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Conoscenza e risorse monetarie: analogie e principi di management convergenti ALFONSO SIANO∗ Abstract In una prospettiva moderna le risorse delle imprese sono riconducibili a due fondamentali categorie: le risorse di conoscenza e le risorse monetarie. Pur appartenenti, per loro natura, a categorie diverse, riteniamo che questi due tipi di risorse risultino accomunate da alcune funzioni, potenzialità e rischi. Obiettivo del nostro studio è individuare, sulla base dell’approccio analogico, principi di management convergenti per la gestione della conoscenza, della reputazione e delle risorse monetarie d’impresa. L’individuazione di principi comuni ha implicazioni sul piano teorico-concettuale e su quello pratico-operativo. L’utilizzo di tali principi favorisce la formazione trasversale dei manager d’impresa, fondata su competenze a più ampio raggio. La condivisione del linguaggio che ne consegue garantisce una migliore interazione e dialogo tra manager a livello sia intra-organizzativo che inter-organizzativo. Parole chiave: competenze, reputazione aziendale, risorse monetarie, principi di management Nowadays companies’ key resources are: competences and financial resources. Although their nature means they belong to different categories, we believe that corporate resources have some functions, potentialities and risks in common. Thus, in this study we use the analogy-based approach to identify common elements in these resources, to then utilize them in order to define convergent management principles. The identification of common principles has implications both from a theoreticalconceptual and practical-operational point of view. The use of common principles favours the transversal training of managers. In fact, it is based on a wide range of skills and competences. By supporting the development of a shared language, the common principles improve interaction and dialogue among managers on an intra-organizational and interorganizational level. Key words: competences, corporate reputation, financial resources, principles of management ∗ Ordinario di Corporate Communication - Università degli Studi di Salerno e-mail: [email protected] sinergie n. 76/08 176 CONOSCENZA E RISORSE MONETARIE 1. Introduzione Per operare con successo le imprese hanno bisogno di due fondamentali categorie di risorse: le risorse monetarie e le risorse di conoscenza. Per queste ultime è più corretto parlare di macro-categoria, in quanto esse possono essere distinte in risorse di conoscenza in senso stretto e in risorse di fiducia (Vicari, 1992 e 1995b). Secondo la dimensione epistemologica, le risorse di conoscenza in senso stretto (sapere, skill, competenze, brevetti) sono riconducibili a due tipi di conoscenza: tacita (o implicita) e codificata (o esplicita) (Polanyi, 1967; Nonaka, 1991 e 1994; Nonaka e Takeuchi, 1995). È tacita la conoscenza pratica (“saper fare” e “saper essere”), basata sull’esperienza (Polanyi 1967; Nelson e Winter, 1982; Brown e Duguid, 1998; Nonaka e Takeuchi 1995) che attribuisce al suo possessore - il singolo individuo, il gruppo (team) o il sistema d’impresa nel suo complesso - capacità operative, abilità di esecuzione di compiti specifici. Per le sue caratteristiche, la conoscenza tacita è difficilmente codificabile e comunicabile agli altri o non lo è affatto (we know more than we can tell) (Polanyi, 1967; Winter, 1987; Haldin-Herrgard, 2000). Sono molteplici le espressioni utilizzate in letteratura per riferirsi alla conoscenza tacita. Oltre che implicita, è detta informale, personale, soggettiva, pratica, concreta, empirica, esperienziale, procedurale, locale, dipendente dall’individuo o dal gruppo di individui, contestualizzata, non codificata (Golinelli et. al., 2002). La conoscenza codificata rappresenta il “sapere cosa” (knowledge o know-about o, ancora, know-why) ed è relativa a fatti, nozioni, modelli, teorie, strumenti, tecniche, rispetto ad un preciso dominio. Anche la conoscenza codificata è indicata con diverse espressioni terminologiche equivalenti. Oltre che esplicita, per riferirsi a tale tipo di conoscenza vengono usati termini del tipo: