Valutazione delle abilità linguistiche dei bambini con impianto
Transcript
Valutazione delle abilità linguistiche dei bambini con impianto
Valutazione delle abilità linguistiche dei bambini con impianto cocleare: uno strumento per indagare la produzione delle frasi relative* Francesca Volpato (Università Ca’ Foscari Venezia) 1. Introduzione Il presente studio si colloca all’interno del vivace dibattito sull’acquisizione delle frasi relative da parte di popolazioni tipiche e atipiche per l’italiano e diverse altre lingue. Per l’italiano, la produzione delle frasi relative sul soggetto e sull’oggetto è stata indagata in popolazioni normoudenti di bambini, adolescenti e adulti (Guasti e Cardinaletti 2003, Utzeri 2007, Carpenedo 2009, Belletti e Contemori 2010, Re 2010, Volpato 2010). La produzione elicitata delle frasi relative sul soggetto e sull’oggetto in individui affetti da sordità è stata indagata per l’inglese (De Villiers 1988) e per il francese (Delage 2008) in soggetti con protesi acustica, e per l’ebraico in un gruppo eterogeneo di individui sordi, alcuni dei quali usavano la protesi, altri l’impianto cocleare (Fried* Questo studio presenta parte dei dati contenuti nella mia tesi di dottorato (Volpato 2010). Una versione preliminare di questo articolo, dal titolo “The elicitation of object relatives: UG-driven responses by hearing and hearing-impaired children”, è stata presentata al XXXV Incontro di Grammatica Generativa, Siena, 25-27 febbraio 2010. Un ringraziamento sincero va alla prof. Anna Cardinaletti per la discussione dei dati, per i suoi commenti e suggerimenti, utili per la stesura dell’articolo. Questo lavoro è stato possibile grazie a tutti i bambini che hanno partecipato all’esperimento, ai loro genitori, alle responsabili e alle logopediste del ‘Centro Medico di Foniatria’ di Padova, dell’Ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto (TN), e del Centro IRCCS E.Medea Associazione ‘La Nostra Famiglia’, di Conegliano (TV), che ringrazio di cuore. Ringrazio Agnese Re e Giulia Corrocher per aver contribuito alla raccolta dei dati dei bambini. Un ringraziamento va infine a tutti i partecipanti al convegno. FRANCESCA VOLPATO mann & Szterman 2006). Per quanto riguarda l’italiano, invece, i dati sono carenti. L’aspetto innovativo di questo studio consiste nell’indagare la produzione delle frasi relative in un gruppo omogeneo di bambini sordi, vale a dire quelli con impianto cocleare, selezionati secondo un criterio piuttosto rigido. Il presente studio si pone, quindi, l’obiettivo di verificare la capacità dei bambini con impianto cocleare di produrre frasi relative restrittive sul soggetto e sull’oggetto usando un task di produzione elicitata, per determinare se e in che modo queste forme linguistiche si differenziano da quelle dei bambini normoudenti, anche considerando che spesso nelle performance dei bambini sordi si riscontrano produzioni non sempre attestate nei bambini normoudenti (Chesi 2006). 2. Studi sulla produzione delle frasi relative La letteratura esistente sulla produzione elicitata delle frasi relative è molto vasta. Numerosi sono gli studi che, recentemente, si sono occupati di indagare queste proprietà in diverse popolazioni, anche parlanti lingue diverse. Per l’italiano, la produzione delle frasi relative è stata indagata in bambini, adolescenti e adulti normoudenti ( (Guasti e Cardinaletti 2003, Utzeri 2007, Carpenedo 2009, Belletti e Contemori 2010, Re 2010, Volpato 2010). Il risultato comune di tutti questi studi è che le relative sull’oggetto sono prodotte con più difficoltà rispetto alle soggetto. Un primo studio che si è concentrato sull’analisi della produzione delle frasi relative in italiano in individui normoudenti è quello di Utzeri (2007). L’autrice confronta la performance di un gruppo di 41 bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni con quella di un gruppo di 30 adulti di età compresa tra i 15 e i 73 anni. Le percentuali di relative soggetto target prodotte sia dai bambini sia dagli adulti sono molto alte, mentre le percentuali di occorrenza delle relative oggetto sono estremamente basse. Per quest’ultima tipologia, Utzeri (2007) ha identificato diverse strategie di risposta, che nella maggior parte dei casi prevedono la