Maggio 2011 - Laura Garavini

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Maggio 2011 - Laura Garavini
NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO
Anno II - N° 6 - 20 Maggio 2011
a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo
email: [email protected]
SOMMARIO
DAL PARLAMENTO
(Eugenio Marino)
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STORIE ITALIANE
• Deputati PD eletti all’estero:
“Monitorare i tempi di rilascio dei
4 • Anche all’estero si resta italiani. E
passaporti”
forse di più. (Beatrice Biagini)
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• Chiesta una moratoria di 30 mesi
per la ristrutturazione della rete
consolare
5 PORTO FRANCO
DEMOCRATICI NEL
MONDO
• Usa — L’on. Vaccaro incontra il
Circolo PD di Boston (Paola
Merlo)
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• Picchi e Fantetti fondano il
“Partito dello Champagne” (Ermanno Filosa)
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VISTI DALL’ESTERO
• Spot tv in Germania: “Senza una
• Svizzera — Farina sui corsi di
lingua e cultura italiana:
“Necessario un fondo straordinario”
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informazione libera si rischia di
finire come in Italia”
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• “Nefasta la chiusura dell’Istituto
italiano di Cultura di Grenoble” (Franco Narducci)
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• Comites e Cgie: “Perché dico no
alla riforma in discussione al
Senato” (Fabio Porta)
19
• Pasquale Spino esempio per chi
fa politica nel Pd all’estero
E. M.
NEWS
• Narducci in un discorso a Zurigo:
• Riforma dei Comites e del Cgie:
“La Resistenza, un messaggio
l’Istituto “Fernando Santi” cond’amore e fratellanza”
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tro il testo coordinato dal sen.
Tofani
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• Germania — Garavini alla Humbdolt di Berlino: “Rompere il
• Intervista di L. Garavini
silenzio, l’arma più forte contro le
all’Hurryet Dailly News. “ Un
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mafie”
fenomeno diffuso i rapporti tra
mafia e politica”
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• Iniziativa del circolo di Metzingen
per i 150 anni di Unità d’Italia 16
• Incontro a Roma tra Fabio Porta
e il presidente del Senato del
• Brasile — Festeggiati i100 anni
Brasile, Josè Sarney
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Circolo Italiano di San Paolo 16
ANALISI E COMMENTI
Una fase nuova del PD
e del Centrosinistra
• Bandita l’ottava edizione del
Premio “Pietro Conti”
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S
ta succedendo qualcosa di importante
in Italia, nel Centrosinistra e nel Partito
Democratico. Lo abbiamo visto in questa prima tornata elettorale per le elezioni
amministrative, che hanno confermato al primo turno i sindaci del Centrosinistra di Torino e Bologna, Fassino e Merola, e mandato al
ballottaggio quelli di Napoli e Milano, De
Magistris e Pisapia. Con l’importante conferma che Pisapia e il Centrosinistra hanno ottenuto il sorpasso sul Centrodestra e la Moratti
con un ampio margine, fino a ieri impensabile a Milano. Inoltre Berlusconi, che si era dato
come obiettivo minimo 53.000 preferenza sul
suo nome, ne ha avute meno di 30.000, incassando un brutto colpo alla sua credibilità anche tra i suoi. È la conferma migliore che
qualcosa stia cambiando in Italia, quella conferma che molti negavano fosse arrivata e
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nella quale molti altri non speravano.
Quindi queste elezioni ci dicono che il Centrosinistra, il nuovo Ulivo voluto da Bersani e apprezzato da Prodi, rappresentano una proposta credibile e possono tornare a vincere e governare il
Paese.
Si tratta di continuare su questa strada per costruire organicamente programmi e alleanze per le
politiche. In questa fase, quindi, in questo progetto, il Partito Democratico non può che essere il
motore principale sia nell’elaborazione politica che nell’aggregazione delle forze democratiche e
costituzionali alternative a Berlusconi e al Centrodestra. Tutto ciò, naturalmente, vale anche per
l’estero. E tutto il Partito Democratico ne è consapevole.
Per questo si è fatto promotore, tramite il Centro studi, l’Ufficio italiani nel mondo, la Consulta
del PD e insieme a forze del mondo associativo e di altri partiti del centrosinistra,
dell’organizzazione del seminario “Una grande Italia oltre l’Italia”, tenutosi a Roma il 5 maggio
scorso.
Un seminario al quale abbiamo voluto alcuni tra i più autorevoli studiosi dell’emigrazione italiana, artisti che hanno trattato il tema dell’emigrazione, rappresentanti di associazioni, politici e
parlamentari italiani ed eletti all’estero.
L’intento era quello di leggere il fenomeno migratorio nella sua genesi ed evoluzione storica, individuandone problemi e potenzialità, per proporre una visione e un progetto politico in grado di
sviluppare proprio quelle potenzialità, in armonia con tempi e contesti di società in mutamento.
Più volte abbiamo detto che nel nostro Paese vi è stato, in questi 150 anni di unità nazionale, un
atteggiamento di rimozione del fenomeno migratorio, dalla storiografia e dall’elaborazione culturale.
O per lo meno una sottovalutazione di quanto l’emigrazione abbia rappresentato per l’Italia.
Per questo abbiamo voluto una riflessione approfondita.
Da qui in avanti, dunque, dovremo accelerare e portare a termine in forma organica e strutturata
il programma e l’alleanza del PD e del Centrosinistra all’estero per dare in Parlamento e ai problemi degli italiani nel mondo quelle risposte che in questi quasi tre anni di legislatura il Governo
Berlusconi e della Destra non ha saputo e voluto dare.
I risultati delle elezioni amministrative, poi, ci incoraggiano in questa direzione e ci spronano a
continuare il nostro lavoro, lasciandoci intendere che il voto anticipato per le politiche potrebbe
essere altamente probabile. Abbiamo tentato, e la partecipazione di pubblico e la conclusione dei
lavori hanno dimostrato che ci siamo riusciti, ad elaborare una visione nuova delle nostre comunità nel mondo, che comprenda la capacità di non recidere il loro storico legame con il Paese
d’origine, ma allo stesso tempo di insistere sull’integrazione nei paesi ospiti, sul cosmopolitismo
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di questi italiani e sulla capacità di fare rete e sistema con l’Italia. Abbiamo dimostrato, e il Segretario Bersani lo ha detto chiaramente, che solo il centrosinistra e il PD hanno le radici democratiche e il retroterra culturale per affrontare seriamente e a tutti i livelli le questioni che riguardano l’emigrazione, facendole entrare nell’agenda e nel dibattito politico e parlamentare
italiano senza retorica, senza indulgere a richiami demagogici, recriminatori o caritatevoli, ma
proponendo politiche riformiste moderne e adeguate a un mondo in continua evoluzione e a
un’Italia che vuole competere a livello globale da protagonista.
Bersani è stato chiaro nel suo impegno e quello del PD verso i nostri connazionali all’estero,
quando nel suo intervento al seminario ha detto, tra le altre cose: “siamo un partito di patrioti,
autonomisti e riformatori e quindi di italiani all’estero”. Siamo un partito di italiani all’estero!
E poi vi sono agli atti le importanti relazioni degli studiosi, gli interventi dei rappresentanti del
mondo dell’associazionismo, del Presidente del Centro studi del PD. Documenti e interventi
che rappresentano una base importante e di qualità della discussione sugli italiani nel mondo e
tracciano le linee guida dell’elaborazione politica e programmatica del PD e del centrosinistra
per il futuro.
Una elaborazione sulla quale ha detto molto l’ex Ministro degli esteri e attuale Presidente della
FEPS (Fondazione Europea per gli Studi Progressisti) Massimo D’Alema.
Nelle sue lunghe e meditate conclusioni, D’Alema ha confermato il grande impegno di tutto il
PD verso gli italiani all’estero, ha dato il via a una fase politica, programmatica ed elettorale
nuova per l’estero. Ha collocato gli italiani nel mondo nella giusta dimensione storica come in
quella di partito, di cittadini italiani e dei paesi ospiti e di potenzialità per l’Italia. Ha insistito
sulla necessità di non rivolgersi solo ai circa quattro milioni di titolari di passaporto, ma di
guardare ai molti milioni di discendenti, soprattutto coinvolgendo le nuove generazioni e le
forze economiche. Dunque, il seminario del 5 maggio rappresenta il consolidamento di una
lavoro politico, organizzativo, strutturale e di prospettiva per il PD e per il Centrosinistra,
l’inizio di una fase nuova. In questo ultimo anno, infatti, come Partito ci siamo dati regole certe
e luoghi di discussione, elaborazione e decisione; abbiamo fatto notevoli passi avanti
nell’organizzazione sul territorio e avviato il percorso per consolidare le strutture locali.
Con il seminario abbiamo fatto un salto di qualità nella riflessione politica e programmatica e
nel percorso di costruzione delle future alleanze. Da qui in avanti, dunque, dovremo accelerare
e portare a termine in forma organica e strutturata il programma e l’alleanza del PD e del Centrosinistra all’estero per dare in Parlamento e ai problemi degli italiani nel mondo quelle risposte che in questi quasi tre anni di legislatura il Governo Berlusconi e della Destra non ha saputo e voluto dare. I risultati delle elezioni amministrative, poi, ci incoraggiano in questa direzione e ci spronano a continuare il nostro lavoro, lasciandoci intendere che il voto anticipato per
le politiche potrebbe essere altamente probabile.
