Beato chi legge e beati coloro che ascoltano
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Beato chi legge e beati coloro che ascoltano
«Beato chi legge e beati coloro che ascoltano» (Ap 1,3) Il grande libro di Dio La Bibbia è per la vita della Chiesa come l'aria e la luce per la vita dell'uomo. Senza la Bibbia essa 1 non potrebbe esistere. Il Concilio Vaticano II ricorda che «la Chiesa ha sempre venerato le Sacre Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo» (DV 21) e dichiara che quando la Sacra Scrittura viene proclamata nella liturgia l'assemblea in preghiera vi ascolta la voce del Signore risorto (SC 7). Per questo la comunità cristiana, dalle origini ad oggi, ha considerato la Sacra Scrittura luogo di incontro con Dio di imprevedibile fecondità e, insieme con la tradizione, regola suprema della fede (DV 21), sorgente di forza per testimoniare la stessa fede con immutata coerenza. Dio, dopo aver parlato a più riprese e in più modi per mezzo dei profeti, ha parlato da ultimo per mezzo del Figlio (Ebr 1,1-2). Dopo aver consegnato una testimonianza di sé nelle cose create, nella storia dei progenitori e nella costante cura del genere umano, rivelandosi quale Dio vivo, provvido e giusto giudice, ha portato a compimento la sua opera in Gesù, attraverso la sua presenza, le sue opere, i suoi segni e miracoli, dando definitività alla sua proposta di salvezza (DV 4-5). La rivelazione di Dio è giunta con "eventi e parole", intimamente connessi, fino alla manifestazione di Cristo, «il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la rivelazione»(DV 2). La Bibbia è la testimonianza dell'opera di salvezza divina; è un libro prezioso di lettura e di riflessione, patrimonio di valori spirituali e culturali. Vi si ritrova un profondo senso di Dio, una sapienza salutare per la vita dell'uomo e mirabili tesori di preghiera. È oggetto di crescente interesse anche sotto il profilo artistico per la varietà dei generi letterali, il vigore espressivo delle immagini, l'intreccio avvincente dei drammi, l'efficacia comunicativa del suo linguaggio. La Bibbia degli ebrei e la Bibbia dei cristiani Nei suoi disegni particolari e progettando con sollecitudine la salvezza di tutto il genere umano, Dio scelse con singolare disegno un popolo, al quale confidare le promesse. Con Abramo, Mosè e i profeti si rivelò come il Dio vero, così che Israele sperimentasse quali fossero le vie divine, le comprendesse con sempre maggiore profondità e le facesse conoscere con maggiore ampiezza tra gli uomini. L'economia della salvezza, narrata e spiegata dagli autori sacri, si trova come vera parola di Dio nei libri dell'AT (DV 14). Anche se i testi contengono cose imperfette e temporanee, dimostrano tuttavia una vera «pedagogia divina» (DV 15). Tutta la Bibbia è nata dal popolo ebraico, ma la Bibbia in uso attualmente presso gli ebrei solo in parte corrisponde a quella letta dai cristiani. Quella ebraica si compone di libri scritti da ebrei in ebraico, con qualche sezione in lingua aramaica. Sono libri molto diversi tra loro: per l'epoca di 1 Si veda l’introduzione a La Sacra Bibbia. Nuovo Testamento, CEI, Roma 1997. 1 redazione, il luogo di composizione, il genere letterario. La Bibbia ebraica è come una piccola biblioteca formata da libri composti tra il 1100 e il 150 a.C., così raggruppati e denominati: • • • la Legge (Toràh) che costituisce l'insieme importante e comprende: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; i Profeti (Nebiìm), con i libri di Giosuè, Giudici, Samuele, Re, Isaia, Geremia, Ezechiele e i dodici profeti minori. Gli altri Scritti (Ketubìm), che sono: Salmi, Giobbe, Proverbi, Rut, Cantico dei Cantici, Qoèlet, Lamentazioni, Ester, Daniele, Esdra e Neemìa, Cronache. La Bibbia cristiana è divisa in due parti, chiamate Antico e Nuovo Testamento. L'AT contiene tutti i libri della Bibbia ebraica, spesso disposti con ordine parzialmente diverso; a questi si aggiungono alcuni libri composti da ebrei prima di Cristo, ma esclusi dalla Bibbia ebraica e cioè: Giuditta, Tobia, Maccabei 1 e 2, Siracide, Sapienza, Baruc con la lettera di Geremia.2. Il Nuovo ne aggiunge altri ventisette, i quali hanno come centro la persona, l'insegnamento, la morte e la risurrezione di Gesù. «Dio