La View di AllianzGI sul risultato del Referendum in Italia

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La View di AllianzGI sul risultato del Referendum in Italia
CresceOutlook:
l‘incertezza
in
2017
Focus
Europatodopo
Shifts
Fiscal Policy
vittoria del
‘no’
&laPopulist
Politics
December 2016
5 Dicembre 2016
Il "no" italiano al referendum e le dimissioni di Matteo Renzi potrebbero portare a elezioni
anticipate o ad altri scenari in grado di alimentare i timori degli investitori in un periodo già
particolarmente volatile dal punto di vista politico per l'Europa. I mercati, però, hanno già scontato
eventuali cattive notizie e la Banca Centrale Europea è pronta ad intervenire.
Punti chiave
Understand
 Il referendum rappresenta una importante
bocciatura per il Premier Renzi, ma può anche essere
visto come un voto contro l’Unione Europea, l’euro e
il fallimento dell’establishment come già visto dopo
la Brexit e le elezioni di Donald Trump.
 Con il “no”, gli Italiani hanno perso un’altra occasione
di attuare le necessarie riforme della legge elettorale
e per il governo sarà sempre più difficile prendere
decisioni efficaci.
 Quanto alle ripercussioni del voto, bisognerà
attendere e vedere se gli investitori riterranno che
l’Italia – già in uno stato di stagnazione economica
quasi permanente – si è lasciata sfuggire l’ultima
chance di eleggere un governo in grado di agire.
 Per un effetto perverso, la vittoria del “no” allontana
anche la minaccia di un governo anti-europeista più
radicale, il che dovrebbe alleviare i timori per tutta
l’area, almeno nell’immediato.
 Fra pochi giorni (7-8 dicembre) si riunirà la Banca
Centrale Europea, che probabilmente cercherà di
contenere il più possibile i diffusi timori.
Act
 Nel caso di una forte reazione politica, i titoli
bancari italiani potrebbero subire importanti
ripercussioni. Lo stesso sistema bancario
europeo potrebbe essere messo alla prova e
l'euro vivere una crisi simile a quella del 20102011.
 La bocciatura di Matteo Renzi e del progetto di
riforma comporterà probabilmente un forte
aumento dei costi legati ai finanziamenti degli
emittenti italiani, che aggraverebbe la
situazione delle società sempre più indebitate
incidendo sulla politica della Banca Centrale
Europea.
 Come già osservato, nei prossimi anni la politica
resterà un fattore cruciale per i mercati
finanziari. L’Italia continuerà però a concentrarsi
sul fronte interno e verosimilmente non potrà
contribuire al cambiamento di cui l’Europa ha
bisogno nel mondo post-Brexit.
Il referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre è
stato un tentativo di modernizzare il datato quadro
istituzionale italiano e accelerare il lento processo
decisionale. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo
governo si auguravano di poter ottenere il sostegno
necessario a bilanciare l’equilibrio politico in futuro.
Con la vittoria del “no” al referendum e le dimissioni di
Matteo Renzi, il Premier dimostra di aver subito una
importante sconfitta, e di non essere riuscito nei suoi
tentativi non solo di rendere il processo legislativo più
rapido e diretto, ma anche di consolidare il potere del suo
partito di centro-sinistra, il Partito Democratico.
Cosa succede dopo il “no”?
Al momento vediamo quattro possibilità:
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Dopo aver presentato le sue dimissioni, il Premier Renzi
potrebbe ambire ad ottenere dal Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella un nuovo mandato per
guidare il Paese fino alle elezioni della primavera del
2018, con il voto di fiducia del Parlamento.
Si potrebbe delegare un esecutivo ad interim analogo
al governo Monti del 2011-2013. Una formazione che
potrebbe cercare a sua volta di riformare la legge
elettorale. In questo processo, i rischi di un voto di
sfiducia a Matteo Renzi da parte di numerosi partiti, tra
cui il Movimento Cinque Stelle, Lega Nord e Forza Italia,
sarebbero decisamente elevati.
L’Italia si è già trovata in una situazione simile con
governi ad interim dal secondo dopoguerra: dal 1945 a
oggi si sono succeduti 64 governi. Se Renzi seguirà
questa strada, l’equilibrio politico sarà ancora molto
delicato e l’Italia non sarà in grado di esercitare un
ruolo di leadership nella soluzione dei problemi
dell’Unione Europea. Se il Premier riuscisse a portare
avanti le riforme, le elezioni sarebbero rinviate a fine
2017 o al 2018.
A seguito delle dimissioni di Renzi, il Presidente della
Repubblica potrebbe non riuscire a designare un
sostituto con il conseguente scioglimento del
Parlamento. Per quanto improbabile, tale scenario
sfocerebbe in una chiamata alle urne nel 2017 con
l’attuale legge elettorale e, in assenza di una riforma,
l’esito più probabile sarebbe un altro governo debole o
eventualmente di coalizione.
Ripercussioni sui mercati finanziari
Escludendo gravi ripercussioni politiche, i mercati hanno già
scontato gran parte delle tensioni e delle cattive notizie che
quasi certamente seguiranno alla sconfitta del Premier. Le
riforme infatti sono già in notevole ritardo, la crisi del
sistema bancario sembra poco gestibile a causa delle norme
sul bail-in e l’Italia non rispetta appieno gli obblighi di
bilancio dell’Unione Europea volti a contenere il deficit.
La sconfitta dell'establishment apparirà come un
rafforzamento della tendenza politica iniziata con la Brexit e
proseguita con la vittoria di Donald Trump, ma potrebbe
anche dare all’Italia il tempo di riflettere sul proprio futuro
nel corso di un anno politico particolarmente volatile. Il
nazionalismo populista è in ascesa in Europa mentre
Olanda, Francia e Germania stanno per affrontare
importanti elezioni.
”Occhi puntati” sulle elezioni anticipate
Dopo la vittoria del “no”, la questione più importante è se si
andrà alle elezioni anticipate. Ipotesi caldeggiata dal partito
di Renzi, che potrebbe avere conseguenze negative degne
di nota: dagli ulteriori ritardi nel tentativo di riforma del
sistema di governo al caos politico in un momento ancora
delicato per l'economia, dalla perdita di fiducia degli
investitori ai dubbi circa la sostenibilità del debito pubblico.
Il “no” non prelude necessariamente al voto anticipato, ma
se così fosse probabilmente potrebbero salire al governo i
Cinque Stelle, che stanno “col fiato sul collo” al Partito
Democratico.

Il Movimento Cinque Stelle è una forza populista antiestablishment senza esperienze di governo a livello
nazionale, con un programma politico non esteso e che
spesso interpella i propri iscritti in rete per le principali
decisioni.

Se ci saranno, le elezioni anticipate si terranno
probabilmente nella seconda parte del 2017, ma è
prematuro formulare previsioni su una possibile vittoria
delle forze populiste, soprattutto in considerazione del
fatto che i primi ad andare alle urne saranno olandesi e
francesi.
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