Dott.ssa Elena Pisani MASTER IN COOPERAZIONE ALLO

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Dott.ssa Elena Pisani MASTER IN COOPERAZIONE ALLO
MASTER IN COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO NELLE
AREE RURALI
Appunti delle lezioni di
ECONOMIA INTERNAZIONALE
Parte1
Dott.ssa Elena Pisani
1
SISTEMA ECONOMICO
L'insieme dei soggetti che mediante rapporti di collaborazione fra loro svolgono l'attività
economica su un certo territorio, nel quadro di comuni istituzioni giuridico-politiche.
RESTO DEL MONDO (ECONOMIA INTERNAZIONALE)
ECONOMIA NAZIONALE
Interessi + ; Prestiti
Interessi BANCHE
Risparmi
Finanziamenti
Imposte e tasse
Trasferimenti
STATO
FAMIGLIE
IMPRESE
Salari e Pensioni
Imposte e Tasse + Beni
Lavoro e acquisto di beni
Beni e salari
Esportazioni
Importazioni
Turismo
Movimenti di capitali
2
Lo studio delle transazioni economiche internazionali è molto antico.
è Mercantilisti studiano il ruolo delle esportazioni come strumento per creare sviluppo
economico nello Stato, attraverso l'immissione di oro e metalli preziosi nel circuito
economico nazionale.
è Scuola classica (A. Smith e D. Ricardo) danno un contributo fondamentale allo studio
del commercio estero.
Definizione semplice: Il commercio internazionale è costituito dall'insieme degli scambi di
beni e servizi fra soggetti che appartengono a Stati diversi.
Il commercio internazionale si differenzia per molti aspetti dal commercio interno:
La mobilità dei fattori produttivi (lavoro e capitale) è molto elevata nelle economie nazionali
e più bassa nel mercato internazionale.
Se nel mercato interno vige la libera concorrenza:
a) il lavoro si sposta verso i settori dove i rendimenti sono più elevati.
(Tendenziale livellamento salariale)
b) il capitale si trasferisce dove il profitto è più elevato .
(Tendenziale livellamento del profitto)
Nel mercato internazionale la mobilità dei fattori è presente ma molto più bassa
(soprattutto per il lavoro)
-
abitudini
difficoltà linguistiche
attaccamento al Paese di origine
Oggi comunque si assiste sempre più a fenomeni di:
1) crescente internazionalizzazione del mercato finanziario (mobilità dei capitali)
2) mobilità dei quadri nell'ambito delle imprese internazionali (mobilità di lavoro
specializzato)
3) migrazioni di manodopera dai paesi meno sviluppati ai paesi sviluppati (mobilità del
lavoro non specializzato)
Effetti della globalizzazione e della liberalizzazione
Più accentuata mobilità dei fattori produttivi a livello internazionale rispetto al passato
3
PERCHE' IL COMMERCIO INTERNAZIONALE?
Ogni Paese scambia beni e servizi con il "resto del mondo".
Questo tipo di scambio è di carattere commerciale e si sostanzia in flussi di import e di
export.
Semplificando si può dire che:
le importazioni sono l'insieme di beni e servizi acquistati da un paese dal Resto del
mondo;
le esportazioni sono l'insieme di beni e servizi prodotti dal paese e venduti al Resto del
mondo.
Cosa determina questa necessità di scambio?
1) Diversa distribuzione geografica delle risorse.
Le risorse naturali sono distribuite in modo diseguale nei Paesi:
Ï Clima
Ï Fertilità della terra
Ï Disponibilità di materie prime, fonti energetiche e risorse minerarie
2) Diversa storia economica.
Ogni paese ha un determinato patrimonio di mezzi di produzione (che discente dalla
propria storia economica) e che lo rende più adatto a produrre determinati beni rispetto
che ad altri.
Germania è più competitiva nella produzione industriale
Argentina è più competitiva nella produzione agricola
I due aspetti sopra evidenziati si riassumono dicendo che i paesi hanno diversi COSTIOPPORTUNITA' nel produrre i beni ed i servizi.
Ciascun paese si specializza nella produzione di quei beni per i quali impiega minori
risorse degli altri paesi (si realizza cioè un vantaggio di produzione).
IL COMMERCIO INTERNAZIONALE consente al paese di ottenere dal Resto del
Mondo quei beni di cui non dispone all'interno, fornendo in cambio i beni di cui invece è
maggiormente dotato.
Perché una economia sia competitiva a livello internazionale deve adottare:
1) La divisione del lavoro è riduce i costi di produzione
2) La specializzazione a livello internazionale su determinate produzione
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STATO MODERNO ED ECONOMIA INTERNAZIONALE
Nelle economie moderne lo Stato svolge una importante funzione sia nell'ambito dei
rapporti economici interni che internazionali.
Lo Stato ad esempio svolge una importante funzione nel campo della politica
commerciale
COMMERCIO
INTERNO
STATO
COMMERCIO
COMMERCIO
ESTERO
POLITICA
COMMERCIALE
Le scelte dello Stato in termini di politica commerciale producono effe tti all'interno
dell'economia dello stesso, ma possono produrre effetti anche all'interno delle economie di
Paesi Terzi.
Ad. Esempio si pensi all'effetto che può avere una scelta di carattere protezionista di uno
Stato che fino a prima era libero scambista o viceversa.
PROTEZIONISMO: applicazione di barriere doganali tariffarie e non tariffarie al fine di
ostacolare le importazioni di prodotti esteri sul suolo nazionale.
LIBERO SCAMBIO: massima apertura agli scambi internazionali senza applicazione di
alcuna barriera tariffaria e non tariffaria.
