Cannella, menta e rosmarino

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Cannella, menta e rosmarino
Diritto e Contaminazioni
GIUSTIZIA E LETTERATURA
Cannella, menta e rosmarino
giovedì 16 giugno 2016
Lo Iacono Simona giudice presso il Tribunale di Catania
Un conflitto tra le lettere e il diritto, il suo studio e la pratica, per una volta senza apparenti
mediazioni dentro una storia di giustizia. Simona Lo Iacono fa impugnare la penna al maschile e
l'aula di un processo, le carte, le parole chiamate a rendere conto dei fatti alfine svelano un
mistero. Che è anche l'origine di una mancata vocazione e di un altro destino, il vissuto dei
protagonisti, seguito da esistenze mai più intime. La memoria è giocata abilmente, sorretta dai
profumi e dai rimpianti. In una linea disegnata con il garbo della malinconia.
-------*************------Anche stamattina, udienza. Con questo caldo di settembre la toga pesa di più sulle spalle.
Quella della buonanima di papà, anche lui pretore a Lenzavacche. Una tradizione di famiglia, la
magistratura.
E ne ho viste passare di storie sotto i miei occhi, di persone. Quasi tutto il paese, in udienza e
fuori udienza, a volte sotto il portone di casa a chiedere un consiglio così, di volata, su qualche
lite ereditaria o su qualche intrigo di massari.
E il codice ho quasi finito per dimenticarlo, commi articoli capoversi, ingoiati da questa memoria
che si annebbia ogni giorno di più e che sostituisce alla legge un po' di buon senso.
Ma oggi è diverso.
Me lo annuncia Calogero, il cancelliere, tutto trafelato: - Vostra Eccellenza, Vostra Eccellenza,
oggi c'è il caso Sammartini.
- Calogero, quante volte devo dirtelo di chiamarmi Pasquale.
- A vossignoria posso darci solo dell'Eccellenza.
Ah già. Il caso Sammartini.
Ne parlano tutti, in paese, ma non ne so molto. Non ho mai studiato i fascicoli prima di entrare
in aula. Una questione di gusto. Di fatti da assaporare. Preferisco che il processo mi stupisca,
mi colga di sorpresa. E chissà che non ci scappi anche qualche buona storia per quel mio
vecchio vizio di scrivere romanzi in piena notte.
Tanto, chi dorme più. Sono anni, ormai.
***
E' sempre stato così.
Quando passa lei ogni cosa rallenta il suo corso. Poi diviene immobile.
Anche adesso il vociare in aula si placa, gli avvocati si azzittiscono, tutto prende a sfaldarsi
come in un sogno.
Non c'è dubbio: la scia di profumo che la precede deve avere fatto il suo effetto.
Erminia.
Non è che sia cambiata molto, in trent'anni.
E' la prima teste dell'accusa, avessi letto ieri la lista me ne sarei accorto.
E, invece, eccola qui, mi coglie di sorpresa e mi fa incespicare, tanto che non le faccio neanche
prestare il giuramento.
Calogero è stupito, mi assesta un calcio sotto il tavolo: - Vostra Eccellenza, tossicchia
imbarazzato - la teste non ha prestato giuramento.
Ah sì, la verità, tutta la verità e solo la verità, Erminia.
Chissà se la dirai, questa volta.
***
Avevo vent'anni in quell'estate del 1953. Vent'anni e poca voglia di fare giurisprudenza.
Studiacchiavo tra un racconto e l'altro, istanti rubati alla scrittura masticando di malavoglia le
istituzioni di Gaio e il diritto privato.
Litigavo quasi ogni giorno con mio padre. Lui mi vedeva già con la sua toga di Pretore sulle
spalle e non capiva, non capiva: - Ma scrivere cosa, Pasquale. Che ne sai, tu, della vita...
Poi la incontrai.
La precedeva quell'odore, cannella menta rosmarino. Erminia si annunciava sempre come un
fascio d'erbe appena raccolto. E voleva fare l'attrice come io volevo fare lo scrittore. Figurarsi,
l'attrice a Lenzavacche, che se non ti presentavi la domenica a Messa col velo nero sulla testa
ti guardavano di sbieco. Ma lei rideva col labbro di sotto sempre un po' malinconico, scrollava
le spalle.
Rideva così, Erminia.
Abituando il sorriso a nascondere i denti.
***
Finchè rimase non toccai libro.
Il pomeriggio sgusciavo fuori dalla camera che il sole era ancora caldo di afa. Mi lasciavo dietro
i veli delle tende a sventolare inutilmente.
Andavamo al mare. Lei con il costume a pois rossi ed io con i libri di Pirandello sotto il braccio.
Glieli leggevo. Ridevo. La baciavo.
E, di nuovo, il suo odore entrava in me. Cannellamentarosmarino sulle mie labbra e sulla
lingua. Poi in gola. Nel petto.
Nel cuore.
E' ancora così, quando vado al mare. Cannellamentarosmarino.
Mai l'odore delle onde.
***
Anche adesso ciò che percepisco di Erminia è il profumo.
Forse più forte. Come se gli anni le avessero lasciato addosso una patina più intensa.
Il suo corpo la esala a ogni movimento. Ad ogni parola. Se ne sta seduta davanti a me e finge
di non riconoscermi mentre io sono carico di ricordi.
