Lezione 26 - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione

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Lezione 26 - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione
Corso di laurea in Scienze dell’Educazione
A. A. 2013 / 2014
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia
([email protected])
1. Cervello e linguaggio. Cenni di neurolinguistica
“L’esistenza di una relazione tra un organo materiale, il cervello, ed una funzione
complessa della mente, come il linguaggio, oggetto di discussioni filosofiche che
proseguono sino ai nostri giorni, è stata data per scontata sin dall’antichità in un ambito
pratico, come quello della medicina”
(Moro, A., Cervello e linguaggio, in Graffi, G., Scalise, S., 2013, Le lingue e il linguaggio, Bologna, Il Mulino)
→
‘papiro di Edwin Smith’ (testo egizio, originale risalente al 3000-3500 a.C.):
descrizione di un paziente divenuto incapace di parlare dopo aver subito un forte
colpo alla testa
(Whitaker, H.A., 2006, Neurolinguistics from the Middle Ages to the Pre-modern Era, in Brown, K. [ed.],
Encyclopedia of Language and Linguistics, second edition, Amstedam, Elsevier)
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Svolta negli studi su linguaggio e cervello: Pierre P. Broca e il paziente Leborgne (1861)
→
prima connessione diretta tra un’area del cervello e la funzione del linguaggio
Paziente Leborgne: individuo normodotato, ma malato di epilessia, all’età di 30 anni
viene ricoverato all’ospedale di Bicêtre (Parigi), perché aveva perso la capacità di
parlare, ma non di comprendere il linguaggio; l’unica sillaba che era in grado di
pronunciare era ‘tan’ (e, talvolta, ‘Sacré nom de Dieu!!’)
→ Leborgne (detto ‘Tan’) con il tempo perde l’uso del braccio destro e, poi, della
gamba destra; nel 1861, ‘Tan’ muore e Pierre Broca ha la possibilità di esaminare il suo
cervello con l’autopsia
→
Broca individua una lesione al lobo frontale sinistro, in particolare alla terza
circonvoluzione frontale della corteccia cerebrale dell’emisfero sinistro (area di
Broca, o aree 44 e 45 di Brodmann)
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Area di Broca
Ipotesi di Broca: la facoltà del linguaggio articolato è indipendente sia dalla
comprensione verbale e dalla comunicazione non verbale, ed è localizzata in un’area
specifica del cervello (area di Broca)
→
studi successivi su altri pazienti portarono Broca ad affermare che gli umani
‘parlano con l’emisfero cerebrale sinistro’; le funzioni del linguaggio sono
lateralizzate nell’emisfero sinistro
L’uomo ‘preferisce’ la mano destra (i destrimani sono molti di più dei mancini); Broca
propone che la preferenza manuale destra e il linguaggio siano entrambe controllate
dall’emisfero sinistro
N.B.: la specializzazione delle funzioni del linguaggio nell’emisfero sinistro vale per il
95% dei destrimani, ma solo per il 70% circa nei mancini
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E la comprensione del linguaggio? Area di Wernicke (≈ area di Brodmann 22)
(http://www.nidcd.nih.gov/health/voice/pages/aphasia.aspx)
Localizzazione delle strutture neurali operative nella comprensione linguistica nel giro
temporale superiore
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→
studi moderni suggeriscono che la facoltà di comprendere il linguaggio sia più
‘diffusa’ nel cervello; inoltre, pare che anche l’area di Broca possa essere coinvolta
nella comprensione, oltre che nella produzione
→
in caso di perdita graduale dell’area di Broca (ad esempio, in seguito ad un tumore),
le sue funzioni possono ‘passare’ ad altre aree
(Cf. Poeppel D., Idsardi W.J., van Wassenhove V., 2008, “Speech perception at the interface of neurobiology and
linguistics”. Phil. Trans. R. Soc. B., 363/1462; Plaza, Monique et al., 2009, “Speaking without Broca’s area after
tumo[u]r resection”. Neurocase, 15.4)
→
fino a tempi relativamente recenti, la ricerca sulle connessioni tra cervello e
linguaggio poteva necessariamente basarsi solo su riscontri autoptici su pazienti
deceduti; con la nascita delle moderne tecniche di neuroimaging (TAC, risonanza
magnetica, etc.) “diventa possibile individuare sede ed estensione della lesione
cerebrale in vivo, e porre in correlazione diretta la patologia del cervello con il
quadro di deficit linguistico” (e, soprattutto, anche studiare soggetti sani)
(Moro, A., Cervello e linguaggio, in Graffi, G., Scalise, S., 2013, Le lingue e il linguaggio, Bologna, Il Mulino)
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1.1. Le afasie
Afasia < gr. a− + phásis ‘voce’: “quei quadri clinici di alterazione più o meno grave
della comprensione e della produzione del linguaggio conseguente a lesioni cerebrali, in
genere localizzate nell’emisfero sinistro, successive all’acquisizione del linguaggio”
(Aglioti, S.M., Fabbro, F., 2006, Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino)
→
le afasie possono essere causate da ictus, traumi, tumori, malattie degenerative
→
notevoli problemi classificatori: le afasie si presentano come associazioni
complesse di sintomi
Es.: disturbi sintattici, problemi lessicali, problemi legati a specifici insiemi del
lessico (nomi astratti, nomi animati, nomi propri, etc.), problemi di produzione
specifici (vocali vs. consonanti), problemi morfologici specifici (morfologia regolare
vs. morfologia irregolare), etc.