trasformazione di una relativa sull’oggetto in relativa sul soggetto. Tuttavia, l’aspetto più sorprendente è che i bambini producono il 23% di relative sull’oggetto, mentre negli adulti italiani questo tipo di frasi è pressoché assente (1%) e la strategia che prevale è quella della passivizzazione (es. il bambino che è baciato dai nonni). Questi risultati trovano conferma anche in Volpato (2010), in un confronto tra bambini (età tra 5;3-7;5), adolescenti (età tra 14;1-17;5) e adulti (età tra i 20 e i 33 anni). Anche in questo caso, i bambini producono un numero considerevole di relative sull’oggetto (37%), mentre né adolescenti né adulti ne producono. Ancora una volta la strategia prevalente consiste nell’uso delle frasi passive relative (82% negli adolescenti e 97% negli adulti). L’aspetto degno di nota è che nel gruppo degli adolescenti, seppur in percen72 LA PRODUZIONE DELLE FRASI RELATIVE tuale piuttosto ridotta, sono state riscontrate delle strategie che li collocano in una posizione intermedia tra gli adulti e i bambini. Gli adolescenti, infatti, pur utilizzando ampiamente le frasi passive, utilizzano alcune strategie attestate nella produzione del gruppo dei bambini. Il paradigma utilizzato da Utzeri (2007) e Volpato (2010) è stato elaborato da Friedmann & Szterman (2006) ed è stato utilizzato per testare la produzione delle frasi relative in ebraico in 14 soggetti con sordità da moderata a profonda, di età compresa tra 7;7 to 11;3 anni, a confronto con un campione di 28 soggetti normoudenti di età compresa tra 7;5 e 11;0 anni. Nello studio di Friedmann & Szterman (2006) l’analisi dei dati ha mostrato un’asimmetria tra la produzione delle relative sul soggetto e quella delle relative sull’oggetto, nel senso che le prime sono prodotte con maggiore facilità delle seconde sia per il gruppo dei sordi, sia per quello degli udenti. Nel gruppo degli udenti le percentuali di accuratezza sono molto elevate (98% nelle relative sul soggetto e 64% nelle relative sull’oggetto). Nel campione dei sordi la percentuale di frasi relative sul soggetto prodotte correttamente è pari all’80%, mentre per le relative sull’oggetto la percentuale è del 19%. Diverse sono le strategie adottate da quest’ultimo gruppo per evitare la relativizzazione dell’oggetto. Alcune consistono nella trasformazione di relative sull’oggetto in relative sul soggetto. In alcuni casi (24%), i soggetti sordi hanno prodotto frasi agrammaticali, mentre nel 10% dei casi i soggetti hanno evitato di produrre una frase relativa, preferendo invece frasi semplici composte da soggetto-verbo-oggetto. La produzione di frasi di questo tipo è stata quindi interpretata come segnale di un deficit linguistico. Prendendo spunto dagli studi di Friedmann & Szterman (2006) e Utzeri (2007) è stato elaborato il presente studio, che verrà presentato nei paragrafi successivi, dapprima con un’introduzione sulle strutture indagate e poi con una descrizione dettagliata dell’esperimento. 3. Le strutture indagate: le frasi relative Le frasi che costituiscono oggetto di indagine nel presente studio sono le frasi relative restrittive sul soggetto e sull’oggetto, la cui peculiarità è quella di limitare i potenziali referenti del DP testa della frase. Ad esempio, nella frase: (1) il bambino che gioca è mio fratello la frase relativa che gioca restringe il campo dei potenziali referenti del DP “il bambino”. In italiano, le frasi relative sul soggetto (2a) e sull’oggetto (2b) sono in73 FRANCESCA VOLPATO trodotte dal complementatore che e contengono ‘un gap’ nella frase subordinata che sta per l’elemento che è stato relativizzato, nella posizione di soggetto e di oggetto: (2) a. il gatto che <il gatto> insegue il cane |_____________| b. la giraffa che il topo colpisce <la giraffa> |_________________________| Le frasi relative sul soggetto e sull’oggetto si differenziano in base alla relazione che si stabilisce tra i costituenti della frase e alla posizione da cui avviene il movimento. Come mostrano gli esempi in (2a-b), nelle relative soggetto, il movimento avviene dalla posizione incassata di soggetto; nelle relative oggetto, il movimento ha luogo dalla posizione incassata di oggetto. Le posizioni da cui il movimento ha luogo sono marcate dai simboli < >. 