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DAL PARLAMENTO
I DEPUTATI PD ELETTI AL’ESTERO:
“MONITORARE I TEMPI DI RILASCIO DEI PASSAPORTI”
“I disagi e le difficoltà che i nostri connazionali
incontrano nel rapporto con i consolati, anche
per il disbrigo delle pratiche più semplici, crescono in modo esponenziale. Le nostre caselle di
posta elettronica ogni giorno sono piene di denuncie e sollecitazioni per i ritardi e le disfunzioni che i nostri concittadini incontrano”. Lo
affermano i deputati del PD eletti nella Circoscrizione Estero Bucchino, Porta, Garavini, Fedi
e Farina, che hanno presentato sulla situazione
dei consolati italiani un’interrogazione a risposta scritta al ministro degli Esteri.
“La diminuzione del numero dei consolati e la
rarefazione degli uffici consolari di seconda categoria da noi più volte denunciate - sottolineano i parlamentari democratici -, combinate con il
progressivo prosciugamento di personale, stanno dando il loro frutto avvelenato. E questo accade proprio mentre alcune procedure, come
quelle relative ai passaporti, sono rese più complicate per motivi di sicurezza e per altre ragioni. Riuscire a superare il silenzio dei centralini
telefonici e provare a fissare un appuntamento
con gli addetti ai servizi sono ormai imprese avventurose”.
“Per superare un atteggiamento di pura se pur
legittima lamentela”, aggiungono i deputati democratici, “abbiamo cercato di mettere a fuoco
la situazione su alcuni precisi adempimenti, come il rilascio dei passaporti e delle carte di identità, per il quale è forte l’interesse dei nostri connazionali. In essa chiediamo, in particolare, che
il ministro degli Esteri proceda ad un monitoraggio preciso della situazione e fornisca un
quadro dei tempi medi di rilascio e delle misure
di accelerazione che si intendano adottare. In
più, proponiamo di rendere sistematica la prassi
del funzionario itinerante per la raccolta delle
impronte digitali, soprattutto nelle realtà in cui
consistenti comunità di italiani risiedono a centinaia di chilometri di distanza dalla sede consolare. Magari rivedendo anche la normativa che ha
tolto agli uffici consolari di seconda categoria
alcune prerogative in questo campo”.
“Se è vero che i soldi mancano - concludono i
presentatori dell’interrogazione - ci auguriamo
che non manchino il buon senso e l’impegno per
non alzare altri steccati verso le nostre comunità”..
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DAL PARLAMENTO
RISTRUTTURAZIONE DELLA RETE CONSOLARE ITALIANA
Chiesta al Senato una moratoria di 30 mesi
Il senatore Claudio Micheloni (PD) ha presentato una mozione che impegna il Governo ad una moratoria di 30 mesi sulla ristrutturazione della rete consolare italiana. La ristrutturazione messa in atto dal ministero degli Affari Esteri – si legge nella mozione - sta creando una situazione insostenibile
per le nostre comunità, con gravi effetti negativi anche per gli interessi dell'Italia nel mondo.
Alla luce di questa situazione, per definire una riforma della rete consolare che risponda sia ai servizi necessari per i milioni di italiani residenti all'estero, sia alle nuove esigenze dell'Italia per la promozione del Paese e della sua economia nel mondo, il senatore Micheloni e l'onorevole Narducci,
che hanno da sempre ostacolato questo progetto governativo nelle rispettive commissioni Affari Esteri di cui fanno parte, hanno concordato un ulteriore tentativo per riportare ministero degli Affari
Esteri ed esecutivo ad una riflessione congiunta con il Parlamento. In questo quadro si inserisce la
presentazione in Senato della mozione che chiede una moratoria di 30 mesi del piano di ristrutturazione della rete consolare. "Sia le numerose audizioni alla commissione Affari Esteri del Senato, sia
il contatto quotidiano con le comunità all'estero – ha dichiarato Micheloni - hanno evidenziato che
la ristrutturazione avviata dal Ministero degli Affari Esteri, negli ultimi tempi, ha avuto come prioritario risultato quello di causare notevoli disagi alle comunità". Nonostante ciò, non sono state tenute in nessun conto né le rimostranze delle comunità, né le iniziative del mondo dell'associazionismo
e dei parlamentari della circoscrizione Estero. Lo dimostrano le chiusure già fatte o annunciate che
riguardano le sedi di Mulhouse, Lille, Coira, Losanna, Genk, Liegi, Mons, Saarbrücken, Norimberga,
Mannheim, Amburgo, Manchester, Durban, Adelaide, Brisbane, Filadelfia, Detroit. "Vorrei anche
ricordare che recentemente - ha precisato Micheloni - ho presentato alla Commissione Affari Esteri
del Senato una richiesta di indagine conoscitiva con l'obiettivo di avviare una verifica sulla reale ed
effettiva situazione della rete diplomatico-consolare italiana del ministero degli Affari Esteri, anche
alla luce di un più razionale utilizzo delle risorse economiche disponibili, sempre tenendo ben presente le esigenze dei connazionali in fatto di servizi e tutela". L'iniziativa del senatore Micheloni impegna il Governo "ad adottare immediatamente uno specifico provvedimento di 'moratoria' che
blocchi, per 30 mesi, il piano di ristrutturazione e razionalizzazione presentato dal ministero degli
Affari Esteri, e a 'congelare' la rete consolare nella sua attuale situazione". La Presidente del Gruppo
PD al Senato, Anna Finocchiaro, ha chiesto che la mozione venga calendarizzata con urgenza. La
richiesta di moratoria è stata firmata dai seguenti senatori: Micheloni, Randazzo, Tonini, Pegorer,
Bertuzzi, Finocchiaro, Zanda, Gasbarri, Sircana, Passoni, Francesca Maria Marinaro, Perduca, Ignazio Marino, Soliani, Morri, Poretti, Giai, Pedica, Legnini, Livi-Bacci, Morando, Marino Mauro, Baldassarri, Contini, De Angelis, Germontani.
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DEMOCRATICI NEL MONDO
L’on. Vaccaro incontra il circolo PD di Boston
Ricerca, università e questione morale in Italia al centro della discussione
di Paola Merlo
Lo scorso aprile il circolo PD di Boston ha incontrato l’on. Guglielmo Vaccaro, in
visita per la presentazione in Consolato della recente legge “Controesodo”.
L’incontro inizia intorno ad un tavolo, in una delle caffetterie di Harvard e si capisce immediatamente che l’atmosfera è rilassata e che il clima sarà costruttivo, di scambio onesto di pareri. Cominciamo con un giro di presentazioni, un giro che lentamente conquista tutto il tavolo e si arricchisce
di storie personali, di racconti di scelte professionali e di ragioni per essere all’estero piuttosto che
nel proprio paese. Siamo per lo più ricercatori e docenti nelle università dell’area di Boston e molti
di noi risiedono negli Stati Uniti ormai da qualche anno, qualcuno con la prospettiva di rimanerci
qualcun altro con il desiderio forte di ritornare in Italia, o almeno in Europa. Nessuno ha timore di
esprimere il proprio pensiero, l’Italia e la sua velenosa abitudine alla polemica, al sospetto sono lontane e c’è spazio per parlare del Paese che vorremmo, che desideriamo. E poterlo fare con qualcuno
che sta in Parlamento e che potrebbe portare il testimone del nostro pensiero più lontano di quanto
le nostre lettere o la rete possano fare, ci da’ una sensazione di possibilità, la speranza di essere ascoltati, di poter contribuire al dibattito politico italiano. La discussione si sviluppa intorno a due
temi che ci sono particolarmente cari: il futuro della ricerca e delle università italiane e la questione
morale, temi che potrebbero sembrare slegati ma che sappiamo intrecciati a doppio filo. Il futuro
della ricerca e dell’università pubblica ci riguardano da vicino, e sono tanto parte di noi da esserne
diventati i testimonial viventi, i “cervelli” dell’immaginario collettivo che pochi veramente si prendono la briga di conoscere. Maria Francesca introduce l’argomento del futuro della ricerca e università descrivendo tutte le contraddizioni che caratterizzano la vita del ricercatore a partire da quando
inizia la sua carriera in Italia e poi si sposta all’estero. E’ inevitabile il riferimento alla riforma Gelmini e la delusione per lo scarso coinvolgimento dei ricercatori nella sua stesura. L’approfondimento
delle proposte del PD sull’argomento serve per fare chiarezza su alcuni punti che riteniamo fondamentali come la necessità di criteri che promuovano la carriera accademica in base al merito, e la
creazione di condizioni di sistema che favoriscano la ricerca ed il lavoro dei ricercatori. La seconda
parte dell’incontro si articola intorno alla questione morale. Sebbene siamo in gran parte ricercatori,
riteniamo che il nostro contributo politico non possa concentrarsi solo sulle problematiche legate
alla ricerca. Al contrario, pensiamo che se l’Italia affrontasse seriamente la questione morale, promuovendo una maggiore lotta alla corruzione e spingendo per l’indipendenza dell’informazione,
sarebbe molto più facile, alla lunga, gestire problemi più contingenti. Alberto introduce questo tema con dei dati preoccupanti. L’Italia risulta al 67esimo posto nella lotta alla corruzione ed
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PD/CITTADINI NEL MONDO. Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero.