→
spesso problemi specifici sono connessi con la compromissione di (sub-)aree
specifiche del cervello (cf. studi di neuroanatomia funzionale); tuttavia, la stessa
lesione può dare sintomi diversi in pazienti diversi
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Es.: Susanne Adam, vedova di 59 anni (nel 1874) germanofona, studiata da Carl
Wernicke; al momento del ricovero in ospedale, non pare in grado di comprendere le
domande e rispondeva solo begräben ‘seppellire’, ma comprendeva i gesti
→
con il passare dei giorni, la sua produzione migliorava, ma la comprensione restava
scarsa; si veda questo frammento di dialogo (tradotto ed adattato) tra Wernicke e S.A.
“Buon giorno, come sta?”
“Grazie, sto molto bene”
“Quanti anni ha?”
“Grazie, va bene”
“Quanti anni ha?”
“Vuol dire come mi chia..., come io sento?”
“No, volevo sapere quanti anni ha”
“Eh, non lo so, come io chiamare mire come io sento chiamarsi”
→
dopo circa quaranta giorni dall’insorgere dei sintomi, S.A. riusciva a comprendere
quasi tutto, e in seguito è riuscita anche a recuperare quasi completamente il
linguaggio
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Probabile anomalia nelle circonvoluzioni del lobo temporale di sinistra (giro temporale
superiore, area 22 di Brodmann), centro responsabile della discriminazione dei suoni
linguistici e della scelta delle parole
→
afasia sensoriale (o ‘afasia di Wernicke’): espressione verbale fluente, con
numerose parafasie fonemiche1, neologismi2 e alterazioni importanti della
produzione, con gergo verbale (danno semantico) e/o fonemico3 (danno
fonologico); denominazione gravemente compromessa, comprensione verbale e
ripetizione deficitarie
→
frequentemente associata a cecità dell’emicampo visivo destro
“sostituzione, trasposizione, omissione di uno o più fonemi all’interno della parola”
(coda < corda)
2
parole inesistenti, ma fonologicamente plausibili (varino, catampo)
3
“Alterazione dell’eloquio che comporta l’impossibilità di riconoscere molte delle parole
per alterazioni a livello sia fonemico sia lessicale o sintattico”
1
(Adattato da: Aglioti, S.M., Fabbro, F., 2006, Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino)
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Lesione nell’area di Broca → afasia di Broca: espressione verbale (molto) stentata,
difficoltà nel passare da un fonema all’altro nell’articolazione , agrammatismo1;
comprensione verbale buona, ma spesso sono presenti difficoltà con le strutture
sintattiche complesse
Es.: errori nella corretta decodificazione delle frasi a diatesi passiva e attiva
(Cf. gli studi citati in Favilla, M.E., 2009, Elaborazione morfologica e disturbi del linguaggio in pazienti italiani:
un’introduzione e prospettive di ricerca, in Favilla M.E., Ferroni L. [a cura di], Disturbi del linguaggio e
neurolinguistica, Perugia, Guerra)
→
1
frequentemente associata a emiparesi/emiplegia destra
“(...) caratterizzato da un impoverimento della struttura sintattica della frase, dalla
tendenza a usare le flessioni più semplici (...) («partire» al posto di «io parto»). In
particolare, in italiano l’agrammatismo comporta l’omissione di morfemi grammaticali
obbligatori (...). Un paziente con questo disturbo può dire per esempio: «Ho preparato
caffè agli amici». Inoltre l’agrammatismo si caratterizza per l’uso scorretto degli affissi
flessionali (...). (...) si può assistere ad espressioni nelle quali tutte le parole sono
corrette ma vengono prodotte nell’ordine sequenziale sbagliato. Ad esempio: «Ci noi
lavati siamo».
