fixing cultura 4 sett 2009 - Consorzio Terra di San Marino

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fixing cultura 4 sett 2009 - Consorzio Terra di San Marino
Cultura
redito
FIXING - Anno XVII - n.32 - Venerdì 4 Settembre 2009
Consorzio Terra di San Marino
La caveja, il telaio, la stufa, il ‘prete’ e la ‘suora’: oggi rivivono grazie al
Museo della civiltà contadina, un luogo dove il passato diventa presente
La caveja, il ferro da stiro,
il “prete” e la “suora”. E
ancora: il falcetto, il telaio,
gli attrezzi per sistemare
le scarpe, il letto in ferro
battuto, i sacchi di frumento
e di orzo, la stufa e le tovaglie color ruggine e blu.
Tutti oggetti d’un tempo che
oggi, grazie alla passione e
ad un attento lavoro “filologico” portato avanti con
raro amore dai curatori Ezio
Bartolini e Filippo Giardi,
ritrovano vita all’interno
del prezioso “Museo della
civiltà contadina”, ubicato
nel pendio che guarda verso
il Monte Carpegna ed inaugurato i primi giorni dello
scorso maggio.
Il colpo d’occhio che accoglie
i visitatori è ragguardevole:
un sasso – che reca la targa
“Museo della civiltà contadina” – annuncia l’edificio,
costruito in pietra e inserito
con gusto dal punto di vista
paesaggistico: la vista del
Monte è incantevole, come
incantevoli sono i prati che
circondano la casa.
Il manufatto, che la delibera
del Congresso di Stato n. 50
del 29 aprile del 2005 ha
dato in concessione al Consorzio Terra di San Marino,
presenta – dopo i lavori di
ristrutturazione - un corpo di
fabbrica a pianta rettangolare, e si sviluppa su tre piani.
Nel seminterrato, dove trovavano originariamente dimora gli animali, la cantina
e il deposito degli attrezzi,
oggi può essere ammirata
anche per il particolare di
due travi a vista – in quercia – davvero suggestive
per spessore e forma (non
sono infatti perfettamente
squadrate ma appaiono
piuttosto come due tronchi
irregolari e curvi). Al piano
terreno è stata posizionata
la cucina: qui tra il tavolo, la
stufa e il caminetto, si può
ancora respirare il clima del
rito del cibo, anche grazie
a un paio di piccoli salami
che scendono dal soffitto. Al
primo piano, dove trovano
alloggio la camera e una
stanza, sono invece stati
posizionati, in bella mostra,
alcuni oggetti tipici della
civiltà contadina. Qui, nel
piano più alto della fabrica,
una bella esposizione delle
diverse varietà di cereali,
ma anche recipienti, trapani
manuali, pinze, punteruoli,
chiodi di diverse dimensioni
e martelli, che annullano
di fatto il tempo, e incuriosiscono il visitatore per
acutezza mentale, praticità
e bellezza estetica.
“Abbiamo avuto una certa
libertà operativa per quel
che concerne la costruzione del museo – racconta
Ezio Bartolini -. In questo
edificio, costruito con muri
piuttosto spessi in pietra
legata con malta gessosa,
abbiamo voluto recuperare
una testimonianza concreta
di una tradizione contadina,
un’impronta di quello che
eravamo e di quello che
siamo”.
Una memoria fatta di fili,
di pentole, di oggetti in
legno. Un luogo di ricordi,
spesso ancora vivissimi,
per le persone anziane, ma
anche una casa che unisce
– idealmente – i nonni ai
nipotini, attenti a seguire
le spiegazioni dettagliate di
ogni particolare.
“La cucina, come la camera da letto – che è stata
impreziosita da un armadio in legno di abete che
conserva e contiene alcuni
abiti del tempo, sono originali – racconta con un
pizzico di motivato orgoglio
Filippo Giardi –. Anche la
sala della tessitura è stata
riproposta con grande fedeltà, quasi a voler creare
un ponte temporaneo e
ideale che collega il passato
al presente.. Per quel che
concerne il telaio, abbiamo
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Rubrica periodica a cura del
Consorzio terra
di San Marino
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Fax.(00378)0549-906278
mail to: consorzioterradisanmarino@
omniway.sm
intenzione di ‘rimetterlo in
uso’ grazie al supporto di
una giovane ragazza laureata in tessitura. Ma nella
stanza si possono trovare
anche alcune tovaglie e,
appesi al muro, una serie
di sigilli che servivano per
adornare e personalizzare
i teli, In vista dell’inverno,
stiamo lavorando sull’idea
di costruire un orto didattico, uno spazio che sappia
contenere e soprattutto
raccontare i prodotti della
terra”.
Un luogo della memoria, in
grado di insegnare, anche
alle giovani generazioni, la
vita di un mondo che non è
poi così lontano. E che può
insegnare – soprattutto oggi – l’importanza e il valore,
prezioso, della stessa vita.
Alessandro Carli