Museo della Civiltà Contadina (Castel San Lorenzo)
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Museo della Civiltà Contadina (Castel San Lorenzo)
Museo della Civiltà Contadina (Castel San Lorenzo) Direttore del Museo: Prof. Giovanni Ricco Il Museo è stato inaugurato ufficialmente il 16/12/2010. Il percorso espositivo si snoda al pianterreno e precisamente nell’androne della Scuola Media e in un ambiente attiguo appositamente predisposto. L’esposizione comprende, al momento attuale, circa 250 oggetti, costituiti da numerosi attrezzi agricoli, da strumenti e da prodotti dell’artigianato locale. Arricchiscono l’esposizione interessanti e antichi recipienti usati per la vinificazione e la panificazione. Nel sottoscala, lungo la gradinata che conduce dal pianterreno al primo piano, è stata allestita un’antica camera da letto con vari accessori dell’epoca del passato. Tutti gli oggetti sono rappresentati con il termine dialettale, con il rispettivo termine in italiano, con la possibile etimologia e con una didascalia che ne indica gli usi e le funzioni. Intervento relativo all’inaugurazione del Museo della Civiltà Contadina nella Scuola Media Statale S. Giovanni Bosco” di Castel S. Lorenzo. Desidero anzitutto rivolgere un vivissimo saluto ed esprimere un grazie sentito a tutti gli intervenuti : agli alunni, ai genitori, ai rappresentanti delle istituzioni pubbliche, ai politici e agli amministratori locali, a tutto il personale docente e Ata della grande Famiglia dell’Istituto comprensivo di Castel S. Lorenzo e di Felitto, ai dirigenti scolastici, al Prof. Franco De Rosa, ai musicisti Gianfranco Marra e Maurizio Capuano che stanno allietando la serata con brani musicali eseguiti con grande maestria e adeguati al tèma che ci vede qui riuniti, alla società civile di Castel S. Lorenzo che ha saputo sempre creare un apprezzabile rapporto di collaborazione e di interazione con le varie Istituzioni scolastiche. La motivazione della manifestazione di questa sera, senza alcun intento retorico, fa vibrare di grande e incontenibile emozione e commozione il mio animo, anzi devo dire che l’incontro con voi tutti in quest’Aula Magna, a me molto familiare, costituisce un momento molto bello e gratificante sia per la sua grande valenza socio-culturale sia perché mi proietta negli anni della lunga carriera professionale che ho svolta nei vari ordini di scuola dei comuni di Castel S. Lorenzo e di Felitto. A questo punto, ritengo doveroso ringraziare ed esprimere vivissimo apprezzamento agli amici presidi Bernardo Peduto e Sabato Molinari, operatori scolastici di grande equilibrio e di apprezzabili qualità professionali. Essi, rispettosi dell’operato altrui, si sono sempre posti su un piano di continuità per quanto concerne il processo di istruzione e di formazione degli alunni. Pertanto, tra le varie iniziative didattiche, educative e formative, hanno continuato a prestare molta attenzione al Museo della Civiltà contadina che ha trovato opportuna collocazione nei locali di questa scuola media. Inoltre, l’attuale dirigente scolastico, Sabato Molinari, ha voluto dare una nuova sistemazione al Museo e ne ha promosso anche l’inaugurazione ufficiale. A tal fine, ritengo opportuno raccontare brevemente le origini e le motivazioni della fondazione del Museo,la cui sistemazione dal primo piano al pianterreno è stata eseguita con precisione e meticolosità dai collaboratori scolastici Franco Buono e Renato Miele a cui va il mio più vivo ringraziamento e anche apprezzamento perché con il proprio impegno hanno onorato il vero significato del termine “collaborare”. NASCITA e STORIA del MUSEO Come è a tutti noto, il passaggio dalla civiltà agricolo – pastorale alla civiltà industriale, anche se è indice di progresso e di naturale cammino della storia e di evoluzione dello spirito umano, a partire già dagli anni Cinquanta, ha spazzato via ciò che ancora rimaneva della civiltà contadina di un tempo. Infatti, milioni di persone hanno abbandonato le campagne e i