4. L’esperimento Questa sezione descrive nel dettaglio l’esperimento, presentandone i partecipanti, i materiali utilizzati, la modalità di somministrazione dei test e i risultati ottenuti. a. Partecipanti Due gruppi sono stati inclusi nell’esperimento: il gruppo sperimentale composto di bambini sordi, e il gruppo di controllo composto di bambini normoudenti. Il campione sperimentale comprende 13 bambini con ipoacusia bilaterale neurosensoriale profonda congenita di età compresa tra 7 anni e 9 mesi, e 10 anni e 8 mesi. Sono stati protesizzati ad un’età compresa tra i 5 mesi e i 3 anni e 4 mesi, e hanno ricevuto un impianto a un’età compresa tra 1 anno e 9 mesi e i 3 anni e 4 mesi. La durata d’uso d’impianto varia, dunque, dai 4 anni e 5 mesi a 8 anni e 6 mesi, un arco di tempo sufficientemente ampio per poter testare la competenza nelle frasi relative, che sono comunque acquisite relativamente tardi anche nei bambini normoudenti. I bambini con impianto hanno un quoziente intellettivo nella norma (QI ≥a 90) e non usano la lingua dei segni. Entrambi i genitori sono normoudenti. Il gruppo di controllo include 13 bambini normoudenti di età compresa tra i 5 anni e i 7 anni e 9 mesi. Questi soggetti sono stati selezionati e abbinati ai bambini sordi sulla base del punteggio ottenuto nella valutazione delle abilità morfosintattiche (Test di Comprensione Grammaticale per Bambini, 74 LA PRODUZIONE DELLE FRASI RELATIVE TCGB, Chilosi et al. 2006). I bambini inclusi in questo gruppo sono monolingui italiani o bilingui italiano/dialetto. b. Materiali L’esperimento si compone di due parti: una parte di valutazione linguistica generale e il protocollo sperimentale. La parte di valutazione generale ha lo scopo di valutare le abilità linguistiche di comprensione del bambino, attraverso l’uso di un test standardizzato (Test di Comprensione Grammaticale per Bambini, TCGB, Chilosi et al. 2006), necessario per ottenere un profilo dettagliato della comprensione linguistica del bambino, al fine di determinarne l’età linguistica, e al fine di poterne comparare la performance con quella di bambini normoudenti di pari abilità linguistiche. Il protocollo sperimentale comprende una batteria di stimoli opportunamente elaborati per indagare la produzione delle frasi relative. La produzione delle frasi relative è stata testata attraverso l’uso di un task di preferenza. Questo task rappresenta una tecnica di produzione elicitata elaborata da Novogrodsky & Friedmann (2006) che dà la possibilità di evocare frasi con una struttura complessa e raramente riscontrabili nei campioni di parlato spontaneo (McKee et al.1996). Inoltre, il task di preferenza è una prova che consente al bambino di sentirsi coinvolto nell’azione, nella quale deve esprimere una preferenza per l’immagine che più gli piace, e anche se qualche scelta può apparire anomala, il bambino deve, in ogni caso, scegliere una delle due possibilità proposte. Il task si compone di 36 tavole, di cui 12 elicitano una frase relativa soggetto, 12 elicitano una frase relativa oggetto, e 12 rappresentano frasi filler. L’ordine delle tavole è randomizzato. La prova si svolge nel modo seguente: al bambino è mostrata una tavola alla volta, in ciascuna delle quali sono rappresentate due immagini. Lo sperimentatore le presenta e le descrive, chiedendo poi al bambino di scegliere quella che preferisce. La consegna dello sperimentatore è: “Quale bambino ti piace di più? / Quali bambini ti piacciono di più”. Il bambino è istruito a iniziare la sua risposta con la seguente formula: “Mi piace il bambino…”/ “Mi piacciono i bambini…” oppure solamente “Il bambino…”/ “I bambini…”. Questo tipo di input induce, quindi, il bambino a produrre una frase relativa. Un esempio di item preposto all’elicitazione di una relativa sul soggetto è il seguente: 75 FRANCESCA VOLPATO Ci sono 2 disegni. Nel primo, i bambini accarezzano il gatto. Nel secondo, i bambini colpiscono il gatto. Quali bambini ti piacciono? Target: (Mi piacciono) i bambini che accarezzano/colpiscono il gatto. Fig. 1: tavola per l’elicitazione di una relativa sul soggetto Un esempio di item volto all’elicitazione di una relativa sull’oggetto è il seguente: Ci sono 2 disegni. Nel primo, la maestra sgrida i bambini Nel secondo, maestra premia i