ha sapientemente disposto che il nuovo fosse nascosto nell'antico e l'antico diventasse chiaro nel nuovo» (DV 16). Attesa e compimento La Bibbia ebraica si presenta come la grande parola di Dio ancora aperta al compimento, cioè alla proclamazione che il Signore verrà a salvezza per Israele e per tutte le nazioni (Is 2,2-3; sal 96,11-13). In essa è contenuta la promessa ed esprime l'attesa che il Signore realizzi il suo regno in Israele e in tutte le nazioni. Nel primo secolo dell'era cristiana all'interno del popolo ebraico si assiste ad una profonda divisione di giudizio su Gesù e sulla sua opera e, di conseguenza, ad una contrastante interpretazione di quella attesa di salvezza. Questa differente presa di posizione coinvolse da principio prevalentemente gli ebrei. Ma ben presto, con la rapida diffusione del cristianesimo, gli ebrei vennero a trovarsi da una parte e i cristiani dall'altra. Per gli ebrei quell'attesa dell'intervento di Dio aspetta ancora una risposta; per i cristiani, invece, la risposta è nella persona e nell'opera di Gesù (2 Cor 1,19). Con Gesù, discendente di Abramo e di Davide, le profezie andavano compiendosi, come egli stesso affermava: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Con Gesù il regno di Dio era entrato nella storia, sebbene in modo non ancora perfetto. Era germogliato e andava lentamente crescendo, come un granello di senape (Mc 4,30-32), in attesa del compimento ultimo alla fine dei tempi (Mc 13,24-27). Soltanto una piccola parte di Israele allora accolse Gesù. Il supplizio della croce sopraggiunse come la sconfessione di ogni pretesa messianica (1 Cor 1,23). In realtà i discepoli di Gesù, nonostante quella morte in croce, lo proclamarono Messia, Figlio di Dio e Signore. L'esperienza del Risorto fu per essi l'origine di una nuova comprensione non solo della vita e dell'insegnamento di Gesù, ma anche della Sacra Scrittura: la condanna a morte del Santo si era trasformata nelle mani di Dio nel sacrificio di redenzione per Israele e per le nazioni (Is 53,4). Asceso alla destra del Padre, Gesù non aveva portato a compimento la sua opera di salvezza. Egli andava 2 Due secoli prima di Cristo nelle comunità ebraiche di lingua greca erano in uso delle Bibbie tradotte dall’ebraico in greco ad opera di ebrei. La più antica e autorevole era quella chiamata dei “Settanta”, composta fra il terzo e il primo secolo a.C. ad Alessandria d’Egitto. Essa conteneva i sette libri di cui si è parlato. È dalla Bibbia dei Settanta che quei libri passarono poi in uso alla Chiesa cristiana la quale, fin dagli inizi, adottò la Bibbia dei Settanta nell’uso liturgico e nella predicazione. Negli anni 90/100 d.C. la comunità ebraica escluse dal proprio Canone i sette libri. Nel 1546 il Concilio di Trento li confermò parte integrante della Bibbia cattolica, mentre le chiese protestanti, ad imitazione di Lutero, accettarono nella pratica la tradizione ebraica. La Bibbia, pertanto, sta al crocevia dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo e, all’interno del cristianesimo, dei rapporti tra le varie chiese e comunità, che fondano su di essa l’impegno ecumenico per l’unità di tutti i credenti in Cristo. 2 misteriosamente compiendola mediante il suo Spirito, strappando gli uomini dal dominio del male e riportandoli alla scoperta dell'intimità con Dio(Rm 8,15). Il centro unificante della Bibbia Della predicazione della prima comunità cristiana noi abbiamo testimonianza fedele nei ventisette libri che compongono il NT e che tramandano nei secoli la fede degli apostoli. Si deve alla prima e seconda generazione cristiana la redazione di questi libri, scritti in lingua greca. Ben presto vennero considerati sacri e furono letti nelle assemblee cristiane al pari di quelli della Bibbia ebraica, costituendo la seconda parte della Bibbia cristiana, il NT.3 Nella morte e risurrezione di Gesù Dio ha stretto con l'umanità intera una "alleanza nuova", cuore del NT, dove alla legge antica subentra il "comandamento nuovo" (Gv 13,34). Ma l'AT è anche il racconto della lunga preparazione di Israele alla venuta del Figlio di Dio, ne contiene le profezie e l'attesa. La Chiesa cristiana, unificando AT e NT in un solo libro, ha conservato le antiche profezie accanto alla