan, in «The Wall Street Journai», 17 aprile 2012, online.wsj.coml article/SBlO0014240527023 0429930457734993122545 9386.html. lismo moderno, nel quale per forza di cose Ie grandi imprese hanno un'ampia «base» di azionisti distratti, prova da anni a sperimentare strumenti per allineare 1'interesse di mandatari e agenti: remunetazione a successo, stock option, consiglieri indipendenti sono tutti tentativi fatti in questa direzione. Nessuno di questi tentativi e pienamente riuscito - ma tanto meno potrebbe riuscire l'alternativa proposta da alcuni, quella cioe di un tetto massimo agli stipendi. L'idea torn a cidicamente sulle pagine dei giornali. Si tratterebbe pero di un intervento di una certa violenza sullJlliberta delle imprese: defraud ate, di fatto, delIa possibilira di fare pianificazione del personale per quanto riguarda i quadri piu alti. Dal punto di vista dei singoli, un tetto agli stipendi e assimilabile a una tassazione particolarmente elevata. E improbabile che servirebbe a «moralizzare», nel senso di ricondurre a cifre piu ragionevoli, Ie remunerazioni del settore privato. La prima conseguenza sarebbe infatti quella che buona parte di cia che sta «sopra» il tetto si trasformerebbe, da salario tassabile, in un «benefit» corrisposto al top manager. Al pagamento in moneta si sostituirebbe il pagamento in natura. La seconda conseguenza sarebbe quella di indurre Ie personalira piu penalizzate, da un tetto 0 da un'extratassazione sui redditi alti, a guardarsi attorno. In un mondo in cui c' e concorrenza fra giurisdizioni e sistemi fiscali diversi, una tassazione confiscatoria sui redditi puo avere una sgradevole conseguenza: indurre individui ad alto reddito a spostarsi in un altro paese. Gli individui ad altissimo reddito sono gli outlier delIa societa: che siano stati eccezionalmente bravi 0 eccezionalmente fortunati, 10 sono stati eccezionalmente. Di sicuro, sono eccezionalmente remunerativi anche per il fisco. E possibile che alcuni dei salari che vengono pagati oggigiorno - nelle squadre di calcio 0 nelle banche d'affari - siano esorbitanti e sconsiderati. Se ci pensiamo con attenzione, tuttavia, ci accorgiamo spes so che la follia e anche negli occhi di chi guarda. Negli stessi giorni in cui Ibrahimovic firmava il suo contratto, Yahoo redutava la trentasettenne Marissa Mayer strappandola al suo con corrente Google. Donna e incinta, Mayer veniva additata a esempio delle politiche di gender equality di una grande corporation. E tuttavia, per sei mesi di lavoro nel 2012 firmava un contratto in cui Ie veniva corrisposto uno stipendio di 5,4 milioni di dollari, destinati a diventare 20 l'anno successivo. Si calcola che per cinque anni di lavoro Ie verranno corrisposti 100 milioni di dollari19• Eppure, mentre il salario di Ibra era considerato unanimemente «eccessivo», quello di Mayer appariva agli osservatori una sorta di grande conquista per tutte Ie donne in carriera. La Qatar Investment Authority, che giocava col suo, veniva cons iderata un investitore sconsiderato. II board di Yahoo, che maneggiava denari degli azionisti, riceveva applausi a scena aperta. A chi ritiene che un capitalismo piu sana debba pagare di meno i propri amministratori non resta che la piu impervia delle strade: agire sui tabu culturali, fare diventare alcune remunerazioni non esigibili perche comunemente ritenute inaccettabili. Probabilmente la cultura delIa sobrieta merita di essere riscoperta. Sfortunatamente, questa riscoperta e inattuabile con un tratto di penna 0 un decreto ministeriale, e necessita invece di una vasta e capillare opera di persuasione. Se gli individui ritenessero inappropriato staccare certi assegni, 0 incassarli, quegli assegni non verrebbero staccati ne incassati. Proprio perche nessuno di noi e pienamente responsabile di tutte Ie variabili che compongono il suo salario, solo la societa, nel suo complesso, potrebbe convincersi a cambiare passo. Le diseguaglianze incomprensibili non si fermano ai superstipendi, che ne sono appena la manifestazione piu eclatante. Esse appaiono come la fisiologia, non una patologia, del sistema di mercato. II successo e indipendente dalle motivazioni degli attori economici. Vale per Ie imprese, ma anche per Ie persone. L'unico '9 Arnie Efeati, Yahoo to Pay Mayer $l(jo Million Over Five Years in «The Wall Street Journah" 20 luglio 2012, online.wsj.com/article/SBlO00087239639044446430 4577537400240273864.htrnl. «merito» sulla base del quale il mercato premia soddisfare i consumatori. e l'aver saputo Da ciascuno secondo come sceglie, a ciascuno secondo come e scelto20• Questo e il solo criterio sulla base del quale vengono e distribuiti punizioni e premi. In Italia, il mercato spesse volte identificato con la cultura del «merito». Una societa di mercato sarebbe una societa piu meritocratica, nella quale, pertanto, premi maggiori vengono attribuiti in corrispondenza di un impegno, di uno sforzo, di capacita maggiori. La questione del me~ito particolarmente importante in Italia, perche la percezione diffusa e che il merito nel nostro paese faccia molta fatica a farsi premiare. Cia vero ne! settore pubblico (dove gli avanzamenti di carriera procedono di norma di pari passo con l'anzianita di servizio), ma anche nel settore privato. In quest'ultimo caso, l'apparente depressione del merito ha motivazioni diverse ma convergenti: nellavoro dipendente causata da anni di sindacalizzazione che hanno ridotto la po~sibi1ita di premi alIa produttivita suI piano individuale. Nelle professioni, e il frutto di una serie di barriere all'entrata: ordini professionali, abilitazioni, esami di Stato aumentano il costo che una persona deve sostenere per fare concorrenza a chi gia dispone di tutti i bollini blu. Questo ha a che fare con quelle che Rawls chiamava 1e «carriere aperte ai ta1enti», e che . erano un tassello fondamentale anche delIa sua idea di giustizia sociale: troppo spesso, da noi, Ie carriere aperte ai talenti non 10 sono affatto. Negli assetti proprietari del nostro capitalismo, ogni tanto pare che piu che in una societa di mercato siamo al circolo del Whist. Nell'Italia del dopoguerra, a una forte presenza pubblica faceva da contrappunto un' industria privata suonata come un'orchestra da Enrico Cuccia, dominus di Mediobanca, cui si doveva la selezione degli elementi (la piu parte dei quali e rimasta al posto assegnato loro). Questi tre significati nei quali la societa italiana e scars amente aperta al merito segnalano chela societa italiana e in pri- e e e 20 p.173. Robert Nozick, Anarchia, Stato e Utopia (1974), Milano, il Saggiatore, 2000, mis scarsamente aperta al mercato: la liberta di farsi scegliere fortemente limitata per quanto riguarda lavoratori, esponenti delle professioni liberali, imprenditori bisognosi di capitali. Contra il merito, in Italia, si e combattuta negli anni sessanta e settanta una guerra ideologica. A una persona dell a mia generazione appare incredibile che l'opzione della lotta armata sia stata contemplata e adottata all'insegna di «contenuti avanzatissimi: normative egualitarie, oiganizzazione dellavoro, orari, mobilita interna, salari fuori dai parametri di produttivita»21. Proprio perche siamo abituati a venire alle prese con i resti di quel mondo, ci sembra surreale che sia stato considerato scioccante che un datore di lavoro potesse utilizzare la leva salariale per aumentare la produttivita 0 valorizzare il maggior impegno di un suo impiegato piuttosto che di un altro. Per chi pensava la fabbrica come costrutto del dominio capitalista, il potere di discriminare del padrone, la distinzione fra lavoratori in ragione delloro contributo al prodotto era 10 scandalo contro il quale reagire anche con la violenza pili estrema. Paradossalmente, pero, a quarant'anni di distanza, la discussione pubblica assume di nuovo contorni simili. Mutato il contesto, oggi, pili che i limiti di una societa borghese «a compartimenti stagni», si avvertono gli effetti imprevisti di un sistema basato su128 politico; l'ingiustizia percepita e quell a di un modello nel quale a un impegno maggiore non corrisponde un premio maggiore. COS1«meritocrazia» una parola sempre pili importante, nel vocabolario degli italiani, e viene fatta coincidere con un sistema pili di mercato di quello attuale. Sennonche, l'una cosa concettualmente disgiunta dall'altra. Quando si parla di «meritocrazia», si prefigura un ordinamento sociale nel quale premi e punizioni sono distribuiti a seconda del grado di congruenza con un criterio chiaramente definito. Nel compito in classe di latino e facile fare la graduatoria dei voti: la traduzione puo essere pili 0 meno corretta, ma esiste un punto di riferimento, esiste la versione «giusta». e e e 21 Mario Moretti, Brigate rosse. Una storia italiana. Intervista Rossana Rossanda, Milano, Mondadori, 2007, p. 13. di Carla Mosca e Non e COS1in un qualsiasi mercato. 