bambini. Quali bambini ti piacciono? Target: (Mi piacciono) i bambini che la maestra sgrida/premia. Fig. 2: tavola per l’elicitazione di una relativa sull’oggetto Come anticipato in precedenza, il test include anche 12 frasi filler, vale a dire frasi molto semplici che servono a incoraggiare il bambino e a distogliere la sua attenzione dal vero intento della prova. Un esempio di frase filler è il seguente: 76 LA PRODUZIONE DELLE FRASI RELATIVE Cosa fa l’orso? Target: L’orso legge (un libro). Fig. 3: tavola per l’elicitazione di una frase filler Tutti gli stimoli sono stati elaborati utilizzando parole ad alta frequenza nel vocabolario del bambino (Marconi et al. 1993). c. Modalità di somministrazione Ciascun bambino è stato testato individualmente in più sessioni, ciascuna della durata di circa 30 minuti. I bambini sordi sono stati testati in modalità orale durante le sessioni logopediche, mentre i bambini udenti sono stati testati in modalità orale durante l’orario scolastico. 5. Risultati In questa sezione saranno presentati i risultati ottenuti dall’analisi delle risposte. Sarà presentata un’analisi quantitativa, in cui verranno conteggiate le risposte target prodotte in entrambe le tipologie di frase da ciascuno dei due gruppi (par. 5.1). Saranno poi presentate le analisi qualitative rispettivamente per le relative sul soggetto e per le relative sull’oggetto, in cui saranno descritte le strategie di risposta adottate dai bambini quando non veniva prodotta la frase target (par. 5.2 e 5.3). 5.1 Analisi quantitativa: risposte target prodotte Una prima fase di analisi consiste nel calcolo del numero di frasi in cui il bambino ha prodotto la relativa target. Poiché ciascun gruppo è composto di 13 bambini e il test include 12 relative sul soggetto (RS) e 12 relative sull’oggetto (RO), per ciascun gruppo è stato quindi calcolato il numero di risposte corrette sul totale di risposte attese (156 per ciascuna tipologia). La tabella seguente mostra le percentuali di relative sul soggetto e di relative 77 FRANCESCA VOLPATO sull’oggetto che il gruppo dei bambini sordi (gruppo IC) e il gruppo dei bambini normoudenti (gruppo NU) hanno prodotto correttamente: Tabella 1: n. e % di frasi target prodotte correttamente Gruppo IC RS RO Media gruppo Gruppo NU 138/156 88% 9/156 6% 47% 154/156 99% 22/156 14% 57% Nella tabella si osserva che, nei bambini sordi, la percentuale di accuratezza delle relative sull’oggetto è dell’88%, mentre per le relative sull’oggetto, la percentuale di frasi target prodotte è del 6%. Lo stesso pattern di performance e la stessa asimmetria tra relative sul soggetto e relative sull’oggetto sono stati individuati anche nel gruppo dei soggetti di controllo, per i quali però le percentuali di accuratezza sono più alte, per entrambe le tipologie di frase (99% per le relative soggetto e 14% per le relative oggetto). Il test chi-quadro per campioni indipendenti ha verificato la dipendenza tra le variabili considerate, individuando che la performance nelle relative soggetto e quella nelle relative oggetto variava in funzione del gruppo considerato (gruppo sordi o gruppo normoudenti) (χ2=4.44 p=.035). Le frasi relative soggetto appaiono più preservate per entrambi i gruppi, sebbene una più elevata percentuale di accuratezza sia attestata nel gruppo dei normoudenti rispetto a quello dei bambini sordi. A questo proposito, è stata osservata una differenza significativa tra le medie dei due gruppi (z=-3.78 p =0.000) nelle relative sul soggetto. Una differenza significativa tra i due gruppi è stata attestata anche nelle relative sull’oggetto (z= -2.48 p=0.0065). Il fenomeno che è comunque interessante mettere in luce è che il pattern di performance dei due gruppi è simile e, anche in questo studio, si presenta un’asimmetria tra relative soggetto e relative oggetto, trovando una conferma dei risultati di altri studi (Guasti e Cardinaletti 2003, Utzeri 2007, Carpenedo 2009, Volpato 2010). 