La clonazione

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La clonazione
CHE COSA SI INTENDE
PER CLONAZIONE ?
La clonazione è diventata un argomento popolare grazie al caso della
pecora Dolly. Da allora, anche se
della questione si parla frequentemente, troppo spesso non si ha però un’idea precisa circa il significato
scientifico del termine, né tantomeno circa le sue implicazioni etiche.
Preliminarmente, occorre pertanto
spiegare il concetto.
La parola “clonazione” deriva dal greco “klon” che significa germoglio o ramoscello.
In biologia essa indica la possibilità di duplicare il patrimonio genetico di qualsiasi essere vivente. Questo significa che, attraverso l’ingegneria genetica, è
teoricamente possibile fare una copia esatta di una cellula, di un batterio, di
un animale, di una pianta… o dello stesso uomo.
Conseguentemente, il soggetto che nasce attraverso la manipolazione genetica può non avere né padre né madre, in quanto i cromosomi necessari al
suo sviluppo vengono semplicemente estratti dall’ovulo che li contiene, e fatti
sviluppare senza neanche impiegare gli spermatozoi.
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DOV
DOVE NASCONO I DUBBI ETICI ?
Se questa è la clonazione, si comprende facilmente quanti e quali dubbi etici
possano derivarne.
La questione etica nasce dal fatto che la
clonazione rappresenta una forma di riproduzione che non necessita di alcun contatto sessuale (riproduzione asessuata). Chi
contesta la clonazione, afferma che benché l’evoluzione tecnica lo consenta,
l’uomo non dovrebbe mai tentare di sostituirsi a Dio manipolando i processi che
danno inizio alla vita.
Ma al di là di questo aspetto, a lasciare sgomenti è l’idea che sia possibile
“fotocopiare” un essere vivente, la cui dignità e nobiltà è legata anche
all’unicità ed irripetibilità della sua esperienza. E'stata infatti espressa preoccupazione per il possibile ampio numero di bambini identici che possono risultare da quest’operazione. Tali ansie sono attualmente ingiustificate, perché ciò non è verosimile dal momento che il metodo ha possibilità numeriche
molto limitate. La stessa tecnologia applicata precedentemente agli animali
ha dimostrato che la percentuale di nascite vive dal trasferimento di un singolo embrione è di circa il 20 % nei migliori laboratori. Perciò, anche se si ottenessero 15 embrioni in buona salute, duplicati da un singolo embrione (il che
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oltretutto non è attualmente possibile) e si trasferissero singolarmente in 15
differenti uteri, il numero possibile di aspettative di nascita non sarebbe maggiore di tre.
C'
è anche un'
altra preoccupazione, ossia che una più grande proporzione di
malformazioni si verificherebbero in bambini concepiti con l'
uso della clonazione embrionale. Per quanto questo problema non può essere adeguatamente conosciuto fino a che tali metodiche non vengano ampiamente sperimentate, l'
esperienza degli stessi procedimenti con animali suggerisce che la
preoccupazione è vera. Non solo, l'
esperienza di venti anni di procreazione in
vitro ha dimostrato quanto è reale tale apprensione (ad. es. spina bifida, malformazioni cardiache, ecc.).
Infine, sono state sollevate preoccupazioni sulle conseguenze per l'
evoluzione delle specie e della diversità genetica tra gli esseri umani. La vita si diffonde e si evolve proprio grazie alla "diversità", che con la clonazione verrebbe
turbata. E'la paura di "effetti imprevedibili" nel quadro biologico dei geni, soprattutto nel contesto di clonazione per trapianto nucleare in cui milioni di copie potrebbero, in teoria, essere prodotti da una sola persona. Non si deve
poi trascurare che sono sempre possibili errori da laboratorio che potrebbero
portare all'
insorgere di alcuni danni irreversibili sulla natura umana.
Che ne sarà dunque dell’unicità e irripetibilità individuale? La domanda fondamentale a cui dobbiamo cercare di rispondere è: l'
unicità di una persona
(ossia il suo valore e la propria dignità) è assegnata dall'
unicità dei suoi geni
o dall'
unicità della sua esperienza/storia personale? La domanda si può anche intendere in quest'
altro modo: che cos'
è un'
individualità personale?