11giudizio che i consumatori danno di un prod otto non necessariamente e rappresentativo di standard tecnici 0 valutazione «oggettive» - sulla qualita dei materiali, delIa lavorazione 0 di quant'altro. F.are un prodotto «apprezzato» significa incrociarne l~ aspet~at1ve. Queste aspettative cambiano nel tempo. La verSlOne «gmsta» del 2010 non e necessariamente an cora «giusta» nel2012. Questo non vuol dire che il s,uccesso arrida a un imprenditore per puro caso. L'industriositii, la voglia di l~vorare, l~ determinazione sono virt.li che tipicamente carattenzzano chi riesce a emergere. Immaginiamo di avere a che fare con due industriali, gemelli omozigoti, perfettamente uguali l'uno all'a~tro dotati delle medesime caratteristiche, delIa stessa immaglna~ione, che sono stati esposti ai medesimi stimoli e hanno 10 stesso potenziale di generare idee e la stessa facilita ad avere a che fare con il proprio prossimo. A parita di condizioni, possiamo immaginare che quello pili determinato e laborioso dei due possa rivelarsi un imprenditore migliore, e raccogliere un maggiore apprezzamento sociale dell'altro. .,. . . Pero noi non viviamo in un mondo «a panta dl condlzlOni», e proprio queste condizioni dispari - da dov~ uno viene, cosa ha vissuto, che ambienti ha frequentato, quaIl persone ha incontrato - fanno la differenza. In un mondo caleidoscopico la laboriosita non e certo un difetto: ma non e l'unica virtli richiesta a un imprenditore. Le condizioni esterne ne indirizzano, almeno in parte, l'azione: come fanno per ciascun? di noi: E quella «prontezza», quella capacita di intercettar.e ~ segn~l! e cavalcarli, che abbiamo ricondotto aIle carattensttche pm peculiari delIa figura imprenditoriale, puo anche e~ser~ f:utt? delIa sfrontatezza, di una certa attitudine a prendersl del nschl, dell'istinto dello scommettitore. . Cio che straordinario del sistema di mercato che nulla di tutto questo, in ultima analisi, conta alcunche. Di un imprenditore ci interessa la capacita di dare ai consumatori cio che essi desiderano. Alcuni imprenditori possono avere uno straordinario gusto, altri una lungimiranza fuori dal comune" a.ltr.i,~er citare ancora Scott Fitzgerald, non hanno altro che 1«lstmttva capacitii di non mollare». . Noi non acquistiamo un certo prod otto, non guardlamo un e e certo canale tv, non prendiamo un certo mezzo di trasporto perche desideriamo premiare qualcuno che e «stato bravo» a fare quella cosa. Non siamo insegnanti che devono mettere in fila voto dopo voto per fare una pagella. Ci rivolgiamo semplicemente a chi riteniamo possa darci quel che interessa a noi. Dare una valutazione delIa sua persona, non c'interessa - 0 c'interessa nella misura in cui ci piace coltivare un'opinione su questioni sulle quali nulla, nella 'nostra vita, ci costringerebbe ad averne una. In High Wages22, un romanzetto d'inizio Novecento, Dorothy Whipple racconta la storia di una commessa con grande istinto imprenditoriale, Jane Carter, che prova - grazie al finanziamento iniziale di un'amica benestante - ad avviare un'attivita in proprio, lasciando il negozio nel quale non era opportunamente valorizzata dal proprietario. Se riesce a diventare una piccola imprenditrice, non e in ragione di un apprezzamento generale per il suo spirito combattivo (visto anzi con sospetto dalle ricche signore che costituiscono la sua clientela), ma perche sono cambiati i prodotti: sono nate Ie «confezioni», gli abiti gia pronti che incominciano a sostituire quelli su misura. E per la sua capacid di intercettare queste esigenze delle clienti che Jane riesce a «farsi scegliere» da loro. n mercato premia con scarso riguardo al «merito» inteso come 10 s'intenderebbe a scuola 0 in un concorso pubblico. n bravo imprenditore e quello che riesce a incastrare al meglio i fattori di produzione di cui dispone, coordinandoli per realizzare un certo bene 0 un certo servizio nel modo che gli appare essere il pili sensato possibile. In molti considerano Ie imprese strutture essenzialmente autocratiche, rette da un dominus che fa il bello e il cattivo tempo. Immaginiamo che sia cosl, di avere a che fare con industriali padri-padrone. Della gestione di un'azienda fa anche parte la definizione di una gerarchia, nella quale gli avanzamenti passino per la determinazione di una serie di premi e punizioni volti a incentivare la produttivita. Chi ci garantisce che l'organizzazione imprenditoriale funzioni meglio dell'organizzazione burocratica? In linea di prin- cipio, parrebbe pili probabile il contrario. La burocrazia e or~ ganizzata per regole rigidamente definite. Prevede avanzame?tl di carriera congegnati sulla base di principi definiti e meSSl a punto sulla base delle sue esigenze .. L'acc~sso e re~o!at? ~al concorso, una prova nella quale a chl vogha entrarVl e nchlesto esplicitamente di possedere alcune competenze. Esistono regole suI conflitto d'interessi e procedimenti volti a escludere coloro che si rivelino moralmente indegni. Per Max Weber, la burocrazia era la realizzazione delIa legittimita logico-razionale: il potere si fa obbedire, pe.rche dimostra di sapersi or~anizz.are: Questo «sapersi organizzare» significa conformarsl a cnten astratti, predeterminati, coerenti con una visione del mondo: quella dei gestori dell'apparato burocratico. Sono ~~ro ~ ~efin~re il «merito», cercando di allineare comportamentl llldlvlduah e obiettivi pubblici. n segreto del capitalismo non e il merito: e la com~etizio?~. La burocrazia puo ispirarsi ai pili limpidi principi mentocratlCl, ma resta monopolista. Le sue decisioni, il suo operato, sono sottratti al giudizio del mercato - ovverosia al giudizio dei consumatori dei servizi che offre (che sono costretti ad acquistarli, comunque), sia a quello dei suoi azionisti, che non possono dire, sostanzialmente, nulla suI modo in cui viene condotta. In linea di principio, gli azionisti (i contribuenti) potrebbero sottrarle il capitale di cui ha bisogno per vivere e crescere, ovvero la base imponibile. Ma di migrazioni di massa per asfissia burocratica non si ha notizia nella storia. Le persone possono reagire al malgoverno scegliendo la exit, ovvero di andarsene altrove, oppure la voice, cioe protestando e provando a votare per cambiare Ie regole del gioco. Si tratta pero di processi lu?~ ghi, rugginosi, che hanno bisogno di. tempo per p~?durre. esltl di rinnovamento. Poche persone dlsgustate dallllleffiClenza burocratica che emigrano non sono abbastanza per sfilare ai burocrati il tappeto da sotto ai piedi. Movimenti di protesta, per quanto ben radicati, possono magari avere imp?rtanti exploit elettorali; ma di n a cambiare Ie reg?le del funzlOnam.ent? delIa macchina burocratica, ne passa dl strada. La loro llldlgnazione, di norma, si focalizza su chi governa, ma non tocca, se non marginalmente, i funzionari. Queste sono figure «tecniche», il cui rapporto con gli elettori non diretto. Essi sono e invece indispensabili per chiunque voglia governare: perche 10 Stato nulla, senza di loro. Senza l'anagrafe non si rilasciano documenti, senza il vaglio delIa vigilanza bancaria non si apre una Sgr, senza gli impiegati del catasto non si attestano Ie dimensioni di un terreno. Queste persone rispondono gerarchicamente a qualcuno, che nei singoli uffici ha, quest~ e indubbio, la possibilita di motivarle e di orientarle a perseguire una certa tipologia di «merito». Ma, pili in generale, appartengono a un gruppo sociale abbastanza coeso, che dipende dalla fiscalita per il proprio sostentamento, e il cui primo interesse autoconservarsi. Possono esserci organizzazioni migliori 0 peggiori, ma cia che caratterizza ogni burocrazia pubblica il monopolio di cui gode su un certo territorio. Sottrarvisi (scegliere di risiedere sotto un altro monopolista) e possibile, ma costoso. E per questo che, se si puo parlare di un mercato dei servizi pubblici, funziona male: i fornitori sono ognuno un monopolista territoriale, cambiare un prodotto con un altro ha un elevato costo-opportunita (richiede spostare la propria residenza, talvolta imparare un'altra lingua, quasi sempre cercarsi un altro lavoro), e non possibile trovare altri servizi che assolvano la stessa funzione. Posso decidere di smettere di bere bibite gassate e di comprare d'oggi in avanti solo acqua, ma non posso scegliere di smettere di avere bisogno dell'anagrafe e di rivolgermi invece all'autorita delle Comunicazioni. E per questo che, la dove Ie burocrazie sono poco meritocratiche, esse andranno lentamente alIa deriva, ma faranno fatica a «rinnovarsi» - tranne, forse, in presenza di una sollevazione popolare 0 di imponenti shock esterni. Le aziende, al contrario, sono perennemente in balia di shock esterni. Se un imprenditore sbaglia a organizzare i fattori produttivi, se non valorizza una professionalita che merita, si espone a tutte Ie conseguenze, e in un tempo relativamente breve. A differenza del mercato, che un processo, e al pari degli enti pubblici, Ie aziende sono sistemi gerarchicamente ordinati. II profitto una remunerazione residua: quel che resta dopo che l'impresa ha onorato tutti gli impegni assunti (verso i suoi dipendenti, verso i suoi fornitori, verso i suoi creditori). sara e e e e