Sono i due punti limite delle scelte in merito alla politica commerciale:
Protezionismo
Libero scambio
Perché il sistema degli scambi a livello internazionale possa funzionare, gli Stati devono
accettare di fare parte di una Comunità Internazionale, vale a dire parte di un sistema di
elementi tra di loro interdipendenti.
5
SCARSITA' DI
RISORSE
INTERDIPENDENZA
TRA STATI
SPECIALIZZAZIONE
COMMERCIO
INTERNAZIONALE
Da questo ne consegue che gli Stati si devono assoggettare ad un sistema di regole di
comportamento nelle relazioni economiche internazionali.
Questo significa che ogni singolo Stato (e le sue imprese) hanno un ruolo specifico
nell'economia internazionale: vi è, in altri termini, una divisione di ruoli.
In questa divisione di ruoli a livello internazionale vi possono essere molteplici situazioni:
-
interdipendenza tra soggetti economici con uguale forza contrattuale
-
interdipendenza tra soggetti economici con diversa forza contrattuale, in questo caso
si parla più di dipendenza in cui i rapporti di forza sono asimmetrici.
F
O
R
Z
A
STATO A
STATO B
C
O
N
T
R
A
T
T
U
A
L
E
STATO C
6
Diverso dal concetto di interdipendenza è il concetto di integrazione, che richiede un
passo di maggiore complessità rispetto alla semplice interdipendenza.
L'integrazione è la possibilità di partecipare a processi complessi dedicandosi a parte
specifiche di essi.
L'integrazione può essere di due tipi:
-
integrazione normativa: vale a dire l'insieme di accordi tra due o più Stati per
migliorare l'interscambio (per favorire la circolazione di capitali, beni e persone).
Esempio la Unione Europea che adotta una serie di norme a carattere sovranazionale
volte ad armonizzare i comportamenti degli Stati, onde favorirne gli scambi.
-
integrazione positiva: è la conseguenza della crescente interdipendenza fra le
economie e/o le imprese di un'area considerata.
TEORIE ECONOMICHE DELLO SCAMBIO TRA PAESI
TEORIA MERCANTILISTA
Il mercantilismo più che una teoria scientifica è un insieme di regole di comportamento
che gli Stati Assoluti (XVI° e XVII° secolo) seguivano nei loro rapporti commerciali con
l'esterno.
I mercantilisti non sono degli economisti in senso proprio, in quanto non si sono posti i
classici problemi della scienza economica.
1) determinazione di un sistema di prezzi;
2) con la conseguente ricerca delle condizioni di ottimità nella allocazione delle risorse
disponibili;
3) che determina condizioni di equilibrio.
I problema principale dei mercantilisti era quello di accrescere la potenza dello Stato,
con particolare attenzione alla ricerca dei mezzi che ne potessero accrescere la potenza
militare.
Si parla pertanto di accrescere la FUNZIONE POTENZA e non il benessere dei cittadini
che risiedono su di uno Stato.
Obbiettivo dei mercantilisti è quindi stabilire qual è la grandezza che identifica la
potenza dello Stato e quindi stabilire quali politiche rendono più grande la potenza
dello Stato.
L'autorità è l'importanza dello Stato si manifesta nelle relazioni internazionali per cui
l'obiettivo degli Stati dinastici era quello di accrescere il proprio peso nelle relazioni
economiche e politiche internazionali.
7
Come? Accumulando oro e metalli preziosi, identificati come la ricchezza tout court.
La ricchezza dello Stato è quindi la quantità di risorse monetarie a disposizione dello
Stato e la politica dello Stato è quella di massimizzare l'afflusso di mezzi monetari
all'interno dei confini dello Stato stesso.
Per cui il COMMERCIO ESTERO è lo strumento più idoneo per raggiungere questo
obiettivo; per i mercantilisti il commercio deve essere dominante nell'economia.
La "BILANCIA DEI PAGAMENTI" per i mercantilisti dove sempre essere in attivo.
Si doveva vendere di più di quanto si comprasse dall'estero. Il surplus generato da
questo scambio doveva essere in oro e finanziava la potenza militare dello Stato.
BILANCIA delle partite visibili
TOTALE ESPORTAZIONI DI BENI TOTALE IMPORTAZIONI DI BENI =
SALDO COMMERCIALE
Caso 1
1000
800
+200
Caso 2
1000
1500
-500
SALDO COMMERCIALE :
SURPLUS se esportazioni sono superiori alle importazioni allora afflusso di risorse
valutarie dall'esterno.
per cui il resto del mondo mi deve pagare 200 è afflusso di risorse nell'economia
DEFICIT se importazioni sono superiori alle esportazioni allora deflusso di risorse
valutarie verso l'esterno.
per cui si devono pagare 500 (dell'unità di conto) al resto del mondo è deflusso di risorse
nell'economia
_______________________________________________________________________
ALCUNE NOZIONI SULLA BILANCIA DEI PAGAMENTI
La contabilità nazionale registra nel conto chiamato bilancia dei pagamenti l'insieme
delle transazioni economiche intercorse annualmente tra i residenti in un dato Paese
(persone fisiche e giuridiche) e il Resto del mondo. In essa quindi figurano i movimenti
valutari (qualunque ne sia la causa) intercorrenti tra residenti e non residenti.
8
BILANCIA DEI
PAGAMENTI
MOVIMENTI
DI CAPITALE
PARTITE
CORRENTI
INVESTIMENTI
FINANZIARI
INVESTIMENTI
DIRETTI
PARTITE
INVISIBILI
SERVIZI:
turismo, trasporti, interessi,
diritti d'autore, assicurazioni
noli
BILANCIA
COMMERCIALE
(PARTITE
VISIBILI)
IMPORTAZIONI
E
ESPORTAZIONI
DI MERCI
TRASFERIMENTI
UNILATERALI:
Rimesse degli emigranti,
Contributi UE, ONU, ecc…
Aiuto ai Paesi Poveri
La bilancia delle PARTITE CORRENTI comprende tutte le transazioni con l'estero che
creano (come le esportazioni di beni e servizi) od assorbono (come le importazioni di beni
e servizi) reddito nazionale corrente.