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al 72esimo posto per l’indipendenza dell’informazione, considerata solo parzialmente libera (i dati
provengono da Transparency International, organizzazione con sede in Germania, e Freddom
House, con sede negli USA).
L’Italia, inoltre, è fra i pochi paesi Europei che non ha ancora ratificato le norme anticorruzione emanate dal consiglio d’Europa nel 1999.
Lo scenario è estremamente allarmante perché regole trasparenti di convivenza che premino
l’intraprendenza, la voglia di fare, e l’onestà sono essenziali per attrarre persone, idee ed innovazione, fondamentali per assicurare crescita e prosperità. E naturalmente, come si discute animatamente
ormai da anni, un’informazione indipendente garantirebbe ai cittadini di essere ben informati sulle
scelte che il paese è chiamato a fare in un momento così critico. L’intero gruppo è compatto nel condividere l’idea che il PD dovrebbe scegliere come una delle sue priorità la lotta contro la corruzione
e promuovere una maggiore indipendenza dell’informazione.
L’on. Vaccaro ci ha ascoltato per tutto il pomeriggio e ha risposto con franchezza a tutte le nostre
domande, anche quelle più difficili e spinose. Da persona che ha vissuto all’estero sa quanto “l’Italia
diffusa” non rappresenti solo una distribuzione geografica degli italiani nel mondo ma piuttosto una fonte di professionalità e di energie di cui l’Italia racchiusa nei confini geografici non può più fare
a meno.
Il cerchio si rompe, la riunione è durata qualche ora e nonostante ci sia molto altro di cui vorremmo
parlare, ce ne andiamo a casa con la piacevole sensazione che non necessariamente la dialettica politica debba essere astiosa. Sicuramente c’è la voglia di fare e di mantenere un dialogo con le forze politiche nazionali in un rapporto di collaborazione che aiuti tutti a pensare e a lavorare per costruire
la democrazia reale che aspettiamo da tanto tempo.
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DEMOCRATICI NEL MONDO
Farina: necessario un fondo straordinario
per i corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera
Oltre ai tagli ordinari del 45 per cento subiti in seguito alle misure restrittive della politica di Bilancio del ministro delle Finanze italiano negli ultimi tre anni, gli Enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera si sono visti ridurre di un altro 20 per cento i loro contributi per effetto del
tasso di cambio euro-franco svizzero. Dai 3 milioni e 400 mila euro del 2008 i contributi sono passati
a 1 milione e 780 mila euro di quest’anno. In franchi svizzeri la riduzione è stata molto più consistente: i 5 milioni e 400 mila franchi del 2008 sono diventati 2 milioni e 400 mila. Il taglio in euro del
45 per cento, per effetto del cambio negativo euro-franco svizzero è lievitato al 55 per cento per gli
Enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera. Sono i dati emersi nel corso della conferenza sul tema “Quale futuro per i corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera”, organizzata a Basilea dalla Fondazione Ecap e dalla Fopras, alla quale ha partecipato l’on. Gianni Farina (Pd). A quasi
vent’anni dalla gestione mista che vede impegnati sullo stesso campo istituzioni pubbliche e privati
sociali, la situazione per gli Enti gestori è diventata insostenibile. L’entità dei tagli è tale da mettere
in seria discussione il futuro dei corsi. In alcune aree della Svizzera è stato sospeso il servizio scolastico e in altre è stato ridotto a scapito della qualità. Sono stati soppressi 151 Corsi, gli alunni da 15
mila sono passati a 13 mila e 400, tre Enti gestori hanno cessato l’attività, un Ufficio scolastico è stato
chiuso e un altro è in procinto di chiudere. Per far fronte alla drastica riduzione dei contributi ministeriali, gli Enti gestori hanno dovuto rimediare con l’applicazione volontaria delle quote di partecipazione da parte dei genitori degli alunni, le quali nell’anno scolastico 2009 – 2010 hanno raggiunto
la considerevole somma di 1 milione di franchi. Oltre ai problemi finanziari, emergono anche contrasti nella gestione comune tra Enti gestori e consolati. In Svizzera, però, il dibattito sulla lingua italiana assume una rilevanza più significativa rispetto ad altri Paesi. “Qui l’italiano - ha sottolineato
nel suo intervento Farina - è lingua nazionale”. E citando una nota della Conferenza federale dei direttori dell’educazione, ha affermato che “perdere una lingua significa smarrire la memoria, affievolire i valori della convivenza, costruire, in definitiva, la Leichtkultur che robotizza e disumanizza la
società”. Farina a Basilea ha rilanciato l’idea di promuovere in Svizzera un convegno nazionale sulla
lingua italiana e ha ricordato la proposta sottoposta ai presidenti dei cantoni di San Gallo, Ticino e
Grigioni, al direttore dell’Ufficio culturale della Confederazione, all’ambasciatore d’Italia in Berna e
al presidente del Comites di San Gallo. Il deputato del PD ha assunto l’impegno di presentare
un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro Frattini di “valutare urgentemente la possibilità che gli Enti possano presentare domande di contributo integrativo per compensare le perdite
di cambio di 600 mila franchi svizzeri e poter continuare con successo l’opera d’insegnamento considerata valida e positiva, con l’impiego costante dei docenti, l’ampliamento dei corsi e l’aumento degli alunni, l’avvio di progetti di certificazione, l’estensione dei corsi alle prime e alle none classi, la
realizzazione di progetti di insegnamento bilingue”.
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DEMOCRATICI NEL MONDO
La Resistenza, un messaggio di amore e fratellanza
In occasione del 25 Aprile, il deputato del PD Franco Narducci ha pronunciato a Zurigo un discorso che riportiamo qui di seguito
Tutte le manifestazioni del 25 Aprile assolvono al sacro dovere di celebrare la Resistenza come l’atto
fondante della libera e civile democrazia italiana, a difesa della memoria del passato, per guardare
al futuro con l’ottimismo della volontà di chi sa di essere portatore di valori grandi e universali. Siamo tutti eredi di quella drammatica e gloriosa vicenda cui dobbiamo molto della nostra crescita umana e civile. Mai nella storia così tanti dovettero tanto a così pochi. È una affermazione di Winston
Churchill in riferimento agli aviatori inglesi, in gran parte vera anche per le drammatiche vicende
della nostra resistenza. Vuole il destino che la celebrazione del venticinque aprile sia avvenuta
quest’anno nei giorni pasquali. Per i credenti, il giorno della resurrezione del Dio fatto uomo, per i
liberi pensatori, il martirio dell’uomo che per primo nella storia predicò l’amore e la fratellanza tra
gli uomini. Per credenti e non, un messaggio vivo e vitale ancora oggi. La Resistenza è stata un messaggio di amore a fratellanza, la lotta di uomini e donne che riscattavano il tricolore, la bandiera della Patria, immolando se stessi al grido della libertà. Non guerra civile, come certa storiografia revisionista, speculando su particolari e gravi fatti, vorrebbe farci credere. Al contrario, lotta di popolo
(350 mila uomini e donne, di cui, sessantamila caddero in combattimento e oltre trentamila rimasero
mutilati e invalidi) contro l’orda nazista scesa dal nord ad occupare la nazione dopo l’Otto Settembre del ‘43, e i suoi servi fascisti immiseriti ai compiti più odiosi e volgari.