e e e tanto pili profittevole, qua~ta,pili ricchezza ri~sce a ge,~erare a fronte degli impegni assuntl. E per questo motlvo che llmprenditore portato a fare l'uso pili efficace possibile delle risorse e di cui gode. . . Immaginate di essere il dirigente di una plCcola aZlenda. Avete a disposizione, nella vostra attivita quotidiana, risorse umane in numero scarso. Pensando in termini meramente «organizzativi», e piuttosto evidente che avret~ tutto l.'i?te~esse a sviluppare un qualche meccanismo di preml e pumzlom che sostenga i «migliori»... .' ., Chi sono i «migliori»? Al «capo» dl una plCcola umta produttiva la questione riesce spesso istintivame~te c~iara: Lavorando gomito a gomito con i ~uoi col~~boraton, egh avra ~,odo di misurarne, giorno dopo glOrno, llmpegno e Ie capaclta, la dedizione alIa causa comune, il rispetto per i compagni di lavoroo In un piccolo gruppo, un «capo» passa la vita a. gu~rdare i suoi sottoposti, ne soppesa talenti e ambizioni, vede m Clascuno di loro caratteristiche e attitudini diverse; cerca di amalgamarle a vantaggio di un fine comune. II bravo l~ader, nell? sport 0 in un ufficio e chi riesce a identificare la nsorsa «mlghore» per un partic~lare uso, in un par~icolare momento. Quando si discute di lavoro e di esseri umani, la sfida non soltanto quella di collocare Ie persone giuste al posto giusto. E a~ch~ quella d~ stimolarne la crescita, di rinnovarne l'impegno, dl spmgere Chl da otto a dare dieci. In definitiva un leader di successo tendera a rendere l'impresa in cui lavora ~n luogo pili attraente, per una certa tipologia di lavoratori, perche persone che hanno voglia di impegnarsi e di crescere professionalmente finiranno per considerarla un posto «giusto», dove premi e punizioni sono distribuiti in modo equo. Cia rend era l'azienda pili interessante esattamente proprzo per quanti possono pili utilmente dare un contributo. p'al~r? ~anto, una buona gestione delle risorse umane ha effettl POSltlVlsulla ricchezza che un'azienda riesce a produrre, riduce 10 «spreco» dei fattori produttivi, concorre ad accrescere i ~rofitti. . . Immaginiamo, al contrario, che un piccolo lmprendltore, Sla un impenitente maschilista, e che la sua «cultura» (~e COSlla possiamo chiamare) 10 renda cieco rispetto al contnbuto che possono dare alcune sue impiegate. Una, in particolare, appare e straordinariamente devota allavoro, ha grandi doti organizzative, gestisce un ufficio come segretaria ma potrebbe tranquillamente riorganizzare al meglio l'impresa nel suo complesso. Ma il pregiudizio, la stupidita, la convinzione che ogni donna, essendo una potenziale madre, e un dipendente da tenere nella condizione pili periferica possibile, fa Sl che quell'imprenditore non valorizzi mai questa sua ri~orsa. 11 mercato non predilige un'impresa piuttosto che l'altra in virtli del modo in cui sono gestite: non premiera il capo che mantiene un'atmosfera serena, il leader che fa crescere i suoi sottoposti e, al contrario, non punira l'ottuso maschilista in quanto ottuso maschilista. Ma ci sara differenza, nella performance delle due imprese: la migliore organizzazione dellavoro riduce 10 «spreco» di una risorsa estremamente scarsa, i talenti delle persone. Una divisione del lavoro interna all'impresa imperniata suI pregiudizio «sprecherh talenti individuali. Cio rappresenta un'opportunita mancata: incapace di valorizzare la giovaneJane Carter, il suo capo perde la clientela che lei saprebbe attirare e, di conseguenza, i relativi guadagni. Non il convincimento profondo di dover premiare il merito che spinge gli imprenditori a organizzare meglio illavoro, a ridurre 10 spreco di talento individuale, a cercare di accompagnare i loro collaboratori nella propria crescita professionale, a ragionare su come stipendiarli in modo adeguato per tenerli con se. E la competizione: la competizione di altre imprese. Imprese con cui sono in concorrenza nel mercato dei beni e dei servizi: fara pili profitti chi riesce a ordinare meglio i fattori produttivi. E imprese con cui sono in concorrenza nell'attrarre risorse umane: Ie stesse che possono far mancare il proprio apporto alla produzione, nel caso si sentano poco stimolate e poco valorizzate. Le imprese possono essere meritocratiche, il mercato non 10 e. 11mercato non e una meritocrazia semplicemente perche non e una crazia: non c'e un kratos, un potere, che sceglie come distribuire premi e punizioni. 11mercato e .un processo: Ie motivazioni, i criteri attraverso i quali Ie persone si vedono distribuire premi e punizioni, non sono importanti in un contesto di mercato. Aziende diverse saranno meritocratiche in modo diverso: perche daranno valore a competenze e attitudini diffe- e renti fare software non e costruire automobili e viceversa. E la conc~rrenza, reale e potenziale (la possibilita che altri soggetti entrino in un mercato), che disciplina gli imprehditori, anche nel modo in cui si rapportano con chi lavora per loro. Da soli non si vince maio Un'impresa e uno sforza cooperativo. E Sl un «fascio» di rapporti contrattuali che legano persone diverse a vantaggio di un fine unico, la produzione di un certo bene 0 servizio. Ma e anche una comunita umana, una piccola o grande avventura collettiva, persone che devono stare sotto 10 stesso tetto e lavorare insieme nel modo migliore, valorizzando e non «sprecando» i rispettivi talenti. E tuttavia, il raggio di cooperazione che si descrive attorno a un'azienda e incredibilmente pili ampio dell'impresa stessa. Ogni azienda interagisce e coopera con altre ditte, con i suoi fornitori, senza la cui opera non potrebbe realizzare i prodotti che poi vende. Nello stesso tempo, coopera con i suoi consumatori: che non sono soggetti passivi, ma influiscono profonda mente - con Ie proprie preferenze, con i propri giudizi, premiando un prodotto piuttosto che un altro - suI modo in cui quell'impresa lavora e su cio che essa prova a realizzare. Ma il cerchio dell a cooperazione non si chiude neanche qui. Le imprese beneficiano delle scuole e delle universita che hanno formato gli impiegati che lavorano per loro, e persino del lavoro fatto da altre aziende che, prima di loro, hanno assunto Ie medesime persone e hanno insegnato loro, giorno dopo giorno, come lavorare. Le idee, anche Ie idee imprenditoriali, non nascono nel vuoto. I grandi esempi del passato, Ie geniali innovazioni frutto dell a creativita di pochi, aiutano persone lontanissime nello spazio e nel tempo, che magari fanno tutt'altro lavoro, a sviluppare a loro volta Ie proprie intuizioni. «II Parlamento Mondiale e cominciato con il primo attimo del mondo e continuera fino a quando saremo polvere, non c' e luogo in cui non si trovi. 11Parlamento e i caledoni che sconfissero Ie legioni dei Cesario 11Parlamento e Giobbe nelletamaio e Cristo sulla croce. 11Parlamento e quel ragazza inutile che sperpera il mio patrimonio con Ie prostitute»23: i mercati sono parte di questa grande conversazione umana. Con un discorso di rara efficacia, tenuto a Roanoke nel luglio del 201224, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha cercato di usare questo argomento contra il sistema di mercato. Per Obama, impegnato in una dura campagna elettorale contro i suoi avversari repubblicani, determinati a non at,rmentare ma, anzi, a ridurre la pressione fiscale sulle persone pili abbienti, il sistema di mercato sarebbe fondamentalmente sbilanciato: Ie grandi remunerazioni personali che toccano ad alcuni, infatti, non considerano quanto la fortuna di quegli stessi individui derivi in realtil da questi cerchi concentrici di collaborazione. E vero che gli Stati Uniti sono quel paese in cui «l'ideale pili import ante e che, se siete disposti a lavorare sodo, ad assumervi Ie vostre responsabilitil, po tete farcela, se ci provate», ha esordito. Ma c' e di pili, nel successo individuale, delIa determinazione dei singoli: Guardate, se·avete avuto successo, non ci siete arrivati da soli. Non ci siete arrivati da soli. Rimango sempre colpito da chi dice: be', dev'essere perche sono cos1furbo, ma c' e un sacco di gente intelligente nel mondo. Allora dev'essere perche ho lavorato piu sodo degli altri. Be', Iasciatemi dire, c' e un sacco di gente che Iavora sodo al mondo. Se avete avuto successo, c' e qualcuno che in qualche momento vi ha dato una mano. C' e stato un bravo insegnante nella vostra vita. Qualcuno ha contribuito a creare questo incredibile sistema americano che vi ha permesso di prosperare. II punto e che, quando abbiamo successo, cia avviene in virtu delIa nostra iniziativa, ma anche perche facciamo Ie cose insieme. II discorso di Obama ha suscitato un'accesa reazione da parte dei repubblicani e, pili in generale, dell'opinione pubblica a lui ostile. In poche ore un'immagine con un giovane Steve Jobs 23 Jorge Luis Borges, It Parlamento, in rd., It Libra di Sabbia (1975), ora in rd., Tutte Ie opere, a cura di Domenico Porzio, Milano, Mondadori, 1995, p. 593. 