(Aglioti, S.M., Fabbro, F., 2006, Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino)
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“(...) si può pensare che una data area svolga un compito specifico grazie ai neuroni che
contiene e a circuitazioni locali, oppure che lo stesso compito sia svolto da più aree di
neuroni, tra loro connesse da circuiti anche estesi, la cui interruzione, anche in punti
diversi, può determinare come sintomo l’incapacità di svolgere un determinato compito.
Ma è possibile anche ipotizzare che entrambe le modalità siano utilizzate dal cervello per
compiti diversi; ad esempio, si può supporre che compiti semplici, definibili in un certo
senso ‘strumentali’, siano svolti da aree definite e limitate del cervello, mentre compiti
più complessi che richiedono l’integrazione di più aree, siano svolti da circuiti ampi e
distribuiti. (...)
Effettivamente anche la patologia neurologica fornisce dati a favore di questa
interpretazione: è difficile che le lesioni focali, tipicamente gli ictus, compromettano
abilità complesse, mentre possono essere selettivamente perse le semplici capacità
strumentali; viceversa patologie diffuse, come ad esempio la demenza o alcuni traumi
cranici, tendono ad alterare le funzioni complesse prima ancora che si perdano quelle
strumentali (...)”
→
Es.: è un cane in senso letterale vs. in senso figurato; nei due casi, lo sforzo di
elaborazione richiesto è affatto diverso
(Favilla M.E., Ferroni L., Giannini M., 2009, I disturbi dell’elaborazione pragmatica, in Favilla M.E., Ferroni L.
[a cura di], Disturbi del linguaggio e neurolinguistica, Perugia, Guerra)
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Esempi di altre forme di afasia
Afasia globale: eloquio stentato (frammenti sillabici) o anche totalmente assente,
comprensione uditiva molto compromessa; talvolta associata a paralisi degli arti di destra
e cecità dell’emicampo destro
→
lesione della maggior parte delle aree del linguaggio nell’emisfero sinistro
Afasia di conduzione: eloquio fluente, ma con parafasie fonemiche e conduites
d’approches [tentativi di ‘autoriparazione’ delle parole], comprensione uditiva buona,
ripetizione molto compromessa
→
lesione delle fibre del fascicolo arcuato (area 40 di Brodmann, vie di comunicazione
tra aree frontali e corticali del linguaggio)
Afasia anomica/amnestica: eloquio spontaneo fluente, informativo, grammaticalmente
corretto, comprensione e ripetizione generalmente conservate; tuttavia, incapacità di
reperire le parole (anomia, talvolta nel parlato ma non nella scrittura)
→
lesione della aree associative temporo-parieto-occipitali dell’emisfero sinistro
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Afasia e bilinguismo
Le lingue che un soggetto usa sono rappresentate nelle medesime strutture cerebrali, o in
strutture differenti?
“Several functional neuroimaging studies have shown that in people who acquire two
different languages before a ‘critical age’, an overlapping cortical representation is used
for both languages”
(Musso, M. et al., 2003, Broca’s area and the language instinct, in “Nature Neuroscience”, 6)
memorizzazione implicita vs. memorizzazione esplicita: se una lingua è appresa
successivamente alla prima (L1 vs. L2), è possibile un maggiore ricorso a processi
espliciti (es. traduzione, applicazione di regole grammaticali), mentre per la/le lingua/e
madre si prevede un maggiore ricorso alla memorizzazione implicita
→
nelle sindromi afasiche, è prevedibile una compromissione maggiore della prima
lingua, soprattutto quando sono maggiormente affetti i processi relativi alla memoria
implicita(/procedurale)
→
è possibile che una struttura quale la corteccia anteriore del cingolo, che ha tra le sue
funzioni quella di collegare le motivazioni (emotive) per la vocalizzazione
alla
vocalizzazione stessa, non sia coinvolta nelle produzioni in una seconda lingua
(appresa da adulti)
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Nei soggetti bilingue afasici, il recupero può essere:
a. parallelo nelle due lingue (→ il caso più ‘prevedibile’)
b. selettivo, con il recupero di una lingua sola
c. successivo, quando migliora prima una lingua e poi l’altra
d. antagonistico, quando il miglioramento delle prestazioni in una lingua
corrisponde al peggioramento nell’altra
→
Perché? Vari fattori possono contribuire a spiegare la differenza tra le due lingue:
età di acquisizione, modalità di utilizzazione (informale vs. scolastica), il tipo di
lesione, etc.