formalizzata, astratta, teorica, dichiarativa, indipendente dall’individuo o dal gruppo, decontestualizzata (Di Bernardo e Rullani, 1990; Golinelli et. al., 2002). La conoscenza codificata è astratta e decontestualizzata in quanto si riferisce ad una cognizione, ad una nozione di validità generale, esulando dalle specificità di contesto. La conoscenza esplicita generalmente è condivisa e disponibile nell’ambito dell’organizzazione in differenti forme: strutturate (libri, manuali, database), semistrutturate (intranet e siti web: pagine in HTML, documenti in XML, ecc.) e destrutturate (documenti testuali: procedure, template, ecc.). La fiducia, a sua volta, rappresenta una risorsa relazionale (Gambetta, 1989; Mutti, 1998). Essa consiste in schemi o modelli cognitivi di altri soggetti, che regolano le relazioni dell’impresa con gli stakeholder, e agisce come sostituto delle informazioni (Vicari, 1991 e 1995b). La fiducia rappresenta ciò che un soggetto, o un’organizzazione, si attende da un altro soggetto, o da un’altra organizzazione, relativamente al soddisfacimento delle proprie aspettative (Baccarani, 1995). Ogni qual volta gli schemi cognitivi vengono confermati dall’esperienza vissuta, si crea ulteriore fiducia; in caso contrario si distrugge fiducia. Per l’impresa la fiducia è una risorsa vitale in quanto essa è alla base della corporate reputation (Fombrun, 1996; Fombrun e van Riel, 2004). ALFONSO SIANO 177 Nella prospettiva Resorce-based View, la conoscenza e la reputazione sono determinanti per la sostenibilità del vantaggio competitivo, in quanto danno vita a meccanismi di isolamento e a barriere all’imitazione (Barney, 1986 e 1991; Lippman e Rumelt, 1982; Rumelt, 1984; Dierickx e Cool, 1989; Amit e Schoemaker, 1993). Le due categorie di risorse considerate - le risorse reputazionali e di conoscenza in senso stretto, da un lato, e le risorse monetarie, dall’altro - sono tradizionalmente considerate differenti, per natura e caratteristiche. Se si considerano dal punto di vista delle funzioni, delle potenzialità e dei rischi, le distanze tra queste due categorie risultano, tuttavia, meno forti di quanto si possa pensare. È quello che cercheremo di dimostrare nel nostro contributo, avvalendoci dell’approccio analogico. L’analisi è utile per verificare se esistano elementi di convergenza delle risorse monetarie, reputazionali e di conoscenza e, dunque, se sia possibile individuare comuni principi e finalità di management. 2. Conoscenza, reputazione e risorse monetarie: analogie di funzioni, potenzialità e rischi Ad un’analisi delle caratteristiche delle risorse monetarie e di conoscenza emergono alcune analogie (in termini di funzioni, potenzialità e rischi) che meritano di essere evidenziate e discusse. Gli elementi di somiglianza e affinità tra le queste due diverse categorie di risorse consentono di individuare alcune caratteristiche comuni che pongono le due categorie in relazione tra loro e le rendono corrispondenti (v. tab. 1). L’analisi si fonda su due presupposti: - la conoscenza è un bene economico (Arrow, 1962; Rullani, 2004a; Foray, 2006); il valore del capitale reputazionale è dato dal valore del brand aziendale e delle relazioni con gli stakeholder, determinato dalla stima, dalla credibilità e dalla fiducia che l’impresa riscuote presso i pubblici, in virtù delle condotte tenute nel corso del tempo (Fombrun, 1996; Petrick et al., 1999; Fombrun e van Riel, 2004; Jackson, 2004). Un primo elemento riguarda la funzione svolta. Al pari delle risorse monetarie, le quali hanno la funzione di mezzi di scambio per ottenere sul mercato altri tipi di risorse, anche la reputazione rappresenta un mezzo di scambio per ottenere risorse necessarie per l’adeguato funzionamento dell’impresa, soprattutto quando queste non sono acquisibili attraverso normali transazioni di mercato. Difatti, una buona reputazione favorisce la collaborazione e la fedeltà degli stakeholder (clienti, dipendenti, partner, investitori, ecc.) (Rindova e Fombrun, 1997). CONOSCENZA E RISORSE MONETARIE 178 Tab. 1: Risorse monetarie, competenze e reputazione d’impresa: comuni funzioni, potenzialità e rischi Risorse monetarie hanno la funzione primaria di facilitare