Essa si suddivide ulteriormente in:
bilancia commerciale o delle partite visibili: attivo è esportazioni di beni; passivo è
importazioni di beni
bilancia delle partite invisibili: entrate e uscite di servizi e di trasferimenti unilaterali.
I trasferimenti unilaterali sono flussi finanziari che non originano un corrispondente
movimento di beni o servizi. Possono essere pubblici o privati (come ad esempio le
rimesse degli emigranti).
La bilancia in CONTO CAPITALE comprende tutti i trasferimenti di valuta effettuati al fine
di compiere un investimento in un paese straniero.
Tali trasferimenti possono essere:
-
investimenti finanziari: con la compravendita di titoli (azioni ed obbligazioni) sia italiani
che stranieri sia in entrata che in uscita;
9
-
investimenti diretti: es. investimenti in attività produttive estere o italiane (da parte di
stranieri).
LA BILANCIA DEI MOVIMENTI MONE TARI ha essenzialmente il significato di saldo
monetario della bilancia dei pagamenti, riferibile all'insieme delle operazioni di partite
correnti e dei movimenti di capitale.
Si registrano in questa sezione le variazioni delle attività e delle passività degli organismi il
cui compito è quello di fare bilanciare i conti con l'estero (Banca d'Italia e Ufficio italiano
cambi).
Le registrazioni nella bilancia dei pagamenti vengono tenute con il metodo della
partita doppia: ogni transazione viene registrata due volte, per lo stesso importo ma con
segno opposto (una a credito ed una a debito degli opportuni conti). Contabilmente la
bilancia è sempre in pareggio.
Esempio:
Esportazione:
1) uscita fisica delle merci dall'Italia (dare del conto merci) 100
2) entrata di valuta estera in Italia per il valore delle merci (avere del conto movimenti di
capitale) 100
Importazione:
1) entrata fisica delle merci in Italia (avere del conto merci) 200
2) uscita di valuta nazionale per il valore delle merci (dare del conto movimenti di
capitale) 200
Conto crediti e debiti
Dare
Avere
Esp. 100
Imp. 200
100
200
Saldo: 100
Conto delle partite visibili
Dare
Avere
Esp. 100
Imp. 200
200
100
Saldo: 100
Ogni singola sezione della bilancia dei pagamenti avrà quindi un proprio saldo:
Saldo delle partite correnti: fa conoscere se le esportazioni sono superiori alle importazioni
Saldo dei movimenti di capitale: ci fa capire se la nazione ha una posizione debitoria o
creditoria nei confronti dell'estero in conto capita te
Saldo dei movimenti monetari: evidenzia le variazioni delle riserve valutarie del paese.
Ë Se è attivo allora aumentano le riserve valutarie
Ë Se è passivo allora diminuiscono le riserve valutarie.
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LA TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO
Il declino delle concezioni mercantiliste si ha con lo sviluppo dell'industria manifatturiera in
Gran Bretagna (la rivoluzione industriale).
Per gli economisti classici (Smith e Ricardo) la ricchezza di una nazione non è
esclusivamente la moneta.
La vera ricchezza di una nazione è il lavoro ed il valore economico fondamentale che
bisogna considerare è il costo di produzione o di riproduzione della forza lavoro.
Lo sviluppo della ricchezza si basa sulla divisione del lavoro sia tra le persone
(economia interna) sia tra le nazioni (economia internazionale).
In questa seconda ottica le nazioni si scambieranno il sovrappiù che si produce rispetto ai
bisogni dell'economia interna.
Crescente Divisione
del lavoro
Più elevati livelli di
efficienza produttiva
Costi di produzione
meno elevati
Aumento della
competitività sia sul
mercato interno che
internazionale
Cosa determina allora lo scambio tra le nazioni?
Qual è l'interesse dei paesi coinvolti nel processo di scambio?
La risposta è venuta da A. Smith e poi da D. Ricardo
Si basa sulla valutazione statica dei vantaggi che i paesi possono trarre dal commercio
internazionale.
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E' una delle teorie più vecchie della scienza economica e la sua validità si basa sulla sua
generalità; da questo punto di vista la formulazione ricardiana è superiore all'impostazione
smithiana in quanto riesce a spiegare il vantaggio derivante dalla realizzazione del
commercio internazionale per un numero di casi superiore rispetto a quelli considerati da
Smith.
IL VANTAGGIO ASSOLUTO (A. SMITH)
Secondo Smith due paesi hanno interesse a scambiare quando ciascuno di essi possiede
un vantaggio assoluto nella produzione di un bene.
Già da questa enunciazione si usa un modello a due paesi e a due beni (l'ipotesi più
semplice). Però vi possono essere anche modelli a n paesi per m beni (molto più
complessi) che hanno comunque la stessa logica di fondo.
Come avviene per i singoli individui anche gli Stati trovano conveniente specializzarsi nella
produzione e scambiare il sovrappiù.
Esempio:
Beni
Paesi
Paese I
Bene A
Bene B
10
20
Paese II
20
10
Tutte e due i paesi producono il bene A ed il bene B, ma tali beni sono prodotti con un
utilizzo di energie e risorse diverse nei due paesi è in altre parole vi sono costi di
produzione diversi.
Ad esempio si può usare come unità di misura il costo del lavoro
Il bene A viene pertanto prodotto nel Paese I con 10 unità di lavoro mentre nel Paese II
con 20 unità di lavoro.