→
gli studi sembrano confermare la proposta ‘divisione dei compiti’ parziale della
memoria nel linguaggio (procedurale/automatico = L1, esplicito/consapevole = L2)
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1.2. Le ‘lingue impossibili’
Relazione tra cervello e strutture del linguaggio umano: “il problema principale è
verificare se ciò che si è scoperto sulla struttura formale delle lingue umane e quello che
si è scoperto sulla struttura morfologica e funzionale dell’encefalo sono comparabili,
compatibili e, in linea di principio, integrabili”
(Moro, A., Cervello e linguaggio, in Graffi, G., Scalise, S., 2013, Le lingue e il linguaggio, Bologna, Il Mulino)
Es.: “(...) nelle lingue umane, non ci sono regole sintattiche basate sul numero di parole di
una data frase o su inversioni speculari dell’ordine lineare di tutte le parole in una frase.
Quindi, una regola come ‘il verbo ausiliare deve seguire immediatamente la terza parola
della frase’, anche se si riferisce a elementi lessicali perfettamente identificabili, deve
essere considerata ‘non-grammaticale’, dato che non è mai stata trovata nella grammatica
di una lingua umana. Ogni relazione sintattica in qualunque lingua umana deve essere
basata su nozioni sintattiche gerarchiche come soggetto e predicato, piuttosto che sulla
precedenza o sulla sequenzialità delle parole in una frase”
(Tettamanti, M. et al., 2002, Neural correlates for the acquisition of natural language syntax, in “Neuroimage”, 17;
traduzione mia)
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→
il fatto che tutte le lingue siano caratterizzate dalla proprietà della ricorsività è di
natura convenzionale o deriva (in qualche modo) da strutture neurologiche?
→ due questioni
(1) Esiste una rete dedicata alla sintassi nel cervello?
(2) Le strutture ricorsive sono trattate diversamente dalle strutture non ricorsive (lineari)
nel cervello?
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(1) Esiste una rete dedicata alla sintassi nel cervello?
→
esperimenti con pseudoparole (“parole (...) morfologicamente e
fonotatticamente corrette, ma con una radice lessicale inventata”)
a. il gulco gianigeva le brale
→
senza senso, ma ‘ben formata’
(morfosintatticamente)
b. *il gulco gianigzleva le brale
→
senza senso, ‘ben formata’, ma contentente
pseudoparole implausibili (per ragioni
fonotattiche)
c. *il gulco ha gianigiata questo
bralo
→
senza senso e morfosintatticamente ‘mal
formate’
d. *gulco il gianigeva le brale
→
senza senso e sintatticamente ‘mal formate’
→
ai soggetti sono state proposte frasi di questi tre tipi, sottoponendoli a PET; le frasi
con errori di tipo morfosintattico (c.) e sintattico (d.) causavano la ‘attivazione’
di parti dell’area di Broca e del nucleo caudato
→
possibile prova dell’esistenza di strutture neurali specializzate per la sintassi
(Moro, A. et al., 2001, Syntax and the brain: disentangling grammar by selective anomalies, in “Neuroimage”, 13)
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(Moro, A., 2006, I confini di Babele, Milano, Longanesi)
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(2) Le strutture ricorsive sono trattate diversamente dalle strutture non ricorsive (lineari)
nel cervello?
→
esperimento con un ‘microitaliano’ e un ‘microgiapponese’ con regole
‘autentiche’ (ricorsive), ma anche regole non ricorsive (lineari), insegnato a
germanofoni monolingue
Es.:
Paolo mangia la no pera
(costruzione negativa)
→ la negazione appare sempre dopo la terza parola della frase
Pera la mangia Paolo
(costruzione interrogativa)
→ la forma interrogativa viene ottenuta invertendo l’ordine delle parole
della frase
Una bambino mangia una pera
(uso dell’articolo indefinito)
→ l’articolo indefinito si accorda con l’ultima parola della frase
→
regole ‘non-grammaticali’: basate sull’ordine lineare dei costituenti, non
sulle relazioni strutturali tra gli elementi della frase
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→
dopo avere ‘insegnato’ le regole del microitaliano e del microgiapponese
sperimentali, sono state sottoposte ai parlanti delle frasi e gli sono stati richiesti
dei giudizi di grammaticalità, durante una risonanza magnetica funzionale (fMRI)
Risultato: l’attività emodinamica dei soggetti nell’area di Broca aumentava durante
i compiti di giudizi di grammaticalità di frasi basate su regole ricorsive, mentre
diminuiva nel caso di frasi basate su regole non ricorsive
→
“(...) our results show that Broca’s area has a key role in the acquisition of
‘real’ rules of language (...). We found that the acquisition of linguistic
competence selectively involves Broca’s area. (...)