gli scambi, al fine di permettere di ottenere altri tipi di risorse attraverso transazioni di mercato hanno la funzione di riserva di valore (di potere di acquisto) nel tempo, salvo il rischio di svalutazione (v. ultimo punto in basso nella tavola) consentono un rendimento da investimento possono essere accentrate e condivise (cash pooling) per essere opportunamente allocate presso le società appartenenti ad uno stesso gruppo aziendale possono essere cedute (a terzi) o ottenute (da terzi), dietro adeguata remunerazione sono soggette al rischio di svalutazione nel corso del tempo (perdita di potere di acquisto per inflazione) Conoscenza e reputazione d’impresa la reputazione consente di ottenere risorse chiave, a condizioni vantaggiose, soprattutto quando esse non sono acquisibili attraverso normali transazioni di mercato la reputazione rappresenta una riserva fiduciaria da poter utilizzare in futuro la conoscenza pregressa consente la creazione di nuova conoscenza la conoscenza dell’individuo e del team può essere in parte utilizzata da parte dei restanti membri dell’organizzazione d’impresa e con questi condivisa (attraverso sistemi di Knowledge Management) la reputazione di un brand di una unità di business può essere condivisa con altre unità di business della stessa impresa o gruppo aziendale la conoscenza codificata è trasferibile a terzi la reputazione d’impresa può essere posta a beneficio di altre organizzazioni così come la reputazione di altre organizzazioni può essere posta a vantaggio dell’impresa Il capitale di conoscenza e il capitale reputazionale sono a rischio di perdita (decadimento) di valore nel corso del tempo Fonte: Ns. elaborazione Inoltre, anche quando esiste un mercato, la reputazione consente di acquisire le risorse a condizioni più vantaggiose, in quanto gli elementi fiduciari ad essa connessi alimentano aspettative positive e riducono la percezione di rischio nella controparte. Ciò favorisce la riduzione dei costi per la minor pretesa di garanzie a copertura del rischio stesso. È il caso, per esempio, delle risorse monetarie, le quali vengono scambiate con tassi di interesse determinati sulla base del rapporto rischio/rendimento percepito dagli attori che esprimono le attese del sistema finanziario (le banche e le altre istituzioni creditizie) (Golinelli, 2000b). È evidente che tale percezione viene condizionata, inevitabilmente, dagli elementi fiduciari. Una buona reputazione migliora, dunque, i risultati finanziari, competitivi e sociali; agisce positivamente sui costi (oltre che sui ricavi), con effetti favorevoli sulla profittabilità e sulle performance economico-finanziarie delle organizzazioni nel lungo termine (Shapiro, 1983; Rindova e Fombrun, 1997; McMillan e Joshi, 1997; Roberts e Dowling, 2002; Fombrun e van Riel, 2004). ALFONSO SIANO 179 Un secondo elemento funzionale accomuna le risorse monetarie e di conoscenza. Le risorse monetarie rappresentano riserve di capacità di spesa (il cui valore dipende dal potere di acquisto della moneta). Similmente, la conoscenza e la fiducia (reputazione) costituiscono riserve dotate di valore (Vicari 1998). L’accumulazione di conoscenza consente di utilizzare nel corso del tempo il sapere acquisito, salvo i limiti di obsolescenza cui quest’ultimo è soggetto. L’accumulazione di capitale fiduciario, d’altra parte, costituisce una riserva utilizzabile immediatamente o in futuro, per ottenere risorse chiave e per fronteggiare situazioni di crisi, a patto che tale capitale non venga compromesso da condotte aziendali errate, da comportamenti socialmente ed eticamente non responsabili. Un terzo elemento di somiglianza attiene al rendimento. Le risorse monetarie vengono investite in vista del conseguimento di un rendimento sul capitale. Anche il sapere e la fiducia permettono di conseguire un rendimento: è possibile creare nuove competenze e nuova fiducia a partire dalla conoscenza posseduta e dalle relazioni fiduciarie esistenti con gli stakeholder, secondo il principio per il quale la conoscenza e la fiducia sono in grado di autoalimentarsi e di alimentarsi vicendevolmente (Vicari, 1998). In altri termini, le nuove risorse vengono generate a partire