Il bene B viene prodotto nel Paese I con 20 unità di lavoro mentre nel Paese II con 10
unità di lavoro.
Se questo è il quadro di partenza ad entrambi i paesi conviene commerciare in quanto
ciascuno ha un vantaggio assoluto nella produzione di un determinato bene.
Per cui il Paese I si specializzerà nella produzione del bene A, mentre il Paese II si
specializzerà nella produzione del bene B.
Qual è il vantaggio dello scambio?
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Se lo scambio avviene nel rapporto di 1:1 (una unità del bene A viene scambiata con una
unità del bene B) allora il vantaggio è evidente: il paese I può ottenere una unità del bene
B impiegando solo 10 unità di lavoro, laddove avrebbe dovuto impiegarne 20 se avesse
prodotto il bene per conto suo.
Lo stesso dicasi del paese II. Per cui grazie allo scambio e dato un determinato volume di
risorse, i due paesi possono godere una maggiore quantità di tutti e due i beni.
Perché con il commercio internazionale il bene B costa 10 unità di lavoro anche nel Paese
I, invece di 20?
Perché se siamo in una situazione di concorrenza il bene B avrà il prezzo che sarà pari
al costo assoluto inferiore, in quanto in concorrenza i prezzi ed i costi si eguagliano.
Prezzo = costo assoluto inferiore (in concorrenza tra due mercati)
Vediamo nel dettaglio
Supponiamo che il paese I abbia 30 unità di forza-lavoro e così pure il Paese II
Se la situazione è a mercato chiuso allora si avrà:
Beni
Paesi
Paese I
Bene A
Bene B
10
20
Paese II
20
10
Totale
30
30
Per le quali si avranno le seguenti unità di prodotto
Beni
Paesi
Paese I
Paese II
Bene A
Bene B
1
1
1
1
In complessivo si avranno due unità del bene A e due unità del bene B
Se i due paesi si specializzano nella produzione in cui hanno costi di produzione inferiori
allora, l'allocazione delle risorse dopo la scambio sarà:
Beni
Paesi
Paese I
Paese II
Bene A
Bene B
30
0
0
30
13
Ed i beni ottenibili dopo lo scambio saranno:
Beni
Paesi
Paese I
Bene A
Bene B
30/10 = 3
0
Paese II
0
30/10= 3
Con lo scambio, a parità di risorse impiegate, c'è un bene in più sia per A che per B.
LA TEORIA DEL VANTAGGIO COMPARATO ( D. RICARDO)
Secondo Ricardo un Paese ha convenienza a commerciare anche quando ha un
vantaggio assoluto nella produzione di ambedue i beni.
Il modello ricardiano si fonda sulle seguenti ipotesi:
1) nel mercato interno i fattori produttivi (capitale e lavoro) sono perfettamente trasferibili,
mentre nel mercato internazionale la mobilità dei fattori produttivi è nulla;
2) il costo dei beni è misurato in termini di tempo di lavoro necessario a produrli;
3) i costi di trasporto sono considerati nulli.
Es. L'avvocato e la segretaria.
In uno studio legale un avvocato è abile sia nel condurre cause legati che nell'attività di
dattilografo. Questo avvocato ha una segretaria che però è meno abile di lui in
dattilografia.
L'avvocato ha un vantaggio assoluto in entrambe le attività.
Dal punto di vista economico però non gli conviene condurre contemporaneamente
delle cause legati e battere a macchina.
Egli dispone di una risorsa scarsa che è il tempo che dovrà massimi zzare per ottenere il
massimo profitto. Per cui un'ora di tempo dedicata all'avvocatura gli rende molto di più
di un'ora di tempo dedicata alla dattilografia. Per cui gli sarà più conveniente assumere
una segretaria (anche se meno efficiente) e dedicare tutto il suo tempo all'avvocatura.
Lo stesso avviene tra due o più Paesi. Se una paese I è più efficiente nella produzione del
bene A e del bene B allora a tale paese converrà specializzarsi nella produzione in cui è
relativamente più efficiente.
Per cui affinché ci sia scambio vi deve essere una condizione necessaria ed una
sufficiente.
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La condizione necessaria ci dice che affinché ci sia scambio internazionale vi deve
essere una differenza nei costi comparati (confronto dei costi delle coppie di beni).
Il costo comparato può essere definito in due modi diversi:
1) come il rapporto fra i costi unitari assoluti delle due diverse merci nello stesso paese;
2) come il rapporto fra il costo unitario assoluto della stessa merce nei due diversi paesi
1° definizione di costo comparato
AI
___
AII
____
BI
BII
2° definizione di costo comparato
AI
___
BI
____
AII
BII
La condizione sufficiente è che affinché avvenga lo scambio, la ragione di scambio
internazionale (in nuovo sistema di prezzi dopo lo scambio) deve essere compreso
fra i costi comparati senza necessariamente essere uguale ad essi.
Y (caffè)
Y = (aI/bI) X (per il Paese I)
Y = (aw/bw) X
Y = (aII/bII) X
(per il paese II)
X (cacao)
Y = caffè
b= costo del caffè
X = cacao
a = costo del cacao
a I = costo del cacao nel paese I
a II= costo del cacao nel paese II
b I= costo del caffè nel paese I
b II= costo del caffè nel paese II
aw = costo del cacao in seguito allo scambio sul mercato internazionale
bw = costo del caffè in seguito allo scambio sul mercato internazionale
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Y (caffè)
Y = (aI/bI) X (per il Paese I)
Y = (aw/bw) X
A
Y = (aII/BII) X
(per il paese II)
O
B
B'
X (cacao)
Y = caffè
b= costo del caffè
X = cacao
a = costo del cacao
a I = costo del cacao nel paese I
a II= costo del cacao nel paese II
b I= costo del caffè nel paese I
b II= costo del caffè nel paese II
aw = costo del cacao in seguito allo scambio sul mercato internazionale
bw = costo del caffè in seguito allo scambio sul mercato internazionale
In mercato chiuso i prezzi relativi sono espressi dalla pendenza delle rette.