5.2 Analisi qualitativa: strategie di risposta nelle relative soggetto Nell’analisi qualitativa, diversamente da quella quantitativa, sono state conteggiate tutte le risposte fornite dai bambini, tenendo in considerazione che, talvolta, i soggetti producevano più di una frase per ciascuno stimolo proposto. La seguente tabella mostra le strategie adottate da ciascuno dei due gruppi, quando era elicitata una relativa sul soggetto: 78 LA PRODUZIONE DELLE FRASI RELATIVE Tabella 2: strategie di risposta nelle relative sul soggetto IC RS corrette Produzione di frase semplice SVO (no F.rel.) (Mi piace che) Il bambino rincorre l’orso. Produzione di RO in sostituzione di RS I bambini che bacia la bambina. Uso di altri riempitivi whMi piace il bambino quello dove alza l’elefante. Cambio verbo A me piace il bambino che corre con il cane. Frasi agrammaticali/omissione che/errori vari Mi piace il bambino che il papà che saluta. Totale NU 138 84% 154 98% 10 6% 0 0% 1 1% 1 1% 7 4% 1 1% 4 2% 1 1% 4 2% 0 0% 164 157 La tabella mostra che, in questo caso, la percentuale di relative sul soggetto correttamente prodotte dal gruppo di bambini con impianto cocleare è del 84%, mentre quella dei bambini normoudenti è del 98%. Se confrontiamo la tabella (1) con la tabella (2), si osserva che in quest’ultima le percentuali di relative sul soggetto (RS) corrette sono inferiori alla prima. Questo perché in quest’analisi sono state incluse tutte le frasi effettivamente prodotte, che una volta rientrate nel conteggio totale hanno abbassato la percentuale di accuratezza. Com’è evidente dalla tabella (2), già nelle risposte fornite per le relative sul soggetto si delinea un’asimmetria tra i due gruppi. Infatti, mentre i bambini udenti producono sempre (o quasi) correttamente una relativa soggetto, i bambini sordi producono alcune frasi errate. Producono frasi semplici, sostituiscono il complementatore che con altri riempitivi wh- (per esempio, dove, quando), sostituiscono il verbo target con altri verbi e producono frasi agrammaticali, nelle quali viene omesso il complementatore che, oppure sono commessi errori di diverso tipo. 5.3 Analisi qualitativa: strategie di risposta nelle relative oggetto Nelle relative sull’oggetto le strategie di risposta sono tante e sono presenti più asimmetrie tra i due gruppi. La tabella seguente mostra le strategie adottate da ciascuno dei due gruppi quando veniva elicitata una relativa sull’oggetto: 79 FRANCESCA VOLPATO Tabella 3: strategie di risposta nelle relative sull’oggetto IC Relative Oggetto Il bambino che il papà lava Passivizzazione (Passive Relative) Il bambino che è lavato dal papà Uso di ‘perché’/ ‘quando’/ ‘dove’ I bambini dove i vigili li femano Uso di verbi causativi I bambini che si fanno pettinare dal papà Produzione di frase semplice SVO Il papà pettina i bambini OR>SR (inversione ruoli tematici) I bambini che baciano il cane OR>SR (soggetto incassato diventa testa) Il papà che pettina i bambini Cambio verbo Il bambino che porta a spasso il suo cane Strategie varie Totale NU 36 22% 57 38% 41 25% 21 14% 18 11% 0 0% 5 3% 32 21% 16 10% 1 1% 12 7% 2 1% 8 5% 24 16% 10 6% 12 8% 19 11% 2 165 151 1% Come mostra la tabella, i bambini con impianto cocleare hanno prodotto il 22% di relative sull’oggetto, mentre i bambini udenti ne hanno prodotte una percentuale maggiore, il 38%. Nel produrre le relative sull’oggetto i partecipanti hanno adottato tre strategie, che in questo conteggio rientrano tutte nella categoria ‘Relative Oggetto’: - relativa oggetto target con gap (I bambini che il papà pettina) - relativa oggetto con clitico di ripresa (il bambino che l’orso lo accarezza) - relativa oggetto con DP di ripresa (il bambino che l’orso accarezza il bambino) 1 1 L’uso di strategie di ripresa nelle frasi relative sull’oggetto è attestato in diversi studi sia per l’italiano sia per diverse altre lingue (per l’italiano, si veda Guasti e Cardinaletti 2003, Utzeri 2007, Re 2010, Volpato 2010). Le relative sull’oggetto con clitico di ripresa rappresentano delle forme non-standard, distinte da quelle con gap, che sono largamente attestate nel linguaggio colloquiale parlato da persone di status socio-economico diverso. Le relative sull’oggetto convenzionali sono invece utilizzate in contesti più formali e sono attestate soprattutto nelle forme di testo scritto (vedi Cinque 1988). Le relative con DP di ripresa sono 80 LA PRODUZIONE DELLE FRASI RELATIVE Quando le relative sull’oggetto non sono prodotte, la prima strategia che i bambini adottano per evitare la relativizzazione dell’oggetto consiste nell’uso