da quelle accumulate, in un processo ricorsivo che continuamente si rigenera (Vicari, 1995a). “Per dirla con Sraffa, in un’economia basata sulla conoscenza la «produzione di merci a mezzo di merci» diventa - in gran parte - produzione di conoscenza a mezzo di conoscenza. In questo processo circolare, l’output (la nuova conoscenza ottenuta dal processo corrente) deve rigenerare le proprie premesse, ripristinando le condizioni di partenza del ciclo produttivo. Ma la nuova conoscenza - a differenza di quanto avviene alle merci (materiali) di Sraffa - non deve soltanto riprodurre il suo input (la conoscenza precedente). Deve fare molto di più: infatti deve innovare, adattare, sviluppare la conoscenza precedente per mantenere attive le condizioni che ne giustificano la propagazione e il ri-uso […]. La produzione di conoscenza a mezzo di conoscenza è dunque un percorso di apprendimento che si propaga generando sempre nuove forme, versioni, varianti della base di conoscenza da chi ha preso origine. Nella propagazione, il nuovo si appoggia al vecchio e lo rigenera, adattandolo nella misura che serve a far proseguire il processo di propagazione. Il processo circolare si sviluppa, in questo modo, dando luogo ad un percorso cumulativo […]” (Rullani, 2004a, pp. 23-24). Un quarto elemento che accomuna le risorse monetarie e di conoscenza riguarda i vantaggi che possono derivare dalla condivisione delle risorse nell’ambito dell’organizzazione. Nei gruppi aziendali l’accentramento in capo ad un unico soggetto giuridico (holding) della gestione delle risorse monetarie è finalizzata a conseguire migliori condizioni di tesoriera aziendale (Petix, 1979). Il cash pooling garantisce, infatti, benefici economici derivanti dalla riduzione dei costi complessivi di accesso al credito. Simile soluzione organizzativa consente una gestione unitaria della situazione finanziaria di gruppo, che evita possibili squilibri finanziari riconducibili alle singole società, e permette l’allocazione delle risorse monetarie delle società con maggiore liquidità (saldi attivi) a favore di altre consociate che presentano fabbisogni finanziari (saldi negativi o posizioni passive). 180 CONOSCENZA E RISORSE MONETARIE Anche il sapere di un individuo o di una cerchia ristretta di persone (team) può essere in parte trasferito a vantaggio dei restanti membri dell’organizzazione e con questi essere condiviso attraverso processi dinamici e ricorsivi, che continuamente si amplificano, fondati sulla relazione circolare tra apprendimento individuale e apprendimento collettivo e sulla conversione della conoscenza implicita (o tacita) in conoscenza esplicita (o codificata) e viceversa (Nonaka, 1991 e 1994; Debowski, 2006; Ichijo e Nonaka, 2006; Prusak e Matson, 2006). Quando il trasferimento e la condivisione di conoscenza avviene tra strategic business unit della stessa impresa (o gruppo aziendale), vengono sfruttate interrelazioni strategiche intangibili nell’ambito di strategie “orizzontali” a livello corporate (Porter, 1985). Allo stesso modo, il capitale reputazionale di un brand appartenente ad una unità di business può essere condiviso con altre unità di business della stessa impresa (o dello stesso gruppo aziendale). Ciò accade quando si realizzano processi di brand extension (Aaker e Keller, 1990; Smith, 1992; Keller e Aaker, 1992; Sullivan, 1992; Busacca et al., 2006). Dalla condivisione del marchio tra s.b.u. derivano, infatti, interrelazioni strategiche intangibili di mercato che consentono vantaggi competitivi in termini di riduzione dei costi di comunicazione e/o di rafforzamento dell’immagine e della reputazione (Porter, 1985). Anche i programmi di cobranding interni all’impresa (o al gruppo) possono consentire la condivisione di capitale reputazionale e conducono, di conseguenza, alle medesime conclusioni. Sul co-branding torneremo più diffusamente nel prosieguo. Un quinto elemento di somiglianza riguarda la possibilità di cedere (a terzi) o ottenere (da terzi) risorse, di cui il soggetto richiedente necessita. Questo accade normalmente per le risorse monetarie quando sono trattate come moneta-merce e sono oggetto di transazioni creditizie (attraverso