2' Remarks by the President at a Campaign Event in Roanoke, Virginia, 13 lugllO .2012, www.whltehouse.gov/the-press-office/2012/07 1131remarks-presidentcampaIgn -event- roanoke-virginia. e un Macintosh ha cominciato a circolare su internet. Scolpito sotto il volto compostamente beffardo del giovane Jobs, stava un You didn't build that. Lo stesso trattamento subivano una foto di Henry Ford a fianco del modello T e un'immagine che giustapponeva Thomas Alva Edison e una lampadina. Siccome la campagna elettorale americana, come spesso Ie campagne elettorali, verteva suI punto pili delicato delIa relazione fra Stato e cittadino, cioe il rapporto fiscale, la reazione dei repubblicani era assieme scontata e comprensibile. Che intuizioni COS1 strepitose non siano proprietil di chi Ie ha avute, che non vada riconosciuto il merito straordinario e irripetibile di chi, aggrappandosi a un' idea, ha cambiato la vita a milioni di persone, suona come un insulto proprio a una societil che apprezza il «lavoro duro», la disponibilitil a prendersi responsabilitil. Eppure, il discorso di Obama contiene pili di un nucleo di veritil. Steve Jobs non sbuca fuori come Atena ?al cranio di Zeus. II mercato procede per tentativi ed errori. E una conversazione a migliaia di voci ciascuna delle quali influenza Ie altre. Non un pur apprezzabilissimo monologo. Steve Jobs e stato per tutta la sua vita un accanito contrarian. Pensava di avere Ie intuizioni giuste per indovinare bisogni e gusti del consumatore e ha forgiato non solo un mercato dell' hardware e del software, ma un' idea di stile. Neanche quest' idea di stile e il frutto delle elucubrazioni di un misantropo. Banalmente, se Apple non Fosse riuscita ad attirare sviluppatori di software «altri» da Apple stessa, l'interesse dei consumatori per i suoi prodotti sarebbe stato assai inferiore. Serve a poco una Ferrari in un paese dove non esistono strade. II successo di Jobs e in tutta evidenza intrecciato alIa storia delle sue relazioni con collaboratori e fornitori. Non e necessario che ciascuno di questi gli abbia ispirato un colpo di genio. Senza fornitori di qualitil, Apple non sarebbe arrivata lontano. Senza collaboratori capaci, e difficile far funzionare un impianto di sci, figurarsi la pili innovativa impresa di hardware e software al mondo. Cia non toglie nulla all'eccezionalitil di Jobs. Non e da tutti sapersi creare una buona squadra, non e da tutti riuscire a motivarla, non e da tutti incastrare nel molo pili opportuno personalitil diverse e diversamente cospicue. Non e da tutti, soprattutto, antlclpare desideri e preferenze dei consumatori con sorprendente regolarita, ne saper leggere il feedback degli utenti. Steve Jobs, Thomas Alva Edison, Henry Ford sono il genere di figure che riscatta l'umanita dalle continue prove di inutilita e crudelia che pure non ci risparmia. Gridano a noi tutti, come Gene Wilder in Frankenstein Junior: S1 PUQ FARE! Ha ragione Obama: chiunque spiccbi il volo 10 fa con ali pili grandi dell'estensione delle sue braccia. L'aspetto bizzarro e invece il curioso sottinteso, per cui Ie piume sarebbero state fo~nite dalIo Stato nazionale. Abbiamo tutti dei debiti. Alcuni di questi sono con persone cui non potremo mai dire grazie. Se non ci Fosse stato James Watt, non ci sarebbe mai stato Henry Ford. Se l'Ibm non avesse cominciato a produrre mainframe nel1952, Apple non avrebbe mai potuto realizzare 1'iPad. Questi debiti, spesse voIte, non sono neppure sempre facilmente identificabili. Come ha ben spiegato Friedrich von Hayek, I'esempio di Henry Ford viene a volte addotto per dissipare i sospetti, per illustrare come Ia ricerca del profitto benefici Ie masse. OuelI'esempio e in verira illuminante, perche in esso si vede facil~ente come un imprenditore possa direttamente punt are a soddisfare un bisogno osservabile di un grande numero di persone e come i suoi sforzi abbiano successo nel migliorare iIIoro standard di vita. Ma esso e anche insufficiente, perche nella maggior parte dei casi gli effetti di un aumento delIa produttivitii sono troppo indiretti per rintracciarli COS1 facilmente. Un miglioramento, per COS1 dire, nella produzione di viti metalliche, 0 corde, 0 vetro per finestre, 0 carta, diffonderebbe i suoi benefici COS1 ampiamente che rimarrebbe una percezione molto meno concreta delle cause e degli effetti25• L'invenzione di computer pili veloci, compatti e moderni non e solo una conversazione Era imprese di hardware: aumenta anche la produttivita delle autoscuole. L'aspirapolvere e la lavatrice hanno liberato tempo prezioso per milioni di persone, che hanno potuto investirlo nd modi pili diversi. Una societa di 25 p.159. Friedrich A. von Hayek, La presunzione fatale (1988), Milano, Rusconi, 1997, e mercato tal mente interconnessa che si Fatica a seguire Ie orme del genio dell'innovazione, quando e uscito dalla lampada. Proprio per questo motivo, se e vero che nessuno di noi built that tutto da solo, e altrettanto vero che i nostri debiti non sono necessariamente con la polis alla quale versiamo Ie tasse. I nostri debiti tenderanno sempre a essere pili locali e pili globali assieme, che vincolati al perimetro dello Stato in cui viviamo. Pili locali: pensiamo soItanto a tutto cia che dobbiamo ai nostri genitori, agli amici che ci hanno sostenuto e corretto nei momenti difficili, alle person~ che ci hanno consentito (non solo e non necessariamente in un rapporto cattedra-banco) di imparare da lora. Pili globali: la comunita umana e unita da poche cose quanto da questi «cerchi concentrici» della cooperazione: una collaborazione nella quale ci troviamo immersi senza conoscerci, talvolta senza neppure poter provare a conoscerci, ma dell a quale beneficiamo enormemente perche esalta Ie nostre capacita e Ie nostre conoscenze a un livello al quale, da soli, non perverremmo mal. E vero che il successo non dipende solo dall'iniziativa individuale, ma Ie imposte non sono 10 strumento per rimettere alla societa i nostridebiti. Se 10 fossero, probabilmente alcuni di noi pili che al paese in cui vivono dovrebbero mandare un assegno mensile al professore di liceo che per primo ha visto in loro del talento, devolvere quote del proprio reddito per mettere fiori sulla tomb a dell a nonna che per prima li ha accompagnati al pianoforte, inviare i propri ringraziamenti alla famiglia di Charles Darwin 0 a quella di Guglielmo Marconi. IIlavoro degli altri ci ha lasciato qualcosa. Se questo debito va onorato, il modo migliore impegnarsi affinche anche il nostro lavoro lasci ad altri materia per costruire. e II sistema di mercato e in fondo in fondo la vita, ci consento no di beneficiare appieno della collaborazione involontaria di un'infinita di altre persone, con Ie quali contraiamo debiti che non siamo in condizione di ripagare. La nostra capacita di imparare da lara e uno dei fattori sulla base dei quali e possibile noi si venga remunerati. Ma, in generale, quale sara il premio del nostro lavoro, del nostro quotidiano impegno, cosa sottratta al nostro controllo. Proprio il fatto che il mercato una vasta rete di cooperazione umana fa sl che nessuno, neppure a dire il vero il capoazienda che in un certo momento 10 determina per un suo collaboratore, sia responsabile delIa nostra remunerazione. Da ciascuno secondo come sceglie, a ciascuno secondo com' scelto: il mercato si regola cos1. Non esistono criteri, graduatorie, buone ragioni oggettive per un voto pili. alto 0 pili. basso. La nostra liberta di farci scegliere ci porta a proporci al nostro prossimo, la sua liberta di scegliere ne fa, insieme con milioni di altri, il nostro padrone invisibile. Proprio il fatto che non ci sia un filo visibile a legare i nostri successi e i nostri sforzi dovrebbe indurci a qualche riflessione sulla necessita di strumenti che valgano a «emendare» il sistema di mercato. Se c' una cosa che il sistema di mercato non promette, e un'assicurazione contro Ie disgrazie delIa vita. Che capitano. In ambito lavorativo e non solo. Un paio d'anni fa, fece scalpore la storia di un manager, diventato clochard per quattro anni e «risorto» poi come consulente. Ne venne tratto opportunamente uno spettacolo teatrale26. Ogni tanto il «disagio» bussa alle porte pili. impensate. L'inquietudine penetra in profondita nelle coscienze, porta a fare scelte imprevedibili, trascina la dove mai ci saremmo aspettati di essere. A dormire sulle panchine, beninteso, non sono solo mariti abbandonati dalle mogli 0 padri che hanno perso il senso delle cose vedendo morire un figlio. Si puo finire in bancarotta, senza un soldo suI conto corrente, perche vittime di una frode. 