della passivizzazione (produzione di passive relative), e in questo caso la situazione si inverte. I bambini con impianto cocleare, infatti, hanno prodotto un maggior numero di passive relative rispetto ai bambini udenti. Per quanto riguarda l’uso delle frasi relative sull’oggetto e le passive relative, è possibile, dunque, osservare una sorta di specularità nell’uso delle due strategie. Analizzando le altre frasi prodotte dai bambini con impianto e dai bambini normoudenti è evidente come i gruppi si distinguano in modo rilevante nell’uso delle varie strategie. Abbiamo, infatti, strategie diverse per i due gruppi. In alcuni bambini sordi, osserviamo, anche in questo caso, l’uso di riempitivi wh- (come ad es. dove) che sostituiscono il complementatore, fenomeno già attestato nella produzione delle relative sul soggetto, ma che il gruppo di controllo non adotta. Un’altra differenza tra i due gruppi, che risulta immediatamente evidente, riguarda l’uso delle frasi relative causative, la percentuale delle quali è pari al 19% per i bambini udenti, mentre nei bambini sordi queste strutture sono pressoché assenti. Nel 10% delle produzioni, i bambini sordi producono delle frasi semplici soggetto-verbo-oggetto (SVO), evitando di produrre una frase relativa. Questa strategia è attestata solo nell’1% delle produzioni di bambini normoudenti. Un’altra tipologia di produzioni, raramente attestata nei bambini normoudenti, ma attestata nel gruppo dei bambini sordi riguarda la trasformazione della relativa oggetto in relativa soggetto attraverso l’inversione dei ruoli tematici, per cui l’oggetto (testa) della frase relativa, diventa il soggetto della stessa. Nella maggior parte dei casi si è notato, invece, che i bambini normoudenti assegnano correttamente i ruoli tematici. Tuttavia, la difficoltà causata dalla relativizzazione dell’oggetto li forza in certo qual modo a produrre una relativa sul soggetto nella quale il soggetto incassato diventa il soggetto (testa) della frase relativa. 6. Discussione Nei paragrafi precedenti sono state presentate le strategie di risposta che i bambini sordi e normoudenti adottano quando sono elicitate frasi relative sul soggetto e sull’oggetto. Discutiamo ora alcune di queste strategie fornendo alcune spiegazioni per la loro presenza nel corpus. Il pattern di performance segue la stessa tendenza all’interno di ciascun gruppo, nel senso che per entrambi, le relative sull’oggetto sono più probleinvece attestate nelle produzioni dei bambini piccoli e mai in quelle degli adulti (cfr. Utzeri 2007, Volpato 2010). 81 FRANCESCA VOLPATO matiche rispetto alle relative sul soggetto. L’asimmetria tra relative sul soggetto e relative sull’oggetto è spiegabile dal tipo di relazione che si stabilisce tra i costituenti della frase (vedi anche paragrafo 2). Le prime sono più semplici perché il movimento è locale (3a), mentre nelle seconde abbiamo un movimento più lungo, una relazione a distanza tra la testa della frase relativa e la posizione originaria (3b). (3) a. I bambini [che <i bambini> accarezzano il gatto] |____________| b. Il bambino che il papà pettina <il bambino> |____________________________________| Concentriamo ora l’attenzione sulle relative sull’oggetto e su alcune strategie di risposta adottate dai due gruppi. Si è osservato che i bambini udenti producono una percentuale maggiore di relative sull’oggetto, confermando la tendenza osservata in Utzeri (2007) e Volpato (2010) che i bambini ne producono più degli adulti. I bambini sordi invece hanno prodotto un maggior numero di frasi passive, che è stato dimostrato esser attestate, per quanto riguarda i normoudenti, nelle produzioni degli adolescenti e degli adulti (Utzeri 2007, Carpenedo 2009, Volpato 2010). L’asimmetria tra relative oggetto e passive relative è spiegata ancora una volta dal tipo di movimento. Le relative sull’oggetto, come osservato in (3b), sono caratterizzate dalla presenza di un unico lungo movimento e una relazione lunga tra l’oggetto nella frase principale e la sua posizione originaria. Le frasi passive, seguendo la teoria di ‘Smuggling’ di Collins (2005)2, sono invece derivate attraverso più movimenti locali: (4) a. Il bambino che il papà pettina <il bambino> |____________________________| b. il bambino