Lotta di eroi malgrado loro, di uomini e donne il cui unico odio era verso la guerra e verso quelli che
l’avevano perseguita attraverso messaggi di dominio e odio razziale. Erano comunisti, socialisti, cattolici, liberali, monarchici persino, organizzati nelle brigate Garibaldi, Matteotti, di Giustizia e Libertà. Erano ufficiali e soldati come i settemila massacrati o periti in mare a Cefalonia dopo l’Otto Settembre del ‘43, unicamente colpevoli di assolvere al loro dovere nei confronti della Patria. E fra i
tanti vorrei ricordare i resistenti fuoriusciti: Ernesta e Luigi Campolonghi, Dario Maffini, fondatore
dei Garibaldini di Francia, Schiavetti, Di Vittorio, Sportelli, Squarzi, Buozzi, Amendola, Pertini, Terracini e, permettetemi, pure il carissimo zio Lino Farina, il vice comandante della Brigate Garibaldi,
al cui insegnamento ho appreso il valore della resistenza alle ingiustizie e della liberta. Sono intrisi
nella nostra memoria i massacri dei civili innocenti: i settecento di Marzabotto, i 335 delle Fosse Ardeatine, i trentadue di Boves, i sette fratelli Cervi strappati brutalmente al lavoro dei campi. Che sia
a tutti leggera la terra nel mondo dei giusti e dei puri. Dopo il periodo buio del totalitarismo fascista, la lotta dei coraggiosi, arricchita dalla virtù dei forti, riscattava le pagine intrise di gloria del risorgimento italiano che intendo ricordare qua oggi nel 150° dell’unità della Patria: dalle Cinque
Giornate di Milano, alla Repubblica Romana, soffocata nel sangue da Napoleone terzo, sceso a proteggere e restaurare il potere temporale del Papa, e i cui combattenti, guidati da un grande patriota
del nostro risorgimento,
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Giuseppe Mazzini, da Giuseppe Garibaldi e in cui morì, combattendo, il giovane Goffredo Mameli,
l’autore del nostro inno nazionale, diffusero in tutta la penisola e oltre, verso l’Europa, l’intenso profumo della liberta, della giustizia e della solidarietà tra i popoli. Nascevano, allora, la “giovine Italia
e la giovine Europa” del grande Mazzini, il cui messaggio è ancora oggi vivo e vitale, nell’arduo
compito che attende tutti noi: costruire una Europa Unita e solidale che sappia assolvere al suo ruolo storico nel mondo, pescando nei tanti valori positivi, dalla notte dei tempi ad oggi, di cui è ricca la
sua storia. Sì, la Resistenza riscattò le pagine più gloriose del risorgimento italiano e gettò il seme da
cui scaturì l’albero fiorente della democrazia: la Costituzione della Repubblica con i rami dei suoi
principi fondamentali, fra i quali, l’articolo uno, definisce l’Italia repubblica democratica, fondata
sul lavoro. I milioni di lavoratrici e lavoratori che sono andati per il mondo in cerca di lavoro, i figli
della diaspora e dell’esodo, come voi, che hanno vissuto le esperienze della solitudine e spesso, della discriminante emarginazione, sono, ai miei occhi, i combattenti della resistenza del Dopoguerra
italiano. A quelli che più non sono tra noi, a tutti i nostri compatrioti, ovunque essi sono, il nostro
più affettuoso ringraziamento, saluto e ricordo. Ditelo, ai nostri giovani e alle nostre ragazze: il diritto allo studio e al lavoro, a vivere in un mondo di conviventi e solidali, ove la libertà è quella che ti
porta a difendere ogni persona che non la pensa come te, sono le conquiste che ci hanno tramandato
i padri della Patria repubblicana. Conquiste che vanno difese ogni giorno dai rigurgiti razzisti e xenofobi che ritornano a far sentire il loro rabbioso, maniacale, pensiero. C’è bisogno di memoria, per
ristabilire il valore del lavoro, di una vera giustizia che colpisca i rei di quelle morti bianche di cui è
seminata la storia dell’Italia e della nostra emigrazione sino ai nostri giorni.
C’è bisogno di memoria, per tramandare la drammatica epopea di Marcinelle, di Mattmark, di Monongah, di Aigues Mortes alle fangousse Marsigliesi, ove perirono centinaia di lavoratori italiani,
caduti nella tragica guerra per la sopravvivenza dei poveri, delle tante vittime sconosciute
dell’amianto, come sui cantieri e nelle fabbriche. C’è bisogno di memoria, per difendere la natura
del creato dalla violenza senza limiti di chi la vuole assoggettare al suo dominio, come anche Fukushima insegna, e alle cui vittime inchiniamo commossi le nostre bandiere. C’è bisogno di memoria,
per costruire una Italia federale che rinsalda l’unità della nazione, combattendo gli egoismi e le divisioni fratricide, a difesa delle minoranze più povere e bisognose. C’è bisogno di memoria, per una
giustizia uguale per tutti, che sappia difendere e proteggere gli umili e condannare i potenti e i prepotenti ovunque essi si annidano. Bene ha fatto - grazie, caro Presidente Giorgio Napolitano - ad elevare la sua voce a difesa della dignità di giudici e magistrati dai brutali attacchi di questi giorni,
servitori dello stato che hanno sacrificato i migliori di loro a difesa della libertà e della democrazia,
fra tutti: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. C’è bisogno di memoria, per perseguire quella pari
dignità tra i diversi che è il valore fondante su cui costruire un rapporto convivente e solidale con la
nuova immigrazione.
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Guardare alle rivoluzioni popolari dell’altra parte del Mediterraneo con la giusta preoccupazione di
dover governare i nuovi esodi di massa a cui deve rispondere, con atti concreti, una Europa unita e
consapevole, ma anche con la certezza che quanto sta accadendo è il frutto di un seme antico: quello
che hanno gettato i resistenti tanti anni fa. Il seme che ha attraversato il mare resistendo al forte vento del ghibli ed è fiorito laggiù, tra le sabbie e le dune del deserto, perché era un seme forte. Si chiamava libertà, convivenza, giustizia, solidarietà e pace. Possiamo alzare, alti e forti, i canti che fanno
parte del patrimonio comune e popolare della nostra storia: l’inno verdiano, il Va pensiero della Patria perduta e l’Inno Nazionale di Goffredo Mameli della patria ritrovata. Al popolo italiano, in Italia e tra noi nelle terre d’Europa e del mondo. Per i nostri figli e per quelli che verranno. L’avvenire
è nelle vostre mani.
Costruitelo con dignità, passione civile e umana.
Viva l’Italia!
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SEMINARIO SULL’ EMIGRAZIONE — Roma 5 maggio 2011
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DEMOCRATICI NEL MONDO
Alla Humboldt di Berlino, incontro su
informazione e criminalità
Garavini: “Rompere il silenzio l’arma più forte contro le mafie”
“Una società che si vuole libera dal peso della criminalità organizzata deve fare quadrato contro
l’imbavagliamento dell’informazione. I media sono l’arma più efficace contro le mafie.” Lo ha affermato Laura Garavini all’incontro ‘Journalistinnen unter Beschuss’ organizzato da ‘Mafia? Nein Danke!’ alla Humboldt Universität di Berlino. Ospiti della serata, oltre alla capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia, anche le giornaliste Petra Reski e Francesca Viscone.“L’informazione è capace di rompere il sistema d’omertà sul quale si basa la sopravvivenza delle
mafie” ha detto la deputata Pd, “per questo è oggetto dei timori e delle aggressioni dei ‘clans’.
L’ultimo rapporto di ‘Ossigeno per l’informazione’ indica infatti che le minacce ai giornalisti sono
raddoppiate nell’ultimo anno.”
Un dato preoccupante che, secondo le giornaliste d’inchiesta contro la criminalità organizzata, Petra
Reski e Francesca Viscone, non va mai sottovalutato: “Quando si manifestano pressioni o minacce
nei confronti di uno di noi giornalisti, è essenziale che la società civile e i colleghi manifestino prontamente la loro solidarietà e che nessuno venga lasciato solo. È la solitudine che ci rende vulnerabili.”
“Rompere il silenzio!” ha concluso Laura Garavini:“Questo è il dovere di ogni giornalista, ma anche
di ogni onesto cittadino. Esattamente il contrario di quello che sta facendo il governo Berlusconi che
con la serie di leggi vergogna cerca d’insabbiare i processi, d’indebolire le istituzioni e
d’imbavagliare la stampa.”
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SEMINARIO SULL’ EMIGRAZIONE — Roma 5 maggio 2011
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SEMINARIO SULL’ EMIGRAZIONE — Roma 5 maggio 2011
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DEMOCRATICI NEL MONDO
Germania — Manifestazione a Metzingen per i 150 anni di Unità d’ Italia
Promossa da Angelo Turano (Segretario circolo PD)
Promossa da Angelo Turano, segretario del circolo PD cittadino, si è svolta a Metzingen una manifestazione per i 150 anni di Unità d’Italia, nel corso della quale ha preso la parola l’on. Laura Garavini.
Dopo avere affermato che il Partito Democratico “crede fermamente nei valori costituzionali e nell’
unità d’Italia”, la deputata democratica eletta nella circoscrizione Europa ha sottolineato come le celebrazioni rappresentino “una straordinaria occasione per rileggere la storia del nostro paese e per
riflettere sulle scelte che oggi dobbiamo affrontare guidati dai valori contenuti nella nostra Carta costituzionale. Gli emigrati - ha concluso la deputata italo-tedesca - hanno contribuito molto alla formazione dello Stato unitario e dell’identità italiana. In un momento difficile per il paese, il loro apporto continua a essere fondamentale.”
Brasile - Festeggiati i 100 anni del Circolo italiano di San Paolo
Il Circolo italiano di San Paolo, la cui sede è all'interno del famosissimo "Edificio Italia", ha festeggiato i suoi 'primi cento anni’ alla presenza del Console Generale d'Italia a San Paolo, ministro Marco Marsili, della presidente del Comites della città, Rita Blasioli Costa, della presidente della Consulta per gli emiliano-romagnoli nel mondo, Silvia Bartolini, del presidente della Camera di Commercio italo-brasiliana di San Paolo, Edoardo Pollastri, e di numerosi esponenti del mondo dell'associazionismo italiano, delle istituzioni, della cultura e dell'imprenditori locali.
Giunto appositamente da Roma per rendere omaggio alla gloriosa storia del Circolo, di cui è socio,
alla cerimonia di apertura delle commemorazioni ufficiali ha partecipato anche l’on. PD Fabio Porta,
Vice presidente del Comitato per gli italiani all'estero della Camera dei deputati, e consigliere del
Comites di San Paolo. "Il Circolo Italiano di San Paolo - ha detto il deputato nel suo discorso rivolto
al folto pubblico che ha partecipato all'evento - è ancora oggi una delle massime espressioni dell'italianità in una delle grandi capitali italiane nel mondo. L'orgoglio e la forza della grande collettività
italiana di San Paolo trovano nel Circolo Italiano la loro migliore espressione. E per questo l'augurio
che faccio – ha detto il parlamentare del PD - è anche un invito alle giovani generazioni di italiani e
italo-discendenti affinché preservino e continuino ad investire in questi valori ed in questo patrimonio unico che la storia ci ha lasciato."