L’esperienza scientifica e le sue prospettive di applicazione possono aiutarci
a capire meglio.
Al riguardo bisogna dire che l'
individualità biologica non coincide con
l’individualità personale, perché la persona rappresenta qualcosa di più ambio della sua realtà biologica, ossia dell’insieme di organi che la compongono.
L'
uomo è il suo corpo biologico, ma non è solo il suo corpo. Per quanto una
persona venga prodotta con la duplicazione embrionale, se mancherà della
sua unicità genetica non mancherà però della sua unicità individuale, proprio
come nel caso dei gemelli identici. In questo senso, non è il fatto della duplicazione biologica (gemelli identici) che fa problema, ma eventuali dubbi sulla
maggiore possibilità dell’insorgenza di malformazioni, o di interferenze sulla
personalità di coscienza di un essere vivente, vale a dire sulla autocoscienza
della propria dignità e sulla coscienza sociale che egli si vede attributa dagli
altri.
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LA STORIA DI DOLLY:
Molti avranno sentito parlare della pecora Dolly. Come mai un semplice ovino
si è meritato l’attenzione del mondo accademico fino a diventare un caso internazionale?
I primi esperimenti di clonazione vennero effettuati già negli anni ’50 sulle
rane. Ma il 5 luglio 1996 in Scozia,
presso il Roslin Institute, si è sperimentata con successo la clonazione
del primo mammifero della storia.
Si tratta della famosa pecora Dolly
creata prelevando cellule dalla mammella di un altro ovino dell’età di 6 anni. Purtroppo Dolly è vissuta poco. Infatti, a soli 5 anni, manifestò i segni di
un invecchiamento precoce, tra cui
una forma di artrite particolarmente insolita per un animale di quell’età.
Si è ipotizzato che, per essere clonata da un esemplare adulto, alla nascita
Dolly avesse l’età genetica di 6 anni, e fosse quindi destinata ad un’esistenza
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più breve. Questo ha fatto aumentare l’inquietudine per una tecnica, che, almeno in teoria, potrebbe essere applicata anche all’uomo.
Ad esempio, in un film di fantapolitica dal titolo “I ragazzi venuti dal Brasile”,
ad essere clonato era, nientemeno che Adolf Hitler. Fortunatamente, il cinema assicura sempre il lieto fine, ma nel farlo ci ammonisce che la realtà può
essere diversa !
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…E SE INVECE DI ORGANISMI COMPLETI
SI CLONASSERO SOLO ORGANI E TESSUTI ?
La questione etica può cambiare radicalmente se, invece di organismi completi, si pone il problema della clonazione di singoli organi o tessuti. In tal caso, i dubbi etici sarebbero ridimensionati dalla finalizzazione di quest’attività
alla tutela della salute e alla preservazione della vita umana di fronte alla minaccia di malattie finora considerate incurabili.
La stampa ha parlato molto della clonazione umana. In realtà, la maggior parte degli scienziati non è interessata a realizzare cloni umani. Quello che gli
scienziati tentano di fare è produrre cellule umane clonate che possano essere utili nella cura di alcune malattie.
L’incubo della duplicazione dell’uomo resta dunque un’ipotesi confinata al
campo della fantascienza. La scienza, quella vera, è più interessata a lavorare su un’altra ipotesi: quella di coltivare in laboratorio singoli organi o tessuti
per “riparare” all’occorrenza l’organismo umano.
Ecco come la clonazione potrebbe funzionare in questi casi: immaginiamo di
avere un individuo affetto da una malattia degenerativa del cervello come
l’Alzeimer o il Parkinson. Rispetto a queste patologie con le terapie attualmente esistenti si riesce a stento a ridurre i sintomi. L’uso della clonazione
prospetta invece una concreta speranza di cura per questi casi: la speranza è
cioè quella di rimpiazzare i tessuti danneggiati con cellule nuove: le cosiddette cellule staminali.
