“Il furioso”: poema simbolo della cultura rinascimentale Il tema
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“Il furioso”: poema simbolo della cultura rinascimentale Il tema
“Il furioso”: poema simbolo della cultura rinascimentale Il tema essenziale de “L’Orlando Furioso” riguarda il conflitto tra l’ideale che si sogna e la dura realtà che invece si deve vivere. La contrapposizione tra ideale e reale è un tema ricorrente nella cultura rinascimentale, nella quale, infatti, coesistono due visioni del mondo diverse e, a volte, contrapposte: 1) la tendenza propria dell’Umanesimo ad idealizzare la realtà elaborando modelli astratti e perfetti per ogni attività umana, imitando i modelli classici, modelli perfetti per eccellenza; 2) la tendenza al realismo , allo studio attento della realtà e alla sua rappresentazione concreta, anche se poco edificante. Questo contrasto tra ideale e reale è presente nella vita dello stesso Ariosto che desiderava, per esempio, la pace degli studi letterari ed è invece obbligato a fare il, funzionario di corte. La stessa vita di corte, da molti vista come il modello ideale del mondo, sede privilegiata di armonia, arte, raffinatezza, ordine e valori ai quali la cultura rinascimentale aspira, in realtà è sede di intrighi, falsità, ipocrisie, clientelismi. Il desiderio di qualcosa, dunque, si scontra sempre con la sua irraggiungibilità e così è per l’amore, la gloria guerresca, o letteraria. Orlando diventa folle proprio perché non riesce ad accettare questo divario tra ideale e reale, né che “la divina e perfetta” Angelica sia una donna terrena, reale e sottoposta alle conseguenti passioni. Orlando è uno sconfitto dalla vita. Perdendo Angelica, ha perso in colpo molti ideali: si è comportato da perfetto cavaliere rispettando e proteggendo Angelica, ma lei si è data ad un altro, ha difeso i valori di amicizia e fedeltà e la donna da lui amata è stata messa in palio come premio. Orlando è l’ironico simbolo del destino umano: tanta fatica per non stringere nulla! Per Ariosto, invece, il contrasto tra ideale e reale può trovare la sua sintesi nell’arte in generale e nella letteratura in particolare, grazie all’ironia che permette di comprendere le cose a fondo, mantenendo però un distacco superiore. La letteratura non deve, quindi, essere solo divertimento e mezzo per fuggire dalla realtà , ma anche la più alta espressione della dignità umana e della capacità dell’uomo di comprendere e dominare la realtà anche quando è negativa e dolorosa. Per Ariosto l’uomo deve essere capace di guardare la vita con serena e laica tolleranza, senza cadere nell’ottimismo o nel pessimismo estremi. La dignità e la saggezza dell’uomo stanno anche nell’accettazione dei propri limiti, nella consapevolezza dell’esistenza di contraddizioni che vanno affrontate, però, a testa alta. Il palazzo di Atlante : gli uomini prigionieri del desiderio L’episodio del castello di Atlante è uno dei più famosi dell’”Orlando Furioso”: Atlante è un mago che ha allevato Ruggero, paladino avo degli estensi. Nel corso del poema il mago imprigiona Ruggero in due castelli incantati allo scopo di proteggere il suo paladino. Infatti, sa che se Ruggero si fosse sposato con Bradamante, guerriera cugina di Orlando, avrebbe avuto vita breve. Dal castello in cui niente è vero proviene il grido di aiuto che attira Ruggero e gli altri paladini. Il Palazzo di Atlante, luogo magico e metaforico in cui i destini dei cavalieri (uomini) si incrociano e si intrecciano, è per Ariosto un’allegoria dell’esistenza stessa. In esso tutti hanno qualcosa da inseguire, nessuno raggiunge mai niente, tutti perdono. Al centro della riflessione di Ariosto sull’uomo sta la coraggiosa consapevolezza della fragilità umana. Gli uomini possono sbagliare e perdersi vanamente nei propri sogni , ma lo fanno con coraggio e sincerità. Lo fanno con l’eroismo di chi e prigioniero di un gioco dal quale non può uscire : la vita (palazzo di Atlante). Essi non l’hanno scelta , ma una volta dentro, devono viverla con dignità. Gli uomini devono darsi uno scopo nella vita che la giustifichi e questo è il desiderio , l’ideale che ognuno deve porsi. Senza una meta da raggiungere l’uomo è perso (es. Orlando quando perde Angelica). Il tema della ricerca è tipico della letteratura romanzesca, tuttavia nel “Furioso” , esso assume toni diversi rispetto, per esempio, i romanzi cortesi o arturiani. In Ariosto la ricerca non porta mai a nulla, non è un percorso di formazione , è spesso una ricerca a vuoto, l’inseguimento di un sogno vano, correndo dietro al quale ci si può perdere nel labirinto della vita Ariosto, poeta di corte e disincantato, spinge il lettore a convivere col suo sistematico scacco di fronte alla realtà. L’uomo è prigioniero del proprio desiderio, ma può vivere questa situazione con distacco superiore, con ironia, con un senso della misura e dell’armonia. E’0 questo il messaggio dell’Umanesimo: l’uomo deve essere cosciente della propria grandezza percependo i propri limiti. Angelica: simbolo della varieta’ umana Angelica è descritta da Ariosto con pochi tratti e non ha una personalità ben delineata. L’unica costante, nel suo personaggio è la fuga. Ella fugge in continuazione e il variare dei suoi sentimenti non dipende da lei, ma da una condizione esterna. Più che una donna in carne ed ossa, è un puro simbolo dell’Eros, è