Viaggio tra i fossili “nascosti” nel Barocco leccese
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Viaggio tra i fossili “nascosti” nel Barocco leccese
n. 1/2, gennaio/febbraio 2012 Viaggio tra i fossili “nascosti” Il calendario 2012 dei musei naturalistici del DiSTeBA I musei naturalis ci del Dipar mento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali (DiSTeBA) hanno prodo o, per il decimo anno consecu vo, la loro proposta di calendario per la promozione del patrimonio naturalis co e della sua divulgazione. Quest’anno il tema e le immagini riportate nelle o o tavole che compongono il calendario riguardano i fossili della pietra leccese, quindi un argomento scien fico di cui è fortemente cara erizzato il territorio salen no. Gli ignari visitatori delle vie del centro di Lecce guardano inconsapevolmente stupendi palazzi e facciate di chiese eseguite con la sapiente maestria di an chi maestri scalpellini ma non sospe ando minimamente quanto di storia contenga quella materia che va ben al di la del barocco leccese. Essa infa è cos tuita da biomicrite a prevalen foraminiferi plantonici, quindi microfossili che ci raccontano la storia della vita che si svolgeva nel Miocene tra 5 e 22 milioni di anni fa. Il calendario è stato elaborato da un corposo staff facente capo in parte al dipar mento di Scienze e Tec- nologie Biologiche ed Ambientali ed in parte al Museo dell’Ambiente dell’Università del Salento. I professori Livio Ruggiero, Ferdinando Boero e Genuario Belmonte sono sta gli ideatori del tema scien fico proposto che è stato sviluppato poi dallo stesso professore Ruggiero e dal professor Angelo Varola, mentre alla parte tecnica hanno preso parte Alberto Gennari per le illustrazioni, Fabio Tresca per la grafica, Anna Miglie a per i layout e Corrado Persano per le traduzioni dei tes . «Nell’augurio di dare nuova vita allo sfortunato museo dell’Ambiente (danneggiato dalle intemperie atmosferiche), il calendario 2012, pur rimanendo nel solco della tradizione dei calendari dedica alla biologia marina, ha volutamente aperto una pagina di storia paleontologica», dice il professor Genuario Belmonte, Dire ore del Museo dell’Ambiente, «Il mare riprodo o da Alberto Gennari, infa , non è quello a uale ma quello di circa 15 milioni di anni fa, popolato da specie successivamente es nte. In quel periodo (Miocene) la penisola Salenna non era ancora emersa e giaceva in un mare non 24 n. 1/2, gennaio/febbraio 2012 Museo dell’Ambiente dell’Università, che si spera di poter riaprire al pubblico non appena saranno completa i lavori richies dai problemi stru urali che ne hanno determinato la chiusura temporanea. Tra i numerosi reper fossili che tes moniano la ricchezza della vita dell’ambiente marino del Salento di circa 10 milioni di anni fa, periodo in cui si è formata la pietra leccese, si sono scel quelli più significa vi, alcuni dei quali, come lo Zygophyseter varolai e il Messapicetus longirostris appartengono a specie nuove per la scienza, di cui cos tuiscono inoltre gli unici esemplari a ualmente no . Il tema tra ato», conclude il professore, «ha fornito anche l’occasione per riproporre all’a enzione di tu la figura di Cosimo De Giorgi, il grande studioso cui il Salento tanto deve per i suoi studi su mol aspe del patrimonio culturale e ambientale, riproducendo la prima carta geologica della Provincia di Lecce da lui pubblicata nel 1880». troppo profondo. Tu gli esseri viven che completavano il loro ciclo vitale in quell’ambiente sono anda ad accumularsi sul fondale a cos tuire, nel tempo di milioni di anni, un sedimento granulare che diede origine alla pietra leccese. L’idea, di rappresentare Lecce come fosse sommersa, ed i suoi palazzi frequenta dai pesci e i cetacei di allora, vuole suggerire che la bellezza del barocco è stata solo liberata dalla pietra in cui era nascosta. I giacimen di faune marine fossili nel Salento non sono banali, e il successo del calendario 2012 (di cui è prevista una ristampa) incoraggia a proseguire in queste proposte interdisciplinari e di riscoperta delle origini più recondite del Salento». «Il calendario di quest’anno è dedicato ai fossili della pietra leccese», spiega il professor Livio Ruggiero, già Dire ore del Museo dell’Ambiente, «che cos tuiscono un’importante tes monianza da un lato della ricchezza del patrimonio scien fico e ambientale del Salento e dall’altro dell’importanza delle raccolte custodite dal Roberto Pagliara nel Barocco leccese 25