l’intermediazione di istituzioni finanziarie come le banche) che consentono di trasferire capitali da soggetti che li detengono in eccesso, rispetto alle proprie esigenze, a favore di soggetti che invece hanno un fabbisogno di finanziamento. In tal caso il costo dell’indebitamento consente di remunerare il capitale del creditore. Fenomeni in parte simili possono riguardare anche le risorse di conoscenza e la reputazione, sebbene a certe condizioni e, comunque, in una prospettiva non di prestito ma di cooperazione, che può condurre a fattispecie molto diversificate. Anche le operazioni di cessione delle risorse di conoscenza e di reputazione ad organizzazioni terze trovano la loro giustificazione nell’esistenza di controparti con esigenze opposte, vale a dire di un soggetto che detiene risorse in eccesso e di un soggetto che, invece, necessita di esse. Rispetto alle risorse monetarie, risulta assai più complesso il significato di remunerazione delle risorse di conoscenza e della reputazione, in quanto entrano in gioco elementi di valutazione che hanno a che fare con elementi per lo più figurativi, connessi al rafforzamento del vantaggio competitivo derivante dalla cooperazione. Esiste una parte di conoscenza che, seppur protetta da proprietà intellettuale (Gille, 2005), è trasferibile all’esterno dell’organizzazione attraverso transazioni di mercato o scambi cooperativi. Ciò accade quando il sapere è traducibile, per mezzo di processi di formalizzazione, in simboli con significati standard, tali da renderlo ALFONSO SIANO 181 non più strettamente localizzato (tacito, di pertinenza dell’individuo, del gruppo o dell’organizzazione che lo detiene) bensì comunicabile a terzi, nell’ambito di reti di imprese che collaborano soprattutto sul piano dell’innovazione tecnologica (Di Bernardo-Rullani, 1990; Rullani, 2004b). Il trasferimento di conoscenze per questa via è particolarmente indicato quando il sapere non è producibile autonomamente all’interno dell’organizzazione, con costi e in tempi adeguati (Vicari, 1998). Per avere un’idea della praticabilità del trasferimento di informazioni, si consideri che tale operazione comporta il dare o il ricevere qualcosa nell’ambito di un processo di scambio tra parti che restano distinte e separate, il che configura una situazione più agevole rispetto alla condivisione di conoscenza tacita. È bene, comunque, precisare che, pur essendo trasferibile attraverso un linguaggio formale, l’informazione non è immediatamente operativa; necessita della mediazione della fase di implementazione, nel corso della quale la capacità applicativa (la conoscenza tacita) consente di trasformare il sapere astratto in sapere dotato di validità locale, in rapporto alla specifica area d’intervento (Di BernardoRullani, 1990). Anche la reputazione d’impresa può essere posta a beneficio di altre organizzazioni, così come la reputazione di altre organizzazioni può essere posta a vantaggio dell’impresa. I principali strumenti per ottenere questi effetti sono rappresentati dagli accordi di co-branding (o brand alliance o, ancora, brand bundling) (Blackett e Boad, 1999; Busacca e Bertoli, 2003; Keller et. al., 2005) e gli ingredient branding (Norris, 1992). Si tratta di iniziative che consentono di cedere a terzi o ottenere da altri, per un certo periodo di tempo, la disponibilità del patrimonio di marca (o capitale reputazionale del brand). Un sesto e ultimo elemento di comunanza tra le due categorie di risorse in esame attiene al rischio. Le risorse monetarie sono soggette al rischio di svalutazione nel corso del tempo. È noto che l’insorgenza dell’inflazione fa perdere potere di acquisto alla moneta. Anche il patrimonio di conoscenze e il capitale fiduciario e reputazionale sono a rischio di perdita di valore. Come è noto, il decadimento della conoscenza è conseguente alla naturale tendenza all’obsolescenza del sapere, in un mondo caratterizzato da continui cambiamenti e innovazioni. Per evitare questo decadimento è necessario rigenerare costantemente il bagaglio di conoscenze. La compromissione della reputazione e dell’immagine aziendale, d’altra parte, deriva da situazioni di crisi e dalla percezione, da parte degli