piccoli centri, riversandosi soprattutto verso le città per trovare un’occupazione nel terziario o nell’industria. Nessuno penserebbe mai di andare contro il progresso, ma tutti, secondo me, possiamo contribuire a recuperare le testimonianze della civiltà contadina di un tempo, evitando così gravi dicotomie e separazioni tra il passato e il presente. Le motivazioni esposte e la mia formazione georgica, suffragata, durante il corso degli studi, dalla lettura di alcune opere latine sull’agricoltura, hanno fatto sì che, venendo in questa scuola negli anni Ottanta, accettassi subito e incoraggiassi con grande entusiasmo e interesse la proposta del prof. Suriano di promuovere il coinvolgimento degli alunni nel reperimento di attrezzi agricoli e di prodotti dell’artigianato locale. Resta ancora nitido nella mia mente il ricordo di alcuni ex alunni che, consentitemi la metafora, sembravano, nel reperimento di oggetti antichi, segugi alla ricerca della preda dietro le indicazioni del prof. Antonio Suriano, instancabile promotore di importanti iniziative formative, che ringrazio vivamente e pubblicamente unitamente agli ex alunni, di cui non ricordo il nome e me ne scuso. IMPORTANZA DEL MUSEO Tenuta presente la frase tratta dagli Annali dello scrittore e storico latino Tacito “Omnia quae nunc vetustissima creduntur nova fuere” ( Tutte le cose che ora sono ritenute vecchissime furono nuove), il museo non deve essere inteso soltanto come semplice raccolta di attrezzi arrugginiti delle attività agricole o di prodotti scheggiati dell’artigianato locale, ma anche, e soprattutto, come patrimonio culturale che ci è stato lasciato dai nostri padri, dai nostri antenati, come testimonianza storica di un mondo di grandi risorse umane che dovrebbero costituire per noi tutti un saldo punto di riferimento e una preziosa eredità morale e spirituale da custodire. La scuola può, attraverso le antiche testimonianze del passato, far capire alle nuove generazioni che l’attuale progresso affonda le proprie radici nella passata civiltà agricolo-pastorale e artigiana connotata dalla laboriosità e dai duri sacrifici dei loro antenati. A tal proposito, desidero ricordare prima a me stesso che agli altri l’importanza della funzione coscientizzante della storia, la presa di coscienza, cioè, di tutto ciò che è avvenuto o che avviene intorno a noi. La storia, che è un passato che non passa, non deve essere intesa,infatti, soltanto come un susseguirsi di battaglie, di vittorie e di sconfitte, ma è anche vita associata dei popoli, fatta di tradizioni, usanze, riti religiosi, sagre, costumi, mestieri e così via. Insomma, la storia è prosecuzione dello spirito umano e noi, attraverso le testimonianze che ci hanno lasciato i nostri antenati, possiamo risalire alla cosiddetta “civiltà delle mani” per conoscerne non solo attività e mestieri tramandati di padre in figlio ma anche per conoscerne e apprezzare valori e modelli di comportamento. Ispirandomi a una citazione di uno scrittore africano che afferma “Quando muore un vecchio brucia una biblioteca”, desidero rivolgere ai presenti e a tutti coloro che dovessero venire a conoscenza dell’iniziativa l’appello di collaborare all’ampliamento del museo con proposte, suggerimenti , idee e, possibilmente, anche con la donazione di oggetti relativi alla Civiltà contadina, tenendo presente che tutti gli oggetti del museo possono rappresentare, simbolicamente, i libri di una ricca biblioteca se sappiamo “interrogarli” e sappiamo farci “raccontare la loro storia”… A tal proposito, le testimonianze del passato costituiscono un utile strumento di didattica e di lavoro nel processo di istruzione e di formazione degli alunni, i quali possono essere sollecitati a osservare la realtà circostante, interrogarsi sul proprio vissuto sociale e fare raffronti con situazioni e realtà del passato per sviluppare lo spirito critico e per conoscere valori e modelli di comportamento di una civiltà che costituisce un ricco patrimonio culturale e spirituale.