Trauma cranico-encefalico e coma

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Trauma cranico-encefalico e coma
Trauma cranico-encefalico e coma
Il cervello rappresenta il principale centro di comando e di controllo di tutto l’organismo.
Controlla tutte le funzioni del nostro corpo: respirazione, attività sensoriali e motorie,
emozioni, processi cognitivi e così via…
Il cervello, insieme al midollo spinale, costituisce il Sistema Nervoso Centrale: qui vengono
elaborate le informazioni ricevute dall’interno e dall’esterno del nostro organismo, e dal
quale nascono le risposte destinate al resto del corpo.
Quindi il cervello controlla:
- le funzioni motorie (camminare, deglutire, afferrare…)
- le funzioni sensitive (vedere, sentire dolore, sentire caldo o freddo…)
- le funzioni cognitive (capacità di parlare, capire le parole, ricordare, risolvere
problemi, comprendere le attività quotidiane…)
Una lesione al cervello può compromettere una o più di queste funzioni.
Cosa è il trauma cranio-encefalico?
Il trauma cranio-encefalico è un colpo diretto al capo, di forza tale da provocare un danno
al cervello.
Il trauma cranio-encefalico può essere:
- aperto: se il colpo causa fratture del cranio ed il cervello è quindi esposto al contatto
con l’ambiente esterno
- chiuso: se il colpo danneggi il cervello senza rompere il cranio
Attenzione: entrambi i tipi di trauma possono portare al coma.
Che cosa è il coma?
È uno stato di incoscienza che si manifesta con l’incapacità di avere contatti con
l’ambiente e l’impossibilità di ottenere reazioni volontarie da parte della persona. La
persona in coma ha gli occhi chiusi, non è in grado di parlare e di compiere movimenti su
richiesta.
Tra le cause che possono portare al coma ricordiamo: traumi al cervello, tumori del
cervello, problemi di origine vascolare come emorragie e ischemie cerebrali, ingestione di
alcune sostanze dannose come alcool e droghe, alcune malattie come l’insufficienza
renale.
Uno dei modi per valutare la gravità del coma è la scala GCS (Glasgow Coma Scale). Si
tratta appunto di una scala che viene utilizzata per valutare la gravità del coma, durante il
periodo della Rianimazione. Vengono valutati tre aspetti: l’apertura degli occhi, la risposta
motoria, la risposta verbale. Ecco la scala e le relative valutazioni.
A.A.T.C. Associazione Amici Traumatizzati Cranici - Organizzazione di Volontariato o.n.l.u.s. - Via Rampinelli, 7 - 24126 Bergamo - [email protected]
1. Apertura degli occhi
2. Risposta motoria
3. Risposta verbale
Spontanea
4
Ubbidisce al comando
6
Orientata
5
Alla voce
3
Localizza il dolore
5
Confusa
4
Al dolore
2
Retrae al dolore
4
Parole inappropriate
3
Nessuna
1
Decorticazione
3
Suoni incomprensibili
2
Decerebrazione
2
Nessuna
1
Nessuna risposta
1
-
se il punteggio della GCS è tra 3 e 8 il danno è severo
se il punteggio della GCS è tra 9 e 12 il danno è moderato
se il punteggio della GCS è tra 13 e 15 il danno è lieve
Quando termina la fase di coma?
Il coma termina quando la persona inizia ad aprire spontaneamente gli occhi. In genere, a
partire da questo momento, la persona ricomincia a presentare periodi di sonno e di vegli
e può iniziare a respirare senza l’aiuto delle macchine.
Inizia la fase detta “periodo di risveglio”. Questo non significa che il vostro caro riprenda ad
essere quello di prima. Inizierà un percorso che permetterà di verificare i danni subiti, e
cosa si potrà fare per rimediare.
Cosa potete fare voi nel “periodo di risveglio” dal coma
-
Quando vedete il vostro caro presentatevi con il vostro nome e ditegli il vostro
grado di parentela. Può capitare che non sia in grado di riconoscervi.
Parlate normalmente. Non usate un linguaggio infantile, non alzate la voce. Parlate
lentamente e in modo chiaro.
Parlate come se capisse tutto ciò che gli dite (anche se non avete questa
impressione). Non parlate della gravità del suo stato in sua presenza.
Non parlate in più persone contemporaneamente.
Potete esprimergli i vostri sentimenti
Potete parlargli dell0incidente o della malattia, spiegandogli così perché si trova in
ospedale.
Ripetete tutte le volte necessarie le cose che ritenete importanti, potrebbe avere
disturbi della memoria.
Non esagerate stimolandolo eccessivamente. Non ha la stessa tolleranza che
aveva prima del danno cerebrale.
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cosa fare per voi stessi?
La fase di recupero della responsività è un periodo particolarmente stressante per voi.
Avete il diritto di “non farcela più”, di dirlo e di farvi aiutare. Dovete anche capire che ogni
componente della vostra famiglia può reagire in modo diverso e ha bisogno che la sua
reazione sia accettata. Come nel periodo di coma, è importante che voi manteniate un
certo equilibrio di vita, cercando di non essere completamente assorbiti dal malato.
Quali sono i possibili esiti di un danno cerebrale?
Ecco un sommario elenco dei possibili esiti di un danno cerebrale.
- modificazioni motorie: per esempio problemi nel camminare o nell’equilibrio
- modificazioni cognitive: per esempio difficoltà nel pensare velocemente o nel
ricordare le cose
- modificazioni sensoriali: per esempio problemi nel recepire le informazioni che
arrivano dagli occhi, dalle orecchie, dal tatto o dal movimento
- modificazioni comportamentali: per esempio cambiamenti del tono dell’umore e
della personalità
- modificazioni sociali: per esempio cambiamenti nelle prestazioni di lavoro, nelle
attività del tempo libero e nelle relazioni con altri
Scopi principali degli interventi nelle diverse fasi del percorso di cura dopo un
danno cerebrale
Fase acuta
- sopravvivenza
- limitazione degli effetti del danno al cervello
- prevenzione delle complicazioni fisiche dovute al danno al cervello
- supporto alla famiglia
Fase riabilitativa precoce
- stabilizzazione clinica
- autonomia nelle funzioni vitali di base (respirazione, alimentazione, controllo della
vescica e dell’intestino…)
- recupero delle funzioni motorie, cognitive, comportamentali
- autonomia nelle attività di base della vita quotidiana (spostarsi, vestirsi, lavarsi…)
- supporto e informazione alla famiglia
Fase riabilitativa tardiva
- autonomia nelle attività complesse della vita quotidiana (uso dei mezzi di trasporto,
uso del denaro, gestione della casa…)
- predisposizione dell’ambiente domestico per il reinserimento famigliare
- predisposizione dell’accoglimento in strutture protette quando necessario
- predisposizione dell’ambiente scolastico o lavorativo in vista del reinserimento
- supporto e informazione alla famiglia, agli amici, insegnanti, datori e compagni di
lavoro
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Fase del reinserimento sociale
- mantenimento di una soddisfacente condizione generale, sul piano fisico e
psicologico
- mantenimento del livello di autonomia raggiunto
- mantenimento del livello di inserimento famigliare e sociale
- sostegno e informazione al nucleo famigliare e alle persone significative
dell’ambiente di vita
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