stakeholder, di condotte errate dei membri dell’organizzazione d’impresa. Sono soprattutto i comportamenti non etici o socialmente poco responsabili a generare la perdita di stima e credibilità dell’impresa presso i pubblici. Questi aspetti saranno approfonditi nel paragrafo successivo. CONOSCENZA E RISORSE MONETARIE 182 3. Conoscenza, reputazione e risorse monetarie: comuni principi e finalità di management La comunanza di diverse funzioni, potenzialità e rischi delle risorse monetarie, delle competenze e della reputazione d’impresa apre la strada alla ricerca di ulteriori elementi di analogia, dal punto di vista dei principi e delle finalità di management di queste diverse categorie di risorse (v. tab. 2). A tal fine, utilizzeremo in questo paragrafo gli acronimi CFM, KM e CRM per indicare, rispettivamente, il Corporate Finance Management (Gallagher e Andrew, 2000; Van Horne e Wachowicz, 2001; Brigham e Ehrhardt, 2002), il Knowledge Management (Nonaka e Takeuchi, 1995; Davenport et. al., 1998; Hansen et. al., 1999; Earl, 2001; Argote et. al., 2003; Volpato, 2007) e il Corporate Reputation Management (Fombrun, 1996; Fombrun e Rindova, 1998; Gray e Balmer, 1998; Kitchen, 2003; Fombrun e van Riel, 2004). Tab. 2: Risorse monetarie, competenze e reputazione d’impresa: comuni principi e finalità nell’azione di management Principi e finalità del Corporate Finance Management creazione di valore Principi e finalità del Knowledge Management e del Corporate Reputation Management creazione e sviluppo di competenze e di capitale reputazionale conseguimento di un rendimento dall’investimento delle risorse monetarie incremento nel tempo dello stock di conoscenza e di capitale reputazionale utilizzo delle risorse monetarie per investimenti in asset condivisione di risorse monetarie tramite accentramento della tesoreria di gruppo (cash pooling) utilizzo del capitale reputazionale per ottenere risorse chiave condivisione di conoscenza e di capitale reputazionale con: - s.b.u. della stessa impresa - società dello stesso gruppo aziendale di appartenenza - con imprese partner protezione del valore (potere d’acquisto) delle risorse monetarie nel tempo riduzione del rischio di perdita di valore del patrimonio di conoscenze posseduto riduzione del rischio finanziario d’impresa superamento di crisi e ricostituzione di valore riduzione del reputational risk Fonte: Ns. elaborazione recupero di credibilità reputazionale) post crisi (capitale Comuni principi di management organization-development management cooperative management risk management crisis management ALFONSO SIANO 183 Un primo comune principio che accomuna il governo e la gestione delle risorse monetarie, delle competenze e della reputazione lo si può individuare nell’organization-development management (Beckhard, 1969; Bennis, 1969). La fondamentale finalità del CFM è la creazione di valore per gli azionisti (Guatri, 1991; Brealey et. al., 1999; Ross et. al., 2002). Parallelamente, essenziale per il KM e per il CRM è la creazione e lo sviluppo, rispettivamente, di competenze e di capitale reputazionale. Al pari del CFM, il quale è proteso al conseguimento di un rendimento nel tempo dall’investimento delle risorse monetarie, anche il KM e il CRM mirano all’incremento nel tempo dello stock di conoscenza e del reputational capital. All’utilizzo delle risorse monetarie per investimenti in asset, nell’ambito del CFM, corrisponde l’utilizzo del capitale reputazionale (in ambito CRM) per ottenere dagli stakeholder le risorse chiave per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa (Pfeffer e Salancik, 1978; Golinelli 2000a). La validità del comune principio dell’organization-development management trova conferma nella prospettiva unitaria offerta dall’approccio sistemico vitale, per la quale le risorse monetarie, di conoscenza e relazionali costituiscono la categoria delle capacità di base incorporate nella struttura d’impresa (Golinelli, 2000a; Golinelli et. al., 2002; Siano, 2001; Siano et. al., 2006). Un secondo principio comune è rappresentato dal cooperative management (Ray, 2000) che riassume bene i principi che ruotano intorno all’idea di collaborazione per la condivisione di