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ANALISI E COMMENTI
Nefasta la chiusura dell’Istituto italiano di
Cultura di Grenoble
di Franco Narducci
La notizia della prossima chiusura dell'Istituto
italiano di cultura di Grenoble è particolarmente
nefasta per la comunità italiana e per il funzionamento del sistema Italia in quella regione della
Francia. L'Istituto rappresenta, infatti, un punto
di riferimento prestigioso non solo per gli italiani
residenti in quella città delle Alpi ma per tutta la
cittadinanza a partire dal primo cittadino, Michel
Destot, che ha manifestato piena solidarietà al
personale dell'Istituto e disponibilità a trovare
soluzioni condivise affinché esso possa continuare ad operare.
Grenoble vanta solidi legami con l'Italia: è gemellata con Corato (Puglia) e Catania e una parte importante dei grenoblesi sono di origine italiana,
tanto che nella zona dell'Isère vivono circa centomila cittadini di origine italiana di cui circa ventimila iscritti all'Aire.
L'Istituto di cultura italiano a Grenoble è una realtà consolidata, operante sul territorio d'oltralpe
dal 1961, ed è da 50 anni l'attore del panorama
culturale italiano. Non è da meno la sua valenza
culturale sotto svariati aspetti, non da ultimo grazie all'importanza dell'università di Grenoble.
Negli ultimi tempi, gli italiani sono costituiti soprattutto da studenti, ricercatori, scienziati, ingegneri, dirigenti, medici e quadri superiori più in
generale. Attualmente l'IIC ha 550 iscritti ai corsi
di lingua italiana, 416 soci ed organizza eventi
culturali prestigiosi, partecipati anche da un numeroso pubblico francese.
L'Istituto, dunque, ha promosso finora nel modo
migliore l'immagine dell'Italia in Francia anche
attivando importanti collaborazioni come quella
con la prestigiosissima “Maison de la Culture di
Grenoble”. Tutto ciò potendo contare su un organico ridotto al minimo, cui si sopperisce con un
volontariato in grado di curare una biblioteca di
7.265 opere e 800 film. Inoltre, è notevole la collaborazione con il Provveditorato all'Istruzione
francese, che per essere chiari ha portato 40.000
allievi delle scuole pubbliche ad interessarsi ai
corsi di lingua italiana.
L'Istituto, secondo le teste pensanti del Ministero
degli affari esteri, dovrà chiudere e non ci sono
dati, riflessioni, o meriti che possono influire su
tale decisione. Il tutto per risparmiare il finanziamento ministeriale di 90.000 euro.
Di recente, in occasione dei festeggiamenti per i
150 anni dell'Unità d'Italia a Grenoble, ho potuto
constatare di persona il lavoro svolto dall'IIC che,
tra l'altro, ospita anche uno sportello consolare
dotato di macchina per la rilevazione delle impronte, quindi in grado di svolgere un lavoro
fondamentale anche per le attività consolari tanto
che lo stesso Consolato generale di Lione è disponibile a valutare soluzioni improntate al risparmio per mantenere in vita l'Istituto di cultura.
Il 18 marzo scorso a Grenoble, davanti ai bersaglieri che sfilavano per festeggiare i 150 anni
dell'unità d'Italia, la comunità italiana emigrata
ha dato prova, con una partecipazione foltissima
ed entusiastica, di quanto grande sia l'amore e
l'affetto per il nostro Paese.
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Ma anche le testimonianze rese dalla folta delegazione delle autorità francesi, con il sindaco in
testa, hanno evidenziato quanto sia importante
conservare una struttura come l'Istituto italiano
di cultura in un contesto dove i nostri connazionali rappresentano la seconda presenza più importante di Francia, situata in un territorio strategico, sede di industrie come ST, Caterpillar, HP,
Schnider e di importanti università.
Se il Governo intende portare avanti scelte non
razionali, credo vi debba essere una mobilitazione generale di tutti i cittadini interessati per di-
fendere quanto è stato faticosamente costruito.
Come parlamentare eletto all'estero mi sono battuto in commissione esteri per avviare una indagine conoscitiva sulla “riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e sull'adeguatezza e
sull'utilizzo delle dotazioni organiche e di bilancio del Ministero degli affari esteri”. Spero che
possa essere utile anche al Governo per compiere
scelte più oculate e lungimiranti oltre le chiusure
indiscriminate che sta operando.
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ANALISI E COMMENTI
Comites e Cgie: “Perché dico no alla riforma in discussione al Senato”
Di Fabio Porta
La proposta di legge Tofani, approvata in aula al Senato e adesso rinviata in Commissione, lungi
dall’essere la necessaria e opportuna riforma di questi organismi è – al contrario – un malriuscito
tentativo di normalizzazione del sistema di rappresentanza democratica degli italiani all’estero, in
controtendenza rispetto al lungo processo di integrazione delle comunità degli italiani nel mondo
svoltosi nel corso degli ultimi decenni.
Voglio ancora sperare che le prossime settimane vengano utilizzate dai colleghi del Senato per rivedere in commissione l’impianto della legge, e soprattutto per raccogliere l’invito di quanti in questi
mesi hanno indirizzato a noi legislatori proposte e valutazioni attente e circoscritte relative alle ipotesi di riforma presentate in Parlamento.
La rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero avrebbe infatti bisogno di organismi di partecipazione democratica quanto più radicati sul territorio ed espressione del ricco e variegato mondo dell’emigrazione. La legge Tofani invece prevede – e faccio soltanto alcuni esempi (scusandomi
per la breve schematicità) - un generale innalzamento della soglia di cittadini presso ciascuna circoscrizione consolare (con una conseguente riduzione del numero dei Comites); l’introduzione del sistema elettorale maggioritario (che rafforza feudi e potentati affaristico-elettorali); la drastica riduzione della presenza degli oriundi (che, al contrario, stanno aumentando in questi anni in numero e
qualità la loro presenza all’estero), fatto salvo per alcuni non meglio definiti “prestigiosi esponenti”
delle collettività; una inspiegabile mortificazione e penalizzazione del mondo associativo (che non
avrà più nei Comites e nel Cgie un loro ruolo e peso specifico); l’eliminazione dei pareri da parte dei
Comites (quando invece ci si chiedeva di intervenire per renderli quanto più contundenti e incidenti) e la fine della funzione generale di rappresentanza e di organismo intermedio tra Comites e parlamentari eletti all’estero del Consiglio Generale per gli italiani all’estero.
L’impressione generale che si ricava da un’attenta lettura della legge è che prevalga nel legislatore
l’opinione diffusa in certi ambienti secondo la quale i deputati e i senatori della circoscrizione estero
sarebbero una sorta di “deus ex machina” di questo mondo, affidando loro così funzioni quasi taumaturgiche rispetto alle quali l’intero sistema di rappresentanza così riformato dovrebbe adeguarsi:
sarebbe questo il nefasto risultato dell’approvazione di questa legge che introdurrebbe un pericoloso meccanismo secondo il quale una impropria e inopportuna collusione nei fatti dei poteri della
rappresentanza diplomatico-consolare con quella di potentati locali più o meno rappresentativi delle nostre collettività diverrebbe il perno di un sistema del quale i parlamentari esteri sarebbero il naturale e finale referente. Tutto il contrario degli ideali di democrazia e partecipazione costruiti e conquistati grazie ad anni di lotte e di impegno volontario e fattivo da parte di milioni di italiani e italodiscendenti che ambiscono ancora a rappresentare il vero valore aggiunto di un’Italia alla disperata
ricerca dei modi con i quali uscire dalla crisi.
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Analisi e commenti
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ANALISI E COMMENTI
ANTEPORRE IL BENE DELLA COMUNITÀ AGLI INTERESSI PERSONALI
Pasquale Spino esempio per chi fa politica nel PD all’estero
Di Eugenio Marino
Negli USA del 1915, Edgar Lee Masters scriveva nell’Antologia di Spoon River l’epitaffio del dottor
Siegfried Iseman, un medico che, a furia di curare gratuitamente i poveri con il solo scopo di far del
bene agli ultimi, finisce in povertà pure lui, costretto a imbrogliare per vivere e rinchiuso in una galera federale. L’epitaffio recitava così:
“Dissi, quando mi consegnarono il diploma, dissi a me stesso che sarei stato buono
e saggio e coraggioso e caritevole col prossimo;
dissi che avrei trasportato il Credo cristiano
nella pratica della medicina!
Ma, non so come, il mondo e gli altri dottori
subodorano ciò che si ha in cuore non appena si prende
questa magnanima risoluzione.
E il sistema è pigliarvi per fame.
Da voi non verranno che i poveri.
Voi vi accorgerete troppo tardi che fare il dottore
non è che un modo di guadagnarsi la vita.
E quando siete povero e dovete reggere
il Credo cristiano e la moglie e i figli
tutto sulla vostra schiena, è troppo!
Ecco perché fabbricai l’Elisir di Giovinezza,
che mi portò alla prigione di Peoria
bollato come truffatore e imbroglione dall’integerrimo Giudice federale!”
È passato quasi un secolo da quando scriveva Lee Masters, eppure è cambiato poco in fatto di assistenza medica negli USA, nonostante Barak Obama.
