XXIII Seminario d`Estate di Ravello
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XXIII Seminario d`Estate di Ravello
XXIII Seminario d’Estate di Ravello MATERIALE E VIRTUALE 29 giugno mattina Chairman: Domenico De Masi, Professore di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Relatori: Severino Salvemini, Professore di Organizzazione aziendale presso l’Università L. Bocconi e direttore del Corso di Laurea in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione; Salvo Mizzi, Direttore Digital Service Innovation in Telecom Italia. De Masi: La diversità è legata a una delle discriminanti più importanti: la tecnologia. Per esempio la distanza tra Roma e Parigi ai tempi di Cesare o Nerone era immensa. Oggi siamo riusciti a colmare questa distanza proprio grazie all’avvento della tecnologia che ha modificato sia i pregi che i difetti. Per esempio i blog possono divenire un surrogato delle lettere anonime. I cambiamenti epocali sono: camminare eretti; la scoperta del fuoco; l’agricoltura, inventata dalle donne per sostituire la raccolta di frutti. Questa fu molto importante perché permise di passare da uno stile di vita nomade a uno stanziale, classico esempio di società patriarcale. Quando c’è un cambiamento epocale si viene a creare un gap culturale tra coloro che sanno utilizzare i nuovi mezzi e coloro che ancora non ne sono capaci. Il caso dell’immondizia a Napoli ci fornisce un’importante spunto di riflessione. I tempi cambiano, mutano le tecnologie, nascono nuovi problemi ma i sistemi di risoluzione sono vecchi a causa del cultural gap poiché provoca disorientamento. Al tempo di Marx il lavoro manuale era del 96%, oggigiorno il 62% della popolazione in Italia svolge un lavoro intellettuale. Alcuni mestieri, come per esempio quello del giornalista, dell’addetto alle relazione pubbliche, sono svolti durante tutto l’arco di una giornata anche fuori dai “luoghi di lavoro” come il cinema, il ristorante ecc. Portare il numero di ore lavorative a 60% è ridicolo perché in realtà esse sono molte di più mentre dovrebbero essere ridotte quelle dei lavori manuali. L’estetica si fa carico dei non credenti, la creatività si esercita poco in azienda perché fa paura e l’utopia dovrebbe essere maggiormente esercitata. Severino Salvemini: Approfondirò il passaggio da prodotto d’uso a prodotto simbolico tramite le immagini tratte dal film “Kinky Boots”, che mostra il sapere generale di un’azienda. Per valorizzare la diversità non serve solo il knowledge management ma gente diversa. Il film illustra bene le tre aree individuate da De Masi: - l’estetica; - la creatività; - l’utopia. La storia si svolge in una fabbrica a nord di Londra in cui si producono tipiche scarpe tradizionali inglesi. Il paradigma è riassumibile nel fatto che tutto è visto come una scarpa, questo accessorio ti congela nei frame. Tre generazioni di produzioni di questo bene hanno reso difficile pertanto immaginare l’intangibile. Come si può notare, sono bene rappresentati tutti i simboli tipici di uno scarpificio industriale: i camici, lo sgabuzzino posto al di sopra dello stabilimento per permettere di poter supervisionare gli operaie e l’uso dell’interfono. Gli elementi di discontinuità nelle prime scene del film sono: la morte del padre e la conseguente crisi del mercato. A questo punto il figlio decide di rilanciare l’attività produttiva introducendo un’innovazione: produrre scarpe per un nuovo segmento di mercato: le drag queen. La novità non proviene mai dall’interno dell’azienda ma dal guardarsi attorno (by walking around). Lo scontro tra le due tipologie di prodotto è basato sulla ricerca del valore simbolico. La nuova produzione di scarpe richiede modernità e altri standard. Muta così il sapere generale della fabbrica che si apre alla creatività e affronta una nuova sfida. Salvo Mizzi: Che forma sta prendendo il nostro mondo? Quali driver? La risposta, che molti danno dopo attenta analisi, è che il mondo virtuale ha cambiato la nostra vita e sta coinvolgendo tutti noi. Siamo portati a risolvere la tecnologia come cantori (lodare il progresso, auspicare l’apertura di nuovi blog ecc.), specie tra i manager. La fenomenologia dello Spirito e il concetto di Spirito del tempo è esattamente il modo in cui Google si posiziona, cioè cercare di comprendere quali ricerche sono state fatte (mappe mentali). La tecnologia inoltre è percepita come glamour. Amazon e Google possiedono rispettivamente due milioni e quattro milioni di server che ci consentono di ricevere il dato scomposto. Le ricerche che ognuno di noi compie vengono memorizzate in un database. Tutti noi siamo correlati gli uni agli altri, le tracce lasciate sono immagazzinate e noi, a nostra volta, possiamo consultarle, interrogare ed essere interrogati. Ma qual è l’obiettivo finale? La mission è quella di acquisire e sistematizzare tutte le informazioni del pianeta in poche secondi, costruendo una macchina con l’interfaccia di Google che “legge nella mente” tramite l’algoritmo. Le tecnologie non si possono creare per volontà top down ma nascono dal basso, come per esempio le community che sono un insieme di relazioni di persone, di utenti. La connessione tra le persone vince sulla tecnologia, Google permette di remunerare gran parte delle informazioni che sono su internet. Nel passaggio tra web 1.0. a web 2.0, le persone si organizzano in maniera autonoma. Il percorso mette insieme filosofia e internet. De Masi: Oggi noi abbiamo a disposizione sei/sette mondi rispetto a mio padre. Il web 2.0. è la versione più prodigiosa della “piazza” e alimenta i sogni.