risorse. Si è visto come nei gruppi societari l’accentramento della tesoreria di gruppo consenta di conseguire benefici economici. La condivisione di risorse monetarie tramite l’accentramento della tesoreria di gruppo rappresenta un principio di CFM che si può far corrispondere, in sostanza, ad uno dei principi cardine del KM e del CRM: la condivisione rispettivamente di conoscenza e di capitale reputazionale. Nel precedente paragrafo si è visto come la brand extension renda possibile la condivisione del capitale reputazionale tra s.b.u. di un’impresa (o di un gruppo societario) e come il co-branding consenta ad un’impresa di condividere questo capitale con imprese partner. In entrambi i casi il cooperative management agisce per creare valore mettendo in comune il capitale reputazionale. Sul piano della conoscenza, il cooperative management si occupa della condivisione del sapere tra unità di business della stessa impresa (o gruppo aziendale) o tra imprese partner nell’ambito di network. La condivisione del sapere non riguarda solo la conoscenza codificata trasferita e scambiata ma anche, naturalmente, la conoscenza implicita, ottenuta da processi di apprendimento e di co-produzione di nuovo sapere che va a formare un patrimonio comune. Ci riferiamo, ad esempio, al training on the job svolto in comune nelle attività di ricerca e sviluppo (Nonaka, 1991 e 1994; Vicari, 1998). In questa seconda ipotesi, il complesso fenomeno collettivo di creazione di nuova conoscenza, basato sullo spirito di gruppo e sul coinvolgimento di più soggetti (Senge, 1992 e 1997), ostacola sensibilmente il cooperative management della conoscenza tacita (Haldin-Herrgard, 2000). La complessità associata al trasferimento e, soprattutto, alla co-produzione di 184 CONOSCENZA E RISORSE MONETARIE conoscenza, rende opportuno il ricorso a knowledge agent (Wakefield, 2005), nell’ambito dei sistemi di KM orientati alla condivisione della conoscenza (Hansen et. al., 1999). Un terzo principio comune è costituito dal risk management, per la protezione dell’organizzazione dagli eventi sfavorevoli e dai loro effetti negativi (Borghesi, 1985 e 1994; Crockford, 1986; Forestieri, 1996; Carter e Crockford, 1999; Crouhy et. al., 2001; Lam, 2003). La protezione del valore (potere d’acquisto) delle risorse monetarie possedute dall’impresa rappresenta una finalità del CFM. Inoltre, il CFM è attento alla riduzione del rischio finanziario d’impresa, derivante dalla variabilità dei tassi di remunerazione del prestito e dalla carenza della liquidità necessaria per il rimborso dei debiti a scadenza (rischio di insolvenza, espresso dal tasso di indebitamento) (Shapiro e Sheridan, 1985; Shimpi, 2002; Culp et. al., 1994; Brealey et al., 1999; Golinelli, 2000b; Metallo, 2002; Ross, Westerfield e Jaffe, 2002). Similmente, il KM e il CRM fronteggiano nel corso del tempo il rischio di perdita di valore rispettivamente del patrimonio di conoscenze posseduto e del capitale reputazionale d’impresa. Consentendo la protezione del sapere posseduto, il risk management crea il presupposto per lo sfruttamento di tale risorsa, vale a dire per l’appropriazione del valore che la conoscenza può potenzialmente generare (Winter, 1987; Schilling, 2005). Il CRM, d’altra parte, mira alla riduzione del reputational risk d’impresa (Green, 1992, Fombrun et. al., 2000; Larkin, 2003; Rayner, 2003), vale a dire del rischio a carico dell’impresa di subire conseguenze economiche derivanti dal peggioramento del giudizio e dei rapporti fiduciari con i clienti e con i restanti stakeholder, a seguito di eventi che alterano negativamente la considerazione, la stima e la credibilità di cui gode l’impresa stessa all’interno del sistema economico (Gabbi, 2003). L’inadeguata gestione dei rischi aziendali porta ad effetti economici negativi (in termini di riduzione dei ricavi e maggiorazione dei costi) conseguenti al peggioramento della reputazione aziendale (Gabbi, 2003; Eccles, 2006): perdita di clientela o minore fedeltà di quest’ultima (market risk); perdita di risorse umane chiave e difficoltà di reclutamento di talenti; peggioramento dei servizi offerti e delle condizioni praticate (es. dilazioni di pagamento) dai