An indisputable and essential function of this, albeir heterogeneous and
polymodal, brain region (...) is the processing of syntactic aspects of
language. (...) we posit that this brain region is specialized for the acquisition
and processing of hierarchical (rather than linear) structures, which represent
the common character of every known grammar”
→
parrebbe che la distinzione tra sintassi ricorsiva e lineare sia (in qualche modo)
‘inscritta’ nell’architettura neurobiologica del cervello
(Musso, M. et al., 2003, Broca’s area and the language instinct, in “Nature Neuroscience”, 6; grassetti miei)
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→
e c’è correlazione tra attività neurale e livello di complessità dei costituenti?
“(...) although a variety of approaches using brain imaging methods have sought to
characterise the regions implicated in syntactic processing (...), how the human brain
computes and encodes syntactic structures remain largely open questions”
→
Esperimento di Pallier, Devauchelle & Dehaene (2011)
Ipotesi: un costituente di tre elementi (Mary’s father’s car) dovrebbe richiedere una cell
assembly più complessa rispetto ad uno di due elementi (Mary’s father) →
→
l’attività neurale dovrebbe crescere (in ragione fissa) ogni volta che viene aggiunto
un nuovo nodo alla struttura precedente
→
costruzione di stimoli di complessità crescente, sempre di 12 parole
c01 = 12 parole sconnesse
c02 = 6 sintagmi di due parole
...
c12 = frase di 12 parole
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→
stimoli di parole vere (normal prose) e di pseudoparole (jabberwocky); 20 soggetti
hanno letto gli stimoli di parole vere, altri 20 gli stimoli di pseudoparole
22
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→
“with normal prose, six brain regions showed a significant increase (...). At the same
stringent statistical threshold, the jabberwocky group showed increased activation
only in IFGorb [inferior gyrus pars orbitalis], which thus appears as a major
region encoding constituent structure. With a lower statistical threshold (...), an
effect of constituent size was also detected in the left posterior STS [superior
temporal sulcus] and IFGtri [inferior gyrus pars triangularis]”
N.B.: nel giro frontale inferiore si trova l’area di Broca; il STS posteriore è direttamente
connesso con il giro frontale inferiore
→
solo le regioni del IFGorb, IFGtri e STS posteriore registrano una crescita
nell’attivazione con gli stimoli di pseudoparole; “the computation of constituent
structure in these regions therefore unfolds independently of the presence of a
meaningful content”
→
come condizione di controllo aggiuntiva, sono stati proposti degli stimoli costituiti
da parole contigue estratte da frasi, che però non avevano una struttura in costituenti
omogenea (es. new car are very); non è stata registrata un’attivazione maggiore
delle aree specifiche coinvolte nella computazione dei costituenti
(Pallier, C., Devauchelle, A.-D., Dehaene, S., 2011, Cortical representations of the constituent structure of
sentences, in “Proceedings of the National Academy of Science”, 108.6; grassetti miei)
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2. Comunicazione verbale e gestualità
Gordon Hewes, “Primate communication and the gestual origin of language” (1973):
La nascita del linguaggio non è necessariamente contemporanea a quella dell’espressione
verbale
→
ipotesi: prima di avere i requisiti anatomici e neurofisiologici per la produzione
verbale, ominidi anteriori allo Homo sapiens utilizzavano una forma di
comunicazione segnata, di complessità paragonabile alle lingue verbali
→ capacità di espressione orale come raffinamento della facoltà umana del linguaggio;
prima l’articolazione vocale si è affiancata ai gesti, poi la componente vocale è
diventata dominante
(Kendon, A., 2002, Historical observations on the relationship between research on sign language and language
origins theory, in Armstrong, D., Karchmer, M., Van Cleeve, J. (eds.) The study of sign language. Essays in
honour of William C. Stokoe, Washington D.C., Gallaudet University Press)
→
cfr. Corballis, M. C., 2002, From hand to mouth. The origins of language. Princeton,
Princeton University Press
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“When people talk, they gesture and those gestures often convey ideas not found in the
talk. (...) Because gestures are produced along with speech and thus in the service of
communication, they take on the intentionality of speech (although they rarely come
under conscious control). But gestures are not part of a codified system – their forms and
meanings are constructed in an ad hoc fashion in the context of the speech they
accompany. It is precisely because gestures are produced as part of an intentional
communicative act and are constructed at the moment of speaking that they are of interest
to us. They are communicative acts that are free to take on forms that speech cannot
assume (...)”