Oggi in Italia festeggiamo il 150° anniversario dell’Unità, che coincide con il 150° anniversario
dell’inizio della Guerra di secessione americana. Ai tempi era Presidente degli Stati Uniti Abraham
Lincoln. Uno dei presidenti più popolari negli USA, colui che abolì la schiavitù e vinse la guerra di
secessione in nome dell’Unità degli Stati Uniti d’America. Fu lo stesso Lincoln a istituire, proprio nel
1861, la Medal of honor. Si tratta del più alto e antico riconoscimento al valore militare e civile che viene attribuito negli USA da 150 anni a questa parte. Basti solo pensare che in tutto questo tempo è
stato conferito solo a 3.500 persone. Si tratta di un riconoscimento per chi compia gesti di eroismo e
altruismo, per chi sa mettere l’interesse collettivo e della comunità prima di quello personale. Per
chi sa anteporre il bene comune a quello privato. Quest’anno, il riconoscimento è stato assegnato a
un italiano, il dottor Pasquale Spino, di origine contadina e molisana, settimo di una famiglia di 12
figli. Pasquale nasce nel 1922 e porta questo nome perché i genitori intendono rinnovare la sorellina
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per garantirle l’assistenza di cui aveva bisogno. Passano un paio di decenni e Pascal, ormai un
giovane molto determinato, con grandi sacrifici, lavora e studia, fino a laurearsi in medicina e specializzarsi in pediatria. È ormai un professionista adulto, con alle spalle gavetta, povertà e una comunità italiana che sente forte lo spirito di appartenenza. Lo sente così forte che festeggia, ancora
oggi, ogni anno, il 2 luglio negli USA, la Madonna della Libera di Cercemaggiore, in una Cappella
costruita appositamente in Pennsylvania. Gavetta, povertà e senso di appartenenza a una comunità, sono tre condizioni che Pascal non dimenticherà mai. Anzi. Queste tre condizioni, insieme al
ricordo di una sorellina persa a causa della povertà, lo spingono ad aprire, nel 1955 e a 32 anni,
una clinica pediatrica. Qui comincia a somministrare farmaci immunitari ai bambini. In particolare somministra il vaccino contro la poliomelite, appena scoperto da Salk. Continuerà a farlo per
tutta la vita. Nel 1972 darà avvio al programma Render Any Needy Child Help Program, per assicurare le cure mediche anche ai bambini vittime di maltrattamenti. Dopo 60 anni di attività ha smesso la professione e ha ricevuto dal Presidente del Congressional Medal of honor society la medaglia
d’onore. Ma perché proprio a Pasquale questo alto riconoscimento? Quanti sono stati i medici che
negli USA hanno fatto e fanno questo stesso lavoro? Decine di migliaia. E allora perché a questo
italiano? Perché Pasquale, originario di una delle regioni più povere d’Europa, che porta il nome
di una sorella morta a causa della povertà, cresciuto in una famiglia e in una comunità che conserva un legame forte con la terra d’origine, per 60 anni ha curato gratuitamente i bambini poveri.
Per 60 anni ha somministrato vaccini, dato assistenza medica a bambini maltrattati e salvato migliaia di vite di poveri senza mai chiedere un dollaro. Pasquale Spino, per aver “curato gratuitamente bambini poveri”… Per queste quattro, semplici parole, scolpite con pazienza, costanza e
determinazione nella pietra della storia americana, Pascal ha ottenuto il più alto e raro riconoscimento che il Governo USA dà ai propri cittadini. Ma questo cittadino è un figlio dell’Italia che vive all’estero, uno di quegli italiani che ha assorbito e fatto suo quello spirito solidaristico e di comunità tipico dei nostri emigrati. Quello spirito di comunità e quel sentirsi parte di qualcosa più
grande che dà la forza e la volontà di non guardare solo alla propria carriera, al proprio tornaconto, al denaro, ma alla possibilità di costruire una società più giusta, un mondo più solidale, delle
comunità armoniose. Sono questi gli esempi di italiani all’estero a cui il nostro Partito guarda con
favore e dai quali deve trarre ispirazione. Quell’ispirazione che deve portarci a mettere in secondo
piano le ambizioni personali, per ricostruire e consolidare quello spirito di appartenenza a una
comunità politica (il partito) e nazionale (l’Italia), che ci fa sentire parte di un qualcosa più grande
di noi e ci aiuta nell’integrazione nei paesi d’arrivo e nel fare rete con il Paese d’origine.
A quel punto poi, e solo allora, possono avere spazio anche le legittime ambizioni personali. Ma
solo se filtrate da quello spirito di servizio che proviene dall’aver perseguito e fatto il bene comune, del partito, della comunità, dell’Italia e dei paesi ospiti. Questa deve essere la ragione per la
quale fare politica e, soprattutto, farla nel PD e all’estero. Pasquale Spino, al contrario Siegfried
Iseman della poesia di Lee Masters del 1915, dimostra che si può, per il bene di tutti.
Non so quali siano le idee politiche di Spino, ma il suo operato deve sicuramente essere motivo di
ispirazione di chi voglia fare politica nel PD all’estero.
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STORIE ITALIANE
Anche all’estero si resta italiani. E forse di più.
di Beatrice Biagini*
Prima della laurea sarei dovuta andare in Germania, Hannover, per continuare le mie ricerche sul
calcolo infinitesimale di Leibniz, in storia della logica. Cercare casa, imparare il tedesco, preparare il
trasloco. Invece accettai di entrare nella giunta comunale di Fiesole con le deleghe alla cultura al turismo e alla formazione e contemporaneamente in provincia di Firenze, nella lista dell'Ulivo. E di
vivere all'estero non se parlò più. Ero iscritta al partito dagli anni del liceo, facendo in tempo a partecipare agli ultimi seminari alle Frattocchie. La mia vita politica era cominciata in una Fgci in trasformazione (stavamo creando la Sinistra Giovanile), durante le occupazioni prima contro la Falcucci, poi la Jervolino, con la Pantera, con i libretti di Lupo Alberto con i preservativi dentro che davamo davanti ai cancelli dei licei di Firenze. E continuava all'università e a livello locale.
Finire una tesi in logica e lavorare nella pubblica amministrazione era molto pratico: non so se mi
aiutava più la logica nella pratica amministrativa o viceversa. Fatto sta che dopo la laurea presi un
master in economia. Lavoravo per Anci e per una società di progettazione per gli enti locali, la Cispel, dove creammo il dipartimento per la gestione dei servizi pubblici. C'era un filo conduttore che
mi faceva pensare che la logica e l'amministrazione avevano molto in comune. Ci alimentavamo dei
testi di Vandelli, era l'era del regionalismo e delle leggi Bassanini, in cui si pensava che le autonomie
locali avrebbero finalmente salvato l'Italia dal centralismo e dalle tentazioni di un federalismo troppo concentrato sul fisco e non abbastanza sulle funzioni. Erano gli anni in cui nacque Astrid, il centro studi di Franco Bassanini in cui furono elaborate le prime norme di semplificazione amministrativa sotto i consigli di Cassese e Errani. L'applicazione nei servizi pubblici era difficile ma piena di
sfide. La Toscana era uno dei centri delle sperimentazioni.
E fu con un progetto di ricerca su decentramento e semplificazione che vinsi il concorso all'Ecole nationale d'administration française, complice un matrimonio con un italiano che in Francia ci abitava
da oltre 10 anni. Quindi l'idea di vivere all'estero si ripresentò e infatti partimmo per Strasburgo con
una bimba di 1 anno e un'altra in arrivo. Dovevo tenere corsi sulla semplificazione amministrativa
mentre in Francia infuriava il dibattito tra deconcentration e decentralisation, mi sembrava di essere un
alieno venuto dal futuro, mai come in quel periodo l'Italia veniva vista dalla Francia come un modello (sembra difficile, lo so, ma non molto tempo fa è stato possibile anche questo!).
Studio, lavoro, pannolini e treni, quanti treni!
Ricordo l'asse Strasburgo, Basilea, Firenze chilometro per chilomentro.
Poi arriva il momento in cui scegliere e fermarsi.
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E come tante donne con bimbi piccoli, decidi di fermarti dove c'è una casa, un contratto a tempo
indeterminato (quello del marito), una scuola che ti prende le bimbe il mese prossimo senza liste
d'attesa troppo lunghe, un aiuto dello stato per la babysitter, un diploma che ti fa pensare che troverai un lavoro altrettanto entusiasmante di quello che hai lasciato.
Adesso siamo a Parigi, ogni tanto partiamo, europei in movimento, consapevoli della straordinaria
opportunità che ci è data di vivere in un'epoca in cui lavorare e vivere in diversi paesi non è una fatica ma una risorsa.
Studiare, scrivere, organizzare seminari e progetti di ricerca, scambiare informazioni con colleghi
francesi, inglesi, cileni o spagnoli, tedeschi o italiani è diventata la vita di tutti quelli che hanno fatto
un percorso se non simile, non troppo diverso dal mio. Il percorso di persone che per aver fatto un
certo tipo di studio, o per aver tentato un concorso, o per aver incontrato qualcuno, hanno viaggiato
e hanno trovato opportunità per creare un progetto di vita in una città diversa da quella in cui si è
nati.