fornitori (contractual risk); difficoltà di reperimento di capitali a prestito, aggravio del costo del capitale, riduzione del valore di borsa delle azioni (credit-financing risk); preclusione di partnership, fusioni e/o acquisizioni strategiche, che significano perdita di opportunità di business e di miglioramento dei processi operativi di gestione. Un quarto e ultimo principio comune che è possibile individuare riguarda il crisis management (Littlejohn, 1983; Gilardoni, 1994; Mitroff et. al., 1987; Regester, 1987; Shrivastava e Mitroff, 1987; Baker, 1993; Booth, 1993). Il superamento di eventuali situazioni di crisi (per insolvenza, per difettosità del prodotto, per comportamento non etico) e la ricostituzione di valore economico, attraverso il CFM, rappresentano principi simili a quelli del CRM, orientati al recupero della credibilità (e del capitale reputazionale) a seguito di fenomeni sfavorevoli di questo tipo. Quando si manifestano i danni sulla reputazione vanno ALFONSO SIANO 185 intraprese azioni mirate quale, soprattutto, l’implementazione di adeguati interventi di crisis communication (Dougherty, 1992; Marra, 1998; Coombs e Holladay, 2006; Siano et. al., 2007). 4. Conclusioni L’individuazione di principi di management convergenti per la gestione delle diverse categorie di risorse d’impresa favorisce una parziale integrazione di discipline diverse (la Finanza Aziendale, l’Economia e Gestione delle Imprese, l’Economia Aziendale, l’Organizzazione Aziendale, il Marketing e la Comunicazione d’Impresa) e l’emergere di un dominio culturale che consente lo sviluppo di competenze manageriali ad ampio raggio. La prospettiva dei principi comuni non manca di avere implicazioni sul piano pratico-operativo, in quanto essa è alla base della formazione trasversale dei manager d’impresa, consentendo a questi ultimi di dotarsi di competenze non confinate ad ambiti specialistici di governo e gestione dell’impresa ma più generali, che valgono ad orientare correttamente le valutazioni e le decisioni in campi diversi. La trasversalità dei principi-guida comuni ha il vantaggio, tra l’altro, di permettere una loro più agevole focalizzazione e apprendimento. Per le loro caratteristiche, i principi comuni di gestione delle risorse risultano adatti, innanzitutto, per la formazione dei general manager, tenuto conto che il risk management risulta sempre più di competenza dei general manager d’impresa (Forestieri, 1996). Tuttavia, anche i manager operanti nell’ambito delle funzioni aziendali possono avvantaggiarsi di tali principi. Questi ultimi rappresentano presupposti cognitivi per la formazione specialistica nelle varie aree di management (finanza, ricerca e sviluppo, produzione, marketing e comunicazione, ecc.) che consentono a ciascun manager di funzione di ben operare nella propria area, di meglio interagire con gli altri manager di funzione e di comprenderne più a fondo le ragioni di valutazioni e proposte. La comunanza di principi di management facilita la comunicazione non solo tra i manager di funzione appartenenti alla stessa impresa ma anche tra manager di imprese differenti, nell’ambito di processi di cooperative management. Grazie alla condivisione del linguaggio e alla comune piattaforma culturale, derivante dall’impiego di medesimi principi di gestione delle risorse, i manager sono posti in condizione di interagire tra di loro in modo più agevole ed efficace, a livello sia intra-organizzativo che inter-organizzativo. Si tratta di un fondamentale presupposto per la realizzazione di un più efficace management dello sviluppo d’impresa. 186 CONOSCENZA E RISORSE MONETARIE Bibliografia AAKER D.A., KELLER L.K., “Consumer Evaluations of Brand Extensions”, Journal of Marketing, Vol. 54, January, 1990. AMIT R., SCHOEMAKER P.J.H., “Strategic Assets and Organizational Rent”, Strategic Management Journal, Vol. 14, 1993. ARGOTE L., McEVILY B., REAGANS R., “Managing Knowledge in Organizations: An Integrative Framework and Review of Emerging Themes”, Management Science, Vol. 49(4), 2003. ARROW K.J., “Economic Welfare and the Allocation of Resources for Invention”, in NELSON R.R. 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