In cambio della quantità OA di y (caffè) si scambia nel mercato interno OB di x (cacao)
In mercato aperto è invece evidente il miglioramento dello scambio in quanto in cambio
della quantità OA di caffè si scambia una maggiore quantità di cacao OB'.
Secondo la teoria dei costi comparati lo scambio di prodotti fra diversi paesi è conveniente
quando esiste una differenza nei costi comparati di produzione, qualunque sia il livello dei
costi assoluti.
La teoria di Ricardo sta alla base del libero scambio. Secondo questa teoria il libero
commercio internazionale apporta a favore di tutte le nazioni coinvolte, siano essere ricche
o povere nei termini di dotazione dei fattori produttivi, degli indubbi vantaggi.
Pertanto l'applicazione di barriere commerciali (tariffarie e non) è contraria allo sviluppo
economico internazionale.
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CRITICA ALLA IMPOSTAZIONE RICARDIANA
Il modello si base su delle assunzioni forti e pertanto criticabili (in quanto non rispecchiano
sempre la realtà).
1) Costanza dei costi di produzione. Il modello presuppone che i costi di produzione
siano costanti, indipendentemente dalle quantità prodotte dei singoli beni. La realtà
invece vede anche costi di produzione crescenti o decrescenti e non solamente
costanti. Inoltre i paesi possono modificare i loro vantaggi comparati nel tempo.
2) Mobilità dei fattori produttivi all'interno del sistema economico. La realtà odierna
invece vede fattori produttivi che non possono essere trasferiti da un settore all'altro se
non con costi notevoli. Es. lavoro altamente specializzato oppure capitali che sono
investiti in impianti e macchinari
3) Immobilità dei fattori produttivi sul mercato internazionale. La realtà vede sempre
di più la mobilità sia del lavoro che del capitale alla ricerca di rendimenti più elevati
4) Insufficienza della teoria del valore lavoro. La teoria secondo cui il valore del bene
dipende dal lavoro in esso incorporato è limitativa. Il valore dei beni dipende non solo
dal costo del lavoro, ma anche dal costo degli altri fattori produttivi utilizzati per la sua
produzione.
5) Sottovalutazione degli aspetti storici e politici. CRITICA DI FRIEDRICH LIST
DELLA SCUOLA STORICA TEDESCA
Critica la libertà del commercio e la specializzazione del lavoro perché favorisce i paesi
"primi arrivati" o first comers allo sviluppo industriale e penalizza gli altri (i second comers)
Cosa sostiene questa teoria?
1) I Paesi industrializzati sono specializzati in prodotti industriali o ad alto contenuto
tecnologico (industria elettronica, chimica, meccanica ecc..)
2) I Paesi arretrati sono specializzati nella produzione del settore tradizionale (agricoltura,
industria mineraria, industria tessile, artigianato ecc…)
3) Il valore aggiunto maggiore ovviamente si ottiene dal primo tipo di produzioni rispetto
alle seconde perché i rendimenti sono diversi.
Ergo: Se si applica la teoria ricardiana i paesi arretrati saranno condannati a rimanere
arretrati mentre i paesi industrializzati continuerebbero il loro sviluppo
è il commercio internazionale ostacola il processo di industrializzazione dei secondi a
favore dei primi.
Critica: Cina e India e NICS
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LA MODERNA TEORIA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
TEORIA DI HECKSCHER - OHLIN
(neo-classica)
Si critica la teoria di Ricardo in quanto si limita a considerare un solo fattore produttivo (il
lavoro) e non tiene invece conto delle cause che determinano le differenze internazionali
nei costi e nei prezzi dei beni.
Perché vi sono delle differenze di costo di ad esempio 1 kg di grano tra diversi paesi?
Cosa determina queste differenze nei prezzi?
In altre parole quali sono le cause all'origine della differenza dei costi comparati tra i
diversi paesi che causano il commercio internazionale?
I due autori scandinavi a questo punto approfondiscono ulteriormente l'analisi sostenendo
che i prezzi dipendono dai fattori produttivi impiegati nella produzione.
Il prezzo di un fattore produttivo è inferiore nel paese dove è relativamente più
abbondante.
Per cui il commercio dipende dalla dotazione dei fattori produttivi dei diversi paesi:
-
Se il paese A ha il fattore produttivo lavoro in abbondanza rispetto al capitale è si
specializzerà nella produzione di beni che hanno maggiore quantità di lavoro (labour
intensive);
-
Se il paese B ha il fattore produttivo capitale in abbondanza rispetto al lavoro è si
specializza nelle produzione di beni che hanno una maggiore quantità di capitale
(capital intensive)
Per cui il paese A esporterà beni con alto contenuto di lavoro ed il paese B esporterà beni
con alto contenuto di capitale.
La teoria di Keckscher Ohlin sostiene pertanto che ogni paese esporta i beni che
vengono prodotti impiegando più intensamente il fattore produttivo relativamente più
abbondante e importa i beni che vengono prodotti impiegando più intensamente il
fattore produttivo relativamente più scarso.
Esempio:
USA più elevata dotazione di capitali esporterà beni ad alto contenuto di capitale esempio
prodotti tecnologici;
India più elevata dotazione di lavoro esporterà beni ad alto contenuto di lavoro: esempio
prodotto manifatturiero.