testimonianza del loro compimento. L'intera Scrittura viene proclamata perché Cristo ne rappresenta il legame, il centro, la pienezza e la spiegazione. Il suo mistero, come la sua persona, è sempre velato nell'antica alleanza, come è presente svelato nella nuova. Unico è il mistero salvifico, quello di Cristo nella fase della promessa e nella fase del compimento (come unico è il mistero celebrato nella liturgia della Parola e nella liturgia sacramentale: ambedue lo rievocano e lo perpetuano). L'unità dei due testamenti ricorda la continuità storica salvifica che, annunciata e abbozzata nell'AT, raggiunge la sua realizzazione nella Pasqua di Cristo e, mediante la predicazione apostolica, tutte le generazioni. «Nell'AT è adombrato il Nuovo e nel Nuovo si disvela l'Antico» (OLM 5) È perciò in Gesù che il grande Libro di Dio trova perfetta coesione e unità. Non possiamo comprendere Gesù e il suo messaggio se li isoliamo dall'AT, né possiamo comprendere bene l'AT senza la luce che viene dal Nuovo. Come leggere la Bibbia La parola italiana "Bibbia" tradurrebbe il greco "biblìa" che significa "libri" al plurale. L'uso al singolare, fattone dal medioevo e dai secoli successivi, tende invece a mostrare l'unità del libro, nonostante la diversità degli autori e la pluralità dei testi. Nella lettura della Bibbia occorre innanzitutto tener conto della sua struttura: essa è molteplice rispetto ai tempi, ai luoghi, alle lingue, alla storia, alle culture che si sono succedute nell'arco di oltre un millennio; ed è unitaria se consideriamo i temi di fondo: ogni pagina appare animata da indicibile amore di Dio e da sicura speranza nel futuro dell'uomo. Opera di tanti e differenti scrittori, la Bibbia è per il credente il "libro di Dio", perché composta sotto l'impulso e la guida dello Spirito Santo. Anche oggi questa stessa fede viene professata dal credente e dalla comunità cristiana, in particolare nelle celebrazioni liturgiche, nel discernimento spirituale e nelle decisioni ecclesiali. Autore del libro sacro sono insieme Dio e gli uomini che l'hanno scritto. Dio, autore principale, si è servito di questi per comunicare il suo messaggio attraverso le loro parole, che andranno comprese tenendo conto, ogni volta, delle condizioni di cultura e di situazione in cui si trovò ad operare lo scrittore. Per intervento dello Spirito la Parola è stata messa per iscritto; per suo intervento la Parola diventa fonte di ogni celebrazione; risuona dagli orecchi al cuore e diventa "norma e sostegno di tutta la vita". Allo Spirito si deve l'ispirazione della Parola rivelata, ma anche la fecondità che questa assume durante una celebrazione, oppure nell'ascolto, nell'interpretazione, nella risonanza all'interno della vita dei singoli e della Chiesa. 3 “Testamento”: la stessa parola, in lingua ebraica, significa “alleanza”, termine che indica il patto che unisce Dio al suo popolo. Per questo motivo, la Bibbia ebraica è il libro dell’alleanza fra Dio e Israele al monte Sinai, divenuta “antica”da quando Gesù è morto e risorto. 3 La concordanza tra la lettura dell'AT e del NT non si ha sempre allo stesso livello, ma in base al carattere letterario e contenutistico dei testi: ora l'AT è citato o evocato nelle pagine del Nuovo, ora richiama una situazione analoga, ora si trova in opposizione dialettica, ora su un piano di continuità, ora di compimento... Comunque il brano è sempre letto e riletto alla luce di Cristo, come un momento, un aspetto della storia salvifica aperta al futuro, gravitante verso la persona e il mistero di Gesù.4 «La migliore forma di concordanza tematica fra le letture dell'AT e del NT è quella già presente nella Scrittura stessa, in quanto gli insegnamenti e i fatti riferiti nei testi del NT hanno una relazione più o meno esplicita con fatti ed insegnamenti dell'AT» (OLM 67). La lettura della Bibbia è tanto più vantaggiosa quanto più il credente è consapevole dello scopo che Dio le ha assegnato. Dichiara a tale proposito il Concilio Vaticano II: «I libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle Sacre Scritture» (DV 11). 4 Cfr R.FALSINI, Guida alla lettura, Introduzione al lezionario domenicale e festivo. Le nuove "Premesse" dell' "Ordo lectionum Missae", Milano, Ed. O.R., 1996, 21. 4