Non è vero che si parte dall'Italia solo perchè non ci sono più speranze o opportunità di sviluppo, si
parte dall'Italia anche perchè la dimensione europea e internazionale fa parte del nostro orizzonte
possibile. Forse non ne siamo ancora coscienti come dovremmo, ma bisognerebbe insistere sul vantaggio della circolazione, più che sulla retorica della fuga. In Italia i dati sull'emigrazione sono stupefacenti: la maggioranza delle persone vive e lavora, acquista una casa e cresce i propri figli nella
stessa provincia in cui sono nati i suoi genitori. L'Italia ha ancora tanto da dare all'Europa. E venire in
Europa non è altro che circolare in uno spazio più grande, in cui l'Italia (nonostante la caduta di
questi anni che speriamo presto di recuperare con un'altra gestione della nostra immagine a livello
internazionale) è accolta e riconosciuta per la sua cultura e competenza in molti settori.
Per chiudere: mi manca l'Italia? Tanto. Mi mancano i nonni, gli accenti, i sapori, il paesaggio, il
contesto in cui sei cresciuto. Enormemente. Però l'ho trovata qui l'Italia. E all'estero l'Italia è anche
più unita: toscani, lombardi, veneti o siciliani, piemontesi o pugliesi, sono più italiani all'estero che
in patria, proprio come 150 anni fa!
*Segretario PD Parigi
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PORTO FRANCO
Picchi e Fantetti
fondano il 'Partito dello Champagne'
di Ermanno Filosa (Pdl)
"Ieri ho letto con mia grande sorpresa un comunicato stampa di Guglielmo Picchi e Raffaele Fantetti
che, scusate la franchezza, a me è sembrato una barzelletta". Inizia così una nota con la quale Ermanno Filosa, responsabile del PdL per Repubblica Dominicana e Caraibi, commenta la notizia dello
"Champagne Farewell Party" a cui hanno partecipato ieri, a Londra, il deputato e il senatore, eletti
nelle file del PdL nella ripartizione Europa. "A parte che ancora non ho capito chi fosse questo Donald J. Stewart: forse – ironizza Filosa - qualcuno che negli anni si è dato da fare per curare gli interessi degli italiani residenti nel Regno Unito? Non mi risulta. Fosse stato così, probabilmente la scelta
del
party
sarebbe
tata
anche
comprensibile…”
"Ma la cosa che ci risulta davvero buffa, è il fatto che sia Picchi che Fantetti, come del resto i loro colleghi eletti all'estero con il PdL, negli ultimi mesi hanno brillato per la loro assenza. E che cosa fanno
per apparire su qualche agenzia stampa? Scrivono cinque righe, in perfetto stile Picchi, per comunicare ai loro elettori e ai cittadini italiani nel mondo che hanno partecipato a uno 'Champagne Party'.
Ma dico io, non si vergognano?! In questi tempi di crisi economica, in un periodo durante il quale
l'Italia ha enormi problemi e gli italiani all'estero ne hanno ancora di più, in un contesto politico che
vede il Partito Democratico occupare sempre più spazio nell'universo dell'emigrazione e degli italiani all'estero, cosa sanno fare questi due? Farsi un bicchiere di champagne, insieme a qualche intimo
amico, alla faccia della crisi e di tutti quegli italiani che tanta fatica fanno ad arrivare a fine mese, oggi più che mai; alla faccia di tutti quei giovani italiani che fanno enorme fatica a trovare lavoro. Ma
Picchi e Fantetti sono parlamentari, per loro il lavoro è solo un optional”.
“A questo punto, altro che PdL in Europa! Pare che Picchi e Fantetti - continua ironico Filosa - avrebbero fondato a Londra il Partito dello Champagne (Champagne Party). O forse, il dubbio rimane, sono solo stati a farsi una bevuta alla salute di un loro amico. Non si capisce bene. Come non si
capisce perché abbiano addirittura stilato un comunicato per raccontarlo. Non è che ogni volta che
mi bevo un bicchiere di lambrusco lo faccio sapere alle agenzie. Ma ammetto che Champagne Party
suona meglio di Bevuta di Lambrusco. Ma questi due di cose serie non se ne occupano mai? Da Santo Domingo, rivolgo una preghiera a questi due ragazzotti eletti all'estero, anche a nome di tutti
quegli italiani che mi chiedono cosa faccia a Roma il partito per gli italiani nel mondo: cari Picchi e
Fantetti, bevete pure tutto lo champagne che volete, voi che potete farlo, ma abbiate almeno il buon
gusto di non diramare questa 'notiziona' alle agenzie attraverso un comunicato stampa. O forse conclude il Coordinatore PdL dei Caraibi -, siete davvero così ingenui da non capire da soli che chi
vi ha letto in questa occasione ha provato solo stupore e imbarazzo, per avere in Parlamento due
rappresentanti degli italiani all'estero come voi?".
(www.italiachiamaitalia.net/news137/ARTICLE/26110/2011-05-12.html)
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VISTI DALL’ESTERO
Senza una informazione libera si rischia di finire come in Italia
Occhi puntati in Germania sullo stato dell’ infor- do. L'Italia dell’era berlusconiana è indicata dal
mazione in Italia. Le emittenti pubbliche tedegiornale di Madrid come la negazione della libersche ARD e ZDF hanno dato grande spazio a u- tà e dell'indipendenza dei media.
na campagna pubblicitaria dell’agenzia Serviceplan che, dopo avere esaminato i contenuti delle
tv controllate dal presidente del Consiglio, è arrivata a questa conclusione: senza media indipendenti si rischia di fare la fine dell'Italia. Lo spot,
lanciato in occasione delle elezioni negli stati del
Baden-Würtenberg e della Renania Palatinato e
promosso su diversi quotidiani nazionali, presenta in primo piano una foto del premier italiano
che appare sorridente e felice.
Sull'immagine campeggia lo slogan: «Una democrazia è forte quando ha media liberi». Secondo lo
spot la Germania, se non avesse media indipendenti e neutri, finanziati attraverso le tasse, potrebbe rischiare di diventare un paese semilibero:
«La Germania ha un panorama televisivo tra i più
ricchi e variegati al mondo - si legge sul cartellone
pubblicitario -. Siamo noi tutti che lo rendiamo
possibile grazie al canone che paghiamo». Inoltre,
come si legge sul sito www.wuv.de, rivista che si
occupa di media e pubblicità, una democrazia
funziona «non solo quando ci sono elezioni libere,
ma anche quando i media non sono sottomessi al
potere politico».
Dello stato dell’ informazione nel nostro paese si
è occupato anche il quotidiano spagnolo El Mun-
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SEMINARIO SULL’ EMIGRAZIONE — Roma 5 maggio 2011
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NEWS
Riforma Comites e Cgie
L’Istituto Fernando Santi contro il testo coordinato dal sen. Tofani
Ancora di riforma dei Comites e del CGIE e di voto degli italiani all’estero si parla nell’editoriale del
numero di marzo del periodico d’informazione "Oltreoceano", a firma del presidente dell’Istituto
italiano Fernando Santi, Luciano Luciani. Sull’argomento Luciani ritorna per ribadire che «in più
occasioni, e più segnatamente nel corso dell’iter parlamentare, l’Istituto Fernando Santi ha sollecitato l’attenzione dei parlamentari sui contenuti della riforma dei Comites e del CGIE, quali il rafforzamento del ruolo e della presenza nel CGIE dei Sindacati, dei Patronati e delle Associazioni nazionali
degli italiani nel mondo, nonché l’esigenza di moralizzare e garantire riservatezza e segretezza
nell’espressione del voto anche per l’elezione dei Comites, eliminando il voto per corrispondenza,
fonte e occasione di forme di malcostume e di criminalità”. L’Istituto ritiene prioritaria l’esigenza di
valorizzare il ruolo dell’Associazionismo in Italia e delle sue articolazioni all’estero, in coerenza con
la proposta di legge n. 904, presentata alla Camera dei Deputati dall’on. Franco Narducci.
«Il testo unificato, coordinato dal relatore sen. Oreste Tofani – scrive Luciani - purtroppo marcia in
senso opposto ai contenuti della proposta di legge n.904. Infatti quanto previsto dal testo unificato,
che sopprime la presenza dal CGIE dei Patronati, dei Sindacati e delle Associazioni, è assolutamente
improponibile e intollerabile. Il testo prevede, inoltre, che ciascuna Regione italiana sia rappresentata nel CGIE da un proprio assessore, competente in materia di italiani all’estero.
«Il CGIE non deve diventare la "Torre di Babele" dei diversi assessori regionali, i quali rappresentano entità politiche e amministrative contrastanti e indirizzi legislativi divergenti tra loro; si rende
invece necessario legiferare al più presto per approvare una legge quadro nazionale che possa armonizzare e indirizzare le diverse legislazioni regionali. Con l’approvazione della legge di riforma
le Regioni debbono trovare nel CGIE una sintesi politica della loro rappresentanza, attraverso la designazione da parte della Conferenza delle Regioni di tre o cinque componenti. Tale soluzione può
consentire alle Regioni di esprimere una omogenea strategia e nel contempo la possibilità di recuperare nel CGIE almeno 15 componenti che possono essere riattribuiti a Patronati, Sindacati e Associazioni, le quali, è bene ricordare, rappresentano la storia e il punto di riferimento certo, anche
nell’attualità, delle comunità italiane all’estero. L’Istituto – conclude Luciani - continuerà a battersi
per questi obiettivi prioritari per le comunità italiane nel mondo».