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Qual è poi l'effetto dello scambio sulla remunerazione dei fattori produttivi?
L'esportazione del bene prodotto con il fattore produttivo relativamente più abbondante
porta ad un aumento della domanda del fattore più abbondante con conseguente aumento
del prezzo.
Fenomeno opposto interessa invece il fattore più scarso. Diminuisce la domanda per cui
diminuisce il prezzo (da notare che in origine tale fattore essendo più scarso aveva un
prezzo più elevato).
Con lo scambio vi sarà invece una tendenza al livellamento dei prezzi.
Il livellamento dei prezzi dei fattori produttivi all'interno del sistema economico non è totale
è parziale
P
L
Livel. Parz.
Livel. Tot.
Livel. Parz.
K
Q
Nella versione "forte" del modello Heckscher - Ohlin - Lerner - Samuelson il livellamento
dei prezzi dei fattori produttivi impiegati è totale, grazie al solo movimento delle merci a
livello internazionale, a condizione che il paese non si trovi in una situazione di completa
specializzazione produttiva.
LE OBIEZIONI DI LEONTIEF (IL PARADOSSO DI LEONTIEF)
Le analisi statistiche non hanno sempre confermato questa teoria.
W. Leotief esaminando il commercio estero degli USA (che hanno una elevata dotazione
di capitali), ha notato come questo paese:
Ï Esporta beni che hanno un alto contenuto di lavoro;
Ï Importa beni che hanno un alto contenuto di capitale.
Secondo l'autore questo si spiega perché l'abbondanza di capitale aumenta la produttività
dei lavoratori americani: quindi gli USA esportano beni che incorporano lavoro qualificato.
A sua volta Leontief è stato criticato.
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Altro aspetto critico riguarda la considerazione dell'aspetto tecnologico.
Secondo Hicks, il progresso tecnologico consente di ottenere una maggiore quantità
di prodotto con la stessa quantità di fattori produttivi.
Ve ne sono di diverse tipologie a seconda dell'effetto che tale progresso ha sulla
produttività marginale dei fattori produttivi:
Ï progresso NEUTRALE se accresce la produttività marginale dei fattori produttivi lavoro
e capitale nella stessa proporzione;
Ï progresso LABOUR SAVING se accresce la produttività marginale del capitale più di
quella del lavoro (per cui risparmia lavoro)
Ï progresso CAPITAL SAVING se accresce la produttività marginale del lavoro più di
quella del capitale (per cui risparmia capitale)
è L'innovazione tecnologica può determinare un cambiamento rilevante nei metodi di
produzione.
è E' probabile che tali nuovi metodi non si diffonderanno subito in tutti i paesi.
è E' probabile che l'innovazione verrà sfruttata per un periodo più lungo nel paese in cui è
avvenuta, consentendo al paese di esportare per lungo tempo il nuovo prodotto
tecnologico.
LA TEORIA DEL GAP TECNOLOGICO DI POSNER E HUFBAUER (1961)
Considera gli incessanti sviluppo dinamici che hanno luogo all'interno di un'industria nel
campo del progresso tecnologico.
Si consideri il caso di due paesi (USA e UK) aventi per ipotesi:
Ï Stesse proporzioni di fattori produttivi;
Ï Uguaglianza sia dei livelli sia assoluti che relativi dei prezzi dei fattori.
Ï Uguaglianza delle strutture della domanda
Ï Assenza di costi di trasporto.
Si consideri l'industria delle fibre tessili sintetiche.
L'impresa USA scopre il nylon quel nuova importante fibra che viene immediatamente
utilizzata nel settore tessile americano.
20
USA
produzione
esportazione
t°
t1
foreign demand
lag
t2
tempo
imitation
lag
produzione
UK
Fase 1:
t°: è il momento in cui viene realizzata la scoperta del nuovo prodotto
Fase 2:
Successivamente il prodotto potrà essere utilizzato non solo all'interno del mercato USA
ma potrà essere anche esportato in altri paesi.
Il lasso di tempo che intercorre dalla scoperta del prodotto al momento in cui viene
esportato anche in altri mercati (graficamente la distanza tra t° e t1 è detto "FOREIGN
DEMAND LAG" .
Fase 3:
In un terzo momento gli stessi produttori inglesi potranno introdurre nel processo
produttivo il nuovo prodotto tramite una delle seguenti vie di imitazione:
Ï indipendente sforzo di ricerca, che richiede comunque meno sforzo in termini di capitali
investiti in quanto si conoscono già le caratteristiche fondamentali del nuovo prodotto;
Ï acquisto di concessione (licenza) dall'innovatore;
Ï creazione di filiali estere da parte delle aziende innovatrici;
il periodo di tempo che corre dalla produzione di nylon in USA ed in UK è detto IMITATION
LAG (t2 - t°)
Alla fine il produttore inglese avrà un vantaggio rispetto al produttore americano sul
mercato inglese (non fosse altro che per i costi di trasporto), per il cui il produttore
americano verrà alla fine estromesso dal mercato inglese.
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Conclusione: la durata dell'invasione del mercato inglese da parte del produttore
americano che determina quindi il suo volume di esportazioni (discendente dal gap
tecnologico) sarà funzione della differenza tra imitation lag e demand lag.
A sua volta l'imitation lag dipenderà da:
♣ disponibilità di vie di imitazione;
♣ prontezza dei produttori inglesi nel rendersi conto della "minaccia" sul loro mercato del
nuovo prodotto scoperto in USA (al limite si potrebbero estromettere le importazioni
USA);
♣ grado di concorrenza interna, tanto è più bassa tanto è minore la preoccupazione di
invasione del mercato da parte di nuovi prodotti tecnologici.