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COSA SONO LE STAMINALI ?
Ma in concreto, che cosa sono queste “staminali” di cui tanto si parla?
La loro scoperta è piuttosto recente.
Si tratta di cellule il cui destino biologico non è
ancora deciso Esse infatti si trovano in uno
stadio dello sviluppo nel quale non è ancora
ben chiaro quali caratteristiche biologiche assumeranno, e di quale tessuto faranno parte.
In teoria, esse potranno assumere le stesse caratteristiche del tessuto nel quale saranno “innestate”, e per questa via, eventualmente, contribuire a ripararlo, ove ve ne fosse bisogno.
Nelle fasi iniziali dello sviluppo umano, le cellule staminali, situate nell'
embrione, sono diverse da tutti i tipi di cellule esistenti nell'
organismo, ovvero da
quelle cerebrali, ossee, cardiache, muscolari, epidermiche... Si tratta delle
cosiddette staminali embrionali: cellule totipotenti, che sviluppandosi possono
assumere le caratteristice del tessuto nel quale vengono innestate. Tuttavia il
loro uso ha dato adito a parecchi dubbi etici, giacché l’embrione altro non è
se non il primo stadio di un essere umano. Usare l’embrione per la produzione di cellule staminali significherebbe dunque sacrificare una vita che non si è
ancora sviluppata per salvarne altre.
Attraverso al clonazione, gli scienziati potrebbero produrre un embrione clonato utilizzando ad es. il DNA delle cellule epidermiche di un individuo. In se26
guito, preleverebbero le cellule staminali da questo embrione, trasformandole
in cellule cerebrali, o in cellule epatiche o in cellule cardiache da trapiantare.
Qui i dubbi etici sono forti: si produce un embrione non per dare vita a un
nuovo essere vivente, ma per ripararne uno sviluppato.
Tuttavia, la clonazione non è l’unico modo per ottenere le cellule staminali.
Un altro modo per ottenerle è quello di utilizzare uno dei tanti embrioni congelati per finalità riproduttive. Questi sono stati in passato prodotti nelle cliniche
di tutta Europa, ed ora si pone il problema di utilizzare gli embrioni in eccesso
per finalità non riproduttive, ossia per scopi terapeutici. In tal caso, i problemi
etici sono ancora più delicati, trattandosi non di cellule ottenute prelevando
frammenti di DNA, ma di cellule ottenute attraverso l’unione in vitro di sperma
ed ovuli.
Oltre alle staminali embrionali, che sono le cellule più facilmente manipolabili
per finalità terapeutiche, esistono però anche delle staminali adulte, cioè cellule staminali prelevabili da organismi adulti, e successivamente suscettibili di
essere coltivate “in vitro” senza compromettere la salute del donatore.
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LA RISPOSTA DEL LEGISLATORE:
In concreto, da un punto di vista normativo, alla
classe politica è spettato il difficile compito di
dare risposte ai dubbi etici sollevati dalle autorità religiose, senza tuttavia soffocare con un divieto assoluto le prospettive aperte dalla ricerca scientifica.
L’atteggiamento del legislatore verso il problema dell’uso di cellule staminali
per finalità di ricerca varia da un paese all’altro. In Germania, per esempio,
l’estrazione di cellule staminali da un embrione umano è considerata illegale.
In Gran Bretagna invece, essa è perfettamente legale, ma l’utilizzo degli embrioni umani per finalità di ricerca è consentito solo fino a quattordici giorni
dopo la fecondazione dell’ovulo: cioè finché l’embrione è solo un insieme di
cellule, grande più o meno come un quarto di testa di spillo (0,2 mm). Passati
14 gg. Le pratiche finalizzate all’estrazione di cellule staminali diventano illegali, perché i tessuti embrionali tendono a differenziarsi, fino a far riconoscere
i lineamenti di un nuovo essere vivente.
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In molti altri paesi non esistono ancora leggi esplicite atte a disciplinare la ricerca sulle cellule staminali umane. L’Italia si è recentemente data una legislazione sulla procreazione assistita, per la quale si fa rinvio al successivo
paragrafo.
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