(Goldwin−Meadow, S., 2009, From gesture to Word, in Bavin, E. L. (ed.), The Cambridge Handbook of Child
Language, Cambridge, Cambridge University Press”
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Elementi gestuali e lingue verbali: l’esperimento di McNeill (1992)
Narrazione videoregistrata di una storia del gatto Silvestro, riproduzione da parte del
soggetto sperimentale della sequenza
Narratore: “and he came out the pipe” →
gesto di ‘rimbalzo’, su e giù
Riproduzione: “and the cat bounces out the pipe”
→
il soggetto associa l’espressione verbale al gesto che ha visto nella registrazione
→
rapporto inscindibile tra linguaggio verbale e componenti prossemiche, gesti come
elementi del sistema lingua
→
necessità di instaurare relazioni di ‘mappatura’ cognitiva tra entità linguistiche e
entità dello spazio reale
(Liddell, S.K., 2003, Grammar, Gesture and Meaning in American Sign Language, Cambridge, CUP)
→
è stato proposto, sulla base di esperimenti sul comportamento dei parlanti, che
parole e gesti siano controllati da un singolo sistema di comunicazione, sia in
comprensione che in produzione (Bernardis, P., Gentilucci, M., “Speech and gesture share the
same communication system”, Neuropsychologia, 2006, 44.2, 178−190)
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Osservazioni sulle basi neurofisiologiche del linguaggio verbale e segnato
(1) Le aree del cervello coinvolte nella codifica delle rappresentazioni fonologiche come
combinazioni di gesti articolatori (area di Broca, specialmente area di Brodmann 44)
contengono anche una rappresentazione motoria dei movimenti di mani e braccia; l’area
di Broca si attiva sia per la produzione e comprensione del parlato sia per l’esecuzione e
osservazione di gesti manuali
(Barbieri, Filippo et. al., 2009, “How symbolic gestures and words interact with each other”, Brain & Language,
110, 1−11)
(2) I ‘neuroni specchio’ (mirror neurons) presenti nei primati sono attivati nei compiti di
manipolazione di oggetti, negli umani corrispondono all’area di Broca (specializzata per
il linguaggio) e nell’imitazione
→
neuroni specchio: neuroni delle aree corticali premotorie che presiedono al
movimento di mano, faccia e bocca, si attivano sia quando il soggetto effettua dei
movimenti, sia quando vede gli stessi movimenti compiuti da un altro
→
l’attivazione dei neuroni specchio nello svolgimento, nell’osservazione e nella
riproduzione di compiti manipolativi favorisce l’uso di questi schemi d’azione come
modello per la comunicazione (cfr. gli elementi iconici delle lingue dei segni)
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“In speech, or at least in modern speech, the meaning of the words and the
phono−articulatory actions necessary to pronounce them are unrelated. This fact suggests
that a necessary step for speech evolution was the transfer of gestural meaning, intrinsic
to gesture itself, to abstract sound meaning. From this follows a clear neurophysiological
prediction: Hand/arm and speech gestures must be strictly linked and must, at least in part,
share a common neural substrate. A number of studies prove that this is true”
(Rizzolatti, G., Craighero, L., 2004, “the mirror−neuron system”, Annual Review of Neuroscience, 27, 169−192)
(3) Emergere del linguaggio umano connesso con la comunicazione gestuale fondata
sulla manipolazione di oggetti
→ studio sperimentale di Schippers et al. (2010): un soggetto prova a comunicare a gesti
con l’altro; la risonanza magnetica funzionale mostra che il sistema dei neuroni specchio
nell’osservatore viene attivato parallelamente a quello del sistema motorio del soggetto
comunicatore
(http://www.bcn−nic.nl/txt/people/publications/2010_SchippersKeysers_PNAS.pdf)
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