USA
produzione
esportazione
t°
t1
t2
t3
tempo
esportazione
UK
produzione
A questo punto è importante considerare la dotazione dei fattori produttivi a
disposizione di ogni nazione che è coinvolta in questo processo (secondo la teoria di
Heckscher Ohlin).
Una volta che i flussi commerciali originati dalla gap tecnologico hanno avuto luogo e si
siano alla fine esauriti, le dotazioni dei fattori possono causare la continuazione del flusso
di esportazioni, ma nella direzione opposta.
I paesi con bassi livelli salariali, essendo di rado innovatori di tecnologie, importeranno i
prodotti nuovi nelle prime fasi ma possono, una volta che la tecnologia necessaria alla
produzione si sia diffusa, presentare un vantaggio comparato, basato sui più bassi salari,
per gli stessi prodotti prima importati.
22
Poiché sono usualmente i paesi con i più alti salari a svolgere il ruolo di leader
nell'innovazione scientifica e industriale, si assisterà a flussi di esportazione di uno stesso
prodotto, basati sul gap tecnologico nella prima fase del ciclo e sui più bassi salari nella
seconda, da parte di paesi che presentano, in generale, caratteristiche opposte.
TEORIA DEL CICLO DEL PRODOTTO DI VERNON (1966)
Questa teoria verifica gli effetti delle innovazioni industriali sulle esportazioni di un paese.
La teoria ha tratto origine dall'osservazione che il successo delle esportazioni degli USA
era in qualche modo legato ai notevoli capitali investiti in ricerche, i cui risultati venivano
prontamente incorporati nei nuovi processi produttivi.
Assunzioni di partenza:
è Tutti i paesi sviluppati hanno uguale accesso alle conoscenze scientifiche, ma non tutti
le applicano in nuove produzioni.
è Questo dipende dalle capacità imprenditoriali (si assume il rischio di fare passere la
conoscenza in un prodotto che la inglobi).
è Dipende anche dalla facilità dell'imprenditore di comunicare con i mercati di sbocco,
che è probabile dipenda dalla vicinanza geografica.
è E' quindi probabile che i produttori operanti in un mercato si rendano conto delle
possibilità di introdurre nuovi prodotti in quel mercato, di quanto non avvenga per i
produttori che operano in mercati diversi.
Ogni prodotto attraversa distinte fasi, che appunto costituiscono il suo ciclo di vita:
FASE INIZIALE
Ï Introduzione di un nuovo prodotto basato su una innovazione recente o su applicazioni
originali di invenzioni precedenti.
Ï In questa fase è importante l'attività di marketing attuata dalle imprese produttrici per
far conoscere il prodotto e per rispondere alle esigenze dei consumatori.
Ï In questa fase non è ancora possibile introdurre macchinari o attrezzature in grado di
fare aumentare rapidamente l'offerta.
Ï Nell'azienda prevale il lavoro con alti livelli di qualificazione.
Ï L'azienda offre il prodotto in quantità limitate perché la domanda in questa prima fase è
rigida rispetto al prezzo.
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FASE DI SVILUPPO
Ï Si avviano pratiche per la standardizzazione delle tecniche di produzione. Si avvia la
produzione su larga scala.
Ï La domanda ora risulta maggiormente elastica rispetto al prezzo.
Ï Questo fa si che nuove imprese anche in paesi diversi possano essere interessate alla
produzione del bene.
FASE DI MATURAZIONE
Ï Le innovazioni sono limitate e il prodotto subisce mutazioni marginali.
Ï Nelle imprese si utilizzano macchinari che producono grandi quantità di prodotto,
mentre diminuisce il livello di qualificazione del lavoro.
Ï L'elasticità della domanda rispetto al prezzo è ancora più elevata di quella che si
verificava nella fase di sviluppo
I paesi avanzati che sono in grado di investire in ricerca scientifica, si specializzeranno nei
prodotti nuovi e li esporteranno verso i paesi meno avanzati.
Il gap tecnologico tra paesi avanzati e paesi meno avanzati viene meno. Quando il
prodotto entra nella fase della maturità ed anche i paesi meno avanti possono
intraprenderne la produzione (con costi del lavoro più bassi possono fare concorrenza sul
prezzo).
Questa teoria spiega il paradosso di Leontief. (prima fase del ciclo del prodotto).
Questa teoria spiega inoltre il comportamento delle imprese multinazionali..
Queste imprese producono i prodotti innovativi e li esportano finché il prodotto non entra
nella fase della maturità. In questa seconda fase le imprese dislocano le loro filiali nei
Paesi in via di sviluppo, dove il costo del lavoro è molto bassi, traendo quindi nuovi utili.
Esportatori netti
1
2
3
4
5
tempo
Prodotto nuovo
Prodotto maturo
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Importatori netti
Fase 1
Fase 2
Tutta la produzione
del paese
innovatore (USA)
I paese innovatore
esporta nel resto del
mondo
Inizio produzione
altri paesi sviluppati
(Europa)
Il paese innovatore
esporta soprattutto
nei paesi arretrati
Fase 3
L'Europa esporta
nei paesi arretrati
Fase 4
L'Europa esporta
nel paese
innovatore
Fase 5
I paesi arretrati
esportano nel paese
innovatore
Le esportazione del
paese innovatore
nei paesi arretrati
vengono
soppiantate
LIBERO SCAMBIO E PROTEZIONISMO
Le politiche relative al commercio internazionale si ispirano o al libero scambio o al
protezionismo:
Il libero scambio (o liberismo commerciale) riconosce piena libertà agli operatori di
importare ed esportare; è quindi una politica commerciale che non sottopone a
restrizioni il commercio internazionale.
Il protezionismo è una politica commerciale di sostegno ai produttori nazionali che si
realizza attraverso restrizioni all'entrata di prodotti stranieri.