0 semplicemente perche si sono fatti male i conti. Soffrire fa parte delIa condizione umana. Fallire fa parte delIa condizione umana. Ciascuno di noi fallisce quotidianamente. Provate a mettere in fila Ie cose fatte e tent ate, anche nel corso delIa giornata pili. banale. Ripensate, senza eccessivo e e e e • 26 Severino Colombo, Storia di Angelo, da manager a clochard e ritorno, in «Corrlere deIJa Sera», 17 gennaio 2010, p. 15. amor proprio, agli eventi delIa vostra vita. Le imprese azzardate, gli incontri ambrosi, i colloqui di lavoro, gli esami all'universira, Ie interrogazioni a sorpresa alliceo, l'ora di educazione fisica, la prima volta che vi siete stirati una camicia, quella Festa finita male. In senso tecnico, anche quelli fra noi che hanno sperimentato il successo nelle sue forme pili. scintillanti, sono dei falliti. Una donna e un uomo che abbiano sbagliato, che abbiano fallito, appena nel 75% delle cose che hanno provato a fare, mostrano probabilmente, agli occhi del mondo, Ie medaglie dei pili. sfrontati trioofi. Perche gia guardarsi alle spalle e potersi dire: un quarto di tutto cia che ho fatto, l'ho fatto bene, e una gioia impensabile per i pili. In questo campionario di fallimenti che e la vita dell'uomo, alcuni pesano e peseranno sempre pili. di altri. Non conta «quanto» fallisci: la differenza la fa «quando» fallisci. Una parola sbagliata nel corso dell'esame cambia, oggi, il tuo voto, domani la media dei tuoi voti, dopodomani il tuo punteggio di laurea, per la vita la storia di te stesso che ti puoi raccontare. Gli errori si accumulano. Quando prendi la strada sbagliata al bivio cruciale, rischi di pagarne, carissime, Ie conseguenze. II mercato un ecosistema che favorisce Ie imprese che vi si adattano meglio. Esse non devono essere protette, perche, nel caso 10 fossero, se venissero artificialmente schermate dall'effetto delle proprie decisioni sbagliate, Ie opportunita di apprendimento a disposizione di tutti ne risentirebbero. Fra Ie cose che Ie aziende apprendono, dai successi e dagli errori dei propri con correnti, c' e anche la gestione delle risorse umane. Se non potessero fallire, insomma, l'imprenditore maschilista che non sa valorizzare competenze e capacita delle sue collaboratrici non incorrerebbe in nessuna sanzione. Resta il fatto che Ie imprese danno lavoro a esseri umani in carne e ossa, che possono trovarsi senza impiego, non avere modo di risparmiare per la vecchiaia senza averne colpa. II comune sentire indica nello Stato sociale una sorta di grande assicurazione contro questi inevitabili effetti collaterali del sistema concorrenziale. La pecora capitalista andrebbe tosata, e la sua lana a sua volta intessuta in una sorta di grande paracadute collettivo. Da una parte, cia sembra sensato e necessario perche Ie di- e seguaglianze sociali in un sistema di mercato non sono sempre meritate. Dall'altra, il Welfare State una sorta di reazione contro la lotteria naturale. Non rended mai identiche Ie opportunita a disposizione del figlio dell'edicolante e del figlio del presidente di una compagnia petrolifera, ma almeno, risolve il rischio che al primo non sia dato di accedere ad alcuni servizi fortemente necessari - come istruzione e sanita. ~a tesi non appare illogica, 'proprio sulla base di quanto abblamo detto sin qui. Se il processo di mercato produce, quali sottoprodotti non intenzionali ma inevitabili, esiti distributivi che una societa ritiene poco commendevoli, perche non dovrebbe premunirsi contro di essi? II vero problema che, come sempre, ogni opportunita ha un costo. Lo Stato sociale non dispone di risorse proprie e parrebbe funzionare con una logica simile a quella di un'assicurazione. Coloro che si assicurano presso la compagnia X contro il furto ~'~uto accettano d~ pagare ciascuno un piccolo premio, che verra mcamerato, gestlto, messo a profitto dall'assicurazione, affinche essa sia in grado di pagare un grosso rimborso Y qualora si verifichino dei furti. Non tutte Ie assicurazioni sono volontarie, come quella contro il furto d'auto. Nel caso dell a Rc auto, per esempio, siamo tutti obbligati ad assicurarci. Se cosl non fosse, da una parte solo i guidatori pill spericolati probabilmente deciderebbero di investire i propri quattrini per una polizza e, dall'altra, coloro che non si assicurano conterebbero sulla ragionevole aspettativa per cui, comunque vadano Ie cose, finirebbero per beneficiare egualmente di un'assicurazione pagata da altri. Siamo costretti a comprarci un'assicurazione perche, se non 10 fossimo, staremmo tutti peggio. . Lo. Stato.so~iale funziona cosl? Non proprio. Le compagnie d.l asslcurazlolll cercano di «dare un prezzo» ai rischi dai quali Cl proteggono: stimano qual e il premio necessario, su una certa popolazione di a·ssicurati, per venire incontro al presentarsi di determinati eventi. Di conseguenza raccolgono i nostri ~uattrini, provano a investirli cosl da garantirsi un profitto, ci nmborsano nella misura pattuita quando si verifica l'evento c~tastrofico dal quale cercavamo protezione. II loro profitto dlpende dall'avere stimato correttamente i rischi cui andiamo e e incontro, e dall'aver fatto rendere nel modo migliore i fondi che si ritrovano a gestire. . . Le assicurazioni, pere, di norma non gestiscono gh ospedah presso cui ci facciamo operare al gomito dopo un brutto incidente 0 i carrozzieri che ci rifanno la fiancata dell'auto dopo esser~ andati addosso al guardrail. Inoltre, esse ci proteggon? da rischi nei quali siamo incorsi contro la nostra volontd. E possibile che l'errore sia stato nostro, in uno s~ontro, m~ se quell'errore stato artatamente provocato, se abblamo sbaghato intenzionalmente per ricev~re il rimborso, allora si tratta di una frode, e la compagnia legittimata a non pagarci alcunc~e. Da ultimo, Ie compagnie d'assicurazione operano m un mercato: non sono artificialmente protette dalla concorrenza, ma anzi devono competere attivamente contro altre che sono , , 1 pronte a offrire premi pill bassi. Chi vince e chi perde, .n~l ~ gara concorrenziale, dipende come sempre da una plurahta dl fattori: a cominciare dalla capacita di offrire prodotti interessanti per i consumatori e dall'aver soppesato opportunamente e e i sinistri. Lo Stato sociale, invece, non si limit a a mettere assieme, in un unico pentolone, i «premi» che ciascuno di noi gli versa, per assicurarci contro un certo rischio. Gestisce attivamente anche l'erogazione dei servizi di cui ci troviamo ad avere bisogno, quando quel rischio si presenta. Non paga la fattur~ eme~s~ dall'ospedale: ne paga la costruzione, Ie attrezzature, 1 medICI, gli inf~rmie~i, il p.ersonale a.mministrativo. ,Ne~lo ste~so te~po, opera m regIme dl monopoho. Per avere un aSSlcuraZlOnedlversa, non c' e altra strada che emigrare e richiedere la cittadinanza di un altro paese. L'erogazione dei servizi dello Stato sociale e presidiata da una vasta burocrazia. Esiste, in ogni moderna socialdemocrazia una vasta classe di intermediari. Costoro non sono ne chiru;ghi che operano, ne infermieri che assistono, ne paramedic~ che accorrono suI luogo di un incidente. Rappresentano van livelli del management del sistema, coordinano i fattori della produzione, stabiliscono i criteri sulla base dei quali i servizi devono essere erogati, Ii valutano, Ii certificano, li controllano. Questo apparato amministrativo talmente vasto che, all.a fine, buona parte della nostra «assicurazione» se ne va per retn- e buirlo. Cia avviene anche perche noi paghiamo 10 Stato sociale attraverso Ie tasse, mai tramite dei «prezzi» cui corrisponde un certo servizio. In una situazione cosl opaca, gli intermediari hanno gioco facile a lavorare perche Ie competenze del sistema aumentino, crescano sempre di pili, in modo da avere pili ambiti nei quali possono valutare, certificare, controllare. E siccome operano in regime di m.onopolio, non c' e concorrenza che possa valutare, certificare e controllare illavoro che fanno. Per una persona e, pili ancora, per un' azienda che deve assicurarsi contro particolari rischi, un'assicurazione rappresenta sicuramente un costo - ma, di norma, non tale da dissuaderla dall'intraprendere una certa attivita. Nelle socialdemocrazie occidentali, al contrario, la pressione fiscale complessiva e ormai su livelli stabilmente superiori al 40% del prodotto nazionale. Le funzioni che c1assicamente venivano ricondotte allo Stato (l'amministrazione delIa giustizia, la difesa nazionale) pesano per menD di un quarto. 