Ancora oggi non so perché andò via. Così, all'improvviso.
Un giorno la attesi al mare per ore. Seppi poi che era partita per Roma, senza una parola,
senza un motivo. Non l'ho più rivista.
Io tornai ai miei studi.
Non litigai più con mio padre.
Dopo di lei, fu facile studiare giurisprudenza.
***
- Eh no, Signor Giudice, urla il Pubblico Ministero, la teste è reticente, non vuol dirci perchè
lasciò Lenzavacche quell'estate!
- Mi oppongo, signor Giudice, è irrilevante. La frequenza della teste con l'ingegnere Sammartini
è successiva all'estate del “53.
Stavolta ha ragione l'avvocato Pretabandiera. E' del tutto irrilevante che Erminia ne parli. Un
bell'imbroglio, questo ingegnere Sammartini sparito al'improvviso, senza alcun apparente
motivo.
Sotto gli occhi esterrefatti di Calogero tolgo la parola all'avvocato Prestabandiera, sorrido
incoraggiante al Pubblico Ministero.
Guardo Erminia.
- Opposizione respinta, avvocato. Dica la teste perchè lasciò Lenzavacche, quell'estate.
***
Ho sempre pensato che Calogero avrebbe dovuto fare il giudice. Sa tutto. Mi ricorda tutto. Va
strisciando per i corridoi con l'unica gamba dritta che gli resta e intanto mi aggiorna sui
processi.
Nei primi tempi, quando portavo per sbaglio in udienza le novelle di Verga al posto del codice
penale, me le sottraeva rapido, paonazzo in viso, quasi la colpa fosse sua.
Poi, ho preso l'abitudine di foderare i testi di letteratura con le copertine dei codici e si è come
acquietato. Crede davvero che abbia perso quel vizio di leggere libri.
A volte mi ricorda mio padre.
Anche adesso che la teste è in imbarazzo maschera a stento il disappunto, il processo non va
come lui aveva previsto: - Ma...Vostra Eccellenza, mi suggerisce sottovoce, che c'entra, che
c'interessa a Vossia dell'estate del “53?
- M' importa, Calogero. M' importa.
***
- Quell'estate lasciai il paese per motivi personali...
- Potrebbe dirci quali, signora?
- ...Lavoro...trovai lavoro a Roma..
- Che lavoro, se permette?, incalza il Pubblico Ministero con un sorriso.
- ...una parte in teatro..., Erminia si sposta con la schiena sulla punta della sedia. Stropiccia la
gonna. Accavalla di continuo le gambe.
- Altro che parte, signora. Lei recitò da protagonista per ben tre stagioni nel ruolo principale.
Può dirci come fece una ventenne come lei a trovare una simile parte non essendosi mai
mossa da Lenzavacche?
Già, come hai fatto, Erminia?
- Mah...non ricordo, forse scrissi una lettera. Non ricordo...
- E le diedero il ruolo di Giulietta per corrispondenza?
Boato di risate in aula. C'è chi applaude. Chi prova a urlare qualche ingiuria. Sempre così, nei
processi importanti. Il pubblico viene ad assistere come farebbe al cinema.
Azzittisco il chiacchiericcio. Minaccio di far intervenire i Carabinieri. Cala il silenzio.
Sanno bene che non lo faccio mai, ma sta nel gioco delle parti ammutolirsi se il giudice li
richiama.
***
- Io penso invece, signora, che lei fu aiutata da qualcuno, qualcuno in vista, importante, con
agganci anche a Roma...
- Ma che dice, io ho fatto la gavetta.
- Non direi, signora. A me risulta dagli atti che lei ha lavorato solo in parrocchia qui, a
Lenzavacche, nel ruolo di Biancaneve.
Altro boato. Fischi. Applausi.
E' troppo.
Faccio sgombrare l'aula e mi prendo una pausa. Sono esausto.
***
- E va bene, mi aiutarono, è vero.
- Chi, se è lecito?
- Non ricordo con precisione...
- Le rammento il giuramento, signora. O forse non vuol dirci che fu il Sammartini?
- Ma che Sammartini, non lo conoscevo neanche a quei tempi...
- E allora chi?
-....
- Chi?
- Il padre di un mio amico...- Si ferma, mi guarda...- con cui andavo sempre al mare...
Mio padre?
- Ma che motivo aveva, scusi, di farle una cortesia così?
- ...Voleva che lasciassi studiare il figlio...diceva che la mia presenza lo distraeva...
Ancora boati. Fischi. Urla.
Ma io non li ascolto più, Erminia.
***
Il caso Sammartini si è chiuso senza avere trovato il colpevole nè il motivo per cui l'ingegnere
sparì.
D'altra parte chi può dire perchè si fugge. O si resta.
Calogero non se ne da' pace. Aveva una pista che il Pubblico Ministero non ha voluto seguire
e che a suo dire avrebbe dato buoni frutti.
Erminia è tornata a Roma.
Si è alzata piano dal banco dei testi e mi ha sorriso. Quel suo sorriso sempre a metà. Amaro.
Io sono andato al mare.
Ho percorso la spiaggia su e giù molte volte finchè la luce del tramonto si è spenta sotto i miei
occhi.
Con i libri di Pirandello sotto il braccio ho pensato ad Erminia.
Ma non ho più avvertito il suo profumo.
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