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Problemi etici sollevati dalla carta
europea dei diritti fondamentali
Autore: + Dominique Rey, Vescovo de Fréjius-Toulon
Nel momento in cui i parlamentari francesi si pronunciano in merito al processo di
unificazione europea, monsignor Dominique Rey li invita a non trascurare i
fondamenti etici, che garantiscono il rispetto della persona umana, dal
concepimento alla morte naturale, affinché la nostra società rispetti i diritti dei più
deboli.
lunedì 11 febbraio 2008
Il voto del Parlamento francese, riunitosi solennemente a Versailles il 4 febbraio, seguito
dal raduno delle due Camere in separata sede il 7 febbraio, autorizza la ratifica del trattato
di modifica europeo, cosiddetto, di Lisbona. Esso è destinato a sostituire il progetto della
Costituzione, che francesi e olandesi hanno rifiutato per via referendaria nel 2005.
L’inclusione nel nuovo testo sottoposto agli eletti della nazione della Carta europea dei
diritti fondamentali concederà di fatto a questo “ mini-trattato “ un valore giuridico
vincolante per i Paesi firmatari.
Questa Carta rappresenta, sotto molti aspetti, una rottura intellettuale e morale con le altre
grandi formulazioni giuridiche internazionali, in quanto presenta una visione relativista ed
evolutiva dei diritti umani, che chiama in causa i principi del diritto naturale.
Innanzitutto, la Carta afferma, ragionevolmente, che “ il diritto di sposarsi e di costruire una
famiglia è garantito“. Ma omette di specificare il sesso dei coniugi. Essa separa
esplicitamente il concetto di matrimonio da quello di famiglia. Questo costituisce una
frattura con la Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata all’ONU nel 1948, la
quale definiva la famiglia come l’unione tra un uomo e una donna, facendone la base
antropologica della società.
Analogamente, il testo proposto, che consacra il principio di non-discriminazione a scopo
sessuale, apre così le porte alla giurisprudenza europea per riconoscere l’uguaglianza tra
tutti i tipi di matrimonio, tanto per quello che concerne l’adozione di bambini, quanto per la
fecondazione medicalmente assistita (es. la recente condanna della Francia da parte
dell’alta Camera europea dei diritti umani, perché aveva rifiutato l’adozione di un bambino
da parte di una donna nubile omosessuale). Progressivamente, il diritto al bambino
prevale sul diritto del bambino, in particolare, quello di nascere o di avere un padre e una
madre.
D’altronde, la Carta restringe, in modo considerevole la sfera della tutela della vita umana.
Considerato che solo la persona umana ha diritto alla vita, la tutela del nascituro è messa
in discussione, poiché, secondo quanto reso noto da una delle ultime dichiarazioni del
Tribunale europeo, “ il nascituro non è considerato una persona“. L’embrione umano, in
modo particolare in vitro, non beneficia più di una protezione penale. È così che la Carta
vieta solamente la clonazione a scopo riproduttivo senza mai menzionare la clonazione
dell’embrione a scopi terapeutici. Si tratta, ancora una volta, di una netta regressione,
rispetto ai precedenti strumenti giuridici europei, soprattutto, rispetto alla Convenzione di
biomedicina del Consiglio d’Europa approvata nel 1997, che precisava “che è vietato
qualsiasi intervento per creare un essere umano geneticamente identico a un altro essere
umano, morto o in vita….“. La ricerca sugli embrioni soprannumerari, la diagnosi precoce,
la produzione di embrioni ibridi…., rischia di essere esclusa dal piano giuridico.
Da ultimo, la scomparsa del “divieto d’infliggere intenzionalmente la morte a chiunque“,
così come riconosciuto dalla Convenzione europea dei diritti umani del 1950, aprirà la
strada a una riduzione dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito?
Nella sua prima enciclica Dio è amore, Benedetto XVI sottolinea che “ la Chiesa vuole
favorire la nascita di mentalità in campo politico e contribuire alla crescita delle percezioni
delle vere esigenze della giustizia “. Nel momento in cui i nostri parlamentari si
pronunciano sul processo di unificazione europea, non possono trascurare i fondamenti
etici che garantiscono il rispetto della persona umana, dal concepimento alla morte
naturale e che costituiscono un’umanità rispettosa dei diritti dei più deboli
1° febbraio 2008
+ Dominique Rey, Vescovo de Fréjius-Toulon