Secondo la scuola classica il libero scambio favorisce tutte le nazioni che vi partecipano.
Mentre il protezionismo è considerato dannoso in q uanto:
1) penalizza i consumatori che pagano più cari prodotti che si potrebbero ottenere
dall'estero a minori prezzi;
2) impedisce la concorrenza tra imprese e ciò far venire meno la migliore allocazione
delle risorse a livello mondiale.
Alcuni economisti hanno comunque sostenuto che il protezionismo possa essere
necessario in alcune situazioni:
- protezione dell'industria nascente
Nasce dalla esistenza di diversi ritmi di sviluppo. Il paese che più di recente si è immesso
nel processo di sviluppo è opportuno che protegga la propria industria dalla concorrenza
internazionale con barriere tariffarie. La protezione potrà essere tolta, solamente quando
la propria industria sarà sufficientemente forte da poter compere sul mercato mondiale
(teoria di F. List della scuola tedesca). La protezione dove comunque avere un carattere
transitorio.
- difesa della piena occupazione del lavoro
l'adozione di una politica liberista da parte dei paesi arretrati potrebbe compromettere il
raggiungimento della piena occupazione. Lo Stato può intervenire con una politica di
difesa dell'industria nazionale, con effetti positivi a livello occupazionale.
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- tutela dell'indipendenza del paese rispetto all'estero
La politica di specializzazione in particolari settori a livello internazionale, può essere
pericolosa per un paese dalla struttura economica debole (ma non solo). Questo
soprattutto in caso di crisi internazionale (es. guerra) il paese dipenderebbe dall'estero,
compromettendo la sua libertà politica ed economica.
- lotta al dumping praticato da imprese straniere.
Il dumping consiste nel vendere sottocosto un prodotto in un mercato estero, rifacendosi
con un prezzo più alto sul mercato interno. Solo quando la impresa ha eliminato la
concorrenza sul mercato estero, l'impresa può elevare i prezzi di vendita. Di fronte a questi
tentativi di invasione del mercato nazionale è giusto che lo Stato difenda la propria
economica con l'applicazione di un dazio a protezione dell'industria nazionale.
Il protezionismo si realizza con un insieme di misure che penalizzano l'ingresso di prodotti
stranieri.
Il protezionismo può assumere varie forme che possono essere distinte in:
protezionismo tradizionale
- i dazi doganali
- i contingenti unilaterali all'importazione
nuovo protezionismo
- i sussidi statali all'industria
- le restrizioni volontarie
- l'esasperazione delle formalità burocratiche e la richiesta di standard qualitativi
- le svalutazioni competitive del cambio.
PROTEZIONISMO TRADIZIONALE
I dazi o tariffe doganali, sono costituiti da tributi pagati sui prodotti importanti dall'estero.
Dazio specifico
Dazio ad valorem
Dazio fiscale
Dazio protettivo
Dazio misto
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Dazio specifico: se è commisurato alla quantità di merce straniera che entra nel mercato
nazionale.
Dazio ad valorem: se è commisurato al valore della merce
Dazi fiscali: se si propongono come obiettivo il conseguimento di entrate fiscali
Dazi protettivi: se hanno invece lo scopo di scoraggiare l'entrata di prodotti stranieri sul
mercato nazionale
Dazi misti: se conseguono i due obiettivi contemporaneamente.
Quando le autorità politiche di un paese fissano le quantità massime di beni da importare
si parla di contingenti all'importazione.
Tale sistema si applica con il sistema delle licenze di importazione, con cui la licenza ad
importare viene rilasciata sulla base di una decisione dell'autorità amministrativa.
La domanda interna rimane quindi in parte insoddisfatta.
NUOVO PROTEZIONISMO
Sussidi statali all'industria nazionale:
Questa politica agevola l'industria nazionale permettendole di abbassare i prezzi sia sul
mercato interno che sul mercato internazionale.
Esempio:
Agevolazioni creditizie
Sgravi fiscali
Accollo parziale degli oneri sociali sui salari
Restituzione di imposte dovute sulle esportazioni
Le restrizioni volontarie:
Frutto di negoziati bilaterali come l'accordo per la limitazione delle entrate di auto
giapponesi in Europa fino al 1999
L'esasperazione delle formalità burocratiche:
Ostacolano l'ingresso di prodotti sottoponendoli a pesanti impedimenti giuridici ed
amministrativi, con motivazioni tecniche, sanitarie, ecologiche allo scopo prevalente di
difendere l'industria nazionale
Le svalutazioni competitive:
Consistono nell'abbassare il cambio valutario per rendere più concorrenziali le
esportazioni e meno competitive le importazioni.
Critica del nuovo protezionismo: esporta disoccupazione.
(difende posti di lavoro nazionali e crea disoccupazione all'estero)
Quando però le misure sono di carattere temporaneo e servono a ridurre l'impatto
negativo che l'apertura ai mercati internazionali può comportare, l'azione protezionista può
essere giustificata.
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BIBLIOGRAFIA
Il presente materiale didattico raccoglie, in parte, i riassunti ragionati di alcune letture
tratte dalle seguenti fonti bibliografiche:
G. Gandolfo (1997) Corso di Economia internazionale monetaria Utet Torino.
Maurizio Mistri (1992) Complementi di Economia Internazionale Edizioni Libreria Cortina
Padova
M. Mistri (1995) Economia internazionale - Elementi integrativi - Dispensa - Padova
F. Poma (1998) Economia politica Casa Editrice Principato Milano
Siti internet:
www.worldbank.org
www.worldbank.org/ida
www.ifc.org
www.mena.org
www.worldbank.org/icsid
www.imf.org
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