Riapre il laboratorio dei fratelli Nurzia

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Riapre il laboratorio dei fratelli Nurzia
28/04/2009 05:15
Riapre il laboratorio dei fratelli Nurzia
L'AQUILA Dal 1835 il risveglio mattutino in Piazza Duomo, nel cuore della città dell'Aquila, è stato legato
all'odore caratteristico della tostatura delle nocciole per la preparazione del torrone. Un odore che gli
ambulanti del mercato, che all'alba preparavano i banchetti, conoscevano bene così come gli abitanti della
zona e chi amava passeggiare nei vicoli di primo mattino. Presto il piccolo laboratorio artigianale dei fratelli
Nurzia riaprirà i battenti per riprendere la produzione della specialità dolciaria tipica aquilana. Il terremoto
dello scorso 6 aprile, che ha seminato distruzione e ridotto il centro storico a un cumulo di macerie, ha
risparmiato l'antico locale dove il classico torrone morbido al cioccolato (e anche quello bianco), venivano
ancora prodotti secondo la ricetta originale e confezionati a mano. Nel bar-laboratorio, nel quale solo
qualche bottiglia si è rotta per il terremoto, erano ancora in funzione alcuni macchinari risalenti a 60 anni fa.
«Il destino - dice Natalia Nurzia, figlia di Ulisse e Giuliana - a quanto sembra, ha voluto che rimanessimo in
centro». La famiglia, infatti, aveva realizzato un capannone per spostare e ampliare la produzione nel nucleo
industriale di Campo di Pile. Paradossalmente, ha retto meglio l'antica struttura di Piazza Duomo costruita
da Gennaro Nurzia che il nuovo manufatto, appena realizzato. La voglia di ricominciare, comunque, e di
proseguire sul solco tracciato dall'antenato c'è tutta. «Appena riceveremo l'agibilità - assicura Natalia, che
con il fratello Francesco Saverio rappresenta con orgoglio la sesta generazione Nurzia - riapriremo il bar e la
fabbrica del torrone in Piazza Duomo. Speriamo che tutto questo avvenga nel più breve tempo possibile. È
una cosa che vogliamo fare per noi, per gli aquilani, per la città che deve tornare a vivere. Anche questo è
un modo per ricominciare». Tempi tecnici più lunghi si prevedono invece per il nuovo capannone rimasto
danneggiato. La produzione del torrone assorbe la manodopera di dieci persone nei mesi di punta. Il periodo
più "caldo" inizia a settembre in previsione delle festività natalizie. Un quantitativo inferiore, tuttavia, viene
prodotto per tutto il resto dell'anno visto che le richieste non si esauriscono mai. Tra i clienti, sottolinea
Natalia, figurano anche alcuni ricchi residenti degli Emirati Arabi Uniti sulla cui identità, però, viene
mantenuto il più stretto riserbo. Questi clienti amano in particolare il torrone bianco alle mandorle, più dolce
rispetto a quello tradizionale morbido al cioccolato. Un certo quantitativo di prodotto viene inviato anche negli
Usa. Il successo del torrone risiede tutto, spiega ancora Natalia, nella cura meticolosa profusa in ogni fase
del procedimento, a cominciare dall'acquisto delle materie prime selezionate in base a criteri organolettici e
di provenienza rigorosissimi. Così le nocciole devono rispondere a precisi standard qualitativi, il miele
provenire solo dall'Abruzzo, il procedimento deve essere lo stesso di nonno Francesco Saverio, il figlio di
Gennaro e colui che "inventò" la ricetta. Il tocco finale, quello della scelta della miscela del cacao, si deve
invece a Ulisse, conosciuto all'Aquila come Ninetto. Dal 1835 soltanto una volta, prima del terremoto del sei
aprile, la produzione si era fermata. Era accaduto a cavallo degli anni '40. Per motivi "autarchici" era stata
vietata l'importazione di cacao.
Redazione online