11resto spesa variamente riconducibile aIle funzioni proprie dello Stato sociale: reddito differito in eta postlavorativa (pensioni), assicurazione sanitaria, istruzione pubblica, spesa pubblica discrezionale volta ad aiutare particolari categorie di persone, interessi su un debito pubblico precedentemente contratto per finanziare queste iniziative senza farle pagare in toto ai contribuenti di allora. Quando un costo rilevante al punto da assorbire quasi la . meta delle nostre entrate, non puo non avere effetti sull'intrapresa di un'attivita piuttosto che di un'altra. Lo Stato, del resto, non esige un premio calcolato suI rischio dal quale ci protegge, quanto piuttosto un tributo, che di norma cresce al crescere del reddito. SuI piano individuale, questo costituisce un pesante disincentivo per Ie singole persone. Perche dovrei cercare di lavorare di pili per guadagnare di pili, se cia comporta al tempo stesso un pesante aumento di quanto devo lasciare allo Stato? Gia con una tassazione proporzionale, chi ha di pili contribuisce di pili alIa casa comune. A molti appare giusta una tassazione progressiva, con la quale il contributo di ciascuno cresce pili che proporzionalmente rispetto al reddito. Ma immaginiamo che il cittadino tassato sia un imprenditore, motivato non e e solo dal piacere di fare il proprio lavoro, ma dal desiderio di fare profitti. Se egli stima che 10 Stato 10 tassi «troppo», a un certo punto contemplera due opzioni. La prima e prendere baracca e burattini e trasferirsi in un paese che pretende una quota inferiore delIa ricchezza che egli ha creato. La seconda e fermarsi: smettere di crescere, accontentarsi di quello che ha fatto e di quel che ha. Splendida attitudine filosofica, ma che, nel caso dell'imprenditore, significa che non mettera in campo una nuova attivita 0 che non fara un nuovo investimento, pertanto non avra bisogno di assum ere nuovi collaboratori 0 di acquistare nuove componenti dai suoi fornitori. . Si discute troppo spesso di tasse come se fossero una vanabile indipendente, ma un'economia non trova in se Ie risorse per crescere, se i suoi protagonisti si sentono ingiustamente spossessati di quote eccessive del proprio reddito. Queste imposte finiscono a finanziare altri impieghi, ma non si tratta di collaboratori assunti volontariamente, 0 degli impiegati di un'azienda che ha realizzato un oggetto che per nostro piacere abbiamo acquistato. Sono gli intermed~ari de~le ri.sors~ che vengono drenate dal portafogli dei contnbuentl agh entl che erogano «servizi pubblici». Questi enti sono davvero una risposta necessaria all'incertezza che generano Ie inevitabili diseguaglianze presenti in un contesto di mercato? Rispondere a questa domanda non e cosl facile. Prendiamo scuola e sanita: i due pili significativi ambiti d'intervento dello Stato sociale. Indubbiamente una disoccupazione prolungata, 0 un reddito molto basso, possono rendere impossibile inviare i propri figli in una buona scuola 0 trovare un buon medico che ci curio La ragione per cui 10 Stato ci obbliga a mandare a scuola i nostri figli in buona sostanza, che non si fida di noi. L'istruzione pubblica obbligatoria nasce nell'Ottocento, avendo come obiettivo l'educazione delle masse. Si temeva che Ie persone non comprendessero il valore di una buona istruzione e, pertanto, Ie si costrinse a far frequentare ai propri bambini la scuola dell'obbligo. Siccome esistono famiglie che non potrebbero permettersi una buona scuola, si finanzia l'istruzione di tutti. Ammettiamo di essere d'accordo suI principio. Perche non e, limitarsi a obbligare i genitori a mandare a scuola i loro figli e a finanziarne l'educazione? Perche 10 Stato deve anche gestire, direttamente, la produzione del servizio-istruzione? Qual e il suo vantaggio comparato? Perche dovremmo essere cos! sicuri che 10 faccia meglio, lui da solo, anziche Tizio, Caio e Sempronio in concorrenza fra di loro? Ipotizziamo che l'istruzione pl}bblica sia una sorta di assicurazione collettiva contro l'ignoranza dei figli dei nostri vicini di casa. Decidiamo che siamo volentieri disponibili a versare un premio per evitare che man chino loro alcuni rudimenti di base. Saper leggere e scrivere necessario per capirsi, fra estranei; la matematica serve per essere migliori giudici del proprio interesse; conoscere una lingua che non e la propria, un po' di storia e un po' di geografia e utile per sviluppare quell'empatia con il prossimo che migliora la vita civile. Diciamo allora che siamo disponibili a caricarci del costa dell'educazione di tutti. Ma perche i beneficiari non dovrebbero poter scegliere fra diversi istituti, in competizione, che pure devono attenersi ad alcuni programmi definiti da chi, 10 Stato, paga il conto? Pensiamo alIa sanita. La miglior ragione per la quale Ie cure mediche devono essere pagate da un terzo, e non direttamente da chi si trova ad avere bisogno del soccorso di un dottore, che molto spesso, quando ne abbiamo bisogno non siamo in grado di scegliere serenamente. Gli interventi d'urgenza possono essere effettuati su persone che non hanno letteralmente idea di quanto sta capitando loro. La preoccupa~ione per tutt~ una serie di trattamenti tale, che sarebbe davvero inimmaginabile dover strisciare la carta di credito e mettere una firma a pagamento di una prestazione che, magari, non sappiamo se ci lascera vivi, e, in quel caso, con quante possibilita di pieno recupero. Proprio perche la salute un bene cos! importante, cruciale tutelare l'innovazione, la possibilita di cercare soluzioni nuove ai problemi. Questo si verifica, soprattutto a livello internazionale. Chirurghi importanti riuniscono attorno a se team di ricerca con i controfiocchi. Aziende capitalistiche, impegnate nei settori delIa diagnostica 0 delIa farmaceutica, cercano di sviluppare nuovi ritrovati. Dove questo non avviene? e e e e e Nell'organizzazione dell'erogazione del serVlZlO. Lo Stato 10 gestisce, in buona sostanza, in monopolio. Perche? Dove sta il suo vantaggio comparato nel gestire un ospedale? Perche il modo in cui viene organizzato illavoro, in una struttura di quel tipo, dovrebbe essere sottratto alIa creativita imprenditoriale? In un caso e nell'altro, il monopolio pubblico fa precisamente questo: impedisce di cercare, nel processo di mercato, modi nuovi per sviluppare un servizio, rende impossibile ragionare assieme - nella gara competitiva - su come e meglio allocare Ie risorse. Se il mercato e UD processo d'apprendimento, perche due ambiti cos! cruciali dovrebbero essergli sottratti? Siamo sicuri che il modo in cui vengono gestiti gli ospedali, oggi, sia l'unico possibile? Non parrebbe: vista la vorticosita dei processi delIa tecnologia, perche Ie modalita di gestione di apparecchi, farmaci, trattamenti che evolvono di continuo dovrebbero essere sempre Ie stesse? Siamo sicuri che il modo in cui vengono assegnate Ie materie e organizzati gli insegnamenti sia il migliore possibile? Non parrebbe: la storia italiana, recente e passata, un cimitero di riforme delIa scuola. Perche dobbiamo imbarcarci in esperimenti costosi, i cui effetti ambiscono a essere eguali per tutti e generalizzati, come nel caso di una riforma, anziche consentire a una pluralita di soggetti di provare esperimenti pili piccoli, i cui effetti potrebbero essere facilmente verificati prima di esportarli? E bene ricordare che non stiamo discutendo, in questa sede, dell'opportunira per 10 Stato di finanziare 0 meno tali servizi, bens! solo dell'efficacia e dell'efficienza delIa loro gestione diretta da parte dei pubblici poteri. Se il monopolio tende a produrre meno di quanto servirebbe e a esigere un prezzo pili alto, perche dovremmo gestire attraverso due monopoli l'educazione e la sanita? Pensiamo, da ultimo, all'assicurazione contro la disoccupazione. Questa e l'iniziativa che, proprio sulla base di quanto abbiamo detto, potrebbe essere considerata la pili necessaria per mitigare gli effetti indesiderati di un mercato ben funzionante. Abbiamo detto che ci si assicura contro rischi che sono sottratti al nostro controllo. Per la disoccupazione, davvero cos!? Possiamo perdere illavoro perche l'impresa per la quale e e lavoriamo e fallita. Ma come la mettiamo, col travarne un altro? Immaginiamo di avere pagato un premio, che ci garantisce l'equivalente di una certa percentuale del redditoche avevamo prima sino all'ottenimento di un nuovo posto di lavora. Non e possibile che qualcuno ritenga tutto sommato accettabile essere pagato un po' meno, ma per non lavorare? Non e possibile che ci sia chi ritenga di aver davver.o travato un nuovo posto di lavoro, solo nel momento in cui gli vengono offerte condizioni esattamente uguali a que lIe cui era abituato in precedenza? E un problema che Stati tradizionalmente molto generosi con i sussidi alIa disoccupazione, come il Regno Unito e i paesi nordici, hanno dovuto porsi. Se si trattasse di un'assicurazione privata, prababilmente il rischio di disoccupazione verrebbe considerato assicurabile se e solo se fossera verificate tutta una serie di condizioni. Si opterebbe, cioe, per l'eragazione di un sussidio esclusivamente nel caso il beneficiario potesse comprovare la propria disponibilita ad accettare una vasta tipologia, ben definita, di lavori, fosse iscritto nelle liste di collocamento, si dimostrasse disponibile a seguire corsi di formazione che 10 rendano pili facilmente occupabile durante il periodo nel quale riceve il sussidio. E pili o meno quello che avviene per i prodotti assicurativi contra la disoccupazione e in questa direzione sono andate Ie riforme cosiddette welfare-to-work messe in atto negli anni novanta a New York cosl come nell'Inghilterra di Tony Blair. Queste riforme spesso hanno fatto assegnamento sulla partnership di associazioni non profit, che, essendo meno burocratizzate e pili flessibili, riuscivano pili efficacemente a venire incontro aIle particolari esigenze del singolo lavoratore. Lo Stato si comporta diversamente. Nel momento in cui si inca rica di fornire a tutti istruzione, assicurazione contra la malattia e assicurazione contra la disoccupazione, si