che è pettinato <il bambino> dal papà <pettinato il bambino> |___________________|__________________| Nel corso dello sviluppo linguistico, la preferenza si sposta da un’unica relazione lunga nei bambini più piccoli a più relazioni locali nei bambini più grandi, negli adolescenti e negli adulti. A questo proposito è importante rile2 Non approfondiremo in questa sede la teoria linguistica di Smuggling, elaborata da Collins (2005) per la derivazione delle frasi passive. Allo scopo del presente studio basti sapere che per la derivazione delle frasi passive (relative) sono necessari più passaggi rispetto alla derivazione delle frasi relative sull’oggetto. 82 LA PRODUZIONE DELLE FRASI RELATIVE vare ancora una volta come i bambini del gruppo di controllo producano relative sull’oggetto, mentre alcuni bambini sordi producano le frasi passive. I bambini normoudenti usano frasi causative, che rappresentano una strategia raramente adottata dai bambini sordi. La mancanza di queste strutture dal corpus di produzione dei bambini sordi è probabilmente attribuibile alla presenza del verbo ‘fare’, che è un elemento funzionale che assegna un ulteriore ruolo tematico. Si prenda una frase relativa causativa prodotta da uno dei bambini: (5) I bambini che si fanno lavare dal papà Per comprendere la complessità di questa struttura, è necessario considerare dapprima una semplice frase passiva causativa: (6) I bambini fanno lavare il pupazzo dal papà All’interno di questa frase sono assegnati tre ruoli tematici. Il verbo lavare assegna i ruoli ai DP il pupazzo e il papà. Il verbo fare assegna ruolo tematico al DP i bambini. Modificando la frase in (5) sulla base dell’esempio in (6), si ottiene la seguente frase: (7) I bambini fanno lavare se stessi dal papà In questo caso, il verbo lavare assegna i ruoli tematici a se stessi e papà, mentre i bambini ricevono, il ruolo, come nel predente esempio, dal verbo fare. La frase in (5) è l’equivalente della frase in (7), in cui però se stessi si è cliticizzato (si). Tuttavia, il DP i bambini, soggetto del verbo fare, rappresenta ancora l’ulteriore ruolo tematico inserito nella struttura, e la necessità di dover assegnare questo ulteriore ruolo all’interno della frase può risultare particolarmente problematica per un bambino sordo. 7. Ulteriori osservazioni Dall’analisi dei dati è emersa un’alta variabilità individuale di performance nel gruppo dei sordi, che ha permesso di identificare due sottogruppi all’interno di questa popolazione. Si è osservato che alcuni bambini sordi producono frasi passive. Questo fenomeno è riconducibile alla loro età anagrafica (i bambini sordi hanno un’età maggiore dei bambini normoudenti – cfr. paragrafo 3a) e, conseguentemente, al buon livello di competenza linguistica che hanno raggiunto in italiano. Questa osservazione è desumibile dal fatto che la tendenza a pro83 FRANCESCA VOLPATO durre passive rispetto a relative sull’oggetto è più alta negli adolescenti e adulti rispetto ai bambini (Utzeri 2007, Carpenedo 2009, Volpato 2010). D’altro canto, si è notato che alcuni bambini sordi usano alcuni riempitivi wh- (ad es. dove) che sostituiscono il complementatore che. Sebbene questa sia una strategia che il gruppo di controllo non adotta, essa dimostra comunque il raggiungimento di un certo grado di competenza linguistica nelle fasi relative da parte dei soggetti sordi. È infatti importante osservare che l’utilizzo di riempitivi wh- è ampiamente attestato nelle produzioni di bambini udenti piccoli (Guasti & Cardinaletti 2003). Questo fenomeno può quindi essere considerato segno di un ritardo nello sviluppo linguistico dei bambini sordi. 