l’oggetto del desiderio che coinvolge tutti e sconvolge l’ordine sociale. Angelica è inafferrabile, sfuggente, tenera e diabolica, astuta ed ingenua, preda e cacciatrice. E’ una cosa ed il suo contrario, è il simbolo della varietà umana. Non solo: Angelica è metafora della vita stessa, in quanto tutti la inseguono per dare pienezza al proprio essere , ma nessuno la raggiunge mai, è l’inafferrabile oggetto del desiderio. Angelica rappresenta, inoltre, l’amore, ideale irraggiungibile, ma anche primo motore delle nostre azioni. L’amore è il sentimento che dà pienezza all’esistenza ed è capace di spingerci a grandi imprese, pur rimanendo però, sempre un passo avanti , vicino, ma irraggiungibile. Il filo conduttore di tutto il poema di Ariosto è dunque l’amore come scopo a cui tendere. La descrizione dell’amore come desiderio non appagato ha un forte valore metaforico: l’uomo è un essere sognate e desiderante e ognuno ha il suo fine da raggiungere per dare senso alla vita. Angelica è il simbolo dello scopo di cui ogni uomo ha bisogno per sapere di esserci. Per questo Angelica è perennemente in fuga. Lei dà senso alla storia finché è irraggiungibile. Quando un Medoro qualsiasi la possiede , lei esce dalla narrazione. Questo vuol significare che l’ideale, una volta conquistato non è più importante, non dà più senso alla vita. All’uomo che è privato dell’oggetto del desiderio non rimane più nulla se non la rabbia, la furia, la perdita della ragione. Il tema della selva, nell’ immaginario “collettivo” La selva, che è un bosco fitto, esteso, a volte una foresta, popolata da animali feroci, richiama alla mente una difficoltà, un luogo, una situazione da cui è difficile uscire sia fisicamente che psicologicamente. Nella selva penetra con difficoltà la luce, il pericolo è in agguato, non vi sono sentieri, percorsi segnati, non vi sono certezze. Contrapposto alla selva è il luogo aperto, illuminato dal sole, che è invece rassicurante, perché consente l’orientamento ed è quindi dominabile. La luce inoltre è simbolo di vita, come il buio è simbolo di morte in quasi tutte le culture. Ogni elemento della natura ed ogni oggetto richiamano in noi delle sensazioni, delle emozioni che si concretizzano mediante il filtro culturale (codice) attraverso il quale passano colori ,sensazioni, ambienti animali ecc…assumono significati a seconda del sistema di segni che filtra questi elementi. La selva nell’immaginario dantesco: Nel Medioevo, questo filtro è costituito dalla religione che regola e caratterizza ogni aspetto della vita dell’uomo. In Dante, autore medievale, la selva assume dunque una connotazione religiosa, diventando cosi il luogo della corruzione, dove si smarrisce la ragione, che dovrebbe guidarci verso la felicità eterna. La selva dantesca è dunque il Labirinto della ragione; essa infatti, definita «oscura», selvaggia», aspra», «forte», «amara>> simboleggia il peccato in cui è caduta l’l’umanità intera, non solo il singolo. Ed è Virgilio, simbolo della ragione, che interviene per salvare Dante dalle fiere che lo minacciano per volontà di Dio. Quindi dalla selva si esce grazie ad un intervento della provvidenza, che regola la vita dell’uomo e dell’universo. Un tratto caratterizzante il Medioevo è il senso di collettività che si contrappone al- l’individualismo moderno. Il singolo è parte integrante di una comunità, ne condivide valori indirizzi, scelte culturali è parte di un organismo a cui deve assicurare sopravvivenza. Nel momento in cui il Pontefice e l’Imperatore vengono meno al loro compito di guidare gli uomini verso il bene eterno e terreno non solo il singolo ma l’umanità intera cadono nel peccato. Il Paesaggio naturale ai tempi di Dante era qualcosa di misterioso e poco conosciuto nello stesso tempo. Il viaggio era da sempre un elemento di conoscenza di innovazione ,anche nelle fiabe troviamo il Bosco. Come il luogo ove ci si perde ma anche dal quale è possibile imparare alcune verità sul comportamento umano e sulla vita. A distanza di una generazione rispetto a Dante, Boccaccio mostra una visione della vita diversa più aperta, tipica della civiltà comunale e borghese, libera da condizionamenti di natura religiosa. La paura della punizione divina nella vita ultraterrena non determina più le scelte di vita dell’uomo ,desideroso di vivere pienamente la dimensione terrena . I Peccato non è più motivo di tormento della coscienza, né le passioni sono più causa inevitabile della dannazione eterna. Nella novella ‘’Nostagio degli onesti, la selva orrida e selvaggia di ascendenza dantesca ,diventa nell’immaginario dell’autore ,una pineta illuminata da una luce intensa, (è maggio il tempo è bellissimo e sono le 11 antimeridiane), dove in una terrificante caccia infernale ,una donna è punita per aver rifiutato l’amore di un innamorato che per delusione si è tolto la vita . Nell’Orlando Furioso lo scenario in cui si muovono i cavalieri è costituito da una selva ove combattere il nemico o cercare la donna amata. La selva ha un significato ancora diverso: la perdita nella selva non comporta un’idea di peccato ma la mancanza di equilibrio dell’uomo alle soglie dell’età moderna , manca la figura di un dio ordinatore del mondo e delle cose. Sono modi diversi di lavorare su di uno stesso Codice; individuandone i segni, il Sistema di Segni, il Ricevente riesce a decodificare il messaggio.