intesta un monopolio delIa lora produzione. II monopolio giustifica la creazione di enti specializzati: questi enti finiscono per impiegare persone che intermediano i servizi che vengono offerti. Essi traggono la lora legittimazione dal fatto che i vasti apparati che realizzano l'ideale di una scuola, di una sanita, di un'assicurazione contra la disoccupazione per tutti necessitano di essere governati. Milton Friedman ebbe modo di osservare che «si puo puntare all'uguaglianza solo assegnando agli uni il diritto di prendere qualcosa dagli altri. In definitiva, quando si cerca di realizzare l'uguaglianza, A e B decidono cosa C debba fare per D, con il piccolo dettaglio che, nel corso dell'operazione, prendono per se una piccola commissione sui praventi»27. La ricerca di un livellamento delle diseguaglianze, tramite l'attrezzamento di tutti con alcune opportunita di base (la possibilita di avere un'educazione scolastica, il sostegno nelle difficolta delIa disoccupazione), in una democrazia e l'esito delIa scelta di A e B (i legislatori) che dicono a C (la burocrazia pubblica) cosa fare per D (il beneficiario dei lora interventi). II problema del modo in cui oggi e organizzato 10 Stato sociale e che, lungo il percorso, Ie burocrazie pubbliche si prendono la loro commissione. L'intermediazione - si parli di verdure, di conti correnti 0 di Stato sociale - non e mai gratis, anche se in gioco c'e l'elevazione delle masse. Per dirla con Antonio Gramsci, «i funzionari non rappresentano Ie masse. Gli Stati assoluti erano appunto gli Stati dei funzionari, gli Stati delIa burocrazia»28. Cia comporta che Ie risorse allocate non vadano a vantaggio dei lora beneficiari nella misura in cui cia potrebbe avvenire se i costi dell'intermediazione fossero inferiori. Ci si puo affidare al buon cuore dei burocrati e dei legislatori e pensare che riusciranno a limitare virtuosamente i costi dell'intermediazione. Secondo uno dei pili attenti studiosi delle dinamiche delIa spesa pubblica nel secolo passato, Vito Tanzi, questo non e mai avvenuto. Secondo Tanzi, esiste una «legge fondamentale del comportamento delIa spesa pubblica nel lungo periodo». Tale legge afferma che la maggior parte dei programmi di spesa pubblica esibisce la tendenia a crescere quasi continua mente e spontaneamente nel corso degli anni e a diventare sempre pili costosa al 27 Cosl Milton Friedman in una lezione del 1978 alia Stanford University: www. youtube.com/watch?v=LucOUSpTB3Y. . .., . . .. 28 Antonio Gramsci, Funzionarismo (1921), ora 111 rd., Scrzttz polwet. It «bzennlO rosso», la crisi del soClalismo e la nascita del partito comunirta (1919-1921), a cura di Paolo Spriano, Roma, Editori Riuniti, II, 1973, p. 203. trascorrere del tempo. Come avviene per molte persone, i programmi di s?esa nascono magri, ma invecchiando tendono a mettere su peso. E necessaria una ferrea determinazione per arrestare 0 invertire tale tendenza, aUa quale contribuiscono in primo luogo tre fattori. II primo consiste nel fatto che, negli anni, programmi assistenziali inizialmente destinati ad aiutare gruppi di beneficiari piccoli e ben definiti incominciano ad aggiungere sempre piu assistiti. Questi ultimi possono essere considerati, in un certo sensa, «portoghesi» meno meritevoli di assistenza. II secondo fattore e che, oltre ad attirare sempre nuovi beneficiari, questo genere di programmi (a prescindere dal fatto che siano stati creati per assistere gruppi specifici di cittadini 0 siano stati concepiti fin dal principio per garantire un'assistenza universale) tende ad attirare un numero crescente di prestatori di servizi, in virtu deU'ampliamento del numero e deUa qualita, 0 deU'ambito di intervento, dei servizi offerti ai beneficiari. II terzo fattore deriva dal fatto che, al trascorrere del tempo, la maggior parte dei programmi assistenziali pubblici sviluppa una qualche forma di queUe che gli economisti definiscono inefficienze tecniche29. I tre corollari delIa legge di Tanzi hanno a che fare con la natura delle burocrazie e del monopolio. Le burocrazie tendono a crescere, suI piano organizzativo, per guadagnare maggior potere all'interno delIa macroorganizzazione in cui sono inserite. Chi lavora in una grande impresa privata sa che anche Ii Ie diverse divisioni si disputano il denaro accantonato per gli investimenti, l'attenzione dell'amministratore delegato, la presunzione di essere essenziali ai profitti dell'impresa nel suo complesso. Esse tendono a crescere. Le burocrazie cercano anche di ampliare il proprio raggio d'azione, per essere considerate pili indispensabili e proteggere se stesse. La sanid ne l'esempio pili chiaro: a dispetto di un quadro di finanza pubblica non facile, come quello in cui viviamo, crescono Ie prestazioni offerte e si ha la presunzione che 10 Stato possa e debba «proteggerci» da un ventaglio sempre pili ampio di patologie. I costi delle burocrazie aumentano, in virtli di quello che e il vero costa delI'assenza di concorrenza: la mancanza di un e confronto, con altri, per imparare come meglio fornire un certo servizio. II monopolio rende pili difficile innovare. Questa «legge fondamentale del comportamento delIa spesa pubblica nel lungo periodo» rivela come davvero, per ragioni eminentemente organizzative, non e pacifico che 10 Stato sociale riesca a realizzare i propri obiettivi. Sarebbe probabilmente molto migliore l'uso che si potrebbe fare delle medesime risorse se 10 Stato si astenesse dal garantire l'offerta di determinati servizi e si limitasse a sussidiare la domanda. Se sussidiasse (per eser'npio) un'assicurazion medica obbligatoria per i cittadini, fornita pero da compagnie in concorrenza (come avviene in Olanda). Oppure, come propose Milton Friedman, se la spesa per l'istruzione Fosse tradotta in una sorta di assegno equivalente al costo unitario di ogni studente (un «buono-scuola») che Ie singole famiglie potessero riscattare, per i loro figli-studenti, presso istituti scolastici in concorrenza. Queste soluzioni sarebbero grandemente imperfette - esattamente come 10 status quo. Ma, probabilmente, permetterebbero proprio a chi ha pili bisogno di trarre un maggior valore dai fondi che sono - paternalisticamente - impiegati a suo vantaggio. II genere di prescrizioni politiche che vengono derivate dal latto delIa diseguaglianza e sorprendentemente incoerente, nonostante la passione di quanti Ie sostengono. Se siamo preoccupati che i140% delIa ricchezza mondiale sia nelle mani dell'l % delIa popolazione, la nostra attenzione dovrebbe necessariamente concentrarsi su quelle regioni del mondo che restano pili povere in termini assoluti. Invece tendiamo spesso ad associare la lotta alIa poverta a un'istituzione, 10 Stato sociale, che ha una dimensione nazionale. La dimensione nazionale dello Stato sociale puo avere conseguenze davvero perverse, quando si parla di lotta alIa poverta. I confini dividono un noi da un loro, 10 Stato sociale e fatto di burocrazie che redistribuiscono quattrini direttamente, ma anche di apparati regolatori che influenzano l'attivita degli imprenditori privati. L'una e l'altra cosa assieme possono fortificare i vecchi egoismi. Avviene quotidianamente, nelle nostre societa: sono molte Ie forze politiche che ritengono che welfare, regolamentazione, barriere protezionistiche debbano essere condizionate da questa differenza fra noi e loro. Quando il «noi» e la popolazione di un paese occidentale, il «loro» e fatto di persone sostanzialmente pili povere. Perche costoro 10 possano essere sempre di meno, il singo10 fattore pili importante e la loro integrazione nell'economia mondiale. Shevek, il fisico dei Reietti dell'altro pianeta, non desiderava che il suo Anarres, un'economia comunitaria nella quale la proprieta privata era vietata e tutti, pertanto, svolgevano a rotazione tutti i mestieri, cambiasse Ie proprie istituzioni, ma desiderava potesse commerciare con il capitalistico Uras, perche gli anarresiani potessero god ere dei progressi tecnologici avutisi sull'altro pianeta. Anche nella nostra prosaica realta di terrestri, ci ricorda David Hume, un paese che scambia continua, giorno dopo giorno, a beneficiare delle «invenzioni e dei progressi dei nostri vicini». Ma un'economia mondiale pili integrata e un'economia nella quale anche Ie produzioni si spostano. Questo pua significare _ e, a dire il vero, ha significato con una certa frequenza, negli ultimi anni - la chi usura di stabilimenti nei paesi occidentali a fronte dell'apertura di nuovi impianti in regioni pili povere. Se avessimo a cuore la diminuzione delle diseguaglianze nel suo complesso, in tutto il mondo, questa notizia dovrebbe apparirci positiva. Quando Ie imprese investono e creano posti di lavoro, per esempio, nei paesi dell'Africa subsahariana, esse stanno mettendo Ie basi per l'affrancamento dalla poverta di intere popolazioni. Assieme allibero scambio di beni e servizi e alIa libera circolazione del capitale, nulla sarebbe pili efficace per ridurre Ie diseguaglianze che la piena liberta di movimento delle