8. Conclusioni I dati raccolti e analizzati nel presente studio hanno confermato l’asimmetria tra le relative sul soggetto e quelle sull’oggetto, dimostrando che le prime sono meno problematiche delle seconde sia per i bambini con impianto cocleare sia per i bambini udenti di controllo. Nonostante le percentuali di relative sul soggetto correttamente prodotte siano piuttosto elevate per entrambi i gruppi, è possibile osservare una differenza di performance tra il gruppo dei bambini sordi e quello dei bambini udenti. Infatti, mentre questi ultimi producono con facilità le relative sul soggetto, i bambini sordi producono in diversi casi delle frasi errate. Diversamente dalle relative sul soggetto, le relative sull’oggetto mostrano percentuali di occorrenza piuttosto basse in entrambi i gruppi. La relativizzazione dell’oggetto è evitata attraverso una serie di strategie di risposta, che tuttavia differenziano il gruppo sperimentale (sordi) da quello di controllo (udenti). Il gruppo degli udenti, anagraficamente più giovane, ha prodotto un maggior numero di relative sul soggetto rispetto al gruppo dei sordi, confermando la tendenza che i bambini producono più relative sull’oggetto degli adulti, e hanno ampiamente prodotto delle frasi causative, strategia raramente attestata nei bambini sordi. I bambini sordi invece, da un lato, hanno prodotto un maggior numero di frasi passive relative rispetto agli udenti – strutture che si ritrovano nelle produzioni di adulti e adolescenti – dall’altro hanno usato diversi riempitivi wh- che sostituiscono il complementatore, strategia che il gruppo di controllo non adotta, ma che è attestata in popolazioni di bambini più piccoli, ed è quindi segno di un ritardo per i sordi. La bassa percentuale di relative sull’oggetto correttamente prodotte sembra dovuta, per alcuni bambini sordi, allo sviluppo cognitivo e linguistico legato in certo qual modo alla loro età anagrafica – con l’aumentare dell’età sembra, infatti, aumentare la propensione all’uso delle frasi passive – e per 84 LA PRODUZIONE DELLE FRASI RELATIVE altri bambini alla presenza di un ritardo linguistico associato alla sordità, che ha comportato l’uso di strategie adottate solitamente da bambini più piccoli. Bibliografia Belletti A., Contemori C. (2010). “Intervention and attraction. On the production of Subject and Object relatives by Italian (young) children and adults”. In Castro, A., Costa, J., Lobo, M., Pratas, F. (a cura di), Language Acquisition and Development. Proceedings of GALA 2009. Cambridge Scholars Press, Cambridge. Carpenedo, C. (2009). Answering strategies in the production of relative clauses by a group of young students. Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari di Venezia. Chesi, C. (2006). Il linguaggio verbale non standard dei bambini sordi. Roma Edizioni Universitarie Romane. Chilosi, A.M., Cipriani, P., Giorgi, A., Fazzi, B., Pfanner, L. (2006). TCGB. Test di comprensione grammaticale per bambini. Pisa: Edizioni del Cerro (Prima Edizione 1995). Cinque, G. (1988). La frase relativa. In Grande grammatica italiana di consultazione, Vol. I, Lorenzo Renzi (a cura di). Bologna: il Mulino. 443–503. Collins, C. (2005). “A Smuggling Approach to the Passive in English”. Syntax, 8. 81-120. Delage, H. (2008). Évolution de l’heterogeneite linguistique chez les enfants sourds moyens et légers: Étude de la complexité morphosyntaxique. Tesi di Dottorato. Université François – Rabelais, Tours. De Villiers, P. A. (1988). “Assessing English syntax in hearing-impaired children: Elicited production in pragmatically motivated situations”. In Kretchmer, R. R. & Kretchmer, L. W. (a cura di), Communication assessment of hearing-impaired children: From conversation to classroom [Monograph supplement]. The Journal of the Academy of Rehabilitative Audiology, 21. 41–71. Friedmann, N., Szterman, R. (2006). “Syntactic movement in orally-trained children with hearing impairment”. Journal of Deaf Studies and Deaf Education, 11. 56-75. Guasti, M. T., Cardinaletti, A. (2003). “Relative clause formation in romance child’s production”. Probus, 15. 47-89. Marconi, L., Ott, M., Pesenti, E., Ratti, D., Tavella, M. (1993). Lessico elementare. Bologna: Zanichelli. Novogrodsky, R., Friedmann, N. (2006). “The production of relative clauses in syntactic SLI: A window to the nature of the impairment”. Advances in SpeechLanguage pathology, 8. 364-375. Re, A. (2010). Strategies for the production of relative clauses by 5,6,7-year-old children. Tesi di Laurea. Università Ca’ Foscari di Venezia. Utzeri, I. (2007). The production and acquisition of subject and object relative clauses in Italian. Nanzan Linguistics Special Issue 3. 283-314. Volpato, F. (2010). The acquisition of relative clauses and phi-features: evidence from hearing and hearing-impaired populations. Tesi di Dottorato. Università Ca’ Foscari di Venezia. 85