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Laura Garavini intervistata dal
quotidiano turco ‘Hürriyet Daily News’
“I rapporti tra mafia e politica sono un fenomeno diffuso”
“I rapporti tra politica e criminalità organizzata sono un fenomeno diffuso, soprattutto a livello locale.” Lo ha detto la capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia, Laura Garavini,
in un’intervista al ‘Hürriyet Daily News & Economic Review’, quotidiano turco pubblicato in lingua
inglese.
Nell’articolo, che approfondisce il fenomeno mafioso in Italia, Laura Garavini si sofferma sui meccanismi che permettono ai clan d’infiltrarsi in alcuni settori economici, primi fra tutti quelli
dell’edilizia e degli appalti: “Il rapporto mafia-politica”, spiega la deputata democratica, “nasce talvolta dal legame di alcuni politici con gli interessi delle corporazioni. In alcune località la criminalità
organizzata riesce spesso a monopolizzare l’edilizia, perché il mondo del business non vuole confrontarsi con problemi o impacci e finisce per affidarsi a coloro che sono capaci di superarli con ogni
mezzo.”
Dal caso del fondatore di ‘Forza Italia’ Marcello Dell’Utri a quello del senatore Di Girolamo,
l’articolo del quotidiano turco cita anche alcune tra le vicende giudiziarie che hanno fatto emergere i
rapporti tra mafia e politica nazionale: “Il Parlamento – denuncia a questo proposito la deputata italo-tedesca – ha ospitato e continua ad ospitare losche figure”. E ricorda che al Senato è stata presentata, ispirata dal governo, una proposta di legge per abbassare – e di molto – la pena per il reato di
concorso esterno in associazione mafiosa: “Una proposta che la dice lunga sul disegno politico
dell’attuale maggioranza.”
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Il Presidente del Senato brasiliano Josè Sarney
ha incontrato a Roma il deputato PD Fabio Porta
Nel corso della sua visita privata nella capitale italiana, il presidente del Senato del Brasile, Josè
Sarney, ha incontrato una serie di personalità del mondo politico italiano tra le quali
l’on. Fabio Porta, unico parlamentare italiano residente in Brasile e presidente dell’Associazione
di Amicizia Italia-Brasile. Al centro del colloquio, svoltosi presso l’ambasciata del Brasile in Italia
su invito dell’ambasciatore Josè Viegas Filho, i temi di attualità politica internazionale, le principali questioni di interesse comune e gli sviluppi del proficuo rapporto fra i due Paese, a partire
dalla grande presenza in Brasile della collettività di origine italiana.
“Il Presidente Sarney è molto attento alle vicende della politica internazionale e segue con grande
interesse la partecipazione degli italiani eletti all’estero alla vita politica italiana”, ha dichiarato
l’on. Porta al termine dell’incontro. “Nel quadro delle relazioni tra i due Paesi, che quest’anno saranno arricchite dal contributo delle iniziative di “Momento Italia-Brasile” – ha proseguito Porta –
la diplomazia parlamentare ha un ruolo del tutto particolare che è interesse comune promuovere
e sviluppare. Già esiste una commissione bilaterale tra le Camere dei Deputati dei due Paesi e sarebbe auspicabile nel prossimo futuro una simile iniziativa anche tra le due rispettive “Camere
Alte”. L’Associazione di Amicizia Italia-Brasile – ha concluso l’on. Porta – è nata con questo spirito costruttivo e con l’ambizione di stimolare e moltiplicare a tutti i livelli queste iniziative di reciproca partnership politica, culturale, economica e sociale”.
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Bandita l’ottava edizione del premio “Pietro Conti"
La Regione Umbria ha bandito l’ottava edizione del Premio “Pietro Conti”, intitolato al primo presidente della Giunta regionale, che si è impegnato “con coerenza e con passione, sia a livello regionale
che nazionale, – si legge nell’articolo 1 del bando - per il riconoscimento e la tutela dei diritti degli
emigrati”. Per la diffusione del bando, la raccolta degli elaborati e l’organizzazione della premiazione, la Regione si avvale della collaborazione della FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigranti
e Famiglie), della collaborazione dell’ISUC (Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea) per la
pubblicazione e diffusione del volume contenente gli elaborati premiati e segnalati e per la sua utilizzazione a fini didattici.
Ecco il testo integrale del bando:
Articolo 2
Il premio “Pietro Conti” prevede due sezioni:
a) NARRATIVA/Memorialistica, con l’intento di raccontare o descrivere in forma letteraria, fatti, situazioni, stati d’animo ed esperienze di vita nel contesto migratorio, ovvero biografie, autobiografie
che descrivano, con la precisione e i riferimenti dovuti, esperienze migratorie autenticamente vissute e realmente accadute.
b) STUDI E RICERCHE, aventi per oggetto l’emigrazione italiana e l’immigrazione in Italia svolti in
qualsiasi università, centro di ricerca ed istruzione superiore italiana o straniera o da singoli studiosi. In questa ipotesi, ove il lavoro fosse redatto in lingua straniera o fosse di dimensione
ed ampiezza eccedenti quanto specificato dal successivo articolo 4, il concorrente dovrà, a sua cura,
inviare un estratto in lingua italiana non superiore alle 15 pagine corredato della bibliografia e di
una scheda informativa sul lavoro da cui proviene.
Articolo 3
Può partecipare al premio “Pietro Conti” chiunque sia interessato sia che risieda in Italia o all’estero.
Articolo 4
Gli elaborati, dovranno essere inediti, dattiloscritti in lingua italiana per un massimo di 15 cartelle
(per un massimo di 55.000 caratteri) e dovranno recare esplicitamente nell’intestazione, accanto
all’eventuale titolo, la sezione alla quale intendono concorrere (a. Narrativa/Memorialistica; b. Studi
e Ricerche).
segue a pag. 36
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Articolo 5
Gli elaborati, dovranno pervenire, in triplice copia anonima e in versione Word su CD, alla Segreteria del Premio “Pietro Conti”, presso la Filef – Piazza Dante 12 – 00185 Roma – Italia – entro e non
oltre il 30 giugno 2011 accompagnati da una busta chiusa conte
Articolo 6
La Giuria del Premio è composta da 7 esperti: 3 nominati dalla Regione dell’Umbria, 2 dalla Filef e 2
dall’Isuc. L’assegnazione dei premi e la proclamazione dei vincitori avverrà con voto a maggioranza
dei componenti. L’operato della Giuria è insindacabile.
La Giuria, per ciascuna sezione, potrà assegnare premi ex equo. In tal caso i relativi importi saranno
equamente suddivisi.
Altri elaborati, che per le loro caratteristiche letterarie, di documentazione o di ricerca risultino avere un pregio significativo, potranno essere segnalati dalla Giuria per essere pubblicati a cura
dell’ISUC insieme agli elaborati vincitori delle due sezioni del concorso.
Articolo 7
Il premio è di €3.000 per ciascuna sezione, così suddivisi: €2.000 al vincitore
e €1.000 al secondo classificato.
Agli interessati sarà data comunicazione scritta.
I vincitori parteciperanno alla cerimonia di assegnazione, che si terrà in Umbria.
Articolo 8
La partecipazione al concorso implica l’accettazione integrale delle norme delpresente bando e, in
particolare, la cessione dei diritti d’autore e della proprietà letteraria alla Filef, all’Isuc e alla Regione
dell’Umbria, che potranno utilizzarli liberamente citandone l’autore
Per informazioni:
FILEF — Segreteria Premio Pietro Conti:
Piazza Dante 12, 00185 Roma, Italia. Tel +39 06 484994
Email: [email protected]
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SPECIALE REFERENDUM 12/13 GIUGNO 2011
Referendum. Italiani all’estero votino 4 “SI”
I materiali di propaganda per l’estero
È importante che i cittadini italiani residenti all’estero votino “SI” ai referendum sul legittimo
impedimento, sulla privatizzazione dell’acqua e sul nucleare.
Gli italiani all’estero possono contribuire democraticamente a difendere gli interessi del proprio Paese d’origine su temi molto importanti e a bocciare le ambiguità del Governo Berlusconi sulle vere intenzioni di bloccare definitivamente il progetto della costruzione di centrali
nucleari nel nostro Paese.
Il voto degli italiani all’estero, spesso messo sotto accusa da molti dirigenti italiani del centrodestra e persino dal Presidente del Consiglio Berlusconi, vale come quello di ogni italiano in
Italia, e per questo gli italiani all’estero devono far sentire la propria voce col voto.
Gli italiani nel mondo, dunque, non devono rinunciare a questo importante diritto e a questa
importante occasione: votino, dunque, per il referendum e facciano sentire la propria contrarietà nei quesiti proposti esprimendo quattro “SI” per denunciare scelte antieconomiche e insicure, come quelle del nucleare, ingiuste e a discapito dei cittadini, come quelle sulla privatizzazione dell’acqua, e di diseguaglianza civile, come quella del legittimo impedimento.
Votate e votate “SI”. Quattro volte “SI”.
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SPECIALE REFERENDUM 12/13 GIUGNO 2011
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PD CITTADINI NEL MONDO
Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero
a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo
email: [email protected]
In redazione:
Alessandra Fabrizio, Adriana Leo
Progetto grafico: Adriana Leo
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