persone. Un emigrante lascia la terra in cui e nato, gli affetti, una situazione a lui nota nei pregi e nei difetti, per cercare fortuna in un altro paese, che non conosce e dove spesso si parla una lingua diversa dalla sua. I mass media, e in particolar modo internet, hanno accorciato Ie distanze e ci hanno resi pili consapevoli delle differenze e delle abitudini di altri paesi. Ma e diverso guardare un documentario suI National Geographic e dover fare la patente, 0 chiedere un'abilitazione professionale, in un altro paese. Chi emigra fa una scelta che e sempre emotivamente molto costosa: proprio questo fatto ci dice quanto sia pronto a mettere in gioco per l'aspettativa di un futuro migliore. Le restrizioni all'immigrazione sono l'equivalente di un dazio (0, pili precisamente, di una quota) su un particolare fattore produttivo: illavoro. Proprio come i dazi servono a tutelare Ie imprese «nazionali» dalla concorrenza straniera, Ie restrizioni all'immigrazione servono a proteggere i lavoratori «nazionali» dalla concorrenza straniera. II timore e che l'afflusso di concorrenti stranieri per certe mansioni metterebbe in difficolta i lavoratori, costretti a confrontarsi con persone disponibili a sobbarcarsi il medesimo carico di lavoro per una retribuzione inferiore. Esattamente come avviene per Ie imprese, quando un certo settore industriale e costretto ad aprirsi al mondo, cia potrebbe avere conseguenze indesiderabili di breve periodo. Ma segnali di mercato menD «sporchi», liberi cioe da interferenze improprie, consentiranno ai lavoratori di capire come adattarsi meglio alle condizioni che cambiano: in che modo investire su se stessi, dove meglio specializzarsi per acquisire peso contrattuale. Se guardiamo alle diseguaglianze oltre la dimensione nazionale, se consideriamo tutti parte di una stessa famiglia umana, allora dobbiamo ammettere che nulla come accedere ai mercati dellavoro dei paesi pili sviluppati potrebbe dare una speranza con creta a chi ha avuto la sfortuna di nascere dove il problema non e soltanto la distanza che ti separa dai pili ricchi, ma arrampicarsi al di sopra delIa soglia di sussistenza. La liberta di farsi scegliere e quella che consente a una persona di cercare nellavoro un'occasione di crescita, di affrancamento dalla poverta. Se alcune imprese vengono ostacolate artificialmente dal mettere piede in certe regioni, oppure se i lavoratori di quei paesi vengono ostacolati artificialmente dal potersi spostare in luoghi dove c'e una domanda di lavoro che potrebbero soddisfare a condizioni competitive, il risultato non cambia: e la liberta di farsi scegliere di quei lavoratori a essere compressa e mutilata. E 10 sviluppo economico che libera dalla poverta. Quando si alza la marea, tutte Ie barche - indipendentemente dalla lunghezza, dall'armo, dalla bellezza del disegno - navigano pili in alto. Un rilevante studio empirico della Banca Mondiale ha dimostrato come «in media la crescita economica va a beneficio dei poveri non meno che degli altri membri della societa. Di conseguenza Ie politiche standard di incentivazione della crescita dovrebbero situarsi al centro di qualsiasi strategia di riduzione della poverta che voglia ~vere una qualche efficacia»30. I due autori hanno «tracciato il logaritmo dei redditi pro capite dei poveri (sull'asse verticale) rispetto allogaritmo dei redditi pro capite medi (sull'asse orizzontale), raccogliendo 418 osservazioni per paesi e anni diversi relative alle due variabili [. ..J. Si puo not are una forte correlazione positiva e lineare tra Ie due variabili, avente una pendenza pari a 1,07, ossia che non si discosta significativamente dal rapporto 1: 1. Giacche entrambe Ie variabili sono misurate su scala logaritmica, cio indica che in media il reddito dei poveri cresce in modo equiproporzionale al reddito medio» (grafico 1 dell a figura 4.1)31. Nel grafico successivo essi hanno messo a confronto la crescita annua media del reddito dei poveri (asse verticale) con la crescita annua media del reddito medio (asse orizzontale), sulla base di un vasto numero di osservazioni. Che cosa ci dicono questi due grafici? Mostrano che il reddito del quintile pili povero della popolazione tende a crescere con il reddito dell a popolazione. Questo suggerisce che, ogni qualvolta viene adottata - suI piano nazionale (redistribuzione) o internazionale (aiuti allo sviluppo) - una qualche politica volta specificamente a ridurre Ie diseguaglianze in generale, bisogna attentamente considerare non solo cio che si vede (i benefici immediati a vantaggio di un certo gruppo di persone «bisognose»), ma anche quel che non si vede (i possibili effetti di medio periodo sulla crescita). Qualora quelle politiche possano frenare in modo importante la crescita economica, a dispetto delle intenzioni e per quanto accuratamente possano essere disegnate dallegislatore, potrebbero fare pili male che bene. 3D David Dollar, Aarr Kraay, Growth is Good for the Poor, Washington Bank, 2002, p. 27. 31 Ibid., p. 2. Dc, World FIGURA 4.1 Reddito dei pili poveri e reddito medio. 1 e 2 Livelli 4 5 6 7 Log (reddito pro capite) l • 0.15'1 ~ •• 8- .~ Q. . 'g ~ :ij ~ e ~ .,g :g -0.2 1'. -0.15 -0.1 y = 1.185x- 0.0068 R2 = 0.4935 Fonte: David Dollar, Aart Kraay, Growth is Good for the Poor, Washington Dc, World Bank, 2002. Redditi pili alti sono l'unica vera, sostenibile risposta di lungo periodo alla poverta. Una persona e meno povera quando ha «pili soldi e pili cose». Il fatto che si trovi a beneficiare, teoricamente, di un numero superiore di servizi offertile «gratuitamente» dallo Stato, assai meno significativo. Sia perche per usufruire di un certo servizio ci vuole anzitutto il tempo. Il tempo «libero» e un lusso dell,; classi medie, delle persone che si sono attestate su un certo livello di benessere. Chi vera mente povero e costretto a ingegnarsi, ventiquattr' ore al giorno, per non esserlo pili. Sia perche una persona e tanto pili «ricca», in senso proprio, quante pili sono Ie cose che puo fare. Cia 10 consentono soltanto alcuni beni di consumo durevoli (abbiamo pili liberta di movimento con 0 senza un'automobile? pili liberta di mangiare cia che desideriamo con 0 senza un frigorifero?), e pili denaro da spendere. Redditi maggiori sono garantiti solo dalla crescita - che puo essere messa fortemente a rischio dall'interventismo. Cia che avviene in una societa pili ricca, poi, a tutti gli effetti «la trasformazione delle masse che diventano capitalistiche». Questo non accaduto tramite la compartecipazione dei lavoratori alla proprieta delle imprese. Questo avviene nel momenta in cui i lavoratori sono sempre di pili «proprietari di capitale di con sumo e [' .. J possessori di competenze tecniche»32. Abbiamo gia detto che il sistema capitalistico oggi non e pili appannaggio di pochi grandi «padroni del vapore». I proprietari delle grandi corporation sono sempre pili spesso i loro stessi lavoratori: piccoli azionisti, direttamente 0 tramite fondi previdenziali 0 fondi d'altro genere, di cui piccole quote vengono vendute loro dalle banche presso Ie quali depositano i propri risparmi. Anche il capitale, nella societa di mercato, e sempre pili interconnesso. Cresce il peso e la rilevanza di una manodopera sempre pili specializzata. L'emancipazione delle masse, nelle societa avanzate, e passata proprio dal fatto che i singoli individui sono diventati detentori di risorse sempre pili salienti, per i loro da- e e e e J2 Harry G. Johnson, The Political Economy of Opulence (1960), ora in Id., Economics and Society, Chicago, University of Chicago Press, 1975, p. 44. tori di lavoro. Pili sono diventati consapevoli nelloro esercizio della liberta di farsi scegliere, e migliore e l'esito sociale di cui hanno potuto godere. Perche questo avvenga, ovunque, nel mondo, e Ie diseguaglianze si accorcino, serve un sempre maggiore riconoscimento della liberta di farsi scegliere: per tutti. Questo significa mobilita dellavoro fra diversi paesi e mobilita delle merci. Lavoratori che possano farsi apprezzare anche in terre lontane dalla propria, e merci che possano farci apprezzare chi Ie ha prodotte anche se e tanto lontano da noi. Gli Stati nazionali si ;ono opposti all'una e all'altra casa, can l'obiettivo dichiarato di tutelare i redditi dei loro cittadini. Il sistema di mercato e stato messo fra parentesi, per proteggere alcune categorie di persone dalla concorrenza internazionale. Non solo, come abbiamo gia visto, COS1 facendo si fa un pessimo servizio ai lavoratori dei paesi protezionisti, illusi che il mondo non cambi. Ma ci si rende corresponsabili dell a difficolta di milioni di persone nel trovare una migliore candizione di lavoro, o compratori che consentano loro di sostenere Ie proprie produzioni. Limitare la liberta per salvaguardare i «diritti sociali» e una scelta politica molto popolare. E necessario intendersi, pero, su che co'sa significano questi termini. Sia chiaro che cia che ci si propone e limitare la liberta di tutti, per salvaguardare i «diritti sociali» di pochi.